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I 22 vincitori del “Concorso 150 anni Grande Italia”, provenienti da diversi Paesi del mondo, hanno avuto l’opportunità di tra-
scorrere una settimana a Roma per mettere a confronto la loro esperienza di italianità in Italia e all’estero.
Metà degli studenti risiede in Italia, in varie regioni, mentre l’altra metà all’estero: alcuni nati in Italia, altri con genitori o nonni
italiani, altri ancora senza alcun legame di parentela con famiglie italiane.
DA GRANDE ITALIA A IL MONDO IN SCALAWORKSHOP STUDENTI
di Micol Metzinger e Antonella Panico
“il primo giorno era un po’ strano…
tra noi ragazzi c’era molto silenzio…
poi la situazione è migliorata…
penso che i workshop ci abbiano aiutato moltissimo
a conoscerci, ad apprezzare le diversità.
Conoscere ragazzi provenienti
da diverse parti del mondo è fantastico!”
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WORKSHOP
I 4 workshop sono stati momenti di dialogo e confronto, hanno agevolato le relazioni interpersonali e favorito la conoscenza re-
ciproca. In un clima positivo di collaborazione e interesse è stato fatto un lavoro molto ricco e emotivamente intenso, senza ri-
nunciare alle risate e al divertimento.
I ragazzi sono stati divisi, secondo criteri di omogeneità per età ed eterogeneità per provenienza, in due gruppi da 11 persone cia-
scuno.
Obiettivi dei 4 workshop sono stati:
1) conoscenza reciproca, costituzione del gruppo e aspettative di viaggio;
2) conoscenza dei paese d’origine e riflessioni sugli stereotipi;
3) storie delle migrazioni familiari e riflessione sul concetto di identità: le differenze come ricchezza;
4) riflessioni sul viaggio e conclusioni.
Le tematiche di inclusione/esclusione, somiglianza/differenza, identità/appartenenza sono state affrontate con giochi e tecniche
di brain-storming, auto-narrazione, role-playing.
L’attenzione è stata rivolta in modo particolare alla valorizzazione delle diversità culturali e all’importanza della conoscenza del-
l’Altro, con l’obiettivo di far emergere e superare stereotipi e pregiudizi. In questo modo le oggettive differenze sono state la ric-
chezza del gruppo di lavoro, modello in scala dell’integrazione tra i membri di un mondo auspicabile.
“Abbiamo parlato tanto di stereotipi e pregiudizi e siamo arrivati alla conclusione
che per superarli è necessario vivere le differenze in prima persona”.
CI CONOSCIAMO
Le prime attività proposte hanno avuto come obietto la costituzione del gruppo, inteso come insieme di persone provenienti da
Paesi diversi, con storie proprie e aspettative differenti, ma accomunati da un legame con l’Italia.
“Sono venuta in Italia per questo incontro tra culture. Conosco già l’Italia e conosco Roma perché
uno dei miei genitori è italiano. Quello che mi aspetto da questo incontro è di conoscere culture diverse perché,
anche se parliamo tutti italiano, ognuno ha poi il proprio accento e differenze che lo rendono particolare”.
“Sono venuta a Roma per conoscere la cultura italiana e di altri paesi”.
La prima attività ha previsto l’uso di una palla di spugna che i ragazzi dovevano passarsi pronunciando inizialmente il loro nome,
il proprio paese di provenienza, successivamente, il nome e il paese del compagno a cui lanciavano la palla. Questa attività era
finalizzata a favorire l’apprendimento del nome e della provenienza di ciascuno.
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La seconda attività ha richiesto ai ragazzi di scrivere il proprio nome su un post-it colorato e collocarlo, in corrispondenza del
paese di provenienza, sulla cartina geografica (cartina politica dell’Italia e del mondo) appesa al muro. Questo gioco ha consentito
a tutti i presenti di localizzare geograficamente il paese di provenienza di ognuno,.
Entrambe le iniziative proposte hanno abbassato il livello di imbarazzo tra i ragazzi e favorito l’insorgere di un clima sereno ed
emotivamente positivo.
INIZIAMO A COLLABORARE
Il “disegno di gruppo” ha favorito lo sviluppo della collaborazione e della cooperazione tra i ragazzi e rafforzato il senso del
gruppo.
DISEGNO DI GRUPPO. Ognuno ha preso un pennarello e un foglio. Al “via”, tutti hanno iniziato un disegno libero. Dopo 1
minuto, annunciato il “cambio”, tutti hanno passato il foglio al compagno alla loro sinistra che, nel minuto successivo, ha prose-
guito liberamente il disegno sul foglio passato dal compagno. Dopo 11 turni, si sono ottenuti in ciascun gruppo 11 disegni,
realizzati con il contributo di tutti.
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Attraverso questa attività si è cercato di trasmettere ai ragazzi l’idea che il contributo di tutti è importante a determinare la buona
riuscita di un lavoro particolare e ricco, dove ogni elemento singolo diventa fondamentale per l’insieme del risultato, sebbene
non sempre sia semplice l’integrazione della parte all’interno del tutto. In questa ottica di integrazione, il risultato finale diventa
un qualcosa che va al di là della somma delle parti. Il valore simbolico di questa attività ha stimolato una riflessione “in scala” su
un modello societario molto più ampio.
CONOSCO E COMPRENDO L’ALTRO METTENDOMI NEI “SUOI PANNI”
“Sono venuta a Roma per conoscere gente nuova anche di nazionalità diversa, perché credo che il motivo
di questo progetto sia proprio l’integrazione e l’interazione fra vari paesi.
Conoscere nuova gente arricchisce interiormente”.
Attraverso la tecnica del brain-storming, è stato possibile mettere in evidenza le peculiarità dei paesi di provenienza di ciascuno
e allo stesso tempo affrontare gli stereotipi e i pregiudizi connessi. La partecipazione attiva dei ragazzi ha favorito la costruzione
di una conoscenza condivisa e reale circa i punti di forza e di debolezza dei paesi di appartenenza.
Durante il secondo workshop, un’attività di role-playing ha permesso l’identificazione con i coetanei di altri paesi, favorendo la
comprensione dell’Altro e il suo punto di vista.
ATTIVITà: Ci si è divisi a coppie. Ogni coppia ha avuto 5 minuti per parlare di sé e dei propri paesi d’origine. Successivamente,
a turno, ognuno si è presentato al gruppo, impersonando il compagno. Il conduttore e il gruppo hanno rivolto delle domande a cui
i ragazzi hanno cercato di rispondere. Finito il momento di identificazione, i compagni hanno corretto eventuali imprecisioni su
di sé e sul proprio paese.
Interpretare l’Altro è stato per molti più difficile del previsto, ma questa divertente attività ha permesso di riflettere sulla diversità
delle situazioni di ciascuno: vivere per qualche minuto “i panni dell’Altro” ha reso possibile, grazie anche a un intenso vissuto
emotivo, la presa di coscienza di quanto sia difficile, ma fondamentale, cercare di identificarsi con l’altro, per comprendere mag-
giormente il suo punto di vista, senza lasciarsi influenzare da semplicistici pregiudizi.
LE RADICI FONDANO L’IDENTITà
Per introdurre il concetto di identità etnica, è stata proposta un’attività volta all’esplorazione della provenienza dei componenti
delle propria famiglia, in modo da indagare le radici e le appartenenze culturali di ciascuno.
L’ALBERO GENEALOGICO DELLE MIGRAZIONI. Ognuno ha compilato uno schema del proprio albero genealogico a
partire, quando possibile, dagli 8 bisnonni, segnalando per ogni componente della famiglia il nome e il paese in cui è vissuto o
dal quale proviene. Poi ognuno ha attaccato sulle cartine un post-it per ciascun membro della famiglia in corrispondenza del paese
di provenienza.
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Durante tutto il percorso, un’attenzione particolare è stata rivolta al concetto di identità (identità personale, identità sociale, identità
etnica) e alla sua definizione, cercando di comprendere insieme, grazie anche all’esperienza personale di ciascuno, che cosa de-
termina questo complesso costrutto (in particolare l’identità etnica): la lingua, le tradizioni, il cibo, la musica, gli abiti, i tratti so-
matici, le abitudini, lo sport.
La discussione è stata arricchita dal fatto che molti ragazzi appartenevano almeno a due culture (di cui una italiana): hanno sot-
tolineato l’importanza delle loro radici, risvegliate, in modo particolare, nel momento in cui si trovano ad essere parte di una mi-
noranza. Queste le parole di una ragazza residente in Sudamerica con padre italiano:
“Quando mi trovo nel mio paese mi sento italiana e quando sono in Italia mi sento appartenente al mio paese”.
“Sono venuta in Italia per conoscere gente che come me gode della nazionalità italiana e della sua cultura
in un paese straniero, imparare cose nuove riguardo la cultura italiana, divertirmi”.
Ciò che si è respirato per tutta la settimana e che è emerso sia dal lavoro con i ragazzi sia da quello con i docenti è stato un forte
sentimento di orgoglio per l’appartenenza alla cultura italiana.
Questo dato, già evidente dall’analisi dei progetti pervenuti per la partecipazione al concorso, ha trovato conferma nell’esperienza
del viaggio a Roma. La storia d’Italia e degli Italiani migranti nel mondo hanno reso l’italianità un patrimonio di cultura, economia
e arte che ha reso molti Italiani orgogliosi della propria appartenenza.
Una specificità degli Italiani residenti all’estero ci ha fatto riflettere particolarmente: in più situazioni è emerso un legame con
l’Italia e un desiderio di conoscere e trasmettere l’italianità più forte, almeno apparentemente, rispetto agli Italiani residenti in
Italia. Questo elemento ci ha dato l’opportunità di riflettere sul fatto che, nel momento in cui ci si trova circondati da persone ac-
cumunate dalla stessa appartenenza, quest’ultima viene spesso data per scontata, trascurando in qualche modo una parte importante
della propria identità. Abbiamo cercato di riflettere insieme sulle regioni per le quali, invece, quando ci si trova a far parte di una
minoranza il senso di appartenenza emerga in modo così massiccio. Siamo giunti alla conclusione che gioca un ruolo fondamentale
in queste dinamiche la paura di perdere le proprie radici, se non per quanto riguarda la propria individualità, a livello familiare
nel giro di poche generazioni. Una paura che non si ha quando ci si trova immersi in un una cultura comune a tutte le persone che
ci circondano. In questo caso il rischio è proprio quello di dare per scontata la propria appartenenza, perdendo di vista una grande
ricchezza.
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Abbiamo parlato di diversità, di assimilazione come perdita delle proprie radici, di isolamento come perdita di opportunità e di
integrazione come obiettivo da raggiungere. Abbiamo capito che le differenze non vanno guardate con sospetto e che la conoscenza
permette di godere del ricco contributo che ogni membro di un gruppo può dare. Il rispetto è stato riconosciuto come elemento
essenziale per una convivenza costruttiva, in grado di superare il conflitto.
PENSIERI FINALI
Durante il workshop conclusivo, al quale hanno partecipato anche i docenti, si è cercato di ricreare simbolicamente, attraverso il
gioco dello spago, la rete relazionale che costruita nel corso delle attività.
GIOCO: a turno ognuno ha lanciato il gomitolo di spago a un compagno nominando l’emozione più intensa provata in quel mo-
mento di attività conclusiva.
CONCLUSIONI
Il viaggio a Roma è stato un’esperienza ricca ed emotivamente intensa per tutti.
Durante il viaggio, tutti i partecipanti sono stati coinvolti in un percorso che ha portato inevitabilmente alla costruzione di una
rete “virtuale” tra gli individui e di riflesso tra le scuole italiane sparse per il Paese e nel mondo. La speranza è che questa rete
non si sciolga con la fine di questo viaggio, ma possa trovare possibilità di sviluppo e crescita nel futuro, per un arricchimento in-
dividuale, nazionale e, perché no, mondiale.
I workshop sono stati uno spunto per aprire riflessioni, dibattiti e pensieri che hanno trovato spazio in tutte le attività proposte du-
rante la settimana e nel tempo libero (pranzi, cene, pause, passeggiate, serate) e che probabilmente avranno seguito nei percorsi
di vita di ciascuno.
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Già pochi giorni dopo il ritorno nei propri paesi, i ragazzi hanno fondato un gruppo sul Social Network Facebook, dal nome “150
Anni Grande Italia”, uno spazio virtuale di condivisione, per mantenere vivi i rapporti e non perdere, nonostante le distanze
fisiche, le vicinanze e i legami instaurati.
Tutti somo tornati a casa più ricchi, con un bagaglio carico di emozioni, incontri e pensieri, risposte e, soprattutto, domande alle
quali si continuerà a cercare risposta in successive esperienze e incontri.
Qui di seguito vengono riportati alcuni dei pensieri scritti dai ragazzi durante il workshop conclusivo, quando è stato chiesto loro
che cosa avrebbero “messo in valigia” tornando a casa:
“mi porto a casa la voglia di conoscere maggiormente la realtà che esiste nel mondo, in particolare
di quei paesi che non sentiamo spesso nominare e che non sappiamo neanche trovare sulla cartina”.
“in valigia metterò sicuramente meno ignoranza… quest’esperienza è stata molto particolare…
ci ha aperto gli occhi… mi sento in dovere di ringraziare chi ha organizzato tutto ciò perché è riuscito
a sviluppare in noi non solo un “ritrovato” amore per le nostre origini, ma anche per le diverse culture
rappresentate in questa sede...”
“ore 8.45 stessa stazione... destinazione casa… sarà il contenuto della valigia a cambiare.
Non più solo vestiti ma emozioni e pensieri che hanno preso consistenza e occupano uno spazio ben preciso…
questa esperienza mi ha lasciato tanto e spero sia solo l’inizio di un lungo “viaggio” perché ora
ho voglia di conoscere”
“Una volta lasciata Roma il ricordo che senza alcun dubbio, porterò sempre nel mio cuore, sarà il sorriso…
il sorriso che ho visto stampato sul viso di ciascuno di noi ogni singolo giorno trascorso qui.
Ho imparato a guardare il “mondo” con occhi diversi, vogliosa di conoscere sempre più le culture
che ho avuto il privilegio di incrociare durante il mio percorso. Ho capito anche che siamo tutti uguali
ciascuno di noi, qualunque sia la sua provenienza, ha un mondo dentro di sé che aspetta solo di essere scoperto “
“Porterò a casa con me una grandissima esperienza di vita e tante nuove amicizie”
“Tanta voglia di viaggiare”
“Sicuramente non porterò in valigia i pregiudizi e gli stereotipi”
“Sono stato felice di aver visto in diretta l’inaugurazione dell’anno scolastico e la grande emozione
di vedere il Presidente della Repubblica e altri personaggi famosi”
“….Porterò con me anche il discorso del Presidente Napolitano… e le bellezze di Roma…”
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“In questo viaggio ho imparato che, come me, tanti ragazzi godono di una educazione
bi-culturale e in questi giorni l’insegnamento è stato multi-etnico. Le amicizie che ho fatto
non le dimenticherò mai, gli scherzi, le battute, le risate… i professori dei miei compagni
sono diventati anche i miei, adesso me ne rendo conto che siamo arrivati a due a due
e ora partiamo come una stessa famiglia... ho appena scoperto qualcosa…
non riesco a chiudere la mia valigia… è troppo piena… ragazzi non vi dimenticherò mai!”
“ho messo nel bagaglio la cultura di molti luoghi, la lingua e la storia… le nuove amicizie.
Grazie 150 anni per questa opportunità!”