A. Pisante, Economia Monetaria a.a. 2016-17; Lezione 1 Pagina 1
Corso di
Economia Monetaria – 6 CFU
a.a. 2016-2017
Docente
Dr. Andrea Pisante, PhD
Ricevimento: venerdì 13:00 – 14:00 stanza 22
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Programma del Corso
Introduzione: Moneta, finanza e produzione
PARTE PRIMA. Le istituzioni monetarie e finanziarie La ricchezza finanziaria; struttura e ruolo del sistema finanziario; moneta e istituzioni finanziarie
PARTE SECONDA. Le decisioni finanziarie dei soggetti economici Famiglie; imprese; intermediari finanziari; la Banca centrale
PARTE TERZA. L’equilibrio del settore monetario e finanziario L’equilibrio del mercato finanziario e la determinazione del tasso d’interesse; L’equilibrio dei
mercati del credito e della moneta bancaria; L’equilibrio del mercato della liquidità bancaria;
L’equilibrio generale del sistema finanziario.
PARTE QUARTA. Moneta ed economia reale La (non) neutralità della moneta e i meccanismi di trasmissione della politica monetaria
La gestione della politica monetaria
Testo
Ciccarone e Gnesutta, Moneta e finanza nell'economia contemporanea, Carocci, 2009.
Per l’esame da 6 crediti sono esclusi i capitoli 12, 17 e 20, e le sezioni “per capire la realtà”.
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Lezione 1. Moneta, finanza e produzione (Cap. 1)
1.1 Attività Patrimoniali, Produzione e Moneta
L’insieme delle Attività patrimoniali: stock di ricchezza
a)Attività reali:
1. beni materiali e immateriali che partecipano ai processi produttivi,
correnti e futuri e che prospettano un flusso di redditi futuri.
Esempi: Capitale Materiale Fisso: Macchinari e Strumentazione, impianti
Capitale Materiale Circolante: Materie prime, semilavorati
Capitale Immateriale: brevetti, software, ecc.
2. fondi di valore che non forniscono reddito, ma garantiscono di
conservare (o accrescere) il loro valore nel tempo e di poter essere
scambiati in futuro con altre attività patrimoniali (beni rifugio (oro,
gioielli, opere d’arte) case di abitazione sfitte ecc).
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b)Attività finanziarie: impegni a fornire al creditore, oltre al capitale
anticipato, un flusso di redditi nel futuro; la realizzazione di queste
“promesse” dipende dal verificarsi di eventi futuri connessi con la
creazione di nuovo reddito, e dunque legati all’attività produttiva. (esempio
Titoli, Crediti, Quote Capitali, Azioni, ecc)
c) Moneta: elevata liquidità (utilizzata con immediatezza e senza costi
come mezzo di pagamento);unità di conto, mezzo di scambio e riserva di
valore.
Moneta, credito e finanza sono relazioni con il futuro:
a. moneta: disponibilità detenute in previsione di scambi con beni in larga
parte non ancora prodotti;
b. credito: fondi anticipati per l’acquisto di beni di investimento il cui
rimborso avverrà con le risorse risultanti dall’investimento;
c. finanza: gestione dei titoli di credito in previsione di redditi da capitale
non ancora realizzati.
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Il credito concesso dalle istituzioni finanziarie monetarie si traduce in una
identica variazione delle loro passività: costituisce un flusso di nuova
moneta che alimenta lo stock di attività monetarie.
Le aspettative sono “convalidate” alla scadenza solo se si verificano quegli
eventi connessi alla creazione di valore che avevano indotto gli agenti
economici ad accumulare le attività patrimoniali.
L’incertezza sul futuro richiede istituzioni, private e pubbliche, capaci di
fornire prevenzione nei confronti di eventi inattesi: rafforzano la “fiducia”
nella promessa di reddito espressa dagli strumenti finanziari e sostengono
un processo produttivo che si svolge nel tempo.
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I termini cruciali di una economia monetaria e finanziaria sono dunque
il futuro, l’incertezza, le istituzioni e la fiducia:
il valore della ricchezza è il riflesso delle attese su eventi futuri
la cui incertezza
richiede apposite istituzioni per la gestione ottimale
per infondere fiducia nella stabilità delle relazioni che sono alla base
dei processi di creazione, distribuzione e redistribuzione del reddito.
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1.2 Il ruolo della moneta
L’oggetto dell’economia e politica monetaria è spiegare il ruolo della
moneta nel sistema (macro)economico e finanziario (se, quando e come),
per capire se, quando e come intervenire con la politica monetaria.
Sotto quali condizioni la moneta è “neutrale”, ossia non ha rilevanza per
gli equilibri macroeconomici?
Equilibrio economico generale intertemporale: funzione unità di conto
irrilevante; funzione di mezzo di pagamento.
Generazioni sovrapposte: funzione unità di conto irrilevante nel singolo
periodo; può trasferire potere d’acquisto da un periodo all’altro, ma meglio
i titoli fruttiferi per i trasferimenti intergenerazionali di ricchezza.
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Scambi bilaterali: doppia coincidenza dei bisogni. Moneta strumento
ottimo di scambio perché minimizza il tempo medio di attesa necessario
per conseguire le allocazioni desiderate(risolve un problema di
coordinamento).Gli agenti si devono coordinare per adottarla negli scambi:
viene accettata individualmente perché vi è la fiducia che sia accettata
universalmente. L’equilibrio con moneta domina l’equilibrio con baratto.
Spiegazioni dominanti per introdurre la moneta nell’economia:
1. vincolo di cash in advance; i beni non possono essere acquistati-
venduti se non pagando-incassando moneta;
2. presenza della moneta nella funzione di utilità; fornisce benefici
diretti, sia economici che psicologici (sicurezza, prestigio ecc.).
Problemi:
1. perché è preferita a titoli che fruttano un rendimento maggiore?
2. “risolve” il problema per ipotesi; esiste perché è utile.
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Se rileva la funzione di intermediario degli scambi e non esistono “frizioni”
rilevanti nei mercati (e.g., prezzi viscosi):economia con moneta.
L’equilibrio che conta è quello determinato dai comportamenti “reali”;
moneta determina la dimensione monetaria delle variabili reali (il livello
generale dei prezzi).
Tre aspetti trascurati:
1. il credito fornisce mezzi di pagamento;
2. la finanza quale alternativa nella funzione di fondo di valore;
3. considerazione della moneta come attività patrimoniale. Se, in
presenza di incertezza, si detiene moneta per esigenze precauzionali o
opportunità di guadagni in conto capitale, la sua disponibilità influisce
sull’evoluzione delle variabili reali.
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In questi casi la moneta non è neutrale: economia intrinsecamente
monetaria. Il processo economico reale non è indipendente dal livello e
dalla dinamica delle variabili monetarie. Il testo vuole fornire un quadro
interpretativo coerente di una economia intrinsecamente monetaria.
1.3 Neutralità della moneta
In un’economia con monetala moneta è neutrale: dicotomia tra
comportamenti reali e monetari dell’economia.
Inoltre le relazioni creditizie e finanziarie non influenzano la quantità e
l’evoluzione dell’aggregato monetario, la cui offerta dipende
esclusivamente dalle autorità monetarie. La moneta è esogena alle
decisioni private.
La moneta (per scopi transazionali)ha carattere distinto dalle altre
attività finanziarie (e patrimoniali):grado di sostituibilità nullo. dicotomia
tra comportamenti monetari e finanziari dell’economia.
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L’ammontare di moneta nelle mani del settore privato non-finanziario è un
potenziale di spesa (monetaria). Quanto maggiore è la quantità di mezzi
monetari, tanto maggiore è il valore monetario delle transazioni, a parità
dell’intensità con la quale tali mezzi vengono utilizzati.
In un’economia con moneta vale la teoria quantitativa della moneta. Se
la moneta svolge solo il ruolo transazionale, necessaria uguaglianza tra
flusso monetario (pagamenti monetari) e flusso di beni (incassi monetari).
Identità quantitativa della moneta (relazione consuntiva, verificata per
definizione):
[1] MV ≡ PQ
Dove V è la Velocità di Circolazione della Moneta: V ≡ PQ / M *
Il flusso delle transazioni monetarie (M*V) deve corrispondere al valore
monetario del flusso dei beni e servizi oggetto delle transazioni (P*Q).
Possiamo ricavarne una Domanda di moneta:
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[2] Md = (1/V) PQ = vPQ
v: quantità di moneta che il settore privato desidera detenere per unità di
prodotto monetario.
Se Q si determina in maniera indipendente dalle condizioni monetarie, v è
un dato e Ms
controllata dalle Autorità monetarie, l’identità si trasforma
nella teoria quantitativa della moneta
[3] Md = vPQ = �̅� = M
s
L’equilibrio del settore finanziario (decisioni di I e di S), ottenuto
attraverso variazioni del tasso di interesse reale, garantisce l’equilibrio
del mercato dei beni al livello di piena occupazione.
Flessibilità del salario reale: il prodotto tende sistematicamente al pieno
impiego. Questa produzione trova una corrispondente domanda grazie
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alle variazioni del tasso di interesse reale (non dipende dalle condizioni
monetarie).
Se Md è stabile (V non dipende dalle scelte individuali), le variazioni di
M hanno il solo effetto di alterare P (Neutralità della Moneta).
1.4 Credito e finanza in un’ “economia monetaria”
Si ha un esplicito Ruolo della moneta nell’equilibrio macro quando si mette
l’accento sul credito o sulla finanza (le decisioni sulla composizione degli
stock finanziari condizionano il finanziamento di I): passivo nel primo caso
(contropartita della concessione di credito); attivo nel secondo (equilibrio
del mercato finanziario influenzato dalle condizioni di liquidità).
Se sono “prioritarie” le decisioni di accumulazione delle imprese e solo una
parte del finanziamento di I deriva dal risparmio privato programmato
(titoli diretti privati), la possibilità di realizzare I dipende dalla capacità
degli intermediari (es banche) di anticipare i fondi (concedere credito).
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Come contropartita al credito si creano depositi: il sistema monetario
immette moneta (fondo di valore) che il sistema finanziario assorbe alle
condizioni (tassi di interesse) compatibili con la composizione degli stock
monetari e finanziari risultante dall’emissione degli strumenti finanziari
corrispondenti alle esigenze dell’accumulazione.
Gli stock offerti di titoli privati e quelli domandati di prestiti bancari sono
determinati dalle decisioni di I delle imprese.
Mercato finanziario: definisce le condizioni alle quali le famiglie
detengono i titoli diretti e indiretti (inclusa la moneta creata a fronte del
credito concesso) risultanti dal finanziamento del capitale produttivo.
Il settore bancario svolge un ruolo positivo se incanala il capitale verso
unità con capacità imprenditoriale innovativa.
All’efficienza dei mercati finanziari va delegato il collocamento dei
nuovi titoli nei portafogli dei risparmiatori.
Efficienza del processo finanziario tanto maggiore quanto maggiore è la
diffusione del rischio produttivo all’esterno dei soggetti che gestiscono il
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capitale. Nella distribuzione del reddito e del rischio tra creditore
finale e debitore finale, l’intervento degli intermediari comporta un
minor trasferimento di reddito, ma anche una minor assunzione di rischio
da parte del creditore finale: parte del rischio produttivo viene assunto e
gestito dagli intermediari, non dal portafoglio dei risparmiatori.
Centralità degli intermediari creditizi tipica dei sistemi finanziari
bancocentrici: determinano volume e composizione dell’offerta di fondi,
mentre i rendimenti individuati nei mercati finanziari determinano volume
e composizione della domanda. (Europa continentale)
Le banche devono e possono avere una conoscenza delle imprese migliore
di quella delle famiglie: presenza di operatori specializzati per selezionare
e monitorare i prenditori a prestito.
Il sistema evolve in maniera stabile solo se le valutazioni del sistema
bancario sono “convalidate” dai risultati. (=> crediti incagliati)
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In caso contrario: processi di aggiustamento nella struttura degli stock
finanziari per ricondurre, spesso attraverso ampie fluttuazioni cicliche, il
loro valore alle reali prospettive del processo produttivo (bolle).
Sistema mercatocentrico
Si attribuisce la centralità del processo finanziario al mercato finanziario
(detentori finali della ricchezza): sono le decisioni delle famiglie su livello
e composizione dei portafogli a distribuire lo stock di ricchezza tra le
diverse attività patrimoniali (≠ titoli con ≠ R e σ).
Le famiglie determinano il portafoglio (*) che massimizza la loro utilità
(attesa). Dato lo stock di passività delle imprese, la domanda delle diverse
attività finanziarie determina le condizioni (tassi di rendimenti richiesti)
alle quali le famiglie sono disposte a detenerle.
Il costo del capitale influenza le decisioni di risparmio delle famiglie e
quelle di investimento delle imprese, e il conseguente equilibrio
macroeconomico.
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Lo stock di attività reali, in particolare il capitale produttivo, è
determinato di conseguenza.
Il sistema finanziario informa i debitori finali sulle condizioni alle quali le
famiglie sono disposte a detenere i titoli (di debito e di proprietà) emessi.
Queste condizioni indicano alle imprese il costo del capitale e le orientano
nella spesa per I e nella composizione del passivo (stock dei diversi titoli),
per ricercare la struttura ottimale del loro indebitamento.
La creazione di liquidità da parte del settore monetario rende più
liquido il portafoglio delle famiglie: la trasformazione da parte del
sistema finanziario di attività illiquide (rappresentative del capitale
produttivo) in attività liquide favorisce l’accumulazione del capitale e la
crescita.
In un sistema centrato sui mercati finanziari (mercatocentrico), le
informazioni sui rendimenti futuri delle diverse attività devono essere
corrette e diffuse.
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Se ciò non avviene, il tasso di rendimento richiesto dalle famiglie risulta
sopravalutato o sottovalutato; una valutazione non corretta delle condizioni
future si traduce in una evoluzione instabile dell’economia. (bolle
finanziarie che causano instabilità dell’economia)
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1.5 La trama del ragionamento: Un corso diviso in quattro parti
1. Relazioni alla base dei processi monetari e finanziari. Composizione della
ricchezza finanziaria e modalità della sua gestione. (Il Sistema Finanziario)
2. Comportamenti finanziari e monetari di famiglie, imprese, intermediari
creditizi e BC. Le loro decisioni sono condizionate da quelle passate (stock
di attività e passività finanziarie esistenti) e dai loro obiettivi legati alle
prospettive future (le aspettative di reddito).
3. Meccanismi che rendono compatibili le esigenze di credito e di debito che si
manifestano sul mercato finanziario e su quello monetario. Determinare
tassi d’interesse e quantità di credito e di moneta. (Equilibrio nel settore
Monetario e Finanziario)
4. Rilevanza dell’equilibrio monetario e finanziario per l’equilibrio
macroeconomico reale. (Non)neutralità della moneta. Modo di operare delle
BC per influenzare l’economia attraverso il governo della moneta, in periodi
“ordinari” (Meccanismi di Trasmissione della Politica Monetaria).