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DAL CORPO ALLA PAROLA
NELLA CLINICA DEI
DISTURBI ALIMENTARI
Elena Riva
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2
I disturbi alimentari
Nella clinica dei disturbi alimentari sintomi
uguali non corrispondono a una stessa
struttura di personalità, né esprimono uno
stesso significato evolutivo, psicopatologico e
relazionale.
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3
I disturbi alimentari
Cultura e mitologia affettiva, più della
psicopatologia, conferiscono significato
psichico, relazionale e comunicativo alle
condotte alimentari impazzite e agli stili di vita
e di pensiero che le accompagnano.
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Il sé narra se stesso
La narrazione che si snoda nella stanza delle parole perfora la corazza narcisistica e ci, permette di entrare in contatto con il Sé psichico
“Un vulcano, dentro la lava e sopra la terra verde: la parte sotto, con la lava che sale, molto calda, mentre quella sopra è fredda”
(tav.VIII Rorschach)
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Il linguaggio del corpo
Il linguaggio del corpo, che in passato convertiva i
conflitti psichici in manifestazioni somatiche, in epoca
postmoderna si esprime in condotte sintomatiche
ego-sintoniche.
L’auto-stimolazione sensoriale della fame, del dolore
e della fatica satura un vuoto d’identità e di legami,
garantendo una via di scarico agli affetti attraverso
l’esperienza somatica.
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Il paradigma evolutivo
Il paradigma evolutivo interpreta i disturbi
alimentari come segni della mancata
integrazione fra corpo e mente, fra modelli
identificatori e sistemi di valore femminili e
maschili, fra fusione e individuazione.
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7
Un modello integrato
Un modello terapeutico integrato
ricostruisce il legame somato-psichico
interrotto attraverso un contenimento
protettivo che integra la scissione e ripara
dall’onnipotenza.
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L’intervento precoce
L’intervento precoce consente di distinguere
l’esordio patologico di un funzionamento
narcisistico, dai disordini alimentari conseguenti
al rifiuto adolescenziale del corpo pubere; ciò
consente d’interpretare il significato simbolico e
la funzione comunicativa del sintomo prima che
comportamenti e relazioni si sclerotizzino in
dinamiche patologiche.
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La consultazione
Una consultazione limitata nel tempo e
definita negli obiettivi attenua il timore di
affidarsi e abbandonare il controllo e consente
di rimandare la scelta di impegnarsi in un
percorso terapeutico a quando l’esperienza
della restituzione avrà reso meno
compiacente o oppositiva, più contrattuale,
l’adesione al progetto terapeutico.
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La restituzione
La restituzione del bilancio evolutivo
consente di guardarsi e di essere guardata oltre
l’involucro del corpo nemico. K
L’elaborazione trasforma i pensieri non pensati
in narrazioni, attribuendo significato psichico
alla crisi all’interno del quadro evolutivo,
intrapsichico e relazionale in cui si sviluppa.
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Il rispecchiamento
Un rispecchiamento non proiettivamente distorto
consente di superare la riluttanza ad attribuire
significato a emozioni e comportamenti.
Il ritratto psichico che ne deriva permette a un
soggetto dal pensiero concreto, vuoto di risonanze
simboliche e metaforiche, di assistere (non ancora
di produrre) all’attribuzione di significato psichico ai
prodotti della propria mente.
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La narrazione
Lo stile narrativo della restituzione favorisce
l’integrazione e promuove la capacità riflessiva,
mentre il contatto fra pensiero e affetti si riattiva
grazie all’emozione del riconoscimento.
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Il bilancio evolutivo
Il bilancio evolutivo non equivale a un
assessment psicodiagnostico, ma svolge due
funzioni necessarie:
• frapporre una fase di riflessione e
attribuzione di senso all’urgenza di fare
qualcosa subito
• stabilire un contratto terapeutico
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Il linguaggio
Il linguaggio anoressico riflette una realtà psichica bloccata e scissa, incapace di tradurre le sensazioni corporee in esperienze emotive. K
Il linguaggio bulimico è sfogo ed evacuazione, vomito di parole. K
L’afasia emotiva tacita la realtà psichica e sovrainveste quella concreta, trasformando gli affetti in incrinature di un sistema prestazionale iperfunzionante.
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La soggettivazione
La soggettivazione, interrotta dall’incistamento
nel corpo della sofferenza psichica, è riavviata
dall’immedesimazione con un oggetto nuovo,
capace di dar nome agli affetti e di attribuire
significato agli stati della mente. Diviene allora
possibile tollerare i silenzi e le sospensioni, e si
può cominciare a pensare.
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La costruzione narrativa
La costruzione narrativa della psicoterapia
traghetta dal vuoto rappresentativo di una
realtà psichica a-simbolica, che controlla con il
cibo emozioni insopportabili, a un pensiero
riflessivo che fornisce intenzionalità
all’onnipotenza ingabbiata nel controllo
anoressico o evacuata nello sfogo bulimico.
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La psicoterapia
La fragilità delle basi narcisistiche impedisce di
ricevere conferme mantenendosi separati dall’Altro
da cui l’autostima dipende.
Una relazione terapeutica affidabile e non invasiva
rinforza le basi narcisistiche, riavviando lo sviluppo
di un Sé bloccato e distorto da intrusioni proiettive.
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Quale alleanza terapeutica?
L’accettazione della pseudo-alleanza
terapeutica costruita con la consultazione e
delle motivazioni di copertura che la
sostengono, consente di iniziare a incontrarsi,
contando di poter scalfire le certezze della
patologia e aprire una breccia d’interesse nei
confronti dell’altro e del proprio mondo emotivo.
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La relazione terapeutica
Lo stile relazionale anoressico e bulimico replica le
rispettive condotte alimentari: le anoressiche
rifiutano di nutrirsi di parole come di cibo, le
bulimiche le ingoiano voracemente e poi le
vomitano, interrompendo il trattamento. Entrambe
alternano avidità e rifiuto. Occorre evitare che il
rapporto terapeutico evochi la minaccia di ingerire
a forza interpretazioni, come in passato sono stati
ingeriti cibo e desideri materni.
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Pre-condizioni della terapia
Devono essere chieste alcune garanzie:
• Regolari controlli medici
• Stabilità del peso
• Partecipazione dei genitori
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Quale alleanza terapeutica?
La stabilità della relazione terapeutica è
garanzia di continuità soggettiva, ma ingenera
l’angoscia di dipendere: il precario equilibrio fra
timore di intrusione e d’abbandono che
ostacola l’avvio del trattamento costituisce a
lavori in corso una minaccia d’interruzione
sempre latente.
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Il setting
Un setting flessibile, che modifica la frequenza
delle sedute per adeguarsi alla distanza
relazionale tollerabile, tutela la continuità della
relazione. Occorre riconoscere e rispettare il
bisogno di aggrapparsi e il timore di essere
intrusa, ma anche la tensione a sperimentarsi
separata, fisiologica in adolescenza e nei processi
d’emancipazione promossi dalla psicoterapia a
qualunque età.
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Fine terapia
La scissione mente corpo fornisce indicazioni ambigue sulla conclusione del trattamento: K
• Il miglioramento della qualità della vita e delle
relazioni può contrastare con il permanere del
sottopeso;
• La normalizzazione ponderale può
accompagnarsi al permanere di uno stile di vita e
relazioni rigido e impoverito.
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Fine terapia
Il paradigma evolutivo organizza la strategia
terapeutica stabilendo un nesso fra il sintomo
e il blocco evolutivo. Il criterio di fine terapia
non è la remissione del sintomo, né ipotetici
parametri di normalità o guarigione, ma la
capacità di sviluppare le proprie risorse e di
valorizzarle in funzione del proprio potenziale e
della natura dei compiti da affrontare.