SOMMARIO
1. Premessa ....................................................................................................................... 3
2. RIFERIMENTI NORMATIVI............................................................................................ 4
3. INQUADRAMENTO DELL’OPERA E CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO................ 5
Obiettivi generali ed analisi delle diverse ipotesi progettuali ............................................... 6
Dati caratteristici dell’impianto ............................................................................................ 7
Opere ed interventi in progetto ........................................................................................... 8
Opera di presa ............................................................................................................... 8
Posa della condotta forzata .......................................................................................... 11
Centrale idroelettrica .................................................................................................... 12
Canale di scarico.......................................................................................................... 13
Connessione dell’impianto alla rete ENEL .................................................................... 14
4. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO .................................................................... 15
Piano Territoriale Regionale ............................................................................................. 15
Piano Paesaggistico Regionale ........................................................................................ 20
Compatibilità con Piano Paesaggistico Regionale ........................................................ 29
Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Cuneo .................................................... 29
Piano di gestione del bacino del Po.............................................................................. 32
Piano Regolatore Comunale ........................................................................................... 36
Classificazione PAI delle aree di interesse ....................................................................... 40
Classificazione sismica delle aree .................................................................................... 42
Vincoli nell'area di intervento ............................................................................................ 42
5. Finalità motivazioni strategiche .................................................................................... 43
Il sistema energetico piemontese ..................................................................................... 43
Piano d’azione per l’energia ............................................................................................. 44
La Relazione Programmatica sull'Energia della Regione Piemonte.................................. 45
Bilancio Energetico-Ambientale provinciale ...................................................................... 48
Congruenza dell'opera in progetto con il sistema energetico regionale/provinciale .......... 49
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6. INQUADRAMENTO AMBIENTALE .............................................................................. 50
Utilizzo della risorsa idrica e qualità del Bedale del Corso ................................................ 50
Ittiofauna .......................................................................................................................... 50
Vegetazione spondale ed acquatica ................................................................................. 53
Uso del suolo ................................................................................................................... 54
7. MISURE DI MITIGAZIONE DELLE OPERE ................................................................ 58
8. LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE ............................................................................. 58
Utilizzazione attuale dell’area di destinazione d’uso prevista ............................................ 58
Interazione con altri progetti o opere esistenti .................................................................. 59
Ricchezza relativa e capacità di rigenerazione delle risorse naturali ................................ 59
Capacità di carico dell’ambiente con riferimento ad aree sensibili .................................... 59
9. CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE ................................................... 59
Portata dell’impatto .......................................................................................................... 59
Natura transfrontaliera dell’impatto ................................................................................... 60
Ordine di grandezza e complessità dell’intervento............................................................ 60
Durata frequenza e reversibilità dell’intervento ................................................................. 60
10. ALLEGATI CARTOGRAFICI .................................................................................. 61
Impianto su ortofotografia ............................................................................................. 61
Carta di uso del suolo ................................................................................................... 61
Capacità di uso del suolo ............................................................................................. 61
Vincoli ambientali ......................................................................................................... 61
Opere su P.A.I. ............................................................................................................. 61
Opere su P.A.I. e Classi di idoneità urbanistica ............................................................ 61
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1. Premessa
La presente relazione ha la finalità di illustrare le caratteristiche progettuali ai sensi della L.R.
n.40 del 1998, Art. 10, comma b.
Il progetto consiste in un impianto idroelettrico costituito da un by pass sul Canale Bedale del
Corso, nel tratto iniziale compreso tra la traversa di origine dal torrente Varaita e lo
scaricatore presente in sponda destra del Bedale, a circa 650 m di distanza dalla presa,
poco a monte del partitore della “Quarta di Costigliole”.
Il progetto in oggetto è soggetto alla fase di verifica di impatto ambient ale ai sensi del
D.Lgs. 152/2006 – Allegato IV e L.R. 40/98, art.10 in quanto ricade nella tipologia di progetto
all’elenco B2 n. 41 dell’allegato B, ossia “impianti per la produzione di energia idroelettrica
con potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con portata
massima prelevata superiore a 260 litri al secondo. Per le derivazioni localizzate in zona C,
come definita dalla d.g.r. del 26.04.1995, n. 74-45166, o la cui sezione di presa sottende un
bacino di superficie minore o uguale a 200 km², la soglia inferiore è ridotta a 140 l/s” in
quanto:
� la potenza di picco prevista è di 125 kW;
� la portata massima derivata è di 3060 l/s.
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2. RIFERIMENTI NORMATIVI
Il presente Studio Preliminare Ambientale illustra le caratteristiche progettuali ai sensi della
L.R. n.40 del 1998, Art. 10, comma b.
In particolare verranno definiti:
1. l'inquadramento dell'opera o dell'intervento nella programmazione, pianificazione e
normativa ambientale vigente;
2. i dati e le informazioni di carattere ambientale, territoriale e tecnico, in base ai quali
sono stati individuati e valutati i possibili effetti che il progetto può avere
sull'ambiente, e le misure che si intendono adottare per ottimizzare l'inserimento
nell'ambiente e nel territorio circostante, con riferimento alle soluzioni alternative
considerate.
3. Le caratteristiche delle opere in progetto con particolare attenzione a:
parametri tecnici e dimensionali
cumulo con altri progetti
utilizzazione di risorse naturali
produzione di rifiuti
inquinamento e disturbi ambientali
rischio di incidenti per sostanze e tecnologie utilizzate
4. Localizzazione delle opere con riferimento alla sensibilità ambientale delle zone
interessate direttamente o indirettamente dalla realizzazione e dall'esercizio
dell'opera con riferimento a:
utilizzazione attuale dell'area di destinazione d'uso prevista
interazione con altri progetti o opere esistenti
ricchezza relativa, qualità di rigenerazione delle risorse naturali della zona
capacità di carico dell'ambiente circostante
5. Caratteristiche dell'impatto potenziale dovuto alla realizzazione dell'intervento,
tenendo conto in particolare di:
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portata dell'impatto
natura transfrontaliera dell'impatto
ordine di grandezza e complessità dell'intervento
probabilità dell'impatto
durata, frequenza e reversibilità dell'intervento.
3. INQUADRAMENTO DELL’OPERA E
CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO Il presente progetto prevede la realizzazione di una nuova centrale idroelettrica collocata sul
Bedale del Corso nel tratto compreso tra la presa sul torrente Varaita e la ripartizione della
“quarta” destinata al Consorzio irriguo di Costigliole Saluzzo.
Non si prevede, pertanto, alcun incremento di portata derivata, rispetto a quanto concesso al
Comune di Saluzzo titolare della derivazione principale, i cui parametri sono di 3400 l/s
massimi e 2680 l/s medi L’acqua derivata verrà restituita a monte della presa del Consorzio
irriguo di Costigliole Saluzzo, garantendo una corretta ripartizione delle portate tra i due
Consorzi.
Dati sintetici dell’impianto
Portata media derivata 2000 l/s
Portata massima derivata 3060 l/s
Portata minima turbinabile 200 l/s
Dislivello lordo 4,77 m
Potenza massima 125 kW
Potenza nominale di concessione 93,59 kW
Produzione attesa 660.000 kWh
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Si sottolinea, quindi, che la derivazione in progetto non modifica le concessioni assentite e
precisamente la Concessione del Bedale del Corso del Comune di Saluzzo, e la derivazione
irrigua di valle del Consorzio irriguo di Costigliole Saluzzo.
La captazione a valle della presa sul Varaita e la restituzione a monte della ripartizione della
“Quarta parte” segue quanto assentito ai due Consorzi e si configura come impianto su
canale con schema a by-pass senza modificare i prelievi in atto.
Il tratto sotteso dalla derivazione è di circa 470 m.
Figura 1 Inquadramento CTR dell’opera in progetto
Obiettivi generali ed analisi delle diverse ipotesi progettuali
Il presente progetto è stato formulato sulla base di un attento studio condotto sull’area
d’intervento, in cui sono state valutate le varie possibili soluzioni tenendo presente:
• i vincoli presenti nell’area;
• le strutture presenti utilizzabili per l’impianto, senza aumentare il carico edilizio
esistente;
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• la disponibilità dei terreni attualmente ceduti in locazione al Proponente dal Comune
di Saluzzo.
Le alternative progettuali vagliate hanno valutato diverse localizzazioni per la centrale, per la
presa ed il tracciato della condotta.
Considerando che nella zona d’intervento è presente un immobile originariamente a servizio
di una piscina aperta, attualmente in disuso, si è scelto di non aumentare il carico edilizio in
una zona classificata dal PAI quale zona IIIa2, ma di intervenire su un immobile
abbandonato diminuendo il carico antropico e variando la destinazione, con lavori di
manutenzione e ristrutturazione.
Per l’inserimento dell’impianto nell’immobile si è previsto di mantenere l’originaria
architettura della struttura senza modificarne la pianta e le forme esterne. Le quote dei
quadri verranno realizzate sopra l’attuale piano del pavimento, con strutture indipendenti
senza intaccare l’originario patrimonio edilizio.
Per quanto riguarda il tracciato della condotta e del canale di scarico si è scelta la soluzione
in destra idrografica, nei terreni compresi tra il Bedale del Corso e il torrente Varaita, già dati
in locazione al Proponente.
Il canale di scarico verrà realizzato a cielo aperto e si raccorderà con l’attuale Bedale del
Corso poco prima della ripartizione della “Quarta parte”.
Dati caratteristici dell’impianto
Si forniscono qui di seguito in sintesi i dati caratteristici principali del futuro impianto.
I dati relativi al macchinario elettromeccanico e di centrale sono riportati nei paragrafi
successivi.
Queste le portate ed i parametri considerati per valutare la producibilità della centrale:
� minima portata turbinabile : 200 l/s
� massima portata turbinabile : 3060 l/s
� portata media turbinata : 2000 l/s
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� Tipo di turbina: Francis o Kaplan
� Salto lordo: 4,77 m
� Potenza massima: 125 kW
� Potenza nominale di concessione: 93,59 kW
� Produzione attesa: 0,66 GWh
Opere ed interventi in progetto
Le opere in progetto hanno la finalità di realizzare un nuovo impianto idroelettrico sul Bedale
del Corso, nel tratto immediatamente a valle della presa, ed a monte della ripartizione della
“Quarta di Costigliole”.
Esse prevedono:
� la costruzione di una nuova opera di presa;
� la posa della nuova condotta forzata;
� il restauro e risanamento conservativo di un edificio esistente per l’inserimento al suo
interno della centrale idroelettrica, senza aumento del carico antropico.
Opera di presa
Allo stato attuale l’area interessata dagli interventi è un’area perifluviale adiacente all’alveo
del torrente Varaita, posta in prossimità della traversa di presa dal torrente del Bedale del
Corso.
In questa zona il torrente presenta pendenze più limitate e materiale di fondo alveo più fine
rispetto alle sezioni montane.
La ripartizione tra l’acqua destinata al Bedale del Corso e quella defluente nell’alveo del
Varaita avviene grazie ad un argine di pietre cementate; trasversalmente, sono posizionate
le tre paratoie piane attraverso le quali si attua la derivazione del Bedale del Corso.
Complessivamente, in questa sezione, il canale artificiale è largo 6,50 m.
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A valle della zona delle paratoie, il Bedale del Corso per un breve tratto (ed è in questa zona
che si prevede di inserire l’opera di presa in progetto) si presenta come un canale artificiale,
con pareti rivestite in c.a.; successivamente, diviene canale in terra, con sponde rivegetate e
fondo regolarizzato ma non rivestito.
Figura 2 – Vista da monte della zona di presa del B edale del Corso dal Torrente Varaita
Figura 3 – Vista della presa del Bedale del Corso, con le paratoie di regolazione, ed indicazione
dell’area di inserimento della derivazione in proge tto
Zona di inserimento dell’opera di presa in progetto
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L’opera di presa in progetto risulta posizionata a circa 2 m di distanza dalle paratoie di
derivazione della portata del Bedale del Corso dal Torrente Varaita, con prelievo in sponda
destra introducendo una paratoia di sbarramento in alveo alla quota di 475,78 m s.l.m.
La paratoia di derivazione avrà larghezza di circa 7,25 m.
A monte della paratoia di presa sarà realizzata, in sponda destra, una finestra di presa di
larghezza netta pari a 10,00 m. Il dislivello di circa 20 cm rispetto al fondo del canale
consentirà un preliminare deposito del sedimento. Sulla finestra di presa saranno inserite n.3
paratoie verticali e tondini paratronchi.
In sponda sinistra, al fine di mantenere la portata in alveo nel tratto sotteso, sarà realizzata
una finestra di larghezza pari a 1,00 m che trasferirà mediante un passaggio in pietrame la
portata nella zona immediatamente a valle della paratoia di derivazione. Questo passaggio in
pietrame consentirà la risalita dell’ittiofauna presente.
La vasca di carico presenta una larghezza variabile da 10,70 m in corrispondenza
dell’imbocco ai 5 m in corrispondenza del tratto rettilineo in direzione dello sgrigliatore, e
profondità variabile tra 2,60 m e 6,00 m di fronte allo sgrigliatore. Sul lato sinistro rettilineo
della vasca di carico sarà presente lo sfioratore della portata, con quota di sfioro posta a
477,38 m e lunghezza pari a 16 m. La portata convogliata sarà reindirizzata all’alveo del
Bedale del Corso mediante un piano realizzato con platea in massi.
Lo sgrigliatore sarà di tipo a pettine automatico con nastro trasportatore.
Per quanto riguarda la dissabbiatura, trattandosi di un prelievo da canale irriguo e soprattutto
in ragione della preliminare deposizione del materiale a monte della finestra di ingresso, si
prevede di affidare l’allontanamento del materiale fine di deposito ad una paratoia
dissabbiatrice, di larghezza 70 cm circa con tubazione per lo scarico sul fondo.
Per accedere all’opera di presa verranno realizzati un accesso pedonale lungo il fianco
destro dell’opera, ed un accesso carrabile per il ritiro del materiale sgrigliato lungo il fianco
destro.
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La vasca di carico sarà a cielo aperto e per questo delimitata lateralmente da staccionata in
legno. Dal momento che proprio in corrispondenza dei manufatti previsti sono presenti dei
pozzetti ed altre opere irrigue, se ne prevede lo spostamento e la ricostruzione alcuni metri in
sinistra idrografica.
Posa della condotta forzata
La condotta forzata dedicata all’impianto in progetto, del diametro di 2000 mm in acciaio,
verrà posata parallelamente al canale irriguo fino all’edificio esistente in cui verrà inserita la
centrale di produzione. La lunghezza prevista è di 280,00 m.
I terreni agricoli interessati dalla posa della condotta, attualmente dati in locazione al
Proponente dal Comune di Saluzzo, verranno perfettamente ripristinati al termine dei lavori.
La condotta verrà interrata di almeno 1,00 m al fine di mantenere inalterata la capacità
produttiva dei terreni agricoli interessati.
Figura 4 – Zona di passaggio della condotta
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Centrale idroelettrica
La centrale idroelettrica in progetto verrà realizzata all’interno di immobile esistente, sito al
12 Mappale 97.
Figura 5 Vista del fabbricato esistente al cui inte rno verrà realizzata la centrale idroelettrica
Il fabbricato è un edificio a pianta quadrata di dimensioni esterne 10,40 x 10,40 m con tetto
piano, con antistante porticato di dimensioni complessive 10,40 x 15,00 m. L’edificio, da
tempo in disuso, era nei primi anni del Novecento adibito a piscina esterna. La struttura
risulta caratterizzata da ampie vetrate ed aperture.
All’interno del fabbricato esistente saranno ricavati il locale trasformatori, il locale Enel e
l’annesso locale contatori, mentre il locale macchine sarà inserito nell’attuale porticato,
mediante idonei interventi di consolidamento della zona di installazione della macchina, da
realizzarsi tramite una cortina di pali. All’interno di quest’area così rinforzata, si provvederà
alla realizzazione di un vano di dimensioni interne 8,25 x 16,40 m. Internamente al vano, si
provvederà all’inserimento di una paratoia di chiusura sulla condotta.
Perimetralmente, il locale macchina sarà delimitato da vetrate fonoassorbenti e fono isolanti,
che consentiranno di mantenere il profilo originario della struttura, pur realizzando il nuovo
vano tecnico.
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Sul lato lungo del prospetto principale si provvederà alla realizzazione di una porta di
ingresso, ad un’anta di larghezza 1,10 m. Il piano macchina, posto a quota 473,98 m, sarà
raggiungibile mediante una scala metallica a partire dal piano esistente del fabbricato posto
a quota 475,75 m.
Dal locale macchina si accederà, mediante la realizzazione di una porta, al locale utente, in
cui si posizionerà il trasformatore; questo locale avrà dimensioni dimezzate rispetto al locale
esistente, grazie alla realizzazione di un setto.
Il locale Enel e quello contatori saranno affiancati, ed il loro accesso avverrà direttamente d
una delle porte esistenti, opportunamente risistemata. Il piano pavimento dei locali
trasformatori, Enel e contatori sarà rialzato di almeno 1 m rispetto al piano pavimento attuale,
con strutture indipendenti senza intaccare l’originario patrimonio edilizio.
L’accesso alla centrale avviene mediante la pista esistente (Via San Giovanni) che ha origine
dalla S.P. n.8.
Canale di scarico
Il canale di scarico ha sezione rettangolare interna di 6,00 x 2,00 m in calcestruzzo armato, a
cielo aperto.
Il canale si raccorderà tra il diffusore della turbina e la quota di fondo allo sbocco. La
pendenza prevista è del 0,2 %.
La lunghezza del canale è di circa 170 m.
Al termine del canale di scarico sarà posizionato un punto per l’accesso allo scaricatore al
fine di verificare le portate derivate.
Tale punto sarà dotato di accesso mediante scala marinaia e passerella per consentire agli
enti di svolgere eventuali misure dirette di portata.
Nel medesimo punto potrà essere tarata la sezione di deflusso ed essere indicato il livello
idrico a cui corrisponde la portata massima di competenza della derivazione.
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Figura 6 Vista del punto di scarico
Connessione dell’impianto alla rete ENEL
Per l’impianto in parola il proponente deve ancora richiedere il preventivo di connessione.
Trattandosi di un impianto di piccola taglia, si presume che l’allacciamento sarà in bassa
tensione (BT).
Zona di inserimento del canale di scarico
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4. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
Piano Territoriale Regionale
La Regione Piemonte ha approvato nel 1997 il proprio Piano Territoriale Regionale; nel 2005
(deliberazioni n. 30-1375 del 14 novembre e n. 17-1760 del 13 dicembre) ha avviato, tramite
l'approvazione del documento programmatico “Per un nuovo Piano Territoriale Regionale”, la
revisione dello strumento in uso e la redazione di un nuovo strumento di governo del
territorio regionale. Filo conduttore del nuovo strumento, in analogia a quanto già nel
passato, è l'interpretazione del territorio, il riconoscimento degli elementi che lo
caratterizzano (fisici, ecologici, paesaggistici, culturali, insediativi, infrastrutturali ed
urbanistici) mediante i quali fissare le regole per la conservazione, riqualificazione e
trasformazione.
Con D.G.R. n. 16-10273 del 16 dicembre 2008, è stato adottato il nuovo Piano Territoriale
Regionale (PTR), successivamente trasmesso al Consiglio Regionale per la sua
approvazione (DGR 18-11634 del 22 giugno 2009), avvenuta a seguito dell'espletamento
della procedura di VAS, con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011.
Il quadro strategico individuato dal nuovo PTR, ed in analogia il Piano Paesaggistico
Regionale, risulta articolato nei seguenti punti:
• riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio
• sostenibilità ambientale, efficienza energetica
• integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione e logistica
• ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva
• valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali.
Ciascuna strategia è articolata in obiettivi generali e specifici che, per quanto di attinenza al
presente progetto, sono riepilogati nel seguente elenco:
• riconoscimento e valorizzazione del sistema delle aree protette, dei parchi naturali,
delle aree boscate, dei grandi parchi urbani e suburbani, delle aree ad elevato grado
di naturalità e sensibilità;
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• sviluppo delle attività antropiche e delle infrastrutture territoriali (insediative,
produttive, energetiche, agricole, di allevamento, forestali) compatibile con la
conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale, con particolare riferimento
alle situazioni critiche o a rischio ed alla salvaguardia del presidio demografico
minimo necessario;
• miglioramento della qualità territoriale in termini ambientali e paesaggistici;
• conseguimento dell'equilibrio tra ecosistemi ambientali e attività antropiche;
• salvaguardia delle aree protette e delle reti e connessioni ecologiche;
• tutela quali-quantitativa delle acque superficiali e sotterranee;
• gestione ambientalmente sostenibile dal punto di vista energetico, agricolo,
industriale e civile delle acque superficiali e sotterranee da sostanze inquinanti di
origine urbana, industriale e agricola;
• tutela quali-quantitativa delle acque superficiali e sotterranee;
• contenimento del consumo energetico e promozione delle fonti energetiche
rinnovabili
• utilizzo selettivo delle fonti di energia rinnovabile presenti sul territorio con riferimento
allo specifico contesto territoriale (solare, pompe di calore, biogas, biomasse,
idroelettrico, eolico).
Secondo la tavola A – Strategia 1: Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del
paesaggio, l'ambito di integrazione territoriale (AIT, nello specifico AIT n. 28 SALUZZO) in
cui ricade la zona di intervento è descritto prevalentemente come territorio montano (l.r.
16/99 e s.m.i. – perimetrazione comprendente sia territorio montani che territori di collina)
con un tratto terminale di territorio di pianura, con classi d’uso del suolo prevalentemente di
sesta classe nella parte montana dell’ambio e prima/seconda e terza classe in
corrispondenza della pianura, patrimonio architettonico monumentale ed archeologico con
presenza media di beni censiti, consumo di suolo (inteso come % di superficie urbanizzata,
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compresa la viabilità, sulla superficie totale) variabile tra il 3% e il 6%, dispersione urbana
(intesa come % di superficie urbanizzata dispersa su superficie urbanizzata totale) dal 26%
al 36%.
Stralcio della Tavola A - PTR
Per la tavola B – Strategia 2: Sostenibilità ambientale, efficienza energetica, l'ambito di
integrazione territoriale (AIT) in cui ricade la zona di intervento, per tutta la porzione
montana-collinare è descritto come area di continuità naturale, con presenza di aree di
interesse naturalistico in corrispondenza del Monviso, con bilancio ambientale territoriale
(BAT) delle determinanti con punteggio 15-20 basso, bilancio ambientale territoriale (BAT)
delle pressioni con punteggio 20-25 medio-basso. Nel territorio comunale si segnala, inoltre,
che il tratto di torrente Varaita è indicato elemento di connessione della rete ecologica.
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Stralcio della Tavola B – PTR: dettaglio delle BAT delle pressioni
Per quanto concerne, in ultima analisi, la Tavola di progetto, di cui si allega nel seguito un
estratto, la macro area in cui ricade l'intervento in progetto non risulta connotata da
particolari infrastrutture per la mobilità.
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Per quanto riguarda le norme di attuazione, l'art. 33 Energie rinnovabili sancisce che la
Regione promuove l'efficienza energetica incentivando la realizzazione di impianti di
sfruttamento delle diverse energie rinnovabili (eolico, biomasse, fotovoltaico, solare termico,
idroelettrico, biogas, ecc.) facendo proprio l'obiettivo di una tendenziale chiusura dei cicli
energetici a livello locale. La localizzazione e la realizzazione dei relativi impianti sono
subordinati alla specifica valutazione delle condizioni climatiche e ambientali che ne
consentano la massima efficienza produttiva, insieme alla tutela ed al miglioramento delle
condizioni ambientali e il pieno rispetto delle risorse agricole, naturali e dei valori
paesaggistici e di tutela della biodiversità del territorio interessato.
Per quanto sopra, le opere in progetto risultano co ngruenti con quanto indicato e
rilevato dal Piano.
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Piano Paesaggistico Regionale
La Giunta regionale, con D.G.R. n. 53-11975 del 04 agosto 2009, ha adottato il Piano
Paesaggistico Regionale. L’atto di pianificazione è stato predisposto per promuovere e
diffondere la conoscenza del paesaggio piemontese e il suo ruolo strategico per lo sviluppo
sostenibile dell’intero territorio regionale, e per attivare un processo di condivisione con gli
enti pubblici a tutti i livelli del quadro conoscitivo e regolativo in esso contenuto.
A seguito delle osservazione pervenute dai vari soggetti in questi anni e della revisione del
Piano unitamente alla ricognizione dei beni paesaggistici ed alla definizione delle prescrizioni
d’uso, con D.G.R. n.20-1442 del 18 maggio 2015 è stato adottato il nuovo Ppr; la
deliberazione è stata pubblicata sul B.U.R. n.20 del 21 maggio 2015 ed entro il termine di 60
giorni lavorativi da tale data potranno essere formulate le debite osservazioni.
Il piano paesaggistico disciplina la pianificazione del paesaggio e, unitamente al Piano
Territoriale Regionale ed al Documento Strategico Territoriale, costituisce il Quadro di
Governo del Territorio.
Sinteticamente, gli obiettivi del Ppr sono:
• integrazione fra valorizzazione del patrimonio ambientale, storico, culturale,
paesaggistico e attività connesse;
• riqualificazione delle aree urbane e rigenerazione delle aree dismesse e degradate;
• recupero e riqualificazione di aree degradate in territori rurali (insediamenti
industriali dismessi, cave, discariche, ecc);
• contenimento dell’edificato frammentato e disperso.
Il Piano Paesaggistico regionale detta previsioni costituite da indirizzi, direttive, prescrizioni e
specifiche prescrizioni d’uso per i beni paesaggistici, nonché obiettivi di qualità
paesaggistica, che nel loro insieme costituiscono le norme del Ppr.
Gli indirizzi sono le disposizioni di orientamenti e criteri per il governo del territorio e del
paesaggio rivolte alla pianificazione alle diverse scale.
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Con direttive si intendono le disposizioni che devono essere obbligatoriamente osservate
nella elaborazione dei piani settoriali, nei piani territoriali provinciali e nei piani locali alle
diverse scale.
Per prescrizioni e specifiche prescrizioni d’uso si intendono le previsioni cogenti ed
immediatamente prevalenti ai sensi dell’articolo 143, comma 9 del Codice, con diretta
efficacia conformativa sul regime giuridico dei beni, che regolano le trasformazioni
consentite. Le prescrizioni sono vincolanti e presuppongono l'immediata applicazione ed
osservanza da parte di tutti i soggetti pubblici e privati titolari di podestà territoriali e
prevalgono sulle prescrizioni eventualmente incompatibili contenute nei vigenti strumenti di
pianificazione settoriale, territoriale ed urbanistica e nei relativi strumenti di attuazione.
Le norme del Ppr hanno carattere complementare e in caso di più condizioni normative
prevalgono quelle più restrittive.
Le prescrizioni sono sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall'art. 143, comma 9,
del codice e pertanto a far data dall'adozione del Ppr non sono consentiti sugli immobili e
sulle aree tutelate ai senti dell'art. 134 del Codice, interventi in contrasto con le prescrizioni
delle Norme tecniche del PPR.
L'ambito territoriale nel quale si sviluppano gli interventi in progetto è il numero 51 – Val
Varaita, di cui si riporta in seguito un estratto identificativo, anche se il territorio comunale si
presenta suddiviso tra l’ambito di cui sopra e gli ambiti 47 – Saluzzese e 58 – Pianura e Colli
Cuneesi.
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Facendo riferimento alla cartografia, si evince che, relativamente alla Tavola P1 Quadro
strutturale, l’area interessata dalle opere è così connotata:
fattori naturalistico-ambientali:
� boschi seminaturali o con variabile antropizzazione storicamente stabiliti e
permanenti, connotanti il territorio nelle diverse fasce altimetriche;
� rete idrografica;
fattori percettivo-identitari:
� versante rilevante dalla pianura;
Per quanto riguarda, invece, la Tavola P2.6 Beni paesaggistici , le aree di progetto ricadono
nella perimetrazione di:
aree tutelate per legge ai sensi dell'art.142 del D. Lgs. 42/2004:
• lettera c) I fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo
Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato
con R.D. n. 1775/1933, e le relative sponde o piedi degli argini per una
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fascia di 150 metri ciascuna (art. 14 N.d.A.).
Stralcio della Tavola P2.6 – Beni paesaggistici – Cuneese Monregalese
Per quanto riguarda la Tavola P3 Ambiti e unità del paesaggio, l'area interessata dalle opere
ricade entro l’unità di paesaggio 5104 “Fondo Valle Varaita”, tipologia normativa 6:
naturale/rurale o rurale a media rilevanza e buona integrità.
Per quanto concerne la Tavola P4.18 Componenti paesaggistiche – Pianura cuneese, l’area
interessata dalle opere ricade entro i seguenti componenti e sistemi naturalistici, storico-
territoriali, percettivi e morfologico-insediativi:
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Stralcio della Tavola P4.18 – Componenti paesaggistiche – Pianura Cuneese
Sistema idrografico (art. 14)
Il Ppr riconosce il sistema idrografico delle acque correnti, composto da fiumi, torrenti, corsi
d'acqua e dalla presenza stratificata di sistemi irrigui, quale componente strutturale di
primaria importanza per il territorio regionale e risorsa strategica per il suo sviluppo
sostenibile. In coerenza con gli strumenti della pianificazione di bacino, e con il Piano di
Tutela delle Acque regionale, esso delinea strategie di tutela a livello di bacino idrografico ed
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individua le zone fluviali d’interesse paesaggistico direttamente coinvolte nelle dinamiche dei
fiumi, torrenti e corsi d’acqua, assoggettandole a specifiche misure di tutela, e dei sistemi
irrigui.
Le zone fluviali sono distinte in zone fluviali “allargate” e zone fluviali “interne”; la
delimitazione di tali zone è stata individuata tenendo conto:
a. del sistema di classificazione delle fasce individuate dal Piano di Assetto
Idrogeologico – PAI – (A,B e C) vigente;
b. delle aree che risultano geomorfologicamente, pedologicamente ed ecologicamente
collegate alle dinamiche idrauliche, dei paleo alvei e delle divagazioni storiche dei
corsi d’acqua, con particolare riguardo agli aspetti paesaggistici;
c. delle aree tutelate ai sensi dell’art.142, comma 1, lettera c del Codice.
Nelle zone fluviali allargate ed interne il Ppr persegue obiettivi di qualità paesaggistica, in
coerenza con la pianificazione di settore volta alla razionale utilizzazione e gestione delle
risorse idriche, alla tutela della qualità delle acque ed alla prevenzione dell'inquinamento, alla
garanzia del deflusso minimo vitale ed alla sicurezza idraulica, nonché al mantenimento o,
ove possibile, al ripristino dell’assetto eco-sistemico dei corsi d’acqua.
Per quanto riguarda gli indirizzi (comma 6), al fine di garantire il miglioramento delle
condizioni ecologiche e paesaggistiche delle zone fluviali stesse, si provvede a:
nelle zone fluviali “interne”:
− limitare gli interventi trasformativi che possano danneggiare gli eventuali fattori
caratterizzanti il corso d’acqua, quali cascate e salti di valore scenico, e interferire
con le dinamiche evolutive del corso d’acqua e dei connessi assetti vegetazionali;
− assicurare la riqualificazione della vegetazione arborea ed arbustiva ripariale e dei
lembi relitti di vegetazione planiziale, anche sulla base delle linee guida predisposte
dall’Autorità di bacino del fiume Po, in attuazione del P.A.I.
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nelle zone fluviali “allargate”:
− favorire il mantenimento degli ecosistemi più naturali, con la rimozione o mitigazione
dei fattori di frammentazione e di isolamento e la realizzazione o il potenziamento dei
corridoi di connessione ecologica;
− migliorare l’accessibilità e la percorribilità pedonale, ciclabile, a cavallo, nonché la
fruibilità degli spazi ricreativi con attrezzature e impianti a basso impatto ambientale e
paesaggistico.
Per quanto concerne le direttive (comma 7), si legge che, ferme restando le prescrizioni del
P.A.I., Province e Comuni, in accordo con le altre autorità competenti, nelle zone fluviali
“interne” prevedono:
− il ricorso prioritario a tecniche di ingegneria naturalistica per la realizzazione delle
opere di protezione delle sponde;
− il ripristino della continuità ecologica e paesaggistica dell’ecosistema fluviale;
− azioni di restauro ambientale e paesaggistico mirate alla salvaguardia di aree a
particolare fragilità ambientale e paesaggistica;
− il recupero e la riqualificazione delle aree degradate o abbandonate.
mentre nelle zone fluviali “allargate”:
− limitano gli interventi di trasformazione del suolo che comportino l’aumento di
superficie permeabile.
Per quanto concerne le prescrizioni (comma 10), all’interno delle zone fluviali “interne”, ferme
restando le prescrizioni del P.A.I. nonché le indicazioni derivanti dagli strumenti della
pianificazione di bacino per quanto non attiene la tutela del paesaggio, valgono le seguenti
prescrizioni:
− le eventuali trasformazioni devono garantire la conservazione dei complessi
vegetazionali caratterizzanti il corso d’acqua, anche attraverso la ricostituzione della
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continuità ambientale del fiume e il miglioramento delle sue caratteristiche
paesaggistiche e naturalistico-ecologiche;
− la realizzazione degli impianti di produzione idroelettrica deve rispettare gli eventuali
fattori caratterizzanti il corso d’acqua quali cascate e salti di valore scenico, nonché
essere coerente con i criteri localizzativi e gli indirizzi approvati dalla Giunta
Regionale.
Aree rurali di elevata biopermeabilità (art. 19)
Il Ppr individua il valore delle aree rurali di elevata biopermeabilità quali territori
caratterizzanti il paesaggio regionale, costituite da:
• praterie rupicole site oltre il limite superiore della vegetazione arborea;
• praterie, prato-pascoli di montagna e collina, e cespuglietti;
• prati stabili, costituiti da superfici a colture erbacee foraggiere permanenti in attualità
d’uso, normalmente sfalciate e pascolate
• aree non montane a diffusa presenza di siepi e filari.
Le aree rurali di elevata biopermeabilità di cui ai primi 2 punti sono i territori connotati da
prevalenza di formazioni vegetali erbacee, gestite come colture foraggiere permanenti e in
attualità d’uso, a volte cespugliate o arborate ed utilizzate per il nutrimento degli ungulati
domestici. Il Ppr, riconoscendo l’elevato valore paesaggistico percettivo, culturale-identitario,
economico e di presidio idrogeologico delle superfici prato-pascolive, ne promuove la
salvaguardia, il recupero e la valorizzazione.
Insediamenti rurali (art. 40)
Il PPR riconosce le aree dell’insediamento rurale nelle quali le tipologie edilizie,
l’infrastrutturazione e la sistemazione del suolo sono prevalentemente segnate da usi
storicamente consolidati per l’agricoltura, l’allevamento o la gestione forestale, con marginale
presenza di usi diversi.
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a elevato interesse agronomico come componenti del paesaggio agrario e risorsa
insostituibile per lo sviluppo sostenibile della Regione.
Tra agli insediamenti rurali si riconoscono anche le aree rurali di pianura o di collina (m.i. 10).
Per esse il Ppr persegue in generale i seguenti obiettivi:
- sviluppo delle attività agro-silvo-pastorali che valorizzano le risorse locali e le
specificità naturalistiche e culturali;
- contenimento delle proliferazioni insediative non connesse all’agricoltura, con
particolare attenzione alle aree di pregio paesaggistico o a elevata produttività di cui
agli articoli 20 e 32;
- salvaguardia dei suoli agricoli di alta capacità d’uso di cui all’articolo 20;
- potenziamento della riconoscibilità dei luoghi di produzione agricola che qualificano
l’immagine del Piemonte;
- sviluppo, nelle aree protette e nei corridoi ecologici, delle pratiche forestali che
uniscono gli aspetti produttivi alla gestione naturalistica;
ed in particolare:
- in contesti esposti alla dispersione urbanizzativa: sviluppo, nei contesti periurbani,
delle pratiche colturali e forestali innovative che uniscono gli aspetti produttivi alla
fruizione per il tempo libero e per gli usi naturalistici.
Per quanto riguarda la Tavola P5 Rete di connessione paesaggistica, l’alveo del torrente
Varaita nel tratto di interesse è contraddistinto come “elementi della rete
ecologica/connessioni ecologiche/corridoi su rete idrografica da mantenere”
.
Per la Tavola P6 Strategie e politiche per il paesaggio, il territorio comunale, tra cui le aree di
interesse, è interessato dalla Strategia 1: Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione
del paesaggio.
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Compatibilità con Piano Paesaggistico Regionale
In base a quanto sopra si evince come le opere in progetto siano compatibili con le
prescrizioni degli articoli delle Norme di Attuazio ne del PPR , in quanto:
− le opere rispettano le prescrizioni previste per le fasce fluviali: nello specifico le
trasformazioni, limitate esclusivamente all’opera di presa, garantiscono comunque la
conservazione dei complessi vegetazionali caratterizzanti il corso d’acqua; inoltre,
non sono interessati fattori caratterizzanti il corso d’acqua quali cascate e salti di
valore scenico, in quanto trattasi di opera di presa su canale artificiale;
- le opere sono compatibili con le programmazioni territoriali e provinciali ed in
particolare rispettano i criteri localizzativi del piano energetico.
Piano Territoriale Provinciale della Provincia di C uneo
Il Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Cuneo, adottato dal Consiglio Provinciale
con deliberazione n.52 del 5 settembre 2005, è stato approvato dal Consiglio Regionale con
D.C.R. n. 241-8817 del 24 febbraio 2009.
L'obiettivo strategico del Piano Territoriale voluto dalla Provincia di Cuneo è lo sviluppo
sostenibile della società e dell'economia cuneese, attraverso l'analisi degli elementi critici e
dei punti di forza del territorio provinciale.
In sintonia con quanto prescrive la LR 40/98, ed in linea con le pianificazioni predisposte
dalle altre Regioni, è stato redatto un documento “in coerenza con gli obiettivi di tutela
ambientale stabiliti nell’ambito degli accordi internazionali, delle normative comunitarie, delle
leggi e degli atti di indirizzo nazionali e regionali, e sono studiati ed organizzati sulla base di
analisi di compatibilità ambientale” e di conseguenza contenendo all'interno della relazione
generale le informazioni relative all’analisi di compatibilità ambientale.
Particolare rilievo assume il concetto di sostenibilità che, nella redazione del Piano, ha
significato recepire i criteri base evidenziati dall'UE:
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1. Ridurre al minimo l'impiego delle risorse energetiche non rinnovabili;
2. Impiegare risorse rinnovabili nel limite della capacità di rigenerazione;
3. Usare e gestire correttamente dal punto di vista ambientale le sostanze e i rifiuti
pericolosi/inquinanti;
4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e flora selvatiche, degli habitat e dei
paesaggi;
5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche;
6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali;
7. Conservare e migliorare la qualità dell'ambiente locale;
8. Proteggere l'atmosfera;
9. Sensibilizzare maggiormente alle problematiche ambientali, sviluppare l'istruzione
e la formazione in campo ambientale;
10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno
sviluppo sostenibile.
In particolare, in riferimento alle tematiche di interesse, il Piano Territoriale Provinciale
prevede il conseguimento dei seguenti obiettivi:
- Risanamento e riabilitazione ambientale dei corsi d'acqua, per garantire e/o
ripristinare adeguate condizioni di funzionalità idraulico-ambientale.
- Politiche energetiche per incentivare il risparmio energetico, l’utilizzo di fonti
rinnovabili e/o che generano un minore inquinamento atmosferico.
- Governo unitario delle risorse idriche finalizzato ad un corretto utilizzo della risorsa
compatibile con l’effettiva disponibilità, ad ottimizzare sia le infrastrutture esistenti che
gli investimenti previsti.
Secondo la Carta dei caratteri territoriali e paesistici, la zona in oggetto risulta connotata da
tutele paesistiche (D.Lgs. 42/2004, ex D.L. 490/99), ossia fasce fluviali di corsi d'acqua
d'interesse regionale.
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Secondo la Carta degli indirizzi di governo del territorio, la zona in oggetto non risulta invece
connotata da progetti specifici.
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Per quanto sopra, in linea con gli obiettivi del Pi ano Territoriale Provinciale, le opere
afferenti all’impianto idroelettrico sono in sinton ia con tale strumento di pianificazione
in quanto si fa ricorso ad una fonte energetica alt ernativa senza incremento di
inquinamento atmosferico.
Piano di gestione del bacino del Po
Il Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po, adottato con deliberazione n.
1/2010 del 24 febbraio 2010, in attuazione alla Direttiva CE 23 ottobre 2000 n.60, costituisce
articolazione interno del piano di Bacino Distrettuale ed ha valore di piano territoriale di
settore. Esso rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante
il quale sono pianificate e programmate le misure finalizzate a garantire la corretta
utilizzazione delle acque del bacino ed il perseguimento degli scopi e degli obiettivi
ambientali stabili dagli artt. 1 e 4 della Direttiva 2000/60/CE, consistenti in:
• non deterioramento dello stato di acque superficiali e sotterranee e protezione,
miglioramento e ripristino di tutti i corpi idrici;
• raggiungimento dello stato “buono” entro il 2015, ovvero “buono stato ecologico” (o
“buon potenziale ecologico”) e “buono stato chimico” per i corpi idrici superficiali e
“buono stato chimico” e “buono stato quantitativo” per i corpi idrici sotterranei;
• progressiva riduzione dell’inquinamento da sostanze pericolose prioritarie e arresto o
graduale eliminazione di emissioni, scarichi e perdite di sostanze pericolose
prioritarie;
• raggiungimento degli standard e degli obiettivi fissati per le aree protette dalla
normativa comunitaria.
Per il sottobacino del Varaita, dal quale deriva il Bedale del Corso, il livello di
compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale si può stimare come medio, a
causa delle criticità locali sui tratti montani sottesi degli impianti idroelettrici in cascata, in
particolare nella stagione invernale.
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Di minore criticità è l’impatto sull’asta di valle dei prelievi irrigui e, pertanto alla sezione di
confluenza in Po, la disponibilità di risorsa idrica non risulta troppo compromessa.
Il Piano di Gestione del Po indica i seguenti stati ed obiettivi per il Torrente Varaita:
Stato complessivo
Stato chimico
Obiettivo chimico
Stato ecologico
Obiettivo ecologico
Varaita SUFFICIENTE BUONO BUONO al 2021 SUFFICIENTE BUONO AL 2015
Lo stato complessivo è pertanto classificato come sufficiente, mentre, l’obiettivo sia per lo
stato biologico che per quello chimico è il raggiungimento di uno stato Buono.
Dati recenti relativi al periodo 2009-2014 condotti dall’Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente e disponibili sul sito www.arpa.piemonte.it mostrano il conseguimento di uno
stato qualitativo buono per la stazione più vicina al sito di interesse, sita in Costigliole
Saluzzo.
Indici Stazione di monitoraggio
2009 2010 2011 2012 2013 2014
STAR_ICMi Costigliole
Saluzzo
ELEVATO - - ELEVATO - -
LIMeco Costigliole
Saluzzo
ELEVATO ELEVATO ELEVATO ELEVATO ELEVATO ELEVATO
Stato chimico Costigliole
Saluzzo
BUONO BUONO BUONO BUONO BUONO BUONO
Stato ecologico Costigliole
Saluzzo
BUONO BUONO BUONO BUONO BUONO BUONO
Inquinanti specifici
Costigliole
Saluzzo
BUONO BUONO BUONO ELEVATO BUONO BUONO
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STATO AMBIENTALE COMPLESSIVO ATTUALE
OBIETTIVO ECOLOGICO
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OBIETTIVO CHIMICO
A parere dello scrivente, sulla base delle caratter istiche rilevate, di cui sopra, si ritiene
che le opere in progetto risultino congruenti con i l contesto in cui andranno ad
inserirsi.
In merito agli obiettivi di qualità imposti dal PTA e dal Piano di Gestione del Fiume Po si
ritiene di poter escludere che la derivazione in progetto possa comprometterne il
conseguimento in base alle seguenti considerazioni:
1. le opere sono realizzate su un canale artificiale esistente con funzione di derivazione
irrigua e di forza motrice;
2. le opere rappresentano un mero by-pass lungo il canale artificiale di cui sopra;
3. il progetto non prevede alcuna modifica sul recettore finale.
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Piano Regolatore Comunale
Il PRGC del Comune di Costigliole Saluzzo è stato approvato con Deliberazione G.R. n.12-
57 del 10/05/2010.
La Tavola presa a riferimento è la numero 6, ossia la Aree normative: classi di destinazione
d’uso e vincoli, relativa all’intero territorio comunale.
Le aree interessate dalle opere facenti capo all’impianto idroelettrico ricadono all’interno di
aree classificate come:
• l’interezza delle opere ricade in Area E Aree per attività agricole, frutticole, orto
florovivaistiche, normato dall’articolo 32;
• l’opera di presa ed il primo tratto della condotta ricadono all’interno della fascia di
rispetto delle aree fluviali e torrentizie, di cui all’art.29 della L.U.R. 56/77 e s.m.i.
comma 1, di larghezza pari a 15 m per i fiumi, torrenti e canali inclusi nel territorio
compreso della Comunità Montana;
• tutte le opere ricadono nella perimetrazione all’interno del vincolo paesaggistico ai
sensi del D.Lgs. 42/04 per l’art. 142 lettera c) I fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti
negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed
impianti elettrici, approvato con R.D. n. 1775/1933, e le relative sponde o piedi degli
argini per una fascia di 150 metri ciascuna;
• tutte le opere in progetto ricadono in area a vincolo Classe IIIa2 ai sensi della
Circolare n.7/Lap del 08/05/96, il cui articolo di riferimento è l’articolo 37.
Si riporta nel seguito stralcio dello strumento urbanistico per le aree di interesse, riproposto
anche negli elaborati progettuali.
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Stralcio della Tavola 6 – Aree normative: classi di destinazione d’uso e vincoli
Relativamente all’articolo 32, il Piano definisce “aree per attività agricole, frutticole, orto
florovivaistiche” le parti di territorio sia con presenza di suddette attività sia quelle destinate a
nuovo impianto delle stesse.
Le destinazioni ammesse sono quelle previste dall’art. 11 punto 2 lettera B) (ossia attività
turistico ricettive: campeggi in spazi attrezzati per la sosta e il soggiorno di turisti provvisti di
tenda o altro mezzo di pernottamento dotati dei servizi e delle attrezzature comuni
direttamente attinenti) e punto 9 (attività agricole orto floro frutticole e vivaistiche) delle
presenti N.T.A.
Per gli edifici ed i manufatti esistenti alla data di approvazione del presente Piano sono
ammessi gli interventi previsti dall’art. 12 lettere a), b), c), d1), d2) (ossia manutenzione
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ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione
edilizia parziale senza alterazione della sagoma di pianta, ristrutturazione edilizia) delle
presenti N.T.A, sia per le parti adibite ad abitazione sia per le parti relative alle attrezzature di
produzione e stoccaggio.
Per quanto concerne le distanze dal corso d’acqua, l’articolo di riferimento è il numero 37
lettera C). Nella zona in esame la fascia di rispetto è posta pari a 15 m ai sensi dell’art. 29
della Lur 56/77. Al comma 3 di quest’ultimo si stabilisce che “nelle fasce di rispetto di cui al
primo comma sono consentite le utilizzazioni di cui al primo periodo del 3° comma dell’art.27,
nonché attrezzature per la produzione di energia da fonte idrica e attrezzature sportive
collegate con i corsi e specchi d’acqua principali.”
Per quanto concerne la pericolosità geomorfologica e l’idoneità all’utilizzazione urbanistica,
in base alla circolare PGR del 08/05/1996 n.7/Lap e allo studio idrogeologico allegato al
Piano, le aree di intervento ricadono in Classe IIIa2, ossia “porzioni di territorio inedificate
che presentano caratteri geomorfologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti che
aumentino il carico antropico; interventi ammessi: Manutenzione ordinaria e straordinaria,
Restauro e Risanamento conservativo. Rientrano in questa classe le zone di fascia fluviale
del Varaita e dei corsi minori potenzialmente soggette alla dinamica fluviale, che già nel
passato sono state escluse dall'insediamento antropico.
Vi rientrano inoltre le zone di versante caratterizzate da dissesti in atto o potenziali e da
condizioni di acclività tali da rendere pericoloso sia per la stabilità del versante che per le
opere antropiche l'insediamento di edifici.”
L’articolo di riferimento è il numero 37, lettera E.
In Classe IIIa2 “si esclude la possibilità di realizzare nuovi insediamenti edilizi; per quanto
concerne gli edifici esistenti, quale è l’edificio individuato per la centrale di produzione, sono
esclusi gli interventi che comportino incremento del carico antropico, della superficie utile
lorda e la modifica delle destinazioni d’uso. Su tali edifici sono ammessi interventi di:
- manutenzione ordinaria e straordinaria
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- restauro e risanamento conservativo degli edifici
- realizzazione di vani tecnici che non comportino incremento di SUL sulla base delle
definizioni del Regolamento Edilizio.
Sono altresì ammessi gli interventi di difesa e consolidamento, quali: opere di ingegneria
naturalistica, drenaggi, opere di sostegno. Sono ammessi inoltre modesti scavi e riporti, se
adeguatamente sostenuti, che non comportino significativi alleggerimenti e sovraccarichi
sulla coltre eluvio-colluviale e insieme non creino ostacolo al libero deflusso delle acque
superficiali e sotterranee (omissis).
Per quanto riguarda le opere di interesse pubblico ricadenti su tali aree e non ricollocabili
altrove, quali infrastrutture viarie (strade, ponti, gallerie) e infrastrutture tecnologiche
(acquedotti, metanodotti, linee elettriche e telefoniche…), sono ammesse a condizione che
non creino incremento di rischio sui versanti e sui corsi d’acqua e che siano previste le
necessarie opere di sistemazione e difesa degli eventuali dissesti attivi o quiescenti
interessati.
Ai fini della sicurezza degli interventi, per quanto riguarda il Restauro e Risanamento
conservativo e la realizzazione di vani tecnici che non comportino incremento di SUL, in fase
di progettazione andrà previsto lo studio geomorfologico di dettaglio di un'area compresa in
un congruo intorno del sito di intervento, finalizzato a valutare gli elementi che condizionano
la dinamica fluviale, al fine di valutare la vulnerabilità dell’azione fluviale dell’area ospitante
gli edifici e valutare l’eventuale necessità di interventi di difesa.
Va comunque segnalato che per le opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili
vale quanto già indicato all'art. 31 della L.R. 56/77 che cita “ nelle zone soggette a vincolo
idrogeologico e sulle sponde dei laghi e dei fiumi, possono essere realizzate, su
autorizzazione del Presidente della Giunta Regionale, previa verifica di compatibilità con la
tutela dei valori ambientali e con i caratteri geomorfologici delle aree, le sole opere previste
dal Piano Territoriale che abbiano conseguito la dichiarazione di pubblica utilità e quelle
attinenti al regime idraulico, alle derivazioni d'acqua o ad impianti di depurazione”.
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Inoltre, ai sensi dell’art.12, comma 1 del D.Lgs.387/2003, “le opere per la realizzazione degli
impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture
indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del
comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti”. Al comma 7 si precisa, inoltre,
che ”gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e
c) (ossia alimentati da fonti rinnovabili programmabili e non programmabili) possono essere
ubicati in zone classificate agricole dai vigenti piani regolatori.”
Classificazione PAI delle aree di interesse
Il “Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del bacino idrografico del fiume Po”, adottato dal
Comitato Istituzionale del Bacino del Fiume Po con deliberazione n.1 in data 11/05/1999
persegue come obiettivo di garantire al territorio del bacino del fiume Po un livello di
sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico ed idrogeologico.
Nella tav. G8 del PRGC del Comune di Costigliole Saluzzo è rappresentata la “Carta di
sintesi della pericolosità e dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica” del territorio con
indicazione delle Fasce Fluviali.
Nel seguito si riportano alcune elaborazioni cartografiche effettuate.
Figura 7 Dissesti PAI di Autorità di Bacino per il Fiume Po
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Figura 8 Fascia Ee del PAI sovrapposta alle Classi di Idoneità Urbanistica
Per quanto sopra, tenendo conto che:
• l’opera di presa è collocata in Fascia Ee e Classe di idoneità urbanistica IIIa2;
• la condotta forzata è posta al limite della fascia Ee del PAI ma interamente in Classe
di idoneità urbanistica IIIa2;
• il fabbricato della centrale è posto esternamente alla Fascia Ee del Pai ma ricade
comunque nella Classe di idoneità urbanistica IIIa2;
• l’opera di presa e lo scarico sono opere idrauliche non diversamente localizzabili;
• l’opera di presa, la condotta forzata e lo scarico sono opere interrate rispetto al piano
di campagna dell’area alluvionale e pertanto ininfluente rispetto alle dinamiche di
piena;
• l’edificio della centrale è stato previsto all’interno di un manufatto esistente, e la
tipologia dell’intervento non prevede l’aumento del carico antropico locale, in quanto
al suo interno non è prevista la permanenza di personale.
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si ritiene che l’intervento in progetto sia compati bile con il Piano stralcio per l'assetto
idrogeologico del bacino idrografico del fiume Po.
Classificazione sismica delle aree
In relazione alla riclassificazione delle zone sismiche di cui all'OPCM 3274/2003 e OPCM
3519/2006, effettuata ai sensi della D.G.R. 19/01/2010 n. 11-13058, il comune di Costigliole
Saluzzo risulta classificato in zona 3, ovvero comune obbligato al rispetto delle procedure
4,5,7,8 della D.G.R.
Vincoli nell'area di intervento
Le aree di intervento risultano interessate dai seguenti vincoli di tutela e salvaguardia del
territorio:
• vincolo di tutela paesistica ai sensi del D. Lgs. 42/2004, art.142, comma 1, lett.c) in
quanto ricadenti internamente alla fascia di rispetto dei 150 m da corso d’acqua iscritto
negli elenchi di cui al R.D. 1775/1933;
• l’edificio esistente individuato per l’inserimento della centrale di produzione non rientra
tra quelli presenti nell’elenco dei vincoli monumentali della Soprintendenza Belle Arti e
Paesaggio. Trattandosi però di immobile avente più di 70 anni, di proprietà pubblica
(nello specifico Comune di Saluzzo), risulta sottoposto a tutela anche se non inserito
in elenco, almeno sino a quando non venga effettuata la verifica prevista dall’art. 12
del D.Lgs.42/2004.
• le opere sono esterne alla perimetrazione del vincolo idrogeologico.
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5. Finalità motivazioni strategiche
Il sistema energetico piemontese
Per quanto riguarda l’energia elettrica il Piemonte registra da molti anni uno storico squilibrio
tra il dato dell’energia consumata e quello dell’energia prodotta, dipendente a sua volta dallo
squilibrio tra produzione locale di combustibili ed importazione dall'esterno.
Facendo, infatti, riferimento alla ripartizione percentuale tra le diverse fonti primarie del
consumo interno lordo (dati 2005), ne risulta che circa l'80% è rappresentato da combustibili
solidi-gassosi e da prodotti petroliferi, la cui provenienza è quasi esclusivamente esterna.
Questa criticità rispecchia, di fatto, le difficoltà dell'intero sistema nazionale, la cui capacità
produttiva di fonti fossili e rinnovabili è stata, nel 2005, pari al 15% del consumo interno lordo
nazionale: un valore sostanzialmente invariato dal 2000 in poi. Ad oggi, le uniche regioni che
consumano strutturalmente più energia di quanta localmente disponibile in termini di risorse
primarie sono la Valle d'Aosta e la Basilicata.
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La dipendenza/difficoltà del territorio piemontese ha subito negli anni un andamento
altalenante, passando da un valore di copertura del fabbisogno interno lordo del 12% del
1990 al 32,2% del 1997 (aumento dovuto all'aumento di produzione da fonte fossile e
consistente produzione idroelettrica), sino a vedere precipitosamente calare tale quota a
seguito del calo estrattivo dei pozzi petroliferi presenti nel novarese.
Le indicazioni di squilibrio strutturale ed il connesso saldo esterno negativo delle fonti
primarie rimandano necessariamente alla necessità di sviluppo delle fonti rinnovabili, dato
che esse rappresentano, sia potenzialmente sia di fatto, la quota più rilevante (circa il 71% al
2005, ed il 67,9% al 2007) di produzione energetica primaria totale del territorio regionale.
Questa quota è rappresentata soprattutto da energia idroelettrica ed, in misura minoritaria,
da energia termica da biomassa legnosa locale.
Per quanto riguarda la quota parte idroelettrica, il Piemonte registra (dati 2007) la presenza
di 475 impianti idroelettrici, di cui 421 impianti del tipo ad acqua fluente, per una potenza
installata efficiente lorda complessiva di oltre 3.464 MW, ed una produzione lorda di energia
pari a circa 38.481 GWh. Malgrado l'aumento di potenza installata, si è comunque registrato,
per il periodo 1997-2007, un calo produttivo del 16-18%, attribuibile in parte al verificarsi di
fenomeni di parziale modifica del regime di precipitazioni e della conseguente
disponibilità/concentrazione di risorsa nei corpi idrici, ed in parte all'applicazione delle norme
sul Deflusso Minimo Vitale, a cui si tende ad attribuire un effetto di riduzione sulla
producibilità elettrica in un ordine di grandezza compreso tra l'8 ed il 12%.
Per quanto sopra, l’intervento in progetto risulta congruente.
Piano d’azione per l’energia
La Giunta Regionale ha approvato, il 19 novembre 2012, il Piano d’Azione per l’energia
2012-2013, in coerenza con l’Atto di indirizzo per l’avvio della pianificazione energetica
regionale che individuava i quattro Assi strategici di intervento per l’implementazione della
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strategia energetica regionale: Asse I - Promozione della produzione di energia da fonti
energetiche rinnovabili; Asse II - Promozione dell’efficienza e del risparmio energetico; Asse
III - Promozione delle reti e della generazione distribuita e Asse IV - Promozione della filiera
della clean economy e specializzazione dei cluster regionali.
Per quanto sopra, l’impianto in parola risulta cong ruente.
La Relazione Programmatica sull'Energia della Regio ne Piemonte
Con D.G.R. n. 30-12221 del 28/09/2009 la Regione Piemonte ha approvato la Relazione
Programmatica sull'Energia, documento a valenza programmatica teso a coniugare,
nell'ambito degli indirizzi individuati, il conseguimento di obiettivi energetici con la
minimizzazione degli effetti sull'ambiente, sul territorio e sulla salute umana.
Sotto il profilo tecnico, questo documento costituisce un atto propedeutico all'aggiornamento
del Piano Energetico Regionale, approvato con il D.C.R. n. 351-3642 del 3 Febbraio 2004, e
pubblicato sul supplemento al Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 11 del 18 marzo
2004.
Per quanto riguarda la programmazione di sviluppo del settore idroelettrico, va sottolineato
che in ragione dell'intensa utilizzazione in atto della fonte idraulica, le potenzialità di ulteriore
sviluppo risultano oggettivamente limitate o comunque preferibilmente indirizzate, anche dal
punto di vista economico, verso tipologie di intervento aventi per oggetto:
• il miglioramento dell'efficienza di impianti esistenti;
• il potenziamento di impianti esistenti, nell'ambito di interventi di razionalizzazione del
prelievo idrico all'interno di una certa area idrografica;
• lo sfruttamento delle acque correnti all'interno di canali irrigui, nell'ambito dell'uso
plurimo della risorsa idrica;
• sfruttamento ai fini energetici dei salti esistenti nelle reti acquedottistiche.
Sostanzialmente, la risorsa idrica ai fini della produzione energetica è aumentabile
esclusivamente attraverso opere di idroelettrico minore.
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Oltre a quanto sopra, risulta prioritario l'adozione, per i nuovi impianti, delle migliori tecniche
di gestione volte a ridurre al minimo l'impatto sull'ambiente e la rispondenza ai requisiti e
criteri per il raggiungimento degli obiettivi della direttiva 2000/60/CE.
Proprio nell'ambito di questi obiettivi, è stata redatto un primo strumento di pre-pianificazione
attraverso il quale individuare, per i nuovi impianti idroelettrici, aree di attrazione, repulsione
ed esclusione, così definite:
• aree di esclusione: aree che dovranno essere preservate da un futuro sviluppo della
produzione idroelettrica, in quanto caratterizzate da presenza di criticità ritenute
invalicabili;
• aree di repulsione: caratterizzate da criticità del territorio, pur in presenza di una
fattibilità di principio vincolata al rispetto di prescrizioni mitigative e compensative
dell'impatto generato;
• aree di attrazione: aree con vocazione allo sfruttamento idroelettrico ed alla
contestuale assenza di requisiti di esclusione e repulsione.
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Secondo i criteri di cui sopra, esso ricade nella categorie di attrazione A1 in quanto può
essere inquadrato come
- localizzato su canali artificiali (di derivazione industriale e/o irrigua) nei mesi durante i
quali è autorizzato il prelievo per le finalità per le quali è stata concessa
l’autorizzazione (A1).
Considerando che l’opera di presa, la condotta forzata e lo scarico sono opere interrate
rispetto al piano di campagna dell’area alluvionale e pertanto ininfluenti rispetto alle
dinamiche di piena, e che l’edificio della centrale è stato previsto all’interno di un manufatto
esistente, e non si prevede l’aumento del carico antropico locale, in quanto al suo interno
non è prevista la permanenza di personale, l’intervento in progetto risulta congruente.
Bilancio Energetico-Ambientale provinciale
Con Deliberazione n. 149 del 21 aprile 2009, la Giunta Provinciale ha approvato il "Bilancio
Energetico – Ambientale", elaborazione atta a valutare lo sfruttamento e la produzione di
energia all'interno di un sistema territoriale nella sua complessità. Tale analisi, effettuata in
un preciso ambito temporale, ha lo scopo di dettagliare, per quanto possibile, il flusso dei
differenti vettori energetici all'interno del territorio e di valutare il loro andamento nel tempo. Il
fine ultimo di tale rilevazione è pertanto arrivare a definire lo stato attuale e l'evoluzione nel
tempo dei fabbisogni e delle disponibilità delle risorse energetiche, potendo così stimare i
possibili trend futuri e, di conseguenza, predisporre le iniziative mirate al raggiungimento
degli obiettivi regionali, nazionali ed internazionali con una corretta. pianificazione
ambientale. Si tratta, quindi, di un'analisi propedeutica alla stesura del futuro Piano
Energetico Ambientale provinciale.
Per quanto concerne gli impianti idroelettrici sul territorio provinciale, risulta che il 46%
dell'energia idroelettrica deriva da impianti ad invaso, il 12% da impianti ad acqua fluente ed
il restante 42% dall'impianto di pompaggio di Entracque.
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La valle Varaita, in cui si localizza l'intervento in progetto, risulta caratterizzata, allo stato
attuale, esclusivamente da impianti ad acqua fluente, per una potenza nominale complessiva
di circa 51.072 kW.
La produzione di energia di provenienza idroelettrica, nel periodo di valutazione 1995-2006,
è stata in costante aumento, con una crescita della producibilità annua di circa il 2,2%,
passando dai 1146 GWh del 1996 ai 1409 GWh del 2006: ciò è dovuto essenzialmente ai
piccoli impianti.
Questi dati fanno ritenere probabile un aumento della produzione energetica da fonte
idroelettrica di circa 30 GWh, passando quindi dai 1409 GWh del 2006 ai 1714 GWh del
2015. Il futuro Piano Energetico Ambientale provinciale, sulla base dei dati conoscitivi
raccolti sull'idroelettrico e sugli altri vettori energetici, in accordo con gli obiettivi “clima”
approvati dal Parlamento Europeo, si porrà il triplice obiettivo di:
• produzione di una quota pari al 20% dell'energia utilizzata attraverso le fonti
rinnovabili;
• riduzione del 20% dei consumi energetici;
• riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli riscontrati nel 1990.
Per ottenere quanto sopra, risulta evidente che un maggiore sfruttamento delle risorse
rinnovabili locali, permetterebbe, da un lato, di migliorare la sicurezza degli
approvvigionamenti, dall'altro di generare un indotto locale legato alla produzione energetica,
con tutti i benefici ambientali connessi.
Per quanto sopra, quindi, l’intervento in progetto risulta congruente con gli obiettivi
“clima”.
Congruenza dell'opera in progetto con il sistema en ergetico
regionale/provinciale
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L'offerta di produzione della centrale idroelettrica in progetto, pari a 824 MWh/anno, va a
contribuire alla domanda di energia elettrica provinciale regionale.
In sintonia con gli indirizzi di sviluppo settoriale l'opera in progetto ricorre allo sfruttamento di
una risorsa rinnovabile, cui corrisponde una riduzione dell'emissione dei gas clima-alteranti.
L’impianto previsto ha capacità di regolazione giornaliera.
6. INQUADRAMENTO AMBIENTALE
Utilizzo della risorsa idrica e qualità del Bedale del Corso
L’utilizzo idroelettrico della risorsa idrica già derivata per altri scopi è interessante ed in linea
con le programmazioni settoriali e territoriali in quanto intervento di recupero energetico a
basso impatto ambientale. La derivazione in progetto infatti sfrutta energeticamente le
portate già derivate senza richiederne un incremento né un diverso esercizio temporale
rispetto alla concessione d’acqua già vigente nel tratto.
La risorsa idrica in questione viene peraltro solo parzialmente derivata in quanto una quota
(10%) di quella disponibile viene comunque rilasciata a valle per il mantenimento
dell’ambiente acquatico ed il rispetto del valore paesaggistico del corpo idrico artificiale.
Ittiofauna
Il Bedale del Corso è caratterizzato dalla presenza di una componente ittiofaunistica di
discreto valore naturalistico, composta da una comunità salmonicola costituita in gran parte
da trote fario, derivanti da immissioni effettuate dalla Provincia di Cuneo (assenti le trote fario
presunte autoctone), e da ibridi di marmorata. Sono inoltre presenti esemplari di scazzone e
vairone, specie tipiche delle zone pedemontane ed in particolare delle “zone a trota
mormorata/temolo”.
Ad opera di derivazione in funzione, con l’alterazione delle portate normalmente presenti in
questo corso d’acqua, farà seguito una variazione di disponibilità dell’habitat, non tanto in
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termini di decremento di superficie disponibile per i pesci, presumibilmente non troppo
dissimile vista la conformazione canalizzata, quanto in termini di perdita di volume e
diminuzione dei battenti idrici.
La diminuzione di portata provoca, in generale, un decremento degli ambienti “a buca” del
corso d’acqua, a favore di un’espansione dei tratti “a piana” ed “a raschio”. In caso di
ambienti caratterizzati da soli raschi, questi si trasformano in tratti a corrente laminare, con
caratteristiche assimilabili a quelle delle piane.
La diminuzione dei battenti idrici determina sulla fauna ittica un calo della taglia media degli
individui presenti: esiste, infatti, una correlazione significativa tra profondità media del corso
d’acqua e taglia media dei pesci presenti. In pratica ciò determina un abbassamento della
taglia e dell’età media degli individui, a favore degli stadi giovanili, ma a danno delle classi
adulte.
Effetto indiretto della diminuzione delle portate, talora anche molto impattante, è una
maggiore incidenza della predazione, soprattutto da parte dell’avifauna (ardeidi, in
particolare), favorita dalla possibilità di poter cacciare in acque poco profonde.
In base alle precedenti considerazioni, l’impatto sulla fauna ittica del Bedale del Corso sarà,
prevedibilmente, di grado basso, considerando l’aspetto puramente naturalistico, in quanto
presumibilmente non vi saranno incidenze sul numero delle specie presenti.
Si consiglia di effettuare, prima dell’avvio della fase di cantiere, un intervento di recupero e
ricollocazione di parte dell’ittiofauna presente, in particolare dei pesci di taglia maggiore, in
altri siti (dello stesso corso d’acqua o del Varaita da cui prende origine) con maggiore
portata.
A centrale avviata, il tratto attualmente adibito a zona di ripopolamento ed interdetto alla
pesca dovrebbe essere trasferito ad altra zona più idonea, eventualmente a valle del punto
di restituzione. Si tenga comunque presente che con il rilascio previsto in progetto, assunto
pari al 10% delle portate defluenti, si assicura per l’intero tratto sotteso una portata variabile
tra 200 e 500 l/s. Tali portate, a condizione che siano disponibili adeguati rifugi sotto sponda
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quali buche, prismate ecc.. possono consentire il mantenimento degli stadi giovanili
dell’ittiofauna presente.
Occorre che l’opera di presa venga corredata di un passaggio per l’ittiofauna adeguato al
popolamento presente, al fine di garantire la possibilità di risalita nel corso d’acqua naturale.
In particolare, si dovrà prevedere di dimensionare la struttura adottando come specie target
quelle a minore capacità natatorie o di piccola taglia (scazzone, vairone). A titolo
esemplificativo si ritiene che possa essere adeguato un passaggio a bacini con fessure
verticali eventualmente combinato con orifizi sommersi.
Figura 9 Carta delle acque pescabili della Provinci a di Cuneo
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Vegetazione spondale ed acquatica
Sotto il profilo vegetazionale le peculiarità di un canale artificiale con acque scorrenti sono
limitate a due caratteristiche principali:
� la vegetazione di bordura
� la vegetazione acquatica
Per quanto attiene le sponde del Bedale del Corso, valutate nella loro generalità, può
ritenersi di valore naturalistico e paesaggistico in senso lato la presenza dei filari e delle
formazioni lineari semplificate che accompagnano per lunghi tratti il canale. Tali formazioni
arboree assumono un ruolo interessante come corridoio faunistico, elemento paesaggistico
e riserva di biodiversità, soprattutto se attraversano territori destinati a pratiche agricole
intensive.
Il Canale in diversi settori del proprio tracciato evidenzia la presenza di bordure arboree sulle
sponde che, però, risultano discontinue in quanto soggette a cure colturali (taglio,
ceduazioni, estirpo) da parte dei proprietari dei terreni.
Le specie maggiormente rappresentate sono pioppi, frassini, noci, con sottobosco, laddove
presente, di specie arbustive quali evonimo, corniolo, sambuco…
Nel tratto in esame, esso presenta una formazione arborea continua costituita da pioppi,
robinie, noci ecc.. associata ad un popolamento arbustivo planiziale (evonimo, sambuco
biancospino, lugustro).
Per quanto riguarda la componente acquatica della vegetazione, a causa della elevata
velocità della corrente, non sono riconoscibili popolamenti di macrofite acquatiche.
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Foto 1 Bordura ripariale del Bedale del Corso
Uso del suolo
Il territorio oggetto di intervento è posto in un’area perifluviale contraddistinta dagli interventi
antropici di canalizzazione a scopo industriale ed irriguo. L’area è posta in sponda sinistra
nella pianura alluvionale del Torrente Varaita in una porzione di territorio parzialmente
coinvolgibile dalla attività torrentizia e generalmente destinate a pratiche agricole/colturali a
bassa esigenza.
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Figura 10 Capacità di uso del suolo
L’area perifluviale, infatti, è contraddistinta dalla quarta classe di capacità d’uso, a causa
della presenza di suoli poco evoluti, condizionati dall’idrometria, nei quali la principale attività
agricola è l’arboricoltura da legno e, nel caso specifico, la pioppicoltura.
Le opere in progetto ed il relativo cantiere sono dunque collocate in aree agricole marginali
parzialmente in abbandono, con locale occupazione della vegetazione invasiva (pioppi,
robinia) che comportano preliminarmente alla realizzazione dei lavori il decespugliamento di
alcune superfici. Per quanto riguarda la centrale, si sfrutta un fabbricato esistente, che sarà
adeguato alla nuova destinazione d’uso.
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Foto 2 Area dell’opera di presa
Foto 3 Tracciato della condotta
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Foto 4 Pioppicoltura
Foto 5 Fabbricato esistente che verrà recuperato ed adibito a centrale idroelettrica
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7. MISURE DI MITIGAZIONE DELLE OPERE
Come opera di mitigazione si è previsto un passaggio per l’ittiofauna presso l’opera di presa
e si è previsto il rilascio incondizionato a valle di una portata pari al 10% delle acque
disponibili.
8. LOCALIZZAZIONE DELLE OPERE
Utilizzazione attuale dell’area di destinazione d’u so prevista
Come precedentemente descritto l’attuale destinazione d’uso del suolo è l’arboricoltura da
legno e nello specifico la pioppicoltura.
Tale uso del suolo potrà essere mantenuto anche ad impianto in esercizio in quanto non
sono previste nuove opere fuori terra dal momento che condotta forzata e canale di scarico
sono interrati con ricoprimento minimo di almeno 1 m, e la centrale idroelettrica viene
realizzata in un manufatto esistente.
Figura 10 Uso del suolo ed opere in progetto
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Interazione con altri progetti o opere esistenti
Le opere non interagiscono con altri progetti previsti nelle zone.
Ricchezza relativa e capacità di rigenerazione dell e risorse naturali
Sotto il profilo della ricchezza ambientale, l’area presenta una discreta naturalità
rappresentata dalle formazioni lineari presenti lungo il bordo del canale e dal mosaico
composto di seminativi presenti oltre il canale, nella zona nord.
L’impianto in parola non interferisce con tali risorse in quanto si inserisce su un canale
artificiale e strutture produttive esistenti.
Per quanto riguarda la capacità di rigenerazione delle risorse naturali, esse non risultano in
alcun modo interessate in quanto la derivazione ai fini energetici interessa una portata già
captata a scopi irrigui ed idroelettrici.
Capacità di carico dell’ambiente con riferimento ad aree sensibili
Il territorio interessato dall’impianto ricade in ambito di pianura contraddistinto dall’attività
agricola e dalla presenza di infrastrutture idrauliche finalizzate al prelievo irriguo.
Si ritiene, quindi che l’impianto idroelettrico ben si inserisca nell’ambito territoriale
interessato.
9. CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE
Portata dell’impatto
L’impatto di un impianto idroelettrico può venir distinto tra la fase di cantiere e la fase di
esercizio.
Durante la fase di cantiere potranno verificarsi temporanei peggioramenti della qualità visiva
dei luoghi per la presenza di macchinari, materiali edili, volumi di scavo, che verranno
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prontamente sistemati al termine dei lavori, senza alterare l'aspetto paesaggistico ed
ambientale del territorio.
La sottensione di un canale artificiale per una lunghezza di circa 650 m non rappresenta un
elemento di criticità in quanto trattasi di acque già derivate ad altri scopi.
Natura transfrontaliera dell’impatto
L’impatto delle opere, per intensità e reversibilità, e soprattutto per la chiara definizione
dell’area di impatto e l’assenza di emissioni e sorgenti inquinanti, non ha rilevanza a livello
transfrontaliero.
Ordine di grandezza e complessità dell’intervento
L’impianto in esame ha piccole dimensioni, tratto sotteso limitato e presenta una generale
facilità di realizzazione in quanto:
- l’opera di presa ha piccole dimensioni in quanto il corpo idrico artificiale su cui è
posizionato presenta dimensioni contenute;
- la condotta forzata sarà posata ad una profondità tale da non interferire con l’uso
attuale delle aree;
- l’edificio della centrale è esistente e verrà adattato allo scopo.
Durata frequenza e reversibilità dell’intervento
L’impatto delle opere legato alla derivazione è da ritenersi trascurabile.
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10. ALLEGATI CARTOGRAFICI
Impianto su ortofotografia
Carta di uso del suolo
Capacità di uso del suolo
Vincoli ambientali
Opere su P.A.I.
Opere su P.A.I. e Classi di idoneità urbanistica
Il relatore
Dott. Ing. Franco Giraudo