FASCISMO E INTELLETTUALI
1925
Vengono promulgate le «Leggi fascistissime» (pag. 147)
Tra i provvedimenti è prevista la chiusura di tutte le sedi dei partiti diversi dal PNF (dal
1926 unico partito ammesso dalla legge)
Tutti gli esponenti di questi partiti (tra cui molti intellettuali) vengono considerati degli
oppositori del regime
1925 Vengono promulgate le «Leggi fascistissime»
Tra i provvedimenti è prevista l’abolizione della
libertà di stampa e associazione
Tutte le pubblicazioni (libri e giornali) considerate non in linea con l’ideologia fascista vengono
bandite
Tutti i circoli culturali considerati non del tutto conformi all’ideologia del regime vengono
soppressi
1925
Vengono promulgate le «Leggi fascistissime»
Tra i provvedimenti è prevista l’istituzione del MINCULPOP (Ministero
della Cultura popolare), che doveva occuparsi di vigilare su tutte le iniziative culturali, per assicurarsi che non fossero
di carattere «sovversivo»
1925 Iniziano i PROCESSI di tutti gli esponenti
dell’opposizione.
Tra questi oppositori ci sono politici e intellettuali militanti
Vengono puniti con il CARCERE, il CONFINO O l’ESILIO
Alcuni vengono UCCISI
Il manifesto degli intellettuali fascisti (1925)
Si tratta di un manifesto della cultura fascista, redatto da Giovanni Gentile (filosofo e professore universitario, ministro dell’Istruzione dal 1922 al 1924) e sottoscritto da diversi intellettuali italiani, in cui venivano formalizzati i punti di riferimento della cultura italiana fedele al regime.
MANIFESTO= documento ideologico che guida la produzione di un gruppo di scrittori/pensatori/artisti che aderiscono a
una stessa corrente.
Il manifesto degli intellettuali antifascisti (Antimanifesto)
Subito dopo la pubblicazione del manifesto degli intellettuali fascisti, arrivò la risposta anti-regime, redatta da Benedetto Croce. Lettera di G. Amendola (comunista) a B. Croce: «Caro Croce(..) ho incontrato varie persone le quali pensano che, dopo l'indirizzo fascista, noi abbiamo il diritto di parlare e il dovere di rispondere. Che ne pensate voi? Sareste disposto a firmare un documento di risposta che potesse avere la vostra approvazione? E, in caso, vi sentireste di scriverlo voi?» rispose Croce il giorno dopo: "Mio caro Amendola...l'idea mi pare opportuna. Abbozzerò oggi stesso una risposta, che a mio parere, dovrebbe essere breve, per non far dell'accademia e non annoiare la gente."
(ALCUNI) FIRMATARI DELL’ANTIMANIFESTO
Luigi Albertini Sibilla Aleramo Corrado Alvaro
Giovanni Amendola Piero Calamandrei Gaetano De Sanctis
Luigi Einaudi Tommaso Gallarati Scotti
Eugenio Montale Marino Moretti Gaetano Mosca
Gaetano Salvemini Michele Saponaro
Matilde Serao
Dal testo dell’Antimanifesto
«(..) Gl'intellettuali, ossia i cultori della scienza e dell'arte, se, come cittadini,
esercitano il loro diritto e adempiono il loro dovere con l'iscriversi a un partito e
fedelmente servirlo, come intellettuali hanno il solo dovere di attendere, con l'opera
dell'indagine e della critica e le creazioni dell'arte, a innalzare parimenti tutti gli uomini e tutti i partiti a più alta sfera
spirituale affinché con effetti sempre più benefici, combattano le lotte necessarie.(..)»
Portare avanti l’opposizione
-Alcun di questi intellettuali impegnati riuscirono a portare avanti la loto lotta
antifascista mentre si trovavano in esilio in altre città d’Europa, altri portando avanti attività
clandestine. -Altri finirono per soccombere alle restrizioni
liberticide
LIBERTICIDA= persona/legge/governo/contingenza
che sopprime le libertà civili
1931
Il regime obbliga i docenti universitari a firmare un giuramento di fedeltà al regime
Solo 12 su 1200 di loro si rifiutarono. Furono licenziati ed emarginati dal panorama accademico.
«Professori in camicia nera e studenti partigiani»
Molti tra i docenti firmatari erano in realtà antifascisti, ma scelsero comunque di firmare,
per non perdere la loro posizione in Accademia e per non rischiare processi.
Molto più eroiche sono invece le vicende di
moltissimi universitari che non si piegarono alle richieste del regime. Anzi, in tantissimi aderirono poi a gruppi della resistenza
partigiana.
BREVI(SSIME) BIOGRAFIE DI ALCUNI INTELLETTUALI
ANTIFASCISTI
ANTONIO GRAMSCI (1891-1937)
Frequentò l'univ. di Torino dal 1911, avvicinandosi alla milizia socialista e rivoluzionaria. Iscritto al PSI dal 1913 e fu direttore dell'Avanti!.
Nel 1917 divenne segretario della sezione socialista torinese. Nel maggio 1919 fondò L'Ordine Nuovo, settimanale di cultura socialista diretto
soprattutto alla classe operaia. Nel 1920, nello scontro interno al PSI G. si avvicinò all'ala astensionista
guidata da A. Bordiga, che auspicava la costituzione del Partito comunista d'Italia (PCd'I), sezione italiana dell'Internazionale comunista.
Fu a Mosca dal giugno 1922 al nov. 1923. Rientrato in Italia nel maggio 1924, divenuto segretario del partito (nel 1924 era stato anche eletto deputato). Fondò il quotidiano politico l'Unità come organo del PCd'I, sfidando la dura
linea di repressione perseguita dal governo fascista. Fu arrestato nel nov. 1926 con altri dirigenti del partito e nel 1928 fu
condannato dal Tribunale speciale a venti anni di reclusione per attività cospirativa, incitamento all'odio di classe, ecc
Trascorse il periodo detentivo prevalentemente nel carcere di Turi e, dal 1934, in una clinica di Formia. Le condizioni di salute, già incerte, si
aggravarono durante la reclusione e G. morì poco dopo la scarcerazione per amnistia.
CARLO E NELLO ROSSELLI (1899-1937 E 1900-1937)
Aderirono al Partito Socialista Unitario. Fondarono, con G. Salvemini, E. Rossi il foglio clandestino Non mollare! la rivista
Il quarto stato. Furono tra gli organizzatori dell'emigrazione politica
antifascista clandestina e aiutarono l'evasione di F. Turati. Carlo fu confinato a Lipari, dove scrisse Socialismo liberale ,
elogiando un socialismo democratico. Nel 1929 evase da Lipari con F. S. Nitti e E. Lussu e riparò in Francia, dove
costituì il movimento Giustizia e Libertà, di cui fu la guida fino alla morte con il fratello Nello. Carlo fu ombattente (1936) nella guerra civile spagnola a fianco delle truppe
repubblicane, venne ferito in battaglia. Entrambi furono assassinati in Francia da agenti assoldati dal
SIM (servizio di spionaggio fascista).
BENEDETTO CROCE(1866-1952) Senatore dal 1910, ministro dell'Istruzione con Giolitti (da lui sempre
ammirato) nel 1920-21. Nel 1925 si dichiarò in opposizione, redigendo il Manifesto degli
intellettuali antifascisti. Non fu mai vessato dal fascismo perché troppo conosciuto e stimato
dalla comunità internazionale! Caduto il fascismo, tornò per breve tempo alla vita politica attiva,
come ministro senza portafoglio nel gabinetto Badoglio costituito dai sei partiti antifascisti del CLN (comitato di liberazione nazionale), e nel
primo gabinetto Bonomi. Tenne sino al 1947 la presidenza effettiva del Partito liberale e sino al
1948 quella onorari. Fu consultore, deputato alla Costituente e dal 1948 senatore di
diritto. Nel 1947 fu nominato socio onorario dell'Accademia dei Lincei, della quale era stato in passato e fondò a Napoli l'Istituto italiano per gli studi storici, a disposizione del quale aveva posto la sua biblioteca,
forse la più importante biblioteca privata d'Italia.
PIERO GOBETTI (1901-1925) Nel 1918 ( a 17 anni!!) fondò e diresse il periodico Energie nuove.
Nel 1922 fondò il settimanale Rivoluzione liberale, nel cui programma confluirono i risultati delle sue ricerche storiche e i suoi
propositi d'azione politica. Egli giudicava fallito il Risorgimento perché realizzato solo da capi e
non si era inserito, con una riforma spirituale e con un rinnovamento di vita, nelle coscienze.
Vide nel fascismo l'incarnazione di tutte le insufficienze della nazione italiana e lo combatté nelle sue radici, con un'intransigenza che gli costò vessazioni morali e aggressioni fisiche, in seguito alle
quali andò esule in Francia, dove morì dopo pochi giorni. Il suo pensiero (che tentava di conciliare pensiero liberale e
socialismo con rigole morale e sentimento religioso) ha influenzato tutte le correnti giovani e vive della politica italiana e in particolare
il movimento di "Giustizia e libertà".
ALTIERO SPINELLI (1907-1986)
N1924 aderì alla Federazione giovanile e al gruppo universitario comunista e segretario interregionale
della gioventù comunista, finché nel giugno del 1927 fu arrestato a Milano. Fu condannato dal
tribunale per la difesa dello Stato a sedici anni e otto mesi di carcere, seguiti nel 1937 da sei di confino prima a Ponza e poi a Ventotene. Qui,
insieme a E. Rossi, redisse nel 1941 il Manifesto «Per un’Europa libera e unita». Liberati nel 1943 i
due andarono in Svizzera. Tornò in Italia nel ‘44 e nel 1946 fondò un partito democratico e repubblicano e (ma questa è tutta
un’altra storia) iniziò la sua missione di Padre dell’Europa Unita.