Gli attori della conoscenza:
la Polizia Penitenziariadr. Ezio GIACALONE – Commissario Capo della Polizia Penitenziaria
Alla ricerca della verità ordinamentaleverso la Polizia Penitenziaria: le tappe
• 1931 Regolamento per gli Istituti di Prevenzione e Pena RD 787 del 1931 • 1937 Regolamento del Corpo Agenti di Custodia R.D. 30 dicembre 1937, n. 2584
Corpo “militarmente organizzato”
• 1945 Decreto Luogotenenziale del Guardasigilli Togliatti
inserimento del Corpo Agenti di custodia - a pieno titolo –
nelle Forze Armate dello Stato > RDM, c.p.m.p, uso legittimo armi, etc. etc.
• 1975 OP - Ordinamento Penitenziario LEGGE N. 354/75
• 1990 Riforma del Corpo e dell‘ Amministrazione LEGGE N. 395/90
- scioglimento Corpo militare Agenti Custodia: nasce il CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA Corpo di
Polizia dello Stato a ordinamento civile
• - e' soppressa la Direzione Generale Istituti Prevenzione e Pena
• nasce il DAP - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria
• 2
FINO AL 1999: resta in vigore il Regolamento militare del Corpo degli Agenti di Custodia,
innestato e adattato nella prassi, in virtu'
- di specifiche e isolate previsioni normative , di cui alla legge 395/90 e D.Lgs. 443/92
- di quanto affermato nelle numerose Circolari successive alla riforma
Si registrano numerosi problemi pratici e teorici su cui ci si arrovella (ad es. uso legittimo delle
armi ex art 169 Reg. AA di C), rimangono consuetudini e precipitati storici (ad es. registri)
1999 entra finalmente in vigore il DPR. n. 82 /99
Fonte di pari rango a Reg. Es. 1976/2000
“REGOLAMENTO DI SERVIZIO DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA”
Ben 24 anni dopo l'entrata in vigore dell‘Ordinamento Penitenziario
Dopo circa 10 anni dalla Riforma del Corpo e dell’Amministrazione
Alla ricerca della verità ordinamentale: il Regolamento di Servizio degli Agenti di Custodia 1937
il Regolamento di Servizio della Polizia Penitenziaria - DPR n. 82/99 Il Regolamento di Servizio del Corpo di Polizia Penitenziaria nasce solo nel 1999 e cioè
• ben 24 anni dopo l‘Ordinamento Penitenziario
• quasi 10 anni dopo la riforma dell'amministrazione e la smilitarizzazione del Corpo !
• riforma nata peraltro ben 15 anni dopo l’Ordinamento Penitenziario l. n. 354/ 1975
Andiamo a vedere cosa diceva il Regolamento degli Agenti di Custodia del 1937
Il Regolamento del 1937 era così retrogrado ed arretrato come si dice ?
RAPPORTI CON I DETENUTI
Art. 64. Norme generali di condotta.
Gli agenti, nel compimento del loro dovere, curando il mantenimento dell'ordine e della disciplina e
l'adempimento degli obblighi inerenti alla pena, debbono aver presente che i mezzi di coazione
nell'esecuzione mirano nello stesso tempo a punire ed a riadattare il condannato alla vita sociale.
Contegno dignitoso, fermo e cortese, spirito di giustizia nel trattamento dei singoli, costante
preoccupazione dei bisogni morali e materiali dei detenuti sono le modalità che assicurano il
successo dell'opera degli agenti.
SEGUE - IL REGOLAMENTO DEGLI AGENTI DI CUSTODIA:
Per quanto concerne gli aspetti del trattamento penitenziario previsti Agenti
“Capi d'arte”: a loro è demandata addirittura la gestione diretta e in via
esclusiva (sino al 1975) di uno degli elementi fondamentali del trattamento: il
lavoro
Art. 142. Agenti capi d'arte e sottocapi d'arte.
Gli agenti che siano in possesso della necessaria capacità ed attitudine possono
essere adibiti al servizio delle lavorazioni in qualità di capi d'arte e sottocapi
d'arte. Sono preferiti gli agenti in possesso del certificato di abilitazione
all'esercizio di un'arte o mestiere, rilasciato da una scuola industriale del
Regno. Il Ministero può scegliere, fra gli agenti che posseggono la necessaria
attitudine e pratica, un certo numero di essi per destinarli a frequentare corsi
di perfezionamento presso le scuole industriali suddette, allo scopo di
conseguire il certificato di abilitazione.
ART. 143. DOVERI DEI CAPI D'ARTE E DEI SOTTOCAPI D'ARTE. Gli agenti capi d'arte hanno i seguenti speciali doveri:1)ricevono in consegna le macchine, gli strumenti e gli utensili della lavorazione, e ne sorvegliano il normale uso e la regolare conservazione;2)ritirano dal funzionario incaricato le materie da lavoro, dandone ricevuta nell'apposito registro, e distribuiscono ai lavoranti quelle occorrenti per la confezione dei manufatti;3)rispondono della regolare confezione dei manufatti;4)impediscono che nessun lavoro sia eseguito senza regolare ordine scritto rilasciato dalla direzione;5)prendono nota a tergo degli ordini di lavoro delle materie impiegate e della mercede spettante al detenuto;6)controllano, ad ogni cessazione dal lavoro, con lo eventuale ausilio delle guardie addette alla sorveglianza dei lavoranti, l'esistenza degli strumenti ed utensili indicati al n. 1, facendoseli riconsegnare dai lavoranti stessi prima di lasciare il posto di lavoro e conservandoli in appositi locali od armadi le cui chiavi devono essere da loro tenute;7)istruiscono e dirigono i lavoranti, vegliano che questi osservino le norme del mestiere, che non sciupino materiali e che attendano al lavoro con diligenza;8)provvedono, insieme agli agenti addetti alla sorveglianza, che dai lavoranti siano rispettate le norme disciplinari e curati l'ordine e la pulizia del laboratorio.
ORDINAMENTO DEL ORDINAMENTO DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIACORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA
• Il Corpo di Polizia Il Corpo di Polizia
Penitenziaria è stato istituito Penitenziaria è stato istituito
dalla dalla Legge 395 del 1990Legge 395 del 1990..
• Dipende dal Ministero della Dipende dal Ministero della
Giustizia - Dipartimento Giustizia - Dipartimento
dell’Amministrazione dell’Amministrazione
Penitenziaria.Penitenziaria.
La Legge di riforma n. 395/90Il PRINCIPIO ISPIRATORE DELLA RIFORMA di cui alla legge n. 395/90, con particolare riferimento
alla Polizia Penitenziaria, e' la NECESSITA' DI RAGGIUNGERE :
• 1) L'ASSOLUTA UNITA' FUNZIONALE ED ORGANIZZATIVA DEL CORPO (ora di POLIZIA
PENITENZIARIA) CON L‘AMMINISTRAZIONE (ora DAP):
• non esiste piu' la figura del Comandante Generale del Corpo degli Agenti di Custodia
• non esiste piu' l’Ufficio del personale militare del Corpo degli Agenti di Custodia, separato
dall‘Ufficio del personale “civile” dell’Amministrazione, ma viene istituito un unico Ufficio Centrale
del Personale
• non esistono piu' i Comandi Regionali del Corpo degli Agenti di Custodia
• non esistono piu' le Scuole militari del Corpo, ed i relativi Battaglioni allievi, ma vengono istituite
le Scuole di tutto il personale dell’Amministrazione (ma vedi sul punto art. L. 395/90)
• non esistono piu' gli Ufficiali del Corpo (transitano ad altri Corpi di polizia o vanno in un ruolo a
esaurimento, ma vedi vigente art. 67 OP) ma i funzionari direttivi dell'amministrazione (non
incardinati nella Polizia Penitenziaria ma appartenenti alla carriera dei direttori di istituto)
vengono equiparati - a livello giuridico ed economico - ai Commissari della Polizia di Stato (c.d. art.
40)
2) la MASSIMA UNITA' DI INTENTI POSSIBILE TRA TUTTO IL PERSONALE
(cioe' tra e con i diversi attori) dell‘Amministrazione Penitenziaria, grazie:
- alla democratizzazione dell'amministrazione e - al contempo - al tentativo di superare la
rigidita', quando non la vera e propria segregazione, derivante dallo status militare;
- al superamento della cultura dell’adempimento formale;
- ad un organizzazione omogenea, elastica ed analoga per tutto il personale (creazione
AREE negli Istituti e nei CSSA), finalizzata all’efficienza ed efficacia agire amministrativo (L.
241/90 coeva);
- alla necessità di un confronto operativo - formale e informale - continuo tra tutti gli
attori penitenziari (organizzazione per equipe / team / staff / gruppi di lavoro/ unità
operative)
- alla libera sindacalizzazione di tutto il personale ed al contributo e coinvolgimento
positivo dei Sindacati all’intera organizzazione penitenziaria;
- alla acquisizione di un modus operandi comune tra tutto il personale
dell'amministrazione
LEGGE N. 395 del 1990• DA’ L’AVVIO ALLA C.D.
RIFORMA DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
• SCIOGLIE IL CORPO DEGLI AGENTI DI CUSTODIA ed ELIMINA
IL RUOLO DELLE VIGILATRICI PENITENZIARIE
• ISTITUISCE IL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA
• ELIMINA LA DIREZIONE GENERALE ISTITUTI DI PREVENZIONE
E DI PENA
• ISTITUISCE IL DAP – DIPARTIMENTO
DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
ART. 1 LEGGE N. 395 del 1990 ISTITUZIONE del CORPO di POLIZIA PENITENZIARIA
• 1. E' istituito il Corpo di Polizia Penitenziaria.
• 2. Il Corpo di Polizia Penitenziaria e' posto alle dipendenze del
Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione
penitenziaria, e' un Corpo civile, ha ordinamento, organizzazione e
disciplina rispondenti ai propri compiti istituzionali.
• 3. Ferme restando le proprie attribuzioni, il Corpo fa parte delle forze
di polizia.
• 4. Per tutto quanto non espressamente disciplinato nella presente
legge, si applicano, in quanto compatibili, le norme relative agli
impiegati civili dello Stato.
Art. 16 LEGGE N. 121 del 1981 - FORZE DI POLIZIA Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla Polizia di Stato
sono forze di polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze:
a) l'Arma dei Carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di pubblica
sicurezza;
b) il Corpo della Guardia di FinanzaCorpo della Guardia di Finanza, per il concorso al mantenimento dell'ordine e della
sicurezza pubblica.
Fatte salve le rispettive attribuzioni e le normative di vigenti ordinamenti, sono
altresi' forze di polizia e possono essere chiamati a concorrere nell'espletamento di
servizi di ordine e di sicurezza pubblica
il Corpo di Polizia PenitenziariaCorpo di Polizia Penitenziaria e il Corpo Forestale dello Stato.
Le forze di polizia possono essere utilizzate anche per il servizio di pubblico soccorso.
ART. 2 LEGGE N. 395 del 1990 Scioglimento del Corpo degli agenti di custodia e soppressione ruolo delle vigilatrici penitenziarie
1. Il Corpo degli agenti di custodia e' disciolto ed il ruolo
delle vigilatrici penitenziarie e' soppresso.
2. Il personale del disciolto Corpo degli agenti di custodia
e quello del soppresso ruolo delle vigilatrici
penitenziarie entrano a far parte del Corpo di polizia
penitenziaria, secondo le modalita' e in base alle
norme di Inquadramento indicate nella presente legge.
ART. 7 LEGGE N. 395 del 1990 BANDIERE E BENI DEL CORPO, ARMAMENTO, UNIFORMI
1. Le bandiere e le decorazioni del Corpo degli agenti di custodia sono attribuite al Corpo di polizia penitenziaria. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della Giustizia, di concerto con i Ministri dell‘Interno, della difesa e delle finanze, sono stabilite le caratteristiche della bandiera del Corpo di polizia penitenziaria.
2. Le attrezzature, i mezzi, gli strumenti, gli equipaggiamenti ed ogni altra dotazione del Corpo degli agenti di custodia sono attribuiti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
3. I criteri per la determinazione dell'armamento in dotazione al Corpo di polizia penitenziaria sono stabiliti, anche in difformita' dalle vigenti norme in materia di armi, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Giustizia, di concerto con i Ministri dell'interno, della difesa e delle finanze, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
4. Il Ministro della Giustizia con proprio decreto determina le caratteristiche delle divise uniformi degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria nonche' i criteri concernenti l'obbligo e le modalita' d'uso.
Art. 3 LEGGE N. 395 del 1990 ORGANIZZAZIONE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
1. Il Corpo di polizia penitenziaria dispone di:
a) centri di reclutamento;
b) scuole ed istituti di istruzione;
c) magazzini per il vestiario, per l'equipaggiamento e per il casermaggio.
2. Per l'espletamento dei compiti di istituto il Corpo di polizia penitenziaria dispone di un servizio navale e di un servizio di trasporto terrestre, organizzati secondo le modalita' di cui al regolamento di servizio.
3. Il Corpo di polizia penitenziaria puo' svolgere attivita' sportiva e puo' inoltre costituire una propria banda musicale.
ART. 5 LEGGE N. 395 del 1990COMPITI ISTITUZIONALI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
1.Il Corpo di Polizia Penitenziaria
espleta tutti i compiti - conferitigli dalla presente legge,- dalla Legge 26 luglio 1975, n. 354 (OP –
Ordinamento Penitenziario),- dal Regolamento DPR 431 del 1976 (REG. ES.) e
loro successive modificazioni (DPR 230/2000)- nonche' dalle altre leggi e regolamenti.
ART. 5 co. 2 LEGGE N. 395 del 1990COMPITI ISTITUZIONALI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
Il Corpo di Polizia Penitenziaria - attende ad assicurare l'esecuzione dei provvedimenti
restrittivi della liberta' personale; - garantisce l'ordine all'interno degli istituti di
prevenzione e di pena e ne tutela la sicurezza;- partecipa, anche nell'ambito di gruppi di lavoro, alle
attivita' di osservazione e di trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati;
- espleta il servizio di traduzione dei detenuti ed internati ed il servizio di piantonamento dei detenuti ed internati ricoverati in luoghi esterni di cura
ART. 5 LEGGE N. 395 del 1990 COMPITI ISTITUZIONALI DELLA POLIZIA PENITENZIARIASERVIZIO DI ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA
SERVIZIO DI PUBBLICO SOCCORSO
Fatto salvo l'impiego ai sensi dell'articolo 16, secondo e terzo comma, della legge 121 del 1981, gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria [agenti e sostituti Ufficiali di Pubblica Sicurezza]non possono comunque essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai servizi di istituto.
ART. 6 LEGGE N. 395 del 1990PERSONALE DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA
1. Il personale maschile e quello femminile del Corpo di Polizia Penitenziaria espletano i servizi di istituto con parita' di attribuzioni, di funzioni, di trattamento economico e di progressione di carriera.
2. Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria da adibire a servizi di istituto all'interno delle sezioni deve essere dello stesso sesso dei detenuti o internati ivi ristretti.
art. 4 D.Lgs. n. 449 del 1992
La deplorazione è una dichiarazione scritta di formale riprovazione, con la quale vengono punite le seguenti infrazioni: g) l'introdursi nelle sezioni ove sono ristretti detenuti di sesso diverso, senza autorizzazione
ART. 6 LEGGE N. 395 del 1990PERSONALE DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA
3. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria e' suddiviso nei seguenti ruoli,
secondo l'ordine gerarchico: a) ruolo degli ispettori; b) ruolo dei sovrintendenti;c) ruolo degli agenti e degli assistenti
Artt. 5 e 20 D.Lgs. N. 146/2000 – COMMISSARI e DIRIGENTI
Istituiti 2 RUOLI APICALI del Corpo (c.d. FUNZIONARI ) sovraordinati gerarchicamente ai ruoli sopra indicati:I) RUOLO DIRETTIVO ORDINARIO e DIRIGENTIII) RUOLO DIRETTIVO SPECIALE
IL RAPPORTO GERARCHICO
La dottrina militare definisce così la gerarchia:
- il rapporto che collega (organi e) persone
- appartenenti ad una medesima istituzione
- in una struttura piramidale,
- nella quale agli organi superiori, partendo dal vertice verso la
base, spetta una potestà di comando
- nei confronti degli organi inferiori, tenuti all'obbedienza
POTERE – DOVERE – RESPONSABILITA’
ART. 9 LEGGE N. 395 del 1990DOVERI DI SUBORDINAZIONE
Gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria hanno doveri di subordinazione
gerarchica nei confronti:
a) del Ministro della Giustizia
b) dei Sottosegretari di Stato per la giustizia quando esercitano, per delega
del Ministro, attribuzioni in materia penitenziaria;
c) del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria;
d) del Direttore dell‘Ufficio del personale del Corpo di polizia penitenziaria;
e) del Provveditore Regionale;
f) del Direttore dell'istituto, ufficio, servizio o scuola;
g) dei superiori gerarchici.
ART. 10 LEGGE N. 395 del 1990 ORDINE GERARCHICO E RAPPORTI FUNZIONALI
1. L'appartenente al Corpo di polizia penitenziaria e' tenuto ad eseguire gli ordini impartiti dal superiore gerarchico.
2. Gli ordini devono essere attinenti al servizio o alla disciplina,+ non eccedenti i compiti di istituto+ non lesivi della dignita' personale di coloro cui sono diretti3. L'appartenente al Corpo, al quale sia rivolto un ordine che egli ritenga
palesemente illegittimo, deve farlo rilevare al superiore che lo ha impartito, dichiarandone le ragioni; se l'ordine e' rinnovato per iscritto, e' tenuto a darvi esecuzione e di esso risponde a tutti gli effetti il superiore che lo ha impartito. Qualora ricorrano situazioni di pericolo e di urgenza, l'ordine ritenuto palesemente illegittimo deve essere eseguito su rinnovata richiesta anche verbale del superiore, che al termine del servizio ha l'obbligo di confermarlo per iscritto.
3. L'appartenente al Corpo, al quale viene impartito un ordine la cui esecuzione costituisce manifestamente reato, non lo esegue ed informa immediatamente i superiori.
4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 si applicano, in quanto compatibili, ai rapporti di dipendenza funzionale.
NORME PENALI SPECIALI PER IL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA(art.20 L.395/90 richiama gli artt. 71-72-73-74-75-76-77-78-79 della L.121/81)
Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria è soggetto alla giurisdizione
penale ordinaria e alle seguenti norme penali speciali:
• ABBANDONO DEL POSTO DI SERVIZIO
• RIVOLTA
• ASSOCIAZIONE AL FINE DI COMMETTERE IL DELITTO DI RIVOLTA
• MOVIMENTO NON AUTORIZZATO DI REPARTO
• MANIFESTAZIONI COLLETTIVE CON MEZZI OD ARMI DELLA POLIZIA
• ALTERAZIONE DI ARMI O MUNIZIONI,PORTO DI ARMI NON IN DOTAZIONE
• ARBITRARIA UTILIZZAZIONE DI PRESTAZIONI LAVORATIVE
COMPITI ISTITUZIONALI COMPITI ISTITUZIONALI DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIADEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA
ART. 5 L. 395/1990ART. 5 L. 395/1990
1. Assicura l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale;
2. Garantisce l’ordine all’interno degli istituti penitenziari e ne tutela la sicurezza;
3. Partecipa alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati;
4. Espleta il servizio di traduzione e piantonamento dei detenuti ed internati
Il Corpo di polizia penitenziaria svolge anche le attività accessorie necessarie al pieno assolvimento dei compiti d’istituto
UFFICIALI ED AGENTI DI POLIZIA GIUDIZIARIAUFFICIALI ED AGENTI DI POLIZIA GIUDIZIARIAART.57 C.P.P.ART.57 C.P.P.
• L’art. 57 del c.p.p. attribuisce al personale appartenente al Corpo di Polizia
Penitenziaria la qualifica di UFFICIALI o AGENTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA
• Finalmente, la Circolare DAP 82250 del 5.3. 2008 disciplina e coordina le
attività svolte dalla Polizia Penitenziaria in qualità di organo di polizia
amministrativa con le attività svolte come organo /servizio di polizia
giudiziaria
• Vengono così chiariti i rapporti tra sicurezza penitenziaria e attività di PG ed i
rapporti tra la Polizia Penitenziaria e le competenze normative poste in capo
– rispettivamente - al Direttore di Istituto ed all’Autorità Giudiziaria
FUNZIONI DELLA POLIZIA GIUDIZIARIAFUNZIONI DELLA POLIZIA GIUDIZIARIAART. 55 c. p. p.ART. 55 c. p. p.
La POLIZIA GIUDIZIARIA:
• prende notizia dei reati (vedasi art. Reg. Es.)
• impedisce che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori
• ricerca gli autori dei reati
• assicura le fonti di prova
• svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dall’autorità
giudiziaria.
Polizia Penitenziaria: accesso allo SDI del Ministero dell’Interno –
Dipartimento di PS (provvedimenti, COPE, CNR, etc.) come strumento di
conoscenza del detenuto
Attività di polizia giudiziaria in ambito penitenziarioFATTO – EVENTO CRITICO - REATO
Profili di ordine e sicurezza penitenziaria
INFORMARE DIRETTORE
ATTIVARSI DAL PUNTO DI VISTA DELLA SICUREZZA
PENITENZIARIA
- PROFILI DISCIPLINARI
- GRANDE GRANDISSIMA SORVEGLIANZA
-ISOLAMENTO
-VISITA MEDICA
OPERARE SECONDO LA VIGENTE NORMATIVA PENITENZIARIA:
POLIZIA PENITENZIARIA
DIRETTORE
CONSIGLIO DI DISCIPLINA
RICHIESTA TRASFERIMENTO PER ORDINE E SICUREZZA
Profili di polizia giudiziariaATTIVITA’ DI POLIZIA GIUDIZIARIA:- CRISTALLIZZARE LA SCENA DEL CRIMINE- FOTOGRAFIE- SIT- RELAZIONI DI SERVIZIO / ANNOTAZIONI DI PG
INFORMATIVA COMPLETA DI REATO AL PM E PER CONOSCENZA AL DIRETTORE
ATTIVITA’ DELEGATA DA PARTE DEL PM
AGENTI e s.UFFICIALI AGENTI e s.UFFICIALI di PUBBLICA SICUREZZAdi PUBBLICA SICUREZZA
Art. 16 della Legge 121 del 01.04.1981 Art. 16 della Legge 121 del 01.04.1981 (Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza)(Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza)
Il Corpo di Polizia Penitenziaria concorre con Il Corpo di Polizia Penitenziaria concorre con
le altre forze di polizia nell’espletamento di le altre forze di polizia nell’espletamento di
servizi di ordine, sicurezza pubblica e di servizi di ordine, sicurezza pubblica e di
pubblico soccorsopubblico soccorso
POLIZIA STRADALEart.12 comma 1, let. f-bis D.lgs 30 aprile 1992
• Il Corpo di Polizia Penitenziaria
espleta i servizi di polizia stradale
in relazione ai compiti d’istituto
Art. 14 L. 395/90 Ruolo Agenti/Assistenti
Al personale appartenente al ruolo degli agenti e degli assistenti
sono attribuite mansioni esecutive in ordine ai compiti
istituzionali con il margine di iniziativa e di discrezionalita'
inerente alle qualifiche possedute; detto personale
vigila sulle attivita' lavorative e ricreative organizzate negli
istituti per i detenuti e gli internati;
indica elementi di osservazione sul senso di responsabilita' e
correttezza nel comportamento personale e nelle relazioni
interpersonali interne, utili alla formulazione di programmi
individuali di trattamento;
Art. 14 L. 395/90 Ruolo Sovrintendenti
al personale appartenente al ruolo dei
sovrintendenti sono attribuite funzioni rientranti
nello stesso ambito di quelle previste per gli
agenti/assistenti, ma implicanti un maggiore livello
di responsabilita', nonche' funzioni di
coordinamento di unita' operative a cui detto
personale impartisce disposizioni delle quali
controlla l'esecuzione e di cui risponde
Art. 14 L. 395/90 Ruolo Ispettorial personale appartenente al ruolo degli ispettori sono attribuite mansioni di
concetto che richiedono adeguata preparazione professionale e conoscenza
dei metodi e della organizzazione del trattamento penitenziario, nonche'
specifiche funzioni nell'ambito del servizio di sicurezza e nell'organizzazione dei
servizi di istituto secondo le direttive e gli ordini impartiti dal direttore
dell'istituto; sono altresi' attribuite funzioni di direzione, di indirizzo e di
coordinamento di unita' operative e la responsabilita' per le direttive e le
istruzioni impartite nelle predette attivita' e per i risultati conseguiti;
gli appartenenti al ruolo degli ispettori partecipano alle riunioni di gruppo di
cui agli articoli 28 e 29 del regolamento approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 29 aprile 1976, n. 431
D.Lgs. 146/2000 Funzioni personale direttivo e dirigente Polizia Penitenziaria
Il predetto personale, svolge le proprie funzioni all'interno dell'area sicurezza
presso i Provveditorati regionali, gli Istituti penitenziari e le scuole
dell'Amministrazione;
assume le funzioni di Comandante di Reparto presso gli istituti, le scuole e i
servizi secondo le norme del vigente ordinamento e del regolamento di servizio
del Corpo di polizia penitenziaria;
in qualità di Responsabile dell‘Area Sicurezza presso gli istituti penitenziari
sovrintende alle attivita' di competenza di detta area, coordinando l'azione e gli
interventi operativi normativamente attribuiti al personale del Corpo dei
restanti ruoli, gerarchicamente subordinati, specialmente in materia di ordine e
sicurezza, osservazione e trattamento delle persone detenute ed internate,
organizzazione e pianificazione del servizio traduzioni e piantonamenti
L’ORGANIZZAZIONE DELL’ISTITUTO PER AREE
La CIRCOLARE DAP n. 3337/5787 del 7 febbraio 1992 (avente ad oggetto “Istituti penitenziari e centri di servizio sociale. Costituzione e funzionamento delle Aree”) ed il successivo d.lgs. n. 444 del 1992 hanno organizzato le principali articolazioni periferiche dell’Amministrazione Penitenziaria (Istituti e CSSA oggi UEPE) secondo il principio delle aree.
Questo tipo di organizzazione riconosce ed incoraggia, insieme, l’unità dell’Amministrazione e la molteplicità delle varie professionalità che compongono questa unità, in essa riconoscendosi ed arricchendola.
L’unità che lega tra loro le aree nel comune mandato istituzionale dell’istituto impone però sinergia, convergenza e coordinamento tra tutte le diverse e molteplici professionalità presenti, pur nel riconoscimento e nella valorizzazione della specificità, della ricchezza e del contributo particolare di ciascuna, in uno spirito di collaborazione, comprensione e rispetto reciproci.
ART. 4 REG.ES.
Alle attività di trattamento svolte negli istituti
[…] partecipano tutti gli operatori penitenziari, secondo le
rispettive competenze.
Gli interventi di ciascun operatore professionale o volontario
devono contribuire alla realizzazione di una positiva atmosfera di
relazioni umane e svolgersi in una prospettiva di integrazione e
collaborazione
[…;a tal fine…] i direttori degli istituti indicono apposite e
periodiche conferenze di servizio.
Il DIRETTORE DIRIGE L’ISTITUTODirige, coordina e supervisiona tutte le aree dell’istituto – coordinando gli interventi delle diverse figure professionali per il raggiungimento unitario ed armonico delle finalità previste dalle norme vigenti – e rappresenta l’unità dell’istituto.
OGNI AREA È DIRETTA DA UN FUNZIONARIO dotato della professionalità richiesta, cui compete di assumere tutti i provvedimenti e le iniziative volte a garantire la migliore funzionalità ed efficienza operativa dell’area e la sua piena corrispondenza alla normativa, agli obiettivi ed alle finalità istituzionali di competenza, nonché alle disposizioni impartite dall’Amministrazione.
Il CAPO AREA esercita dunque la sua autonomia tecnico – professionale svolgendo attività non solo di supervisione, controllo e verifica, ma anche di coordinamento, stimolo e valorizzazione di tutto il personale che svolge servizio nell’area di sua competenza; intrattiene inoltre continui rapporti con le altre aree nonché col Direttore per mantenete l’omogeneità di indirizzo e attività dell’Istituto
AREA DELLA SICUREZZAL’Area della Sicurezza coincide quasi totalmente con il Comando del Reparto di Polizia Penitenziarial’Area Sicurezza, diretta dal Comandante del Reparto, racchiude in sé tutto il personale del Corpo in servizio presso l’Istituto addetto ai compiti istituzionali.
Alla Direzione dell’Area della sicurezza ed al Comando del Reparto di Polizia Penitenziaria di ogni Istituto è preposto un funzionario appartenente ai ruoli direttivi (commissari) del Corpo che organizza e dirige l’Area Sicurezza, il Reparto di PP e le Unità Operative che lo compongono con l’autonomia riconosciutagli dalla vigente normativa (art. 31, reg. serv. PP; artt. 6 e 21, d.lgs. n. 146 del 2000; d.m. 28 gennaio del 2004)
A tal fine, il Funzionario Comandante dirige e coordina tutta l’azione e gli interventi operativi che la legge attribuisce al personale di Polizia Penitenziaria dei restanti ruoli, specialmente in materia di ordine e sicurezza, osservazione e trattamento dei detenuti
LA SPECIFICITA’ DELLA POLIZIA PENITENZIARIALA SPECIFICITA’ DELL’ AREA DELL’ORDINE E DELLA SICUREZZA
La Polizia Penitenziaria non è però un attore come gli altri, è un attore particolare e diverso dagli altri
per:- status e funzioni OBBLIGHI DI REPERIBILITA’ / RESIDENZA / OBBEDIENZA / DIVIETO DI
SCIOPERO - organizzazione- diritti e doveri GERARCHIA
Non solo: la Polizia Penitenziaria - ne più e nè meno come gli Agenti di Custodia – e' un
Corpo di polizia dello Stato (Legge n. 121 del 1981)
L'idea di Corpo rimanda immediatamente a diversi concetti, che esplicitiamo di seguito:
1) innanzitutto un Corpo, secondo una nozione soddisfacente per i nostri fini ricavata dal diritto
amministrativo, e‘
una unita' [militare] organizzata che svolge - nell'ambito di una forza armata - un complesso di compiti in
modo coordinato e riconducibili alla mission della Forza Armata di appartenenza
(si pensi alle specialità dell‘Esercito: Corpo degli Alpini, Corpo dei Bersaglieri)
Il Corpo - in questo caso di polizia, cioè un Corpo armato dello Stato italiano - e' quindi un'entità
omogenea ed organizzata:
• con uno o più fini istituzionali (c.d compiti di istituto) stabiliti da specifiche Leggi
• con una gerarchia più o meno rigida
• con una determinata organizzazione logistica
• con un capo e uno staff "stato maggiore"
• che ha un suo spirito di corpo:
l’idea cioè che c‘è un insieme di valori
+ condivisi tra tutti gli appartenenti
- che distingue gli appartenenti dai non appartenenti
Quindi tutte le caratteristiche sopra descritte rinviano a due idee di fondo:
• + coesione interna: a livello estetico ed etico:
• codici di valori, linguaggio e comportamento condivisi
• gerarchia, stemma, motto, saluto, uniforme, cerimoniale,
• qualifica/grado/funzioni, diritti e doveri derivanti da uno status particolare
• linguaggio operativo e gergo comune
Ciò rileva però – allo stesso tempo ed in misura direttamente proporzionale alla presenza dei
fattori di “rinforzo dell’appartenenza al Corpo” anche in negativo,
cioè a livello di distinzione e differenziazione nei confronti degli altri soggetti, operatori e non
Vedasi sul punto: Goffmann “Asylums”
lo staff separato dagli altri, l'uniforme, le insegne di qualifica, i linguaggi diversi
* * *La scelta operata dal legislatore con la riforma del 1990, contrariamente alla scelta operata dal
legislatore del 1981 - legge n. 121/81 –
e' stata quella di mantenere un Corpo (Polizia Penitenziaria) separato giuridicamente – e in una
certa parte anche organizzativamente – dall’Amministrazione Penitenziaria:
• rapporto di lavoro diverso dagli altri operatori penitenziari (Comparto Sicurezza), c.d. di Diritto
Pubblico
• Status speciale (c.d. specificità): gerarchia, disciplina particolare, ruoli del personale separati tra
loro, distinzione degli operatori per sesso, divieto di sciopero, reati propri, etc. etc.
La specificità dell’Area SicurezzaRapporto stretto e simbiotico Direttore – Comandante
Vincolo gerarchico che lega Direttore al personale dell’Area
Sicurezza
Qualifiche diverse e coesistenti del personale del Corpo:
operatore penitenziario e agt/uff di PG
Autonomia del Comandante:
- relativa: Tecnico professionale (Regolamento di Servizio e DM
2004): possibilità di emanare Ordini di Servizio
- Responsabile SDI e polizia giudiziaria
Alla ricerca della verita' ordinamentalegli ATTORI e la CONOSCENZA
CHI, CON CHI, COME E QUANDO
CHI LA POLIZIA PENITENZIARIA POLIZIA PENITENZIARIA È SICURAMENTE UN
ATTORE DELLA CONOSCENZAATTORE DELLA CONOSCENZA
per la Legge di riforma n. 395 del 1990, art. rientrano
- a pieno titolo ed in modo ufficiale e formale –
tra i compiti istituzionali del Corpo di Polizia Penitenziaria la partecipazione del
personale alle attività di trattamento
la Polizia Penitenziaria partecipa
- cioè è parte attiva, attore in primo piano, assieme agli altri –
alle attività relative al trattamento penitenziario di cui alla vigente normativa
CON CHI E COME
AVVIENE LA CONOSCENZA DELLA PERSONA DETENUTA DA PARTE DELLA POLIZIA
PENITENZIARIA ?
"anche nell'ambito dei GRUPPI DI LAVORO"
cioè: sia come operatori di PP sia assieme ad altri operatori
AFFERMAZIONE IMPORTANTISSIMA AFFERMAZIONE IMPORTANTISSIMA NON SOLO A LIVELLO STORICO-NORMATIVO
- perché SANCISCE LA FINE DELLA RIGIDA SEPARAZIONE PROFESSIONALE TRA
PERSONALE DEL CORPO E RESTANTE PERSONALE “civile” dell’AMMINISTRAZIONE
- perché è - molto probabilmente - la prima volta che in Italia l’ordinamento giuridico
(legge) prevede esplicitamente il concetto di “Gruppo di lavoro" (vedasi concetto di
“Conferenza di servizio” L. 241 del 1990)
MA ANCHE A LIVELLO SOGGETTIVO – ORGANIZZATIVO cioe' a livello di attori che
operano nell’ambito penitenziario
perché afferma a chiare lettere che la "procedura di conoscenza del condannato",
elemento necessario ed imprescindibile per iniziare qualsiasi discorso anche latamente
trattamentale,
non e' il monopolio di un'unica figura professionale (ad es. educatore o esperto ex art. 80
op) ma è anche compito principale della Polizia Penitenziaria, cioè rientra tra i compiti
per i quali il Corpo è stato istituito (questo significa compito istituzionale),
e - al contempo - afferma pure che
è un compito che - intrinsecamente - non può nemmeno essere svolto in solitudine dagli
operatori del Corpo (cfr. richiamo ai gruppi di lavoro)
AFFERMAZIONE QUINDI FONDAMENTALE A LIVELLO DI METODO DI LAVORO
CHE LA POLIZIA PENITENZIARIA DEVE NECESSARIAMENTE ADOTTARE
-cioe': l'osservazione del detenuto, ed il relativo e conseguente trattamento penitenziario
individualizzato, costituiscono una procedura che e' necessariamente collettiva e multi-
professionale, cioe' effettuata nel corso del tempo – congiuntamente e individualmente - da diversi
operatori penitenziari con diverse professionalita'
- tali attori si confrontano tra loro in diversi momenti informali e formali:
equipe, got, equipe di accoglienza, procedimento disciplinare,
udienza coi ristretti, colloqui vari, eventi critici, iniziative trattamentali, etc. etc.
• con assiduita' e continuita' nel corso del tempo
• in modo sistematico e co-ordinato
• trovando necessariamente una sintesi (vedasi Circolare DAP – DGDT 2003)
Sicurezza e TrattamentoArt. 2 Sicurezza e rispetto delle regole
1. L’ordine e la disciplina negli istituti penitenziari garantiscono la
sicurezza, che costituisce la condizione per la realizzazione delle
finalità del trattamento dei detenuti e degli internati. Il direttore
dell’istituto assicura il mantenimento della sicurezza e del rispetto
delle regole avvalendosi del personale penitenziario secondo le
rispettive competenze.
2. Il servizio di sicurezza e custodia negli istituti penitenziari diversi dalle
case mandamentali è affidato agli appartenenti al Corpo di polizia
penitenziaria, che esercitano le loro attribuzioni in conformità delle
leggi e dei regolamenti vigenti
IL “NUOVO” REGOLAMENTO DI SERVIZIO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA - DPR N. 82/99
Il Regolamento di Servizio e la conoscenza del detenuto
Prima di tutto: che partizione ha il Regolamento ?
1) gerarchia e doveri di subordinazione in primo piano
2) altri doveri generali e speciali di comportamento, in servizio e fuori servizio del personale del
Corpo
3) organizzazione del Reparto di Polizia Penitenziaria e delle Unità Operative, funzioni del
Comandante e del Direttore
4) elenco analitico dei servizi del Corpo di Polizia Penitenziaria e loro descrizione specifica:
tra questi servizi non è però assolutamente menzionato, e quindi non e' disciplinato,
il compito istituzionale della partecipazione alle attività di trattamento
compito fondamentale perche' rinvia ai motivi ed alle funzioni per cui e' stato istituito il Corpo di
Polizia Penitenziaria - della partecipazione al trattamento
• da dove ricavo quindi la regolamentazione di tale servizio fondamentale ?
• da dove ricavo le modalità concrete ai quali gli appartenenti al Corpo devono attenersi nel loro
quotidiano operare ?
Art. 15 Reg. Serv. PP Doveri di comportamento
1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria e' tenuto al rispetto e alla
lealta' di comportamento nei confronti dei superiori, dei colleghi e dei
dipendenti.
2. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria, nell'espletamento dei
propri compiti istituzionali, si uniforma ai principi in materia di
trattamento e di rieducazione stabiliti dall'ordinamento penitenziario e
dal relativo regolamento di esecuzione, operando nei confronti dei
detenuti e degli internati con imparzialita' e nel rispetto della dignita'
della persona.
3. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria ha l'obbligo di tenere un
comportamento corretto nei confronti delle altre persone con le quali
viene a contatto per ragioni del proprio ufficio.
Art. 24 Reg. Serv. PP Doveri generali nell'espletamento del servizio.
1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria e' tenuto ad adempiere puntualmente a tutti gli obblighi
impostigli dalle norme in vigore nonche' dalle altre disposizioni ad esso importante.
2. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria deve, in particolare, nell'ambito delle proprie competenze e nel
rispetto della dignita' dei detenuti:
1) vigilare affinche' le persone che entrano nell'istituto non contravvengano alle disposizioni vigenti;
2) custodire costantemente e sorvegliare i detenuti e gli internati, ovunque si trovino, e vigilare affinche'
siano in particolare osservate le disposizioni relative ai sottoposti a regimi detentivi particolari, nonche'
all'isolamento giudiziario e a quello disciplinare;
3) eseguire i controlli richiesti e fare immediatamente rapporto di ogni fatto che possa comportare pericolo
per la disciplina, l'ordine o la sicurezza dell'istituto o che possa pregiudicare le normali condizioni di vita dei
detenuti e internati;
4) vigilare affinche' i detenuti e internati osservino tutte le disposizioni che li riguardano e, nel caso in cui essi
commettano infrazioni disciplinari, redigere rapporto disciplinare a loro carico, da trasmettere al direttore
per via gerarchica;
5) perquisire, in via ordinaria, i detenuti e gli internati nei casi stabiliti dal regolamento interno dell'istituto o,
in mancanza di questo, dal direttore dell'istituto con ordine di servizio o, comunque, ogni qualvolta lo
disponga il direttore, nonche' di propria iniziativa, ove necessario;
6) vigilare affinche' i detenuti e gli internati non arrechino danni ai beni
dell'Amministrazione o di terzi o non se ne approprino;
7) non allontanarsi dal posto assegnatogli senza il permesso del
preposto al servizio e, ove lo impongano esigenze funzionali, senza
essere stato preventivamente sostituito;
8) fornire elementi utili per l'attivita' di osservazione dei condannati e
degli internati, anche intervenendo alle riunioni di gruppo di cui agli
articoli 28 e 29 del decreto del Presidente della Repubblica 29 aprile
1976, n. 431;
9) tener conto, nello svolgimento della propria attivita', delle
indicazioni contenute nei programmi individualizzati di trattamento
rieducativo.
Art. 31 Reparto. Compiti ed autonomia del Comandante1.Il personale del Corpo di polizia penitenziaria in servizio in ogni istituto o servizio penitenziario, scuola o
istituto di istruzione costituisce un Reparto.
2.Il comandante del reparto fornisce ogni collaborazione al direttore dell'istituto al fine di assicurarne il
corretto funzionamento, il mantenimento della disciplina ed il raggiungimento dei fini di sicurezza e
trattamentali previsti dalla legge e dai regolamenti.
3.Il comandante del reparto del Corpo di polizia penitenziaria in servizio negli istituti penitenziari, oltre ai compiti
specificamente preveduti dalle disposizioni vigenti, deve adempiere a tutti gli ordini che, nell'interesse del
servizio, gli vengono impartiti dal direttore, in conformita' al disposto dell'articolo 23, comma 2, del decreto
legislativo 30 ottobre 1992, n. 443.
4.Il comandante del reparto assicura il mantenimento dell'ordine e della sicurezza dell'istituto e garantisce la
scrupolosa osservanza, da parte del personale dipendente, dei detenuti ed internati, nonche' di tutti coloro che,
a qualsiasi titolo, entrano nell'istituto penitenziario, delle norme legislative e regolamentari vigenti, delle
direttive del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e del provveditore regionale, e delle disposizioni
impartite dal direttore, vigilando affinche' il trattamento dei detenuti e degli internati sia improntato ad
assoluta imparzialita', sia conforme ad umanita' ed assicuri il rispetto della dignita' della persona.
In particolare, il Comandante del reparto:
a) informa il direttore, immediatamente, su ogni fatto dal quale possa derivare pericolo per
l'ordine e la sicurezza dell'istituto e, quotidianamente, sull'andamento dei servizi e sulle
eventuali infrazioni commesse dal personale del Corpo e dai detenuti ed internati;
b) dirige e coordina le unita' operative, fermo restando quanto disposto dall'articolo 51;
c)indice riunioni periodiche per illustrare al personale del Corpo le disposizioni che regolano il
servizio;
d) partecipa alle riunioni di gruppo di cui agli articoli 28 e 29 del decreto dei Presidente della
Repubblica 29 aprile 1976, n. 431, anche utilizzando gli elementi di osservazione raccolti dal
personale ai fini di cui ai numeri 8) e 9) del comma 2 dell'articolo 24;
e) esercita la sua autonomia affinche' il reparto operi per assicurare il raggiungimento dei fini
istituzionali.
Il comandante del reparto, inoltre, in conformita' delle direttive emanate dal
direttore, impartisce le opportune disposizioni, verificandone l'osservanza, affinche':
a)l'armamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 dicembre 1992,
n. 551, sia custodito secondo quanto disposto dall'articolo 19;
b) le chiavi dell'istituto siano adeguatamente custodite;
c) i detenuti e gli internati, nonche' le loro camere, siano perquisiti in tutti i casi
previsti dalle vigenti disposizioni in materia;
d) tutti i locali dell'istituto siano quotidianamente, piu' volte, ispezionati e sia
accertato il numero dei detenuti e internati presenti al mattino dopo la sveglia, alla
sera prima del riposo, ad ogni cambio di turno ed in ogni altra occasione in cui si
renda necessario, prendendo nota di tali operazioni in apposito registro;
e)i prescritti controlli sulle cose e sulle persone che entrano o escono dall'istituto
vengano regolarmente effettuati;
f)i colloqui, la corrispondenza telefonica, epistolare e telegrafica dei detenuti e
internati avvengano secondo le disposizioni vigenti in materia.
ART. 33 REG. SERVIZIO CORPO – DPR 82/99Reparto. Compiti ed autonomia del comandante.
Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio in ogni istituto o servizio penitenziario, scuola o istituto di istruzione costituisce un Reparto di Polizia Penitenziaria
Art. 33 REGOLAMENTO SERVIZIO CORPO UNITÀ OPERATIVE DEL REPARTO DI P.P.
Nell'ambito del Reparto di Polizia Penitenziaria sono organizzate
più unità operative, che comprendono più posti di servizio, in ragione della natura delle funzioni e dei compiti da svolgere.
In relazione: al numero dei componenti oppure alla specifica rilevanza dei compiti svolti,
ad esse è preposto personale dei ruoli dei sovrintendenti o degli ispettori.
Il coordinamento di più unità operative può essere affidato ad appartenenti al ruolo degli ispettori o dei sovrintendenti, secondo le rispettive competenze in base alle norme sopraindicate.
Segue –Art. 33 Reg. Serv. – Le UNITA’ OPERATIVE del REPARTO di PP
UNITÀ OPERATIVE COMPRENDONO 1 / + COMPLESSI FUNZIONALI
concernenti, principalmente:a) la predisposizione dei turni di servizio;b) l'ordine e la sicurezza, ivi compresa la vigilanza armata;c) la ricezione e la dimissione dei detenuti e degli internati ed altri adempimenti connessi, nonchè comunicazioni informatiche e successivi aggiornamenti;d) le traduzioni e piantonamento;e) l'armamento, l'equipaggiamento, il vestiario uniforme del personale del Corpo di polizia penitenziaria;f) i mezzi di trasporto del Corpo
Le unità operative sono definite con provvedimento motivato del Direttore, acquisito parere / proposta del Comandante
Alla luce di quanto sopra, l’Area sicurezza dell’istituto – composta esclusivamente da personale di
Polizia Penitenziaria - effettua ogni attività diretta a garantire la disciplina, l’ordine e la sicurezza
penitenziaria, cioè un quadro di legalità che costituisce imprescindibile presupposto per
l’effettuazione di ogni attività che si svolge nell’ambito della comunità penitenziaria, non ultimo il
trattamento.
In sintesi, il personale di Polizia Penitenziaria effettua principalmente, in ambito carcerario, le
seguenti attività:
-custodisce costantemente e sorveglia i detenuti, ovunque si trovino, nonché tutta la struttura
penitenziaria; vigila affinché siano in particolare osservate le disposizioni relative ai soggetti
sottoposti a regimi detentivi particolari, nonché all’isolamento giudiziario ed a quello disciplinare;
- vigila affinché i detenuti e internati osservino tutte le disposizioni che li riguardano e, nel caso in
cui essi commettano infrazioni disciplinari, redige rapporto disciplinare a loro carico; vigila affinché
i detenuti non arrechino danni ai beni dell’Amministrazione o di terzi o non se ne approprino;
fornisce elementi utili per l'attività di osservazione dei condannati e elementi utili per l'attività di osservazione dei condannati e degli internatidegli internati, anche intervenendo alle riunioni del gruppo di osservazione e trattamento e dell’equipe;
tiene conto, nello svolgimento della propria attività, delle indicazioni contenute nei programmi individualizzati di trattamento e dialoga costantemente a tal fine con gli operatori delle altre aree;
-vigila affinchè tutte le persone che accedono a qualsiasi titolo in istituto non contravvengano alle disposizioni vigenti;
- esegue i controlli e le perquisizioni previste; - redige immediatamente rapporto su ogni fatto che possa comportare pericolo per la disciplina, l’ordine o la sicurezza dell’istituto o che comunque possa pregiudicare le normali condizioni di vita dei detenuti e internati.
EQUIPE
COMMISSARIOCOMANDANTE
DIRETTOREPresidente
F.G.P. EDUCATORE(anche segreteria tecnica)
ASSISTENTE SOCIALEUEPE
ESPERTOEX ART. 80 OP
MAGISTRATURA
di
SORVEGLIANZA
I principali servizi che la Polizia Penitenziaria effettua in carcere, nell’ambito delle diverse
Unità Operative sono infine così sintetizzabili (art. 34, reg. serv. PP):
•1) vigilanza armata;•2) vigilanza ed osservazione dei detenuti ed internati addetti alle lavorazioni esterne;•3) portineria;•4) vigilanza ed osservazione nelle sezioni degli istituti penitenziari;•5) vigilanza nelle infermerie e nelle altre strutture aventi carattere sanitario;•6) vigilanza ed osservazione sulle attività lavorative e scolastiche dei detenuti•o internati all’interno degli istituti penitenziari;•7) matricola dei detenuti ed internati;•9) vigilanza sui colloqui dei detenuti e internati;•10) vigilanza sulla corrispondenza epistolare e telegrafica dei detenuti e internati;•11) vigilanza sulla corrispondenza telefonica dei detenuti e internati;•12) controllo dei pacchi dei detenuti e internati;•13) traduzione e piantonamento dei detenuti e internati.
Servizio navale, terrestre, ordine e sicurezza pubblica e pubblico soccorso
• 2. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria svolge anche
quei servizi, non espressamente previsti dal comma 1, relativi
all'espletamento dei compiti ad esso attribuiti dalla normativa
vigente ed, in particolare, dall'articolo 5 della legge 15 dicembre
1990, n. 395.
• 3. Salvo specifiche diverse disposizioni adottate dal
Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e fermo
restando quanto stabilito dagli articoli 21 e 33 per singoli istituti
penitenziari o per categorie di detenuti o internati, i servizi sono
disciplinati come al Capo che segue.
Il front-line: ART. 42 Reg. Servizio Polizia Penitenziaria
Attività di vigilanza e osservazione in sezione
Il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria addetto al servizio di
vigilanza nelle sezioni dell'istituto, in particolare, deve:
1)assumere in consegna, previa verifica anche numerica, i detenuti o
internati assegnati alla sezione e provvedere attentamente alla loro
sorveglianza e custodia;
2)rilevare le modalità di relazione e di socialità dei detenuti della
sezione, segnalando le condotte conseguenti ai rapporti personali
osservati, anche ai fini di cui ai n. 8) e 9) del co. 2 dell’art. 24
Art. 24 REGOLAMENTO DI SERVIZIO POLIZIA PENITENZIARIA:
8) fornire elementi utili per l'attività di osservazione dei
condannati e degli internati, anche intervenendo alle riunioni di
gruppo di cui agli articoli 28 e 29 del decreto del Presidente della
Repubblica 29 aprile 1976, n. 431;
9) tener conto, nello svolgimento della propria attività, delle
indicazioni contenute nei programmi individualizzati di
trattamento rieducativo.
Il lavoro penitenziario intramurale• Art. 25-bis Commissioni regionali per il lavoro penitenziario.
• 1. Sono istituite le commissioni regionali per il lavoro penitenziario. Esse sono presiedute dal
provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria e sono composte dai
rappresentanti, in sede locale, delle associazioni imprenditoriali e delle associazioni
cooperative e dai rappresentanti della regione che operino nel settore del lavoro e della
formazione professionale. Per il Ministero del lavoro e della previdenza sociale interviene un
funzionario in servizio presso l'ufficio regionale del lavoro e della massima occupazione.
• 2. Le lavorazioni penitenziarie sono organizzate, sulla base di direttive, dai provveditorati
regionali dell'Amministrazione penitenziaria, sentite le commissioni regionali per il lavoro
penitenziario nonche' le direzioni dei singoli istituti.
• 3. I posti di lavoro a disposizione della popolazione penitenziaria devono essere
quantitativamente e qualitativamente dimensionati alle effettive esigenze di ogni singolo
istituto. Essi sono fissati in una tabella predisposta dalla direzione dell'istituto, nella quale
sono separatamente elencati i posti relativi alle lavorazioni interne industriali, agricole ed ai
servizi di istituto.
• 4 Nella tabella di cui al comma 3 sono altresi' indicati i posti di lavoro disponibili
all'esterno presso imprese pubbliche o private o associazioni cooperative nonche' i
posti relativi alle produzioni che imprese private o associazioni cooperative intendono
organizzare e gestire direttamente all'interno degli istituti.
• 5. Annualmente la direzione dell'istituto elabora ed indica il piano di lavoro in
relazione al numero dei detenuti, all'organico del personale civile e di polizia
penitenziaria disponibile e alle strutture produttive.
• 6 La tabella, che puo' essere modificata secondo il variare della situazione, ed il piano
di lavoro annuale sono approvati dal provveditore regionale dell'Amministrazione
penitenziaria, sentita la commissione regionale per il lavoro penitenziario.
• 7. Nel regolamento di ciascun istituto sono indicate le attivita' lavorative che
possono avere esecuzione in luoghi a sicurezza attenuata
Art. 40 Reg. Serv. PP Servizio di vigilanza ed osservazione dei detenuti o internati addetti alle lavorazioni esterne
1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria effettua il servizio di vigilanza sui detenuti ed internati addetti ad attivita' lavorative organizzate dall'Amministrazione penitenziaria fuori dall'istituto, all'aperto o in appositi locali.
2. 2. Il responsabile della vigilanza deve, in particolare: 1) fare l'appello dei lavoranti e farli perquisire prima di uscire dall'istituto, al
momento del rientro e, ove occorra, durante il lavoro;2) accertare di frequente che tutti i lavoranti siano presenti; 3) distribuire, durante l'andata ed il ritorno e sul luogo del lavoro, il personale
addetto alla vigilanza in modo che i lavoranti rimangano sempre sotto controllo; 4) far perlustrare attentamente i luoghi nei quali si svolge il lavoro, anche per
evitare che i lavoranti possano nascondersi, allontanarsi o essere avvicinati da persone estranee;
5) osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nell'ordine di servizio di cui all'articolo 29 e chiamare il preposto al servizio, ove occorra.
6) rilevare e riferire sull'impegno dei detenuti e degli internati nello svolgimento del lavoro e sulle modalita' dei loro rapporti interpersonali, anche ai fini di cui ai numeri 8) e 9) del comma 2 dell'articolo 24. 3
3. il personale addetto alla vigilanza, in particolare, deve:
a) perquisire i lavoranti nei casi di cui al comma 2, numero 1);
b) sorvegliare costantemente i lavoranti per impedirne ogni tentativo di fuga;
c) controllare che i lavoranti svolgano regolarmente la loro attivita';
d) informare il responsabile della vigilanza sugli elementi di cui al n. 6) del comma
2, nonche' di ogni fatto rilevante per l'ordine, la disciplina e la sicurezza;
e) impedire che ai lavoranti si avvicinino persone estranee;
f) evitare di intrattenersi a parlare con alcuno;
g) non abbandonare, in caso di sostituzione, la vigilanza prima dell'arrivo del
sostituto;
h) osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nell'ordine di servizio di
cui all'articolo 29 e chiamare il responsabile della vigilanza, ove occorra.
Art. 42 Reg. Servizio Polizia Penitenziaria Servizio di vigilanza ed osservazione nelle sezioni degli istituti penitenziari
• 1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria addetto al servizio di vigilanza nelle sezioni
dell'istituto, in particolare, deve:
• 1) assumere in consegna, previa verifica anche numerica, i detenuti o internati assegnati alla sezione
e provvedere attentamente alla loro sorveglianza e custodia;
• 2) rilevare le modalita' di relazione e di socialita' dei detenuti della sezione, segnalando le condotte
conseguenti ai rapporti personali osservati, anche ai fini di cui ai numeri 8) e 9), del comma 2
dell'articolo 24.
3) assicurarsi della perfetta integrita' ed efficienza di tutti i sistemi di sicurezza e di comunicazione
della sezione, nonche' degli altri impianti, e custodire le chiavi o gli altri sistemi di chiusura affidatigli;
4) mantenere chiuso l'ingresso della sezione, consentendo l'accesso e l'uscita esclusivamente alle
persone autorizzate ed effettuando un costante controllo sulle stesse durante la loro permanenza
nella sezione;
5) garantire la chiusura dei cancelli e delle porte delle camere e provvedere alla loro apertura nei soli
orari consentiti;
6) riferire tempestivamente al preposto al servizio qualunque fatto rilevante o
che possa pregiudicare la disciplina, l'ordine o la sicurezza, la salute o
l'incolumita' delle persone, e le condizioni igienico-sanitarie, nonche' segnalare
eventuali danni arrecati a beni dell'Amministrazione e le condotte meritevoli
dei detenuti;
7) azionare, qualora sia necessario, i sistemi di allarme di cui la sezione dispone;
8) perquisire i detenuti e gli internati all'atto dell'uscita dalla camera e dalla
sezione ed all'atto del rientro in esse e perquisire altresi' le camere dei detenuti
e gli altri locali della sezione ogni qualvolta sia necessario per motivi di ordine e
sicurezza;
9) osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nell'ordine di servizio di
cui all'articolo 29 e chiamare il preposto al servizio, ove occorra.
Art. 44 Reg. Serv PP Servizio vigilanza e osservazione su attivita' lavorative e scolastiche dei detenuti all'interno degli istituti penitenziari
1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria addetto al servizio di vigilanza
sulle attivita' lavorative e scolastiche dei detenuti o internati all'interno
dell'istituto penitenziario, in particolare, deve:
1) rilevare e riferire sull'impegno nello svolgimento delle attivita' e sulle
modalita' di relazione reciproca dei detenuti e internati ammessi al lavoro
e allo studio, anche ai fini di cui ai numeri 8) e 9) del comma 2 dell'articolo
24;
2) controllare, al termine dell'attivita' lavorativa e scolastica ed ogniqualvolta
ne ravvisi la necessita', con l'eventuale ausilio di altro personale, che non
manchino gli strumenti e gli utensili in dotazione, curandone il deposito in
appositi locali od armadi, dei quali deve custodire le chiavi;
3) riferire tempestivamente al preposto al servizio, anche per iscritto, ogni
fatto che possa pregiudicare la sicurezza, la salubrita' e l'igiene del
lavoro, nonche' la salute e l'incolumita' delle persone e le condizioni
igienico-sanitarie, adottando provvisoriamente in via d'urgenza i
provvedimenti volti ad evitare o a ridurre danni a persone o cose;
4) perquisire accuratamente ogni detenuto o internato all'inizio ed al
termine dell'attivita' lavorativa o scolastica, registrandone i nominativi;
5) osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nell'ordine di
servizio di cui all'articolo 29 e chiamare il preposto al servizio, ove
occorra.
MANUALE ONU 2005 SULLA OPERATIVITA’ DEL PERSONALE PENITENZIARIO ED IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
IL CONCETTO DI SICUREZZA PENITENZIARIA VA OLTRE LE BARRIERE FISICHE
LA SICUREZZA DIPENDE DAL LIVELLO DI ATTENZIONE VIGILANZA E OSSERVAZIONE CHE TUTTO LO
STAFF PENITENZIARIO PONE IN ESSERE
A TAL FINE LO STAFF DEVE:
- INTERAGIRE COSTANTEMENTE COI DETENUTI,
- AVERE LA CONSAPEVOLEZZA CONTINUA
DI QUELLO CHE SUCCEDE IN CARCERE,
DELLE DINAMICHE COLLETTIVE, DI GRUPPO ED INDIVIDUALI CHE SI
SVILUPPANO
- ASSICURARSI CHE I DETENUTI PARTECIPINO POSITIVAMENTE E ATTIVAMENTE ALLA
VITA DEL CARCERE
PRACTICAL RECOMMENDATIONS
Individual prisoners should be assessed in respect of:
- the degree of threat which they would present to the public if they were to
escape;
- the likelihood that they may attempt to escape;
- the external resources on which they can call to help them to escape.
Prisoners should be held at the lowest appropriate level of security.
Staff should be taught that security is not merely a matter of walls, fences and
electronic surveillance.
Security is strengthened when staff know the prisoners for whom they are
responsible and mix with them on a daily basis.
QUESTA E’ LA SICUREZZA DINAMICA: DIFFERENZA TRA
OPERARE SOLO SUL MURO DI CINTA O CON LA CHIAVE E LA DOMANDINA, PASSIVAMENTE
e
INTERAGIRE COSTANTEMENTE COI DETENUTI NEI DIVERSI AMBIENTI (SEZIONE,LAVORAZIONI,
ATTIVITA’ RICREATIVE E SPORTIVE, EVENTI CRITICI, ETC)
SICUREZZA DINAMICA
APPROCCIO PROATTIVO – ORGANIZZATO – COORDINATO TRA GLI ATTORI, LE FUNZIONI, I RUOLI E LE
PROFESSIONALITA’ DIVERSE
NON E’ SOLO FINALIZZATA AD EVITARE LE EVASIONI MA ANCHE E SOPRATTUTTO
A MANTENERE LE BUONE RELAZIONI (CONCETTO EVOLUTO DI ORDINE, DISCIPLINA E SICUREZZA)
NELLA COMUNITA’ PENITENZIARIA
(cfr. Buffa:un carcere che soffre fa soffrire)
CONSIGLIO D’EUROPA - COMITATO DEI MINISTRI
RACCOMANDAZIONE SULLE REGOLE PENITENZIARIE EUROPEE - 2006
ART. 25 REGIME PENITENZIARIO
1. Il regime previsto per tutti i detenuti deve offrire un programma di attività equilibrato.
2. Tale regime deve permettere a tutti i detenuti di trascorrere giornalmente fuori dalla cella il
tempo necessario per garantire un livello sufficiente di contatti umani e sociali.
3. Tale regime deve, inoltre, provvedere ai bisogni sociali dei detenuti.
4. Un’attenzione particolare deve essere prestata ai bisogni dei detenuti che hanno subito delle
violenze fisiche, psichiche o sessuali
ART. 49 ORDINE - APPROCCIO GENERALE
L’ordine negli istituti deve essere mantenuto tenendo presente le necessità di sicurezza,
incolumità e disciplina, e fornendo inoltre ai detenuti le condizioni di vita che rispettino la
dignità umana e offrano loro un programma di attività secondo quanto previsto nella Regola 25.
ART.50 IMPORTANTISSIMO
Senza recare pregiudizio per l’ordine, la sicurezza e l’incolumità,
ai detenuti deve essere permesso di discutere argomenti relativi alle condizioni generali di detenzione e
gli stessi detenuti devono essere incoraggiati a comunicare con i responsabili dell’istituto su tali argomenti.
ART. 51 SECURITY – SICUREZZA PENITENZIARIA
1. Le misure applicate ai singoli detenuti per la sicurezza devono essere il minimo necessario per
garantirne una custodia sicura.
2. La sicurezza fornita dalle barriere fisiche e da altri mezzi tecnici deve essere completata dalla
sicurezza dinamica costituita da personale all’erta che conosce i detenuti affidati al proprio controllo
3. Il più rapidamente possibile dopo l’ingresso in istituto, ogni detenuto deve essere valutato al fine di
determinare:
– a. il rischio per la collettività nel caso di evasione ;
– b. la probabilità che tenti di evadere solo o con l’aiuto di complici esterni.
4. Ogni detenuto è, in seguito, sottoposto ad un regime di sicurezza corrispondente al grado di rischio
identificato.
5. Il livello di sicurezza necessario deve essere rivalutato regolarmente durante la detenzione
dell’interessato.
ART. 52 SAFETY: SICUREZZA – INCOLUMITA’
1. Il più rapidamente possibile dopo l’ingresso in istituto, ogni detenuto deve esser valutato
al fine di determinare se presenta un rischio per la sicurezza degli altri detenuti, per il
personale penitenziario o per le persone che lavorano nell’istituto o lo visitano regolarmente,
Nonché per stabilire se c’è rischio di autolesionismo.
2. Si devono porre in atto procedure per assicurare l’incolumità dei detenuti, del personale
penitenziario e di coloro che visitano gli istituti e per ridurre al minimo il rischio di violenza e
di altri eventi che possano minacciare la sicurezza.
3. Ogni possibile sforzo deve essere compiuto per permettere ai detenuti di partecipare
pienamente alle attività quotidiane in tutta sicurezza.
4. Deve essere possibile per i detenuti contattare il personale in ogni momento, anche di
notte.
5. Anche negli istituti si deve osservare la normativa nazionale sulla salute e sulla sicurezza.
L’ESPERIENZA ITALIANA: LA SICUREZZA DINAMICA L’ESPERIENZA ITALIANA: LA SICUREZZA DINAMICA LA POLIZIA PENITENZIARIA DI PROSSIMIITA’LA POLIZIA PENITENZIARIA DI PROSSIMIITA’
LE CIRCOLARI PIU’ RECENTI:LE CIRCOLARI PIU’ RECENTI:
- CIRCOLARE “FERRARA” N. 363643 DEL 2007 (pagg. 5 seg.)
- L’UNITA’ DI ASCOLTO CIRCOLARE N. 32296 DEL 2010
- IL PEA 11 DGDT DAP: LE SCHEDE DI OSSERVAZIONE
- CIRCOLARE “IONTA –ARDITA” 24 NOVEMBRE 2011 (pagg. 12 seg.)
- CIRCOLARE “TAMBURINO” 28 MAGGIO 2012 (pagg. 3 seg.)
RIASSUMENDO: L’OPERATIVITA’ QUOTIDIANA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
FORZA DELLA PERSUASIONE E PERSUASIONE DELLA FORZA
PEDAGOGIA DELLE PAROLE E PEDAGOGIA DEI GESTI E DEI COMPORTAMENTI
NOBILTA’ DELLA CUSTODIA CIRCOLARE “IONTA” 24 NOVEMBRE 2011
IL PERICOLO DELLA STRUMENTALIZZAZIONE DA PARTE DEL DETENUTO
EVENTI CRITICI, PROTESTE, SCIOPERO DELLA FAME, AUTOLESIONISMO E SUICIDI: DALLA “GRANDE SORVEGLIANZA” AD UN APPROCCIO SITUAZIONALE – MULTIDISCIPLINARE – INTEGRATO (VEDI CIRCOLARE DAP 24 NOVEMBRE 2011)
LA COLLABORAZIONE DEL CITTADINO-DETENUTO ED IL C.D. PEER SUPPORT LE TECNICHE DI DE-ESCALATION (ED IL SUO OPPOSTO: LA PROVOCAZIONE)
La sorveglianza dinamicanell’Amministrazione Penitenziaria italiana
La Sorveglianza Dinamica costituisce una modalità innovativa di intendere la sicurezza penitenziaria e – più in
generale – la gestione penitenziaria dei soggetti privati della libertà personale. Essa è finalizzata a rendere
concreto il mandato di cui all’art. 27 della Costituzione, assicurando lo svolgimento delle attività
trattamentali in un quadro imprescindibile di legalità e cioè:
rispetto assoluto della dignità e dei diritti di tutte le persone presenti in Istituto;
responsabilizzazione di tutti gli appartenenti alla comunità penitenziaria;
mantenimento dell’ordine, disciplina e sicurezza quale premessa necessaria per lo svolgimento di ogni
attività trattamentale.
Quanto sopra può realizzarsi solo se tutti gli operatori penitenziari – compresi gli appartenenti alla Polizia
Penitenziaria – mettono al centro delle loro attività la conoscenza del detenuto, attivandosi per
condividere, in un’ottica multi-professionale e realmente integrata, il flusso quotidiano delle
informazioni quale presupposto fondamentale per attivare un qualsiasi tipo di intervento adeguato,
trattamentale e/o securitario.
Proprio al fine di consentire una reale e approfondita conoscenza del detenuto,
garantendo al contempo una più dignitosa e proficua esecuzione della pena, il
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha ritenuto necessario che -
all’interno di ogni Istituto - sia realizzata una diversa gestione e utilizzazione degli
spazi disponibili, prevedendo che - in alcune sezioni / reparti - i detenuti del circuito
“Media Sicurezza” possano trascorrere parte considerevole della giornata nelle aree
comuni (corridoi e locali comuni delle sezioni, cortili passeggi, spazi per attività
trattamentali) e che – al contempo – risultino maggiormente responsabilizzati.
Da ciò deriva che l’operatività della Polizia Penitenziaria deve evolversi verso un modello
dinamico in cui alla figura dell’Agente di Polizia Penitenziaria che opera - da solo e con
la chiave - in una singola sezione detentiva, si sostituiscano Pattuglie del Corpo che
presiedano determinate aree del carcere e monitorino – in modo ragionato e guidato
- gruppi omogenei di detenuti, effettuando vere e proprie “operazioni di governo del
territorio” in diverse zone dell’Istituto e fasi della giornata.
Concetto di sorveglianza dinamica riconducibile quindi a “un modo diverso di fare sorveglianza” ovvero
“dalla sorveglianza-custodia alla sorveglianza-conoscenza” attraverso la semplificazione, razionalizzazione
e qualificazione dei carichi di lavoro.
Occorre quindi saper distinguere i diversi livelli di competenze e la conseguente titolarità dei relativi
processi di lavoro
In particolare, per il personale di Polizia Penitenziaria, sorveglianza dinamica, significa un modo di fare
sorveglianza, alternativo alle modalità tradizionali, che conduca dalla semplice custodia e dal controllo
assoluto della persona alla conoscenza di essa.
Nonostante la Riforma del Corpo abbia previsto, tra i compiti istituzionali della Polizia penitenziaria, la
partecipazione alle attività trattamentali, nel corso degli anni si è consolidato un modo d’essere
professionale RIDUZIONISTA fondato principalmente sul controllo-custodia della persona, finalizzato
prevalentemente a prevenire fatti contro ordine e sicurezza (evasioni, risse, aggressioni,
danneggiamenti…) oppure, persino la stessa incolumità personale (suicidi e autolesionismi).
Ne è conseguito un modo d’essere lavorativo che si è pervicacemente autoalimentato da un sistema
organizzativo e gestionale che, colposamente, al verificarsi di un evento critico ha sempre e solo
accertato se, cosa e quanto la polizia penitenziaria abbia controllato fisicamente la persona per
prevenire l’evento, come ad affermare che la causa sia sempre riconducibile all’omesso controllo.
LA C.D. “POLIZIA PENITENZIARIA DIFENSIVA “(come la MEDICINA DIFENSIVA)
OVVERO LA CULTURA DELL’ADEMPIMENTO FORMALE (“…le carte stanno apposto”)
Troppo frettolosamente si è quasi sempre indagata ESCLUSIVAMENTE la condotta lavorativa dell’agente di
sezione, distraendosi invece da tutto il resto.
Da qui l’insorgere, negli Istituti, di tutta una serie di ordini di servizio - spesso raccolti in volumi che
richiederebbero un’intensa attività di studio e dal contenuto ridondante e poco coordinato – e l’istituzione di
numerosi registri, non previsti da alcuna norma, e la conseguente introduzione di attività di vigilanza
esasperate quali sono la sorveglianza a vista, la grandissima sorveglianza e la grande sorveglianza.
Il tutto con l’unico obiettivo, di fatto impossibile e per molti versi contraddittorio con la finalità della pena, di
realizzare un controllo fisico e totalizzante della persona.
Occorre invece realizzare in modo compiuto e professionale il disposto dell’art.5 della legge di Riforma del
Corpo e riconoscere alla Polizia penitenziaria la partecipazione attiva nell’ambito dei processi di conoscenza
del detenuto.
La sintesi di tale attività è rappresentata dal Progetto d’Istituto, introdotto con Lettera Circolare n. 0024103
del 20 gennaio 2011. Questo documento rappresenta su carta la capacità dell’organizzazione del saper
lavorare insieme – in modo coordinato e con un determinato cronoprogramma - per il raggiungimento degli
obiettivi istituzionali, attraverso azioni progettuali e processi di lavoro che, individuatone il titolare e le Aree
organizzative di riferimento, sappiano anche coinvolgere e formalizzare la partecipazione funzionale del
restante personale attraverso competenze ben definite.
La differenza tra un sogno ed un progetto è la data del calendario La differenza tra un sogno ed un progetto è la data del calendario
• Presenza continua ed attiva nei reparti detentivi del personale delle diverse figure
professionali > conoscenza dei detenuti, isa come singoli sia a livello di dinamiche di
gruppo / sezione
• Per la Polizia Penitenziaria istituzione delle Unità Operative e loro funzionamento
efficiente ed efficace, coordinato con gli attori della altre Aree
• Apertura alla partecipazione della comunità esterna: GOT - coinvolgimento effettivo di
tutti gli attori, anche esterni (insegnanti, volontari, etc.) anche nelle problematiche
relative alla sicurezza penitenziaria
• Diffusa conoscenza e consapevolezza degli obiettivi istituzionali tra tutto il personale
delle diverse Aree
• significativa disponibilità del personale a lavorare in gruppo e per progetti
MOTIVAZIONE DEL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA (DATI ESPERIENZIALI - fattori soft gestione HR)
- essere presenti sempre ma stare nel backstage quando serve e sul palcoscenico quando necessario (questione
della delega, del controllo o del comando diretto)
- legittimare – con le giuste modalità – i propri collaboratori
- comunicare il senso ed i motivi di ciò che si fa, quando e se possibile nonchè con le modalità che il soggetto e il
fatto richiedono (ad es. perché partecipare all’equipe ?)
- dimostrare - nei fatti - il significato di rivestire un grado più elevato in un sistema democratico (maggiore
responsabilità, onere dell’esempio)
- nessuno ha la verità in tasca, l’elemento o comunque l’informazione utile può venire anche dall’ ”ultimo” degli
Agenti (amicus Plato sed magis amica veritas)
- scindere il momento dell’assunzione delle informazioni da quello dell’assunzione della responsabilità per la
decisione
- dire di sì quando non c’è motivo di dire di no
- conciliare esigenze personali e lavorative
- serenità e chiarezza nelle direttive e nelle disposizioni date
- scindere l’errore dalla persona che eventualmente sbaglia dal relativo giudizio o decisione
- scindere il momento della risoluzione del problema (subito) da quello della eventuale analisi critica degli errori
Le Unità Operative del Reparto di Polizia Penitenziaria• Un modello organizzativo non solo formale, ma anche sostanziale, che consente finalmente al personale
del ruolo degli Ispettori di esprimere le proprie competenze in tema di:
- organizzazione e gestione del personale
- partecipazione ai processi di lavoro che riguardano la nuova gestione dell’esecuzione penale (GOT,
equipe, staff di accoglienza, etc.)
• Le U. O. consentono non solo di migliorare il livello di consapevolezza nella gestione della quotidianità
penitenziaria ma, anche, assegnano un’identità professionale al personale che vi opera, migliorando in tal
modo il necessario senso di appartenenza a un gruppo di lavoro (ART. 5 Legge 395/90).
Importanza a livello pratico dell’Unità Operativa come GRUPPO DI LAVORO DELLA PP E GRUPPO DI
LAVORO TRA DIVERSI ATTORI
- continuità dell’osservazione e assidua conoscenza del detenuto e dei gruppi di detenuti (nonché edlele
relative dinamiche) nel corso delle 24 ore e di tutte le attività – trattamentali e non - che li vedono coinvolti
- maggior coordinamento all’interno dell’Area Sicurezza: tra gli operatori della Polizia Penitenziaria
orizzontale (in stessa UO e tra diverse UO) e verticale (con i diversi livelli: base, intermedio e Comandante)
- maggior coordinamento tra gli operatori del Corpo e gli altri operatori penitenziari , singolarmente
(educatori e sanitari di reparto, volontari di reparto, insegnanti e formatori vari)
All’interno delle Unità Operative, “L’AGENTE ADDETTO ALLA SORVEGLIANZA”
deve svolgere solo compiti di collaborazione con i responsabili dei vari servizi (preposto,
caporeparto…)
non potendo assumere la responsabilità dei relativi processi di lavoro la cui titolarità deve
essere assegnata a chi svolge funzioni superiori
ISPETTORE / SOVRINTENDENTE che ha compiti di DIREZIONE e COORDINAMENTO U.O. nonché
RESPONSABILITA’ PER I RISULTATI (cfr. D. Lgs. 443/92):
I processi di conoscenza utili alla sicurezza e al trattamento
I DATI GIUDIZIARI E PENITENZIARI
Rappresentano, insieme al colloquio di primo ingresso, l’avvio della conoscenza della persona. La sentenza di
condanna, il verbale contenente le modalità dell’arresto, gli eventuali precedenti giudiziari e penitenziari con
l’acquisizione del relativo fascicolo (ad es. relazioni di servizio che hanno determianto l’assegnazione di un detenuto
per ordine e sicurew, rappresentano fonti di informazione utili per l’approccio conoscitivo della persona e per la sua
accoglienza in Istituto. Il relativo processo di acquisizione documentale, di studio e valutazione appartiene all’Area
della Sicurezza e all’Area Educativa
I DATI PERSONALI: SANITARI, PSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI
Si tratta di elementi di approfondimento della conoscenza sulle condizioni di salute, sulla personalità e sul
comportamento intramurario dei cui processi lavorativi sono titolari l’area sanitaria e l’area educativa.
In quest’ambito, l’area della sicurezza può offrire informazioni sul piano comportamentale del detenuto, utili durante
tutto il periodo dell’osservazione e per la redazione del programma di trattamento, nonché per le successive verifiche
trattamentali.
In tale ambito il comandante di reparto sarà destinatario delle informazioni sul comportamento del detenuto da parte
dei responsabili dei vari servizi dell’area sicurezza (c.d relazioni di servizio o altre comunicazioni).
Si pensi, ad esempio, alle attività di osservazione e di incontro tra il personale di Polizia
penitenziaria ed i detenuti in occasione dello svolgimento delle diverse attività attività:
•sale colloqui, avvocati e magistrati;
•aule didattiche e di formazione;
•cucina e sopravvitto;
• conti correnti
• pulizia della propria stanza
•lavorazioni e laboratori;
•palestra;
•biblioteca;
•Infermeria / Sert;
•matricola e magazzino;
•sala cinema o teatro;
• religione / preghiera
•sezioni e reparti detentivi, comprese le sale socialità e i cortili passeggi
c.d. attività di intelligence
I DATI SOCIO FAMILIARI
L’indagine socio-familiare, di cui è titolare l’Ufficio esecuzione penale esterna, è una
fonte di informazioni indispensabile per la conoscenza della persona e della sua storia
biografica.
Una conoscenza che dovrebbe essere integrata dalle informazioni intramurarie che
l’Area della sicurezza può fornire in tema di mantenimento dei rapporti sociali e
familiari del detenuto attraverso i colloqui, la corrispondenza telefonica ed epistolare,
nonché sull’uso della mercede
La partecipazione sia della Polizia Penitenziaria sia degli Assistenti sociali all’equipe
deve diventare occasione di confronto anche su queste tematiche (tessuto familiare
delinquenziale o meno, appartenenza a contesti di deprivazione sociale, etc. etc.)
• La storia biografica del detenuto, la conoscenza che di esso si può avere attraverso lo
studio della personalità, delle sue condizioni di salute (compreso tendenze auto/
etero aggressive e/o dipendenze varie) e del suo comportamento intramurale, anche
con riferimento alle verifiche trattamentali, si sviluppano su un piano di reciprocità
rispetto alle esigenze delle condizioni di sicurezza e all’obiettivo primario
dell’esecuzione penale del reinserimento del detenuto nella società
• In tal senso quindi lo scambio delle informazioni che rientrano nelle competenze
delle diverse aree è il presupposto organizzativo ed operativo che può solo migliorare
l’efficienza dei servizi e il conseguimento dei compiti istituzionali.
•In tale contesto il ruolo della Polizia Penitenziaria, in particolare del Comandante e dei
suoi più diretti collaboratori, assume fondamento e consistenza reale soltanto
attraverso la sorveglianza dinamica finalizzata alla conoscenza non statica o cartolare
della persona ma sostanziale e comportamentale del soggetto, osservato in diversi
momenti (tempo) e diverse attività (luoghi)
DAL CONTROLLO ALLA CONOSCENZA: GLI EFFETTI NELLA QUOTIDIANITA’ PENITENZIARIADAL CONTROLLO ALLA CONOSCENZA: GLI EFFETTI NELLA QUOTIDIANITA’ PENITENZIARIA
la semplificazione dei carichi di lavoro : ordini di servizio, tabelle consegna, relazioni varie, etc.
revisione dei registri in uso
RIVISITARE IL SISTEMA DELLE SORVEGLIANZE INTENSIFICATE: sorv. a vista, grandissima e grande
sorv.
• la sorveglianza meramente custodiale non esiste, necessità di verificare – volta per volta - le
concrete motivazioni della sorveglianza intensificata:
per motivi di salute / autolesionismo / tentativi suicidio:
-necessità programma terapeutico specifico
- coinvolgimento diversi operatori in modo coordinato
-equipe per la valutazione costante: agire maggiormente sui fattori organizzativi “di presa in carico
effettiva e complessiva” – da parte dei diversi operatori - dei disagi del soggetto più che sui fattori
predittivi (di scarsa efficacia) o meramente di controllo fisico del soggetto (inutile quando non
controproducente)
- indicazioni per i diversi operatori delle diverse professionalità nonché per i volontari
per motivi di ordine e sicurezza: Polizia Penitenziaria e Direttore in prima linea