GOVERNARE LA SOSTENIBILITÀ:
GLI INDIPENDENTI COME PROTAGONISTI DEL
CAMBIAMENTO
Guido Ferrarini
Università di Genova e ECGI
Governare la sostenibilità: il ruolo degli amministratori indipendenti
Nedcommunity, Milano, 20 Maggio 2019
1
1. Introduzione
2. Governo d’impresa e regolazione della sostenibilità
3. Lo scopo dell’impresa oggi
4. Il ruolo degli investitori istituzionali e delle banche
5. Il contributo della trasparenza
6. Il ruolo della cultura
7. Remunerazione incentivante e gestione dei rischi
8. Gli amministratori indipendenti e la sostenibilità
9. Verso un ESG Director?
10. Osservazioni conclusive
2
1. Introduzione
• Tesi prevalente in finanza: la corporate governance cerca di
assicurare agli investitori (azionisti e obbligazionisti) che avranno
indietro i loro capitali con un rendimento
• Peraltro, la CG provvede anche a riconciliare gli interessi di
azionisti e stakeholder in una prospettiva di medio-lungo periodo
• La teoria contrattualista dello shareholder value si avvicina così alla
teoria istituzionalista, per la quale l’interesse sociale rappresenta gli
interessi dell’impresa, che includono non solo l’interesse degli
azionisti, ma anche quelli dei vari stakeholder
• Dal punto di vista operativo, il compito di conciliare gli interessi di
azionisti e stakeholder in una prospettiva di medio-lungo termine
spetta ai consigli di amministrazione
3
• Lynn Stout argomentava che il consiglio è preposto a realizzare i
migliori interessi della società e dei suoi azionisti, compresi gli
azionisti a lungo termine, quelli desiderosi di assumere ex ante
impegni con gli stakeholder, quelli diversificati e quelli pro-social
(vale a dire sensibili alle tematiche sociali)
• Questa idea è stata ripresa da Oliver Hart e Luigi Zingales nel loro
scritto del 2017 in cui sostengono – in parziale critica a Milton
Friedman – che le società dovrebbero massimizzare lo shareholder
welfare, non il loro valore di mercato
• In questa relazione muovo in sostanziale continuità con una tale
linea di pensiero ed esamino i modi nei quali la CG si espande per
includere la sostenibilità tra i propri compiti e per adeguarsi alle
esigenze poste dai temi ambientali e sociali oggi ampiamente
dibattuti data la loro urgenza
4
2. Governo d’impresa e regolazione della sostenibilità
• La CG è nata e si è sviluppata in funzione degli investitori e dei
mercati finanziari, ma è atta a recepire e sta di fatto recependo i
temi della sostenibilità
• I primi passi sono stati compiuti dalla corporate social responsibility
(CSR)
• Come ricordano gli autori di un lavoro recente sulle imprese
socialmente responsabili, due opinioni si contendono il campo
– alcuni ritengono che le imprese socialmente responsabili
possano nel contempo attuare e spesso attuino pratiche di
governo societario dirette alla massimizzazione del valore
5
– Altri seguono la tesi ben nota di Milton Friedman che “l’unica
responsabilità delle società per azioni è di fare profitti”. Alcuni di
loro giungono ad affermare che le imprese socialmente
responsabili spesso soffrono di problemi di agenzia
• i manager si impegnano in attività di CSR che li beneficiano a
spese degli azionisti
• e comunque spendono troppo tempo in attività che li
distolgono da quello che dovrebbe essere il focus della loro
azione.
– La verità sta forse nel mezzo, nel senso che la visione positiva
della CSR si trova spesso realizzata, ma non mancano casi nei
quali la visione negativa è più realistica
• Comunque, la sostenibilità oggi allarga i confini della CG oltre la
CSR
• La CSR continua a impegnare le imprese, ma gli investitori
guardano alla ESG
6
• Peraltro, nella ESG il rispetto dell’ambiente e quello dei valori
sociali si aggiungono alla Governance e ne vengono a costituire
obiettivi da raggiungere nel rispetto della condizione della
massimizzazione del valore azionario nel medio-lungo periodo
• Questa condizione segna un limite importante della CG rispetto ad
altre forme di intervento, quale la regolazione pubblica
• In effetti, il tema dello sviluppo sostenibile riflette una problematica
più vasta che impegna gli Stati e le loro organizzazioni
internazionali (ONU, UE), oltre alle imprese, specie quelle
multinazionali
– La sostenibilità viene in qualche misura assicurata dalla
legislazione interna e da quella internazionale, dalla legislazione
sul lavoro e da quella contro l’inquinamento o contro la
corruzione
– Anche la CG tuttavia può contribuire alla sostenibilità, nella
misura in cui le imprese e i loro organi amministrativi operino in
modo responsabile7
3. Lo scopo dell’impresa oggi
• Per una visione della CG che integri la sostenibilità ambientale e
quella sociale, deve agirsi anzitutto sul piano dello scopo
dell’impresa, che resta orientato al profitto, ma viene qualificato
dalla protezione dell’ambiente e dal rispetto di valori sociali che
ogni impresa dovrebbe assicurare anche al difuori di quanto
strettamente richiesto dalla legislazione
• Una ridefinizione dello scopo dell’impresa può essere affidata al
diritto societario, che potrebbe rendere espliciti i valori ambientali e
sociali sopra richiamati
8
– La recente Pacte Loi in Francia prevede, tra l’altro, una modifica
delle regole del codice civile sullo scopo delle società, per
riflettere i temi della responsabilità sociale e ambientale (art. 61)
• L’articolo 1833 del codice civile francese è integrato dal
seguente alinea : « La société est gérée dans son intérêt
social, en prenant en considération les enjeux sociaux et
environnementaux de son activité»
• L’articolo 1835 è invece completato dal seguente : « Les
statuts peuvent préciser une raison d’être, constituée des
principes dont la société se dote et pour le respect desquels
elle entend affecter des moyens dans la réalisation de son
activité».
9
– Questa seconda disposizione riflette singolarmente la proposta
avanzata da Colin Mayer nel suo libro Firm Commitment (2003),
i contenuti del quale sono stati ripresi e sviluppati dal medesimo
autore in Prosperity, 2018. Secondo Mayer
• gli ordinamenti societari dovrebbero dare uno spazio
maggiore all’autonomia statutaria nella definizione del
corporate purpose
• Tale definizione dovrebbe tenere conto dei molteplici
interessi che l’impresa è destinata a soddisfare, anche
diversi da quello alla realizzazione di profitti, ed essere
assunta a fondamento dei doveri fiduciari degli amministratori
10
– Questa proposta è interessante in quanto suggerisce una strada
alternativa a riforme legislative che, nel tentativo di definire
meglio lo scopo sociale, potrebbero provocare rigidità eccessive
e limiti all’azione imprenditoriale
– Essa presenta tuttavia il rischio di una frammentazione delle
clausole statutarie potenzialmente disfunzionale rispetto alle
esigenze dei mercati
– Conclusioni simili possono essere raggiunte anche in via
interpretativa tenendo conto degli indirizzi internazionali in tema
di sostenibilità, a partire dai principi ONU in materia di sviluppo
sostenibile
– Si dovrà distinguere, al riguardo, tra interesse sociale e scopo
sociale (la stessa legge francese distingue tra interesse sociale
e ragion d’essere della società, che identificherei con il corporate
purpose)
11
– Anche l’autodisciplina può orientare la CG nel senso della
sostenibilità. I codici di autodisciplina più evoluti si stanno
muovendo in questo senso.
– Non va trascurato che un’attenzione per la sostenibilità fa parte
del governo del rischio d’impresa, nella misura in cui i rischi
ambientali ad es. possono minacciare la sopravvivenza stessa di
un’impresa (si pensi all’incidente occorso alla BP nel Golfo del
Messico)
– È chiaro peraltro che si tratta di soluzioni che dipendono da
incentivi privati, mentre la regolazione può assicurare che
interessi generali (ad es. a ridurre i cambiamenti climatici) siano
soddisfatti anche a costo di ridurre il valore generato per gli
azionisti
12
4. Il ruolo degli investitori istituzionali e delle banche
• Incentivi ad indirizzare la CG nel senso della sostenibilità vengono,
sempre più forti, dagli investitori istituzionali, che pongono i fattori
di ESG al centro delle loro scelte di investimento
– Nella misura in cui tali scelte dipendono anche da un giudizio
sulla governance e sulla sostenibilità ambientale e sociale delle
imprese, il prezzo delle azioni riflette questo giudizio
– I manager sono pertanto incentivati a migliorare sia la
performance finanziaria delle loro imprese che quella che si
esprime in termini di ESG
• Va da sé che l’approccio degli investitori istituzionali ai temi della
ESG dipende da una pluralità di fattori quali
– l’attitudine dei loro clienti finali
– l’azione dei regolatori e dei supervisori
– la presenza di società di rating, proxy advisors, media, NGOs
che sollevano problemi sul piano della ESG
13
• Per le società non quotate e, in particolare, per le PMI debbono
individuarsi altri incentivi.
– Certi tipi di investitori (private equity, fondi di credito) possono
operare nel senso della sostenibilità delle imprese nelle quali
investono, perlomeno sotto il profilo di una adeguata risk
governance.
– Le banche possono svolgere una funzione simile a quella degli
investitori istituzionali nell’indirizzare le imprese alla sostenibilità
• L’incentivo per le banche a procedere in una tale direzione
può dipendere dal fatto che l’adozione di strategie
organizzative e gestionali sostenibili da parte delle imprese
ne migliora il merito creditizio
• I supervisori bancari possono spingere le banche nella
medesima direzione (v. il recente documento della Banque
de France)
14
• Ulteriori incentivi possono derivare dalla supply chain, anche a
livello internazionale
• Da una prospettiva simile, anche i consumatori possono esercitare
con i loro comportamenti una pressione sui comportamenti delle
imprese in tema di sostenibilità
– indirizzando le proprie scelte verso i prodotti delle imprese che
ritengono più meritevoli
– aderendo a campagne o movimenti di opinione che abbiano una
qualche influenza sulle imprese.
15
5. Il contributo della trasparenza
• Nella UE la Direttiva 2014/95/UE relativa alla comunicazione di
informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla
diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi
dimensioni, ha trovato attuazione nel nostro ordinamento con il
decreto legislativo 30 dicembre 2016, n. 254
• questa disciplina ha un potenziale impatto sulla sostenibilità
ambientale e sociale anche per quanto riguarda gli aspetti di
governo societario e di organizzazione dell’impresa, specialmente
in termini di gestione dei rischi
• Le informazioni non finanziarie consentono ai terzi di conoscere i
comportamenti dell’impresa e di valutarli, premiando o
penalizzando le imprese che adottano pratiche rispettivamente
conformi o difformi dai criteri preferiti di ESG
16
• La trasparenza per essere efficace deve essere credibile
- Di qui l’importanza sia dei controlli esterni che di quelli interni
all’impresa
- Sono anche previste attività di assurance da parte di terzi
indipendenti, generalmente società di revisione
- Sono poi necessari interventi sul piano della governance interna,
quali l’istituzione di un comitato del CdA a scopi consultivi e
istruttori in materia di sostenibilità
• In ogni caso, il CdA deve assumersi la responsabilità delle
strategie organizzative e di business in materia di sostenibilità
• Una recente pubblicazione della Consob e di Methodos, in
collaborazione con NED Community, redatta da A. Ciavarella, N.
Linciano e L. Piermattei studia la pratica italiana della dichiarazione
non finanziaria introdotta dalla recente disciplina e si chiede se ed
in quale misura essa possa essere un driver of transformation
17
– Alla luce dei dati raccolti, le autrici ritengono che la dichiarazione
non finanziaria stia contribuendo a una trasformazione culturale
dei modelli di corporate governance e dia impulso a
un’integrazione dei fattori ESG in diverse aree dell’attività
aziendale
– Tuttavia, l’effettivo engagement e coinvolgimento dei consiglieri
nelle attività cruciali per la realizzazione di tale cambiamento
sono limitati
– In conclusione, dall’analisi emerge che la maggior parte delle
imprese hanno operato in un’ottica di compliance e che solo
pochi emittenti, prevalentemente di maggiori dimensioni, hanno
colto l’occasione offerta dalla direttiva per avviare un processo di
trasformazione in grado di coinvolgere governance e strategie
18
6. Il ruolo della cultura
• La situazione relativamente più semplice è quella in cui certi
comportamenti d’impresa nel senso della sostenibilità siano imposti
dalla regolazione (ad es. contro l’inquinamento)
- Il tema è quello ben noto della compliance con le regole da parte
delle imprese di ogni settore e dei controlli che la CG può
svolgere a tale riguardo
- Casi paradigmatici si sono verificati in questi anni, che
dimostrano come la relativa problematica sia ancora lontana da
una soluzione adeguata
- Il caso delle auto diesel della Volkswagen e del doloso
aggiramento della normativa USA antinquinamento merita di
essere approfondito per comprendere come un’impresa delle
dimensioni, qualità tecnica e reputazione di Volkswagen possa
cadere in comportamenti palesemente illeciti ed immorali a vari
livelli dell’organizzazione.
19
• Fuori del campo della regolazione e della relativa compliance,
operano soprattutto incentivi reputazionali, che fanno leva
- sul valore delle azioni che viene influenzato dalle scelte di
investimento degli investitori istituzionali
- sul fatturato di vendita dei beni o servizi dell’impresa che viene
influenzato dalle scelte dei consumatori attenti ai temi della
sostenibilità
- sull’opinione pubblica relativa all’impresa come determinata dalle
notizie che si diffondono anche in merito ai suoi comportamenti
in tema di sostenibilità.
20
• Tanto nel caso della compliance, quanto in quello delle
conseguenze reputazionali dei comportamenti non etici
dell’impresa, risultano determinanti aspetti legati alla cultura che
caratterizza una determinata impresa o l’ambiente nel quale la
stessa opera.
– Il modello di leadership è rilevante
• Si pensi agli scandali bancari in Italia, spesso relativi ad
istituzioni che presentavano evidenti problemi di leadership
nel Presidente (Popolare di Vicenza) o nell’Amministratore
Delegato (Veneto Banca)
• Si pensi agli scandali finanziari in altri paesi d’Europa
(Espirito Santo in Portogallo e Royal Bank of Scotland nel
Regno Unito) e negli USA (Lehman Brothers tra tanti), che
similmente vengono ricondotti a problemi di leadership
narcisista, quando non immorale.
21
– Il contesto è anche rilevante
• Le convinzioni che si formano in un determinato contesto
possono spingere anche persone altrimenti corrette (good
people) a tenere comportamenti illeciti che esse stesse non
avrebbero condiviso a priori
• Lo scandalo del LIBOR ha coinvolto numerose istituzioni e
operatori legati tra loro da un network dedito a pratiche
chiaramente immorali, che a molti potevano apparire come
giustificate o comunque inevitabili
• Nello scandalo Volkswagen una cultura prevalentemente
ingegneristica e una forte alleanza tra azionisti e lavoratori
mirata all’espansione delle vendite hanno creato le
condizioni per un sistematico e fraudolento aggiramento di
regole cogenti
22
7. Remunerazione incentivante e gestione dei rischi
• Gli incentivi e le motivazioni che si adottano nell’impresa sono
altresì rilevanti, in quanto espressione di attitudini culturali e
strumenti per la realizzazione di certi obiettivi
– La remunerazione incentivante riflette la convinzione (spesso
errata) che l’incentivo pecuniario sia il modo migliore per
massimizzare la performance manageriale
• Essa ha in molti casi indotto i manager a comportamenti
perversi, volti a massimizzare non la ricchezza dell’impresa,
bensì la propria
• L’enfasi posta sulla remunerazione incentivante ha portato la
CG ad ignorare un ventennio di studi di psicologia sulle
motivazioni del comportamento, che danno priorità a incentivi
diversi da quelli pecuniari
23
• Oggi si richiede di utilizzare la remunerazione incentivante anche
per promuovere la performance delle imprese in materia di
sostenibilità
– Il problema diviene allora quello di identificare gli obiettivi al
raggiungimento dei quali gli incentivi saranno erogati
• questi inevitabilmente dipendono dal settore industriale o
finanziario di riferimento e dalla disponibilità di indici o
parametri ai quali commisurare la performance dell’impresa
in tema di sostenibilità
• Il requisito di agganciare la remunerazione incentivante alla
CSR e più in generale alla sostenibilità dell’impresa è fissato
dalla nuova Direttiva sui diritti degli azionisti e in particolare
dal suo art. 9, comma 6.
24
• La sostenibilità è poi naturalmente oggetto delle attività di risk
management dell’impresa
– La gestione dei rischi rappresenta anzi il cuore della sostenibilità
• Basti pensare al rischio derivante dai cambiamenti climatici e
al modo in cui le singole imprese esposte ad un tale rischio
dovranno misurarlo e gestirlo al fine di limitarne l’incidenza
sulla performance finanziaria e sulla sostenibilità stessa
dell’impresa nel medio-lungo periodo
• Le relative attività sono ben chiarite dalla guidance
all’applicazione del COSO Report su Enterprise Risk
Management emanata nell’ottobre 2018 con specifico
riguardo agli ESG risks.
25
8. Gli amministratori indipendenti e la sostenibilità
• L’indipendente non è diverso dagli altri NED (amministratori
deleganti) in punto di doveri fiduciari, che si esprimono nella
diligenza e nella lealtà dovute alla società da essi amministrata
– I requisiti di indipendenza ne caratterizzano la figura nel senso di
ridurre le situazioni di potenziale conflitto di interessi nelle quali
l’amministratore delegante può venirsi a trovare nell’esercizio
della supervisione
– L’amministratore indipendente può sviluppare una speciale
professionalità nel campo della crescita sostenibile e quindi
rappresentare, nei confronti dei manager e degli azionisti
puramente interessati ai profili finanziari, le istanze degli
stakeholder di ogni tipo e degli azionisti che siano anche
interessati ai profili ambientali e sociali della gestione delle
imprese
26
• I doveri fiduciari degli amministratori coprono la materia della
sostenibilità nei modi visti più sopra quanto al governo della
sostenibilità in generale (informativa non finanziaria, risk
management, politiche di remunerazione che ai sensi della nuova
direttiva sui diritti degli azionisti devono riflettere le politiche
dell’impresa in tema di sostenibilità ambientale e sociale
• Più in generale, il perseguimento di strategie sostenibili da parte
dell’impresa nel medio lungo termine è oggetto di prescrizioni
legislative e/o di autodisciplina e quindi può dare luogo a specifici
doveri fiduciari nei confronti della società e dei suoi soci
– Ancora una volta, gli amministratori indipendenti non sono
destinatari di doveri diversi da quelli degli altri NED
– Sebbene la crescita sostenibile dell’impresa di per sé non generi
conflitti, strategie e comportamenti non sostenibili potrebbero
derivare da conflitti di interesse degli amministratori o dei soci di
controllo
27
• La regolazione finanziaria presenta alcuni aspetti che possono
interessare il tema della governance della sostenibilità nelle
imprese non finanziarie
– Essa attribuisce speciali compiti agli amministratori non esecutivi
di istituzioni finanziarie a tutela della stabilità di queste ultime e
del sistema finanziario nel suo complesso
• Gli indipendenti hanno uno specifico rilievo in tale
regolazione che li utilizza per il perseguimento di interessi
pubblici, come sono appunto quelli alla stabilità finanziaria e
alla riduzione dei rischi sistemici
• È possibile che la regolazione dell’ambiente evolva in senso
analogo, riguardando rischi sistemici di portata anche
maggiore, come sono quelli derivanti dai cambiamenti
climatici e dai disastri ambientali.
28
– Peraltro, i NED di istituzioni finanziarie, inclusi gli indipendenti,
hanno doveri fiduciari nei confronti della società e dei suoi soci
che sono posti dal diritto societario e non vengono modificati
dalla regolazione finanziaria
• I doveri posti da quest’ultima a carico dei componenti del
consiglio di amministrazione si aggiungono ai doveri fiduciari
degli amministratori imponendo specifici comportamenti o
limiti di comportamento a tutela dell’interesse pubblico
• essi hanno una natura “regolatoria” e sono sanzionati con
sanzioni a carattere pubblicistico
29
• I regulatory duties di principio si distinguono dai fiduciary
duties previsti dal diritto societario e rispondono a obiettivi
diversi, che riguardano l’interesse pubblico alla stabilità delle
singole istituzioni e del sistema finanziario
– In qualche modo, i doveri regolatori rafforzano quelli
fiduciari e li orientano alla tutela di interessi diversi da
quelli degli azionisti
– Una evoluzione simile potrebbe in futuro verificarsi nella
materia della sostenibilità ambientale e sociale ove la
regolazione pubblica dovesse estendere il proprio
ambito in modo analogo a quanto verificatosi per le
istituzioni finanziarie.
30
9. Verso un ESG Director?
• Esiste un trade-off tra indipendenza e professionalità
– Quanto più un amministratore è vicino all’impresa e/o al settore
in cui essa opera, tanto più possono sorgere conflitti di interesse,
ma maggiore tende ad essere la competenza professionale
dell’amministratore nelle materie che interessano l’impresa
– Quanto più aumenta la distanza dall’impresa e dallo specifico
settore, tanto maggiore potrà essere l’indipendenza, ma minore
tende ad essere la competenza professionale specifica
– Peraltro, questo trade-off in molti casi non sussiste, perché
l’indipendente è comunque fornito di competenze professionali
utili all’impresa seppure non focalizzate sullo specifico settore
(ad es. manager di altro settore industriale) oppure perché le
competenze richieste attengono ad aspetti non strettamente
industriali (competenze corporate, contabili, legali ecc.)
31
– La professionalità dell’indipendente viene poi accresciuta
dall’esperienza nello specifico ruolo che matura attraverso
incarichi in società diverse ricoperti nel corso del tempo.
• Una domanda da porre rispetto alla governance della sostenibilità
è se siano maturi i tempi per una figura di professional director che
definirei come ESG Director
– È un amministratore che ha formazione ed esperienza specifiche
sui temi dell’ambiente – specie se rapportati al settore industriale
in cui opera la società interessata – e sulle problematiche sociali
relative ai rapporti interni (clima aziendale, parità di genere, e
simili) ed esterni all’impresa (rapporti con le comunità di
riferimento, anticorruzione, cyber-security, e simili)
– La specializzazione degli indipendenti in tali materie potrebbe
essere di grande aiuto ai consigli di amministrazione ed ai loro
comitati nel monitoraggio delle relative attività e problematiche
32
– Naturalmente, visto che la sostenibilità non genera di per sé
conflitti, i NED in genere potrebbero fungere da ESG Director
senza essere necessariamente indipendenti. Tuttavia, vi sono
almeno due ragioni per preferire un indipendente in questo ruolo.
• Comportamenti contrari alla sostenibilità potrebbero essere
generati da conflitti di interesse dei manager o dei soci di
controllo, come sopra ipotizzato. La questione si porrà, ad
es., nell’attività dei comitati di remunerazione relativa alla
valutazione degli incentivi manageriali collegati – come ora
richiesto dalla direttiva sui diritti degli azionisti – a profili di
sostenibilità.
• Gli indipendenti potrebbero compiere un investimento in
questo tipo di formazione e distribuirne i benefici su più
società sedendo nei relativi consigli
33
– Naturalmente ciò è possibile ai NED in genere, ma gli
incentivi per chi aspiri a rivestire il ruolo di indipendente
potrebbero essere maggiori e indirizzare gli interessati a
sviluppare questo tipo di reputazione come atout da
spendere sul mercato degli indipendenti
– Il voto di lista potrebbe spingere in questa direzione,
visto che gli amministratori di minoranza sono spesso
espressione degli investitori istituzionali, i quali sono
generalmente impegnati sui temi della ESG.
– Il risultato potrebbe essere quello di contribuire a
sviluppare una figura di ESG Director, che operi come
garanzia per i diversi investitori e stakeholder interessati
alle materie ambientali e/o sociali, e che in qualche
misura sia “dipendente” da questi gruppi di interesse
34
– Tutto ciò prefigura la possibilità che gli amministratori
indipendenti divengano “protagonisti del cambiamento” (agents
of change) nei consigli di amministrazione, esercitando una
pressione importante sull’integrazione delle tematiche ambientali
e sociali nel governo delle imprese
• Questa potrebbe anzi diventare una politica normativa da
suggerire ai legislatori e (preferibilmente) agli organismi di
autodisciplina, in qualche misura sul modello della
regolazione finanziaria che, come argomentato più sopra,
punta sugli indipendenti per la tutela di interessi pubblici
come quelli alla stabilità finanziaria
• L’indipendente nelle banche è oggi spesso caratterizzato da
competenze specifiche nell’analisi finanziaria e creditizia e
nel risk management, che aiutano i consigli di
amministrazione nella valutazione delle complesse
problematiche relative alla sostenibilità finanziaria delle
banche
35
10. Osservazioni conclusive
• La costruzione di una governance sostenibile rappresenta un
processo già in atto e d’altronde inevitabile, considerata la
pressione internazionale su nazioni ed imprese in una tale
direzione
• Si tratta solo di comprendere quale sia la combinazione di
elementi più efficace per attuare una governance della
sostenibilità che funzioni, e questa non potrà che essere il frutto di
interventi esterni e interni all’impresa
– L’allineamento dei vari elementi necessari non è facile,
considerata anche l’urgenza
– In attesa del completamento di interventi legislativi già in fase di
sviluppo (anche in attuazione dello EU Action Plan: Financing
Sustainable Growth), potrebbero senza dubbio verificarsi
squilibri e disfunzioni iniziali
36
• In questa relazione, ho evidenziato il ruolo che gli indipendenti
potrebbero rivestire
– provocando il consiglio di amministrazione ad impegnarsi
maggiormente sui temi della sostenibilità e
– aiutandolo ad affrontare questa materia con urgenza e nel
modo professionale che è richiesto dalla complessità e dalla
relativa novità di molti dei profili affrontati.
37