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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 28 novembre 2010 – Anno 2 – n° 307Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

CHI HA PAURA DELLA BONEVBondi balbetta, la bulgaraDragomira giura di aver

pagato lei i conti. Tace inveceBerlusconi, sponsor dell’attr ice

e del premio farloccodi Venezia. Ma il premier

non può scaricarla

LA CGIL SCOPRE I GIOVANI

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Antonio Pagliaro

i cani di via lincoln

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Marco Bosonettonel grande show della

democrazia

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Abusivi di tuttoil mondo, unitevi

di Marco Travaglio

L’altroieri, pubblicando la notizia del rinvio agiudizio di Luca Cordero di Montezemolo aNapoli per abuso edilizio, falso edeturpamento di bellezze naturali, non

immaginavamo di dare la stura a una forsennatacampagna politico-mediatica contro di lui proprio nelmomento in cui ha deciso di sacrificarsi per noi e“sento di dover fare qualcosa per il nostro Paese”.Come avvoltoi assetati di sangue, tutti i giornali e i tg sisono avventati sulla notizia incuranti dellapresunzione di innocenza e della benchè minimapietas umana, colpendo Montezemolo sopra e sotto lacintola fino a lasciarlo esangue sul selciato. E, per fargliancora più male, hanno usato una tecnicaavveniristica, finora inedita nel panorama della stampamondiale: la notizia subliminale. Funziona così: lanotizia non si dà esplicitamente, ma la si lasciaperfidamente intendere fra le righe, in un giocoimpietoso di dire-non dire che alla fine si rivelamicidialmente letale per la povera vittima. Qualcheesempio. Corriere della sera di giovedì: “…I t a l i a F u t u radiventa ‘la casa dei tanti italiani che credono siaarrivato il momento di uscire dal propriopar ticolare’…”. L’uso del termine “casa” è tutt’a l t roche casuale: evidente il riferimento alla villa diAnacapri ampliata e ristrutturata - secondo l’accusa -contro le norme edilizie e paesaggistiche con laconnivenza dei vigili urbani, che avevano ricevuto indono una bella Fiat Panda e manifestavano una certariconoscenza nelle ispezioni ai lavori abusivi. Noncontento, il Corr iere rincara impietosamente la dosecon un’altra frase-civetta: “Montezemolo dipinge unPaese … in cui va ‘ricostruito il senso morale ecivico’…”. Potevano scrivere ripristinato, rifondato,ricreato. Invece no: dicono proprio “ricostr uito”,alludendo ancora una volta alla villa maledetta. Ieri poiil quotidiano più vicino a Montezemolo torna a tradireil suo azionista con un’altra stoccata in codice: “La suaanalisi è spietata. E sono bordate, a destra come asinistra … I leader dell’opposizione ‘in questi due annihanno guardato dal buco della serratura, sono andatisui tetti, ma non hanno espresso una culturaalter nativa”. Ma c’era proprio bisogno di scrivere“ser ratura” e “tetti”? Evidente l’ennesimo, maliziosoriferimento alla villa incriminata. Per non essere dameno, anche Repubblica non scrive mezza riga sulrinvio a giudizio del giovin virgulto sessantatreenneche vuole rinnovare e moralizzare la politica italiana,ma lo concia per le feste con un’altra lancinanteallusione: “Il suo è un progetto alternativo alla classepolitica degli ultimi 15 anni ‘che ha pensato ai propriinteressi e non al bene comune’…”. Tipo ristrutturarsiabusivamente la villa, per dire. Feroce anche LaStampa, giornale della Fiat che fu di Montezemolo:“’Da vent’anni - prosegue Montezemolo – a bbiamouna trentina di personaggi che cambiano i nomi aipartiti come fossero dei marchi. Si spostano un po’,ma sono sempre gli stessi’…”. Tipo quelli chetrasformano in locali abitabili un garage e un vecchiorudere. Poi ci sono i giornali dichiaratamente nemici:il Sole-24 ore di Confindustria (la Marcegaglia detestaMontezemolo), il Giornale e Libero (Berlusconi odiaMontezemolo). Ecco: questi lo scorticano vivoconfinando la sua quasi-discesa in campo in minuscolitrafiletti e, se al rinvio a giudizio non dedicanonemmeno una stoccata subliminale (come Tg1, Tg2,Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto e TgLa7), è solo perchénon avevano spazio:ma stanno preparando insertispeciali sullo scandalo di Anacapri. Impossibile infattiche Feltri e Belpietro, così eccitati per le vicendeimmobiliari da dedicare cento e più prime pagine allacasa del cognato di Fini, possano ignorare la villa diMontezemolo (non del cognato). Fossimo in lui, però,più che del soffocante assedio mediatico, cipreoccuperemmo del fuoco amico: sul sito diItaliaFutura, l’ultimo intervento di Luca è statointitolato “Uno sforzo corale di ricostruzione”. Iltitolista faceva prima a suicidarsi.

Indovinate chi ha detto “Fini è un traditore” e chi hadefinito gli articoli sui rifiuti a Napoli “abietti e criminali”?

Gli studenti hanno occupatoil Colosseo, la Mole e la Torredi Pisa. Non hanno ottenutoun cazzo, ma ora sonofamosissimi in Giappone.

w w w. s p i n o z a . i t

C AT T I V E R I E

WIKILEAKS xNelle prossime ore svelati rapporti riservati degli Usa. L’elenco delle paure italiane

PALAZZO CHIGI, IL TERRORE CORRE SUL FILEnmignottocrazia/1

Lettera a MassimoFini: “Megliola Carfagna di te”

Paolo Guzzanti pag. 6z

nmignottocrazia/2

La replica: “Haifatto una bruttafine, beviamoci su”

Massimo Fini pag. 6z

Mughini: “È unaltro caso RubyE Michelle laconosco: sarebbein gradodi distruggereun carrarmatohitleriano”

Pa g a n i pag. 7z

Udi Furio Colombo

P O L I T I CA ,QUAN TOCONTA L’ETÀ?

C uriosa storia italiana: un ac-ceso dibattito su (tra) giova-

ni e vecchi continua nelle stan-ze della politica, mentre giova-ni veri occupano dovunque glispazi vuoti. Il potere inerte, piùo meno giovane, più o menoanziano non vede. pag. 14 z

Udi Marco Lillo

A F FA R IDI STATO(E NON)

C i sono pochi uffici al set-timo piano del palazzo di

Finmeccanica. Lì, oltre aquello di PierfrancescoGuarguaglini, è posizionatol’ufficio del responsabile re-lazioni istituzionali LorenzoBor gogni. pag. 2 z

Dalle guerre a fiancodi Bush ai rapporticon Putin, fino alle“abitudini” delCaimano: allarmerosso. L’incubodossier mobilitale diplomaziedi tutto il mondo.Il rischio di velenii n c ro c i a t i pag. 4 - 5z

F I N M E C CA N I CA

Silvio Berlusconi. In alto, MichelleBonev. A destra, un’i m m agi n e

della manifestazione della Cgil ieria piazza San Giovanni (FOTO ANSA)

PIANGE IL TELEFONO

Stefano Disegni pag. VIII z

D’Onghia e Feltri pag. 8 z

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pagina 2 Domenica 28 novembre 2010

M arina Grossi, LadyFinmeccanica, non è solo lamoglie di Pierfrancesco

Guarguaglini (nella foto appena in basso as i n i s t ra ) , anche se è sotto la presidenza diquesto che, il 16 febbraio 2005, è diventataamministratore delegato della Selex Sistemi(l’ex Alenia Marconi Systems, che fa radar e

sistemi elettronici), controllata del gruppo.Nata a Torino nel maggio del ‘52, laurea iningegneria elettronica a Firenze, nell’ap r i l e2002, quando il marito prese la guida diFinmeccanica, era già direttore generale dellaMbda, industria di missili partecipata, oltreche dal colosso bellico nazionale, anche dasoci inglesi e francesi. Lo scontro con un suo

superiore, l’amministratore delegato di MbdaItalia Sandro Pazzini, non fece la fortuna dinessuno dei due, messi alla porta da MarwanLahoud, capo del gruppo. Il 27 gennaio del2005, su proposta del direttore generaleGiorgio Zappa e l’astensione di Guarguagliniche così evitò formalmente il conflitto diinteresse, fu nominata alla guida della Selex.

Chi è Marina Grossi

A capo di Selex

e moglie di Guarguaglini

di Marco Lillo

Al settimo piano del pa-lazzo di Piazza Monte-grappa dove ha sedeFinmeccanica ci sono

pochi uffici: quello di Pier-francesco Guarguaglini, il nu-mero uno, quello del respon-sabile dell’ufficio legale Mar-co Forlani e infine quello delresponsabile relazioni istitu-zionali Lorenzo Borgogni.A impensierire Guarguaglinie i vertici della politica nazio-nale non sono state tanto leperquisizioni disposte neiconfronti di Marina Grossi,moglie del presidente di Fin-meccanica che guida la con-trollata Selex Sistemi Integra-ti, ma quelle verso il verobraccio destro del capo.Quando i magistrati hanno

chiesto al superconsulentearrestato, Lorenzo Cola, chi sioccupava dei rapporti con ipolitici, Cola uno non ha avu-to esitazioni: Lorenzo Borgo-gni. Borgogni non è solo il re-sponsabile dei rapporti istitu-zionali, nel 2000 è stato per 8mesi presidente di una socie-tà ora appartenente al Grup-po di Enrico Intini, l’amico diGianpi Tarantini. In quel pe-riodo era consigliere dellablasonata associazione Civitae, sempre molti anni addietroera consigliere di Selex Siste-mi Integrati, Selex ServiceManagement e Elsag Data-mat, tutte e tre oggi indagatetra Roma e Napoli.

INSOMMA Borgogni cono-sce i meccanismi interni delgruppo meglio di chiunque al-tro. E, visto che Lorenzo Colaè riuscito a mettere da parte12 milioni di euro sui suoiconti all’estero più una casada 5 milioni di euro a NewYork, una a Parigi e una in Sve-zia, gli inquirenti, gli hannochiesto di spiegare i meccani-smi dell’assegnazione degliappalti alle società terze. E aquel punto Cola ha fatto il no-me di Borgogni.Mentre l’altro superteste,Marco Iannilli ha parlato del-l’affare immobiliare portato atermine in Toscana con Bor-gogni mediante la sua societàArc Trade Srl. Borgogni volevaingrandire la sua tenuta La Ma-donna che produce un buon

brunello di Montalcino. Avevabisogno di 800 mila euro e co-sì la società Arc Trade, invecedi occuparsi di avionica, im-provvisamente ha puntato isuoi radar sulla campagna to-scana per siglare un prelimi-nare versando 800mila euronella società agricola del vinoMadonna Nera, “unico vinonon abruzzese”, vanta il sitodella società di Borgogni “p re -sente alla tavola del G8 di L’A-quila”. E chissà perché tra ilSassicaia, il Tignanello e il So-laia, gli uomini di Bertolasohanno scelto questo vinocreato da un grande enologocome Carlo Ferrini ma ogget-tivamente meno noto di altreetichette blasonate. Comun-que, dopo il successo conObama e Putin, Iannilli e com-pagni comprano il 30 per cen-to delle quote della Madonnaconsegnando 800 mila euro aBorgogni che così può com-prare le quote di Brunello peraltri 4 ettari di produzione. Adire il vero sarebbe solo l’ac-conto di un prezzo totale di1,2 milioni. Poi l’affare salta egli 800 mila euro restano aBorgogni che però, dopo l’in-dagine e gli arresti per il casoFastweb, restituisce tutto aIannilli.La stranezza, notano gli inve-stigatori, è che una cosa simileaccade con una villa a Sharmel Sheik di Ilario Floresta, exsenatore di Forza Italia e oraconsigliere dell’Enav. AncheFloresta sigla il preliminarecon gli uomini di Arc Trade epoi non vende e anche a luiIannilli e soci versano moltopiù della metà del prezzo alpreliminare: 280 mila euro su350 mila circa e poi non com-prano. Floresta così ha unamotivazione, apparentemen-te legale, per trattenere la ca-parra. Queste storie ingarbu-gliate di compravendite abor-tite e di soldi che escono daArc Trade per andare a uominidi Finmeccanica e di Enav in-teressano la Procura di Romaperché a questa società, su in-

BRUTTE IMPRESE

L’arsenale di Stato

Storia di un colosso da guerraIl suo vino finìsulla tavola delG8 dell’AquilaE tra le societàsponsorizzateanche quelladelle figlie

Silvio Berlusconi quando si ripromise di piazzare i caccia di Stato (FOTO ANSA)

FINMECCANICA, AFFARI E CRICCHEA L L’OMBRA DEL GIGANTE

Chi è Borgogni, l’uomo che si occupa dei “rapporti con i politici”

put di Lorenzo Cola (il quale neha ricavato la solita provvigio-ne) sono arrivati molti subap-palti attraverso la solita catenaEnav-Selex che hanno contri-buito a portare il suo fatturatodel 2009 a 23 milioni di euro.

Q UA N D O hanno chiesto aCola i nomi delle altre aziendesponsorizzate da Borgogni, ilconsulente di Guarguaglini fini-to in galera ha elencato unamezza dozzina di sigle tutte per-quisite ieri. Il Fatto Quotidiano hascoperto che una di queste, laAuxilium Trade Srl è presiedutada Luca Mastroianni, ammini-stratore delegato di una secon-da società coinvolta in un altrofilone delle inchieste su Fin-meccanica: la Pescina Valle delGiovenco, cioé la squadra di cal-cio della Selex Se. Ma. emersa

nelle inchieste di L’Aquila e Na-poli per le fatture spropositateeffettuate nei confronti di unfornitore di Selex Se.Ma., inda-gato per un mega appalto: il Si-stri. Ora Mastroianni riapparein un’altra società perquisitasempre per storie di fatture.Dallo sport ai radar con due ele-menti in comune: le fatture so-spette e Finmeccanica. Tra lesocietà sponsorizzate da Borgo-gni, secondo Cola, e perquisitedalle Fiamme gialle venerdì, c’èanche la Renco Spa di Pesaro,del gruppo Gasparini. Un grup-po solido che vanta una control-lata operativa nella sanità chefinora non ha fatturato un euro,la Renco Health. Nell’azionar ia-to, con una quota del 10 percento, e nel consiglio di ammi-nistrazione ci sono le figlie diBor gogni.

di Giorgio Meletti

I n un certo senso Silvio Berlusco-ni ha ragione quando dice che

indagare sulla Finmeccanica è sui-cida. Basta chiarire per chi è sui-cida. E innanzitutto bisogna par-tire dal significato della parola Fin-meccanica, che ai più dice poco.È una società quotata in Borsa,controllata dal governo italiano,che nel 2009 ha fatturato 18 mi-liardi di euro, e dà lavoro a 77milapersone, 43mila delle quali in Ita-lia. È una holding operativa dentrola quale c’è il meglio della tecno-logia tricolore. Fa di tutto: aerei,elicotteri, automazione industria-le, centrali elettriche convenzio-nali e nucleari, treni, autobus.Nello scrigno Finmeccanica ci so-no alcuni dei più gloriosi marchiindustriali: Breda, Ansaldo, Agu-sta.Ma soprattutto Finmeccanica èl’arsenale della Repubblica italia-na. La nostra fabbrica di armi. Mi-tragliatrici, cannoni, carri armati,

siluri, navi da guerra, missili, cac-cia bombardieri, elicotteri dacombattimento, autoblindo, ra-dar, sistemi di puntamento. Tuttociò che serve a spararsi addosso,da qualsiasi distanza, la Finmec-canica lo produce. E cerca di ven-dere le sue armi a chiunque nelmondo, per la semplice ragioneche più ne produci e smerci menocostano. Nelle contorsioni dellageopolitica magari capita chevendi le armi a chi poi le usa controdi te. Nel 1986, quando il ditta-tore libico Gheddafi in un momen-to di nervosismo fece sparare duemissili contro l'isola di Lampedusa(e per fortuna finirono in mare) siscoprì che i lanciatori libici eranostati addestrati dai centri specia-lizzati della Finmeccanica a SestriPonente, periferia di Genova.Ma la vera criticità di Finmecca-nica è che il suo principale clienteè lo stesso governo italiano che lapossiede. I treni li comprano le Fs,le centrali elettriche l’Enel che èstatale, le armi, ovviamente, il mi-nistero della Difesa. Per cui nonsolo il gruppo guidato dal penco-lante Pierfrancesco Guarguaglinisforna oggetti di grande delicatez-za strategica, ma è anche un pol-mone tra i più ricchi della spesapubblica. In settori dove non c’èconcorrenza. E dove nessuna per-sona normale ha un’idea neppureapprossimativa di quale possa es-sere il prezzo giusto di un canno-ne .Sarà per questo che la storia diFinmeccanica si intreccia da sem-pre con le più accese o torbide lot-te di potere. Negli anni ’70 il pre-sidente della Finmeccanica sichiamava Camillo Crociani. Fuggìin elicottero dalla sua villa di SanFelice Circeo per sfuggire all’a r re -sto: era coinvolto nello scandaloLoockheed (tangenti per l’acqui-sto degli aerei da trasporto Her-cules C130). Crociani, ex inse-gnante di educazione fisica conlaurea in ingegneria honoris cau-

sa, se ne andò in Messico con labella moglie Edoarda Vesselovsky,ex attricetta conosciuta con il no-me d’arte Edy Vessel. Morì pocodopo, e la Vessel ereditò la Vitro-ciset, società di famiglia attiva nel-la gestione e manutenzione deiradar. La Vitrociset è stata fino apoco tempo fa fornitrice presso-ché unica dei servizi all’Enav, l’en-te pubblico che gestisce il controllodei voli sui cieli italiani. Poi ha ce-duto all'Enav stesso il ramo d’a-zienda della manutenzione.Ma per decenni l’Enav, oggi alcentro dell’inchiesta che vede Ma-rina Grossi, moglie di Guarguagli-ni, indagata per corruzione, ha fo-raggiato con appalti miliardari lesenili fortune della signora Vessel.E nel frattempo è stato uno deiluoghi privilegiati per grandi e pic-cole porcherie di politici di tutti glischieramenti. D’altra parte chivorrebbe risparmiare sulla sicu-rezza dei nostri cieli? E quindi sispende e si spande, nessuno con-trolla e chi ci prova viene messo infuga. Tanto per dare un’idea, unapersona onesta come MassimoD’Antona, mandato dal governoProdi a commissariare l’Enav, pri-ma di essere ucciso dalle BrigateRosse fu messo in fuga dal tanfo dimalaffare che si respirava nel pa-lazzone di via Salaria. Quando sidimise, il 20 giugno del ‘98, il Cor-riere della Sera pubblicò questabreve notazione: “Le dimissioniarrivano dopo un lungo braccio diferro con il presidente LucianoMancini e con gli altri consiglieri suuna raffica di assunzioni e promo-zioni, in odore di clientelismo, cheda settimane paralizzano l'attivi-tà del consiglio. Tra i candidati allasuccessione, personaggi comeBruno Tagliaferri, della segreteriadel deputato di An Adolfo Urso,l’ex deputata leghista Diana Bat-taggia, oggi vicina a Mario Baccini(Ccd), e il figlio di Giuseppe Pisanudi Forza Italia”. Battaggia e Bac-cini si sono sposati in seguito,

mentre Guarguaglini e Grossi era-no già coniugi quando lui l'ha no-minata amministratore delegatodella Selex Sistemi Integrati.È anche vero che Finmeccanica,per farsi perdonare la fabbrica-zione di armi letali, ha sempre unocchio di riguardo per i valori dellafamiglia. La lista dei politici chehanno piazzato un figlio nel grup-po è sterminata, e pure lunga è lalista dei generali che con una ma-no comprano armi da Guargua-glini e con l’altra allungano il cur-riculum del congiunto. Il che è an-che utile agli equilibri del Paese, sipotrebbe dire ironicamente, per-ché un pezzo importante dellaclasse dirigente ha piazzato unosservatore di fiducia dentro l’ar-senale della Repubblica. Ma moltimilitari ottengono anche diretta-mente incarichi nel gruppo. Cosìl’ammiraglio Guido Venturoni èentrato anche nel consiglio d’am-ministrazione mentre suo figlioPaolo veniva assunto per gli ufficidi Bruxelles. E il generale GuidoBellini ha fatto l'accoppiata tra lapresidenza di una controllata e unposto di lavoro per il figlio An-d re a .E poi tra gli ingaggiati di rango delgruppo Finmeccanica ci sono l'in-gegner Elio Mastella, figlio del rasdi Ceppaloni, l’ingegner DavideMarini, figlio di Franco ex presi-dente del Senato, Guglielmo Cuc-chi, figlio del generale GiuseppeCucchi, ex segretario generale delCesis (servizi segreti), AndreaBrancorsini, genero di Niccolò Pol-lari ex capo del Sismi. E di chi èfiglia Fabiana Gallitelli? Del co-mandante generale dei Carabi-nieri, che di nome fa Leonardo.Emiliano Sarmi è invece figlio del-l’amministratore delegato di Po-ste Italiane, che di nome fa Mas-simo. Gruppo che compra i siste-mi di automazione postale da ungrande polo industriale pubblicoche si chiama... Avete indovinato:Finmeccanica.

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Domenica 28 novembre 2010 pagina 3

te di un governo presieduto dachi ci ha paragonati a un’asso -ciazione a delinquere”. Con unbrusio di sottofondo, Alfanocontinua il suo discorso. Da po-litico navigato riesce a eluderele richieste delle toghe e rim-balza le loro critiche. “Voi avetepercepito un’aggressione al-l’autonomia della magistratu-ra? Noi un’aggressione alla so-vranità del Parlamento”. Al pro-curatore aggiunto di Roma,Nello Rossi, che chiede certez-ze, Alfano replica a modo suo.Dice Rossi, tra gli applausi: “Inquesti anni non è stato fatto nul-la, ma siamo servitori dello Sta-to e non saliremo sui tetti anchese ne avremmo motivo. Néchiediamo più soldi, ma propo-ste concrete”. Risposta: “Tu t t ivorremmo essere ministri cheprendono i voti per fare il benecomune ma se non ci sono sol-di... Abbiamo quest’olio perfr iggerci”. Solo nell’ultimamanciata di intervento affrontaalcuni punti nodali, ma senza al-

cuna assunzione di responsabi-lità politica. Alfano dice chiara-mente che la riforma delle cir-coscrizioni giudiziarie che otti-mizzerebbe risorse umane edeconomiche, non si fa per nonperdere voti. Lo steso argomen-to lo usa per lanciare una stoc-cata al Csm: “Non ha provvedu-to ad alcun trasferimento d’uf -ficio nelle sedi disagiate perchéin piena campagna elettoraleper il rinnovo del Consiglio”.Quindi l’annuncio: “Ho con-cesso una deroga alla legge delcentro-sinistra che vieta ai gio-vani magistrati di andare nellesedi a rischio. Proporrò al Par-lamento di stabilizzare questad e ro g a ”. E incassa l’unico ap-plauso sentito. Il ministro negapoi l’intento del governo di as-servire il pm: “Non vogliamosottoporre il pm al potere ese-cutivo, né intendiamo arrivarcisurrettiziamente intervenendosulla polizia giudiziaria. Non cifidiamo dei governi che ci han-no preceduto e che ci potreb-

bero succedere”. Come dire, sefossimo sicuri di vincere, il pmalle dipendenze del governoandrebbe bene.

DISINCANTATO il segreta-rio dell’Anm, Giuseppe Casci-ni: “Abbiamo preso atto che lalinea politica del governo ha al-tre priorità rispetto a quelle dirisolvere i reali problemi dellag iustizia”. A Gianni Letta, arriva-to con Alfano aveva detto: “Noila nostra parte per migliorare lagiustizia la stiamo facendo”. Esull’onda dell’assunzione di re-sponsabilità, parola chiave peril neo consigliere del Csm, Nel-lo Nappi, la giornata si è conclu-sa con un dibattito sulla questio-ne morale. Dice al Fa t t o EziaMaccora, gip di Bergamo ed exmembro del Csm: “La questio-ne morale investe tutti i settori,compresa la magistratura. Maper l’Anm è una priorità. La di-mostrazione è l’aggior namentodel codice etico per cui la pro-fessionalità diventa l’unico cri-terio di legittimazione. Trovoinoltre importante che suggeri-sca ai magistrati di non candi-darsi alle amministrative neiluoghi dove esercitano le lorofunzioni, perché l’imma ginedell’imparzialità è un valore” Ri -flette Giuseppe Maria Berruti,l’unico consigliere di Unicost alCsm a non aver votato AlfonsoMarra, costretto a dimettersi dapresidente della Corte d’appel -lo di Milano, per lo scandalo P3.“La verifica della professionalitàper un magistrato è necessaria,naturalmente da parte dei suoipari, non certo dalla politica.Ma il giudice deve accettarla, al-trimenti diventa un bramino”.

L’altra Scotti:

non solo riso,

ma inquinamento

P ossibile che un ente di Stato paghiper anni milioni e milioni di euro auna grande azienda privata senza

che questa ne abbia diritto? Peggio, che questicontributi pubblici siano ottenuti in cambio diun’attività potenzialmente dannosa perl’ambiente e la salute pubblica? E che, ancora,l’ente in questione non si accorga di nulla

prendendo per buoni vecchi documenti senzaverificare direttamente come stanno le cose?Ebbene sì, nel mondo fatato dell’energia made inItaly tutto questo è accaduto davvero. Losostiene la Procura della Repubblica di Pavia chedue settimane fa ha chiuso la prima parte diun’inchiesta giudiziaria che ha portato all’a rre s t odi sette persone tra cui tre top manager della

Riso Scotti. Secondo l’accusa, tra il 2005 e il2009 il Gse, cioè il Gestore dei servizi elettrici, acontrollo statale, ha indebitamente versatoalmeno 21 milioni di euro nelle cassedell’azienda di Pavia famosa per le suemartellanti campagne di spot con il tormentonedel “dottor Scotti”. I finanziamenti pubblici sonostati erogati sulla base di una legge del 1992.

QUEI MILIARDIAL VENTO

Stasera a Report la grande truffadell’importazione di energia verde

di Luigi Francoe Carlo Tecce

Èun meccanismo compli-cato, ma si può riassume-re così: comprare un cer-tificato verde costa a un’a-

zienda italiana molto di più cheimportare dall’estero energiadichiarata pulita, anche se nonc’è alcuna vera garanzia che siadavvero tale, come ammette ilsottosegretario Stefano Saglia.Conseguenza per il contri-buente italiano: lo Stato si è im-pegnato a comprare tutti i cer-tificati verdi invenduti, per ga-rantire un sostegno al nascentebusiness dell’energia pulita. Equesto (come spiega MilenaGabanelli nella puntata di Re -por t in onda stasera su Raitre)nel 2009 è costato alle cassepubbliche un miliardo di euro.Che pagano tutti gli italiani inbolletta.C’è fame di energie rinnovabiliin Italia. Nella puntata di Repor tin onda stasera su Rai3, Giovan-ni Buttitta, direttore delle rela-zioni esterne di Terna, la socie-tà che gestisce la rete elettricanazionale, conta e riconta le ri-chieste per allacciare i nuoviimpianti: “Un numero molto al-to: 120 mila megawatt”. Il dop-pio del fabbisogno annuale del-l'Italia. Perché spuntano panel-li fotovoltaici ovunque e paleeoliche giganti sostituiscono al-beri in montagna e coprono laterra rossa in riva al mare?

L’I N C H I E S TA di Alberto Ne-razzini racconta il vero businessche si nasconde dietro le richie-ste ambientaliste dell’E u ro p a :entro il 2020 l’Italia deve abbat-tere le emissioni di anidride car-bonica e consumare il 17 per

cento dell’energia da fonti rin-novabili. I cittadini, in gran par-te a loro insaputa, contribuisco-no a una rivoluzione verde pa-gando in bolletta 3,2 miliardi dieuro l’anno. Nerazzini si occupaanche di Green Power, societàdi Enel appena sbarcata in Bor-sa. L’azienda non si affida solo alboom dell’economia verde, maanche al regime fiscale degli Sta-ti Uniti: oltre 60 società di pro-prietà di Green Power hanno se-de a Wilmington, nel Delaware,Stati Uniti. Come mai? L’ammi -nistratore delegato, FrancescoStarace, spiega a Repor t senzaimbarazzo: “Perché lì, in Ameri-ca, noi abbiamo una società chesi chiama Enel North America,residente nel Delaware, che al-l’interno degli Usa ha un regimefiscale positivo. È un modo pergenerare meno tasse”. Com-menta Nerazzini: “Tutto legitti-mo. E sappiamo quanto sia dif-

ficile restare competitivi sulmercato internazionale. Ma vi-sto che Enel è ancora una socie-tà controllata dal Ministero delTesoro, che ne possiede più del30 per cento, uno si domandaquale sia la percentuale di tasseche Enel sta evitando di scarica-re sul fisco italiano”.

L'ALTRO PUNTO su cui siconcentra Repor t è il traffico dienergia rinnovabile importatadall’estero dai produttori dienergia sporca (gas, petrolio)che sono tenuti a ripulirsi, com-prando “certificati verdi” da chiproduce usando fonti rinnova-bili (un complicato sistema pertrasferire soldi da chi inquina achi è più “ve rd e ”). Il 31,6 percento di tutta l’energia elettricaconsumata in Italia proviene dafonti rinnovabili, cioè da centra-li idroelettriche, biomasse, geo-termia, eolico e solare. Questo

Veduta di pale eoliche in Sardegna ( FOTO ANSA)

dato è lo stesso che è comuni-cato ai consumatori: comparenella tabella del mix energeticoche da maggio scorso le aziendefornitrici di elettricità, come l’E-nel, devono pubblicare sui lorositi e sulle bollette. Un dato chesembra descrivere un’Italia sul-la buona strada nel raggiungi-mento dell’obiettivo concorda-to con l’Europa per il 2020. Pec-cato però che la quantità dienergia (32mila gigawatt) im-portata che il Gse (Gestore Ser-vizi Energetici) considera verdepossa essere computato dall’Ita -lia come energia da fonte rinno-vabile per il raggiungimento de-gli obiettivi europei del 2020.“Le garanzie d’origine non sonosufficienti per il conteggio deltarget italiano”, ammette Gerar-do Montanino, direttore opera-tivo di Gse. La direttiva europeache stabilisce gli obiettivi del2020 prevede infatti che unoPaese possa conteggiare l’ener -gia verde importata solo se c’èuno specifico accordo con ilPaese esportatore. Questi ac-cordi per il momento non ci so-no e quindi l’energia verde dicui parla il Gse, ai fini degliobiettivi del 2020, conta zero. Equesto per i prossimi sei anni,visto che secondo il Piano diazione nazionale per le energierinnovabili, stilato dal ministerodello Sviluppo economico, i pri-mi giga verdi d’importazione sa-ranno computabili come consu-mati in Italia solo nel 2016: dei9mila Gwh previsti, 6mila arri-veranno dal Montenegro. Sem-pre che venga realizzato un ca-vo di interconnessione attraver-

Arriva Alfano, gelo tra i magistratiIMBARAZZO PER IL DISCORSO-COMIZIO. PARLA COME SE NON FOSSE IL GUARDASIGILLI DA OLTRE DUE ANNI

BRUTTE IMPRESE

so l’Adriatico. Insomma per gliobiettivi del 2020 le garanzied’origine non contano nulla. Eora sembra avere dubbi sulla lo-ro reale utilità anche il sottose-gretario del ministero dello Svi-luppo economico Stefano Sa-glia, che a Repor t dice: “Impor -tiamo energia ed è quasi tuttacon certificato di garanzia dafonte rinnovabile, ma invecenon lo è”. Perché, quindi ci si af-fida tanto all’estero? Come sem-pre è questione di soldi.

Le garanziefornitedai venditoriesterinon dannosicurezza sullap ro v e n i e n z a

di Antonella Mascali

Angelino Alfano arriva alcongresso dei magistraticon alle spalle i fischi de-gli avvocati e va via con i

mugugni delle toghe, che siagitano sulle poltrone a ognipassaggio del suo interven-to-comizio. Per 50 minuti parlacome se da oltre due anni nonfosse il guardasigilli: il ddl in-tercettazioni, il processo bre-ve, la riforma del processo pe-nale “non sono diventate leggi,non sono nella Gazzetta ufficia-

le”. Sembra che non sia stato luia sottoscrivere le leggi “ver go-gna” o il salvacondotto proces-suale per il premier-imputato.Invece, elenca i “successi delgover no”: la riforma del pro-cesso civile e “il pacchetto an-timafia che ha portato nuovipentiti”. Salvo poi negare a Ga-spare Spatuzza, che accusaMarcello Dell’Utri e Silvio Ber-lusconi, lo status di collabora-tore di giustizia.

CITANDO un passaggio dellarelazione del presidente del-l’Anm, Luca Palamara, dice:“Non vi ho mai definito fannul-loni strapagati. Ho profondo ri-spetto per la maggioranza deima gistrati”. Scuote la testa il vi-ce presidente dell’Anm, Gioac-chino Natoli: “Ma il ministroBrunetta, ci dice, le ha lanciatequelle offese. Come mai daguardasigilli lo ha consentito?”.Un altro magistrato, che nonvuole essere citato, commenta:“Parla come se non facesse par-

“Non vogliamopm sottomessiall’esecutivo,perché non cifidiamo delgoverno che puòs u c c e d e rc i ”Il ministro della Giustizia,Angelino Alfano (FOTO ANSA)

Emergenza rifiuti

L’ORO DI NAPOLI OGGI

Napoli, quasi tremila le tonnellate di rifiuti ieriancora in strada. Da Roma, Milano, Torino, Barie Firenze in arrivo 30 auto-compattatori(FOTO CIRO FUSCO - ANSA)

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Quattro anni

di rivelazioni

e scoop globali

STASERA X FILESTutto il mondo “appeso” alle rivelazioni di Wikileaks

Le diplomazie mediano con la stampa. E sperano

POTERI E BUGIE

Il sito che ha tra i fondatori Julian Assange hapubblicato il primo documento riservato nel dicembre

del 2006. Grazie a un programma criptato puòricevere documenti mantenendo l'anonimato di chiinvia il materiale. I server del sito “fuga di notizie”sono fisicamente in Belgio, Svezia (si dice anche inIslanda) dove le legislazioni garantiscono l'attività

telematica del collettore e redistirbutore di files.

GuantanamoProcedure e torture

N el 2007 il primo “scoop” di Wikilea-ks è sulle procedure che devono se-

guire i soldati americani nella base cu-bana: “Camp Delta standard operationprocedur es”: isolamento e altre forme dicoercizione contro i presunti terroristi.

Voci dell’11/9Il lungo giorno della tragedia

N el novembre 2009 il sito mette online circa 600.000 documenti su tut-

te le comunicazioni e i messaggi avve-nuti nella giornata degli attacchi alleTorri gemelle di New York e al Pentago-no.

Conflitto in IraqFuoco amico contro i civili

N ell’aprile 2010 rivelato un video (del20079 di un elicottero che riprende

soldati Usa che sparano sulla folla, ucciden-do 18 civili. A ottobre i “diari dall’Ira”:400.000 documenti che mostrano l’altro vol-to del conflitto e i veri numeri delle vittime

IL PERSONAGGIO Julian Assange

I segreti di un nobile bugiardo

di Giampiero Gramaglia

Der Spiegel solleva un lembodel velo di mistero che, damercoledì, copre l’attesadella diffusione di milioni

di documenti diplomatici statu-nitensi sul sito Wikileaks. Il set-timanale tedesco, che è uno deigrandi media che hanno avutoaccesso preventivo ai cosiddetti‘Embassy Files’, intende mettereonline il suo ‘malloppo’ alle 22 e30 di oggi, quando sarà pronto ilnumero in edicola il lunedì. Magià ieri Der Spiegel ha fornitoqualche informazione quantita-tiva, pubblicando ‘domande e ri-sposte’ sui documenti fornitiglidal sito di Julian Assange, e haprovocato qualche iniziale delu-sione: sono pochi i documenti‘s e gre t i ’ (e nessuno è ‘top secre-t’) e sono percentualmente po-chi quelli che riguardano l’Euro -pa. L’intero pacchetto compren-de 251.287 cablogrammi e 8000direttive emanate dal Diparti-mento di Stato – numeri bassi ri-spetto a quelli annunciati, ma bi-sogna vedere quante pagine hamediamente ogni file: il più vec-chio risale al 1966, ma la stra-grande maggioranza sono poste-riori al 2004 e 9005 si riferisconoai primi due mesi del 2010. Nes-sun dei documenti è classificato‘Top Secret’: ve ne sono di ‘Se -c re t ’, appena 15.652, il 6% circa,mentre oltre la metà non sonoper nulla classificati e oltre il40% sono ‘c o n fi d e n z i a l i ’. Wiki-leaks li ha ‘pescati’ dalla rete Si-prNet (Secret Internet Protocol Rou-ter Network), cui hanno accesso 2milioni e mezzo di dipendentipubblici dell’A m m i n i s t ra z i o n estatunitense - trovare, dunque,la ‘talpa’ sarà un lavoraccio

IL SETTIMANALE tedescofornisce anche una distribuzionegeografica della provenienza deidocumenti: solo il 5% riguarde-rebbero l’Europa, mentre la granparte si riferirebbero a MedioOriente e Asia - e, del resto, il Di-partimento di Stato sta facendoun’intensa azione di ‘c o n t ro l l odei danni’ verso Israele e pureverso Cina e India, Afghanistan ePakistan, Arabia Saudita ed Iraq ei Paesi del Golfo, oltre che versopraticamente tutti i Paesi Nato, laRussia e l’Australia, da dove vieneA s s a n ge .Mentre i media di tutto il mondosono in attesa della pubblicazio-ne degli ‘Embassy Files’ e a cacciadi indiscrezioni, le informazionidi Der Spiegel trovano qualcheconferma da Mike Allen, corri-spondente dalla Casa Bianca delsito Politico. Allen cita su Twitterfonti dell’Amministrazione. Un

sito ‘non ufficiale’ di Wikileaks,WL Central, sintetizza tutte le in-formazioni finora disponibili,senza però avallarle.Le ore trascorse, ormai un centi-naio, dall’annuncio della gra-gnuola di rivelazioni in arrivo,mercoledì, alla loro effettiva pub-blicazione sono state utilizzatedalla diplomazia per cercare di ri-durre questa deflagrazione po-tenzialmente devastante a unaesplosione controllata. E con ilpassare del tempo si addensa ilmistero sulla diffusione (ritarda-ta?) dei segreti: perché non esco-no? Che cosa sta realmente acca-dendo in queste ore? C’è l’ipotesiche operazioni di intelligence incorso siano state ‘ch i u s e ’ in tuttafretta, per mettere al sicuro gliagenti sotto copertura. Di certo,si sa che i giornali cui Wikileaksha dato in anticipo i suoi files, oalmeno alcuni di essi, hanno in-formato i loro governi - Der Spie-gel ha spiegato che si è sceltoquali files pubblicare e che saràgarantita la sicurezza delle fonti,tenendole magari anonime - senon altro per ricavarne reazioni ecommenti. Lo ha fatto, è certo,per sua ammissione, il New YorkTimescon la Casa Bianca; lo ha fat-to il G u a rd i a n con il governo diLondra, che ha del resto espres-samente chiesto agli editori di in-formarlo se intendono pubblica-re documenti diplomatici dalcontenuto delicato. Il ‘D e fe n c eAdvisor y’ non implica, tuttavia,l’avvio di procedure per bloccarela pubblicazione: vuole solo sen-

sibilizzare i media a non compro-mettere la sicurezza delle opera-zioni militari britanniche. Ed èpiù che probabile che contatticon i governi abbiano avuto pureLe Monde, El Pais e Der Spiegel.

MA PERCHÉ passano i giornied i documenti non escono? Sipossono avanzare motivazionibanali, più o meno plausibili, co-me la necessità di tempo per esa-minare la massa delle informazio-ni, oppure il fatto che gli Usa vi-vono il loro lungo week-end delRingraziamento e anche la stam-pa è sonnolenta (ma la domenicaè il giorno migliore, dal punto di

vista della diffusione dei media,per piazzare uno scoop). Di fatto,l’Amministrazione Obama haavuto quattro giorni per prepara-re i governi amici e alleati all’im -patto della corrispondenza (po-co) diplomatica che li riguarda.

Nelle prossime ore, la Cnn dif fon-derà un’intervista al capo di Statomaggiore, l’ammiraglio MichaelMullen, che batte sul tasto, caroai militari, della “estrema perico-losità” dei comportamenti di Wi-kileaks, specie per la sicurezza

dei soldati al fronte, e lancia unappello perché i documenti nonsiano diffusi. Ma è troppo tardi,perché l’invito sortisca effetto.Tanto più che l’argomento dellasicurezza si applicava più alle ri-velazioni sull’Iraq e l’Afghanistan

di Stefano Citati

L’ escalation del fenomeno Wi-kileaks mostra la parabola

della verità on line ed è indis-solubilmente legata alla vita e aldestino di colui che è divenuto,per banalità mediatica, il deusex machina del sito che promet-te di cambiare il mondo: JulianAssange .Di illazioni, come quelle che inqueste ore si moltiplicano tra ilpubblico (e i giornalisti) in at-tesa, è piena la vita dell’a u s t ra-liano di nascita, ma apolide difatto. A iniziare dal cognome,che sarebbe il risultato della tra-slitterazione di Ah Sang (signorSang, o Chang?), uno dei primiimmigrati cinesi sulle rive delnuovo dominio britannico, nel-l’800. Il padre del futuro terroredei governi mondiali dirigeva

una compagnia teatrale itine-rante, la madre figlia di immi-grati irlandesi e scozzesi, quasidi certo convitti portati sulle rivefatali del continente australe perscontare la pena nella prigione acielo aperto di nome Australia.La coppia si separa, la vita er-rante continua, tra nuove rela-zioni della madre e instabilitàesistenziale dei figli.Cambiando casa a ritmo con-tinuo - dopo la natia Townsville,nella regione del Queensland - laformazione ribelle e culturaledel giovane avviene attraverso larete di biblioteche pubbliche edavviene qui l’incontro con Ora-zio, dal quale Julian - secondol’iconografia ormai classica del-l’hacker in erba - mutua il suonickname ( s o p ra n n o m e ) :Mendax, ovvero, bugiardo. Mabugiardo nel senso di s p l e n d i-

de mendax, ovvero il nobile bu-giardo che attraverso le bugiedegli altri porta a galla le verità.L’altro incontro che completa ilpersonaggio e lo dota dello stru-mento “fine di mondo” è quellocon il computer, avvenuto in unretrobottega di un negozio dielettrodomestici. Siamo nel1987, Assange ha 16 anni, e unCommodore 64 (sta per bitesdi potenza) gli permette di en-trare nelle prime reti informa-tiche che legavano il mondo uni-versitario e amministrativo, di-ventando membro del collettivo“International subversives”.Da allora i nomi di battaglia diAssange si sono moltiplicati emodificati di continuo, program-ma craccato (ovvero, forzato,aperto) dopo programma crac-cato, sito dopo sito penetrato erivelato, “in nome di ciò che ri-

tengo sia di pubblico interesse -ha dichiarato al settimanaleNew Yorker - perché la rivela-zione di documenti di intelligen-ce è molto spesso un atto di co-scienza nell’interessa della gen-te”. Poi la carriera da program-matore (con software opens o u rc e , ovvero aggiornabili emigliorabili dagli utenti), met-tendo sempre il suo sigillo di in-novatore libero e di mente ca-pace di anticipare i tempi.“Apriamo i governi”, è lo slogandell’ultima campagna globalenella quale si è imbarcata labanda di Wikileaks, formata daun piccolo gruppo di fissi (che sicontano sulle dita di una mano)e molti collaboratori part-time eche promulgano la loro moralesu come il mondo della guerra,della diplomazia e della politicainternazionale dovrebbero mo-

Oggi alle 22,30diffusi i primidocumenti,pochi sono “tops e c re t ”. LaClinton contattaCina e Russia

Visto dagli Usa

Stille:il paradossodei mediocri“I l paradosso di Wikilea-

ks è che alla fine ri-schia di promuovere i me-diocri. Che ai posti di re-sponsabilità vengano sem-pre più promosse le perso-ne che non hanno lasciatotraccia, che non hannomai preso posizione, chenon hanno scheletri nel-l’armadio ma perché sonopiù insipide. È quello chesta succedendo in partecon i nominati alla CorteSuprema degli Stati Uniti. Eche sia dunque la traspa-renza dell’inconsistenza aessere la credenziale deipotenti del futuro. Perchése la reazione del potere al-le rivelazioni di Wikileakssarà quella di chiudersi ariccio e di limitare semprepiù i rischi di informazioniimbarazzanti, la fine diquesta spinta alla verità po-trebbe essere tutt’a l t roche positiva”. Osservandodall’America la reazione acatena prodotta dall’attesadei files messi in rete da Wi-kileaks lo scrittore e gior-nalista Alexander Stillemette in rilievo l’ef fettoboomerang dell’operazio -ne. “Mi pare che non saràun gran risultato per la cau-sa della trasparenza, non ècosì che si rende responsa-bile il potere per le proprieazioni. E mi pare che, an-cor più per i meccanismi ei modi della diplomazia, ri-spetto a quelli della guerra,un po’ di riserbo sia neces-sario e utile. Schiettezza edirei candore sono neces-sari nelle comunicazionitra sedi diplomatiche perpoter costruire una reazio-ne efficace e che può por-tare a evitare conflitti o cri-si gravi. Mi pare poi che quiin America viviamo già inuna società che ha un altogrado di trasparenza, è or-mai quasi impossibile chenon si vengano a sapere igesti o le decisioni gravi oimbarazzanti che i gover-nanti compiono e prendo-no, che nessuno squarci oalzi anche un po’ il velo disegretezza dietro il quale ilpotere agisce”. A Stille nonpare dunque che l’opera -zione Wikileaks porterà aun lavacro a un bagno diumiltà e verità sul qualecreare un nuovo e più chia-ro ordine mondiale. “In findei conti si tratta di docu-menti su persone che nonsono sottoposte a indagi-ni, e non ha poi importan-za se tutto si limiterà a farsapere che il ministro Anon sopporta il collega B: èanche una semplice que-stione di privacy”.

S. Ci.

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Domenica 28 novembre 2010

Dossier e “traditori”:l’incubo del Caimano

I REPORT SULL’ITALIA E LA FAIDA NELLA MAGGIORANZA“MARCHIATO CHI VOTA CONTRO”. FINI: BUGIARDO

di Luca Telese

Wikileaks. O meglio:Wiki-fear. Ovvero: lapaura di Wikileaks.Cresce così, di ora in

ora, il terrore del grandecomplotto in cui si sublima-no tutte insieme la crisi delgoverno, l’enfasi dei presa-gi, le grida dei ministri chedenunciano la “campa gnainter nazionale” per scredi-tare l’Italia e la minaccia in-combente, l’isteria all’e n n e-sima potenza del Cavaliere.

ARRIVA dall’America, laminaccia. Un sito “p i ra t a ”,migliaia di documenti chepotrebbero divulgare i re-port segreti sul governo ita-liano. E Silvio Berlusconi pas-sa la sua giornata al telefono,fra il microcongresso (co-pyright di Alessandra Sardo-ni) dell’Alleanza di centro diFrancesco Pionati e i messag-gi stile Bin Laden per i pro-motori della libertà di Miche-la Brambilla. Il premier sfo-dera toni apocalittici, ripeteai suoi fedelissimi, la matti-na: “Chi dovesse votare con-tro il governo dopo esserestato eletto nel Pdl sarà se-gnato per tutta la vita con ilmarchio del tradimento”.Mica male per uno che vuole

invitare alla ricucitura e aldialogo in vista del 14 dicem-bre. Mica male, perché èchiaro che quando parla di“traditor i” Berlusconi pensaa Gianfranco Fini e ai suoicompagni i di viaggio di Fu-turo e Libertà. Interessanteanche l’oscillazione di senti-menti del premier, che alter-na la rabbia alla misericordia,e che nel messaggio ai Pio-nati boys ripete: “La politicaè un grande atto di carità, di-ceva un famoso pontefice, ecredo che interpretandola inquesto modo si sia nel giu-sto”.

CARITÀ e misericordia.Ce ne sarebbe sicuramentebisogno, nel momento in cuisi avvicina il redde rationemdella fiducia, e il duello con ilpresidente della Camera si faspietato: “Qualche finiano –racconta sarcastico Berlu-sconi - mi diceva di essereconvinto di essere salito sudi un treno a guida Fini condestinazione la terza gambadel centrodestra insieme allaLega e al Pdl invece si ritro-vano su un treno a guida Boc-chino, Briguglio e Granatacon destinazione la sinistra equindi si interrogano se mac-chiarsi del reato di tradimen-to e slealtà verso gli elettori”.

POTERI E BUGIE

Putin e il business del gasL’Eni e il canale Southstream

È dello scorso ottobre l’intesa tra Berlu-sconi e Putin per “aprir e” ad Eni il gas

turkmeno, che userà per il Southstream, ilgasdotto che rafforzerà il monopolio russosull’approvigionamento europeo, penaliz-zando i progetti di Unione Europea e Usa.

Le guerre e G. W. BushIl rebus Afghanistan

L e attività dei militari e degli 007 italiani inAfghanistan, riferimenti ad operazioni

non ancora precisate. Fino ad alcuni reportdell’ex ambasciatore Usa in Italia RonaldSpogli. Le relazioni tra Roma e Washingtontremano in vista dei files delle polemiche.

Le gole profonde007, “s o ff i a t e ” e incubo-Ruby

L’ incubo è quello dell’infiltrato. Un fun-zionario - un ministro magari - in gra-

do di fornire informazioni imbarazzanti suquel che accade nell’esecutivo, dietro lequinte. E magari riveli altri “segr eti” sulleabitudini del premier. Starlette in primis.

che agli ‘Embassy Files’, che pos-sono mettere al più a repentagliola reputazione di qualche diplo-matico e di qualche sua ‘gola pro-fo n d a ’.Se decine di governi di tutto ilmondo si stanno preparando alle

rivelazioni, nessuno ha messo lemani avanti in modo così vistosocome il governo italiano, che hatrasformato lo ‘scoop’ di Wikilea-ks in un bailamme politico inter-no, sollevando un polverone disospetti e interrogativi.

strare il loro operato. Contro laforzatura delle verità nascostedegli Stati Uniti (perché pra-ticamente tutti i documenti resipubblici dal sito provengonodagli Usa) le amministrazionioccidentali e non solo hannoreagito accusando Anssan-ge&Co. di voler minare la si-curezza e la crediblità dei go-verni e, secondo Assange, han-no messo in atto misure perscreditarlo ed eliminarne l’i n-fluenza. Il 18 novembre il tri-bunale di Stoccolma ha dira-mato un mandato di arresto in-ternazionale contro il 39enne(e padre, di Daniel, nato nel

1989) a seguito delle accuse distupro che due donne gli hannolanciato contro - nell’agosto diquest’anno per violenze avve-nute in Svezia - e perché l’exhacker ora a capo di Wikileaksnon si è presentato in tribunale,ma rimane (molto probabil-mente) in Gran Bretagna, unodei tanti paesi dove Assange havissuto negli ultimi anni, cam-biando spesso città e continen-te, continuando a errare e adapparire e scomparire di con-tinuo.Secondo l’uomo più chiacche-rato del momento è una mon-tatura per rovinarlo e metterloin silenzio, e la sua risposta perora non è contro le accuse eaffermare la propria verità, maaccusare con milioni di docu-menti i potenti del mondo chenon raccontano la verità.

Il leaderJulian Assange,

“vo l t o ” di Wikileaks

E se questro è il tono del con-fronto, proprio subito dopoche Futuro e Libertà avevaannunciato che avrebbe fat-to passare la riforma Gelminimettendo termine ai voticongiunti con l’o p p o s i z i o-ne, le parole del premier su-scitano una immediata rea-zione del presidente della

Camera. “Il primo tradimen-to viene da coloro che hannosempre definito il Pdl comeun partito plurale, di massa edell'amore – dice GianfrancoFini da Lecce, intervenendouna iniziativa di partito di Fu-turo e Libertà - in politica lecategorie come il tradimen-to non devono mai esseree vocate”.

SÌ, FINI davvero non ci sta:“Sono stato cacciato per aversostenuto che il Pdl era insoggezione della Lega, il tem-po mi ha dato ragione, cosìcome quando parlavo di le-galità mi accusarono di esse-re un sovversivo: poi è scop-piato il caso Cosentino... ”.Sale la grande paura dellapolpetta avvelenata, del’i n-cartamento al vetriolo diqualche siluro via internet (ovia Wikileaks) che potrebbefar precipitare la situazione.E basta questa paura a far cre-scere la febbre: “Berlusconi– dice Marco Pannella dai mi-crofoni di Radioradicale - hapaura dell’annunciata pub-blicazione da parte di Wiki-leaks di quello che lo Statoitaliano, e lui in prima per-sona, può aver davvero fattoprima della guerra in Iraq. Sedavvero verranno pubblicatitutti i rapporti, emergerà iltradimento vero della Costi-tuzione, messo in atto daBerlusconi, con il suo uomodi mano, che costa carissimoal mondo e all’Italia, Ghed-dafi, cui l’Italia riconosce ri-sarcimenti sontuosi”.

È DAVVERO così? Intantoanche il ministro della Giu-stizia Angelino Alfano, dopoil collega degli Esteri FrancoFrattini, lancia l’allarme con-tro la web-minaccia e rac-conta le sue incertezze in vi-sta della fiducia con disar-mante sincerità: “Il 14 di-cembre non sappiamo seavremo la fiducia e se con-tinueremo a governare. Se laotterremo continueremo adimpegnarci in questa dire-zione”.È una doppia vigilia di ango-scia, dunque. La maggioran-za che si sfalda, internet cheincombe, i toni di battagliadentro l’ex Pdl che si fannosempre più spietati e feroci.Solo un anno fa, ma sembraun secolo, si celebrava l’e p i-fania del partito dell’a m o re .

L’ex leader di An elo scontro sulla fiducia

“Il primotradimento vieneda coloro chehanno definito ilPdl come partitoplurale

Dall’amico Vladimir

alle missioni: i fantasmi

di Berlusconi

È stato il ministro degli Esteri Frattini ad agitarevenerdì in Consiglio dei Ministri il fantasma

del complotto - anzi, delle “stategie dirette a colpirel’immagine dell’Italia” - mettendo le mani avanti sulle

rivelazioni che si aspettano dai files di Wikileakse assemblandole poi con le notizie sui rifiuti

e sull’inchiesta Finmeccanica. Ma cosa fa tremaredavvero Palazzo Chigi?

capitali. Ma da che mondo èmondo il diplomatico ha l’ob -bligo di riferire lucidamenteciò che vede e sa del paese in

cui vive. Perciò, le “car iner ie” (come direbbeBerlusconi) le proferisce in pubblico, mentre lecose spiacevoli le scrive in privato al proprio go-verno. Famoso il telegramma di fine missione diGeorge Kennan, inviato americano a Mosca nelprimo dopoguerra, che descriveva la paranoiad’accerchiamento di cui soffriva la Russia. Nonsarebbe stato simpatico se all’epoca i sovietici loavessero intercettato. Succede però che – pervie traverse – i rapporti diplomatici vengano dif-fusi, con danno per la serenità delle relazioni.Perfino la tranquilla Svizzera si inalberò quandouna caustica nota inviata dal nostro ambascia-tore a Berna, Gerardo Zampaglione, uscì suigiornali per mano di qualcuno, a Roma, interes-sato a farlo fuori: fu un esempio classico e ripro-vevole di “fuoco amico”. Nel caso di Wikileaksnon si tratta di “fuoco amico”, ma della sfida tra ilGulliver statunitense e alcuni hacker lillipuzianiche, incredibilmente, sono riusciti ad atterrarloe legarlo come un salame.

Giuseppe Cassini

LA “COMPLOTTITE”Malattia senile dei regimiA proposito di complotti. l ministro Frattini, se

aggiungesse una vocale al suo nome, potreb-be farsi passare per Forattini. Degno di un raf-finato umorista è il comunicato uscito venerdìdal Consiglio dei Ministri: “Il ministro degli Este-ri ha riferito su vicende delicate che rappresen-tano il sintomo di strategie dirette a colpire l’im -magine dell’Italia sulla scena internazionale”.Subito si è affrettato a smentire di aver proferitoil termine “complotto”; ed è vero, nel comuni-cato non c’era quella parola, ma la definizioneche i vocabolari ne darebbero. La complottite èla malattia senile dei regimi: Hitler era convintoche le sue sconfitte belliche fossero provocatedall’ebraismo internazionale, Mussolini fantasti-cava di trame plutocratiche, Stalin era ossessio-nato dai trotzkisti. Questo dovrebbe rallegrarci:sarebbe il segnale che il berlusconismo è al ca-polinea. A proposito di diplomazie. Solo i nonaddetti al lavori si sorprenderanno del causticotenore di certi rapporti inviati a Washington da-gli ambasciatori americani in servizio nelle varie

Page 6: il fatto

pagina 6 Domenica 28 novembre 2010

Onorevole Guzzanti,mi fa piacere che lei, ri-pensandoci, abbia de-ciso di replicare al mio

articolo. Diceva Nietzcheche anche la lettera più vil-lana è meglio dell'indifferen-za. Il fatto è che lei, comeogni politico, quale dobbia-mo ormai considerarla, diva-ga e non risponde sui puntisalienti dell'articolo. 1) Allequestioni serie che ponevaMara Carfagna riguardo alPdl e, in fondo, al Paese, di-mettendosi o non dimetten-dosi, lei ha risposto, com'èormai deplorevole costumedella nostra società, buttan-dola sulla mutanda. 2) Lei haammesso lealmente di nonaver capito chi fosse Berlu-sconi per quattordici anni.Ma non può venirlo a spie-gare, con la consueta proso-popea, ai giornalisti del Fa t t oQuotidiano e ai suoi lettori chelo hanno capito quattordicianni prima di lei. Per quelche mi riguarda avevo inqua-drato il personaggio ancorprima, nel 1988 quando al-l'Arena presentò la squadradel Milan, di cui era diven-tato presidente, con contor-no di vallette, di cantanti allamoda, di puttanone scoscia-te sulla groppa di elefanti co-me se si trattasse del Super-bowl e non di un importantefatto sociale, interclassista,quale il calcio era prima chevi irrompesse il Cavaliere (“Oil calcio distruggerà Berlu-sconi o Belrusconi distrugge-

rà il calcio”, L’Europeo, 3agosto 1988). Ammettere diaver sbagliato vuol dire assu-mersene anche le responsa-bilità. Altrimenti è un puroartificio retorico. Se lei aves-se conservato un minimo dirispetto per se stesso sareb-be stato zitto per altrettantiquattordici anni. Meglio an-cora se fosse emigrato inNuova Zelanda nasconden-dosi sotto una pecora meri-nos, quelle che hanno il pelolunghissimo. E invece è an-cora qui a pontificare. 3) Cheil passaggio dalla sinistra alladestra sia un fatto collettivo egenerazionale – come lei af-ferma – non vi assolve. An-che perché Berlusconi non èuna destra, è solo “cicero prodomo sua”. Che lei, nell’a rc odella sua vita abbia cambiatopiù volte posizione, primasocialista, poi appassionata-mente berlusconiano, infineferocemente antiberlusco-niano, non le dà il diritto didare lezioni di morale poli-tica a nessuno, nemmeno aMara Carfagna.Mi colpisce infine che nessu-no più creda che un giorna-lista scriva quello che scriveperché lo pensa, ma gli si at-tribuisca sempre dei recon-diti fini politici. “Omnia soz-za sozzis” verrebbe da dire.Io non ho mai fatto parte del-l’opposizione di sinistra (co-

me lei stesso, contraddicen-dosi, ammette quando mibolla, peraltro malinterpre-tando il mio pensiero, come“nipotino di De Maistre”).Con la sinistra non ho nulla ache fare come non ho nulla ache fare con la destra, né mo-derata né estrema. Ma spie-garglielo sarebbe fatica inu-tile, per lei e per i lettori.Ma su una cosa, se mi per-mette (anzi se mi consente)sono d’accordo con lei: nelmio articolo c’è un eccessodi violenza. Noi ci siamo co-nosciuti poco, ma abbiamolavorato nello stesso periodoper un meraviglioso Avanti! li-bertario negli anni ‘70. Io laricordo, giovane padre, inuna strada di Roma mentretiene in braccio sua figlia Sa-bina di pochi mesi. Ma questisono solo motivi esistenzialie sentimentali. Io la ricordosoprattutto, caro Guzzanti –e l’ho scritto nel mio articolo– come uno dei migliori in-viati della nostra generazioneche ho sempre difeso, anchepubblicamente – lei non ha ildovere di ricordarlo – d ava n -ti ai mediocri che le rimpro-veravano di fare un giorna-lismo “i m p re s s i o n i s t a ” (cene fossero, oggi). Quello chemi fa pena è vedere che, conle sue capacità, si sia ridottocome si è ridotto. Invecchia-re fa male a tutti. A lei come ame. Ci si incarognisce. E for-se in altri tempi, più felici perentrambi, avremmo risolto lenostre questioni davanti a unbuon bicchiere di vino – ch enon è un’abitudine talebana– magari lei interpretanteuna delle sue esilaranti imi-tazioni di quell’insoppor tabi-le narcisista che era SandroPertini. Cordialmente.

Massimo Fini

Con finezza esemplare, poi, Finiconclude dandomi della mignot-ta, parola che ha posto fra ipocri-te virgolette, pensando forse dischivare querele che non sporge-rò.Ma, al di là della violenza, vedonell’invettiva di Fini due puntipolitici. Uno immediato, ed unodi più lunga prospettiva. Quelloimmediato sta nel fatto che MaraCarfagna, da quando ha comin-ciato a dare segni di rottura conBerlusconi, è stata di colpo as-sunta nel cielo dell’opposizioneper un ovvio motivo tattico: i ne-mici dei miei nemici sono mieiamici, e dunque benvenuta franoi. Certo, poi Mara ha dato bucaa tutti rientrando all’ovile e dun-que già la vediamo percorrere laparabola inversa, dalle stelle allestalle, cosa che Fini tre giorni fanon poteva prevedere. E poichéio sono stato scioccamente raffi-gurato come un orco man-gia-Carfagna, ho a mia volta subì-to l’effetto simmetrico e contra-rio rispetto a quello della mini-stra: dalle stelle alle stalle. E sullaministra voglio dire: se la Carfa-gna combatte la camorra, ancheio plaudo alla Carfagna. Ricordoperò che è entrata in politica sol-tanto grazie agli effetti che la suaavvenenza ha prodotto su Berlu-sconi, il quale se ne dichiarò pub-blicamente invaghito. E questodifetto di nascita (che riconosce)fa di lei una donna che ha messo afrutto il suo sex appeal.

Tutto cominciò

con l’inter vista

al deputato del Pli

P ubblichiamo di seguito lacorrispondenza tra Paolo Guzzanti eMassimo Fini, a seguito dell’inter vista

rilasciata da Guzzanti al Fatto Quotidianodomenica 21 novembre. Nell’intervista ildeputato del Partito liberale parla del suo libro“Mignottocrazia” e della crisi politica del ministrodelle Pari opportuità Mara Carfagna, definendola

una “zarina”, “trascinata in politica dal premierche se ne invaghì”, “affetta da manie digrandezza”.Due giorni dopo Massimo Fini, in un articolo daltitolo “Meglio la Carfagna di Guzzanti”, plaudevail ministro per il suo gesto controcorrente edefiniva Guzzanti “pieno di livore per uno scazzoche Carfagna ha avuto con sua figlia Sabina” .

Scriveva anche “non so se Mara Carfagna siaappartenuta alla ‘mignottocrazia’ come l’habollata Guzzanti rimangiandosi poi tutto pertimore di una querela (...) ma a me, oggi, la vera’mignotta’ mi pare proprio Paolo Guzzanti”.Lo scontro continua con una lettera che Guzzantiha scritto al direttore del Fatto Quotidiano, cheriportiamo, con la replica di Massimo Fini.

Caro Direttore, mi ci sonovoluti tre giorni per supe-rare l’impatto del violentoe insultante attacco a fred-

do di Massimo Fini il quale ha vo-luto far sapere ai lettori del Fa t t oQuotidianodel 23 novembre scor-so di preferire senz’altro MaraCarfagna a me, il che consola tut-ti, me per primo. All’inizio avevorinunciato a rispondere ma poimi sono chiesto se – al di là degliinsulti banali e gratuiti – ci fosseper caso un senso politico na-scosto in quell’invettiva. E pen-so di averlo finalmente trovatoanalizzando, più che gli argo-menti, la violenza quasi fisica diMassimo Fini. Tralascio tutte lebanalità aggressive che Finispende sul mio itinerario politi-co, comune a una parte di italia-ni di sinistra come me i quali, di-sperati e incazzati per l’ar rogan-te inconsistenza della sinistra ita-liana post-comunista, tentaronodi influenzare la consolidata vit-toria di Berlusconi, verso la pro-messa rivoluzione liberale millevolte annunciata e poi risoltasi inuna involuzione illiberale, sem-pre avendo di fronte una sinistraincapace di capire, prima ancoradi agire.Tutta la mia vicenda politica èstata da me dettagliatamente elealmente raccontata in libri co-me “Il mio agente Sasha”, “Guz -zanti VS Berlusconi”. “GuzzantiVS De Benedetti” e con “Mi -g n o t t o c ra z i a ”, appena arrivatoin libreria.Naturalmente nessuno è obbli-gato a leggere quel che racconto,tranne chi voglia attaccarmi pro-prio sui fatti e sulla storia che hodocumentato. Fini naturalmentese ne frega, non ha letto nulla, mami mitraglia con una prosa iden-tica a quella di Giorgio Straqua-danio del Pdl, che ha usato i suoistessi toni ed argomenti per lin-ciarmi dal fronte berlusconiano.

DUELLI

FINI/ LA REPLICA

“Ti sei ridotto malema beviamoci sopra”

C’è poi il punto politico di fon-do che divide e dividerà sempregente come Fini da gente comeme. Fini appartiene ad una de-stra esistenziale ed estrema (manon fascista: i fascisti per quellicome lui sono miserabili strac-cioni) che odia il mondo moder-no, diffida della democrazia (ba-sta leggere il suo “Sudditi”), unadestra che vive nel panico del-l’invecchiamento cedendo,persino ideologicamente, tantoal lifting che al buon vino. Finipensa anche che un lungo pe-riodo di pace rammollisca lagioventù (vedi il suo “Elogio del-la guerra”) e si comporta, scri-vendo, come un De Maistre denoantri, anche se in Francia ilsuo omologo è piuttosto RobertPoulet, che vive e descrive os-sessioni simili alle sue.Fini ovviamente aborre i liberalicome aborre l’inquinamento edunque ai miei occhi fa parte diun mondo culturale, politico emorale che io a mia volta cor-dialmente aborro. Ci aborriamoe questo è un fatto politico chemi piace sottolineare: io sonoun illuminista liberale, il mio pa-dre ideologico è Bertrand Rus-sell, vengo da un mondo liber-tario e intellettualmente liberti-no. Fini invece mi sembra un vi-treo talebano di una destra cupache trova convivenze e conni-venze in una simmetrica sinistramiope, confusa e senza memo-ria. Posso infine confermareche anch’io, e di gran lunga, pre-ferisco Mara Carfagna a Massi-mo Fini.

Paolo Guzzanti

Sul ministro delle Pari opportunità,all’origine dello scontro,ognuno mantiene le proprie posizioni

GUZZAN TI/ LA LETTERA

“Perfino la Carfagnaè meglio di te”

Benedizioni e Debora CaprioglioEcco Pionati, l’alleato di centro di B.

di Paola Zanca

“P adre, lei si deve sedere qui”. Don Roberto,nell’angoletto che si è ritagliato lontano dai

flash dei fotografi, non ci può stare. “Ma tanto ioparlo e poi me ne devo andare subito...”. Nienteda fare, l’organizzazione è ferrea: in platea, labenedizione divina la devono vedere tutti. DonRoberto, però, di farsi immortalare al fianco diDebora Caprioglio non ha troppa voglia. Gli “ami -ci di amici” che lo hanno invitato ad aprire il con-gresso dell’Alleanza di Centro gli avevano dato untitolo: ‘Il valore della tradizione cattolica in po-litica’. “Pensavo fosse il tema di tutto il convegno,ho capito dopo che non era così”. Non gli avevanospiegato nemmeno che ad annunciare il suo in-gresso sul palco ci sarebbe stata la Caprioglio,scoperta in erba da Tinto Brass, attrice di teatro eoggi responsabile Cultura del’Adc .Camicia bianca, gonna e stivale nero invita tuttiad “un momento di raccoglimento” prima di co-minciare a parlare di politica. Difficile evitare discadere in parallelismi di bassa lega quando spie-ga che lei di solito si esibisce “in maniera diversa,

insegno delle cose, do delle emozioni”. Nella pla-tea parte lo sgomitamento generale.Il carnet degli invitati è illustre: Schifani, Frattini,Maroni, Bondi, Zaia, Alemanno, Caldoro e moltialtri. Alla fine si presentano solo i capigruppo Ga-sparri e Cicchitto. Segno di riconoscimento perquesta minuscola formazione che in Parlamentoha solo un rappresentante – l'ex volto del Tg1Francesco Pionati – ma, di questi tempi, grandeforza contrattuale.Silvio Berlusconi li lusinga con la tradizionale te-lefonata di saluti. Doveva essere alle 17, arriva inanticipo di mezz’ora. “Che non lo sapete com'è ilPresidente? Che ve lo devo dire io?”, dice l’u f fi c i ostampa in preda al panico. Qualcuno si è dimen-ticato di alzarsi in piedi, e dalle prime file partonogesti con la mano. Lui non c’è, ma ci guarda. Tra ipiù animati nel dare la sveglia ai pigri, c’è Um-berto Ingrosso, da Taranto. Pochi minuti primaaveva spiegato di aver lasciato il Pdl perché sof-friva troppo “l’organizzazione verticistica”, “l’as -senza di contatto con la base”. Ma evidentemen-te lui è sempre lui, anche se qui, nell’Alleanza diCentro, ha finalmente trovato “il rapporto diretto

con il leader, Francesco è uno di noi”.Francesco non è ancora arrivato. In sala lo aspet-tano da un’ora ma lui è bloccato nell’atrio del cen-tro congressi dai suoi sostenitori in cerca di so-stegno. “Te la ricordi quella questione?”. “Hai sa-puto niente di quella faccenda?”. “Sei riuscito aparlare con qualcuno di quella cosa?”. Tutto unsottinteso, roba da stanze chiuse. E appena l’a-vellinese Pionati accenna un gesto di trasparenza:“Fatemi fare la foto con il candidato di Napoli!”,quello lo ferma: “Statte zitto, ca’ ce sta troppaggente ...”. Intorno, effettivamente, sono tutticampani. C’è un gruppetto di ragazzi della pro-vincia di Latina, pensi che siano rimasti folgoratidalle proposte politiche dell’Adc, invece scopriche si sono iscritti proprio ieri mattina. “Ci ha por-tato qui un il segretario locale, lavoriamo per lasua società, mi pare che i valori del partito sianoimpostati bene, vediamo...”. Poco più in là i fo-tografi stanno immortalando Pionati, sullo sfondouna parete di simboli. Lui indica il suo nome escherza: “Pionati vota Pionati, almeno io mi voto”.Al suo fianco, un altro cartello elettorale. Dice:“Difendi gli animali. Loro non giudicano”.

I sondaggi per il Cavaliere vanno male.Anche quelli on-line. E allora non c’è

niente di meglio che taroccarli, invadendo i siticoi propri tifosi.Gli abbonati alla newsletter Forzasilivio.it sonostati contattati urgentemente: “In questi giornifibrillanti – si legge nella mail – il Corriere dellaSera online ha attivato un sondaggio dal titolo:Secondo voi il governo Berlusconi avrà la fidu-cia il 14 dicembre? Attualmente il parere è ne-gativo. Tu cosa ne pensi? Puoi esprimere il tuo

parere con un semplice click nella paginadel sondaggio”. Subito dopo, il link della pa-gina web. Sbagliato. Ma in pochi minuti, unanuova mail ha inviato quello giusto.Indovinate com’è andata a finire? Per il60,7% dei votanti Berlusconi avrà la fiducia.Peccato che a premere il pulsante in Aulanon ci saranno gli iscritti a prova di click diForzasilvio.it

TIFOSERIE di Caterina Perniconi

Fo r z a s i l v i o. i tvota la fiducia

Page 7: il fatto

Domenica 28 novembre 2010 pagina 7

I n prìncipio fu Fabrizio Indaco, figlio dellacompagna di Sandro Bondi, ManuelaRepetti. Il Fatto pubblica il 18 novembre la

notizia che il ragazzo, laureando in Architetturabeneficia di un contratto interinale al CentroSperimentale di Cinematografia con distaccamentoall Direzione generale del ministero sezionecinema. Cinque giorni dopo, il 23 sempre il Fatto

scopre nelle pieghe della relazione di spesa per ilFus 2009, una consulenza di 25.000 euro per “Ar tee moda” a Roberto Indaco, padre di Fabrizio. Ilgiorno dopo, ecco la scoperta del nostro giornaleriguardante il premio inventato ad hoc dal ministerodi Bondi per Michelle Bonev, amica personale diBerlusconi. Una targa patacca ordinata in pienoagosto e consegnatale il 3 settembre a Venezia.

Dagli Indaco fino

a “Goodbye Mama”:

dieci giorni di Bondi

di Malcom Pagani

Eal quarto giorno, parlò an-che Michelle Bonev. Men-tre Bondi ribadisce la pro-pria estraneità alle spese e

Berlusconi tace, l’attrice dettauna dichiarazione alle agenzie,dopo la pubblicazione della let-tera ufficiale del primo ministroBorisov, in cui senza possibilitàdi equivoco, il premier di Sofiaautorizzava il viaggio venezianodal 3 al 6 settembre scorso per“Goodbye Mama”, purché le spe-se di viaggio e alloggio fossero“coperte dalla parte ricevente”.La Bonev (che interrogata piùvolte dal settimanale locale 168o re aveva sempre detto di nonaver sborsato un centesimo) ri-balta completamente la versio-ne dei fatti: “Intendo rendereonore alla verita’ in questo fiumedi menzogne mediatiche. Il viag-gio e il soggiorno della delega-zione bulgara a Venezia sono sta-ti pagati dalla mia societa’ Ro -mantica Entertainment srl allo sco-po di consentire alla cultura bul-gara di mostrarsi al Festival dopo20 anni di assenza”.

UN EQUILIBRISMO dialetti -co, che inaugura una nuova era:ricevere un premio fasullo e paga-re per farsi incoronare. Nel capo-lavoro, Michelle, non dimenticagli amici. A partire dal ministrodella cultura Rashidov che la ac-compagnò a Venezia con un char-ter privato affittato in Germania,soggiornando all’Hotel Cipriani.Così la Bonev, dopo aver assistitoal show televisivo del politico:“Hanno pagato gli italiani- ha det-to ieri Rashidov- probabilmentenon lo ammettono per la crisi eco-nomica e gli scandali che investo-no il loro governo”, cambia idea.“Le dichiarazioni di Rashidov – di -ce la Bonev – sono quindi confor-mi al vero. Sono naturalmente ingrado di documentare quanto di-chiaro. La mia societa’ non ha mairicevuto alcun finanziamento dalMinistero italiano per i beni e leattivita’ culturali, ne’ c o mu n q u edal governo italiano”. Tutti salvidunque, onore della patria e sen-

BONDEIDE

L’INTERVISTA Giampiero Mughini

“Questo di Michelle è un altro caso Ruby”

I l più sentito e cordiale ringraziamento alladirezione di “Repubblica” per l’articolo

dal titolo “L’attrice bulgara Bonev a Venezia.Bondi paga le spese:400mila euro”, apparsonell’edizione di ieri a pagina 19, per la mirabilesintesi dei sette articoli pubblicati dal “Fatto” ededicati alla “Bondeide”. Dall’incarico a Fabri-zio Indaco, figlio dell’attuale compagna del mi-nistro on. Repetti, alla consulenza di 25mila eu-ro concessa dal Fondo Unico per lo Spettacolo

all’ex marito della suddetta, Roberto Indaco.Un plauso all’impavido collega estensore delsuccoso riepilogo per la ferrea tenacia con laquale non una sola volta nelle 158 righe hapensato di citare la fonte dei suoi scritti. Variconosciuta, infine, l’originalità della notiziasu “Bondi che paga le spese: 400mila euro”.Circostanza di cui non esiste prova documen-tale (e infatti “Il Fatto” non lo ha scritto).Quando si dice: un’informazione copiosa.

INFORMAZIONE COPIOSA

E il settimo giornoarrivò Repubblica

Sandro Bondi, sopra, MichelleBonev e in basso, Giampiero

Mughini (FOTO LAPRESSE)

Il fascino esercitatoin ogni epocadai maledetti superaogni luogo comune

vallecchi.it

I MALEDETTI

Van Gogh,Nietzsche,Rolling Stonese altre vite verso l’Inferno

LE AMNESIE DI DRAGOMIRALa Bonev: “Ho pagato tutto io”, fino a oggi

si era sempre dichiarata ospite. I ‘100 autori’: “Bondi si dimetta”

G iampiero Mughini, catanese, gior-nalista, attore, polemista arguto,

eretico con propensione ai divorzi im-provvisi. Collezioni d’arte, libri, coltianacronismi perché “l’unica cosa checi salva è la letteratura, anche se oggil’argomento di conversazione è l’esitodella puntata di Porta a Porta”. ConosceMichelle Bonev da quando, anni fa,Carlo Rossella cambiò stravolgendonesenso ed emozione una sua recensionesu Alberi senza radici, l’esordio librario diDragomira pubblicato da Mondadori :“Fu la prima volta in vita mia che unmio testo venisse sconciato da un Kapòche aveva l’autorità da direttore. L’epi -sodio mi lasciò un profondo grumo dia m a re z z a ”.Come andò?Mi telefona Rossella, un signore che haalternativamente rapporti con Dio econ il demonio e soavemente dice ‘ti

ricordi la Bonev?’ dico ‘certo, la ragaz-za che imposero a Baudo al Festival diSanremo facendogli rizzare i capelli intesta’. E lui: ‘Ha scritto un libro, vorreiche lo leggessi’Lei come si comportò?Leggo fino all’ultima riga, come facciosempre. Una porcata inenarrabile.Glielo riferisco e Carlo, tranquillo: ‘vabene, fai un articolo spiritoso, valla at rova re ”. Vado e mi trovo di fronte auna ragazza gentile, determinata, unache dava l’impressione che sbattendocontro un carrarmato hitleriano loavrebbe ridotto a brandelli.Poi cosa accade?Scrivo un pezzo elegante, passano unpaio di giorni e Rossella si manifesta:‘sai, ho modificato un po’ l’ar ticolo’. Ri-masi senza parole. Ho sempre avutoscontri con i miei capi da Montanelli aRinaldi. E’ il lavoro, ma trasformare unfoglio spiritoso in una semiagiografiadella debuttante era troppo, quandoavete rimontato il caso le cui propor-zioni sono inaudite, sono tornato ad al-l o ra .Inaudite?Se fosse vero che l’Italia ha pagato400.000 euro per dare una latta alla Bo-nev, letterariamente avrebbe la stessavalenza dell’affaire di Ruby Rubacuo-r i.Con Panorama come finì?Arrivò Pietro Calabrese, un mio amico.Poco dopo litigai con il gruppo dirigen-te, ricordo ululati spaventosi con la suavice. Stimo le donne e mi comportocon loro come farei con gli uomini. Co-munque, sbattei la porta dopo 18 anni.Il giornale, nel momento in cui ne di-venne proprietario Berlusconi, non fupiù lo stesso. Non ho nulla contro di lui,ma non si può essere leader politici eproprietari di settimanali d’opinione altempo stesso.In seguito?Le cose si sono aggravate dopo la di-

so del ridicolo, se non fosse che lastoria presenta alcuni buchi logi-ci, a iniziare dal prolungato silen-zio della Bonev che, evitando im-barazzi al governo del suo Paese ea quello italiano, avrebbe potutoparlare prima.

COSÌ IL PREMIO farsa di Vene-zia e un film non ancora distribui-to che la giornalista del settima-nale C u l t u ra Alexandrova ha defi-nito, voce isolata (gli altri cronistierano spesati tra hotel e charter dilusso): “Una presa in giro e unaoffesa per il cinema bulgaro”, tor-nano al punto di partenza. Non hapagato la Bulgaria, non ha pagato(nonostante i documenti ufficialidel governo di Sofia attestino ilcontrario) in nessuna forma il go-verno italiano, avrebbe pagato laRomantica srl di Bonev. Produttri-ce del film, con l’avvocato cala-brese Corasaniti, già in affari conlei per una società di modelle del-l’Est e Licia Nunez, al secolo LiciaDel Curatolo da Barletta, presen-te e fotografata a Venezia e finitanel caos delle frequentazioni

proibite di Berlusconi nel 2009.Lei smentì. “Ero andata a PalazzoGrazioli per un colloquio privato,dovevo chiedergli dei consigli.Per me è una sorta di paterno con-sulente artistico. Tra noi è nato unbellissimo rapporto nel 2007. Loconobbi a Roma a una festa, fumolto gentile. Mi permisi di dargliil mio numero di cellulare, lui mifece chiamare dopo le elezioni emi invitò a Palazzo Grazioli ai fe-steggiamenti. Quel giorno fu lui adarmi il suo numero telefonico.Ci siamo visti sei o sette volte” di -chiarò la Nunez. Sul tema, AndreaPurgatori a nome dei 100 autoriha un punto di vista chiaro. “Loabbiamo chiesto già tre volte lo ri-badiamo: Bondi si deve dimette-re. E’ la prima volta che sento diun premiato che si sobbarca lespese per ricevere una coccarda.Spero che dopo tutte le promessenon rispettate e una gestione deldicastero nepotista e inetta che loqualifica come il ministro menoproduttivo di sempre, su Bondispenda una parola anche il Presi-dente Giorgio Napolitano”.

scesa in campo. La testata divenne far-locca, l’odierna non è epoca per gior-nalisti, ma solo per crociati.E Bondi?Credo sia un uomo molto mite. In que-sta vicenda, lo vedo più nel ruolo di vit-tima che in quello di orchestratore. Lastoria veneziana, è evidente, non è fa-rina del suo sacco. Le dico una cosa.P re go.L’Italia è un paese fondato sulle paren-tele. Fondamentale, salvifico, sarebbenon averne. Io mi sono trovato semprenella comodissima posizione di fare imiei porci comodi, mai chiesto nientea nessuno, durante le campagne elet-torali guardavo ammirato Andreotti.Pe rc h é ?Teneva tre comizi in un giorno, dormi-va 10 minuti nella pause, elargiva. Altroche Padre Pio. Uno che deve prendere

600.000 voti in Ciociaria non può guar-dare per il sottile.E quando chiedevano aiuto a lei?(r ide) Ma quando mai? Sono l’uomo piùvolutamente remoto che esista.La presunta rivoluzione liberale diBerlusconi?L’ho votato una sola volta nel ‘94 e co-nosciuto anni prima per lavoro, squi-sito. Per la gioiosa macchina da guerra,poi, non avrei espresso la mia preferen-za neanche con i ceppi al polso. C’e-rano due partiti con l’insegna comuni-sta, per me nefasta al pari di quella na-zista (alza il tono della voce, ripete il con-cetto) in quella coalizione.Altre schede recenti?Berlusconi mai più, una volta Luca Co-scioni, e poi, per il morboso fascinoche esercitano i perdenti su di me, perVeltroni. Voleva diventare un granderomanziere, poteva farlo con uno pseu-donimo, forse non avrebbe riempito ilTeatro Argentina di babbei implorantie adoranti. Siamo lontani comunque,dalle vette di Romain Gary, che feceuscire un tomo con il nom de plume diÉ -mile Ajar , vendendo ugualmente.I suoi vecchi amici?Molti mi considerano un lebbroso.Non ho seguito pedissequamente le or-me della mia generazione, tirando in-vece calci sugli stinchi agli imbecilli.Con Nanni Moretti non mi saluto da piùdi vent’anni, abita a 250 metri da casamia. Succede con i pazzi.E Goffredo Fofi?Eravamo come fratelli. Tempo fa gliscrivo. ‘Ma dai, perché non ci vedia-mo?’ Lui mi risponde, terrorizzato,‘l’importante, Giampiero, è che che cisia poca gente’. Per me è morto quelgiorno. L’ho visto al ristorante, ha avu-to l’impudenza di accennare un saluto.Ecco tornare Il settarismo barbarico, ilcannibalismo ideologico. Ambiti chemi ripugnano. Loro il bene, io il male.Figli di puttana. M a l . Pa g .

“La conosco e hoavuto l’impressione diuna donna capace didistruggere uncarrarmato hitleriano”

Page 8: il fatto

pagina 8 Domenica 28 novembre 2010

di Silvia D’Onghia

A ntonio e Gianfranco ar-rivano da Grumo Appu-

la, in provincia di Bari, han-no 32 e 23 anni, sono sal-datori specializzati. Ma nonlavorano: vengono chiama-ti dalle agenzie interinaliper frequentare corsi diuna settimana, poi restanoa casa. Così le agenzie inta-

scano i finanziamenti per laformazione e loro hannopaura del futuro. Mara eFrancesca sono musiciste,suonano un po’ dove capi-ta e molto spesso gratis,perché ormai neanche i lo-cali pagano più. Vivono inuno stabile occupato, per-ché “niente soldi, niente af-fi t t o ”.Lucia frequenta il terzoanno del liceo classico enon è disposta a scommet-tere neanche più sull’uni-versità. Indossa un cartellocon un annuncio di lavoro:segretaria personale, bellapresenza, anche senzaesperienza, disposta a fareil caffè al capo. Sono loro inuovi volti della Cgil, quel-la che Susanna Camussovuole aperta ad ogni lavo-ratore in difficoltà. Vengo-no da ogni angolo d’Italia,invadono le strade di Romagià dalle prime ore del gior-no, sfilano formando duecortei, che poi confluisco-no in piazza San Giovanni.Studenti medi, universita-ri, ricercatori, operai, pen-sionati e partigiani: tutti abraccetto per chiedere al-l’Italia di svegliarsi. Qualcu-no esagera e brucia un pu-pazzo di Silvio Berlusconi,seguono le inevitabili pole-m i ch e .E mentre nelle altre città laprotesta sui tetti continua(a Firenze viene “occupa-ta” la Cupola del Brunelle-schi), il ministro dell’Istr u-zione Mariastella Gelmini

LA NUOVA CGILDELLA CAMUSSOSI METTE LA FELPA

Prima manifestazione a Romatutta dedicata ai giovani precari

di Stefano Feltri

La novità è anche nella for-ma: Susanna Camusso sa-le sul suo primo palco dasegretario della Cgil con

una felpa nera col cappuccio,una di quelle distribuite iericon lo slogan “Giovani non +disposti a tutto”, si mette in unangolo del palco a piazza SanGiovanni ad ascoltare (e balla-re) la taranta. Ha ancora addos-so la stessa felpa quando pren-de il micorfono per il suo di-scorso, conclusione di una ma-nifestazione partecipata anchese non oceanica (ma il nuovocorso sindacale, di Fiom e Cgil,prevede di sottrarsi alle scara-mucce sui numeri di parteci-panti).

LO SLOGAN è abbastanzatradizionale: “Il futuro è dei gio-vani e del lavoro”. Ma fin dalleprime parole del suo discorso,la Camusso cerca di chiarirne latraduzione molto concreta: “Bi -sogna dire a tutti che ci sono so-lo 60 giorni, anzi, sono già 57,per impugnare i licenziamenti,per chiedere giustizia”, colpa diuna “legge ingiusta e crudelenota come colllegato lavoro”che ha esteso ai precari il limitedei due mesi per ricorrere in tri-bunale e farsi riconoscere che aun contratto a progetto o di col-laborazione corrispondeva inrealtà un lavoro da dipendente,con le tutele e i diritti che ne do-vrebbero derivare. Prima il ter-mine era di cinque anni. “Sap -piamo che è una scelta difficile,tra la possibilità di ottenere unnuovo contratto dallo stesso da-tore di lavoro e quella di chie-dere giustizia, ma sappiate chele nostre sedi sono aperte, i no-stri uffici sono aperti per tuttiquelli che vogliono discutere laloro situazione”, dice il segreta-r io.La composizione del corteo edella piazza è la stessa di sem-pre, si regge più sui militantidello Spi (i pensionati) che sugliuniversitari, come tradizionaleè gran parte delle parole d’or -dine dal palco. E’ troppo prestoper registrare un cambiamen-to, per misurare se stia funzio-nando il tentativo della Camus-so di parlare agli esclusi dal sin-dacato, quei precari che finoraavevano come unico riferimen-to il sindacato Nidil (sempredella Cgil). Ma la manovra di av-vicinamento è evidente, nonsolo nella partecipazione di al-cuni (non tantissimi) studenti,quanto nella presenza capillaredel logo e dei gadget della cam-pagna “Giovani non + disposti atutto”. Culmine di un’i n i z i a t i vadi marketing virale sviluppata

su Internet a partire dal sito gio-vanidispostiatutto.com (di cui,in una prima fase, non si sapevaneppure che fosse responsabi-le la Cgil), un finto portale di an-nunci di lavoro del tipo “gr up-po bancario cerca laureati conmaster in ingegneria finanziariacapaci di campare senza soldi”.Il messaggio, quindi, è chiaro:la Cgil della Camusso punta suigiovani in maniera strategica,non soltanto tattica. A forzareun po’, si può quasi vedere unaseparazione dei compiti: men-tre i metalmeccanici della Fiomguidata da Maurizio Landinicombattono in prima linea conFiat e Federmeccanica a difesadei diritti storici conquistati nelNovecento, la Camusso e la Cgil

confederale si occupa di co-struirne di nuovi per i lavoratoriche quei diritti non li hanno maiconosciuti.

SI INTRAVEDE un ragiona-mento di politica economicamolto pragmatico dietro que-sta scelta: “Nessun Paese puòpermettersi di avere intere ge-nerazioni senza reddito, stannocostruendo un debito enormesul futuro dei nostri ragazzi”, di-ce la Camusso. E spiega: i gio-vani precari possono sopravvi-vere senza reddito e senza tute-le soltanto perché ci sono le ri-sorse accumulate dalle fami-

glie, che però vengono gradual-mente erose. Quando questoequilibrio provvisorio non reg-gerà più, la politica sarà costret-ta a intervenire, “e più si riman-da il momento, più costoso saràil conto da pagare”.Susanna Camusso è arrivata alvertice della Cgil a 55 anni pre-ceduta da una fama di moderatae riformista, che nel gergo sin-dacale sono sinonimo di scarsaincisività. Durante il corteo ipiù duri mugugnano, non spriz-zano entusiasmo per un segre-tario che continua a non procla-mare lo sciopero generale, co-me vorrebbe la Fiom. Lei ri-sponde dal palco dicendo chese le cose non cambiano “con -tinueremo a scioperare come

abbiamo fatto in passato”, man-da messaggi alla Fiom chieden-do democrazia “prima e dopole trattative” (cioè facendo vo-tare ai lavoratori gli accordi pre-si con le associazioni datoriali,anche prima che arrivi la leggesulla rappresentanza, se Cisl eUil sono d’accordo) e lancia lasfida anche agli altri sindacati:“Siamo pronti a contare e cer-tificare i nostri iscritti, non ab-biamo paura”, rompendo cosìun tacito accordo di non belli-geranza che ha sempre permes-so a tutte le sigle di fare stimegenerose della propria forza nu-mer ica.

si stupisce nel vedere insiemestudenti e pensionati, comese i diritti si dividano in com-partimenti stagni. Gli studentiin mattinata ancora non losanno, ma il “t ra d i m e n t o ” ar-riverà anche da Gianfranco Fi-ni, che martedì voterà la rifor-ma, “una delle cose miglioridella legislatura”. Nando hafatto la guerra: “Abbiamo im-bracciato le armi per cacciare

l’invasore e abbiamo semina-to bene. Ora tocca alla gioven-tù, perché questa è una ditta-tura senza armi, ma sempredittatura è”. Ci sono anche igenitori e i nonni di quei ra-gazzi appollaiati sui tetti. “Miafiglia si è laureata in architet-tura un anno e mezzo fa colmassimo dei voti – ra c c o n t aPietro, che viene da Torino –peccato che non sia parentedi Bondi, è ancora disoccupa-ta. Oggi bisognerebbe fare co-me nel ’68: gli studenti do-vrebbero aiutarci a bloccare lefabbriche. I diritti sono con-quiste del passato, bisognalottare ogni giorno per man-tenerli”.La convinzione generale èche si voglia adottare il model-lo Fiat anche per le piccole emedie imprese. E forse è perquesto che i volti non sono al-legri: serpeggia un’a m a re z z a

Tra la gente, entuasiasta perun nuovo ‘68 o disillusa, bruciatoun pupazzo di Berlusconi, polemiche

LA PIAZZA

STUDENTI UNIVERSITARI E LAVORATORIPROVE DI INTESA TRA DUE PROTESTE

profonda, quasi una stanchez-za nel dover ripetere che “ilfuturo è dei giovani e del la-vo ro ”, come recita lo slogandella giornata. La piazza è co-munque un bel colpo d’oc-chio, bandiere rosse e pallon-cini colorati. La Cgil non vuoledare i numeri, ma l’e l i c o t t e rodella polizia che sorvola SanGiovanni sa che è piena. I ra-gazzi hanno sulla giacca l’ade-sivo “Non +disposti a tutto”.Tra loro, ci sono anche i nuo-vi italiani. Abdul è arrivatodue anni fa dal Burkina Faso,ha 20 anni e un diploma da pe-rito elettrotecnico. Sperava inun’accoglienza diversa, e in-vece si ritrova a fare lavorettisaltuari e poco retribuiti e alottare per il permesso di sog-giorno. Arjan è albanese, vivea Roma da sette anni con lamoglie, fa il muratore, ma damaggio è disoccupato perchéla ditta per cui lavorava è fal-lita: “Il principale è irreperibi-le, non abbiamo avuto né gliultimi stipendi nè la liquida-zione. Due settimane fa è natomio figlio: mi hanno dato unlibretto sanitario valido tremesi, se non trovo un lavoroin tempo non me lo rinnove-ranno e a mio figlio verrà ne-gato anche il diritto alla salu-te”. Ci sono due signore anzia-ne che applaudono al passag-gio dei più giovani: “Sonotroppo buoni, dovrebbero fa-re la rivoluzione. Quasi quasila facciamo noi”. Una di loroha una figlia insegnante, nonpiù precaria, e ringrazia che ilproblema principale sia il do-versi portare a scuola la cartaig ienica.

PAESE REALE

Università sulla Cupola Avevano promesso di occupare San Pietro, per ora i manifestanti sono saliti per protesta sullaCupola del Brunelleschi a Firenze con lo striscione “L’università non è in vendita”. Sotto, piazza San Giovanni (FOTO ANSA)

La priorità: arginare il “collegatol a v o ro ”, ora ci sono solo 60 giorniper impugnare i licenziamenti

Susanna Camusso al suo debutto da segretario in piazza San Giovanni, a Roma (FOTO ANSA)

Poche bandiere,

i partiti sono quasi

invisibili nel corteo

N ella manifestazione di ieri a Roma sivedevano quasi solo bandiere dellaCgil, quasi nessuna di partito. Alcuni

politici, che non sono saliti sul palco, comunquec’erano. Nichi Vendola, leader di Sinistra ecologiae libertà, è il più applaudito. C’erano anche PierLuigi Bersani e Rosy Bindi del Pd, mentre ha datoforfait all’ultimo Antonio Di Pietro, non mancano

mai gli altri della sinistra radicale come Pa o l oFe rre ro (Prc). Ma le bandiere sembrano quasi tutterosse, della Cgil e delle sue sigle, con i pensionati,come sempre, tra i più rappresentati. L’assenza deisimboli è un po’ una risposta a Raffaele Bonanni dellaCisl (“spero che non ci siano le solite bandiere dipartiti, i troppi politici e così via”), un po’ frutto dellacontingenza, con l’Italia dei valori che ha sposato

la linea più radicale della Fiom e il Partitodemocratico che oscilla, bloccato dalla frattura traCgil e Cisl che si riflette in una divisione tra i dirigentidemocratici. Ma anche la stessa Camusso è sembratapiù interessata a stare con i giovani che con i partiti,evitando anche il tradizionale ingresso trionfale inpiazza con i leader, preferendo risalire il corteo perincontrare la delegazione della sua Lombardia.

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a cura di Roberto Corradi

Vacanze inCarfagnana

Francesco Foti: Trovato l'accordo per il problema della montagna dirifiuti a Napoli. Skipass gratuiti per i residenti .

Quando il dramma è alle porte, bi-sogna avere rispetto. E la sofferenzadi Mara, il suo essere combattuta,pretendono rispetto. Quel rispetto equella comprensione che, come haricordato lei, si devono a una donna.Quel rispetto e quella comprensioneper una donna che solo un uomo de-finito un maiale dalla moglie, famo-so anche all’estero per il bunga-bun-ga, per Ruby Rubacuori, per PerlaGenovesi, per Nadia Macrì, per Pa-triza D’Addario, per Noemi Letizia eper aver tentato delle avances anchecon personalità estere, quel rispettoe quella comprensione per una don-na che solo un uomo così può garan-tire. E anche stavolta il colloquio adue ha portato frutti. Mara ha fattodietrofront. Era ancora nella stanzadi Silvio quando, appena fatto die-trofront, s’è girata di scatto per evi-tare sorprese alle spalle. Ma la ca-tarsi c’è stata. I dubbi e le incertezzesono stati sgomberati. E non ci sonovoluti neanche i soliti tre giorni concui Silvio, in genere, sgombera tutto,quando ha a che fare con dei Na-poletani. Mara ha cambiato idea.Resta. Per lei Miss Pari Opportuni-tà... continua! Ma non è stato facilerinunciare al suo amore per Italo eannunciare altre nozze, così, giustoper depistare, per buttarla in cacia-ra. L’amore tra Mara e Italo era unacosa seria. Si sarebbero sposati maun destino avverso gliel’aveva impe-dito fin dall’inizio e lei ne era ben con-sapevole. Diventare la signora Boc-chino sarebbe stato obiettivamenteun biglietto da visita... come dire?...un po’troppo esplicito per Mara Car-fagna. E così, come già per i Mon-tecchi e i Capuleti, le due fazioni op-poste, le famiglie dei Finiani e deiBerlusconiani, hanno reso impossibi-le anche una frequentazione. Perchéessere paparazzati dalla Mussolini,sinceramente, è un incubo in cui nonriusciamo a immaginare nemmenoFabrizio Corona. E è finita così. Conun ritorno all’ovile di Mara che ha unpo’il sapore di quel sereno rientronella propria dimora a cui, in quellanotte del 1962, il Papa buono invitò ifedeli dicendo: “Tornando a casa,troverete i bambini” e aggiungendosottovoce “il che vi sorprenderà sequando eravate usciti non c’e ra n o .”Ma Silvio può tutto. Buon Natale.

Roberto Corradi

Per un Governodel savoir-faire

di Luca Cordero di Montezemolodc

Amici, come sapete non ho nessuna inten-zione di dedicarmi alla politica, mentre in-vece sarei piacevolmente disposto a fare ilpremier. Il Paese ha bisogno di risposte

chiare, di decisioni nette, di riforme. A comin-ciare dalla scuola, dove possiamo recuperare dasubito competitività e stile con l'introduzione del

gembriu -lino Bur-berry intutte leclassi delciclo del-l ' o bbl i go .Diconoche io vo-glia farepolitica. Èuna ca-lunnia,chi lamette ingiro sarà

sonoramente smentito. Però non posso farci nul-la se molti farebbero qualsiasi cosa pur di aderirea un partito che contasse tra i suoi soci AndreaRomano e me. Siamo anche noi per la giustiziasociale, ovviamente. E io non ho mai dimenticatola massima di uno dei tanti Italiani che è riuscito arealizzare le opportunità che il destino gli ha of-ferto: "Nella vita - diceva l'avvocato Agnelli - l'im-portante è il punto da cui si parte. E io, mode-stamente, ho cominciato dalla fine". Ecco, noi sia-mo un movimento che vuol dar voce all'Italia checomincia dalla fine. Vogliamo superare le divisio-ni obsolete fra capitale e lavoro, grazie all'esem-pio pacificante di Sergio Marchionne. Vogliamomettere fine all'invidia sociale estendendo la pos-sibilità di aderire al Rotary a tutti gli Italiani chepagano le tasse. Vogliamo archiviare l'era del po-pulismo Berlusconiano, sostituendo la promessademagogica del milione di posti di lavoro conquella più concreta del milione di posti in tribuna(a Maranello). Non ho mai detto che non vogliofare politica, anzi. Io non posso fare a meno diimpegnarmi, per il bene del paese. Non sono ioche voglio il Governo. È l'Italia che mi vuole alGoverno per il bene del Paese.

(testo raccolto per fotosintesi da Luca Telese)

LCdM si mette a nudo perl’e l e t t o ra t o

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pagina II Domenica 28 novembre 2010

RIFORMA

U N I V E R S I TA R I A

di

Bertolotti

& De Pirro

di Marco Vicari

C’è un paese con il debito pubblico alle stel-le, guardato a vista dall'Unione Europea,con la popolazione sul piede di guerra e unGoverno zoppicante. In Irlanda sono seria-

mente preoccupati: "Cazzo, sembriamo l'Italia!!!"In Italia, invece, si accendono le proteste. Questasettimana ha protestato il mondo dello spettacoloper i tagli alla cultura. Niente cariche. Per disper-dere il corteo è bastato minacciare altri finanzia-menti al nuovo film di Fausto Brizzi. Nonostantequesto, Bondi continua la battaglia per la meri-tocrazia. Al Ministero si circonda solo di esperti.Oggi a uno zio della fidanzata ha dato una con-sulenza in "Cinema e Nepotismo".Proteste accese anche nelle scuole contro i tagli.In alcuni istituti gli studenti sono montati sul tettoper protestare. In altre è stato il tetto a scenderesugli studenti.Tafferugli anche a Roma, al Senato. Alcuni mani-festanti hanno cercato di entrare a Palazzo Mada-

ma. Ma sono stati respinti dai commessi: "Per farea botte qui dentro, prima dovete farvi eleggere".In quel momento Dell'Utri stava per uscire dal Se-nato. Ma si è impaurito ed è passato dalla portasecondaria. C'era troppa polizia.Polemiche anche per i soldi in Finanziaria desti-nati alle Università private. Contestato La Russache, per placare gli insorti, ha sorvolato i corteicon l'elicottero. Lanciando volantini con le nuoveofferte Cepu.Proteste anche a Napoli. "Nessun rischio malattie"hanno assicurato le autorità. Ma i topi continuanoimperterriti lo sciopero della fame. Caos anche aPorto Marghera dove gli operai della Vynils sonomontati sui camini del Petrolchimico. Volevano ga-ranzie sul loro futuro. Romani gli ha assicurato chetra un mese, anche là sopra, vedranno il digitale ter-re s t re .Le rivolte, intanto, si svolgono sempre piu' in alto.Dopo gli studenti sui tetti e gli immigrati sulle gru,anche questa settimana cinque morti sul lavoro.La protesta continua lassu', tra le nuvole.

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Domenica 28 novembre 2010 pagina III

Siamo la terra del Mille. Abbiamol'otto per mille, il cinque permille. Abbiamo avuto la spedi-zione dei Mille, corriamo la Mille

miglia e cantiamo “le mille bollebl u ”. Siamo la terra dei mille sapori.C'è profumo di mirto, profumod'arancio, l'odore del mare... Ulti-mamente se ne sono aggiunti altri;odore di immondizia, puzza di zol-fo, odore di mafia... Siamo la terra deimille problemi che fanno di noi unpaese cartesiano. Infatti viviamo neldubbio. Da noi le questioni non si risol-vono mai. Abbiamo mille risposte a milledomande, ma mille risposte corrispondo-no a nessuna risposta. Siamo uno, nessu-no, centomila. Soprattutto centomila, pur-ché espressi in euro. Oggi mi sento rifles-sivo e frammentario, motivo per cui svilup-po pensieri di fine impero.I sostenitori del PdL invitano il Premier atirare fuori i coglioni. Non può, se lo faces-se non avrebbe più la maggioranza. Sonoviolento nel giudizio?No. Il re delle TV, telecamere o no, non puòche avere attorno a sé gente inquadrata... èun concetto logico. Da più parti lo si invitaa rispettare la Costituzione. Altra illusione!Lui non si costituirà mai!Siamo di fronte a un uomo speciale. Altroche Mou!Ha tanti nemici... tanti nemici, tanto ono-re. Un uomo d'onore, quindi, ma soprat-tutto una persona di cuore, frequentato dadonne che devono avere fegato. Sempre intema di anatomia, va osservato che non èmai a rischio congestione... il pelo sullo

stomaco servirà pure a qualcosa, no?È uno bravo, insomma... ovviamente nelsenso manzoniano del termine.È caparbio. Non ammette mai la sconfitta,non ammette mai che qualcuno lo possabattere. Il suo sogno nel cassetto è essereincoronato Imperatore dal Papa con la co-rona ferrea a Monza, in Padania.Personalmente mi mette ansia, ma nutroanche un sincero sentimento di tenerezzae malinconia. Vedere questo signore at-tempato, ultrasettantenne, che si disperaaggrappato al suo poterino che tutti gli vo-gliono strappare, mi ricorda i Ragazzi del-la via Paal, quando i bulli più grandi ru-bavano i giochi ai più piccini. Si vergogni-no le Camicie Rosse Bersani, Di Pietro, Ca-sini e Fini! Non si tratta così il piccolo Ne-mecsek! Lui, come il tenero eroe di Molnar,mette solo tristezza. Quelli insopportabilisono i suoi più convinti sostenitori: unesercito di Lanzichenecchi pagati per fareuna guerra di cui in fondo non gliene fregaun cazzo. Ma, come dicevano le escort aVilla Certosa, per i soldi questo e altro!

di Stefano Ferrante

“Ora gliela faccio vedere io aquella là”. Mara Carfagnacontinua il confronto a di-stanza con Alessandra

Mussolini, abbraccia Dell’Utri e glistampa un bacio sulle labbra, davan-ti ai giornalisti che seguono la con-ferenza stampa del bibliofilo sicilia-no sulla sua nuova scoperta, le let-tere d’amore di Goebbels, che per-mettono di ricostruire il lato umanodel gerarca nazista, appassionato dicucina al forno. “Se la Mussolini ba-cia Cosentino, io allora bacio Mar-cello, e vediamo se contano di più lesezioni di Corleone o quelle di Casaldi Principe” dice la ministra. Ma setra le due donne del Pdl napoletanoresta la tensione, nel partito l’accor -do sui rifiuti è fatto. “Il decreto cheabbiamo scritto io e Gianni Letta,appoggiati sul cofano di una mac-

china davanti al Quirinale, prima disalire da Napolitano” spiega Cosen-tino “consente di associare impresenapoletane e siciliane. Dobbiamovalorizzare le specifiche competen-ze: in Campania siamo i numeri unonei roghi e nel sotterrare tutto, ma iSiciliani hanno molta esperienza neltrattamento con l’acido”. Mara Car-fagna ha fatto pace con Berlusconi.Decisivo è stato un pensierino delpremier che ha commosso la mini-stra: un album fotografico, con di-dascalie di Vittorio Feltri e immaginiesclusive, che riassume le fasi dellacarriera della Carfagna e i corsi diformazione politica tenuti personal-mente da Berlusconi. Un’idea rega-lo che il presidente del Consiglio in-tende sfruttare per il prossimo Na-tale. “Berlusconi sta preparando al-bum anche per quelli di Futuro e li-bertà. Glieli consegnerà personal-mente prima del voto sulla sfiducia”

spiega il portavoce Bonaiuti. Il pre-mier è convinto che alla fine avrà lamaggioranza. Nonostante il com-plotto internazionale per screditareil Governo. “Abbiamo informazionis i c u re ” dice il ministro degli EsteriFrattini “l’immondizia nelle stradedi Napoli la lancia dagli aerei, di not-te, la Cia, mentre il crollo di Pompeiè opera di agenti britannici travestitida turisti con il raggio laser nascostonelle macchine fotografiche”. E nel-l’intrigo spunta anche una pista bul-gara: “La Bonev è una spia, a Veneziami ha ipnotizzato e costretto a pre-miarla, non ricordo nulla” si difendeil ministro della cultura Bondi sottoaccusa anche per i favori ai familiari.“E’ ing iusto” sbotta “io penso solo adifendere la cultura. Per esempio homigliorato la legge Bacchelli: se unoha fatto il ministro e scritto poesie,manterrà lo stipendio pieno anchequando lo spediranno a casa”.

Ho letto di recente un'intervista a Ste-phen King, noto maestro del thril-ler. Egli sostiene che "viviamo nel-l'orrore perchè lo amiamo". Non so

se lo amiamo, ma certo ne siamo forte-mente attratti. E' una passione involonta-ria che si riscontra nella vita reale. In casodi incidente stradale, si forma la fila anchenella carreggiata opposta, perchè i curiosirallentano per osservare l'accaduto. E spe-rano di vedere il sangue, non c'è niente dafare. Se non ci scappa il morto, vanno viadelusi. Se invece il morto c'è, si formanocapannelli intorno al cadavere, se ne os-serva l'aspetto, e si torna più o meno al-legramente a farsi i fatti propri. Per nonparlare degli incredibili pellegrinaggi or-ganizzati per vedere da vicino e ficcare ilnaso nelle case degli orrori (Cogne, Pe-rugia, Avetrana...). Ecco che allora si spie-ga il successo di un film come S aw , ar-rivato a quota sette della saga. La pellicolaquesta volta si presenta in 3D, annuncian-dosi come "capitolo finale". Le vittime diJohn Kramer e dei suoi discepoli, fannotutte una brutta fine, dopo aver soppor-tato raccapriccianti torture. Il più espostoè un abile mistificatore che si spaccia peruno dei sopravvissuti del serial killer. Scri-ve libri, partecipa a talk show televisivi,diventa ricco e famoso riuscendo a ma-nipolare la sua menzogna mediatica. Nonl'avesse mai fatto! Viene sottoposto a ter-ribili prove di sopravvivenza, vedendo mo-rire in modo atroce collaboratori e fami-liari più stretti. Il film è decisamente e vo-lutamente "splatter" e i trucchi emorragicidi braccia staccate e teste che scoppiano,risultano straordinariamente efficaci, ingi-gantiti dall'effetto 3D. Una vera ghiotto-neria per gli amanti del genere. La sete diorrore qui è ampiamente soddisfatta, an-

che se la maggior parte degli spettatoriabbassa lo sguardo alle scene più crude enon mancano gli urletti e le reazioni didisgusto. Occorrerebbe tuttavia approfon-dire le dinamiche che conducono ai san-guinosi avvenimenti. C'è, secondo me, uneccesso di giustizialismo dettato da un mo-ralismo gretto e severo. Ma visti gli incassidel film e il suo epilogo non definitivo,dubito si tratti del "capitolo finale". Unasignora uscendo si è lamentata col marito:"Ma 'ndò m'hai portato?" L'uomo si è di-feso con un timido: "e che ne sapevo io...?"già temendo il successivo dileggio in fa-miglia. Coraggio, amico mio, c'è sempreun aspetto positivo: dopo aver assistito acosì tanto orrore, puoi anche accendere laTV. La faccia del premier irlandese BrianCowen, o il ministro La Russa in tuta mi-metica, e persino il sorriso dell'on. Bri-guglio, potrai guardarli tranquillamente,senza paura.

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pagina IV

Dirigenti nullafacenti, diret-tori semi occupati, segreta-rie sfaccendate, impiegatiintrovabili, amici, parenti,

mamme, cognati, figli, nipoti, zie,amanti, future ministre, figli e ma-riti di compagne, tranquillizzate-vi! Sta per partire un ulteriore ri-finanziamento! Con i soldi di tuttinoi! Rifinanziamento a chi? Deche? Alla Rai, al filmetto dell’a m i-

co dell’amico dell’amico, alla sa-gra paesana, al p ro g ge t t o di quella

fondazione che non affonda,all’associazione per quel tal“p ro gra m m a ” a quella certa

“i n i z i a t i va ” di coso..lì, quel con-s i g l i e re ”. Bene, perfetto! Tuttocon i soldi pubblici, i vostri... in-somma i nostri, quelli delle tasse!Così la gente s’incazza, perchépoi non ci sono risorse per le va-rie alluvioni, le frane, gli smotta-menti. Non ci sono per la ricer-ca… e chi ricerca trova! Ma trovapure che qui non se ne può più ese ne va! Non ci sono i soldi equindi si taglia a raso tutto… mapoi si rifinanzia! Dice “Perché la

Rai, per esempio, è un serviziop u bbl i c o ”… Io direi mezzo ser-vizio... anzi, a ore! Ma va benecosì! Scialacquiamo, sperperia-mo... e sperperiamo che finiscapresto! Intanto, mentre scende incampo Non-te-zemolo (secondome non se lo Zemola nessuno,questo scalda scalda i motori masta sempre al blocco di partenza,peccato però perché se ci si met-te lui… una mano verso la discesace la dà alla grande!), salgono sultetto La signora Bersana-Corian-doli, Che ciazzecca Di Peter. Salepure Venditti che invita altri a sa-lite. E così Vendola è sul tetto,Granata sul tetto: per un momen-to s’è pensato di chiamare gli ar-tificieri, poi s’è capito che era ilGranata più pericoloso e lì ci vo-leva il TSO, trattamento saniatarioobbligatorio, ma erano tutti im-pegnati con la Mussolini! Con tut-ta ‘sta gente sul tetto, per un at-timo abbiamo sperato... “Vuoi ve-dè che qualcuno si butta di sot-

to?” Poi abbiamo pensato “No,meglio di no” perché questa è tut-ta gente che ci serve di più giù percontinuare a fare i casini che fa!Per un attimo la Cicala ha speratoanche che la ministra: “Viva laCarfa gna” (che non è la parodiaallusiva della famosa scritta suimuri dei cessi…) desse le dimis-sioni, ma questa reazio-ne istintiva è stata imme-diatamente mitigata dalragionamento. Per la Ci-cala è meglio che la m i-nistrabella stia lì e con-tinui ministrare sbatten-do gli occhioni belli e fa-cendo felice mezzaro-ma, l’altra mezza s’a t t a c-ca… dove volete voi! In-fatti, dopo poco, “Viva laCarfa gna” ha ritirato ciòche non aveva presenta-to, ma solo minaccia-to… insomma, le dimis-sioni non mantenute. Ele dimissioni non mante- “I nasoni” di Enrico Montesano

nute so’ peggio delle promessenon mantenute. A sentire questaparola, è scattata la Signora “m i-nuetto Mussolini” che ha cinguet-tato: “Eh! Mantenute! Tutte quan-te mantenute ’ste zozze vajasse!”E’stata, questa, la settimana dellesperanze. L’ultima in ordine ditempo ma non ultima per forza

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Domenica 28 novembre 2010

di Bebo Storti

Ecosì anche noi abbiamo avuto il nostro Festival del Cinema.Siccome Roma ladrona s'è ciulata il suo, anche se nessuno nesentiva il bisogno. Siccome Venezia è la patria dei fighettistrapagati del cinema che nessuno se li caga e che molti, se

non li doppiano, quelli stranieri, la gente nel cine comincia a ruttareforte da tanto che sono dei cagnoni. Siccome la gnocca ci piaceanche a noi e quando fai un Festival del Cinema non si sa perché nearriva a vagonate, anche sconosciuta e che prima non ti cagava.Siccome il Governo va come va e Bondi, anche dal sarcofago dovelo abbiamo rinchiuso, sembra portare una sfiga leggendaria e fa deidanni dovunque e fa crollare la qualsiasi. Siccome la Gelmi (laGelmini corta) anche da incatenata alla macina con su il due pezzie unta come una trota riesce a dire stronzate epocali e non glipassano una legge neanche se la dà a tutto il Parlamento, commessicompresi, al partito è venuto in mente di distrarre le masse con unbel Festival di Cinema "Alpino estremo e naturalista", una robasemplice e molto "di nicchia" che siccome molti alla riunione delcomune (all'osteria "il Camoscio Spellato" dove teniamo le riunionidel comune, perché E' il comune) hanno capito "minchia" e subitoè partita una badilata nei coglioni a quello del partito mandato su aspiegare, perché lo credevano terrone… Comunque, una voltachiarito cosa era ‘sta "nicchia", s'è deciso che si faceva e il paeseavrebbe ospitato il primo Festival dei monti e li è successo che ilpaese è stato invaso da critici cinematografici vestiti tutti come ilfidanzato della Barbie che venivano giù a babbo morto spesati ditutto, pranzo, cena, albergo e puttanoni (fatti venire su da LeleMora), ché loro non è che pretendevano e avrebbero scritto bene lostesso, però col tutto pagato gli veniva meglio, ché era così anchenegli altri trecento festival dove andavano da aspiranti attori, chequanto ad "aspirare" nelle camere d'albergo è rimasta giù tanta diquella patinina biancastra che le cameriere si spaventavano, ma poiinterrogati gli "aspiranti" si giustificavano dicendo che era la neveper il presepe… Che, fatto notare che era ancora novembre, davanoin escandescenze e cominciavano a gridare "E NOI LO FACCIAMOPRIMA, VA BENE!!??"… Poi sono arrivati registi sconosciuti ai più,ma anche ai meno, produttori con progetti per film su storie anchesui produttori di formaggio alpino, basta che c'era di mezzo dellagnocca locale da coinvolgere, attori molto noti nel circuito minoredalla recitazione molto intimista, che siccome i più di noi nonsapevano cos'era ci hanno fatto un esempio allora abbiamo capitoche è quella che quando reciti non cambi tono per tutto il film e lagente si addormenta, e poi tutto un circo di nanetti, ministri, sot-tosegretari che quando c'è un festival arrivano come le mosche sulletame... Tutto era pronto. I film in concorso erano dieci. Tuttiispirati a temi alpini e naturalstici. Tutti da farsi due coglioni comedue fienili a guardarli. Registi specializzati in storie minimiste ecomplesse s'erano spesi al limite delle loro possibilità per rac-contare storie che uno non vorrebbe sentire neanche se si è fatto dicrack, figurati da lucido, però molto apprezzati dalla critica checomunque alle proiezioni non c'era perché impegnata o a mangiareo coi puttanoni… Storie come quella di quel suonatore di violino da

feste montane però af-fetto da psoriasi che siinnamora di una suona-trice di corno alpino,però affetta da labbroleporino, che nonpuò baciarlo e luinon puòtoccarla evanno avan-ti tutto ilfilm a guar-darsi e luiprova a toc-carla ma siferma e lei al-lunga il lab-brino ma al-l'ultimo ci ripensa.Un'agonia di “vorrei che non posso” di tre ore,tanto che a un certo punto nella sala qualcuno ha gridato "SI PUO'ANCHE CIULARE E BASTA!!" L'altro capolavoro era la storia di unospellatore di camosci che però c'ha una crisi di coscienza e a metàdel lavoro li lascia andar via ancora vivi anche se solo con mezzapelle addosso e da lì il dramma del camoscio che è lui ma non è piùlui e gli altri camosci lo rifiutano e lui fa gli occhioni tristi e alloraloro ci ripensano ma lui si ammala (con mezza pelle addosso atremila metri, vorrei vedere) e muore e tutti lo piangono. Tuttoquesto recitato molto minimalista e sottovoce (soprattutto il ca-moscio) per due ore e mezza, tanto che nella sala il solito umoristaha gridato "MENO MAL CA L'E' MORT CA L'OSTIA D'UN CAMOSLE... DESSO VAI CON LO SCHIDIONE NEL CULO E POI GIU' DIPOLENTA CHE FRA UN'ORA E' PRONTO!!!" svegliando di colpogente che ha cominciato a gridare "IL CAMOSCIO NO!!!!" Altrepellicole ve le risparmio perché erano davvero brutte (pensa co-m'erano) però alla fine il festival ha avuto il suo successo… tantagente, alberghi pieni, tanta gnocca in giro per il paese, cinema,rinfreschi. L'unico problema è stato il film vincitore, perché nes-suno l'ha visto. C'era ma nessuno può veramente affermare di aver-lo visionato. Era un'opera prima di una regista lettone cresciuta inCanada di mamma maori e di papà normale molto spinta da unministro, anche da dietro. Il film l'ha fatto, giura il ministro, ed èmolto bello e molto toccante....si intitola "CIAO BROGNA" ed è unastoria molto border (saper che cazzo è) dove una donna, molto solae molto in autocoscienza, se la saluta in continuazione "ciao brogna,ciao brogna, ciao brogna..." per ore, ossessivamente, in tono moltointimista. Qualcuno alla premiazione dalla folla ha gridato "MAVUOL DIRE CIAO FIGA!!!" ma subito è stato zittito dalla critica e dairegisti e dagli attori e dai produttori ché non si può riportare tuttoad una visione così riduttiva del problema della solitudine delledonne nel mondo di oggi... La regista ha ringraziato in tre lingue, haritirato i trentamila euro del premio, è saltata sull'auto blu delministro e... CIAO BROGNA!

satirica è stata quella legata all’i n-contro, tipo ring, avvenuto traUmilio Fede e Gian Germano, ilsig. dell’amaro. Erano, infatti, ap-pena usciti i secondi che subito èarrivato l’amaro. Umilio Fede,sorpreso, ha incassato due caz-zottoni sul capoccione ed ha im-precato: “Ma vai a cagare!” Il si-gnore dall’amaro pesante ha ri-battuto: “A me dici questo, Umi-lio? Ma se siamo noi che da ge-nerazioni mandiamo a cagare tut-ti quanti!!” Umilio “a bbozzato”,ha abbozzato e se n’è andato conl’amaro in bocca! Umilio e GianGermano rimarranno al loro po-sto, come tutti gli altri, per aiutarea sbaraccare questa baracca fati-scente che tiene al riparo Drago-mire, dragospie, papponi, scroc-coni, portavoce e porta sfiga, pre-miati e premiatori, inciuciari edinciuciati, risiscotti e risiscorie,conduttori, conduttrici, tantefic-tion, talentsciò, tv-scazzi e giàscazzati!

di Emanuele Fucecchi

L' uscita di “Luce del mondo”, ilcolloquio del Papa con ungiornalista tedesco, ha suscita-to viva commozione anche in

Italia. In particolare, commozione ce-rebrale per Vittorio Messori. Il perse-verante autore cattolico, da mesi in gi-nocchio davanti alla stanza del Papaper ottenere un'intervista, si è lancia-to dai sacri palazzi sulla folla in attesadell'Angelus. “Un segno dal cielo” hadetto il Pontefice apparendo alla fine-stra subito dopo. Un segno di 90 chilicolesterolico e bilioso ma pur sempreun evento salvifico per le due vittimedecedute in palese stato di grazia. Lascelta del Pontefice per l'intervistato-re in effetti ha provocato qualche ma-lumore. Bruno Vespa aveva già prontisette speciali Porta a porta, 27 incur-sioni al Tg1e 15 BrUno Mattina. Sem-bra invece che ora stia progettando unciclo di trasmissioni sui crimini delleguardie svizzere. Nel suo caso, infatti,la delusione è resa ancor più cocentedalla recente nomina dei nuovi cardi-nali, tra i quali voleva essere discreta-mente inserito. “E’ da decenni chefaccio lobby per Dio” ha dichiarato,con la virgola dopo “lobb y”. “Luce delmondo” sarà invece comunque una li-nea di abat-jour. Daniela Santanchè hainfatti presentato la sua collezione dilampade in seta rossa con crocefissodi pizzo. Sono lumi adatti a nobili di-more aperte agli scambi culturali. E ilpensiero corre a Palazzo Grazioli. Mi-

stero invece per l'infortunio al Tg1.Tra i titoli di testa è apparsa per qual-che frazione di secondo la scritta : “Be -nedetto Sudicesimo”. Minzolini avevaavuto direttamente dal cardinal Berto-ne alcune anticipazioni, poi però con-cesse ai giornali tedeschi. Ma nessunoha osato mettere in collegamento idue fatti, considerata l'altissima pro-fessionalità e correttezza del giorna-lista. Il servizio andato in onda è, in-fatti, poi risultato molto obiettivo, co-me sempre. “M e rav i g l i o s o ” e “super -bo”, i due aggettivi riservati in genereal Papa, sono stati stavolta accompa-gnati da “luminoso”. Il libro ha co-munque fatto la sua comparsa in Ita-lia. La sala stampa era adornata da unasobria scritta su marmo tre per due,“Ecce Tomo”, voluta personalmentedal cardinal Bertone. E subito le co-raggiose affermazioni del Ponteficesul preservativo hanno suscitato unvivo dibattito. Il Papa ha infatti sor-prendentemente dichiarato che ilpreservativo può essere usato comeportamentine, coprimatite, proteggi-naso, raccogligoccie, radunaspiccio-li, paraorecchie. Se lo usa uno stupra-tore è un lodevole segno di attenzionenei confronti della vittima. C'è un solovero caso in cui è mortalmente imper-donabile usarlo: tra moglie e marito. Érimasto tempo solo per una dichiara-zione di Angelo Balducci, il gentiluo-mo del Papa che sta, tentando di pre-sentare una nuova immagine di sé “Ionon l'ho mai usato” ha detto solenne“Lo portava sempre l'altro”.

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pagina VI Domenica 28 novembre 2010

Cose buone dal mondo

Alta Sosietà: Bondità

di RobCor

Carlo Carrà - Bondità. Ci sono artisti che se ne fregano di chi ,qui, dovrebbe fare la parodia di un qua d rocon somiglianze contemporanee e, mettendosi lì a ritrarre Bondi, come fa Carrà, guardano il proprioquadro e se lo intitolano in un certo modo. E’chiaro che a questo punto la zampata l’ha data l’autore. Certo,si può sempre celebrare la posa plasticamente remissiva del manichino. Forse metaforicamente seduto esommessamente con una mano dietro la schiena dalle spalle cadenti. Senz’altro benedicente. Però... cheglie vuoi di’? Magari puoi ricordare il periodo futurista del pittore. Pittore che fu...turista, appunto, poivedendo quello che succedeva a Pompei, capì che si trattava di qualcosa di pericoloso e lascio’ p e rd e ’.Perché, più di celebrare un quadro con soggetto somigliante a Bondi che oltra a questo è anche intitolato“L’idolo ermafrodito”... non si può. Onore al pittore.

di Sandra Amurri

La Pici...Jena ha da sempre un debole per i geni. E se ilgenio è un Ministro del Governo Berlusconi, mette daparte la sua appartenenza politica e con onestà intel-lettuale lo loda pubblicamente. E come non farlo di fron-

te al Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani? Udi-te, udite: "A tutti i titolari di un contratto di fornitura di elet-tricità, siano essi famiglie o pubblici esercizi o professionisti,verrà chiesto di pagare il canone, perché, ragionevolmente,se uno ha l'elettricità ha anche l'apparecchio tv. Chi non ha latelevisione dovrà dimostrarlo e solo in quel caso non paghe-

rà". E c´è qualcuno che può sostenere che non si tratta di genialità? Ricapitoliamo per coloroche non sono dotati di una intelligenza logica. Il Ministro dice che se uno abita in una casa e haun contratto di elettricità per far andare il frigo, la lavatrice, il forno, il fon e anche le lampadine,va da sé che possiede anche un televisore, dunque deve pagare il canone. E´ come dire che seuno ha le mani e i piedi, ha sicuramente un’auto e deve pagare l´assicurazione. Ma nel casoimprobabile che non avesse un televisore, dovrà dimostrare di non averlo. Come? Invitando acena il Ministro Paolo Romani per fargli vedere che, nonostante viva senza la tv, gode di ottimasalute ed è anche felice. Menù rigorosamente a base di pane e volpe.

di Lia Celi

Il 29 aprile prossimo Kate Middleton spo-serà il principe William d´Inghilterra. Tan-to per portarle fortuna, il giovane le ha re-galato l´anello di fidanzamento di sua ma-dre Diana: speriamo che Kate sia una ra-gazza con le palle, perché dovrà toccarselemolto spesso. Di sicuro ha dei numeri: èriuscita ad accalappiare lo scapolo più am-bito d´Europa strappandolo a un nugolo diagguerrite rivali. Ecco le più temibili.

FIFINELLA OF THE MANORSPurosangue inglese dai garretti d'acciaio,trionfatrice nell'Epsom Derby, era la candi-data favorita di nonna Elisabetta. Più dubbio-so il principe Carlo: «Il matrimonio è unacorsa ad ostacoli, mentre Fifinella è specia-lizzata nelle corse in piano». Ma dopo i primitre appuntamenti, il giovane William ha fattocapire che fra lui e la blasonata quadrupedenon avrebbe mai potuto funzionare: «Ha identi sporgenti, puzza di stalla e nitrisce asproposito» ha spiegato «mi ricorda troppozia Anna». In realtà, secondo gli intimi, Wil-liam si sentiva schiacciato dai successi di Fi-finella, che a soli tre anni ha collezionato fioridi trofei, mentre lui a venticinque ha vintosolo alcune gare di rutti al suo reggimento.Nonostante tutto, con grande fair play, la Ro-yal Family ha voluto inserire Fifinella nellalista degli invitati alle nozze, purché non se-mini cacche nella navata centrale di West-minster, privilegio riservato al principe Fi-lippo.

CHARLOTTE CASIRAGHILa lobby della stampa rosa mondiale puntavatutto su di lei: le nozze tra la bellissima figlia diCarolina di Monaco e l´aitante figlio di LadyDi avrebbero assicurato lunghi anni di pane elavoro a migliaia e migliaia fra giornalisti, pa-parazzi e pettegoli professionisti. Per favorireuna love-story fra i due ragazzi, i big dei ro-tocalchi sono ricorsi ad ogni mezzo, com-

presi centinaia di torridi sms firmati «TuaCharlotte» arrivati a William, tutti spediti, co-me ha scoperto Scotland Yard, dal cellularedel direttore di Chi, Alfonso Signorini. Il prin-cipe ha fatto sapere che Charlotte non è il suotipo, ma Signorini gli fa sangue e si può com-binare. Del resto su Charlotte pesava il vetodei Windsor, decisamente contrari a impa-rentarsi con la sua scapestrata zietta Stefania,e quindi con gli artisti di circo di mezz´Eu-ro p a .

HERMIONE GRANGERI fan di Joanne Rowling non avevano dubbi: labrillante streghetta amica di Harry Potter sa-rebbe stata una splendida futura regina. Gra-zie alla sua bussola Giratempo, avrebbe po-tuto presenziare a tre eventi di beneficienzanella stessa ora, e il suo incantesimo anti-pa-parazzo («Abiecto Coronas!») sarebbe statoutilissimo contro gli agguati dei fotografi in-vadenti. Hermione, inoltre, era la personagiusta per apprezzare le doti intellettuali delprincipe William: dopo anni di fidanzamentocon un salame come Ron Weasley, anche unWindsor sembra una cima. Lo sponsor piùillustre di miss Granger era il premier DavidCameron, che contava sulla sua bacchettamagica per risolvere la crisi economica delRegno Unito (è la trama del prossimo roman-zo della Rowling, «Harry Potter e la Cameradei Lords»). A mandare a monte le nozze Wil-liam-Hermione, però, sarebbero state le leggidella magia, secondo cui una babbana nonpuò sposare un babbeo.

SABRINA MISSERIIncredibile: tra le appassionate lettere di am-miratori pervenute in carcere alla cugina diSarah Scazzi, ce n´è una col sigillo dei Win-dsor. «Sabrina darling, you mia wife ideale,you can kill parenti scomodi without fare onepiega. Yeah, you are melio than Lady Mac-beth, please marry me, c´è a lot of work foryou qui in Buckingham Palace. Love, tuoWi l l » .

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Domenica 28 novembre 2010 pagina VII

Disse un tal che nessuno scorderà:“Amico, per favore, uno stallieredalla tua terra fai venire qua.Di brianzoli ne ho già bocciati a schiere

poiché con referenze non specchiate.Voglio un uomo per bene, siamo intesi?”“Ho il tipo giusto. Stefano Bontate,un boss di Cosa Nostra con Teresi,

mi segnalò tal Mangano Vittorio,un buon picciotto delle nostre parti.E’ un po’ mafioso ma, com’è notorio,la cosa non dovrebbe spaventarti.

A parte qualche piccolo difetto,come fare attentati e rapimenti,sarà per te un tuttofar perfetto:di persona farà i trasferimenti

del pizzo per la mafia a fine mese,i tuoi ragazzi a scuola porterà,assisterà tua moglie nelle spesee le stalle ogni giorno pulirà.

Oltre al forte legam con Cosa Nostraha delle qualità proprio eccellenti,assai meglio di quelle messe in mostradai tipi che di solito frequenti.”

Detto fatto, Vittorio fu ingaggiato,con passion lavorò per il padronee per la sua omertà venne chiamatonientemeno che Eroe dal duo briccone.

Un’altra qualità gli si scoprì:dal giorno in cui il padrone scese in campocon Cosa Nostra Mangano sparìe il Boss ritornò vergine in un lampo.

di FulviaA bb a t e

O h, ma tu lo saiche si vive be-

ne anche senzaopposizio -ne? Prendiil caso delPd, il partito badedas, il partito chenon c’è. Non vorrai mica dirmi che nestiamo avvertendo la mancanza, l’as -senza, l’invisibilità, il vuoto? No, cer-chiamo di essere tutti un po’ sincer i:c’è forse un solo momento del giornoin cui (come quando disgraziatamentescopri di aver dimenticato di mettereal polso l’orologio) ci si sente meno-mati da questa situazione in presenzadel Nano Ghiacciato? Magari all’inizio,ma proprio all’inizio inizio... Magari ri-pensando a quando, tanti anni fa, met-ti, Berlinguer si presentava davanti aicancelli di Mirafiori, e allora uno tiravafuori un “ma dove cazzo sono finiti?”E’proprio vero che col tempo, col tem-po, sai, tutto se ne va. Non ricordi più ilviso, non ricordi la voce. Quando ilcuore ormai tace, a che serve cercare?Col tempo, sai, tutto scompare… Pro -prio come dice la canzone.Oh, ma tu lo sai che si vive bene anchesenza opposizione? E’ proprio veroche alla fine ci si abitua a tutto, perfinoa pensare che lamentarsi di un Pd chenon c’è appare davvero tempo spre-cato, è roba poco elegante, col tempo,sai, dopo Veltroni e la Melandri, mi sache pure il pensiero di Bersani e diConcita De Gregorio se ne va…

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

Al liceo il professore ci magnifi-cava D’Annunzio con palate diretorica, e l’ho detestato. Lo ri-trovo nei testi dei miei figli, maperché si continua a studiarlo?Le opere sono inutili, lui è odio-so…V. Pieranni, Siena

Sarebbe odioso se non fosse per lasua tragicomica vocazione allasconfitta. Era un maestro della pa-rola, incantatore di creditori, pro-tagonista del suo tempo, e le ha sba-gliate tutte. Si crede un grande ca-vallerizzo e appena monta a caval-lo cade, fa i duelli e le prende, va conle mogli degli altri e lo bastonano. A20 anni, con gelido calcolo, metteincinta una ingenua coetanea riccae titolata, ma non vedrà mai un sol-do e si ritroverà padre e marito dinullatenenti famelici ed emargina-

ti. Anche i suoi debiti leggendarimancano di grandezza, sono moltomeno fastosi di lui: non arrivano almilione. Lui, il seduttore, perde viavia un occhio, i cari denti, i capelli.Poi Fiume, i soldati invaghiti del ca-po che da allora resterà sempre ilComandante, anche se presto co-manderà solo ai suoi cuochi e nean-che tanto. Bevute alla Rabelais, co-caina a sacchi, una repubblica cu-bista, stravolta, fuor di ragione, difatto colpo di stato, sedizione arma-ta, ego trionfante. Dopo il volo di

Fiume la caduta sul Garda, dove vi-vrà in un museo di cui è il pezzo piùprezioso, già venduto ma lasciato invetrina, inutilizzabile. E’ questo ilD’Annunzio interessante, rintanatoal Vittoriale - il suo golem deforme -, Mussolini, dopo averlo imitato evolgarizzato l’ha chiuso nella riser-va. Ha un padrone, e un padroneavaro. Che lesina, che fa il sordo. Manon lo uccide, lo lascia ai tormentidella vecchiaia, tragico centenarioa 70 anni, che flirta con bambineprostitute di 15 pagate dalle sue fe-deli per fingersi innocenti e sedotte.Il D’Annunzio stregato dalle panto-fole, dal comfort dell’harem dome-stico - tutte badanti più che amanti -che si è venduto per un piatto dilenticchie, e scialacqua astuzia e ge-nio bastevoli per 3 romanzi in po-che righe a Mussolini, cautamentericattatorie, per quattro soldi o unmisero favore. Sa di essere l’a u t o redel dittatore e vuole un risarcimen-to, col sordido quadernetto dei contiche mai gli tornarono. L’aver dissi-pato i suoi doni e le sue vittorie, la

prigionia senza tentare la fuga fan-no di lui un fanciullo ingenuo e per-plesso, ciò che fragilmente gli do-na.

Spedite le vostre mail a:barbara.alber [email protected]

MARA CARFAGNAQuando il transatlantico affonda, le to-pe scappano. Mara in settimana ha pre-so le distanze dal Popolo delle Libertà,minacciando le dimissioni: se si doves-se andare alle elezioni, come ormaisembra probabile, il gruppo della Car-fagna non dovrebbe avere problemi asuperare la soglia di sbarramento, spe-cie quello degli occhi, che il graziosoMinistro tiene sgranati dall’inizio dellalegislatura. Del resto, provateci voi astare tutto il giorno vicino a gente co-me La Russa e Gasparri, poi ne ripar-liamo. L’ex soubrette – che è già tor-nata sui suoi passi - ha definito vajassa(cioè popolana, donna dei bassi) Ales-sandra Mussolini, che, profondamen-te turbata, ha replicato “Non posso ac-cettare questi insulti, questa volgaritàgratuita, indegna di una parlamentare.Se la prendo, le stacco la testa e le cagogiù per il collo”. Un giorno, quando di-remo ai nostri nipoti che personaggidel genere sedevano a Montecitorio, cirisponderanno “’A nonnè, c’hai sem-pre voglia de scherza!” Della Carfagna,una cosa bisogna dire: ha rappresen-tato perfettamente il concetto di PariOpportunità che costituisce la ragionesociale del suo Ministero. Se ce l’ha fat-ta a diventare Ministro una così, infatti,davvero tutti possono farcela a ottene-re un dicastero.

SAMUEL ETO’OL’attaccante dell’Inter, durante la par-tita contro il Chievo, ha rifilato unazuccata a un avversario ed è stato pu-nito con tre turni di squalifica. Almenosi potrà dire che in Italia c’è ancoraqualcuno che usa la testa. Certo, se tut-ti quelli che nel nostro Paese subisco-no un sopruso o una scorrettezza do-vessero cominciare a dare capocciatein giro, tra precari, disoccupati, pen-sionati, alluvionati e compagnia bella,sarebbe come vivere sul Gennargentudurante la stagione dell’accoppiamen -to dei mufloni. Non dobbiamo affattoscandalizzarci: il gesto del bomber ca-merunense è certo poco edificante,ma basta entrare in una qualunque edi-cola per scoprire che esistono testateben più vergognose. Senza dubbio col-pisce l’antisportività del comporta-mento del vecchio Samuel Eto’o, spe-cie in un ambiente come quello del cal-cio, dove, a parte il doping, le scom-messe clandestine, le partite truccate,le mignotte, i bilanci manipolati, leplusvalenze false, tutto si svolge nellapiù totale regolarità. Peccato. Questavicenda, amara ma significativa, sia dimonito ai tanti giovani che si avvicina-no a questo sport e insegni loro unalezione fondamentale: quando si fauna puttanata, non bisogna farsi bec-c a re .

IGNAZIO LA RUSSADal Vate al Water, il passo è breve. Imi-tando il grande poeta Gabriele D’An -nunzio sui cieli irredenti di Fiume, ilMinistro La Russa nei giorni scorsi hasorvolato in elicottero la provincia af-gana di Badghis per sganciare ben11.000 volantini: non si tratta di pub-blicità del mobilificio Aiazzone, comesi potrebbe immaginare conoscendo ilpersonaggio in questione, ma di ma-nifestini tricolori inneggianti alla pa-ce, rivolti alla popolazione locale. Il pa-rallelo con D’Annunzio è vagamenteinquietante, speriamo che Ignazionon si sia fatto anche togliere una co-stola: dopo quella del Presidente Fini,infatti, il centrodestra non è in grado disopportare altre scissioni al suo inter-no. Il gesto del Ministro La Russa, estre-mo e molto ardito, ha suscitato invidiee desiderio d’emulazione in molti mi-nistri dello scricchiolante GovernoBerlusconi: saputo che il responsabiledella Difesa ha avuto il coraggio di sa-lire su un elicottero militare, il Mini-stro della Salute Ferruccio Fazio ha an-nunciato di volersi sottoporre imme-diatamente a una appendicectomia equello della Pubblica Istruzione Mari-stella Gelmini si è offerta volontariaper farsi interrogare in algebra in unascuola media di Varese.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMO-LONegli ambienti imprenditoriali ormailo chiamano Cordero Luminoso. Ciuf-fettone ha dichiarato ai media d’e s s e repronto a scendere in campo per salva-re l’Italia: secondo indiscrezioni, Luca,esasperato dalla drammatica situazio-ne patria, avrebbe addirittura avuto latentazione di passare alla clandestini-tà, ma ha capito che la Digos lo avrebbeinchiodato subito, soprattutto graziealle molotov fatte con le bottiglie diDom Perignon. Le elezioni anticipate,ormai imminenti - qualora Monteze-molo confermi ufficialmente l’inten -zione di candidarsi - in un panorama incui sono presenti anche Casini e Ru-telli, rischiano di trasformarsi in un au-tentico tiro al piacione. Montezemolo,dopo aver consultato il suo planning,avrebbe già dato la disponibilità ad as-sumere l’incarico di Presidente delConsiglio: gli si è creato un buchettotra le 18 e le 19 di lunedì 16 maggio, trala riunione di Confindustria e la partitadi bridge. Luca Cordero ha avuto spes-so parole molto dure nei confronti del-l’esecutivo di centrodestra guidato daSilvio Berlusconi, il che dimostra chein Italia la grande protesta popolarepuò essere ancora guidata da qualcosadi rosso: la Ferrari.

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pagina VIII Domenica 28 novembre 2010

PIANGE IL TELEFONO di Stefano Disegni

Misfatto numero 40, 28 novembre 2010

La copertina è di: Emanuele FucecchiI cartelli di: theHandSpecial thanks to: Elias Vacca

Ci leggiamo fra sette giorni. Per tutte lesegnalazioni scriveteci a:re d a z i o n e @ i l m i s fa t t o . i t

di Dario Vergassolae Marco Melloni

Sabato 20 novembre- Mara Carfagna: “Lascerò lo scranno dip a r l a m e n t a re ”. “Se ne vanno sempre imiglior i”, ha commentato lo scranno.- Capri colpita da una violenta grandinata.Ma i baristi della piazzetta non si sonopersi d’animo, e l’hanno rivenduta ai tu-risti, al posto della granita.- Vertice Nato, "Via dall’Afghanistan entroil 2014”. Per allora, si pensa che i militaririescano a trovare l’uscita.Domenica 21 novembre- Dell'Utri al TG2: ”Mangano mafioso?Non lo sapevo”. Se no, invece che stalliere,lo avrebbero fatto Ministro.- Cade aereo con fegato da trapiantare.Organo recuperato e reimpiantato. Nellaconfusione, però, lasciata nella pancia del

paziente anche la scatolan e ra .- Usa, 45 milioni di Americanisoffrono di disturbi mentali. Se no, non sispiegherebbero tutte queste guerre.Lunedì 22 novembre- Montezemolo: “Questo Governo non hasfruttato tutti i suoi numeri”. Per forza, hausato quelli di Lele Mora!- Cicchitto definisce inutile la polemica sulsimbolo: “Se per usarlo Berlusconi devechiedere il permesso a Fini, allora per por-tare quel cognome, Bocchino dovrebbechiedere il permesso alla Lewinsky”.- Il mondo dello spettacolo sciopera. Il mi-nistro Bondi ha dichiarato: “Li capisco”.“Se avessi un Ministro della cultura comeme, sciopererei anch’io”.Martedì 23 novembre- Ancora ascolti record per “Vieni via conme”. Il format sta avendo così tanto suc-

cesso, che a “Porta a Porta”, Vespasta pensando di fare l’elenco di

tutti i suoi plastici.- Rifiuti, le accuse del-

l’Europa: “In due anninon è cambiato nien-te”. “Non è vero” r i-sponde il Governo“Quest’anno il Na-poli è in zonaChampions Lea-

gue”.- Evasione Fiscale. Solo

due Italiani su dieci lagiustificano. Gli altri ottola praticano.

Mercoledì 24 novem-b re- Gian Germano Giuliani, quello dell'Ama-ro, ha colpito Emilio Fede alla testa. Stranoche non l’abbia colpito all’intestino.- Bondi avrebbe fatto pressioni, perché alFestival del cinema di Venezia, fosse pre-miata un’amichetta del Premier. Pare chele abbiano assegnato il premio per il mi-glior montaggio.- Prove di guerra tra le due Coree. Seulinvia soldati nel Mar Giallo. E’ l’unico postodove i Coreani si possono mimetizzare.Giovedì 25 novembre- Il Ministro Romani propone il canone Raiobbligatorio per chiunque paga già unabolletta elettrica. In effetti, con quello chegira in TV, a volte è molto più interessanteguardare il contatore.

- RAI, Fazio-Saviano dicono no ai comitati"pro life". Ora Masi minaccia di staccarela spina al Programma.- Riforma Universitaria. Nuovo KO allaCamera. Per protesta la Gelmini è salitasul tetto di Montecitorio.Venerdì 26 novembre- I padroni coccolano sempre di più i propricani, regalando loro cucce in carbonio de-corate, materassi in microfibra, borse dapasseggio firmate Gucci. E in alcuni casi laDirezione di un Telegiornale.- Rifiuti. Dopo qualche tentennamento,Napolitano firma il decreto. Meno male,se no rischiava di rovinarsi la media.- Effetto Bersani, Di Pietro e Vendola. Persolidarietà con gli studenti sui tetti, LucaCordero di Montezemolo è salito su un su-p e ra t t i c o .

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Domenica 28 novembre 2010 pagina 9

di Stefano Feltri

Sorpresa: Antonio Catri-calà resta all’Antitrust fi-no a marzo 2012, nonandrà più all’Autor ità

dell’Energia per la quale erastato designato dal governouna settimana fa. Lo comuni-ca lui stesso in una lettera aSilvio Berlusconi: “Non vo-glio consentire che l'Autoritàche presiedo e l'Autorità del-l'Energia siano paralizzate daveti incrociati che pur non ri-guardano la mia persona”.Ci sono due spiegazioni diquello che successo. Quellaufficiale, la offre StefanoFa s s i n a , responsabile econo-mico del Pd: il problema èche il passaggio di Catricalàall’Energia consegnava l’An-titrust al più anziano dei com-missari, il superberlusconia-no Antonio Pilati, che ne sa-rebbe diventato reggente inquanto più anziano. Una reg-genza dalla durata indefinita,visto che per trovare un pre-sidente bisogna mettere d’ac-cordo i presidenti delle ca-mere Renato Schifani eGianfranco Fini, ora su duefronti politici diversi. DiceFassina: “L’ostinazione del

dell’Autor ità.Martedì c’è un consiglio deiministri in cui, teoricamente,il governo potrebbe scegliereun nome alternativo a Catri-calà per la poltrona che oggioccupa Ortis. Ma visto che latrattativa con l’opposizione èappena saltata, sembra diffi-cile che in 48 ore il sottose-

gretario Gianni Letta r iescaa trovare una nuova cinquinadi candidati con qualche spe-ranza di ottenere una maggio-ranza dei due terzi in com-missione. Anche perché nelPartito democratico la resadei conti innescata dalla que-stione nomine è appena co-minciata.

POTERE

presidente del Consiglio a im-porre il suo uomo di fiduciaalla presidenza dell’Antitr ustimpedisce scelte istituzional-mente corrette”. Ma questaversione non regge. É semprestato chiaro che Pilati sareb-be salito di grado, eppure ilPd in un primo momento ave-va avallato il risiko che avreb-be portato Catricalà all’Ener-g ia.Poi c’è la seconda versione,confermata dalle parole dellalettera di Catricalà: il pac-chetto di nomine (presidentee commissari) all’Energ iaquesta settimana rischiava dinon ottenere i voti necessariin commissione Attività pro-

duttive alla Camera, dove habisogno dei due terzi per en-trare in vigore. E Catricalànon poterva permettersi diessere bocciato dal Parlamen-to e rimanere poi all’Antitr ustdelegittimato. Il primo a pro-testare per le nomine è statoFederico Testa, deputatodel Pd che si dimette da re-sponsabile Energia del parti-to quando legge che nella lot-tizzazione dei commissari idemocratici hanno sceltoValeria Termini (economi-sta, ordinaria di Diritto tribu-tario, senza esperienza nelsettore energetico) e Alber-to Biancardi, che si occupadi energia per Arel, il thinktank guidato da Enrico Let-ta. Anche altri non sono con-tenti: il nome in quota Lega èquello di Luigi Carbone, fi-glio dell’ex presidente dellaCassazione coinvolto nelloscandalo P3. Ma molti leghi-sti lo considerano un uomo diRoberto Calderoli, con cuilavora, più che del partito.Anche l’Udc mugugnava equindi era già cominciata unatrattativa che avrebbe porta-to alla sostituzione del segre-tario generale dell’Autor ithyper l’Energia, Carlo Crea,

con un uomo del partito diPier Ferdinando Casini.Morale: i voti incerti in com-missione erano troppi per-ché uno col curriculum di Ca-tricalà si esponesse al rischiodi una bocciatura.Adesso tutto è da rifare. E laconseguenza è che l’Autor itàdell’energia rischia di esserecongelata, con effetti impre-vedibili per l’intero settore.E’ una questione di scadenze:il 15 dicembre finisce il man-dato del presidente Alessan-dro Ortis e dell’unico com-missario Tullio Fanelli. Lalegge prevede che non ci siap ro rog a t i o , per questo Ortischiedeva subito la nominadel sostituto, altrimenti l’a g-giornamento delle tariffe pergli operatori e delle bolletteper i consumatori verrà bloc-cato, non sarà possibile emet-tere sanzioni anche in caso dievidenti truffe, e il guardianodel mercato energetico potràoccuparsi solo di ordinariaamministrazione. Ortis haportato la questione davantial Consiglio di Stato chieden-do se sia possibile un’e ven-tuale proroga, in attesa dellasuccessione, così da non pa-ralizzare il funzionamento

UNA BUONA NOTIZIA:È TORNATA

L’INCHIESTA DI

EDITORIRIUNITI

Antonio Catricalà, 58 anni, presidente dell’Authority per la concorrenza (FOTO LAPRESSE)

Se non si trovail successoredi Ortis entroil 15 dicembre,sarà la paralisidel settoree n e rg e t i c o

I PRO VITA i nva d an ola tv pubblica

P ersino il Papa è intervenuto, anche se indirettamen-te, rivolgendo un appello al mondo della politica e

della comunicazione perché promuovano una “c u l t u rarispettosa della vita”. Fabio Fazio e Roberto Saviano nonaccettano che ci sia un replica del movimento pro-vita aVieni via con me perché la puntata con Mina Welby e Bep-pino Englaro non era “pro-mor te”. Ma il Consiglio diamministrazione della Rai, giovedì scorso, ha votato unordine del giorno sul diritto di replica ai comitati pro-vi-ta. Dopo il rifiuto di Vieni via con me la Rai ha cercato altrispazi nel palinsesto e ne ha trovati tanti. Come accadutoper Roberto Maroni, piccato per l'accostamento Le-ga-'ndrangheta di Saviano, anche i comitati pro-vita fan-no il giro delle trasmissioni del servizio pubblico: ierisera il Tg1, questa pomeriggio L ' A re n a e in settimanaaddirittura una puntata speciale di Porta Porta.

AUTHORITY, LO SCONTRODENTRO IL PD BLOCCA TUTTO

Catricalà resta all’Antitrust per lo stallo in ParlamentoA rischio il futuro dell’autorità dell’E n e rg i a

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pagina 10 Domenica 28 novembre 2010

di Nando Dalla ChiesaBusto Arsizio (Varese)

A l vecchio tifoso ricorda un po’Salvatore Bagni in gioventù. Ma

il ragazzo, ventitré anni, non fa ilcalciatore. La sua partita è un’a l-tra. Si è messo in testa di smuoverecoetanei e adolescenti contro iclan saliti in tolda di comando nel-le zone governate dalla Lega. Mas-simo Brugnone [in foto] è una ne-mesi storica per la mitologia l u m-b a rd . Nato a Busto Arsizio, provin-cia di Varese, ma con un bel cor-redo da terrone: il padre è di Ter-mini Imerese, direttore alle poste,la madre tarantina, cancelliere intribunale, due classici pubblici im-piegati “venuti da giù”. E in piùrappresenta un’associazione cheodora di Calabria: “Ammazzatecitutti”, nata per rabbia e sfida dopoche a Locri, era il 2005, i clan uc-cisero Francesco Fortu-gno, vicepresidente delconsiglio regionale cala-brese. Ci voleva lui perfare quel che i leghistipurosangue non hannomai fatto. Portare, peresempio, gli studenti delliceo scientifico di BustoArsizio, il “To s i ”, ad as-sistere al processo alla‘ndrangheta. “Bad Boys”

si chiama. “E perché non dovreifarlo? È giusto o no che i giovanisappiano come funzionano le isti-tuzioni? E il funzionamento dellagiustizia non è importante per ca-pire come la Repubblica fa rispet-tare le sue leggi?”.

Fa m i g l i ee omertà

VAGLIELO a dire ai parenti dei(presunti) boss e dei loro (presunti)af filiati…Si erano abituati ad agire insilenzio, qui, con una bella pletora disindaci e assessori pronti a giurareche la mafia non esiste. E ora non so-lo gli arriva addosso la magistraturache da Reggio Calabria a Milanomette clan e appalti sotto tiro, ma in-comincia pure la rivolta civile. Ra-gazzi che si mobilitano per andare avedere come vengono processati gli

imputati di associa-zione mafiosa. Conquei parenti che inLombardia spesso in-tervengono nelle tra-smissioni tivù, scrivo-no ai giornali, regolar-mente ospitati, perproclamare l’inno -cenza dei congiunti epuntare l’indice con-tro chi crede più ai ca-rabinieri che ai lorogiuramenti. “Sì, i pa-

renti se la prendono con noi, ci in-sultano, ci accusano di consideraretutti già colpevoli prima che si facciail processo. L’altro giorno mi ha af-frontato la moglie di Vincenzo Ri-spoli, il capo dei calabresi di LonatePozzolo. Si è anche lamentata dal fat-to che i familiari dei mafiosi non ri-cevono aiuti dallo Stato. Li ricevonoanche i tossicodipendenti, ha detto,

Appalti in famigliaLite DemocraticaPOLEMICHE DOPO L’INCA RIC O

AL MARITO DELLA FINOCCHIAROdi Giuseppe Giustolisi

Catania

Nessuno osi parlare di fa-milismo perché lei mi-naccia sfracelli (e que-rele). Parliamo della ca-

pogruppo dei senatori Pd An-na Finocchiaro e della notiziadell’appalto per l’infor matiz-zazione della Casa della salutedi Giarre, in provincia di Ca-tania, affidato dalla Regione almarito Melchiorre Fidelbo, diprofessione ginecologo, co-me stabilisce la convenzionefirmata quattro mesi fa dal di-rettore generale della Asp 3(l’azienda sanitaria) Giusep-pe Calaciura.

LA NOTIZIA sta facendo ilgiro delle redazioni e impazzasui siti internet e sui social net-work, coi relativi commenti trail disilluso e l’arrabbiato deinavigatori. Trecentocinquan-ta mila euro tondi tondi, que-sta è la cifra tirata fuori dallecasse pubbliche, come com-penso per il lavoro svolto dallaSolsamb, società di cui Fidel-bo è amministratore delegatoe che prima d’ora pare nonbrillasse per fatturati da capo-giro. La presentazione del pro-getto (proposto dal Consorziosanità digitale e ambiente di

cui la Solsamb era una sorta disocietà collaterale) risale al2007, ai tempi del governoCuffaro, quando assessore allaSanità era Roberto Lagalla,professore di diagnostica del-l’Università di Palermo e da unpaio d’anni rettore. E di sicuroc’è che non c’è stata gara d’ap-palto. Anzi la pratica ha viag-giato su un binario veloce. Ilprogetto infatti nel giro di po-chi giorni passò dal tavolo del-l’allora direttore generale del-l’Asp 3 di Catania a quello del-l’assessorato retto da Lagalla(che diede parere favorevole),per poi varcare il portone delMinistero della Salute e otte-nere il relativo finanziamentoministeriale. Poi l’iter vienebloccato dalla riforma sanita-ria voluta dalla giunta Lombar-do. Le Case della salute, infat-ti, sono diventate presidi ter-ritoriali di assistenza e la Sol-samb deve rifare il progetto(nel frattempo il Consorzio sa-nità digitale e ambiente rico-nosce la titolarità del progettoalla Solsamb che firma diret-tamente la convenzione conl’Asp 3 nel luglio 2010).Una vicenda intricata e conpiù di un aspetto che non sicomprende, come conferma,interpellato dal Fa t t o , l’asses-sore regionale alla sanità Mas-

simo Russo, che parla di stru-mentalizzazioni politiche eabbozza una difesa d’uf ficiodella senatrice: “Che c’entra ilfamilismo? Probabilmente laFinocchiaro nemmeno sapevadi questa storia”. È un po’ dif-ficile da credere, visto che erapure presente all’i n a u g u ra z i o -

ne del centro insieme al ma-rito. Ma “era lì per accompa-gnare Livia Turco che da mi-nistro ha fortemente volutoquesto tipo di sistema sanita-rio decentrato”, ribatte l’as-sessore. Poi annuncia un’inda-gine interna e dice: “In questavicenda voglio vederci chiaro,non capisco perché, come pa-re, non ci sia stata gara e come

mai l’assessorato abbia auto-rizzato la pratica in tempo re-cord. Lunedì chiederò una ve-rifica per accertare quello cheè successo”. Il direttore gene-rale dell’Asp Giuseppe Cala-ciura si tira fuori da ogni re-sponsabilità perché all’epocain cui venne presentato il pro-getto per la prima volta nonera direttore. Ma la convenzio-ne l’ha firmata lui. Forse i fun-zionari che gli hanno istruitola pratica avrebbero potutosbirciare un po’ meglio tra lerighe e fargli presente la cosa.L’assessore Russo intanto ga-rantisce che nessun serviziosarà affidato ai presìdi sanitarisiciliani senza che ci sia unagara. Antonello Cracolici, pre-sidente del gruppo Pd all’As-semblea regionale siciliana,commenta la vicenda nel suoblog e parla di “manganellomediatico contro chi nel Pd siè macchiato della colpa di so-

stenere il governo Lombar-do”, dichiara guerra senzaquartiere a chi riferisce la no-tizia senza discutere del me-r ito.

LIVIO GIGLIUTO, s e gre t a -rio dei giovani democratici diCatania usa toni ben diversi:“In generale penso che farechiarezza sia una cosa positi-va, non so se sia il caso di que-sta vicenda di cui so solo quelche hanno scritto i giornali. Citerrei però a dire che noi gio-vani democratici di Cataniaabbiamo sempre espresso lanostra totale contrarietà al so-stegno della giunta Lombardoda parte del Pd. Un partito co-me il nostro deve sosteneresolo persone limpide e nonchi come Lombardo ha un mo-do clientelare di gestire pote-re e per di più è sospettato diaver frequentazioni con ma-fi o s i ”.

Massimo,ventitré anni,ha “a ff ro n t a t o ”la mogliedel boss Rispoli

STORIE ITALIANE

Il volto nuovo dell’Anti-mafia al NordLA LOTTA CIVICA CONTRO I CLAN GELESI NELLA PALUDE LEGHISTA DI BUSTO ARSIZIO

Anna Finocchiaro, capogruppo del Partito democratico al Senato (FOTO EMBLEMA)

La difesa:“Ci colpisconoper il sostegnoa Lombardo”.I “giovani”però chiedonoc h i a re z z a

e noi perché no? Mi ha augurato dipassare tutto il male che sta passan-do lei. Ma noi vogliamo sentire benele accuse. Vogliamo sentire avvocatie testimoni”. Già, i testimoni sonouna specie a parte, qui. Mica perniente Ilda Boccassini ha dovuto de-nunciare silenzi e reticenze dei fa-mosi imprenditori del nord.Massimo è uno di quei giovani cheda un po’ di tempo a questa partestanno smuovendo la palude, ilgrande e pacifico accordo che asse-gna Busto Arsizio alla mafia sicilianadei gelesi e l’asse Lonate Pozzolo-Le-gnano ai calabresi. Ma non si fermaalla provincia di Varese. L’altro gior-no è andato anche vicino Lodi, dairagazzini delle terze medie di Graf-fignana. Si porta dietro i loro disegnicome un trofeo, per dimostrare cheè possibile svegliare le coscienze.“Diceva Borsellino della mafia: lagioventù le negherà il consenso. Ec-co, io immagino l’umanità fatta dipalline bianche, nere e grigie. Le gri-gie sono la maggioranza. Le bianchesono in gran parte tra i giovanissimi,bisogna che rimangano bianche sa-lendo con l’età”. Ha una passioneper la legge, e mica per niente èiscritto a giurisprudenza a Milano. Siè scaricato le 790 pagine di ordinan-za di custodia cautelare dell’opera -zione Infinito e ne fa materia di di-vulgazione, perché almeno i giovanismettano di vivere come Alice nelpaese delle meraviglie. Parla secco,davanti alla folla chiamata a Lonateda un gruppo trasversale di consi-glieri uniti “per la legalità”. In paeseil quaranta per cento dei residenti ar-riva da Cirò Marina e qui non se nevede uno tranne il vicesindaco, per-ché è meglio non dare nell’o c ch i o ,meglio restare a casa. La giacca blu,tiene le mani come aggrappate al mi-crofono mentre snocciola i nomi e

cita Vincenzo Rispoli, il fruttivendo-lo, il boss locale; mentre invita glionesti a mettersi insieme, i suoi coe-tanei ad “andare oltre senza aspet-tarsi nulla, perché oggi abbiamo tut-ti i mezzi per crearci un’infor mazio-ne da soli ed essere di esempio per ipiù piccoli”. Avverte che si sta la-sciando solo Fabio Lonati, commer-ciante-imprenditore usurato, e poipreso a calci sul torace e costrettoletteralmente a mangiarsi le cambia-li. “Qui dentro”, dice, “magari qual-cuno lo sapeva e ha taciuto”. Parlaasciutto, ma ha lo sguardo gentile. Equalche impennata di durezza. Dif-ficile per lui accettare che il sindacodi Desio sia andato a chiedere al pre-fetto di Milano di dire che Desio nonè la città messa peggio tra Brianza edintorni. Si chiama Mariani quel sin-daco. La maggioranza dei suoi con-siglieri si è appena dimessa, provo-cando il commissariamento del co-mu n e .

La megliog ioventù

“AMMAZZATECI tutti” da Locrici tiene a ricordare alle autorità lom-barde che combattere la mafia è unloro dovere, altro che far le vittime ei piangina, come si dice nella fertilepianura del Po. Massimo spiega dinon sentirsi rappresentato dagliadulti, che molti quarantenni che sidefiniscono giovani neanche imma-ginano che cosa passi a lui nel san-gue quando sente parlare dei trionfidi violenza e di silenzio dei clan. Be’,se mai si andrà a votare, i partiti cipensino. E candidino i Massimi chein tutta Italia trascinano la megliogioventù. Che il “largo ai giovani”siarivolto a loro invece che ai portabor-se del Palazzo.

NLOMBARDIA E EMILIA

Quattro mortiper slavine

Q uattro morti, tuttivittime di slavine.

Tragica giornata ieri inLombardia e Emilia. Nelbresciano, sul Mortirolo,tre escursionisti sonostati travolti dalla neve enon sono riusciti asalvarsi. Lo stesso èaccaduto ad un 34ennesul monte Cusna nell’Appennino Reggiano,mentre il suo compagnodi sci è rimasto feritogravemente.

IMMIGRAZIONE

23 anni, dalla torreall’ospedale

È stato soccorso eportato in

ospedale l’egiziano di23 anni che, dal 5novembre scorso,insieme ad altri duestranieri si trovavasulla torre dell’exCarlo Erba in viaImbonati a Milano. Unaprotesta per chiedereuna sanatoria per tutti,che ora prosegue soloper dueextracomunitari, chesfidano la pioggia,mista a neve, che stacadendo sulla città.Proprio il freddo èstata la causa delmalore del 23enne che,solo dopo ore ditrattative, ha lasciato latorre ed è statotrasportato, in codiceverde, all’ospedale SanPaolo.

CASO ORLANDI

Sabrina Minardi:“Temo vendette”

“H o paura che mifacciano del

male. Ho indicato lazona dove è statobuttato il corpo diEmanuela Orlandi”. Loha detto a Radio 24Sabrina Minardi, lasupertestimone delcaso Orlandi, lei stessada poco indagatanell’inchiesta sullascomparsa dellaragazza. Per 10 anni, laMinardi è stata ladonna di Renatino DePedis, uno dei capidella banda dellaMagliana, di cui ora sivorrebbe riaprire latomba inSant’Apolllinar e.“Renatino avevainteressi insieme convari cardinali, forseper questo è sepoltolì”, dice SabrinaMinardi, raccontandoanche dei “borsonipieni di soldi, portati aMarcinkus. Aveva unacasa di fronte alVa t i c a n o ”. La Minardi,parla anche dellamorte del boss:“Sapeva che volevanofuori, per questodovevamo andare inPolinesia. Lui volevainvestire nel mattone -racconta - e non più indroga e sequestri”.

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RETATE PER I FRATELLI MUSULMANIVOTO PER TUTTI GLI EGIZIANI

Oggi le elezioni parlamentari tra timori di brogli e violenze

Un manifesto elettorale del NationalDemocratic Party del presidente

egiziano Mubarak (FOTO ANSA)

DAL MONDO

NVITTIME DI GUERRA

Celebrati i funeralidi Enzo Baldoni

S ono stati celebrati ieria Preci (Perugia) i

funerali di Enzo Baldoni,il giornalista italianorapito ed ucciso in Iraq il26 agosto 2004. Il corpo diBaldoni non fuconsegnato subito alleautorità italiane e i suoiresti sono stati individuatidopo lunghe ricerche. Ciòche restava del reporter èarrivato in Italia solonell’aprile scorso.

BRASILE

I narcos assediatitrattano la resa

È salito a 34 il numerodei morti nelle

operazioni di polizia edesercito contro le bande dinarcotrafficanti in corsoda sei giorni nelle favelasdi Rio de Janeiro. I militarihanno circondato da oltre2 giorni il complessoedilizio di Morro doAlemao, dove si trovavanoalmeno 200 trafficanti. Iboss assediati, intanto,hanno accettato di trattarela resa.

HONDURAS

Italiano crivellatocon la moglie

U n imprenditoreitaliano di 49 anni,

Massimo Cassinera, èstato ucciso a La Ceiba, inHonduras dove risiedevadal 2008. Nell'agguato èmorta anche la mogliecubana, Jessica PadronPerez. I due sono staticrivellati sull'auto in cuiviaggiavano, mitragliati daalcuni killer che sonofuggiti. Sulla scena delcrimine la polizia harinvenuto 48 bossoli.Sull’omicidio diCassinera, che gestiva unnegozio di moto, gliinquirenti non hanno almomento un indirizzopreciso e stannoindagando in tutte ledir ezioni.

Giovani italiani d’I n g h i l t e r raCon nessuna voglia di tornare

Il governo controil principalemovimentopolitico islamicoche nel 2005aveva ottenutoil 20% dei seggi

di Pietro MusilloIl Cairo

In un’atmosfera molto tesa,senza osservatori interna-zionali e dopo un interrottosusseguirsi di arresti di rap-

presentanti delle opposizioni,oggi oltre 30 milioni di Egizianisono chiamati alle urne per eleg-gere i 508 rappresentanti dellaCamera bassa del Parlamento. Sitemono borgli e disordini e ieriil portavoce dei Fratelli Musul-mani, Mohamed Morsi, intervi-stato da al Jazeera, ha espresso iltimore che che il voto si svolge-rà “in mezzo ai fumi dei lacrimo-ge n i ”. Che il clima fosse cambia-to, dopo la timida apertura po-litica del 2005 si era capito datempo: il governo non ha inten-zione di permettere il ripetersidi quegli storici risultati per leopposizioni che portarono i Fra-telli Musulmani a ottenere 88seggi (il 20%). Da allora, ognipartito e movimento anti gover-nativo è stato messo “sotto os-ser vazione” dalle forze di sicu-rezza. Ciò nonostante, a feb-braio l’ex direttore dell’A ge n z i aInternazionale per l’Energ iaAtomica e premio Nobel per laPace 2005 Mohamed El-Baradeiaveva lanciato il Manifesto per ilCambiamento che ha riunito in-tellettuali, attivisti e politici inun’associazione nazionale. Unapiattaforma trasversale perchiedere di modificare le leggiche ostacolano vere elezioni de-m o c ra t i ch e .

LO STESSO EL-BARADEIin agosto ha promosso il boicot-taggio del voto, ma quando in ot-tobre i Fratelli Musulmani hannodeciso presentarsi è stato chiaroche una strategia unitaria deipartiti d’opposizione era unachimera. “La decisione non sor-prende, i Fratelli Musulmani nonhanno mai sfidato apertamenteil regime e in questo momentosono troppo indeboliti da divi-sioni interne e dall’azione re-pressiva del governo” dice Ra-bab El-Mahdi, docente all’Uni -versità Americana del Cairo. Ilgoverno, dal canto suo, non è ri-masto inerme: nuove leggi sonostate promulgate per ostacolaregli oppositori e nei mesi scorsi lapolizia ha arrestato oltre mille so-stenitori dei Fratelli Musulmani.

Al di là di questo, già nel 2007 laCostituzione è stata emendataper togliere la guida della Com-missione Elettorale al potere giu-diziario e portarla sotto il con-trollo delle due camere del Par-lamento dominate dal NationalDemocratic Party del presidenteMubarak, spogliandola, di fatto,di ogni indipendenza. La strettasui media è poi arrivata all’apicenel mese di ottobre, quando ilgoverno ha deciso di revocaretutte le licenze per le televisionisatellitari proibendo dirette tele-visive e costringendo i proprie-tari a chiedere nuove licenze.Persino alla Bbc Arabic, merco-

ledi scorso, è stato impedito diregistrare lo speciale sulle elezio-ni. Più complicato tenere sottocontrollo Facebook, Twitter e iblog che dal 2004 si stanno rive-lando un formidabile strumentoper aggirare le leggi di emergen-za in vigore da oltre 30 anni.

AT T R AV E R S O Internet inte-ri gruppi e movimenti sono natie sono cresciuti. Questa settima-na le pagine Facebook di varigruppi politici sono però statechiuse, compresa la pagina diEl-Baradei. “Sappiamo che lastrada per la democrazia è lunga”dice Ahmed Maher cofondatore

del movimento 6 Aprile e figuradi riferimento per migliaia di gio-vani in cerca di un cambiamen-to, “ma un giorno cambieremoquesto regime”. La comunità in-ternazionale, a cominciare dallaCasa Bianca, sembra aver abban-donato l’Egitto a se stesso. Negliultimi due anni c’è stata una dra-stica riduzione di fondi america-ni in favore della società civile(l’Egitto è il secondo beneficia-rio di aiuti americani al mondodopo Israele) e la loro distribu-zione è stata sottoposta all’ap -provazione del governo. “Il pro-blema non è finanziario, il pro-blema è nel messaggio politico

dietro questa decisione” mettein guardia Bahey Eddin Hassan,direttore del Cairo Institute forHuman Rights. “Questa decisio-ne significa un supporto direttoal regime egiziano”, dice. L’Eg it-to è il principale alleato america-no nella regione ed è considera-to strategico per l’equilibrio po-litico in Medio Oriente.L’incertezza sul futuro politicotuttavia diventa sempre più gran-de con l’avvicinarsi delle prossi-me elezioni presidenziali, a set-tembre 2011. Mubarak ha 82 an-ni ed è malato, ma al momentonon si profila nessun successorecredibile alla guida del paese.

di Andrea ValdambriniL o n d ra

“L’ Italia va proprio rieducata. Dopo anni dilavoro negli Stati Uniti e in Gran Breta-

gna, e con un buon inglese, decido ti tornarein Sicilia. Mio padre mi rimproverava sempreperchè facevo l’e r m i g ra n t e e a lui questa cosaproprio non andava giù. Così in Sicilia tentoun concorso per insegnare italiano alla baseamericana di Sigonella. Ma la prima cosa chemi viene chiesta, quando consegno il curri-culum è: ce l’hai la raccomandazione?”. A parlareè una ragazza di Catania, che interviene dallaplatea dopo quasi tre ore di dibattito. Siamo aLondra, e sul palco della scuola italiana ci sonoSergio Nava di Radio 24 e Claudia Cucchia-rato, entrambi giornalisti e autori di libri cheraccolgono storie di cervelli e talenti in fugada un’Italia che non sa cosa farsene. Il Fatto,unico quotidiano ad avere un “canale” sul suosito dedicato esclusivamente al fenomeno deicervelli in fuga, ha contribuito a realizzare laserata. “In Italia stiamo perdendo tutti, anchegli artigiani”, racconta un ragazzo di Treviso inplatea. Viene da quello che si definisce il riccoNord-est, dove la crisi oggi non lascia tregua.“È sbagliato parlare solo di laureati – inter vie-ne un’altra ragazza – perché anche chi non hala laurea conta e può arrivare in alto, comesuccede nel mondo anglosassone”. “Com-plessivamente – dice Sergio Nava – i dati re-lativi ai giovani che se ne vanno dal nostro pae-se sono alti, e non riguardano più le singolearee geografiche ma tutto il territorio italiano.Sono 60.000 giovani in uscita ogni anno dal-l’Italia, moltissimi dei quali non ritornano in-dietro. Significa che spendiamo molto per for-marli e poi li regaliamo alla Francia, alla Ger-mania, agli Stati Uniti”. O, appunto, alla Gran

Bretagna. Perché partono? Troppo clienteli-smo, carriere inaccessibili. E stipendi bassi.

SU QUESTO TEMA il dibattito si accende.In Gran Bretagna si guadagna di più, eppure“con quali soldi un’azienda che non fa profittipaga un lavoratore?”chiede un ragazzo in giac-ca e cravatta. “In Italia il lavoro è troppo pro-tetto – insiste – e per questo le imprese nonpossono essere efficienti”. Si potrebbe obiet-tare che, in realtà, in Italia c’è un enorme pre-cariato. Ma è pur vero che, fuggiti dall’incer-tezza di contratti italiani, molti italiani di Lon-dra vorrebbero vedere nel nostro Paese queltipo di flessibilità che trovano fuori. Contrattinon per tutta la vita, ma ben remunerati e, so-prattutto, un mercato del lavoro che premiachi “fa bene”. Una dinamica che, al di là di ogniconsiderazione, per chi vive a Londra fa rimacon merito. È l’idea che se non sei bravo nonvai avanti e non puoi occupare un posto soloperché sei amico o parente di qualcuno. Per-ché poi chi parte non torna? I problemi nonmancano quando si cambia paese: anzi emi-grare comporta enormi difficoltà. Il sistema sa-nitario nazionale, solo per rimanere alla GranBretagna ha i suoi problemi e molti italiani pre-feriscono fare tappa “a casa” per curarsi. Lascuola pubblica britannica non è certo in sa-lute, e perfino l’università e la ricerca sono incrisi. Eppure, lasciando stare il caffè, il mare eil bel tempo, la grande differenza tra l’Italia egli altri Paesi occidentali è nella mentalità. Nes-suno a Londra ti fa mai lavorare solo perché“hai la raccomandazione”. E allora tornare in-dietro, nel mondo della clientela (dove magarihai lasciato amici e famiglia d’origine) è anco-ra più difficile che restare in un paese stranie-ro. Ma in cui, almeno, puoi contare sulle tuecapacità.

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pagina 12 Domenica 28 novembre 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Serie BN ova raleaderin fuga,dietro cadel’Empoli

BenitezL a vo r i a m osereni pervincere nelp ro s s i m of u t u ro

EcclestoneBernie sisfoga dopola rapina:avrei datoogni cosa

PellegriniLanu o t a t r i c erassicura: ilmio malore?un episodio

di Marco Dolcetta

Sembra di vivere un incubo delpassato, ma è la realtà: bandie-re, elmetti nazisti, saluti e manoalzata, dopo qualche ritegnoiniziale si passa al cameratismospiccio, ci saranno pure i poli-ziotti in borghese a vedere, re-gistrare, filmare, ma loro se nefregano …Alla periferia sud di Monaco diBaviera, in un anonimo villinobianco abita una coppia di an-ziani signori. Sono i coniugiBurwitz. Lui molto abbronzato,giovanile, di professione gior-nalista scrittore. La cosa più sor-prendente di questo signore èla sua capacità di ricordare e ci-tare a memoria, minuto per mi-nuto il succedersi degli avveni-menti della vita di suo suoceroche fra l’altro non ha avuto l’op -portunità di conoscere. La mo-glie Gudrun è la figlia di Heinri-ch Himmler, alta, segaligna, oc-chi chiari, espressione lieve-mente vaga. La cantina di casa èzeppa di foto, archivi, docu-menti… hanno un figlio, avvo-cato per una multinazionale ba-

varese. La missione della signo-ra è sostanzialmente una: la ce-lebrazione annuale della figuradel padre. Lei è la vera guardia-na della tomba paterna e fa ri-vivere il suo ricordo, una dome-nica del mese di ottobre in oc-casione dell’anniversario dellanascita di Himmler.

DALLE SUE PAROLE t ra p e l aancora oggi una visione allucina-ta della realtà. “Da piccola miopadre mi portò in gita a Dachau:ho visto tutti disegni dei prigio-nieri e non mi sembrava che cifosse tristezza ne angoscia. Oggiin onore di mio padre, continuola mia missione organizzandol’associazione Freiwillige, chegarantisce una felice vecchiaiaagli anziani volontari SS.” A l t raorganizzazione di supporto mu-tuo ai vecchi militari SS è la “Stil -le Hilfe”: giovani avvocati finan-zierei, professionisti, che nelmondo intero, Priebke insegna,sostengono e proteggono i vec-chi nazi sopravissuti. Da più diq u a ra n t ’anni Gudrun Himmlerne è colonna portante. Da Prieb-ke al suo superiore, HerbertKappler; dal carnefice di Mila-no, Theo Saevecke, al torvoguardiano di Theresienstadt,quell’Anton Malloth appenacondannato all’ergastolo a Mo-naco, dopo aver vissuto per ol-tre 40 anni a Merano; da KlausBarbie, il boia di Lione, a JosefSchwammberger, famigerato re-sponsabile del lager di sterminiodi Rozwadow, in Polonia, l’elen -co dei carnefici beneficiati dal-l’organizzazione è lungo e im-p re s s i o n a n t e .

La nascita di «Stille Hilfe», avvie-ne nel 1951, quando un gruppodi ex ufficiali delle SS e autoritàdelle due Chiese, cattolica e pro-testante, fra cui l’allora vescovodi Monaco, Johannes Neuhaeus-sler, decidono di fondare una so-cietà «per aiutare in silenzio tutticoloro che hanno perduto la li-bertà, in conseguenza di fatti ac-caduti durante la guerra, per iquali non erano personalmenteresponsabili». In realtà, per loro«Stille Hilfe» raccoglie denaro,procura discreti luoghi di rifu-gio, allevia le condizioni di pri-gionia, paga le spese legali, cer-

cità con cui si erano realizzati imiei desideri mi ha talmente col-pito che ancora oggi la raccontoa chi mi chiede cosa rappresen-tasse per me Henrich Himmler,mio padre”. Il marito, Wulf-Die-ter, aggiunge: “Ho sposato Gu-drun perché mi sono innamora-to di lei, ma questo solo con ilpassare degli anni perché inizial-mente ero innamorato della fi-gura di suo padre: lei stessa, edanche poi quando l‘ho cono-sciuta la sua sorellastra Irma Po-sthat, che assomiglia come unagoccia d’acqua pur essendo fi-glia di Himmler e della sua segre-taria, mi chiedono – loro a me -tutti i dettagli della vita giornoper giorno di Himmler, che co-nosco a memoria”.

A PARTIRE dal 1950 ci sonodue date di riferimento obbliga-to per questo tipo di celebrazio-ne: la prima appunto la primadomenica di ottobre ad Ulri-chsberg, un piccolo paesino inCarinzia in Austria a pochi chi-lometri dal confine italiano. Madopo la morte di Haider e le po-lemiche dell’avvenuta celebra-zione, si riuniscono nella clan-destinità, date e luoghi misterio-si come un rave party. La secon-da, 30 aprile, giorno a ridossodella fine della Seconda GuerraMondiale, nelle campagne neidintorni di Norimberga. Il comi-tato organizzatore è quello chefa capo alla rivista mensile degliex combattenti delle SS “Freiwil -l i ge ”, i volontari. E’ curioso du-rante questi raduni, vedere co-me la signora Burwitz - sempremolto austera come una first la-dy che si aggira chiacchierandoamabilmente con vecchi amicidi suo padre - sembri a volte agliocchi dei neofiti sdoppiarsi qua-si avesse un dono dell’ubiquità.Il raduno di Ulrichsburg duravatre giorni: si alternavano le mes-se, le parate dei vecchi e dei gio-vani. Le persone anziane spessoerano accompagnate dalle loromogli. I giovani, che sono sem-pre più numerosi, solitamente sisuddividono in tre categorie: laprima è formata da numerosi mi-litanti dell’idea e che sonoespressione di vari movimentipolitici tedeschi, belgi, francesi,austriaci, rumeni, spagnoli,croati, italiani. Secondo loroquesta è l’unica vera espressio-ne dell’unità europea, ideologiacomune è quella della vecchieSS e. Oggi tutto si svolge in unagiornata, una domenica: i parte-cipanti ormai, per ragioni ana-grafiche, scarseggiano.

Alcune immagini di HeinrichHimmler, comandante SS, poi ministro

del Reich con la figlia Gudrun

Ricordi d’infanzia di una vecchietta cheorganizza raduni nostalgici: “Andai

in gita a Dachau. H o visto i disegni dei prigionieri, non ricordo fossero tristi”

eredità al partito da ebrei tede-schi, emigrati in Sud America emorti laggiù. Ancora, un discre-to numero di procuratori dellaRepubblica, come il bavareseKlaus Göbel, l’amburghese Juer-gen Rieger o quello di Dor-tmund, Klaus Schacht. Perfinoin Vaticano, gli ex nazisti trove-rebbero i contatti necessari. Du-rante il processo a suo carico, al-la domanda dei giudici su chi loavesse aiutato nella latitanza delDopoguerra, Josef Schwam-mberger rispose lapidario: “IlPa p a ”. A coordinare il tutto, l’in -faticabile e carismatica GudrunBurwitz, nel nome del padre:“Da lei erano come terrorizzati -racconta il giornalista AndreaRöpke, che prese parte a un in-contro in Austria, tutti quegli exufficiali stavano in riga mentrelei interrogava uno per uno, "lei

molto dolce e mi regalava sem-pre tante cose. Addirittura, allavigilia di Natale 1939, arrivò tar-di la sera e evidentemente nonaveva provveduto a farmi regaline aveva avuto idea di cosa io vo-lessi in regalo. Ci recammo cosicon la sua grossa auto e la scortanel più grande negozio di giocat-toli di Monaco di Baviera, Per meera come un paradiso in terra,dovevo potevo esaudire tutti imiei desideri: le bambole, i tre-nini elettrici … Ricordo tutto ilpersonale schierato, sorridente,benché fosse la notte di Natale,davanti a mio padre che prende-va nota sul suo taccuino di tutti idesideri che io avevo. Il miraco-lo è stato la mattina dopo tuttoera sotto l’albero di Natale. Miopadre era stato un superuomonel suo contatto diretto con Bab-bo Natale e le renne… La velo-

ca appoggi politici per scarcera-zioni anticipate. E spesso operain sintonia con i servizi segreti dimezzo mondo, come nei casi diAlois Brunner e Klaus Barbie.

I CANALI e i simpatizzantinon mancano. I capi della Csubavarese, Alfred Dregger eFranz-Josef Strauss, l’ex deputa-to europeo Otto d’Asburgo, ilprincipe Casimiro zu Sayn-Wit-tgenstein, l’ineffabile tesorieredella Cdu dell’Assia che, per giu-stificare l’origine dei fondi neridi Helmut Kohl, si inventò l’in -felice bugia dei soldi lasciati in

dove ha servito?", mostrando diconoscere alla perfezione la lo-gistica militare del Terzo Rei-ch ”.“Di mio padre” , racconta Gu-drun Burwitz , “io ho un ricordomolto vago perché l’ho visto po-chissime volte, naturalmentel’ho mitizzato, tutti avevano unsacro profondo rispetto per lui,non l’ho mai associato a una fi-gura di persona che potesse in-cutere paura, anzi, con me era

LESSICO FAMILIARE

Gudrun HimmlerAllucinazioni

di una figlia devota

in & out

NA P O L I Mafie e legalitàspiegate ai ragazzi

C ome si combatte l’illegalità, o megliola cultura dell’illegalità? Dal basso,

ovvero da quando si ha l’età per fareproprio il valore delle regole. Per tra-smettere l’importanza di essere cittadi-ni, la casa editrice partenopea “L'Isoladei ragazzi”, specializzata in libri per ra-gazzi dagli 8 ai 14 anni, promuove unamattinata di incontri e riflessioni conscuole, imprese, istituzioni e associa-zioni dedicati al tema della legalità (do-mani alle 10 presso l’Auditorium dellaRegione Campania al Centro direziona-le di Napoli). Tra i molti relatori inter-verranno padre Luigi Merola (presiden-te della Fondazione “A voce d’è creatu-

re ”), don Tonino Palmese e GeppinoFiorenza (referenti regionali Associa-zione “Libera, nomi e numeri contro lem a fi e ”), Piero Avallone (magistrato deltribunale dei minori di Napoli), Genna-ro Torrese (presidente del tribunale diTorre Annunziata).A cinquecento studenti delle scuole diNapoli sarà regalato il cofanetto “Le in-chieste di Vitto Heikonen”, con i ro-manzi “Quando la camorra”, “Nessunos a . . .” , “L'ombra della mafia” - scritti daGeppino Fiorenza e Marina Gemelli perle edizioni “L’isola dei ragazzi” - viaggioin tre puntate tra camorra, ‘n d ra n g h e t ae mafia: sapere per crescere.

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Domenica 28 novembre 2010 pagina 13

20.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 2421.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.30 RUBRICA Ippocrate21.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo22.00 ATTUALITÀ Inchiesta4 (Esteri) (REPLICA)22.30 NOTIZIARIO Newslunghe da 2422.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.00 RUBRICA Tempidispari (REPLICA)23.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.30 RUBRICA Tempi sup-plementari0.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 24 - Meteo0.30 RUBRICA Tempidispari (REPLICA)1.00 NOTIZIARIO TG -Rassegna stampa - Meteo

20.30 NOTIZIARIO TG5 -Meteo 520.40 ATTUALITÀ Strisciala Domenica21.30 FILM Solo un padre23.30 ATTUALITÀ Terra!1.00 NOTIZIARIO TG5Notte - Meteo 51.30 ATTUALITÀ Strisciala Domenica (REPLICA)2.10 FILM Anything Else

16.35 TELEFILM Dio vede eprovvede17.50 REAL TV Cuochi efiamme19.00 REAL TV Chef per ungiorno (REPLICA)20.00 NOTIZIARIO TG La720.30 ATTUALITÀ In Onda21.30 ATTUALITÀ Nientedi personale (DIRETTA)0.15 NOTIZIARIO TG La7

16.20 FILM Cane e gatto18.20 TELEFILM Il ritornodi Colombo21.00 FILM Il ritorno diDon Camillo23.20 RUBRICA SPORTIVAControcampo1.20 NOTIZIARIO TG4Night News1.45 SHOW Come erava-mo

��/ Il professore mattoSherman Klump insegna chimica in uncollege. E di certo, di tutto il corpo inse-gnanti, è il professore con maggior peso.Letteralmente! Fin da piccolo Shermanha lottato contro l’obesità. Ma nulla dafare. Non c’è dieta o palestra che tenga: isuoi chili sono tutti lì, e sono tanti! Quan-do, un giorno, incontra la bella Carla ichili di troppo diventano decisamenteingombranti. Pur di conquistarla Sher-man è disposto a tutto... Italia 1 19,30

��/ 12 RoundDanny Fisher è un detective della poliziadi New Orleans. Quando Fischer fermaun brillante ladro, Miles, e gli impediscedi farla franca dopo aver realizzato uncolpo da diversi milioni di dollari, persbaglio la ragazza del delinquente vieneuccisa. Dopo essere fuggito di prigione, ilgenio criminale pianifica la sua vendetta,sottoponendo Danny a una serie di indo-vinelli e compiti quasi impossibili darisolvere... Sky Cinema 1 21,00

���/ Solo un padreCarlo è un professionista trentenne che siritrova ad essere ragazzo padre a causadella morte prematura della moglie. Nellasua vita, tuttavia, sembra esserci spaziosolo per la piccola Sofia, certamente nonper l’amore. Sarà l’incontro, fortuito edecisivo, con Camille, una giovane ricerca-trice francese, a sconvolgere la sua esi-stenza “normale” e a fargli ritrovare il pia-cere del rapporto di coppia e di un nuovoamore inaspettato.Canale 5 21,30

� Che tempo che faDue grandi ospiti da Fabio Fazio. RaffaeleCantone, che è stato fino al 2007 pubblicoministero presso la Direzione DistrettualeAntimafia di Napoli; si è occupato delleindagini sul clan camorristico dei Casalesi,riuscendo ad ottenere la condanna all’erga-stolo dei più importanti capi di quel grup-po fra cui Francesco Schiavone, detto San-dokan. Arriva poi Teo Teocoli poliedrico per-sonaggio: comico, cantante, conduttore tele-visivo, attore ed opinionista.Rai 3 20,10

� ReportNel 2020 l'Italia dovrà avere il 17% deipropri consumi elettrici da fonte rinnovabi-le e questo perché dobbiamo abbassare leemissioni che alterano il clima. Lo prevedeil Protocollo di Kyoto ma soprattutto gliaccordi vincolanti decisi dai Paesi europei.Per questo l’Italia da anni sta finanziandolo sviluppo dell'energia pulita e non abbia-mo badato a spese. I nostri sono gli incenti-vi più alti del mondo: nel 2010 raggiungonoquota 3 miliardi e 200 milioni. Rai 3 21,30

TRAME PROGRAMMI

DI OGGI

DEI FILM DA NON PERDERE

LA TV

12.00 EVENTO Recita del-l’Angelus12.20 RUBRICA Linea verde13.30 NOTIZIARIO TG1 -TG1 Focus14.00 VARIETÀ DomenicaIn - L’Arena15.50 VARIETÀ DomenicaIn - Amori16.15 VARIETÀ DomenicaIn... onda18.50 GIOCO L’eredità20.00 NOTIZIARIO TG120.35 NOTIZIARIO SPORTI-VO TG Sport20.40 GIOCO Soliti ignoti21.30 PRIMA TV FICTIONPaura di amare23.35 ATTUALITÀ SpecialeTG10.40 NOTIZIARIO TG1Notte1.05 DOCUMENTI XXISecolo - Testimoni e pro-tagonisti2.20 RUBRICA Sette note2.40 ATTUALITÀ Così è lamia vita... Sottovoce

13.45 VARIETÀ SPORTIVOQuelli che... aspettano15.40 VARIETÀ Quelli cheil calcio e...17.05 RUBRICA SPORTIVARai Sport Stadio Sprint18.00 NOTIZIARIO TG2Flash L.I.S.18.05 RUBRICA SPORTIVARai Sport 90° Minuto19.05 VARIETÀ Stracultpillole19.35 TELEFILM SquadraSpeciale Cobra 1120.30 NOTIZIARIO TG221.00 TELEFILM N.C.I.S.21.45 TELEFILM Castle22.35 RUBRICA SPORTIVARai Sport La DomenicaSportiva1.00 NOTIZIARIO TG21.20 RUBRICA RELIGIOSAProtestantesimo1.50 VARIETÀ Almanacco1.55 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo 22.00 FILM Confidenzetroppo intime

14.00 NOTIZIARIO TGRegione - TG314.30 ATTUALITÀ In 1/2 h15.00 NOTIZIARIO TG3L.I.S.15.05 ATTUALITÀ Alle fal-de del Kilimangiaro18.00 CULTURALE Per unpugno di libri19.00 NOTIZIARIO TG3 -TG Regione - Meteo20.00 VARIETÀ Blob20.10 ATTUALITÀ Chetempo che fa21.30 ATTUALITÀ Report23.25 NOTIZIARIO TG3-TG Regione23.40 ATTUALITÀ L’alma-nacco del Gene Gnocco0.40 NOTIZIARIO TG30.50 ATTUALITÀ TeleCa-mere Salute (REPLICA)1.40 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo 31.45 RUBRICA Appunta-mento al cinema1.50 DOCUMENTI Fuoriorario. Cose (mai) viste

� L’almanacco del Gene GnoccoPer i rifiuti della Campania una soluzione èpossibile. A “L’Almanacco del Gene Gnocco”lo rivela un nuovo supercommissario all’e -mer genza, un esperto già noto per aver af -frontato altri problemi, come quello dellasicurezza stradale. Tra gli altri personaggi acui Gene Gnocchi dedica le rubriche del suoAlmanacco: Roberto Calderoli, Mara Carfa-gna e Alessandra Mussolini, Renato Zero,Rocco Buttiglione, William Shakespeare. Lapresenza femminile è Melita Toniolo. Rai 3 23,40

I FILM LO SPORTSC1= Cinema 1SCH=Cinema HitsSCMa=Cinema Mania

SCF=Cinema FamilySCM=Cinema Max

SP1=Sport 1SP2=Sport 2SP3=Sport 3

17.15 Racconti Incantati SCF17.45 Kaw - L’attacco deiCorvi Imperiali SCM17.50 Un matrimonio all’in-glese SCH18.45 Appaloosa SCMa18.55 L’uomo nero SC119.00 Il Grande Joe SCF19.25 Ice Twisters SCM19.35 Viaggio al Centro dellaTerra SCH21.00 Doppia ipotesi per undelitto SCM21.00 The Hours SCMa21.00 Una bionda in carriera SCF21.00 12 Round SC122.40 Verdetto finale SCM22.40 SDF - Street DanceFighters SCF22.55 La prima linea SC123.00 Jacknife SCMa23.15 True Lies SCH0.40 The International SCM0.40 Holes SCF

18.30 Tennis, ATP World TourFinals 2010 Finale Singolare(Diretta) SP218.55 Calcio, Liga 2010/201113a giornata Athletic Bilbao -Osasuna (Diretta) SP320.30 Golf, PGA EuropeanTour 2010 Dubai World Championship: 4a giornata(Replica) SP220.40 Calcio, Serie A2010/2011 Posticipo 14a giorna-ta Palermo - Roma (Diretta) SP120.55 Calcio, Liga 2010/201113a giornata Valencia - Almeria(Diretta) SP322.30 Tennis, ATP World TourFinals 2010 Finale Singolare(Replica) SP223.30 Calcio, Liga 2010/201113a giornata Athletic Bilbao -Osasuna (Replica) SP30.15 Poker, Heads Up PokerClub Tournament Episodio 4 SP2

17.20 DOCUMENTARIOCapogiro Junior18.30 NOTIZIARIO StudioAperto - Meteo19.00 TELEFILM Mr. Bean19.30 FILM Il professorematto21.25 VARIETÀ Colorado0.35 FILM Non è un’altrastupida commedia ameri-cana

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

Il soldatoDe Girolamo

di Fulvio Abbate

N unzia De Girolamo, non leida sola, da un po’ di tempo

a questa parte, nel gran teatrotenda militarizzato del NanoGhiacciato, svolge un ruolo ditutto rispetto, encomiabile,degno del genio (sempre mi-litare): presentarsi in televi-sione, a “L’i n fe d e l e ” o “Om-nibus” su La7, così come daSantoro su Rai2, o “Lineanotte” su Rai3 (un po’ dap-pertutto, insomma) per spie-gare che B. fa sempre la cosagiusta, e dunque sono gli altriche non hanno consentito aquest’ultimo, uno statista che“dà finalmente dignità al no-stro paese nel mondo”, distendere pienamente e fino alfondo dell’ideale corridoiodella nazione il tappeto delsuo “programma di governo”.Un lavoro nel quale, va detto,la Geniere Nunzia De Giro-lamo appare inattaccabile,forte d’essere nel giusto, nellacertezza, tutta plebiscitaria,di star lavorando dalla parte diuna sorta di senso comunepolitico. Nel ventaglio dell’of-ferta del personale femminile“azzur ro”, così come imponela strategia della comunica-zione politico-mediatica ber-lusconiana, un concetto pun-tualizzato di recente da PaoloGuzzanti nel suo libro dedi-

cato alla cosiddetta “mignot-t o c ra z i a ”, Nunzia De Girola-mo occupa un ruolo, volendopensare al cinema degli anniruggenti, ossia delle grandiproduzioni, degno di una mo-ra imperiale come Marilù To-lo (sia detto per inciso, l’uni-ca donna di cui il sarto Va -lentino ammette d’esser sipressoché invaghito), prontaa far da contrappeso rispettoalla catastrofe bionda d’o rd i -nanza che, fra colpi di sole ealtre accortezze estetiche, co-me ben narra l’esistenza dellacollega Santanchè, serve aspiegare che il bello, il bene, ilgusto stanno tutti dalla partedel Pdl, e te pareva!Trentacinquenne di Bene-vento (è nata nei giorni in cuimoriva assassinato Pier PaoloPasolini, e pure questa coin-cidenza vorrà forse di dir qual-cosa nelle congiunzioni astra-li della presente politico,no?), Nunzia mostra tutte lecarte in regola nel giusto mez-zobusto berlusconiano, unaprevedibile laurea in giuri-sprudenza, con conseguentefrequentazione del vicino fo-ro competente, e poi, imma-gino, l’incontro con il NanoGhiacciato che intuisce le po-

tenzialità del nostro avvocato.Se devo dar retta al pensierodel filosofo Stefano Bonaga,si tratterebbe del fatto che l’o-norevole De Girolamo non èassimilabile all’estetica po-st-Forza Italia, tutt’altro. Il Bo-naga si spinge, in verità benoltre, fino a sostenere, parolesue, che “Nunzia De Girola-mo sembra una di noi”. Tra-duzione: una progressista.Se le cose stanno così, se dav-vero dobbiamo assecondarechi intravede in lei chiari se-gni dissonanti rispetto albiondo dominio corrente indeclino, rinunciando a rileva-re che talvolta la signora sug-gerisce una variante femmini-le di Peppino De Filippo (sì,al momento di carburare lareazione agli “insulti” r icevutidal capo, dal principale) sia-mo invece obbligati a imma-ginarla nei panni della parti-g iana Danitza-Sylva Kosci-na, cui spetta di coprire a col-pi di mitragliatrice il ripiega-mento, l’esodo del grosso del-le proprie truppe, un compi-to eroico, di più, leggendario.“Come fidarsi di alleati chehanno già tradito?”, così Nun-zia a proposito delle truppe diFini. No, Marilù Tolo propriono, quanto invece al ruoloche fu di Sylva Koscina è pro-prio tutto suo.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

TG PAPI

C o m p l ot t ocosmico

Nunzia De Girolamo, ospitedi molti programmi tv,

da Annozero a L’i n fe d e l e

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1Per fortuna l’uomo, inte-

so come fenomeno biologico,conserva sempre un angolodove sopravvive l’ironia. Sipuò restare seri quando il Tg1– servizio eccitato di MariaSoave – prende sul serio il“complotto” denunciato daBerlusconi e che metterebbeassieme i gladiatori di Pompeie i documenti di Wikileaks? Ecome restare seri davanti aC ap e z zo n e e Cicchitto ch esperano di convincere gli ita-liani che tutto questo è estre-mamente pericoloso e che i“media” non devono remarecontro? Mentre all’orgia pro-pagandistica partecipa ancheAlberto Matano, sullo sfondosi vedono immagini di Berlu-sconi osannato dalla folla:peccato che gli osannanti sia-no in camicetta hawaiana, di-ciamo immagini di giugno-lu-glio, ai tempi di Ruby. In più,

dal sito della Brambilla,un’inquietante slogan: “Nes -sun passo indietro, ma cinquepassi avanti”. Se avanzo segui-temi, con quel che segue.

T g2Allora, nottetempo si so-

no messi d’accordo magistra-ti, media, sindacati, gli ameri-cani (Bondici aggiungerebbei bulgari che Berlusconi haignorato), l’immondizia, i mu-ri di Pompei e hanno deciso dirovinare l’Italia, il governo e il“p re m i e r ” in persona. Tanti,ma tanti anni fa – correva l’an -no 1936 – Mussolini inventò ilcomplotto pluto-masso-giu-daico. Era l’anno del consen-so, il popolo gonfiò il petto elasciò che il dittatore corresseverso la sua e nostra rovina.Qui, nonostante i telegiornali,nessuno gonfia il petto e si fafregare. In apertura di notizia-rio correva l’obbligo di occu-parsi della manifestazionedella Cgil (intervistata, una si-

gnora ha detto: “Sono qui per-ché il lavoro merita rispetto, igiovani meritano rispetto”,parole sante) e degli studenti.E, come spesso accade di que-sti tempi, ecco due Italie: pernostra fortuna, una è reale.

T g3Per credere a quello che si

vede e si sente, è necessario –ogni tot minuti –affibbiarsi unpizzicotto: sveglia, non è unsogno. Assistiamo – è la primaparte del Tg3 – a una campa-gna elettorale anticipata econdotta da Berlusconi contoni apocalittici: o con me ocontro di me; se non resto acapo del governo, l’Italia fini-rà come la Grecia e l’Irlanda,gli italiani passeranno il Nata-le al freddo, lacrime sotto l’al -bero, all’estero contiamo solose ci sono io e chi mi vota con-tro è un traditore. Il GrandeTraditore è, manco a dirlo,Gianfranco Fini che replica:non avrai “né fiducia né ele-zioni anticipate”. Il Tg3 nonspiega la frase sibillina. E’ pr u-dente: c’è già un accordo perun governo di emergenza? Pa-ginona sulla prima volta di Su-sanna Camusso e sugli studen-ti che non abboccano alle sug-gestioni (troppo ingenue) diMariastella Gelmini: ai giova-ni senza futuro il ba bau dei“baroni cattivi” scuce un baf-fo .

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pagina 14 Domenica 28 novembre 2010

FATTI di VITAÉdi Silvia Truzzi

I BAMBINICI GUARDANON on se la passano bene i nostri figli, in questo

crepuscolo di 2010. A Milano l’aria fa così schifo chel’Italia è stata deferita davanti alla Corte di giustiziaeuropea per non aver finora “affrontato in modo efficaceil problema delle emissioni eccessive delle polveri sottili”. Ilcommissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik (uno che diItalia, purtroppo, si deve occupare molto spesso), ha dettoche qui “sono ancora troppi I luoghi dove, per ogni 10milaabitanti, piu di 15 muoiono prematuramente solo a causadelle polveri sottili”. Siccome i più a rischio sono i piùdeboli, cioé i più piccoli, ciao ciao giardini, bicicletta,passeggiate al parco. Dopo guanti, cuffie e sciarpe il novocapo obbligatorio è diventato la mascherina antismog.Anzi, tutti in casa a guardare la tv.Stessa cosa capita ai piccoli napoletani che abbiamo vistoin questi giorni, cartella in spalla, andare a scuola con ilnaso tappato (anche per questioni di puzzainsopportabile), camminando a fianco di cumulid’immondizia. Non so cosa hanno pensato le loro mammeleggendo l’interrogazione parlamentare del professorMarino. Con altri 106 senatori Pd spiegava che le stradetrasformate in discarica espongono i cittadini ad alcunirischi come “epatiti A, dermatiti, patologie respiratorie perla diffusione nell’aria di polveri sottili. E che “se topi e rattitrovano un ambiente favorevole, possono ampliarerapidamente la loro popolazione, aumentando lapossibilità di trasmissione di microrganismi patogeni perl’uomo e per gli animali domestici e trasmettendo il colera,il tifo murino e la salmonellosi. Il 14% dei ratti trasmette laleptospirosi, il 35% è vettore del toxoplasma e il 67% èportatore di Cryptosporium. Alcune delle malattietrasmesse da topi e ratti possono essere anche letali”. Nonso cos’hanno pensato, ma è verosimile che sia unsentimento misto: rabbia, paura, ingiustizia.Intanto il 128 Comuni italiani, 250 mila famiglie aprono ilrubinetto e l’acqua è condita con arsenico. Com’è notonon si tratta di “frizzina” in bustine, ma di additivo piùpericoloso perché “c a n c e rog e n o ”. A febbraio l’Italia – cheha recepito le direttive comunitarie in una legge del 2001 -ha chiesto di aumentare i limiti consentiti. L’Unioneeuropea ha bocciato la domanda: i sindaci di questiMunicipi (molti sono in Lazio e in Toscana, ma accadeanche in Trentino e in Lombardia) potrebbero firmareordinanze in cui si vieta di bere l’acqua del rubinetto. Cosìsarà proibito ai bambini anche quel gesto, così familiare, diavvicinare la sedia al lavandino della cucina e riempire ilbicchiere. Ma stiamo sereni: il presidente del consiglio -plurinonno, papi e papà premuroso (per paura che la

mafia rapisse il figlio, siportò Mangano fino adArcore) - ha una certadimestichezza con leprevisioni. In marzo dapiazza San Giovanni hadichiarato che avrebbeabolito il cancro in treanni. Venerdì che in duesettimane avrebbe risolto ilproblema dei rifiuti aNapoli. Però aveva dettopiù o meno la stessa cosa il22 ottobre: forse non glicredono più nemmeno ibambini.s [email protected]

PIAZZA GRANDELe età dell’innocenza

di Furio Colombo

Curiosa storia italiana: unacceso dibattito su (tra)giovani e vecchi continuanelle stanze della politica,

mentre giovani veri occupanodovunque gli spazi vuoti. Il po-tere inerte, più o meno giova-ne, più o meno anziano non ve-de.Quanto conta l’età in politica,un mondo nel quale uno dei piùgiovani presidenti degli StatiUniti (45 anni all'inizio dellacampagna elettorale) è statolanciato e sostenuto dal senato-re Kennedy (vicino agli 80 an-ni)? C’è il tempo dell’età, che,quando è avanzata, è venerabilee saggia. E c’è il tempo dell’età,che, quando è giovane, devefarsi largo a spallate per non re-stare prigioniera dei morti.I due movimenti, che quasi re-golarmente si alternano nelpercorso diverso ma identico,di tanti gruppi umani, di solito èlegato alla tecnologia. L’e volu-zione graduale è a vantaggio de-gli anziani che sono in grado dipassare insegnamenti utili aipiù giovani. Il cambio brusco etotale è l’arma dei più giovaniche portano conoscenze e tec-niche nuove di cui gli anzianinon sanno niente e hanno unaragione in più per sgomberare ilcampo: se ne vadano subito glianziani incompetenti. Poi ci so-no periodi vuoti della storia, oalmeno estenuanti intervalli, incui è ancora in scena la coda delcorteo (“il vecchio corteo”) e latesta del nuovo corteo si sta ap-pena affacciando. Ora è legitti-mo sostenere che il corteo gio-vane non può farsi avanti per-ché il corteo dei vecchi occupaancora lo spazio e ogni passag-gio è bloccato dalle cariatidi delprima. La constatazione è nellostesso tempo vera e falsa, rive-latrice e inutile, accurata e sfuo-cata.

SE CONFRONTATA con ilpassato, poi, risulta priva dellaconoscenza di fatti che hannosempre segnato l’avvicendar sidi generazioni. Chi esce non so-lo si porta via il fardello dell’età eil privilegio del potere, ma an-che le “vecchie idee”, contro cuiil mondo si ribella. Chi entra si èfatto spazio con l’impeto e il di-ritto dell’età, ma trasportandodentro (“d e n t ro ” è lo spazio del-la storia) idee nuove. Nuove alpunto da essere sconvolgenti. Èstato il caso dei Lumi, della rivo-luzione francese, di quella ame-ricana, del fascismo, dell’occu -pazione leninista del marxismo.In altre parole, non resta tracciadel subentrare di una nuova le-va, quando i giovani sono ugualiai vecchi. Ovvero è ordinariaamministrazione da registro distato civile. Eppure c’è ancorachi si impegna a descrivere l’in -gorgo della politica con una se-quenza di date di nascita. È veroche Matteo Renzi ha solo 35 anni(forse non per sempre) e cheUmberto Veronesi ne ha 86. Mapossiamo dire che è questa la dif-ferenza tra i due? È verissimoche molti posti e luoghi della po-litica sono occupati (per esem-pio nel Pd) da sessantenni. Ma èanche vero che – tra gli studi diavvocati o di medici – è proba-bile che dominano la scena sia-no guidati da professionisti nontanto giovani, che sono arrivatidove sono arrivati con anni di la-voro. Se mai, il giudizio cade sultipo di successo. Un avvocato disuccesso è Cesare Previti. Vo-

gliamo dire che il suo problemaè l’età? Sto facendo riferimentoal lancio di una nuova pubblica-zione. Si chiama “We e k ” e inau-gura la copertina con i ritratti diBerlusconi, Fini, Bossi, D’Alemae la scritta “Siete vecchi”. Il tito-lo della pubblicazione è più ge-nerale: “Il potere dei grandi vec-ch i ”.

P RO G E T TO grandioso. An-nuncia che la pubblicazione sioccupa di demografia e di poli-tica. Demograficamente si trattadi dimostrare se è vero che tutti ipercorsi di comando sono bloc-cati da grandi vecchi che impe-discono il passaggio ai nuovigiovani. Il demografo risponde-rebbe: certe volte sì, certe volteno. Qualche volta per ragioni divalore (Luciano Berio è mortomentre, a 76 anni, era il presi-dente dell'Accademia di SantaCecilia, ma era anche il più gran-

de compositore italiano nelmondo), molte altre (imprese,finanza, banche) per ragioni dimonopolio personale di un po-tere. Ma la domanda del polito-logo è un’altra, completamentediversa: qual è il giudizio politi-co? Esempio: due grandi capi diStato, Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI, alla stessa età eranoaltrettanto vecchi? Qualcuno hamai pensato al ritiro o al pensio-namento di Papa Wojtyla? E per-ché i due settantenni che – negliUsa – sono stati appena eletti acapo delle due maggioranze, al-la Camera (repubblicana) e al Se-nato (democratica) non sono vi-sti come vecchi ma comeespressione di parti dell'eletto-rato? Il politologo osserverebbeche l’irrompere dei giovani suuna scena occupata da anzianiavviene solo in due modi: forzafisica e nuove idee. In qualchecaso (il fascismo) l’uno e l’a l t ro .Nuovo non vuol dire sempre mi-

gliore. Ma in certi momenti dellastoria l’elemento antropologico– puro e semplice diritto gene-razionale di entrata – pre vale.Accade soprattutto se gli anzianio i semianziani non si pongono ilproblema di fare spazio di pro-pria iniziativa. Questo fatto, nonl’età giovane, tanto spesso im-propriamente citata, segna la vi-ta politica di altri Paesi. Ho par-lato del senatore Ted Kennedy,come il vero grande scopritore esostenitore di Obama. Il più vec-chio, senatore, rieletto otto vol-te, ha aperto la strada presiden-ziale al più giovane, eletto al Se-nato per la prima volta. Ma il po-litologo ricorderebbe ancheche, in America, Paese giovane,nessuno ha mai trovato “t ro p p i ”gli ottant’anni del senatore delMassachusetts, e mai nessuno,compresi gli avversari, ha maipensato che la candidatura delgiovane Obama presentata da

quel senatore troppo anzianofosse da rifiutare perché inizia-tiva della classe anziana.Copertina e articolo di “We e k ”sono la terza spallata generazio-nale in un mese. È un mese se-gnato da un caos nel quale l’at -tivismo disordinato e inconti-nente del presidente del Consi-glio - una incontinenza pubblicae privata - non ha come caratterela vecchiaia, che pure si nota, maprepotenza, ricchezza, arrogan-za, compravendita e ricatto diun giacimento politico moren-te, morente in senso politico.

Eppure “We e k ” pensa che l’Ita -lia sia bloccata dalla vecchiaia,non dal malgoverno. È più o me-no la stessa idea di Matteo Renzi,che ha invitato d’urgenza gli“Under Forty” a Firenze con ac-cesso garantito (5 minuti) al mi-crofono cercando non un’idea oun progetto, ma il certificato dinascita.

QUASI NEGLI STESSI g ior-ni, con un'iniziativa identica, ilministro della Gioventù GiorgiaMeloni invita a Roma, affinché siesibiscano nel circo da lei inven-tato, “i giovani talenti”. Come seil talento, in Italia, fosse blocca-to dalla barriera dell’età e non daquella di corporazioni neome-dievali impenetrabili impegnatea sorvegliare gli ingressi e a im-porre percorsi di cooptazioneper affinità e parentela. Come fi-nisce il circo della giovinezza seci si batte per il posto occupatonella stessa fila davanti a noi in-vece che scardinare lo stato del-le cose con una diversa idea delmondo, della vita, degli altri es-seri umani, del mio futuro, diquello degli immigrati? Va a fini-re, con la nuova pubblicazione eil suo di\rettore Adinolfi, come illoro campione generazionaleun certo Filippo Candio che, asoli 27 anni, ha vinto tre milionidi dollari ai mondiali di poker aLas Vegas. Alcuni di noi, anchein tarda età, pensano che i gio-vani impazienti ed esclusi abbia-no un loro progetto, un sognoun poco più grande della realtàin cui sono bloccati. Infatti sonoin arrivo. Ma non sono direttiverso le stanze interne della po-litica.

La scuolas a l va d a n a i o

di Marina Boscaino

Progetto preciso, prove tec-niche di devoluzione delfuturo: creazione di con-sumatori acritici, con lo

smantellamento della scuolapubblica che, da luogo di inve-stimento economico e cultura-le, diviene fonte di risparmio ar-rembante, nascosto da rassicu-ranti etichette, “semplificazio -ne e razionalizzazione”; preven-tiva creazione di schiere di “ye smen”, gli insegnanti, che possa-no essere interlocutori (in)vali-di per futuri plaudenti non-cit-tadini. Se dovessero fallire leapocalittiche previsioni seces-sionistiche della Lega (ddl Goi-sis) e restare progetto le lineeguida della frantumazione della

scuola pubblica targata Aprea,rimarrebbe il duo Gelmini-Bru-netta a narrare (e indirizzare)una scuola che – nel tragicocombinato delle loro disposizio-ni – rinuncia alla sua specificità,per appiattirsi alla logica delpubblico impiego e delle sue pa-role d’ordine: premio, merito-crazia, efficientismo, gerarchia.

UN LUOGO di apprendimentonon può funzionare così, e solol’ignoranza può imporgli condi-zioni così improprie. Asservire alpensiero unico 1 milione di lavo-ratori (non sempre vigili, è vero;ma talvolta sì) è arduo: ecco al-lora il consueto bando che inne-sca la consueta “guerra tra pove-r i”. Prima i precari, decimati conarrogante noncuranza. La rinun-

cia – nelle nuove prerogative deldirigente scolastico – alla funzio-ne di primus inter pares, e l’as -segnazione di funzioni sanziona-torie a cui la maggior parte non èpreparata, con snaturamentodell’idea che animava l’autono -mia scolastica. D’altra parte, pereventuali dirigenti criticamenteindipendenti, ecco le sanzioni al-la libera espressione di dissenso

L’uscitadel settimanale“We e k ” è la terzaspallata delle nuovegenerazioni in unmese: forse iprogetti dei giovanisono in arrivo, manon in direzionedelle stanzedella politica

SECONDO TEMPO

nei confronti dell’amministra -zione. I “dir igenti-diligenti” han -no poi ruoli di primo piano comevalutatori nella nebulosa proget-tualità gelminiana sul merito, dicui i media hanno dibattuto inquesti giorni: criteri ed indici divalutazione potenzialmente og-gettivi, ma evidentemente iniquie di parte (considerando anchel’impreparazione generalizzatadel nostro Paese sulla strategicavalutazione di sistema, istituti,singoli insegnanti, su cui l’Euro -pa spende risorse economiche eculturali dagli anni ‘80). Nelle cit-tà scelte per la sperimentazione,già circolano proposte di delibe-re di collegi docenti per rifiutar-la. In nome della volontarietà del-l’adesione all’improvvisata mes-sinscena che rischia di seppellire

la già traballante autorevolezzaed autonomia professionale del-la categoria e la credibilità dellascuola, di accrescere smisurata-mente il potere dei dirigenti piùautoritari, di creare fratture e ini-quità tra insegnanti.

TO R I N O : città pilota del pro-getto per attribuire il “p re m i op ro d u z i o n e ” agli insegnanti del-le superiori più meritevoli se-condo i vaghi criteri ministeriali.Il 30 p.v. il progetto sarà presen-tato – alla sola presenza dei diri-genti – presso lo storico LiceoD’Azeglio. Flc Cgil ha sottolinea-to l’esclusione (strategia pratica-ta spesso dal Miur, ascolto solo dichi si vuole ascoltare) di rappre-sentanti dei lavoratori e sindaca-ti. “Il ricorso a sistemi di valoriz-zazione della professionalitàsganciati dal rinnovo del Contrat-to Collettivo Nazionale di Lavorocomporta la fine del contrattostesso, delle tutele e dei dirittiuguali per tutti”. Autoritarismo,esclusione, arbitrarietà, improv-visazione: segni di come chi cigoverna non ha perseguito e nonpersegue l’interesse generale.

Tagli, premi,meritocrazia,e f f i c i e n t i s m o,gerarchia: un luogodi apprendimentonon può funzionarecosìe solo l’ignoranzapuò imporrecondizioni tantoi m p ro p r i e

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Domenica 28 novembre 2010 pagina 15

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXL’elenco dei motiviper cui resto a ScampiaDopo la terza puntata del pro-gramma di Fazio e Saviano ho scrit-to anche io il “mio” elenco, quellodei motivi per i quali resto a Scam-pia nonostante la – ahimè – famosafama di quartiere “a rischio”:- Perché è il quartiere in cui vivo…non “s o p r av v i vo ”, nonostante ciòche dice la TV.- Perché è ricco di spazi verdi epossiede uno tra i Parchi comunalipiù vasti del meridione d’Italia.- Perché a Scampia il cielo non èsolo una porzione che spunta tra itetti dei palazzi.- Perché sono cresciuta qui… manon ho mai subito neppure una ra-pina, pur camminando a piedi, dasola, per le strade.- Perché posso rispondere, ironi-camente, a chi nutre pregiudizi sulmio quartiere, che non vado in girocon il giubbotto antiproiettile.- Perché sono laureata e come melo sono tanti altri giovani… tuttinati e cresciuti a Scampia, pronti adiventarne il futuro.- Perché spero di poter vedere ab-battute le Vele e ciò che simboleg-giano e costruita l’Università, sim-bolo di cultura e di sviluppo.- Perché lotto quotidianamentecontro la camorra, il degrado el’assenza dello Stato al fianco delleassociazioni di volontariato e delleistituzioni religiose, al fianco di nu-merosi cittadini che, come me,credono nella rinascita di questot e rr i t o r i o.

Sara Di Somma, Scampia (Na)

Il violinistaè ancora sul tetto“Mi dicevo quando sarò grande /sceglierò tra vivere e capire / sedovrò cambiare le mutande / sedovrò restare, se dovrò partire /mamma sono diventato uomo / emi hai dato centomila lire / ma nonso’ né frate, né pompiere / niancaso’ poeta, nianca bersagliere. Said ov ’è finito il tuo bambino? Solosopra il tetto a sona’ il violino / asona’ il violino sopra il tetto / conun muro bianco proprio dirimpet-to”.Il copyright è di Roberto Vecchionied è una parte della canzone “Ilviolinista sul tetto”, un testo che

sembra riassumere i sogni e le il-lusioni di tante madri e padri di ri-cercatori italiani, che vedevano neiloro figli il riscatto sociale di unavita di sacrifici e sognavano per ipropri “bambini” il giusto ricono-scimento dei loro meriti. Ma puòessere il loro destino “sta lì sul tet-to a sona’ il violino”?!

Andrea Sillioni, Bolsena (Vt)

Diritto di ReplicaCaro Direttore,Marco Travaglio è un maestro della‘diffamazione indiretta’ che consi-ste nel trasmettere messaggi og-gettivamente diffamatori metten-do insieme cose del tutto distintele une dalle altre e lasciando al let-tore il facile compito di metterle inrelazione .Così nell’articolo del 24 novembre(“Mastella. Chi lo processa cercaro g n e ”) il messaggio è questo: perringraziare Mastella di avergli si-stemato la moglie al ministero del-la Giustizia, Vespa ha organizzatouna trasmissione- patacca facendointervistare un coindagato di Ma-stella oscurandolo, ma sapendobene chi era e quale servizio avreb-be reso all’ex ministro. La rico-struzione di Travaglio è falsa e dif-famatoria per le seguenti ragioni.1) Mia moglie è un magistrato di-staccato al ministero della Giusti-

zia dal 2001 e ha collaborato finoracon cinque ministri. É stata vice ca-po di gabinetto e direttore gene-rale della giustizia penale con Ro-berto Castelli che la promosse ca-po dipartimento degli Affari di giu-stizia. Mastella si limitò a confer-marla nell’incarico. Dimessosi Ma-stella, mia moglie fu confermatanell’incarico con provvedimentodel Consiglio dei ministri durantegli interim di Prodi e di Scotti. Do-po le elezioni del 2008, è stata no-minata da Alfano capo dell’ufficiolegislativo. Mi pare oggettivamen-te riduttivo immaginare che Ma-stella, che conosceva e stimava datempo mia moglie, l’abbia confer-mata per qualche presenza a Portaa porta che certo non gli era statanegata negli anni precedenti e chea maggior ragione avrebbe avutoda ministro.2) La storia dell’intervista pataccaè completamente inventata. Poi-ché non ne conoscevo la genesi,me la sono fatta riassumere così daMaurizio Ricci, coordinatore dellaredazione: “La mattina del 22 ot-

tobre 2009 l’autore del servizio,Fabio D’Alfonso, è andato all’Ar -pac di Napoli (Agenzia regionaleper l’ambiente) dove era scoppia-to lo scandalo per le assunzioni eraccomandazioni attraverso l’U-deur, sul quale quel giorno stessoriferivano tutti i giornali. Tra i nomidegli indagati c’era anche quellodel direttore e della segretaria del-l’Arpac. Segretaria che avrebbecompilato materialmente le listedei raccomandati da assumere.D’Alfonso si è recato negli ufficidell’Arpac per cercare di parlarecon il direttore o con la sua segre-taria. E’ entrato con la telecameraaccesa senza accordi o telefonateche preavvertivano la nostra ri-chiesta di intervista. É arrivato nel-l’ufficio del direttore che ha rifiu-tato di commentare l’inchiesta eha ‘rubato’ un’intervista alla segre-taria presunta responsabile dellacompilazione materiale delle listeche - ignara di essere ripresa - ri-spondeva ad alcune domande sul-l’inchiesta. Poi, non volendo con-tinuare a rispondere, ha allontana-to il nostro inviato. A questo puntoD’Alfonso ha chiesto se vi fossenell’edificio un ufficio per le rela-zioni esterne. Arrivato in questoufficio - sempre con la telecamerabassa e accesa – ha cominciato aparlare informalmente con la per-sona che si era dichiarata respon-sabile dell’ufficio stesso e di cuiD’Alfonso ignorava l’identità. Lapersona non ha detto di esserecoinvolta nell’inchiesta ed era laprima volta che D’Alfonso la in-contrava. Viste le circostanze delleriprese, sia la donna che l’uomosono stati oscurati, come accadein molte trasmissioni. La segreta-ria ripresa senza consenso daD’Alfonso ci mandò le sue doglian-ze attraverso un avvocato”. Comesi vede, il servizio era tutt’altro cheaccomodante e concordato. Il ti-tolo della trasmissione era “I Ma-

stella indagati” e in studio l’ex mi-nistro dovette confrontarsi conItalo Bocchino del PdL, MassimoDonadi di Idv, Paolo Gentiloni delPd e i giornalisti Maurizio Belpie-tro e Antonio Polito. Mastella eb-be pertanto anche interlocutoritutt’altro che accomodanti. Di tut-to questo a Travaglio e al ‘Fatto’ in -teressa poco. Basta lanciare il mes-saggio: moglie di Vespa al ministe-ro in cambio di confortevoli ospi-tate e di trasmissioni patacca.

Bruno Vespa

Già una volta Bruno Vespa e la suaAugusta signora hanno provato afarmi causa civile accusandomi didiffamazione, e l'hanno persa. Ma,volendo, possono sempre riprovarci.Dubito che, nel caso in questione,caverebbero un ragno dal buco.Perchè, nella lunga lettera di cuisopra, non si intravede nemmenol'ombra di una smentita a quanto hoscritto. Anzi, si leggono soloconferme: 1) al fatto che ilconduttore ospita da anni,ripetutamente ed elegantemente, iministri (cinque) con cui lavora lasua Augusta signora; 2) al fatto che ilsuo inviato intervistò un “testimone”

dal volto oscurato sull’inc hiestaMastella senza controllare chi fosse,e che Vespa mandò in ondal’intervista senza verificare l’identitàdell’intervistato. Il quale definiva tral’altro l’indagine “una cacatagiur idica”. Si scoprì poi che ilsupertestimone era il portavocedell’Udeur in Campania, indagato inquell’inchiesta insieme a Mastella.Una lezione di deontologiaprofessionale per le giovanigenerazioni di giornalisti. O un casodi “diffamazione diretta” eanonima?

( m . t ra v. )

I nostri erroriPer uno spiacevole errore, ieri, apagina 9 anziché la foto di France-sco Profumo, abbiamo pubblicatoquella di Alessandro Profumo. Cene scusiamo con gli interessati econ i lettori.

LA VIGNETTA

IL PAPA, LAMARCEGAGLIA E NOI

C aro Furio Colombo,ci sono due persone in Italia che

quasi ogni giorno parlano su tutto.Uno è il Papa, l’altro è laMarcegaglia. Oggi (23 novembre) ilPapa parla sui preservativi ( anche senon si è capito molto) e laMarcegaglia sul federalismo ( e nonsi capisce niente). Lasciamo stare ilPapa, che è una questione di fede.Ma da dove viene il diritto dellaMarcegaglia di intervenire congravità e autorità persino sulfe d e r a l i s m o ?

Piercarlo

PROPONGO un livello menodrastico di giudizio. Mi pare che la presidentedella Confindustria abbia il diritto di ognicittadino di avere opinioni, quando vuole,come vuole. Forse giornali e tv dovrebberodosare un po’ meglio evidenza e spazi. Almomento ogni enunciazione dellaMarcegaglia ha più o meno la risonanza delledichiarazioni di Churchill durante la secondaguerra mondiale. Un po’ troppo. A volte conuna punta di ridicolo. Però mi sembra piùgiusto giudicare il tipo e la materia diintervento. Nell’ultimo caso (22 novembre) ladichiarazione riguarda il federalismo, materiascottante in periodo di esibizionismo dellaLega, che si attribuisce gli arresti di mafia e,allo stesso tempo, è il migliore amico maanche il ricattatore costante di Berlusconi.Inoltre la Lega è coinvolta nel pasticcio su

Napoli. Annunci falsi, decreti prima approvatie solo dopo scritti ( ovvero cambiati) e inviatitardi al Quirinale, con grave mancanza dirispetto per il Capo dello Stato e astiosapolemica aggiunta su rifiuti del Nord e rifiutidel Sud. E' in questo momento e in questocontesto che Marcegaglia riflette sulfederalismo come qualcosa che lei sa percerto essere urgente e necessario . E dice,come capo degli industriali italiani: “Chi èpronto al federalismo deve poter partireprima degli altri, perché stare fermi,aspettareche è indietro è una politica suicida per tutti”.Possibile che la presidente Marcegaglia nonabbia consiglieri capaci di far notare laassurdità della frase in ciascuna delle sueparti? Primo: cosa vorrà dire “p ro n t i ” se ilfederalismo è una struttura a incastro ( ameno che si prepari la secessione)? Che cosavuol dire “stare fermi”, rispetto a un progettoche non è legato alla sopravvivenza delpaese, che invece è rappresentato dal rischio“Grecia - Irlanda” e che molti ( vedi GiovanniSartori) giudicano rovinoso? Che senso ha lafrase “Aspettare è un suicidio per tutti”? Pergli imprenditori? Per li lavoratori? Per icittadini? C’è un vuoto sotto questa frase,come in certi marciapiedi di Roma che spessosi trasforma in buche. La mancanza di senso,nella dichiarazione di una leader, è unper icolo.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

PASQUALE PANIO

E' stata una lunga attesaquella di vedere la copiadel Fatto Quotidiano sulbanco dell'edicolapaesana; sul mio PC ilFatto è arrivato dasubito, ma vuoi mettere ilgiornale... toccarlo,sfogliarlo, mostrarlo,leggerlo e commentare lenotizie con qualcheamico, in piazza! Anche lasconosciuta“t e rr adimezzo”BasilicatasiilluminadelFattoQ u o t i d i a n o.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

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IL FATTO di ieri28 novembre 1958Roma, Monte Mario, “superstite scenario verde neldesolato cementizio paesaggio romano”. Così AntonioCederna , dopo epiche battaglie, lanciava su “Il Mondo”, ilsuo grido di doléance contro “i vandali di casa”, idemocristiani capitolini della Giunta Cioccetti , ormaipronti a dare il via alla “fabbrica dei miliardi”, l’Hotel Hilton,proto-ecomostro di fine anni ’50. Una colata di cemento inmano alla Società Generale Immobiliare, legata a filodoppio alla finanza vaticana, avallato,con fretta sospettadal primo cittadino, il 28 novembre ‘58, dopo unatumultuosa seduta di fine mandato. Nonostante la violentacampagna stampa de l’Espresso, il niet di urbanisti euomini di cultura e il celebre intervento del consiglierecomunista Claudio Cianca che, dopo ore di ostruzionismo,urlò la storica frase “L’Immobiliare paga bene deliberazionicome questa !”. Ma tant’è. Con le Olimpiadi alle porte e ilmiraggio di un’onda di miliardari di passaggio, l’Hilton deimiracoli, un colosso da 100.000 metri cubi destinato a farsalire alle stelle le aree circostanti, fu il colpo finale delsacco di Monte Mario. Per l’Immobiliare, un business dimiliardi. Per il colle romano dai vertiginosi panorami,l’ultima offesa.

Giovanna Gabrielli

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Page 24: il fatto

SONO ANDATE NELLA STESSA DIREZIONE. NELLA SECONDA REPUBBLICA

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CHE OGGI PRESENTA AL PAESE IL SUO CONTO SALATISSIMO.

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