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Il mondo governato da segni e simboli, non da leggi e frasi.
- Confucio
2
Agli interpreti Farid KAZIMI, Faihm MAYAR Haroon HABIBI, Hamedullah AHMADI, Mir ATHOI e al
caporal maggiore capo Giuliano Valentino LAURIA che mi hanno dato collaborazione assistenza e sostegno
al di la di ogni mia aspettativa e di ogni loro obbligo di servizio. Con abnegazione e talento mi hanno
permesso di trasformare un fumoso progetto, in un concreto lavoro di ricerca. Senza laiuto di questi amici
non sarei mai riuscito a scrivere una sola di queste pagine.
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Sommario
1. introduzione pag. 5
2. Afghanistan una visione dinsieme pag. 7
3. Il simbolo pag. 23
4. La sociologia visuale pag. 27
5. Genesi del test visuale simbolico pag. 34
6. La costruzione del test visuale simbolico pag. 37
7. Cronaca del lavoro sul campo pag. 41
8. Descrizione delle foto-simbolo utilizzate pag. 46
9. Analisi del campione pag. 76
10. Risultati del test pag. 81
11. Test visuale simbolico e ricerca tradizionale: una possibile comparazione pag. 347
12. Conclusioni pag. 353
13. Bibliografia pag 357
14. All.A Scheda inserimento dati
15. All. B Tabelle test visuale simbolico
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ABSTRACT
Il presente lavoro raccoglie e riassume i risultati degli studi sul test visuale simbolico realizzati nel corso del
biennio 2008-2009 in Afghanistan e in Italia. E stato concepito un format di analisi non standard che
permette di analizzare quali siano le associazioni logiche che il soggetto intervistato considera corrette tra
una serie di foto-simbolo e alcuni concetti forti come patria, famiglia onore, sicurezza.
Dopo una serie di focus group per verificare lutilizzabilit del test, i formulari sono stati sottoposti a circa
500 persone abitanti nei dintorni di Herat. Il nostro lavoro riporta i risultati di questa indagine incrociando le
frequenze assolute con le variabili di et, etnia, livello di istruzione e sesso. I risultati ottenuti sono poi
comparati con quelli ottenuti da un survey di tipo standard realizzato dallAsia foundation su temi simili a
quelli trattati dal nostro lavoro. Il testo di ricerca contiene in premessa alcune informazioni sulla situazione
etnica e sociale dellAfghanistan in generale e in particolare della provincia di Herat. Nel testo sono anche
dettagliatamente elencate le foto simbolo usate per il nostro lavoro oltre alle procedure e alle fasi di lavoro
che hanno portato alla sua realizzazione. In appendice copia a colori delle tavole con le foto-simbolo
utilizzate per la somministrazione del questionario, e del foglio test utilizzato riportate le risposte degli
intervistati
5
1. INTRODUZIONE
Quando abbiamo cominciato a pensare alla struttura di un Test visuale simbolico lobbiettivo era quello di
dimostrare lesistenza, allinterno di gruppi culturali ed etnici pur conviventi nella stessa area, di un
patrimonio concettuale ed emotivo molto diverso che porta ad attribuire valori significativamente divergenti
a medesime figure simboliche.
Portato di questo assunto teorico che esistano fra le diverse culture (ma anche allinterno di ogni cultura
fra i diversi gruppi e classi sociali) simboli coesivi, e quindi percepiti allo stesso modo da tutti, e simboli
divisivi, che avendo interpretazioni diverse, portano quindi in qualche modo a delimitare una sorta di confine
psicologico e culturale tra gli individui e le comunit.
In una societ sempre pi liquida, in un mondo dove le frontiere nazionali e sociali, tendono
progressivamente ad allentarsi, il simbolo 1come unione di un significante e di un significato, sta forse
diventando lunica vera linea divisoria attraverso cui determinare la propria e laltrui identit?
La nostra ricerca partendo da questa domanda punta a comprendere se e come la delicata materia della
percezione simbolica, e quindi in qualche modo delle radici pi intime e profonde del sentire di una
comunit, possa essere indagata utilizzando le tecniche proprie della sociologia visuale e cio tramite
limpiego di foto stimolo opportunamente presentate e correttamente strutturate in tabelle in modo da
permettere unanalisi strettamente quantitativa e quindi quanto pi oggettiva possibile. Si scelto questo
genere di strada anche per la constatazione che, avendo scelto di lavorare in un universo di riferimento
come quello Afghano in cui solo una parte ridottissima del campione da esaminare possiede un grado di
alfabetizzazione accettabile, le possibilit offerte dalla ricerca per immagini sono le pi adatte se si vuole
cercare concretamente di superare le barriere culturali che renderebbero invece quasi impossibile unefficace
analisi a campione con test scritti.
Va inoltre tenuto in considerazione che in un mondo arcaico e tribale come quello afgano, dove fortissima
linfluenza della religione islamica la capacit di ragionare per associazioni simboliche fa parte della cultura
popolare ad ogni livello. Per trovarne un immediata conferma basti osservare i manifesti di propaganda
politico religiosa dove il collage per immagini tra i volti dei personaggi in effige e i simboli della tradizione
sono quasi la norma.
Al termine di questo lavoro stato quindi possibile tracciare una dettagliata mappa simbolica delle diverse
comunit che vivono nella zona di Herat individuando, con un ragionevole rateo di approssimazione
considerate le forti limitazioni con cui abbiamo dovuto lavorare, quali delle immagini proposte vengono
riconosciute e interpretate nella stessa maniera dalle diverse comunit e quali no. In prospettiva si avuto
modo di constatare come il perfezionamento del test sulla base delle esperienze maturate nel suo impiego in
1 Il simbolo un elemento della comunicazione, che esprime contenuti di significato ideale dei quali esso diventa il
significante. La parola "simbolo" deriva dal latino symbolum ed a sua volta dal greco smbolon dalle radici
- (sym-, "insieme") e (bol, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte.
http://it.wikipedia.org/wiki/Comunicazionehttp://it.wikipedia.org/wiki/Significatohttp://it.wikipedia.org/wiki/Significantehttp://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_greca
6
Afghanistan permetterebbe il suo utilizzo anche in realt molto diverse da quelle in cui stato ideato e
sperimentato. La convinzione dello scrivente che anche nelle civilizzate realt sociali dellOccidente
globalizzato si stia sperimentando una progressiva tribalizzazione delle vita sociale in cui gli individui
proprio attraverso le divergenti simbologie di riferimento trovano unidentit nuova pi profonda e
significante rispetto a quella offerta dagli stereotipi culturali in cui sono stati cresciuti ed educati.
7
2. AFGHANISTAN: UNA VISIONE DINSIEME
LAfghanistan, si estende su un territorio di circa due volte lItalia, su una superficie di circa 652.396 Km.
Confina con il Pakistan ad Est e Sud, con lIran ad Ovest, la Cina ad Est, il Turkmenistan, il Tagikistan e
lUzbekistan a Nord. Da un punto di vista geografico stato paragonato storicamente ad una foglia e la
striscia di Vakhan ne rappresenta lo stelo incuneato in direzione
della Cina. LAfghanistan comprende la sezione orientale
dell'altopiano iranico ed un Paese prevalentemente montuoso
che non manca per di pianure, estese ai piedi dei grandi rilievi
che lo attraversano. Il carattere prevalentemente accidentato
dell'Afghanistan risulta evidente se si considera che oltre 6/10
del territorio ha un altitudine media di 600 metri; la parte
centro-occidentale, corrispondente ai 3/10 circa di tutto il
territorio, inclusa nella isoipsa di 1800 m, mentre una frazione
superiore a 1/10 situata al di sopra dei 3000 metri.
La popolazione dellAfghanistan stimata in 29 milioni di
abitanti2 ha una densit media di 38 persone per chilometro quadrato. Le alte montagne della parte centrale
del Paese ed i deserti nel sud e nel sud est dello stesso sono scarsamente popolati. L80% dellintera
popolazione vive allinterno di aree rurali concentrate lungo le rive dei fiumi caratterizzate da agglomerati di
poche case spesso senza alcun tipo di servizi pubblici, acqua corrente, elettricit e con una limitatissima rete
stradale a servirle.
La maggior densit di popolazione si riscontra nella capitale Kabul ma anche a Jalalabad, nelloasi di Herat,
nella valle del fiume Harirud e nella valle del fiume Kunduz nel nord est. La maggior parte degli agglomerati
urbani si trovano lungo le strade che collegano la capitale Kabul con Kandahar (sud ovest), quindi con Herat
(nord ovest) e Mazar-E-Sharif (nord est).
Con 750.000 abitanti, Kabul la pi grande citt dellAfghanistan ed anche la capitale amministrativa del
Paese. Situata a sud del Hindukush, allincrocio delle rotte commerciali tra il sub continente indiano e lAsia
centrale, stata edificata su entrambe le rive del fiume Kabul ed il centro dellattivit culturale e
commerciale del Afghanistan. Il suo stile di vita contrasta con il resto del Paese di cui da sempre la parte
pi moderna e culturalmente avanzata. Tutti i fermenti di novit, le rivoluzioni culturali e politiche e anche i
cambiamenti che hanno scosso il Paese negli ultimi due secoli sono sempre partiti da qua.
Altre grandi citt sono Kandahar, Herat, Mazar-E-Sharif, Kunduz e Jalalabad. Le prime tre hanno una
popolazione che supera i 100.000 abitanti. Kandahar, in particolare, situata a sud dellAfghanistan, a met
2 Fonte CIA factbook
8
strada tra Kabul ed Herat, la seconda pi grande citt del Paese e rappresenta un importante incrocio di
comunicazione stradale tra Kabul, Herat e Quetta in Pakistan.
Facile comprendere che in un paese geograficamente cos frammentato, con un sistema stradale e ferroviario
praticamente inesistente lautorit centrale sempre stata molto debole rispetto ai vari potentati locali.
Le rivalit politiche e religiose tra gruppi etnici, hanno contribuito a indebolire ulteriormente la capacit di
controllo del centro sulla periferia e la stessa struttura sociale del Paese (la cui economia si regge in
prevalenza sull'allevamento e l'agricoltura) ha favorito la nascita di numerosi Khan, di fatto grandi
proprietari terrieri, che hanno impedito all'Amministrazione centrale di penetrare nel territorio. Questi leader
tribali diventano punti di riferimento per la popolazione, garantiscono lamministrazione della giustizia
(valendosi delle tavole di mediazione delle assemblee degli anziani ) e assicurano spesso la sicurezza del
territorio grazie a vere e proprie milizie personali arruolate e mantenute grazie alle notevoli risorse
economiche sotto il loro controllo.
Al di l di questi piccoli potentati locali, in perenne dialettico confronto con i centri di potere sovra ordinati,
dal punto di vista socio politico l'Afghanistan attualmente composto da cinque aree principali, ognuna a
prevalenza di una certa etnia, caratterizzata da propri legami esterni e strutture di potere interne.3
Nella zona nordovest e a Mazar-e-Sharif si trovano gli Uzbeki filo-turchi del generale Dostum (signore della
guerra soggetto ad un programma di disarmo avviato dalle Nazioni Unite); il nord-est e buona parte della
citt di Kabul sono caratterizzati dalla presenza dei tagiki; l'ovest ed in particolare larea di Herat subisce
linfluenza di Ismail Khan, che nonostante sia di etnia tagika e di religione sunnita, ha l'appoggio delle trib
hazara e dellIran i cui leader politici lavevano aiutato in maniera molto rilevante sia nella Jihad contro i
Russi, sia nella pi recente e ferocissima battaglia contro i talebani. Proprio durante gli anni del dominio
talebano su Herat, Ismail Khan and esule in Iran dove strinse legami ancora pi significativi con il regime
degli Ahiatollah.
Va infine presa in considerazione la vasta area che comprende tutto il sud del Paese e la zona al confine col
Pakistan, conosciuta anche come cintura Pashtun, e dominata appunto dalletnia maggioritaria. In questa
larga fascia di terrioriorio, e per la precisione ai confini con il Pakistan sussiste la cosiddetta zona delle aree
tribali, di fatto solute da qualsiasi controllo del governo di Kabul e considerate oggi uno dei territori di
reclutamento e addestramento dei terroristi di Al Qaida
Quanto detto sulla collocazione geografica delle diverse etnie va comunque considerato unapprossimazione
valida solo da un vista teorico e definitorio. La popolazione dellAfghanistan, area che fu crocevia
fondamentale tra mondo arabo e sub-continente indiano, dopo secoli di matrimoni tra le differenti razze, di
esodi, guerre e movimenti di grande masse di persone, di fatto un intreccio di etnie di origine caucasica,
mongolica ed australoide mescolate con gruppi di origine turca ed iranica tra cui quasi impossibile tracciare
un confine netto su base territoriale. Si pu quindi sicuramente affermare che lAfghanistan sia un paese
multietnico, per secoli anche sostanzialmente pacifico visto che i diversi gruppi (al di l di una ovvia rivalit
3 Le informazioni presenti in questo capitolo sono tratte dai Cia factbooks sullAfghanistan e dai dati elaborati dallo
scrivente nel corso della sua attivit di analista darea in Afghanistan
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per la conquista dei centri di potere a Kabul, per altro quasi sempre rimasti in mano alletnia Pashtun) sono
riusciti a coesistere in maniera tutto sommato positiva e costruttiva. Se andiamo ad unanalisi di dettaglio
della recente storia afgana scopriamo come sia stato sempre lintervento di forze esterne, in qualche modo
quindi perturbanti, a dare la scintilla e il combustibile per i grandi scontri interetnici. Sconti che, per quanto
violenti, hanno comunque caratterizzato esclusivamente lultimo decennio del secolo scorso. Per gli Afghani
il punto non tanto lappartenenza etnica ma la volont di sentirsi appartenenti ad una comunit, laccettarne
e il rispettarne le regole4
2.2 I gruppi Etnici in Afghanistan
La parola Afghanistan significa "terra degli afgani", espressione che nasconde una complessit etnica nella
quale non si individua un popolo vero e proprio, ma una convivenza tra popolazioni diverse la cui
eterogeneit stata favorita dalle caratteristiche morfologiche del territorio che non permette facili
collegamenti tra le regioni. La frammentazione etnica, spesso causa di tensioni, stata aggravata inoltre da
provvedimenti di riallocazione forzata di alcune popolazioni ad opera tanto di reggenti interni quanto delle
potenze internazionali. In Afghanistan, in carenza di un vero e proprio censimento sulla popolazione,
estremamente complicato fare delle stime precise sulla consistenza dei gruppi etnici.
I dati del Dipartimento di Stato americano, che pure divergono sensibilmente da quelli forniti da altre
agenzie statunitensi e internazionali, sono i seguenti:
pashtun 38-44%
tajiki 25-30%
hazara 10%
uzbeki 6-8%
aimak 4%
turkmeni 3%
baluchi 2%
altri 4%.
4 Basti pensare al Pashtunwali code, la legge tribale che tradizionalmente regola la vita sociale delletnia maggioritaria
del Paese. Per i Pashtun adeguarsi a quel codice di leggi era, e sotto molti punti di vista ancora, lunico vero metro per
giudicare lappartenenza etnica e sociale di una persona. Fare pashtun come recita un vecchio proverbio popolare,
insomma molto pi importante che essere Pashtun per diritto di nascita o appartenenza familiare. Del resto se nelle
zone etnicamente pure, sempre pi rare anche in un Paese dai collegamenti cos precari e difficoltosi, in teoria
possibile immaginare che i matrimoni consentano il mantenimento di una linea di sangue omogenea, assolutamente
impensabile che nelle grandi citt, ma anche nei centri pi piccoli vicini alle linee commerciali o comunque aperti alle
presenze esterne, sia possibile immaginare il mantenimento di una incontaminata origine razziale.
10
Sono numeri come detto abbastanza approssimativi perch lultimo censimento realistico e pienamente
attendibile venne realizzato nel paese allinizio degli anni settanta e da allora in Afghanistan come facile
immaginare molto, se non tutto, cambiato. Va anche tenuta presente una sostanziale ritrosia della
popolazione afghana a definirsi di fronte agli altri in base alla propria appartenenza etnica. Religione ed etnia
(come recita un vecchio proverbio afghano) sono le due cose che riveli soltanto a tuo padre. Anche la
lingua un indicatore non pienamente significativo e probante per comprendere e definire lappartenenza
etnica di un individuo. Se pur vero che la lingua parlata dei Tagiki e generalmente il Dari (versione
Afghana del Farsi) e per i Pashtun appunto il Pashtun e altrettanto vero che gli stessi Pashtun tendono a
esprimersi in Farsi (lingua pi semplice e universalmente conosciuta) in particolare nelle grandi citt
multietniche. Per comprendere meglio (ma anche qua si tratta di una necessaria generalizzazione) le
caratteristiche dei diversi gruppi etnici vale la pena di analizzare nel dettaglio quelli maggiormente presenti
nel Paese.
I pasthun
Quale che sia lorigine dei dati censuari, sempre come abbiamo detto abbastanza approssimativi ed arbitrari,
un elemento rimane costante in tutte le rilevazioni: la stragrande maggioranza della popolazione afgana
appartiene alletnia Pasthun principalmente concentrata nella cosiddetta cintura pashtun una sorta
mezzaluna nella parte meridionale del paese che, partendo dalla provincia di Herat, vicino al confine
iraniano, arriva fino alle zone al confine orientale con il Pakistan.
L'area pasthun si espande anche oltre il confine afghano nelle zone tribali del Pakistan. Quest'area, chiamata
anche Pasthunistan, da sempre al centro di rivendicazioni territoriali tra il Pakistan e i diversi governi
afgani che appoggiavano l'idea di un'unione autonoma delle trib pasthun da una parte e dall'altra del
confine. Nonostante il gruppo etnico sia suddiviso in una vera galassia di trib e clan, le tre grandi
confederazioni pasthun sono i Durrani, i Ghilzay ed i pasthun dell'est, spesso in feroce contrasto tra loro per
il controllo dei gangli vitali del potere afgano. I Pasthun sono un popolo turbolento, fiero, orgoglioso e
suscettibile fatto di eccezionali combattenti. Merita ricordare che furono loro a infliggere terribili sconfitte
agli inglesi che a pi riprese cercarono di invadere il Paese a cavallo tra il 19 esimo e il 20 esimo secolo.
Furono sempre i Pashtun il cuore della rivolta contro linvasione sovietica anche se, paradossalmente, il capo
pi accreditato e conosciuto di questa lotta fu il tagiko Massud .
La vera debolezza di questo gruppo etnico la sua storica incapacit a mantenere una coesione interna, un
unit di intenti e di linea politica allinterno del travagliato panorama politico e sociale afgano. A
caratterizzare la struttura sociale dellEtnia pashtun il codice legislativo tribale conosciuto come
Pashtunwali letteralmente la via del pashtun, un insieme di norme probabilmente di radice preislamica ma
che sono state armonizzate con la sharia tanto da non esserne mai in contraddizione. 5 Questo codice rimane
5 Fra i principi caratterizzanti del Pashtunwali merita ricordare NANG- onore, principio base della vita di ogni Pashtun
senza il quale la vita non merita di essere vissuta; MELMASTIA-dovere di ospitalit anche e soprattutto nei confronti
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profondamente legato alla cultura pashtun anche se la sua stretta applicazione molto pi legata alle zone
rurali dove il sistema tribale, cui questo codice intrinsecamente legato, ancora alla base delle relazioni
sociali. Nei grandi centri urbani, dove le spinte della modernit stanno progressivamente erodendo quella
rete di legami personali e sociali che sostanziano il tribalismo, questo complesso di norme tende a
trasformarsi pi in una generica sensibilit personale, che in uneffettiva vincolante prescrittivit6.
I tajiki
Chiamati anche Farsiwan", letteralmente coloro che parlano il farsi ovvero la lingua persiana, o anche
Dhgn letteralmente agricoltori, gente stanziale in contrapposizione con le popolazioni nomadi i tajiki
sono il secondo gruppo etnico afghano come consistenza ed importanza. Curiosamente si valuta vivano pi
tagiki in Afghanistan (circa 8.000.000 secondo le stime pi recenti) che in Tajikistan dove sarebbero
allincirca 7 milioni. Concentrati soprattutto nell'Afghanistan nord orientale nella provincia di Badakhshan,
nella valle del Panjsher, nella provincia di Laghman ed in una parte di quella di Loghar, sono anche presenti,
e a volte maggioranza, nelle citt di Kabul, Ghazni, Herat e Charikar. Ad Herat in particolare costituiscono
letnia predominante. Vengono considerati "gli antichi abitanti del paese, che sono stati progressivamente
sostituititi dai pasthun nel sud e da elementi turchi, come gli uzbeki 7. Affondano le loro origini negli
antichi Parti o Bactriani che, con limpero Persiano, diventarono militarmente e culturalmente predominanti
nellarea. Difficile tracciare un origine del loro nome. Per alcuni la sua radici si potrebbe trovare in un
espressione turca riportata per la prima volta dallo storico Mahmoud Al-Kshghar che letteralmente
significa: non turco ma luso pi antico della parola in letteratura si ritrova nei versi del poeta e maestro sufi
Jall al-Dn Rm nativo dellodierno Afghanistan e per la precisione dei dintorni di Herat. Da sempre rivali
acerrimi dei Pashtun, non sono mai riusciti ad avere un ruolo politico preminente nel Paese, fino agli ultimi
anni quando sono riusciti a conquistare molti gangli fondamentali del potere afghano approfittando della
debolezza politica dei Pashtun che avevano dato un sostanziale appoggio al movimento talebano,
formandone buona parte dei quadri dirigenti. Ahamad Massud, leggendario capo della resistenza
antisovietica prima e antitalebana poi, apparteneva proprio a questo gruppo etnico, e attorno alla sua ormai
leggendaria figura luniverso politico culturale tagiko ha cercato una riscossa culminata nel braccio di ferro
degli stranieri e delle persone in difficolt; NANAWATE-diritto dasilo da concedere anche a i nemici se richiesto;
BADAL- il diritto dovere di fare giustizia anche per un torto subito molto tempo prima; TURA il coraggio, ovverossia
il dovere di ogni Pashtun di proteggere la sua casa, la sua famiglia e la sua patria; SABAT la lealt, da osservare nei
confronti della propria famiglia trib o comunit sociale di appartenenza, 6 Lo scrivente nella sua attivit di ricerca nella valle del Murghab, zona rurale ai confini con il Tagikistan, ha potuto
personalmente constatare come fra i commercianti e i frequentatori del bazar di Bala Murghab quasi nessuno fosse a
conoscenza dei principi cardine del Pashtunwali. Su una decina di persone interrogate solo una ha riconosciuto e
correttamente definito i concetti di Nang, Badal e Nanawate. Quasi tutte le altre persone interrogate semplicemente
sembravano non aver mai sentito queste parole ed stato necessario spiegare loro le definizioni sottostanti perch, solo
alcuni, sembrassero in grado di ricordare le parole che li definivano. 7 A differenza dei pasthun i tajiki hanno sempre dimostrato una maggiore unit e coesione. Vivono in zone semi
montagnose ed i rapporti gerarchici fra la popolazione sono rigorosi. "In ogni villaggio (tajiko) esiste una famiglia
dominante con una genealogia che risale a lontani antenati, la quale esercita la supremazia sulle altre".
http://en.wikipedia.org/wiki/Mahmud_Kashgarihttp://en.wikipedia.org/wiki/Rumi
12
che alle ultime elezioni presidenziali ha contrapposto il presidente eletto Ahimid Karzaj, di etnia pashtun al
suo sfidate il tajiko Abdullah Abdullah che, probabilmente non a caso, fu fra i pi stretti collaboratori di
Massud. I Tajiki in Afghanistan tendono a non organizzare la loro vita sociale secondo lo schema tribale.
In sostanza non si riconoscono ne identificano secondo al loro linea di discendenza comune in trib o clan.
Per questo la loro identit etnica, considerata debole a livello nazionale (il termine tagiko usato per
indicare le persone che non hanno una chiara discendenza etnica, in altre parole non pashtun,non hazara,
ecc.), ed essi stessi, definendosi in prima persona, preferiscano evidenziare la loro origine geografica
rispetto a quella etnica. Se interrogato sulla propria appartenenza un Tajiko probabilmente rispondera: sono
un panshiro,piuttosto che un Heratiano o un Badakshano riferendosi alla propria citt provincia o regione di
origine. La religione di appartenenza quella Islamica di osservanza generalmente sunnita anche se esistono
piccole minoranze di Tajiki sciiti e persino Ismaeliti,
Gli hazara
Gli hazara sono lunico gruppo etnico di fede sciita in un paese totalmente sunnita come lAfghanistan.
Bench ve ne siano molti di fede ismailita8, gli Hazara in Afghanistan sono in genere legati al credo
duodecimano 9 e se ne segnalano anche diversi di convertiti al sunnismo. Vivono principalmente nella zona
di Bhamian, nellimpervio centro montagnoso del Paese, ma anche in molte grandi citt. Le origini degli
Hazara sono incerte, ma i loro lineamenti mongoli fanno pensare che possano derivare dalle popolazioni
nomadi asiatiche, arrivate nel paese durante le grandi migrazioni verso ovest. Secondo altre ipotesi, essi
sarebbero i discendenti dei Koshani, gli antichi abitanti dell'Afghanistan che costruirono i famosi Buddha di
Bamiyan. La storiografia Hazara cerca di accreditare la tesi di una discendenza della armate di Gengis Khan
che invasero lAfghanistan nel dodicesimo secolo. Questa teoria contrasta per con le fonti storiche che
parlano di durissimi combattimenti che le armate di Gengis Khan dovettero affrontare nella vallata di
Bahmian proprio contro popolazioni dai tratti mongolici simili ai loro. Lorigine del nome Hazara non aiuta
8 Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il
loro nome deriva dalla convinzione che il settimo imam fosse Isml ibn Jafar e non il fratello minore Ms al-Kim la cui legittimit invece sostenuta dagli altri sciiti. L'Ismailismo ha sempre dato grande rilevanza agli elementi esoterici
della religione islamica, dai duodecimani li separano infatti, oltre alle ragioni politiche, anche una disquisizione sulla
natura mistica della figura dell'imam e del suo rapporto con Allah. Malgrado gli ismailiti si siano divisi in numerosi
sottogruppi, il termine oggi generalmente usato per indicare i Nizariti, seguaci dell'Aga Khan. La sua fondazione
benefica gioca oggi un ruolo fondamentale nella ricostruzione dellAfghanistan con centinaia di progetti umanitari ma
anche economici e culturali finanziati in tutto il Paese non solo a favore della popolazione Hazara.
9 Gli sciiti si differenziano dai sunniti sulla questione della guida (imamato) della comunit islamica (Umma), dal
momento che considerano unica legittimata a regnare la famiglia del profeta Maometto (Ahl al-Bayt). Gli sciiti
duodecimani, ovvero coloro che prestano fede a tali dodici Imam vivono nellattesa della parusia del 12 Imam
magicamente occultatosi per sfuggire alle repressioni dei califfi sunniti seguite alla battaglia di Kherbala. Il dodicesimo
http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Koshani&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/wiki/Buddha_di_Bamiyanhttp://it.wikipedia.org/wiki/Buddha_di_Bamiyanhttp://it.wikipedia.org/wiki/Islamhttp://it.wikipedia.org/wiki/Sciitahttp://it.wikipedia.org/wiki/Duodecimanihttp://it.wikipedia.org/wiki/Imamhttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Isma%27il_ibn_Ja%27far&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/wiki/Musa_al-Kazimhttp://it.wikipedia.org/wiki/Esotericihttp://it.wikipedia.org/wiki/Misticahttp://it.wikipedia.org/wiki/Allahhttp://it.wikipedia.org/wiki/Nizaritihttp://it.wikipedia.org/wiki/Aga_Khanhttp://it.wikipedia.org/wiki/Sunnitihttp://it.wikipedia.org/wiki/Imamhttp://it.wikipedia.org/wiki/Ummahttp://it.wikipedia.org/wiki/Maomettohttp://it.wikipedia.org/wiki/Ahl_al-Baythttp://it.wikipedia.org/wiki/Duodecimani
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chiarire i dubbi. Le due teorie prevalente vogliono che esso derivi dal persiano hazar- mille in riferimento
allunit di base dellesercito mongolo, formata appunto da mille uomini. Per altri la denominazione
trarrebbe origine dalle trib turche e mongole che avrebbero abitato per secoli la regione prima
dellislamizzazione ma anche prima dellarrivo delle orde di Gengis Khan.
Nelluso comune afgano il termine hazara ha connotazioni negative, significando ignorante oprimitivo
e per questa ragione molti sono i pregiudizi nei confronti di questa etnia, considerata incolta, povera e
sporca. Popolo tradizionalmente dedito a pastorizia e agricoltura, gli hazara hanno vissuto negli anni un
processo di migrazione verso i principali centri urbani, dove occupano i gradini pi bassi della scala sociale
(lavorano prevalentemente come manodopera non qualificata o funzionari di basso livello) in genere vivendo
in veri e propri quartieri etnici ghetto come accade anche ad Herat.
La concezione etnica degli Hazara di fede sciita, ha subito negli ultimi anni una grande trasformazione:
considerati degli intrusi migrati in Afghanistan durante le distruttive campagne di conquista di Gengis Khan,
rappresentano la pi recente componente demografica afgana il cui ruolo sociale si sta per
progressivamente estendendo e rafforzando
La guerra contro linvasione sovietica ha rappresentato per molti di loro lesilio ma spesso anche
lopportunit di accrescere la propria istruzione, negata dalla politica ostile di un governo centrale che, fino
dalla met dellottocento, diede vita a pesantissime campagne punitive capaci di sfiorare dei veri e propri
tentativi di genocidio nei confronti di questa sfortunata etnia. Oggi una nuova lite hazara emersa dopo la
fine della guerra civile che li ha visti subire ancora una volta delle ferocissime repressioni da parte de
talebani e dei signori della guerra Pashtun. Questa nuova classe dirigente riuscita a recuperare lautenticit
delle proprie origini afgane, facendosi accettare dalla comunit nazionale come parte integrante della
societ. Leader hazara siedono al governo e in provincie come quella di Herat occupano persino il
fondamentale ruolo di governatore. Grazie anche allappoggio dellIran sciita il loro peso politico si sta
progressivamente estendendo come mai era stato nella storia dellAfghanistan. Davvero si pu dire che gli
hazara siano il gruppo etnico in maggiore ascesa sociale nel paese. Da un punto di vista politico la parte
maggioritaria degli hazara, appoggia il partito noto come Hizb-e Wahdat, il cui capo carismatico, Abdul Ali
Mazari, venne catturato e giustiziato dai talebani alla met degli anni novanta. La sua morte, tuttavia, lo ha
reso ancora pi popolare tra gli hazara che lo considerano una sorta di padre della patria. Gli hazara sono
tradizionalmente divisi in diverse trib la principale delle quali, la Daizangi, raccoglie approssimativamente
il 50% di tutta la popolazione di questa etnia. Oggi, con la progressiva urbanizzazione delle popolazioni
hazara, i vincoli tribali si stanno progressivamente allentando e le tradizionali suddivisioni perdendo di
significato.
imam alla fine dei tempi, torner a manifestarsi e a ristabilire la giustizia in Terra. Per gli sciiti in questa attesa, nessun
potere politico pienamente legittimo
http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Hizb-e_Wahdat&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Abdul_Ali_Mazari&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Abdul_Ali_Mazari&action=edit&redlink=1http://it.wikipedia.org/wiki/Talebani
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Gli uzbeki
Concentrati principalmente nella zona settentrionale dellAfghanistan e nella citt di Mazar i Sharif sono
letnia forse pi giovane nel paese dato che le prime tracce sono segnalate attorno al XVI secolo. La grande
espansione della presenza Uzbeka in Afghanistan si ebbe nel 1920 quando nel Paese arrivarono i profughi
dellinvasione sovietica dellUzbekistan . L'origine del nome "Uzbeco" controversa. Una delle ipotesi
che il nome derivi da Uzbek Khan, re del Khanato dell'Orda d'Oro, sebbene i nomadi uzbechi non fossero
mai stati completamente assoggettati a questo impero. Un'altra ipotesi ritrova l etimologia della parola nel
suo significato letterale: "indipendente" o "padrone", da O`z ("indipendente") e Bek ("signore"). La loro
lingua di ceppo turco e gli Uzbeki rappresentano oggi una minoranza culturalmente ed economicamente
molto viva allinterno del mosaico afghano. Da un punto di vista religioso gli Uzbechi in Afghanistan sono
quasi tutti sunniti di osservanza hanafita.
2.3 Le altre etnie
Fin qua le etnie maggioritarie, ma in Afghanistan vivono anche diversi gruppi minoritari vanno segnalati gli
aymak originarie delle montagne ad ovest dell'Hindu Kush.. Gli Aimak, termine di origine turca che
significa trib, non hanno una vera e propria caratterizzazione etnica ma sono un gruppo di formazioni tribali
concentrate nella zona occidentale del Paese (province di Herat, Badghis e Ghor). Il loro numero estimato
tra le 500.000 e le 800.000 unit. Altri gruppi etnici minoritari in Afghanistan sono i kirghizi, i kazaki, i
Nuristani. Questi ultimi in particolare vivono nellimpervia regione del Nuristan e sono stati gli ultimi in
Afghanistan a convertirsi allIslam tanto che la loro terra dorgine era conosciuta sino al 19 secolo come
Kafiristan, ovvero terra degli infedeli. Si considerano i discendenti dei soldati di Alessandro Magno10
che
conquisto il paese e rappresentano un gruppo etnico molto unito e considerato ricco di grandi talenti e
individualit di prestigio
I Turkmeni, circa 200.000, giunsero nei secoli dallest del mar Caspio e si mescolarono con popolazioni
mongole. Le trib turkmene erano tipicamente nomadi e guerriere mentre oggi sono dedite allagricoltura e
alla pastorizia. La maggior parte vive nella provincia di Herat ed in quella di Balkh (nord-ovest).
I Balock (circa 100.000) vivono nella provincia sud-occidentale di Hilmand ed in quella nord-occidentale di
Faryab. Popolazione seminomade dedita allagricoltura ed allallevamento di cammelli, formata da gruppi
tribali centralmente organizzati e posti sotto il comando assoluto dei loro capi.
2.4 Lingue
In Afghanistan le lingue parlate sono pi di trenta. La lingua ufficiale il pashtun, parlata come prima lingua
da circa il 35 % della popolazione. Altre lingue importanti sono il dari (variante afgana del pharsi persiano),
conosciuto dal 50 % della popolazione, lingue di origine turca (in particolare turkmeno ed uzbeco), parlate
10
In Afghanistan conosciuto come Iskander il passaggio di Alessandro Magno ancora ben presente nellimmaginario
mitico del paese ed in particolare della zona del Nuristan
http://it.wikipedia.org/wiki/Uzbek_Khanhttp://it.wikipedia.org/wiki/Khanato_dell%27Orda_d%27Orohttp://it.wikipedia.org/wiki/Etimologia
15
dall11% della popolazione e, tra quelle parlate dalle minoranze, il balock ed il pashai. Molti Afgani parlano
dunque pi di una lingua ed il dari, in particolare, la seconda pi diffusa.
2.5 Herat e la sua provincia
Situata nellAfghanistan occidentale con un superficie totale di 54.778 km la provincia di Herat confina ad
Ovest con lIran, a Nord con il Turkmenistan, a Nord Est con la provincia di Badghis, a Est con la provincia
di Ghor e a Sud con la provincia di Farah.
La provincia si caratterizza, nellarea centro-occidentale, come un altopiano compreso tra gli 800 ed i 2100
metri sopra il livello del mare. Larea circostante il capoluogo di provincia (lomonima citt di Herat), si
presenta prevalentemente pianeggiante e, con esclusione delle zone coltivate, priva di vegetazione. La
provincia attraversata da alcuni corsi dacqua con andatura irregolare, e in particolare da uno dei principali
fiumi dellAfghanistan, lHari-Rud. Tutta larea sud-occidentale attraversata da una fitta rete di canali ad
utilizzo agricolo, supportati da numerosi pozzi riconducibili al sistema di canalizzazione sotterranea
denominato Karez, tipico della regione.
La popolazione della provincia, stimata in poco pi di 1.500.000 unit vive concentrata nelle aree urbane e
nelle zone vicine ai corsi dacqua. La densit di popolazione di 21 abitanti per kmq.
Il centro pi popoloso Herat che conta una popolazione di circa 250.000 abitanti. La seconda cittadina, per
ordine di importanza, Ghoryan, centro agricolo di 30.000 abitanti, posta nella valle del fiume Hari Rud a
ovest del capoluogo di provincia lungo la strada che collega Herat al confine iraniano. La popolazione
urbana della provincia stimabile nellordine delle 600.000 unit quella della aree rurali in circa 900.000.
Nella provincia di Herat sono parlati diversi dialetti di origine dari ma anche il Pashtun e, in particolare negli
ultimi anni con lespansione di questa comunit, anche la lingua Hazara.
.
Herat ha il pi alto tasso di alfabetizzazione del Paese con un 45 % per gli uomini e un 15% per le donne. E
sede di una delle pi prestigiose universit dellAsia centrale visitata da studenti provenienti da tutto il Paese
ma anche dalle nazioni confinanti come Pakistan e Iran. Da sempre animata da un vita culturale molto attiva
vi si stampano oggi come in passato molti giornali e fogli culturali. Ad Herat si pubblica il quotidiano
Entefaq el Islami storica testata afghana con quasi un secolo di vita. Ricca anche la presenza di emittenti
radiofoniche (circa una decina solo quelle locali attive in citt) e sede di due televisioni private cui si
aggiunge quella pubblica nazionale.
Negli ultimi anni, dopo la fine dei divieti talebani, sono state avviate da organizzazioni governative e non
numerosi progetti finalizzati allalfabetizzazione della popolazione e in particolare di quella femminile, a cui
era vietato laccesso allistruzione.
Oggi Herat un centro commerciale di riferimento per larea occidentale del Paese, in particolare per le
importazioni e le esportazioni, per il settore agricolo (grano, frutta e verdura), per la pastorizia e per il settore
tessile grazie alla sua posizione che ne fa una vera porta daccesso allAfghanistan. La citt infatti situata a
16
cavallo delle due principali arterie che collegano rispettivamente le regioni meridionali afgane con il
Turkmenistan e quella con andamento longitudinale che unisce Herat, verso ovest, con lIran e ad est con le
province di Ghor e Badghis.
La provincia di Herat, se paragonata con il resto dellAfghanistan, ha uneconomia prospera dovuta
principalmente alle relazioni commerciali con lIran e ai proventi dei dazi doganali collegati al commercio.
Ad Herat arrivano la maggior parte delle importazioni del Paese in afflusso dai porti dellIran e da Dubai. Di
per s il commercio ruota su un 90% circa di importazioni dallestero e su un 10% di esportazioni di
produzione propria. DallIran vengono importati in massima parte generi alimentari, dal Turkmenistan
materiale tecnico e per i veicoli mentre dal Pakistan, ma recentemente molto anche dalla Cina, materiale
tecnologico
Sebbene abbia formalmente un governatore nominato da Kabul, Herat un tradizionale feudo politico del
leader tribale Ismail Khan, leggendario comandante della resistenza prima contro i Russi e poi contro i
Talebani. Seppure ufficialmente negati sono noti i profondi legami politici di Ismail Khan con lIran, che lo
protesse e appoggio nei quasi 20 anni di guerra prima contro gli occupanti sovietici e poi contro gli
integralisti islamici. A causa di questo molto forte, ed in continua crescita, il peso politico e linfluenza
economico culturale che lIran gioca nellarea. Moltissimi sono gli studenti che dalluniversit di Herat
vengono inviati in Iran per svolgere stage di studio e lavoro e molti media locali, giornali radio e televisioni,
ricevono cospicui finanziamenti dallIran per realizzare pi o meno surrettizie campagne di appoggio alle
posizioni iraniane nellarea. Questo provoca una forte reazione da parte delle autorit politico religiose legate
al mondo sunnita che temono uninfiltrazione politica economica ma anche di proselitismo religioso
realizzata dallo scomodo vicino sciita.
2.6 I gruppi etnici ad Herat
La composizione etnica della provincia approssimativamente quella che illustreremo a breve. Va per
tenuto conto che, come per il livello nazionale, non esistono censimenti ufficiali in grado di dare dati precisi
e i grandi movimenti di popolazione che caratterizzano tradizionalmente ogni terra di frontiera rendono le
valutazione ancora pi complesse. La maggiori parte delle stime ufficiali tende a concordare su questi
numeri:
Tagiki 65%
Pashtun 20%
Hazara 10%
Uzbeki 5%
La principale lingua parlata nella provincia il Dari (la variante afgana del farsi). Naturalmente molto usato
anche il Pastho tanto che le principali stazioni radio e televisive della provincia hanno programmi in
entrambe le lingue Herat ha il pi alto tasso di alfabetizzazione del Paese con un 45 % per gli uomini e un
17
15% per le donne ed un antica tradizione culturale che fa di questa citt una delle culle della civilt afgana.11
La provincia di Herat caratterizzata da una pacifica convivenza tra gli appartenenti alle due maggiori
confessioni islamiche anche se negli ultimi anni laccentuarsi della pressione politico culturale dellIran su
questa area strategica per il controllo dellAfghanistan, sta creando molto malumore e apprensione sia fra le
forze politiche che nelle autorit religiose per la stragrande maggioranza legate allortodossia sunnita. Non
va infatti dimenticato che nella provincia la, maggioranza della popolazione sunnita (circa l85%) mentre
sciita il restante 15%.
Vediamo adesso nel dettaglio come vivono e dove si insediano le principali comunit etniche della provincia.
Tagiki 65%
Sono letnia maggioritaria in citt e nella provincia, vivono distribuiti in maniera pi o meno uniforme sia
nel capoluogo provinciale che nelle aree rurali che lo circondano. Occupano le posizioni dominanti nella
pubblica amministrazione e nelleconomia grazie ad un fitta rete di rapporti e legami costruita nel corso
degli anni. Pur non avendo consolidate strutture di origine tribale, in quanto tradizionalmente coltivatori e
allevatori, si organizzano comunque in gruppi di potere e pressione in grado di influenzare
significativamente la societ in cui vivono. In particolare in citt hanno in mano le leve del commercio, dei
media e degli uffici pubblici. Il loro leader storico, di fatto vero governatore ombra di Herat, Ismail Khan ha
costruito la sua immensa popolarit su di un uso moderato ed in qualche modo tollerante del potere, attorno
ad unabile politica di alleanze con il vicino Iran e ma anche con la creazione di un mito personale di
indomito combattente della resistenza antisovietica prima e antitalebana poi.
Pashtun 20%
Nella provincia risiedono per lo pi nei distretti di Shindand, Adraskan, Ghoryan, Gulran, Obe, Kohsan,
Guzara e Pashtun Zarghoon, dove rappresentano la minoranza etnica pi popolosa. Popolo di origine
nomade, nel corso della storia si diviso in diverse unit tribali, composte da poche centinaia o migliaia di
membri, legati da forti vincoli di solidariet. Storicamente non hanno radicata la cultura del vivere in luoghi
ben definiti ed ancora oggi molte loro trib sono dedite al nomadismo e si spostano dalle pianure ai pascoli
montani secondo le stagioni.
Lelemento tribale ha prodotto, sul piano politico, una frammentazione intra-etnica e un decentramento del
potere fino alla fine del XIX secolo: fino ad allora, infatti, letnia non attribuiva un rilevante significato alla
rivendicazione storico-culturale pashtun. Con la nascita dello stato nazionale afgano, visto come semplice
estrinsecazione del Pashtunistan, llite urbana ha iniziato ad identificare lideologia nazionale afgana come
ideologia nazionale pashtun e a considerarsi la vera popolazione afgana (gli "eletti"). Per llite urbana,
Pashtunistan non significava solamente linsieme dei territori abitati dalle proprie trib, ma
11
La civilt timuride del XV secolo, che ebbe uno dei suoi centri maggiori ad Herat. Durante questa vera et delloro
per larte e la cultura di si sviluppa una tradizione di alto livello di letterati, calligrafi, miniaturisti e musicisti, che dura
fino al XVI secolo
18
lintero territorio compreso tra i fiumi Amu Darya e Indo, quindi ben lontano dalla provincia di Herat.
Questa forma di rivendicazione sociale, storica e culturale stata un importantissimo punto di riferimento
della politica dei presidenti afgani negli anni Cinquanta (Mohammed Daud) e Settanta (Hafizullah Amin) e,
sino ad oggi, si sono mantenuti fedeli a tale modello i pashtun etnocentrici (ad esempio, gli esponenti di
Afghan-e-Millat, partito di orientamento pashtun-nazionalista).
Hazara 10%
La maggior parte degli Hazara che abitano in provincia vive nei distretti di Herat e di Injil. Gli Hazara
provengono da una regione dei monti centrali dellAfghanistan detta appunto Terra degli Hazara
(Hazarajat) e discendono, come i Turkmeni, da popolazioni mongole di cui mantengono i tratti somatici.
Una larga fetta della comunit hazara residente ad Herat di fede sciita e beneficia del sostegno economico
iraniano: per questo motivo si prevede che il ruolo di questa comunit possa diventare pi importante nel
prossimo futuro. Inoltre, sembrerebbe, da voci provenienti da fonti pashtun e tagike, che gli stessi stiano
acquistando molti terreni nella provincia di Herat con capitali di provenienza iraniana. Fino a tutto il 2009 il
governatore della provincia apparteneva a questa etnia.
Uzbeki 5%
Popolazione mongola, ha avuto nel corso della storia mescolanze con popolazioni di origine turca, con cui
condividono aspetti fisici tipici come la pelle pi chiara rispetto agli altri afgani. Dediti alla pastorizia, si
sono inseriti nella societ contemporanea nel settore commerciale, nellartigianato dei tappeti e nella
lavorazione delloro e dellargento. La struttura sociale, di matrice patriarcale, attribuisce grande importanza
alla mutua assistenza e alle relazioni con gli appartenenti alletnia. Pur essendo aperti ad unioni interetniche,
hanno una certa avversione nei confronti dei Pashtun.
Nella provincia vivono anche diverse comunit di Kuchi, gruppo etnico dedito al nomadismo tra il Pakistan e
la provincia di Herat, di Aimak, termine di origine turca che significa trib, privi di caratterizzazione etnica e
di Turcomanni, nomadi guerrieri giunti dal mar Caspio oggi dediti allagricoltura e alla pastorizia. Questi
ultimi vivono per lo pi nei distretti di Herat, Gularan e Kushk.
2.7 Principali riferimenti della storia recente Afghana
1835-1863 Regno di Dost Mohammad
1839-1842 Prima guerra anglo-afghana
19
1863-1879 Regno di Sher Al
1878 Seconda guerra anglo-afghana
1879 Trattato di Gandamak firmato da Yakub Khan, che autorizza la
presenza di un rappresentante britannico a Kabul
1880 I britannici riconoscono Abdur Rahman come emiro
1880 Sconfitta britannica a Maywand
1885 Occupazione dell'oasi di Pandjeh da parte dei Russi
1887 Accordo russo afghano sulla frontiera settentrionale dell'Afghanistan
1901 Morte di Abdur Rahman, suo figlio Habibullah diventa emiro
1919 Assassinio di Habibullah, Amanullah diventa emiro
1919 Terza guerra anglo-afghana
1921 L'emiro di Bukara si rifugia in Afghanistan
1921 21 febbraio, trattato di amicizia con l'URSS
1927 Visita del re in Europa
1928 Insieme di riforme seguito dal sollevamento di Bacha ye Saqqao
1929 Abdicazione di Amanullah, sconfitta di Bacha e vittoria di Nader Khan sostenuto da una
confederazione tribale
1933 Assassinio di Nader Khan. Zahir re. Suo zio Hashim Khan governa il paese e si avvicina all'Asse
Roma-Berlino
1947 Spartizione dell'India ed indipendenza del Pakistan. Inizio delle rivendicazioni afghane sul Pashtunistan
20
1953-1963 Daud, cugino del re, primo ministro
1955 In dicembre, visita ufficiale di Nikita Kruscev a Kabul
1961 Crisi con il Pakistan
1963 Dimissioni di Daud, inizio dell'era costituzionale
1965 Elezioni generali (agosto), moti studenteschi e dimissioni del abinetto Yussuf (ottobre)
1965 Fondazione del Partito Democratico del Popolo Afghano PDPA (comunista)
1969 Elezioni per la seconda legislatura
1973 17 luglio, colpo di Stato del principe Daud che instaura la Repubblica I I I
1978 27 aprile, colpo di Stato comunista
1979 27 dicembre, invasione sovietica.
1979-1986 I mujaheddin proclamano la guerra santa e resistono all'invasione, malgrado il controllo sovietico
dello spazio aereo,
1989 Ritiro dell'Armata Rossa dopo le perdite conseguenti alla migliorata dotazione militare della resistenza
(missili terra-aria Stinger)
1992 Caduta del governo comunista di Najibullah.1992 Installazione dei governi mujaheddin di Mojaddidi e
Rabbani. Hekmatyar bombarda Kabul.
1994 Apparizione del movimento talebano appoggiato dal Pakistan. A novembre i talibani conquistano
Kandahar
1994-1995 I talebani conquistano tutto il territorio etnico pashtun
1995 5 settembre, presa di Herat
1996 26 settembre, i talebani entrano a Kabul
21
1997 Maggio. Prima conquista di Mazar-i-Sharif poi perduta per lareazione hazara
1998 8 agosto. Mazar-i Sharif riconquistata dai talebani
1998-2001 I talebani controllano tutto il territorio afghano tranne il Nord-Est in cui resiste l'Alleanza del
Nord sotto la guida militare di Ahmad Shah Massud. 2001 Aprile. Massud compie una tourne in
Europa (Francia e Parlamento Europeo) per denunciare i rischi per l'Occidente della situazione in
Afghanistan 2001 9 settembre. Ahmad Shah Massud assassinato nella valle del Panshir da due terroristi
kamikaze sotto le false spoglie di giornalisti marocchini giunti ad intervistarlo
2001 11 settembre. I quattro aerei passeggeri dirottati dai terroristi di Al Qaida si schiantano sulle Torri
gemelle a New York, sul Pentagono e in Pennsylvania
2001 7 ottobre. Iniziano i raid aerei americani sull'Afghanistan
2001 L'Alleanza del Nord con l'appoggio anglo-americano riconquista Mazar- i Sbarif, Kabul (13
novembre) e Kunduz
2001 5 Dicembre. Nasce a Bonn il nuovo governo provvisorio afghano presieduto da Hamid Karzai
2001 6 dicembre. Resa del bastione talebano di Kandahar
2001 22 dicembre. Entra in funzione il nuovo governo provvisorio I V dellAfghanistan.
2002 Gennaio. L'aviazione americana continua i bombardamenti per catturare o uccidere Osama Bin Laden
ed il mullah Omar, che riescono a fuggire, probabilmente in Pakistan
2002 Ventimila soldati americani restano in Afghanistan e arrivano le prime truppe della Nato per garantire
la sicurezza di Kabul e delle istituzioni governative afghane
2002 Giugno. A Kabul si riunisce la Loya Jirga che conferma la presidenza transitoria di Karzai, con un voto
segreto
2002-2003 I resti dei talebani, di Al Qaida ed i miliziani di Hekmatyar lanciano la guerriglia contro le truppe
straniere in Afghanistan ed il governo di Kabul
22
2003-2004 14 dicembre. Viene convocata la Loya Jirga costituzionale, che il 4 gennaio 2004 approva la
nuova costituzione afghana
2004 9 ottobre. Si tengono le elezioni presidenziali in tutto l'Afghanistan, che eleggono Karzai
2009 agosto Karzai viene rieletto presidente
23
3 IL SIMBOLO
Il simbolo un elemento della comunicazione che, secondo la dizione del Devoto Oli, pu essere definito
come: il segno efficace condensato, solenne corrispondente a contenuti e valori particolari o universali
La parola "simbolo" deriva dal latino symbolum ed a sua volta dal greco smbolon dalle radici
- (sym-, "insieme") e (bol, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme"
due parti distinte. Essa trae origine dallantica usanza del mondo greco di spezzare in due una tessera in
terracotta o legno e dividerla tra due persone, due famiglie o persino due citt dopo la conclusione di un
patto, di un accordo commerciale o a cementare unamicizia. Il perfetto combaciare delle due parti della
tessera provava l'esistenza dell'accordo. Quindi simbolo significa letteralmente ci che ha il potere di unire.
Ma nellaccezione moderna cosa unisce il simbolo? Esso lega un significante (ad esempio cerchio rosso con
una striscia bianca nel mezzo) con un significato (divieto di accesso nella segnaletica stradale ma per
analogia anche stop a qualcuno (unito allimmagine di un cane segnala il divieto di accesso agli animali in
locale) o persino a qualche idea considerata inaccettabile (pensiamo ai cartelli no al razzismo)
Insomma, il potere evocativo del cartello stradale di divieto daccesso cos forte e radicato nellimmagina-
rio di una societ che fa della mobilit una delle sue caratteristiche fondanti, da assurgere appunto a
simbolo stesso del concetto di fermare, dover fermare.
I simboli possiedono un forte carattere intersoggettivo, in quanto sono condivisi da un gruppo sociale o da
una comunit culturale, politica, religiosa. Essi hanno un grandissimo potere di definizione identitaria tanto
che Karl Gustav Jung elaborando la teoria degli archetipi li definisce come dei prototipi di insiemi simbolici
cos profondamente iscritti nellinconscio umano da costituire una vera e propria struttura.12
Nel senso
freudiano del termine il simbolo esprime invece in modo indiretto e figurato il desiderio o i conflitti. Il
simbolo la relazione che collega in contenuto manifesto di un comportamento al suo senso latente. Ha
insomma una dimensione pi limitata e soggettiva
Il simbolo assume quindi una funzione pedagogica e assimilatrice, esso produce un sentimento di
identificazione di partecipazione ad una comunit pi ampia che in esso si riconosce . Fa comprendere agli
uomini che essi non sono soli ma vivono partecipando ad un comune sentire di cui fanno parte e in cui
possono specchiarsi.13
12
C.G. Jung, Gli archetipi e linconscio collettivo, Torino, 1980 13
Basti pensare agli abbigliamenti eccentrici di certe sottoculture come gli Emo o negli anni settanta i Punk. Capelli
acconciati ad una certa maniera certi tipi di stivali o di pantaloni assumono il senso non solo di segnali di
riconoscimento e appartenenza ma di una vera e propria simbologia comunicativa e valoriale. Il discorso potrebbe
estendersi a moltissimi altri campi dalle uniformi militari a quelle delle confraternite religiose o spirituali..
http://it.wikipedia.org/wiki/Comunicazionehttp://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_grecahttp://it.wikipedia.org/wiki/Intersoggettivit%C3%A0http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_sociale
24
Il simbolo vive quindi nellanimo delluomo e in qualche modo anche della collettivit da cui riconosciuto.
Per mantenersi vivo e vitale esso deve continuare a manifestare significati e provocare reazioni. Per dirla
ancora con Jung simbolo esiste in quanto tale finch per lo spettatore lespressione suprema di ci che
presagito ma non ancora conosciuto14
Per usare espressioni pi semplici il simbolo vivo finche viene
percepito dal suo universo di riferimento in maniera univoca e significativa provocando le stesse reazioni in
tutti i soggetti che lo popolano.
Ogni gruppo sociale, ogni comunit ogni epoca hanno i loro simboli e simbologie. Studiarli la maniera
forse pi diretta ed efficace per comprendere gli uomini che li utilizzano perch i simboli mettono in
comunicazione profonda con lambiente sociale circostante. Un comunit senza simboli una comunit
morta anzi una non comunit perch ha perso completamente le radici pi autentiche che la definiscono
come tale.
La comunicazione simbolica un passo avanti immenso sulla via della conoscenza e della socializzazione
Per le sue caratteristiche intrinseche di immediatezza e comprensibilit, e per essere una sorta di distillato
della cultura e del vissuto di un popolo, il simbolo ha la capacit di introdurci nel cuore dellindividualit e
nello stesso tempo del sociale.15
Chi entra nel senso dei punti di riferimento simbolici di una persona o di un
popolo pu dire allora di conoscere veramente a fondo quella persona o quel popolo. Si pu affermare che il
simbolo funzioni un po con una strumento risonanza: si attiva ed agisce quando le sue frequenze si
accordano perfettamente con quelle della societ che lo impiega. Studiare quindi il patrimonio simbolico di
un popolo ci permette di comprendere quali sono i paradigmi mentali e percettivi che lo identificano e
persino in che modo esso guardi alla realt che lo circonda.
Secondo una dizione classica simbolo pu essere di due tipi:
convenzionale, in virt di una convenzione sociale;
analogico, capace di evocare una relazione tra un oggetto concreto e un'immagine mentale.
Ad esempio, il linguaggio parlato consiste di distinti elementi uditivi adoperati per rappresentare concetti
simbolici (parole) e disposti in un ordine che serve a dare ulteriore senso al loro concordare. Come detto
precedentemente la forza iconica di alcuni elementi anche convenzionali diventa per tale che essi hanno la
capacit di evocare suggestioni molto al di la del loro significato immediato.
14
C.G. Jung, Gli archetipi e linconscio collettivo, Torino, 1980 15
"Se tutta la civilt si dimostra attiva nella creazione di determinati mondi di immagini, di determinate forme simboliche, lo scopo della filosofia non consiste nel ritornare al di qua di tutte queste creazioni, ma invece nel
comprenderle e renderle coscienti nel loro fondamentale principio creativo. Solo in questa consapevolezza il contenuto
della vita si eleva alla sua forma autentica. La vita emerge dalla sfera della mera esistenza data da natura: essa non
rimane n un elemento di questa esistenza, n un processo meramente biologico, ma si trasforma e si perfezione
divenendo forma dello spirito." (E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche)
http://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggiohttp://it.wikipedia.org/wiki/Parola
25
3.1 Il simbolo nella societ Afghana
Nelle societ tradizionali, o comunque legate a strutture tribali, i simboli popolano la realt sensoriale e
mentale dell'uomo. Li possiamo rintracciare praticamente ovunque, nei miti, nelle fiabe e nei proverbi
popolari, nelle sculture e negli edifici civili e religiosi, negli strumenti rituali e persino negli oggetti d'uso
quotidiano. Sono localizzazione che contribuiscono a renderli attivi, in ogni momento, lungo i percorsi
dell'esistenza individuale. Persino dove i moderni strumenti di comunicazione di massa sono presenti, gli
stili della comunicazione restano profondamente impregnati dei codici simbolici ereditati dalla tradizione.
In questo modo i simboli, veri e propri mezzi di comunicazione primigeni con un loro linguaggio
trasversale, rimangono a fecondare la vita di tutti i giorni pur nel mutare degli strumenti di accesso alla
conoscenza. Gli antichi cantastorie che nei villaggi tramandavano leggende e aneddoti di saggezza
popolare, lo facevano con un linguaggio criptico profondamente intriso di una simbologia anche di non
semplice comprensione. Eppure le loro parole erano comprese e accettate, le storie che raccontavano
facevano parte della vita di tutti i giorni nei piccoli centri rurali e persino nelle grandi agglomerati urbani,
solo in parte attraversati dalla modernit. Va tenuto presente che, assieme ai Mullah, questi cantastorie
hanno continuato a costituire la principale fonte di accesso alla conoscenza nelle aree rurali almeno fino
allarrivo dellinvasione Russa. Non improbabile che ancora oggi queste figure di antichi cronisti
vivano e operino in molti centri minori dellAfghanistan.16
Da sottolineare anche come nei dintorni di Herat sia nato Jalal din Maulana Rumi17
il massimo poeta
mistico persiano, fondatore delle confraternita dei dervisci danzanti attiva nella citt turca di Konia.
Ancora oggi molto diffusi nellovest del Paese le tariqe18
sufi sono state combattute duramente dai
Talebani che consideravano il complesso delle loro credenze assolutamente eretiche. Nonostante questo i
mistici Sufi sono ancora popolarissimi e molto rispettati nelle zone rurali contribuendo a diffondere una
coscienza islamica popolare e non dogmatica che fa del simbolismo il suo architrave.
16
Letnologa Margaret Mills nel suo Rhetorics and politics in Afgana traditional storytelling descrive proprio le
registrazioni di alcune esibizioni che due di questi cantastorie fanno allinterno di un piccolo villaggio nei dintorni di
Herat. Colpisce il linguaggio criptico gravido di significati nascosti con cui le storie sono composte. Quasi un
linguaggio iniziatico che dimostra in maniera quasi plastica quanto il simbolismo sia profondamente
17 Jall al-Dn Rm, nome completo Mawln Jall al-Dn Rm (1207 1273), fu un poeta e mistico persiano. Fondatore della confraternita sufi dei "dervisci rotanti" (Mevlevi), considerato il massimo poeta mistico della
letteratura persiana. Le opere principali di Rm sono due: il Dwn o canzoniere, noto come Canzoniere di Shams-i
Tabrz. L'altro un poema lungo a rime baciate, forma stilistica chiamata comunemente in in persiano "Masnav"
18 Le Confraternite islamiche (tarqa, pl. turuq) sono un tardo fenomeno del sufismo. Dopo la prima fase individuale, i
sufi si organizzarono infatti, a partire dal XII secolo, in strutture complesse di discepoli (murd, pl. murdn) che, sotto
la guida di un Maestro, imparavano a percorrere la Via mistica per giungere ad una diretta conoscenza (Marifa) di Dio.
Il termine sufi deriva dal rozzo mantello di lana che erano soliti indossare per proteggersi dal freddo nel loro
pellegrinare.
http://it.wikipedia.org/wiki/1207http://it.wikipedia.org/wiki/1273http://it.wikipedia.org/wiki/Poetahttp://it.wikipedia.org/wiki/Misticohttp://it.wikipedia.org/wiki/Persiahttp://it.wikipedia.org/wiki/Letteratura_persianahttp://it.wikipedia.org/wiki/Sufismohttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Ma%27rifa&action=edit&redlink=1
26
Insomma in una societ profondamente religiosa come quella dellAfghanistan luso di forme di
comunicazione sincretiche in cui diversi livelli informativi si fondono con elementi simbolici tradizionali
ancora molto diffuso. Come un fiume carsico che innerva di se tutta la societ ne ritroviamo echi sia
nella programmazione televisiva, che nella nascente industria dei videoclip musicali e nella ricca
produzione letteraria stampata sui piccoli fogli artigianali molto diffusi nella citt di Herat. Persino nei
deliranti messaggi e nelle night letters, con cui le organizzazioni dellestremismo islamico rivendicano
le loro azioni o ne minacciano di nuove, si ritrova uno stile di scrittura che fa spesso riferimento a questa
antichissima forma comunicazione . Spesso nel leggere questi documenti pi che ad una rivendicazione
terrorista si ha limpressione di trovarsi davanti ad una profezia millenaristica sulla fine del mondo.
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4 LA SOCIOLOGIA VISUALE
Lesperimento con il Test Visuale Simbolico un tentativo di applicazione di quella che viene definita
sociologia Visuale, una tecnica di ricerca sociale che, nella definizione data da Patrizia Faccioli19
, una delle
maggiori esperte italiane di questa branca di studio, insieme una metodologia (o per meglio dire un
approccio conoscitivo) fondata sulle potenzialit che derivano dalle caratteristiche delle immagini, e una
disciplina autonoma che ha come peculiare campo di studio le pratiche sociali della vita quotidiana legate
alla comunicazione per immagini. Una disciplina relativamente nuova per il nostro Paese, visto che se ne
parla solo da una ventina danni, ma assai pi strutturata nei paesi di cultura anglosassone.20
Per dirla con in grande sociologo visuale John Grady il primato della vista nel processo di conoscenza del
mondo si traduce nel fatto che le persone, i gruppi, le istituzioni, le culture e persino le nazioni comunicano
tra loro in prima istanza per mezzo di messaggi visuali siano essi intenzionali o meno.21
Si pu quindi sostenere che la sociologia visuale, quasi in un rapporto biunivoco, si fonda sulla dimensione
visuale del mondo che allo stesso tempo soggetto di analisi di questa particolare branca di studio.Utilizzare
la sociologia visuale come strumento di approfondimento delle diversit etno-culturali una strada quasi
obbligata in particolare per universi sociali come quello afgano, caratterizzati da un altissimo livello di
analfabetismo e da una profonda labilit dei confini etnici. Proseguendo nel ragionamento, cos come
formulato da Faccioli, la scelta di ricorrere ad una tecnica di indagine basata sulle immagini porter
allindubbio vantaggio di poter superare le barriere difensive che ognuno di noi naturalmente oppone ad un
indagine troppo approfondita e invasiva delle proprie percezioni e opinioni.22
Ma lobbiettivo del nostro esperimento di analisi non quello di tentare unintrospezione psicologica del
soggetto testato ma di indagare la mappa simbolica generale che caratterizza un intero gruppo sociale o una
comunit. Pi che di un indagine qualitativa in profondit su un soggetto. lobbiettivo del TVS quello di
ottenere informazioni quantitative quanto pi possibile generali su una platea di soggetti la pi vasta
possibile. Visto che gli individui non sono delle monadi isolate, bisogna capire quale sia il fattor comune
simbolico che li accomuna, come le strutture sociali, le influenze culturali le comuni percezioni del mondo di
19
Cfr Nuovo manuale di sociologia visuale, di Faccioli, Lo Sacco pagina 31
20 La sociologia visuale quellarea della sociologia che si occupa della dimensione visuale della vita soicale. Di questa
subdisciplina si occupa l International Visual Sociology Association (IVSA), editrice della rivista Visual Studies.
Molto legata ai campi di interesse di studi dei suoi fondatori, la sociologia visuale tende ad impegnarsi soprattutto nello
studio della fotografia e nella realizzazione e studio di documentari sempre in campo sociologico. Resta il fatto che
almeno da un punto di vista teoretico la sociologia si occupa dello studio di ogni forma di materiale visuale e di
universi sociali connessi con limmagine utilizzando per farlo ogni tipo di materiale visuale in qualunque forma
metodologica.
21 Psychovisuals A handbook of theory and visual analysis for photographers Jophn Grady - Pearson custom- 2002
22 E quanto avviene nellintervista con la foto stimolo che funziona pi di una domanda espressa solo verbalmente
come i sociologi visuali hanno scoperto ormai da tempo. Davanti ad un immagine linterpretazione sempre
soggettiva, ma nella situazione di un intervista in profondit lo scopo del ricercatore proprio quello di cogliere quella
soggettivit che si manifesta spontaneamente ed emotivamente davanti ad uno stimoli visivo cfr Faccioli, Lo sacco-
Nuovo manuale di sociologia visuale. Pag 211-212
http://www.visualsociology.org/http://www.tandf.co.uk/journals/titles/1472586X.asp
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un gruppo sociale abbiano influenzato il modo di percepire la realt di un singolo soggetto, come in
definitiva un determinato oggetto o stimolo visivo venga percepito diversamente nelle diverse culture.23
Perch fuori di dubbio che la visione, e quindi la percezione, siano culturalmente strutturate. Gli esempi
sono moltissimi basta pensare al diverso significato che ad esempio un serbo di Bosnia, un albanese
kosovaro e un cittadino lombardo, possono dare alle tre dita di una mano sollevate.24
Il principio del
relativismo culturale afferma proprio questo che ci sono molti modi per vedere la stessa cosa, nessuno dei
quali necessariamente migliore o peggiore e che anche attraverso lanalisi di questi diversi punti di vista noi
possiamo capire le diverse identit che compongono il variegato mosaico di una societ arcaica ma
profondamente frammentata come quella afghana.
La sociologia visuale parte da questo assunto per analizzare le diversit culturali e utilizza le immagini sia
come campo di analisi25
sia come strumento di lavoro attraverso le foto stimolo da utilizzare come supporto
di lavoro per un intervista strutturata26
Nellintervista sociologica quella che si vive una relazione asimmetrica tra due attori, uno con il potere di
fare domande laltro nella scomoda situazione di dover rispondere nella maniera pi chiara e onesta
possibile. Tutto questo dando per scontato lovvio presupposto che il soggetto intervistato abbia accettato
volontariamente di sottoporsi allintervista. Questo naturalmente crea un pi che motivato dubbio sulla reale
correttezza delle risposte ricevute perch il soggetto intervistato potrebbe non voler fornire tutte le
informazioni richieste sul suo vissuto oppure essere interessato a dare una precisa, e non per questo veritiera,
immagine di se. Lutilizzo di una foto stimolo come metodo di ricerca pu risolvere o quanto meno mitigare
questi problemi perch permette di superare molte della barriere mentali e delle naturali ritrosie che
qualunque soggetto, anche il pi disponibile, ha inevitabilmente nellaprirsi alla condivisione di opinioni e
stati danimo. Limmagine produce uninterazione diversa tra intervistatore e intervistato, pu aiutare ad
accorciare le distanze tra i due soggetti sia perch ha una connotazione meno forte ed invasiva del
23 Citando Mattioli la sociologia visuale costituisce un contributo fondamentale per la ricerca sociale ai fini di: mantenere il contatto con i problemi, con le persone, avere capacit non solo analitiche, ma anche propositiva,
essere l dove la societ cresce, si evolve, crea i suoi conflitti e le sue occasioni di sviluppo e, soprattutto, dove c
bisogno di portare in superficie una realt nascosta, ignorata o misconosciuta. La sociologia visuale, quindi, si presenta
come un richiamo al realismo, alla pregnanza, alla partecipazione, o alla militanza; la forza delle immagini, la loro
immediatezza, la loro capacit non solo di denunciare e di fornire prove, ma anche di scatenare emozioni contribuisce a
dare un quadro particolarmente affascinante del lavoro del sociologo visuale. Mattioli Sociologia visuale Eri- Rai
24
Il simbolo tre formato dal pollice dallindice e dal medio di una mano sollevata, rappresenta per alcune frange pi
conservatrici della cultura serbo ortodossa il simbolo della comunit nazionale. Dio patria e famiglia come i nazionalisti
serbi hanno avuto pi volte modo di dimostrare nelle manifestazioni contro lindipendenza del Kosovo o in quelle
precedenti alla guerra di Bosnia. Evidente che per un Albanese lo stesso simbolo, se pure ben conosciuto avr un
accezione del tutto negativa,. Un italiano invece, sen non particolarmente addentro alla cultura balcanica, nel simbolo
delle tre dita sollevate al cielo riconoscer probabilmente solo e semplicemente un indicatore numerica. Lo stesso
simbolo insomma, ricevuto da tre persone diverse sar dunque un indicatore positivo per alcuni, negativo per altri o non
significante ( o con un significato radicalmente diverso) per altri ancora. 25
A questo proposito si pu citare il lavoro di Johm Grady Visual studies del 2007 che ha analizzato immagini
pubblicitarie dagli anni 30 agli anni 40 per comprendere quanto sia cambiata la societ americana nel secolo passato. 26
LA foto stimolo non altro che una variazione dellintervista semi strutturata basata sulle immagini anzich su una
traccia di domande. Scoprendo se e come le immagini proposte hanno un diverso singnificato per il soggetto o fra
diversi soggetti, il ricercatore comprende e studia le diverse visioni del mondo.
29
linguaggio, (una domanda secca dicotomica o comunque semplificatrice quasi inevitabilmente pone in uno
stato difensivo chi la riceve) sia perch permette di spostare il focus apparente dellintervista dal soggetto
indagato alle immagini usate per interrogarlo.27
Limmagine ha poi una capacit di sollecitazione a pi livelli
razionale e inconscio soprattutto se stata scelta e costruita proprio con lo scopo di suscitare reazioni
emotive che vadano oltre la semplice decrittazione logico sintattica del messaggio in essa contenuto.
Per quello che riguarda limpiego pratico nella nostra ricerca del patrimonio teorico proprio della sociologia
visuale, bisogna sottolineare come esso si declini in molte interpretazioni possibili ognuna di esse
corrispondente ad una ben precisa modalit operativa e finalit pratica. Elencandole e descrivendole nel
dettaglio scopriremo come il concetto di sociologia visuale spazi da accezioni forti che ne fanno una
metodologia di ricerca complessa e innovativa fino ad altre deboli se non debolissime che la vedono come
uno strumento ancillare e meramente esplicativo a servizio di pi strutturate e tradizionali forme di ricerca
sociale. Dallesame della letteratura consultata sullargomento si ritiene di poter formulare la seguente
classificazione:
4.2 La raccolta di dati utilizzando le macchine fotografiche ed altri strumenti di registrazione
In sostanza la macchina fotografica viene utilizzata come un registratore e questo genere di metodologia di
raccolta dati si dimostra particolarmente adatta e versatile nella ricerca sperimentale e nellinterazione con
piccoli gruppi ma anche nella ricerca con il metodo dellosservazione partecipante. La macchina fotografica
in grado di raccogliere e conservare dati con una precisione e un dettaglio superiore a quello di qualsiasi
annotazione scritta o orale anche se registrata su di un supporto magnetico. Dettagli che possono sfuggire ad
unosservazione per quanto attenta e accurata, possono poi essere recuperati e notati in successive fasi di
analisi. Aprendo un altro canale di informazione le registrazioni visive conservano maggiori informazioni
Piccoli dettagli che comportamentali ma anche gesti intonazioni della voce e reazioni riflesse e
incontrollabili come linarcarsi di un sopracciglio, la piega di un sorriso o il momentaneo cambiamento di
uno sguardo, possono cambiare il valore delle parole raccolte nel corso di un intervista strutturata anche
radicalmente facendogli assumere le sfumature dellironia del sarcasmo o anche della semplice
contraddizione con quanto si detto. Per questo la sociologia visuale propone al ricercatore lutilizzo dei
registratori digitali di immagini per la conservazione e larchiviazione delle sessioni di studio anche perch
queste tecnologie permettono di manipolare costruttivamente il materiale raccolto. Anche con i vecchi
sistemi di registrazione su pellicola, e vieppi se si utilizzano telecamere e cineprese a supporto di
registrazione digitale, le immagini raccolte possono essere accelerate bloccate rallentate zoomate per cercare
di studiare fenomeni che sono normalmente troppo lenti o veloci o piccoli o grandi per essere agevolmente
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Nella comunicazione visuale loggetto l ma il ricercatore non lo nomina e quindi non lo definisce e cos facendo
non lo connota, n positivamente n negativamente, lasciando il soggetto libero di interpretarlo sulla base del proprio
vissuto. Allo stesso modo il fatto che la comunicazione verta sullimmagine e non su domande dirette allintervistato,
non fa sentire questultimo sotto accusa e la relazione che si instaura risulta molto pi spontanea e fluida, seguendo
un modello collaborativi invece di quello tradizionale che vede la ricerca come un flusso di informazioni a senso unico
Harper in Good Company. Un sociologo tra i vagabondi, Angeli, Milano
30
analizzati dal vivo. I video-sociologi possono anche usare il la tecnica di giustapporre avvenimenti e
momenti diversi con lo scopo di produrre significati o almeno levidenza empirica di essi. Con luso di
telecamere nascoste o comunque protette, i sociologi possono anche realizzare un osservazione diretta in
posti dove il ricercatore non potrebbe in alcun modo arrivare da solo perch troppo pericolosi o perch
presenze esterne non sarebbero comunque benvenute. Le registrazioni con camere automatiche o comunque
remotate si prestano anche ottimamente a realizzare, con la tecnica dellosservazione non partecipante
ricerche in situazioni particolari dove la presenza di un persona esterna falserebbe i risultati del lavoro come
ad esempio una ricerca in un campo giochi per bambini
4.3 Studio dei dati visuali prodotti dalle diverse culture
In questo campo di analisi la sociologia visuale si occupa di raccogliere organizzare e analizzare il
patrimonio di immagini prodotto dalle diverse culture. Opere darte, fotografie, film, video, fonts, pubblicit
video o cartacee, icone per computer, larchitettura, la moda, il trucco le acconciature per capelli, i tatuaggi e
persino le espressioni facciali, fanno tutte parte di un complesso, integrato sistema di comunicazione
prodotto da e per i componenti di una societ. Luso e la comprensione delle immagini visuali governato da
un codice simbolico tacitamente stabilito dalla societ stessa. I codici visuali sono stati strutturati e allo
stesso modo possono essere destrutturati, decodificati e letti come una sorta di testo profondamente
significante perch in grado di parlare a diversi livelli: ai cuori e alle menti degli uomini che lo utilizzano .
Questi linguaggi simbolici possono essere analizzati con tecniche di decodifica prodotte da diversi campi di
studio dalla, content analysis28
, alla semiotica, per arrivare al deconstruzionismo o alletnografia. Un
sociologo visuale pu categorizzare e sistemizzare le immagini; utilizzarle per interrogare le persone oppure
studiare in che modo le diverse culture usano le immagini per parlare di se stesse. In questo senso la
seconda possibile definizione della sociologia visuale : la disciplina che studia i prodotti visuali di una
societ, la loro produzione, il loro utilizzo e il loro significato.
4.4 Ricerca sociale attraverso le immagini
Una terza dimensione della sociologia visuale, e questa tra laltro laccezione che abbiamo utilizzato per il
nostro lavoro di ricerca, quella che utilizza i media visuali come strumento di lavoro. E questo sia ad un
28 Secondo Bernard Berelson la content analysis una tecnica di ricerca per la descrizione obbiettiva, sistematica e
quantitativa del contenuto manifesto della comunicazione. Il noto modello di Harold Lasswell sui mezzi di
comunicazione di massa definisce la content analysis come lo studio della componente What che cosa nello schema
a 5w. Vale ancora la pena di riportare una definizione italiana, quella di Franco Rositi, che nel 1988 definiva lanalisi
del contenuto come un insieme di metodi che sono orientati al controllo di determinate ipotesi su fatti di
comunicazione e che a tale scopo utilizzano procedure di scomposizione analitica e di classificazione normalmente a
destinazione statistica, di testi e di altri insiemi simbolici Bernard Berleson Content Analysis in Communication
Research (1952)
31
livello pi elementare, ovverossia come mezzo per comunicare o spiegare i risultati di una ricerca
sociologica allesterno, sia ad un livello pi profondo e qualitativo con limpiego delle immagini come
strumento di ricerca in s.
Nella sociologia visuale di scuola anglosassone questo insieme di tecniche viene definito Photo elicitation
Questi strumenti metodologici sono una combinazione della fotografia come equivalente di un registratore
sonoro e di tecniche qualitative come letnografia. Le tecniche di Photo elicitation utilizzano fotografie e
filmati come parte di un intervista chiedendo allintervistato di discutere il significato e il valore delle
immagini che gli vengono presentate29
. Le immagini vengono quindi impiegate dal ricercatore con lo scopo
preciso di suscitare una reazione e quindi raccogliere informazioni ad essa collegate. In questo genere di
ricerca le immagini possono essere tratte da un archivio personale del soggetto come foto di famiglia ma
possono essere anche raccolte da alter fonti come archivi fotografici o filmici, collezioni aziendali o raccolte
di immagini freeware sempre pi diffuse in commercio. Generalmente durante questo tipo di ricerca anche le
interviste vengono videoregistrate in modo che ne rimanga traccia concreta per lanalisi. Questo tipo di
lavoro viene prezioso per la tecnica del before-after usata dai sociologi visuali per confrontare nel tempo i
cambiamenti negli stati di fatto. Il suo impiego tende a porre in evidenza il mutamento intervenuto attraverso
il trascorrere del tempo in un soggetto di studio in una situazione o in un luogo fisico.30
Campo
d'applicazione tipico di questa tecnica sono il confronto tra i ritratti giovanili e quelli maturi. Ovviamente la
tecnica deve rispondere a parametri metodologici quali:
confronto tra periodi storici ritenuti significativi;
documentazione esistente del before in linea con le esigenze della ricerca dello studioso;
unit logiche confrontabili tra di loro.
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L'azione di commentare foto o filmati dirige il soggetto ad una rimeditazione della propria esperienza. Tale tecnica,
gi adottata da altre scienze quali la psicologia sociale e la etnoantropologia, stata largamente usata negli studi di
sociologia visuale. Un classico esempio il lavoro di Jon Harper intitolato Working Knowledge, in cui lo studioso
condusse un case-study su un meccanico di campagna nel Midwest americano. 30
esempio di ricerca basata sulla tecnica del before-after lo studio condotto dal Prof. Francesco Mattioli e dalla Dott.ssa Marina Ciampi in relazione ai quartieri La Romanina e Cinecitt. Caratteristica della sociologia visuale
inoltre la possibilit di poter rendere i risultati non solo in forma testuale, ma attraverso l'uso di un prodotto visuale
divulgativo.
http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Photo_elicitation&action=edit&redlink=1
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4.5 Utilizzo delle immagini per la presentazione di lavori di ricerca e analisi.
In questo contesto, sicuramente il meno pregnante di quelli fino ad ora descritti, la sociologia visuale ha un
compito puramente accessorio: quello di aiutare la descrizione grafica di ricerche sociali di tipo qualitativo e
analisi quantitative. La prima delle due funzioni pu essere implementata attraverso luso di filmati e
fotografie che, pur non essendo il cuore dellanalisi, vengono usati a scopo divulgativo per aiutare a
comprenderne finalit metodologie di lavoro e risultati. Nel campo della ricerca quantitativa luso delle
immagini pu essere prezioso per illustrazione di grafici e per la loro esemplificazione. In questo senso
meritano di essere di ricordati i lavori di Edward Tufte, Envisioning Information