Download - ilRiccetto Gennaio 2016
Il Riccetto-Giornale Studentesco
del IIS via Silvestri, 301
Uscita mensile 5° Numero 19/01/2016
STATUTO della
REDAZIONE de “ilRiccetto”
ART 1 Rispetto per le leggi e la
Costituzione Italiana, contro la
diffamazione, il fascismo, il
razzismo e per la difesa della
libertà di espressione e della
creatività individuale.
POLITICA INTERNA alla
SCUOLA e TERRITORIALE
-Perché l’alternanza Scuola-
Lavoro (di Giulio Blasco)
p pag.3
-Corsi pomeridiani, un
modello interessante di
scuola (Leonardo Timperi)
p pag.4
-Intervista a Vitaliy Prynda
(di Riccardo Serra) pag.5
POLITICA ESTERNA alla
SCUOLA
-Verso il Bene Comune (di
Chiara Falconi) pag.6
-Buon compleanno Peppino
(di Lorenzo Di Russo) pag.7
-Esempi d’oltreoceano (di
Ascanio Burattini) pag.8
SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.2: (de la
Sognatrice) pag.15
-Premio letterario: il Mio Viaggio
pt.2 (di Vitaliy Prynda) pag.16
-Sherlock
(di Maica Cantarella) pag.17
-Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi de
Bravetta) pag.20
Il giornalino studentesco ilRiccetto è arrivato finalmente al suo quinto numero . Un progetto interessante nato dalla voglia di costruire qualcosa di nostro, a partire dalla nostra sensibilità da studenti . Siamo al secondo anno di attività e continuiamo a ricevere articoli da nuovi ragazzi che vogliono partecipare al progetto. Una conquista per gli studenti , che acquistano finalmente uno spazio per dare voce a loro stessi. In copertina una significativa vignetta di Mauro Biani, che attraverso la sua sempre interessante analisi della realtà ribadisce un concetto che a noi della redazione è molto caro: il potere, spesso invidiato, che la cultura ha ne liberarci dalla schiavitù dell'ignoranza. (Di Leonardo Timperi)
RUBRICHE
STORIA E FILOSOFIA
-Storia sì, ma davvero tanto
lontana? (di Ester Flumeri)
pag.9 pag.9
-Oltre la sinistra (di Andrea Della
Polla) pag.10
–Rousseau (di Andrea Della Polla)
pag. 11 pag.11
RUBRICA CPS
-La nostra carta, i nostri
diritti pag.12
-Una città a colori: la scuola e il
territorio pag.13
-Mostra fotografica “La
buona scuola” pag.14
Dedicato a Luigi
PAROLA AGLI STUDENTI
2
Direttore
Leonardo Timperi
Vicedirettore
Lorenzo Di Russo
Direttore grafico
Francesco Casucci
Vicedirettore grafico
Silvia Gimigliano
Prof.ssa referente
Prof.ssa Bernabei
Referente Volta
Ascanio Burattini
Referente Malpighi
Giacomo Santarelli
Referente Ceccherelli
Andrea Della Polla
Redattori Ester Flumeri,
Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia
Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy
Prynda, Riccardo Serra, Francesco
Di Carlo
Vignettisti Giada Pompili,
Alessandro Dinale
“Il compito di un dottore è guarire i pazienti, il compito di un cantante cantare. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede.”
(Anna Politkovskaja)
Se la scrittura è la vostra passione, se
volete vedere come funziona la redazione
di un giornale scolastico, se volete far
valere la vostra voce e pubblicare i vostri
pensieri siete tutti invitati a partecipare
alla redazione del giornale. Se avete
articoli, suggerimenti e idee potete inviarli
alla mail*: [email protected]
* La partecipazione garantisce l’accesso al
credito formativo.
Redazione
3
Quante volte ci siamo chiesti il motivo per cui dobbiamo studiare così tante cose noiose e totalmente lontane dal nostro tipo di vita. Tante, troppe! Ogni giorno siamo invitati a leggere le molte pagine dei molti libri delle varie materie, che magari mai ci torneranno utili nella nostra vita. Così ci lamentiamo e tendiamo a vedere la scuola come una forzatura che viene imposta dall’alto, fatta solo di concetti nozionistici da studiare; se poi ci aggiungiamo banchi imbrattati da anni d studenti alle nostre spalle e piccole aule, nelle quali siamo costretti a passare la maggior parte della nostra giornata, si chiude il cerchio! Ovviamente la scuola non è quanto scritto sopra, sarcasticamente. La scuola è la maggior fonte di sapienza alla quale si può aspirare, quello strumento sul quale si baseranno i nostri obbiettivi futuri, poiché, per citare il romantico francese Victor Hugo, chi apre la porta di una scuola, chiude la porta di una prigione. Per attualizzare questa citazione, l’attuale governo, in uno dei punti della nuova legge per la scuola, ha difatti aperto una porta a tutti noi studenti: l’alternanza scuola lavoro. Ed è una cosa utile a noi studenti, dopo aver sentito parlare per anni di sprechi e mal gestioni dei fondi pubblici destinati al sistema scolastico italiano. Questo progetto, che ormai dovrà essere esteso a tutti gli studenti triennali degli istituti secondari di qualsiasi indirizzo di tutta Italia, è un’opportunità irreprensibile, grazie alla quale potremmo finalmente respirare un’aria diversa, più matura, più ‘da grandi’ , che non si ferma al singolo portone della nostre scuole. Questa volta ci hanno proposto un’esperienza alternativa ai banchi e ai libri: un’opportunità sensazionale di conoscere in modo diretto il
mondo del lavoro, capire a cosa andremo in contro dopo l’esame di maturità e per qualche giorno sentirci anche noi ‘piccoli manager’. Ciò non significa che saranno 60 ore di vacanza all’ anno in più a quante ne facciamo già, poiché comunque sono collegate alla scuola ( pur non sedendoci su quelle scomode sedie di legno) e quindi il nostro lavoro, a progetto concluso, sarà valutato e sarà parte integrante della media finale di una materia. Come a scuola, maggiormente nel lavoro, vigeranno norme di comunità come il rispetto degli orari, la frequenza continua, l’efficienza ( e l’efficacia) del nostro impegno e tutte le altre regole alle quali siamo già istruiti da anni; anche questi punti sono un’ allenamento a una responsabilizzazione di noi stessi; aspetti che sono presenti ma non così indispensabili nella scuola, che alla fin fine ci protegge e ci vizia per circa 13 anni della nostra vita. Questa nostra prima finestra sul mondo del lavoro, spero ci permetterà di aprire la nostra mente a nuovi orizzonti … e magari farci già da ora un’idea su cosa (o chi ) vorremmo diventare. I libri di storia ci hanno insegnato che l’Italia, come nazione e come popolo unito, è sempre stato riluttante ai cambiamenti; qualsiasi cambiamento è sempre stato uno stravolgimento per i nostri stili di vita piuttosto adagiati e come conseguenza sono sempre state fatte proteste, manifestazioni e rivolte. Per una volta potremmo provare ad accogliere sin dall’inizio i cambiamenti integrandoli subito nei nostri ritmi: solo in questo modo potremmo progredire e metterci al passo di quei popoli che ci sembrano così distanti, senza sentirsi considerati come l’ultima ruota di un carro in costante movimento.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
PERCHE’ L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
di Giulio Blasco
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Sono circa due mesi che sono iniziati i corsi pomeridiani, attività svolte al di fuori dell’orario scolastico a cura dei professori che prevedono di ampliare le conoscenze degli studenti più interessati riguardo ad un determinato campo specifico.
Il nostro istituto IIS via silvestri è sicuramente ben preparato per quanto riguarda le attività extrascolastiche, mette infatti a disposizione dello studente corsi che spaziano nei campi più vari, dai progetti tecnici come AutoCAD al volta, ai potenziamenti di inglese che prevedono l’accesso agli esami di certificazione fino al corso di acquaforte per chi coltiva passioni artistiche. Particolare attenzione ha suscitato invece in me il corso Buon Pastore, attività extracurricolare che si propone di portare tutti coloro fossero interessati alla conoscenza del complesso monumentale nel quale trascorriamo la maggior parte del nostro essere studenti. E’ stato deciso di suddividere il progetto in 3 aree tematiche dando così la possibilità a tutti di scegliere ciò in cui si ritiene essere più predisposti o interessati. Lo studente può infatti scegliere se elaborare l’argomento in termini scientifici/ambientali, artistici o storici.
Il concetto che sta alla base del progetto è estremamente semplice, ma al tempo stesso brillante: conoscere, apprendere e studiare la struttura che vede trascorrere la maggior parte delle nostre ore da studente: la nostra scuola. Le condizioni spesso degradate di alcuni ambienti scolastici ci hanno probabilmente fatto dimenticare che a racchiudere i bagni non funzionanti e le maniglie rotte vi sono le mura di quello che è sicuramente uno dei progetti architettonici più interessanti degli anni trenta Romani, una potenza monumentale che domina incontrastata il nostro quartiere. Ed è forse quella monumentalità che la rende così bella, ma anche così tremendamente misteriosa. Chi infatti non si è mai chiesto, osservando la sublime maestosità dell’edificio quante storie, quante persone, quante vite si possano essere intrecciate dietro un unico
luogo che noi chiamiamo scuola ma che probabilmente qualcuno decenni fa chiamava casa.
Ed è qui che risiede la reale forza del progetto: utilizzare un oggetto di curiosità dello studente per renderlo oggetto di studio. Si parte da un interesse e una curiosità comune per analizzarla in tutte le sue possibili sfaccettature, partendo da un elemento architettonico per arrivare allo studio dei falchi, da alcune iscrizioni rimaste inosservate dai nostri occhi indaffarati fino allo studio dei processi macro storici. E sarà sorprendente scoprire come questo modo di fare scuola non è soltanto coinvolgente e produttivo, ma è anche divertente
E’ nella chiave del successo del progetto che si sintetizza a parer mio al massimo quello che
dovrebbe essere il compito educativo: sfruttare quella forza intrinseca dentro di noi che prende il nome di curiosità per trasformarla nella fiamma responsabile a costruire il nostro patrimonio personale. Non si tratta solo di cultura fine a stessa, ma
di quell’insieme di atteggiamenti utili che permettono di affrontare non solo i nostri anni scolastici, ma il resto della nostra vita.
Si lavora in gruppo e non esistono libri a fare da intermediari, le informazioni si ricavano dai documenti originali o dai reperti lasciati sul territorio, non esistono voti, né obblighi, la frequentazione è un dovere in quanto è la nostra curiosità ad imporcela. Il principio è in sostanza l’esatto opposto di quello di cui si nutre il modello di scuola tradizionale.
I professori si sono avvicinati così alla formula vincente per un progetto vincente che sta infatti attirando la partecipazione di moltissimi studenti.E se è proprio un qualcosa di completamente diverso dal modello tradizionale di scuola ad avere più successo fra i giovani prob
avere più successo tra i giovani probabilmente
questo ci dovrebbe indurre a far riflettere.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
CORSI POMERIDIANI, UN MODELLO INTERESSANTE DI SCUOLA di Leonardo Timperi
Vitaliy è uno studente del Malpighi, al quarto
anno, vincitore del premio internazionale
letterario Eugenia Tantucci. Il suo racconto “Il
mio viaggio”, seconda parte, è riportato
all’interno di questo giornale scolastico. Di
seguito abbiamo una breve intervista con il
nostro scrittore.
-quando hai scritto questo racconto, avresti
mai immaginato di vincere il primo premio?
No, sinceramente non mi aspettavo di vincere il
primo premio, poiché la scrittura non è il mio
forte, nonostante ciò ho affrontato questa “sfida”
con serietà ed il risultato è stata una grande
sorpresa.
-credi che questo viaggio ti abbia trasmesso
qualcosa?
Questo viaggio mi ha fatto vedere due realtà
completamente diverse tra loro, da una parte
l’Italia, un paese sicuro e privo di conflitti militari
interni, dall’altra l’Ucraina, una nazione fragile e
che da molti anni è contesa tra il proprio popolo
ucraino e i politici filosovietici; questo viaggio
quindi mi ha fatto rendere conto di quanto
possano essere diverse tra loro, due realtà a sole
poche migliaia di chilometri di distanza.
-come descriveresti in poche parole
il tuo racconto?
A dire il vero, non potrei descriverlo, perché è
come guardare un quadro, ogni osservatore lo
guarda con i propri occhi e dalla propria
prospettiva, quindi si hanno interpretazioni
diverse di questa mia lunga riflessione su tutto
ciò che ho visto e provato durante il mio viaggio.
Spero di aver trasmesso al lettore, alcune di
quelle emozioni che ho provato vivendo e
scrivendo il mio racconto.
pensi che in futuro scrivere potrebbe
diventare la tua passione?
Questa è stata sicuramente una bella esperienza
ed un grande traguardo per me, ma per ora, ho
un’altra forte passione: il disegno, a cui dedico
molto del mio tempo e del mio impegno, se in
futuro ci sarà spazio anche per lo scrivere ne sarò
felice.
-C’è qualcuno che ti ha supportato e motivato
durante la stesura del racconto?
Si, vorrei ringraziare in particolare: la
professoressa Paudice, grazie alla quale sono
venuto a conoscenza del concorso e che mi ha
aiutato a perfezionare e a ultimare il racconto;
mia nonna che mi ha fornito la maggior parte
delle informazioni storiche riguardanti l’Ucraina
del 2013-2014; tutti gli amici che mi hanno
supportato e seguito in questo mio percorso.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
INTERVISTA A VITALIY PRYNDA PER IL PREMIO LETTERARIO
5
di Riccardo Serra
6
VERSO IL BENE COMUNE
Come diceva Gaber “quando uno è filosofo non
sogna mai a caso”. Io non mi sono mai ritenuta
una filosofa ma comunque un sogno l’ho fatto e
beh non credo sia stato affatto a caso, ho sognato
un paese diverso dal mio, o meglio era sempre la
mia Italia solo che la gente non aveva paura di
credere, credere nel futuro, nella politica o negli
altri e se aveva voglia di cambiare qualcosa lo
faceva. Perché forse invece di nascondersi sempre
dietro quelle che infondo non sono altro che frasi
vuote come “l’ideologia è morta”, “non ci si può
più fidare di nessuno “oppure “cosa vuoi che
cambi una persona sola?”, e trovare scuse per
lamentarsi di tutto ciò che ci circonda senza mai
tentare di cambiare niente. Forse sarebbe più
utile cercare di agire, di dire quello che non ci
piace ma non nella falsa intimità di un social
network che ci fa sentire così ribelli o nelle grandi
discussioni da salotto che riempiamo spesso di
grandi proposte, che non rispettiamo quando poi
da quel salotto usciamo, ma magari proponendo
delle reali e plausibili soluzioni. Perché forse e
dico forse basterebbe mettere da parte la nostra
falsa coscienza, i nostri falsi ideali di smettere di
sentirsi sempre i più buoni che cercano di
cambiare il mondo ma che hanno tutti contro.
Smettere di dare la colpa alle madri, ai padri, ai
figli perché la vita è la propria e se si vuole la si
può cambiare; smettere poi di dare la colpa anche
al denaro, al sistema, ai politici perché il cattivo
sistema o il cattivo governo non è altro che la
conseguenza di un popolo disinteressato che
preferisce lamentarsi piuttosto che agire. Forse
basterebbe ammettere la nostra falsa solidarietà,
il nostro falso impegno perché molti, e in quei
molti mi ci metto anche io, in situazioni di
sofferenza o di ingiustizia lontani da noi siamo i
primi a gridare la propria indignazione e il
proprio supporto morale, ma qui nella vita di tutti
i giorni quante piccole ingiustizie commettiamo?
Perché la spinta utopistica non parte
semplicemente dai grandi ideali o dalle grandi
ideologie ma anche dai piccoli gesti di ogni
giorno, perché pensate ad una società dove ogni
singolo si impegnasse a rispettare il bene
collettivo, non sarebbe già questo un enorme
cambiamento?
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
di Chiara Falconi
7
Il 5 Gennaio 2016 Giuseppe Impastato avrebbe
compiuto 68 anni, sicuramente sarebbero stati 68
anni di impegno politico per cambiare il nostro
paese, 68 anni di lotta ad uno stato corrotto che
ebbe il coraggio di definire la sua morte un
suicidio, 68 anni di opposizione a quel cancro
chiamato Mafia che da tempo immemore affligge
la Sicilia e l’Italia intera; purtroppo però tutto ciò
resta solo un sogno dal quale dobbiamo
tristemente destarci, perché Peppino venne
assassinato l’8 Maggio del 1978.
Il suo sacrificio assume ancora più valore se
considerato in relazione alla sua
provenienza familiare: nasce a Cinisi nel
1948, figlio di Luigi Impastato, uomo
legato alla camorra tramite il cognato
Cesare Manzella, capo della cupola
siciliana fino ai primi anni ’60. Ancora
ragazzo, dopo l’ennesimo litigio con il
padre, Peppino va via di casa ed inizia a
dedicarsi ad iniziative politico-culturali
anti mafiose. Nel 1965 fonda il
giornalino “L’idea socialista”, e 3 anni dopo inizia
a partecipare, con ruolo di dirigente, alle attività
dei gruppi comunisti locali. Nel 1976 fonda Radio
Aut, canale radiofonico che gli permette di dare
maggiore visibilità alla sua causa grazie a varie
trasmissioni nelle quali denuncia i delitti e gli
affari illeciti della mafia di Cinisi. Con questo atto
di sfida, che mai nessuno aveva compiuto prima
d’ora, Peppino firma la sua condanna a morte:
non ci si può fare gioco del boss Tano
Badalamenti e passarla liscia. Da questo momento
in poi Giuseppe Impastato merita di esser
chiamato con l’appellativo di eroe, poiché
sebbene consapevole di ciò a cui sta andando
incontro, non smette di lottare per la causa in cui
crede. La minaccia del boss non tarda ad arrivare:
“Tano seduto” (soprannome coniato da Peppino
durante la trasmissione “Onda pazza”) convoca
Luigi Impastato e lo avverte del rischio che suo
figlio sta correndo. L’uomo, preoccupato per la
vita del nostro eroe, vola negli Stati Uniti per
chiedere a degli “amici” americani (la mafia
d’oltreoceano) protezione. Tornato in patria, il 19
Gennaio 1977, viene “casualmente” investito da
una macchina. Carico della rabbia per l’assassinio
del padre, Giuseppe continua imperterrito nei
suoi impegni politici e si candida con Democrazia
Proletaria alle elezioni comunali. Purtroppo però
non riuscirà a vederne l’esito, dato che il 9 Maggio
1978, dopo essere stato picchiato fino allo
svenimento, viene brutalmente dilaniato da una
bomba sulla ferrovia Palermo-Trapani. I familiari
e gli amici, giunti sul luogo, non hanno dubbi: si
tratta di omicidio e il mandante è Tano
Badalamenti. Eppure, nonostante l’evidenza dei
fatti, le indagini prendono tutt’altra direzione, si
ipotizza un suicidio o un tentativo di
attentato malriuscito. La scena del crimine
viene clamorosamente inquinata: le prove
principali, come due sassi insanguinati,
spariscono. A causa della complicità dello
Stato, Cinisi dovrà attendere ben 22 anni
prima che giustizia venga fatta, infatti solo
l’11 Aprile del 2002 Tano seduto viene
condannato all’ergastolo.
Il vergognoso comportamento della magistratura
e delle forze dell’ordine però è solo lo specchio di
quello dei cittadini del paesino Siciliano: nel ’78
nessuno di loro si presentò al funerale di Peppino,
“nemmeno i vicini”, come affermò la madre
Felicia. Ciò evidenzia un problema sociale,
tutt’ora presente nei territori del sud, che
costituisce il punto di forza della Mafia: l’omertà.
Le organizzazioni di stampo criminale sono
radicate nel territorio e spesso estendono le loro
radici fino ai vertici delle amministrazioni locali.
Un esempio lampante è quello del pizzo, i
commercianti che denunciano questo fenomeno
sono pochissimi, poiché sanno che
combatterebbero la loro battaglia da soli
rischiando la vita, come fece Giuseppe Impastato
che morì in nome di un ideale.
“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di
merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia
troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce!
Prima di non accorgerci più di niente!” –PEPPINO
IMPASTATO
5 GENNAIO, BUON COMPLEANNO PEPPINO
di Lorenzo Di Russo
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA POLITICA
8
A Santiago si scrive la storia, il governo Bachelet avvia una riforma educativa in Chile che prevede la gratuità, dal 2016, del sistema educativo universitario per i ceti più poveri (178 mila studenti), mentre tra 3 anni l'intero sistema educativo sarà gratuito. Bachelet inoltre promette una riforma totale dell'istruzione ereditata dal dittatore Pinochet. Camilla Valejo, ex presidente della FeCH che ha guidato il Movimento Studentesco negli ultimi anni, ed ora presidente della commissione "Educazione" alla camera, ha dichiarato: "Nonostante i ripetuti tentativi della destra di silurare l'introduzione della gratuità, abbiamo vinto una battaglia importante.
Mentre in Chile si va verso una riforma che vede al progresso dell'istruzione, in Italia di progressivo abbiamo soltanto la distruzione della scuola pubblica, dal 2016 avremo i "Comitati di Valutazione" che creeranno una sporca competizione tra i docenti dove non mancheranno i boicottaggi interni da parte delle associazioni studentesche insieme ai lavoratori della scuola. Gli investimenti sull'edilizia scolastica sono stati nuovamente rimandati con il decreto Milleproroghe al 31/12/2016 e con tutti i cambiamenti antidemocratici dell'amministrazione scolastica della legge 107, il governo sta realmente distruggendo la scuola pubblica in Italia.
ESEMPI D’OLTREOCEANO
di Ascanio Burattini
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
9
Cari lettori del Ricetto, rieccoci, come al solito,
scrivo per approfondire qualche tema o questione
e, visto che in questi ultimi tempi si è parlato
spesso di occupazioni, manifestazioni, e chi ne ha
più ne metta, vorrei partire da queste per
riallacciarmi a un argomento a me caro: il
femminismo. Sui libri di scuola, quando si sente
parlare del dopoguerra o degli anni prossimi al
68 e oltre, spesso torna in mente l’emancipazione
femminile italiana. In realtà il processo di
emancipazione della donna era già in atto sin dai
primi del Novecento in Inghilterra e negli Stati
Uniti ma poiché penso che sia più interessante
approfondire un argomento maggiormente vicino
a noi, parlerò soltanto del femminismo italiano.
Se dovessi spiegare ad un bambino cosa significa
questa parola direi che è un gruppo di donne
tutte accumunate da un’idea: la libertà. Se invece,
dovessi spiegarla a un ragazzo direi che è un
movimento di sole donne sviluppatosi
particolarmente nella seconda parte del
ventesimo secolo, che ha lottato e che lotta contro
le tradizionali convenzioni che per secoli hanno
dominato i quotidiani rapporti tra donna e uomo.
Il femminismo, come ogni movimento da cui la
storia è attraversata, rappresenta il risultato di
anni di lotte, anche piccole. L’emancipazione del
ruolo della donna attraversa i secoli. Iniziando da
diritti di cui le donne non godevano, passo dopo
passo cominciano a conquistarli e quindi, dopo
aver rivendicato spazi nella società, per primo
quello sociale e politico (diritto al voto e ad una
rappresentazione politica), negli anni del
dopoguerra avviene la nascita dei collettivi
femministi che poi diventeranno delle vere e
proprie associazioni. Questi gruppi spontanei che
venivano da tutta l’Italia, trasversali alle classi
sociali, si univano per la richiesta di diritti
all’interno della famiglia, perché, ovviamente, i
diritti delle donne sono legati alla famiglia e
quindi cambiare il diritto di famiglia, in cui l’uomo
simboleggiava la guida a cui consegnare la
propria libertà e autonomia, rappresentava un
obbiettivo fondamentale. Leggi che erano, per
tutte e per molti, sentite come leggi
anacronistiche. Affiancandosi a tutte le lotte
sociali di quell’epoca, le donne diventano un
unico volto con la piazza. In quei tempi le donne
hanno portato avanti una vera e propria
rivoluzione, perché rivoluzione non è per forza un
processo violento, questa infatti è stata frutto di
piccoli passi fatti da tutte e che alla fine, nella sua
totalità, ha rappresentato un cambiamento
radicale di un pensiero che stravolge la
quotidianità di ogni essere umano. Leggendo dai
libri, ho sempre l’idea di situazioni molto lontane
dal nostro presente, eppure il suffragio femminile
in Italia avvenne per la prima volta il 10 Marzo
1946, l’abolizione del delitto d’onore e del
matrimonio riparatore avvenne nel 1981, il
diritto al divorzio nel 1974 e all’aborto nel 1981;
praticamente quarant’anni fa. Insomma molto di
quello che siamo oggi noi, uomini e donne, lo
dobbiamo ai movimenti femminili. Adesso però la
domanda sorge spontanea: “visto che questa
rivoluzione è relativamente vicina ai nostri anni,
ci sono ancora le associazioni femministe, e dove
sono andate?” Devo dire che a questa domanda
inizialmente non avrei saputo rispondere
neanche io. Per questo sono andata alla Casa
Internazionale delle Donne di Roma a Via della
Lungara, dove con molta semplicità mi hanno
saputo dare una risposta.
Queste associazioni esistono ancora e rimangono
sempre attive sul territorio anche se adesso si
combatte per risolvere problemi diversi come
quello della violenza sulle donne. La violenza
deve essere combattuta attraverso leggi adeguate
che lo Stato deve emanare per tutelare le proprie
cittadine ma soprattutto ancora una volta sono le
donne a dover vincere questa battaglia
riconoscendo e denunciando la violenza come
tale.
Tantissimo è stato fatto, tantissimo è ancora da
fare ma tutte e tutti sicure/i di poterci riuscire.
RUBRICHE: Storia e Filosofia
STORIA, SI’ MA DAVVERO TANTO LONTANA?
di Ester Fumeri
10
Il capitalismo si riproduce a destra in economia,
egemonia del liberismo, al centro, in forma di
gruppi interscambiabili centro destra e di centro
sinistra, a sinistra nella cultura, contestazione
antiborghese, individualismo libertario,
smantellamento dei valori.
Che il capitalismo si riproduca culturalmente a
sinistra, ossia presso il polo che tradizionalmente
l'aveva contestato, è un fatto inedito e
apparentemente paradossale. Secondo una
parabola il cui avviamento deve essere fatto
risalire al Sessantotto, la triade composta da
laicismo, relativismo e nichilismo costituisce il
cuore del progetto culturale dissidente perché
non rivoluzionaria, antiborghese perché non più
anticapitalistica, promotrice dei diritti civili
perché completamente dimentica quelli sociali.
Lo stesso fatto che dal Sessantotto in poi la
sinistra si richiami a Nietzsche più che a Mare è
degno di considerazione.
Si è passati dal rivoluzionario anticapitalista
all'oltre uomo dissidente, il passaggio da Mare a
Nietzsche è la spia che segnala l'avvenuta
conciliazione delle tradizionali forze di sinistra
con il capitalismo come orizzonte ultimo, come
gabbia d'acciaio in cui perseguire l'ideale della
felicità individuale per gli oltre uomini senza
qualità, ormai affrancati dal patrimonio di
matrice borghese , e per ciò stesso proiettati , con
incoscienza felice , nel piano del godimento, la
sola felicità disponibile.
Dal "pensiero forte" della militanza rivoluzionaria
si passa disinvoltamente a quel " pensiero
debole" della tutela delle minoranze che
frammenta la lotta in mille parti (dagli scontri
femministi, all'ecologismo, fino alle battaglie per
la legalità). Giunge così a compimento
l'evoluzione dissolutiva della nuova sinistra.
Nell'odierno capitalismo speculativo in cui le
forze politiche un tempo opposte condividono lo
stesso orizzonte contraddistinto dalla civiltà dello
spettacolo, emerge la natura delle due categorie
di destra e sinistra. Si tratta di una dicotomia
valida unicamente nella frase dialettica del
capitalismo, esistono solo come protesi
ideologica.
La sfera che continuiamo ostinatamente a
chiamare politica non produce più alcuna
decisione che presenti benché il minimo effetto
sull'assetto globale e sulla direzione di sviluppo
della società. Essa si limita a contrabbandare
come democratica e mediata la costatazione
all'adeguamento alle scelte sistemiche compiute
dai mercati divinizzati entità che nessuno ha
eletto né può governare. In questo risiede il tratto
principale dell'ormai avvenuta estinzione
dell'antitesi tra destra e sinistra, due opposti che
oggi esprimono la stessa visione del mondo. La
prova è nel tragico trentennio tra il 1980 e il
nostro presente, nel fatto che oggi l'antitesi esista
solo virtualmente come protesi ideologica per
manipolare il consenso e addomesticarlo in senso
capitalistico secondo il tipico dispositivo della
tolleranza per cui il cittadino è dato scegliere
liberamente l'adesione alla necessità sistemica.
Con falsa coscienza necessaria, a partire dal
Sessantotto la sinistra a identificato la borghesia
con il capitalismo, credendo che la lotta contro la
prima comportasse il conflitto ai danni del primo.
Alla sinistra è completamente mancata la
consapevolezza del fatto che è la stessa logica
capitalistica a promuovere la lotta contro la
borghesia capace di coscienza e dotata di un
mondo valoriale incompatibile
l'onnimercificazione ossia l'illimitata estensione
della forma merce.
Nella situazione descritta nel Manifesto i proletari
alla vigilia del 1848, combattevano i nemici dei
loro nemici ossia gli avversari della borghesia in
ascesa (monarchici e latifondisti) e ogni vittoria
era per ciò stesso, una vittoria borghese. Dal 1968
la sinistra combatte i residui borghesi
incompatibili con il capitalismo totalitario. La
sinistra ha favorito l'emancipazione non dal,
bensì del capitalismo penalizzando la borghesia
potenzialmente anticapitalistica non compatibile
con la logica della mercificazione. Questa
RUBRICHE: Storia e Filosofia
OLTRE LA SINISTRA
Andrea Della Polla
11
dinamica antiborghese del capitalismo trova una
delle sue figure storiche nella sostituzione avviata
dopo il 1968 dal rivoluzionario al dissidente,
sostituzione che dà importanza al diritto allo
spinello o ai matrimoni gay piuttosto che al
classismo e lo sfruttamento, i crimini del mercato.
Tutte le formazioni a sinistra vivono a partire
dagli anni settanta, nell'illusione che il
capitalismo sia conservatore e che perciò
combattere contro i suoi elementi conservatori
(la borghesia) equivalga a compiere il compito del
comunismo. Non hanno la contezza del fatto che
la stessa omologazione occidentalistica si
riproduce sopprimendo quei elementi
conservatori. L'ideologia del progresso è oggi
nemica dell'emancipazione in quanto fa apparire
arcaici e degni di essere abbandonati alcuni
aspetti specifici della società (famiglia, stato,
costumi borghesi) che frenano il progresso stesso
e l'estensione del capitale, con il suo mito dello
sviluppo e della crescita.
Jean Jacques Rousseau(1712-1778) arrivò nel
1742 a Parigi, pieno centro della cultura
illuminista europea in cui operavano Voltaire e
Montesquieu, Didero e Cadillac (a questi due era
legato da una stretta amicizia). In questo contesto
l’Io di Rousseau viene a scontrarsi con il mondo e
con la società borghese e illuminista. Il ginevrino
non era tuttavia estraneo al suo tempo e proprio
con gli strumenti dell'Illuminismo portò avanti la
sua critica a questa ideologia .Egli fu quindi un
borghese che tra i primi risentì della
contraddizione generale della società e che i
metabolizzò la coscienza infelice, introducendo
una terminologia che troveremo poi in Marx. Nel
1753 Rousseau vinse il concorso dell' Accademia
di Digione con il Discorso sulle scienze e sulle arti,
in cui smascherò abilmente la cultura dei Lumi e
il mondo delle belle arti e delle scienze, intesi
come " ghirlande di fiori" atte a nascondere le
ferree catene che legano l'uomo legittimando le
disuguaglianze sociali.
La società civilizzata, secondo il filosofo svizzero ,
si serve della cultura e del pensiero per
regolarizzarsi ma il lusso, la sfrenatezza, la
degenerazione dei costumi, conseguenze dirette
di una civiltà che si dedica alle raffinatezze
artistiche, non fanno che divaricare le
disuguaglianze sociali e , cosa più importante
distanziano l'uomo dalla sua natura e dalla sua
innocenza . La civilizzazione è per Rousseau un
processo di alienazione dell'individuo dalla sua
naturalità e la produzione della cultura, nella
quale gioca un ruolo fondamentale la
speculazione filosofica, che dilaga nel cinismo e
nel pessimismo, corrompe inevitabilmente
l'uomo.
Tuttavia il ginevrino non fu pienamente
soddisfatto dagli esiti di questo scritto a causa
delle forti critiche ricevute dai suoi
contemporanei che ne biasimarono gli artefici
retorici. Dopo questo "Discorso" che il filosofo si
procurò un certo successo nei salotti borghesi e
aristocratici. Ma è anche in questo momento che
si apre un profondo dissidio con questa società.
Rousseau era nel mezzo delle turbe del suo
secolo, e una forte presa di coscienza, dovuta ad
una lacerante conflittualità tra il suo Io e il
mondo, lo obbligò a non cedere a compromessi
ma piuttosto a darsi una missione. Egli doveva
evadere dalla società, che necessitava una
negazione, per tornare alle origini, per
comprendere integralmente la natura umana e le
sue passioni doveva sanare il male del suo tempo
per far coincidere pensiero e vita , riflessione e
biografia, momento ideale e momento reale.
Nel 1753 L'accademia di Digione pone a Rousseau
un quesito, che domandava quali fossero le
RUBRICHE: Storia e Filosofia
ROUSSEAU
(di Andrea Della Polla)
12
origini della disuguaglianza tra gli uomini e se
questa fosse autorizzata dalla legge naturale. Si
propose in tal senso di scavare laddove la cultura,
la civiltà e l'ordine prestabilito avevano
deformato i caratteri naturali. Muove così
un’aspra critica verso Machiavelli, Hobbes, Locke.
Questi pensavano che l'uomo preistorico agisse
già secondo un principio razionale. Rousseau
nega apertamente l'idea di un'umanità sempre
uguale a sè stessa in cui vige "recta ratio".
Secondo Rousseau l'uomo non è di per sè cattivo,
non è individualista nè egoista, non è un bambino
viziato in preda alle sue passioni ed ai suoi bassi
istinti, ma è incorrotto: nè buono , nè malvagio.
Esso prende le sembianze con cui lo dipingono i
moderni quando interviene la civiltà a modificare
la sua natura, e quando questa civiltà implica un
mal governo. Rousseau delinea nuovi confini
prima inesplorati aprendo le forme chiuse del suo
tempo, in questo contesto non serve dunque
interrogarci sull'esattezza o meno delle premesse
rousseauiane, ma è necessario comprendere
l'importanza della sua negazione. Lo svizzero ha
destabilizzato uno scenario chiuso ed è questo
che fa dalla sua una voce dissidente.
Rubrica Storia-Filosofia
13
RUBRICA CONSULTA PROVINCIALE DEGLI STUDENTI DI ROMA
(CPS Roma) Utilizzeremo questo spazio per aggiornare i lettori sui lavori svolti in consulta, sui progetti presentati e le tematiche trattate. Di seguito sono pubblicati i progetti presentati e votati nei consigli di presidenza e nell’assemblea plenaria del 13/01.
Mostra fotografica "la buona scuola" In continuità con il progetto proposto lo scorso anno,
la Consulta Provinciale degli studenti di Roma
intende valorizzare gli studenti appassionati di
fotografia esponendo le loro foto in una mostra
aperta all’interno delle singole scuole. Inoltre, si
pone l’obbiettivo di mostrare il reale stato degli
istituti. Si prefissa anche, attraverso l’occhio dello
studente e l’uso di una foto, il compito di mettere in
risalto i pregi, le mancanze e le criticità delle nostre
scuole, della riforma 107 e della vita attiva degli
studenti.
Ciascun partecipante dovrà immortalare una
situazione nella propria scuola inerente al tema “la
buona scuola” (es. assemblee, bagni rotti…)
allegando una descrizione della foto di 250 caratteri,
specificando nome, cognome e scuola di
appartenenza del fotografo. Le foto saranno
sottoposte al giudizio della commissione arte e
cultura, che individuerà le migliori fotografie
(massimo 50). La Consulta provinciale finanzierà la
stampa delle fotografie per esporle in ogni scuola
che ne farà richiesta. Il Consiglio di Presidenza si
impegna a contattare le testate giornalistiche per
pubblicare sui quotidiani il lavoro svolto dagli
studenti. Tutto il materiale richiesto andrà inviato
entro il 29 febbraio 2016 alla e-mail della CPS Roma
([email protected]) specificando
nell’oggetto della e-mail il testo “Mostra fotografica
“La buona scuola” e il titolo della foto, la scelta delle
foto, la stampa e la diffusione avverrà nel mese di
marzo.
Una città a colori: la scuola e il territorio
Il progetto si propone di favorire l’emersione delle
eccellenze artistiche presenti nella comunità
studentesca di Roma, attraverso la messa a
disposizione di mezzi e risorse che possano facilitare
logisticamente l’espressione artistica e pittorica degli
studenti coinvolti. Altro
obiettivo del progetto è la
realizzazione di quattro murales
nel contesto urbano di Roma
dipinti dalle eccellenze
artistiche studentesche con i
fondi e con il patrocinio della
Consulta Provinciale degli
Studenti. Il tema dei murales
dovrà essere inerente alla
presenza e al ruolo dell’istituzione scolastica sul
territorio urbano di Roma.
In prima istanza il progetto si propone di creare una
squadra di studenti dalle note capacità artistiche e
pittoriche che si riunisca sotto la guida di un tutor e
che pianifichi le modalità di pianificazione delle
opere. Parallelamente gli organizzatori del progetto
si impegneranno, attraverso l’accordo con istituzioni,
enti e associazioni a mettere a disposizione quattro
spazi legali nell’ambito della
Città Metropolitana di Roma
dove realizzare liberamente le
quattro opere. Al momento della
realizzazione la Consulta
Provinciale si impegnerà nel
finanziamento e nell’acquisto di
tutti i materiali e i mezzi
necessari alla squadra. I murales
dovranno rispettare il tema: “la
scuola e il territorio”.
Gli studenti interessati possono mettersi in contatto
con i rappresentanti di consulta che li informeranno
sugli incontri e sullo svolgersi del progetto.
Rubrica CPS
14
Con il progetto “La nostra carta, i nostri diritti” la
Consulta Provinciale degli Studenti di Roma
promuove la divulgazione tra le giovani generazioni
del testo della Costituzione della Repubblica
Italiana. Il progetto si pone come obiettivo primario
la rivalutazione e la valorizzazione della Carta
Costituzionale, come atto normativo fondamentale
dello Stato e come garanzia delle comuni libertà e
dei diritti fondamentali. Operando in un contesto in
cui spesso manca una consapevolezza civica di
fondo, quale quello delle giovani generazioni, il
progetto si pone di infondere e di far maturare nei
più giovani un condiviso senso civile e una nuova
coscienza civica attraverso la diffusione e la
condivisione del testo che più chiaramente descrive i
diritti e i doveri (ma soprattutto i diritti) del
cittadino, rendendolo libero e partecipe alla propria
comunità. Tutto ciò al fine di favorire l’educazione
civica, che spesso è assente dai programmi
scolastici, e la scelta partecipativa alla vita politica e
comunitaria.
L’obiettivo fondamentale del progetto è
l’organizzazione di una Assemblea Plenaria
Straordinaria della Consulta Provinciale degli
Studenti aperta a tutti i rappresentanti e a tutti i
semplici studenti che ne facciano richiesta. Tematica
centrale della discussione assembleare sarà
l’importanza dei principi sanciti dalla Costituzione e
la difficoltà con cui spesso essi trovano concreta
realizzazione nella legiferazione ordinaria e nella
consueta gestione della Cosa Pubblica, con
particolare riferimento alla questione del Diritto allo
Studio. Saranno invitati all’Assemblea nel ruolo di
relatori giuristi, giornalisti, magistrati, politici e
intellettuali in grado di dare un contributo
argomentativo valido alla discussione. Subito dopo
gli interventi degli invitati seguirà un momento di
discussione aperta e di dibattito, a cui tutti i
partecipanti all’Assemblea potranno partecipare
attivamente con un breve intervento. Al termine
della Plenaria sarà consegnata a ogni partecipante
una copia della Costituzione Italiana, con l’invito di
portarla nella sua scuola e metterla a disposizione
della sua classe. Le copie (nel numero di 500)
verranno reperite per via istituzionale.
Invitiamo tutte le classi, gli studenti e i docenti
interessati a prendere contatto con i rappresentanti
di consulta per maggiori chiarimenti. I posti sono
limitati, pertanto invitiamo gli interessati a prenotarsi
alla giornata (che si svolgerà nella prima settimana
di aprile) nei tempi più brevi possibili.
Rubrica CPS
La nostra carta, i nostri diritti
di Giacomo Santarelli e Ascanio Burattini
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#IL TRAMONTO DEI PIUMINI; LA FORTUNA DELLE OCHE!!
Ancora una volta ho sognato.
Ho sognato una cosa strana. Sì, strana; ma nel
vedere le persone viverla (la cosa strana)
diventava quasi normale, non si accorgevano
che qualcosa stava cambiando. Eppure, a me,
quasi spaventava il cambiamento e non
capivo come potesse risultare così normale.
Nel sogno ero in montagna, gli alberi
strabordavano di lucine, era Natale. Saltellavo
allegramente stile Heidi tra le montagne che,
ovviamente, mi facevano “Ciao!”
(No…aspettate: quelle erano le caprette)
vabbè, insomma, stavo saltellando quando a
un certo punto lo vedo. Sì, era lì fermo e
dritto peggio di un colonnello sull’attenti. Per
un attimo spero sia la distanza ad
ingannarmi, ma no….UN PORCINO. Fermo e
dritto, e anche bello grosso. Uno, due, tre
passi… uno, due, tre fragoline di bosco, e
margherite, tante, piccole e odiose
margheritine (…m’ama/non m’ama).
A DICEMBRE!! E voi che ci fate qui?!
E in città uguale: 25 gradi centigradi a
mezzogiorno. A DICEMBRE!!
Roba da matti…
Quando mi sveglio sono sdraiata a terra, tutta
sudata, nemmeno le lenzuola addosso. E’
gennaio, e dicono che sta per arrivare il
freddo…
SCRITTURA e CULTURA
de “la Sognatrice”
SOGNI RIVELATORI PT.2:
16
La mattina non facemmo gran che, anche perché
mi ero ammalato nel viaggio in pullman: avevo
dormito con il condizionatore acceso perché era
rotto, e avevo un gran raffreddore. Per curarmi
mia nonna raccolse erbe diverse con cui fece un tè
alle erbe che era miglior di qualsiasi altro
medicinale; mi aveva detto che bastava respirarci
sopra, mentre era caldo e bollente; ed era vero
perché nell’arco di tre giornate mi passarono tutti
i malori. I giorni seguenti chiedemmo ad un
contadino che aveva un trattore, di tagliare quelle
erbacce, e così fece. Nella quiete più totale,
semplicemente con la radio accesa e i miei libri,
non pensavo a tutto ciò che stava succedendo in
Ucraina (1), a quanta povertà si era creata, e a
quanta sofferenza c’era: anche ora, solo pensare
a ciò, mi fa star male. Non capisco, anzi non voglio
capire perché il nostro mondo sia cosi marcio da
permettere tale povertà e sofferenza. I giorni
passavano ed avevamo fatto dei viaggi nella città
in cui ero cresciuto, Streii, per trovare gli altri
miei zii e cugini più piccoli con cui passavo
volentieri molto tempo a giocare. Con loro mi
venivano in mente i ricordi della mia infanzia, i
miei amici che avevo purtroppo lasciato e perso
quando ero venuto in Italia: quella tristezza me la
colmavano i miei cugini. In quei giorni avevo
anche approfittato per comprare souvenir da
riportare a Roma e qualche regalo per le mie
sorelle, ma mi intristiva un po’ girare, poiché
lasciavo i miei libri senza nessuno che leggesse.
In quei giorni ero andato in città a consegnare i
miei dati per farmi fare il passaporto ucraino: ero
un sedicenne e avevo anche degli obblighi verso
il mio paese. Una volta,
mentre tornavo a casa,
era salito sull’autobus un ragazzo vestito da
militare e mi si era gelato il sangue poiché era
solo di qualche anno più grande di me; mia
nonna rideva e mi prendeva in giro, ma la paura
non mi lasciava.
I giorni erano sempre molto caldi e scorrevano
più o meno tutti allo stesso modo: mi svegliavo
tardi e passavo pomeriggi e sere a leggere; ogni
tanto venivano i miei zii a trovarmi per pranzo e
come si fa da noi, si beveva sempre la vodka,
versata in minuscoli bicchierini; c’era un mio zio,
che purtroppo ora non c’è più - pace alla sua
anima- che beveva sempre molto; ricordo che
riempiva il bicchiere fino all’orlo.
Si parlava di lavoro, già, perché c’era stato un
problema con la cementificazione fatta intorno a
casa: l’acqua, durante le piogge, filtrava
all’interno e andava tutto rifatto. L’indomani io i
miei due zii che vivevano in paese, dalla mattina
alla sera, abbiamo lavorato per riparare il danno;
alle otto di sera avevamo finito, tutti soddisfatti
ma stanchi e sudati; poi a cena, si faceva come da
tradizione. Era bello stare lì, ti scordavi tutto,
senza alcun collegamento, e fuori c’erano i
mondiali che scorrevano, le guerre interne, i miei
amici dispersi e mille altre cose che mi passavano
per la mente.
CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO
Scrittura
VITTORIA PREMIO LETTERARIO: IL MIO VIAGGIOpt.2
Di Vitaliy Prynda
17
Se siete degli amanti della letteratura Inglese il
nome di Sir Arthur Conan Doyle non dovrebbe di
certo esservi nuovo. E se così come per la letteratura, siete amanti delle produzioni
britanniche, il nome di Steven Moffat non vi sarà
sfuggito.
Unite i due nomi e vi posso assicurare che quel
che ne verrà fuori non potrà che essere geniale e
imperdibile.
Sherlock è una via di non ritorno; una volta
spenta la TV vi sarà inevitabile analizzare tutto
quel che vi circonda e dire al panettiere qualcosa
tipo “quindi, da piccolo avevi un cane di nome
Macchia?”, solo perché, che so, la sua camicia ha
una fantasia a macchie. Io vi ho avvisati.
Il personaggio di Sherlock è tutto ciò che ci si
aspetta da lui: misogino, solitario, super brillante,
convinto di essere superiore a tutti – e lo è–, con
la capacità di dirti qual è stata la tua ultima
ordinazione da Starbucks solo guardandoti, con
quella punta di sarcasmo pungente che ve lo farà
amare dal primo istante, e, più importante, un
sociopatico iperattivo. Non sbagliate.
Un personaggio facilmente detestabile, direte. Ai
limiti della sopportazione, starete pensando. E
invece no.
La sua convinzione “Io non ho amici” va via via
sgretolandosi
dall’esatto
momento in cui conosce il dottor John Watson,
veterano di guerra che soffre di un disturbo post
traumatico –se ne va inutilmente in giro con un bastone da passeggio- alla ricerca di un
coinquilino. Il poveretto verrà catapultato in
questo mondo dove ci sono omicidi all’ordine del
giorno, occhi che galleggiano nelle tazze da tè,
corse inutili a destra e manca, esplosioni, e
quanto di più strano possa accadere.
Date a Sherlock un omicidio, e saltellerà felice per
casa. Date la pace al mondo, e morirà di
depressione sul suo divano.
La serie ha, tecnicamente parlando, tutto quel che
una serie deve avere per essere da cento e lode.
Ottimo cast, ottime ambientazioni e eccellenti
riprese. Non una frase è mai fuori luogo e
neanche un secondo della puntata è accampato
tanto per. Emotivamente parlando, direi un
grande NO. Positivo.
Nonostante la tecnicità degli episodi, non manca
mai quella dose di scene che ti fanno scendere i
fiumi di lacrime. Il più delle volte accade in scene
silenziose, dove i soli sguardi sono causa di
rottura dighe.
Risate assicurate tanto quanto i pianti.
Per quanto possa essere breve, e per quanto
lunghe possano essere le attese, Sherlock ne vale
la pena.
Scrittura e Cultura
SHERLOCK di Maica Canatarella
18
Giochi
(Soluzione nel prossimo numero)
FRASE (8,9)
20
La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-
mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.
"Scrivi poesie perché hai bisogno di un posto dove essere quello che non sei." (Alejandra Pizarnik)
BUON PASTORE
Fu ‘n convento,
‘n manicomio,
fu ‘na chiesa,
e mo ‘na scola.
È divisa ‘n du bei plessi:
er Malpighi e er Ceccherelli,
er Montale c’ha lasciato
e quer lato s’è svotato.
Quanno entri ner vialone
e arzi l’occhi ar Malpighi,
te pia ‘n gran magone
e pensi agli studenti antichi,
a portà ‘n arto sto nome
c’ha pensato ‘a Cortellesi,
scola nostra le piaceva tanto,
c’è rimasta in più dodici mesi.
‘N altro famoso è er cantante:
Lorenzo Jovanotti,
figlio de sta scola
che te fa bagnà l’occhi.
Ce ne stanno tanti da raccontà,
Quanti ne so’ passati pe sto posto,
che poi solo guardà e amà
come l’Angelica di Ariosto.
E se ancora nun te basta,
pensa ar maestro Pasolini
che pe st’edificio c’aveva rispetto,
tanto che c’ha fatto bazzicà Riccetto.
(Er Causto – Poeti de Bravetta)
POETI ANONIMI DE BRAVETTA