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Info tiroide Come Guarire Naturalmente la Tiroidite di Hashimoto
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Tiroidite di Hashimoto
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Tiroidite di Hashimoto - Wikipedia
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Dr Renata Strumia dermatologia TIROIDE E CUTE
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Tiroide e Medicina Biologica
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Come Guarire Naturalmente la Tiroidite di Hashimoto guarigionenaturale.com
Prima di capire come si possa guarire attraverso l’utilizzo di un rimedio naturale, bisogna imparare a
diagnosticare quel che si intende curare e cercare di inquadrarlo all’interno di una sintomatologia ben
precisa.
Quando si parla della tiroidite di Hashimoto, come nel nostro caso, si intende una malattia
autoimmune della tiroide che provoca generalmente un abbassamento della produzione di ormoni
tiroidei.
Detto così potrebbe risultare un po’ ostico da comprendere ma non allarmante: in realtà se non
si prendono i giusti accorgimenti, tutti gli organi del corpo possono essere coinvolti in maniera
irrimediabile, quindi ciò significa che se non si corre ai ripari alle prime avvisaglie, potremmo anche
incorrere in un ingigantimento del problema.
La tiroide infatti è una ghiandola posta all’interno del collo che produce ormoni che a loro volta
svolgono un ruolo fondamentale nell’equilibrare il metabolismo del corpo ed il funzionamento di molti
organi vitali tra cui i reni, il fegato, ma anche il cuore ed il cervello. Perfino la pelle risente delle
alterazioni che possono verificarsi in seno a questa piccola ghiandola a forma di farfalla.
Moltissime donne soffrono di disturbi legati al funzionamento della tiroide ed è stato stimato
che almeno una donna su otto sviluppa, nell’arco della sua vita, una affezione alla tiroide, tra le quali la
più comune e frequente è la tiroidite di Hashimoto.
I sintomi più comuni sono la stanchezza, debolezza, cali di memoria, mancanza di
concentrazione e sonnolenza diurna; necessità di dormire più delle 8 ore standard, dolori
muscoscheletrici, alterazioni del ciclo mestruale, caduta dei capelli, ma anche ingrassamento e
stitichezza.
Nella maggior parte dei casi, la tiroidite di Hashimoto porta a una tiroide cronicamente ipoattiva
e al bisogno di assumere un ormone sostitutivo sintetico, detto levotiroxina.
Guarire la Tiroidite di Hashimoto con l’Alimentazione
Ad ogni modo, aiutare la tiroide a guarire attraverso l’alimentazione è possibile. Come?
Utilizzando una dieta antinfiammatoria, primo vero passo utile per riuscire a risolvere questo
problema.
In questa sede, proponiamo quindi all’attenzione di chi ha necessità di intraprendere questa
strada alimentare, tutta una serie di cibi che andrebbero valorizzati. Tra questi, sicuramente il pesce
“grasso”, cioè il salmone, le sardine, lo sgombro che sono ricchissimi di acidi grassi omega 3.
Anche l’olio extravergine d’oliva, se usato a crudo in sostituzione al burro o all’olio di semi,
potrà fornire un valido contributo di grassi monoinsaturi utilissimi per riequilibrare la vostra tiroide.
Non solo. Frutta fresca e verdura biologiche, dovrebbero essere assunte almeno due volte al giorno.
E poi: zenzero. Abbondate anche per rinfrescare le vostre pietanze. Se non vi piace allora puntate sulla
curcuma.
Risolvere in Modo Naturale la Tiroidite di Hashimoto: Consigli Pratici
Sarebbe bene anche cercare per quanto possibile di sostituire i cereali raffinati con i cereali
integrali ed eliminare lo zucchero. Anche le bibite molto zuccherate, i dolci, sarebbe meglio evitarli in
quanto nuocciono alla tiroide di Hashimoto.
Utilissimo alternare proteine animali e vegetali, limitare i grassi saturi ed eliminare quelli
idrogenati e parzialmente idrogenati.
I rimedi naturali sono sempre i più apprezzati. E l’alimentazione è il primo vero passo verso il
benessere del corpo. Mai sottovalutarlo, anche per problematiche più importanti.
Tiroidite di Hashimoto
Attilio Speciani, Gabriele Piuri
La tiroidite di Hashimoto è caratterizzata dalla presenza di autoanticorpi rivolti contro la tiroide. In
particolare, questa forma è molto spesso conseguenza di una infiammazione tiroidea di origine virale o
tossicologica.
Diversi studi hanno ormai segnalato importanti connessioni tra condizione allergica e comparsa
di tiroidite, un dato che evidenzia la possibilità di trattare anche queste patologie intervenendo sulla
infiammazione immunologica, quindi sia con farmaci e rimedi naturali modulanti, sia con un approccio
di tipo alimentare.
In anni di lavoro abbiamo identificato questa come la sequenza più efficace sul piano clinico:
Prima della visita medica o nutrizionale, effettuazione di RecallerProgram per identificare
eventuali reattività alimentari.
Prima visita medica con il dottor Speciani o con il dottor Piuri, valutazione di eventuali esami
già effettuati, con particolare riferimento al quadro immunologico e agli anticorpi presenti. Se
necessario, prescrizione di ulteriori test integrativi, con particolare riferimento alla presenza di
Vitamina D, alla concomitante presenza di Gluten sensitivity e alla funzione tiroidea.
Consulto nutrizionale, a integrazione della visita medica. È molto ben documentata l'azione di
riequilibrio sulla tiroide che si può ottenere con l'approccio alimentare. Per comprenderne l'importanza
basti pensare all'impatto più che positivo sulla funzione tiroidea di una ricca prima colazione e, per
contrasto, all'impatto negativo che si ottiene saltandola.
Prescrizione di terapia iposensibilizzante a bassa dose, ove indicato.
Controlli nutrizionali seriati successivi, distanziati nel corso del tempo.
Analisi degli esami integrativi e visite mediche di controllo, da stabilire in relazione alla
condizione clinica.
Eventuale rivalutazione delle reattività ad alimenti attraverso Recaller Program a distanza di
8-12 mesi.
Per fissare un appuntamento
Per fissare un appuntamento è necessario contattare la segreteria di SMA al numero 02
48008454.
Ricordiamo che tutte le operatrici sono preparate a comprendere le necessità individuali e a
indicare, già durante il primo contatto telefonico, quali appuntamenti fissare per avviare il percorso più
adeguato.
Maggiori dettagli su orari e modalità sono forniti alla pagina "Contatti".
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Tiroidite di Hashimoto - Wikipedia
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Le informazioni qui riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. Questa voce
ha solo scopo illustrativo e non sostituisce il parere di un medico: leggi le avvertenze.
La tiroidite di Hashimoto o tiroidite cronica autoimmune, descritta per la prima volta dal Dr.
Hashimoto Hakaru nel 1912, è tra le più comuni e frequenti patologie tiroidee, la prima causa di
ipotiroidismo primario, specie nelle aree geografiche ad elevato apporto iodico, con una prevalenza del
5-15% nelle donne e del 1-5% negli uomini.
La tiroidite di Hashimoto è una malattia organo-specifica, a patogenesi autoimmune, caratterizzata
morfologicamente da una cronica infiltrazione linfocitaria e da frequente evoluzione verso
l’ipotiroidismo. La positività degli autoanticorpi circolanti, anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e
anti-tireoglobulina (anti-TG), sottende la patogenesi autoimmune e, al tempo stesso, ha un
fondamentale significato diagnostico. I meccanismi del danno d’organo sono complessi e comprendono
la partecipazione dell’immunità umorale e di quella cellulo-mediata.
La tiroidite cronica autoimmune è la forma più comune di tiroidite e la sua prevalenza è
nettamente superiore nel sesso femminile e nell’età avanzata. Qualora si prendano in considerazione
anche le forme asintomatiche, definite dall’esclusiva positività anticorpale, esse sembrano costituire in
assoluto la più frequente tireopatia, soprattutto se si considerano le aree non iodio-carenti.
La definizione generale di tiroidite cronica autoimmune comprende le seguenti varianti
morfologiche e cliniche:
tiroidite di Hashimoto propriamente detta, caratterizzata da gozzo diffuso con o senza
ipotiroidismo;
tiroidite autoimmune asintomatica ad impronta atrofica, definita dalla positività autoanticorpale,
in assenza di gozzo o di franco ipotiroidismo;
mixedema idiopatico, che si manifesta con ipotiroidismo conclamato, in assenza di gozzo, con
anticorpi spesso negativi.
Considerando le tiroiditi autoimmuni nel loro insieme, si può dire che il quadro
obiettivo-sintomatologico è assai variabile nei singoli soggetti, dall’assoluta asintomaticità, alla
presenza di gozzo di variabili dimensioni, con o senza ipotiroidismo.
Il gozzo è generalmente di piccole-medie dimensioni, diffuso, di consistenza aumentata o
francamente duro, talora con aree pseudonodulari. La crescita della ghiandola avviene in modo lento e
subdolo, è indolente e non provoca alcun disturbo soggettivo. La presenza di uno o più nodi,
identificabili ecograficamente, può richiedere approfondimento citologico, per escludere una eventuale
patologia neoproduttiva concomitante.
L'evoluzione in senso ipofunzionale è imprevedibile nel singolo soggetto, poiché può
manifestarsi in qualsiasi fase della malattia: talora rappresenta la manifestazione di esordio, ma più
frequentemente compare in pazienti con positività anticorpale nota da anni. In molti casi, la comparsa
di segni e sintomi conclamati di ipofunzione segue una fase di ipotiroidismo subclinico, che è definito
dall'elevazione isolata dell'ormone tireostimolante (TSH), con normalità degli ormoni tiroidei, in
pazienti del tutto asintomatici.
La tiroidite di Hashimoto nella sua manifestazione classica consta quindi di tre fasi:
Eutiroidismo
Ipotiridismo subclinico
Ipotiroidismo conclamato permanente.
La progressione verso l'ipotiroidismo conclamato è più frequente nei maschi, mentre nelle
donne la frequenza aumenta in età superiore a 45 anni. Spesso questa patologia è associata ad altre
malattie autoimmunitarie organo-specifiche, quali la vitiligine, l'alopecia, il diabete di tipo I,
l'iposurrenalismo primitivo. In generale, è stato stimato che i pazienti con anticorpi positivi e/o
ipotiroidismo subclinico vadano incontro ad ipotiroidismo conclamato con una frequenza del 2-4%
all'anno. Raramente si possono osservare fasi transitorie di iperfunzione, legate a rapida progressione
del danno parenchimale con dismissione di ormone preformato o a fasi di ipersecrezione mediate da
anticorpi stimolanti il TSH (cosiddetta Hashitossicosi). Del tutto eccezionale è la presenza di
oftalmopatia autoimmune.
La Hashimoto è una patologia tendenzialmente sottodiagnosticata (spesso rilevata nel corso di
visite o esami clinici effettuati per altre ragioni).
I sintomi della tiroidite di Hashimoto sono diversi. Rispetto a forme della malattia prive di
sintomi ci sono casi con sintomi leggeri, ai quali si pone rimedio tramite l'ormone tiroideo, ma anche
casi con sintomi diversi che spesso vengono confusi con altre patologie. Spesso la malattia inizia
lentamente in modo che le persone colpite all'inizio difficilmente percepiscono i sintomi.
Inizialmente prevalgono i sintomi dell'ipertiroidismo. La cosiddetta hashitossicosi o ipertiroidite
che è una fase iniziale dove compare una lieve iperfunzione che si trasforma poi gradualmente in
un'ipofunzione cronica. Decorsi con valori ormonali fluttuanti in cui l'ammalato passa da una
iperfunzione a una ipofunzione e viceversa si verificano, ma raramente. I sintomi sono raggruppati di
seguito come i sintomi dell'iperfunzione.
Oltre ai sintomi causati dalla modifica dei livelli ormonali ci possono essere dei sintomi dovuti
agli effetti del processo immunitario e degli anticorpi. I sintomi sono raggruppati di seguito come
sintomi della malattia autoimmune. Una separazione dei sintomi a livello medico probabilmente non
è del tutto corretta perché a volte non è ancora chiaro quali sintomi provengono dagli ormoni e quali
dai processi immunitari e dagli anticorpi modificati al di fuori della tiroide.
Generalmente si può dire che prevalgono i sintomi dell'ipofunzione e devono essere equilibrati
il più presto possibile da una quantità adatta di ormoni tiroidei. Essi sono raggruppati di seguito come
sintomi dell'ipofunzione.
All'inizio della malattia, alcuni pazienti della Hashimoto attraversano una fase momentanea di
iperfunzione. Questa fase può mancare o passare in modo inosservato. Si presume che la causa sia la
distruzione immunologica del tessuto tiroideo che conserva gli ormoni. Inoltre, in questa fase, possono
presentarsi gli anticorpi che stimolano il recettore del TSH della tiroide.
I sintomi dell'iperfunzione sono molteplici. La maggior parte dei sintomi sono noti come
sintomi generali, come nervosismo, insonnia e la tendenza a sudare. Molti dei sintomi si manifestano
progressivamente senza pensare ad una malattia. Solo quando l'insonnia, la sudorazione eccessiva, la
diarrea, i tremori e le palpitazioni non migliorano spontaneamente si va dal medico.
Le palpitazioni possono essere percepite anche come pulsazioni nelle orecchie che non fanno
dormire. I sintomi all'inizio di un'iperfunzione di una tiroidite di Hashimoto spesso non sono
pronunciati.
Il trattamento con farmaci che inibiscono la produzione degli ormoni della tiroide (tirostatici) di solito
non è necessario. Se l'iperfunzione è causata da una distruzione del tessuto che immagazzina l'ormone
nella tiroide, i tirostatici che impediscono la formazione degli ormoni tiroidei non possono essere
efficaci. Trattamenti individuali devono essere fatti dall'endocrinologo.
disturbi alla voce/ afonia.
apatia
cardiopalmo, tachicardia
pressione sanguigna alta
nervosismo, irritabilità, irrequietezza
debolezza muscolare, dolore muscolare
tremore delle mani
disturbi del sonno
orticaria
sudorazione, pelle umida e calda
fame eccessiva e sete
perdita di peso nonostante un buon appetito
feci molli
nelle donne: disturbi del ciclo mestruale (irregolare o sanguinamento aumentato, assenza del
ciclo mestruale)
Gli ammalati notano un'irrequietezza interiore e un'irritabilità. Le impressioni possono essere
percepite più intensamente. Anche le emozioni sono più intense. I cambiamenti d'umore sono maggiori,
sia quelli positivi che quelli negativi. Spesso si nota un aumento della stanchezza già dopo pochi sforzi.
Molti raccontano di insonnia e di sentimenti sia d'ansia che di panico.
Segni tipici sono una tendenza maggiore a sudare e feci molli. Se si aprono le mani, spesso si
può notare un tremolio leggero delle dita.
L'iperfunzione della tiroide porta in alcuni casi a disturbi del ciclo. Accanto alle eccessive perdite di
sangue possono presentarsi cicli ridotti o estesi. Anche un'assenza del ciclo mestruale è possibile.
In alcuni casi si presentano dolori e debolezza muscolare, in particolare alla spalla e alle gambe.
Anche nel settore dei muscoli dorsali si possono verificare indurimenti muscolari dolorosi.
La tachicardia e il cardiopalma nella maggior parte dei casi sono da attribuire all'iperfunzione e
regrediscono lentamente con il ridursi dell'iperfunzione. Un cambiamento della frequenza cardiaca può
essere notato anche nell'ipofunzione della tiroide.
Dopo una fase di iperfunzione della tiroide segue spesso una progressiva crescente ipofunzione.
La tiroidite di Hashimoto può iniziare anche con una ipofunzione. Anche i sintomi dell'ipofunzione
sono numerosi.
alterazione della libido
stanchezza, spossatezza fisica generale
mancanza di concentrazione, mancanza di memoria
pressione alta con la frequenza cardiaca al di sotto di 70 pulsazioni
cardiopalmo
umore depressivo, depressione, attacchi d'ansia e attacchi di panico
capelli secchi, arruffati, opachi
caduta dei capelli
pelle pastosa e secca (mixedema)
stipsi
intolleranza al freddo
aumento di peso
nelle donne, disturbi del ciclo mestruale
diminuzione del desiderio sessuale
formicolio notturno e la sensazione che le mani e gli avambracci si addormentino (sindrome del
tunnel carpale)
riduzione dell'udito
espressione facciale apatica
cambiamento della personalità (indole)
I sintomi dell'ipofunzione si manifestano soprattutto nella stanchezza e nella mancanza di
concentrazione. Si può notare un aumento di peso nonostante si assuma una quantità di cibo normale o
ridotto.
Di solito la tiroidite di Hashimoto porta ad un aumento di peso, ma ci sono noti anche casi in cui,
nonostante l'ipofunzione ed un adeguato o aumentato apporto nutrizionale, si verificano perdite di peso.
Con una perdita di peso poco chiara si dovrebbero approfondire ulteriori malattie autoimmuni che si
possono verificare insieme alla tiroidite di Hashimoto, come malattie intestinali (celiachia, colite
ulcerosa).
Anche dopo la normalizzazione dei valori tiroidei nel sangue in alcuni soggetti continuano i problemi
di peso. La causa di questo continuo aumento di peso non è ancora del tutto chiara. Sembra che, oltre
agli ormoni tiroidei, anche altri ormoni abbiano una parte importante (insulina, leptina, mancanza di
estrogeni ed androgeni in menopausa). Alcuni pazienti beneficiano con un adattamento della
sostituzione dei ormoni tiroidei dal puro T4 ad una combinazione di medicine che oltre a contenere T4
contengono anche T3.
Le persone con una ipofunzione tiroidea soffrono il freddo. Con un basso metabolismo basale, il
freddo viene poco tollerato.
Quasi regolarmente si presenta una pigrizia dell'attività del tratto gastro-intestinale, tanto che
alcuni pazienti devono ricorrere ai lassativi.
Il ripetuto "addormentare" e formicolio delle mani e degli avambracci durante la notte, la
cosiddetta sindrome del tunnel carpale, può essere condizionato dall'ipofunzione tiroidea. Dopo la
normalizzazione degli ormoni tiroidei in genere questo fenomeno regredisce. Oltre ad una funzione
tiroidea, ci sono altre ragioni per una sindrome del tunnel carpale che, se persistono dopo aver
normalizzato gli ormoni tiroidei, devono essere approfondite.
Alcuni pazienti notano una riduzione dell'udito che si normalizzano dopo la regolazione con gli
ormoni tiroidei.
Molto spesso nelle donne con ipofunzione si possono presentare disturbi del ciclo mestruale e
una impossibilità ad avere figli.
Oltre ai sintomi del malfunzionamento della tiroide ci possono essere sintomi causati dal cattivo
funzionamento del sistema immunitario. In alcuni casi non è possibile distinguere se i disturbi vengono
provocati dall'alterazione degli ormoni tiroidei o dalla malattia autoimmune.
Bisogna tener conto che la maggior parte dei pazienti di Hashimoto, dopo un'adeguata
sostituzione tiroidea, non mostrano nessun sintomo della malattia autoimmune. La tiroidite di
Hashimoto può avere un decorso senza sintomi, ma anche una varietà di sintomi.
dolore alle articolazioni
dolore muscolare
indurimento dei tendini e dei muscoli
diversi disturbi della pelle (ad esempio, orticaria, rosacea)
secchezza delle mucose (sindrome di Sjögren)
labilità dell'umore
dimenticanza e disturbi di concentrazione
sintomi neurologici (nevrite), vertigini
estremamente rare sono crisi epilettiche, allucinazioni, sintomi psichiatrici (encefalopatia di
Hashimoto)
debolezza generale
anemia (anemia perniciosa)
nausea e problemi gastrointestinali, problemi digestivi (indagare celiachia)
malattia degli occhi (Oftalmopatia di Graves)
sintomi simili all'influenza
gonfiore dei linfonodi
febbre (raro)
valori epatici elevati
ipercolesterolemia[2]
gonfiore delle braccia, delle gambe, dell'addome e del viso
La malattia autoimmune può provocare conseguenze a vari organi, ed ai tessuti al di fuori della
tiroide.
Nel decorso della tiroidite di Hashimoto possono comparire diversi cambiamenti alla pelle.
Talvolta c'è una infiammazione cronica della pelle del tipo acne rosacea. Soprattutto sul viso
compaiono delle papule rossastre. Un forte arrossamento del viso si verifica quando si beve alcool,
quando si mangiano cibi molto speziati, quando esiste un'eccitazione emotiva e quando si entra in una
stanza calda.
Anche un'orticaria si verifica frequentemente.
Devono essere identificate comunque malattie autoimmuni della pelle indipendenti dalla Hashimoto,
come la malattia della vitiligine, una malattia rara della pelle che si caratterizza con la comparsa di
chiazze non pigmentate, il pemfigo, una patologia bollosa, o l'alopecia areata, la perdita dei capelli o
altri peli a chiazze glabre o aree.
La secchezza delle mucose (bocca, naso, occhi ecc.) viene chiamata sindrome di Sjögren. Il suo
trattamento finora è solo di tipo sintomatico come l'uso di saliva artificiale, collirio, gel per gli occhi.
La sindrome di Sjörgen è una malattia autoimmune indipendente e deve essere approfondita.
Pazienti raccontano anche di un indurimento doloroso dei tendini e dei muscoli, ma anche di
dolori dorsali e dolori alla nuca (cervicali). I muscoli possono diventare sensibili alla pressione.
L'origine di questi dolori non è chiara. Alcuni pazienti si lamentano anche di dolori articolari. Altre
malattie reumatologiche devono essere approfondite.
Spesso si manifestano disturbi gastrointestinali e nausea. Anche in questo caso devono essere
escluse altre malattie autoimmuni come la celiachia, l'anemia perniciosa ecc.
Si può notare anche un'ipercolesterolemia caratterizzata da un rallentamento del metabolismo.
La cosiddetta encefalopatia di Hashimoto, il coinvolgimento del cervello, è molto rara e può
manifestarsi anche con un normale livello del sangue di ormoni tiroidei. Possono manifestarsi attacchi
epilettici, tremolio, allucinazioni ed altri sintomi psichiatrici. Spesso sono rilevabili elevati livelli di
anticorpi TPO. Un trattamento con il cortisone può portare alla scomparsa dell'encefalopatia. Si sono
verificate anche guarigioni spontanee.
I sintomi della malattia autoimmune sono diversi. Come il processo immunitario agisce sugli
anticorpi e che ruolo svolgono gli anticorpi non è chiaro. Il gran numero di possibili sintomi diversi che
in tanti libri di medicina vengano descritti solo in parte, spesso creano l'insicurezza nel medico e nel
paziente. Quando il processo immunitario diminuisce, diminuiscono spesso anche i sintomi.
La diagnosi si avvale, oltre agli elementi anamnestico-obiettivi, del dosaggio degli anticorpi
antitiroide circolanti, in particolare degli anti-TPO, che risultano positivi in oltre il 90% dei casi. Utile
supporto viene fornito dall'ecografia, che dimostra un’ecostruttura diffusamente ipoecogena,
disomogenea, con margini irregolari e polilobulati.
In caso di ipotiroidismo conclamato, il trattamento universalmente riconosciuto prevede la
somministrazione di L-tiroxina a dosaggio sostitutivo, tale da riportare il TSH nei limiti di normalità,
tra 1 e 4 mU/l. La posologia di L-tiroxina è generalmente compresa tra 1 e 2 μg/kg/die, ma deve essere
calibrata individualmente.
Nei casi di tiroidite associata a gozzo, con o senza ipotiroidismo, può essere opportuno
aumentare la posologia della tiroxina, in modo da ottenere la parziale o completa soppressione del
TSH, con finalità antigozzigena. Nei casi di tiroidite senza gozzo e normale funzionalità tiroidea, o di
ipotiroidismo subclinico (TSH compreso tra 4 e 10 μU/ml e ormoni tiroidei nella norma), l’opportunità
di instaurare un trattamento deve essere valutata nel singolo caso, tenendo conto di vari fattori
individuali quali:
l'età,
la coesistenza di patologie cardiache o di osteoporosi
la capacità di collaborare e di sottoporsi a periodici controlli clinici e laboratoristici.
Dr Renata Strumia dermatologia TIROIDE E CUTE
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Il meccanismo dell’attività degli ormoni tiroidei sulla cute non è stato ancora definitivamente chiarito.
Specifici recettori non sono stati fino ad ora dimostrati a livello della cute, ma gli effetti degli ormoni
tiroidei sulla cute sono ben conosciuti e sono correlati con i livelli circolatori della T3. Gli ormoni
tiroidei giocano un importante ruolo nel mantenere le normali funzioni cutanee in particolare il
consumo di ossigeno, la sintesi proteica, le mitosi, lo spessore cutaneo, la crescita dei capelli e una
normale secrezione di sebacea. Alcune di queste azioni degli ormoni tiroidei sulla cute sono indirette e
mediate da effetti più generali come la produzione di calore e un’alterata dinamica cardiovascolare.
L’iperidrosi e la vasodilatazione possono essere determinate da alti livelli di ormoni tiroidei. Anche il
morbo di Basedow e la tiroidite di Hashimoto possono avere effetti sulla cute, come vedremo in
seguito.Ipo e ipertiroidismo sono responsabili di numerose alterazioni cutanee. È essenziale valutare
queste malattie cutanee perchè potrebbero essere i sintomi iniziali di una patologia
tiroidea.Ipotiroidismo e cute
Nell’ipotiroidismo la cute è fredda, secca e pallida con fine desquamazione. Il pallore è dovuto alla
costrizione dei vasi sanguigni cutanei e all’eccesso di fluido e di mucopolisaccaridi nel derma, che
comprime i piccoli vasi e cambia la rifrazione della luce. La secchezza è causata da una diminuita
secrezione sudoripara e sebacea e da una variazione della tessitura della cute. L’epidermide è sottile e
ipercheratosica, con follicoli poco evidenti. E’ frequente un edema periorbitario.La cute delle guancie è
spesso eritematosa. Nei pazienti con ipotiroidismo di lunga durata le palme delle mani e le piante dei
piedi e le pieghe naso-labiali assumono un colorito giallo-arancione per accumulo di carotene nello
strato corneo, causato da un blocco della conversione del beta-carotene in vitamina A
(carotenodermia).
La xerosi può essere severa tanto da essere considerata una forma di ittiosi acquisita. Occasionalmente
può comparire una porporadovuta, probabilmente, ad una diminuzione dei fattori della coagulazione.I
capelli sono opachi, secchi e fragili. La perdita della barba, dei capelli e dei peli pubici e del terzo
laterale del sopracciglio è frequente.
Una massiva caduta di capelli avviene quando c’è una brusca insorgenza dell’ipotiroidismo. La
diminuzione della secrezione sebacea contribuisce alla secchezza dei capelli.
Probabilmente la perdita dei capelli è dovuta ad un precoce arresto nella fase anagen di crescita del
capello. Un normale rapporto tra capelli telogen/anagen è ripristinato con la terapia sostitutiva. E’ stata
descritta la crescita di peli lunghi e scuri sul dorso e sulle estremità di molti bambini con ipotiroidismo.
La causa è sconosciuta e molti bambini hanno anche un alterato sviluppo psichico .
Nel 90% degli ipotiroidei le unghie sono sottili, fragili e striate con solchi longitudinali e trasversali.
Le dimensioni e la velocità di crescita sono diminuite.Una tireotossicosi può essere dovuta a un morbo
di Basedow, ad un gozzo multinodulare tossico, ad un adenoma tossico, può essere presente nella fase
iniziale di una tiroidite, secondaria ad ingestione di un eccesso di ormoni tiroidei, a neoplasie
producenti ormoni tiroidei od a tumori TSH-secernenti (carcinoma embrionale del testicolo, tumori
trofoblastici e tumori ipofisari). La cute è usualmente calda, arrossata e umida, con un aspetto liscio e
privo di rughe. Il calore e l’arrossamento sono dovuti alla vasodilatazione periferica ed all’aumentato
flusso sanguigno. Un arrossamento episodico può presentarsi a livello del viso e del torace e può
esserci un persistente rossore a livello dei gomiti e delle palme delle mani. E’ stata dimostrata
un’aumentata fragilità capillare e possono svilupparsi teleangectasie sul viso e sul torace. È presente
un’iperidrosi particolarmente pronunciata nel palmo nelle mani e nella pianta dei piedi, dove le
ghiandole sudoripare sono sotto il controllo del sistema nervoso simpatico.Una diffusa perdita di
capelli è presente nel 20-40% dei pazienti con ipertiroidismo. La gravità della perdita di capelli non è
direttamente correlata alla gravità dell’ipertiroidismo. L’alopecia è generalmente più pronunciata dopo
variazioni estreme del quadro metabolico durante la terapia. Può comparire anche un’alopecia areata,
perdita di peli ascellari, pubici, del corpo e delle sopracciglia. Il capello è soffice e sottile e spesso c’è
un prematuro ingrigirsi.Alterazioni delle unghie si osservano approssimativamente nel 5% dei pazienti
con ipertiroidismo. Le unghie crescono velocemente, qualche volta sono morbide e friabili. Strie
longitudinali e appiattimento della superficie possono dare un “aspetto a cucchiaio” delle unghie. Si
può avere una onicolisi (unghia di Plummer). Il margine libero delle unghie diviene ondulato e
incurvato in alto. Nel 2-4% dei pazienti con ipertiroidismo è evidente un’iperpigmentazione localizzata
del viso(specialmente nell’area periorbitaria), nel collo, nelle cicatrici e nelle pieghe palmari. La
prevalenza della vitiligine è aumentata nelle malattie tiroidee ad origine autoimmunitarie, come il
morbo di Basedow e la malattia di Hashimoto. La vitiligine può precedere il disordine endocrino e non
è migliorata dal trattamento della disfunzione tiroidea.
Il mixedema pretibiale, caratterizzato da placche giallo-brune con aspetto a “buccia d’arancia”,
sembra insorgere solo in pazienti con malattie tiroidee autoimmunitarie, soprattutto nel morbo di
Basedow. La prevalenza del mixedema pretibiale nel morbo di Basedow è stimata tra l’1 e il 10%. E’
frequentemente associato con esoftalmo. Può presentarsi prima o dopo il trattamento della
tireotossicosi e può insorgere anche nella fase eutiroidea. L’acropachia tiroidea si manifesta in meno
dell’1% dei pazienti con morbo di Basedow; È caratterizzata dall’aspetto “a bacchetta di tamburo”
delle dita delle mani e dei piedi, con proliferazione periostale diafisaria delle ossa distali e delle falangi.
L’acropachia è generalmente asintomatica; qualche volta è stato riportato irrigidimento doloroso delle
mani dovuto al rigonfiamento dei tessuti molli. L’acropachia è più comune dopo il trattamento della
tireotossicosi. Prurito e orticaria possono essere presenti durante tutte le fasi dell’ipertiroidismo. Le
cause sono sconosciute. Il prurito così come l’orticaria sono generalmente reversibili con il
miglioramento dello stato ipertiroideo, anche se, occasionalmente una orticaria cronica con angioedema
può persistere.
Gli xantelasmi nella tireotossicosi sono stati descritti da Thomson ed in genere persistono dopo il
trattamento della tireotossicosi. Varie
I disordini tiroidei possono essere associati con varie altre patologie cutanee, molte delle quali sono
autoimmunitarie. Di frequente altri membri della stessa famiglia possono presentare fenomeni
autoimmunitari simili.L’alopecia areata è stata associata con la tiroidite di Hashimoto, con il morbo di
Addison, con l’anemia perniciosa e con il diabete mellito giovanile. Nel 24% dei pazienti con alopecia
areata sono presenti una o più alterazioni dei tests di funzionalità tiroidea senza peraltro segni clinici di
patologia tiroidea .
Wolf e Feuerman furono i primi a descrivere l’associazione del pemfigo con le tireopatie
autoimmunitarie. Un pemfigoide bolloso è stato osservato in pazienti con tiroidite di Hashimoto e
morbo di Basedow .
Sono stati riportati casi di dermatomiosite associata ad una tiroidite autoimmunitaria. Una tiroidite di
Hashimoto è stata anche descritta in pazienti con polimiosite, miastenia grave, pemfigoide, carcinoma
della vescica e nella scabbia norvegese. Poiché gli antigeni di istocompatibilità HLA-B8 e DR3 sono
più frequenti nella tiroidite autoimmunitaria e nella dermatomiosite dell’adulto, è stata sospettata una
patogenesi autoimmunitaria comune ad entrambe. Malattie tiroidee autoimmuni sono state descritte
anche in pazienti con sclerodermia. Nicholson et al hanno descritto 3 pazienti con sclerodermia
sistemica complicata nel suo decorso dall’insorgenza di un morbo di Basedow.
Attualmente esiste ancora una controversia riguardo la relazione tra l’acanthosis nigricans e le malattie
tiroidee anche se l’acanthosis nigricans è associata a molte endocrinopatie. Nella pustolosi
palmoplantare è stata riportata l’associazione con malattie tiroidee, come gozzo o alterazioni dei
dosaggi ormonali. Sindrome di Sweet
La sindrome di Sweet (dermatosi acuta febbrile neutrofilica) è ritenuta secondaria ad una reazione di
ipersensibilità sia ad infezioni sia ad antigeni associati a tumori. Sebbene usualmente associata a
malattie mieloproliferative, la sindrome di Sweet è stata associata anche con malattie autoimmunitarie
come la sindrome di Sjögren, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e la colite ulcerosa, il
morbo di Basedow e la tiroidite subacuta (verosimilmente su base virale).
Orticaria
Nel 15% dei pazienti con orticaria cronica idiopatica ed angioedema sono state riportate alterazioni
della tiroide in particolare tireopatie autoimmunitarie. La vitiligine è stata associata con la malattia di
Addison, con l’anemia perniciosa, con il diabete mellito, con l’uveite, con il melanoma, con
l’insufficienza ovarica e testicolare e con le malattie autoimmunitarie della tiroide. La descrizione
originale della sindrome di Schmidt includeva l’insufficienza surrenalica idiopatica e la tiroidite
cronica linfocitaria. Questa sindrome è stata attualmente ampliata comprendendo il diabete mellito
insulino-dipendente, l’ipoparatiroidismo, l’insufficienza gonadica, l’anemia perniciosa, la candidosi
mucocutanea e spesso una tireotossicosi. La vitiligine è presente in meno del 10% dei pazienti, mentre
possono essere presenti altri disordini autoimmunitari come l’artrite reumatoide giovanile e la
nefropatia con depositi di IgA.
Braunstein ha riportato un caso di eritema anulare centrifugo in un paziente con morbo di Basedow.
L’eruzione è scomparsa dopo il trattamento con iodio radioattivo. Un granuloma anulare generalizzato
è stato osservato in una donna con tiroidite autoimmunitaria, risolto dopo somministrazione di tiroxina.
Il gozzo nella reticoloistiocitosi multicentrica è probabilmente dovuta all’infiltrazione granulomatosa
della ghiandola.
Tiroide e Medicina Biologica
Il sito del Centro Medico Francois Broussais è dedicato alla medicina d'avanguardia e a tutte quelle
persone che sono alla ricerca di un nuovo modello medico a cui affidare la propria salute.
Il Centro Broussais, fondato nel 1989 dal dott. Salvatore Simeone, è uno dei più grandi centri di
Medicina Biologica ed Integrata esistenti, in grado di offrire le soluzioni migliori nei vari settori della
medicina, sia nel campo della diagnostica funzionale che nel campo terapeutico.
broussais.it
L'UNIVERSO TIROIDE
L'universo riguardante la tiroide è quanto mai vario e complesso. Chi ha problemi di tiroide trarrà grande beneficio dalla lettura di questo primo documento di carattere
generale, poichè esso contiene la spiegazione del tipo di approccio terapeutico, da parte della
Medicina Biologica e Integrata, nei confronti delle malattie della tiroide (per visionare un video del
dr Simeone su you tube riguardante le malattie della tiroide clicca qui). Molti ci chiedono cosa si
intende per "cura naturale della tiroide", pensando che tratti di omeopatia, erbe o cose del genere.
Ebbene, precisiamo subito che la "cura naturale" delle patologie della tiroide è molto di più
articolata e complessa di un semplice rimedio omeopatico o omotossicologico o fitoterapico: tentare
di curare la tiroide con questo tipo di rimedi naturali significherebbe fallire almeno nel 95% dei casi.
Facciamo un esempio e prendiamo l'ipotiroidismo, che non potrà mai guarire realmente se:
1) non si corregge la "tipologia ossidativa" del paziente (leggi la quinta scala del documento
"nutrizione superiore"),
2) se non si eliminano alcuni alimenti che rallentano la funzione tiroidea,
3) se non si correggono eventuali squilibri funzionali a carico del sistema metabolico ed
energetico del paziente,
4) se, infine, non si correggono eventuali squilibri del "terreno organico" (flora batterica, candidosi,
ecc.). Tutto questo non si può fare prescrivendo semplicemente qualche prodotto omeopatico o
omotossicologicoo qualche erba.
La cura biologica delle malattie della tiroide dipende da 2 elementi: il primo è la capacità di
fare una diagnosi di tipo funzionale, e non solo organica; il secondo è saper sinergizzare tra loro, con
esperienza e maestria, le diverse terapie che fanno parte del mondo della Medicina Biologica,
partendo sempre e comunque dal singolo paziente che ci sta di fronte.
In queste pagine cerchiamo anche di fare chiarezza e di spiegare perchè, secondo noi, non è
condivisibile un protocollo che prevede l'uso della stessa medicina (l'ormone tiroideo), per giunta
"per tutta la vita", in tutte le patologie della tiroide, anche molto diverse l'una dall'altra: lo stesso
ormone, infatti, viene prescritto indifferentemente sia in caso di "tiroidite", sia in caso di "noduli", sia
in caso di "ipotiroidismo".
La stessa cosa avviene anche in moltissimi casi di "ipertiroidismo", dopo che si sia inibita la funzione
della ghiandola con le varie terapie che si utilizzano.
Ad esempio, cartelle cliniche alla mano, vedremo che molte persone in cura con l'ormone
tiroideo erano sanissime(clicca qui) e sono cadute nella "rete farmacologica" solo perchè il protocollo
mondiale, previsto dalle case farmaceutiche, viene purtroppo attuato con troppa leggerezza.
Addirittura qualche medico prescrive l'ormone tiroideo come prevenzione, la quale cosa si
commenta da sola.
Invece, a quelli che hanno realmente problemi tiroidei, possiamo dire che con la Medicina
Biologica si ottengono risultati sorprendenti e si curano le varie patologie facendo tranquillamente a
meno dell'ormone.
Dimostreremo anche che, spesso, alcuni esami diagnostici non sono affidabili(clicca qui).
Ad esempio, infatti, per quanto riguarda i noduli, se si effettuano 2 ecografie della tiroide, nello stesso
giorno o a 2-3 giorni di distanza l'uno dall'altro (ovviamente in 2 posti diversi e senza esibire le
ecografie precedenti), in molti casi esse non coincidono tra di loro, anzi a volte sono diversissime.
Anche per quanto riguarda la tiroidite, gli anticorpi salgono e scendono, e di molto, anche nella stessa
giornata, e in ogni caso variano autonomamente nel tempo a prescindere dall'ormone tiroideo (il tutto è
spiegato meglio nel paragrafo relativo alla tiroidite).
Inoltre, sempre per quanto riguarda la tiroidite, dimostreremo anche che non è vero che una
tiroide con gli anticorpi elevati è sempre destinata ad andare incontro a un ineluttabile ipotiroidismo,
soprattutto se curata bene con la Medicina Biologica e Integrata.
Anche questo è documentato da tanti casi di pazienti ai quali è stato gradualmente eliminato l'ormone e
la loro tiroide, una volta "riabilitata", continua a funzionare perfettamente a distanza di anni (clicca
qui).
Al fine di una migliore comprensione del "pianeta tiroide" abbiamo deciso di pubblicare anche
moltissimi casi clinici (clicca qui).
Occupiamoci, ora, della domanda più ricorrente da parte dei pazienti: voi come curate la tiroide?
Innanzitutto, è ovvio, non prescrivendo a tutti, indistintamente, lo stesso ormone, per giunta a
vita...
In realtà, la vera cura della tiroide non può che essere basata su di un "percorso terapeutico
causale", che cioè vada a rimuovere le cause (metaboliche, energetiche, nutrizionali e
quant'altro) che hanno provocato la malattia della tiroide.
E' solo rimuovendo quelle cause che la tiroide potrà guarire realmente e per sempre.
Da quanto abbiamo appena detto, appare evidente che non è la tiroide il vero bersaglio di cura,
ma l'eliminazione delle cause prime che hanno provocato la malattia: una volta eliminate le
cause, la tiroide guarisce automaticamente.
LA CURA DELLE MALATTIE DELLA TIROIDE IN MEDICINA BIOLOGICA E
INTEGRATA
Proviamo, ora, ad entrare più nel pratico, iniziando dal dare la giusta definizione di cosa
sia la Medicina Biologica e Integrata, nonchè sul tipo di cure adottate per le malattie tiroidee.
Innanzitutto, per saperne di più sulla Medicina Biologica basta leggere il documento specifico
(clicca), in modo da non confondere la Medicina Biologica e Integrata con le semplici "omeopatia,
erbe o omotossicologia...".
L'APPROCCIO DIAGNOSTICO In campo diagnostico, oltre a tener conto degli esami
convenzionali (TSH, FT3, FT4, anticorpi, ecografia, scintigrafia, ecc.), nel nostro Centro Medico viene
effettuato un check-up funzionale che consente di valutare lo stato di salute dell'organismo anche sotto
altri parametri.
Inoltre, viene valutata la "tipologia metabolica o ossidativa" del paziente, cioè la sua capacità di
produrre le reazioni ossidative all'interno delle cellule: ad esempio, diagnosticare ed eventualmente
correggere la "tipologia metabolica" del paziente è di fondamentale importanza per la cura
dell'ipotiroidismo.
Il check-up funzionale può comprendere anche la misurazione delle correnti galvaniche del
cavo orale che, in alcuni casi, specie nella titoidite, può rivelarsi importante per una buona diagnosi.
Infine, precisiamo che il check-up funzionale non è assolutamente invasivo.
LE TERAPIE
Per quanto riguarda la fase terapeutica, le cure vengono prescritte in base ai risultati del
check-up funzionale e alla individuazione della tipologia ossidativa del paziente.
E' possibile vedere anche il video del dr Simeone su you tube che parla di come si cura la
tiroide senza ormoni (clicca qui)
La terapia consiste, innanzitutto, nel correggere gli squilibri metabolico-ossidativi ed
energetici del paziente: per questo, ogni paziente è un caso a se stante e le cure sono molto individuali.
Ma la correzione della tipologia ossidativa è di fondamentale importanza per la cura della tiroide.
A questo scopo sono fondamentali alcuni consigli nutrizionali in grado di correggere questa
condizione metabolica. Poi, sempre a proposito di alimentazione, ricordiamo che pochi medici ed endocrinologi si
ricordano che esistono alimenti che rallentano o stimolano la funzione tiroidea!
Così come pochi medici si ricordano che esistono alcuni farmaci ed alcuni integratori che
interferiscono con la tiroide.
Eppure tutto questo è riportato anche nel PNLG (Programma Nazionale Linee Guida)
dell'Istituto Superiore di Sanità: in particolare, si controlli la tabella riassuntiva alla fine del
documento, subito prima della biografia.In questo documento ufficiale si parla di interferenze tra
alcuni farmaci o alcuni alimenti con la funzione tiroidea: certo, ad una lettura superficiale da
parte di chi non è medico, sembrano tutti nomi strani...
Ora ne citeremo alcuni, tra quelli che sono descritti come "clinicamente rilevanti".Parlando di
farmaci, ad esempio, dietro il termine "idrossido di alluminio" si nascondono tanti
comuni sciroppi e compresse per l'acidità gastrica; il termine "amiodarone" nasconde un
comune farmaco per il cuore; la "colestiramina" è contenuta in comuni farmaci contro il
colesterolo e i trigliceridi; per non parlare dei "fans", che sono comunissimi farmaci
anti-infiammatori...
Questi sono solo alcuni esempi.
Tra gli alimenti è apparentemente citata solo la soia, mentre moltissimi altri alimenti ed acque
si celano sotto la dizione "carbonato di calcio", che rallenta la funzione tiroidea; peccato, però, che
questi alimenti e queste acque non vengano neanche elencati...
Eppure, è difficile trovare endocrinologi che tengano conto di tutto questo, anzi nella quasi
totalità dei casi viene subito prescritto l'ormone tiroideo per tutta la vita.
Tornando a parlare della cura della tiroide con la Medicina Integrata, si potranno utilizzare, a
seconda dei casi, anche alcuni rimedi bioterapici (dall'immunologica omeopatica, all'oligoterapia,
all'omotossicologia, ecc.) oppure alcune tecniche di regolazione energetica (ad es. la Biorisonanza).
In ogni caso, la terapia ideale viene scelta sempre in base alle esigenze del singolo paziente poichè, in Medicina Biologica, non esistono protocolli (come il solito ormone prescritto sempre e
comunque in qualsiasi tipo di malattia tiroidea), in quanto ogni caso clinico è unico e deve essere
interpretato e curato in quanto tale.
Tiroide e Medicina Biologica2
broussais.it
La diagnosi di tiroidite viene effettuata quando, sottoponendosi alle analisi del sangue,
risultano positivi uno o più anticorpi anti-tiroidei: si parla di tiroidite autoimmune o tiroidite di
Hashimoto.
A volte, la diagnosi viene fatta con un'ecografia, che assume un aspetto caratteristico, dopo di
che vengono prescritti gli esami del sangue per la conferma.
Il primo problema nasce dal fatto che la stragrande maggioranza delle persone interessate
dalla tiroidite non si è mai accorta di aver avuto una infiammazione alla tiroide, non ha cioè mai
accusato i sintomi tipici di una malattia del genere.
Il paziente, però, pensa che, se glielo ha detto il dottore, si tratta di una cosa seria, anche perché
queste cose sconosciute spaventano: infatti mettiamoci nei panni di una persona che, avendo effettuato
delle analisi della tiroide, nota un valore che a Lui sembra altissimo, poniamo anticorpi anti-TPO a 300
o a 500, mentre i valori normali non dovrebbero superare 35.
È logico che questa persona si spaventi! Infatti il medico dice al paziente che è ammalato di
tiroidite e che ci sono degli anticorpi che "stanno attaccando" la tiroide, i quali, poco a poco, la
distruggeranno e, quindi, sarà ineluttabile andare verso una condizione di ipotiroidismo.
Per questo il medico è "costretto" a prescrivere il solito ormone da prendere per tutta la vita.
Certo, il ragionamento sembra filare; peccato, però, che il paradigma appena citato, secondo
cui gli anticorpi attaccherebbero e distruggerebbero la tiroide non sia vero, almeno nel 90% dei casi.
E, comunque, in ogni caso, l'ormone tiroideo non riesce a produrre la scomparsa degli
anticorpi che, peraltro, sono estremamente variabili pur non facendo nulla.
A tale riguardo, può accadere che alcuni pazienti in cura con l'ormone tiroideo, rifacendo gli
esami mostrino un certo abbassamento dei valori degli anticorpi; a questo punto, supportati anche dal
proprio medico, danno il merito al farmaco, convincendosi così che l'ormone è, per loro, una cosa
buona, legandosi anche psicologicamente a questo.
Ma le cose non stanno così: vediamo perchè ! Innanzitutto abbiamo detto che in corso di
tiroidite di Hashimoto i valori degli anticorpi sono estremamente variabili, anche senza sottoporsi
ad alcuna terapia: di conseguenza è facilissimo che, in un paziente la cui prima diagnosi dimostri valori
molto alti, successivamente i valori possano scendere un pò.
Merito dell'ormone? Certamente no, l'ormone non influisce sugli anticorpi, anche perchè la tiroidite
è una patologia del sistema immunitario, nella quale l'ormone tiroideo non ha alcun senso.
Anzi, tornando a come variano gli anticorpi, frequentemente ci si imbatte nel caso contrario
al precedente , cioè di quei pazienti la cui prima diagnosi mostra valori di poco superiori alla
normache, poi, aumentano nonostante l'utilizzo dell'ormone della tiroide. A tale proposito, chi è affetto da tiroidite di Hashimoto, avrà notato che qualche
endocrinologo, proprio nei casi di valori di partenza non molto elevati e dopo aver messo in cura il
paziente con l'ormone, tende successivamente a richiedere solo le analisi di routine (TSH, FT3,
FT4), senza gli anticorpi. Ma come è possibile una cosa del genere ?
In altri termini, se uno va dall'endocrinologo e questo effettua una diagnosi di "tiroidite", come
è possibile che, poi, lo stesso endocrinologo non faccia rifare le stesse analisi per vedere se c'è stato
un miglioramento o una guarigione ?
Sembra assurdo, ma spesso è così ! A questo punto viene da chiedersi il perchè di un atteggiamento
così strano per un medico ! E' come se un medico che ha in cura un paziente con il colesterolo o con il
diabete, non gli facesse effettuare gli esami di controllo per vedere l'esito della terapia.
Ma allora, qual'è il motivo ? Semplice, il medico sa che l'ormone tiroideo non è in grado di curare la tiroidite e, specie nei casi in cui
le prime analisi mostrano valori non tanto elevati, egli non vuole rischiare di far vedere al paziente i
valori degli anticorpi eventualmente aumentati, altrimenti che figura ci fa ?
Infatti un evento del genere è altamente probabile quando si sia partiti da valori anticorpali non
molto elevati (ad esempio 300, 500, 700). In questi casi è facilissimo che le analisi successive possano
peggiorare e, in tal caso, il paziente penserebbe che l'endocrinologo gli ha peggiorato la tiroidite.
Per evitare questo, il medico, spesso, non fa ripetere gli anticorpi, confidando anche che il
paziente non ci faccia caso.
Però la prescrizione dell'ormone tiroideo non manca mai ed anche in caso di tiroidite il
protocollo è sempre lo stesso !
Come si giustifica, anche in questo caso, la prescrizione del solito ormone?
Si giustifica, secondo l'endocrinologia, con l'assioma secondo cui la tiroidite, piano piano,
"distruggerebbe" la tiroide e produrrebbe un ineluttabile "ipotiroidismo" e, per questo, l'ormone è
indispensabile !
Ebbene, anche questo assioma non trova riscontro in tanti anni di nostra esperienza, in cui
abbiamo curato la tiroidite ed eliminato l'ormone a tanti pazienti i quali, a distanza di anni, non
hanno sviluppato un ipotiroidismo e anzi continuano ad avere una perfetta funzionalità tiroidea:
anche questi casi sono tutti rigorosamente documentati.
Ma c'è di più; ammesso pure che la tiroidite provocasse, nel tempo, un ineluttabile
ipotiroidismo (però abbiamo visto che non è così), sorgerebbe spontanea una domanda: perchè
l'ormone tiroideo, visto che non azzera gli anticorpi, viene prescritto subito anche alle persone che
hanno una funzione tiroidea normale?
In altre parole, per quale motivo, prima di dare l'ormone, non si aspetta che la tiroide dia
i primi segni di cedimento? Il buon senso direbbe che è una follia dare un ormone ad una persona che
lo produce già per conto suo!!! Purtroppo, però, è quello che si fa e noi crediamo che ciò avvenga
perchè esistono interessi più grandi della salute dei pazienti...
Fatta questa dolorosa riflessione, diciamo 2 parole sulle malattie autoimmuni, di cui si può
leggere, a parte, il documento specifico. In effetti il problema delle malattie autoimmuni non viene
ancora chiaramente decodificato dalla medicina convenzionale; infatti essa conosce benissimo il
meccanismo con cui si manifesta la malattia autoimmune, ma ciò che ancora le sfugge sono le
eventuali motivazioni che la innescano: in altri termini, sa che il motore è in fiamme (infiammazione) e
sa anche come sta sviluppandosi l'incendio (auto aggressione da parte degli anticorpi), ma non sa
perchè ciò stia accadendo e, dunque, si limita a considerare "impazzito" il sistema immunitario.
Negli ultimi anni tale meccanismo è stato dimostrato soprattutto per merito di importanti
ricercatori, primi fra tutti il Prof. A. Pischinger dell'Università di Vienna, e il Dott. H.H. Reckeweg,
fondatore della moderna omotossicologia; poiché la spiegazione della patogenesi delle malattie
autoimmuni è complessa, rimandiamo chi è interessato alla pagina sulle malattie autoimmuni.
Se, invece, chi legge fosse medico o particolarmente interessato al problema, consigliamo di
consultare anche i seguenti libri: Omotossicologia, H. H. Reckeweg, ed. Guna; Matrice e regolazione
della matrice, A. Pischinger, ed. Haug.
Fatto sta che, se non si conoscono bene i meccanismi che innescano una patologia
autoimmune, sarà anche più difficile curarla: infatti l'endocrinologia, per tutti i motivi che abbiamo
citato, non riesce a curare la tiroidite di Hashimoto e, di conseguenza, non resta che il vecchio assioma
di sempre, cioè mettere a riposo la tiroide, prescrivendo sempre il solito ormone, con tutti problemi già
enunciati (stress cardiovascolare, nervosismo, osteoporosi, insonnia, ansia, tachicardia, rallentamento
metabolico, ingrassamento, ecc.).
Quale soluzione? Nel caso di una tiroidite è innanzitutto necessario capire i meccanismi che
l'hanno instaurata e poi riequilibrare la funzionalità del sistema immunitario ed è quanto la Medicina
Biologica si prefigge, utilizzando le varie armi a sua disposizione che, nel nostro Centro Medico,
vengono scelte in base al check-up funzionale.
Nella cura della tiroidite di Hashimoto il protocollo biologico, permette, spesso, finanche di
azzerare gli anticorpi o, nei casi più resistenti, di tenerli tranquillamente sotto controllo senza
l'uso di ormoni sintetici. Ma l'obbiettivo ancora più importante che si riesce a raggiungere con la Medicina Biologica
è quello di salvaguardare la funzionalità tiroidea, permettendo alla tiroide di continuare a star bene,
nonostante gli anticorpi (vedi anche alcuni casi clinici).
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Medicina e Chirurgia conseguita presso l'Università di Roma "La Sapienza" in data 05/04/1986
Abilitazione presso Università di Roma "La Sapienza" sessione novembre 1986 Iscrizione all'Ordine dei
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Broussais s.r.l. dichiaro sotto la mia responsabilità che il messaggio contenuto nel presente sito è diramato
nel rispetto delle linee guida per la pubblicità e l'informazione sui siti internet (come da Delibera 129/2007
del Consiglio dell'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Roma del 19/06/2007.)
Tiroide e Medicina Biologica3
broussais.it
In questo documento pubblichiamo alcuni casi di noduli tiroidei curati con la medicina
biologica.
Per chi è interessato al problema dei noduli tiroidei, è molto importante leggere anche il documento
"riabilitazione della tiroide", per rendersi conto di come la Medicina Biologica dà almeno la certezza di
eliminare gli ormoni, riattivare la funzione della tiroide e, infine, di non far aumentare i noduli.
Nello stesso tempo, è utile leggere anche il documento "casi di peggioramento nonostante gli ormoni",
per rendersi meglio conto che l'assunzione degli ormoni, oltre a non essere spesso d'aiuto, può anche
rivelarsi dannoso...
Noduli tiroidei e patologia autoimmune “globale”, Signora nata nel 1961, viene a studio in
prima visita il 27 giugno 2011, con la diagnosi di noduli tiroidei. Nel 1996, inoltre, le era stata
diagnosticata una “patologia autoimmune globale” (granulomatosi autoimmune di Wegener, vasculite,
pericardite, ecc.), per la quale era stata trattata con cortisonici, ciclofosfamide ed altri farmaci
anti-infiammatori. A quel tempo assumeva anche eutirox. In prima visita porta in visione un’ecografia
tiroidea del 5 aprile 2011, che denotava: “Nulla a livello del lobo di destra, nel paraistmo nodulo di 16
x 14 x 10 mm, mentre i 3/5 caudali del lobo di sinistra della ghiandola risultano completamente
sovvertiti per la presenza di una serie di noduli il cui diametro globale è di 33 x 23 x 14 mm, con
vascolarizzazione peri ed intranodulare. Trachea leggermente laterodeviata a destra e spinta
posteriormente a livello del giugulo”. Messa in cura con il Metodo Broussais e la medicina biologica,
torna in visita di controllo nel mese di settembre 2011 con una nuova ecografia che già evidenziava una
trachea in asse, anche se era normale che dopo solo 2 mesi di cura i “cosiddetti noduli” fossero ancora
delle stesse dimensioni, precisamente 12 x7 mm all’istmo, e a sinistra di 25x20x16 mm, poi un altro di
17x13x10 mm, e infine uno di 12x10x10. Alla visita di febbraio 2012, in cui non le chiediamo di
portare una nuova ecografia, ci dice di “sentirsi bene ed in forze”. La rivediamo, infine, il 7 luglio 2012
con una nuova ecografia, che mostra una trachea in asse e noduli ridotti a diametri di 12, 12, 10 e 7 mm
di diametro. La cosa più importante era che la paziente continuava a sentirsi bene, ed in tutto l’inverno
non aveva avuto episodi di raffreddamento, come invece le accadeva in passato.
Noduli tiroidei, Signora del 1962, viene a studio il 2 settembre 2010 con la diagnosi di noduli
tiroidei. Lecografia portata in visione, del 9 marzo precedente, confermava la presenza di un nodulo di
22.5 mm nel polo inferiore di destra, ed inoltre altri 2 noduli paraistmici di 7.5 e 5.6 mm. In sede di
prima visita troviamo alcuni squilibri energetici e metabolici, tra cui una caratteristica che la Medicina
Tradizionale Cinese chiama “umidità”. Le spieghiamo di che si tratta e le diciamo che la tiroide soffre
molto questa disfunzione. Pochi mesi dopo l’umidità non c’era più, e l’ecografia del 30 marzo 2011
evidenziava un nodulo dimezzato, di 11.5 mm, ed anche gli altri 2 in zona paraistmica erano ridotti di
dimensioni (5.0 al posto di 7.5, e 4.0 al posto di 5.6). La signora era dimagrita anche di 8 chili.
Parlandoci dell’esame ecografico che aveva effettuato, ci racconta che l’ecografista, guardando i
risultati, aveva chiesto testualmente: “com’è possibile?”.
Poi aveva chiesto alla signora se avesse assunto l’eutirox. Alla risposta negativa della stessa il suo
commento era stato: “a volte la testa…”.
Nodulo tiroide, Uomo di 45 anni al tempo della prima visita, avvenuta il 28 febbraio 2011 per
noduli tiroidei, uno dei quali molto grande. L’ecografia portata in visione, del gennaio 2011,
evidenziava un nodulo di 59x37x25 mm, confermato anche da una ulteriore ecografia del 21 giugno
2011, con valori simili (58x41x27 mm.).
Paziente molto preciso ed attento, segue scrupolosamente le cure consigliate, e all’ecografia del 20
aprile 2012 il grosso nodulo diminuisce fino a 48x32x27. Da notare che nell’ecografia del 10 giugno
2011 si legge che “tale formazione (cioè il nodulo) determina lieve compressione sul profilo tracheale a
sinistra e netta laterodeviazione a sinistra dell’asse vascolare del collo omolaterale”. Invece,
nell’ecografia del 20 aprile 2012 si legge testualmente che “la grossolana formazione nodulare risulta
diminuita di volume e non si osserva più l’impronta della lesione sulla trachea, mentre persiste la
deviazione a sinistra del fascio vascolare” (ma evidentemente non è più così “netta” com’era 10 mesi
prima).
Guarigione da ipotiroidismo, nodulo tiroideo e sovrappeso, Signora nata a dicembre 1981,
proveniente dalla provincia di Catanzaro, viene visitata il 3 giugno 2008 con diagnosi di ipotiroidismo
e tiroidite. A gennaio 2007, al momento della diagnosi, il valore del TSH era di 9.840 per valori
normali fino a 5.500 e con FT4 ai limiti del valore inferiore, e cioè di 0.90 per valori minimi di 0.89.
Inoltre, all’ecografia tiroidea del 23 luglio 2007, presentava un nodulo al lobo di destra delle
dimensioni di 5x5x6 mm. Al momento della visita assumeva 62,5 mcg di ormone sostitutivo.
Considerando il quadro clinico si è deciso di mantenere invariato il dosaggio dell’ormone sostitutivo
per i primi 2 mesi. Alle analisi del 21 luglio 2008 il valore del TSH era di 2.252 per valori normali
fino a 5.000 e l’FT4 era leggermente salito a 0.92. Si è deciso così di abbassare il dosaggio dell’ormone
sostitutivo a 50mcg. Si consigliava, inoltre, di effettuare una nuova ecografia tiroidea in un laboratorio
nuovo senza portare in visione l’ecografia fatta in precedenza. Nella visita di controllo fatta ad ottobre
2008 la paziente portava in visione gli esami fatti in data 17 settembre 2008 dove si evidenziava il TSH
1,94 per valori normali fino a 4.00 e, soprattutto l’FT4 a 8.40 per valori normali da 5.80 a 16.40. La
tiroide dava già segno di notevole miglioramento della sua funzione e si è deciso di abbassare
ulteriormente il dosaggio dell’ormone sostitutivo a 25mcg. Alla nuova ecografia fatta il 17 settembre
2009 i noduli tiroidei visti in precedenza erano spariti. Nel mese di dicembre 2008 l’ormone sostitutivo
è stato ulteriormente scalato a 12,5 mcg ed è stato definitivamente eliminato il 20 febbraio 2009 in
quanto le analisi fatte il 11 febbraio 2008 riportavano il valore del TSH a 2.89 ed ormoni tiroidei nella
norma. Sempre nel mese di febbraio 2009 la nostra paziente effettuava un ciclo di digiuno terapia a
casa comunicandoci, con entusiasmo, il 3 marzo 2009, con una mail, di essere stata bene e di aver perso
8 kg in 10 giorni. Le successive analisi del 25 maggio 2009 riportavano sempre un TSH a 3.21 per
valori normali fino a 4.20 ed ormoni tiroidei sempre nella norma. La tiroide si è completamente
riabilitata.
Noduli tiroidei guariti, e non solo… Signora di 45 anni all’epoca della prima visita, avvenuta
il 12 giugno 2007. Aveva avuto la diagnosi di tiroidite e noduli tiroidei già nel 1999, con un periodo di
ipertiroidismo per cui le era stato prescritto il Tapazole, che aveva provocato una perdita della funzione
tiroidea, per la quale, fin dal 2000, le era stato dato l’ormone sintetico, partendo da 50, per andare poi a
75 e infine a 100 mcg. Per quanto riguarda i noduli, l’ultima ecografia antecedente la prima visita nel
nostro centro medico, effettuata il 12 novembre 2005, mostrava 2 noduli, il primo di 21x20x12 mm a
destra, il secondo di 18x13x13 a sinistra. All’epoca della prima visita la paziente assumeva ancora 100
mcg di ormone al giorno, con le analisi del 27 marzo 2007 che mostravano un TSH a 0.008. Messa in
cura con la Medicina Biologica, l’ormone viene gradualmente scalato, fino ad eliminarlo nel mese di
ottobre 2010, con la normalizzazione della funzione tiroidea. L’ultima visita di controllo, prima della
pubblicazione del caso clinico, è stata effettuata il 5 ottobre 2011, con un’ecografia molto migliorata
per la presenza di un solo piccolo nodulo di 11x6 mm, e con analisi perfette, con un TSH a 2.00 (v.n.
fino a 4.20) ed ormoni nell’ideale range dei valori.
Noduli e ipotiroidismo, Signora del 1968, di Rimini, viene in prima visita il 28 giugno 2011,
con una diagnosi di Ipotiroidismo. Nel 2010 aveva avuto un TSH a 5.760 (per valori normali fino a
4.200). Per questo, aveva effettuato un ciclo di agopuntura che avevano portato il TSH a 4.400 a
gennaio, 3.710 a marzo e 4.950 a maggio (sempre per v.n. fino a 4.200), mentre nel mese di febbraio
2011 il TSH era 4.72, ma per valori normali fino a 5. In ogni caso, non essendo stata soddisfatta dei
risultati, dopo aver visto rialzarsi il TSH a quasi 5 nel mese di maggio, si lascia convincere a prendere
25 mcg di ormone sintetico, ma senza esserne convinta più di tanto, sia per la consapevolezza di
doverlo prendere per tutta la vita, sia perché era cosciente che l’ormone non resta mai a 25, ma pian
piano va aumentando. Insomma, la signora non era convinta di questa scelta, anche per la paura degli
effetti collaterali. Così, facendo un giretto su internet, si imbatte nel nostro centro medico ed inizia a
leggere i casi di guarigione, che la convincono a venire a fare una visita a Roma, il 28 giugno 2011,
portando tutte le analisi descritte prima, più un’ecografia effettuata il 9 giugno, con 3 nodulini, su uno
dei quali, di 8 mm, aveva effettuato l’ago aspirato. Messa in cura con il Metodo Broussais e la
Medicina Biologica, inizia a dimezzare l’ormone sintetico. Effettua la visita di controllo l’8 novembre
2011, portando in visione un TSH a 2.860 (v.n. fino a 4.200), dicendoci di sentirsi bene, “molto meglio
rispetto alla prima visita di giugno”, per cui si decide di sospendere l’ormone; inoltre, ad una nuova
ecografia, del 3 ottobre, si reperta un solo nodulino al posto dei 3 precedenti. Ci si rivede nel mese di
febbraio 2012, con un TSH a 2.970, questa volta per valori normali fino a 4.600. L’ultima visita, prima
della pubblicazione del caso clinico, è del 22 maggio 2012, con un TSH a 3.450, sempre per valori
normali fino a 4.600. Altra cosa importante da notare è che, in quest’anno di cura, gli ormoni tiroidei,
pur risultando sempre nella norma (ma verso il basso) si sono alzati significativamente rispetto
all’inizio (FT3 a 3.03 per v.n. da 2 a 4, ed FT4 a 13.5, per v.n. da 8 a 17). Segnale inequivocabile dello
stato di salute della signora e della sua tiroide è il fatto che ci dica testualmente “mi sento bene e con la
giusta energia, mentre di solito in primavera mi sentivo una larva”. E, prima di salutarci, da una parte fa
una riflessione sull’aver scampato l’ormone a vita, dall’altra ci dice di essere venuta da noi perché
aveva letto i casi di guarigione sul nostro sito. A quel punto, le diciamo che anche il suo caso potrebbe
essere pubblicato, e lei non solo è d’accordo, ma ci invita a mettere anche nome e cognome, cosa che
ovviamente non facciamo per ovvi motivi.
- signora di 58 anni, all'epoca della prima visita, avvenuta il 13 marzo 2005.
10 anni prima le erano stati diagnosticati alcuni piccoli nodulini alla tiroide, per cui le era stato
prescritto l'ormone sintetico.
Ne aveva preso per anni 100 mcg e, all'epoca della prima visita, ne assumeva 87.5.
In tutti questi anni le ecografie si erano mantenute sempre più o meno simili: quella di gennaio 2003
riportava un nodulo calcifico di 7-10 mm a destra, altri 3 nodulini tra i 3 e i 10 mm a sinistra e, infine,
un ultimo nodulino di 7 mm in zona paraistmica.
Ovviamente, come spesso accade, la signora faceva risalire questa stabilità all'uso dell'ormone
sintetico, anche se era consapevole che tale ormone non faceva molto bene al suo apparato
cardiovascolare, essendo ipertesa ed in cura con 2 farmaci anti-ipertensivi.
Poichè la signora, una sera, ci aveva visto parlare di tiroide su una TV privata, si convinse a tentare di
curarsi in modo diverso.
Iniziammo, così, a diminuire l'ormone tiroideo, che fu eliminato definitivamente il 1 marzo 2006, con
tutte le analisi degli ormoni perfette, comprese quelle ancora successive (e, dunque, senza ormoni) del
19 maggio 2006, con TSH a 1.97, FT3 a 3.4 ed FT4 a 10.2.
Il problema, però, era stato convincere la signora che l'ormone non le serviva per "tenere sotto
controllo" i nodulini.
Per raggiungere tale scopo, le fu chiesto di effettuare una ecografia senza portare in visione le
precedenti: ebbene, tale ecografia, effettuata il 3 ottobre 2005, parlava solo di 2 nodulini di 5 e 8 mm,
al posto dei soliti 4 o 5 evidenziati da tutte le altre precedenti ecografie.
Facemmo notare questo dato alla paziente, la quale disse che eravamo stati bravi noi.
In realtà avremmo potuto goderci questo successo, ma sapevamo che le cose stavano diversamente,
così le chiedemmo di effettuare un'altra ecografia ancora, ma questa volta portando in visione le
precedenti, eccetto l'ultima risultata diversa.
Il risultato fu quello che ci aspettavamo: la nuova ecografia, del 10 febbraio 2006, guarda caso,
ricalcava perfettamente tutte le altre antiche, con il solito nodulino di circa 10 mm a destra e i soliti
3 nodulini a sinistra, il maggiore dei quali di 8 mm.
Ovviamente la paziente era stata avvisata che, con tutta probabilità, riportando in visione le vecchie
ecografie, l'esito sarebbe tornato ad essere simile alle altre.
Al contrario, non portando le precedenti, specie in caso di nodulini inferiori al centimetro, ci sono
altissime probabilità che l'esito sia completamente differente (vedi il documento "analisi contrastanti").
Tutto questo, beninteso, non dipende dall'imperizia degli operatori, ma ha motivazioni più
complesse che sono spiegate nel documento generale "noduli tiroidei".
Tornando alla nostra paziente, grazie a questo "escamotage", fu possibile dimostrarle che non era stata
salvata dall'uso dell'ormone e che, anzi, l'uso del farmaco le aveva solo creato problemi, fino a
contribuire all'aumento della pressione.
Per finire, se è vero che non ci siamo presi particolari meriti in occasione dell'ecografia apparentemente
migliorata, è anche vero che non abbiamo problemi a prenderci il merito che ci spetta nel riuscire a
riabilitare, con una certa facilità, la funzione tiroidea di tutte quelle persone che hanno assunto per anni
l'ormone sintetico, e la cui tiroide di è "addormentata ed impigrita".
La medicina biologica, infatti, ha tutte le potenzialità per raggiungere, con facilità e velocità,
l'obbiettivo di eliminare l'ormone tiroideo per sempre, ritrovandosi con una tiroide perfettamente
funzionante.
N.B. questo caso clinico avrebbe potuto essere riportato anche nel documento "analisi contrastanti",
oltre che in quello della "riabilitazione tiroidea".
- signora di 52 anni all'epoca della prima visita con noi, nell'aprile 2004, con diagnosi di
"noduli tiroidei".
La cartella clinica della paziente era corredata di 2 ecografie, la prima delle quali effettuata nel
gennaio 2002, con un nodulo di 26x14x17 mm a destra e altri 3 noduli a sinistra di 10, 9 e 6 mm.
Per questo le era stato prescritto l'ormone tiroideo, come è da prassi.
Successivamente, nel mese di maggio 2003, la paziente effettuò una seconda ecografia che
mostrava il nodulo destro sostanzialmente invariato (26x16 mm) e gli altri 3 noduli a sinistra un
pò aumentati di volume (12, 9 e 8 mm).
Entrambe le ecografie mostravano anche linfonodi "iperplastici" e "di tipo reattivo" in zona
cervicale.
A questo punto, notato che l'ormone non aveva modificato in meglio il quadro, decide di mettersi
in cura con la medicina biologica ed eliminare l'ormone, che fu sospeso definitivamente nel mese
di ottobre 2004.
Oltre a sentirsi meglio, la paziente decide di rifare una ecografia di verifica il 27 ottobre 2005,
cioè un anno esatto dopo la sospensione dell'ormone.
Tale ecografia mostra una situazione invariata a sinistra e un miglioramento a destra, con il
nodulo grande ridotto di dimensioni rispetto alle altre 2 precedenti ecografie (23x11 mm invece
di 26x16 o di 26x17x14).
Scomparsi anche i linfonodi reattivi e iperplastici in zona cervicale. - signora di 58 anni, all'epoca della prima visita, avvenuta nel mese di novembre 2003.
La storia è simile a quella di chissà quante persone: infatti, nel 1996, la signora era in sovrappeso e,
nel centro di dimagrimento, le fu detto di fare i controlli della tiroide e, in particolare un'ecografia che
dimostrò un nodulo di 12 mm nella parte media del lobo sinistro.
Ovviamente le fu consigliato l'ago aspirato e Le venne prescritto l'ormone.
Così, dal 1996, la paziente inizia a prendere 75 mcg di ormone che, peraltro, come quasi sempre
accade, non cambia la situazione: infatti, anche nelle successive indagini, il cosiddetto "nodulo" è
sempre presente, come nell'ultima ecografia del 24 ottobre del 2003.
Messa in cura con la medicina biologica, inizia a scalare l'ormone, che verrà definitivamente sospeso
nel mese di maggio 2004.
In una nuova ecografia, effettuata il 29 gennaio 2004, si legge che "non sono evidenziabili immagini
nodulari". - signora di 44 anni, viene in cura per noduli tiroidei nel mese di novembre 2003.
L'ecografia portata in visione, effettuata un mese prima, parlava di "presenza di almeno 3 noduli veri,
uno nel lobo destro di 5 mm. e due nel lobo sinistro, di 5 e 10 mm".
Per questo la signora da 6 anni era in cura l'ormone tiroideo, fino ai 150 mcg assunti all'epoca della
prima visita.
Nonostante anni di ormoni, come quasi sempre accade, i noduli persistevano, gli anticorpi anti-TPO
erano elevatissimi (superiori a 3000, per valori normali fino a 60) e, in più, il valore del TSH si era
azzerato.
Tra l'altro, la signora era anche ingrassata fino a 83 chili.
Messa in cura con la Medicina Biologica, si iniziò a scalare gradualmente l'ormone, prima a 100, poi a
75, 50, 25, fino a 12.5 mcg, per poi eliminarlo completamente nel mese di dicembre 2005.
In questi 2 anni le analisi del TSH e degli ormoni tiroidei si sono sempre mantenute perfette, gli
anticorpi anti-TPO, da oltre 3000, sono scesi stabilmente intorno a 1200-1300, ma, soprattutto, l'ultima
ecografia evidenzia, al posto dei 3 precedenti noduli, "un solo piccolo nodulo calcifico di 5 mm".
Ulteriore aggiornamento con le analisi del 27 giugno 2006: la funzione tiroidea continua ad essere
ottimale, con un eccellente TSH a 1.92 e anticorpi perfetti; inoltre, anche gli anticorpi anti-TPO
continuano, piano piano, a scendere (da oltre 3000, ora sono a 1063).
La paziente, ovviamente, continua a sentirsi bene.
- paziente di sesso femminile, nata nel 1974, viene in prima visita il 1° ottobre 2009, con una
diagnosi di gozzo multinodulare.
Porta in visione l'ultima ecografia, eseguita il 30 settembre 2009, che mostra svariati noduli tiroidei, e
che risulta invariata rispetto alla prima ecografia del 14 novembre 2006, eccetto "un accrescimento
della formazione dominante di destra, del diametro attuale di 37x20x27 mm".
Messa in cura, ripete l'ecografia il 15 gennaio 2010, nella quale si nota che il grande nodulo
"dominante di destra" si è ridotto da 37 a 19 mm di diametro. - signora di circa 52 anni, all'epoca della prima visita, avvenuta il 31 ottobre 2005.
La paziente presentava un grande gozzo a destra di 75 x 51 mm, con forte deviazione della trachea a
sinistra.
Per cercare di evitare l'operazione, si è rivolta alla medicina biologica: chiaramente le fu detto che
avremmo cercato di non far peggiorare le cose, in modo da evitare l'intervento.
Dopo 3 mesi è stata rifatta l'ecografia, dalla quale risulta che il gozzo è sceso da 75 a 70 mm e questo
lascia ben sperare anche per il futuro. - ragazza di 30 anni, viene in prima visita il 15 novembre 2005, con una lunga storia di "gozzo
multinodulare", fin da quando aveva 16 anni.
L'ultima ecografia del 2005, in ambito ospedaliero, non lasciava speranze di salvare la tiroide.
Si legge testualmente: paziente di 30 anni con storia clinica di gozzo dall'età adolescenziale, trattata
con L-tiroxina (l'ormone tiroideo), ma progressivamente aumentato di volume.
A parte il fatto che questo esempio dimostra, ancora una volta, che l'ormone non dà garanzie, il referto
dell'ecografia termina così: in considerazione del volume della tiroide, della plurinodularità e della
parziale immersione in sede retrosternale, si indica intervento di tiroidectomia totale.
Con queste basi, obbiettivamente poco allegre, decidemmo di provare a curarci per un pò di mesi, per
vedere cosa poteva succedere: a togliere la tiroide c'era sempre tempo...
Dopo 10 mesi di cura, effettuiamo una nuova ecografia, però in un altro centro diagnostico e senza
portare in visione le ecografie precedenti: il nostro scopo era quello di vedere se, dopo la nuova
ecografia, le fosse ancora consigliata l'asportazione della tiroide.
Fortunatamente, nulla di tutto questo!
La nuova ecografia risulta molto migliorata, evidenziando una "prevalenza del lobo destro", conferma
il "gozzo multinodulare" con il nodulo maggiore di 23 mm e, inoltre, una modica deviazione della
trachea.
Infine, nessuna presenza di linfonodi latero-cervicali.
Tutto quì, senza commenti da parte dell'ecografista, nè il minimo accenno all'intervento; solo la
solita raccomandazione di prendere l'ormone.
Ma lui non conosceva tutta la storia...
La ragazza è uscita dallo studio molto sollevata, con la ferma volontà di continuare a curarsi con la
medicina biologica e integrata.
- ragazza di 39 anni, viene in prima visita il 3 luglio 2006 con diagnosi di tiroidite fatta
mediante l'ultima ecografia, secondo la quale "la tiroide è diffusamente aumentata di volume, con
aree ipoecogene più estese a destra".
Messa in cura, effettua una nuova ecografia, peraltro con lo stesso operatore, la quale evidenzia "lobi
tiroidei di volume normale, senza lesioni nodulari".
- signora di 56 anni, viene in prima visita il 23 gennaio 2003, per noduli tiroidei.
La signora, in passato, aveva assunto l'ormone tiroideo per circa un anno, ma aveva deciso di
sospenderlo sia per effetti collaterali subiti, sia perchè, nonostante l'ormone, i noduli si erano
ingranditi. L'ecografia fatta pochi giorni della prima visita, il 13 gennaio 2003, mostrava nel lobo destro 3 grandi
noduli (uno di 32x15x20 mm, un secondo di 16x10x10 mm ed un terzo di 7.2mm) e a sinistra altri 3
noduli (15x10 mm, 8x7 mm e un ultimo di 5 mm).
Dopo qualche mese di cura, per darle più tranquillità,le chiedemmo 2 ecografie nuove, che risultarono
entrambe nettamente migliorate; una riportava solo 4 noduli al posto di 6 e più piccoli di quelli
rilevati a gennaio.
L'altra eco mostrava solo 2 piccoli nodulini di 8 e 10 mm a destra ed un solo nodulo di 17x9 a sinistra.
- signore di 87 anni, nato nel 1919, viene in cura per un grande nodulo tiroideo il 24 maggio
2005.
Dall'epoca della prima diagnosi, avvenuta nel marzo del 1997, il nodulo si era gradualmente ingrandito,
passando dagli originali 38x32 mm a 60x35x46, il 16 dicembre 2004.
Messosi in cura presso il nostro centro medico, il nodulo è iniziato a diminuire di volume, passando a
59x31x38 nell'ottobre 2005, fino alle ultime 2 ecografie di luglio e novembre 2006, nelle quali era
diventato di 55x29x32 e 46x30.
Ovviamente, il tutto è anche coinciso con la graduale sospensione dell'ormone tiroideo (all'epoca della
prima visita ne assumeva 75 mcg), avvenuta nel gennaio 2006, con tutti gli esami nella norma.
Per questo, il presente caso avrebbe potuto essere riportato anche nei "casi di riabilitazione della
tiroide dopo assunzione di ormoni".
L'anziano paziente, però molto giovanile rispetto all'età, ci ha portato tutta la sua storia clinica
su materiale computerizzato, evitandoci fotocopie e quant'altro...
Beato lui... - ragazza di 30 anni, viene a studio medico per noduli tiroidei il 10 febbraio 2006, per i quali
assumeva da tempo 75 mcg di ormone tiroideo.
Le dimensioni del nodulo maggiore all'eco del settembre 2006 erano 16 x 14 x 9 mm; erano, inoltre,
presenti altri 2 piccoli nodulini.
In questi mesi Le è stato tolto l'ormone e, nell'ultima visita del gennaio 2007, le analisi sono risultate
perfette, con il TSH a 2.48 e ormoni nella norma.
La nuova ecografia dell'11 gennaio 2007, effettuata dallo stesso medico, parlava testualmente di >.
- caso di una signora di 45 anni, con diagnosi di una "ciste del dotto tireoglosso" di 26 mm e
di 2 noduli solidi di 20 e 18 mm.
La prima visita risale al 10 novembre 2005 e, dopo alcuni mesi di cura, la nuova ecografia del maggio
2006 parla di netta riduzione della ciste del dotto tireoglosso (14 mm invece di 26) e lieve riduzione dei
2 noduli solidi (15 e 16 mm invece che 20 e 18)>>.
- signora di 50 anni, viene in prima visita il 17 marzo 2006, con diagnosi di grosso nodulo
tiroideo, portando in visione alcune ecografie, una delle quali evidenziava un "nodulo vascolarizzato
di tipo III, di 38 x 29 x 15 mm", mentre un'altra ecografia parlava di "voluminoso nodulo ovalare di
38 x 17 mm".
Messa in cura, effettua una nuova ecografia del 1 marzo 2007, nella quale si legge testualmente: "non
si osservano formazioni cistiche solide o liquide bilateralmente. Lobo sinistro 23.9 x 26.2".
- signora nata nel 1955, viene a studio medico il 24 gennaio 2006, intenzionata a curare i suoi
noduli tiroidei, a sospendere l'uso dell'ormone (ne assumeva 75 mcg dal 1998) e a perdere i 4-5 chili
che aveva preso negli ultimi tempi (pesava 63 chili, mentre il suo peso ideale era sempre stato 58).
Le ecografie portate in visione denotavano 3 noduli, 2 a destra di 18 x 10 e 5.5 mm, uno a sinistra di 10
mm.
Messa in cura, raggiunge tutti e 3 gli obiettivi che si era prefissata, arrivando a pesare 58 chili ad
aprile 2006, scalando gradualmente l'ormone ed eliminandolo definitivamente nel dicembre 2006
(ovviamente con analisi perfette) e, infine, effettuando l'ultima ecografia, il 7 settembre 2007, in cui era
sparito il nodulo nel lobo di sinistra, mentre a destra residuavano 2 piccoli noduli contigui di 5 mm.
Considerando che la sua paura era quella dell'asportazione della tiroide, la paziente ha tirato un bel
respiro di sollievo.
- signora del 1969, viene in prima visita il 29 dicembre 2004.
Aveva assunto per un pò di tempo l'ormone tiroideo per una diagnosi di "noduli tiroidei", perchè le era
stato detto che l'ormone serviva per "tenere sotto controllo i noduli".
L'ecografia di quei tempi diceva che "l'ecostruttura della tiroide appare marcatamente disomogenea, per
la presenza di multiple formazioni nodulari, dalle dimensioni comprese tra 5 e 16 mm".
Successivamente, aveva dovuto eliminare l'ormone, per via degli effetti collaterali.
Tra le eco successive, fatte di solito senza portare in visione le precedenti, il nodulo maggiore, tra i
tanti, era di 18x11x9 mm, ed un altro raggiungeva i 10 mm.
Curatasi per anni con la Medicina Biologica, nonostante vari fattori che "non piacciono molto alla
tiroide", quali il vegetarianesimo e una scarsa affidabilità nel seguire un certo stile di vita, l'ultima
ecografia effettuata prima della pubblicazione del caso, fatta il 9 aprile 2010, evidenziava solo nodulini
subcentimetrici, eccetto uno di 13x8.
- ragazzo di 26 anni, viene a studio medico il 27 maggio 2008 con la diagnosi di un grande
nodulo di50 x 25 x 43 mm, che determinava compressione e dislocazione della trachea.
L'ecografia terminava con l'invito a consultare un chirurgo.
Messo in cura, lo rivediamo dopo 2 mesi e la nuova ecografia parlava di "formazione nodulare di
43 x 22 mm, con asse tracheale lievemente deviato a destra.
Tenendo conto che erano passati solo 2 mesi, il ragazzo era molto soddisfatto, anche e soprattutto
perchè il secondo ecografista non aveva parlato di togliere la tiroide... - signora nata nel 1950, viene in prima visita il 22 maggio 2008, con una diagnosi di "gozzo
uninodulare" di 3 cm, presente fin dal 1993.
Messa in cura, Le chiediamo però di fare un'altra ecografia alla visita di controllo, che la paziente
effettua il 14 dicembre 2008, e che evidenzia 5 noduli nel lobo di destra (mm 6, 7, 9, 7 e 14x8) e 6
noduli a sinistra (mm 7, 4, 9, 4, 6 e 10x6).
Nel frattempo continuiamo a scalare l'ormone tiroideo.
Alla visita di controllo del 30 luglio 2009 ci porta una nuova ecografia, effettuata il 18 giugno, che non
evidenzia più 11 noduli, ma solo 6 in tutto (mm 12, 10, 6, 8, 7 e 6).
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