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Pascal Jansen, Executive Vice
President di Inspearit
Roberto Davico, Customer Service
Manager di Inspearit
23/10/2013
Inspearit: dare spazio all’innovazioneArianna Leonardi
La società di consulenza offre servizi per l’ottimizzazione e la governance del parco It (qualità del software, miglioramento
di processo, metodologie Agile e Lean), attraverso un approccio basato sull’evidenza dei dati e dei risultati. Obiettivo:
razionalizzare l’operatività e permettere alle risorse interne di pensare al futuro dell’azienda.
Soprattutto in un periodo di discontinuità e recessione, il mercato non permette più colli di bottiglia e
richiede processi agili, adattivi, ottimizzati, velocità di esecuzione, eliminazione degli sprechi, riduzione
dei costi. Bisogna sapere guardare dentro la complessità crescente, prendere consapevolezza e mettere
ordine. La mission di Inspearit, multinazionale con oltre venti anni di esperienza e un recente cambio di
brand (è frutto di un management buy-out nell’estate 2011, per cui il nome è stato cambiato da Dnv It
Global Services), è fare luce sullo status quo dei sistemi informativi aziendali e generare, attraverso una
squadra di professionisti e l’introduzione di modelli operativi alternativi, nuove sacche di risparmio e
efficienza.
“Di fronte al continuo proliferare di sistemi e applicativi - spiega Pascal
Jansen, Executive Vice President della società -, il nostro obiettivo è
creare valore per i clienti a partire da una migliore It governance. Il nostro
team di circa 170 esperti nel mondo, con competenze manageriali
specifiche e un background pluriennale nell’ambito dell’Information
Technology, offre consulenza non solo per l’industrializzazione del
software, ma anche per l’applicazione dei processi Agile & Lean nell’It allo
scopo di gestire il cambiamento all’interno dell’organizzazione e procurare
nuove opportunità di business”.
Il target di Inspearit, che opera in Europa e Asia (sedi in Italia, Francia,
Paesi Bassi, Cina, Singapore e Hong Kong), prevalentemente nei settori
Finance, Automotive, Aeronautica e Pubblica amministrazione, sono le
grandi aziende del calibro di Allianz, Finmeccanica o Ing, tutti clienti
acquisiti attraverso una metodologia basata sull’evidenza dei dati.
“Spesso i prospect - commenta Jansen - non hanno mai sentito parlare di
debito tecnico [il costo economico che ha un intervento non ottimale sul
software, ndr, su questa tematica vedi l'articolo dal titolo "Applications: focus su Risk e Productivity
management" con le dichiarazioni di Bill Curtis, direttore del Cisq, co-autore del Cmm (Capability
Maturity Model) e senior vice president e Chief Scientist di Cast ] oppure di metodo Agile. Noi portiamo
ad esempio l’esperienza maturata nel corso degli anni e quantifichiamo i vantaggi ottenibili dall’azienda
attraverso il nostro intervento”.
“Per tutta la durata del progetto [tipicamente si arriva alla fase di rollout nel giro di uno-tre mesi, ndr] -
precisa Roberto Davico, Customer Service Manager di Inspearit - forniamo al cliente un resoconto
puntuale e costante per dimostrare i benefici resi dall’investimento (risparmi, efficienza operativa,
migliore posizionamento sul mercato e così via). Oggettivare i risultati del nostro lavoro è il plus che ci
differenzia dalla concorrenza”.
Ma per “iniettare nelle aziende il virus della novità”, come dichiara Davico, occorre l’approccio giusto,
perché “vige una certa autoreferenzialità del management e chiusura alle alternative provenienti
dall’esterno, in difesa del proprio savoir faire”. “Il nostro compito - suggerisce Jansen - non è imporre
modelli, ma ottimizzare il modus operandi per liberare risorse interne affinché possano pensare
strategicamente al futuro dell’azienda. L’80% dei budget informatici viene speso per mantenere
l’esistente e garantire la continuità operativa: rimane pochissimo spazio per l’innovazione. Si passa il
tempo a spegnere incendi quando bisognerebbe mettere in atto strategie preventive”.
Ma come è possibile aumentare l’efficienza? “Oltre il 40-60% degli
asset informatici - risponde Jansen - è sottoutilizzato o, in alcuni casi,
neppure conosciuto; i tempi di risposta dell’It sono inadeguati alle
richieste del business, il codice delle applicazioni contiene difettosità
(dalle linee duplicate ai fattori bloccanti): ci troviamo insomma di fronte
ad aziende che non hanno la visibilità e il controllo sul loro parco
informativo”.
“Ci preoccupiamo innanzitutto - interviene Davico - di dare gli occhi ai
manager con strumenti di monitoraggio: ad esempio, abbiamo
sviluppato un metodo di valutazione della qualità del codice sorgente
(reso disponibile pubblicamente in licenza open-source) che permette
di classificare le criticità del software e prioritizzare gli interventi”.
Ma il traguardo finale, dopo avere individuato il deficit e introdotto nuove metodologie di lavoro, è
rendere l’azienda autosufficiente. “Non vogliamo - puntualizza Jansen - legare a noi il cliente sulla
singola iniziativa, quanto piuttosto trasferire conoscenza e restituire autonomia. Per questo, all’avvio di
un progetto, verifichiamo sempre che vi siano le condizioni per la buona riuscita e le persone corrette cui
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affidare il delicato ruolo di champions [depositari e promotori dei nuovi metodi operativi all’interno
dell’organizzazione, ndr]. Se un’impresa non è sufficientemente matura, preferiamo rimandare”.
Una filosofia premiante, che, secondo Jansen, ha permesso ad Inspearit buone performance nel 2012 -
2013 anche sul mercato italiano (sede a Roma, 20 professionisti in tutto, una quarantina di clienti): a
detta dell’Executive Vice President, nonostante le marcate resistenze culturali tipiche del nostro
management, l’interesse verso i modelli Agile & Lean cresce, anche perché l’economia mondiale preme
sempre di più verso un inevitabile recupero di efficienza.
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