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Journalism Workshop
Dispense
09/07/2013
Reporter Live
#srilarca Parte n° 2
Progetto “Journalism Workshop” ARCA - Reporter Live
COME È FATTO UN QUOTIDIANO?
C’è un cartello in bella vista in quasi
tutte le sedi dei giornali: “Non
scriviamo per i posteri, ma per domani
mattina”. Una massima che ben
chiarisce il ruolo del quotidiano: uscire
ogni giorno con resoconti freschi,
possibilmente esclusivi e non
omologati, dei fatti avvenuti il giorno
prima. Tutto il lavoro, dunque, è
finalizzato a mettere in pratica questa
regola fondamentale. A cominciare
dall’organizzazione degli argomenti
suddivisi in redazioni: cronaca, interni,
esteri, cultura, sport e via dicendo. Al
vertice il caporedattore che tira le fila
delle proposte e le discute con il
direttore responsabile. Sarà lui a
litigare, una volta sì e l’altra pure, con
l’editore sugli aspetti più controversi
da pubblicare.
Prima di tutto, però, è indispensabile
confrontarsi e selezionare i contenuti
che si vogliono dare all’edizione. E’ il
momento della riunione di redazione,
generalmente in tarda mattinata, dove
direttore e caporedattori impostano il
lavoro della giornata e assegnano i
compiti. L’attività si sviluppa sulla base
dei lanci di agenzia, degli eventi inseriti
Progetto “Journalism Workshop” ARCA - Reporter Live
nello scadenzario (l’agenda degli
avvenimenti codificati come l’esodo
estivo, le sfilate di moda, la Festa della
Repubblica etc.), delle rubriche fisse e
delle inchieste già in corso. Tenendosi
pronti a cambiare tutto se arrivano
hard news, ovvero eventi di rilievo
assoluto. Che sia cartaceo o online, il
giornale ha il suo specchio nella prima
pagina, fermo restando che quasi
nessuno si sofferma a leggere l’intero
fascicolo. Di conseguenza è
particolarmente importante una
grafica di impatto che si costruisce
attraverso il menabò, un piccolo
mosaico in cui inserire come tasselli i
singoli temi. Seguendo lo schema
predefinito che, nella maggioranza dei
casi, divide lo spazio in tre zone
orizzontali, i tagli alto, medio e basso.
Troveremo, allora, in alto a sinistra
l’articolo di fondo, di solito un
commento autorevole alla notizia
principale. Se non c’è la firma è il
direttore ad averlo scritto e si chiama
editoriale. Dalla parte opposta è
obbligatorio sistemare l’articolo di
spalla con la seconda notizia di rilievo.
Nel mezzo spicca l’apertura spesso di
politica interna o internazionale o di
cronaca. In basso i cosiddetti richiami
dei fatti poi approfonditi all’interno e
la pubblicità a iniziative editoriali o
sponsor. Il peso di un articolo si valuta
dal numero di colonne che occupa. Nel
formato standard o classico sono 9
(ricorderete quei bei giornaloni che
non si riuscivano a maneggiare), ma
oggi nel formato tabloid, più fruibile e
di derivazione anglosassone, diventano
6. Il titolo contribuisce con la
grandezza del carattere a sancire il
valore del pezzo. Esempio: l’elezione
del Papa avrà un corpo (il size per
intendersi ) 12 o addirittura superiore.
Per colpire il lettore anche la
titolazione nel suo complesso deve
tener fede alle cinque W.. Ops, non vi
abbiamo spiegato cosa significa il
concetto. Si tratta semplicemente
delle parole inglesi per essere
esaustivi: che cosa (what) è avvenuto;
Progetto “Journalism Workshop” ARCA - Reporter Live
chi (who) ne è stato il protagonista;
quando (when) e dove (where) è
successo; perché (why) è capitato. Ora
che avete chiaro il concetto
un’ulteriore suddivisione tra:
a) il titolo vero e proprio del pezzo,
sinonimo di articolo, che dà la notizia e
risponde alle domande ‘chi’ e ‘che
cosa’;
b) l’occhiello, ovvero la mini
spiegazione sul ‘dove’ e ‘quando’;
c) il sommario, sotto il titolo o la foto e
su più righe, illustra la notizia e
risponde al ‘perché’;
d) il sottotitolo o catenaccio, spesso
chiuso in riquadri all’interno del
servizio giornalistico che riporta un
aspetto particolare della notizia.
Troppo complicato?
Ecco una ricostruzione grafica che
chiarisce.
Progetto “Journalism Workshop” ARCA - Reporter Live
Ora che il quadro è più chiaro c’è
un’altra precisazione da fare: l’unico
elemento che non può mai mancare è
il titolo, mentre occhiello, sommario e
catenaccio non sono indispensabili.
Sempre in tema di titoli è necessario
ricordare che possono essere caldi
(emotivi ad esempio ‘ATTENTATO:
STRAGE DI CIVILI’), freddi (informativi,
come ‘ATTENTATO: 12 MORTI’) o
gridati (GUERRA!) e che per garantire
brevità sovente hanno uno stile
nominale, senza cioè i verbi che sono
sottintesi.
Osservando la prima pagina di un
quotidiano troviamo anche la testata,
ovvero il nome del giornale, ai suoi lati
la manchette, le informazioni
pubblicitarie, e sopra i richiami con i
servizi più importanti.
Questo per la grafica, ma come si fa un
giornale? Semplice, basandosi sulle
fonti: inviati, corrispondenti, agenzie di
stampa, altri media e archivio. Il ‘bravo
giornalista’ dovrà scrivere per
catturare l’attenzione del lettore,
utilizzando uno stile chiaro, con periodi
brevi e immediatamente
comprensibili, e preciso su fatti, luoghi
e persone, seguendo la regola delle w.
Particolare cura si dovrà impiegare
nell’attacco del pezzo (lead) che,
spesso, riassume l’evento principale e
nella strutturazione in capoversi per
una maggiore chiarezza nella
narrazione. Non guastano, infine, note
di ‘colore’, curiosità piccole e grandi
che infiocchettano la storia. Può essere
di cronaca bianca (cancellata l’Imu),
nera (omicidio a Varese), rosa (Belen
aspetta un altro figlio), giudiziaria
Progetto “Journalism Workshop” ARCA - Reporter Live
(condannato noto mafioso). Ci sono
poi le rubriche (la posta del direttore),
i corsivi, vale a dire commenti dal
taglio quasi sempre ironico, e i
reportage, resoconti di avvenimenti
significativi sviluppati anche in più
edizioni. Di inchieste e interviste
sapete già tutto.
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