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Luigi Copertino 31 Agosto 2011
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Libia 1911 - Europa 1914 (parte IV)
La guerr a italo-turca o di Libia (1911)
Il nostro Stato Maggiore aveva elaborato un piano di
occupazione della Tripolitania sin dal 1885, ossia subito dopo loccupazione
francese della Tunisia e la nostra occupazione di Massaua. Questultima,
infatti, avrebbe potuto portare sin dallora ad uno scontro con la Turchia i cui
possessi arabi fronteggiavano, sul Mar Rosso, lEritrea italiana.
Il rinnovo nel 1891 della Triplice Alleanza aveva contemplato un articolo con
il quale la Germania si impegnava ad appoggiare eventuali imprese italiane
nellAfrica del Nord, a condizione che qualsiasi nostra impresa non mettesse a
repentaglio lo status quo europeo e, pertanto, non fosse contrastata
dallInghilterra.
Ingoiato il rospo delloccupazione francese della Tunisia, lItalia era riuscita
perlomeno ad ottenere, nel 1900, la stipula di un accordo segreto con il quale,
in cambio del nostro appoggio diplomatico ai cugini doltralpe nella loro
penetrazione in Marocco, la Francia dichiarava il proprio disinteresse per la
Libia.
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Il 24 ottobre 1909 lItalia, sotto un governo filo-giolittiano, stipul con la
Russia zarista un accordo, detto dal luogo della stipulazione di Racconigi, con
il quale il nostro Paese e limpero russo si impegnavano a mantenere lo status
quo nei Balcani.
Laccordo di Racconigi era un patto segreto stipulato allinsaputa degli alleati
della Triplice, Germania ed Austria, e mirava soprattutto ad ostacolare
lespansionismo austriaco verso i Balcani.
Il contenimento della presenza asburgica nei Balcani costituiva un obiettivo
comune alla Russia, che mirava ad imporre nellarea la propria egemonia
anche facendo leva sul suo ruolo storico di potenza protettrice degli slaviortodossi, ed allItalia, che guardava verso i Balcani sia per affinit
ideologiche, risorgimentali, con i movimenti irredentistici slavi sia per la
tutela dei nostri interessi economici nella regione.
Con questo trattato segreto, che consentiva quello che sarebbe diventato
laccerchiamento da sud degli imperi centrali dopo laccerchiamento da nord
rappresentato dallalleanza anglo-russa, lItalia iniziava, di fatto, a staccarsi
dalla Triplice Alleanza pur senza per il momento denunciarla (lo far nel 1915
quando entrer nella Prima Guerra Mondiale a fianco dellIntesa anglo-russo-
francese).
Tutto ci, per, non era ancora sufficiente affinch il governo italiano, nel
1911 presieduto da Giolitti, potesse avviare limpresa libica senza pericoli di
incidenti sul piano diplomatico ed internazionale. Quella sopra descritta era
soltanto la cornice diplomatica nella quale una eventuale impresa coloniale
avrebbe potuto svilupparsi.Era per, a quel punto, necessario passare dalla
potenza allatto rendendo concretamente operativa quella cornice diplomatica
senza che il gioco sfuggisse di mano. Cosa che, poi, come vedremo, avvenne
puntualmente con tragiche conseguenze europee e mondiali.
Loccasione per mettere alla prova la rete diplomatica costruita dallItalia, nei
decenni precedenti, venne dalla crisi marocchina del 1911, lultima in ordine
di tempo di una serie di tensioni tra potenze europee registratesi nellAfrica
nord-occidentale.
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EnverBey
provocando ai nostri interessi nazionali.
Lultimatum era congegnato in modo tale che non era possibile alla Turchia
replicare in tempo onde aprire, agli occhi del mondo, una via al negoziato.
Infatti il brevissimo termine di un giorno, concesso dallItalia, non fu
sufficiente al governo turco per far pervenire la propria disponibilit al
negoziato. La risposta di Istanbul arriv tardi ed era una risposta
circostanziata e prudente, che pur senza accettare il diktat italiano mostrava
la chiara volont di aprire trattative diplomatiche per risolvere la questione.
Infatti, ad Istanbul erano convinti che ormai la Libia dovesse considerarsi
persa dal momento che nessuna altra potenza europea si era opposta
allultimatum italiano.
Il 29 settembre 1911 lItalia dichiar guerra alla Turchia ma le operazioni
militari erano in effetti gi iniziate lo stesso giorno. Si trattava della prima
vera e propria guerra moderna, che vide persino il primo impiego militare
della neonata aviazione.
La guerra, secondo la nostra propaganda, doveva essere una passeggiata
perch le popolazioni berbere ed arabe ci avrebbero accolto a braccia aperte
come liberatori dalloppressione ottomana. Invece le cose, dopo il successo
dello sbarco iniziale a Tripoli ed in altre localit costiere, presero ben altra
piega.
Le popolazioni indigene non si dimostrarono affatto
disposte ad accoglierci come liberatori in quanto
non intendevano cadere dal dominio turco a quello
italiano ed alla fine prevalse la comunanza religiosa:
era meglio, agli occhi dei tripolitini e dei cirenaici,
la Turchia mussulmana che lItalia cristiana. La
resistenza indigena in appoggio alle forze militari
ottomane fu straordinariamente notevole,
soprattutto nellarea cirenaica dove operava il
colonnello turco Enver Bey, genero del Califfo ossia della massima autorit
spirituale mussulmana.
Nonostante ogni sforzo, la nostra penetrazione rest limitata alle sole zone
costiere con il constante rischio di essere rigettati a mare.
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Questa situazione, che rischiava di ridicolizzarci ancora una volta, dopo
Dogali ed Adua, agli occhi del mondo, imponeva un allargamento dellarea
delle operazioni militari, con tutti i conseguenti rischi di allargamento del
conflitto.
Era esattamente questo che iniziarono a paventare Austria e Germania,
preoccupate che una sconfitta turca avrebbe potuto aprire alla Russia il varco
da essa cercato verso i Balcani e gli Stretti (Dardanelli). Per questo le due
potenze, facendo leva sullalleanza in quel momento vigente tra esse e lItalia,
tentarono una mediazione per giungere ad una soluzione di compromesso fra
il nostro Paese e la Turchia, proponendo una occupazione di fatto italiana
della Libia sotto la formale sovranit turca.
Onde evitare questa stretta diplomatica, Giolitti, il 5 novembre 1911, fece
emanare dal re un decreto che proclamava lassoluta sovranit italiana sulla
Libia.
A questo punto per era necessario allargare il teatro di guerra al fine di
indebolire la resistenza turco-araba in Libia. Inizialmente si oper
lallargamento nel Mar Rosso partendo dalle nostre basi coloniali eritree
contro la zona ottomana della penisola arabica.Ma, poi, si pens di portare i
nostri attacchi direttamente sul territorio metropolitano turco.
Le operazioni vennero cos estese allEgeo. Fu decisa lapertura di un secondo
fronte nella zona dei Dardanelli ma il tentativo fu presto abbandonato per via
dellopposizione inglese. Lidea di dirottare le operazioni verso le Sporadi
settentrionali era impraticabile per lopposizione, questa volta, di Austria e
Russia gelose dello status quo nei Balcani e zone limitrofe. Non restava che
lEgeo meridionale, ossia larcipelago di Rodi. Le altre potenze furono
preavvertite con una nota diplomatica del 7 marzo 1912 ed il successivo 17
aprile inizi lo sbarco italiano nelle isole dellEgeo meridionale. Il 4 maggio fu
occupata Rodi. Le altre isole seguirono a breve distanza di tempo. LItalia a
quel punto aveva il controllo dellEgeo meridionale e puntava direttamente
verso le coste anatoliche, minacciandole da vicino.
Si dovette invece abbandonare, sin dai primi mesi di guerra, ogni operazione
nel Mar Adriatico per via delle proteste dellAustria-Ungheria atterrita da
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qualsiasi probabilit di sommovimento della polveriera balcanica.
La presenza italiana nellEgeo rappresentava per la sublime portauna grave
minaccia anche perch, come vedremo, larea balcanica si era davvero messa
in moto, nonostante i tentativi di Russia ed Austria per mantenervi lo status
quo.
Il governo turco inizi a considerare, visto il suo isolamento internazionale, la
possibilit di intavolare trattative di pace. Queste iniziarono a Losanna il 12
luglio 1912 ma furono interrotte il successivo 24 luglio per laggravarsi della
crisi politica interna alla Turchia. Le trattative ripresero il 13 agosto a Caux e
poi trasferite ad Ouchy il 3 settembre, senza che si giungesse ad un accordo
definitivo. Al quale, per, la Turchia fu costretta il 18 ottobre 1912 a causadella prima guerra balcanica che era scoppiata in quello stesso mese.
Laccordo di pace prevedeva la concessione da parte della Turchia
dellautonomia alla Tripolitania ed alla Cirenaica, con il ritiro delle truppe
ottomane, ed il passaggio allItalia dellamministrazione civile e militare di
quelle regioni, e, in contraccambio, il ritiro delle truppe italiane dalle isole
egee.Queste ultime, in effetti, con la scusa che truppe turche erano rimaste in
Cirenaica, non furono restituite alla Turchia e, dopo la Prima Guerra
Mondiale, con il Trattato di Losanna del 1923 furono annesse allItalia.
Nei giorni successivi la conclusione dellaccordo di pace, Inghilterra, Russia,
Austria-Ungheria, Francia e Germania riconobbero la sovranit italiana sulla
Libia.
Ciononostante non cess affatto la resistenza araba e berbera che continu,
guidata dal gi citato Enver Bey, per molti decenni successivi. La guerriglia
anti-italiana prosegu, con migliaia di morti, anche civili, dalluna e dallaltra
parte, fino agli anni trenta quando Badoglio e Graziani intrapresero una
brutale repressione che si concluse solo con lesecuzione del capo dei ribelli,
Omar al-Mukthar, il 15 settembre 1931.
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alla fine della guerra ed oltre.
Effetto domino: Le guer re balcaniche (1912-1913). La
polver ier a eur opea prossim a ad esplodere
Il timore, coltivato nelle cancellerie europee, che la guerra italo-turca potesse
provocare un sommovimento nellequilibrio balcanico, un terremoto
diplomatico-politico-militare, prese effettivamente corpo.
La guerra italo-turca accese, o meglio riaccese, il fuoco che covava sotto la
cenere in quella regione europea, che era ancora in parte, dallAlbania a
Istanbul, dominio ottomano ma nella quale, nel corso del XIX secolo, erano
sorti, strappando lindipendenza alla sublime port a, diversi piccoli ed
bellicosi Stati nazionali, da quello greco a quello bulgaro, da quello rumeno a
quello serbo ed a quello montenegrino.
Ciascuno di questi Stati era parte del sistema di alleanze europee e cercava di
sfruttarlo al meglio al fine di allargare i propri confini a danno dellimpero
ottomano ma anche degli altri Stati della regione balcanica: alleati, certo, ma
altres concorrenti nellipotesi di una spartizione delle spoglie europee
dellantico impero turco.
Nel 1908, oltretutto, lAustria-Ungheria aveva occupato la Bosnia-Erzegovina,
sulla quale in precedenza esercitava solo il proprio alto protettorato. Si
trattava di una regione povera ma, dal momento che i suoi abitanti erano in
maggioranza serbo-croati, lannessione apparve agli slavi balcanici un colpo
di mano dellelemento magiaro-tedesco dellImpero ai danni delle aspirazioni
nazionali degli slavi del sud, i quali nel frattempo avevano iniziato ad
auspicare un proprio Statodegli slavi del sudo Jugoslavia(un progetto, del
resto, di non facile realizzazione come gli eventi successivi dimostrarono a
causa delle rivalit storiche tra serbi e croati, che solo mediante un potere
centralizzatore, monarchico prima e titino poi, fu possibile temporaneamente
concretizzare, per poi per dissolversi non appena tale potere cess di
operare).
Come pi volte abbiamo rilevato, lAustria-Ungheria aveva da decenni avviato
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delicate riforme interne che, mediante il processo di confederalizzazione in
atto, avrebbero portato alla parit giuridica di tutte le sue componenti
nazionali, compresa quella slava. Gi si parlava, infatti, di Triplice Monarchia.
Il principe ereditario, Francesco Ferdinando, che nel 1914 sar assassinato a
Sarajevo, era il riferimento politico, a corte, dei confederalisti favorevoli alla
parificazione anche dellelemento slavo. Sicch lattentato di Sarajevo,
colpendo proprio colui che avrebbe potuto risolvere le tensioni interne
allImpero ma anche riportare il sereno nei Balcani, cadde a proposito per gli
obiettivi dei nazionalisti slavi e di chi era alle loro spalle.
Lintervento austro-ungarico nei Balcani non poteva, naturalmente, piacere
alla Russia, date le sue mire espansioniste nella regione ed il suo appoggio a
serbi e a bulgari. Fu, in particolare, la Serbia, forte della protezione anglo-franco-russa, ad assumere nei Balcani il ruolo di Stato-guida
dellirredentismo slavo. Un ruolo egemonico che essa non ha mai, poi,
deposto, fino agli anni novanta, quando, per, con Milosevic, tale ruolo si
colorato di anti-occidentalismo e quindi ha assunto, nellalleanza con la
Russia di Putin, un diverso carattere rispetto a quello, tutto sommato, filo-
occidentale che aveva nel primo quindicennio del XX secolo.
Ma, nei Balcani, anche la Grecia e la Bulgaria miravano ad un ruolo
egemonico. Mentre la Romania era piuttosto interessata a contenere
lespansionismo russo in considerazione del fatto che alla comunanza
religiosa ortodossa non corrispondeva per anche una affinit storico-
culturale. Sotto questo profilo Bucarest era piuttosto portata a guardare verso
il mondo latino.
Vi era, infine, il problema dellAlbania, ancora dominio ottomano ma sulla
quale non nascondevano le proprie mire sia la Grecia che la Serbia ed il
Montenegro.
In questo ginepraio, lItalia, nonostante lalleanza con lAustria, aveva stretto
rapporti diplomatici e politici con la Serbia, dal momento che lelemento
croato, per motivi religiosi, era prevalentemente fedele agli Asburgo e, per
motivi storici e nazionali, contendeva al nostro Paese i confini orientali e le
pretese sulla Dalmazia.
La debolezza dimostrata dalla sublime porta, nel corso della guerra con
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lItalia, convinse gli Stati balcanici a muovere guerra alla Turchia nellintento
di occuparne e di spartirsi i suoi residui territori europei.
Serbia e Bulgaria il 13 marzo e Grecia e Bulgaria il 29 maggio 1912 strinsero
tra loro unalleanza con uno scopo ufficiale di carattere difensivo ma con la
segreta riserva di strappare alla sublimeportala Macedonia, che sarebbe
passata alla Bulgaria, e lAlbania, che sarebbe stata divisa tra Grecia,
Montenegro e Serbia.
Nonostante gli sforzi delle cancellerie europee, tutte interessate, per motivi
diversi, a mantenere lo status quo balcanico, almeno in quel momento, la
guerra scoppi nellautunno del 1912, quando quella con lItalia era ancora in
corso. La dichiarazione di guerra della Bulgaria alla Turchia, cui seguironoquelle degli altri Stati balcanici nel giro di pochi giorni, del 16 ottobre, ossia
due giorni prima del definitivo accordo di pace italo-turco, il quale, anzi, fu
accelerato dallaprirsi del conflitto balcanico.
La guerra balcanica minacciava di scatenare un conflitto europeo. La Russia
non poteva permettere che la Bulgaria conquistasse Costantinopoli (e nel
corso delle operazioni militari ci era quasi riuscita), lAustria temeva
lingrandimento della Serbia a danno dellAlbania, lItalia non guardava
affatto con simpatia alleventualit di unoccupazione greco-serbo-
montenegrina dellAlbania sulla quale da tempo aveva posto una propria
ipoteca coloniale e che, infatti, avrebbe occupato pi tardi nel 1939.
Le operazioni militari per la Turchia apparvero subito sfavorevoli su tutti i
fronti balcanici.
Anche per scongiurare lallargamento europeo del conflitto balcanico, fu
indetta una conferenza di pace a Londra. Ma le trattative andavano per le
lunghe tra lassurdit delle pretese degli Stati balcanici, che si atteggiavano a
grandi potenzeregionali, e le resistenze turche, motivate dalla necessit di
salvare non solo la faccia ma anche per quanto possibile parte dei territori
europei.
La Turchia stava per cedere, quando si profil lipotesi, non gradita da greci,
serbi e montenegrini, di unAlbania indipendente e di un arbitrato delle
potenze europee per stabilire i confini europei della sublime porta. Fu, per,
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in questo momento che il partito dei Giovani Turchi, approfittando della
debolezza del sultano, rioccup il potere, con un colpo di mano, e dichiar la
volont del nuovo governo di continuare la guerra.
Le nuove operazioni militari non furono pi fortunate per la Turchia che vide
avanzare ulteriormente, sui propri territori europei, gli eserciti degli Stati
nemici.
Nel frattempo una conferenza di notabili albanesi dichiar lindipendenza
dellAlbania. Una indipendenza garantita dalle potenze europee che
inscenarono anche una dimostrazione navale nelle acqua antistanti il Paese
allo scopo di far comprendere a serbi, greci e montenegrini che nessuna loro
aspirazione sullAlbania sarebbe stata ratificata.
Il 30 maggio 1912 a Londra fu firmato un trattato tra Grecia, Serbia, Bulgaria
e Montenegro, da un parte, e Turchia dallaltra, con il quale la sublime por ta
cedeva agli Stati balcanici tutto il territorio europeo, tranne Istanbul e
lAlbania. I confini ed il regolamento politico di questultima venivano rimessi
allarbitrato europeo. La Turchia inoltre cedeva lisola di Candia (Creta) e
delegava ad un arbitrato internazionale la sorte delle isole egee e del Monte
Athos.
Questo esito non lasci affatto soddisfatti gli alleati balcanici, che vedevano
ciascuno disattese molte delle proprie aspirazioni. In particolare era la
Bulgaria ad essere stata maggiormente penalizzata nelle sue pretese. Infatti la
Macedonia, cui essa aspirava, fu in gran parte assegnata alla Serbia a
compensazione dei territori albanesi che non le erano stati ceduti.
Lopposizione bulgara allaccordo di pace mise greci, serbi e montenegrini in
allerta nei confronti della ex alleata. La Bulgaria, nonostante un tentativo di
mediazione russo, dichiar guerra a Grecia, Serbia e Montenegro il 29 giugno
1913. Scoppiava cos la seconda guerra balcanica. Il re bulgaro, un soggetto
affetto da vera megalomania, credeva che sarebbe riuscito a sconfiggere
facilmente gli ex alleati. Invece, dopo un primo momento favorevole, le
operazioni militari apparvero subito disastrose per la Bulgaria, la quale fu
aggredita a nord anche dalla Romania che riusc ad annettersi la Dobrugia. In
soccorso della Bulgaria rientr nello scenario di guerra la Turchia, che
riconquist Adrianopoli, e stabil con lex nemica unalleanza che sarebbe
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rimasta in vigore anche negli anni successivi. La Bulgaria, in tal modo, entr a
far parte del sistema di alleanze degli imperi centrali (Germania, Austria, e
Turchia), con i quali combatt la Prima Guerra Mondiale, proprio mentre
lItalia si stava sempre pi allontanando da tale alleanza.
La seconda guerra balcanica dur appena un mese ed il 10 agosto 1913 a
Bucarest fu firmata la pace, che modificava profondamente la carta
geopolitica dei Balcani, senza per davvero soddisfare lingordigia
nazionalista di nessuno dei contendenti.
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La Grecia si vide assegnare Creta, Salonicco, lEpiro, parte della Macedonia; il
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Montenegro alcuni territori albanesi e parte del sangiaccato di Novi Bazar; la
Romania, oltre la Dobrugia, Silistria ed ampie rettifiche delle sue frontiere
con ampliamento del suo sbocco sul Mar Nero.
Ma, pi di tutti, fu la Serbia a capitalizzare il bottino. Essa, infatti, vide
praticamente raddoppiare il suo territorio e divent come si detto lo
Stato guida dellirredentismo slavo.
La Serbia non nascondeva affatto il suo programma egemonico sui Balcani e
questo irritava e preoccupava lAustria-Ungheria, la quale, alle prese con un
difficile riequilibrio interno in senso confederale, tutto poteva permettersi
tranne le pressioni di uno Stato confinante che infiammando il nazionalismo
slavo mettesse in pericolo la sua mirabile ma anche fragile compaginetradizionale plurinazionale e plurireligiosa.
LEuropa era sullorlo del baratro ma nessuno sembrava comprenderlo con
chiarezza.
Luigi Copertino
(fine quarta parte di cinque)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte I)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte II)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte III)
Libia 1911 - Europa 1914 (parte V)
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