Convivenza conflittuale
… significa creare le condizioni affinché il legame/patto sociale possa reggersi non solo sulla simpatia/armoniama a partire dalle divergenze e dalle diversità.
L’educazione al conflitto non significa altro che un processo di apprendimento di un’arte della convivenza più raffinata della semplice tolleranza, del semplice controllo della diversità.
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Quindi… utilizzare un conflitto significa
• Riconoscerlo come un indizio di cambiamento/trasformazione della relazione
• Renderlo esplicito (disponibile a se stessi e all’altro)
• Saper stare sul problema, evitando la stigmatizzazione della persona
• Orientarsi verso il futuro cercando non tanto soluzioni quanto aggiustamenti possibili
LA MAIEUTICA
• Attivare processi di apprendimento che consentano alle persone di fare da sole.
• Partiamo dalla constatazione che ci possono riuscire, hanno tutte le risorse per farcela e occorre semplicemente creare le condizioni perché questo sia possibile.
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La tendenza correttiva nei litigi infantili si
perde nella notte dei tempi.
Resta un tabù pedagogico ancora operativo.
Le frasi che si tende ad usare sono molto
emblematiche :
“Chi è stato?” “Chi ha iniziato?” “Basta!”
Segnalano che il comportamento infantile è
sbagliato e che solo l’adulto lo può
correggere.
Accentuano nel bambino la vergogna e la
dipendenza.
Negli adulti i litigi possono attivare i
tasti dolenti della propria infanzia.
Si riattivano le paure vissute nella
propria infanzia e non sufficientemente
integrate.
Autobiografia educativa
Una condizione particolare che costituisce un momento fondamentale di riattivazione, da parte dell’adulto, della propria esperienza passata, e di ripetizione dei modelli interattivi e relazionali vissuti nell’infanzia è lo svolgimento della funzione educativa, ossia la condizione in cui si è chiamati a prendersi cura e a proteggere/educare un individuo diverso da sé
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L’interferenza infantile
• Tirannia infantile: emozioni negative rispetto conflitto si concentrano nell’infanzia
• La salvaguardia del proprio bambino/a ferito non ci aiuta!
Proviene dalla mia storia personale
riconoscere il tasto dolente ci permette di impedire a questo tasto dolente di agire
LA DISTINZIONE FRA CONFLITTO E VIOLENZA
Violenza Conflitto
Danneggiamento intenzionale
dell’avversario con presenza di danno
irreversibile sia di tipo fisico che
psicologico
Volontà di risolvere il problema
(conflitto) eliminando chi porta il
problema stesso
ELIMINAZIONE della relazione come
forma di “soluzione” semplificante e
unilaterale
Contrasto, contrarietà, divergenza,
opposizione, resistenza critica (senza
componenti di dannosità irreversibile)
Intenzione di affrontare il problema
(conflitto) mantenendo il rapporto
Sviluppo della relazione possibile, anche se
faticosa e problematica
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CONFLITTO, RABBIA, VIOLENZA
CONFLITTO RABBIA VIOLENZA
Si tratta di uno stato
della relazione, che
riguarda due o più
persone, in cui si
presenta un
problema (contenuto)
che crea un disagio
(significato emotivo)
Si tratta di
un’emozione che
ha un carattere
esplosivo e
temporaneo
Si tratta di un atto fondato
sull’intenzionalità di
danneggiare l’altro per
eliminare le componenti
perturbanti (disagio) della
relazione
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RABBIA e AGGRESSIVITA’
• se tali reazioni vengono represse come se fossero un qualcosa di "catastrofico", gestite con la classica sgridata, o al contrario ignorate come se non avessero importanza, inevitabilmente causano nel bambino confusione e smarrimento piuttosto che aiutarlo a comprendere come valutare e gestire i propri impulsi.
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ELEMENTI DI CONTESTO
Le manifestazioni conflittuali dei bambini avviene all’interno di un CONTESTO
• Quanto aiuta la capacità di lettura degli elementi di contesto nella lettura dei comportamenti dei bambini? (A volte il bambino morde, così come si alza da tavola, semplicemente perché non c’è chiarezza)
• Coesione educativa.
• Regole e rituali
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Importanza della regola
• Fondamentale la creazione di regole oggettive basate sulla
chiarezza e non sulla relazione emotiva
• La regola è una procedura, è un principio organizzativo, consente di
regolare lo spazio-tempo in maniera condivisa
• La regola non è un comando, si attiene cioè ad una cornice
predisposta e pensata e non parte con il richiamo dato per un
allagamento emotivo adulto
• Solo con questi presupposti la regola diventa uno spazio di libertà
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LA REGOLA
• ragionevolezza, ossia la natura educativa e pedagogica della regola. È facile per l’adulto farsi prendere dall’ansia di imporre qualcosa di forte. Il rischio di una regola tirannica piuttosto che educativa diventa allora molto concreto. È sempre buona cosa chiedersi: “La regola che sto proponendo è utile alla crescita del bambino? È educativa? È centrata sui suoi bisogni o sui miei?”
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CONFLITTO E APPRENDIMENTO
Per il bambino il conflitto è anche il motore della sua evoluzione
a condizione che l’educatore lo aiuti, senza sostituirsi a lui, a
scegliere punti di riferimento, a padroneggiare le sue forze
interiori
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PER I BAMBINI
I LITIGI SONO
COMPONENTI NATURALI
LEGATI AL BISOGNO DI
CONOSCERSI E
DI IMPARARE A STARE CON GLI ALTRI
Conflitto:
fino ai 6 anni:
• Da un anno e mezzo a tre anni: litigo riconoscimento presenza altro (limite proprio mondo egocentrico), forma conoscenza, incontro anche corporeo (gestione dei giocattoli)
• Dai 3 anni: embrionale capacità empatica (mettersi nei panni di …)
• Dai 3 ai 6 anni: crescita el sociali (fisiologicitàpresenza altrui, formativa)
• Dai 6 anni: costruzione senso sociale identità personale (stare nel gruppo, vivere le regole)
fino ai 6 anni:
è una forma di conoscenza, un incontro anche corporeo
• i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire la loro litigiosità, anche quando è di carattere fisico
• Lo sviluppo del pensiero cognitivo non prevede, fino a quell’età, la genesi del rancore come struttura relazionale
I LITIGI FAVORISCONO:
- il riconoscimento delle proprie risorse edei propri limiti
- la scoperta dell’errore come strumentoper imparare nuovi contenuti
- la capacità di vedere la realtà da unaltro punto di vista
- le funzioni auto regolative
Il metodo maieutico
1) NON CERCARE IL COLPEVOLE
2) NON IMPORRE LA SOLUZIONE
3) FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCA DEL LITIGIO
4) FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LORO STESSI
Primo passo indietro:
NON CERCARE IL COLPEVOLE
È il compito più difficile per l’adulto che spesso
chiamato in causa come riferimento e in parte
gratificato dal ruolo di giudice assegnatoli dai
bambini, tende a intervenire continuamente.
È difficile che in un litigio tra bambini si possa
individuare chiaramente un colpevole e spesso
l’intervento di un “grande” non fa altro che aumentare la
percezione della gravità di un problema che spesso è
banale, a volte è solo un gioco.
Il litigio è anche una richiesta di attenzione e se
litigando si ottiene questa attenzione…più si litiga meglio è!
Secondo passo indietro:
NON IMPORRE LA SOLUZIONE
L’adulto ha paura che i bambini non ce la facciano da soli.
Teme che il litigio possa degenerare.
La paura genera un intervento coercitivo
“Smettetela, fate la pace, dagli la mano, dagli un bacino”.
La soluzione imposta dall’adulto non corrisponde alla sostenibilità relazionale fra i bambini.
Primo passo avanti:FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCADEL LITIGIO“Datevi la vostra versione”È importante che ciascun bambino possaspiegare i fatti e presentare le proprie ragioni. Le emozioni negative decantano nei bambini con molta
rapidità, parlare favorisce questa decantazione.Vanno bene le parole ma anche le versioni scritte e i
disegni per i più piccoli.L’adulto resta neutrale favorendo questo atto di
reciprocità.Parlarsi consente ai bambini di uscire da una dinamica stereotipataL’ adulto è il responsabile di questo importantissimo atto di reciprocità divergente
Secondo passo avanti:
FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA
LORO STESSI
Tutte le ragioni fornite sono legittime, ognuno ha
potuto esprimersi comunicando la propria
versione all’altro/altri.
È il momento in cui si crea spontaneamente un
accordo fra i bambini.
L’adulto sostiene questa possibilità autoregolativa.
Progressivamente i bambini imparano da soli e non
si rivolgono più agli adulti. Imparano a stare
insieme anche nelle situazioni di contrarietà.
LE TRE FUNZIONI PROTETTIVE DEL
LITIGIO INFANTILE:
Perché litigare bene da piccoli serve
tutta la vita
1) Capacità AUTOREGOLATIVA
Saper trovare un accordo da soli.
Regolare gli interessi individuali in modo
da trovarne uno comune.
2) Capacità DI DECENTRAMENTO
Saper vedere il problema da un altro punto di vista.
Consente di analizzare le situazioni con un occhio
esterno.
Funzione anti rigidità, sviluppa la capacità plastica
mentale ed emotiva.
3) Capacità CREATIVO-DIVERGENTE
A un certo punto devo rinunciare perché
l’altro è più forte di me.
Vado a cercare qualcosa che mi piace di più
di quello che volevo condividere con il mio
amico e che lui non ha voluto condividere.
Si tratta di rinuncia attiva.
E l’adulto? Occorre attivare la neutralità formativa
Dammi la tua versione: L’adulto diventa una sorta di
mediatore, un facilitatore della dinamica, ma il processo
viene attivato dai bambini stessi.
L’utilizzo della domanda maieutica da parte dell’adulto:
aiuta i bambini a stare nel conflitto.
Gestire i conflitti in maniera adeguata aiuta senza dubbio a
scoprire l’importanza della relazione. Il conflitto consente di
tenere la relazione, di ristrutturarla e, se possibile, di
rinforzarla.
IL SENSO DEL CONFLITTO
Nel conflitto, l’altro mi obbliga a
considerarlo, mi invita a vedere un altro
punto di vista che non sia il mio, amplia il
mio campo di comprensione del mondo.
La felicità non dipende dalle circostanze
piacevoli o spiacevoli,
ma dal nostro atteggiamento
di fronte a queste circostanze.
Isabel Filliozat
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“La miglior protezione che possiamo offrire ai
bambini è favorire il loro incontro concreto con le
esperienze della vita e con gli altri. Non dobbiamo
temere se questo potrà procurare loro anche fatiche e
frustrazioni, dobbiamo piuttosto temere che restino ai
margini della vita, soffocati dalla nostra abilità nel
programmargli tutto”.
Daniele Novara
Per continuare … leggendo Oliverio Ferraris – La forza d’animo – Rizzoli, Milano 2003
Filliozat – Le emozioni dei bambini – Piemme, Casale Monferrato, 2002
Filliozat – Il quoziente emotivo – Piemme, Casale Monferrato, 1998
D. Goleman – Intelligenza emotiva – BUR, Milano, 1999
A. Mannucci (a cura di) – L’emozione fra corpo e mente: educazione, comunicazione e metodologie – Ed. Del Cerro, Tirrenia, 2006
M. Contini – Per una pedagogia delle emozioni – La Nuova Italia, Firenze, 1992
John Gottmann, Joan De Claire – Intelligenza emotiva per un figlio – Rizzoli, 2001
Stiefenhofer, Martin - Una bella litigata. 55 suggerimenti… quando i bambini litigano, La Meridiana, 2003
Paola Cosolo Marangon-Paolo Ragusa - Ginocchia Sbucciate. Interviste sull’educazione – Editrice Berti, Piacenza 2006
D.Novara – Litigare per crescere – Erickson, Trento, 2010
CONFLITTI. Rivista Italiana di Ricerca e Formazione Psicopedagogica, edita dal CPP ([email protected] - www.cppp.it)
D. Novara – Litigare fa bene -
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