Download - Non di Solo Pane n°756 - 15 Maggio 2016
Settimanale di preghiera
Anno XV - n° 756
Vi insegnerà ogni cosa (cv 14,26)
Non di solo
PANE Domenica 15 Maggio 2016
VII Settimana del Tempo Ordinario
Non di solo pane Numero 756– Tempo Ordinario pagina 2
Maggio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano ono-
rate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescin-
dibile contributo sociale.
Intenzione missionaria
Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la
pratica di pregare il santo Rosario per
l’evangelizzazione e per la pace.
Intenzione dei vescovi
Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere
sentimenti di tenerezza e compassione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Maggio
Non di solo pane Numero 756 pagina 3
Domenica 15
Maggio
III Settimana del Salterio
Domenica di Pentecoste Siamo tutti peccatori, ma viviamo la gioia del perdono di Dio e camminiamo fiduciosi
nella sua Misericordia.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i
miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Parà
clito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la
mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la
parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràcli
to, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Brano Evangelico: Gv 14, 1516. 2326
Contemplo: Vi insegnerà ogni cosa (cv 14,26)
Lo Spirito Santo, il Paraclito, il Difensore, l'Accompagnatore, il Consolatore, è la promessa di Gesù ai suoi discepoli, è il Dono del Padre alla Chiesa di Gesù. Sant'Agostino fa parlare Gesù così: «Voi mi rendere
te testimonianza (Gv 15,27) proprio perché lo Spirito mi renderà testimonianza. Egli nei vostri cuori, voi con le vostre voci; Egli con la sua ispirazione, voi facendo sentire la vostra voce secondo la profezia: "Per tutta la terra si diffonde la loro voce" (Sal 18,5)».
Agisci
... Lo Spirito scende su un gruppo di per-sone riunite insieme. La preghiera comuni-taria è importante e più potente di quella individuale. Oggi mi farò promotore di un momento di preghie-ra che coinvolga altre persone(famil iari , vicini di casa, ami-ci...).
Il santo del giorno:
Pentecoste
Presso gli Ebrei la festa era inizialmente denominata “festa della mietitura” e “festa dei primi frutti”; si celebrava il 50° giorno dopo la Pasqua ebraica e segnava l’inizio della mietitura del grano; nei testi biblici è sempre una gioiosa f e s t a a g r i c o l a . È chiamata anche “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette
settimane dopo la Pas q u a ; n e l g r e c o ‘Pentecoste’ significa 50ª giornata. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settimane”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12, 3132. Quindi lo scopo primitivo di questa festa, era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè la promulgazione della Legge
mosaica sul Monte Sinai. Secondo il rituale ebraico, la festa comportava il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da q u a l s i a s i l a v o r o , un’adunanza sacra e particolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 4
At 2,111
Tutti furono colmati di Spirito san
to e cominciarono a parlare
Babele era stato il luogo nel quale Dio
aveva confuso tutte le lingue degli uo-
mini perché essi, accecati dalla loro
superbia, non si capissero più. La su-
perbia, infatti, crea sempre divisione e
non permette di parlare una lingua co-
mune. A Gerusalemme, il giorno di Pen-
tecoste, avviene un miracolo atteso da
secoli: il peccato che aveva diviso gli
uomini viene cancellato dallo Spirito
Santo, che ricrea l'unità fra tutti gli uo-
mini e tra essi e Dio. Ora lo Spirito
scende e crea la Chiesa, cioè la comu-
nità dei credenti che per tutti i secoli
parlerà la stessa lingua: è il linguaggio
dell'amore, che unisce i cuori e rende
uomini nuovi. Tu sai parlare questo lin-
guaggio? Sai farti capire con questo lin-
guaggio da tutti coloro che ti stanno
vicino?
Dalla Prima Lettura Disponibili alla sua azione
Preghiera
Tu o Maria sei unita nella preghiera con gli
Apostoli nel Cenacolo. Lì per opera dello Spiri-
to, dono di Cristo Risorto, nasce la Chiesa,
comunità di amore, in cui ogni barriera fra gli
uomini viene abbattuta. Questa è la missione
della Chiesa e di ogni cristiano: riconciliare
gli uomini con Dio e tra loro per fare dell'u-
manità intera una comunione di persone. O
Signore, lo stesso Spirito Santo che era sceso
su Maria per far nascere in Lei Gesù figlio di
Dio, scende di nuovo su di Lei e sugli Apostoli
nel cenacolo per dare vita alla Chiesa, Corpo
Mistico di Cristo. Concedi, ti preghiamo, che i
cristiani siano nel mondo segno e forza attiva
di unità fra tutti gli uomini.
Meditiamo la Parola
La forza dello Spirito Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Come assetati, accostiamoci alla fonte
dell'acqua viva. Riconoscendo le nostre
stanchezze interiori, chiediamo al Signo-
re di accendere un fuoco nel cuore,
spento alla gioia a motivo di effimeri,
vani entusiasmi. Egli è pronto a riversa-
re in noi quell'acqua che sazia la sete
profonda, che lava una vita offuscata da
errori e peccati. Egli vuole donarci la
fiamma che illumina, riscalda e purifica
l'uomo. Se amiamo, se solo vogliamo im-
parare ad amare alla scuola di Cristo, cu-
stodendo le sue parole, ci verrà donata
una nuova condizione di esistenza: lo
Spirito di Dio prenderà dimora in noi co-
me in Gesù, rendendoci in lui figli di Dio,
liberati dalla schiavitù del peccato e
dunque liberi di scegliere la sequela di
Cristo come via della vita. Maestro inte-
riore, egli insegna al cuore la preghiera
filiale, l'abbandono confidente del
bambino che si sa amato e portato da
suo padre. Divino artista, trasfigura il
volto interiore di ciascuno come irripeti-
bile immagine del Figlio unigenito. Testi-
mone verace, ci farà comprendere e ri-
cordare i segreti del regno dei cieli.
Non di solo pane Numero 756 pagina 5
Lunedì 16
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Settimana del Tempo Ordinario
Il santo del giorno:
Sant’Ubaldo di
Gubbio
Appartenente ad una nobi
le famiglia originaria della
Germania. Rimasto ben
presto orfano di entrambi
genitori, Ubaldo fu alleva
to da un omonimo zio che
curò la sua educazione
religiosa e l’intellettuale.
Ordinato sacerdote nel
1114, qualche anno più
tardi Ubaldo veniva eletto
priore della sua canonica,
di cui riformò la discipli
na e il costume. La fama
del suo nome e delle sue
virtù si era diffusa al di
fuori della sua città, tanto
che Perugia nel 1126 lo
acclamò suo vescovo.
Ubaldo però, schivo di
tanto onore, si recò subito
a Roma per chiedere al
Papa Onorio II di essere
esonerato da tale incarico,
ottenendone grazia. Il
vescovo Ubaldo governò
la diocesi di Gubbio per
31 anni, durante i quali
superò felicemente avver
sità ed ostacoli, riuscendo
a piegare con la dolcezza i
suoi nemici e ad amman
sire gli avversari con la
mitezza d’animo.
In quel tempo, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Brano Evangelico: Mc 9, 1426
Contemplo: Aiuta la mia in-
credulità (Mc 9,24)
Un padre chiede a Gesù la guarigione del figlio. I discepoli di Gesù non sono riusciti a guarirlo, e possiamo comprendere lo stato d'animo di quell'uomo. Gesù lo
invita a credere: «Tutto è possibile per chi crede», ed egli risponde: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Sia questa la nostra preghiera quando ci sentiamo poveri di fede e siamo stretti nel bisogno.
Chiediamo al Signore di avere la tenerezza che ci fa vedere i poveri con comprensione e amore,
senza calcoli e senza timori
Papa Francesco
Agisci
... Per me che cosa significa fare opera di pace? C'è sicuramente una relazione che non vivo nella pace, con un familiare, con un collega di lavoro... Oggi mi impegnerò a fare concretamente un primo passo verso questa persona
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 6
L’amore di Dio per te non è una
parola vana, è una parola che
realizza ciò che porta in sé, è parola efficace,
operante. Come l'incontro con l'altro ti cam
bia, così l'incontro con il Dio di Gesù Cristo
ti trasforma nella profondità del tuo essere.
Tra il Dio trinitario e te l'alleanza è così tota
le, così intima, così concreta, che è ormai
impossibile parlare di lui, senza parlare nello
stesso tempo di te. Fra me e te, dice Dio, vi è
un legame che nulla potrebbe infrangere, lo
sono il tuo Dio, tu sei il mio figlio. Mettere
mo in comune, io la mia eternità, la mia vita
e la mia santità, tu il tuo quotidiano, la tua
vita terrena e la tua povertà. La tua esistenza
si unirà alla mia, e non saremo mai più sepa
rati, perché io sono Dio e non metterò più in
questione la mia alleanza. (...)
Fra me e te vi è una comunione di essere sul
la quale si radica una comunione di sguardi e
di amore.
Jean Lafrance
Dalla Prima Lettura Ecco la vera sapienza!
Preghiera
Signore Gesù, la tua parola di oggi,la vicen-
da di «quel tale»,in cui ci riconosciamo: un
gioco di specchi, da un lato, nel quale cer-
chiamo e riflettiamo sempre e solo il nostro «io», in una sterilità che ci rattrista... dall'al-
tro un abbandono fiducioso al tuo amore, che
non chiede altro che di essere accolto e rido-
nato. E noi, troppo immobili, a quel bivio.
Perdonaci, Signore!
Medita La Parola
Fino a quando si sciolgono i nodi Meditazione di Fiorella Elmetti
"Bisogna pregare, pregare di più, pregare meglio
con umiltà e fiducia, pregare con Maria che tutti
può ottenere. Dobbiamo restituire alla preghiera
suo primato, la sua importanza, la sua dignità,
semplice e solenne come conviene al culto de
vero Dio e al colloquio filiale col Padre, mediante
il Figlio nello Spirito Santo". Questo bel pensiero
di Papa Paolo VI me lo sono ritrovato d'improvvi-
so davanti agli occhi, come tanti altri pensieri
che riporto qui e che mi arrivano proprio quando
servono. Calza bene con il vangelo di oggi, dove
gli apostoli sono incapaci di 'fare" come Gesù.
Loro, me lo immagino, si saranno richiamati a
compiere qualche gesto, come fanno i maghi o i
santoni. Gesù, invece, li riporta all'origine della
loro sequela. C'è l'amore di Dio da portare alla
gente, e c'è da farlo con cuore, mani e piedi di
uomo. È questa vicinanza che scuote, interroga,
risana. Pregando e stando a contatto con la gen-
te, racconta un sacerdote che ha il dono di far
esorcismi: "A volte le persone vessate dal mali-
gno stramazzano di colpo, per sottrarsi dall'in-
fluenza negativa, per lo scontro fra il bene e il
male, perché non reggono alla preghiera, sono
come fulminate dalla preghiera. Altre volte si
agitano e tu lo senti, ascolti, tocchi il dolore,
come il medico ascolta il cuore e i polmoni. Alcu-
ni resistono in tutti i modi. Senti la resistenza
allora insisti finché crollano e in quel crollo si
allentano le tensioni, si sciolgono i nodi, si riposa
da dure tensioni e trazioni del male che scuotono
le persone e le rendono nervose, agitate e inson-
ni". Già, ma bisogna pregare con insistenza, di
giorno e di notte, per giorni, mesi o anni, realiz-
zando con la pazienza quanto dice san Paolo di
se stesso: "noi abbiamo il pensiero di Cristo.., per
poter compiere le opere di Cristo".
Non di solo pane Numero 756 pagina 7
Martedì 17
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Settimana del Tempo Ordinario
Il segreto della vita cristiana è l’amore. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini
negative che il male apre nei cuori.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Agisci
... Gesù, il Figlio di
Dio, si è fatto nostro
servo chiedendoci di
imitare il suo esem-
pio. Oggi coglierò
un'occasione propi-
zia per compiere un
gesto di servizio nei
confronti di qualcu-
no.
Contemplo: Umiliatevi da-
vanti al Signore (Gc 4,10)
L'umiltà è un tratto essenziale del discepolo di Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Questo è l'insegnamento di Gesù,
che ci invita a metterci a servizio degli altri. San Giacomo ci esorta a riconoscere la nostra miseria, coscienti che di fronte al Signore s i a mo p o v e r e c r e a t u r e : «Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà» (Gc 4,10).
Il Santo del giorno: Santa Giulia Salzano Giulia Salzano trascorse la sua vita dai diciannove anni in poi nella città di Casoria, in provincia di Napoli, dov’era stata destinata come maestra elementare. Non si limitò tuttavia all’insegnamento, ma s’impegnò anche nella diffusione del catechismo. Insieme ad alcune compagne diede
vita alle Suore Catechiste del Sacro Cuore, col compito di far conoscere e amare Dio da tutti gli uomini. Morì a Casoria il 17 maggio 1929, a 83 anni. Beatificata a Roma il 27 aprile 2003, è stata canonizzata il 17 ottobre 2010. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta sottostante la chiesa della Casa madre delle Suore Catechiste del Sacro Cuore
a Casoria, in piazza Giovanni Pisa 20. Martirologio Roma-no: A Casoria vicino a Napoli in Campania, beata Giulia Salzano, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore Catechiste del Sacratissimo Cuore di G e s ù p e r l’insegnamento della dottrina cristiana e la diffusione della devozione. verso l’Eucaristia.
Brano Evangelico: Mc 9, 3037
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 8
I piccoli fratelli del Sacro Cuore di
Gesù elargiranno l'elemosina, l'o
spitalità e le medicine con estrema carità,
come a dei fratelli amatissimi, a tutti coloro
che le chiederanno, cristiani o infedeli, buoni
o cattivi. Circonderanno di cure particolari i
poveri e gli afflitti, membra sofferenti di No
stro Signore Gesù, e i peccatori e gli infedeli,
per «vincere il male con il bene» (Rm 12,21).
Essi non faranno nessuna distinzione di per
sone (Gc 2,9). Tranne che per ragioni di salu
te, daranno a tutti gli ospiti, ai più poveri co
me ai più ricchi, lo stesso cibo, lo stesso al
loggio, le stesse cure, vedendo in tutti l'unico
Gesù. Che la loro universale e fraterna carità
risplenda come un faro, che nessuno, nemme
no il peccatore e l'infedele, ignori che essi
sono gli amici universali, i fratelli universa
li.., che la loro fraternità è un porto, un asilo
in cui ogni essere umano, soprattutto povero
e afflitto, è fraternamente invitato, desiderato
e accolto a ogni ora.
Charles de Foucauld
Lettura spirituale
L’ospitalità
Preghiera
Signore Gesù, noi ti ringraziamo: la tua Parola,
ineffabile, alla vigilia della tua passione e il con-
gedo umile e fiero di Paolo, conscio dell'immi-
nenza della propria morte, richiamano al nostro
cuore realtà che ci superano enormemente. Solo
la piccolezza è l'angolo privilegiato da cui con-
templare e partecipare a questi doni d'amore,
senza smarrire l'orientamento, senza farcene
sopraffare, pronti a fare il nostro piccolo passo,
quando tu ce lo chiederai. Alleluia!
Meditiamo la Parola
Accogliere il regno come bambini Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Oggi la lettera di Giacomo e il Vangelo di Marco
ci invitano all'umiltà propria del bambino. C'e, in
fatti, l'umiltà eroica di Giobbe che sa accogliere da
Dio il bene e il male. Ma essa è di quei pochi che
crescono in saggezza, proprio attraverso le prove
della vita. C'è la cosiddetta "umiltà" di chi si ritie
ne di per sé meschino, perché ha ricevuto un solo
talento e lo sotterra. Questa, però, non è veramente
umiltà ma si tratta di complesso d'inferiorità e di
mancanza della giusta autostima. C'è, infine, l'u
miltà di chi si fida di Dio, sempre, soprattutto nel
tempo del dolore. È l'umiltà di Gesù che, nel Ge
tsemani, angosciato per la morte imminente, gridò
a Dio, chiamandolo: "Abba, papà!", come fa il
bambino, quando vuole essere confortato. Quest'u
miltà fiduciale non si inventa nel momento della
prova, piuttosto emerge in essa se prima abbiamo
fatto esperienza dell'abbraccio amoroso di Dio. Il
Getsemani suppone il Tabor e tutti gli altri mo
menti di preghiera solitaria nella quale Gesù sentì
fortemente l'amore del Padre suo. Anche Maria
trovò la forza di restare sotto la croce del Figlio,
perché aveva conservato nel suo cuore le parole
con cui l'Angelo la assicurava che lei aveva trovato
sempre grazia davanti a Dio. Poi vengono i Mar
tiri, i quali hanno saputo affrontare intrepidi i più
atroci tormenti, perché nell'Eucaristia celebrata
nelle loro Comunità avevano "gustato quant'è buo-
no il Signore". Infine, noi, che per essere umili
dobbiamo seguire "la piccola via" che ci ha propo
sto santa Teresa di Gesù Bambino, la quale ha sa
puto cantare all'Amore, anche quando, spiritual
mente parlando, si sentiva all'inferno. E ha saputo
far questo perché, nel tempo della consolazione, si
è lasciata letteralmente cullare dal suo Buon Dio.
Prendiamo, dunque, sul serio i nostri momenti di
preghiera, e in essi, come bambini, lasciamoci ab
bracciare da Dio, nostro Padre amoroso.
Non di solo pane Numero 756 pagina 9
VII Settimana del Tempo Ordinario
Gesù ha voluto conservare le sue piaghe per farci sentire la sua Misericordia.
Questa è la nostra forza, la nostra speranza.
Papa Francesco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno
che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché
non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è
nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare
male di me: chi non è contro di noi è per noi».
Brano Evangelico: Mc 9, 3840
Contemplo: Beati i poveri in
spirito (Salmo responsoriale)
La povertà in spirito è affidarsi in tutto al Signore, anche nelle cose di tutti i giorni. San Giacomo ci insegna a dire: «Se il Signore vorrà, vivremo e fare
mo questo o quello» (Gc 4,15), come a dire che dobbiamo fare tutto coscienti che abbiamo bisogno dell'aiuto del Signore, certi che egli vuole il nostro vero bene e ci guida ogni giorno con il suo amore.
Mercoledì 18
Maggio
III Settimana del Salterio
Agisci Mi impegnerò a vive-re questa giornata costantemente rivol-to al Signore, of-frendogli gioie e do-lori, ringraziando e invocando il suo aiu-to.
Il Santo del giorno:
Beato Guglielmo
da Tolosa
Il beato Guglielmo
nacque a Toulouse, in
Francia, verso l’anno
1 2 9 7 ed e n t r ò
nell’Ordine agostiniano
a circa 19 anni di età.
Compiuti gli studi a
Parigi, trascorse la
maggior parte della sua
vita a Tolosa. Di senti
menti assai delicati,
buon predicatore, attirò
molte persone alla vita
religiosa. Amante della
povertà, si dimostrò
tenerissimo verso i po
veri. Coltivò la mortifi
cazione, ma la caratte
ristica della sua vita fu
la preghiera, tanto che
«pregare o contemplare
o parlare di Dio» costi
tuiva la sua attività pre
ferita. Morì il 18 mag
gio 1369. Il papa Leo
ne XIII confermò il suo
culto nel 1893. Il beato
Guglielmo ci indica la
via per vivere conti
nuamente alla presenza
di Dio.
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 10
Buona è la legge della carità e dolce,
la si sopporta leggermente e dolcemente, anzi
essa rende sopportabili e leggere anche le leggi
degli schiavi e dei mercenari, che non distrugge
ma fa in modo che si compiano, perché il Si-
gnore dice: « Non son venuto ad abolire, ma a
compiere la legge» (Mt 5,17). Essa modera
l'una, dà ordine all'altra, allevia l'una e l'altra.
La carità non si troverà mai senza timore,
ma un timore puro; non si troverà mai senza
desiderio, ma un desiderio ben indirizzato.
La carità adempie infatti la legge dello schia
vo, infondendovi la religiosità; adempie quella
del mercenario, stabilendo una regola alla sua
brama.
Pertanto la religiosità quando si accoppia al
timore non lo annulla, ma lo rende puro. Ne
esclude solo l'idea del castigo, cui esso rima
neva legato finché continuava a essere quello
dello schiavo; così il timore rimane nei secoli
dei secoli, ma puro e filiale.
Bernardo di Chiaravalle
Lettura spirituale
La legge dell’amore
Preghiera
Signore, ti ringraziamo: infinitamente amati e accompagnati da te, attingiamo la forza di essere compagni di via, di a-mare e rispettare i nostri fratelli, di es-serne compagni consapevoli e per questo discreti. Grazie a te, Signore,al tuo e-sempio di custode tenerissimo, giunge a compimento la risposta definitiva alla domanda rapace di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Per te, con te, Signore, sì lo siamo, per tua gra-zia, per tutti, per sempre. Alleluia!
Meditiamo la Parola
Con due bottiglie di coca cola Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea
Raccontano che una povera donna avesse avuto
sette figli con sette uomini diversi che mai si pre
sero cura dei bambini. Non lo fecero i suoi aman-
ti (che certo la usavano approfittando della sua
limitatezza), ma, proprio a causa di ciò, non lo
fecero nemmeno i preti a cui lei si rivolse per far
battezzare i suoi figli. Solo il Card. Bergoglio, ora
papa Francesco, non appena egli venne a cono-
scenza della situazione, avvicinò la donna e i suoi
figli. Una domenica li battezzò tutti, e per l'occa-
sione diede un piccolo rinfresco con il poco che
riuscì a racimolare: due bottiglie di coca cola,
qualche sacchetto di patatine e una torta fatta in
casa. A questo aneddoto mi sono detta che di
fronte a Dio dovremo rispondere di quanti, giudi-
candoli indegni, allontaniamo dalla fede in Cri-
sto. Scrive Padre Ermes Ronchi: "Il primo posto
nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede,
alla relazione affettuosa con Dio, allo stringersi a
Lui come un bambino si stringe al petto della ma-
dre e non la vuoi lasciare, perché per lui è vita".
Dobbiamo lasciare spazio al Signore, non ai giudi-
zi umani. Dobbiamo credere nell'azione dello Spi-
rito Santo, ricordando l'insegnamento di Gesù:
"Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto quello che vi ho detto". Questa, a detta di
Padre Ermes, è "Una affermazione colma di bel-
lissimi significati profetici. Due verbi: Insegnare e
Ricordare. Sono i due poli entro cui soffia lo Spi-
rito: la memoria cordiale dei grandi gesti di Gesù
e l'apprendimento di nuove sillabe divine; le pa-
role dette «in quei giorni» e le nuove conquiste
della mente e dell'anima che lo Spirito induce.
Colui che in principio covava le grandi acque e si
librava sugli abissi, continua ancora a covare le
menti e a librarsi, creatore, sugli abissi del cuo-
re".
Non di solo pane Numero 756 pagina 11
Giovedì 19
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Settimana del Tempo Ordinario
I Sacramenti sono la presenza di Gesù Cristo in noi. Per questo è importante
confessarsi e fare la Comunione.
Papa Francesco
Il Santo del giorno: Beato Agostino Novello Il beato Agostino nacque a Tarano (Rieti). Studiò a Bologna diritto e fece parte della corte del re Manfredi di Sicilia. Entrò nell’Ordine come fratello laico nell’eremo di Rosia, presso Lecceto, occultando la sua cultura e la sua
posizione sociale con una vita austera e penitente. Scoperto il suo valore, fu condotto a Roma dal beato Clemente e avviato al sacerdozio. Nominato penitenziere della Curia romana, nell’anno 1298 fu eletto Priore Generale. Nel 1300, rinunziò al suo ufficio e si ritirò nell’eremo di San Leonardo al
Lago, presso Lecceto. Morì il 19 maggio del 1309 o 1310. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa parrocchiale di Termini Imerese (PA).
Etimologia: Agostino
= piccolo venerabile,
dal latino.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».
Brano Evangelico: Mc 9, 4150
Contemplo: Siate in pace tra
voi (cf Mc 9,50)
Gesù ci esorta ad «avere sale» in noi stessi e a essere «in pace gli uni con gli altri» (Mc 9,50). Il sale è il simbolo della sapienza, di ciò che porta sapore alla vita, la rende degna di essere vissuta. Oc
corre saper valutare le cose alla luce di Dio, secondo la sua sapienza, questo ci aiuterà nei momenti di difficoltà a ristabilire la pace nell'intimo di noi stessi e tra di noi.
Agisci
Cercherò di fare at-
tenzione alle espe-
rienze di bene che
ho attorno a me e
troverò il modo di
collaborare con chi
vi opera.
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 12
Giac 5,16 Il salario dei lavoratori che voi non avete pagato, grida, e le loro proteste
sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Ciò che Giacomo nella sua lettera
condanna, non è la ricchezza in
quanto tale, ma quella ricchezza ac-
cumulata per mezzo del sopruso e
della violenza, dell'ingiustizia e della
frode. Arriverà il momento del giudi-
zio e questa ricchezza si trasfor
merà in accusa contro colui che l'ha
conseguita così, determinandone la
rovina. Sono passati molti secoli da
quando Giacomo scriveva queste co-
se, ma ancora oggi e, forse, oggi più
di allora, sono molti quelli che scel-
gono di arricchirsi sfruttando gli altri
e calpestandone la dignità. La Chiesa
non ha mai smesso di far sentire la
sua voce anche in questo campo,
Chiedendo a ogni cristiano di dare il
suo contributo, ovunque si trovi a
operare, per una società più giusta e
rispettosa della dignità di ogni uomo.
Lettura spirituale
La dignità di ogni uomo
Preghiera
Come bambini, Signore, il nostro cuore si altera al pensiero che qualcuno sia più amato di noi, come bambini dubitiamo e vacilliamo, se la tua forte mano non ci sostiene e non ci afferra. Ma come bam-bini possiamo rialzarci a ogni caduto e, ritrovato il sorriso del cuore, rispondere con la mano tesa al tuo richiamo, che manifesta il tuo progetto per noi: «Seguimi!». Alleluia!
Meditiamo la Parola
La morte, ma non peccati Meditazione a cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
La messa in guardia di Gesù dagli scandali e le
maniere drastiche che egli ci propone per evitar-
li, non sembrarono troppo dure al giovane Dome-
nico Savio che, alla scuola di san Giovanni Bosco,
aveva formulato questo proposito: "Preferisco
morire, piuttosto che peccare". Alle stesse con-
clusioni arrivò la santa che oggi ricordiamo: Rita
da Cascia, sposa, madre, vedova, poi monaca a-
gostiniana. Lei, mamma tenerissima dei suoi due
figli, piuttosto che vederli peccare per vendicarsi
di un grave affronto subito, chiese al Signore che
li facesse morire ancora innocenti. E fu esaudita,
perché la vita dell'anima dei suoi figli valeva, ai
suoi stessi occhi, più di quella del corpo. Con
questa sua scelta, Rita dimostrò di non essere da
meno della coraggiosa madre di cui ci parla il se
condo libro dei Maccabei. Questa donna, "pur
vedendo morire sette figli in un sol giorno, sop-
portava tutto serenamente, per le speranze po-
ste nel Signore", e al più piccolo arrivò a dire:
"Figlio, accetta la morte, perché io ti possa ria-
vere, insieme con i tuoi fratelli, nel giorno della
misericordia" (2Mac 7,20.29). Scelte del genere,
oggi ci sembrano umanamente assurde; eppure,
se prendiamo sul serio il Vangelo, non c'è altra
via per la quale possiamo entrare nel Regno. Sen-
za arrivare all'estrema conseguenza della morte,
possiamo almeno intraprendere la strada, antica
ma sempre attuale, della mortificazione. Così,
per esempio, non scandalizziamo il povero tenen-
do chiusa la mano all'elemosina, ma priviamoci
almeno del superfluo per condividerlo con lui. E,
invece d'affrettare i nostri piedi per andare in
casa di amiche dove ci sarà impossibile vincere la
tentazione di spettegolare sugli altri, mettiamo
un freno alla nostra lingua, come ci chiede la
Scrittura. Infine, non diamo più spazio alla cu-
riosità morbosa, lasciando che i nostri occhi si
fermino troppo a lungo su immagini televisive
affatto edificanti; facciamoci, piuttosto ciechi,
secondo il Vangelo, avremo più tempo e libertà
per "vedere Dio" in una preghiera più profonda e
meno disturbata
Non di solo pane Numero 756 pagina 13
Venerdì 20
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Settimana del Tempo Ordinario
Vivere la carità significa non cercare il proprio interesse,
ma portare i pesi dei più deboli e poveri.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Brano Evangelico: Mc 10, 112
Contemplo: Benedici il Signo-
re, anima mia (Salmo responsoria-
le)
Ogni giorno dovremmo ringraziare il Signore per quello che ci dà. Se a volte è facile ringraziarlo per i benefici, altre volte dobbiamo
riconoscere di aver bisogno di pazienza. San Giacomo ci ricorda che sono beati quelli che sono stati pazienti (cf Gc 5,11). Dobbiamo, in fin dei conti, benedire il Signore e ringraziarlo anche per quei momenti in cui dobbiamo aver pazienza, perché questa è la via della vera beatitudine.
Agisci:
Per amare il prossi-
mo non è necessario
compiere gesti eroi-
ci, bastano le picco-
le attenzioni. Oggi
compirò un gesto di
generosità offrendo
qualcosa a qualcu-
no.
Il Santo del giorno: San Bernardino da Siena Canonizzato nel 1450, cioè a soli sei anni dalla morte, era nato nel 1380 a Massa Marittima, dalla nobile famiglia senese degli Albizzeschi. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena da due zie. Frequentò lo Studio senese fino a ventidue anni, quando vestì l'abito francescano. In seno all'ordine divenne uno dei principali propugnatori
della riforma dei francescani osservanti. Banditore della devozione al santo nome di Gesù, ne faceva incidere il monogramma «YHS» su tavolette di legno, che dava a baciare al pubblico al termine delle prediche. Stenografati con un metodo di sua invenzione da un discepolo, i discorsi in volgare di Bernardino sono giunte fino a noi. Aveva parole durissime per quanti «rinnegano Iddio per un capo d'aglio» e per «le belve dalle zanne lunghe
che rodono le ossa del povero». Anche dopo la sua morte, avvenuta alla città dell'Aquila, nel 1444, Bernardino continuò la sua opera di pacificazione. Era infatti giunto morente in questa città e non poté tenervi il corso di prediche che si era prefisso. Persistendo le lotte tra le opposte fazioni, il suo corpo dentro la bara cominciò a versare sangue e il flusso si arrestò soltanto quando i cittadini dell'Aquila si rappacificarono.
Non di solo pane Numero 756 Tempo Ordinario pagina 14
Gesù a poco a poco ha educato
i discepoli a contemplare il mistero di
Dio unico, non come mistero solitario
ma come mistero di amore e di dono.
E noi a mano a mano che facciamo l'e-
sperienza di un posto, di una ricerca, di
una identità secondo il Vangelo giungia-
mo a capire un poco di più dove ci porta
il mistero di Dio e dove stiamo andando.
Certamente ci sono nel mondo molti ma-
li, molte ingiustizie, molte crudeltà,
molti misteri; molti li viviamo anche noi
da vicino, ma sappiamo che Gesù è vit-
torioso sul male del mondo, non può la-
sciare che il male del mondo trionfi.
Abbiamo in mano la vittoria, la carta
vincente e con essa operiamo, pur
nell'umiltà e nella modestia della nostra
vita storica.
Carlo Maria Martini
Lettura Spirituale
Vittoriosi con Cristo
Preghiera
Signore Gesù, noi ti ringraziamo! La tua parola di oggi porta a compimento il Vangelo di Giovanni e gli Atti degli apo-stoli. Eppure il nostro cuore attende an-cora… altre parole, altri gesti… Tutto è compiuto da te, ma tutto è da compiere ora, per ciascuno di noi. Nella sequela, nella preghiera e nell'amore reciprocosi scriveranno le nuove parole del vangelo di vita con la nostra vita. Alleluia!
Meditiamo la Parola
I due saranno una carne sola Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Se ai tempi di Gesù ci si rifaceva all'autorità di
Mosè per giustificare il divorzio, oggi ci si appella
soltanto alla propria coscienza e ai "casi della
vita". Separarsi è più facile e frequente; con gra-
ve danno della stabilità familiare e della stessa
nostra società. Ma è inutile piangere o recrimina-
re sui tempi cattivi. Occorre, piuttosto, rievange-
lizzare il matrimonio e accompagnare con una
pastorale adeguata le coppie che vogliono vivere
coerentemente il sacramento di cui sono stati —
e sono ancora — ministri. Dobbiamo tutti seguire
gli insegnamenti di Gesù e riandare al progetto
divino che ha fatto della famiglia un'icona perfet-
ta della Trinità. I coniugi tra loro, e i genitori nel
riguardo dei figli, sono e devono rimanere diver-
si, ma restare uniti dall'amore che valorizza le
differenze nella complementarietà. Per attuare
tale progetto, gli sposi cristiani devono arrivare
ad amarsi "come Cristo ha amato la Chiesa, fino
al punto di sacrificare se stesso per lei" (Ef 5,25-
27). Se il Signore chiede tanto a quei suoi discepo
li chiamati alla vocazione matrimoniale, è per-
ché, con la grazia propria del sacramento, dà lo-
ro una forza sufficiente, anzi sovrabbondante. Le
inevitabili difficoltà della vita di coppia devono
essere superate con il perdono quotidiano, mai
con le rotture senza alternativa, come oggi, trop-
po spesso, si arriva a fare. È sano realismo appli-
care agli sposi la raccomandazione che san Bene-
detto fa ai suoi monaci, nella Regola: ogni giorno
preghino insieme e ad alta voce il Padre nostro,
perché «vincolati dalla promessa fatta con l'ora-
zione stessa quando dicono: "Perdona a noi come
anche noi perdoniamo", risolvano tutte le spine
dei contrasti che nascono abitualmente» in ogni
tipo di convivenza umana. Questo suppone che i
coniugi cristiani preghino abitualmente insieme e
credano alla promessa d'efficacia che Gesù ha
legato alla preghiera fatta in comune.
Meditiamo la Parola
Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 756 pagina 15
Sabato 21
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Settimana del Tempo Ordinario
L’amore di Dio non è generico. Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna,
con un nome e cognome.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mc 10, 1316
Contemplo : Ti rendo lode,
Padre (Canto al Vangelo)
Gesù rende lode al Padre poiché ha dato il regno dei cieli ai bambini e a quelli che sono come loro: «Lasciate che i bambini vengano a me: a chi è come loro
infatti appartiene il regno di Dio» (Mc 10,14). Facciamo nostra la lode di Gesù, ringraziamo il Padre e chiediamogli di liberare il nostro cuore da ogni presunzione per diventare semplici e puri come i bambini.
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse,
ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e
disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite:
a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico:
chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non
entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo
le mani su di loro.
Agisci
Se ho vissuto l'espe-
rienza del matrimo-
nio, oggi mediterò su
questo sacramento
che ha trasformato
la mia vita; se non
sono sposato preghe-
rò per tutti gli sposi,
perché possano man-
tenersi fedeli nel lo-
ro amore.
Il santo del giorno: Sant’Eugenio Mazenod Nato ad Aix in Provenza il 1° agosto 1782 figlio di una nobile famiglia, Carlo Giuseppe Eugenio Mazenod trascorre la sua gioventù in Italia, esule della rivoluzione francese. Torna in patria nel 1802, sei anni più tardi, entra nel Seminario di San Sulpizio a Parigi e viene ordinato
sacerdote ad Amiens nel 1811. Torna ad Aix e qui, nel 1816, fonda la Società dei missionari di Provenza che più tardi si chiameranno Oblati di Maria Immacolata. Nominato vicario della diocesi di Marsiglia e poi, nel 1837, vescovo " per ben 37 anni" , attua pienamente il suo motto: «Mi ha mandato per evangelizzare i poveri». Muore il 21 maggio 1861, lasciando in
testamento agli Oblati che lo circondava queste parole: «Praticate tra voi la carità, la carità, la carità" e a al di fuori lo zelo per la salvezza delle anime». E' stato beatificato il 19 ottobre 1975 da Paolo VI e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1995.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 756
Domenica 15 Maggio 2016
Chiuso il 10/05/2016
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it