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Corriere Fiorentino Giovedì 10 Dicembre 2015 FI13

All’Accademia delle arti del disegno la mostra di Wang HongjianUn viaggio lungo trent’anni nella vita quotidianaSi apre oggi nella sala esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno (via Ricasoli 68, Firenze) la mostra «Astrazione e realtà» del pittore cinese Wang Hongjian. L’esposizione, aperta fino al 30 dicembre, presenta un nucleo di lavori scelti degli ultimi

trent’anni della sua produzione: calligrafie e dipinti a inchiostro su carta di riso, in piena tradizione cinese, ma anche disegni a matita e grandi opere di pittura a olio iperrealiste di stampo occidentale. I soggetti ritratti dal maestro sono

soprattutto persone umili, spesso contadini ritratti in momenti di fatica, oppure uomini e donne sorpresi nella loro quotidianità. Alla mostra si lega il catalogo Polistampa con testi di Luigi Zangheri, Antonio Natali e Andrea Granchi.

Culture

Le Signore de’ Medici Anna Maria Luisa e il Patto che vincolò i tesori di famiglia, arazzi compresiNon potendo avere un figlio, diede alla luce una visione, regalando la città che splende nel mondo

La madre degli UffiziSe abbiamo la Venere di Botti-

celli è grazie a lei. Se custodia-mo il Giorno e la Notte di Miche-langelo o il David di Donatello,lo dobbiamo al suo acume. Seogni anno milioni di turisti af-follano gli Uffizi o Palazzo Pitti,è perché lei — Anna Maria Lui-sa, l’ultima dei Medici — nonpotendo partorire un figlio, dàalla luce una visione: che nulladei tesori di famiglia «sia tra-sportato e levato fuori dalla ca-pitale». Che quadri e statue, bi-blioteche e gioielli di una dina-stia ormai esausta, rimanganoin città per «conservare l’orna-mento dello Stato, l’utilità delpubblico e per attirare la curio-sità dei forastieri». È Maria Lui-sa a regalarci la città che abitia-mo e che splende nel mondo. Èlei che — non potendo succede-re agli sciagurati fratelli alla gui-da del regno, e neppure restitui-re il ducato ad una Repubblicacittadina — contratta con i nuo-vi sovrani stranieri il Patto di Fa-miglia, singolare accordo giuri-dico destinato a (ri)mettere il te-soro mediceo nelle mani dellacittà. L’accordo nasce nella voli-tiva testa di questa principessadegna erede degli avi: lo vuolefortissimamente, lo negozia eporta in fondo contro ogni diffi-coltà diplomatica. Quarant’anniprima di Pietro Leopoldo, è Ma-ria Luisa a mettere il bene co-mune al centro dell’azione poli-tica.

Lei nasce bella e di animo for-te. È il 1667. La madre – la ca-pricciosa Margherita Luisa d’Or-leans – non avrebbe mai dovutolasciare la Francia: detesta l’uo-mo che le hanno dato in sorte, ifigli che le maturano in grembo,la «misera» città che la rinchiu-de. Così se ne torna in Francia.Sarà la nonna Vittoria della Ro-vere a crescere la nipotina, che«più avanza con l’età, più imbel-lisce». Maria Luisa — predilettadel padre, Cosimo III — è intel-ligente e vivace, cavalca comeun uomo, va a caccia e spara. Maama anche la musica, conosce illatino; assorbe il bello in cui vi-

ve. Lunghe le trattative per ma-ritarla: prima si parla del re delPortogallo, poi del Delfino diLuigi XIV. Ma i forzieri di fami-glia sono vuoti, la dote è scarsa.Il valzer delle alleanze si volgeverso l’Austria. È l’imperatore inpersona a fare il nome di Gio-vanni Guglielmo di Sassonia,Elettore palatino del Reno, fra-tello dell’imperatrice. Giovanninon è bello, ma è uomo di cultu-ra, e soprattutto sprizza una sor-ridente serenità capace di rega-lare a Maria Luisa la pace maiconosciuta. È il 1691. Nelle lette-re da Dusseldorf, lei si dichiarala «sposa più contenta del mon-do». È vero che ha nostalgia dicasa: «Sono stata a Colonia –scrive — ma a voler che questecittà paressero belle, bisogne-rebbe non essere nata a Firen-ze». Eppure nei palazzi tedeschiassediati dal ghiaccio, trova unaliberazione dalle trame di corte,

ra Gonzaga: il tanto atteso «cu-ginino» non nasce. La stirpe ècondannata.

Ed ecco Maria Luisa tornare acasa: è il 1716, l’Elettore palatinose ne va per un problema di cuo-re, lei decide di riprendere il po-sto accanto al padre, che ha giàperso il figlio maggiore ed il fra-tello. La principessa riabbracciacosì Firenze: per qualche annotenta di legare il patriziato fio-rentino alla famiglia, e diviene regolatrice del Consiglio. Unruolo politico, il suo, forse l’ulti-mo tentativo di legittimare neifatti la propria candidatura allaguida del regno. Ma niente dafare, nessuno sovrano europeoha mai preso seriamente l’ipote-si che a regnare possa essere la(sterile) figlia del Granduca:quando Cosimo muore, il de-pravato Gian Gastone sale al tro-no. E mentre Maria Luisa si ri-trova relegata a Villa La Quiete,

sono le guerre — e le paci — incontinente a decidere il destinodella Toscana. Austriaci o Spa-gnoli? Il Granducato è promes-so a Don Carlos, ma alla fine è ilvento austriaco a soffiare piùforte, e i fiorentini tornano ad essere sudditi del Sacro Roma-no Impero. Gian Gastone è mor-to da neppure due settimane (èil luglio 1737) e le insegne medi-cee scendono dalla porta di Pa-lazzo Vecchio, per far salirequelle di Francesco Stefano diLorena. Da ora in poi gli ordinivengono da Vienna.

Rientrata a Pitti, la stanca emalata vecchia signora si strin-ge in un’ala del palazzo. E men-tre amici e consiglieri si prostra-no verso il nuovo signore di Fi-renze — rappresentato dal prin-cipe di Craon e dalla sua cricca— l’Elettrice trova la forza perinventarsi l’atto destinato a la-sciarla nella Storia: i Lorena sa-ranno solo conservatori, nonpotranno svuotare la città deisuoi tesori, dei quadri e delle statue, dei cammei, i libri, le an-tichità etrusche ed egiziane, leporcellane, gli arazzi (come Le Storie di Giuseppe, ora riunite aPalazzo Vecchio).

Questo regalo fa l’ultima deiMedici alla città, continuandofino alla morte a riordinarne lecollezioni d’arte. Con lei, il librodi famiglia si chiude: dopo 300anni di potere, i Medici si estin-guono. «Datemi un popolanoqualunque – aveva detto Cosi-mo il Vecchio – ed io con pochimetri di drappo rosso, ne faccioun gentiluomo». Stirpe di com-mercianti fatti banchieri e con-vertiti in principi, mecenati perproprio diletto più che per pub-blica utilità, questi mercantiammantati in panno rosso han-no cambiato il corso della Sto-ria, accendendo commerci e in-trighi, stimolando prosperità eferoce dissenso. Hanno finan-ziato il Rinascimento, innalzatoun Regno e scagliato la Toscananel firmamento degli stati euro-pei. Ma l’antico ingegno dei piùlungimiranti si è disciolto nelbigottismo vacuo delle ultime generazioni. Il guizzo di Maria Luisa – in qualche misura – ten-ta di pareggiare i conti. Stronca-ta da un tumore, l’Elettrice chiu-de gli occhi nel febbraio del1743. È Carnevale, e i fiorentinil’accompagnano all’ultimo ripo-so brontolando, perché il corteofunebre ha cancellato il corsomascherato. Così, è Firenze.

12. Fine. Le precedenti punta-te: 28/6; 12-19-27/7; 14/8; 10/9;3-17-24/10; 8-22/11

@danielacavini© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Daniela Cavini

la follia della madre, la depres-sione del padre, i pianti dellanonna, gli scandali dei fratelli, ela minaccia sempre presentedell’estinzione della dinastia…«Qui si sta con molta quiete eunione, e sempre cresce l’affettodell’Elettore verso di me»: MariaLuisa e Giovanni sono una cop-pia affiatata, lei dà impulso al collezionismo familiare, lui si faattento mecenate. Molti anniscorrono quieti a corte, fra mu-sica e gite in slitta, caccia e balli.Unica ombra: la sterilità. L’Elet-trice prova di tutto, inclusi i ba-gni termali ad Aquisgrana. Maniente da fare, né la principessané i fratelli Ferdinando e GianGastone, giù a Firenze, riesconoa generare un erede. A nulla valeil disperato tentativo del gran-duca Cosimo di far gettare ilcappello cardinalizio al fratellominore Francesco Maria, perconiugarlo alla giovane Eleono-

D’Agostino: venite, vi racconto OrsanmicheleLa direttrice del Bargello ai fiorentini: vi aspetto lunedì, per raccontare le sue bellezze

«Priorità alla didattica, inve-ce che alla mostre». PaolaD’Agostino, neo direttrice dei musei del Bargello, Cappellemedicee, Orsanmichele, Pa-lazzo Davanzati e Casa Martel-li, pensa che per risollevare lesorti (turistiche soprattutto)dei cosiddetti «musei mino-ri», anche se lei detesta questadefinizione, non sia aumenta-re l’offerta culturale ma mi-gliorare la conoscenza che fio-rentini e visitatori hanno diquesti patrimoni «schiacciatidalla fama di totem come laVenere di Botticelli o il David».Per questo motivo come primo

atto ufficiale da dirigente ap-pena nominata, intende vesti-re anche i panni dell’inse-gnante, tra virgolette, a inizia-re da Orsanmichele: «Faccioun appello ai fiorentini: venitelunedì mattina dalle 10 in Or-sanmichele, sarò lì a raccon-tarvi le sue bellezze». Una spe-cie di «lezione» gratuita, diesperimento di comunicazio-ne e promozione. Ha lavoratomolti anni all’estero, anche alMetropolitan di New York, do-ve ha imparato «l’importanzafondamentale dell’aspetto di-dattico» che intende ripropor-re a Firenze «con percorsi e

programmi ad hoc» e progettiin sinergia con Uffizi e Accade-mia per orientare i flussi turi-stici attraverso biglietti inte-grati e «strategie di comunica-zione condivise»: «Per gli Uffi-zi le code sono un problema?Vederle qui in via del Procon-solo mi farebbe molto piace-re», scherza. A proposito diflussi turistici: «Un’altra sfidaimportante sarà parlare con glioperatori del settore e far lorocapire la centralità di un mu-seo come questo». Il secondopasso sarà «ridiscutere le con-venzioni con chi realizza spet-tacoli dal vivo» riferendosi al-

l’Estate al Bargello con capofilail Florence Dance Festival e le attività musicali dell’Orchestrada Camera di Giuseppe Lan-zetta in Orsanmichele. «Mipiace che i musei siano ancheluoghi di spettacolo ma biso-gna rivedere le condizioni».

Paola D’Agostino, 43 anni,nata a Napoli, una vita tra Lon-dra, New York e Yale, non siconsidera «un cervello in fuga,né di ritorno». Perché: «Ancheda lontano ho mantenutosempre un piede in Italia, con-tinuando a lavorare e pubbli-care qui». Si autodefinisce«molto tenace», abbastanza

da affrontare «la sfida assai dura di riportare il Bargello alcentro dell’attenzione di chiviene a Firenze». Quando sen’è andata dall’università diYale, dopo aver vinto il concor-so per il Bargello, i suoi stu-denti l’hanno salutata così:«Professoressa, ora lei avrà dalvivo il nostro manuale di storiadell’arte».

Edoardo Semmola© RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola D’Agostino, direttrice del Bargello ma anche delle Cappelle Medicee, Orsanmichele, Palazzo Davanzatie Casa Martelli(foto: Sestini)

ProtagonistaAnna Maria Luisa de’ Medici nel ritratto di Niccolò Cassana

Sopra Anna Maria Luisa e Giovanni Guglielmo nel ritratto di Jan Frans van Douven; a destra la Venere agli Uffizi e sotto gli arazzi medicei

Su CorriereFiorentino.itSi può firmare la petizione promossa dalla Fondazione Angeli del Bello per trattenere per sempre a Firenze i 20 arazzi monumentali ospitati a Palazzo Vecchio fino al 15 febbraio 2016

Meno mostre, più didatticaDa rivederegli accordisuglispettacoli

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