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COMUNE DI TRANI
OGGETTO: Realizzazione di opere di smaltimento di acque di prima e seconda pioggia
TECNICO Geol. Pietro Arvizzigno
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INDICE
1. Premessa...................................................................................................................................................................3
2. Inquadramento geografico e ubicazione topografica............................................................................................5
3. Ricostruzione del modello geologico.....................................................................................................................10
4. Inquadramento idrogeologico generale del settore Adriatico delle Murge.......................................................12
5. Inquadramento idrogeologico dell’area in esame...............................................................................................14
6. Geomorfologia.......................................................................................................................................................18
7. Compatibilità delle opere con le Norme Tecniche di Attuazione del PAI vigente.............................................20
8. Descrizione dell’attività svolta nell’area..............................................................................................................22
9. Individuazione della curva di possibilità pluviometrica e valutazione delle portate di massima piena.........23
10. Curve di possibilità pluviometrica con metodo di Gumbel...........................................................................24
11. Calcolo del tempo di corrivazione...................................................................................................................28
12. Calcolo dell’altezza critica di pioggia..............................................................................................................29
13. Coefficiente di deflusso istantaneo..................................................................................................................30
14. Calcolo della portata max, valutazione della capacità di assorbimento del sottosuolo, definizione del franco di sicurezza e verifica sulla presenza di pozzi nelle vicinanze........................................................................31
15. Coordinate utm dei punti di scarico................................................................................................................35
16. Conclusioni........................................................................................................................................................36
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1. Premessa
Le indagini e gli studi oggetto della presente relazione sono state condotte dallo
scrivente, a seguito di specifico incarico conferitogli dalla Spett.le Constructa S.r.l.
nell’ambito del progetto di smaltimento delle acque meteoriche di prima pioggia e di
dilavamento successive ai sensi della Art.113 del D.Lgs 152/06 e successive
modifiche ed integrazioni, dal Decreto del Commissario delegato per l’Emergenza
Ambientale 13 giugno 2002 n.191 (Emergenza Ambientale – O.M. n.3184 del
2203/2002 art. 7, commi 3 e 5 – PIANO DIRETTORE – Presidente della Regione) e
dal Decreto del Commissario Delegato Emergenza Ambientale 21 Novembre 2003
n.282. Gli aspetti normativi per la raccolta ed il trattamento delle acque di prima
pioggia e di dilavamento successive, trovano precisi riferimenti nel Testo Unico
Ambientale (D.Lgs. 152/06 e s.m.i. D.gls. 4/2008).
In questo lavoro, inerente lo smaltimento di acque di dilavamento, afferenti ad un
piazzale su cui insiste un centro universitario, si tratterà lo studio come se non si
movimentassero sostanze pericolose.
Pertanto le acque di prima pioggia, dopo essere state grigliate, saranno disoleate e
dissabbiate nelle vasche di raccolta e successivamente utilizzate come scarico di acque
wc, lavaggio interni (pavimenti) e per innaffiare il verde.
A tal riguardo quindi, poiché si tratta comunque di scarichi, le acque di prima pioggia
dovranno rispettare i limiti di emissione di cui alle tabelle 3 e 4 di cui all’allegato 5
alla parte terza del D.gls. 152/06, fermo restando il divieto di scarico su suolo di acque
meteoriche di dilavamento contenenti le sostanze previste al punto 2.1 dell’allegato 5
del D.gls. 152/06.
Le vasche di raccolta delle acque di prima pioggia dovranno essere a perfetta tenuta
stagna in modo da garantire la resistenza statica alle spinte del terreno e la sicurezza
nelle operazioni di controllo e dimensionate sulla base di volumi di acqua relativi a
portate di piena calcolate con tempo di ritorno non inferiore ai 5 anni.
Tali vasche dovranno altresì essere dotate di un sistema di deviazione idraulica, attivo
o passivo, che consenta di separare le acque di prima pioggia dalle acque di
dilavamento successive.
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Le acque di seconda pioggia, o anche acque di dilavamento successive, dopo essere
state grigliate, saranno dissabbiate e disoleate e poi smaltite tramite pozzi.
In questo lavoro si espongono ai fini dell’iter autorizzativo, il calcolo del volume e
delle portate delle acque di prima e di seconda pioggia provenienti dal piazzale di un
centro universitario e l’indicazione di pozzi ad uso potabile eventualmente presenti
nelle vicinanze dell’area oggetto di indagine.
A seguito di quanto esposto è stato possibile, definire quanto segue:
assetto geologico dei terreni;
assetto geomorfologico dei terreni
assetto idrogeologico generale
assetto idrogeologico delle aree di interesse;
compatibilità con le Norme Tecniche di Attuazione del PAI vigente per le opere
previste;
la portata di massima piena in caso di eventi pluviometrici di notevole intensità
da smaltire;
.
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2. Inquadramento geografico e ubicazione topografica
Localizzata ad una quota approssimativamente compresa tra circa 20 m e 22 m s. l. m.
L’area in esame può essere individuata nelle seguenti cartografie ufficiali:
Foglio I.G.M 176 “Barletta” scala 1:100.000.
Tavoletta (I.G.M) 176 I - N.E. “Trani” scala 1:25.000
Carta Tecnica Regione Puglia (C.T.R.) n°424092 “LAMA
PALUMBARIELLO” scala 1:5.000
Comune di Trani Foglio di mappa catastale 22 p.lle 451 (part.)-468-466-464-
456-459-22-462-98(part.)
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Fig. 1 - Ortofoto raffigurante l’area oggetto di studio.
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Fig. 2 – Stralcio su Tavoletta IGM 176 I - N.E. “Trani” raffigurante il comune di Trani con l’indicazione dell’ubicazione dell’area oggetto di studio.
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Fig. 3 – Stralcio su Carta Tecnica Regionale raffigurante l’area oggetto di studio.
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Fig. 4 – Stralcio Catastale dell’area oggetto di studio.
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3. Ricostruzione del modello geologico
I riferimenti bibliografici esistenti in letteratura sulla geologia del territorio di
Trani forniscono uno schema generale abbastanza complesso.
In particolare, l’area oggetto di intervento è caratterizzata dall’affioramento della
Formazione geologica nota in letteratura come “Sabbie quarzose fini e
calcareniti, a luoghi in terrazzi” (Pleistocene).
Tali rocce (Fig.5), sono costituite da una alternanza di sabbie, sabbie calcarifere
e calcareniti con frequente stratificazione incrociata.
Tale formazione si presenta a quote via via decrescenti verso mare e a luoghi
forma una serie di ripiani limitate in basso da scarpate.
Alla base è sempre presente un livello di Ostrea. Si tratta pertanto di depositi
tipicamente litorali
Per quanto concerne lo schema tettonico, nell’area oggetto di intervento, non
sono state rilevate faglie o pieghe.
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Fig. 5 - Stralcio Geologico dell’area oggetto di studio alla Scala 1:5.000.
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4. Inquadramento idrogeologico generale del settore Adriatico delle Murge
In Puglia le unità carbonatiche mesozoiche della Piattaforma apula costituiscono un
serbatoio d’acqua di notevole estensione e capacità cui attingono numerosissimi pozzi
a servizio dei comparti civile, agricolo e industriale.
Idrogeologicamente la Puglia può essere distinta in quattro unità: il Gargano, il
Tavoliere, le Murge ed il Salento; si tratta di serbatoi di acqua dolce, idraulicamente
connessi ma aventi “comportamento idrogeologico” sostanzialmente diverso.
Infatti, la differente natura litologico-stratigrafica dei terreni affioranti, i variegati
assetti tettonici degli stessi e l’irregolare distribuzione delle permeabilità cui le falde
traggono alimentazione, fanno si che gli schemi delle circolazioni idriche sotterranee
delle quattro unità idrogeologiche siano diversi fra loro, sebbene la falda costituisca un
sistema idrico continuo.
L’unità idrogeologica della Murgia, risulta essere delimitata a sud dall’allineamento
ideale Taranto-Brindisi e a nord dal fiume Ofanto. Essa inoltre, come mostra la
sezione idrogeologica generale della figura seguente, è a contatto sul lato adriatico con
acqua marina di intrusione continentale, e con argille pliopleistoceniche sul lato
bradanico. (Maggiore e Pagliarulo 2004).
Sezione idrogeologica attraverso le Murge (da Maggiore M. & Pagliarulo P.,2004)
L’acquifero murgiano carsico è, quindi, da considerarsi di tipo “costiero” in cui
l’acqua di mare rappresenta la “base” su cui galleggiano le acque dolci a causa della
minore densità di queste ultime.
Tale Unità costituisce una idrostruttura di elevata capacità e potenzialità idrica, dove le
acque sotterranee circolano secondo livelli idrici preferenziali, irregolarmente
distribuiti nello spazio, in accordo con il forte grado di anisotropia che caratterizza
l’acquifero.
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La natura carsica dei terreni che contraddistingue il territorio murgiano, solo
parzialmente ricoperto per trasgressione da sedimenti quaternari di natura sabbioso-
argillosa e calcarenitici, condiziona le modalità di alimentazione/deflusso delle acque
sotterranee ed i lineamenti dell’idrografia superficiale.
Le modalità di infiltrazione e ruscellamento delle acque meteoriche sono quindi legate
sia all’intensità e distribuzione delle discontinuità e cavità che interessano il substrato
calcareo, sia all’eventuale presenza in queste, di materiale di riempimento che
costituisce un ostacolo al libero drenaggio e deflusso delle acque in profondità.
In generale, la principale ricarica dell’acquifero murgiano avviene, ad opera di una
serie di bacini imbriferi di tipo endoreico posti nelle parti più interne e
topograficamente più elevate, che raccolgono le acque degli eventi meteorici
convogliandole, mediante inghiottitoi, verso il sistema dei reticoli carsici sotterranei
(Maggiore e Pagliarulo 2004).
La falda idrica si muove, quindi, sotto un carico piezometrico elevato e tende a
dirigersi verso mare in maniera diffusa attraverso la rete carsica disarticolata da faglie
e fratture.
Le quote delle zone di maggior ricarica sono all’incirca comprese tra 300 e 600 m
s.l.m. dove le altezze di pioggia raggiungono anche i 750 mm/anno.
Va comunque detto che le zone di alimentazione della falda acquifera sono
strettamente dipendenti dal grado di permeabilità delle rocce affioranti.
Infatti l’assorbimento, è maggiore nei punti interessati da un carsismo più accentuato e
con scarsa o nulla vegetazione, rispetto a zone in cui il substrato carbonatico si
presenta in affioramento compatto e omogeneo o dove sia presente vegetazione
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5. Inquadramento idrogeologico dell’area in esame
Da un punto di vista idrogeologico, la circolazione idrica superficiale e sotterranea
della zona in esame è condizionata, dalle caratteristiche idrogeologiche delle rocce
affioranti.
Dall’analisi delle isopieze (Fig.6) si può notare come, le quote piezometriche
nell’area oggetto di intervento, siano ricomprese intorno a 1 m. s. l. m. quindi la
profondità di rinvenimento della falda profonda, la si attesta a circa 20 metri dal piano
campagna.
Fig.6 Carta delle Isopieze estratto dal Piano di Tutela delle Acque (Regione Puglia).
Per quanto riguarda i caratteri di permeabilità, che andrebbero determinati con
specifiche prove in sito e in laboratorio, in via del tutto generica, la formazione
affiorante nell’area di indagine può classificarsi in:
i. rocce permeabili per porosità con valori di permeabilità 10 -3 <k< 10 -2 m/s;
caratterizzanti le aree di affioramento della formazione delle sabbie quarzose fini e
calcareniti, a luoghi in terrazzi
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Circa il chimismo delle acque di falda freatica profonda, da dati di letteratura di settore
esso dipende essenzialmente dalle acque di alimentazione (acqua piovana, intrusioni
marine, etc), ma anche da fattori climatici e geografici oltre che al tempo di
permanenza che le acque hanno nel terreno, prima di raggiungere la zona di
saturazione.
In tutto il territorio pugliese sono, in generale, possibili due tipi di degrado: uno
relativo alla salinizzazione delle acque, l’altro alle fonti di inquinamento chimico-
batteriologico.
Entrambe le fenomenologie presentano un accentuato sviluppo in corrispondenza dei
grandi centri urbani.
Dall’analisi delle Prime Misure di Salvaguardia, adottate ai sensi dell’art. 121 del
D.gls. 152/06 comma 2, (Pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia
n.102 del 18/07/2007) si evince che l’area oggetto di intervento è soggetta alle
prescrizioni generali delle Misure di tutela Quali-uantitativa dei corpi idrici
sotterranei in quanto rientrante in “Area interessata da contaminazione salina”
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Fig.7 Aree di vincolo d’uso degli acquiferi.
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Fig.8 Aree di vincolo d’uso degli acuiferi.
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6. Geomorfologia
Sotto il profilo morfologico la zona comprendente l’abitato di Trani che rientra
nell’area del foglio 176 “Barletta” possiede caratteri morfologico-strutturali
abbastanza semplici.
Si riscontrano elementi morfologici che si identificano con quelli dell’area
murgiana e motivi morfologici che si ritrovano nelle Basse valli del Fiume
Ofanto.
Gli elementi morfologici dell’area murgiana sono per lo più la presenza di tipici
solchi di erosione, noti localmente col nome di “lame”.
Si tratta di piccoli corsi d’acqua a regime del tutto torrentizio lungo i quali, solo
in occasione di precipitazioni di particolare intensità, si raccolgono e defluiscono
le acque di ruscellamento.
La costituzione di questi brevi e rapidi deflussi è dovuta principalmente
all’intasamento ed ostruzione delle numerose fessurazioni che interessano il
calcare e che sono, naturalmente, facili vie d’accesso dell’acqua in profondità.
Morfologicamente, i suddetti solchi si presentano in genere col fondo piatto e
fianchi mediamente (e solo a luoghi fortemente) acclivi.
Nella genesi della maggior parte dei torrenti che incidono l’altopiano murgiano è
riconoscibile il controllo delle condizioni strutturali della formazione lapidea che
costituisce il substrato rigido dell’area esaminata.
Il loro andamento proverebbe che tali solchi si siano, infatti, insediati su faglie o
fratture preesistenti, o lungo gli assi delle pieghe a sinclinale che interessano gli
stessi calcari delle Murge. Le manifestazioni carsiche superficiali più vistose
sono rappresentate dalle doline; esse hanno dimensioni molto variabili che in
media si aggirano sui 100-150 metri di diametro massimo e una profondità di
10-20 metri, al fondo si nota sempre un accumulo di terra rossa.
Per quanto riguarda le condizioni di stabilità morfologica, l’area in esame
presenta pendenze del tutto trascurabili, compatibili con l’opera in progetto.
Relativamente all’area d’intervento non si riconosce, la presenza di un reticolo
idrografico superficiale che possa produrre situazioni di dissesto idrogeologico.
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Fig.9 Stralcio della carta geomorfologica su base ortofoto.
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7. Compatibilità delle opere con le Norme Tecniche di Attuazione del PAI vigente
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, redatto ai sensi dell’articolo 65 del D.lgs.
152/06 ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo,
normativo e tecnico operativo mediante il quale “sono pianificate e programmate le
azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione
del suolo ricadente nel territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Puglia. ”
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia
(P.A.I.), ha la funzione di eliminare, mitigare o prevenire le condizioni di pericolosità
geomorfologica e idraulica derivanti da possibili situazioni di dissesto, ha l’obbiettivo
di promuovere gli interventi di manutenzione del suolo, il controllo, la salvaguardia e
la regolarizzazione dei corsi d’acqua nonchè la sistemazione dei versanti e delle aree
instabili a protezione degli abitati e delle infrastrutture.
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia
(P.A.I.), dunque, individua, salvaguarda e valorizza le aree golenali e le fasce di
pertinenza fluviale dei corsi d’acqua e indica gli interventi di protezione e difesa
idrogeologica nuovi o ad integrazione di quelli esistenti, con funzione di controllo
dell’evoluzione dei fenomeni di dissesto e di esondazione.
Le Norme Tecniche di Attuazione del P.A.I. vigente, hanno efficacia giuridica rispetto
alla pianificazione di settore, urbanistica e territoriale ed hanno carattere
immediatamente vincolante per le Amministrazioni e gli Enti Pubblici, nonché per i
soggetti privati, ove trattasi di prescrizioni dichiarate di tale efficacia dal piano stesso
ai sensi dell’art.65, commi 4,5 e 6 del D.lgs. 152/06.
Si fa presente che il P.A.I. è uno strumento di pianificazione a carattere “aperto”, ciò
vuol dire che le sue previsioni sono continuamente aggiornate in relazione a nuove
condizioni che possono emergere dall’evoluzione del quadro conoscitivo e dagli effetti
degli interventi realizzati.
Ciò detto, in riferimento all’area oggetto di studio, come si evince dall’analisi delle
perimetrazioni del P.A.I. elaborate e pubblicate dall’ Autorità di Bacino della Puglia,
la zona destinata ad ospitare la struttura in progetto è situata in area non perimetrata a
pericolosità idraulica e non sottoposta ad alcun vincolo idrogeologico.
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Non si rilevano, corsi d’acqua superficiali che possano interagire con l’area in esame,
provocando situazioni di pericolosità idraulica.
Pertanto si assevera che l’area in esame è in sicurezza idraulica e che pertanto è esente
da prescrizioni vincolistiche derivanti dall’applicazione delle Norme Tecniche di
Attuazione del P.A.I. vigente.
Il concetto di “sicurezza idraulica” viene esplicitato dall’articolo 36 delle Norme
Tecniche di Attuazione del P. A. I. vigente: “[…] agli effetti del P. A. I. si intendono in
sicurezza idraulica le aree non inondate per eventi con tempo di ritorno fino a 200
anni”.
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8. Descrizione dell’attività svolta nell’area.
Il progetto riguarda lo smaltimento delle acque di prima e seconda pioggia derivanti
dal piazzale di un centro universitario già costruito nel comune di Trani.
L'area oggetto di intervento ricade nel Comune di Trani sulla Strada provinciale
Andria-Trani Km 1 ed in catasto ricade nel foglio di mappa catastale 22 p.lle 451
(prt.) 468-466-464-456-459-22-462-98 (part.).
L’area del piazzale presenta una superficie complessiva pari a circa 2755m2 e può
essere suddivisa in due aree parziali; la prima con un’ area di circa 1373 m2 che
raccoglie le acque del Bacino1 e la seconda con un’ area di circa 1382 m2 che raccoglie
le acque del Bacino 2. Entrambi i punti di raccolta raccolgono le acque di prima e di
seconda pioggia provenienti dai rispettivi bacini. Le acque di prima pioggia dopo
essere state grigliate disoleate e dissabbiate saranno riutilizzate come acque per lo
scarico nei wc dell’edificio, lavaggio interni e per innaffiare i giardini.
Le acque di seconda pioggia, di entrambi i bacini, dopo essere state grigliate dovranno
essere dissabbiate e disoleate e smaltite tramite pozzi.
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9. Individuazione della curva di possibilità pluviometrica e valutazione delle
portate di massima piena
Per l’area in esame è stata costruita la curva di possibilità pluviometrica con il metodo
GUMBEL utilizzando i dati pluviografici (pari a 37 osservazioni dal 1961 al 2005)
della stazione pluviometrica di Bisceglie (da Annali Idrologici, Ministero dei Lavori
Pubblici, Roma). I parametri ottenuti dalla curva di possibilità pluviometrica saranno
successivamente utilizzati per il calcolo della portata massima per un tempo di ritorno
pari a 5 anni.
La portata di massima piena è funzione di diversi fattori quali: litologia, pendenza,
piovosità, vegetazione, distribuzione delle piogge, entità delle piogge di massima
intensità e breve durata. E’ possibile quantificare la portata di massima piena,
utilizzando delle formule che fanno riferimento a tre parametri principali:
tempo di corrivazione (tc);
altezza di pioggia critica (hc);
coefficiente di deflusso istantaneo (Ki).
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10. Curve di possibilità pluviometrica con metodo di Gumbel
Per il calcolo con il metodo Gumbel sono stati presi in considerazione i valori di
pioggia di massima intensità e breve durata per un periodo di 37 anni relativi alla
stazione pluviometrica di Bisceglie.
DATI PLUVIOGRAFICI (Precipitazioni di massima intensità registrate al pluviografo su 1, 3, 6, 12, 24 ore
consecutive) Stazione di : BISCEGLIE Quota (m s.l.m.) : 30
Numero di osservazioni : N = 37
Annot = 1 ora t = 3 ore t = 6 ore t = 12 ore t = 24 ore
h (mm) h (mm) h (mm) h (mm) h (mm)
# 1961 21.6 37.4 38.0 44.0 62.4# 1962 15.0 25.0 39.6 47.0 58.0# 1963 21.0 23.4 30.2 35.6 54.4# 1964 58.8 64.4 64.4 64.4 68.8# 1965 20.0 24.4 30.4 43.6 54.8# 1966 32.0 50.4 53.4 67.2 74.0# 1967 13.6 23.4 25.0 31.2 50.8# 1968 25.0 28.2 29.6 35.8 36.4# 1969 35.2 40.6 40.6 40.6 40.8# 1970 18.0 25.6 32.0 42.4 63.0# 1971 42.0 80.6 82.0 85.0 97.2# 1972 47.4 53.6 66.0 76.8 83.2# 1973 28.8 29.8 44.4 54.0 61.4# 1974 19.6 19.6 21.0 31.6 31.6# 1975 20.4 20.4 21.2 32.2 40.0# 1977 87.6 87.6 88.2 89.2 90.4# 1979 19.4 21.4 22.0 26.6 36.2# 1984 10.4 17.8 25.4 38.0 49.2# 1985 26.4 26.4 26.6 35.2 45.8# 1986 34.2 34.2 36.4 37.2 38.4# 1989 16.8 19.0 27.2 28.0 28.2# 1990 15.6 26.4 34.8 35.8 54.8# 1991 28.0 37.0 46.4 63.6 75.6# 1992 18.4 26.0 32.6 48.0 58.2# 1993 43.6 46.6 46.8 51.2 51.6# 1994 25.0 28.6 38.2 54.2 60.4# 1995 24.0 24.0 29.8 42.4 76.0# 1996 42.8 43.0 43.0 43.0 43.0# 1997 10.8 25.8 38.2 55.8 59.6# 1998 20.8 21.6 31.4 41.4 55.2# 1999 22.0 29.0 29.0 29.2 29.6# 2000 20.2 20.2 31.0 40.6 41.8# 2001 14.6 17.2 25.8 32.0 38.6# 2002 34.8 56.0 74.4 83.8 100.4# 2003 55.6 62.8 63.6 68.8 72.8# 2004 32.4 33.0 33.2 37.0 49.4# 2005 31.0 31.2 35.2 45.4 68.0
27
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La legge di Gumbel si scrive come
(1)
In forma esplicita
(2)
In essa compaiono due parametri funzione della media e della deviazione standard dei
dati pluviografici
(3)
(4)
μ(x) = media dei dati pluviografici
σ(x) = deviazione standard dei dati pluviografici
ν e α parametri della legge di Gumbel. Stimati tali parametri è possibile calcolare
l’altezza di pioggia massima di durata 1, 3, 6 12, 24 ore per qualsivoglia valore di P(x)
ovvero del tempo di ritorno T = 5, 10 30 anni dato che sussiste la relazione
(5)
28
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Nella tabella sottostante si riportano i valori di μ(x), σ(x), ν e α
Dati statistici dei dati pluviografici
N = 37 t = 1 ora t = 3 ore t = 6 ore t = 12 ore t = 24 ore
Media (ht) 28.45 34.64 39.92 47.51 56.76
Deviazione standard (ht) 15.50 17.34 16.94 16.78 18.25
Parametri della legge di Gumbel
t = 1,283/ 0.08 0.07 0.08 0.08 0.07
ut = - 21.48 26.84 32.30 39.96 48.55
Successivamente è possibile calcolare con la relazione 2 i valori di altezza massima di
pioggia regolarizzate e le relative leggi di pioggia per i tempi di ritorno pari a 5, 10 ,
30anni
Altezza pioggia
Tr t = 1 ora t = 3 ore t = 6 ore t = 12 ore t = 24 ore
5 anni hmax = 39.60 47.10 52.10 59.57 69.88
10 anni hmax = 48.66 57.24 62.01 69.39 80.55
30 anni hmax = 62.36 72.56 76.98 84.21 96.68
Tr LEGGE DI PIOGGIA h = a x t n
5 anni → h=38.971xt^0.1758
10 anni → h=48.126xt^0.1542
30 anni → h=62.004xt^0.1321
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Prendendo in considerazione i valori di altezza di pioggia di massima intensità della
durata di 1, 3, 6, 12, 24 ore, è stata costruita la “curva segnalatrice di possibilità
pluviometrica” (vedi grafico sottostante).
0. 1 1 10 10 010
10 0
10 0 0
f(x ) = 6 2 .00 4 21 8 52 4 90 98 x ^ 0.1 3 20 7 100 0 80 4 46 6f(x ) = 4 8 .12 5 92 5 75 1 80 58 x ^ 0.1 5 42 0 162 4 78 6 39 5f(x ) = 3 8 .97 1 45 6 90 7 50 91 x ^ 0.1 7 58 4 834 2 52 5 11 7
Cu r ve di p ro b a b ili t à p luv iom et r ica
t (o r e )
h (m
m)
t (o re )
h (mm
)
Ora si passa al calcolo del tempo di corrivazione utile per il calcolo dell’altezza critica
di pioggia e successivo calcolo della portata massima al colmo.
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11. Calcolo del tempo di corrivazione
Il tempo di corrivazione (tc) è definito come il tempo necessario, espresso in ore,
affinché una particella d’acqua giunga alla sezione di chiusura dal punto più distante
dell’area. Esso dipende, nel caso in esame, dalla distanza dalla vasca di raccolta delle
acque piovane al punto più distante del piazzale. Nella formula della portata di
massima piena viene assunta la pioggia di massima intensità della durata del tempo di
corrivazione, ciò perchè se consideriamo un tempo t < tc, le particelle più distanti dalla
sezione di flusso alla fine non saranno ancora arrivate alla sezione di chiusura e quindi
non danno contributo al deflusso istantaneo.
Per il calcolo è stata utilizzata la formula di GIANDOTTI:
t c (h )=4 √Sb+1,5 Lp
0,8√ Hm
GIANDOTTI (2)
Sb = Superficie bacino (Km2)
Lp = Lunghezza dell’asta principale in (Km);
Hm = (Quota massima del terreno – Quota minima del terreno)/2 in (m).
I parametri e i tempi di corrivazione dei rispettivi bacini sono riportati nella tabella
sottostante
Sb (Km)Lp
(Km)Hm (m) tc (ore)
BACINO 1 0,001373 0,084 0,42 0,529
BACINO 2 0,001382 0,070 0,35 0,536
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12. Calcolo dell’altezza critica di pioggia
L’altezza di pioggia critica è quella che ha una durata pari al tempo di corrivazione tc
del bacino ed è supposta uniformemente distribuita sul bacino; infatti se la durata della
pioggia t è minore di tc, non tutto il bacino contribuirà contemporaneamente alla
formazione del deflusso: alla fine della precipitazione (istante t) tutte le parti più
distanti del bacino non avranno ancora contribuito al deflusso e quando questo avverrà
(dopo un intervallo di tempo tc – t) le zone più vicine alla sezione di chiusura avranno
cessato di contribuire.
Viceversa se la pioggia ha durata t > tc tutto il bacino contribuirà contemporaneamente
al deflusso per un intervallo di tempo t – tc in cui la portata resterà costante e pari al
valore massimo.
La precipitazione si considera di intensità costante durante tutta la durata dell’evento;
Come già detto la precipitazione più pericolosa per il bacino è naturalmente quella
caratterizzata dalla durata che consente all’intero bacino di contribuire al deflusso, di
durata pari al tempo di corrivazione.
Nella tabella sottostante si riportano i valori di altezza critica di pioggia h(t,h)(mm).
Tr (anni) a n tc (ore) h(t,T) (mm)
BACINO 15 38.9715 0.1758 0.529 34.84
10 48.1259 0.1542 0.529 43.62
30 62.0042 0.1321 0.529 57.00
BACINO 25 38.9715 0.1758 0.536 34.92
10 48.1259 0.1542 0.536 43.71
30 62.0042 0.1321 0.536 57.10
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13. Coefficiente di deflusso istantaneo
Ai fini del calcolo delle portate è importante conoscere il valore del coefficiente di
deflusso istantaneo che può essere definito come il rapporto tra il volume d’acqua
defluito e il volume di pioggia.
Nel caso specifico, poiché siamo in presenza di un’area ricoperta da uno strato di
asfalto o copertura impermeabile, non essendoci assorbimenti, possiamo assumere
prudenzialmente secondo Kuichling K= 0.9 (vedi tabella).
33
Valori del coefficiente secondo Kuichling
Tetti impermeabili 0,70-0,95
Pavimentazione di asfalto in buono stato 0,85-0,90
Pavimenti di pietra o laterizio con connessure cementate
0,75-0,85
Pavimentazione a macadam 0,25-0,60
Strade e viali con ghiaietto 0,15-0,30
Superfici non pavimentate, piazzali ferroviari 0,10-0,30
Parchi, giardini, prati 0,05-0,25
Aree boscose e foreste 0,01-0,20
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14. Calcolo della portata max, valutazione della capacità di assorbimento del
sottosuolo, definizione del franco di sicurezza e verifica sulla presenza di pozzi
nelle vicinanze
Per una valutazione semplice e piuttosto immediata della portata massima al colmo si
può fare ricorso alla formula razionale:
(6)
dove
hc é l’altezza di pioggia critica espressa in mm;
Ki è il coefficiente di deflusso istantaneo ed è adimensionale poiché espresso dal
rapporto tra il volume dei deflussi meteorici e il volume degli afflussi;
tc è il tempo di corrivazione espresso in ore;
A è l’area in Km2.
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Qmax sarà espressa in m3/sec.
Le portate massime da smaltire per i diversi tempi di ritorno e per le diverse altezze di
precipitazione sono riportate nella tabella sottostante
Tr (anni) a n tc (ore)h(t,T) (mm) Qmax (m3/sec) Qmax (l/sec)
BACINO 15 38.9715 0.1758 0.529 34.84 0.0226 22.61
10 48.1259 0.1542 0.529 43.62 0.0283 28.31
30 62.0042 0.1321 0.529 57.00 0.0370 36.99
BACINO 25 38.9715 0.1758 0.536 34.92 0.0225 22.51
10 48.1259 0.1542 0.536 43.71 0.0282 28.18
30 62.0042 0.1321 0.536 57.10 0.0368 36.80
a ed n sono i coefficienti della curva di possibilità pluviometrica, tc = tempo di corrivazione in ore,
h(t,T) = altezza critica di pioggia in funzione del tempo di ritorno, Qmax = Portata (massima somma della
portata massima dei 2 bacini considerando un tempo di ritorno di 5 anni).
Qtot Bacino (piazzale) = 45,12 l/sec
Ciò detto, per il calcolo delle portate delle acque di prima pioggia, (ossia i primi 5 mm
di acqua meteorica di dilavamento preceduta da almeno 48 ore di tempo asciutto per
un altezza di precipitazione uniformemente distribuita su tutta la superficie scolante) si
è assunto un tempo di precipitazione meteorica di 15 minuti.
La quantità totale di “prima pioggia”, e quindi il volume della vasca di raccolta e
stoccaggio “prima pioggia” sarà di:
Il volume totale delle vasche sarà uguale a Vpp + VSED
Volume di prima pioggia Vpp = S · 5mm
Portata Vpp/15min
Volume di sedimentazione (volume dei fanghi) VSED = Q · Cf
Vpp = Volume utile della vasca di prima pioggia
Q = Portata dei reflui dovuta all’evento meteorico l/s
S = Superficie scolante drenante servita dalla rete di drenaggio
i = Intensità delle precipitazioni definita pari a 0,0056 l/sec m2
35
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Cf = Coefficiente della quantità di fango prevista per le singole tipologie di
lavorazione
VSED = volume utile della vasca di sedimentazione dei fanghi m3
Volume di prima pioggia Vpp (Bacino 1) = S1 · 5mm →1373mq · 0,005m = 6,86 m3
Vpp (Bacino 2) = S2 · 5mm →1382mq · 0,005m = 6,91 m3
Dove la portata dei reflui dovuta all’evento meteorico sarà pari a
Q (Bacino 1) = 6,86 m3: 15min = 6,86m3/900sec · 1000 = 7,622 l/sec
Q (Bacino 2) = 6,91 m3: 15min = 6,91m3/900sec · 1000 = 7,678 l/sec
Volume di sedimentazione
(Bacino1) VSED = Q· Cf = 7,622 l/sec · 100/1000 = 0,76 m3/sec
(Bacino2) VSED = Q· Cf = 7,678 l/sec · 100/1000 = 0,77 m3/sec
Per Cf = 100
Il volume totale della vasca delle acque di prima pioggia =
Volume di prima pioggia (Vpp) + Volume di sedimentazione (VSED) =
(Bacino 1) 6,86 m3+ 0,76 = 7,62 m3
(Bacino 2) 6,91 m3+0,77 = 7,68 m3
Volume totale delle acque di prima pioggia è pari a 7,62 + 7,68 = 15, 3 m3
Il trasferimento dell’acqua stoccata dovrà avvenire in un tempo di 24 ore, e quindi la
portata di pompaggio e rilancio sarà di:
6,86: 24 ore = 0,285 mc/ora = 0,079 litri/secondo
6,91:24 ore = 0,288 mc/ora = 0,08 litri/secondo
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Le acque di seconda pioggia sono le acque meteoriche di dilavamento, derivanti dalla
superficie scolante servita dal sistema di drenaggio e avviata allo scarico nel corpo
recettore in tempi successivi a quelli definiti per il calcolo delle acque di prima pioggia
(dopo i primi 15 minuti).
Lo scarico delle acque di seconda pioggia o delle acque meteoriche derivanti da
superfici non suscettibili di essere contaminate in modo significativo saranno smaltite
tramite pozzi.
Il volume di acqua totale caduta nel piazzale è pari a
(Bacino 1) Vtot = S1 · h(t,T) = 1373 m2· 0,03484 m = 47,83 m3
(Bacino 2) Vtot = S2 · h(t,T) (m) = 1382 m2· 0,03492 m = 48,25 m3
S = Superficie scolante drenante servita dalla rete di drenaggio (area piazzale)
h(t,T) = altezza critica di pioggia in metri (m)
Pertanto il volume delle acque di seconda pioggia è pari a
(Bacino 1) V1 = 47,83 - 6,86 = 40,97 m3
(Bacino 2) V2 = 48,25 - 6,91 = 41,34 m3
Q1 = (V/1000) · Ki/3,6·tc = 40,97·0.9/3,6 · 0,529 = 0,0193 m3/sec → 19,3 l/sec
Q1 = (V/1000) · Ki/3,6·tc = 41,97 · 0,9/3,6 · 0,536 = 0,0195 m3/sec → 19,5 l/sec
Assumendo il valore medio di permeabilità pari a K=10-3 m/sec, si può calcolare la
superficie necessaria a smaltire le acque di seconda pioggia attraverso pozzi
disperdenti.
(superficie disperdente) A1= Q1/K= 0,0193/1·10-3 = 19,30 m2
(superficie disperdente) A2= Q2/K= 0,0195/1·10-3 = 19,5 m2
(superficie disperdente Bacino 1+Bacino2) A1 + A2 = 19,30 + 19,50 = 38,8 m2
(altezza totale pozzo) H = A/2πr → 38/(2 · 3,14 · 0,1) = 60,51 m
Poiché la profondità dei pozzi è pari a 15 m con diametro di 20 cm sono necessari 4
pozzi H/15m = 60,51/15m = 4 pozzi.37
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Il franco di sicurezza dal livello statico della falda profonda è pari ad almeno 5 mt.
Inoltre l’indagine, per quanto noto allo scrivente, ha evidenziato l’inesistenza di pozzi
di emungimento ed ad uso potabile in un raggio inferiore a 500 mt dal punto di
immissione delle acque.
15. Coordinate utm dei punti di scarico
La superficie interessata dallo studio ricade nel F° 177 Tav. II N.E. dei fogli IGM in
scala 1:25000. Le coordinate dell’area di scarico, nel Sistema WGS 84 Proiezione
UTM - Zona 33N è all’incirca:
Scarico S1
X = 616697 m E
Y = 4570074 m N
Z = 21 mt circa (quota s.l.m.)
Scarico S2
X = 616744 m E
Y = 4570097 m N
Z = 20 mt circa (quota s.l.m.)
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16. Conclusioni
I. Nell’area oggetto di studio affiora la formazione geologica delle “Sabbie
quarzose fini e calcareniti, a luoghi in terrazzi” (Pleistocene).
II. Dall’analisi delle isopieze si può notare come, le quote piezometriche nell’area
oggetto di intervento, siano ricomprese intorno a 1 m. s. l. m. quindi la
profondità di rinvenimento della falda profonda, la si attesta a circa 20 metri
dal piano campagna.
III. Dall’analisi delle Prime Misure di Salvaguardia, adottate ai sensi dell’art. 121
del D.gls. 152/06 comma 2, (Pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione
Puglia n.102 del 18/07/2007) si evince che l’area oggetto di intervento è
soggetta alle prescrizioni generali delle Misure di tutela Quali-uantitativa dei
corpi idrici sotterranei in quanto rientrante in “Area interessata da
contaminazione salina”
IV. In riferimento all’area oggetto di studio, come si evince dall’analisi delle
perimetrazioni del P.A.I. elaborate e pubblicate dall’ Autorità di Bacino della
Puglia, la zona destinata ad ospitare la struttura in progetto è situata in area non
perimetrata a pericolosità idraulica e non sottoposta ad alcun vincolo
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idrogeologico. Non si rilevano, corsi d’acqua superficiali che possano
interagire con l’area in esame, provocando situazioni di pericolosità idraulica.
V. Le acque prodotte dall’impianto in questione sono riconducibili ad acque
meteoriche di prima pioggia e seconda pioggia in quanto provengono dal
piazzale e dilavano da una superficie impermeabile totale di circa 2755 m2.
VI. Ai fini dello smaltimento delle acque di seconda pioggia sono necessari 4 pozzi
da 20 cm di diametro che si attestano a 15m di profondità
VII. Il franco di sicurezza è di circa 5 mt;
VIII. Per quanto noto allo scrivente non è stata rilevata presenza di pozzi ad uso
potabile nel raggio di 500m dal punto di immissione delle acque.
40