PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE DELLA PROVINCIA DI PAVIA – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
SINTESI NON TECNICA
Terra Viva studio agroforestale – via del Carmine 2/a, 27029 Vigevano (Pv) 1
INDICE
1. PREMESSA 2
2. ANALISI SWOT DEL TERRITORIO 2
3. ANALISI SWOT DEL PIF 5
4. ELENCO ELABORATI 7
4.1. RELAZIONE DI PIANO 7
4.2. ELABORATI CARTOGRAFICI 7
4.2.1. TAVOLA 1 – USO DEL SUOLO 7
4.2.2. TAVOLA 2 – SISTEMI ARBOREI E FORMAZIONI VEGETAZIONALI NON FORESTALI 7
4.2.3. TAVOLA 3 – AMBITI FORESTALI 7
4.2.4. TAVOLA 4 – ATTITUDINE ALLA FORMAZIONE DI SUOLO 8
4.2.5. TAVOLA 5 – ASSETTO GEOMORFOLOGICO 8
4.2.6. TAVOLA 6 – IDROGRAFIA 8
4.2.7. TAVOLA 7 – CARTA DEI VINCOLI 8
4.2.8. TAVOLA 8 – RETE ECOLOGICA 8
4.2.9. TAVOLA 9 – INQUADRAMENTO DELLE PREVISIONI DEL PTCP 8
4.2.10. TAVOLA 10 – TIPI FORESTALI 9
4.2.11. TAVOLA 11 – TIPI FORESTALI ECOLOGICAMENTE COERENTI 9
4.2.12. TAVOLA 12 – DISSESTI 9
4.2.13. TAVOLA 13 – DESTINAZIONI SELVICOLTURALI 9
4.2.14. TAVOLA 14 – TRASFORMAZIONI AMMESSE 9
4.2.15. TAVOLA 15 – SUPERFICI DESTINATE A COMPENSAZIONE 9
4.2.16. TAVOLA 16 – AZIONI DI PIANO 10
4.2.17. TAVOLA 17 – MODELLI COLTURALI 10
4.2.18. TAVOLA 18 – INFRASTRUTTURE 10
4.3. APPENDICI 11
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1. PREMESSA
La normativa in materia di VAS riveste di un ruolo particolare la cosiddetta “Sintesi non tecnica” del
Rapporto Ambientale del PGT. Compito di tale sintesi è quello di fornire un quadro, sintetico appunto,
accessibile a tutti i cittadini.
Nella fattispecie del Piano di Indirizzo Forestale si è optato per la riproposizione dell’ultimo capitolo del
Rapporto Ambientale. Questo presenta l’analisi SWOT sia del territorio provinciale sia delle proposte di
piano. Il metodo SWOT (acronimo per Strengthness – Weakness – Opportunities – Threats) fornisce un
quadro completo analizzando i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le minacce sia del
territorio comunale, sia del Piano che governerà questo territorio per i prossimi anni.
2. ANALISI SWOT DEL TERRITORIO
In ragione delle analisi effettuate sullo stato di fatto, è possibile elaborare una valutazione qualitativa
sintetica del territorio in rapporto con le scelte di Piano. Per fare questo è stata ritenuta utile rifarsi alla
metodologia SWOT (Punti di forza, punti di debolezza, opportunità, micacce)
Punti di forza del territorio
1. Grande varietà geomorfologica del territorio: con interessamento di golene di grandi fiumi (Po e
Sesia) di pianure con nature geologiche diverse, dei primi rilievi appenninici.
2. Presenza di fitocenosi forestali in ambito di pianura dotate di un particolare valore sia in termini di
unicità funzionale (garzaie) che di rarità (querceti dei dossi sabbiosi) e conseguente assetto
territoriale unico in tutto il panorama di riferimento della pianura padana lombarda.
3. Importanza delle condizioni geomorfologiche nel concorrere a determinare le caratteristiche
stazionali su cui si insediano formazioni forestali particolari, quali i querceti dei dossi, gli alneti, i
saliceti di ripa.
4. Primato assoluto sia regionale che nazionale per quanto riguarda gli impianti di biomasse legnose
da colture dedicate, sia per quanto riguarda le coltivazioni a turno breve (biennali e quinquennali)
sia per l’arboricoltura da legno. Tali coltivazioni rivestono un ruolo ambientale di rilievo in funzione
delle molteplici valenze: produzione di energia da fonti rinnovabili, sviluppo sostenibile mediante la
creazione di una filiera for-energetica, mitigazione delle alterazioni del ciclo del carbonio,
protezione del suolo e delle falde, sostegno alle comunità faunistiche, potenziamento dell’assetto
ecologico del paesaggio
5. Presenza di un reticolo idrografico di sviluppo eccezionale, elemento distintivo del paesaggio e
garanzia degli equilibri ambientali d’area vasta
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6. Presenza di tessere di risorsa ambientale di tipo antropico (biomasse) e di corridoi ecologici che
rafforzano la dotazione forestale e naturale del territorio
7. Grande abbondanza di fenomeni di gestione virtuosa del territorio a scopi faunistico – venatori con
frequenti sovrapposizioni fra Aziende Faunistico Venatorie e istituti di tutela ambientale
Punti di debolezza del territorio
1. Semplificazione ecosistemica: ridottissima estensione di superfici forestali (4,5 % del territorio
indagato dal PIF).
2. Concentrazione del patrimonio forestale in collina.
3. Presenza di vaste aree pressoché prive di boschi (coefficiente comunale di boscosità inferiore a 1)
4. Scarsa vocazione produttiva del sistema forestale e assenza di una vera filiera (mancanza di figure
di specifica professionalità) e di forme efficaci di gestione economica del patrimonio forestale
5. Presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico anche molto pronunciato nelle aree di collina anche
a seguito del possibile abbandono dell’agricoltura marginale in Oltrepo
6. Forte pressione delle specie esotiche di tipo erbaceo e arbustivo sui sistemi forestali della golena di
Po
7. Forte semplificazione ecosistemica delle golene fluviali
8. Semplificazione cronologica dei popolamenti forestali
Opportunità
1. Grande biodiveristà forestale potenziale ed in parte anche reale.
2. Presenza di numerose e vaste aree protette, soprattutto in Lomellina.
3. Grande qualità e qualità della rete ecologica
4. Grande diffusione degli istituti venatori e possibilità di cooperazione nella gestione forestale
Minacce
1. Fenomeni di abbandono colturale delle formazioni forestali, sia a causa di fattori strutturali del
patrimonio forestale (polverizzazione dell’assetto proprietario, assenza di soggetti efficaci di
aggregazione, qualità degli assortimenti ritraibili, ecc…) sia in funzione di un panorama normativo
spesso opaco e intricato o per l’applicazione di paradigmi gestionali inidonei (assenza di interventi
in aree protette, invecchiamento degli alneti nelle garzaie, interventi sanzionatori, ecc…)
2. Possibili conseguenze su altri fattori ambientali, in primo luogo biodiversità faunistica, dissesto
idrogeologico e scadimento della qualità del paesaggio
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3. Riduzione ed involuzione degli ecosistemi forestali per cause biotiche (zucchino selvatico, poligono
del giappone) soprattutto nelle golene fluvial.
4. Alterazione dei regimi idrologici tradizionali, con assenza pressoché totale della circolazione
d’acqua jemale e la conseguente creazione di una forte stagionalità nell’andamento delle falde
(periodo “arido” autunnale e invernale)
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3. ANALISI SWOT DEL PIF
Sulla base dell’analisi del Piano e delle valutazioni espresse nel corso del Rapporto Ambientale, è possibile
elaborare un quadro sintetico anche del complesso delle scelte di Piano.
Punti di forza
1. Analisi molto dettagliata degli incolti e perimetrazione effettiva delle fattispecie considerate
“bosco”. Conseguente riduzione delle contestazioni per difficoltà di interpretazione del complesso
normativo a protezione del bosco
2. Identificazione delle caratteristiche peculiari dei singoli ambiti forestali che compongono il
territorio di piano.
3. Considerazione unitaria delle garzaie pavesi come sistema
4. Valorizzazione di eccellenze e realtà endemiche tipiche locali di interesse scientifico e
conservazionistico (querceti dei dossi sabbiosi)
5. Complementarietà fra bosco e arboricoltura da legno sostenuta da contributi pubblici in termini
ecosistemici, paesaggistici e produttivi
6. Individuazione di una filiera energetica legata al legno (biomasse-arboricoltura)
7. Identificazione delle aree ove concentrare le risorse derivanti dalle compensazioni e da progetti
forestali mutlifunzionali
8. Gerarchizzazione degli interventi selvicolturali eventualmente sostenuti da contributi pubblici
9. Valorizzazione del sistema pianificatorio provinciale e sovra regionale (PAI)
10. Riconoscimento e valorizzazione dell’attività venatoria quale strumento di gestione sostenibile del
patrimonio forestale
Punti di debolezza
1. Disomogeneità territoriale fra pianura e collina sia per quanto riguarda l’assetto forestale sia per
l’assetto fondiario
2. Difficoltà di costruzione di politiche efficaci di gestione del bosco in un territorio caratterizzato da
una superficie forestale mediamente pari al 3% (pianura)
3. Estrema marginalità del bosco nelle gestioni aziendali: difficoltà di valorizzazione economica
4. Irrilevanza del settore forestale nel tessuto agricolo provinciale
Opportunità
1. Possibilità di interventi pianificatori e gestionali specifici per i singoli ambiti
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2. Possibilità di rafforzare le connessioni ecologiche e la dotazione forestale mediante i progetti di
rimboschimento quali Sistemi Verdi, PSR, Albo delle Compensazioni
3. Incremento della biodiversità e della produttività del sistema legno mediante la messa a dimora di
nuovi impianti di arboricoltura
4. Possibilità di reperire risorse per le sistemazioni idraulico forestali di collina mediante utilizzo delle
compensazioni per la trasformazione del bosco
5. Recupero degli incolti della collina vitata con riduzione di focolai di fitopatogeni e aumento della
manutenzione e gestione del territorio agricolo
6. Riqualificazione paesaggistica, soprattutto delle golene di fiume
7. Possibilità di indirizzare in maniera efficiente le risorse derivanti dagli ambiti di trasformazione
mediante creazione di fondi dedicati all’aumento della superficie forestale
Minacce
8. Possibilità di riduzione della superficie forestale a favore di interventi di consolidamento del
territorio, di miglioramento forestale e di ricomposizione della trama ecosistemica (siepi e filari)
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4. ELENCO ELABORATI
4.1. Relazione di piano
La relazione di Piano illustra i risultati delle analisi del territorio del piano e del patrimonio forestale oggetto
d’indagine. Sulla base di tali dati viene quindi costruito il quadro pianificatorio, riconducibile a tre filoni
principali:
1. Definizione delle destinazioni selvicolturali e dei modelli colturali, introducendo ove opportuno
deroghe al regolamento regionale 5/2007
2. Costruzione del quadro di riferimento per gli interventi di trasformazione e compensazione del
bosco, attivazione dell’Albo delle Compensazioni, identificazione delle aree prioritarie su cui
concentrare gli interventi compensativi, definizione delle modalità alternative di compensazione
3. Descrizione delle azioni di piano, relative all’incremento, alla gestione e alla valorizzazione del
patrimonio forestale provinciale
4.2. Elaborati cartografici
4.2.1. Tavola 1 – Uso del suolo
La tavola dell’uso del suolo riporta l’inquadramento in scala 1:10.000 dell’intero territorio del piano. Scopo
della tavola è quello di fornire una lettura semplice e immediata dei diversi usi del suolo, identificando in
maniera univoca le aree ricadenti nella fattispecie a bosco
4.2.2. Tavola 2 – Sistemi arborei e formazioni vegetazionali non forestali
La presente tavola è volta a rappresentare in maniera dettagliata tutte le formazioni vegetazionali naturali,
artificiali e le colture arboree che, pur non essendo bosco, costituiscono un fattore di ricchezza e
complessità del territorio provinciale. Di particolare rilievo è la diffusione degli impianti di biomasse
legnose, sia come impianti di arboricoltura a turno ventennale che come biomasse a turno breve/medio,
che nei contesti di pianura costituiscono un elemento indispensabile di biodiversità
4.2.3. Tavola 3 – Ambiti forestali
La tavola degli ambiti forestali identifica delle porzioni di territorio omogenee per condizioni pedologiche,
geologiche, geomorfologiche e idrologiche. Questo insieme di fattori si traduce anche in una coerenza a
livello di patrimonio forestale, sia in termini di dotazione quantitativa che di tipi forestali ricompresi
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4.2.4. Tavola 4 – Attitudine alla formazione di suolo
La tavola dell’attitudine alla formazione di suolo racchiude informazioni legate alla natura pedologica e
geologica dei substrati provinciali. Oltre ad una finalità descrittiva, assolve un ruolo di elaborato preliminare
alla definizione delle attitudini potenziali dei soprassuoli forestali
4.2.5. Tavola 5 – Assetto geomorfologico
La tavola dell’assetto geomorfologico fornisce un quadro dei principali fenomeni che interessano il
territorio del piano. Tale tavola è di fondamentale importanza sia per la descrizione delle peculiarità di ogni
ambito forestale, sia per le successive analisi legate all’attitudine potenziale, alla destinazione
selvicolturale, alle possibilità di trasformazione e alle opportunità di compensazione
4.2.6. Tavola 6 – Idrografia
La presente tavola, al pari della precedente, oltre ad assolvere al compito di descrivere un comparto di
fondamentale importanza per gli assetti ambientali dell’area di piano, costituisce un passaggio
fondamentale per la stesura delle azioni di piano e per la costruzione degli scenari di
trasformazione/compensazione
4.2.7. Tavola 7 – Carta dei vincoli
La carta dei vincoli, articolata nelle sue tre sotto carte (aree protette, RER, altri vincoli) permette di
descrivere e analizzare il complesso sistema di vincoli di diverso scopo, spesso sovrapposti in maniera non
ordinata, che insistono sul territorio provinciale e sulle fitocenosi forestali.
4.2.8. Tavola 8 – Rete Ecologica
La tavola della Rete Ecologica permette di fornire una lettura del paesaggio e del territorio provinciale
secondo un paradigma interpretativo semplice ed efficace, ovvero quello dell’ecologia del paesaggio. Il
territorio viene perciò caratterizzato da una matrice agricola (che costituisce l’elemento più diffuso e
pervasivo) sulla quale si innestano delle tessere, come in un mosaico. A seconda della natura delle tessere
sarà possibile distinguere le tessere di risorsa ambientale da quelle di disturbo. L’analisi secondo il
paradigma della rete ecologica permette anche di cogliere alcune proprietà fondamentali del territorio,
come la connessione/isolamento degli elementi di risorsa, la ricchezza, la concentrazione.
4.2.9. Tavola 9 – Inquadramento delle previsioni del PTCP
Come piano di settore, il PIF ha il compito di dare attuazione alle linee strategiche identificate dal PTCP. La
presente carta fornisce un quadro sintetico delle previsioni del PTCP di interesse forestale.
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4.2.10. Tavola 10 – Tipi forestali
Assieme alla tavola di uso del suolo, la carta dei tipi forestali costituisce uno dei due elaborati di maggiore
importanza dell’intera fase di analisi del piano forestale. La carta è stata redatta a partire dai sopralluoghi,
dai rilievi effettuati per la redazione del piano e dalla fotointerpretazione delle aree forestali. Oltre ai tipi
identificati a livello regionali, sono stati descritti anche alcuni tipi aggiuntivi o varianti specifici del territorio
provinciale.
4.2.11. Tavola 11 – Tipi forestali ecologicamente coerenti
La tavola dei tipi ecologicamente coerenti permette una lettura della distanza fra la situazione attuale e la
fitocenosi in equilibrio con le condizioni ecologiche stazionali. La tavola è stata costruita a partire da un
complesso insieme di informazioni relative sia all’assetto geomorfologico del territorio provinciale, sia a
fattori stazionali quali la quota, l’esposizione e la pendenza.
4.2.12. Tavola 12 – Dissesti
La tavola dei dissesti costituisce una specificazione della tavola geomorfologica e idrologica: riporta infatti
tutta una serie di elementi di attenzione che riguardano il territorio provinciale, quali ad esempio le aree a
rischio idrogeologico molto elevato
4.2.13. Tavola 13 – Destinazioni selvicolturali
La tavola delle destinazioni selvicolturali costituisce il pilastro fondamentale dell’attività pianificatoria del
PIF. Il passaggio intermedio per la costruzione di questa carta è costituito dalla definizione delle attitudini
potenziali. Sulla base di tale elaborazione e delle indicazioni fornite dai criteri regionali si è quindi
proceduto ad identificare in primo luogo i boschi a destinazione protettiva e successivamente in ordine
gerarchico quelli a destinazione naturalistica, produttiva e multifunzionale.
4.2.14. Tavola 14 – Trasformazioni ammesse
La tavola identifica le tre classi di trasformazioni ammesse, ovvero le aree soggette a trasformazione
ordinaria, quelle soggette a trasformazione speciale e le aree ricomprese negli ATE e pertanto disciplinate
dal Piano Cave Provinciale. Si è proceduto anche ad evidenziare le aree destinate alla trasformazione
ordinaria in ambito collinare, in quanto soggette ad un regime particolare di compensazione.
4.2.15. Tavola 15 – Superfici destinate a compensazione
La tavola descrive le opportunità di compensazione e le possibili modalità di conversione delle
compensazioni tradizionali mediante sistemazioni idraulico forestali o piani di ricomposizione ecosistemica.
Nell’elaborato vengono individuate in primo luogo su base comunale le aree dove si applicano le due
diverse modalità compensative (rimboschimento o miglioramento forestale) sulla base del calcolo del
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coefficiente di boscosità. Data la natura particolare del territorio si è deciso di effettuare il calcolo del
coefficiente su base comunale. Tale livello di dettaglio è giustificato dal fatto che parte dei comuni
dell’ambito collinare presentano una dotazione di fitocenosi forestali paragonabile a quella del contesto
planiziale. Il calcolo mediato su tutti i comuni di collina non avrebbe permesso di individuare le aree in cui è
necessario intervenire potenziando il sistema forestale.
La tavola quindi identifica alcune aree su cui concentrare prioritariamente gli interventi compensativi per
entrambe le modalità. Per quanto concerne i miglioramenti, si tratta essenzialmente di tutti i querceti
collinari (rovere, roverella, cerro), in virtù della loro difficoltà di rinnovamento. I rimboschimenti invece
dovranno essere prioritariamente localizzati lungo gli assi portanti della rete ecologica provinciale. In primo
luogo negli ambiti di Po e Sesia, ma anche nel sistema della aree protette, nelle aree di potenziamento
naturalistico identificate dal PTCP e nell’area del deposito militare abbandonato di Rivanazzano. Sono
identificati inoltre i corsi d’acqua lungo cui è prioiritario concentrare gli interventi di rimboschimento
mediante la creazione di fasce boscate. La difficoltà di reperimento delle aree di compensazione può essere
in parte ovviata mediante la creazione di fasce di almeno 25 metri di profondità in prossimità dei corsi
d’acqua di interesse ittico identificati dal Piano Ittico Provinciale e a ridosso dei fontanili principali. In
generale comunque l’intera maglia idrografica provinciale costituisce un ambito di concentrazione degli
interventi di compensazione.
4.2.16. Tavola 16 – Azioni di piano
La tavola delle azioni di piano localizza sul territorio provinciale le proposte avanzate dal PIF e legate a
specifici ambiti territoriali. Si tratta sia di interventi legati al sistema della trasformazione e compensazione,
sia di specifici interventi gestionali e di riqualificazione ambientale.
4.2.17. Tavola 17 – Modelli colturali
La tavola dei modelli colturali identifica, sulla base di alcuni fattori quali il tipo forestale, la destinazione
selvicolturale e l’appartenenza a Rete Natura 2000, sia la forma di governo sia la tecnica selvicolturale più
idonea alla gestione del soprassuolo forestale. La tavola classifica inoltre gli interventi sulla base del loro
carattere di urgenza, permettendo così la possibilità di identificare delle priorità nell’attribuzione di
eventuali contributi per il miglioramento dei boschi.
4.2.18. Tavola 18 – Infrastrutture
La tavola delle infrastrutture identifica alcuni azzonamenti del territorio provinciale legati alla vocazione
allea coltivazione delle biomasse arboree e ai contesti di potenziamento prioritario degli elementi della rete
ecologica. L’esperienza concreta maturata negli ultimi 15 anni ha fatto emergere come l’intero ambito
planiziale provinciale risulti particolarmente vocato alla coltivazione delle biomasse legnose. Per quanto
riguarda invece le aree su cui è prioritario potenziare la dotazione ecologica del territorio, si è fatto
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riferimento ai cosiddetti macro agro ecosistemi, ovvero alla classificazione del territorio del piano sulla base
della dotazione di tessere di risorsa ambientale e corridoi ecologici riportata nella tavola della rete
ecologica.
4.3. Appendici
Il Piano prevede anche alcune appendici:
Inquadramento normativo: riporta l’elenco delle leggi principali vigenti nel settore forestale
Repertorio fotografico: selezione del vasto patrimonio di foto originali scattate nel corso dei rilievi
forestali
Rilievi dendrometrici nelle garzaie: riporta i dati relativi ai rilievi dendrometrici effettuati nelle
garzaie lomelline e il confronto con i dati ottenuti nelle stesse aree per la redazione del Modello
delle Garzaie1
Appendice cartografica: racchiude alcuni stralci cartografici relativi alle attitudini funzionali e alle
relazione con altri piani di settore del PTCP.
1 Lassini P., De Giuli A., Ballardini P., Zanondella D., Fasola M., Alieri R., Zacchetti D., “Modello di Gestione delle Riserve Naturali della Regione Lombardia Sedi di Garzaie” – Azienda Regionale delle Foreste, Assessorato all’Ecologia della Provincia di Pavia, Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia - 1990