Anno II – Numero 313 Venerdì 19 Dicembre 2013, S. Liberato
Notizie in Rilievo Campagna
Informativa
1. Prostata in salute dopo
i 50 anni? Gli sport
consentiti e quelli "a
rischio"
Scienza e Salute 2. Influenza, come
scegliere i farmaci giusti
3. I tre sintomi che
svelano l’infezione
4. Ecco a cosa serve
l'appendice
Prevenzione e
Salute
5. 8.500 morti in meno
con una mela al giorno
I decessi che si potrebbero evitare
grazie al frutto
6. Cuore a rischio per chi
salta la prima colazione
PROSTATA IN SALUTE DOPO I 50 ANNI? GLI
SPORT CONSENTITI E QUELLI "A RISCHIO"
Sì a corsa e trekking. Da evitare ciclismo ed equitazione
Fare sport è fondamentale quando l’uomo supera i 50 anni, età in cui
cominciano a farsi strada i principali nemici del
benessere maschile come disfunzione erettile e
ingrossamento della prostata. Ma quali sono gli
sport più adatti? E quali quelli a cui si deve prestare
più attenzione? A spiegarlo è Giuseppe Morgia, Dir.
della Clinica Urologia dell’Università di Catania.
Fra le attività sportive più indicate per chi ha
problemi di erezione o soffre di patologie
prostatiche "ci sono il jogging e il trekking che, se
praticati con moderazione, sono attività aerobiche
che consentono quindi di favorire il miglior funzionamento del cuore e
dell’apparato respiratorio - spiega lo studioso -.
E il nuoto, che migliora significativamente la resistenza allo sforzo, la
frequenza cardiaca e il ritmo della respirazione". Anche la palestra può andar
bene, "alternando sedute dedicate alle performance di cuore e polmoni
(attività aerobiche), allo stretching e agli esercizi di rilassamento, con attività
dedicate al potenziamento dei muscoli".
Anche il golf, l'attività aerobica che non richiede sforzi fisici particolarmente
intensi e concentrati, non ha particolari controindicazioni.
Fra gli sport in cui invece si deve prestare più attenzione "ci sono il ciclismo e
la mountain bike che, sia per la posizione che si assume sul sellino, sia per i
sobbalzi soprattutto su percorsi accidentati possono avere ripercussioni
negative sul benessere maschile fino a diventare un potenziale fattore di
rischio per la disfunzione erettile. Lo stesso vale per l’equitazione - conclude
l'esperto - che per i continui sobbalzi e microtraumi che si ripetono nell’area
del perineo possono avere effetti negativi sul benessere dell’apparato sessuale
e riproduttivo maschile". (Salute, Sole 24ore)
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Proverbi NapoletaniProverbi NapoletaniProverbi NapoletaniProverbi Napoletani……..……..……..…….. Chi arreto parla, fa ‘a tarla.
È brutto parlare alle spalle di qualcuno.
PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 313
PREVENZIONE E SALUTE
8.500 MORTI IN MENO CON UNA MELA AL GIORNO
I DECESSI che si POTREBBERO EVITARE GRAZIE al FRUTTO
Ecco i benefici se si mangiasse una mela al dì (soprattutto per gli over 50). Poteri simili alla statina, senza effetti collaterali
L’ennesimo studio sui poteri prodigiosi della mela è stato promosso dagli
scienziati dell’Università di Oxford e sostiene che tra infarti e ictus si
potrebbero evitare ben 8.500 morti all’anno grazie a questo frutto quasi
magico.
La novità non sta nel sostenere che le mele facciano bene, ma nel fatto che
qualcuno si sia messo a contarne gli effetti benefici in termini di decessi
evitati, paragonando l’effetto sulla salute cardiovascolare di una dieta che ne contenga almeno una al
giorno a quello dell’assunzione di farmaci.
AN APPLE A DAY - I vantaggi sarebbero infatti quasi comparabili a quelli forniti dalla statina, in grado
di salvare 9.400 persone annualmente da ictus e infarti. Logico poi che nel caso di over cinquantenni il
mantra “an apple a day” avrebbe ancora più ragioni di esistere, considerato l’aumento del rischio di
malattie cardiovascolari con l’età.
Gli scienziati hanno utilizzato dei modelli matematici e considerato una vasta mole di dati da
precedenti studi. Successivamente nell’analisi sono partiti dall’ipotesi che almeno sette volontari su
dieci rispettassero il suggerimento del proverbio e hanno poi paragonato l’impatto dei farmaci con
quello della frutta e in particolare del pomo.
MA LA GENTE NON ASCOLTA - Adam Briggs, a capo della British Heart Foundation Health
Promotion Research Group della Oxford University, spiega le tante e trasversali implicazioni del
proprio studio, evidenziando anche che dalle statistiche emerge purtroppo che solo un terzo della
popolazione britannica ascolta i buoni consigli a proposito delle porzioni raccomandate di frutta.
Ma se l’opinione pubblica si sensibilizzasse sui poteri equivalenti dell’approccio nutrizionale rispetto a
quello farmaceutico forse la dieta apple-friendly potrebbe finalmente avere una diffusione
significativa.
LA MELA E LA STATINA – Gli effetti proverbiali delle mele sulla salute sono noti da tempo: hanno
proprietà antiossidanti e favoriscono la motilità intestinale, combattono l’invecchiamento della pelle e
soprattutto sono amiche della salute cardiovascolare, contribuendo grazie ai flavonoidi a tenere sotto
controllo il colesterolo Ldl, responsabile di malattie cardiovascolari, e a innalzare i livelli di quello Hdl,
che ha invece proprietà protettive.
I farmaci appartenenti alla classe delle statine sono stati invece studiati in molte ricerche cliniche,
dimostrando la loro efficacia nel ridurre i tassi di colesterolo e la mortalità cardiaca.
Il messaggio dello studio britannico va oltre il proverbio sulle mele e vuole sottolineare come una dieta
ricca di verdure e frutta fresca abbia poteri che non hanno nulla da invidiare al potere dei farmaci e
che anzi, in presenza di un regime dietetico corretto, li renderebbero inutili o comunque superflui.
E poi la mela, diversamente dalla statina, non ha alcun effetto collaterale.
(Salute, Corriere)
PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 313
INFLUENZA, COME SCEGLIERE I FARMACI GIUSTI
La maggioranza sceglie il fai da te, ma il rischio di errori è dietro l’angolo: ecco i medicinali più adatti e quelli da evitare
Che cosa fare quando arriva l’influenza?
Meglio il classico paracetamolo per abbassare la febbre, i mix con più di
un principio attivo che spesso promettono di rimetterci in piedi quasi
all’istante, o i vecchi suffumigi della nonna? La scelta è ampia e i dubbi parecchi, così anche uno
studio pubblicato di recente sul British Journal of Medicine ha cercato di fare un po’ di chiarezza.
FARMACI - La ricerca, condotta su bambini e adulti con un’infezione respiratoria (quindi influenza, ma
anche raffreddore comune e tutte le sindromi parainfluenzali che stanno fra l’una e l’altro), ha
dimostrato che il paracetamolo è uno dei medicinali migliori per controllare i sintomi e che per avere
buoni effetti non serve prenderlo regolarmente mentre si è malati, basta assumerlo al bisogno. I dati
mostrano anche che le inalazioni di vapore non sono miracolose e soprattutto nei bambini piccoli, che
difficilmente riescono a farle come si deve, lasciano quasi sempre il tempo che trovano.
«La terapia delle forme respiratorie deve essere sempre basata sulle manifestazioni nel singolo
paziente – commenta Fabrizio Pregliasco, virologo dell’univ. di Milano –. Proprio perché lo spettro di
possibili problemi va dalla classica influenza al banale raffreddore, i sintomi che si possono presentare
sono molto variegati e ci sono casi in cui prevale la febbre, altri in cui il fastidio maggiore è la tosse e
così via. I farmaci vanno scelti tenendo conto di questo, cercando perciò di agire sui problemi di volta
in volta più fastidiosi: anche nell’arco della singola infezione respiratoria può essere opportuno
cambiare medicinale, per affrontare i sintomi che man mano si modificano».
INFLUENZA - Quando si viene colpiti dall’influenza classica (in cui la febbre sale bruscamente oltre 38,
si hanno disturbi generali come dolori muscolari o articolari e almeno un sintomo respiratorio) è
sempre necessario ricorrere agli antivirali (oseltamivir o zanamavir)?
«No, vengono prescritti dal medico solo nei casi in cui la diagnosi di influenza sia certa e soprattutto se
il paziente è un soggetto a rischio di complicanze. Tutte le altre situazioni vanno gestite con
l’automedicazione, facendo ovviamente un uso responsabile dei farmaci da banco: i sintomi vanno
attenuati senza azzerarli perché la febbre ad esempio è la “sana” risposta dell’organismo per
combattere l’infezione, non a caso agli anziani con un sistema immunitario debole spesso non viene la
febbre alta. Eliminandola del tutto si fa il gioco del virus, e lo stesso vale con gli altri sintomi: toglierli ci
porta a tornare anzitempo alla vita normale e questo è un pericolo per gli altri, perché possiamo
contagiarli, e per noi stessi perché cresce la probabilità di sovrainfezioni e complicanze. Inoltre, i
farmaci da automedicazione vanno sempre utilizzati per breve tempo: se dopo 4 giorni si continua a
star male bisogna consultare il medico».
SCELTA - Il fai da te è dunque una scelta possibile e ragionevole, peraltro il 60% degli italiani opta per
l’automedicazione. Ma come orientarsi in farmacia, dove si possono trovare prodotti per tutti i gusti?
«Facendosi guidare dai sintomi. Se predomina la febbre, il paracetamolo è ottimo ed è sicuro anche
nei bambini; se ci sono molti dolori si può scegliere un principio attivo come l’acido acetilsalicilico o
l’ibuprofene, che all’azione antipiretica associano effetti antinfiammatori, se la tosse è fastidiosa sì a
un prodotto che la calmi. Vanno bene anche le associazioni, se i “fronti” su cui agire sono più di uno;
l’importante è non esagerare, ad es. con i decongestionanti spray con cui è facile cadere in tentazione.
Funzionano molto bene e liberano il naso, così appena il fastidio torna siamo tentati di prenderne
ancora: il risultato è che si rischia il sovradosaggio e il cosiddetto effetto rebound, ovvero appena si
smette la somministrazione il sintomo addirittura peggiora e il muco diventa ancor più abbondante.
Gli aerosol con i mucolitici, non hanno dimostrato di poter fare la differenza ma essendo
decongestionanti possono essere talvolta utili;
PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 313
no invece agli aerosol di cortisonici perché sono farmaci “pesanti” che vanno presi solo se
prescritti dal medico». Di recente una ricerca ha dimostrato che nei bambini l’antiasmatico
cortisonico beclometasone, parecchio usato sotto forma di aerosol, non serve a granché in caso
di raffreddore, tosse e mal di gola. «Un’ultima raccomandazione: i pazienti che soffrono di
malattie croniche dovrebbero comunque rivolgersi al medico per un consiglio prima di scegliere i
farmaci da usare per le infezioni respiratorie, per evitare interazioni con altri medicinali, trovare il
prodotto più adatto al loro caso e ridurre il rischio di eventi avversi». (Salute, Corriere)
I TRE SINTOMI CHE SVELANO L’INFEZIONE
Come distinguere i «forti raffreddori» dalla vera influenza. Se dopo 4 giorni i sintomi persistono va chiamato il medico
La prossima stagione influenzale non dovrebbe essere particolarmente vivace e il picco è atteso tra
fine gennaio e inizio febbraio 2014. In attesa che l’influenza mieta le sue prime vittime c’è chi sta
facendo già i conti con le sindromi respiratorie parainfluenzali, complici i ribassi stagionali e gli sbalzi di
temperatura. «Colpa soprattutto di adenovirus, coronavirus e rinovirus - spiega il virologo F. Pregliasco,
che provocano fastidi meno intensi della classica influenza, ma per più tempo: anche fino a 15 giorni».
SINTOMI - Ma come è possibile distinguere l’influenza vera e propria dalle infezioni del tratto
respiratorio che spesso ne mimano i sintomi? «I sintomi che caratterizzano l’influenza sono sempre gli
stessi anche se ogni anno cambiano le caratteristiche antigeniche dei virus circolanti.
L’influenza ha in genere un carico di disturbi maggiore rispetto alle sindromi respiratorie
parainfluenzali. In particolare, per poter diagnosticare l’influenza da un punto di vista clinico bisogna
rilevare la cosiddetta triade, caratterizzata da contemporanea presenza di febbre abbastanza elevata e
repentina, un sintomo respiratorio (tosse, raffreddore, mal di gola) e un sintomo sistemico (dolori
muscolari o articolari, mal di testa, stanchezza. Diversamente nelle ben più frequenti infezioni
respiratorie simil-influenzali questi tre sintomi non sono presenti insieme, ma piuttosto possono
esserci «binomi» per esempio febbre con disturbi respiratori, febbre con sintomi sistemici o ancora
sintomi sistemici insieme a sintomi respiratori senza febbre». La febbre alta e improvvisa è il segno
tipico, spesso il primo a comparire: soltanto negli anziani e nei bambini sotto l’anno la febbre può
manifestarsi con febbre non molto elevata. «In realtà - in un caso su due, chi crede di aver preso
l’influenza è stato contagiato da uno dei tantissimi virus parainfluenzali che circolano in inverno».
PREVENZIONE -I virus del raffreddore e, più in generale, delle vie respiratorie sono centinaia e danno
tosse, mal di gola, naso che cola. La prevenzione però tra raffreddore e influenza è diversa. Dal
raffreddore ci si protegge solo con la prudenza, evitando gli sbalzi di temperatura, coprendo naso e
bocca quando si è all’aperto, lavando spesso le mani e seguendo un’alimentazione ricca di frutta e
verdura. «L’influenza invece - si può evitare con il vaccino, efficace all’80% e in grado, se ci si ammala
lo stesso, di ridurre i giorni di malattia. Attenzione però perché occorrono dieci giorni prima di avere
una copertura completa, quindi meglio vaccinarsi molto prima dell’arrivo del picco influenzale».
RIPOSO - Per tenere a bada influenza e sindromi respiratorie di origine virale in genere basta riposare
qualche giorno e non strafare. Per contrastare i sintomi si possono utilizzare i classici farmaci di
automedicazione: dagli antipiretici per abbassare la febbre agli antinfiammatori per ridurre dolori e
infiammazione. Ma se nell’arco di 3-4 giorni le cose non migliorano meglio consultare il proprio medico
per evitare di sottovalutare i sintomi spia di complicazioni. Il pericolo sono gli strascichi: influenza e
sindromi respiratorie si differenziano anche per il loro epilogo. «Sia l’influenza sia le sindromi
parainfluenzali tendono a risolversi nel giro di 3-4 giorni - ma diversamente dalle forme parainfluenzali,
che una volta debellate non danno più segno si sé, l’influenza tende a lasciare uno strascico, una
sensazione di debolezza che può durare anche 10 di giorni dopo la scomparsa dei sintomi». (Corriere)
PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 313
PREVENZIONE E SALUTE
CUORE A RISCHIO PER CHI SALTA LA PRIMA COLAZIONE
Il rischio di incorrere in problemi cardiaci aumenta del 27 per cento in chi ha l'abitudine di saltare il primo pasto della giornata
- La colazione del mattino fa bene non solo all'umore ma anche al
cuore, e combatte il consumo di snack poco sani prima dei pasti.
Lo afferma uno studio pubblicato su Circulation.
Tra tutti i pazienti, quelli che saltano il pasto appena svegli hanno
mostrato un rischio di incorrere in problemi cardiaci aumentato
del 27% rispetto a chi solitamente inizia la giornata con la prima
colazione. Inoltre "una colazione sana e di riempimento può
rendere a metà mattina un biscotto meno allettante", spiegano gli esperti.
I ricercatori dell'Harvard School of Public Health hanno monitorato per 16 anni i partecipanti allo
studio; in questo arco di tempo durante si sono verificati 1.500 attacchi di cuore o casi di insufficienza
cardiaca fatale, complice "l'eccessivo sforzo" a cui viene sottoposto il fisico di chi non mangia niente
appena sveglio: "Mangiare la mattina quando ci si sveglia, e farlo preferibilmente entro un'ora. I
risultati - mostrano che mangiare qualcosa è meglio di niente". (Adnkronos Salute)
ECCO A COSA SERVE L'APPENDICE
Altro che inutile: è più importante di quello che pensi
L´appendice è uno di quegli organi del corpo umano
considerato inutile. Come la milza, solo per fare un esempio.
L´appendice veniva presa in considerazione solo per i gravi
rischi che comporta la sua infiammazione o perforazione, e
che obbligano all´asportazione chirurgica.
E invece, dopo decenni di queste false convinzioni è venuto il
momento di riabilitarla: l´appendice, il piccolo prolungamento cieco dell´intestino crasso, viene
riabilitata dalla scienza. Con vantaggi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Rifugio per batteri "buoni" Secondo l´équipe guidata da William Parker, l´appendice serve da
rifugio ai batteri buoni che abitano nel nostro intestino. In caso di infezioni e forti diarree, quindi,
questi microrganismi “amici” sono protetti e possono ricolonizzare l´intestino.
Nello studio filogenetico i ricercatori statunitensi dimostrano che l´appendice esiste da più di 80
milioni di anni, sotto forme differenti, in più specie di mammiferi, tra cui i primati e alcuni roditori. Se
l´appendice è presente da così lungo tempo, sostengono, vuol dire che ha un vantaggio evolutivo. Un
beneficio che nell´uomo persiste, anche se è più evidente nei Paesi in via di sviluppo.
Il ruolo protettivo Nelle aree ricche del mondo, infatti, siamo più protetti. Non beviamo acqua
contaminata e, probabilmente, “non abbiamo così bisogno dell´appendice”, dice Parker. Nei Paesi
poveri invece, continua ad essere utile. E infatti si osservano meno casi di appendicite, l´infiammazione
che porta all´intervento chirurgico per l´asportazione dell´appendice.
Proprio in quelle aree l´appendice continua a svolgere al meglio il suo ruolo protettivo, assicurano i
ricercatori. (Salute, Libero)