Download - Qui ho posto il cuore novembre 2013
E arrivò il decimo anno. Velocemente e
senza sconti. Dieci anni dalla beatificazio-
ne di Luigi Maria Monti
mi sorprendono, scuo-
tono la memoria asso-
pita e disturbata
dall’alone del pregiudi-
zio che incombe sulla
mia Congregazione.
Dieci anni e sembrano
un secolo, come un
lontano parlare di una
terra arida.
Dieci anni racconta-
no la carità di uomini e
donne dietro un sogno
carismatico. Luigi Monti
continua a scrivere pa-
gine di eroismo. Noi,
però, siamo distratti da
clamore, emotività, pre-
visioni di futuro. Che
fine faremo?... e giù,
con la costruzione di
scenari possibili, condi-
zionati da processi
mentali disumanizzanti. È come restare
paralizzati dentro un varco senza riuscire
ad andare indietro o avanti. L’attesa to-
glie le forze necessarie a sognare ed osa-
re.
Eppure, dieci anni di nostra vita inca-
sellano eventi e grazie straordinarie, se-
gni della bontà divina e dell’assistenza
amorevole della Madre, del silenzioso San
Giuseppe, dell’umile servitore Luigi Mon-
ti. Questa semina graziosa appare lonta-
na, come se i doni fossero stati affidati ad
altri, come se ogni abbraccio si sia mac-
chiato di sangue, per guerre insane e dia-
boliche. E le parole sono diventate aride,
sabbiose, infuocate di rabbia, l’amore
trasformato in rivendicazione e giustizia
punitiva.
Eppure, dieci anni non
sono passati invano.
Quel giorno pieno di
sole descrisse un even-
to storico, un passaggio
miracoloso, una grazia
invocata e immeritata.
Siamo stati fatti “figli
nel Figlio” attraverso un
“figlio della terra”. E noi
impastati di terra abbia-
mo assorbito
quell’acqua che sgorga-
va dalla sorgente: “Vidi
che sotto la soglia del
tempio usciva acqua...
Quelle acque, dove
giungono, risanano” (Ez
47,1.9).
Eppure, dieci anni han-
no scritto pagine di be-
ne sulle terre incolte del
mondo. E noi ci siamo e
continuiamo a starci,
come Maria sotto la croce, in piedi.
Il tempo della risurrezione attraversa il
silenzio, il buio e lo scoraggiamento del
sepolcro. Solo chi porta la croce è degno
di arrivare alla beatitudine del servo fede-
le, al premio della gloria. Solo chi si fa
discepolo del vangelo conosce il percorso
e le condizioni: la santità sfida
l’umiliazione e la persecuzione, il giudizio
dei benpensanti e di coloro che dalla stra-
da insultano. Non spaventa stare sotto la
croce; spaventa fuggire, restare soli, rin-
chiudersi dentro un cenacolo che rischia
di farsi memoria di qualcosa che non c’è
più.
E arrivò il decimo anno S O M M A R I O :
Editoriale 1
Luigi M. Monti
e dintorni
3
Una preghiera
per…
4
Preghiere per
le vocazioni
4
Con Maria,
come Maria
5
Parole mon-
tiane
5
Glossolalie 6
Vita di Fami-
glia
7-8
Forse non
tutti sapevate
9
I Vostri mes-
saggi
10
Il Mio grazie a
Padre Monti
10
La Porta aper-
ta
11
Riconoscere
vocazioni
12
Nelle mani di
un amore più
grande
13
Anno mariano
CFIC
14
La Giovinezza
dei vecchi
15
La nostra
chiesa nonni
16
D A T A
Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti
Anno II — n. 19 NOVEMBRE 2013
SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437
e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti
EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0
presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO
Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
di Aleandro Paritanti L’E
ditoriale
Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!
Segue a pag. 2
P A G I N A 2 qui ho posto il cuore
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
E arrivò il decimo anno Proprio nel cenacolo,
invece, si celebra la fe-
sta della Risurrezione e
la discesa dello Spirito.
Irrorati da fiammelle di
fuoco, scossi da vento
impetuoso, animati da
preghiera unanime, con
Maria e la Chiesa, apria-
mo le porte, e con Pie-
tro riconosciamo: non
ho né argento né oro,
ma quello che ho te lo
do: nel nome di Gesù
Cristo il Nazareno, alza-
ti e cammina! (Atti 3,6).
Al Dio della Vita e a
quanti abitano il Cielo
chiedo un po’ di sole,
un nuovo giorno ricco di
stimoli e dell’armonia
che rimette in pace
mente e cuore, azione e
preghiera, sogno e co-
munione fraterna.
Tocca a te, Beato
Luigi Maria, scomodare
il Cielo per noi. Un po’
d’acqua di sorgente
puoi lasciarla scorrere
nei nostri solchi inaridi-
ti: dove trovi residui
ingombranti, aumenta
la gittata e libera la no-
stra vita
con deci-
sione;
dove tro-
vi terra
buona,
irriga il
seminato
con la
dolcezza
della
pioggia
ristoratri-
ce.
E dato
che ci
sei, forni-
sci i tuoi
figli di
strumen-
ti nuovi e
utili per
vivere e
per lavo-
rare, per guadagnare
il pane e per sorride-
re a sera con la soddi-
sfazione d’aver fatto
quello che era possi-
bile fare. E se ti ac-
corgi che il peccato
resta, coprilo col tuo
mantello, donaci fidu-
cia nella misericordia
di Dio, e rendici capa-
ci di continuare a canta-
re l’inno della ricono-
scenza a Colei che è
Madre nostra Immacola-
ta.
Grazie a te, Luigi, padre e generatore di figli. Ora guarda giù, al nostro affanno terreno, e torna tra noi, nella tua terra, e restaci per confortarci ancora, pellegrini del nostro tempo.P. Aleandro
>>> segue dalla
prima pagina
P A G I N A 3
La Tomba del Beato
Monti nella Cripta del
Santuario di Saronno
L’irruenza della
carità al servizio
degli ammalati: la
storia di Fratel
Cipriano Pezzini,
un uomo buono.
qui ho posto il cuore
Luigi
Maria e
dintorni
Cipriano, un buono Nel mondo ci sono tante
persone, tutte con un loro
personale carattere, buoni o
cattivi con tante variabili. A
volte ne incontri alcune dav-
vero molto buone, ma, pur-
troppo, la loro stessa gene-
rosità li acceca. Finiscono
con creare dei
nuovi proble-
mi.
Descrivia-
mo uno di
questi: fratel
Cipriano Pez-
zini.
Nato a Cre-
mona nel
1817 da una
famiglia di
discrete possi-
bilità, è intelli-
gente, possie-
de buona cul-
tura e voglia
di fare. Arden-
te, di grande carità, è subito
pronto a spendersi per gli
altri. Nel 1846 lo troviamo
tra le file della Pia Unione
dei Fratelli Ospitalieri della
Carità a Cremona. Sono un
gruppo di giovani che, attor-
no alla bella figura di quel
sant’uomo di Mons. Fernan-
do Manini, hanno deciso
rivolgere la loro carità verso
gli ammalati giacenti
nell’Ospedale della città.
Cipriano si fa notare per
l’impegno e la competenza
nell’assistere il malato. È
stimato e, di fatto, assume il
ruolo di leader. Purtroppo le
cose non vanno molto bene,
i suoi compagni dopo un
primo momento di euforia
stentano a mantenere alto il
profilo e Cipriano s’indigna.
Inizia a rimproverare, anche
aspramente, richiamandoli
all’impegno promesso, a
migliorare. Questo suo mo-
do, benché rivolto a un sano
fine, è molto irritante. Poi,
una serie di disavventure
anche amministrative, fanno
passare il governo della Pia
Unione ai Padri Camilliani.
Egli non ci sta. Si allontana,
cerca nuove strade. La carità
gli brucia dentro.
Don Luigi Dossi a Brescia
era alla ricerca di qualcuno
con cui costituire un nuovo
istituto ospedaliero. Un col-
loquio con la santa suor Ma-
ria Crocefissa di Rosa fa
emergere il nome del Pezzi-
ni.
I due si incontrano, si
capiscono e il Dossi sogna
una nuova congregazione di
frati infermieri.
Un primo tentativo nella
stessa Brescia, per incom-
prensione dei dirigenti, falli-
sce. Tuttavia sono presto
chiamati dall’Ospedale di
Bergamo. Cipriano, insoffe-
rente alle attese - il Dossi
infatti voleva reclutare fra i
suoi giovani qualcuno dispo-
sto a questa forma caritativa
e questo chiedeva tempo -
si presenta da solo a Berga-
mo. Più tardi chiamò qual-
che suo vecchio compagno
cremonese. È gente poco
fedele. Eccolo nuovamente
solo. Chiese aiuto al Dossi.
Con qualche giovane
brianzolo, il Pezzini riprese
il suo operare a Bergamo.
Sembra ingranare bene.
Cipriano si fa forte, doman-
da al Vescovo il riconosci-
mento ecclesiastico del na-
scente istituto. Per spianare
la strada, chiede aiuto al
cappellano dell’Ospe-
dale, un cappuccino.
Questi non aveva per
nulla fiducia nelle capaci-
tà del Pezzini e lo contra-
sta furbescamente. Pro-
pone così al Vescovo di
inglobare quei giovani
nei Terziari Fran-
cescani. Una bel-
la confusione!
Cipriano reagisce
a modo suo. I
rapporti con
l’ospedale, gra-
zie anche alle
subdole manovre
del Padre Cap-
puccino, si inaci-
discono, sino
all’inquieto ab-
bandono dei gio-
vani. Si deve ri-
tornare dal Dos-
si. Quest’ultimo
a sua volta capi-
sce che Cipriano Pezzini
non è uomo adatto alla
formazione di un nuovo
istituto. È troppo genero-
so, troppo buono, trop-
po irruente, troppo esi-
gente, per un compito
importante e delicato.
Decide di mettere Luigi
Monti a capo di questa
complicata faccenda.
Cipriano ancora una
volta anticipa. Riesce a
strappare al Dossi
l’autorizzazione di un
viaggio a Roma. Lì deve
cercare la possibilità di
insediarsi in uno degli
grandi Ospedali Romani.
Vende tutto quello
che ha e parte.
Un caratterino questo
Cipriano! Solo una cer-
tezza: è un uomo buono.
Non temere
Marco
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P A G I N A 4
Una
preghiera
per...
qui ho posto il cuore
PER CHI NE HA BISOGNO: - Per la famiglia di N., una
preghiera davvero "speciale",
come loro chiedono, per il
periodo "faticoso" che sta
attraversando. Siamo vicini.
E siamo certi che il beato
Luigi Maria vi porta per ma-
no. Coraggio!
PER I PIU’ GIOVANI: - per il piccolissimo Danie-
le, nato da pochi giorni, che
fa tanta fatica a “mettere in
moto” la vita… dai, piccolo,
ce la fai di sicuro, noi siamo
con te e per te!
PER I MALATI: il beato
Monti interceda per loro: - Giorgio, 16 anni, che
deve subire un delicato in-
tervento al cervello.
- per mamma Antonia,
inferma ormai da anni: che il
Signore compia la Sua volon-
tà!
- per Eva L., insegnante al
“Father Monti Shelter Home”
di Quezon City, Manila
(Filippine), alla quale era
stato riscontrato un tumore,
morta il 7 ottobre.
- Sr. Gisella, sorella di P.
Giuseppe Pusceddu, morta
l’8 ottobre, dopo lunga ma-
lattia.
- per Kurian, il papà di P.
Mathew Kalliyadiyil, superio-
re della comunità di Arco
(TN), morto in Kerala all’età
di 82 anni.
- per Enzo e Antonietta,
per i quali avevamo molto
pregato a sostegno della loro
lotta contro il tumore. Alla
fine, non ce l’hanno fatta,
sono tornati alla casa di
tutti. Il Padre li accolga con
braccia grandi d’amore.
Noi Ti cerchiamo Preghiera
per le
vocazioni
Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: [email protected]
“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti
PER I DEFUNTI: - per Elisabetta, 42 anni, che
la sorella gemella ha trovato
morta in casa per un improvvi-
so infarto, lo scorso 3 ottobre.
Il Signore consoli soprattutto il
papà, anziano e malato.
Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto,
fa' che un giorno, rimosso il velo, possiamo contemplarlo.
Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te
e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti.
Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle,
nelle impronte della tua passione nei corpi sofferenti.
Ogni creatura è segnata dalla tua impronta,
ogni cosa rivela un raggio della tua invisibile bellezza.
Tu sei rivelato dal servizio del fratello,
al fratello sei manifestato dall'amore fedele che non viene meno.
Non gli occhi ma il cuore ha la visione di te,
con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con te.
(Dalla liturgia di Bose)
Crocifisso. Vetta
“Rasciesa” 2285 m
(Val Gardena)
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P A G I N A 5
Maria di Nazareth vive
una rottura con quello
che poteva essere lo svol-
gimento della vita norma-
le di una ragazza del suo
tempo come lei.
Dopo la Resurrezione,
però, questa esperienza
per sé traumatica rimargi-
na le ferite di ogni rottu-
ra, perché Maria diventa
consapevole di aver colla-
borato alle promesse divi-
ne fatte dai Profeti.
Il consacrato, con la
scelta vocazionale, vive
una rottura con il mondo
esterno.
La prima rottura è il
distacco in sé, lo staccar-
si che mette da parte, che
allontana dalla vita ordi-
naria della gente.
La seconda rottura, al
contrario, consiste nella
partecipazione alla vita
degli altri, nell’aiutarli a
riconciliarsi con Dio. Non
si parla di distacco dal
mondo come nel primo
caso, ma di aiuto attivato
in favore degli altri: in
altre parole, riuscire (ed
aiutare altri a riuscirvi!) a
diventare coeredi di un'u-
nica eredità, Cristo Gesù.
È come se il mondo si
fosse distaccato da Dio e
il religioso, che è inserito
nel mondo, con la propria
scelta vocazionale si di-
stacca da esso per
“tonare” a vivere con Dio;
il passo successivo è
quello di aiutare altre per-
sone a farlo.
L’iniziativa del movi-
mento di distacco e ricon-
ciliazione è di Dio, ma
ognuno deve partecipare
alla realizzazione di que-
sto immenso progetto di
Salvezza. In tal modo, si
capisce meglio che la rot-
tura non è legata al pec-
cato quanto all’umiltà di
quelli che si staccano dal
mondo per vivere con
Dio.
La nostra scelta di
vita è rottura con la
normalità delle nostre
culture, delle nostre fa-
miglie e anche dei nostri
sogni d’infanzia. Essere
fedeli a questa chiama-
ta è lavorare per una
vera riconciliazione in
Dio con noi stessi e con
le nostre culture e fami-
glie. Come Maria, la no-
stra riconciliazione sarà
nella nostra salvezza e
in quella degli altri.
P. Emmanuel Mvomo
Con
Maria,
come
Distacco dal
mondo per
vivere con Dio
riportando
l’uomo a Dio
in umiltà e
carità.
Come Maria,
la nostra
riconciliazione
sarà nella
nostra
salvezza e in
quella degli
altri.
qui ho posto il cuore
Venite a me voi tutti … ed io vi solleverò Suole Iddio talvolta mettere a dura prova la
fedeltà de’ suoi servi, ma non abbandona! Che
anzi Egli stesso ci invita a ricorrere a Lui nel
tempo dell’afflizione con quelle dolci parole:
“venite a me voi tutti che oppressi gemete sot-
to il peso dell’avversità, ed io vi solleverò”.
Preghiamo adunque, preghiamo fervorosa-
mente, facendosi ora sentire più che mai il
bisogno della preghiera anche pel nostro isti-
tuto.
(BLM, Lettera Circolare del 24 agosto 1889)
Le Parole
montiane
L’esperienza di rottura e di riconciliazione
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P A G I N A 6
Ho dato alla luce undici religiosi
SANGMELIMA COME SARON-
NO
Guardando Saronno - Casa ma-
dre, santuario, scuola e poliam-
bulatorio - noi dalla lontana
città di Sangmelima in Came-
run, ci sentiamo orgogliosi per-
ché anche noi siamo “Casa Ma-
dre” in Africa, con un santuario,
un noviziato, un college, un
dispensario ed un lebbrosario.
Anche noi vogliamo curare tut-
to l’Uomo!
Ci sentiamo pienamente mon-
tiani, braccia dell’Immacolata,
tese per l’uomo, in tutte le si-
tuazioni.
Viviamo
del nostro
lavoro,
delle no-
stre galli-
ne, dei
maiali e
dei frutti
che dalla
terra riu-
sciamo a
trarre.
Facciamo
fatica, è
vero, co-
me tutti i
poveri,
ma la nostra povertà è garanzia
e forza. E noi sappiamo che il
Beato Monti veglia e guida.
Dall’inizio della fondazione nel
nostro continente, Sangmelima
è la culla della famiglia montia-
na africana. Da questa comuni-
tà sono nate tante vie di salvez-
za per l’uomo - spiritualità,
educazione, formazione religio-
sa e salute dei malati. Da San-
gmelima sono partiti missionari
per cinque Paesi africani, così
come dalla Casa Madre
di Saronno sono partiti
tanti Fratelli per i cinque
continenti.
A Saronno, il santuario
con la tomba del Fonda-
tore è culla spirituale
della Congregazione; il
santuario mariano a San-
gmelima si propone co-
me culla spirituale della
Congregazione in Africa.
È vero che la tomba del
Fondatore non c’è e nep-
pure c’è una qualche
apparizione mariana, ma
Dalle
Comunità di
Padre Monti
nel mondo
qui ho posto il cuore
noi assistiamo qui a San-
gmelima all’incontro tra
amore e miseria umana.
Sì! L'Immacolata, tramite
Fr. Clemente Maino il
Dokita, P. Francesco Ca-
valieri, Fr. Abbondanzio
Millefanti, P. Sergio Iane-
selli e tanti altri, ha visi-
tato questa nostra terra
e merita di essere vene-
rata in questo luogo.
Così, come Saronno,
saremo anche noi referi-
mento degli spiriti. San-
gmelima è la nostra ma-
dre africana.
Cronache di un
noviziato-madre,
di undici
professioni e
d’un pollaio
in Camerun
Salve Padre. Domenica scorsa ho dato alla luce 11 religiosi. Li affido a Dio ed alla
Congregazione. GRAZIE DI TUTTO. Ne ho ricevuti altri 10.
(dalla lettera di P. Emanuel, Maestro dei Novizi, il giorno della prima professione di 11
nuovi religiosi e dell’accoglienza in noviziato del successivo gruppo di 10 giovani)
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P A G I N A 7
P. Joel Saballa, cfic, a Manila, su RADIO VERITAS, lancia la devozione al Beato
Luigi Maria Monti a livello nazional-internazionale, per le Filippine e regioni limi-
trofe.
Fr. Aldo Genova, cfic, su RADIO MATER, Erba (Italia), ogni quarto martedì del
mese, ore 21, trasmette “L’alfabeto della Carità. Alla scuola del Beato LMM”, oltre
che un’apprezzato programma sulla problematica psicopedagogica degli adole-
scenti (“Lavori in corso”).
Fr. Gioacchino Santoro, cfic, edita a Foz do Iguaçu il bellissimo bollettino SEM
FRONTEIRAS, coinvolgendo gli adolescenti-giovani del CAIA ed i Coroinhas “Frei
Bonifacio Pavletic” (chierichetti).
In Argentina il musical “El carpintero de Dios”, sceneggiatura teatrale della vita
di Padre Monti, sta riscuotendo notevole successo ad ogni rappresentazione ese-
guita.
A Merida, Messico, si indice il Primo Concorso di Canto Inedito sulla vita e
l’opera del Beato Monti.
MI PARE UNA EFFERVESCENZA STRAORDINARIA che trasmette messaggio e paro-
la tramite la tecnologia, evangelizzazione attualizzata. Anche noi di QPC ne fac-
ciamo parte, e ne siamo orgogliosi.
Viva Padre Monti… se lo merita proprio !!!
P. Joel Saballa,
cfic, a Manila, su
RADIO VERITAS,
lancia la
devozione al
Beato Luigi Maria
Monti a livello
nazional-
internazionale,
per le Filippine e
regioni limitrofe.
Fr. Aldo Genova,
cfic, su RADIO
MATER, Erba
Italia), ogni
quarto martedì
del mese, ore 21,
trasmette
“L’alfabeto della
Carità. Alla
scuola del Beato
LMM” .
qui ho posto il cuore
RADIO, TEATRO ed altre STRADE
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P A G I N A 8
Mountian volunteers Vita di
famiglia
qui ho posto il cuore
A SARONNO
Danza etnica per il
proprio si a Dio
Ha preso il via il
terzo ciclo di
incontri
“Per una primavera
montiana”
IL PROGETTO MONTIAN VOLUNTEERS
si rivolge a giovani (18-35 anni) che
vogliano dedicare parte della vita per
aiutare i più deboli. Si propone
l’esperienza di volontariato in una
Comunità CFIC nel mondo, tramite
giornate di impegno, conoscenza
apostolica, visite guidate, iniziative
di vario tipo (spirituale, di preghiera,
oratorio, animazione, sistemazione,
logistica, accompagnamento…). I
volontari vivranno insieme alla comu-
nità religiosa la preghiera, i pasti e degli altri propri della vita comunitaria.
Ha preso il via, lo scorso 13
ottobre, il terzo ciclo di “PER UNA
PRIMAVERA MONTIANA. Leggiamo
i Salmi insieme a Padre Monti”,
serie di incontri di studio, riflessio-
ne e preghiera sui Salmi.
Notevole la partecipazione al pri-
mo incontro, di tanti che hanno
voluto riflettere sul salmo 122,
cercare la volontà di Dio nella sof-
ferenza, pregare sul dolore del
mondo e della vita di ognuno. Mo-
menti intensi e favorevoli allo svi-
luppo di rapporti d’amicizia, oltre
che di consonanza intellettuale e
spirituale.
Saronno, 1 ottobre. Santua-
rio del Beato Monti. I Fratelli
Valentine e Albert dopo aver
rinnovato il proprio sì a Dio,
con la professione dei voti, in-
sieme a P. Elvis improvvisano
una danza etnica in onore del
Signore della vita e di Maria,
benedetta Madre sua e Madre
nostra.
Per una Primavera Montiana (terzo ciclo – Saronno ottobre 2013 – giugno 2014)
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Da ultimo sorvoliamo
l’Atlantico fino al BRASILE, a
gustare la bellezza dell’ IN-
FIORATA di FOZ
do IGUAÇU, realiz-
zata per il Corpus Domini, do-
menica 2 giugno.
Vocazioni: occhi aperti
P A G I N A 9
Questa volta riportiamo solo due frasi brevi, ma che parlano d’un modo d’essere,
di uno stile, di una fede professata tra le pieghe del quotidiano. Come due lampi
che illuminano l’orizzonte e fanno vedere più lontano di quel che ordinariamente
si può.
… a spulciar
gli archivi e
rimescolar le
carte della
storia,
per sapere…
qui ho posto il cuore
Due frasi brevi,
ma che parlano
d’un modo
d’essere, di uno
stile, di una fede
professata tra le
pieghe del quoti-
diano.
V edo che conviene pigliare le cose con occhi aperti e con
molta ponderazione, e poi presto risolvere.
Con gli indugi pare che le vocazioni si dileguino.
Padre Angelo TAGLIORETTI, Oblati Missionari
di San Carlo, Rho, al Padre MONTI (9 giugno 1882)
Riutilizzare carta usata
Q uante minute fece sul retro delle buste o nell’interno.
E quando gli facevo notare che non era da Superiore Genera-
le, mi chiudeva la bocca con un:
“anche troppo per chi ha fatto voto di povertà”.
(Testimonianza di P. Stanislao PASTORI)
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P A G I N A 1 0
Email e
lettere dal
mondo
Lettere alla Redazione Grazie per il puntuale aggiorna-
mento, sempre molto ricco di
iniziative e con tanta grazia del
Signore. Un cordiale saluto. dGP
Grazie del bollettino, sempre
molto gradito, vedo che porta
sempre un soffio di Spirito crea-
tivo e unitivo! Ti ringrazio di
aver messo un richiamo ai bam-
bini della Siria. Mai come adesso
mi sento ferita da ciò che sta
accadendo in quella regio-
ne, affettuosamente e dolorosa-
mente coinvolta nella mia pre-
ghiera. Hai ragione quando parli
del campetto di calcio... la co-
struzione della pace potrebbe
cominciare proprio da un picco-
lo sito, come un prato per gioca-
re a pallone! E poi se non donia-
mo qualcosa noi religiosi, in
modo gratuito rischiando anche
la perdita di un pò di noi stes-
si per i giovani, chi lo deve fare?
I politici sappiamo che di sicuro
non fanno anche se hanno so-
prattutto loro il compito di pre-
occuparsi per la società per inca-
rico degli elettori. Grazie anche
per il richiamo allo stile di Maria,
il bollettino tutto intero media la
vicinanza della Madre di Gesù
che, con infinita tenerezza, sem-
bra dirci senza interruzione:
Fate quello che Egli vi dirà. E
grazie anche per il "sorriso deli-
cato e simpatico" delle glossola-
lie... insomma se volessi com-
mentare il bollettino di questo
mese di ottobre che ho letto
di un fiato, ma che esige la
rilettura degli articoli densi
di spiritualità, verrebbe
troppo lungo... lascio agli
altri il resto. Nella preghiera
reciproca e sotto lo sguardo
benedicente di Padre Monti
ti saluto.
Penso faccia piacere sottoli-
neare la bella qualità di QPC
e un ringraziamento va a
tutti coloro che contribui-
scono con impegno alla sua
costruzione. Come Confra-
tello membro di questa
Comunità sento il dovere di
ringraziare e di dedicare
una preghiera particolare a
chi ha realizzato il restauro
del nostro grande Crocifis-
so: dono per P. Aurelio, ma
dono anche per noi. GRA-
ZIE. Fratel Rolando
Non ho ancora letto tutto,
ma ieri avevo quasi le lacri-
me agli occhi: non ricordavo
di aver scritto cosi la storia
di Marina... Se penso
all’articolo “Giovani disoccu-
pati e soli” (stesso argomen-
to trattato dal Tg1, proprio
ieri) ricordo quanta difficol-
tà anch’io ho sofferto; e
prego che tutti i giovani
possano trovare una mano
tesa ed una occupazione
seria... Da parte di tutti ci
vuole molta buona volontà
e tante idee per rimettersi in
gioco completamente. Ce la
possiamo fare, tutti insieme!
Lasciami anche dire che la
pagina “Glossolalie” è fantasti-
ca!
Bello quello che ha detto Papa
Francesco ieri! Chi lo sa se la
Chiesa/il vaticano riuscirà ad
essere più spirituale? Conti-
nuo ad incontrare gente che
ha lasciato la Chiesa, ma non
la fede. La mondanità nella
Chiesa distrugge tutte le buo-
ne intenzioni; solleva dubbi;
stimola gli abbandoni di per-
sone serie, dietro
l’indifferenza di molti. Fa male
davvero. I più non si accorgo-
no o non vogliono vedere, ma
chi pensa di capire qualcosa è
scosso e non entra a patti con
una Chiesa che chiede "altro",
ciò che solo il mondo può
chiedere. Stupore, meraviglia,
scoraggiamento... sogno una
Chiesa libera da sovrastruttu-
re che sappia ritrovare il vero
"cuore" della gente e rispon-
dere a dubbi e perplessità.
È proprio bello questo giorna-
lino. Complimenti! Laura
Ho ricevuto anche questo
mese la vostra bellissima rivi-
sta, dove ci sono tante cose
interessanti. Per questo voglio
ringraziarvi immensamente.
Grazie, dei preziosi spunti.
Molte grazie!
Scriveteci
a
I Vostri
mess@ggi
qui ho posto il cuore
Un buon padre Perché io possa essere un
buon padre per i miei figli e
un buon figlio ancora per la
mia anziana madre.
Perché possa fare per loro
tutto quello che Gesù mi do-
nerà tramite la tua preghiera
di intercessione.
Perché nel mio cammino io
possa diventare sempre più
giusto e caritatevole; e que-
sto serva a rendere me ed i
miei figli migliori ascoltatori
della Parola di Dio e delle
parole di quelli che di Dio
hanno più bisogno.
Per tutto questo ti prego e ti
ringrazio, amico mio santo!
Il mio
Grazie a
Padre
Monti
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 1
150 anni di vita consacrata Aleandro, Michele, Ma-
rio… così come appaiono
in foto. In tre assommano
a 150 anni di vita consa-
crata, un bel patrimonio
d’amore per Dio e per i
fratelli.
Momento tipico di festa
familiare, il ricordo della
loro prima consacrazione,
avvenuta nel lontano 1°
ottobre 1963, ha permes-
so di confermare per un
giorno in più, come per
tutti i giorni fin qui, una
decisione lontana e anco-
ra giovane, vissuta e non
ancora stanca, gioita e
sofferta e ancora in cam-
mino verso la pienezza.
50 anni di professione
religiosa, all’insegna della
gratitudine e della fidu-
cia.
Nella cappella della casa
P. Aleandro
Paritanti, P.
Michele
Perniola, Fr.
Mario Di
Leginio
festeggiano
insieme il 50°
di vita
consacrata
nell’ottobre el
1963.
qui ho posto il cuore
L’alleanza di
Dio dà senso
alla vita e
permette di
superare an-
che i cammi-
ni di difficile
salita.
provinciale in Piazza Ma-
stai, a Roma, attorno a loro
tre si sono raccolti confra-
telli, familiari e collaborato-
ri.
L’alleanza di Dio dà senso
alla vita; l’alleanza con Dio
permette di superare anche
i cammini di difficile salita,
nella certezza dell’amore
che Egli ha per ciascuno di
noi. In Lui riposano i nostri
sogni.
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
Al mio arrivo all’Istituto Padre Monti di Saronno fui subito colpito da una pubblicazione che
segna, ancora oggi, il mio cammino quotidiano: “La voglia di farsi santo” di Aleandro Paritanti.
Mai avrei immaginato che quella Casa, dove ero giunto dal lontano sud per studiare, sarebbe
diventata la mia dimora per tanti anni, la mia scuola di carità e di spiritualità. Alcuni anni dopo
sentii il bisogno della cresima e lo feci consacrandomi al carisma di carità del Beato Luigi Monti
e di povertà di San Francesco. Ebbi l’onore di partecipare alla beatificazione di Padre Monti e di
collaborare poi alla promozione del suo carisma. Tutt’oggi, anche se lontano dal Santuario del
Beato Monti di Saronno, sento rinnovarsi ogni giorno quella promessa, seppure in ambito laico.
Grazie di cuore al mio maestro di Carità, Padre Aleandro, che ci ha insegnato a ricercare la
perfezione di Dio e l’Amore della Madre Immacolata nelle cose quotidiane –anche nelle asperi-
tà— per “fare straordinariamente bene le cose di ogni giorno”, come insegnatoci da Padre Mon-
ti. Grazie a Fr. Mario che, con la sua ‘delicatezza’, ci ha insegnato a rispettare nell’intimo
ogn’uno e ciascuno. Grazie a tutti i fratelli montiani per il loro carisma. Grazie agli Amici di Pa-
dre Monti che, con la loro testimonianza, contribuiscono a rendere ancora più santo il luogo
dove Padre Monti, i suoi figli spirituali e tutti noi laici (poveri della ns. umanità), cresciuti in que-
sta palestra di Carità, abbiamo posto il cuore. R.M.
Una testimonianza laica scritta con il cuore di oggi e il senno di poi...
P A G I N A 1 2 qui ho posto il cuore
Decisi di cercare
il Dio che ama e che
rende felici.
La Porta di Dio,
e non la porta
d’albergo, è stata
quella che mi ha
portato a vivere la
vita come dono
incommensurabile.
Rubrica a cura dei
Cercatori di Dio
La porta di Dio: dall’albergo al convento
I miei genitori erano
proprietari del più grande
albergo a quattro stelle
della mia grande città.
Dalla mia infanzia ho visto
la gente che entrava ed
usciva da quella porta, che
l’usciere apriva con grazia
e lentezza, educatamente
e puntualmente salutan-
do. Ricordo visi e fram-
menti di storie ed anche
qualche caramella per
farmi stare buona…. Sì,
potevo dire che non me la
passavo male: i miei geni-
tori erano ricchi e avevano
intenzione di passarmi la
proprietà dell’albergo.
Figlia unica e tanto amata.
Io ci avevo fatto
l’abitudine, ma dentro
non mi sentivo contenta e
non sapevo perché.
All’Università mi misi a
studiare lettere e non eco-
nomia. Prima grande delu-
sione.
Invece di stare con un
ragazzo mi trattenevo in
Chiesa a pregare. Seconda
grande delusione.
Alla fine dell’Università
decisi di entrare in Con-
vento. Terza grande delu-
sione, per dei genitori che
contavano solo su di me.
Prima di partire, donai
tutti i miei bei vestiti e
gioielli alle compagne di
università ed alle amiche.
Fu un gesto per me auto-
matico, ma che per molte
di esse divenne fonte di
riflessione e magari di un
ritorno a Dio, nella pre-
ghiera silenziosa. Non di
un ritorno in chiesa, ma di
un ritorno con il pensiero
a Dio: quel Dio tanto criti-
cato che in fondo donava
ciò che più si era deside-
rato: un vestito firmato,
un profumo importante,
un gioiello di valore…
Dopo, nella mia pre-
ghiera in convento, ho
molto pensato a ciò che è
eterno o effimero. Non
posso e non voglio giudi-
care, ma io avevo posto la
mia scala di valori altrove.
Avrei tanto desiderato che
quella gente avesse un po’
di luce, per capire che non
si trattava d’un nuovo
modo per mettermi in
mostra, ma per alleggerir-
mi del peso delle cose,
per trovare veramente
Dio. Il Dio che ama e che
rende felici.
Il convento era situato
in un grande palazzo vici-
no al Vaticano. Con le sue
grandi scalinate, mi ricor-
dava il mio albergo. Quel-
le stanze singole allineate,
anche se spartanamente
accessoriate, mi ricordava-
no il mio albergo. Eppure
ero lì, per un motivo ben
diverso ed il convento non
era un albergo. Era la casa
dove Dio aveva il primo
posto. Quelle consorelle
non erano come le ospiti
dell’albergo, che entrava-
no/uscivano senza lascia-
re traccia.
Stare lì era una ferita al
mio orgoglio, alla mia vita
d’alta società, ai miei
“altri” progetti.
Erano i superiori a de-
cidere tutto per tutti. Non
fu facile abituarmi. A di-
stanza di tanti anni, tor-
nando indietro con il mio
pensiero, oggi so che non
ho mai avuto dubbi. Era
quello che volevo. Anche
se contrastava radicalmen-
te con la volontà dei miei
genitori.
Quella porta
dell’albergo che si apriva
e si chiudeva, l’ho vissuta
anche qui. All’inizio ho
visto anche chi il convento
l’ha vissuto come un al-
bergo; ma poi, dopo un
periodo più o meno breve,
quella gente se ne è anda-
ta… Il convento mi ha
insegnato che la “Porta di
Dio” non è come quella
dell’albergo.
Anche quando tutti i
rimorsi e le domande ti
prendono dentro, la pre-
ghiera riporta in alto, ad
un Dio che non abbando-
na mai e che non tratta
come un albergatore. La
mia preghiera più forte e
sentita, soprattutto
all’inizio, era “il bene è più
forte del male”, ripetuta
incessantemente, per ore,
per giorni, per mesi…
Ho combattuto contro
me stessa, contro il mon-
do, contro il male. E non è
stato per niente facile.
Lontana dai miei affetti,
dal mio albergo, dalle
cose che possedevo.
Oggi, dopo 40 anni di
Professione, so che è stata
la decisione più giusta da
prendere. La Porta di Dio,
e non la porta d’albergo, è
stata quella che mi ha
portato a vivere la vita
come dono incommensu-
rabile.
Il molto che ho lasciato
non ha paragone con la
ricchezza interiore che ho
trovato.
Riconoscere
Vocazioni
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 3 qui ho posto il cuore
Soltanto insieme possiamo credere “La trasmissione della fe-
de, che brilla per tutti gli uomi-
ni di tutti i luoghi, passa anche
attraverso l’asse del tempo, di
generazione in generazione.
Poiché la fede nasce da un
incontro che accade nella sto-
ria e illumina il nostro cammi-
no nel tempo, essa si deve
trasmettere lungo i secoli.
È attraverso una catena
ininterrotta di testimonianze
che arriva a noi il volto di Gesù.
Come è possibile questo? Co-
me essere sicuri di attingere al
"vero Gesù", attraverso i seco-
li? Se l’uomo fosse un individu-
o isolato, se volessimo partire
soltanto dall’"io" individuale,
che vuole trovare in sé la sicu-
rezza della sua conoscenza,
questa certezza sarebbe im-
possibile. Non posso vedere da
me stesso quello che è acca-
duto in un’epoca così distante
da me. Non è questo, tuttavia,
l’unico modo in cui l’uomo
conosce. La persona vive sem-
pre in relazione. Viene da altri,
appartiene ad altri, la sua vita
si fa più grande nell’incontro
con altri. E anche la propria
conoscenza, la stessa coscien-
za di sé, è di tipo relazionale,
ed è legata ad altri che ci han-
no preceduto: in primo luogo i
nostri genitori, che ci hanno
dato la vita e il nome. Il lin-
guaggio stesso, le parole con
cui interpretiamo la nostra vita
e la nostra realtà, ci arriva
attraverso altri, preservato
nella memoria viva di altri.
La conoscenza di noi stessi
è possibile solo quando parte-
cipiamo a una memoria più
grande. Avviene così anche
nella fede, che porta a pienez-
za il modo umano di compren-
dere. Il passato della fede,
quell’atto di amore di Gesù che
ha generato nel mondo una
nuova vita, ci arriva nella me-
moria di altri, dei testimoni,
conservato vivo in quel sogget-
to unico di memoria che è la
Chiesa.
La Chiesa è una Madre che
ci insegna a parlare il linguag-
gio della fede. San Giovanni ha
insistito su quest’aspetto nel
suo Vangelo, unendo assieme
fede e memoria, e associando
ambedue all’azione dello
Spirito Santo che, come dice
Gesù, «vi ricorderà tutto» (Gv
14,26). L’Amore che è lo
Spirito, e che dimora nella
Chiesa, mantiene uniti tra di
loro tutti i tempi e ci rende
contemporanei di Gesù,
diventando così la guida del
nostro camminare nella
fede.
È impossibile credere da
soli. La fede non è solo
un’opzione individuale che
avviene nell’interiorità del
credente, non è rapporto
isolato tra l’"io" del fedele e il
"Tu" divino, tra il soggetto
autonomo e Dio. Essa si
apre, per sua natura, al
"noi", avviene sempre
all’interno della comunione
della Chiesa. La forma dialo-
gata del Credo, usata nella
liturgia battesimale, ce lo
ricorda. Il credere si esprime
come risposta a un invito, ad
una parola che deve essere
ascoltata e non procede da
me, e per questo si inserisce
all’interno di un dialogo, non
può essere una mera con-
fessione che nasce dal singolo. È
possibile rispondere in prima
persona, "credo", solo perché si
appartiene a una comunione
grande, solo perché si dice an-
che "crediamo". Questa apertura
al "noi" ecclesiale avviene secon-
do l’apertura propria dell’amore
di Dio, che non è solo rapporto
tra Padre e Figlio, tra "io" e "tu",
ma nello Spirito è anche un "noi",
una comunione di persone.
Ecco perché chi crede non è
mai solo, e perché la fede tende
a diffondersi, ad invitare altri alla
sua gioia. Chi riceve la fede sco-
pre che gli spazi del suo "io" si
allargano, e si generano in lui
nuove relazioni che arricchisco-
no la vita. Tertulliano l’ha espres-
so con efficacia parlando del
catecumeno, che "dopo il lavacro
della nuova nascita" è accolto
nella casa della Madre per sten-
dere le mani e pregare, insieme
ai fratelli, il Padre nostro, come
accolto in una nuova famiglia.
(LF 38-39)
Nelle mani
di un
Amore più
grande
LETTERA
ENCICLICA
LUMEN
FIDEI DEL SOMMO
PONTEFICE
FRANCESCO
AI VESCOVI
AI
PRESBITERI E
AI DIACONI
ALLE
PERSONE
CONSACRAT
E
E A TUTTI I
FEDELI LAICI
SULLA FEDE
ANNO DELLA FEDE
(11 ottobre 2012 – 24
novembre 2013)
L’ANNO DELLA FEDE, aperto da Benedetto XVI il giorno 11 ottobre
2012, si conclude il 24 novembre prossimo. Anche noi, con questo
numero, chiudiamo la Rubrica NELLE MANI DI UN AMORE PIÙ
GRANDE, che ci ha accompagnato durante questo anno. Grazie a
tutti coloro che hanno contribuito a portarla avanti.
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 4 qui ho posto il cuore
C’è bisogno di
uno slancio di
purificazione,
poiché un’iner-
zia autoreferen-
ziale e una com-
petizione tutta
mondana ha fat-
to svanire la fe-
de.
Anche noi, Figli
dell’Im-macolata
Madre, anche
noi abbiamo il
compito cari-
smatico di vive-
re una relazione
tanto profonda
con la Madonna
da essere esecu-
tori del testa-
mento di Gesù.
Necessità di uno scatto
Che ci sia bisogno di uno slancio di purifi-cazione è chiaro, poiché un’inerzia autorefe-renziale e una competizione tutta mondana ha fatto svanire la fede.
La mancanza di fede ha prodotto un tas-so di nervosismo del rendimento, di angoscia della perdita, di litigiosità permanente, che ci hanno letteralmente stremati. Queste pennel-late di sociologia ecclesiale le prendo dal teologo Pierangelo Sequeri, per trasferirne la portata dalla Chiesa alla nostra Congregazio-ne.
Anche papa Francesco riconoscendo una diffusa “mondanità spirituale” non ha esitato a parlare di “clericalismo ipocrita” e di “cristiani da salotto” fino ad affermare che senza il sale di Gesù siamo “cristiani da mu-seo”.
Ciò significa, per noi, riscoprire nella spiri-tualità mariana il contributo più vero che pos-siamo dare alla Chiesa di oggi in questa deli-cata fase di transizione.
Maria è colei che crede con intelligenza e amore. I brani evangelici dell’annunciazione e delle nozze di Cana sono esemplari di que-sta attitudine mariana ad una fede responsa-bile, non priva di domande, obbediente nell’azione, avvolgente nel suo calore tutto umano, capace di anticipare l’altro in una relazionalità concepita come dono.
La laicalità dello stile mariano è spiazzan-te: mai il prevalere dei ruoli sui rapporti, mai impone una religiosità intransigente, sempre ha il volto della misericordia e, ovunque, la vedi scentrare da sé il riferimento ultimo.
Ben altro, rispetto a certi diffusi comporta-menti dal protagonismo spinto fino all’individualismo, dall’autocentrata imposi-
zione della propria storia.
Tutt’altro: la fede di Maria è sentimento ed emozione, è presenza silente, azione risolutiva, generosità capace di generare di generazione in generazione. Partecipando alla passione del Figlio, Maria vive la dinami-ca civile e religiosa dell’esserci nella storia: non fugge, sa di non potersi opporre, ma c’è e fa compagnia. C’è prima, durante e dopo.
Quando si prepara, quando si sopporta, quando si ricomincia. Sotto la croce, dentro il Cenacolo. Lungo i secoli. Con questo stile il suo ruolo assume nella Chiesa “statu na-scenti” una centralità che gli viene ricono-sciuta anche se non ha carattere ministeria-le.
Questa è la profezia della dimensione laicale. Più l’istituzione si allontanerà da lei, più si allontanerà dal proprio carisma e dalla propria missione.
Anche nel momento più oscuro Maria è con noi per consolarci. Ci tiene sulle ginoc-chia. A lei siamo stati affidati da Gesù mo-rente sulla croce e Lui ci ha affidato sua ma-dre Maria. L’apostolo Giovanni la prende nella sua casa, tra le sue cose, nella sua sfera di azione.
Anche noi, figli dell’immacolata Madre, anche noi abbiamo il compito carismatico di vivere una relazione tanto profonda con la Madonna da essere esecutori del testamento di Gesù.
Fratel RUGGERO VALENTINI (estratto dalla Lettera di Indizione
dell’Anno Mariano. Częstochowa, Polo-
nia. 1 giugno 2013)
Anno
Mariano
2013-2014
Deposizione di Gesù sulle ginocchia di sua madre Maria. Quadro custodito presso la Casa generale CFIC (Roma, Italia)
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 5 qui ho posto il cuore
Cristo non è più sul golgota è sepolto, ancora una volta,
con mille e mille occhi sbarrati,
con gole riarse di sale,
i corpi straziati e violati sott’acqua:
a due miglia da una terra promessa!
e dio dal cielo guarda.
impotente. muto. lontano.
non salva gli oppressi.
non fulmina gli oppressori.
può solo prestare la sua voce
a uomini che urlano: vergogna!
si squarcia il velo sgualcito e liso del
tempio.
ma la terra non trema
per un cataclisma che ribolle nelle vi-
scere,
ma non ha la forza di emergere,
quasi fosse sempre spento l’ardore
del fuoco presente in una coperta bru-
ciata,
per chiedere aiuto da un barcone im-
pazzito:
così da sembrare l’unica colpa imputa-
bile
all’imprudenza di sprovveduti dispera-
ti
o rassegnati al peggio!
lo lascia intendere l’ennesimo necrolo-
gio
pronunciato, con enfasi,
da chi, intanto, cancella dalla lista
tanti nomi impronunciabili di gente
che almeno non è più da mantenere,
come mangiatori di pane a ufo…
o da sociologi, il cui rimpianto
sembra essere, insieme alla denatalità
locale,
per tante vite giovani “forza lavoro”.
necessarie (malgrado tutto!) per riequi-
librare
un popolo, incapace di meticciarsi,
ma sempre più vecchio nel nostro pae-
se.
i semplici pescatori di corpi morti,
non vogliono un premio nobel per la
loro pietà,
ma denunciano i venditori di armi,
i nemici della pace presenti ovunque.
forse è a loro e a noi vivi
che dio presta la sua voce, necessaria-
mente neutrale.
lui ci ha dato mani da usare,
non per discolparci lavandole
come “sempre presenti pilati”
e allora i morti risorgeranno come cri-
sto.
nel regno promesso più sicuro
della spiaggia ove giacciono ,
misericordiosamente coperti da cerate,
dagli abitanti generosi dell’isola di
lampedusa.
(SIL)
La
Giovinezza
dei vecchi
Cristo è sepolto,
ancora una volta,
con mille e mille
occhi sbarrati, con
gole riarse di sale,
i corpi straziati e
violati ott’acqua:
a due miglia da
una terra promes-
sa!
I pescatori di corpi
morti, non voglio-
no un premio no-
bel per la loro pie-
tà, ma denunciano
i venditori di armi,
i nemici della pace
presenti ovunque.
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 6 qui ho posto il cuore
Da circa un anno
e mezzo esiste in
città una Com-
missione Battesi-
male che si occu-
pa d’accogliere e
accompagnare le
famiglie delle va-
rie Parrocchie
che richiedono il
Battesimo per il
loro bambino.
L’Equipe vuole
raggiungere sem-
pre più famiglie
che vivono questo
Sacramento, so-
prattutto quelle
che per ragioni
diversi negli anni
si sono allontana-
te dalla realtà
cristiana.
Siamo solo all’ini-
zio di questa
grande e bella
avventura.
Confidiamo molto
nella creatività
umana e nella
voglia di costrui-
re insieme qual-
cosa di nuovo e
di bello per le fa-
miglie di oggi.
Prestare massima attenzione alla vita dei bambini
Da circa un anno e mezzo esiste in
città una Commissione Battesimale
che si occupa d’accogliere e accom-
pagnare le famiglie delle varie Par-
rocchie che richiedono il Battesimo
per il loro bambino.
Questa Equipe nasce con il desi-
derio di fare un passo importante in-
sieme come comunità pastorale sulla
tematica del Battesimo, nell’ottica di
raggiungere sempre più famiglie che
vivono questo Sacramento, soprattut-
to quelle che per ragioni diversi negli
anni si sono allontanate dalla realtà
cristiana.
Il tempo che trascorre tra questo
primo sacramento e l’iscrizione al
catechismo è lungo, 7 anni circa, e
sia per i genitori che per il bambino
si tratta di un tempo di crescita, di
formazione, di grandi cambiamenti,
conquiste e scoperte.
E c c o
perché è
nata l’idea
di organiz-
zare degli
i n c o n t r i
POST bat-
t e s i m a l i
c o i n v o l -
gendo i
bambini da
1 a 6 anni.
In alcune
parrocchie
della città si sono già organizzati in-
contri sperimentali di questo genere,
ma con la nascita dell’équipe si è
pensato di organizzare un incontro
cittadino con la collaborazione di tut-
te le parrocchie.
Il primo incontro si è tenuto nel
maggio di quest’anno presso
l’Istituto Padre Monti e con
l’occasione di fare festa alle mam-
me, i bambini da 1 a 6 anni hanno
festeggiato le loro mamme in un mo-
mento di condivisione e una merenda
speciale.
Il secondo incontro si è tenuto in-
vece pochi giorni fa, il 13 ottobre,
presso il Salone Parrocchiale della
San Pietro e Paolo, ed i bambini tra i
3 ed i 6 anni, hanno festeggiato i
nonni: il tema centrale era quello
degli angeli custodi.
Nella foto allegata, Federica rac-
conta una storia ai bambini dove un
Angelo Custode (interpretato da me)
salva la vita di Lorenzo, un bimbo
vivace che, attratto da un cagnolino,
sta per finire in mezzo alla strada…
l’incontro si è concluso con un bel
canto e una ricca merenda!
Siamo solo all’inizio di questa
grande e bella avventura… Sentiamo
che la Chiesa Italiana nel documento
"Educare alla
vita buona del
Vangelo" e la
Diocesi ci chie-
dono con forza
di prestare
massima atten-
zione a questo
delicato perio-
do della vita
dei bambini e
delle famiglie e
con il sostengo
dello Spirito
del Signore confidiamo molto nella
creatività umana e nella voglia di
costruire insieme qualcosa di nuovo
e di bello per le famiglie di oggi.
Il prossimo appuntamento? La
festa della vita nella prima domenica
di febbraio… per i bimbi più piccoli
da 0 a 3 anni! Vi terremo aggiornati
sui prossimi appuntamenti!
Laura, Equipe Battesimale
La Nostra
Chiesa
nonni
A N N O I I , N U M E R O 1 9 – N O V E M B R E 2 0 1 3
nel Cuore della Carità Montiana
QUI HO POSTO IL CUORE
Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione
Hanno collaborato per questo numero:
Aurelio Mozzetta, FG, pfs, Marco Perfetti, Emmanuel Mvomo, CFIC Brasil, SIL,
I cercatori di Dio, R.M., Ruggero Valentini, Laura Aceto, Raffaele Mugione
www.padremonti.org
Direzione: Via San Giacomo, 5
21047 – Saronno (VA)
: 02 96 702 105 : 02 96 703 437
e-mail:
sito web: www.padremonti.org
(Nessun collaboratore percepisce
compenso. Questo Notiziario è
realizzato da volontari)
Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno
Orario delle Celebrazioni del Santuario
GIORNI FERIALI
6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa (lunedì in cripta) 9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
TUTTI I GIOVEDI’
18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.30 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO
P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio
P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong