Facoltà di Ingegneria
Corso di Laurea in Ingegneria dei Materiali
Relazione di tirocinio
Rivestimenti cataforetici per la protezione di strutture
in acciaio zincato
Studente:
Stefano Zanol
Anno Accademico 2011/2012
ABSTRACT
Questo lavoro di ricerca ha l’obbiettivo di cercare di mettere in relazione il degrado naturale
di un rivestimento cataforetico applicato su alcuni pannelli di acciaio zincato con delle prove di
laboratorio di degrado accelerato. Il deterioramento naturale dei pannelli ha avuto luogo
mediante l’esposizione degli stessi a Trento per un anno, mentre quello accelerato è stato
realizzato mediante un ciclo combinato di esposizione a raggi ultravioletti, umidità e
temperatura per simulare il comportamento aggressivo dell’ambiente esterno. Per esaminare e
confrontare i due tipi di degrado, i campioni sono stati monitorati tramite la tecnica della
spettroscopia di impedenza elettrochimica.
1. INTRODUZIONE
Le proprietà protettive di pannelli in acciaio zincato rivestiti con vernici organiche per
applicazioni esterne sono comunemente valutate mediante prove accelerate di laboratorio e
monitorate utilizzando tecniche elettrochimiche quali la spettroscopia di impedenza
elettrochimica (EIS). Anche se è ormai comunemente risaputo che la EIS è un potente
strumento per prevedere le proprietà di un rivestimento organico[1], è ancora un grosso
problema trovare una chiara correlazione tra i risultati dei test accelerati di laboratorio e quelli
dovuti all'invecchiamento naturale[2-4].
E’ noto come le variabili ambientali col tempo influenzino le proprietà protettive del
rivestimento. In particolare, l'effetto cumulativo del tempo di umidità incide fortemente
l'assorbimento di acqua nel rivestimento che porta alla degradazione del sistema di protezione,
mentre la radiazione solare è responsabile della invecchiamento della matrice polimerica
dovuta all'interazione tra i gruppi chimici e la componente UV dello spettro solare.
Generalmente, le proprietà di un rivestimento organico vengono stimate utilizzando test di
laboratorio che simulano alcuni stress ambientali (temperatura, radiazione UV cumulativa,
umidità, cicli umido/secco ecc.) in modo accelerato. I risultati sperimentali sono poi confrontati
ai dati ottenuti dal invecchiamento naturale. L'estrapolazione di una previsione di durata di vita
in serivizio può essere ottenuta tramite un approccio integrato che considera sia i risultati della
intemperie artificiali, sia l'invecchiamento naturale in funzione delle condizioni climatiche del
sito di esposizione.
In questo lavoro si è cercato di mettere a punto un ciclo di degrato accelerato riproducibile in
laboratorio che causasse un deterioramento del rivestimento organico tale da poter essere
messo in relazione a quello riscontrato dopo un anno di esposizione naturale[2], confrontando le
proprietà fisiche ed elettrochimiche dei campioni sottoposti a tale stress tramite la tecnica
dell’EIS. I risultati infine sono stati anche comparati con altri test di laboratorio, come quello
di pura immersione in soluzione di solfato di sodio effettuato in un precedente studio[2], per
poter valutare le differenti entità e modalità di degrado del sistema protettivo.
2. MATERIALI E TECNICHE SPERIMENTALI
2.1 MATERIALI
I campioni utilizzati consistono in dei pannelli (15x10 cm) di acciaio zincato a caldo usati
come substrato per un rivestimento organico protettivo. La zincatura dell’acciaio ha uno
spessore di circa 8 µm e consiste in una lega di zinco con il 0,5% in peso di alluminio ed è
stata applicata mediante un processo in continuo.
In questo studio sono stati utilizzati due diversi tipi di rivestimento composti da una matrice a
base epossidica/poliestere applicata tramite la tecnica di cataforesi per elettrodeposizione di
polveri, per poi venire cotta a 175°C per 25 minuti. Il rivestimento finale ha uno spessore
variabile fra 26-28 µm a seconda dei diversi campioni. La differenza fra i due tipi di
rivestimento consiste nella presenze di stabilizzanti anti-UV in uno di essi rispetto all’altro
(rivestimento standard).
2.2 CICLO DI INVECCHIAMENTO ARTIFICIALE
Per cercare di simulare un degrado simile a quello che i campioni avevano subito durante
l’esposizione all’ambiente esterno[2] (sul tetto della facoltà di Ingegneria di Mesiano, Trento) è
stato studiato un ciclo combinato che comprendesse l’esposizione a radiazione luminosa
(simulando l’azione dei raggi solari) e ad un ambiente umido non troppo aggressivo (simulando
l’azione delle precpitazioni e della condensa).
L’invecchiamento artificiale dei campioni è stato effettuato ponendoli in una camera
sottoposta alternativamente a 6 ore di radiazione ultravioletta (lampade UV-A, 340 nm) e 6
ore di umidità relativa 100% (prodotta da acqua distillata), ad un temperatura costante di
circa 35°C.
2.3 SPETTROSCOPIA DI IMPEDENZA ELETTROCHIMICA
La spettroscopia a impedenza elettrochimica (EIS) è una tecnica non distruttiva ampiamente
utilizzata per la caratterizzazione elettrochimica di rivestimenti organici protettivi applicati a un
substrato metallico[6]. Questa tecnica si basa sull’applicazione di una tensione sinusoidale, a
varie frequenze, alla cella elettrochimica in esame misurando la corrente che scorre attraverso
di essa. La risposta a questa eccitazione è in generale un segnale di corrente alternata che
può essere analizzato mediante una somma di funzioni sinusoidali (serie di Fourier). I segnali
di eccitazione che si utilizzano normalmente sono molto piccoli per ottenere una risposta
lineare (o pseudo-lineare) del sistema. Da questi valori di tensione e corrente alternati si
possono ottenere dei valori di impedenza del sistema per le varie frequenze di eccitazione[5].
Il valore di impedenza ricavato (Z) è in linea generale un numero complesso e può venire
rappresentato su due tipi di diagrammi. Il diagramma di Nyquist mette in relazione il valore
reale di dell’impedenza (Zre) con quello immaginario (Zim), ma non abbiamo informazioni sul
valore di frequenza alla quale è stato ricavato il punto sul grafico. Invece i due diagrammi di
Bode mettono in relazione il modulo dell’impedenza (|Z|) e la sua fase (Φ) con la frequenza di
eccitazione del segnale (ω).
a) b)
Figura 1 – Esempio di circuito elettrico con relativi diagrammi di: a) Nyquist b) Bode
I dati ricavati possono essere fittati tramite un modello, ossia un circuito equivalente
composto da resistori, capacitori e induttori, che deve però rispondere ad alcune condizioni[6]:
Tutti gli elementi del circuito proposto devono avere un chiaro significato fisico. Devono
essere associata con proprietà fisiche del sistema che possono generare questo tipo di
risposta elettrica.
Il circuito elettrico equivalente deve generare spettri che, con opportuni valori degli
elementi, sono diversi dai risultati sperimentali per una quantità sufficientientemente
piccola da poter essere definita errore di fittaggio. L’errore è accettabile non solo se è
piccolo, ma anche se non è periodico o regolare in funzione del frequenza.
Il circuito deve essere più semplice possibile: in altre parole se, eliminando un elemento
la condizione precedentemente descritta è ancora valida, il circuito deve essere
semplificato.
L'efficacia del modello ottenuto dipende dal rispetto queste condizioni. Se la seconda
condizione non è soddisfatta, allora il modello non è coerente con la sperimentale risultati, e
quindi è sbagliato. Se la prima condizione è non soddisfatta, il modello non è collegato a un
significato fisico reale, quindi non è utile.
Il sistema, costituito nel nostro caso da un metallo rivestito da una pellicola organica, è
generalmente piuttosto complesso e può prendere in considerazione un gran numero di
variabili diverse. Tutti i parametri in gioco (il substrato metallico, i pretrattamenti sulla
superficie, i vari cicli di verniciatura ecc.) possono influenzare il comportamento elettrochimico
misurato, che è anche funzione dell'ambiente e delle condizioni di misura (tipo di soluzione
usata nella cella, temperatura, concentrazione di ossigeno ecc.). La scelta del modello è quindi
essenziale per descrivere in modo migliore possibile il fenomeno di degrado in atto[6].
Lo scopo finale della caratterizzazione di rivestimenti organici tramite EIS è quello di ottenere
informazioni sulle proprietà di sistema quali la presenza di difetti sul rivestimento, l’ adesione
all’interfaccia, l’assorbimento d’acqua nel tempo, le proprietà barriera del film ecc. La
conoscenza di questi parametri è molto utile per prevedere il comportamento protettivo delle
vernici in servizio.
2.4 TECNICHE SPERIMENTALI
Le proprietà dei rivestimenti e la loro
evoluzione sono state stimate
effettuando dei test di spettroscopia di
impedenza dopo differenti tempi di
esposizione al ciclo di invecchiamento
artificiale sopra citato. Le misurazioni
sono state effettuate in una soluzione
acquosa contenente lo 0,3% in peso di
Na2SO4 (4 mS/cm). I test elettrochimici
sono stati eseguiti utilizzando un
analizzatore di risposta in frequenza
Solartron 1255 HF e un interfaccia
dielettrica Solartron 1296.
Le misurazioni sono state condotte
una cella elettrochimica a due elettrodi.
Oltre all’elettrodo di lavoro collegato al
nostro campione, è stato utilizzato un
elettrodo ausiliario ad anello di platino.
Le misure di impedenza elettrochimiche sono state effettuate imponendo alla cella un
potenziale di 20 mV rispetto al potenziale di circuito aperto (OCP) e rilevando cinque punti per
ogni decade di frequenza compresa fra 105-10-2 Hz.
Durante le misurazioni è stata utilizzata una cella mobile, la cui area in immersione era circa
15,2 cm2, in modo tale da poter riutilizzare lo stesso campione per prove successive. Gli spettri
di impedenza sono stati poi analizzati utilizzando il software di fitting ZsimpWin®.
Figura 3 – Configurazione elettrica di misura
Figura 2 - Cella mobile sperimentale
3. RISULTATI SPERIMENTALI
3.1 CLASSIFICAZIONE ED ELABORAZIONE DEI DATI
I campioni sono stati classificati con una sigla di due lettere e un numero. Le due lettere
stanno ad indicare il tipo di campione: sono stati chiamati SD i test effettuati su campioni
standard, mentre UV quelli effettuati su campioni contenenti pigmenti anti-UV. Il numero
successivo invece indica il numero di cicli completi da 12 ore (6 ore UV e 6 ore umidità) che il
campione ha subito prima di essere sottoposto a EIS. Ad esempio il test SD_48 è stato
effettuato su un campione standard dopo che ha sostenuto 48 cicli (circa 576 ore) di
UV/umidità.
Figura 4 – Interpolazione dei dati su grafico di Bode ricavati da test su campioni standard dopo 48 cicli
I dati ricavati dalle prove EIS sono stati poi inseriti in grafici di Bode, dove ogni curva è stata
estrapolata da almeno due misure, effettuate su due differenti aree del campione. Quando lo
scarto di una prova rispetto alla curva è risultato troppo elevato (soprattutto a basse
frequenze), il test veniva ripetuto in modo da avere una maggior mole di dati per effettuare
l’interpolazione. Punti palesemente troppo distanti (di più di un ordine di grandezza) dalla
curva principale sono stati esclusi per il calcolo della curva interpolante.
L’interpolazione dei dati è risultata molto buona per alte frequenze (> 1 Hz), mentre lo
scarto per i valori a basse frequenze è stato più elevato a causa del fenomeno di scattering. Si
possono ritenere le curve presentate in seguito una buona approssimazione del fenomeno
reale fino a 0,1 Hz, mentre per i valori di frequenza più bassi la curva è solo indicativa (si
hanno pochi dati utili e un elevato rumore a causa dello scattering).
Per la fase di fitting invece si è utilizzato il softare ZsimpWin® per risalire ai valori della
variabili fisiche del sistema. Sono stati utilizzati due tipi di circuito elettrico: il circuito di
Randle, che si costituisce di una resistenza in serie a un parallelo tra una capacità e un altra
3
4
5
6
7
8
9
10
11
-2 -1 0 1 2 3 4 5
log
|Z|
[Ω. c
m2]
log n [Hz]
resistenza, e un circuito analogo con una costant phase element (CPE) al posto della capacità.
Re rappresenta la resistenza dell’elettrolita, che nel nostro caso possiamo considerare fissa e
costante a 250 cm (visto che è di molti ordini di grandezza inferiore agli altri due elementi).
Rp invece rappresenta la resistenza del rivestimento e dipende in primo luogo dallo spessore
del film organico (la resistenza aumenta all’aumentare di esso) e in secondo luogo da elementi
come la quantità di pori e la quantità di acqua e di ioni conduttivi assorbiti che tendono invece
a ridurre la resistenza del rivestimento (ne aumentano la conducibilità). Cc e Qc invece
rappresentano la capacità del rivestimento, ossia la sua costante dielettrica relativa. La
differenza fra i due valori risiede nel fatto che Cc rapprensenta il valore di un capacitore ideale,
mentre Qc è un elemento che tiene conto di possibili imperfezioni del capacitore reale[7]
(rugosità delle superfici e non perfetta linearità fra le due piastre, una composizione o uno
spessore che non sono costanti lungo la superficie, una distribuzione non uniforme della
corrente ecc.). Si vede infatti dalla figura 6 e 7, dove i punti rossi e blu sono i dati sperimentali
e i punti verdi e gialli sono i valori ricavati dai due modelli proposti che minimizzano l’errore,
come il circuito con la CPE fitti in modo molto migliore i punti sperimentali. Ciò nonostante uno
dei principali svantaggi di usare una constant phase element, in merito al quale vi sono svariati
articoli di letteratura, consiste nella difficoltà di relazionare il valore numerico ottenuto a un
relativo valore di capacità effettiva del rivestimento[8].
a) b)
Figura 5 – Circuiti equivalenti: a) circuito di Randle, b) circuito con CPE
Figura 6 – Fittaggio dei dati ottenuti da campioni standard dopo 48 cicli con circuito R(CR)
Figura 7 – Fittaggio dei dati ottenuti da campioni standard dopo 48 cicli con circuito R(QR)
Si è quindi scelto di utilizzare e confrontare entrambi i modelli per il calcolo dei parametri
fisici di sistema e cercare di capire se la differenza avesse presentato una differenza
sostanziale nei risultati o solo un comprensibile errore di fittaggio dei dati sperimentali. Nel
raffronto con i risultati del precedente lavoro[2] di ricerca invece si è scelto consapevolmente di
utilizzare, per uniformità, lo stesso modello impiegato, ossia il circuito R(CR).
3.2 DATI SPERIMENTALI OTTENUTI
I dati ottenuti dalle prove di impedenza, ad un determinato numero di cicli UV+umidità, sono
stati interpolati con una curva come in figura 4 e sono stati messi a confronto sul grafico del
modulo di Bode (figure 8 e 9).
I campioni vergini (SD_00 e UV_00) hanno un comportamento pressochè identico, seguendo
una retta quasi perfetta e raggiungegno valori di quasi 1011 Ω.cm2 a frequenza di 0,01 Hz. Si
può poi notare come all’aumentare del tempo di degrado (numero di cicli effettuati) la curva
del modulo trasli sempre più verso il basso e la frequenza di taglio si sposti a valori di
frequenza sempre maggiori. E’ palese come i campioni standard subiscano maggiormente
questa modificazione che si può facilmente ricondurre a un maggior degrado del rivestimento
dovuto all’esposizione prolungata in un ambiente aggressivo. In particolare circa dopo circa 40
cicli il degrado dei campioni standard aumenta in modo molto marcato, mentre le curve dei
campioni UV restano molto vicine alle precedenti e non si nota un forte crollo di impedenza a
bassi valori di frequenza.
Figura 8 – Evoluzione nel del tempo del modulo dell’impedenza per campioni standard
Figura 9 – Evoluzione nel del tempo del modulo dell’impedenza per campioni anti-UV
3
4
5
6
7
8
9
10
11
-2 -1 0 1 2 3 4 5
SD_00
SD_05
SD_09
SD_24
SD_39
SD_48
SD_87
SD_145
log
|Z|
[Ω . c
m2]
log ν [Hz]
Campioni SD
3
4
5
6
7
8
9
10
11
-2 -1 0 1 2 3 4 5
UV_00
UV_05
UV_09
UV_24
UV_39
UV_48
UV_87
UV_145
log ν [Hz]
Campioni UV
log
|Z|
[Ω
. cm
2]
I dati raccolti sono stati poi fittati con i due circuiti equivalenti proposti in precedenza (figure
5a e 5b). Sono quindi stati ricavati i valori di Cc/Qc e Rp e plottati su un grafico (figure 10 e
11) mostrandone l’andamento in funzione del tempo di degrado (questa volta espresso in ore).
I valori di resistenza fra i due tipi di fittaggio (RCR e RQR) sono molto simili, in particolare
alle alte frequenze, mentre nel caso della capacità i valori sono molto diversi (da cui nasce
come accennato prima il problema di riportare i valori della CPE a valori di capacità effettiva).
Quello che si può osservare è un trend simile, dove i campioni tendono ad aumentare in modo
prograssivo il loro valore di capacità: i campioni standard in modo maggiore rispetto a quelli
contenenti anti-UV. Quest’aumento di valore di capacità è legato all’assorbimento di acqua da
parte del rivestimento andando ad aumentare la costante dielettrica relativa del rivestimento,
che è legata alla frazione di acqua assorbita secondo la regola delle miscele.
I valori di resistenza invece tendono a calare col tempo a causa dell’assorbimento di ioni
conduttivi nel rivestimento, che aumentano la conducibilità elettrica, riducendo le proprietà
barriera del rivestimento. Si vede dal grafico come, pur partendo da valori di resistenza simili,
e quindi da spessori confrontabili tra i rivestimenti, il calo di resistenza per i campioni standard
sia più marcato rispetto ai campioni anti-UV. Questo può esser dovuto a un maggior degrado
della matrice polimerica del rivestimento causata dall’esposizione radiazioni UV che interagisce
con i legami chimici creando radicali e portando alla rottura delle catene polimeriche (con
conseguente abbassamento del loro peso molecolare), permettendo così agli ioni di permeare
più facilmente[9].
Figura 10 – Aumento nel del tempo della capacità per i due tipi di rivestimento e di modellazione
-2,0E-10
1,1E-23
2,0E-10
4,0E-10
6,0E-10
8,0E-10
1,0E-09
1,2E-09
1,4E-09
0 500 1000 1500 2000
Cc
[F/
cm2]
-
Qc
[S. s
n/c
m2]
t [h]
RQR-SD
RCR-SD
RQR-UV
RCR-UV
Capacità del rivestimento
Figura 11 – Riduzione nel del tempo della resistenza per i due tipi di rivestimento e di modellazione
4. ANALISI DEI DATI E OSSERVAZIONI
Per analizzare e commentare i dati ottenuti dalle prove di EIS essi sono stati confrontati con i
dati raccolti in un precedente studio, dove gli stessi campioni sono stati esposti a
invecchiamento naturale e altri ancora sono stati sottoposti a prove di immersione in una
soluzione acquosa contenente lo 0,3% in peso Na2SO4, per poi essere testati con la stessa
tecnica e metodologia utilizzata in questo studio.
Si presentano inizialmente due grafici che mettono a confronto i dati dei parametri Cc e Rp
ricavati dai test EIS fittati con il circuito di Randle (figura 5a). Nel grafico in figura 12 si vede
come nei test accelerati di immersione (SD-IM e UV-IM) la capacità del rivestimento aumenta
nelle prime 100-150 ore fino ad arrivare a un plateau: il rivestimento tende ad assorbire
acqua, aumentando la sua capacità, fino a quando non è saturo e si raggiunge una situazione
di stabilità. Invece nei test ciclici UV/umidità (contrassegnati dalle lettere CY) la tendenza ad
incrementare la capacità del rivestimento continua anche dopo i primi giorni, raggiungendo
dopo circa 1750 ore un valore pari a quasi il doppio rispetto alle prove in sola immersione. In
entrambi i casi i campioni contenenti anti UV limitano l’assorbimento di acqua del rivestimento,
come si vede in figura 13, dove è proposto un grafico che mette in relazione la frazione
volumetrica di acqua assorbita con il tempo di esposizione al test. La frazione volumetrica è
stata calcolata con la formula seguente (equazione di Brasher-Kingsbury)[10]:
Dove Cx è la capacità calcolata al tempo x, C0 la capacità iniziale del campione vergine e
εw è la costante dielettrica dell’acqua (che vale circa 80).
1,0E+07
1,0E+08
1,0E+09
1,0E+10
1,0E+11
1,0E+12
1,0E+13
0 500 1000 1500 2000
Rp
[Ω
. cm
2]
t [h]
RQR-SD
RCR-SD
RQR-UV
RCR-UV
Resistenza del rivestimento
Risulta lampante come l’assorbimento, che per il test di immersione si stabilizza dopo circa 4
giorni, continui ad aumentare nei campioni sottoposti a ciclo combinato. Ciò significa che
l’azione di invecchiamento svolta dalla radiazioni contribuisce ad un aumento della
penetrazione di liquido, anch’essa causa di danneggiamento nella vita in servizio delle vernici.
E’ possibile pensare quindi come l’azione sinergica dei due fattori di degrado comporti un
deterioramento maggiore che la sola somma dei due singoli effetti distinti.
Figura 12 – Andamento della capacità ideale di rivestimento in funzione del tempo di esposizione
Figura 13 – Assorbimento d’acqua del rivestimento in funzione del tempo di esposizione
1,5E-10
2,0E-10
2,5E-10
3,0E-10
3,5E-10
4,0E-10
4,5E-10
0 500 1000 1500 2000
Cc
[F/
cm2]
t [h]
SD-CY
UV-CY
SD-IM
UV-IM
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
0 500 1000 1500 2000
Φ [
%]
t [h]
SD-CY
UV-CY
SD-IM
UV-IM
Andando ad analizzare la resistenza (figura 14) nei due test invece si nota, oltre alla diversa
entità della variazione rispetto al valore iniziale, anche una differenza di comportamento. Nel
test di immersione è il campione anti-UV a denotare un maggior calo della resistenza, mentre
nel test ciclico, proprio come nei campioni invecchiati naturalmente, si nota nei campioni
standard.
Figura 14 – Andamento della resistenza di rivestimento in funzione del tempo di esposizione
Possiamo quindi affermare che tra le due tipologie di test accelerato, quello ciclico è più
rappresentativo della realtà che non il test di pura immersione, per quanto riguarda la natura e
l’entità del danneggiamento. Proviamo a confrontare quindi l’entità del danneggiamento
artificiale con quello riscontrato dalle misure sui campioni invecchiati naturalmente per cercare
di trovare una correlazione.
Figura 15 – Evoluzione del modulo dell’impedenza per campioni SD (sinistra) e UV (destra) [2]
1,0E+07
1,0E+08
1,0E+09
1,0E+10
1,0E+11
1,0E+12
1,0E+13
0 500 1000 1500 2000
Rp
[Ω
. cm
2]
t [h]
SD-CY
UV-CY
SD-IM
UV-IM
In figura 15 sono riportati gli andamenti del modulo di impedenza dei campioni standard e
anti-UV esposti all’esterno di Trento per un determinato periodo. Confrontandoli con le figure 8
e 9 possiamo notare la somiglianza e di come i campioni dopo 145 cicli (circa 72 giorni)
abbiano all’incirca lo stesso andamento delle curve dopo 90-180 giorni di esposizione naturale.
Anche confrontando invece i grafici in figura 16 con quelli delle figure 10 e 11 notiamo come i
valori di capacità e soprattutto resistenza sembrano meglio correlati che con le prove di pura
immersione. I valori di capacità dopo 145 cicli sono simili a quelli ottenuti dopo 50-100 giorni
di esposizione naturale (4.10-10 F/cm2), mentre quelli di resistenza sono comparabili a quelli
ricavati dopo 100-150 giorni (107 Ω.cm2 per lo SD, 109 Ω.cm2 per l’UV). Sembra quindi che il
test di laboratorio non sia in grado di accelerare di molto i tempi di degrado del rivestimento
(72 giorni sono correlabili a circa un centinaio di giorni di esposizione naturale) ma riesca
comunque a notare una correlazione che le prove di sola immersione non riuscivano a trovare.
Figura 16 – Andamento della capacità (sinistra) e della resistenza (destra) di rivestimento nel tempo [2]
5. CONCLUSIONI
In questo articolo si è cercato di esaminare il degrado di pannelli in acciaio galvanizzato
rivestiti con due differenti rivestimenti organici (con e senza pigmenti anti-UV) sottoposti a un
ciclo alternato di radiazione ultravioletta e umidità. I campioni sono stati analizzati con la
tecnica della spettroscopia di impedenza elettrochimica e i risultati sono stati confrontati con
quelli raccolti in un precedente studio (effettuato sugli stessi campioni) in cui si cercava di
correlare il degrado naturale con delle tecniche di laboratorio accelerate come il test di
immersione.
E’ stato dimostrato come il ciclo combinato sia senz’altro un test accelerato di maggior
efficacia nel descrivere il degrado di un rivestimento polimerico e, sebbene non riesca ad
accelerare il deterioramento della vernice in modo marcato, è possibile almeno utilizzare
questa tecnica per effettuare dei raffronti su prodotti simili e capire la differente efficacia
protettiva.
6. BIBLIOGRAFIA
[1] F. Deforian, L. Fedrizzi, S. Rossi, P.L. Bonora
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Electrochimica Acta, vol. 44 - 1999, pp. 4243-4249
[2] S. Rossi, M. Fedel, F. Deflorian
“Comparison between natural and artificial
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[3] F. Deflorian , S. Rossi, L. Fedrizzi, C. Zanella
“Comparison of organic coating accelerated tests
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[4] F. Deflorian, L. Fedrizzi, P.L. Bonora
“Organic coatings degradation: Comparison
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Corrosion Science, vol. 50 - 2008, pp. 2360-2366
[5] Gamry Instruments
“Basics of Electrochemical Impedance
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http://www.gamry.com/assets/Application-Notes/Basics-
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[6] P.L. Bonora, F. Deflorian, L. Fedrizzi
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http://www.consultrsr.com/resources/eis/cpe2.htm
[8] B. Hirschorn, M.E. Orazem, B. Tribollet, et al.
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[9] F. Deflorian, L. Fedrizzi, P.L. Bonora
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polyester paints”
Corrosion Science, vol. 38 - 1996, pp. 1697-1708
[10] A.S. Castela, A.M. Simões
“An impedance model for the estimation of water
absorption in organic coatings”
Corrosion Science, vol. 45 - 2003, pp. 1631-1646