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ANNO SCOLASTICO ANNO SCOLASTICO 2003/20042003/2004
DIREZIONE DIDATTICA DIREZIONE DIDATTICA
“VILLAGRAZIA”“VILLAGRAZIA”PALERMOPALERMO
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Cari amici di Negrar,Vorremmo presentarvi la
nostra terra e le sue tradizioni.
Abbiamo scelto per voi quelle che per noi sono le più
significative !!Speriamo di essere riusciti
A farvi amare la Sicilia!!
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SONO MESI RICCHI DI TRADIZIONI NELLA NOSTRA TERRA E VOGLIAMO FARVELE
CONOSCERE!!
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TRADIZIONI SICILIANE
FEBBRAIO MARZOAPRILE
LUGLIO
CARNEVALE SAN GIUSEPPE PASQUA IL FESTINOMANDORLO
IN FIORE
PAG. 5
PAG. 32 PAG. 40 PAG. 54PAG. 25
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P.S.P.S. CliClicccatecate susu PePepppe pe NaNapppapa ppeer r aanndaredare avaavannti ti nellanella pprreseseenntatazzioionne de deel l mesemese ddi i FFeebbbrbraaio io in cin cuui il i il carcarnnevalevalee è sè soovravranno…o… èè PPeeppppee che che vivi gguuiiddeeràrà!!!!!!
IO SONO PEPPE NAPPA
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IL CARNEVALE A PALERMO HA INIZIO CON LA “TRASUTA DU NANNU”,(ENTRATA DEL NONNO) TRA CORIANDOLI E STELLE FILANTI E MASCHERE VARIE CHE ACCORRONO PER ACCOGLIERLO NEL MODO PIU’ RUMOROSO. E’ UN
VECCHIO FANTOCCIO, IMBOTTITO DI PAGLIA, UN PERSONAGGIO BASSINO, ALLEGRO, ABBIGLIATO DA
STIMATO NOTABILE. LA DOMENICA SEGNA IL SUO ARRIVO, VIENE PORTATO IN GIRO PER LA CITTA’. LA
SERA DEL MARTEDI’ GRASSO VIENE BRUCIATO COME UNA SPECIE DI VITTIMA DESIGNATA PER PURIFICARE LA
COMUNITA’: MUORE COLUI CHE AVEVA LANCIATO CORIANDOLI E CONFETTI, SIMBOLI DI ABBONDANZA.
PRIMA DI ESSERE BRUCIATO, VIENE LETTO IL “TESTAMENTO DU NANNU”.TUTT’OGGI, NEL QUARTIERE DI BALLARO’, LA FIGURA DU NANNU VIENE SEDUTA AD
UN BALCONE O PRESSO UN TAVOLO IN UNA DELLE TAVERNE DEL LUOGO.
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IL CARNEVALE È SEMPRE STATO SINONIMO DEL DIVERTIMENTO, DELLO SFARZO NEL GIOCO, NEL TRAVESTIMENTO E NELLA TAVOLA.
LE PRIME NOTIZIE STORICHE DEL CARNEVALE SICILIANO RISALGONO AL 1600 E RIGUARDANO LA CITTÀ DI PALERMO.
COL PASSARE DEGLI ANNI, ASSUNSE SEMPRE PIÙ SFARZO NELLA PREPARAZIONE DEGLI ADDOBBI E DEI COSTUMI E DELLE MASCHERE E POTERE SUL DESIDERIO COLLETTIVO DI EVADERE DALLA ROUTINE E DAL QUOTIDIANO.
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Nel 1700 tutta la cittadinanza del capoluogo veniva coinvolta nei cortei in costume lungo le strade principali, come il “Cassaro” e la “Strada Nuova”; in cui sfilavano le carrozze patronali che ospitavano i nobili del luogo i quali amavano mescolarsi con il popolo per vivere in prima persona la festa, dando luogo alle così dette “Carrozzate”.
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….INTANTO AI PIEDI DELL’ETNA
Nel 1667 si ha la comparsa di una maschera l'Abbatazzu, con l’intenzione di mimare nobili o membri del clero, portando un
grosso libro da cui facendo finta di leggere sentenziava battute satiriche.
Cosi nacque la satira con l'autorizzazione del Vescovo di Catania Bonadies.
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In seguito in occasione della festa del patrono di San Sebastiano, occasione di festa pubblica con giochi,maschere e spettacoli vari…nasce il Carnevale di Acireale. Nel 1800, inoltre, c’erano sfilate di carri nobiliari dai quali i nobili del posto, appunto, lanciavano leccornie al popolo. Soltanto nel 1929 la festa col passare degli anni, diventa
sempre più sfarzosa e invadente tanto da diventare una tappa quasi obbligata per chi vuole trascorrere qualche giorno di euforia prima dell’avvento della Quaresima.
Ogni anno si ha la sfilata di carri allegorici infiorati costruiti in cartapesta, di gruppi folkloristici e mascherati.
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…E ALLE FALDE DEL MONTE SAN CALOGERO…
Sciacca e il suo Carnevale è diventato un vero e proprio
richiamo per i turisti.L’evento ha origini antiche,
risale al 1800, quando la festa era l’occasione per dare
libero sfogo all’allegria e per dedicarsi ai “peccati di gola”.
Le manifestazioni cominciano il giovedì grasso con la consegna
delle chiavi della città alla maschera di PEPPE NAPPA ( PEPPI = GIUSEPPE,
NAPPA= TOPPE DEI PANTALONI).
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PEPPE NAPPA è un personaggio strafottente che, con la scusa di essere mezzo scemo, lotta furbescamente contro la nobiltà siciliana del 1700.
Si allea con il popolo e smaliziato e boccaccesco, intrigante fino a far rompere i matrimoni, riesce a far perdere immense fortune ai nobili.
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Il corteo mascherato, ogni anno,
è stato inaugurato da un carro raffigurante
questo personaggio, rappresentante la
maschera principale del carnevale
di Sciacca:“PEPPE NAPPA”
Vera peculiarità di "Peppe Nappa" è la tradizionale distribuzione, a tutto il popolo partecipante alla festa, di caramelle, vino e salsiccia: quest'ultima preparata sulla
brace, nella parte posteriore del carro.
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IL ROGO DI PEPPE NAPPAE’ il momento finale e il più
emozionante della manifestazione saccense: il pupazzo raffigurante PEPPE
NAPPA, staccato dalla piattaforma che lo aveva
portato in giro per la città, viene collocato al centro
della piazza: Tutti si riuniscono intorno a lui
danzando in un grande girotondo sulle note dell’inno e lanciando
centinaia di martelletti carnascialeschi sul pupazzo
in fiamme.Impressionante è lo spettacolo,
tra i mille colori e i flash delle macchine fotografiche.
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NEI RIONI PALERMITANI SI VIVEVA UN’ANIMAZIONE PARTICOLARE, I RAGAZZI NE COMBINAVANO DELLE BELLE: I “PITTIDDI” (i coriandoli) VENIVANO LANCIATI SOPRATTUTTO MENTRE SI PARLAVA; IL “CUOPPO” (coppo di carta ripieno di talco) VENIVA LANCIATO SUL VISO DEL PASSANTE PRESO DI MIRA; “’A BAIA” SI CIRCONDAVA UNA PERSONA E TUTTI
GRIDANDO “i_é, i_è” SI APPUNTAVA SULLE SPALLE DEL MALCAPITATO, CON UNO SPILLO, UNA CODA O LE CORNA DEL DIAVOLO:
“A LIENZA” DAI BALCONI, CON UN FILO DI LENZA, SI PESCAVANO I CAPPELLI DEI SIGNORI CHE SI TROVAVANO A PASSARE LI’ SOTTO.
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DETTI
SICILIANI
CARNEVALESCHI
‘CU DI TRENTA,‘CU DI
TRENTUNO,DI VINTOTTU CI
N’E’ UNU!!
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CARNIVALI TUTTI LI FESTI FA TURNARI (con questo detto inizia ufficialmente la festa;
DOPPU LI TRI RE, TUTTI OLE’ ( dopo l’epifania, quindi l’arrivo dei tre re, è già Carnevale);
PA CANDELORA U LANUTU NESCI FORA PI QUARANTA JIORNA ANCORA
( dal giorno della Candelora il lupo resta fuori ancora per quaranta giorni) restano solo quaranta giorni alla fine dell’inverno. Il “lanutu” è il lupo nel quale viene identificato l’inverno;
CUJE’ FISSA? CARNALIVALI O CUI CI VA APPRISSU? ( chi è più scemo, carnevale o chi lo segue?)
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DURANTE LA SETTIMANA DI CARNEVALE SI FA LARGO USO DI SUGHI DI CARNE E DI PIETANZE ELABORATE COME:
MACCHERONI AL RAGU’: PASTA IN CASA PREPARATA CON 500 GRAMMI DI FARINA E QUALCHE UOVO E CONDITA CON IL RAGU’ PREPARATO CON COTENNA DI MAIALE E SPEZIE;
MINESTRONE DEL GIOVEDI’ GRASSO: ALLE CLASSICHE VERDURE COME LE PATATE, LE FAVE SECCHE SGUSCIATE, UNA CIPOLLA E PREZZEMOLO, VIENE UNITO IL LARDO DEL MAIALE SENZA COTENNA E TAGLIATO A CUBETTI;
TESTE DI TURCO: FRITTELLE DOLCI RIPIENE DI CREMA E DI UVA PASSA
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PIGNOCCATA: DOLCE PREPARATO IMPASTANDO FARINA, TUORLI, ZUCCHERO E SALE, L’IMPASTO VIENE POI TAGLIATO A TOCCHETTI, FRITTO IN OLIO BOLLENTE O SUGNA, SGOCCIALATO E DECORATO CON MIELE ALLENTATO CON ACQUA D’ARANCE E SPOLVERATO DI CANNELLA;IL DOLCE PRENDE QUESTO NOME PERCHÉ ASSUME LA FORMA DI UNA PIGNA;
CANNOLO: E’ IL DOLCE PER ECCELLENZA, AL PLURALE “I CANNOLA”. IL SUO NOME VIENE DA CANNA (RUBINETTO):UNO SCHERZO CARNEVALESCO DEL TEMPO FACEVA USCIRE DA UN RUBINETTO, INVECE DELL’ACQUA, CREMA DI RICOTTA.
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La candida fioritura dei mandorli annuncia nella Valle dei Templi ad Agrigento il ritorno della primavera.
La Sagra del Mandorlo in Fiore nasce nel 1934 a Naro da un'idea del Conte Dott. Alfonso Gaetani, lo scopo era quello di esaltare la primavera agrigentina regalando una giornata di festa e spensieratezza a tutti i contadini della Valle del paradiso (valle sottostante il paese di Naro).
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Durante la festa tutto si fermava e sembrava che la valle fosse incantata dalla nube bianca dei fiori di mandorlo, una magia che si ripeteva ogni anno in primavera.
Il conte rendendosi conto delle prospettive che una simile magia potesse offrire, decise di trasferire la festa ad Agrigento, dove avrebbe potuto avere una maggiore risonanza, e mostrare questo splendido spettacolo a tutta la provincia agrigentina.
Agrigento adottò volentieri la festa: una sfilata di carri allegorici attraversava tutta la città, esaltandone le bellezze naturali ed architettoniche!!
L a prima edizione della Sagra del mandorlo in fiore si svolse il 14 febbraio 1937, continuò fino al 1940 anno in cui dovette interrompersi a causa della seconda guerra mondiale, ma nel 1948 il sabato 21 e la domenica 22 febbraio, la festa riprese registrando la quinta edizione.
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C'era una volta una principessa greca di nome Filide che si innamorò di Acamante, valoroso figlio di Teseo. Quando gli Achei partirono alla volta di Troia anche lui, giovane e forte guerriero si uni' alla spedizione. Passarono gli anni e per Filide l'attesa del ritorno del suo amato sembrava non volere finire mai. La giovane trascorreva il suo tempo in una spiaggia in preda alla preoccupazione ed alla disperazione, nella speranza di vedere apparire all'orizzonte la nave che avrebbe riportato Acamante a casa.
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Ma l'ansia fu troppa, tanto da spezzare il suo giovane cuore, così la povera Filide morì di crepacuore credendo che il suo amato non avrebbe più fatto ritorno dalla guerra.Acamante, però non era morto. Solo innumerevoli traversie ne stavano ritardando il rientro dopo che, caduta Troia, la flotta achea aveva issato le vele per rientrare in patria.
Ma quando finalmente giunse era gia' troppo tardi: la sua amata Filide era gia' morta.Sulla spiaggia, pero', la' dove lei aveva trascorso lunghe ore di tristezza e di pianto, Acamante trovo' uno snello albero di mandorlo. Preso anche lui dalla disperazione e dallo sconforto, abbracciò ed accarezzò il tronco, perso nel ricordo del suo amore, e, all'improvviso la pianta si coprì di fiori candidi e profumati.
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"Quando i mandorli della più celebre Valle del mondo
cominciano a fiorire, quando le rondini
cinguettando, posano le ali sui rami dei maestosi
ulivi che avvolgono la Valle dei Templi, è ormai arrivato il momento in cui i colori della natura si fondono
con quelli dei variopinti costumi di tutti i gruppi
folkloristici internazionali"
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La Sagra del Mandorlo in Fiore inizia proprio nella Valle dei Templi con l'accensione del Tripode dell'Amicizia davanti al Tempio della Concordia e si conclude sempre nella Valle dei Templi con lo spettacolo finale e la premiazione.
Partecipano gruppi provenienti da tutto il mondo:
ARGENTINA BULGARIA CROAZIA ISRAELE POLONIA SENEGAL SIERRA LEONE TURCHIA ITALIA
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VOGLIA DI PRIMAVERA …E QUINDI DI DIMENTICARE
IL BRUTTO INVERNO!!
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Nel giorno del 18 marzo, la
tradizione vuole che nel pomeriggio di quel giorno, con
il rito delle “vampe”, si
annunci la festa di S. Giuseppe.
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L'antico mito delle "vampe" di San Giuseppe
Gran fermento tra bambini e
ragazzi che di casa in casa percorrevano le anguste vie del centro storico e i quartieri popolari di Palermo.
Nei vicoli, negli slarghi e nelle piazze, tutti affaccendati ad accumulare vecchio mobilio, assi, tavole, oggetti e materiale di ogni genere facilmente combustibile da sacrificare per il rito del fuoco.
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LLa notte delle vampe è un momento di grande aggregazione, che vede gli adulti impegnati a tenere lontano dal fuoco i più piccoli, mentre la grande folla si riunisce per guardare affascinata la propria roba
vecchia che brucia…
Si brucia il vecchio per dare spazio al nuovo…
“La primavera”!!
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19 marzo San Giuseppe “U’ SANTU DI PUVIREDDI”
(il protettore dei poveri, degli orfani e della famiglia)
Tra le immagini devote del popolo palermitano e siciliano, quella di San Giuseppe conserva una nutrita devozione per questa figura patriarcale, considerato “padre di provvidenza”. La consuetudine vuole che i devoti onorino il Santo prodigandosi in opere di carità.
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La sua è sempre stata la Festa dei poveri. Una tradizionale e simbolica “TAVULATA” anima ancora oggi il fervore di tutti i fedeli: viene infatti imbandita una gran tavolata sulla quale sono presentate le più svariate vivande, prevalentemente composte dai piatti tipici che da sempre hanno contraddistinto la cucina povera e genuina della mensa contadina.
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Tipica pietanza per l’occorrenza è la “pasta con le sarde e i finocchietti di montagna” accompagnata con un po’ di mollica “atturrata” (tostata), definita, un tempo, “il cacio dei poveri”.
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Piccoli pani, detti “cene di San Giuseppe”, si confezionano in quest’occasione e, una
volta benedetti, vengono distribuiti ai fedeli.
home
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PASQUA IN…
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LA SETTIMANA SANTA A PALERMO
La settimana santa a Palermo prevede varie manifestazioni come le rappresentazioni sacre dell’ultima Cena; ma il
giorno veramente particolare è il VENERDI’
SANTO che prevede quattro processioni.
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La prima è quella dei “Cocchieri” che in
passato, quando la nobiltà palermitana era fiorente, era molto fastosa perché
venivano utilizzate le livree molto eleganti con i colori di riferimento delle casate
di appartenenza.Oggi i cocchieri portano la
“vara“( bara) del Cristo morto e la statua della Madonna Addolorata,
scortate da figuranti che indossano armature tardo-
medievali.
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La seconda processione è organizzata dalla confraternita dei
“Panettieri”, intestata a S. Maria Addolorata.
Le statue vengono scortate da figuranti
che indossano armature romane, le fanciulle devote alla
Madonna, un “centurione romano”
e i confrati.
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La terza processione è organizzata dalla confraternita dei “Calzettieri”, devoti alla vergine SS.Addolorata della Soledad.
Il corteo porta per le vie della città la scultura lignea del Cristo morto e della Vergine della Soledad.
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La quarta ed ultima processione del venerdì santo coinvolge gli artigiani palermitani, devoti alla Madonna del Lume, che portano il simulacro fino al Teatro Massimo.
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ALTRE MANIFESTAZIONI
PASQUALIIN SICILIA
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PASQUA A PIANA DEGLI ALBANESI
A 22 Km da Palermo, Piana degli Albanesi è una comunità albanese che conserva i riti greci legati alla Settimana Santa.
I riti pasquali iniziano con il canto del “LAZERI” (Lazzaro);
Per la domenica delle Palme il Vescovo, ripropone l’entrata di Gesù a Gerusalemme, cavalcando un asino e tenendo in mano un crocifisso e una piccola palma.
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Il giorno di Pasqua tutte le donne sfilano in corteo indossando il costume
tipico del luogo (ricamato tutto in oro e con il “brezi” la cintura in
argento e oro raffigurante San Giorgio);
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Le uova rosse si regalano il giorno di Pasqua a Piana degli Albanesi dove tutti, in costume tradizionale,
assistono alla sacra funzione durante la quale,
in un tripudio di canti e colori, viene esaltata la resurrezione di Cristo. Al termine avviene la
cerimonia della benedizione delle uova
rosse che sono distribuite dalle donne e dagli uomini
in costume al popolo: il colore rosso vuole
ricordare il sacrificio cruento di Gesù per la
redenzione dell’umanità.
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PASQUA A TRAPANI
La processione dei Misteri si attua con le statue e
l’evento della “SCINNUTA DEI MISTERI”, cioè quando sfila il gruppo statuario che
rappresenta i “Misteri”; in tutto si hanno sei misteri a
partire dalla Caduta di Cedron, alla flagellazione,
fino ad arrivare all’Addolorata.
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In quaresima i nostri nonni vietavano non solo le carni, costituite per lo più da galline, ma il divieto stranamente fu esteso anche all’uovo.
Le tante uova accumulate erano regalate per Pasqua, arricchite da dediche e decorazioni bizzarre.
Nel settecento si regalavano uova impreziosite da minerali e gemme.
Oggi le uova di cioccolata prodotte artisticamente vengono spesso utilizzate da chi decide di fare un regalo "a sorpresa" alla fidanzata o alla moglie (ed in tal caso al pasticciere viene richiesto di inserire all'interno dell'uovo il gioiello precedentemente acquistato).
Le uova di cioccolato prodotte industrialmente fanno bella mostra di sé infiocchettate e rivestite di coloratissima carta.
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Fino a non molti anni fa, nelle famiglie tradizionali si disponevano a tavola le uova sode colorate preparate dalle nostre nonne, “i pupi cù l’uova” (i pupi con le uova), che erano composti da pasta da pane che conteneva, immersi o affioranti dalla pasta, delle uova spesso colorate.
Il pane veniva cotto con le forme più svariate e curiose: panierini, uccelli e forme antropomorfiche .
Si acquistano le “picuredda”, le pecorelle di pasta reale con il solito sorriso smagliante e recanti sul dorso lo stesso stendardo che impugna il Cristo risorto
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non può mancare nel pranzo pasqualeTutti trionfalmente chiudevano e chiudono il pranzo con la
cassata e cassatieddi (piccole cassate), questo mito della pasticceria che si gustava solamente per Pasqua, trae le sue origini da un dolce arabo: il Quas’at (scodella) una specie di zuccotto di tuma fresca addolcita (formaggio fresco povero di sale).
La tuma venne dapprima sostituita con la ricotta dolcificata, e in un secondo tempo la cassata venne "foderata" con il pan di spagna.
Nella metà del settecento, le suore del monastero di Valverde di Palermo aggiunsero le attuali decorazioni barocche rappresentandola come un fiore che sboccia il primo giorno di primavera!!
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E’ GIUNTO IL MOMENTO DI FARVI CONOSCERE UNA
DELLE FESTE PIU’ IMPORTANTI PER LA CITTA’ DI PALERMO
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Rosalia Sinibaldi era una ricchissima e nobile fanciulla palermitana di origini normanne; nacque nel 1130 e, ancor giovane, morì nel 1166 nella grotta dove oggi si erge il santuario e dove, probabilmente, furono trovati i suoi resti.
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Da allora nessuno mai seppe la fine di questa nobile fanciulla.
Dopo secoli, nel 1624, mentre a Palermo infieriva la peste che decimava il popolo, lo spirito di Rosalia apparve in sogno prima ad una malata di peste, poi ad un cacciatore. A quest'ultimo Rosalia indicò la strada per ritrovare i suoi resti ossei, e chiese di portarli in processione per la città.
Così fu fatto: dove passavano i resti della Santa i malati guarivano e si univano alla processione, liberando totalmente la città in pochi giorni dall'orribile morbo.
In segno di riconoscenza per tanto beneficio, il Senato palermitano si votò alla nuova Santa e decretò che in suo onore, ogni anno, i giorni della liberazione fossero ricordati come il trionfo della Santa, nel frattempo divenuta protettrice della città.
Da allora la processione si ripete ogni anno con il fine di proseguire nei secoli il rituale di liberazione dai mali che affliggono l'umanità.
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Il festino: tutti in strada…“VIVA PALERMO E SANTA
ROSALIA”
Palermo, fin dal 1625, festeggia ogni anno il trionfo della sua patrona, Santa Rosalia. Un’importante festa popolare nota come il “festino” poiché esso è considerato “a granni festa”, la grande festa, si svolge per cinque giorni, dal 10 al 15 luglio, e rappresenta il momento più alto dell’espressione popolare delle tradizioni e del folklore palermitano.
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IL CARRO DI SANTA ROSALIA
Strumento fondamentale per la rappresentazione del trionfo è il carro, introdotto per la prima volta nel 1686, come ci riferisce il Villabianca,preceduto da quattro piccoli carri detti “macchinette”. Nel corso dei secoli Il carro ha assunto diverse forme (galeone, vascello, conca…); fino al 1974 quando l’architetto Santoro progettò un carro settecentesco lungo nove metri, largo sei e alto circa dieci metri.
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Il carro discende il Cassero, per sostare nel terrapieno del Foro Italico, preceduto da dieci tamburini, da un esercito di soldati in uniforme del seicento (alcuni veri militari di leva, altri figuranti), da sette portantine su cui siedono le Virtù cardinali e teologali, e da quattro portantine con i dignitari e il viceré.
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Tutto il corteo è suddiviso in tre quadri teatralizzati: il primo, racconta la Palermo seicentesca, con le sue botteghe artigiane e con il fiorire di attività, vita e colori;
poi l’arrivo della peste e la morte, la città piegata dal male.
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IL SECONDO QUADRO RACCONTA LA LIBERAZIONE DALLA PESTE, RAPPRESENTATA ATTRAVERSO L’APPARIZIONE DELLA STATUA DELLA SANTA SUL CARRO TRIONFALE.
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Il carro si ferma al centro dei Quattro Canti, piazza Vigliena, “invasa” da palermitani e turisti, dove il sindaco sale sul Carro, ai piedi della statua della Santa, deponendo un mazzo di fiori e gridando per ben due volte il tradizionale “viva Palermo, viva Santa Rosalia”.
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Il corteo festante si dirige verso la “passeggiata a mare”, dove a mezzanotte esplodono i fuochi d’artificio per simboleggiare il trionfo della vita sulla morte (ovvero del Bene sul Male)
e la rinascita della città liberata dalla peste grazie alla santa patrona.
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I festeggiamenti si concludono il 15 luglio, quando, con una solenne processione, le reliquie della “Santuzza” vengono portate per le vie della città.
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Il 4 di Settembre si festeggia il nome Rosalia e, come si
può facilmente immaginare, molti cittadini festeggiano l'onomastico.Ma il 4 Settembre è anche
un giorno di Pellegrinaggio per i
palermitani: si recano presso il Santuario a piedi
percorrendo tutto l'itinerario della strada
vecchia, chi a piedi nudi, chi in ginocchio secondo
la promessa fatta alla Santa per grazia ricevuta.
"U viaggiu a Munti Piddirinu“(il viaggio a Monte Pellegrino)
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Che ne dite siamo riusciti a farvi conoscere una parte delle nostre
tradizioni?Noi crediamo di si!
E per questo ci facciamo un grande applauso
Perché crediamo di meritarcelo!!Ciao e a presto!!
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PRESENTAZIONE AUTORIZZATA DAL PRESENTAZIONE AUTORIZZATA DAL DIRIGENTE SCOLASTICO DIRIGENTE SCOLASTICO
PROF. SCELSA GIUSEPPE PROF. SCELSA GIUSEPPE
REALIZZATA DALLE CLASSI QUINTE REALIZZATA DALLE CLASSI QUINTE DEL CIRCOLO VILLAGRAZIADEL CIRCOLO VILLAGRAZIA
IDEATA E MONTATA DALLE IDEATA E MONTATA DALLE INSEGNANTIINSEGNANTI
COSTANTINO GIUSEPPA E COSTANTINO GIUSEPPA E
GUADALUPI FRANCESCA GUADALUPI FRANCESCA
CON L’AIUTO PREZIOSO DEL TECNICO CON L’AIUTO PREZIOSO DEL TECNICO SIG. DI CARLO GIUSEPPESIG. DI CARLO GIUSEPPE