Download - Soft Secrets 1_13
18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi
GRATIS
Numero 1 - 2013
Continua a pagina 3
TECNICA FLOOD AND DRAIN Pensate che l’idrocoltura sia troppo complica-
ta? Che ne dite di un sistema idroponico che
vi permetta di coltivare nei vasi, utilizzando
un substrato di coltura – anche il vostro
concime preferito – e lavorando meno? La
nostra ricerca di una coltivazione più rapida
con massima resa continua analizzando la
tecnica flood and drain... ›› 10
A M S T E R D A M
Atomical Haze ®WWW.PARADISE-SEEDS.COM
CUPWINNER
[rendimenti più elevati sono possibili]
Venite a visitare il nostro nuovo sito www.plagron.com ricco di nuovi tutorial e consigli
In questa edizione:
Olanda: tutto come primaQualche anno fa, ondate di terrore ave-
vano sconvolto l’Italia e gli italiani alla
notizia che nei Paesi Bassi si stava lavo-
rando ad una legge che impedisse ai
cosiddetti “turisti dello sballo” di recarsi
nelle splendide città olandesi al solo
scopo di fumare marijuana o, perché
no, fare un bel trip con i celeberrimi
magic mushrooms che si trovano facil-
mente – e a un prezzo politico – negli
smart shop di Amsterdam. Un sogno
che si infrangeva per milioni di perso-
ne che vedevano nella città un’isola
felice e un baluardo nell’Europa del
proibizionismo. Lo spettro del Wietpas
– lo strumento normativo voluto for-
tissimamente dal leader conservatore
olandese Geert Wilders – ha indubbia-
mente infestato i progetti per le ferie di
molti italiani che, spesso disorientati da
un’informazione decisamente parziale,
hanno programmato le proprie vacan-
ze nei Paesi Bassi sulla base di pure e
semplici leggende metropolitane.
Ebbene, dopo anni di travagliato iter
legislativo, sulla parabola del pass
per soli residenti – il Wietpas avrebbe
infatti distinto i cittadini olandesi da
quelli stranieri, in una macabra paro-
dia delle peggiori leggi nazifasciste
– pare sia stata finalmente posta la
parola “fine”. A conferma delle indi-
screzioni che da tempo si susseguiva-
no sulla stampa orange è arrivato l’an-
nuncio a mezzo stampa del sindaco
di Amsterdam, Eberhard Van Der Laan
che, nel corso di un’intervista al quoti-
diano della capitale Volkskrant, se n’è
bellamente fregato del protocollo e,
senza attendere l’annuncio ufficiale
della coalizione liberale-laburista inse-
diatasi il 5 novembre all’Aja, ha affer-
mato: « Sappiano i turisti che saranno
ancora i benvenuti nei coffee shop di
Amsterdam ». Niente più Wietpas dun-
que, almeno per gli oltre 220 coffee
shop di Amsterdam che rimarranno
aperti anche ai non residenti.
Questa norma era entrata effettiva-
mente in vigore nella parte meridio-
nale dei Paesi Bassi il primo maggio
scorso, e da subito era stata facile
bersaglio delle critiche dei gestori di
coffe shop e del settore turistico in
generale. Scoraggiato dai risultati, il
nuovo governo pare abbia deciso di
di Giovanna Dark
IRRIGAZIONE A GOCCIAIn questo numero mettiamo in evidenza un
metodo che è semplice da predisporre e
così valido per i produttori che viene utiliz-
zato nelle coltivazioni commerciali in tutto
il mondo, dalla produzione di pomodori di
qualità ai grandi supermercati britannici fino
alla produzione di prodotti di qualità per i
coffee shop di Amsterdam. La nostra ricerca
di cicli di coltura più rapidi e di maggiori rese
continua; in questo numero, analizzeremo
l’irrigazione a goccia... ›› 18
Oaxacan, Angola Red
e Red Lebanon ›› 27
ShowroomGiulio Cesare, 10200192 Roma
MarconiOderisi da Gubbio, 23400146 Roma
BufalottaTor San Giovanni, 14000139 Roma
Tel. 06 [email protected]: Igrow
Sicuro, abbiamo quello cerchi.Siamo il distributore per l’Italia con più varietà di prodotti per la coltivazione indoor. Confronta le nostre offerte per i growshops.
Serviamo anche il dettaglio.Visitate il nostro showroom a Roma o acquistate on-lineattraverso il nostro sito.
Spendi quello che vuoi spendere, non di più.Prodotti dall'ottima qualità al prezzo più conveniente.
Non c'è una forma più semplice di trovare ciò di cui hai bisogno per la tua coltivazione indoor.
3
Think Different è la vera sorpresa della collezione AutoFem
di Dutch Passion. Si è creata rapidamente un’ottima
reputazione, grazie all’incredibile resa e ai frutti molto
potenti. Anche i coltivatori novizi hanno ottenuto un raccolto
di oltre 100 grammi a pianta e i coltivatori navigati possono
raggiungere fino a 200-300 grammi a pianta. Arriva a
un’altezza di oltre 1 metro se affidata a mani esperte ed è
una buona alternativa alle varietà tradizionali, offrendo
buoni raccolti di forte cannabis a sole 10-11 settimane dalla
germinazione. La genetica proviene da un ibrido speciale di
AK47 noto come AK420.
In indoor ha un potenziale di resa che arriva ai 500 grammi al
m², soprattutto nei sistemi SCROG con fonti di luce potenti.
Genetica: AK420 x Ruderalis / Indica 20% – Sativa 60% -
Ruderalis 20%
Altezza: 60 - 70 cm
Resa: 50/250 g per pianta
THC: 16 – 18%
Selezionatore: Dutch Passion Thin
k D
iffe
ren
t
Continua dalla prima pagina
lasciare alle amministrazioni locali la
facoltà di scegliere se rendere opera-
tivo il bando imposto allo smercio di
cannabis e derivati ai visitatori stra-
nieri. Il primo cittadino di Amsterdam
non deve averci pensato due volte e
ha immediatamente optato per un
ritorno alla tradizione, con tanto di
motivazione legata a esigenze di ordi-
ne pubblico. Ogni anno, infatti, nella
sola Amsterdam un milione e mezzo
di turisti frequenta i coffee shop e una
retromarcia così clamorosa sulla tol-
leranza in merito alle droghe leggere
avrebbe portato a un aumento dello
spaccio incontrollato e, conseguente-
mente, della criminalità. Le cifre parla-
no chiaro e tondo e non lasciano spa-
zio a interpretazioni: su sette milioni
di turisti ogni anno in visita nella città,
circa un milione e mezzo fa tappa in
un coffee shop per acquistare canna-
bis, come riporta ancora Volkskrant.
In realtà, il criterio della residenza
resterà tecnicamente in vigore all’in-
terno dello Stato, secondo la nuova
intesa tra le forze di governo, ma a
quanto riporta il giornale della capita-
le, la “sua applicazione avverrà di con-
certo con le municipalità interessate”.
Saranno dunque le autorità locali ad
avere l’ultima parola. E Amsterdam ha
già deciso, anche in ragione del danno
che il proibizionismo avrebbe recato
non solo ai coffee shop, ma all’intero
indotto economico della città.
Allo stato attuale, l’unica forza in
grado di mettersi di traverso è il mini-
stro della giustizia, Ivo Opstelten, che
sulla lotta al “turismo dello sballo”
ha basato la sua campagna eletto-
rale. Riconfermato al suo dicastero
nel nuovo esecutivo, la sua linea sarà
infatti la difesa a tutto campo del
Wietpas, come aveva candidamente
affermato alla stampa qualche setti-
mana fa, sfidando l’ironia dei media
locali, la rabbia delle amministrazioni
di frontiera – costrette da sei mesi a
fronteggiare il boom dello spaccio in
strada – ed il suo stesso partito, dato
che i mal di pancia “antipass” tra i libe-
rali sono stati tanti ed autorevoli.
Il rischio, a questo punto, è che il par-
tito del premier Mark Rutte, tra l’ovvia
figuraccia di una ritirata, una mediazio-
ne impossibile con i laburisti ed un’i-
nutile e paradossale guerra ai “mulini
a vento”, per salvare la faccia, scelga
quest’ultima opzione applicando coat-
tamente un provvedimento inappli-
cabile. Ma conoscendo il buon senso
degli olandesi e la loro storica fierezza
autonomista, è forse ora di sbilanciarsi
e di annunciare finalmente che, almeno
per quanto riguarda la tolleranza, in
Olanda non cambierà nulla.
4 BELPAESE
Al via la VI edizione della coppa cannabica italiana 2013Il prossimo sabato 26 gennaio, per tutti gli appassionati del mondo cannabico, è in programma la sesta edizione dell’Italian Cannabis Cup, un evento emblematico che, di anno in anno, porta avanti la volontà e la determinazione della comunità cannabica italiana (i con-sumatori di cannabis fra i più bistrattati a livello europeo), promuove l’uso responsabile della sostanza e la sua autoproduzione, in barba ai ricavi del narcotraffico. Più qualità e più moralità insomma.
di Carlos Rafael Esposito e Filo Green
Sabato sera si terrà la premiazione dei
partecipanti e tutti i lettori di Soft Secrets
sono invitati a partecipare allo show per
dimostrare, con la loro numerosa presen-
za, l’importanza di una riforma coraggio-
sa e svelta della legislazione sulle dro-
ghe leggere, a partire dalla famigerata
“Fini- Giovanardi” che tanti sfracelli ha
causato dalla sua nascita come costola
del decreto sulle Olimpiadi invernali sino
ai giorni nostri. Lo slogan dell’incontro
sarà: “Non esiste provare! C’è solo fare o
non fare, qualcosa fatto bene..”. Insomma
non esitiamo a pretendere che i nostri
diritti di consumatori di una sostanza
innocua e, anzi, con conclamate proprie-
tà terapeutiche siano riconosciuti, non
esitiamo a pretendere un impegno da
parte dei politici affinché normalizzino
l’accesso a questa sostanza come già si
fa in numerosi paesi, non esitiamo ad
essere radicali nella misura in cui l’azione
concreta di chi sa di essere dalla parte
del giusto è sempre più forte dell’azione
mistificatoria di chi fa di tutto per spar-
gere fumo negli occhi ad un’opinione
pubblica sempre meno disposta a farsi
abbindolare dalle indagine farlocche
del Dipartimento Politiche Antidroga.
Informiamoci e informiamo il prossimo,
è un nostro dovere.
Soft Secrets ha parlato della Cannabis
Cup con Filo Green, una della anime di
questo evento romano dall’eco nazio-
nale, ed ecco cosa ci ha risposto: « C’è
ancora gente che viene arrestata tutti i
giorni per due canne in tasca e che ha
paura di uscire per lo stesso motivo, o
peggio ancora che ha lasciato l’Italia per-
ché si sente braccato dallo Stato e dalla
legge. Questa giornata è dedicata a loro,
una giornata dedicata a tutti quelli che
hanno deciso di non soggiacere a queste
dinamiche, cercando di resistere e di
sovvertire almeno per un giorno le scelle-
rate regole liberticide imposte dai nostri
governanti. Questo è lo spirito che anima
da sempre le precedenti Coppe dell’Italia
cannabica e i suoi “cannapionieri”. Ormai
siamo giunti alla sesta edizione e più che
una competizione, negli anni la Coppa
cannabica ha assunto ben altri connota-
ti, che esulano dalla mera sfida fine a se
stessa. Il clima è festoso e più che gara
lo chiamerei un simposio di esperti, un
incontro per degustare le prelibatezze
dei “cannapionieri” ».
« Lo spirito è di amicizia e condivisione
– continua Filo – è questo il clima che si
respira alla Coppa cannabica, un misto
tra l’incredulità e la consapevolezza di
compiere un atto di disobbedienza civile
per i propri diritti, la propria autode-
terminazione e la propria cura. La vera
forza che anima lo spirito ed incarna il
coraggio per questa battaglia di libertà,
sono certamente quei 30/40 coraggiosi
competitori che noncuranti, ma consa-
pevoli dei rischi che corrono, partono
dagli angoli più remoti della penisola,
isole comprese, per celebrare l’amore e
la passione per questa pianta. Molti si
domandano ancora, come sia possibile
organizzare un evento del genere nel
paese più proibizionista dell’occidente.
Rispondendo ad un giornalista di settore
abbiamo detto che anche noi abbiamo
la nostra cattedrale fortificata.... Basta
chiudersi dentro ed è fatta! A parte gli
scherzi, tutto ciò è reso possibile, da
uno dei luoghi di culto dell’antiproibi-
zionismo italiano. Un luogo simbolo per
questa e per tante altre lotte politiche
e sociali. Il Forte Prenestino di Roma. La
buona sinergia tra il Forte Prenestino ed
i “cannapionieri”, tanto coraggio e tanta
sfrontatezza sono i fattori che hanno reso
possibile questo evento la cui notorietà
ha già varcato i confini italiani ».
« Saranno infatti presenti ospiti inter-
nazionali come i breeders, i produttori
di semi ed attrezzature, i giornalisti di
settore, “vip del cannabusiness”, e le
associazioni terapeutiche che, come
sempre, arricchiranno la manifestazio-
ne sia di contenuti che di omaggi,
premi e prelibatezze. A questo propo-
sito ci preme ringraziare con affetto
sia gli sponsor per i premi offerti in
palio e soprattutto i giornali di setto-
re internazionali che con grande fidu-
cia hanno mostrato da subito la loro
attenzione per la Coppa Cannabica, al
contrario dei magazine nazionali che
invece hanno praticamente snobbato
le passate edizioni. Ma come si sa l’o-
scuramento ed il controllo mediatico
sono sport nazionali, qui da noi, popo-
lari come il calcio. Arrivando al dunque
– conclude Filo – prenderanno parte
alla gara vera e propria circa 38 compe-
titors, dai giardini di tutta Italia e non
solo, verranno giudicati severamente
da 30 giudici scelti, di cui 5 internazio-
nali, ci saranno degustazioni, simposi,
dibattiti, conferenze, concerti, giochi a
premi per coinvolgere tutti i visitatori.
Forti e consci del fatto che la fine delle
persecuzioni sui coltivatori e consu-
matori deve finire, consentendo l’im-
mediato accesso terapeutico ad una
panacea dalle innumerevoli risorse, vi
aspettiamo al Forte Prenestino per la
sesta edizione ricordandovi che: “Non
esiste provare! C’è solo fare, o non fare,
qualcosa fatto bene...” ».
Per chi volesse iscriversi come giudice o
competitor:
http://www.overgrow-italy.nl/forums/
discussioni-cannabis-cup-vf62/cop-
pa-italia-cannabica-6%B0-edizione-
2013-a-vt17235.html
oppure scrivere a questa mail:
30/40 CORAGGIOSI COMPETITORI CHE, CONSAPEVOLI DEI RISCHI CHE CORRONO, PARTONO DAGLI ANGOLI PIÙ REMOTI DELLA PENISOLA PER CELEBRARE L’AMORE E LA PASSIONE PER QUESTA PIANTA
6 LETTERE DAI LETTORI
Attenzione lettori italiani!
Volete vincere semi FEMMINIZZATI di
DINAFEM? Mandateci una fotografia della
vostra stanza di coltura o della vostra
miglior pianta di cannabis, dove si veda
chiaramente una copia di Soft Secrets.
DINAFEM vi manderà una confezione da
3 semi femminizzati. Se nella fotografia
dovessero figurare anche la vostra bel-
lissima moglie o ragazza che indossano
un micro bikini sexy o dell’intimo molto
allettante, riceverete una confezione 2 x
3 di semi femminizzati. La fotografia del
mese riceverà una confezione 3 x 3 di semi
femminizzati di prima qualità! Il tutto è un
omaggio di Soft Secrets Europa e DINAFEM!
Mandate le vostre fotografie via e-mail a
[email protected] o mandatele alla nostra
PoBox. Fate attenzione: il materiale verrà
gestito con la massima discrezione. Non
pubblichiamo foto sfocate e non ci piaccio-
no le fotografie di piante in fase vegetativa.
Vogliamo vedere grosse cime e belle donne!
Buona fortuna!
E-mail: [email protected]
Lettere dai lettori
Spett-le redazione,
innanzitutto voglio ringraziarvi per i preziosi consigli che mi hanno permesso di raggiungere una discreta conoscenza nella
coltivazione delle nostre amate. Nelle foto, dove si può notare la mia splendida compagna, una vista della coltivazione indoor
(nella quale purtroppo non sono riuscito ad inquadrare in maniera chiara le bimbe), mentre nella seconda, un dettaglio di
parte di una Super Lemon Haze. Coltivazione indoor con fertilizzazione 100 % e acqua a ph controllato. Illuminazione 250 W
coadiuvata da 4 neon T5 . Lavaggio radicale con acqua osmotica ogni 10 giorni in crescita e ogni 7 in fioritura. Stimolatore di
fioritura utilizzzato solo nelle ultime 2 settimane ed in quantità dimezzata rispetto ai dosaggi consigliati.
Resa totale della sola Lemon:132 grammi dopo 21 giorni si essicatura, ma io per una questione di risultato non consumo mai
prima di 4/5 sett di essicatura e 4 giorni di concia! Vi abbraccio e vi ringrazio ancora!!
VIPERASTA
Caro Viperasta purtroppo il risciacquo non riesce a sopperire alle carenze, in termini di principi attivi, date da una coltura a metabolismo
artificialmente velocizzato. Per il resto ci piace molto la tua pianta anche se presenta segni di calore: guarda le foglie come sono arric-
ciate. Con una 250 watt hai fatto un gran raccolto non c’è che dire! Continua a seguirci, noi non ci dimentichiamo dei nostri lettori!
Thanks Soft Secrets....... LEGALIZE........ This is the Italian dream.......la lotta è dura e non ci fa paura!
Top of the photos di questo primo bimestre del 2013!!! Purtroppo manca la signorina ma ci fa piacere l’impegno profuso! LEGALIZE! E
Forza Italia! (non quella del nano).
7
Cari amici di Soft Secrets,
non potevamo non provare la selezione del famoso grower Jorge Cervantes: ecco una delle nostre Jorge Diamond
prima del raccolto insieme alla mia “grower di fiducia”. Wow che accoppiata! Saluti e buoni raccolti a tutti.
Ma che bel mazzolin di fiori! E che bella grower! Ottima la selezione del seme e ottima soprattutto la tua signorina. Buona
coltivazione, la Redazione!
Un caloroso saluto a tutta la redazione e un
grande ringraziamento per tutto quello che fate!
Come faremmo senza di voi? Vi mostro le mie due
Euphoria coltivate outdoor, ottimo odore e aspetto,
speriamo anche il gusto! Ancora un saluto e grazie
per tutti i consigli che ci date.
JOE T.
Grazie mille per le foto, abbiamo scelto questa perché ben
rappresenta ciò che si intende come fioritura ben fatta.
La piccola sulla tua destra è bellissima e veramente ben
potata, degna di un professionista. Buona fumata Joe!
Ciao a tutti gli amici di Soft Secrets,
vi mando le foto di due Think Different di Dutch Passion, cresciute 1,3m. in una dark room da 120x120 con impianto di estrazione e
ventilazione, con una 600w HPS in fase vegetativa con Bio Nova Autoflowering Supermix e Bio Nova X-cell, con l’aggiunta di un CFL
green power agro da 200w e di Bio Nova PK 13/14 in fioritura. Il tutto condito con abbondante CO2, e un piccolo iPod nel box a dif-
fondere continuamente musica classica, che le piante amano (vi assicuro che è vero).
LEBANESE.
Grandi ragazzi, sarebbe veramente piacevole assaggiare un prodotto che viene dalla coltura con musica integrata. Anche con le vacche funziona,
soprattutto per quanto concerne l’indice di accrescimento giornaliero e la produzione di latte in kg al giorno. Perché non pensate ad una coltivazi-
one biologica (realmente biologica)?
Un saluto dalla redazione fumosissima!
Oh raga ho da scegliere. Facciamo entrambe via!
MIRKO
Grande Mirko, ma mi sembra abbiano fatto confusione in
redazione estera…. Questa foto appartiene alla serie di
Roberto. Buona coltivazione e buone fioriture!
8 FLASH PRODOTTI
COCO BRICKSPer 10 litri di substrato professionale in cocco
Questo blocco compresso produce all’incirca 10 litri di substrato di cocco pronto all’uso
dopo l’aggiunta di 4-5 litri di acqua. Al termine dell’operazione il suo volume risulta decu-
plicato. Grazie al suo volume iniziale si tratta di un prodotto molto facile da trasportare.
Rispetto ai normali substrati a base di torba il cocco dispone di una lunga lista di vantaggi:
L’uso del cocco abitualmente porta ad una produzione maggiore rispetto ad altri substra-
e contaminazioni; mentre contiene additivi speciali per garantire risultati eccellenti.
1. Riempire un contenitore con 4-5 litri
d’acqua
per farlo gonfiare
per trenta minuti per ottenere all’incir-
ca 10 litri di substrato pronto all’uso
per somministrare in modo adeguato i nutrienti ed i minerali.
» www.bionova.nl
BLOSSOM BUILDER LIQUID
Liquid Blossom Builder.
» www.atami.com
ROBERTO
A Robbè ma che stai a ‘ffà? Dalla foto si capisce che sei un professionista della coltura e le
piante dimostrano la dovuta salute! Anche le due bimbe al centro sembrano in salute….
Buona fioritura! P.s. La prossima volta mandaci qualche dettaglio in più.
io e la mia compagna
siamo da poco vostri
lettori e grazie a voi e
ai vostri articoli interes-
sempre qualcosa di nuovo
riguardo la cultura della
canapa. Vedendo le foto
siamo detti “perchè non
alla primissima esperienza
e le foto ritraggono le
due nostre piccoline: una
germinazione e prossime
al raccolto.
Le piccoline sono
hanno tenuto!
per il solo fatto di essere pubblicati!
Vi auguriamo buon lavoro e continueremo sempre a leggervi.
CANNABIS ROOKIES
Avete fatto benissimo a mandarci le foto, avete fatto benissimo a scegliere delle auto per la
vostra prima esperienza ed infine avete fatto benissimo a scegliere quel litraggio di vasi e la
potenza di lampada adatta.
La prossima volta cercate auto fiorenti XL così sarete soddisfatti anche dal punto di vista
quantitativo. Un abbraccione dalla redazione!
10 IDROCOLTURA
IDROCOLTURA CONTRO IRRIGAZIONE A MANO: PARTE 2
Tecnica Flood and DrainPensate che l’idrocoltura sia troppo com-
plicata? Che ne dite di un sistema idropo-
nico che vi permetta di coltivare nei vasi,
utilizzando un substrato di coltura – anche
il vostro concime preferito – e lavorando
meno? La nostra ricerca di una coltivazio-
ne più rapida con massima resa continua
analizzando la tecnica flood and drain...
Nel numero precedente abbiamo ana-
lizzato l’NFT (la tecnica del nutrient film
– pellicola nutritiva), un metodo di coltura
idroponica classificato come ‘idrocoltura
pura’. Sebbene sia piuttosto semplice da
utilizzare, l’NFT e altri stili di coltura idro-
ponica ‘puri’ tendono a spaventare molti
di voi coltivatori. È comprensibile che non
vogliate rinunciare alla sicurezza di avere
un substrato di coltura – che sia concime,
cocco o argilla – attorno alle radici delle
vostre preziose piante, soprattutto se ci
sono delle succulente cime a rischio!
In questo numero daremo un’occhiata a
una tecnica di coltura idroponica che offre
i cicli di crescita più rapidi e le rese mag-
giori dell’idrocoltura attiva, ma che ha la
flessibilità di utilizzo con cocco o concime.
Fatevi questa domanda: quanto avete
cominciato a coltivare, quale tecnica avete
utilizzato per prima? Mi verrebbe da dire
che almeno il 90% di voi ha comincia-
to utilizzando vasi pieni di concime con
irrigazione a mano. Mi sembra corretto,
in effetti è un ottimo metodo per un
novizio. Il concime perdona molti errori
e fa da cuscinetto per le oscillazioni di pH
e l’eccessiva nutrizione. Inoltre, l’irrigazio-
ne a mano delle piante ogni due giorni
consente di concentrarsi sull’ambiente – e
non dimentichiamocelo – si possono otte-
nere rese favolose con il concime!
Se però vi dicessi che esiste una tecnica di
coltura idroponica che sarebbe stata idea-
le per la vostra prima coltivazione – e tutte
le seguenti – in cui potete usare concime
e vasi, limitare la quantità di tempo inve-
stita nel miscelare nutrizione e irrigazione
E ridurre il ciclo di coltura E ottenere rese
maggiori rispetto all’irrigazione a mano???
Meno lavoro + una coltura più rapida
+ maggiori cime alla fine! Forse avreste
dovuto prendere in considerazione la tec-
nica flood and drain. Fatelo adesso!
Cosa è la tecnica flood and drain (inon-
da e drena)?
Il principio alla base della tecnica flood
and drain è semplice. Una pianta viene
posizionata su un tavolo o in un secchio
e la soluzione nutritiva viene immessa da
un serbatoio e inonda il tavolo o il secchio.
Quando la pompa si spegne, la soluzione
nutritiva viene poi drenata nuovamente
nel serbatoio. La pompa è collegata a un
timer e questo viene utilizzato per impo-
stare la frequenza delle fasi flood and drain.
Durante la fase flood (inondazione), le
radici delle piante sono sommerse, il che
permette loro di assorbire tutta l’acqua e i
nutrienti di cui hanno bisogno. L’aria vec-
chia viene espulsa dalla zona radicolare e
quando la soluzione viene drenata, viene
reimmesso ossigeno fresco nella stessa
area. Man mano che le piante diventano
più grandi, il numero d’inondazioni gior-
naliere aumenta.
La quantità di soluzione nutritiva viene
misurata facilmente e questo consente ai
coltivatori con esperienza di personaliz-
zare il programma nutritivo per ottenere
una resa ottimale dalle loro piante.
La tecnica flood and drain è davvero uno
dei metodi di coltura idroponica più fles-
sibili, perché va bene per tutti. È molto
semplice e può quindi essere un modo
per tenere i vasi irrigati automaticamen-
te, ma per i coltivatori con maggior espe-
rienza è il metodo che offre le maggiori
possibilità per modificare il numero di
fasi d’inondazione giornaliere e la rispet-
tiva durata. In questo modo si può adat-
tare il sistema al proprio ambiente di
coltura – perché l’area di coltura di cia-
scuno ha un diverso livello di umidità,
temperatura e flusso di aria – e ottenere
la massima resa dalle piante.
Chi non ne sarebbe felice???
Perché preferire la tecnica Flood and Drain
all’irrigazione a mano nei vasi?
hanno maggior resa – assorbono più
acqua e nutrienti di quanto non fareb-
bero con l’irrigazione a mano e sommi-
nistrare meno nutrimento, più spesso
durante il giorno è molto più saluta-
re che somministrare un unico grande
pasto ogni due giorni
riossigenata più volte durante il giorno
– durante la fase d’inondazione, l’aria
è espulsa completamente dalla zona
radicolare e viene reimmesso ossigeno
fresco. Le radici ossigenate assicurano
una pianta più sana che cresce più velo-
cemente e ha una maggior resa rispetto
a una pianta irrigata a mano
coltivatori con maggior esperienza d’im-
postare condizioni di nutrizione perfette
per l’ambiente di coltura prescelto, oltre
a poter scegliere somministrazioni varia-
bili mediante un timer, il che consente
Di Little Lebowski
di stabilire il programma di nutrizione
ottimale per alcuni ceppi specifici
nutrienti non utilizzati dalla pianta ven-
gono drenati nuovamente nel serbatoio,
anziché accumularsi sul fondo del vaso.
Un accumulo di sali nutrienti ostacole-
rebbe la crescita, provocando il ‘blocco’
di alcuni di essi
Tipi di sistemi Flood and Drain
Esistono due sistemi flood and drain: il
sistema a tavolo e quello modulare o con
secchio. Entrambi si avvalgono della stes-
sa tecnica e hanno una serie di vantaggi.
1. Il sistema Flood and Drain a tavolo
In un sistema flood and drain a tavolo, le
piante vengono posizionate su una super-
ficie che si trova al di sopra del serbatoio
contenente la soluzione nutritiva. La super-
ficie generalmente è piatta e il drenaggio
è posto al centro, mediante due apparati.
Uno dei due apparati si trova sulla superfi-
cie – il drenaggio in entrata – mentre l’altro
si trova circa 10 cm al di sopra della super-
ficie – il drenaggio in uscita.
Il drenaggio in entrata è collegato alla
pompa e il drenaggio in uscita è colle-
gato al serbatoio. Quando viene accesa
la pompa, la soluzione nutritiva viene
immessa nella superficie attraverso il dre-
naggio in entrata. Il livello di soluzione
nutritiva raggiungerà il livello del dre-
naggio in uscita e verrà reimmesso nel
serbatoio. Il drenaggio in uscita previene
l’eccessiva inondazione della superficie…
come succede anche nella vostra vasca
da bagno! Quando si spegne la pompa, la
soluzione nutritiva nella superficie ritorna
verso il drenaggio in entrata, attraverso la
pompa e di nuovo nel serbatoio.
Si utilizza un timer per fissare la frequen-
za alla quale la soluzione nutritiva viene
pompata dal serbatoio per inondare la
superficie e viene poi drenata. Man mano
che s’inonda la superficie, le piante assor-
bono tutta l’acqua e i nutrienti di cui
hanno bisogno. L’aria vecchia viene espul-
sa dalla zona radicolare e man mano che la
soluzione viene drenata, viene reimmesso
ossigeno fresco nella zona radicolare.
I vantaggi del sistema flood and drain a
tavolo sono che si possono coltivare le
piante in qualsiasi substrato di coltura –
terreno, argilla, cocco o mapito. Si può
coltivare in vasi e spostare i vasi attorno
al tavolo, all’occorrenza, oppure si può
riempire la superficie di sassolini di argilla
e permettere alle radici delle piante di
svilupparsi su tutta la superficie: è quindi il
metodo da scegliere se volete una coltura
rapida e la massima resa.
I sistemi a tavolo sono quasi completa-
mente a prova di gocciolamento, perché
il serbatoio è posizionato esattamente
sotto la superficie e non ci sono quindi
pertugi da cui possa gocciolare la solu-
zione nutritiva: è quindi perfetto se col-
tivate in un appartamento o in un attico!
Sono disponibili anche in formati ideali
alle tende di coltura.
2. Il sistema flood and drain modulare
o a secchio
Simile al sistema a tavolo, dato che si avva-
le di un timer per controllare il numero di
fasi d’inondazione e somministra così alle
piante varie dosi di acqua e cibo durante
il giorno, ossigenando poi la zona radi-
colare. Tuttavia, la differenza principale
del sistema modulare è che ogni pianta
è posizionata individualmente in un vaso.
Un condotto d’immissione esce dal fondo
di ogni vaso e si collega a un secchio di
Un sistema a tavolo grande
Il sistema a tavolo a basso livello
Un sistema modulare
1111
Domande e risposte con un coltivatore Flood and Drain
Quando possono essere trasferite le piante in un sistema Flood and Drain?
Se le si sono piantate in lana di roccia o in piccoli vasi contenenti terra o cocco, bisogna
assicurarsi che siano ben radicate prima di metterle in un sistema flood and drain. Si
dovrebbero vedere molte radici bianche nella parte esterna del substrato di partenza.
Se si sta utilizzando un sistema a tavolo, sia lo stadio vegetativo che la fioritura possono
avvenire nello stesso sistema. Se si usa un sistema flood and drain modulare più grande, forse
è preferibile che lo stadio vegetativo delle piante avvenga sotto una o due fonti di luce prima
che le piante vengano messe nella stanza di fioritura, dato che è probabile che il sistema
modulare preveda varie fonti di luce.
Come devono essere distanziate le piante?
Dipende da quante se ne vuole coltivare e quanto le si vuole far diventare grandi. I
sistemi a tavolo sono ottimi per la coltura Sea of Green (mare di verde), dove sono dis-
tanziate di poco e stanno in vegetativo finché non formano un canopo basso. Sono poi
passate in fioritura per un ‘Sea of buds’ (mare di cime)!
I sistemi flood and drain modulari sono perfetti per distanziare le piante sotto varie
fonti di luce. Si può scegliere di mettere quattro dei secchi modulari sotto ogni fonte o
un solo secchio sotto ogni fonte di luce per ottenere delle super-piante! Una volta ho
visto un sistema posto sotto 20 fonti di luce in California, dove c’erano due piante ogni
1.000 watt e ogni pianta aveva avuto uno stadio vegetativo di otto settimane prima di
essere passata in fioritura. Era come una stanza piena di alberi!
A che livello impostare l’EC?
Se si utilizza un substrato di coltura inerte, come i sassolini d’argilla, l’effetto cuscinetto (o
protezione) contro l’eccessivo nutrimento non è consistente. Fate quindi in modo di comin-
ciare a somministrare metà del dosaggio di nutrienti consigliato dai produttori. Se si utilizza
terreno, cocco o una miscela di argilla e cocco, l’effetto cuscinetto è presente attorno alle radici
e si può cominciare seguendo il dosaggio consigliato dal produttore sin dall’inizio.
Le piante dovranno essere sostenute?
Non necessariamente. A differenza delle tecniche di coltura ‘idroponica pura’, come l’NFT
o l’aeroponica, il substrato di coltura circonda le radici e aiuta la pianta ad autososten-
ersi. Tuttavia, come in tutti i tipi di colture indoor, se le piante producono grosse cime,
bisognerà sostenerle e fare in modo che non si pieghino su se stesse!
Ebbene, che siate novizi o esperti dal pollice verde, il flood and drain ha qualcosa da offrirvi.
Provatelo e non vi deluderà. In più, le vostre piante vi vorranno bene per averlo scelto!!!
controllo principale, che a sua volta è col-
legato a un serbatoio principale.
Il sistema utilizza la gravità per mandare
la soluzione nutritiva ai vasi e utilizza delle
pompe per riempire e drenare il secchio
di controllo principale che ha due valvole
galleggianti magnetiche al suo interno,
che consentono di controllare le pompe
sia nel serbatoio principale sia nel secchio
di controllo. Queste valvole controllano
il livello d’inondazione nei vasi in modo
molto preciso, per evitare eccessiva irriga-
zione o inondazione.
Man mano che il livello di soluzione nutri-
tiva raggiunge un livello prefissato nei
vasi, la valvola galleggiante magnetica nel
secchio principale di controllo interrompe
l’attività della pompa situata nel serbatoio
principale e accende una pompa nel sec-
chio principale di controllo. La pompa nel
secchio principale di controllo convoglia
la soluzione nutritiva fuori dai vasi e la
reimmette nel serbatoio principale.
I vantaggi principali del sistema modulare
sono che si possono distanziare a piaci-
mento le piante sotto la luce – in modo
tale che diventino enormi! – i sistemi
possono essere potenziati aggiungendo
più vasi e si può gestire un’area di coltura
piena di piante che dipendono da un
unico serbatoio.
A che tipo di coltivatore si adatta la tecni-
ca flood and drain?
Poiché i sistemi flood and drain sono così
flessibili, si adattano trasversalmente a
moltissimi coltivatori...
con i vasi e avere un carico di lavoro
limitato con un certo numero di piante
collegate a un unico serbatoio, in modo
tale che si possono concentrare sull’am-
biente di coltura.
-
no un sistema flessibile che si adatti al
loro ambiente di coltura e che massi-
mizzi la resa.
più piccola scala si troveranno bene con
il sistema flood and drain a tavolo, che si
adatta a una tenda di coltura di 1 – 1,20
metri quadrati o con un sistema flood
and drain modulare di dimensioni più
ridotte che è ottimale per una soluzione
con due fonti di luce.
enorme vantaggio dal sistema flood
and drain modulare, dato che riduce
sostanzialmente il tempo investito a irri-
gare le piante e si può potenziare a
livello dimensionale aggiungendo vasi.
Si può usare un sistema flood and drain
a tavolo più piccolo per lo stadio vege-
tativo, in modo tale che le piante siano
posizionate sotto una o due fonti di luce
prima di essere trapiantate in un sistema
modulare grande.
I tre passi verso il paradiso del Flood
and Drain!
1. Tenere un diario delle fasi d’inondazio-
ne quotidiane è fondamentale per ottene-
re una crescita e resa ottimali utilizzando
la tecnica flood and drain. Segnatevi il
numero d’inondazioni al giorno rispet-
to alla quantità di soluzione necessaria
per operare correttamente il vostro siste-
ma ogni giorno. La quantità di soluzione
utilizzata dalle vostre piante è collegata
direttamente al loro ritmo di crescita e l’i-
dea è quella di massimizzare il consumo e
la crescita. Sperimentate a livello di nume-
ro e durata delle inondazioni, in modo tale
che troverete il numero ottimale d’inon-
dazioni e per il vostro ambiente di coltura.
2. Riempite il serbatoio a seconda dal
substrato di coltura. Se utilizzate dei sas-
solini di argilla, trattate il flood and drain
come sistema di coltura idroponica a
ricircolo e riempite il serbatoio a distanza
di qualche giorno, con una soluzione
nutritiva con la metà della potenza. Il
motivo per cui utilizzate metà potenza
è che le piante che crescono sotto fonti
di luce potenti assorbiranno l’acqua a
ritmi più elevati rispetto ai nutrienti. Nel
tempo l’EC (CF) della soluzione aumen-
terà, quindi se riempite il tutto con una
soluzione completa, correte il rischio di
somministrare eccessivo nutrimento. Se
utilizzate un substrato assorbente, come
terreno o cocco, l’obiettivo è quello di
minimizzare il gocciolamento, quindi va
aumentato il numero di fasi d’inondazio-
ne di uno in più al giorno. Per esempio,
non passate da tre a sei fasi perché col-
tivate in un substrato assorbente e cor-
rete il rischio che l’acqua faccia male alle
radici delle vostre piante e si verifichino
episodi di eccessiva nutrizione.
3. Aumentate il numero di fasi d’inon-
dazione e le piante cresceranno e diven-
teranno più grandi. Quando si coltiva
solo con sassolini di argilla e le giovani
pianticelle vengono messe nel sistema,
impostate il timer a due fasi d’inonda-
zione da 15 minuti al giorno. Man mano
che le piante crescono, potete aumentare
il numero di fasi d’inondazione fino a
un massimo di uno da 15 minuti l’ora.
Dovrete modificare la soluzione ogni 1-2
settimane. Se si coltiva in terreno o cocco
e le giovani piante vengono messe nel
sistema, impostate il timer a una sola fase
d’inondazione da 15 minuti al giorno. Se
si usa un substrato di coltura assorbente,
bisogna gestire il sistema per minimizzare
il gocciolamento e si dovranno fare solo
due modifiche della soluzione nutritiva
ogni 2 settimane o quando il livello della
soluzione si abbassa.
Le valvole di entrata e di uscita
12 WORLD CANNABIS
Addomestica le fiereNon è un articolo di zootecnia e nemmeno la presentazione di un safari offertovi dalla migliore agenzia viaggi, bensì un deciso invito a frequentare gli eventi cannabici europei. Il prossimo grande appun-tamento è Spannabis 2013 di Barcellona. Cos’è la Spannabis lo chiari-remo in seguito. Prima voglio spiegare perché le fiere, le coppe e le reunion sono importanti. di CBG
I motivi sono numerosi, innanzitutto
continua a vivere una cultura alternativa
che grazie a ciò si mantiene ed evol-
ve continuamente anche in movimen-
ti antiproibizionisti affermati e diffusi
attualmente. Oltre a ciò, ovviamente, si
creano numerose possibilità di lavoro
quando si incontrano realtà aziendali
fonte di collaborazione, e perché no
anche di ispirazione.
In aggiunta ho visto negli ultimi eventi
sempre più studiosi professionisti con
nuove idee rivoluzionarie come pomate
con cannabidiolo ad esempio. Ho incon-
trato anche un tassonomista ed è stato
un incontro molto piacevole; chi avrebbe
mai detto che nello stand Roor avrei
trovato un personaggio che chiuderà
un libro sulla botanica della Canapa tra
pochi mesi?
Ma la cosa migliore è incontrare altri
appassionati, spesso da paesi dove è
consentito coltivare Canapa, con foto
e racconti di esperienze recenti. Ho
apprezzato molto conoscere dei growers
di Amsterdam durante l’ultima coppa di
Hightimes e anche conoscere un geneti-
sta, e giornalista, della California perché
ho potuto avere un confronto generale
sul mondo cannabico ed ascoltare le loro
esperienze come se stessi leggendo dei
threads sul forum di icmag.com.
Gli eventi, che sono le Fiere o le esposi-
zioni sulla Canapa sono un buono spec-
chio dell’andamento del mercato e del
pubblico nella zona in cui si svolgono.
Se ad una fiera ci sono tanti produttori
e tanti giornalisti allora si tratta di un
evento di portata maggiore rispetto a
certi circhi mediatici a cui abbiamo tri-
stemente assistito negli ultimi anni e la
prova è che l’edizione seguente, a meno
di cambiamenti di legge improvvisi, avrà
molto più pubblico.
Gli ultimi eventi sono stati: la Coppa
Hightimes 2012 di Amsterdam dello scor-
so novembre, un ottimo punto d’incon-
tro per nordamericani reduci delle HTCC
dei vecchi tempi e nuove leve di ogni
parte del mondo. Le foto mostravano
genetiche enormi e dentro alle pietre ci
sono state solo creme monosetaccio. La
fiera invece era un piccolo expo di pochi
stand, molto più meritevoli sono stati i
pomeriggi in zona Harlemmerstraat.
Prima di Amsterdam c’è stata Praga,
quest’anno con il suo grande spazio
espositivo di oltre tre padiglioni se
contiamo anche un corner fuori con
un bruciatore, un bar con birra e della
musica. La Cannafest 2012 è stata un
ottimo incontro di sperimentazione e
avanguardia, con la storia e chi l’ha fatta.
Non c’erano molti tra i più grandi ma la
rappresentanza di coltivatori mondiale
era notevole. I locali si sono fatti vedere
poco, ma bene: bio e outdoor seleziona-
ti da cloni della Germania. Gli espositori
erano divisi in tre padiglioni principal-
mente, dove nel primo padiglione si
trovavano le case di produttori storici e
di nuovi produttori, nel secondo c’erano
i distributori e i rivenditori con pochis-
simi growshops mentre nel terzo padi-
glione si trovavano i produttori locali
e le aziende legate all’area. Nel terzo
padiglione quindi c’erano delle aziende
della Repubblica Ceca impegnate nella
Cannabis terapeutica, quindi pomate ed
unguenti con cannabinoidi.
Prima ancora c’è stata Cultiva ad inizio
novembre a Vienna. Vienna è una città
molto carina, l’Austria è un piacevole
angolo di natura nel centro dell’Europa, e
Cultiva è un’ottimo centro di sviluppo di
business con troppo pochi appassionati.
Nella piramide espositiva si trovavano
tutti gli espositori che poi si sarebbero
presentati a Cannafest senza esclusioni,
con la differenza che a Vienna c’erano
tanti professionisti ed espositori locali il
che significa che si parlava principalmen-
te tedesco e soprattutto poche erano le
brochure in inglese. Nel cortile per for-
tuna ho incontrato un amico di un caro
amico di molto lontano che per un pezzo
di formaggio mi ha regalato dell’olio. Il
formaggio si mangia, l’olio no.
Ancora prima nella nostra risalita tem-
porale di tutto il 2012 c’è stata la fiera di
Zurigo: Cannatrade. Cannatrade è una
fiera della Canapa in Svizzera. In Svizzera
tutto è perfetto e anche la fiera s’è impe-
gnata per raggiungere la funzionalità
costante tipica dell’Elvezia. Gli espositori
sono stati per la maggioranza rivenditori
e micro distributori locali, devo segnalare
ancora la presenza di numerosi volantini
e pubblicità in lingua tedesca e francese
e praticamente nulla in lingua inglese.
In Svizzera si crede di fumare bene e si
rimane con l’acquolina in bocca fino al
ritorno a casa, a meno di non conoscere
un casuale e pressoché unico coltiva-
tore di passaggio con qualcosa con sé.
Meno male che sappiamo tirare in mezzo
chiunque noi italiani.
Prima di Zurigo c’è stata la fiera Growmed
2012 di aprile a Valencia in Spagna. La
fiera Growmed è stata una fiera forte-
mente voluta da Soft Secrets ed era orien-
tata a incentivare l’utilizzo terapeutico
dei cannabinoidi in un paese dove, da
poco, è fortemente tollerata la coltivazio-
ne di Canapa ad uso medicinale. Se ha
funzionato l’esperimento lo sapremo alla
prossima edizione. Sicuramente è stato
molto piacevole sfidare il vento della ter-
razza fumatori con il biologico outdoor,
o di esterior, dei locali. Una fiera come
Vienna con il vantaggio di avere qualche
appassionato in più dato che Valencia è
nella Comunitat Valenciana.
L’ultimo evento che riporto è la fiera
Spannabis 2012 che s’è tenuta a febbraio
a Barcellona. È stata una fiera stupenda,
dal Trompetol ai Cannabis Club, dai pro-
duttori agli appassionati, agli esperti. In
due padiglioni erano radunati tanti stand
tra produttori e rivenditori e distributori
e grossisti e realtà editoriali.Ovviamente
grazie ai Cannabis Club la compagnia
delle signorine è stata molto piacevole
e anche la presenza degli appassionati si
è sentita notevolmente sia con le gene-
tiche d’avanguardia degli ultimi incroci
casalinghi e non, sia con le discussioni
sulle pratiche di agricoltura.
Mi fermo qui perché un elenco di com-
pletezza includerebbe numerose coppe
e reunion underground e non, che per
vari motivi non sono mainstream come
queste fiere. E’ importante presenziare
agli eventi, sono sempre più le persone
piacevoli che ti cambiano il pomeriggio.
GLI EVENTI, CHE SONO LE FIERE O LE ESPOSIZIONI SULLA CANAPA SONO UN BUONO SPECCHIO DELL’ANDAMENTO DEL MERCATO E DEL PUBBLICO NELLA ZONA IN CUI SI SVOLGONO.
15IL CANAPAIO 15
I problemi della cannabisQuesto articolo avrebbe dovuto essere una tabella, di rapida consul-tazione per identificare chiaramente tutta quella serie di problemi che possono verificarsi nel momento in cui si decide di coltivare una o più piante di marijuana . Per esigenze di impaginazione proverò a scriverlo come testo, sperando che la semplice lettura possa essere lo stesso d’aiuto (potrete comunque trovare in futuro l’articolo sotto forma di tabella sul sito internationalfarmers.com). di Franco Casalone
Anche se la cannabis, cresciuta in ambien-
te idoneo, è una pianta forte, in grado di
resistere a molte avversità, contrariamen-
te a quanto si pensa ci sono numerosi
patogeni (muffe, batteri, virus, predatori)
ed alcune cause date dall’ambiente che
possono creare dei problemi alle nostre
amate piante.
Nella fase compresa fra la semina e l’e-
mergenza della piantina dalla terra potrà
verificarsi che
- Il seme non nasce Cause:
1) danni ambientali (troppo freddo/cald;
seme vecchio, rotto, immaturo; siccità,
terreno crostoso, Ph scorretto) .
2) malattie fungine, batteriche o virali
(funghi/muffe: Pythium, Fusarium,
Rhizoctonia solanii, Botrytis cinerea,
Macrophomina phaseolina) 3) predato-
ri (roditori, formiche, uccelli, nematodi,
larve).
Rimedi:
1) correggi parametri sbagliati, usa semi
fertili, crea condizioni idonee alla nascita
2) cambia substrato di crescita, meno irri-
gazioni, disinfetta attrezzature, tratta-
mento semi con funghicida 3) identifica
predatore, non seminare direttamente
in terra, disinfetta il suolo con propoli,
neem o olio orticulturale
- La piantina avvizzisce appena nata Cause:
1) freddo/ caldo/ siccità/ Ph scorretto.
Eccessiva umidità. Grandine
2) Funghi: Verticillium, Fusarium,
Botrytis, Rhizoctonia solanii, Pythium,
Macrophina phaseolina.
Rimedi:
1) correggi parametri, risemina
2) cambia medio di crescita, meno innaf-
fiature, disinfetta
- La piantina appare mangiata Cause:
molluschi (chiocciole, lumache), uccelli,
roditori, erbivori, grilli.
Rimedi:
identifica predatore. Risemina in vaso e
trapianta dopo 20-30 gg.
- Le talee seccano e muoiono. Cause:
1) mancanza di umidità, medio senza aria,
2) Verticillium, Pytium
Rimedi:
aumenta umidità aria (80%), drena/cam-
bia medio, usa disinfettante fungicida
- Le talee non radicano. Cause:
20ºC), poca umidità, Ph scorretto, Ec
eccessivo
2) medio non sterile
3) nematodi (meloidogyne)
Rimedi:
1) correggi parametri
2) cambia medio, disinfetta attrezzatura
3) olio di neem
Nella fase di crescita potrà invece suc-
cedere che:
- Gli apici ingialliscono e sec-canoCause: mancanza calcio
Rimedi: fornisci calcio
- Le piantine non crescono Cause:
1) carenza macronutrimenti, nutrimenti
non bilanciati, freddo/caldo/siccità
2) marciume radicale (fusarium solanii,
rhizoctonia solanii, sclerotium rolfsii)
3) danni da insetti. Danni alle radici
(nematodi, animali che scavano galle-
rie). Fanerogame (vegetali) parassite:
orobanche, cuscuta
Rimedi:
1) correggi parametri
2) disinfetta medio con propoli/neem,
meno irrigazioni
3) identifica predatore, piretro, neem,
olio orticulturale, prodotti specifici,
getto d’acqua a 60ºC. Cambia medio
- I fusti appaiono bucati / con rotture Cause:
1) grandine, eccessiva umidità
2) funghi: Sclerotinia sclerotium (mal
dello sclerozio
3) larve tipo piralide (ostrinia/pyranta
nubilalis)
Rimedi:
1) sigilla rotture con pasta per tagli da
potatura, maggiore ventilazione
2) meno umidità, piretro, fungicidi
3) propoli in soluz. d’ammoniaca/neem
iniettati nel buco del parassita, ritro-
vamento parassita
- I fusti appaiono ammuffiti Cause:
1) eccessiva umidità
2) Botrite, Phoma, Phomopsis,
Trichothecium roseum
Rimedi: zolfo, meno umidità, più cir-
colazione d’aria. Eliminare le piante
infette
- I fusti sono troppo lunghi Cause: piante troppo vicine, luce con
spettro sbagliato, insufficienti ore luce,
eccesso azoto
Rimedi: dirada, usa lampada a luce blu,
più ore luce, meno azoto
- I fusti sono senza rami / rami non sviluppati Cause: piante troppo vicine, squilibrio
nutrimenti
Rimedi: dirada, lava medio e usa fertiliz-
zanti diversi
- I fusti appaiono con ingros-samenti / foglie con galle e/o arricciate Cause: nematodi (ditylenchus dipesaci,
meloidogyne)
Rimedi: neem, prodotti specifici. Elimina
piante colpite
- Si osserva decolorazione fra le vene delle foglie Cause:
1) carenza nutrimenti
2) oidio
3) danni da insetti diversi
Rimedi:
1) identifica carenza, aggiungi complesso
nutrimenti crescita
2) zolfo
3) identifica insetto, elimina con prodotti
specifici
- Si osserva decolorazione delle vene delle foglie Cause: carenza micronutrimenti
Rimedi: aggiungi micronutrienti
- Le foglie appaiono arricciate ai margini Cause:
1) verso l’alto: carenza di assorbimento
d’acqua, eccesso sali, medio arido
2) verso il basso: overdose fertilizzanti,
carenza potassio
3) peronospera
Rimedi:
1) lava medio, più irrigazioni, meno ferti-
lizzanti
2) trattamenti a base di rame, meno umi-
dità
- Le foglie appaiono con punte bruciate Cause:
1) overdose fertilizzanti
2) marciume radicale
Rimedi:
1) lava medio
2) meno irrigazioni, meno fertilizzanti,
medio più aerato
- Le foglie appaiono con mac-chie Cause:
1) colorate: eccessiva umidità. Bianche:
carenza magnesio. Come bruciature:
nutrimenti non bilanciati, overdose
2) funghi: oidio (muffa bianca), botrite
(muffa grigia), peronospora (pseudo-
peronospera), Cercospora, Septoriae,
Altrenaria, Trichothecium roseum,
Phoma, Stemphylium,Colletotrichum,
Phomopsis (phomopsis ganjae) virus:
mosaico
3) Causate da secrezioni di insetti come
metcalfa, afidi. Se striature decolorate,
gallerie causate da minatori delle foglie.
Rimedi:
1) correggi parametri
2) più ventilazione, funghicidi, elimina
parti colpite
3) elimina insetti (piretro, prodotti spe-
cifici)
- Foglie con macchioline punti-formi Cause: acari (tetranychus urticae - ragnet-
ti), mosca bianca
Rimedi: neem, acaricidi, piretro (non per
acari, tre trattamenti ogni 5 giorni 15 gior-
ni), prodotti specifici. Ozonizzatore
- Foglie con ragnatele / uova Cause: ragnetti, larve
Rimedi: piretro, neem, sapone potassico,
ozonizzatore
- Foglie con buchi Cause:
1) grandine
2) larve, erbivori
16Rimedi:
1) reti di protezione
2) piretro, lavaggio medio con neem o
prodotti specifici, reti di protezione
- Foglie molto scure/ bruciate Cause: eccesso potassio o azoto, gelo,
carenza fosforo (colore che tende al rosso-
viola)
Rimedi: lava medio, riduci fertilizzanti,
aumenta temperatura, elimina parti bru-
ciate
- Nuovi germogli ingialliscono e/o seccano Cause: carenza calcio
Rimedi: fornisci calcio
- Foglie ingiallite Cause:
1) giovani: carenza micronutrimenti
(calcio, ferro e zolfo) vecchie: caren-
za macronutrimenti (azoto, potassio,
magnesio e manganese), squilibrio/
eccesso fertilizzanti
2) Marciume radicale (verticillium, fusa-
rium)
Rimedi:
1) correggi parametri
2) riduci irrigazioni, piu aria alle radici.
- I piccioli diventano rossi, poi le foglie e i fusti Cause: freddo, (impossibilità di assorbire
potassio) carenza potassio (piu raramente
carenza fosforo), Ph sbagliato, eccesso sali
(magnesio e sodio).
Rimedi: correggi parametri.
Nella fase della fioritura potremo avere i
seguenti problemi:
- Ritardo nella differenziazione dei sessi Cause: troppo fosforo, freddo, troppe ore
di luce, buio non continuo.
Rimedi: correggi parametri
- Alta percentuale di piante maschio Cause: carenza azoto, traumi alle piante
in crescita.
Rimedi: elimina maschi, risemina
- Ermafroditismo diffuso Cause: fenetica semi sbagliata, cicli luce/
buio non regolari, ambiente con troppe
variazioni.
Rimedi: isola ermafroditi, correggi para-
metri
- Foglie vecchie ingialliscono e cadono Cause: fine fioritura: normale; inizio fio-
ritura: carenza macronutrimenti, Ph sba-
gliato.
Rimedi: correggi parametri
- Cime con muffe Cause:
1) eccessiva umidità, carenza circolazione/
ricambio dell’aria
2) botrite (grigia, dentro alla cima), oidio
(bianca, all’esterno)
3) danni da escrementi/melate/rotture tes-
suti vegetali da parte di insetti diversi
Rimedi:
1) correggi parametri, migliore circolazo-
ne d’aria, umidità sotto al 40%
2) elimina subito parti ammuffite
3) elimina parti colpite, elimina insetti (a
mano, ozonizzatore)
- Cime mangiate / mancanti Cause: larve, uccelli e erbivori (se con
semi), uomo
Rimedi: identifica predatore
- Cime con ragnatele Cause: ragnetti.
Rimedi: pulisci a mano, senza danneggia-
re le cime, ozonizzatore
- Presenza di semiCause: non eliminazione dei maschi
prima dell’apertura dei fiori, presenza fiori
maschili su piante femmine, polline pro-
veniente da piante lontane.
Rimedi: troppo tardi. Elimina fonte di
polline
- Non presenza di semi Cause: assenza di maschi, piante femmi-
ne sterili
Rimedi: semina più individui, cambia
varietà
- Cime appassite Cause: botrite.
Rimedi: meno umidità, più ventilazione,
elimina parti con muffe
- Cime bruciate Cause: troppo vicine alla fonte di luce,
overdose fertilizzanti, gelo
Rimedi: correggi parametri, taglia parti
colpite
- Improvviso appassimento della pianta Cause:
1) overdose azoto, mancanza cacio, rot-
tura radici, erbicidi, emissioni di gas
fluoridrici e solforici
2) marciume radicale (sclerotium rolfsii,
rhizoctonia, fusarium)
Rimedi: risemina, cambia medio, disinfet-
ta attrezzature, cambia sito di coltivazione
- Infiorescenze non si svilup-pano Cause: eccesso/squilibrio fertilizzanti,
mancanza d’acqua/luce/ricambio d’aria.
Carenza nutrimenti
Rimedi: lava medio, aumenta disponibi-
lità acqua/ luce/ aria. Cambia nutrimenti
- Radici danneggiate Cause: roditori, animali che scavano gal-
lerie
Rimedi: cambia luogo di coltivazione
- Radici ammuffite / marce Cause:
1) Troppa acqua d’irrigazione
2) Marciume radicale
Rimedi: Meno irrigazioni, medio più dre-
nante
- Cime/ foglie/ fusti con secrezi-oni appiccicose Cause: afidi (pidocchi delle piante)
metcalfa.
Rimedi: elimina parassita, pulisci parti
colpite.
Una volta raccolte le nostre piante, si
potranno manifestare problemi nella fase
di essiccagione:
- Odore troppo forte Rimedi: usa filtri a carboni attivi, ionizza-
tore, ozonizzatore
- Muffe fra le cime Cause: eccesso umidità: botrite
Rimedi: elimina parti ammuffite, riduci
umidità, migliora circolazione dell’aria
- Ragnetti fra le cime Cause: acari
Rimedi: pulisci a mano
Anche nel momento dell’utilizzo delle
nostre infiorescenze potremo riscontrare
degli inconvenienti:
- Cime con gusto aspro
Cause: eccesso fertilizzanti, essiccazione
troppo rapida.
Rimedi: troppo tardi, riporta all’80%
umidità per 4-5 giorni e rifai essiccare in
ambiente fresco e ventilato
- Cime che scoppiettano quan-do fumate Cause: eccesso fertilizzanti, acari o afidi
seccati fra le cime.
Rimedi: troppo tardi
- Cime con gusti metallici Cause: eccesso fertilizzanti chimici,
“flushing” (lavaggio in termine fioritura)
non effettuato.
Rimedi: troppo tardi
- Cime con gusto amaro Cause: troppo umide (>15%), eccesso fer-
tilizzanti, varietà con questo gusto, pre-
senza foglie.
Rimedi:eEssicca meglio, se eccesso ferti-
lizzanti troppo tardi, cambia varietà, puli-
sci meglio
- Cime che faticano a bruciare Cause: troppo umide, eccesso fertilizzanti.
Rimedi: essicca meglio, troppo tardi
- Cime che danno mal di testa e/o tosse Cause: 1) troppo umide, eccesso fertiliz-
zanti di sintesi, ammuffite 2) fusarium
Rimedi: essicca meglio, se troppo tardi,
distruggi parti ammuffite.
l riconoscimento delle cause di vari sinto-
mi non è facile. È sempre importante iden-
tificare con sicurezza il problema prima
di ogni intervento. La lotta integrata ai
parassiti è consigliabile soltanto in caso
di coltivazione commerciale (continua). Il
piretro deve essere utilizzato in una solu-
zione a ph inferiore a 6,5. In ambienti chiu-
si, l’utilizzo di un apparecchio generatore
di ozono (da utilizzarsi esclusivamente
quando non ci si trova nell’ambiente inte-
ressato) eviterà molti problemi di infesta-
zioni di insetti, acari e muffe. Il predatore
più pericoloso è l’uomo, soprattutto se
proibizionista. Si consiglia la consultazio-
ne dei testi della bibliografia di riferimen-
to per l’identificazione del problema e
l’utilizzo specifico dei rimedi. La pulizia
dell’ambiente di crescita e la buona salute
delle piante sono la miglior misura di pre-
venzione per ogni possibile problema, a
parte quelli causati dall’uomo e dalla follia
proibizionista.
Buone feste a tutti, sperando che con il
nuovo anno ci possa essere una maggiore
consapevolezza sul problema della can-
nabis proibita. Che è il problema più gran-
de e che in Italia si continua ad ignorare.
Bibliografia di riferimento:
Il canapaio2 (il Canapaio, ed. Shambu),
Canapicoltura Indoor (il Canapaio, ed.
Shambu),Hemp Diseases and Pests (J.M.
McPartland, R.C. Clarke, D.P. Watson,
ed. CABI),Marijuana Horticulture (J.
Cervantes, ed. Van Patten Publishing),
Fitopatologia Entomologia (G. Zanetti, ed.
Edagricole),Canapa:il ritorno di una cul-
tura prestigiosa (P. Ranalli, B. Casarini, ed.
Avenue media)
IL RICONOSCIMENTO DELLE CAUSE DI VARI SINTOMI NON È FACILE. È SEMPRE IMPORTANTE IDENTIFICARE CON SICUREZZA IL PROBLEMA PRIMA DI OGNI INTERVENTO
18 INDOOR
Idrocoltura contro irrigazione a mano. Parte 3: Irrigazione a gocciaIn questo numero mettiamo in evidenza un metodo che è semplice da predisporre e così valido per i produttori che viene utilizzato nelle coltivazioni commerciali in tutto il mondo, dalla produzione di pomo-dori di qualità ai grandi supermercati britannici fino alla produzione di prodotti di qualità per i coffee shop di Amsterdam. La nostra ricerca di cicli di coltura più rapidi e di maggiori rese continua; in questo numero, analizzeremo l’irrigazione a goccia...
Se pensate all’irrigazione a goccia, cosa vi
viene in mente? Probabilmente colture
in serra su ampia scala; ettari ed ettari di
pomodori o cetrioli, coltivati su zolle di lana
di roccia con chilometri di gocciolatoi colle-
gati a computer che controllano programmi
di nutrizione molto complicati. Un po’ diffici-
le per il coltivatore domestico, non trovate?
Sbagliato! La coltivazione a goccia è uno dei
metodi più semplici e flessibili sul mercato
nell’ambito dell’idrocoltura ed è disponibile
a ogni livello, da una pianta in su!
La coltivazione a goccia per il coltivatore
domestico offre cicli di crescita più rapidi e
maggiori rese d’idro attive, con la flessibilità
di coltivare in ogni tipo di substrato, dalla
terra, al cocco, dalla lana di roccia all’argilla
e di coltivare persino in vaso.
Come funziona l’irrigazione a goccia?
Procediamo con ordine...
Cosa è l’irrigazione a goccia?Ci sono molti tipi d’irrigazione a goccia,
ma si basano tutti sullo stesso principio.
Le vostre piante vengono messe in un
substrato di coltura e un gocciolatore viene
posizionato all’interno o in sospensione
sopra al substrato. Il gocciolatore è collega-
to a una linea di gocciolamento, che a sua
volta è collegata a una pompa.
Si tiene la soluzione di nutrienti in un ser-
batoio e, in periodi di tempo settati su
un timer, la soluzione viene pompata dal
serbatoio, attraverso la linea di gocciola-
mento e fatta arrivare alla pianta attraverso
il gocciolatore.
La soluzione di nutrienti passa attraverso
il substrato e sopra le radici delle vostre
piante, drenata attraverso il substrato e
portando ossigeno alle radici. La sommini-
strazione di piccole dosi di acqua e nutrien-
ti in modo frequente durante il giorno,
permette di evitare che il substrato si saturi
e che ci sia invece sempre molto ossige-
no attorno alle radici della pianta. Questo
garantisce uno sviluppo sano e una cresci-
ta più rapida.
Con la maturazione delle piante, il numero
di periodi di somministrazione aumenta.
La quantità di soluzione di nutrienti uti-
lizzata dalla pianta può essere misurata
facilmente e questo consente dunque di
personalizzare il numero di somministra-
zioni per raggiungere una crescita e
una resa ottimali.
L’irrigazione
a goccia
ha
qual-
cosa da offrire
a ogni coltivatore,
dagli amanti della terra che
vogliono che i vasi siano irrigati
automaticamente, agli esperti d’idro-
coltura che cercano di misurare l’apporto
di nutrienti alla loro coltivazione su base
quotidiana e studiano il programma di
nutrizione perfetto per il loro ambiente
di coltura.
Una cosa è certa: se è il metodo predi-
letto per il coltivatore commerciale, vale
senz’altro la pena provarlo! Leggete qui...
Perché scegliere l’irrigazione a goccia e non a mano in vaso?
rendono di più: le piante assorbono più
acqua e nutrienti rispetto a quanto non
avvenga con l’irrigazione a mano, che
apporta pochi nutrienti. Più sommini-
strazioni frequenti durante il giorno sono
meglio di un’unica somministrazione
abbondante un giorno sì e un giorno no.
bisogno: in un sistema d’irrigazione a
goccia non ci si affida all’azione capillare
per somministrare acqua e nutrienti alle
radici
della pianta.
Al contrario, i
gocciolatori
nutrono le
radici dall’alto
e la gravità fa
scendere la soluzione di nutrienti. Le tec-
niche nutritive che si affidano all’azione
capillare inumidiscono maggiormente il
fondo del vaso, rispetto alle altre zone
dello stesso, il che può ostacolare lo svi-
luppo delle radici e rallentare la crescita
della pianta.
zione: quando alle piante vengono som-
ministrati pochi nutrienti con maggior
frequenza, il substrato non è mai saturo o
non ha carenze di soluzione nutritiva. Le
piante irrigate a mano a distanza di qual-
che giorno, possono soffrire di deposito
d’acqua, perché le piante non riescono
ad assorbire tutta la soluzione sommini-
strata in una sola volta.
cia non richiedono grande manutenzione.
Basta gestire il serbatoio contenente la solu-
zione nutritiva per tutte le piante e riem-
pirlo a distanza di due o tre giorni, il che è
molto più semplice dell’irrigazione a mano.
Tipi d’irrigazione a gocciaCi sono molti tipi di sistemi a goccia fra cui
può scegliere il coltivatore domestico, che
ricadono in due categorie principali:
1. Sistemi a ricircolo
Nell’irrigazione a goccia a ricircolo, in gene-
re le piante si trovano sul serbatoio di
nutrienti. La soluzione non utilizzata dalle
piante passa nel substrato e torna nel ser-
batoio, pronta per essere pompata nuo-
vamente alle piante. Il vantaggio di questi
sistemi è che sono semplici da far funziona-
re e predisporre e, dato che tutte le piante
Flo Gro – Fornisce un ottimo
ambiente alle piante madre
Il noto sistema Wilma
d’irrigazione a goccia
AquaFram – un unico anello a
goccia con pompa pneumatica
LA COLTIVAZIONE A GOCCIA È UNO DEI METODI PIÙ SEMPLICI E FLESSIBILI SUL MERCATO NELL’AMBITO DELL’IDROCOLTURA ED È DISPONIBILE A OGNI LIVELLO, DA UNA PIANTA IN SU!
19sono posizionate sul serbatoio di nutrienti,
sono praticamente a prova di perdita. Ci
sono tre tipi principali di sistemi a ricircolo...
In un sistema da anello singolo a goccia, le
piante si trovano in un contenitore, di solito
pieno di palline di argilla, posizionato sul
serbatoio contenente la soluzione nutritiva.
Il programma di nutrizione viene settato
con un timer la soluzione viene pompata
automaticamente dal serbatoio alle radi-
ci. Le piante ricevono tutti i nutrienti e
l’acqua di cui hanno bisogno, ma anche
ottimo accesso all’ossigeno. Dato il drenag-
gio costante del sistema, l’ossigeno viene
attirato nella zona delle radici.
Quando li si utilizza con le palline di argilla,
i sistemi a goccia di questo tipo garanti-
scono una zona radicolare sana e ossige-
nata, grazie al drenaggio del substrato.
L’ambiente ideale per tenere a lungo una
pianta madre o per portare una pianta alla
fioritura e raggiungere il massimo risultato
a livello di cime! In alcuni casi la resa è
così grande che bisognerebbe vederla per
crederci!
Alcune versioni conosciute di questi
sistemi disponibili nel Regno Unito sono
AquaFarm, WaterFarm e Flo-Gro.
In un sistema a goccia per vaso, i vasi sono
posizionati su un vassoio sul serbatoio. Le
piante e i gocciolatori si trovano nei vasi
con il substrato prescelto. La frequenza di
somministrazione viene impostata con un
timer, mentre la soluzione nutritiva viene
pompata dal serbatoio ai gocciolatori e
sopra le radici.
La soluzione nutritiva passa nel substrato e
sopra le radici delle piante. Quello che non
viene assorbito dalle piante, viene drenato
attraverso i fori nel serbatoio, pronto per esse-
re pompato nuovamente nei gocciolatori.
I sistemi a goccia per vaso sono perfetti
per i novizi e per i coltivatori che vogliono
addentrarsi nel mondo dell’idrocoltura, per-
ché si possono utilizzare con tutti i substrati
e offrono la familiarità di utilizzo dei vasi.
Fra i sistemi a goccia per vaso conosciuti
nel Regno Unito troviamo il Sistema Wilma,
disponibile in un’ampia gamma di dimen-
sioni e varianti di vaso e, più di recente,
i sistemi a goccia per vaso modulari che
consentono di distanziare le piante sotto
le fonti di luce, come si preferisce, in modo
che possano crescere e diventare enormi!
Molto simile al sistema per vaso, in quanto
le piante sono posizionate su un vassoio
sul serbatoio, ma il sistema a goccia olan-
dese utilizza piccole zolle, di lana di roccia
o fibra di noce di cocco, e non vasi.
2. Sistema a scarto
In un sistema a scarto, la soluzione nutri-
tiva viene pompata da un serbatoio alle
piante utilizzando linee e gocciolatori,
ma anziché essere drenata nel serbato-
io di nutrienti, la soluzione viene fatta
defluire dal substrato in un serbatoio di
scarto e non viene riutilizzata. I sistemi
a scarto tendono a essere utilizzati nelle
colture commerciali, dato che il vantag-
gio principale è che la soluzione nutritiva
è sempre fresca e contiene un equilibrio
ottimale di elementi.
Molti coltivatori di cannabis su ampia scala
usano i sistemi a scarto perché sono facili
da predisporre, riducono il carico di lavoro
per l’irrigazione e danno ottimi risultati.
Le piante possono essere coltivate in vasi
riempiti con substrato di lana di roccia o di
noce di cocco.
Uno dei vantaggi principali nell’utilizzo
dei sistemi a scarto è che sono facilmente
espandibili. Si possono aggiungere linee
e gocciolatori molto facilmente.
Assicuratevi soltanto che la soluzione deflu-
isca correttamente. Un centinaio di litri di
soluzione nutritiva che defluisce dal vostro
sistema ha probabilità di attirare attenzione
indesiderata sulla vostra coltura!
Per che tipo di coltivatore è adatto il sistema d’irrigazione a goccia?Dato che l’irrigazione a goccia è un metodo
flessibile e ci sono molti tipi diversi di siste-
ma, ne esiste uno adatto a ogni coltivatore;
utilizzo per concentrarsi sulla manuten-
zione dell’ambiente di coltura dovrebbe-
ro provare un sistema a goccia per vaso.
-
ma idro che consenta loro di monitorare
l’apporto di nutrienti e d’impostare un
programma nutritivo ottimale per mas-
simizzare la resa, dovrebbero provare un
sistema a goccia per vaso con un substra-
to idro come l’argilla oppure dovrebbero
provare un sistema olandese a goccia.
coltivare un’unica pianta grande a pieno
ciclo in un sistema goccia ad anello o cer-
care di ottenere il massimo da un numero
ridotto di piante in una tenda da 1,2 metri
con un sistema a goccia per vaso.
cercare una soluzione personalizzata a
scarto in cui possano posizionare le loro
piante in un’ampia area e nutrirle usando
un unico serbatoio.
I tre passi verso il paradiso dell’irrigazione a goccia!1. Usate il gocciolatore più adatto al sub-
strato. I gocciolatori sono disponibili in
un’ampia gamma di dimensioni e grandez-
ze di flusso. Se coltivate in un substrato a
drenaggio libero come l’argilla, usate un
gocciolatore senza restrizioni. Questo con-
sentirà alla soluzione nutritiva di passare
alle radici velocemente, secondo il ritmo
della pompa e immetterà molto ossige-
no nella zona delle radici, man mano che
viene drenata nel substrato. Se usate un
substrato assorbente come terra, cocco o
lana di roccia, usate un gocciolatore che
limiti il flusso, altrimenti il substrato sarà
presto saturo. Un gocciolatore con flusso
di 2 litri l’ora, impostato con nutrizioni di 15
minuti, apporterà mezzo litro di soluzione
nutritiva alla pianta. Ideale per la maggior
parte delle piante.
2. Aumentate il numero di periodi d’irriga-
zione man mano che le piante maturano
e crescono dimensionalmente. Questo vi
consentirà di ottenere la crescita massima
e una resa maggiore. Se usate l’argilla,
impostate il timer per due irrigazioni da
15 minuti al giorno per le piante giovani.
Man mano che le piante crescono, potete
aumentare fino a un massimo di un’irri-
gazione da 15 minuti l’ora. Dovrete fare
un cambio completo della soluzione ogni
1-2 settimane. Se coltivate in un substrato
assorbente, impostate il timer a un’irriga-
zione da 15 minuti al giorno per le piante
giovani. Se usate un substrato assorbente,
è meglio che adattiate il sistema per mini-
mizzare le perdite e che facciate un cambio
completo della soluzione nutritiva ogni 2
settimane o meno, se il livello della solu-
zione scende.
3. Usate un agente antibloccante. La
linea di gocciolamento ha un diametro
interno ridotto e nel corso di una colti-
vazione completa – da 8 a 14 settimane,
a seconda del ceppo – queste linee di
gocciolamento si possono bloccare, in
particolare se si usano nutrienti minera-
li concentrati e stimolatori (e se volete
il maggior numero di cime possibile!).
Aggiungere un agente antibloccante nel
serbatoio, vi consentirà di non incappare
in questo tipo di problema.
Q&A veloce con un coltivatore che usa l’irrigazione a goccia per vaso
Quanto si possono mettere le piante nel
sistema?
Non appena si sono radicate nel substrato
di partenza, dovreste vedere delle radici
bianche all’esterno del blocco o del vaso.
Come andrebbero distanziate le piante?
In un sistema con vasi, la distanza è già
fissata in partenza, ma potete ridurre la
distanza dei vasi in un sea of green o
aumentare la distanza se volete far crescere
dei veri e propri alberi!
Le piante dovranno essere sostenute?
Non in un sistema a goccia per vaso,
perché c’è molto substrato attorno alle
radici, ma se usate i gocciolatori e le zolle,
allora, dovrete utilizzare un supporto per
le piante.
Ecco tutto: le tecniche commerciali sono
così disponibili per i coltivatori domesti-
ci. Se cercate un’impostazione semplice e
grandi rese… irrigate a goccia!
I SISTEMI A GOCCIA PER VASO SONO PERFETTI PER I NOVIZI E PER I COLTIVATORI CHE VOGLIONO ADDENTRARSI NEL MONDO DELL’IDROCOLTURA, PERCHÉ SI POSSONO UTILIZZARE CON TUTTI I SUBSTRATI E OFFRONO LA FAMILIARITÀ DI UTILIZZO DEI VASI
I vassoi Aqua sono una componente chi-
ave del sistema a goccia olandese
Una pianta madre molto felice in un sistema a goccia Flo Gro
21HISTORY CANNABIS
La cannabis e l’Egitto, una storia che continua di Enrico Fletzer
Gli incessanti bombardamenti del
Dipartimento Antidroga del dottor
Giovanni Serpelloni sulla cannabis come
causa di malattie mentali ma anche
come agente di rincretinimento di massa
– secondo lo stereotipo “la cannabis
rende scemi” o secondo una correlazio-
ne che la legherebbe ad uno spaventoso
e mai dimostrato aumento della schi-
zofrenia – ha una lunga tradizione nel
pensiero parascientifico occidentale che
affonda le sue radici nelle politiche di
Napoleone Bonaparte in Egitto. In que-
sto contesto, il generale còrso operava
in diretta continuità con la politica di
cambi commerciali e politici che Venezia
teneva con l’Oriente, basata sostanzial-
mente sul mercato delle spezie e delle
droghe di ogni genere. In questo caso
l’interesse dei Francesi e degli Inglesi era
un’area strategica come il Mediterraneo
in grado di riaprire le vie dell’Oriente al
mercato mondiale.
Ma fu proprio l’invasione francese dell’E-
gitto da parte di un esercito a cui era
interdetto l’uso delle bevande alcoliche
a modificare l’immaginario occidentale
rispetto ai generi voluttuari, come pure
il rapporto con l’uso ricreativo della
canapa. La presenza francese in Egitto,
seppur breve, ispirò gran parte della let-
teratura e della pittura di quel paese da
Dumas a Gérard de Narval passando per
Baudelaire e Rimbaud solo per citarne
alcuni. L’incontro tra le due culture fu
decisamente stupefacente e molti mili-
tari francesi decisero di passare almeno
temporaneamente dal vino all’hashish,
che era molto diffuso in Egitto e in par-
ticolare tra le classi subalterne.
Preoccupato sull’uso sempre più diffuso
della cannabis tra le sue truppe, il coman-
dante in capo di Napoleone, il genera-
le Jacques-François Menou passato alla
storia per aver riconosciuto il valore della
scoperta della famosa stele di Rosetta in
data 8 ottobre 1800 decise di proclamare
la prima legge proibizionista della storia
moderna, che così recita:
Art.1- L’uso della bevanda prodotta dalla
canapa, come pure il fumo dei semi di
hashish è vietato in tutto l’Egitto. I bevitori
e fumatori abituali di questa erba perdo-
no la ragione e cadono vittime di delirio
violento che li porta spesso ad eccessi di
ogni tipo.
Art.2 - La produzione della bevanda di
hashish è vietata in tutto l’Egitto. Le porte
di quei caffè o locande nei quali viene som-
ministrato, vengono murate e i proprietari
rinchiusi in prigione per tre mesi.
Art.3 - Tutte le balle di hashish trovate alla
dogana, vanno confiscate e bruciate in
pubblico.
Ma ben presto gli occupanti francesi
si resero conto come questa abitudine
secolare non poteva essere stroncata da
legge alcuna, né tra i residenti né tra le
proprie truppe e, di conseguenza, il 18
gennaio 1801 il decreto del generale fu
cancellato per manifesta “inapplicabilità”.
Proprio come sta cominciando ad essere
evidente anche oggi, e in particolare
nelle Americhe, Napoleone si rese conto
dopo solo tre mesi di come il proibizio-
nismo non avrebbe mai potuto funzio-
nare. In seguito avrebbe poi sperimen-
tato come anche l’embargo non sia mai
una buona tecnica militare, ma questa è
un’altra storia.
Da allora noi europei occidentali abbia-
mo imparato a perseverare nell’errore
e siamo riusciti a tenere in piedi un
mostro giuridico che prevede, tra gli
altri, il divieto di passaggio di canne,
reefer, tüte, pétard, plan, joint, toum-
beleki, porro ecc. tra adulti consapevo-
li e su scala planetaria. Un passaggio
pulviscolare che diventa la negazione
di ogni diritto e soprattutto del buon
senso comune di ogni essere umano
raziocinante.
Il 30 agosto 1801 i militari francesi lascia-
rono definitivamente l’Egitto, natural-
mente portandosi dietro qualche sou-
venir e le note fantasie d’Oriente che
ispirarono per quasi un secolo gli artisti
di mezza Europa. L’hashish divenne un
importante fenomeno intellettuale e
contribuì alla fondazione di un circolo
molto in voga tra gli intellettuali parigini:
il Club des Hashashins che finì per fare
della sostanza qualcosa di ancora più
fumoso ed incomprensibile.
Più avanti negli anni, anche le bizzarre
interdizioni del generale Jean-Jacques
Menou – in seguito divenuto governa-
tore di Venezia – furono poi riprese e
rinverdite da un delegato egiziano alla
Conferenza sull’oppio del 1924. Era il
dottor El Guindy, che in quell’occasione
fece una terrorizzante ricostruzione dei
presunti danni provocati dall’hashismo
tanto da ispirare alcuni decenni dopo un
esilarante spettacolo show di Howard
Marks, autore del best-seller Mister Nice.
Non molto distinti dal mito nato in Egitto,
sono anche gli stilemi neuroscientifici
rispolverati ad ogni occasione dal dottor
Serpelloni e dalla dottoressa Nora Volkow,
direttrice dell’Istituto Nazionale sull’Abuso
di Droga americano (NIDA), che proprio in
queste ultime settimane hanno rievocato
i pericoli della legalizzazione assieme al
sindaco leghista di Verona. Il NIDA è l’Ente
che ha il monopolio della cannabis negli
USA e che di fatto ne impedisce sia l’uso
medico che scientifico.
Gli interventi dei neuroscienziati italo-
americani riuniti a Verona non si disco-
stano dalle affermazioni un po’ deliranti
del dottor El Guindy che teorizzava come
“l’hashish predispone ad atti di violenza e
produce una caratteristica risata stridente....
il suo occhio diventa selvaggio e l’espressio-
ne della sua faccia è stupida”. Inoltre “il tos-
sico-dipendente diventa molto frequente-
mente nevrastenico ed eventualmente folle”.
Il nostro governo ha inconsapevolmen-
te riconfermato una propaganda ritenu-
ta insostenibile ma soprattutto “inappli-
cabile” dallo stesso Bonaparte.
A differenza di Napoleone, il dottor
Giovanni Serpelloni continua ad insiste-
re sul chiodo della follia da cannabis e
per ironia della sorte ha invitato un altro
esperto egiziano a Roma il 12 ottobre,
che ha lasciato dietro di sé un lungo
intervento in arabo ritrasmesso in ori-
ginale durante la videoconferenza dal
Dipartimento Antidroga. In attesa della
traduzione del terzo delegato egiziano,
il suo concittadino El Guindy divenne
piuttosto famoso per le sue sparate:
“Questa sostanza ( la cannabis N.d.T.) e
i suoi derivati hanno prodotto tali deva-
stazioni che il Governo egiziano ha per
molto tempo proibito la sua introduzione
nel paese. Non posso sottolineare sufficien-
temente l’importanza di includere questo
prodotto nella lista dei narcotici, il cui uso
deve esser regolato da questa conferenza”
IL NOSTRO GOVERNO HA INCONSAPEVOLMENTE RICONFERMATO UNA PROPAGANDA RITENUTA INSOSTENIBILE MA SOPRATTUTTO “INAPPLICABILE” DALLO STESSO BONAPARTE.
2222 MEDICAL CANNABIS
Cannabis e cura della SLA di Davide Calabria
Conosciuta come SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, nota anche come morbo di Lou Gehrig, è una malattia scaturita dalla progressiva degenerazione del sistema nervoso centrale, dove colpisce i neuroni di moto (motoneuroni) a livello di corteccia celebrale (1° motoneu-rone), di tronco encefalo e midollo spinale (2° motoneurone). I motoneuroni, nei vertebrati, sono incaricati di portare il segnale all’esterno del sistema nervoso centrale, per il movimento volontario dei muscoli.
Colpisce 2-3 persone ogni 100.000 abi-
tanti, specialmente gli uomini, ogni
anno. E’ quindi una patologia rara e le
cause sono tuttora ignote, nonostante
i suoi sintomi siano stati descritti per
la prima volta nel 1860. Si sospetta sia
innescata da fattori ambientali o ere-
ditari e un’inchiesta condotta dal pro-
curatore torinese Raffaele Guariniello,
tra il 2004 e il 2008, riferisce come per
motivi occupazionali, sia stata riscon-
trata in 51 calciatori su 30.000 presi in
esame, 39 dei quali sono morti. Oltre
ad essere considerata la malattia dei
calciatori è anche quella degli agricol-
tori, con 123 casi negli ultimi anni solo
in Piemonte. Il motivo scatenante sem-
bra essere, in entrambi i casi, il contatto
con agenti chimici, come i pesticidi,
e altre sostanze tossiche, utilizzate in
agricoltura e per il mantenimento dei
campi da calcio.
Come da definizione, la sclerosi amio-
trofica laterale colpisce la muscolatura
indebolendola e atrofizzandola, ed è
definita laterale perché coinvolge i cor-
doni laterali del midollo spinale, che
connettono il primo motoneurone al
secondo.
In questo caso, la marijuana è utile
perché apre i canali del potassio,
donando forza muscolare, riflessi e
appetito. D’altro canto, la mancan-
za di potassio, oltre a determinare
debolezza muscolare, porta proprio
alla paralisi. Un eccesso di potassio,
quindi di cannabis, invece, può por-
tare a pesantezza muscolare, quindi
debolezza e collasso cardiocircolato-
rio. Dopo aver fumato troppo, infatti,
come dopo un’eccessivo sforzo fisico,
si possono sentire le gambe pesanti
e si può collassare, con il bisogno di
sdraiarsi, ponendo le gambe in alto
rispetto al corpo. Se la persona non è
in grado di farlo da sola, deve interve-
nire qualcuno per il posizionamento
corretto, avendo pure la cura di slac-
ciare cinture o quant’altro possa impe-
dire la circolazione sanguigna.
Il termine sclerosi (indurimento) deriva
invece dal pallore delle vie mielinizza-
te. La mielina ricopre i nervi come la
guaina di plastica sul filo di rame di un
cavo elettrico, e il suo assottigliamento
causa dolore al passaggio del segna-
le. La guaina mielinica è costituita da
lipidi e introdurre nell’alimentazione
molti Omega 6 e Omega 3, come quelli
copiosamente presenti nell’olio di semi
di canapa, non fa altro che proteggerla.
Oltre a favorire la presenza di mielina,
le proprietà della cannabis ammollisco-
no l’indurimento, così come in medi-
cina tradizionale cinese era utilizzata
per le diminuzioni di Yin. Nel simbolo
del Tao, lo Yang (bianco, sole, duro)
dev’essere in armonia con lo Yin (nero,
luna, molle) e la pianta femminile di
marijuana ha un energia Yin, preposta
al rimedio delle durezze.
Perdendo, con il procedere della malat-
tia, i motoneuroni superiori (corticali)
e inferiori (spinali e troncoencefalici),
diminuisce progressivamente e irre-
versibilmente la capacità di deglutire
cibo, d’articolare le parole e muove-
re i muscoli scheletrici, paralizzando
il corpo, in maniera variabile, fino a
compromettere il funzionamento dei
muscoli respiratori, portando quindi
alla morte entro pochi anni. Una delle
ultime morti di SLA che ha avuto eco
sui mass media di tutta Italia è stata
quella del collega giornalista della RAI
Ezio Trussoni, agli inizi di Novembre.
La marijuana è utile quindi contro l’in-
durimento dei nervi e per rilassare la
muscolatura nei malati di SLA, ma non
solo. L’azione della cannabis sull’ap-
parato endocrino, per esempio, agisce
sulla modulazione e la secrezione delle
ghiandole, come la tiroide, in corri-
spondenza yogica con il quinto chakra,
quello azzurro della gola, e ciò rende la
marijuana ideale per migliorare i pro-
blemi di comunicazione. La cannabis
poi è un’erba buona per i polmoni, in
grado di rilassare la muscolatura pol-
monare, facilitando la respirazione.
Lo sviluppo della malattia ha probabil-
mente basi multiple e la degenerazio-
ne neuronale sembra essere caratteriz-
zata, oltre che dai problemi d’ossida-
zione, anche da un eccesso di glutam-
mato. Guarda caso, nel corpo umano, il
legame tra i recettori dei cannabinoidi
e la marijuana inibisce il rilascio anche
di questo neurotrasmettitore, favoren-
do quindi la vita di questi pazienti.
Il subdolo della SLA, invece, è deter-
minato dal fatto che i suoi sintomi ini-
ziali sono per lo più trascurabili: brevi
contrazioni, crampi, rigidità, debolezza
muscolare e voce nasale. L’ideale sareb-
be quindi intervenire con la canna-
bis già dall’esordio della malattia, che
spesso parte dall’utilizzo di un arto,
con difficoltà nel camminare o nel rea-
lizzare semplici mansioni, come allac-
ciarsi le scarpe. Con il degenerare della
malattia, invece, il paziente non riesce
più nè a uscire nè a entrare nel letto,
ad utilizzare le mani, i piedi, quindi a
muoversi, con tutte le complicazioni
che possono sorgere.
La cannabis può comunque essere
utile anche nello stadio avanzato della
malattia, perché la sua assunzione pro-
voca il rilascio d’ormoni, quindi favori-
sce il movimento interno del corpo.
Una persona affetta da SLA può gene-
ralmente annusare, vedere, sentire ed
avere delle percezioni tattili. L’enfasi
innescata dalla cannabis può quindi
contribuire ad un miglioramento della
qualità della vita, anche perché, solita-
mente, non si riscontrano nel paziente
danni alla memoria, all’intelligenza, alla
personalità e alla mente in generale.
La marijuana può quindi regolare ed
equilibrare l’umore dei pazienti, allon-
tanandoli dalla depressione e dal
rischio di peggioramenti della salute.
SECONDO UNA RICERCA SVOLTA DA STUDIOSI DELL’UNIVERSITÀ DI WASHINGTON, LA CANNABIS POTREBBE ESSERE ADDIRITTURA LA MIGLIORE MEDICINA PER QUESTA TERRIBILE MALATTIA
23Un maggiore equilibrio nella perce-
zione delle emozioni, poi, può portare
a gestire meglio la “labilità emotiva”,
sperimentata dal 15-45% dei pazienti,
caratterizzata da attacchi di riso o pian-
to incontrollabile.
La cannabis funziona in questa malattia
e potrebbe sicuramente coadiuvare nel
donare sollievo, ma purtroppo il divie-
to la rende poco usata.
Non esiste ancora, infatti, una cura defi-
nitiva e generalmente la malattia è trat-
tata con il Rilutek (riluzolo) in grado,
secondo alcune ricerche, di prolungare
la vita del paziente, grazie al fatto che,
come la cannabis, inibisce il rilascio di
glutammato. Il riluzolo è finora l’unico
farmaco approvato dalla Food and Drug
Administration per la cura della SLA.
Esistono poi studi alla ricerca di medici-
ne capaci, come la cannabis, di proteg-
gere i motoneuroni passando la barrie-
ra ematoencefalica.
Nel 2008, invece, uno studio statuniten-
se ha dimostrato come la somministra-
zione di litio sia utile per la stabilizzazio-
ne dell’umore nei malti di SLA, quindi
per un prolungamento della vita. Anche
questo compito, però, può essere svol-
to egregiamente dalla cannabis, come
accennato, senza effetti tossici.
Proprio la marijuana, quindi, potrebbe
donare un bagliore di luce, nel buio di
questa malattia e a testimoniarlo sono
pure alcuni studi scientifici. Secondo
una ricerca svolta dagli studiosi della
School of Medicine dell’Università di
Washington, la cannabis potrebbe
essere addirittura la migliore medicina
per questa terribile malattia. I ricercato-
ri sottolineano come la cura della SLA
prevede l’impiego di numerosi farma-
ci, per far fronte alla complessità dei
suoi effetti, rilevando come invece la
marijuana presenti in un solo prodotto,
potenti effetti antiossidanti, antinfiam-
matori e neuroprotettivi, favorendo
pure l’appetito e il sonno dei pazienti.
La Dottoressa Mary Abood, del
California Pacific Medical Center di San
Francisco, ha invece presentato i risulta-
ti di una sua ricerca sulla cannabis som-
ministrata ai topi con SLA, al Convegno
per le Società delle Neuroscienze, svol-
to nel 2004 a San Diego. Ebbene secon-
do la ricercatrice, mentre il riluzolo è
mediamente in grado di prolungare la
vita per due mesi nei topi, la cannabis
potrebbe allungare l’esistenza anche
per tre anni.
Alla stessa conclusione sono giunti
anche gli autori di uno studio pubblicato
sul Journal of Neurochemistry, dopo aver
sperimentato sui topi un farmaco can-
nabinoide sintetico (AM_1241), agonista
dei recettori dei cannabinoidi. Secondo
questi ricercatori dell’Università dell’Ar-
kansas, il farmaco cannabinoide ha pro-
lungato la vita dei topi con SLA del 56%,
calcolando che sebbene alcuni pazienti
possono vivere per molti anni con la
malattia, alcuni perdono la vita entro tre
anni dalla comparsa dei sintomi.
Alcuni ricercatori dell’Università di
Washington hanno invece raccolto
dati, pubblicati sull’American Journal
of Palliative Care, con un questionario
anonimo, su 130 pazienti con SLA, 13
dei quali avevano assunto cannabis
negli ultimi 12 mesi, risultando “mode-
ratamente efficace nel ridurre sintomi
quali la perdita di appetito, la depres-
sione, il dolore e la spasticità”.
Un ultimo studio, per finire, pubblica-
to sul Journal of Amyotrophic Lateral
Sclerosis, condotto dall’Università di
Seattle, ha dimostrato nuovamente
come la somministrazione di THC ha
ritardato la progressione della malat-
tia in un modello animale di SLA. La
conclusione è stata: “Dato che il THC è
ben tollerato, esso potrebbe costituire,
assieme ad altri cannabinoidi, un nuovo
strumento terapeutico per la SLA”.
La cannabis, insomma, dicono potreb-
be (per non dire può) aiutare nella
cura SLA, giusto perché vietata, men-
tre tante persone soffrono, alla faccia
delle case farmaceutiche intente a tro-
vare un farmaco brevettabile con cui
far soldi.
Addirittura, nell’autunno del 2012, il
Governo italiano stava per togliere i fondi
ai malati di SLA, per poi rendersi conto
della cavolata in atto. Dopo le vive pro-
teste dei pazienti, il Governo, spaventato
dalla possibile perdita di consenso, ha
effettuato fortunatamente una retromar-
cia, garantendo, con la rassicurazione del
Ministro dell’Economia Grilli, la continui-
tà dell’erogazione dei fondi.
Lo Stato sembra comunque non inten-
zionato a risparmiare sulle cure di que-
sta malattia, incentivando finalmente
l’utilizzo dei derivati della cannabis, in
modo d’allontanare anche i pazienti
favorevoli a questa terapia dai tentacoli
delle organizzazioni criminali.
Per fortuna, infatti, qualcosa si è
mosso nella giusta direzione, grazie
al finanziamento di 53.000 euro, da
parte della Fondazione di Ricerca sulla
Sclerosi Laterale Amiotrofica (ARISLA).
Il 5 novembre 2012, la Fondazione ha
iniziato il reclutamento di 60 persone,
per verificare la tollerabilità, l’efficacia
e la sicurezza di un farmaco derivato
dalla cannabis Sativa.
Alla presentazione del convegno dell’A-
RISLA, presso una sede della Fondazione
Cariplo di Milano, era presente anche
il presidente della Regione Lombardia,
Roberto Formigoni, probabilmente con
un brivido di coscienza, forse proprio
prima di quella che è parsa, durante l’au-
tunno del 2012, la fine della sua carriera
politica. Va ricordato, infatti, come nella
regione Lombardia, causa la richiesta di
verifiche scientifiche, mai effettuate, da
parte di Formigoni, non siano ancora
passate leggi, quando presentate, volte
a favorire questa miracolosa terapia. In
Lombardia, non a caso, in ritardo rispetto
ad altre Regioni, non è mai stata pre-
scritta la cannabis terapeutica, a favore
di pazienti di qualsiasi patologia, alla
faccia della tanto proclamata evoluzione
di questa zona del Paese.
Anche questa volta, ad ogni modo, sap-
piamo già quale sarà il risultato della spe-
rimentazione: la marijuana sarà definita
un ottimo trattamento, in grado di ripor-
tare appetito, migliorare l’umore e del
sonno dei pazienti, diminuendo la perce-
zione del dolore, come già testimoniano
altri studi. Una cosa che ormai hanno
capito anche i muri, mentre lo Stato, nel
frattempo, continuerà a temporeggiare,
insultando in definitiva la sofferenza dei
malati di questa terribile patologia, sulla
cui pelle guadagneranno (come sempre)
le mafie e le case farmaceutiche. Eppure
basterebbe lasciar coltivare liberamente
una decina di piante ai bisognosi, perché
l’erba sia disponibile in maniera sufficien-
te a qualsiasi malato...
NEL NOVEMBRE 2012, LA FONDAZIONE SULLA SLA (ARISLA) HA INIZIATO IL RECLUTAMENTO DI 60 PERSONE, PER VERIFICARE L’EFFICACIA E LA SICUREZZA DI UN FARMACO DERIVATO DALLA CANNABIS.
2
3
4
1
8 5
24
HemporiumCose di Canapa,Vicenza
S.S. 11 Padana Sup.Verso Verona, 28336100 [email protected] lunedì al venerdìdalle 15 alle 19.30sabato dalle 11 alle 19cell. 339 61 02 455cell. 339 27 99 178
1
Mysticanza, Perugia“Mescolanza di particolary varietà di ynsalata verde.” (Zingarelly)
Head and GrowshopA Perugia in Via San Francesco n.9 (Piazza San Francesco) gli appassio-nati del biogardening troveranno Mysticanza. Dal 2003 punto di riferi-mento per il centro Italia. Sei anni di competenza, discrezione e cortesia sono le credenziali di Mysticanza.
v. San Francesco, 9 06123 Perugia -Italy- tel/sms +39-338-8819198 fax n. [email protected] www.mysticanza.itMAR-SAB dalle 11:30 alle 14:00 dalle 15:00 alle 19:30 DOM-LUN chiuso
2
Hemp-orio, CordenonsNel marzo 2002 a Cordenons in via Mar-tiri della Libertà 21 (PN), viene avviato il primo growshop del Friuliveneziagiulia. Il suo obbiettivo principale è fornire af-fi dabilità e seguire con professionalità il cliente. Merito va allo staff e alla cliente-la aff ezionata, se dal 2004 l'Hemp-orio ha conseguito successo sul piano inter-regionale, fornendo una vasta gamma di articoli per fumatori, nutrimenti per terra, idroponia e cocco, lampade per crescita/fi oritura, sistemi per idroponica e aeroponica, oggettistica e tanto altro.
Via Martiri della Libertà 21, Cordenons (PN).Aperto dal martedì al sabato dalle 11:00 alle 19:00. Tel: 338-766 03 00
5
Growerline, PomeziaAmsterdam Shop di Pomezia cambia look!
Nuova sede: Viale Alessandro Manzoni 33Pomezia (RM) 00040Orario: Aperto dal Lunedì al Sabato dalle10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
Si eff ettua anche vendita on-line di materiale per il giardinaggio indoor e outdoor dal nostro sito aggiornato www.growerline.com e di semi di canapa da collezione su www.seedsline.com
Servizio di assistenza clienti su Skype oppure via mail agli indirizzi staff @growerline.com o staff @seedsline.com Tel. 0691801148 - 3403824505
3
Orto Biologico Shop, CagliariSpecializzato nella coltivazione biologi-ca e biodinamica Orto Biologico nasce dall'amore verso la natura. Da circa dieci anni sperimentiamo una serie di terricci professionali pronti all'uso, specifi ci per tutte le fasi della pianta, questo è il no-stro punto forte.La nostra esperienza è a vostra dispo-sizione per aiutarvi a risolvere qualsiasi problema!!
Ci trovate a Cagliari in via Tigellio 60 – Tel/fax 070/653170Email: [email protected]: http://www.scirarindi.org/scirarindi/?q=node/2877
4
Foglie d'erba, BolognaGrowshop
Via Brugnoli 17/E40122 BolognaTel. 051 523668Lunedì-Sabato 15:30-19-30Martedì-Sabato 11:00-13:30
Headshop
Via de Marchi 29/A40123 BolognaTel. 051 4847574Lunedì-Sabato 15:30-19-30Mercoledì-Sabato 11:00-13:30
www.fogliederba.net - www.fogliederba.it
6
69
1011
12
7
Comunedi Roma
Skunkatania, CataniaVia Vittoria Emanuele II n. 229Catania Sicilia Italiac.a.p. 95124
Next opening!!
Skunkatania, OrtigiaVia Roma n. 92Siracusa Sicilia Italiac.a.p. 96100
Orari di apertura: 10/13 - 16/20 chiuso la domenicawww.skunkatania.itTel. +39095820824 / +393408703024
7
Chacruna Head&Growshop, TrentoChacruna da 9 anni seleziona solo le migliori marche, unendo discrezione, professionalità ed esperienza. Proponiamo un'ampia scelta di ban-che di semi da collezione e siamo specializzati in impianti a LED Professionali. Abbiamo una vasta disponibilità di prodotti per la fertilizzazione, si-stemi idro e aeroponici e impianti d’illuminazio-ne con soluzioni su misura. Siamo RIVENDITORI UFFICIALI per il Trentino Alto Adige di ROOR, EHLE e G.SPOT. Inoltre propo-niamo ACCESSORI in CANAPA, COSMETICI NATURALI, BORSE e tanto altro.
Chacruna Head&GrowshopCorso 3 Novembre 72 presso “Galleria Al Corso” - TRENTOORARIO: 9.30-12 15-19 (LUN mattina CHIUSO)Web: www.chacruna.it– Email: [email protected]
8
LegalizedVia Carrozieri a Monteoliveto, 580132 NAPOLI
Lunedì - Sabato10.00 - 13.30 15.30 - 20.30
[email protected] @infolegalized
NON VENDERE CIÒ CHE COLTIVI
12
25
Growshop Area 51, Ostia, RomaDopo anni di esperienza e dalla nostra grande passione nella coltivazione biologi-ca, vista la continua richiesta e la diffi coltà di trovare prodotti “veramente biologici” nasce la voglia di crearci un nostro orti-cello e nasce così la nostra attività, basata nel reperire, testare ed approvare per voi le ultime novità del mercato italiano ed estero nel campo della coltivazione indoor e outdoor.
Da noi troverai esperienza, cortesia e tanta disponibilità. Ti aspettiamo in via Corrado del greco 32 – 00121 ostia – roma – aperti dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30 tel 06 56338761 o al sito http://www.growshoparea51.com
11
Organic Farm growshop a Pisa
Vasto assortimento di prodotti per colture biologiche e allestimento miniserre indoor
Kit completi per growbow- Semina e propagazione- Fertilizzanti e addittivi- Terricci e substrati- Ormoni naturali- Vasi e contenitori- Controllo del PH.EC- Kit illuminazione miniserre- Antiparassitari e Antimuffe- Growbox- Controllo climatico miniserre- All seeds
www.organic-farm.it [email protected]
Via Rainaldo 52, Pisa Tel + 39 050 3820399 / 366 341 52 42Orario: Lunedì 15.30- 19.30 Ma- Sa 10.00- 13.00 15.30- 19.30
9
NaturalstoreSan Benedettodel TrontoVia Cherubini 6San Benedettodel Tronto (AP)63074 - ITALIA
[email protected]. 0735 650 968cell. 366 713 3388www.naturalstore.it
ORARIO: 11:00 - 12:30 / 16:00 - 20:00 domenica e martedi chiuso
10
26 CANNABIS WORLD
Washington e Colorado dicono si
Non solo Casa Bianca, non solo Obama. La notte dell’Election day ha portato agli Stati Uniti anche un altro storico risultato: la legalizzazi-one della marijuana a scopo ricreativo nello stato di Washington e in Colorado. La tornata elettorale dello scorso 6 novembre è stata infatti l’occasione per procedere a una valanga di consultazioni popolari su temi cruciali, specie in materia di valori e diritti individuali: sono stati 176 i referendum per cui si è votato in 38 Stati americani, secondo quanto riferito dagli esperti dell’Università della California. di Giovanna Dark
Gli elettori degli Stati di Washington,
Colorado e Oregon si sono espressi per la
prima volta in assoluto sulla legalizzazione
della cannabis per usi ricreativi permet-
tendo agli adulti di detenerne una minima
quantità venduta in esercizi commerciali
autorizzati con tanto di Iva. In Arkansas e
Massachusetts si è poi votato per consenti-
re l’uso terapeutico della marijuana, misura
già passata in altri 17 Stati, mentre nel
Maine e in Maryland c’è stato finalmente il
si alle nozze tra coppie omosessuali.
Se in Oregon la misura non è passata per
un soffio, con il 55% dei votanti contrari,
nello stato del Colorado l’emendamento
numero 64 – che ha alzato il quantitativo
personale di cannabis a 28,5 grammi per
persona ed ora permette la coltivazione
fino a 6 piante – è stato accolto con il
55,3% di voti favorevoli e il 44,7% contrari.
Nello stato di Washington, culla del grun-
ge con la sua capitale Seattle, le percen-
tuali non sono state dissimili e l’iniziativa
502 – che oltre a legalizzare la marijuana
ha deciso di destinare i proventi derivati
dalla tassazione al sistema sanitario, nella
fattispecie di prevenzione degli abusi – è
passata con 1.724.209 si (circa il 56%) e
1.371.235 no ( circa il 44%).
Una vittoria storica dunque, che assesta
un durissimo colpo alla tanto conclamata
war on drugs che il governo federale si
ostina a combattere con costi sproposita-
ti. Uno degli elementi che maggiormente
ha convinto l’elettorato a stelle e strisce è
stata infatti la prospettiva di risparmiare
milioni di dollari, destinandoli al welfare.
La decisione farà scattare una serie di con-
seguenze positive sul piano economico, a
partire dal ricavo di oltre mezzo miliardo
di dollari all’anno per le casse pubbliche
dei due Stati grazie alla tassazione sull’ac-
quisto dell’erba, esattamente come avvie-
ne per alcol e sigarette.
La vittoria del referendum, che legalizza
il possesso personale a partire dalla mag-
giore età (che negli States arriva a 21 anni)
frutterà infatti allo Stato di Washington
circa 500 milioni all’anno, perché il prov-
vedimento prevede una tripla tassa del
25%: la prima durante il passaggio dal
coltivatore all’intermediario iniziale, la
seconda allo scambio con il distributore
e l’ultima nel momento in cui viene ven-
duta al consumatore. In Colorado, invece,
le stime dei ricavi si aggirano intorno a
22 milioni di dollari ogni anno. Sull’entità
reale di questi risparmi, tuttavia, gli esper-
ti sono divisi. Per esempio Pino Arlacchi,
ex direttore dell’ufficio dell’Onu per la
lotta alle droghe, sostiene con occhio
decisamente miope che: « La tassazione
della marijuana arricchirà le casse pubbli-
che di cifre irrisorie. Anche perché i mag-
giori introiti verranno utilizzati per curare
il male fisico e psicologico che le droghe
leggere comunque causano ».
La legalizzazione nei due Stati apre però
un conflitto diretto con il governo federa-
le, il quale rimane irremovibile e classifica
ancora la cannabis come sostanza illegale.
Conscio dell’ambivalenza venutasi a crea-
re a livello di giurisdizione, il Dipartimento
di Giustizia americano ha reagito ai risul-
tati dei referendum sottolineando che,
almeno per il momento, le norme federali
restano confermate e, tecnicamente, la
DEA (il dipartimento federale che si occu-
pa delle sostanze stupefacenti) ha ancora
tutto il diritto di operare nei due Stati, san-
zionando anche i detentori di cannabis.
Un agente speciale della divisione della
Dea di Seattle ha dichiarato che la legge
statale non inciderà sulle loro strategie e
sul loro modo di agire. Gli stessi problemi
si presentano in Colorado, più vicino alle
zone calde del narcotraffico tra Stati Uniti
e Messico. Lo stesso John Hickenlooper,
governatore del Colorado, ha avvertito
prontamente in un comunicato che “non è
ancora tempo di festeggiare”, perché l’at-
tuazione del provvedimento sarà “un pro-
cesso complicato”, che dovrà tenere conto
dei regolamenti federali. Hickenlooper ha
quindi inviato una lettera al segretario alla
Giustizia, per capire se il Dipartimento sia
intenzionato a citare in giudizio le autorità
preposte alla supervisione del commercio
legale di marijuana.
Nel frattempo, gli attivisti antiproibizioni-
sti avvertono che i risultati dei referendum
rappresentano indubbiamente un passo
cruciale per arrivare alla legalizzazione
della marijuana in tutti gli Stati Uniti. Uno
scenario che – secondo uno studio con-
dotto da 300 esperti di economia, tra cui
tre premi Nobel – farebbe risparmiare al
governo americano ben 13,7 miliardi di
dollari all’anno. Gli esperti sono arrivati a
firmare una petizione, basata sulle ricer-
che dell’economista di Harvard Jeffrey
Miron, per chiedere di legalizzare la can-
nabis in modo da risparmiare i 7,7 miliardi
di dollari spesi ogni anno per far rispettare
il divieto attuale.
Non solo. La spesa pubblica sarebbe
alleggerita di altri 6 miliardi di dollari
all’anno grazie ai proventi ricavati dalla
tassazione della marijuana. A incidere
sulla spesa della lotta alla cannabis in
modo determinante sono le oltre 750.000
persone arrestate ogni anno per possesso
illegale, che – secondo l’organizzazione
NORML, una della maggiori associazioni
antiproibizioniste americane – superano
di gran lunga il numero totale di arresti
per crimini violenti inclusi omicidi, stupri,
rapine e aggressioni. Uno studio condotto
nel 2007 dal dipartimento di Giustizia ha
calcolato che viene speso circa 1 miliardo
di dollari all’anno per chi finisce in prigio-
ne per il vizio dello spinello.
Cifre da capogiro, soprattutto se si pensa
al periodo di crisi economica iniziato
nel 2008 e ancora in piena espansione
negli Stati Uniti così come in Europa. Gli
elettori dei due Stati americani hanno
avuto il coraggio e la forza di ribaltare
una politica costosa, dannosa e assolu-
tamente anacronistica. Riusciranno gli
europei a fare altrettanto?
UNO DEGLI ELEMENTI CHE MAGGIORMENTE HA CONVINTO L’ELETTORATO A STELLE E STRISCE È STATA INFATTI LA PROSPETTIVA DI RISPARMIARE MILIONI DI DOLLARI
STORICO RISULTATO ALL’ELECTION DAY AMERICANO: PER LA PRIMA VOLTA SI LEGALIZZA A SCOPO RICREATIVO
27CEPPI IN VIA DI ESTINZIONE
L’Oaxacan Highland, spesso nota come
Gold nonostante il colore beige delle
cime (e le punte rosse dei calici!), face-
va la sua comparsa regolarmente sul
mercato statunitense. Era nota per l’ef-
fetto forte e psichedelico e per l’odore
e l’aroma dolce e acuto, nonché per il
modello di crescita, alto e conico e la ten-
denza a essere ermafrodita. Anche non è
scomparsa sul mercato nazionale, alcuni
esemplari vengono coltivati in Messico,
puntellando il paesaggio collinare attor-
no a Oaxaca City. Di solito cresce diven-
tano alta circa 3,6 metri – piuttosto alta
per essere una varietà montana – e tende
a produrre rami lunghi e forti che le
danno la caratteristica forma di albero di
Natale. Le foglie sono un po’ più ampie
di molti altri ceppi messicani, come le
varietà Guerrera o Michoaca e i fiori sono
spesso circondati da piccole foglie rico-
perte di resina. I semi di questi e di molti
altri ceppi messicani sono più grandi, di
colore più chiaro e meno screziati della
maggior parte delle sative delle regioni
dell’America Centrale e Meridionale.
A volte alcuni semi ritenuti essere ori-
ginali di sativa Oaxacan Highland ce la
fanno e sono stati quindi creati alcu-
ni ceppi ibridi che sono ora disponibi-
li, come l’Eldorado della banca di semi
Sativa e il Niagara di Dr. Greenthumb.
Ciononostante, la probabilità che siano
disponibili nuovi semi in futuro sta dimi-
nuendo. Il livello di violenza legata alla
droga nella regione di Oaxaca è così
elevato che le scorrerie per trovare i
ceppi non si verificano molto spesso, per
non dire mai. Oltre a ciò, l’introduzione
di nuove genetiche ibride nella regione
ha portato alla dissoluzione della stirpe,
come per altri grandi ceppi e gli esem-
plari puri sono sempre meno numerosi.
L’aumento dei semi con maggiori screzia-
ture in superficie, forse causate dall’intro-
duzione di genetica colombiana, si pensa
sia la prova dell’ibridazione in corso.
In Libano, gran parte della produzione
nazionale di hashish avviene nella regio-
ne della Valle Bekaa, che da tempo è
controllata da cartelli che operano sprez-
zanti della legge. La cannabis è coltivata
nella valle da secoli, se non di più, e la
produzione di solito raggiunge un picco
in periodi di guerra e sommosse civili,
come negli anni della guerra civile fra il
1975 e il 1990, quando molti agricoltori
poveri hanno fatto una fortuna grazie a
questi pochi raccolti rapidi. Nei periodi
di pace la polizia e l’esercito uniscono
le loro forze, cercando di affrontare la
questione (e a volte, milizie ostili armate)
distruggendo raccolti in massa, il che non
solo danneggia l’economia locale e la
vita di molte persone, ma è assolutamen-
te devastante per il paesaggio, spesso
lasciato vuoto e arido dopo i raid. Una
questione costante è l’esigenza d’investi-
re fortemente nello sviluppo rurale della
regione: i programmi iniziali sono stati
avviati negli anni Novanta, con l’aiuto
del Programma di Sviluppo delle Nazioni
Unite e nell’intento d’investire centinaia
di milioni per sostituire le piantagioni
di cannabis con colture legali. Quando i
fondi promessi non sono stati investiti,
molti agricoltori se ne sono andati e l’u-
nica possibilità per loro è stata quella di
coltivare ancora cannabis.
Questo è avvenuto per molti anni e c’è
stata un’altra tregua per gli agricoltori
negli anni dopo il conflitto israelo-libane-
se del 2006, dato che le autorità si sono
concentrate sulle questioni più urgenti
legate ai postumi della guerra, ma nel
settembre 2009 è ricominciata la lotta ed
Oaxacan, Angola Red e Red LebanonNella guida di questo numero sui Ceppi in via di estinzione, daremo un’occhiata a due sative landrace, Angola Red e Oaxacan Highland del Messico – e per la prima volta – parleremo di un tipo di hash-ish rinomato, il Red Lebanese. Il subbuglio che è stato creato negli ultimi anni dalla Guerra alle droghe, con la distruzione dei mezzi di coltivazione tradiziona-li, ha portato a una perdita quasi completa delle varietà originali e ricercate. Kali Mist
IL LIVELLO DI VIOLENZA LEGATA ALLA DROGA NELLA REGIONE DI OAXACA È COSÌ ELEVATO CHE LE SCORRERIE ALLA RICERCA DEI CEPPI NON SI VERIFICANO MOLTO SPESSO.
Il paesaggio montagnoso e brullo attorno a Oaxaca permette alle piante di cannabis di svilupparsi rigogliose laddove la
maggior parte delle altre colture non riesce a crescere (Foto: Arcadio Buenaluna)
Un esemplare di hashish Red Lebanon,
direttamente dalla regione della Valle
Bekaa (Foto: KWT Stoner)
28
è continuata ogni estate. Molti libanesi
sostengono la legalizzazione del settore,
ritenendo che un settore regolamentato
sarebbe più sicuro e vantaggioso dal
punto di vista economico. Altri ritengono
che i livelli di violenza e corruzione sono
così radicati da richiedere il pugno di
ferro per eliminare questi problemi una
volta per tutte. Le famiglie potenti e le
gang che costituiscono i cartelli sono una
voce politica potente autoproclamata e
molti politici non osano implementare
politiche troppo dure, temendo di perde-
re la loro posizione, o peggio, temendo
per la propria incolumità.
L’hashish si presenta in due forme: gial-
lo, dalle piante più giovani, con effetto
cerebrale a causa dell’elevato contenuto
di THC e delle basse caratteristiche CBN
del raccolto in questo stadio e rosso, da
piante più mature, con un contenuto di
CBN più elevato e che assomiglia molto
all’hashish marocchino (ma produce un
effetto più potente). Le piante in genere
vengono stese a essiccare al sole prima
di essere scosse attraverso reti molto fini
per catturare i tricomi e la polvere risul-
tante è sigillata in sacchetti e stoccata
fino all’inverno, per essere poi pressata.
La forma gialla tradizionalmente è molto
più rara della rossa; vengono prodotte
varianti delle due qualità, fra le quali ve
ne sono di estremamente potenti.
Dalla guerra con Israele, i controlli ai con-
fini si sono intensificati e molto hashish
libanese è stato assorbito dal mercato
nazionale, sebbene i prezzi abbiano sof-
ferto per l’eccedenza. A livello internazio-
nale, è difficile individuare anche piccole
quantità di buon hashish fresco libane-
se, nonostante abbondino imitazioni di
basso livello, spesso provenienti dalla
Turchia, che produce hashish simile di
varietà relazionate di cannabis, ma consi-
derate generalmente inferiori.
Un altro Paese in cui la coltivazione di
cannabis è stata un mezzo di sussisten-
za per secoli è l’Angola, nell’Africa sud-
occidentale. Le landrace sativa che vi
crescono sono diffuse nell’altopiano cen-
trale e nel nord-est del Paese e sono state
create prima dell’occupazione portoghe-
se, iniziata nel 1575 e terminata ufficial-
mente nel 1975. Prima dell’indipendenza
(e della conseguente guerra civile), le
imbarcazioni che arrivavano al porto di
Luanda, capitale e porto commerciale
importante, potevano comprare libe-
ramente la cannabis dai commercianti
locali. Sembra che i primi coloni porto-
ghesi abbiano contribuito al suo succes-
so trasportandola nel Nuovo Mondo; gli
schiavi angolesi sradicati e trasferiti nelle
piantagioni in questo periodo potreb-
bero averla trasportata con sé. È possi-
bile che molti dei ceppi rossi conosciuti
dell’America Centrale e Meridionale siano
in effetti discendenti dell’Angola Red.
Nonostante l’illegalità della cannabis
in Angola, gli agricoltori sono riusciti
a produrre colture in maniera costan-
te negli anni, sebbene qui, come in
Libano, si trovino di fronte alla costante
possibilità che la coltura venga sco-
perta e data alle fiamme dalle forze
dell’esercito e della polizia. Il distretto
di Balombo, sulla costa nord-orientale
dell’Angola, ha visto di recente il seque-
stro di 3.500 piante nel piccolo villag-
gio di Ngolo: un grosso colpo inferto
a un Paese la cui produzione totale è
sufficiente a soddisfare solo il mercato
nazionale. Si è notato che l’occorrenza
dei fenotipi rossi è diminuita notevol-
mente e probabilmente è scomparsa
interamente, dato che vengono intro-
dotte nuove genetiche da altrove per
integrare le perdite sofferte durante le
incursioni della polizia. Gli agricoltori
delle aree circostanti, come la provincia
di Huíla, dove la tradizionale cono-
scenza delle proprietà della cannabis
è stata documentata fra le tribù locali,
sono stati in grado finora di assicurare
qualche coltivazione. Ciononostante,
alcuni aneddoti riportano che abbon-
dano fenotipi verdi e nessuno sembra
sapere se la rossa esista ancora o meno.
Sebbene la piccola industria della can-
nabis in Angola sia considerata di poco
conto dalle autorità, l’importanza della
nazione come punto di sbarco per la
cocaina ha portato a una lotta alle dro-
ghe in generale. A causa della mancanza
di produzione in eccedenza per le espor-
tazioni, non arriva molta cannabis ango-
lese in altri Paesi (tranne piccole quantità
occasionali in Namibia) e la rossa origi-
nale corre il rischio di essere davvero e
irreversibilmente perduta: se non lo è
già ora!
Il commercio di cannabis nell’Africa
meridionale e centrale è spesso violen-
to e radicato nella politica. Dato che le
fazioni nei Paesi vicini della Repubblica
Democratica del Congo e del Congo
continuano a combattere per avere il
controllo della produzione, le autorità
angolesi non vogliono sembrare deboli,
poiché temono che la violenza arrivi nel
loro Paese. Anche se è improbabile che la
produzione di cannabis cessi completa-
mente, le difficoltà attuali che incontrano
i coltivatori angolesi sono così grandi che
un ceppo storico potrebbe estinguersi.
Non ci sono dubbi che, se si dovesse-
ro trovare esemplari di questo ceppo
in futuro, gli stessi dovrebbero assolu-
tamente essere conservati per evitarne
l’estinzione. Ciononostante, la comuni-
tà della cannabis internazionale deve
aspettare per vedere se il potere futuro
– in Messico, Libano, Angola e nel mondo
in generale – si solleverà e capirà che
l’interferenza continua in queste indu-
strie della cannabis ormai consolidate è
inutile e dannosa e destinata, in ultima
istanza, a fallire.
IN LIBANO, GRAN PARTE DELLA PRODUZIONE NAZIONALE DI HASHISH AVVIENE NELLA REGIONE DELLA VALLE BEKAA.
I morbidi pendii della Valle Bekaa sono ideali per coltivare la cannabis (Foto: Jiangkeren)
Barche nel porto di Luanda che possono
approvvigionarsi liberamente di cannabis
(Foto: OneVillage Initiative)
30 ED ROSENTHAL
La coltivazione domesticaNelle città dell’entroterra della California
Settentrionale, la terra è preziosa e tutti
gli spazi sono utilizzati, anche se non sono
perfetti. La sera che stiamo controllando è
stata costruita in uno spazio fra due edifici
ed è 4 metri di lunghezza per 3,5 metri di
larghezza. Il tetto è leggermente inclinato
dai 3 metri. Il tetto e una parete sono irra-
diati da luce solare. Queste superfici sono
ricoperte di plastica ruvida.
Un passaggio al centro divide l’area di
coltura. È utilizzata solo una sezione per
la cannabis. l’altro lato ospita un tavolo di
orchidee in alcuni contenitori.
La coltura di cannabis riceve solo quattro
o cinque ore di luce diretta del sole ogni
giorno. Questa è integrata da due fluo-
rescenti a induzione Inda-Gro, ciascuna
delle quali da 420 watt e da un tuo a T di
5 fluorescenti Bad Boy. Le due fonti inizial-
mente sono state appese sulle piante, ma i
dispositivi bloccavano la luce del sole. Una
fonte è stata messa contro la parete poste-
riore con un angolo di 45 gradi. L’altra è
stata installata all’angolo fra la parete e
il tetto, sotto una struttura di legno che
bloccava già la luce. Quasi tutta la luce
generata ricade sulle piante.
Le 5 fluorescenti a T sono state messe
in regime di riciclo di luce da 90 secon-
di ogni 4 ore. Questo breve periodo
di luce interrompeva il ciclo di buio e
teneva le piante in piena fase vegeta-
tiva sotto la luce naturale e sotto un
periodo ridotto di luce solare. Quando
il ciclo è stato passato in fioritura, le T-5
sono state settate per integrare la luce
fornita dalle due fluorescenti a induzio-
ne. I tre dispositivi forniscono luce dalle
9 a mezzogiorno e poi dalle 16 alle 20:
questi sono i periodi in cui le piante
ricevono solo luce indiretta.
Oggi, 23 luglio, l’alba e l’imbrunire si sono
verificati alle 5:36 e alle 20:55 rispettiva-
mente, con un totale di 15 ore e 19 minuti.
Ciononostante, con la privazione di luce,
le piante hanno ricevuto meno di 12 ore
di luce ogni giorno dal 1° luglio. La tecnica
dell’oscuramento è semplice ma efficace.
Due panni opachi per fare ombra sono
stati messi sul tetto ogni sera e poi tolti
più tardi durante la giornata. I panni
presentavano due problemi inizialmente.
Prima di tutto non erano sufficientemen-
te larghi per coprire il tutto completa-
mente e lasciavano un’apertura alla luce.
Abbiamo risolto il problema attaccando
una striscia di plastica di polietilene opaca
bianca/nera. Il secondo problema con
l’ombra è che era di 60 cm più corta della
lunghezza della serra e questo lasciava
un ampio spazio alla luce. Questo è stato
risolto creando due strutture utilizzando
un tubo in pvc da 1 cm. Ciascuna delle
parti è larga 2 metri e lunga 65 cm. Una
struttura è coperta con polietilene bian-
co/nero e l’altra con un panno nero per
fare ombra. La pellicola bianca/nera è
più leggera e generalmente è più sem-
plice posizionarla e costruirla rispetto al
panno. Vengono messi entrambi sul tetto
dalla parte frontale, dopo che l’ombra è
stata creata. In totale, sono più larghi del
tetto, quindi una struttura è posizionata
delicatamente sull’altra.
La parte frontale rivolta a sud è oscurata
mediante tendine oscuranti, che si tro-
vano facilmente nei centri per idrocol-
tura. Si appendono su un’asta per tende
su uno dei due lati della porta. La porta
in vetro della serra ha una tenda che si
può arrotolare.
Quando la coltura si trova nella Baia
di San Francisco, la temperatura rima-
ne piuttosto fresca, di solito sotto i 26
gradi centigradi. Generalmente il calore
viene tenuto sotto controllo mediante
un aspiratore impostato a 23 gradi cen-
tigradi e una pala oscillante da 16”. Un
condizionatore d’aria per lo scambio di
calore viene installato, ma non è stato
acceso in questo caso, perché il serbato-
io di CO2 non era stato ancora installato.
Verrà fatto durante la settimana.
Come cresce la vostra coltivazione Parte 1Quest’anno ho seguito tre coltivazioni di marijuana per SOFT SECRETS. Siamo a metà stagione qui. Le piante in regime di buio sono state raccolte o lo saranno a breve. La prima coltivazione è per uso personale e le altre due sono attività commerciali sponsorizzate da un dispensario medico. Testo e fotografie di Ed Rosenthal
UNA PANORAMICA SU TRE COLTURE NEL TEMPO23 LUGLIO RAPPORTO SUL CAMPO
5/10 Le quattro pianticelle sono piantate nelle General Hydro’s Mega Farms.
5/30 Le dimensioni di questa pianta sono triplicate.
5/30 Le quattro piante crescono da 20 giorni. Due piccole piante sono state aggiunte
alla coltivazione e crescono nel mix di coltura. Le fonti di luce sono state installate. Sul
retro vedete il dispositivo a T da 5 fluorescenti che viene acceso per 90 secondi ogni 4
ore durante la giornata. Questo evita una fioritura prematura.
5/10 Primo piano del clone trapiantato.
31
6/25 Tutte e sei le piante sono cresciute
bene e sono diventate molto rigogliose.
7/10 Il modello di crescita delle piante è cambiato e
le piante cominciano a produrre fiori.
6/25 Il primo segnale di problemi. È comparso del malbianco sulle piante. Sono
state nebulizzate con una miscela di Ed Rosenthal.
Zero Tolerance™ e Seranade™, create aggiungendo ERZT al Seranade pronto per
l’uso. Una nebulizzazione completa è stata sufficiente per eliminare il problema.
6/13 Due settimane dopo le piante si sono riempite.
Le nuove piante sono state spostate in ampi conteni-
tori con substrato.
5/30 I gambi delle piante sono stati piegati per
favorire la produzione di rami e tenere sotto
controllo l’altezza.
7/3 Una punta sottoposta a privazione di luce per due giorni.
7/3 Le piante hanno riempito lo spazio quasi completamente e lo riempiono ulterior-
mente man mano che fioriscono. La luce è accesa 8 ore al giorno, di mattina e verso
sera. Le T-5 sono passate dalla regolazione della fioritura all’integrazione di luce.
7/17 Le cime stanno cominciando a
riempirsi una per una.
7/10 Le piante rigogliose
creano molte cime.
7/10 Una giovane cima.
7/17 La forma delle piante sta
cambiando per la nuova crescita.
MARIJUANA GROWER’S HANDBOOK
MARIJUANA: LET’S GROW A POUNDEASY INDOOR GARDENING Grow .5 Kilo using a 1000-watt HPS light
GET IT NOW!
MARIJUANA PEST & DISEASE CONTROLSave your garden from pests and diseases with solutions that are safe for you and the environment. Full color, over 100 photos.
MARIJUANA GARDEN SAVERTroubleshoot problems quickly
SENSI SEEDSwww.sensiseeds.com
GROW IN AGwww.grow-in-berlin.com
AMAZON.COMwww.amazon.com/books
English and German editions available!
THE MOBILE VERSION OF THE BIG BOOK OF BUDS AVAILABLE NOW FOR IPHONE, IPOD TOUCH AND IPAD.
Increase quality and learn the newest equipment and cultivation techniques.
Ed Rosenthals Marijuana Growers Handbuch: Jetzt auch auf Deutsch erhältlich!
Das Buch vom besten Lehrer, den ihr euch
vorstellen könnt, dem Growtitan Ed Rosenthal aus den USA.
Seit Jahrzehnten bekannt durch zahlreiche Publikationen zum Thema Cannabis - jetzt ist sein neuestes Werk auch auf Deutsch erhältlich. Zugreifen!
NACHTSCHATTEN VERLAGwww.nachtschatten.ch
33
7/17 Le foglie ripiegate e le estremità piegate verso l’alto indicano
un’eccessiva fertilizzazione. La soluzione: drenare parte della soluzi-
one nutritiva e diluire poi la parte rimanente con l’acqua con pH. 7/17 La serra sotto la copertura.
COLTIVAZIONE DI MENDOCINOHo visitato una serie di coltivazioni
sulle colline di Mendocino, una delle
contee che costituiscono il famoso
“Triangolo dello Smeraldo”, noto per
le cime di elevatissimo livello. Una di
queste è una coltura outdoor; l’altra è
una serra in privazione di luce.
La coltivazione outdoor si trovava su un
altopiano fra le colline più alte a distanza.
È stato passato un piccolo escavatore
vari anni addietro. La terra originaria è
stata scavata ricavandone un’am-
pia sezione larga 1 metro e pro-
fonda 1 metro circa ed è stata
sostituita con un apposito mix da
paesaggio venduto nel centro di
giardinaggio locale, che dispone
anche di una gamma sorpren-
dentemente ampia di fertilizzanti
e integratori per le cime.
La terra viene integrata annual-
mente con nutrienti e micorri-
ze. I pali di bambù legati insie-
me sostengono la rete. I rami
crescono attraverso la rete
e sono parzialmente sorret-
ti dallo spago, in modo tale
da avere meno probabilità di
rompersi o essere danneggiati
dal vento. Questo permette
anche di evitare che si pieghi-
no nello spazio vicino. Queste
sono tutte Blue Dream, che
non crescono oltre il metro
e mezzo di altezza. Saranno
mature all’inizio di ottobre.
6/18 Le piante sono state messe a
circa 240 cm di distanza in file ben
distanziate.
6/18 Una pianta aveva una lesione sul gambo.
Il motivo non era noto.
6/18 Piena fase vegetativa. Da notare le lunghe foglie snelle
della varietà a predominanza sativa.
7/18 Un mese dopo, a metà luglio, le
piante sono già nella prima fase di fior-
itura. I rami che sorreggeranno presto le
cime, stanno già facendo capolino dalla
simmetria rigogliosa della pianta.7/18 Le piante, sebbene distanziate bene, si toccano quasi.
34
Sono stato in una serra che è stata
costruita con pochi investimenti, usan-
do una struttura di metallo ricoperta
con polietilene chiaro. Una tendina di
polietilene bianco/nero è stata posi-
zionata con arte sulla sommità della
serra a forma di arco da 5 metri all’inizio
di giugno. Si stima che il raccolto sia
durante la prima settimana di agosto.
Le piante sono all’interno di conte-
nitori da 75 litri in un mix di coltura
simile a quello della coltura prece-
dente. Durante la fase vegetativa, è
stato somministrato un fertilizzante
commerciale, Grow-More 15-16-17,
formulato per i mix senza terra, conte-
nente dunque micronutrienti. L’acqua
d’irrigazione è stata arricchita fino a
circa 300 ppm, mediante un inietto-
re Dramm. Circa due settimane dopo
l’inizio della fioritura, il fertilizzante è
stato passato a una formula 5-25-25,
sempre a 300 ppm.
6/18 Le piante della serra a circa 10 giorni dall’inizio della privazione
di luce. La coltivazione contiene solo Blue Dream.
7/18 Primo piano delle cime. Fra due settimane gli stigmi diventeranno
brunastri, i fiori dietro agli stigmi s’ingrandiranno un po’, le ghiandole si
riempiranno di resina e l’odore diventerà incredibilmente intenso.
7/18 Due cime fanno capolino dal canopo per ricevere più luce.
6/18 Le piante cresceranno attraverso la rete,
quindi le cime saranno sorrette stabilmente.
7/18 All’ingresso. La serra è lunga 45 metri, quindi le file arrivano ben in fondo.
7/18 È una giungla di cime nella coltura. Le cime sono a
circa due settimane dal raccolto.
7/18 L’area con lesione è colonizzata da una
muffa che ha assunto la struttura di uno strato
bianco simile al cotone. Viene tratta con Zero
Tolerance™ di Ed Rosenthal.
7/18 Una cima nascente. Presto entrerà
in un periodo di rapida crescita.
35PUNTO LEGALE
Dall’altro latoMentre davamo alle stampe lo scorso numero, la divisione nazionale del gruppo di hacktivisti Anonymous ha assestato un durissimo colpo alla polizia italiana. Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre è scattata l’operazione AntisecIta in cui sono stati pubblicati online migliaia di KB di informazioni riservate, prelevate direttamente da quelli che avrebbero dovuto essere i blindatissimi server delle forze dell’ordine. di Giovanna Dark
Un gioco da ragazzi, a detta degli hac-
ktivisti, che ha fruttato una notevole
mole di materiale riguardante ad esem-
pio sistemi di intercettazioni, tabula-
ti, microspie di ultima generazione,
attività sotto copertura, e in generale
ha dato modo di capire il modus ope-
randi dei nostri “tutori della legge”.
Lasciando per una attimo da parte
sentenze e pronunciamenti di giudici
trinariciuti, in questo numero andremo
a dare uno sguardo dall’altro lato, per
cercare di capire in che modo agiscono
i reparti antidroga della polizia italiana
e soprattutto quali sono i limiti legali
della loro azione.
AGENTI INFILTRATI E AGENTI PROVOCATORI, DIVERSI MA UGUALMENTE IMPUNITI.
Se pensiamo di primo acchito ad una
figura operante in questo particolare
settore, quella del cosiddetto “agente
infiltrato” o “sotto copertura” è di certo
la prima a palesarsi. Da Donnie Brasco
al geniale Confessioni di una mente
pericolosa, Hollywood ha fornito un
potente immaginario (simpatetico con
“la legge” of course) sulle attività degli
agenti infiltrati ma per quanto riguar-
da la giurisprudenza del mondo reale,
questa figura professionale non è così
nettamente definita nei suoi diritti e
doveri e, almeno da quanto si evince
sui documenti prodotti dall’operazione
AntisecIta, sono gli stessi poliziotti a
non aver ben chiaro fino a che punto
possono spingersi. A partire dalla ter-
minologia.
Nelle prime battute del file Agente
provocatore.doc – che a occhio pare
una tesina di diritto con abbondante
copia-incolla – lo scrivente si interroga
proprio sulla definizione dell’agente: “l’
Ufficiale di polizia giudiziaria che, nel
pieno ossequio alle condizioni poste
dalla Legge, pone in essere attività di
investigazione sotto copertura. Egli è
da qualificarsi quale agente infiltrato
(c.d. “undercover”) ovvero è da definire
tout court come agente provocatore?”.
C’è infatti una differenza sostanziale tra
le due figure.
Il primo è qualificabile come colui che,
essendo inserito organicamente nelle
forze di polizia o collaborando formal-
mente con esse, si adegua – ovviamen-
te nell’ambito di un’attività investiga-
tiva ufficiale – a una condotta di mera
osservazione. Questo tipo di condotta
è però diretta ad intervenire in pre-
senza di sospetti riguardo un’attività
di preparazione e/o commissione di
uno o più reati. L’ agente “infiltrato” si
inserisce quindi in una o più attività
penalmente illecite col solo obbiettivo
di scoprire, ovvero denunciare o far
cogliere in flagranza i responsabili di
uno o più delitti, evitando però accura-
tamente di avere un ruolo attivo nella
commissione dei reati.
Al contrario, il cosiddetto “agente pro-
vocatore”, è colui che, pur trovando-
si nelle stesse condizioni oggettive e
soggettive che legittimano e rendono
penalmente lecite le attività dell’agen-
te “infiltrato”, si pone in modalità atti-
va rispetto al reato, ovvero partecipa
attivamente inducendo, ideando ed
eseguendo uno o più fatti penalmente
illeciti. Reati che dunque, senza l’ inter-
vento (determinante) del “provocato-
re”, non si sarebbero probabilmente
tradotti in atto. L’esempio più calzante
è di certo quello del finto acquirente
che chiede droga per strada ad uno
spacciatore, ma sappiamo che i nostri
poliziotti sono menti dalle mille risorse.
Se quindi la figura dell’agente “infil-
trato”, non pone particolari questioni
di legittimità sostanziale, il profilo del
“provocatore” costringe i teorici ed i
pratici del diritto ad imbarazzanti – e
talvolta esiziali – analisi che finiscono
puntualmente per infrangersi sugli sco-
gli della logica giuridica e della corretta
interpretazione della normativa vigen-
te. All’interno dell’incarico “sotto coper-
tura” il confine tra lecito è illecito è dav-
vero labilissimo e, a livello di cronaca,
sono stati molti gli episodi giudiziari
controversi che hanno coinvolto agenti
delle forze dell’ordine. Uno su tutti
quello riguardante l’imam di Milano
DA QUANTO SI EVINCE SUI DOCUMENTI PRODOTTI DALL’OPERAZIONE ANTISECITA, SONO GLI STESSI POLIZIOTTI A NON AVER BEN CHIARO FINO A CHE PUNTO POSSONO SPINGERSI.
36Abu Omar che, in nome della “war on
terror”, è stato estradato illegalmente
in Egitto grazie ad una commistione
illecita tra gli agenti del
SISMI e quelli
della CIA.
Come
per il
caso Abu Omar, il fine giustifica i mezzi
e anche per quanto riguarda la lotta al
narcotraffico (inteso nel senso giuridi-
camente più ampio) i legislatori e gli
avvocati si sono impegnati a sussumere
una serie di norme che estendesse-
ro i poteri degli agenti infiltrati allo
scopo di rendere incisive ed efficaci le
operazioni di contrasto. Difatti, la figu-
ra dell’agente sotto copertura risulta
essere il distillato di una travagliata
elaborazione giurisprudenziale che – al
solito in assenza di un dato normativo
specifico – ha inizialmente configura-
to la legittimità della condotta dell’in-
filtrato alla luce di un’interpretazione
estensiva dell’articolo 51 del codice
penale che esclude la responsabilità
penale di un agente nella misura in cui
viene ricollegata all’adempimento di
un dovere. A rafforzare questo primo
assunto si richiama poi spesso l’articolo
55 del c.p.p., che pone in capo alla poli-
zia giudiziaria l’obbligo di assicurare le
fonti di prova dei reati e di ricercarne
gli autori.
“Ben presto, però – continua l’autore
del file rubato alla polizia dagli hac-
ktivisti di Anonymous – ci si avvide
che la buona volontà dimostrata dalla
maggioritaria Giurisprudenza di legit-
timità e di merito in ordine alla com-
prensione delle esigenze investigative
determinate dall’emergere di fenomeni
criminali particolarmente complessi,
invasivi e perniciosi, quali quelli legati
al narcotraffico ed alle attività riciclag-
gio dei relativi proventi, non appariva
sufficiente ad assicurare all’operatore
undercover sufficienti spazi di cer-
tezza del diritto in ordine alla liceità
delle condotte investigative adottate”.
In pratica: c’era assolutamente biso-
gno di estendere i limiti della legge,
legittimando condotte che altrimenti
sarebbero state considerate criminali
e penalmente perseguibili. I legislatori
non si sono certo fatti pregare e dall’i-
nizio degli anni ‘90 hanno cominciato
ad approvare leggi e commi utili alla
causa che, almeno a livello formale, è
sempre stata quella politicamente cor-
retta della “lotta alla criminalità” intesa
nel senso più ampio e ammiccante.
Si tratta di strumenti individuati, indi-
scutibilmente sotto l’onda emergenzia-
le, per rafforzare l’azione di contrasto a
fenomeni criminali di quello che i media
di allora definivano strillando “perico-
loso allarme sociale” ( a onor del vero
spinte soprattutto in relazione alle Mafie
che in quegli anni si erano prodotte
nella celeberrima “stagione stragista”
). Questi strumenti, quindi, erano nati
al solo scopo di assicurare alla poli-
zia giudiziaria attribuzioni investigative
adeguate alla realtà dei fenomeni da
contrastare che non potevano rimanere
nella mera istigazione, ma dovevano
necessariamente incentivare attivamen-
te pratiche criminali, sottraendo così
la prassi ai rischi di un’azione penale
che, visti gli evidenti limiti legislativi,
avrebbe potuto tranquillamente con-
dannare l’agente infiltrato. Per assurdo,
pensiamo al caso in cui un agente sotto
copertura si trovasse a partecipare al
pestaggio di un povero disgraziato che
ha comperato una partita a credito e
non ha ancora potuto pagare. Le lesioni
non sono certo contemplate nell’attività
di agente provocatore, eppure, grazie a
questa estensione, l’agente in questione
non verrebbe minimamente sfiorato da
alcun provvedimento giudiziale, men
che meno a livello disciplinare.
Così l’ articolo 97 comma I del D.P.R. 9
ottobre 1990 n. 309 arrivava per con la
prima importante assoluzione, legitti-
mando all’effettuazione di attività illeci-
te sotto copertura tutti quegli “Ufficiali
di polizia giudiziaria addetti alle unità
specializzate antidroga che agiscano
in esecuzione di operazioni antidroga
disposte dalla Direzione centrale per i
servizi antidroga o – d’intesa con que-
sta – dal Questore, dal Comandante del
gruppo dei Carabinieri o della Guardia
di Finanza o dal Comandante del nucleo
di polizia tributaria, o dal direttore della
Direzione Investigativa Antimafia”. In
parole povere, nel momento in cui si
esegue un ordine superiore si viene
automaticamente esentati. Hannah
Arendt scrisse di questo fenomeno par-
lando dei nazisti di Hitler e lo etichettò
come “banalità del male”. Ma tant’è...
Sulla stessa linea, si va ad aggiungere
solo due anni dopo il disposto evincibile
dall’articolo 12 comma 4 del D.L. 8 giu-
gno 1992 n.306 convertito prontamente
con modificazione estensiva nella legge
356 del 7 aprile 1992, in cui si qualifica
chiaramente la liceità di tutte le attivi-
tà sotto copertura condotte da Ufficiali
di Polizia Giudiziaria della Direzione
Investigativa Antimafia e dei Servizi
Centrali ed Interprovinciali, comprese
ovviamente le Direzioni Antidroga. Una
specie di “tana libera tutti” in cui basta
avere la qualifica di infiltrato per essere
un cittadino immune alla legge. Ma tanto
si sa che, purtroppo, la nostra Dike (così
veniva venerata nell’antica Grecia la dea
bendata della Giustizia n.d.a.) di fronte a
determinate categorie è – come direbbe
in modo calzante il Ministro del Lavoro
Elsa Fornero – un tantino “choosy”.
Tanto nell’uno che nell’altro caso è
requisito imprescindibile per la legitti-
mità dell’attività condotta dall’infiltrato
il fatto che questi agisca non di propria
ed autonoma iniziativa, bensì nell’am-
bito ed in esecuzione di operazioni
di polizia specificamente disposte da
autorità superiori. Per capirci, l’ispettore
Coliandro dei Manetti bros. non può fare
quello che la sceneggiatura gli impone
pur di trombarsi (scusate il francesismo)
la gnocca della puntata. Con questa
disposizione si dovrebbe infatti, da un
lato evitare iniziative personali poten-
zialmente pericolose per l’incolumità
degli operatori, dall’altro comunque di
evitare episodi capaci di generare irre-
sistibili e pericolosi dubbi circa la legitti-
mità delle attività poste in essere.
In conclusione gli elementi comuni a
tali speciali giustificazioni escogitate
dai legislatori possono riassumersi:
a) nella possibilità di applicare tali scri-
minanti soltanto a coloro che appar-
tengono alle unità specializzate anti-
droga, antimafia o antiterrorismo;
b) nella necessità che l’attività sotto
copertura sia eseguita in esecuzione
di operazioni disposte da partico-
lari organismi di livello centrale o
provinciale (ma d’intesa con i primi)
preposti istituzionalmente al contra-
sto del fenomeno criminale che si
intende reprimere;
c) nella necessità che l’attività sotto
copertura sia svolta al solo fine di
acquisire elementi di prova in ordi-
ne ai delitti specificamente previsti
dalle norme autorizzatrici;
d) nella necessità che tale attività venga
svolta con il coinvolgimento dell’au-
torità giudiziaria sotto la forma della
necessità dell’informazione preven-
tiva o quantomeno dell’immediata
comunicazione al PM.
Eppure la Cassazione ha trovato spes-
so incongruenze e, ad esempio, con la
sentenza 6425 dell’11 aprile 1994 ha
stabilito che “fuori dalle ipotesi disci-
plinate dall’art. 97 D.P.R. 309/90, l’atti-
vità del cosiddetto agente provocatore
che, d’accordo con la polizia giudiziaria,
propone ad uno spacciatore e realizza
la compravendita di droga al fine di
farlo arrestare, è del tutto fuori dalla
sfera di operatività dell’art 51 del codice
penale, ossia dell’adempimento di un
dovere di polizia giudiziaria. Non può
infatti farsi discendere dall’obbligo della
polizia giudiziaria di ricercare le prove
dei reati e di assicurare i colpevoli alla
giustizia l’esclusione dell’agente provo-
catore di polizia giudiziaria, giacché è
adempimento di un dovere perseguire i
reati commessi, non già suscitare azioni
criminose al fine di arrestarne gli auto-
ri”. Negli stessi termini, la quarta sezio-
ne della Suprema Corte ha sottolinea-
to nella sentenza 669 del 31 dicembre
1998 che “… quando la condotta dell’a-
gente si inserisca nell’iter criminoso con
rilevanza causale, nel senso che l’evento
delittuoso sia conseguenza diretta della
sua condotta, non opera la causa di giu-
stificazione e l’agente è punibile a titolo
di concorso nel reato”.
Negli ultimi tempi, però, la dottrina giu-
risprudenziale si è mostrata molto più
sensibile alle istanze delle forze dell’or-
dine e, tranne rarissimi casi, ha scelto
di avvallare le pretese di legittimità che
mano a mano queste hanno avanzato
per scagionare l’operato dei propri agenti
sotto copertura. Così facendo, la magi-
stratura ha di fatto rinunciato all’assunto
secondo cui la legge vale per tutti e ha
deliberatamente statuito che la Polizia
può esulare il diritto se il fine è quello
di contrastare la criminalità. Chiamarlo
ossimoro è certamente riduttivo.
NEGLI ULTIMI TEMPI LA DOTTRINA GIURISPRUDENZIALE SI È MOSTRATA MOLTO PIÙ SENSIBILE ALLE ISTANZE DELLE FORZE DELL’ORDINE E HA SCELTO DI SCAGIONARE L’OPERATO DEGLI AGENTI SOTTO COPERTURA.
38 WORLD CANNABIS
INTERVISTA CON IL PROFESSOR PAOLO GONZAGA SUL RAPPORTO TRA CANNABIS, ISLAM E DEMOCRAZIA IN EGITTO di Enrico Fletzer
Marijuana egizianaSSIT: L’immaginario occidentale associa
da quasi mille anni l’omicidio politico e
la lussuria all’uso dell’hashish nel mondo
mussulmano. Ma che c’è di vero in quella
visione tramandataci fin dai tempi di
Napoleone riguardo all’Egitto e ai movi-
menti della primavera araba?
Paolo Gonzaga: Sicuramente nella storia
dei popoli arabi e islamici la diffusione
della cannabis é stato un fenomeno di
massa sin dall’antichità. Essenzialmente,
benché la pseudo-”letteratura” salafi-
ta lo neghi dogmaticamente, i popoli
musulmani vedendosi impediti dall’uso
e produzione di alcoolici a causa dei
dogmi della religione islamica, invece di
vedere l’alcool affermarsi come sostanza
di socialità e socializzazione, vide la can-
nabis, la cui proibizione non era scritta da
nessuna parte. Tra i primi oggetti ritrovati
dei primi pellegrini verso la Mecca risal-
tano numerosi narghilé che si esclude
fossero usati per il tabacco.
Ma le cronache storiche stesse ce lo rac-
contano, anche attraverso le opposizio-
ni all’uso così diffuso della cannabis: il
capostipite degli integralisti salafiti, Ibn
Taymiyya (1263-1328) vedeva nella can-
nabis l’albero di Zaqqum che dall’islam
più integralista viene descritto come un
albero dell’inferno riservato ai condan-
nati costretti a bere il succo delle sue
capsule a forma di testa di Satana, che
poi si trasforma in fuoco nelle pance di
questi “peccatori”.
Non che la religione islamica sia così, i sufi
ad esempio avevano la visione contraria.
I sufi sono definiti i “mistici” dell’islam,
ma dobbiamo considerare anche che
l’islam più popolare, che prevale nella
società egiziana é quello sufi, anche se
meno rumoroso, ed i sufi hanno sempre
visto con favore la cannabis, perlomeno
una buona parte di loro. I sufi tendono a
leggere il Corano non in modo letterale
ma metaforico, e storicamente vivevano
in eremi e aree isolate. Spesso la cannabis
era per loro uno dei pochi svaghi oppu-
re uno strumento di concentrazione e
ulteriore percezione di avvicinamento
a Dio. Ci sono state tariqa, confraternite
sufi, che sono arrivate ad “adorare” la
cannabis, come quella famosa di Haydar,
spesso riportata in vari testi.
Ma per trovare i consumatori di oggi
bisogna uscire dal campo del religioso,
infatti purtroppo a livello religioso, all’in-
terno di società che stanno vivendo un
passaggio alla post-modernità che le sta
stravolgendo e che vivono il fenomeno
del ritorno forte dell’integralismo isla-
mico, i condizionamenti in questo senso
si fanno sentire, soprattutto in termini
legislativi, dove i dittatori arabi (Mubarak
per primo) – in ossequio al padrone
Usa e spesso anche cercando di creare
consenso soddisfacendo le richieste dei
gruppi dell’islam politico – hanno creato
un apparato proibizionista tanto repres-
sivo quanto arbitrario per cui un povero,
rischia degli anni di prigione anche per
una canna, un ricco, chi conosce qual-
cuno e/o può pagare, risolve invece in
breve la faccenda.
Infatti a livello legislativo le pene sono
assolutamente sproporzionate, quasi
ridicole se non fossero così drammati-
che, in paesi dove tutti consumano can-
nabis le galere sono letteralmente piene
di consumatori, sempre poveri, a volte
con condanne di oltre un decennio di
carcere per pochi “pacchetti” di erba, o
un paio di grammi d’hashish. Ovunque
nel mondo arabo, ci sono anche stranie-
ri condannati per varie sventure e coin-
cidenze che possono accadere: oltre ad
essere stati arrestati, non hanno avuto
la fortuna di avere una rete consola-
re pronta, oppure non hanno avuto la
possibilità di mettersi in contatto prima,
ma non sono riusciti a fermare l’ingra-
naggio burocratico prima che partisse
e ne sono rimasti schiacciati dentro. I
nuovi governi arabi nei paesi come la
Tunisia e l’Egitto non hanno certo avuto
invece ancora il modo certo di riflet-
tere sulla questione, c’è da scommet-
tere che non ci saranno miglioramenti
legislativi a breve dato che le forze che
hanno assunto il potere, i vari Fratelli
Musulmani, sono portatori di visioni
assai conservatrici, e che si battono per
l’applicazione della shariah islamica.
Ma come tutto in Medio-Oriente e Nord
Africa, ed in Egitto che ne é il paradigma
accade più che mai, le contraddizioni
fanno parte della realtà. In paesi come
l’Egitto la costituzione materiale é sem-
pre stata molto più forte e prevalen-
te rispetto a quella formale (benché al
momento in Egitto non ci sia nemmeno
una Costituzione formale). E in realtà
come il Cairo, con circa 24 milioni di abi-
tanti – ma non si sa con esattezza perché
le autorità non sono mai riuscite a capirlo
– o Alessandria, altra metropoli, nemme-
no un controllo poliziesco capillare come
quello messo su da Mubarak poteva fer-
mare una tale radicata abitudine.
Gli egiziani sono sempre stati dei grandi
“cannabisti” in realtà, il presidente Sadat
era amatissimo da molti, non per le sue
virtù politiche, che alle masse in realtà
rimasero più che sconosciute, ma per
il suo fumare la pipa con l’hashish in
continuazione. AI tempi di Sadat ci fu
anche il periodo descritto da tutti gli
anziani egiziani, come il periodo migliore
per i consumatori di cannabis. Girava
molto hashish nella sua era, d’altronde
Sadat aveva fatto soprattutto la politica
“di apertura” agli investimenti stranieri,
dopo il regime simil-socialista nasseria-
no, e la nuova classe imprenditoriale che
si andava creando era spesso legata ai
futuwwa di quartiere, piccoli ras delle
zone popolari, una sorta di mafia che
si imponeva a colpi di forza nelle aree
popolari e che tendeva ad esercitare
anche la “giustizia” in zone dove que-
sta non arrivava e che sempre di più si
legava a politici in ascesa, business-men
improvvisati, avventurieri, che nell’”aper-
tura di Sadat vedevano l’occasione della
loro vita. In quegli anni le importazioni
illegali -ovviamente- di hashish libanese
subirono un’impennata.
La politica del governo egiziano, ad
eccezione di qualche “raid” spettacola-
re ai danni di vittime prescelte, rimase
tale anche dopo la morte di Sadat, con
Mubarak che lo sostituì. Fino ai primi
anni ‘90 al Cairo era possibile acquistare
hashish (e oppio) per la strada, in una
zona molto famosa e su cui si fece più di
un film di grande successo, Al Bataniyya
(L’ “interna” o anche la “coperta” in dia-
letto egiziano) dove, come nei vicoli di
Napoli, c’erano le signore che con bilan-
cini e tavolini vendevano i loro psicotropi
prodotti, e nei casi di retata poliziesca un
collaudato sistema di sentinelle le avvia-
va dell’arrivo della Polizia così che i ma’al-
limin così venivano chiamati i capi della
futuwwa , girassero i tavoli e spostassero
tutto. Fino alla fine degli anni ‘80, quindi
ancora i consumatori egiziani godevano
di un clima di tolleranza.
I grossi problemi arrivarono quando
Mubarak firmò agli inizi degli anni ‘90 i
piani di aggiustamento strutturale con
il FMI, gli Usa, e la grande finanza inter-
nazionale, che decisero di far diventare
l’Egitto un vero e proprio laboratorio
del neo-liberismo. Aggiungo solo che in
breve tempo Mubarak riuscì a privatiz-
zare tutto ciò che era rimasto di statale
in Egitto, qualcosa come oltre 300 com-
pagnie statali, mentre eseguiva total-
mente gli ordini in arrivo da Washington.
Purtroppo le “war on drugs”, le muscolari
quanto dannose “guerre alla droga” di
impronta reaganiana ebbero un effet-
to immediato e sempre peggiorativo
della situazione. Quello che accadde di
importante in questi anni fu che a causa
della dura repressione nel trasporto di
hashish, i prezzi aumentarono notevol-
mente, inducendo gli egiziani a riscoprire
la marijuana che producono da sempre i
beduini del Sinai.
Il Sinai essendo zona “a sovranità limitata”
per via degli accordi di Camp David, e che
vede crescere quel turismo di massa fino
ad allora sconosciuto, con nuove esigenze
da soddisfare, diventa il granaio dei “can-
nabisti” egiziani. Infatti oltre ad alcune
“cittadine liberate”, come Dahab e altri pic-
coli insediamenti sopra Sharm el Sheykh,
(oggi ovviamente i controlli sono molto
maggiori, anche se Dahab mantiene la
GLI EGIZIANI SONO SEMPRE STATI DEI GRANDI CANNABISTI: IL PRESIDENTE SADAT ERA AMATISSIMO DA MOLTI, NON PER LE SUE VIRTÙ POLITICHE MA PER IL SUO FUMARE LA PIPA CON L’HASHISH
39
sua impronta freak e libertaria) esistono
soprattutto alcune oasi-coltivazioni dove
nessuno osa avventurarsi, conoscendo
anche l’abitudine al fucile dei beduini e le
loro abilità guerriere unite ad una cono-
scenza perfetta del territorio. E se ancora
non hanno imparato a fare l’hashish, quel-
lo presente infatti é tornato ad arrivare dal
Libano e dal solito Marocco, gli egiziani si
sono però abituati a fumare nuovamente
la marijuana che il comandante in capo
di Napoleone Jacques-François Menou
aveva così duramente condannato.
Ma tornando alla contemporaneità,
gli effetti delle politiche neoliberiste e
dell’autoritarismo portarono alla rottura
rivoluzionaria del 25 Gennaio 2011, che
non é una sorpresa, ma il frutto di una
controcultura che ha preso vita in Egitto
diffondendosi a macchia d’olio: dai primi
movimenti heavy metal e la dura repres-
sione subita con l’accusa di “adorazione di
Satana” in cui l’elemento del consumo di
sostanze ebbe un grosso effetto, cannabis
e lsd, arrivando ai primi rave parties, dove
la cannabis e le altre sostanze chimiche
vedono una diffusione da zona liberata,
passando per i quartieri popolari dove il
bango, la marijuana egiziana, é fumato
in ogni dove, spesso in caffetterie che
mettono a disposizione narghilé o ghorza
(sorta di pipa ad acqua con cui si fuma
esclusivamente cannabis) e le cariche da
fumare, e dove la tradizione si fonde con
la modernità, dove anziani e giovani si
ritrovano a fumare insieme. Ma soprattut-
to la rivoluzione del 25 Gennaio 2011 ha
portato un cambiamento tale di mentalità
che la cannabis ora é finalmente diventata
una sostanza normale, usata in prevalenza
senz’altro da alcune particolari fasce della
popolazione (giovani, intellettuali, artisti,
ambienti vicini al turismo o agli stranieri).
SSIT: L’ Egitto per molti anni pareva essere
la principale, se non unica, officina di
produzione culturale del mondo arabo.
È ancora così? E che dire delle forme di
aggregazione politiche e culturali dei
giovani egiziani di oggi? Di movimenti
come il rap ed altre espressioni musicali
in cui la cannabis pare essere un elemen-
to essenziale?
Paolo Gonzaga: Senz’altro anche in Egitto
é arrivato prepotentemente il movimen-
to rap che fa della cannabis uno dei suoi
simboli. Il rap é arrivato anche nel modo
di vestire e si confà perfettamente con la
natura egiziana e le abitudini di questo
popolo amante della poesia, che ritma
in metrica qualsiasi discorso trasforman-
dolo spontaneamente in una sorta di rap
poetico. Come dicevo si sta diffondendo
quindi il consumo giovanile, i ragazzi e
le ragazze egiziane stanno cominciando
anche ad avere coscienza di cosa é la
cannabis che per troppi anni é stata
consumata in modo molto superficiale,
senza una vera conoscenza della pianta,
persa nella memoria degli anziani.
Moltissimi giovani addirittura non aveva-
no idea non solo delle proprietà mediche
della pianta, ma quando consumavano il
bango, la marijuana locale, pensavano di
avere a che fare con una pianta simile alla
marijuana, ma differente e senza la mini-
ma cognizione della storia della pianta
della cannabis e dei suoi mille usi. Giovani
incapaci di immaginare una società dove
la cannabis non fosse proibita, complice
anche la martellante propaganda religio-
sa, che seguendo l’agenda governativa,
per anni é andata avanti criminalizzan-
do la pianta della canapa. Ma le decine
di controculture che stano nascendo e
affermandosi nel fervore rivoluzionario
e creatore che si vive in particolare al
Cairo, la maggiore possibilità di viaggi
per tutti e quindi la contaminazione dei
costumi, come hanno portato la musica
rap e prima il reggae, hanno contribuito
a diffondere una nuova consapevolez-
za rispetto alla gestione delle sostanze
nella quotidianità tra momenti di socia-
lizzazione, di divertimento e di impegno
sociale-politico.
Se posso permettermi un’ultima digres-
sione devo dire che mi colpisce come
manchino strutture per i consumatori da
sostanze pesanti, non esiste il concetto
di riduzione del danno, e i farmaci sosti-
tutivi non sanno nemmeno cosa siano,
con una filosofia basata su astinenza e
preghiere. La situazione delle carceri é
disumana, un metro quadro a testa e
celle da 80 persone. La situazione è certa-
mente meritevole di una forte denuncia
e iniziativa diplomatica.
LA RIVOLUZIONE DEL 25 GENNAIO 2011 HA PORTATO UN CAMBIAMENTO TALE DI MENTALITÀ CHE LA CANNABIS ORA É FINALMENTE DIVENTATA UNA SOSTANZA NORMALE
40 MEDICAL CANNABIS
TUTTI I FARMACI A BASE DI CANNABIS PRESENTI SUL MERCATO E IMPORTABILI IN ITALIA
In sintesi di Davide Calabria
Fin dal 1941, la sintesi di cannabinoi-
di in laboratorio è stata portata avanti
da un gruppo di ricercatori condotti da
Roger Adams (1889-1971), direttore del
Dipartimento di Chimica dell’Università
dell’Illinois (USA), che lavorò molto per
determinare la composizione vegetale di
sostanze molto complesse come gli oli e
gli alcaloidi.
Successivamente, questo tipo di ricerca è
stata svolta dal Raphael Mechoulam, isra-
eliano, professore alla Hebrew University
di Gerusalemme (Israele). Mechoulam
è famoso al Mondo per il suo lavo-
ro sull’isolamento e la sintesi del THC
(Δ9-tetrahydrocannabinol), il principale
composto della cannabis.
Nel 1992 Mechoulam, affiancato dai suoi
studenti, ha pure identificato e isolato l’a-
nandamide (dal sanscrito indiano, Stato
di grazia), il cannabinoide endogeno
prodotto dal cervello e il 2-arachidonoyl
glycerol (2-AG), un altro endocannabi-
noide generato dagli organi periferici
(reni, cuore, polmoni e milza), in grado di
legarsi ai recettori dei cannabinoidi CB,
esattamente come la cannabis.
Inizialmente la sintesi dei cannabinoidi era
basata sulla struttura di quelli provenienti
dall’erba, che han permesso di produrre
e testare un gran numero d’analoghi. I
nuovi composti, invece, in diversi casi, non
sono basati sui cannabinoidi naturali e
possono essere costruiti anche partendo
dalla struttura dei cannabinoidi endogeni.
I cannabinoidi sintetici sono molto vali-
di per gli esperimenti scientifici perché
permettono di determinare la relazione
tra struttura e attività dei cannabinoi-
di, con la possibilità d’incrementare le
modifiche alle molecole. Tra quelli utiliz-
zati in questo impiego troviamo il JWH-
018, l’ingrediente anche delle cosiddette
“spice”, l’ HU-210 e HU-331, il primo fino
a 100 volte più potente del THC, mentre
il secondo è un potenziale strumento
anticancro derivato dal cannabinoide
CBD (cannabidiolo), generalmente ben
presente nelle varietà di cannabis Indica
asiatiche. Il CP-55940 è stato invece otte-
nuto nel 1974 ed è un cannabinoide
sintetico agonista dei recettori di can-
nabinoidi CB, maggiormente presente
nel cervello, molto più potente del THC.
Esiste poi il SR144528 e il il JWH-133,
agonisti dei recettore CB2, maggiormen-
te presente nel sistema immunitario, e
il WIN 55-212-2 e il AM-2201, altri due
potenti agonisti dei recettori CB. Per
finire, il Levonantradol (Nantrodolum) è
un analgesico e antiemetico, ma non è
attualmente in uso nella medicina.
Tra i farmaci più importanti, contenen-
ti cannabinoidi naturali, sintetici o ana-
loghi, troviamo, invece, il Dronabinol
(Marinol), il Nabilone (Cesamet), Sativex
e Rimonabant (SR141716).
Il Dronabinol è una variante sintetica
del THC registrato come farmaco fin
dal 1985, l’unico contenente cannabi-
noidi approvato dalla Food and Drug
Administration americana, l’agenzia per
gli alimenti e i medicinali. Prodotto dalla
Unimed Pharmaceuticals Inc., è com-
mercializzato in America con il nome di
Marinol e in Europa come Dronabinol.
Per una sorta d’allergia cattolico-mafiosa
ai cannabinoidi non è ovviamente in ven-
dita in Italia, ma può però essere importa-
to con la procedura prevista dal Decreto
Ministeriale 11-2-1997. Il Dronabilon è
impiegato nella cura della nausea e del
vomito derivati dalla chemioterpia anti-
tumorale e per lo stimolo dell’appeti-
to nella sindrome da deperimento da
AIDS. La commercializzazione avviene
in compresse per l’assunzione orale e, in
America, il Dronabinol è classificato nella
Tabella 3, assieme a tutte le sostanze con
valore medico ma con un rischio poten-
ziale d’abuso ed è in grado di generare
una moderata-bassa dipendenza.
Il Nabilone, ancora, è un farmaco canna-
binoide sintetico, analogo al Dronabinol,
ma classificato in America nella Tabella 2,
con le sostanze con valore medico, ma in
grado di generare abuso e dipendenza
fisica e psicologica. E’ un farmaco regi-
strato con il nome di Cesamet e, come
il Dronabinol è importabile in Italia e
prescritto per la nausea e il vomito in
chemioterapia.
Negli Stati uniti, questi due medicamen-
ti fan sorgere il paradosso della classi-
ficazione della cannabis naturale nella
Tabella 1, con tutte le droghe e le sostan-
ze per le quali attualmente non ci sono
usi medici accettati.
Il Sativex, invece, è un spray orale, sublin-
guale, contenete due cannabinoidi, il
THC e il CBD , in pari dosaggio, con rateo
1:1. E’ utilizzato nel dolore neuropatico
e tumorale, per gli spasmi della sclerosi
multipla ed è commercializzato in più
di 20 nazioni, tra cui Inghilterra, Canada,
Spagna, non ancora in Italia, ma può
essere a sua volta importato.
E’ prodotta dalla GW Pharmaceuticals
come estratto standardizzato dalla pian-
ta di cannabis e diversi studi hanno dimo-
strato la sua efficacia anche nella cura
dell’artrite reumatoide. In questo caso, è
in grado di bloccare la progressione della
malattia, di diminuire la percezione del
dolore e migliorare la qualità del sonno,
senza il riscontro di casi d’abuso.
A differenza dei cittadini inglesi, la GW
può coltivare cannabis e nel team dei
ricercatori che hanno selezionato le pian-
te per l’estrazione del Sativex era presen-
te anche il breeder italo-svizzero Fabio
Wifi Santacroce.
Il Rimonabant è invece un farmaco
analogo ai cannabinoidi, nel senso che
in qualche modo ne imita l’azione: è
in grado di bloccare il recettore CB ed
era impiegato stupidamente nella cura
dell’obesità. Avevano pensato, visto che
la marijuana attiva i recettori CB e provo-
ca appetito, se noi blocchiamo i recettori,
alle persone non viene fame e possono
dimagrire. Peccato che la marijuana, tra-
mite l’attivazione del recettore CB, porta
anche al buon umore e alla regolazione
del ritmo sonno-veglia. Le persone in
cura con questo medicinale sperimenta-
vano, infatti, anche depressione, insonnia
e ci sono stati dei casi di suicidio, fino al
ritiro del farmaco dal mercato.
Eppure certi tipi d’hashish provenienti
dal Nepal e dall’Afganistan, così come
le piante dello Zambia e del Sud Africa,
sono ricche del cannabinoide THCV, un
ottimo anoressico, prezioso nelle diete
per perdere peso. Purtroppo, però, se la
cannabis fosse liberamente e responsa-
bilmente commercializzata, non ci gua-
dagnerebbero le case farmaceutiche, ma
i contadini delle montagne asiatiche o
dell’Africa, che probabilmente uscirebbe-
ro dalla miseria nel giro di poco tempo,
vista la mole dei clienti generata quest’e-
ra proibizionista.
Di questi farmaci di sintesi il più efficace
sembra essere il Sativex, perché contiene
2 cannabinoidi, il THC e il CBD, e non solo
il THC come nel caso del Marinol e
Cesamet. Nel Sativex, poi, i due canna-
binoidi sono ottenuti direttamente dalla
piante di marijuana, risultando più equi-
librati e naturali nei loro effetti.
PURE SMOKE KULTURE
ROOTS Team sncVia Cristoforo Baioni, 5E - 24123 BergamoMartedì - Sabato 13.30 - 19.30
[email protected]+39 035 02 93 502+39 345 66 21 823
Grow-Head
42 INTERVIEW
Grower a domicilio di Giovanna Dark
La copertina dello scorso numero era dedicata alla notizia dei sempre più numerosi italiani che decidono di produrre in autonomia la pro-pria cannabis. Questa intervista aveva l’iniziale intenzione inquad-rare il fenomeno partendo da un semplice e anonimo grower ma ben presto la conversazione ha preso un’altra strada.
Sono andata a incontrare questo grower
trentaquattrenne fondamentalmente
perché si faceva un gran bel parlare
delle sue abilità botaniche. Sapevo che
non era propriamente uno spacciatore
ma, come per il ragazzo intervistato
sullo scorso numero, ero interessata a
raccontare sulla normalità e la natura-
lezza di un’attività socialmente e legal-
mente stigmatizzata. Quasi subito però
mi sono imbattuta in una storia, a mio
modestissimo parere, singolare e allo
stesso tempo interessante. T., laureato in
biologia e un lavoro precario come tutti
noi degli anni Zero, ha scelto di sfidare
le sue (giustissime) paranoie in materia
di sicurezza e di curare 10 piantine in
una casa non sua, per aiutare un amico
che voleva imparare.
Da almeno una decina d’anni a questa
parte T. si è dedicato alla coltivazione di
cannabis perché convinto che la soddi-
sfazione di fumare il proprio prodotto sia
impagabile. Vuoi l’esperienza, vuoi che
tra amici le voci girano sempre e comun-
que, più di una persona ha chiesto a T. di
mettere a disposizione le proprie compe-
tenze sulla coltivazione di marijuana e di
approntare semplici grow rooms o addi-
rittura vere e proprie piantagioni. Com’è
ovvio la legge Fini-Giovanardi è stata
un ottimo deterrente alla lusinga del
guadagno facile e questo coscienzioso
grower ha sempre declinato cortesemen-
te le offerte. Tranne una volta. Quello che
segue è il racconto di come è stato pos-
sibile, anche se per una volta soltanto,
diventare un grower “a domicilio”. Enjoy.
SSIT: Per te il growing è un semplice
hobby o una vera e propria passione?
La fissazione di coltivare ce l’ho da
parecchio tempo però è sempre molto
difficile – o almeno per me lo è stato –
trovare una situazione in cui te lo puoi
permettere senza fare minchiate tipo
farsi beccare che la fai all’aperto, oppure
mettersi in situazioni pericolose.
SSIT: Quando dici situazioni perico-
lose ti riferisci a luoghi o a persone?
Parlo a livello di scelta del posto ma
anche di frequentazioni. Nel senso che
mi è già capitato di parlare con gente
che non ha esperienza e che quindi mi
chiede di coltivare per loro.
SSIT: Quindi vuoi dirmi che hai addi-
rittura avuto proposte di lavoro come
grower a domicilio?
Si, mi è capitato. È gente che magari
non ha esperienza. Gente a cui manca-
no le lampade o addirittura non ha la
minima idea di cosa serva per metter
in piedi una coltivazione. Spesso capita
di sentire persone che ti dicono: « La
fai a casa mia, tu ci metti l’attrezzatura,
io la corrente e si fa la cosa ». Per me
la difficoltà principale del farlo a casa
d’altri è che non sei sicuro che questa
persona non lo dica a nessuno, però
alla fine l’ho fatto una sola volta in una
situazione che ho valutato come abba-
stanza sicura.
SSIT: Mi sfugge un particolare: alla
fine del raccolto come avete fatto?
Avete diviso il prodotto o tu hai avuto
uno stipendio tipo giardiniere pri-
vato?
Non si sapeva come fare la cosa e alla
fine abbiamo deciso di tagliare la testa
al toro e fare il classico “fifty-fifty”. Anche
se in realtà magari io, stando dietro alle
piante, ero quello che rischiava di più.
Sai, ad andare in casa d’altri puoi solle-
vare sospetti: i vicini – che non si fanno
mai i cazzi loro – che vedono uno che
entra ed esce di casa ogni due giorni
anche se l’altro non c’è... Son tutte cose
da tenere in considerazione. In fondo,
se non hai la sicurezza che nessun altro
all’infuori di te e del tizio in questione lo
sa, è sempre meglio non farlo.
SSIT: Quindi il discrimine per te, se
coltivare o meno, in fondo è una que-
stione di sicurezza?
Si perché finire nei casini per aver col-
tivato dell’erba non è una gran mossa.
Ti massacrano. O stai facendo una roba
che dici “ok me la rischio ma se mi va
bene faccio dei gran soldi”, altrimenti
secondo me non ha molto senso. Se
devo coltivare per vendere dei 10 euro
o dei 10 grammi al massimo, il gioco
non vale di certo la candela. Anche
perché, ripeto, per me la sicurezza è un
problema. Se ho gente che viene conti-
nuamente in casa e in più coltivo è un
suicidio. Tu devi sapere sempre chi entra
e chi non entra...
SSIT: Perdonami, ma coltivando a
casa di un altro mi pare che di rischi
ce ne siano eccome!
Ti posso solo dire che con la persona
con cui l’ho fatto ero sicuro al 100%
che non ci sarebbero stati questo tipo
di problemi. Perché per esempio se già
uno ha la ragazza e questa lo sa, poi
lo vengono automaticamente a sapere
anche le amiche e via discorrendo...no!
Questa era una situazione in cui avevo
valutato che si poteva fare e mi sono
buttato.
SSIT: Raccontaci un po’ com’è andata.
Partendo dalle base: quante piante
hai deciso di coltivare? Di che tipo
erano?
Allora erano 10 semi femminizzati con
un lampada da 600 watt. In una soffit-
ta. L’odore è stato il primo problema
perché nonostante io avessi preparato
accuratamente tutti i filtri, gli estrattori
e le ventole per il ricircolo dell’aria, c’era
il grosso problema di contenere il rumo-
re. Non riuscivo a isolarla abbastanza
come rumore. Quindi ovviamente di
notte non riuscivo a far girare le ventole
e quando è arrivato il momento della
fioritura, l’odore era diventato pazzesco.
Alla fine l’abbiamo risolta chiudendo un
occhio per un paio di settimane e incro-
ciando le dita
SSIT: Che varietà avevi deciso di spe-
rimentare? E come hai gestito la colti-
vazione in soffitta?
Cinque Super Skunk della Sensi Seeds
e – non vorrei ricordare male – altre
cinque Jorge Diamonds #1 di Dutch
Passion. Tutte germinate e tutte arrivate
felicemente a fioritura. Ho lavorato con
una lampada da 600 watt per una super-
ficie che in tutto era di 2 metri di quadri,
forse anche 3, e le piante ci sono state
giuste giuste.
Come ti dicevo il luogo che avevamo
scelto era una soffitta ma questa ha un
grosso problema: se non è ben isolata
è un casino per la temperatura. Era già
nei patti di fare una botta e via e quindi
decidemmo in comune di prenderci tre
mesi scegliendo tra quelli che teorica-
mente ci avrebbero dato meno proble-
mi in termini di temperatura. Abbiamo
quindi dovuto spostare semina e ger-
minazione dei semi verso fine estate:
erano i primi di settembre, e già allora
nella soffitta si sfioravano i 30°.
Poco dopo però si è presentato il pro-
blema opposto, ovvero quello che
essendo in una soffitta senza impian-
to di riscaldamento, la stanza potesse
diventare troppo fredda. Alla fine abbia-
mo risolto con una stufetta elettrica
termostatata, di quelle a ventola, che in
realtà abbiamo usato veramente poco.
Contavamo di arrivare a fine novembre
ma forse per la troppa escursione alla
fine ci ha messo quasi quattro mesi.
Però le piante si sono anche comporta-
te bene. Crescevano poco, maturavano
lentamente ma il prodotto finale non è
stato affatto male.
SSIT: Per la cura delle piantine ti sei
orientato sul biologico o hai ceduto
anche tu alla magia della chimica?
No, ho sempre e solo seguito la natura.
Ovvio i fertilizzanti li ho comperati in un
grow shop ma sempre e rigorosamente
biologici. A base di melasse, guano e
cose così. Nessun pesticida, nessun fer-
tilizzante chimico.
SSIT: Arrivato al momento del raccol-
to, quanto ti hanno fruttato in defini-
tiva 10 piantine?
Sui 270-280 grammi in totale. Che
magari non è una grossa quantità però
per le condizioni in cui sono cresciute
è stato un buon risultato secondo me.
Le piante sono state sempre sanissime,
non hanno avuto mezzo problema né
di muffe né di acari e la cosa mi ha sor-
preso parecchio. La soffitta era sporchis-
sima e anche se ci eravamo fatti il culo
per ripulirla era comunque una soffitta
disabitata...
SSIT: Non so perché, ma io una soffitta
la immagino sempre coi topi. Anche
tu hai avuto ospiti indesiderati?
Effettivamente i topi in quella soffitta
c’erano ma fortunatamente ce le hanno
LA DIFFICOLTÀ PRINCIPALE DEL FARLO A CASA D’ALTRI È CHE NON SEI SICURO CHE QUESTA PERSONA NON LO DICA A NESSUNO
43lasciate stare. Abbiamo messo le trappo-
le e ne abbiamo presi eh, ma con sorpre-
sa ci hanno lasciato stare le piante!
SSIT: Arrivato alla prova del gusto, il
prodotto finale è stato di tuo gradi-
mento?
Sono rimasti soddisfattissimi tutti, io per
primo anche perché, come ti ho detto,
per come era cresciuta tra mille sbalzi di
temperatura, non avevo assolutamente
grosse aspettative.
SSIT: In che modo hai deciso di gestire
la concia?
Quando abbiamo fatto la pesata iniziale
erano più di tre etti, per l’essiccazione
sono rimasto sempre nella stessa soffitta,
accendendo le ventole ogni tanto e fine.
Le lasciavo lì al buio, ferme.
SSIT: E per conservarla invece? Anche
tu hai optato per la conservazione
sotto vetro?
Io l’ho fatta seccare per 15 giorni e poi
l’ho messa in vaso. Ogni giorni aprivo per
cinque minuti in modo da far prendere
un po’ d’aria e poi richiudevo. Ho smesso
solo quando ho visto che le cime si sbri-
ciolavano bene in mano, che ti lasciavano
magari un po’ di appiccicoso ma non
umido. Certo un po’ di peso l’ha sempre
continuato a perdere e alla fine si è arri-
vati ai 270-280 grammi che ti dicevo.
SSIT: In questo momento hai qualche
coltivazione in ballo?
In questo momento no perché non ho
le garanzie di sicurezza che ti dicevo
prima ma, se ne avessi la possibilità, lo
farei sempre.
SSIT: Se ne avessi la possibilità come
ti comporteresti? Mi spiego: coltive-
resti in nome dell’autarchia o per farci
su anche qualche soldo?
Beh ovviamente la coltiverei soprattutto
per darla via! Di ‘sti tempi tirare su qualche
euro in più non fa certo male e poi curare le
piante è un vero e proprio lavoro, non vedo
cosa ci sarebbe di male a guadagnarci.
SSIT: Faccio l’avvocato del diavolo e
in modo subdolo ti chiedo: cosa pensi
riusciresti a guadagnare da una pro-
duzione a ciclo continuo?
Eh, è un calcolo che ho provato a fare
anch’io diverse volte ma non sono mai
riuscito a venirne a capo, perché non ho
idea di quale quantitativo aspettarmi da
un raccolto. Se coltivassi a ciclo continuo
– quindi facendo talee e non avendo ogni
tre o quattro mesi la spesa fissa per i semi
femminizzati – e avendo raccolti molto
più ravvicinati, tipo ogni due mesi usando
autofiorenti, dovrei calcolare che qui 270
grammi li avrei ogni due mesi. Facendo
poi un’impianto in continuo mi metterei in
condizioni molto migliori di quelle avevo
nella soffitta, quindi penso che la resa la
potrei aumentare notevolmente. Il mio
sogno sarebbe quello di riuscire a fare un
grammo con un watt ma non so se sia una
resa umanamente possibile...
SSIT: Allora ti auguriamo di diventare
il Water White (chi non avesse anco-
ra visto la serie Breaking Bad, faccia
ammenda e rimedi immediatamente!
n.d.a.) della marijuana e se dovessi
avere bisogno di qualche dritta, sca-
rica le edizioni di Soft Secrets dal sito
www.cannabis.info/IT/softsecrets.
Grazie della chiaccherata.
IL MIO SOGNO SAREBBE QUELLO DI RIUSCIRE A FARE UN GRAMMO CON UN WATT MA NON SO SE SIA UNA RESA UMANAMENTE POSSIBILE
44 GROWING
Cotto e mangiato per vegetariani di CBG
La nutrizione delle piante è uno degli
argomenti più interessanti in campo
agrario. Da ciò che “mangiano” le pian-
te dipende la loro velocità di sviluppo
ed il tipo di metabolismo. Gli anima-
li digeriscono scomponendo molecole
grosse nei loro costituenti più semplici e
quindi meglio assorbibili, ugualmente le
piante hanno bisogno di sostanze dige-
rite (digerite nel senso di semplificate)
per meglio poterle assorbire e traslare
dove necessario. Noi animali possiamo
masticare e digerire prima di assorbire, le
piante hanno bisogno di una pedofauna
in grado di rendere assimilabili i nutrienti
da parte dei peli radicali. Da qui viene il
vecchio detto contadino “non si nutre le
piante ma si nutre il terreno”. Esattamente
così si deve credere nella coltivazione. A
meno che non si stia coltivando fuori-
suolo, dove tra l’altro è deducibilmente
obbligatorio, é sconsigliato l’utilizzo di
fertilizzanti di pronta assimilazione per
evitare fenomeni di impoverimento e
sterilità del terreno.
Gli elementi necessari alla crescita dei
vegetali sono azoto, fosforo, potassio, cal-
cio, magnesio e zolfo. I primi tre sono
fondamentali in grande quantità ed è per
questo che sono riportati in etichetta su
ogni fertilizzante e concime disponibile in
commercio. Per convenzione sono ripor-
tate le percentuali in cui sono presenti: per
esempio 2-15-2 , che è il titolo di un guano
molto famoso di pipistrello, significa che
contiene il 2% di azoto, il 15% di fosforo
ed il 2% di potassio. I piani di concima-
zione redatti generalmente sono mirati
all’apporto prevalente di questi tre ele-
menti perché il terreno non ne abbonda
rispetto al fabbisogno di qualsiasi coltura
produttiva e darebbe sicuramente caren-
ze, fonte di improduttività.
L’azoto ha la funzione di accrescere i
vegetali: una pianta ricca di azoto pre-
senta ampia superficie fogliare, steli
turgidi con lunghi internodi grazie alla
sintesi proteica efficiente e un colore
verde scuro, segnale di abbondanza di
clorofilla nei tessuti. Al contrario una
carenza di azoto determinerebbe un
ritardo nell’accrescimento dovuto al suo
ruolo nella sintesi di amminoacidi, i mat-
toncini delle proteine, e una generale
pigrizia della pianta con maturazioni
più precoci e scarsa produzione. Sulle
piante si assisterebbe all’ingiallimento
delle foglie, a partire dalle più vecchie
andrebbero incontro a clorosi per man-
canza di clorofilla. Le foglie più giovani
sarebbero le ultime ad ingiallire perciò.
Il fosforo è un elemento molto interes-
sante per i vegetali in quanto fa parte di
numerosi composti importantissimi. Il
fosforo è componente del DNA, del RNA,
del ATP e del ADP. E’ inoltre spesso pre-
sente in molecole riguardanti il meta-
bolismo e in genere la biochimica delle
cellule. Quando ben presente favorisce
lo sviluppo e la maturazione dei frutti. In
caso di carenza si avrebbero piante dalla
crescita lenta e dallo sviluppo non uni-
forme, generalmente stentato. Le foglie
sarebbero verde pallido con i bordi ros-
sastri tendenti al disseccamento.
Il potassio espleta numerose funzioni
nella pianta, sia in come promotore del
trasporto degli zuccheri nella pianta
che come regolatore di processi tipo la
fotosintesi. Il potassio si trova in tutte le
parti della pianta. Un’adeguata disponi-
bilità di potassio determina uno stato
ottimale di salute per tutti i tessuti favo-
rendo il completamento delle reazioni
metaboliche in corso.
Gli altri tre elementi il calcio, il magnesio
e lo zolfo, sono scarsamente disponibi-
li solo in determinate zone climatiche
dove le frequenti alluvioni giungono a
dilavarli (l’acqua se li porta via fin giù
nelle falde allontanandoli dallo strato di
sottosuolo esplorato dalle radici).
I microelementi, chiamati così a causa
della modestissima quantità richiesta
dalle piante, hanno una funzione chia-
ve in molte reazioni biochimiche come
GLI ELEMENTI NECESSARI ALLA CRESCITA DEI VEGETALI SONO AZOTO, FOSFORO, POTASSIO, CALCIO, MAGNESIO E ZOLFO. I PRIMI TRE SONO FONDAMENTALI IN GRANDE QUANTITÀ.
45enzimi o catalizzatori di reazioni e sono
sempre ben presenti alla giusta concen-
trazione nel terreno. Questi nutrienti
sono molibdeno, rame, zinco, boro, man-
ganese, ferro e cloro. Le carenze dovute
ai microelementi sono rare, nessuno si
spaventi, la corsa ai microelementi non
deve portare ad acquistare acqua “spor-
ca” e tantomeno deve portare a preoc-
cupazioni inutili. Le piante assorbono gli
elementi nutritivi dalla soluzione circo-
lante nel terreno tramite le radici. Gli ele-
menti sono disciolti nell’acqua a formare
la cosiddetta soluzione circolante.
Ai più svegli non saranno sfuggiti né l’os-
sigeno né il carbonio, elementi coinvolti
nella fotosintesi clorofilliana. Ebbene la
nutrizione carbonica avviene tramite gli
stomi che sono gli “spiracoli” delle pian-
te altrimenti detti “bocche” dei vegetali.
In poche parole sono i buchi presenti
sulle foglie che permettono alla pianta
di scambiare ossigeno ed anidride car-
bonica con l’ambiente circostante. E per
aggiungere una precisazione è proprio
grazie all’acqua che evapora dagli stomi
che la linfa viene spinta contro la forza
di gravità dalle radici alle foglie.
La pratica che bisogna adottare per
forzare l’assorbimento di carbonio, poi-
ché disponibile in (sovr)abbondanza
sulla maggior parte del pianeta Terra,
è attuabile solo in quelle coltivazioni
dove si ha il controllo del microclima
attorno alle piante; allora è consigliato
innalzare la concentrazione di anidri-
de carbonica artificialmente mediante
l’ausilio di bombole ed elettrovalvole
temporizzate. Si trovano facilmente le
modalità di somministrazione e report
sui forum online tramite la ricerca di
Google. L’anidride carbonica diventa
tossica per l’uomo quando è disciolta
nell’atmosfera in ragione del 5%: sconsi-
glio vivamente di adoperarla.
Vi sono varie scuole di pensiero sulle
tipologie di somministrazione e soprat-
tutto sulle derivazioni degli elementi
sopra descritti. Il concetto di minerale
e il concetto di biologico indicano la
modalità e la forma in cui un elemento è
arrivato alla sostanza circolante attorno
ai peli radicali ed è stato assimilato.
Gli agricoltori sanno che non esiste una
soluzione a tutti i problemi, né esiste
un modus operandi unico per tutte le
soluzioni. Vi sono però, nel rispetto delle
verità scientifiche, numerose scuole di
pensiero. Diffidando dagli intrattenitori
della rete, dai coltivatori della domenica
e soprattutto dagli stolti, vi sono nume-
rose guide su internet e non ultima
Wikipedia che ha risposte per tutti.
Molti coltivatori hanno un approccio
semplicistico alla coltivazione, prepa-
rano un vaso riempito di un qualsiasi
substrato inerte (il cocco o la perlite
ad esempio) e tramite gocciolatori si
prodigano in idroponie improvvisate
con fertilizzanti a pronta assimilazione.
Molti altri coltivatori invece preferi-
scono annaffiare a mano un substrato
medio carico ed ottenere un prodot-
to decisamente superiore rispetto alle
idroponiche genericamente definite
colture minerali.
Tra gocciolatori, annaffiatoi e secchi
d’acqua vi sono numerose possibilità
di somministrare la soluzione fertirri-
gua alle piante. Sempre ammesso serva
una fertirrigazione e non un semplice
adacquamento. Utilizzo impropriamen-
te il termine adacquamento per indicare
una irrigazione di sola acqua in quanto
sempre più numerosi growers si sono
convertiti alla scuola di pensiero della
coltivazione in vaso vivo. La coltivazione
in vaso vivo è una maniera di coltivare
le piante dando loro solamente acqua
declorata a pH controllato facendo sì
che il fabbisogno nutrizionale venga
soddisfatto dagli ammendanti e/o dai
concimi precedentemente miscelati al
substrato. Un terreno vivo (contrario di
inerte), con eventuali inoculi di attivato-
ri, richiederà solo acqua per continuare
a vivere e rendere disponibile alle radici
i nutrienti in forma ionica che abbiamo
miscelato al terriccio.
Facciamo un esempio: per portare a
fioritura i peperoncini genericamente
della cultivar tipo Thai (quelli allungati,
verdi alla raccolta, dal marcato sapore di
peperone) ho bisogno di almeno 2 mesi
di fioritura perciò il mio terreno avrà una
forte carica di alghe marine polverizzate
e di ceneri di legna oppure sarà carico
di polvere di pesci e guano di pipistrel-
lo per dare il giusto apporto di azoto,
fosforo e potassio lungo i due mesi di
fioritura. In due mesi di fioritura la pedo-
fauna agirà come un trasformatore di
nutrienti da forma organica a ionica per
assicurare la copertura del fabbisogno
nutrizionale delle piante.
Il problema ad un certo punto diventa
calcolare la durata delle riserve nutritive
che abbiamo preparato nel terreno. Per
comodità un ragazzo della mia cittadi-
na si reca al consorzio del capoluogo
per comprare “pietre” a lento rilascio
per non doversi preoccupare né di pre-
parare la soluzione fertirrigua, né di
cambiare prodotto, né di dover dosare
le quantità in quanto deve annaffiare
con acqua semplice, non deve comprare
prodotti e non deve diluirli col terrore
di esagerare. Ma purtroppo per questo
ragazzo non si tratta di coltivazione in
vaso vivo organica, bensì di coltivazio-
ne minerale in vaso vivo, già meglio
rispetto alla classica minerale ma ancora
lontano dalla nutrizione organica.
L’andamento della comunità grower
sembra confermare la legge K.I.S. (Keep
It Simple, scritto anche con due esse)
che dice che la metodologia di coltura
dev’essere il più semplice possibile. Il
K.I.S.S., forse per pigrizia o per terrore
di errori da parte dei neofiti, è sempre
stato diffuso soprattutto su internet nei
forum di esperti coltivatori. Ora come
non mai la semplicità è diventata un
trend nella comunità internazionale dei
growers. Non è un male la semplicità, ma
non deve implicare scarsa conoscenza,
ottusità e pigrizia mentale. Per ora stia-
mo assistendo alla nascita di sempre più
prodotti per la fertilizzazione all-in-one
ai fini di introdurre una gamma di pub-
blico più ampia al mondo delle colture
indoor e ai fini di semplificare il lavoro
del coltivatore.
Alcuni prodotti, specialmente i pellet-
tati organici da mescolare al substra-
to, sono molto interessanti in quanto
trovano applicazione anche all’ester-
no e sebbene siano un all-in-one non
legano ad una scuola di pensiero dalle
intuizioni minerali. Altri prodotti all-
in-one disponibili sul mercato sono le
polveri da diluire in acqua e da utilizza-
re come nutrimento: semplici al punto
che nemmeno un bambino può errare.
L’unico dubbio che mi rimane è dove
va a finire l’azoto in più per tutta la fio-
ritura, dato che le piante necessitano di
azoto principalmente in fase vegetativa
mentre necessitano di fosforo e potas-
sio in fioritura.
L’unica risposta l’avrò quando mi capite-
rà di imbattermi in qualche coffee shop
con una selezione di prodotti cono-
sciuti ottenuti con fertilizzanti in polve-
re idrosolubile. Probabilmente ne avrò
già provati a decine alla scorsa coppa
di Amsterdam ma non sapendolo non
posso dare un’opinione. In base alla
tipologia di nutrienti e alla modalità di
applicazione si hanno differenti rispo-
ste in termini di vigore, percentuale di
sostanza secca rispetto al raccolto e
tenore di principi attivi.
Ad ogni fiera si contano sempre più
produttori (o rivenditori) di fertilizzanti
con prodotti nuovi per tutte le esigenze
e secondo i diversi approcci alla coltiva-
zione. Io vorrei avere la possibilità legale
e il tempo soprattutto per poter testare
la moltitudine di prodotti analizzando
a fondo l’eventuale effetto fisiologico
sulle piante. Ultimamente se ne vedono
di tutte le forme e misure, dalle tablets
effervescenti per vegetativa e fioritu-
ra alla polvere dai colori improponibili
capace di sovvertire l’ordine della natu-
ra, dagli sticks tutto-in-uno ai pellettati
a lento rilascio che sono una fonte di
fosforo e potassio per terminare la fio-
ritura al giusto grado di maturazione
delle infiorescenze. Non ho ancora fini-
to di elencarne le forme e già sono in
confusione, se dovessi scegliere proprio
non saprei quale metter prima e quale
dopo, né saprei con che beneficio infine
otterrei la mia fioritura.
Coltivare con fertilizzanti di sintesi può
semplificare la vita al contadino più
pigro e meno costante di tutti, alcuni
prodotti (ad esempio: gli stick a lento
rilascio) sono il salvataggio per chi
outdoor non riesce per pigrizia o non
deve per esigenze d’anonimato pratica-
re la fertilizzazione.
La fertilizzazione organica, oltre ad offrire
un prodotto superiore, ha dei difetti che
si tramutano nella costanza necessaria,
intendo in termini di tempo e di voglia,
per poter realmente convivere con una
pianta intesa come essere vivente.
L’ammendante migliore sinora, par-
lando di coltivazione biologica, è la
montmorillonite. Ancora meglio se si
può mescolare in proprio il substrato,
tagliandolo con argille e arricchendo-
lo con humus. Poi basterà intervenire
con acqua quando necessario. L’unica
aggiunta che farei, parlando di colture
erbacee (annuali), è un booster di fiori-
tura per stimolare un processo dipen-
dente dai fito-ormoni.
Devo concludere questo articolo,
voglio sperare che i miei lettori usino
la testa esigendo il controllo delle fonti
e dell’approccio scientifico alle nozioni
che trovano in rete. Buone essenze.
L’ANDAMENTO DELLA COMUNITÀ GROWER SEMBRA CONFERMARE LA LEGGE K.I.S. (KEEP IT SIMPLE) CHE DICE CHE LA METODOLOGIA DI COLTURA DEV’ESSERE IL PIÙ SEMPLICE POSSIBILE.
SHOP REVIEW / INDICE PUBBLICITÀ 46ColofonIndice pubblicità
Nome Pagina
Area 51 24-25
Atami 48
Buddha Seeds 13
Buddha Seeds 20
Campo di Canapa 41
Chacruna 24-25
City Jungle 43
Dinafem Seeds 1
Dinafem Seeds 9
Do.Is 41
Dutch Passion 17
Easy-Grow Wholesale 37
Ed Rosenthal 32
Exodus 43
Foglie D’Erba 24-25
Grass-O-Matic 14
Greentown 37
Growerline 24-25
Growrama 41
Growryder 14
Growshop Reggio 41
G-Spot 45
Hempatia 29
Hempatia Milano 43
Hemp-orio 24-25
Hemporium 24-25
I-Grow 2
Indoor Heart 43
Indoormania.it 39
Karkadé 41
Legalized 24-25
Mycologics 41
Mysticanza 24-25
Natural Mystic 43
Natural Store 24-25
Organic Farm 24-25
Orto Biologico Shop 24-25
Panoramix 41
Paradise Seeds 1
Plagron 1
Procare 41
Roots 41
Secret Garden 41
Secret’s Garden 41
Serious Seeds 29
Skunkatania 24-25
Square Trading 22
Sweet Nutrients 5
Sweet Seeds 1
Sweet Seeds 5
Sweet Seeds 47
Soft Secrets Italia è pubblicato da:
Discover Publisher BV
P.O. Box 362, 5460 Veghel, Paesi Bassi
Tel: 0031 - 73 54 98 112
Fax: 0031 - 73 54 79 732
e-mail: [email protected]
Editore: CC Cremer
Collaboratori: Ed Rosenthal, Franco Casalone,
Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, CBG, Monsignor
Jose Maria, Carlo Vinci, Giovanna Dark, Davide
Calabria, Carlos Rafael Esposito, Carlo Erba,
Little Lebowski e tanti altri.
Traduzioni: Valefizz
Indirizzo redazione:
Soft Secrets Italia
PoBox 17250, 1001 JG Amsterdam, Paesi Bassi
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.softsecrets.nl
Pubblicità:
Fabrizio
E-mail: [email protected]
Tel: 0039 - 36 65 44 66 94
Soft Secrets Italia non intende in alcun
modo incentivare condotte vietate. Tutte
le informazioni contenute sono da inten-
dersi ai fini di una più ampia cultura gene-
rale. La redazione e i collaboratori non si
assumono nessuna responsabilità per un
uso imporprio delle informazioni conte-
nute nella rivista. L’editore e i distributori
non sono da intendersi implicitamente
d’accordo con i contenuti pubblicati.
Nessun contenuto di questa pubblicazione
può essere copiato o riprodotto in alcun
formato senza autorizzazione degli editori.
L’imperdibile SSIT 2/2013 esce l’8 marzo 2013
Hempatia è una realtà consoli-data nel nostro settore: il primo portale italiano per la rivendita di semi di canapa da collezione. Con l’arrivo della nuova gestione, a partire dal 2009 sino ad oggi, i risultati ottenuti, merito della professionalità e competenza dello staff, sono avvincenti tanto che cominciano a nascere i negozi della catena Hempatia. Ma andi-amo con calma partendo dal nuovo punto vendita nel centro storico genovese aperto nel gen-naio del 2012...
Dalla distribuzione online alla riv-endita in un negozio, come nasce questo progetto? Quando, come gruppo Hempatia, abbia-
mo deciso di aprire un nuovo negozio
abbiamo cercato il migliore collabora-
tore presente sulla piazza genovese e
da questo fortunato incontro è nata la
nostra collaborazione con Alan. Oggi è
il responsabile dei negozi della catena
Hempatia.
In molto lettori di Soft Secrets conoscono il vostro lavoro online, ci sono differenze nel vostro modo di lavorare in negozio?Le nostre qualità sono sempre le stesse.
Professionalità, competenza, cortesia e
disponibilità. Ovviamente ampia gamma
di semenze, dalle maggiori seedbanks
come Sensi Seeds, Serious Seeds,
Biological seeds, Dutch Passion, alle prin-
cipali novità dello scenario internazio-
nale, con sempre una particolare atten-
zione rivolta alle migliori proposte del
mercato. Anche in negozio i prezzi sono
sempre quelli consigliati dai listini online
delle case produttrici, ai quali possiamo
aggiungere delle scontistiche appropria-
te, personalizzate da cliente a cliente.
In che cosa siete specializzati come punto vendita? Tutto il grow, terra e idroponica e in
pratica tutto quello che serve a un col-
tivatore, sia senza esperienza o già ben
navigato. E poi parafernalia come bong,
pipe, chilum, cartine, narghile’ e tutto il
loro occorrente: melasse, carboncini e
ricambi vari. Vasto assortimenti di clipper
da collezione e magliette assortite.
Qualche vostra particolare soddis-fazione?Ripeto, la possibilità di offrire in nego-
zio gli stessi prezzi del mercato online,
che non è da tutti.
Novità?Certo, abbiamo un nuovo punto ven-
dita a Ventimiglia e un altro a Milano
e più precisamente a Sesto San
Giovanni. Abbiamo anche in mente
di aprire altri punti vendita in svariate
città d’Italia e ampliare il nostro mer-
cato italiano.
Hempatia Genova
Via San Donato 32-24 r
Lunedì 15:30 / 19:30
Da martedì a giovedì 11:00/13:00 - 15:30/19:30
Venerdì e sabato 11:00/13:00 - 16:00/24:00
Chiunque ci vuole seguire può iscriversi al gruppo Hempatia network
su Facebook
Hempatia, Genova
Millior Banca di SemeExpocannabis 2007
Millior Banca di SemeSpannabis 2008
®
www.sweetseeds.es
Indica/Sativa: 90%-10% · Blue Black x Maple Leaf Indica x White Rhino
Disponibile anche in Autofiorenti 3º GENERAZIONE
3S - 24,00€
5S - 40,00€
10S - 80,00€
Disponibile anche in Autofiorenti 3º GENERAZIONE
Indica/Sativa: 70%-30% · Ingredienti Segreti
3S - 22,50€5S - 37,50€
10S - 75,00€
Autofiorenti 3º GENERAZIONE
Disponibile
3S - 25,00€
5S - 42,00€
10S - 84,00€
Disponibile anche in Autofiorenti 3º GENERAZIONE
Indica/Sativa: 25%-75% · Jack Herer x Ak47
3S - 33,00€
5S - 55,00€
10S - 110,00€
www.sweetseeds.es
3S. 20,00€ · 5S. 33,00€ · 10S. 66,00€
3S. 22,50€ · 5S. 36,90€ · 10S. 73,80€
3S. 19,90€ · 5S. 33,00€ · 10S. 66,00€ 3S. 26,50€ · 5S. 43,90€ · 10S. 87,80€
3S. 29,90€ · 5S. 48,90€ · 10S. 98,80€
FOLLOW US ON FACEBOOK
[email protected] WWW.ATAMI.COM
Atami
CI SONO RIUSCITI DI NUOVO! Sull’esempio di Bloombastic® e Rootbastic® , Atami ha risposto
positivamente alla domanda del mercato.Bio-Bloombastic è una realtà!
DISPONIBILE A BREVE IL NUOVOBIO-BLOOMBASTIC
[email protected]: 0039 (0)121 341 186
[email protected]: 0039 (0) 687 121 079
[email protected]: 0039 (0) 697 607 008