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LE FORME COSTITUZIONALI
LETA DELLE ORIGINILa nascita di Roma
Lorientamento prevalente per una datazione alta della fondazione del primo nucleo della citt,
che si fa risalire approssimativamente alla met dellottavo secolo a.C., confermando il racconto
tradizionale, dove si parla di anni intorno al 750.
Colui al quale venne attribuita la fondazione della citt, in unarea compresa fra lultimo tratto del
Tevere e una breve catena di colli, gi al centro di un intenso traffico commerciale e di una serie di
insediamenti precittadini - una persona chiamata Romolo lascia intravedere, pur attraverso larielaborazione leggendaria, tutti i caratteri di uno di questi personaggi: un guerriero senza
famiglia, figlio di un dio, e immaginato capace diuccidere il fratello pur di affermare linviolabilit
del nuovo spazio che aveva appena fatto nascere.
La citt e i re
La prima citt prende dunque forma entro una rete di poteri fragile, fluida, ma ben delineata: il
culto, le armi, il popolo, la propriet della terra.
Al centro vi era una mentalit aristocratica. Intorno alle pratiche magico-religiose dei sacerdoti, e
con le imprese dei condottieri a capo del popolo, prese forma la pi antica dimensione unitaria
della citt.
La socializzazione attraverso i legami di clan (e non tramite circuiti politici di un corpo civico) e la
differenziazione aristocratica marcarono indelebilmente la citt nel suo sviluppo.
La pi remota struttura di potere da identificare nella storia della citt una specie di
meccanismo unico re-sacerdoti: la chiave di tutta let pre-etrusca di Roma.
Oltre le figure del re e dei sacerdoti, la Roma pi arcaica aveva visto emergere, intorno ai legami
tra il popolo, anche linizio di una trama istituzionale, che per dovette for marsi successivamente
alla fondazione della citt. Si pu identificare i punti salienti in due elementi. Il primo in
unassemblea di notabili, costituita dai padri a capo delle popolazioni pi importanti. Era il nucleo
del successivo senato. Il secondo era invece rappresentato dalla presenza di una specie di reticolo
distributivo che divideva lintera popolazione maschile della citt in tre trib (i RAMNES, i TITIES
e i LUCERES), ognuna di esse, a sua volta, frazionata in dieci unit. Queste formavano le trenta
curie, la cui convocazione congiunta dava vita a una riunione in seguito nominata comizio curiato,
soprattutto con funzioni rituali.
Nel sento secolo si assiste allemergere del primo cittadino: con il grande periodo etrusco. Il
meccanismo unico re-sacerdoti comincia a perdere peso: il nuovo equilibrio si sposta orasullasse non mistico ma propriamente politico fra re e d esercito.
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La monarchia etrusca nella tradizione romana
Almeno due degli ultimi tre re furono di origine etrusca, Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo,
qualche dubbio su Servio Tullio.
Con Tarquindio Prisco la citt fu invasa da una serie di iniziative: una grandissima serie di operepubbliche, come acquedotti, fognature, lastricati delle strade, templi, circo e ippodromo. In
particolare la pavimentazione fece del Foro il centro degli affari pubblici e privati. Inoltre fu
introdotta la coltivazione dellolivo.
La citt crebbe anche dal punto di vista demografico e territoriale. La citt dopo il regno di Anco
Marcio si sarebbe fatta pi sapiente, secondo cicerone, per linnesto di una cultura estranea a
quella delle origini.
La riforma serviana
Tarquinio Prisco , succeduto ad Anco Marcio, elev il numero dei senatori portandolo da duecento
a trecento. Lo scopo sembrava quello di creare un gruppo certamente favorevole al nuovo
monarca.
Sembra che Servio abbia deciso unulteriore suddivisione della cittadinanza ripartendola in trib
territoriali, di cui quattro urbane e altre extra-urbane: dividere i cittadini in base alla localizzazione
degli immobili di loro propriet. Queste trib dovevano funzionare come distretti di leva e curare
lesazione dei tributi direttamente dai singoli cittadini.
Avvenne la trasformazione delladunata dei militari per centurie in una vera e propria assemblea
politica: non sarebbe stato possibile escludere a lungo dalla partecipazione dellesercizio del
potere pubblico, quei cittadini che pur sostenevano le spese, le fatiche, i lutti di guerra.
Verso la Repubblica
Con i nuovi legami politici tra i cittadini-soldati dellesercito centuriato, il potere supremo non
poteva non risultare modificato.
La tradizione riferisce che fu il patriziato a scacciare Tarquinio il Superbo: il suo regno avrebbe
assunto un carattere tirannico, avendo governato contro la volont del popolo e del senato. TitoLivio narra che, a seguito dello spostamento dellultimo monarca, la creazione dei primi consoli
sarebbe avvenuta, nel comizio centuriato, in corrispondenza alle regole stabilite in certi
commentari scritti dallo stesso Servio Tullio.
LETA DELLA REPUBBLICA
Alle radici del costituzionalismo moderno: la costituzione della repubblica romana
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Charles-Louis de Secondat, teorico del costituzionalismo moderno, nel suo capolavoro, lo Spirito
delle leggi (1748), sostiene ch, in Roma, il passaggio dal regno alla repubblica avrebbe cambiato la
forma del governo, ma non il carattere della societ: lo spirito del popolo romano sarebbe rimasto
integro e per questo il cambiamento avrebbe determinato un miglioramento e consentito a quella
piccola comunit di sottomettere quasi tutto il mondo antico, almeno in base alla dimensionegeografica.
Montesquieu scrive: il governo di Roma fu straordinario, in quanto, sin dallorigine, sia per lo
spirito del popolo che per la forza del senato o lautorit di certi magistrati, la sua costituzione rese
sempre possibile leliminazione di ogni abuso di potere. Per lui la decadenza della repubblica
romana sarebbe causata dalla rottura di questo equilibrio, quando, nel corso del primo secolo a.C.,
il potere non fu pi conferito, con distribuzione e successione regolare, a numerose magistrature,
ma accentrato nelle mani di uno solo o di pochi. Inoltre dice che il popolo romano, fin quando vide
sfilare tanti personaggi, non si abitu mai a nessuno di loro. In questa visione c la teoria della
divisione dei poteri, che garantirebbe un governo libero, cio un governo moderato (nelquale non si abusa del potere) e quello in cui il potere arresta il potere.
Le origini del consolato
Sugli avvenimenti del passaggio dalla monarchia alla repubblica ci informa Tito Livio. Tra i giuristi,
solo Sesto Pomponio ne parla nel suo libro del singolo manuale, sulla cui scia ci si pu riferirsi:
- La monarchia fin violentemente con la cacciata dellultimo re, Tarquinio il Superbo (510a.C.)
- Al posto del monarca, si istituirono da subito (509 a.C.) i due consoli, cui fu dato il poteresupremo, limitato, a differenza del potere del re, dal diritto di appellarsi al popolo
(PROVOCARE AD POPULUM), di invocare cio il giudizio popolare per sottrarsi alla
condanna a morte ordinata dal console.
- Le frequenti guerre cominciate da Roma con i popoli confinanti indussero talvolta allanomina di un dittatore, il cui potere non era limitato dallappello al popolo, e tuttavia non
durava oltre 6 mesi dal conferimento: al dittatore si affiancava, come comandante in
sottordine, MAGISTER EQUITUM (comandante della cavalleria).
Per quanto riguarda il racconto tradizionale, una delle ipotesi avanzate che, nel quadro generale
della fine della potenza etrusca certamente registrata sul finire del sesto secolo a.C., al monarca si
sia piuttosto sostituito un MAGISTER POPULI (dittatore), aiutato da un magistrato in sottordine,
comandante della cavalleria. Da questa coppia, a collegialit diseguale, avrebbe poi avuto origine
la coppia consolare a collegialit eguale.
Altri hanno pensato alla denominazione dei PRAETORES (pretori), derivata dalla loro funzione di
comandanti militari; ed ha collegato tale nominazione con la notizia dellesistenza di un PRAETOR
MAXIMUS (dittatore), cos pervenendo a supporre che, prima della coppia consolare, vi sia statauna coppia di PRAETORES-CONSULES (pretori-consoli), a collegialit diseguale. E stato ipotizzato
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che i pretori potessero essere pi di due, altrimenti uno solo veniva dato il titolo di MAIOR,
almeno tre.
Unipotesi attendibile che si sostitu, per contrappasso, nella titolarit del potere gi del
monarca etrusco, una coppia di magistrati temporanei, indicati dalloligarchia patrizia, e la cui
nomina era poi approvata dal popolo inteso pi come esercito schierato che vera e propriaassemblea.
Lemergere del conflitto tra patrizi e plebei
Il periodo che c tra linstaurazione della repubblica e il decemvirato legislativo (451-450 a.C.)
segnato dallinizio del contrasto tra i due ordini sociali del patriziato e della plebe: dal punto di
vista istituzionale, questo conflitto condusse innanzi tutto alla creazione di magistrature plebee, le
cui caratteristiche appaiono simili a quelle che saranno delle magistrature repubblicane in genere.
I patrizi erano coloro che avevano una famosa stirpe, appartenendo ai popoli che avevano
partecipato alla fondazione di Roma. Dalle fonti detto che i patrizi sarebbero i discendenti dei
padri scelti da Romolo quali propri consiglieri, e facenti parte del primo senato cittadino.
Controversa invece lorigine della plebe. E stato supposto che i plebei fossero di stirpe etnica
diversa dai patrizi: questi ultimi etruschi o sabini, i primi, invece, latini. Da qui anche una diversit
dei culti praticati nei due ordini, e delle rispettive divinit.
Allepoca dellinstaurazione della repubblica e nel corso del conflitto tra i due ordini, la plebe
rappresentava in primo luogo un ceto economico minore rispetto al patriziato, e quindi la
contrapposizione ha assunto i toni di una specie di una lotta sociale.
Lo strumento di pressione pi efficace nei riguardi del patriziato era, per la plebe, la minaccia di
sottrarsi alla leva militare, poich ci finiva col mettere in pericolo la sopravvivenza di Roma.
Daltra parte, nelle fonti si nota la situazione di disagio economico nella quale si trovavano i plebei:
i debitori, i cosiddetti NEXI (assoggettati al creditore, titolare di una potest personale), erano
soprattutto plebei.
In questo contesto la plebe deve avere cominciato a premere sul patriziato per ottenere la
liberazione dai debiti: le fonti narrano che i plebei sarebbero passati dalla renitenza alla leva
militare alla secessione vera e propria. Pomponio riferisce che dopo diciassette anni dopo la
cacciata dei re, i plebei si fossero ritirati sul monte Sacro e qui avrebbero creato i primi giudici
plebei, nominati tribuni, perch un tempo il popolo era diviso in tre parti: o perch venivano creati
con il suffragio delle trib. In tale occasione la plebe avrebbe creato ulteriori propri magistrati; gli
edili, cos chiamati in quanto preposti ai templi, in cui la plebe si sarebbe riunita per deliberare.
Livio narra inoltre che nellaccordo tra i due ordini per porre fine alla secessione, sarebbe stata
garantita ai magistrati plebei la SACROSANCTITAS, cio linviolabilit della loro persona, e
riconosciuta la facolt di intervenire in aiuto di ciascun plebeo minacciato dai consoli patrizi. Nello
stesso accordo, sarebbe anche stata negata ai patrizi la capacit di essere eletti tribuni della plebe.
La tradizione riferisce ancora di una decisione assunta dalla plebe nel 471 a.C., su proposta del
tribuno Publilio Volerone, secondo cui i magistrati plebei si sarebbero dovuti eleggere comizitributi, cio da assemblee organizzate sulla base di una ripartizione dei votanti per trib
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territoriali. Con ci si toglieva ai patrizi la possibilit di manovrare, grazie al voto dei loro clienti,
lelezione dei tribuni.
Dal decemvirato legislativo al compromesso patrizio-plebeo
Il decemvirato legislativo govern Roma nel biennio 451-450 a.C. il collegio dei decemviri una
magistratura temporanea, creata dopo laccantonamento di una proposta di origine plebea,
presentata nellanno 462 in avanti, dal tribuno Terentilio Arsa, e volta allistituzione di un collegio
di cinque cittadini con il compito di scrivere leggi limitando il potere supremo dei consoli. Livio
narra che la successiva creazione del decemvirato legata allopportunit di elaborare un corpo di
leggi utili ad entrambi i contrapposti ordini, ed idonee ad eguagliare la libert tra questi, e quindi
essere scritti da legislatori con comuni interessi. il segno dellintervento compromesso tra le due
parti, conseguente alla netta opposizione del patriziato alla originaria proposta plebea, che voleva
sovvertire lordine aristocratico, la cui garanzia era nellillimitatezza delpotere del console patrizio.
Nel biennio di decemvirato legislativo, nessun altro magistrato fu eletto; e fu conferito al collegio il
supremo potere della citt, per cui nei suoi confronti non era ammesso, a differenza degli altri
magistrati, il ricorso allappello al popolo.
Nel primo anno i decemviri avrebbero operato bene, riordinando il testo delle leggi, come era
stato loro richiesto, esse, iscritte su tavole bronzee, furono disposte lungo il foro allo scopo di
renderne pi agevole lesame da parte dei cittadini, che le avrebbero poi approvate nei comizi
centuriati. Ma lanno successivoi decemviri si sarebbero prorogati da soli e non avrebbero voluto
farsi sostituire da altri magistrati, con lintento di trattenere definitivamente il governo della
repubblica. Il secondo decemvirato avrebbe governato in modo autoritario; sarebbero state
compilate le due ultime Tavole, che riaffermavano il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei. Da
qui la reazione popolare, e plebea in particolare, che avrebbe condotto alla cacciata dei decemviri
e al ripristino del consolato come magistratura suprema.
I consoli del 449 avrebbero provveduto a fare approvare dai comizi del popolo (centuriati) tre
leggi. Una relativa alla SACROSANCTITAS, e le altre due, dette leggi Valerie-Orazie, che sono
controverse: luna avrebbe parificato i plebisciti alle leggi; laltra avrebbe proibito, sotto minaccia
di morte, di creare magistrature senza appello, in reazione al deposto decemvirato.
Ci furono tribuni plebei militari solo a partire dal 400: erano magistrati minori rispetto ai pretori-
consoli, ma il loro potere, come supremo comando militare, era tuttavia pieno, e il conferimento
anche a plebei del potere caratteristico del magistrato patrizio, apr la strada verso la magistratura
suprema. Si capisce cos che i plebei non fossero soddisfatti con laccesso al tribunato militare.
Furono ragioni di tipo economico a sospingere la plebe ad andare avanti.
Nel 377 a.C. i tribuni della plebe Caio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano avrebbero proposto
tre leggi, tutte contro il potere dei patrizi e per il vantaggio della plebe. La prima imponeva, sulla
somma dei debiti, la sottrazione dal capitale degli interessi pagati fino a quel momento e
ammetteva i debitori al pagamento del saldo del residuo capitale in tre rate eguali nel successivo
triennio. La seconda vietava il possesso di un campo pubblico oltre il limite di cinquecento iugeri atesta. La terza stabiliva la fine del tribunato militare e la restaurazione del consolato, stabilendo
inoltre che uno dei due consoli eletti annualmente dovesse essere plebeo. Nel 367 a.C. venne
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eletto al consolato Lucio Sestio (il primo console plebeo). La plebe minacci una nuova secessione
se i patrizi non avessero riconosciuto la validit delle elezioni, e cos i due ordini si accordarono: i
patrizi concessero che uno dei due consoli fosse plebeo, i plebei che fosse creato un nuovo
magistrato preso dallordine patrizio, il pretore a cui fu data la funzione di amministrare la giustizia
in citt. Il senato decise di celebrare laccordo con i grandi giochi: gli edili plebei si sarebberorifiutati di assumersene lonere, e di fronte alla disponibilit manifestata dai giovani patrizi, il
senato avrebbe disposto di due edili patrizi.
Il pareggiamento tra patrizi e plebei si manifest, pi tardi, anche sul piano dei sacerdozi. Il
numero dei pontefici fu portato da quattro a otto e da quattro a nove quello degli auguri, con un
plebiscito del 300 a.C.
La struttura della repubblica
La libera repubblica era fondata sullinterazione tra magistrati, assemblee popolari e senato. Lacostituzione romana continu a svilupparsi, anche se la raggiunta parit tra patrizi e plebei,
lunione dei ceti dirigenti, il consolidarsi di procedure abituali e istituzioni fecero s che
questevoluzione fosse n drammatica, n innovatrice della situazione esistente.
Dai romani la repubblica non fu mai vista come intesa nel mondo moderno, cio come ente
astratto, elevato a soggetto giuridico distinto dai cittadini, dotato di una propria volont,
manifestata attraverso rappresentanti istituzionali appositamente delegati: essa costituiva invece
una diretta espressione del popolo romano, con il quale si identificava. Viene fuori cos lidea di
una partecipazione organica del cittadino alla repubblica, di cui egli si sentiva parte costitutiva.
Le magistrature repubblicane
Ai magistrati era assegnata la titolarit, e lesercizio, del poter del popolo romano.
a) I consoli. Erano i magistrati supremi della repubblica. Eletti dai comizi centuriati, duravanoin carica un anno Secondo Pomponio competeva ai consoli di provvedere alla repubblica al
massimo grado: il loro potere comprendeva ogni prerogativa necessaria al govern o della
citt.Il console era titolare del potere, che gli assicurava una potest di comando indefinita, per
con dei limiti: la titolarit assegnata a due consoli; lannalit; lappello al popolo; il veto
tribunizio; la creazione di altri magistrati cui si davano singoli poteri che erano gi nel
potere consolare.
Il potere consolare si manifestava a pieno in funzione della guerra: ordinavano la leva
militare, nominavano gli ufficiali, prelevavano dallerario, conducevano gli
eserciti,punivano i subordinati.
Il potere in funzione del governo cittadino, gli permetteva di riunire e presiedere le
assemblee popolari e il senato, di far proposte a entrambi questi consessi, di curare
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lesecuzione delle decisioni prese, di disporre il prelievo tributario. Inoltre s pettava al
console di creare il dittatore.
Il consolato era una magistratura collegiale: i consoli avevano ugualmente la titolarit del
potere, che spettava a ciascuno dei due per intero e quindi poteva essere esercitato da
ciascuno separatamente dallaltro, salvo il veto preventivo di questultimo.
b) I censori. Si occupavano di tutti gli affari pubblici. Allinizio i consoli si occupavano anche delcensimento, poi non furono pi in grado di farlo, e quindi vennero creati i censori. Essi
erano eletti dai comizi centuriata ogni cinque anni e duravano in carica fino allesaurimento
delle loro funzioni , comunque non oltre diciotto mesi, in base a una LEX AEMILIA DE
CENSURA MINUENDA del 434 a.C. non erano titolari di potere; e dovevano quindi ricorrere
ai consoli dove cra la necessit di imporre.
Le operazioni del censimento erano disciplinate, nello svolgimento, dai censori stessi con la
LEX CENSENDI; e si chiudevano con una cerimonia religiosa nominata LUSTRATIO(purificazione). I censori non si limitavano a registrare le dichiarazioni dei cittadini riguardo
alla composizione delle famiglie e dei patrimoni, ma in base ai dati raccolti essi
provvedevano a distribuire i padri delle famiglie nelle diverse centurie dellordinamento
centuriato e nelle diverse trib dellordinamento tributo. Liscrizione del singolo cittadino
alluna o laltra trib o centuria non era indifferente, ma incideva direttamente sui diritti
politici dello stesso, misurandone la capacit di contribuire alla formazione dellindirizzo
politico del governo della repubblica.
In questa distribuzione della cittadinanza, in centurie e trib, i censori godevano di una
certa discrezionalit. Essi potevano anche valutare di attribuire il cittadino a una centuria o
a una trib meno qualificate: cos il voto di quel cittadino avrebbe contato meno,
addirittura nulla ai fini della maggioranza e quindi lapprovazione di una certa
deliberazione.
Ai censori spettava anche la cura del settore economico-finanziario della repubblica,
provvedendo in ordine alle entrate e alle spese. Disciplinavano, tramite capitolati, gli
appalti per la riscossione delle imposte e per la costruzione e la manutenzione delle opere
pubbliche.
c) Il dittatore. Pomponio dice che la dittatura sarebbe stata creata nella prima met delquinto secolo a.C., per necessit di ordine militare, a causa delle numerose guerre che
Roma dovette combattere. Al dittatore si conferiva il potere supremo, in quanto nei suoi
confronti non era concesso di appellarsi al popolo. Questo potere on poteva durare pi di
sei mesi. Accanto al dittatore cera il comandante della cavalleria: un magistrato nominato
dal dittatore, al quale restava subordinato e la cui carica coincideva con quella del
dittatore.
Il dittatore non veniva eletto, ma nominato da uno dei consoli, di solito su autorizzazione
senatoria. Tutti dovevano obbedire al potere supremo, anche gli stessi consoli. Nella
dittatura si vede come lidea romana per la quale il supremo potere, nella repubblica come
nella famiglia, on deve essere frazionato.
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Nel 217 a.C., mori entrambi i consoli, la regola della nomina consolare venne sovvertita:
Quinto Fabio massimo fu eletto dittatore. Venne fuori un processo di snaturamento che
port al non uso di questa magistratura.
d) I tribuni della plebe. Eletti dai concili tributi della plebe, duravano in carica un anno. I loropoteri potevano esercitarsi solo a Roma: erano obbligati a non allontanarsi dalla citt.
I tribuni mantennero integro la funzione di divieto dellazione pubblica espressa negli atti di
esercizio dei poteri della comunit cittadina e dei suoi rappresentanti. Cos attraverso il
veto, il tribuno era in grado di proibire qualsiasi atto dei magistrati della repubblica.
Potevano intercedere anche contro le deliberazioni del senato; e addirittura opporsi
allesecuzione delle sentenze giudiziarie. Dallinviolabilit della loro persona e della loro
attivit, deriv ai tribuni la cosiddetta il potere supremo di reprimere (SUMMA COERCENDI
POTESTAS), cio di promuovere processi criminali; di eseguire le sentenze capitali, di
sequestrare beni ecc.I tribuni cessarono di essere dei capi rivoluzionari dopo il pareggiamento tra patrizi e
plebei, collocandosi a fianco della nobilt patrizio-plebea al governo della repubblica. Cos
essi aggiunsero alla facolt di convocare e presiedere lassemblea della plebe, nel corso del
terzo secolo a.C., quella in confronto dellassemblea senatoria. Il veto e la repressione
divennero strumenti disponibili dalla nobilt, assicurando cos il pi efficace controllo del
pubblico potere.
e) Il pretore. La tradizione riferisce che il pretore urbano sarebbe stato creato percompensare i patrizi della perdita del monopolio in ordine alla titolarit della magistratura
suprema. Ad esso gli venne data una funzione tecnica qual era la giurisdizione civile.
Il pretore era un magistrato maggiore eletto dai comizi centuriati, ed era titolare di un
potere non diverso da quello dei magistrati supremi, anche se egli era subordinato. Aveva
pertanto liniziativa legislativa. Durava in carica un anno.
Le principali funzioni giudiziarie dei pretori nelle questioni civili, consistevano nel dare un
giudizio. Era solo nel caso delle interdizioni, che decidevano in maniera sommaria. I
procedimenti davanti al pretore erano tecnicamente detti essere in iure.
Accanto al pretore urbano, siccome non poteva occuparsi anche di tutti gli stranieri che
arrivavano nella citt, si cre un altro pretore nominato peregrino perch esercitava la
giurisdizione sugli stranieri.
f) Gli edili. Dopo il 367 a.C., esistevano a Roma due coppie di edili, la curule, riservata aipatrizi, e quella plebea. Alla fine le funzioni era pressoch identiche: attenevano alla
sorveglianza della citt, al controllo dellapprovvigionamento alimentare e dei prezzi,
allorganizzazione dei giochi pubblici. I due edili inoltre erano titolari anche di una limitata
giurisdizione in base alle controversie che si presentavano nei mercati.
g) Magistrature minori. La pi importante la questura, come aiuto dei consoli per quantoriguardava allamministrazione del denaro pubblico. In la col tempo vennero istituiti
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specifici questori provinciali per aiutare i governatori, sempre nel settore economico-
finanziario. Altri magistrati furono i quattuorviri per la cura delle vie, i triumviri, detti
MONETALES, per il conio delle monete, i triumviri capitali addetti alla custodia del carcere
pubblico e allesecuzione delle sentenze capitali.
Le assemblee popolari
Lidea di fondo era che il popolo, inteso come ordine a se stante, fos se in una situazione di
minorit, e dovesse star soggetto allindirizzo e al controllo di altri organi e degli stessi cittadini pi
abbienti.
a) Comizi centuriati. Lassegnazione dei cittadini alle centurie continuava a esser operata inbase allammontare dei patrimoni, che gi nel terzo secolo a.C., dovevano essere valutati in
denaro.
Secondo Livio, al vertice dellordinamento centuriato cerano le diciotto centurie di
cavalieri, dove venivano distribuiti i cittadini pi ragguardevoli. Dopo venivano i
centosessanta centurie di fanti. A queste i cittadini erano assegnati in vario numero a
seconda della loro appartenenza a una o allaltra delle cinque classi di censo, nelle quali
erano stati inseriti dai censori, in base alla loro ricchezza.
Livio aggiunge che il suffragio non era dato comunemente a tutti con lo stesso valore, ma
dipendeva dalla centuria del votante. Ogni voto del cittadino contribuiva a determinare la
maggioranza della centuria di appartenenza. Lordine della chiamata alla votazione
rispettava lordine del censo: i cavalieri, i cittadini di prima classe. Se cera subito laccordo
non si chiamavano nemmeno quelli delle classi inferiori.
I comizi centuriati potevano essere convocati solo da magistrati titolari di potere. Si
convocavano per emanare una legge o una sentenza criminale o per nominare i magistrati
maggiori.
b) Comizi tributi. Nuova assemblea politica. Prima del 312, alle trib territoriali partecipavanosolo gli assegnatari di un fondo.
Comprendevano sia patrizi che plebei, distribuiti in trentacinque trib territorialmente,
nelle quali tutti i cittadini romani venivano collocati per scopi elettorali e amministrativi. La
vasta maggioranza della popolazione di Roma era distribuita tra quattrotrib urbane, il che
significava che i loro voti erano individualmente insignificanti; come per il Comitato delle
Centurie, il voto era indiretto, con un voto assegnato ad ogni trib. Il voto era quindi
pesantemente sbilanciato a favore delle trentuno trib rurali. I Comizi Tributi si riunivano
alla sorgente Comizia, nel Foro Romano, ed eleggevano gli Edili (solo quelli curulis), i
Questori e i tribuni dei soldati (tribuni militum). Conducevano gran parte dei processi,
finch il dittatoreLucio Cornelio Silla stabil le corti permanenti (quaestiones).
http://it.wikipedia.org/wiki/Patrizio_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Plebeihttp://it.wikipedia.org/wiki/Trib%C3%B9http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_Romanohttp://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Questore_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Tribuno_militarehttp://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Sillahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Sillahttp://it.wikipedia.org/wiki/Tribuno_militarehttp://it.wikipedia.org/wiki/Questore_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_Romanohttp://it.wikipedia.org/wiki/Trib%C3%B9http://it.wikipedia.org/wiki/Plebeihttp://it.wikipedia.org/wiki/Patrizio_(storia_romana) -
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c) Concili tributi della plebe. Erano presieduti da un tribuno o da un edile, potevano deliberareleggi o sentenze; eleggevano i magistrati. Ci furono molti plebisciti legislativi, soprattutto in
materia privatistica.
Il senato repubblicano
Il senato approvava e consigliava. Lapprovazione si manifestava nellautorit dei padri che
consisteva nellapprovazione delle deliberazioni, legislative ed elettorali, dei comizi centuriati: solo
con laggiunta dellautorit la deliberazione comiziale poteva entrare in vigore.
Polibio riferisce che al senato spettava il controllo di tutte le entrate e tutte le spese, ma anche di
intervenire nellamministrazione della giustizia criminale, dove cerano reati politici, o comunque
da scuotere lopinione pubblica. Esso disponeva con piena discrezionalit, e senza che il popolo
potesse interferire, nelle questioni della politica estera. Nel governare la repubblica, il senato si
serviva dei propri consigli, soprattutto a quei magistrati supremi che ne facevano richiesta.
Addirittura, tramite lultimo consulto del senato (SENATUS CONSULTUM ULTIMUM), lassemblea
poteva decretare, in un pericolo supremo per la sopravvivenza della repubblica, la sospensione
delle massime garanzie costituzionali, dando ai consoli poteri che non erano titolari.
Il senato decideva la presentazione si proposte ai comizi, la leva dei soldati e il loro congedo, la
nomina del dittatore, lassegnazione delle province, lorganizzazione dei territori conquistati, la
deduzione di colonie ecc.
La prassi precedente prevedeva che si doveva scegliere i senatori guardando gli ex magistrati. Ma
in teoria qualunque cittadino ottimo poteva esser chiamato a far part del senato. Si venne cos a
formare una gerarchia di senatori: i censori, gli ex consoli, i pretori, i giudici, i tribuni, i questori. Il
principe del senato, il pi anziano dei censori, era colui che aveva il diritto di esprimere il proprio
parere per primo. Senatori si restava tutta la vita.
Il senato poteva esser convocato da un magistrato che avesse il diritto di agire con i padri: un
dittatore, un console, un pretore, e pi in la anche un tribuno plebeo. Il magistrato esponeva
largomento sul quale i senatori sarebbero stati chiamati a deliberare. Aveva poi luogo la
discussione: i senatori esprimevano la loro opinione in ordine di rango senza che vi fossero limiti di
tempo allintervento, cosa che favoriva leventuale ostruzionismo. Alla fine si passava alla
votazione, che avveniva di solito per la materiale separazione, da una parte e dallaltra dellaula,
dei favorevoli e dei contrari alla proposta di senatoconsulto che era venuta fuori dalla discussione.
Il testo del senatoconsulto era compilato per iscritto e depositato presso lerario di Saturno.
Repubblica e tradizione familiare aristocratica
La gestione del potere pubblico era affidata a uomini educati a non soddisfare eccessivamente
ambizioni o avidit personali, ma a realizzare soprattutto gli interessi dei cittadini e delle proprie
famiglie.
Prima della crisi del primo secolo a.C. i governanti romani sono mediamente soddisfatti del premiodella dignit: essi volevano operare bene perch cos avrebbero goduto , per il coraggio e i meriti
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dimostrati, del pubblico riconoscimento, e con il ricordo di cercare di eguagliare la tradizione di
famiglia. Inoltre erano le famiglie a impartire ai giovani destinati alle magistrature leducazione
politica, in base a un modello di comportamento condiviso tra gli aristocratici e in grado di
garantire le aspettative dei cittadini.
La trasformazione di Roma in impero mondiale, dopo il vittorioso scontro con Cartagine, porta cons un cambiamento di mentalit nelle classi dirigenti: incomincia a non essere pi soddisfacente
lesercizio del potere magistratuale ai fini della ricompensa della dignit pubblica e familiare.
Il modello politico fondato sul senato come effettivo titolare dellazione di governo finir col
divenire in breve inattuale: n laristocrazia aveva la forza per imporlo ai nuovi corpi sociali
affermatisi dopo la guerra annibalica. Oramai la politica si faceva attraverso gli eserciti; e
cominciava ad esserci un problema grave nellattribuire ai governatori delle province un potere
cos ampio come il comando.
La crisi della costituzione repubblicana
Patercolo attribuisce linizio della crisi allassassinio di Tiberio Gracco. Nel 133 a.C. Gracco aveva
fatto votare un plebiscito che imponeva ai nobili latifondisti la restituzione al popolo romano del
campo pubblico se lo possedevano in misura superiore ai cinquecento iugeri. Lo scopo di Gracco
era quello di rigenerare quella classe di piccoli contadini che, a causa delle numerose guerre,
avevano trascurato la cura dei propri terreni, inoltre danneggiate dalle devastazioni delle guerre
annibaliche e non pi competitivi con il mercato estero. Questi campi pubblici venivano quindi
usati e sfruttati dai privati che avevano i mezzi necessari: si erano formati cos, veri e propri
latifondi, coltivati dalla manodopera servile, monopolizzati dallaristocrazia senatoria, che ormai li
considerava propri. Il progetto di Gracco prevedeva la restituzione del campo pubblico da parte
dei latifondisti, con la ricostruzione del ceto dei piccoli proprietari, cos che questi ultimi avrebbero
contribuito allincrementodemografico e quindi recuperare nellesercito la sua base di leva. Per
era un progetto non facile da realizzare.
Affinch gli effetti della legge non fossero annullati, Tiberio aveva previsto listituzione di
unapposita commissione di triumviri, alla quale erano stati attribuiti i poteri necessari alle
assegnazioni, ivi compreso quello giudiziario. Per di pi lo stesso tribuno aveva imposto agli
assegnatari il divieto di alienazione. La LEX SEMPRONIA non era gradita alla nobilt, la quale si
opponeva perch erano state fatte delle spese per il miglioramento e che ivi si trovavano le tombe
delle famiglie e che adesso erano date alle figlie. Alla fine i nobili si resero conto che non
avrebbero fatto nulla se non con la violenza. Il pontefice Nasica prese spontaneamente liniziativa
chiamando a raccolta quei cittadini che avessero voluto salvare la patria ritenendola minacciata
dal movimento gracchiano: fu cos che il tribuno e trecento seguaci furono uccisi dagli aristocratici
capeggiati da nasica.
Dieci anni dopo la morte di Gracco, il movimento torn a galla (a. 123 a.C.) con il fratello di Tiberio,
Caio. Attu una serie di interventi tra cui quello di riprendere in mano la riforma agraria dandonuovo impulso alle assegnazioni del campo pubblico, che si erano arenate dopo la scomparsa di
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Tiberio. Con questa legge si capisce come Caio abbia inteso innanzi tutto restituire alla
commissione la sua originaria competenza.
Egli cerc di favorire il ceto pi povero, attraverso una LEX FRUMENTARIA che imponeva la vendita
di partite di grano ad un prezzo fisso, inferiore a quello di mercato. Tra laltro Caio era il fautore
dellestensione della cittadinanza romana ai latini.La nobilt senatoria era il ceto sacrificato dalla larga composizione perseguita da Caio: per questo
essa, nel 121 a.C., avvalendosi dello strumento del dellultimo consulto del senato, decise di
sopprimere Gracco e i suoi partigiani, e il programma riformatore fu cos messo di nuovo da parte.
Dopo qualche decennio i popolari ripresero vigore appoggiandosi a Caio Mario. In quegli anni egli
fu ripetuto console, sostenuto dai cavalieri e dai nullatenenti. Per questo gli si erano avvicinati i
nuovi capi popolari, i tribuni Glaucia e Saturnino, la cui politica aveva ripreso qualche idea
graccana ma con finalit faziose e talvolta violente: essi, a differenza di Gracco, ricercavano il
sostegno nellesercito mariano. Anche nei confronti di questi la nobilt tramite lultimo consulto
del senato soffoc il movimento nel sangue.Ma gli scontri tra le due fazioni erano destinati ad assumere gravit sempre maggiore a causa del
progressivo venir meno del carattere non professionale dellesercito, nel quale proprio Caio Mario
aveva cominciato ad arruolare anche i nullatenenti, formando cos eserciti mercenari e
permanenti, disposti ad obbedire solo al loro comandante, in cambio del bollettino bellico, e di
lotti di terra.
Dalla guerra sociale a Silla
Alle contrapposizioni allinterno della citt si aggiunse, agli inizi del I secolo a.C., il conflitto tra
Roma, da una parte, e i suoi alleati latini e italici, dallaltra, che divenne guerra vera e propria (a.
91-88 a.C.) con lobiettivo, per gli alleati di ottenere la cittadinanza romana o lindipendenza,
formando cos una nuova struttura sociale di tipo federale.
Roma si rese presto conto che lesito della guerra sociale era incerto, e che la secessione degli
alleati avrebbe messo in forse la sopravvivenza della repubblica romana. Cos, attraverso due leggi
successive (la legge Giulia che da la cittadinanza a latini e alleati del 90 a.C. e la legge Plautia
Papiria che da la cittadinanza agli alleati dell89 a.C.), fu concessa la cittadinanza a latini e italici,
prima a coloro che fossero rimasti fedeli alla repubblica, astenendosi dal partecipare alla
insurrezione, poi tutti i residenti in Italia che avessero dichiarato, nel termine di due mesi, e a un
magistrato romano, di voler diventare cittadino. Cos linsurrezione venne bloccata e Roma torno a
prendere il controllo delle terre insorte.
Nel frattempo il confronto tra popolari e ottimati riprendeva a Roma, dando via a una
cruentissima guerra civile, che vide contrapporsi Caio Mario e il console dell88 a.C., Lucio Cornelio
Silla. Questultimo, a cui era stato tolto - per darlo a Mario il comando della guerra contro
Mitridate, re del Ponto, non esit a marciare, con il proprio esercito, su Roma. Sconfitto
lavversario, lasci Roma per la guerra in Oriente. A Roma cos potevano riprendere il sopravvento
i popolari, ma Silla vittorioso su Mitridate e tornato in Italia (a. 83 a.C.), li sconfissedefinitivamente, diventando signore assoluto di Roma, nell82 a.C.
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Silla si fece nominare dittatore delle leggi scritte e della costituzione repubblicana: era una
magistratura differente dallantico dittatore, in quanto il dittatore, a tempo indeterminato,
avrebbe dovuto provvedere, con poteri illimitati e senza essere soggetto allappello , alla riforma
della costituzione repubblicana.
Egli cerc di indebolire il ceto equestre. Cos rese di nuovo attuale, per la riscossione delle impostenella provincia asiatica, il sistema precedente della Legge Sempronia della provincia dellAsia: i
pubblicani venero esclusi e si assegn lesazione dei tributi al governatore. Ma lesclusione pi
significativa riguard lalbo dei giudici dai processi criminali delle QUESTIONES PERPETUAE, nei
quali Silla sostitu i cavalieri con i senatori. Inoltre elev il numero dei senatori portandoli a
seicento, mettendovi anche esponenti del ceto equestre, sperando di attenuare la protesta. Nel
contempo priv i censori del potere di escludere taluno dallassemblea perch indegno.
Alter il tribunato plebeo togliendogli il suo potere di veto, e lasciandogli solo il compito di
intervenire in favore del singolo cittadino minacciato da un atto magistratuale. In pi escluse che
potessero gestire magistrature curuli gli ex tribuni, che diventavano cos magistrati disecondordine.
Dando ai senatori lufficio di giudici nei processi criminali, aveva cos tolto la funzione giudiziariaai
comizi.
Inoltre Silla ridusse il potere e il prestigio dei consoli: con la legge Cornelia dellordinamento
provinciale trasform la tradizionale distinzione tra potere di governo civile e comando militare in
una rigida ripartizione di competenza tra consoli e pro magistrati. Proibendo ai consoli di
esercitare il comando militare in Italia e obbligandoli a non allontanarsi da Roma trasform i
supremi magistrati della repubblica a semplici funzionari civili.
Nel 79 a.C. Silla rinunci spontaneamente dalla dittatura sostituente, , perch era convinto che
con quelle riforme la repubblica avrebbe ritrovato il suo equilibrio. Ma, nei fatti, il nuovo assetto
costituzionale si rivel di breve durata, cercando di ripristinare lordine tradizionale.
Pompeo e Cesare
Negli anni successivi si affrontarono due altri personaggi, Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare. Il
primo ottenne un comando straordinario per sconfiggere i pirati del Mediterraneo, che
disturbavano i traffici dei cavalieri. Si trattava di un comando destinato ad essere esercitato su
tutto il mediterraneo, per tre anni successivi. Un comando infinito, che suscit la protesta
dellaristocrazia, perch avrebbe rappresentato un attentato alla libert repubblicana. Lanno
successivo (66 a.C.), inoltre, venne conferito a Pompeo il comando proconsolare per la guerra in
oriente con Mitridate e Tigrane.
Ristabilito lordine in oriente torn in Italia e conged gli eserciti presentandosi al senato
rispettoso della legalit repubblicana. Ma fin col ritrovarsi ostacolato dallaristocrazia impaurita
dal prestigio acquisito. Per questo Pompeo prefer stringere unalleanza con Cesare, pretore nel 62
a.C., e con Licinio Crasso: si parla di primo triumvirato. Dopo questo patto Cesare divenne console
nel 59 a.C., e fece votare una serie di provvedimenti favorevoli ai suoi due alleati e, in cambio,ottenne il comando sulla Gallia cisalpina e sullillirico per cinque anni, con tre legioni.
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Nel 55 a.C. fu rinnovata lalleanza tra i triumviri, e vennero eletti al consolato Pompeo e Crasso e,
con una legge di Pompeo e Crasso della provincia di Caio Giulio Cesare, fu prorogato per altri
cinque anni il comando di Cesare sulle Gallie. Nel 53 a.C. mor Crasso, e, scoppiati gravi disordini a
Roma tra le opposte fazioni di Pulcro e Milone, Pompeo fu eletto, per volere del senato (timoroso
del potere acquistato da Cesare) console senza collega.A questo punto ci furono i presupposti per una nuova guerra civile tra Pompeo e Cesare.
Questultimo, sperando che la legge di Pompeo gli avesse prorogato il proconsolato fino al tutto il
49, contava di presentarsi come candidato al consolato per il 48 senza aver prima deposto il
comando degli eserciti, in modo da avere una maggiore influenza sullelettorato, e evitando di
vedersi accusato dagli avversari.
Allo scopo di indebolire questa posizione il console Pompeo fece approvare due leggi generali, ma
che in realt volevano mettere in difficolt Cesare: la prima prevedeva che i candidati al consolato
dovevano essere presenti a Roma; la seconda, doveva intercorrere almeno lintervallo
quinquennale tra la gestione di una magistratura urbana e quella di una promagistratura. Inoltre siaera fatta nascere lincertezza sulla data di scadenza del proconsolato sulle Gallie, sostenendo
dagli anticesariani che il quinquennio di proroga del comando decorresse dal 55 a.C., per cui
sarebbe scaduto nel 50 a.C.
In ogni caso il senato, in base al primo orientamento, dichiar Cesare decaduto dal proconsolato
alla fine del 50 a.C. e poi gli chiese di congedare lesercito. Fu il segnale dellinizio della guerra
civile: Cesare varc (49) il confine dellItalia alla testa di una legione e in breve si impadron di
Roma. Dal Dicembre del 49 fu dittatore, e console nellanno successivo. Sconfisse Pompeo
nellagosto del 48 a Farsalo.
Cesare assunse subito una serie di magistrature, poteri, prerogative, titolazioni: dittatura
decennale, consolato decennale, potere censorio, il potere dei tribuni a vita, potere di conferire il
patriziato, di scegliere la met dei candidati alle magistrature, di emanare editti vincolanti per
tutti, di prelevare dallerario, di far guerra e pace. Ai primi del 44 a.C. gli fu conferita dittatura a
vita. Aument il numero dei magistrati e scelse figure nuove (legati, prefetti urbani, familiari) per
una migliore azione amministrativa. Aument anche il numero dei senatori portandoli a novecento
e lintroduzione di nuovi cittadini. Emersero nuove idee sociali nuove, che si possono cogliere dalle
nuove leggi, come laiuto dei bisognosi, il freno del lusso.
Eliminato Cesare, questa tensione civile e spirituale scomparve e si torn alla guerra civile, in cui si
affrontarono il migliore dei cesariani, Marco Antonio, e il figlio adottivo di Cesare, Caio Giulio
Cesare Ottaviano. Antonio aspirava, senza la mentalit di Cesare, al controllo della repubblica: si
fece conferire il comando proconsolare sulle Gallie per cinque anni, intimando al proconsole in
carica di lasciargli il posto. Anche per questo Antonio entr in contrasto con senato, che confer al
giovanissimo Ottaviano un comando propretorio. Anche se Antonio fu sconfitto a Modena (43
a.C.), Ottaviano, anche lui in lite con il senato, decise di allearsi con il rivale: da ci sort il secondo
triumvirato, vera e propria magistratura quinquennale, riconosciuta per legge, con poteri
costituenti, con i quali i triumviri governarono limpero, dividendosi le provincie tra loro. Il
triumvirato fu rinnovato per altri 5 anni nel 37 a.C.: con la nuova divisione delle provincie si posero
le basi del conflitto finale, ad Antonio essendo stato affidato loriente e ad Ottaviano loccidente.
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E probabile che Antonio desiderasse, insieme a Cleopatra, regina dEgitto, la costituzione di una
monarchia ellenistica indipendente da Roma: Ottaviano allora present mise sotto gli occhi
Antonio come un traditore. Scaduti i poteri triumvirali nel 33 a.C., non essendosi riformata la
repubblica, Ottaviano preparava il conflitto. Forte di un giuramento datogli da tutta lItalia e tutte
le provincie occidentali, Ottaviano ottenne dal senato la revoca di Antonio dal comandodelloriente e dichiar guerra a Cleopatra. Nel 31 a.C. Ottaviano sconfisse Antonio ad Azio.
Sostenendo di essersi impadronito di tutto per universale consenso, egli fece il gesto di restituire
la repubblica alla libera decisione del senato e del popolo romano. Tuttavia, nel 27 a.C. inaugur
una nuova struttura costituzionale che, basata sul principe, verr nominata principato.
LETA DEL PRINCIPATO
Fratture e crisi della costituzione repubblicana
Mutamento rispetto alla repubblica: formazione di una elite di governo, da ricondurre alla capacit
politica di un solo uomo, Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare.
Ottaviano riusc ad attuare il piano di Cesare (le forze) verso il raggiungimento di un equilibrio, da
cui furono generate istituzioni pi nuove.
Le istituzioni della repubblica non sono pi in grado di amministrare un territorio che si stava
allargando sempre pi.
Mario, formando un proprio esercito (formato da volontari spinti dalla speranza di terra e di
prede), aveva fatto nascere un potere indipendente dal senato e dal comizio, mostrando cos la
scarsa vitalit del regime oligarchico della repubblica. Anche se non riusc a portare a termine il
suo disegno costituzionale, perch ucciso nel 44 a.C., essendo legato a Cesare, si pu intuire quale
era il suo piano: arrivare alla creazione di una costituzione monarchica. Moderata per dalla
partecipazione al governo di elementi scelti anche nelle elites periferiche, per mezzo delle quali
Cesare intendeva bilanciare la creazione di un potere centralizzato, e ad una diminuzione delle
posizioni di privilegio delle antiche oligarchie.
Ma con la LEX TITIA che si vede di pi questo intento. Alla fine del 43 a.C., dopo un plebiscito
proposto da Titius e subito votato, Lepido, Antonio e Ottaviano ottengono il riconoscimento della
magistratura straordinaria dei triumviri per la riorganizzazione della repubblica, che essi avevano
deciso di istituire, di durata quinquennale e con compiti costituenti.
La statuizione conferiva alla nuova magistratura poteri di uguale spessore rispetto ai consoli,
riconoscendo inoltre ai triumviri la prerogativa di nominare i magistrati.
Da ci si capisce che il regime instaurato si poneva al di fuori dellassetto precedente. La LEX TITIA
consent a costoro di esercitare questo potere straordinario per ben 5 anni, prorogato nel 37 per
un secondo quinquennio, alla fine del quale Ottaviano ne rimase lunico, eliminato Lepido e
Antonio dopo la battaglia di Azio.
Dal 31 a.C., e fino al 23, si assiste ad uno sforzo continuo da parte di Ottaviano, indirizzato a
plasmare le forme del suo governo in base a schemi tratti dalle istituzioni antiche, affinch non si
interrompesse la continuit di una identit formale.
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Ottaviano vuole mostrare come tutte queste vicende erano legali (es. il potere per la lotta contro
Antonio viene fatto dipendere dallimpegno di fedelt conferito con il comando delle forze
armate).
Il gesto pi significativo fu la rinuncia a una parte dei poteri attuata in senato nel 27 a.C.
Dichiarando di voler restituire la sovranit ai soggetti che ne erano titolari secondo la costituzionerepubblicana. Ottaviano allontana da s limmagine del DICTATOR, del TYRANNUS, del DOMINUS,
arrivando a cogliere ci che aveva sperato: la ratifica giuridico - politica della sua supremazia da
parte di quegli organi, ai quali la sola enunciazione dei suoi rapporti era evidentemente riuscita a
dare loro la sensazione di riprendere lesercizio legittimo delle loro funzioni.
Infatti, tre giorni dopo, in riconoscimento della posizione conseguita nel nuovo assetto, egli viene
definito AUGUSTUS.
Ma 4 anni dopo, nel 23 a.C., che si ha una pi definita precisazione costituzionale. Siccome
investito dagli organi sovrani del vecchio ordinamento di prerogative che gli danno una potest
permettendogli di determinare diritti e obblighi, Augusto si colloca al di sopra dello schemacostituzionale.
Egli stesso ammette di sovrastare tutte le magistrature per AUCTORITAS (termine che non
coincide con quello moderno, ma derivante dal patrimonio linguistico latino, dove si definisce la
qualit dellAUCTOR: condizione di AUCTOR ESSE, lautorit con cui i PATRES e i senatori
convalidavano le decisioni delle assemblee popolari.
Abbandonato il consolato, gli viene conferita, a vita e separatamente dalla relativa magistratura, la
TRIBUNICIA POTESTAS. Con ci egli non solo si distacca dallordine senatorio ergendosi a difensore
della plebe, ma viene posta nelle sue mani liniziativa politica: lINTERCESSIO senza alternanza
contro tutti gli atti dei magistrati cittadini ed il IUS AGENDI CUM PLEBE gli renderanno possibile il
controllo della dinamica interna alle assemblee popolari.
Con lassunzione della PERPETUA CURA LEGUM ET MORUM, PONTIFICATUS MAXIMUS, e
dellIMPERIUM PROCONSOLARE MAIUS ET INFINITUM (titolarit del supremo comando militare),
si delineano le caratteristiche della figura del PRINCEPS.
Siccome Augusto aveva conseguito tribunato e IMPERIUM separatamente dalle cariche di tribuno
e di proconsole, si comincia a notare la diversit del potere imperiale. Investito solo delle funzioni
e non dalle cariche, il PRINCEPS dunque non un magistrato, n ordinario n straordinario, ma
solo il titolare di un potere senza uguali, per la sua supremazia che gli deriva dallAUCTORITAS, e
non per lINTERCESSIO o dalla molteplicit delle prerogative. Inoltre assumendo dopo il cognome
di Augusto, il PRAENOMEN di IMPERATOR, il titolo cio di generale vittorioso, il principe mostra di
volere assimilare i CIVES ai soldati. Ci fa capire che c un passo da una parte verso la
disintegrazione del vecchio edificio istituzionale e dallaltra in direzione dellampliamento e
trasformazione del termine IMPERIUM.
Forme e svolgimenti del nuovo assetto istituzionale
Il fondamento effettivo del potere dellimperatoredeve essere riconosciuto, oltre che nella forza
delle armate, nellAUCTORITAS della sua persona: pari agli altri magistrati per POTESTAS, Augusto
dichiara di essere superiore a tutti per AUCTORITAS, con cui si riconosce lautorit del principe.
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Evitando di ricevere i poteri dal predecessore, cercando invece di ricevere linvestitura dal senato e
dal popolo, il principe sembra trarne giustificazione continua della propria collocazione,
consentendo a questo termine di acquisire valore giuridico e insieme portata politica.
Unaltra dei tratti caratteristici del nuova costituzione sono il conferimento Di una POTESTAS
TRIBUNICIA e di un IMPERIUM PROCONSOLARE, nonch la subordinazione delle antiche istituzioniad un organo nuovo.
Principi da cui questo potere retto:
La creazione di nove CORTES PRAETORIAE, a guardia della persona dellimperatore a sua
disposizione, fa capire quanto il principe consideri determinante la forza delle armi per il
mantenimento del nuovo assetto.
Lintroduzione di un culto imperiale dimostra altres quanto limperatore ritenga utile collegare il
suo potere anche su basi religiose.
Inoltre, essendo proprietario di sconfinate ricchezze, limperatore fa del suo patrimonio uno
strumento prezioso di conquista e di mantenimento del consenso.Senza dimenticare luso politico del matrimonio, il principe svolge il suo potere con manifestazioni
solidaristiche, riassunte nel cosiddetto evergetismo: nella amplificazione cio di quella generosit
attuata dai ricchi quasi come adempimento di un obbligo sociale, servendo essa di fatto a
garantire una distribuzione meno squilibrata delle risorse. Levergetismo praticato dal principe
divenne pubblica beneficienza.
La persistenza degli antichi organi della costituzione repubblicana
La sopravvivenza degli organi della costituzione repubblicana: anche se le funzioni adempiute non
sono pi le stesse, consolato, pretura, censura, tribunato e edilit plebea, questura comizi e
senato rimangono tutti in vita con ovvie limitazioni e ampliamenti.
Per quanto riguarda i consoli la sfera della loro giurisdizione si allarga: quando il senta si
costituisce come corte di giustizia di appello per le liti dei provinciali ai consoli, infatti, che tocca
presiederlo.
Per la PRAETURA, questa mantiene fino ad Adriano le competenze assegnatele dalla costituzione
repubblicana sia nella sfera giuridica civile che in quella penale.
La censura viceversa, rivestita solo da alcuni imperatori e da Domiziano ricoperta a vita, viene alla
fine inclusa nella somma dei poteri imperiali.
Quanto al tribunato, la sua sopravvivenza appare funzionale solo a giustificare la TRIBUNICIA
POTESTAS conferita ai principi.
Ledilit plebea vede invece esaurire le sue mansioni in dipendenza della concorrenza dei nuovi
funzionari, che gli imperatori destineranno alla cura dellannona e della polizia urbana.
Per quanto riguarda il numero e alla competenza dei questori, questi vengono ricondotti al
numero di venti, due dei quali si occupano della persona dellimperatore, i restanti del disbrigo di
altri affari.
Per i comizi, la loro funzione quella che pi chiaramente evidenzia la inadeguatezza delleistituzioni della citt-stato ai nuovi compiti di governo mondiale. Tuttavia alcune competenze
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comiziali si conservano: non quella giurisdizionale criminale, ma quella legislativa, e quella relativa
allelezione dei magistrati.
Per quanto riguarda il senato, a causa del progressivo insterilirsi delle funzioni comiziali, lantico
consesso repubblicano diventa il solo organo in cui si perpetua lo spirito del vecchio ordinamento.
E cos la vigilanza sulla vita religiosa continua ad essere esercitata dai PATRES insieme con ilprincipe, come pure lamministrazione delle provincie pi antiche e la giurisdizione criminale.
I rapporti tra principe e senato
Nellimpero il senato viene visto come unassemblea la cui attivit sar , sempre di pi,
strumentalmente utilizzata dal principe nello svolgimento della sua politica. Con laccrescersi del
potere degli imperatori, il senato, dopo Augusto, non svolger pi alcun ruolo determinante nei
destini dellimpero.
Comunque rimane sempre il senato a conferire lIMPERIUM, la TRIBUNICIA POTESTAS o ilPONTIFICATUS MAXIMUS allaspirante o al designato; ed sar sempre lassemblea a conservare il
diritto di procedere alla nomina dellimperatore.
Lassemblea senatoria perci fini con lesercitare spesso un ruolo determinante, non solo
formalmente, ma anche sul piano sostanziale, nella risoluzione di molte delle crisi che ci furono
nella storia di Roma.
Poi la creazione, da parte di Augusto, di una commissione senatoria con compiti di collegamento
conferma quanta accortezza il principe facesse uso di questo delicato strumento di equilibrio nella
progressiva definizione del suo disegno di riforma costituzionale.
Il senato pu porre sotto processo il principe e dichiararlo, se ne ricorrono le circostanze, HOSTIS
PUBLICUS, pronunciandone pure la DAMNATIO MEMORIAE con tutto quello che ne consegue:
eliminazione del nome da qualsiasi documento, rimozione di statue ecc. Lassemblea senatoria
vede inoltre aumentare, durante il principato, i poteri legislativi attraverso il senatoconsulto, e lo
svolgimento di competenze giurisdizionali.
Le vicende del potere imperiale dalla fine di Augusto a quella dei Giulio-claudii;
dallavvento dei Flavi alla scomparsa di Adriano; dallet degli Antoninia quella dei
Severi.
Dopo alcuni tentativi di successioni per legittimit, pian piano si afferm il principio di successione
naturale: criterio differente rispetto a quello della scelta del migliore o combinandolo con il
medesimo a mezzo del ricorso alla pratica adottiva, cui il governante in carica veniva a volte
indotto al fine di non interrompere la catena delle soluzioni dinastiche.
A determinare luno o laltro criterio era il senato.
Le crisi del 37 d.C., nel 41 e nel 68-69 mettono in chiara evidenza che uno dei problemi centrali del
nuovo ordinamento costituzionale fosse quello del meccanismo successorio.
Nel 37 sera posto il problema della successione di Tiberio, mancato a Miseno.
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Il 41 invece era stato lanno delleliminazione di Caligola, succeduto al suo predecessore non in
virt di meriti acquisiti nella carriera politico-militare, ma solo in esecuzione del testamento di
Tiberio, il quale aveva cos mandato in pezzi le basi su cui Augusto aveva cercato di costruire la
successione al principato. E lanno anche della salita al trono di Claudio, zio paterno di Caligola,
imposto dai pretoriani e con il quale la GENS claudia viene annessa alla famiglia imperiale. Con luiavviene il ritorno dallesilio del filosofo Seneca: venne richiamato a Roma per educare il figlio di
Agrippina, moglie dellimperatore.
Nel 54, dopo la scomparsa di Claudio, il figlio allevato dal filosofo, verr acclamato imperatore,
ancora dai pretoriani, col nome di Nerone. Ma il suo principato, e con esso la dinastia giulio-
claudia, si conclude tragicamente nel 68, anche se stato caratterizzato da un periodo di buona
amministrazione durato oltre un quinquennio, quello del cosiddetto governo di Seneca.
Proprio nel 68 si affaccia il criterio adottivo. Lanno (68 -69) caratterizzato, non solo dalla
successione di quattro imperatori, ma anche dal fatto che non si conclude con lascesa di PisoneLiciniano, scelto da Galba, ma con Flavio Vespasiano. Famoso per la LEX DE IMPERIO, e noto pure
per quella sua politica di integrazione dei provinciali nella cittadinanza oltre che per le opere di
rafforzamento delle linee difensive dellimpero, non da escludere che il fondatore della dinastia
dei Flavi si sia imposto per via della prospettiva che i figli, Tito e Domiziano, potevano offrire di una
gi preordinata successione dinastica. Per una migliore sistemazione della medesima e ad evitare
di richiamare i fantasmi delle sanguinose lotte per il potere, Vespasiano, il quale morir nel 79,
giunse poi addirittura ad ideare la doppia successione. Stabil infatti che Domiziano dovesse
succedere a Tito.
Con Domiziano, succeduto al fratello nel 81, si estingue la dinastia dei Flavi: limperatore infatticade ucciso nel 96 in una congiura di palazzo provocata dalle sue concezioni autocratiche
rivelatrici dei suoi propositi di annientamento degli oppositori, dopo quindici anni di governo.
Dal momento che sale al potere un senatore anziano di nome Nerva, il principato adottivo
comincia a trovare molte applicazioni.
Infatti Traiano, Adriano e Antonino Pio provvidero ad adottare il migliore dei loro collaboratori
designandolo loro successore. Essi, venendo dalla provincia, furono i primi tra i provinciali a salire
al trono.
Con Traiano (98 - 117) vennero estesi i territori dellimpero. Adriano, al potere fino al 138, fu
conosciuto per la svolta impressa allamministrazione dellimpero con una serie di riforme da cui
prende forma una vera e propria idea di stato accentratore.
Pio govern per oltre ventanni, e con lui si comincia a vedere i limiti del governo di fronte ad
alcuni mutamenti che diventano sempre pi repentini. Il problema della sua successione lo risolve
anticipatamente ripristinando il criterio dinastico: nel 147, infatti, egli si associa nelle funzioni di
governo il figlio adottivo, imperatore poi nel 161 col nome di Marco Aurelio. Anchesso non seppe
sottrarsi alla tentazione di associarsi , nello svolgimento dei compiti di governo, prima il fratello
adottivo Lucio vero, poi nel 177 il proprio figlio Commodo.
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Cos, quando Marco Aurelio, nel 180, muore di peste, il figlio diventer imperatore a soli diciotto
anni, ristabilendo la continuit dinastica. Verr ucciso in una congiura nel 192, dopo dodici anni di
esercizio del potere contraddistinti da unevidente connotazione antisenatoria, di intrighi e
repressione, oltre che da gesti di megalomania, volendo cambiare il nome di Roma in
Commodiana.
Dopo il breve periodo di Pertinace e Didio Giuliano, nel 193 Settimio Severo sal al trono con il
motivo dellautoadozione. Presentandosi come figlio di Marco Aurelio e fratello di Commodo, tese
non solo a legittimare lacquisizione di un patrimonio, ma anche a ribadirne una continuit
dinastica. Lultimo dei Severi, Ulpiano, viene eliminato nel 235.
In definitiva i romani danno limpressione che erano a favore della successione naturale.
Tacito ci fa notare che, lassenza di una previsione normativa delle modalit, attraverso le qualiattuare la successione nel principato, contribu a determinare le armate ad esprimere un loro
candidato sempre pi di frequente: lo storico ammette che non pi a Roma, ma sui campi di
battaglia, che si fanno gli imperatori.
E soprattutto nel terzo secolo, per sua larga parte, che si fa larbitro per scegliere il candidato al
potere: le sue armate, anche se ai confini dellimpero, si resero protagoniste, di vere e proprie
guerre civili dato il loro interesse a promuovere alla suprema carica i loro comandanti.
Molti imperatori furono nominati per un gesto che aveva visto come protagonista Augusto: un
gesto di rifiuto.
Inoltre alcune cariche avvenivano per usurpazione.
I nuovi organi imperiali dellamministrazione centrale
Al di l dei CURATORES AQUARUM, OPERUM PUBLICORUM e VIARUM, cui competono la
sorveglianza degli acquedotti, delle opere pubbliche e delle grandi vie di comunicazione militare, la
figura tipica di funzionario imperiale quella del PRAEFECTUS ANNONAE. Istituito da Augusto,
questo funzionario ha come compito quello di sovrintendere ai problemi di una citt in cui cerano
molte difficolt di reperimento e trasporto dei rifornimenti alimentari.
Tra gli organi di creazione originale vanno inoltre considerati gli OFFICIA PALATINA
prevalentemente affidati ai liberti imperiali. Costoro si videro assegnate funzioni sia di governo
che di amministrazione a partire dagli anni di Claudio. Sotto il governo di questo principe
innovatore cominci infatti a prendere forma il nuovo nucleo di quelli che diventeranno poi i
grandi dipartimenti dellamministrazione imperiale, le cui competenze si estenderanno dalla
gestione finanziaria a quella della giurisdizione.
In questa burocratizzazione dellimpero si possono notare alcuni uffici come quello AB EPISTULIS
che si occupa dellevasione della corrispondenza imperiale; quello A LIBELLIS e A COGNITIONIBUScui affidato lesecuzione delle suppliche dei privati; quello A MEMORIA cui competono
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determinate pratiche amministrative; quello A RATIONIBUS la cui funzione di sovrintendere
allamministrazione finanziaria.
Mentre sotto Augusto e i suoi successori immediati, coloro che venivano affiancati al principe
erano considerati dei dipendenti privati dellimperatore, da Adriano in poi, si considerano dei
protagonisti con il loro carattere pubblico. I funzionari imperiali furono divisi in quattro classigerarchiche, caratterizzate da stipendi diversi, dando luogo a una carriera parallela a quella
magistratuale, pur se con profonde differenziazioni. Mentre il magistrato, eletto dal popolo,
incontrava i limiti della temporaneit e della collegialit della carica e non riceveva nulla per il suo
servizio, il funzionario, di norma pagato, non conosceva nessuna limitazione nellesercizio delle sue
attribuzioni, al di fuori di quelle stabilite dallimperatore da cui dipendeva direttamente.
I funzionari di grado pi elevato prendono il nome di PROCURATORES; sopra di loro si trovano le
grandi PRAEFECTURAE.
Insieme con il PRAEFECTUS ANNONAE, sono importanti i funzionari con compiti di mantenimento
dellordine pubblico come il PRAEFECTUS URBIS, lunico di rango senatorio e di origineantichissima, e il PRAEFECTUS, VIGILUM, titolari rispettivamente delle funzioni di polizia dentro
Roma e per cento miglia intorno e di quelle di presidio stradale notturno.
Ma il PRAEFECTUS PRAETORIO il primo dignitario della corte imperiale. Preposto, insieme a un
collega per evitare che acquisisse pi potere, egli agiva spesso come sostituto del principe,
soprattutto nel presiedere i CONSILIA, nellesercizio della funzione giurisdizionale che costui si
attribuiva, quale giudice di ultima istanza, ogni volta che ricorreva in appello davanti a lui contro le
sentenze provenienti dallORDO IUDICORUM.
I CONSILIA PRINCIPUM
Siccome la sfera delle funzioni dei principi si andava sempre pi allargandosi, ci fu bisogno di una
collaborazione da parte di persone esperte nei singoli settori di intervento.
Questo il motivo per cui ci furono nellambiente di corte spesso dei giuristi: non solo si
affidavano poteri nellamministrazione delle regioni periferiche, ma si chiedeva anche di ascoltare
lopinione nello svolgimento sia delle funzioni di governo che delle altre attribuzioni legislative e
giudiziarie.
Lo sviluppo dellusanza della consultazione da parte degli imperatori con i propri collaboratori pi
intimi accompagn cos lintera fase di transizione dallo stato augusteo a quello costantiniano.
Fino allet di Costantino, i CONSILIA PRINCIPUM sono allora tanti quanti sono i casi per la cui
soluzione vengono costituiti: variano perci continuamente tanto nella composizione, di volta in
volta adattata alla specificit della questione oggetto di discussione, quanto nelle procedure che
non sono mai le medesime.
Tenuto conto della specifica competenza dei soggetti cui di regola ci si rivolgeva, era la volont
dellimperatore a determinare numero e composizione delle eventuali riunioni di consiglieri in uno
con le modalit da seguire nelle stesse.
Lamministrazione dellItalia
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Il territorio dellimpero continua ad essere amministrato prevalentemente secondo le forme della
citt-stato, nel pieno riconoscimento, delle autonomie cittadine e delle loro domande di
autogoverno. Esse infatti trovavano un loro fondamento nella precisa e sperimentata attribuzione
di poteri ai magistrati cittadini, DUOVIRI o QUATTUOVIRI, esecutori dei DECRETA ORDINIS, cio deideliberati dellORDO DECURIONUM.
Sorta di senato delle singole citt, questo era formato, almeno nei primi secoli dellimpero, ad
opera dei magistrati locali supremi, i quali lo costituivano, ogni cinque anni, scegliendo le persone
da nominare tra quelle in possesso dei requisiti richiesti per la nomina a magistrato e che erano
lINGENUITAS, il censo, let minima e ovviamente il rispetto del CURSUS HONORUM.
Ma la divisione dellItalia in undici regioni, attuata da Augusto probabilmente per migliorare i livelli
defficienza finanziaria e dei beni propri, fu il veicolo attraverso il quale cominci a manifestarsi, in
maniera sempre pi pronunciata col passare dei decenni, la tendenza del principe a deprimere le
autonomie locali.La competenza per la giurisdizione criminale passa al PRAEFECTUS URBI e PRAEFECTUS
PRAETORIO. La funzione giurisdizionale civile viene trasferita, in Italia, a quattro CONSULARES,
anche con compiti amministrativi.
Si moltiplicano anche le attribuzioni dei CURATORES VIARUM (sorveglianza delle arterie stradali) ai
quali venne assegnata pure lamministrazione di quelle fondazioni alimentari istituite in epoca
traianea in favore dei bisognosi con denaro della cassa imperiale.
Altri aspetti dellistanza accentratrice vanno visti nei CURATORES REI PUBBLICAE (commissari
straordinari inviati presso enti locali finanziariamente dissestati) e dei CORRECTORES. Figure
occasionali e saltuarie, che diventeranno sotto Diocleziano funzionari stabilmente preposti al
controllo amministrativo dellintero territorio italico.
Lamministrazione delle provincie
Dal 27 a.C. le provincie vennero distinte in senatorie e imperiali secondo quanto si apprende da
Strebone. La distinzione determin una specie di doppio riferimento dei territori provinciali al
POPULUS e al PRINXCEPS e conseguentemente una duplicit nelle forme di governo e di
amministrazione, in maniera tale che il senato conservasse una sua sfera di influenza anche fuori
dallItalia.
Le provincie senatorie sono quelle, civilizzate e ricche, situate sotto il governo di uomini estratti
dallordine senatorio. Governavano per un anno, assistiti e condizionati da funzionari nominati
dallautorit imperiale cui solo rispondevano, restringendo la loro attivit a quella di
amministrazione e di esercizio di compiti di giurisdizione in prima istanza.
Le provincie imperiali sono viceversa quelle solitamente di nuova istituzione, bisognose di
stanziamenti di legionari a causa della turbolenza delle loro popolazioni. Su di esse limperatore
esercita direttamente il proprio potere di amministrazione a mezzo di uomini, LEGATI AUGUSTI,
scelti tra i senatori di rango consolare e proprio. Senza limitazioni di tempo, costoro governavanonel solo rispetto delle istituzioni, MANDATA, che venivano loro consegnate al momento della
partenza per il luogo cui erano stati destinati.
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Le finanze imperiali
Lamministrazione finanziaria durante il principato, viene progressivamente sottratta ai rispettivi
governatori e legati per essere direttamente gestita dallautorit centrale tramite iPROCURATORES FISCI.
La riscossione dei TRIBUTA, nelle provincie imperiali, avveniva ad opera dellamministrazione del
fisco; in quelle senatorie, ritenute, al contrario, nella pi piena disponibilit del popolo romano, si
procedeva invece alla riscossione degli STIPENDIA attribuendo lonere dellesazione alle
amministrazioni locali.
Mentre il gettito che derivava dal pagamento delle imposte delle provincie imperiali alimentava la
cassa del principe, quello che nelle senatorie proveniva dalla esazione dei tributi andava ad
incrementare lAERARIUM POPULI ROMANI, interamente gestito dal massimo consesso durante la
repubblica e chiamato AERARIUM SATURNI in quanto collocato presso il tempio omonimo.
Contrapponendosi a questo, sia lAERARIUM MILITARE, che il FISCUS, il PATRIMONIUM e la RES
PRIVATA, la sua presenza si allontana sempre pi dai nostri occhi fino a dissolversi completamente
confondendosi con queste altre istituzioni fiscali.
N risulta pi chiaro il criterio di differenziazione delle due contabilit del PATRIMONIUM
PRINICPIS e della RE PRIVATA, entrambe affidate a dei PROCURATORES.
Alcuni punti essenziali dellamministrazione finanziaria del principato.
In primo luogo, si vede come ad u patrimonio sterminato sembri sovrintendere unorganizzazione
burocratica capillare, impersonata prima da schiavi e liberti, poi da funzionari. Questi
PROCURATORES ebbero non solo funzioni amministrative, ma anche giudiziarie, in materia di IUS
FISCUS.
Sotto Nerva assume poi consistenza la visibilit del PRAETOR FISCALIS, e pi avanti,
dellADVOCATUS FISCI.
Fu infine Adriano a dare una struttura pi definita allufficio A RATIONIBUS di istituzione tiberiana:
da allora vennero ad esso affidati compiti di coordinamento dellattivit dei PROCURATORES, dei
PRAETORES, e degli ADVOCATI FISCI.
Dal principato alla monarchia assoluta
E con un provvedimento adottato da Antonino Caracalla allesordio del nuovo governo, che si
conclude, in et severiana, la storia degli assetti istituzionali del principato.
Il famoso intervento fu la COSTITUTIO ANTONINIANA del 212 d.C., che serv a concedere la
cittadinanza a quasi tutti gli abitanti liberi nel territorio romano. Le eccezioni furono trascurabili e
contemplarono solo i DELDITICII, di incerta identificazione. Quanto a statuto giuridico personale,
tutti i provinciali di tutti i territori dellimpero furono quindi uguagliati di fronte al potere centrale,
il quale cos non riconobbe pi, neanche sul piano formale, distinzione alcuna tra romani originarii
e popoli annessi.
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Cos dunque cominci ad attuarsi il passaggio dalla costituzione del principato a quella della
monarchia assoluta.
La concessione della cittadinanza diede innanzi tutto incremento alla costituzione di centri locali di
autogoverno: molteplici invero furono le organizzazioni e autonomie amministrative cui si diede
luogo ad opera di quelle aggregazioni formatesi intorno agli accampamenti dei militari sparsi lungotutto limpero e diventati poi nuclei di un discreto numero di moderne citt europee.
Gli appellativi di DOMINUS ET DEUS, i quali si da Domiziano avevano documentato la devozione
dei cittadini per i loro imperatori, cominciano ad assumere, con la conclusione dellet severiana,
piena valenza. Essi avvicinano realmente la figura dellimperatore a quella del DOMINUS, se non a
volte addirittura a quella di un tiranno: da un lato per il crescere della forza militare, la quale
veniva utilizzata dai singoli comandanti come mezzo per un rapido conseguimento dello scettro
imperiale; dallaltro lato per lo sforzo, che diventa sempre pi diffuso, di fondare il potere, oltre
che sulla forza delle armi, su una vocazione trascendente in grado di darne una nuova
legittimazione.
LA PRODUZIONE DEL DIRITTO
LETA DELLA REPUBBLICA
Le XII tavole fra patriziato e plebe
Il quinto e il quarto secolo possono essere considerati il laboratorio della repubblica.
In tutto il corso del quinto secolo , si fronteggiarono due ipotesi di ordinamento e di potere. La
prima aveva al centro la restaurazione di una intransigente egemonia da parte dei vecchi gruppi
gentilizi. Il secondo progetto doveva presentarsi invece in modo pi ambiguo e pi vago. Esso
mirava comunque a contrastare la preminenza patrizia, e a portare sulla scena politica le masse
plebee, ma si venne progressivamente spezzando in due versioni distinte. In una emergeva un
orientamento democratico, che voleva affermare nel cuore della repubblica il controllo
assembleare delle forze plebee. Laltra meno drastica e sempre pi vincente dalla fine del quintosecolo, prevedeva la possibilit di un compromesso tra patriziato ed lites plebee, e la
conseguente formazione di un nuovo blocco aristocratico patrizio-plebeo, in grado di terminare il
periodo di conflitti, e di assicurare un governo unitario alla citt.
Il sapere giuridico dei pontefici si trov subito coinvolto nei nodi e nei contrasti della nuova
politica.
Lepisodio pi significativo senza dubbio quello delle XII tavole, alla met del quinto secolo:
improvviso, misterioso, drammatico. Dopo il trauma della caduta della monarchia, unaltra forte
discontinuit veniva a frapporsi rispetto al passato e alla tradizione.
Le XII tavole furono composte fra il 451 e il 450 a.C. da una commissione di decemviri dotata di
poteri consolari, e formata con il compito di tradurre in forma di leggi generali rivolte a tutta la
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citt il vecchio IUS pontificale, che fino ad allora si manifestava attraverso la pronuncia dei
RESPONSA. Dietro questa novit vi era la pressione plebea. Il disegno era chiaro. Si voleva spezzare
lesclusivit patrizia nella creazione del IUS cittadino, nella statuizione del disciplinamento civile
della collettivit. si voleva fissare quelle che erano pronunce individuali di sacerdoti in un insieme
di regole, conoscibili da tutti con certezza. Ora, sarebbe stata la citt con le sue leggi a porre sestessa a garanzia del comportamento dei propri cittadini, senza pi dover riferirsi a consuetudini
del passato, affidate alla memoria di una cerchia di sacerdoti.
In un primo momento la pressione plebea sembr avere successo. La legislazione fu emanata, e fu
imposta come regolamento supremo della vita cittadina.
Le XII tavole non contenevano norme che si riferivano agli assetti istituzionali della citt: non
erano simili a una carta costituzionale. Riguardavano piuttosto i rapporti familiari e
patrimonialitra i cittadini. Sostituivano cio le pronunce pontificali.
Le leggi fissavano e rendevano certo e conoscibile un diritto non condizionato da una preliminare
discriminazione allinterno del corpo civico.Il testo raccoglieva linsieme delle formule inventate dai pontefici per ritualizzare la vi ta sociale
della comunit (il IUS) e nominava gli atti solenni collegati ai meccanismi di scambio e di
reciprocit delle famiglie; le forme di appartenenza e di trasferimento dei beni; lelenco dei crimini
capitali. Uno spazio era poi riservato alla descrizione dei rituali delle ACTIONES, cio della pi
antica tutela processuale conosciuta nella citt, che una volta si svolgeva davanti al REX in
persona, e non dinanzi alla magistratura suprema della repubblica.
La rivincita pontificale: come si forma un diritto giurisprudenziale
I patrizi reagirono al progetto plebeo (sin dal 449). I pontefici ripresero il sopravvento . e non
soltanto per ragioni politiche. Con la nuova promulgazione la laicit della citt non era in grado di
reggere, al di la della cerchia pontificale, lo sforzo interpretativo necessario per applicare le leggi
nella vita quotidiana della comunit. I pontefici divennero i custodi di una legislazione che era
riuscita a nascere non senza ostilit.
Le XII tavole smisero perci di avere una esistenza autonoma. I sacerdoti se ne appropriarono del
tutto. Si ritornava al vecchio ordinamento: fra LEX e RESPONSUM era il secondo a prevalere come
fonte primaria di IUS.
La produzione del diritto era di nuovo nelle mani dei pontefici, ma dal 300 a.C. in poi, in seguito al
plebiscito Ogulnio, anche le famiglie plebee pi importanti furono ammesse al collegio pontificale.
Primo segno che poi porter ala nascita di una NOBILITAS patrizio-plebea.
Nel corso del quarto secolo, con i plebei al governo e la forma oligarchica dellordinamento
politico, il diritto romano assunse i caratteri di un diritto giurisprudenziale. Di un diritto cio
costruito intorno al sapere particolare di esperti cui la collettivit riservava il compito di dettare le
regole della convivenza sociale dei cittadini, e non intorno alla forma della legge generale, votata
dallassemblea.
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Leclissi dei pontefici: il IUS dalla religione alla politica
Secondo il racconto di Pomponio intorno alla met del terzo secolo a.C. Tiberio Coruncanio, un
pontefice massimo di famiglia plebea, decise per primo di professare pubblicamente il suo
sapere, violandone la tradizionale segretezza.Fra quarto e terzo secolo a.C., infatti, limmagine del sacerdote sapiente comincia a venir meno, e
prende il suo posto quella del nobile-sapiente. Dare i RESPONSA era un privilegio aristocratico,
legato alla superiorit della nobilt patrizio-plebea, senza pi un rapporto con la religione. Nel
cambiamento rest ferma tuttavia una costante: la conoscenza del diritto rimase comunque una
funzione legata allesercizio del potere nella citt.
La forza del responso adesso si basava su nozioni e dottrine, gi nel pieno del terzo secolo, che
dovevano apparire del tutto laiche. La sua padronanza era sempre patrimonio di uomini
influenti, impegnati nel governo, ma non pi sacerdoti.
Allantico intreccio fra sacro e diritto, si affiancava, e poi sostituiva, una diversa connessione, frasapere giuridico e potere politico, mentre anche la religione subiva una forte pressione da parte
del nuovo blocco dominante.
Tuttavia le nuove figure di nobili sapienti non identificavano gi dei giuristi.
Lo spostamento del IUS dalla religione alla politica non modific tuttavia dallinterno i tratti
costitutivi del sapere giuridico. La forma mentale del nuovo esperto aristocratico, non presentava
fratture rispetto a quella pontificale.
Il IUS CIVILE: un diritto per la repubblica
I RESPONSA costituivano il IUS vivente della citt repubblicana, la base portante delle relazioni
sociali fra i cittadini. Essi tuttavia continuavano a non stabilire regole generali. Valevano solo per la
domanda proposta.
La realt sociale era registrata attraverso un reticolo di tasselli verbali, uno solo dei quali poteva
bastare a determinare la soluzione. Linsieme di queste prescrizioni form la base dellinterno
diritto repubblicano, chiamato, a partire dal secondo secolo a.C., IUS CIVILE, che vuol dire il diritto
della citt. Esso atteneva allo stato delle persone, alle questioni ereditarie, alle forme
dellappartenenza della terrae di altri beni mobili e immobili, alle obbligazioni e agli atti solenni ditrasferimento di diritti sulle cose, ad alcuni comportamenti illeciti, al possesso regolato dalle XII
tavole.
Al suo interno si possono distinguere tre strati: il primo era costituito dai MORES arcaici; il secondo
dalle leggi delle XII tavole, e il terzo dai RESPONSA della nuova giurisprudenza laica.Al centro in
posizione dominante, lattivit dei giuristi.
I giuristi oltre al RESPONDERE, svolgevano altre due attivit:CAVERE e AGERE. Il primo indicava il
lavoro di consulenza privata svolto gratuitamente dai giuristi in favore dei cittadini in origine non
solo di pari livello sociale, che venivano protetti e guidati in modo preventivo nel difficile compito
di liberarsi nel groviglio di vincoli imposti dai rituali del diritto sui comportamenti sociali della vita
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quotidiana. Con il secondo ci si riferiva allassistenza nella fase del diritto nel processo civile, prima
in quello per LEGIS ACTIONES, poi in quello cosiddetto formulare.
Popolo e leggi
Con laffermarsi del modello giurisprudenziale non cancell tuttavia la LEX. La sua importanza si
rafforz nel corso della repubblica, quando si consolid il rapporto fra legge e comizio, centuriato
o tributo.
Di regola un testo di una legge si apriva con la prescrizione, nome e carica del magistrato
proponente, e il tempo e luogo della votazione. Seguiva poi la (ROGATIO) domanda di
approvazione del magistrato al comizio, con il vero e proprio dispositivo della legge, tal