Download - Sussidio (fascicolo I)
Lc 9, 10- 17
DATEVOISTESSIda
2012 - 2013
Arcidiocesi Pescara-Penne
Percorso Biblico Catechetico per l’Anno della Fede
Carissimi sacerdoti, religiosi e prezioso popolo di Dio,
siamo ormai alle porte dell’anno della fede indetto dal
nostro Santo Padre Benedetto XVI. Vogliamo, tutti, aderire e
rispondere al suo appello nel rinnovare la nostra fede
attingendo al tesoro della Scrittura e della Tradizione. Per
questo motivo ho incaricato alcuni sacerdoti che elaborassero
un piccolo strumento, un percorso, per aiutarci ad entrare e
vivere al meglio in quest’anno di grazia.
Esso non è sostitutivo della normale vita parrocchiale o
delle varie attività pastorali ma vuole essere solo un aiuto per
riflettere sul dono della fede e proporre un cammino con
alcune tappe comuni al fine di manifestare l’unità della Chiesa
nella comune fede in Cristo.
Spero che accoglierete con benevolenza questo piccolo
lavoro leggendovi l’intenzione di camminare insieme “tenendo
fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra
fede” (Eb 12,2)
Vi benedico di cuore
+ Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Anno della Fede 2012‐2013
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Presentazione introduttiva dell’itinerario diocesano
Con il Motu proprio “Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011, papa
Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede per il nuovo anno pastorale 2012‐2013. La nostra Arcidiocesi di Pescara‐Penne intende proporre a tutte le parrocchie e le realtà ecclesiali un cammino comune per approfondire il dono della fede. L’intenzione è di attingere ai due pilastri della nostra fede: la Sacra Scrittura e la Tradizione. In riferimento alla tradizione, in occasione del 50° dalla sua apertura, ci concentreremo sul Concilio Vaticano II, cercando di cogliere cosa esso abbia significato e significhi per la Chiesa tutta.
Il cammino annuale è un cammino comune e al tempo stesso
elastico, adattabile alle specifiche realtà ecclesiali, affinché venga rispettato il carisma di ciascuno. L’intero anno è stato diviso in 6 tappe, che ricalcano i momenti specifici dell’anno liturgico (ottobre‐novembre; tempo di Avvento e Natale; gennaio‐febbraio; tempo di Quaresima; tempo di Pasqua; estate).
Ogni tappa dell’anno ha anche uno o più momenti celebrativi:
occasioni di incontro e comunione per tutta la diocesi. In questo modo abbiamo cercato di ordinare e razionalizzare molti degli impegni diocesani dell’anno.
Il quadro d’insieme di tutto l’anno è affidato all’Icona Biblica della
moltiplicazione dei pani di Lc 9,10‐17. 10aAl loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che
avevano fatto. 10bAllora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11aMa le folle vennero a saperlo e lo
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seguirono. 11bEgli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Questo brano sarà diviso anch’esso in 6 parti, ciascuna di esse
corrisponderà ad una tappa del cammino annuale, come indicato nello schema che segue:
1. prima tappa: ottobre‐novembre (Lc 9,10a.11a) 2. seconda tappa: tempo di Avvento e Natale (Lc 9,10b) 3. terza tappa: gennaio‐febbraio (Lc 9,11b) 4. quarta tappa: tempo di Quaresima (Lc 9,12‐13) 5. quinta tappa: tempo di Pasqua (Lc 9,14‐16) 6. sesta tappa: estate (Lc 9,17)
Il cammino diocesano sulla fede e questo sussidio sono il frutto
del lavoro di tutti gli uffici della nostra diocesi. È possibile, per qualsiasi necessità, trovare sempre alcuni sacerdoti responsabili del progetto a disposizione negli uffici al secondo piano della nostra curia. In particolare, ogni giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00 saranno disponibili:
‐ don Andrea (Pastorale Vocazionale) 329.68.14.898
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‐ don Domenico (Pastorale Giovanile) 340.67.06.645 ‐ don Maurizio (Pastorale Universitaria) 380.36.18.590 ‐ don Nando (Pastorale Biblica) 327.88.56.338
I contenuti di ogni tappa
I. La fede cercata.
Prima tappa (ottobre‐novembre).
Dall’Icona biblica (vv 10a.11a): 10a
Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto [...]
11aMa le folle vennero a saperlo e lo seguirono.
Focalizzeremo la nostra attenzione sulla fede come ricerca esistenziale dell’uomo. L’uomo si sente insoddisfatto, ha sete e cerca. Dio risponde al desiderio che l’uomo ha.
Impreziosiscono la nostra ricerca alcuni documenti del Concilio: GS 22; 41 e LG 2.
Momenti celebrativi diocesani: Convegno Diocesano dei Laici (sabato 29 e domenica 30
settembre, all’Oasi dello Spirito), momento di approfondimento della nostra icona biblica grazie al prezioso contributo di don Giuseppe De Virgilio e occasione utile per partecipare il progetto pastorale a tutti i laici della nostra diocesi, con particolare attenzione agli educatori e ai responsabili delle nostre diverse realtà ecclesiali.
Celebrazione di Inaugurazione solenne dell’Anno della Fede (nella nostra Cattedrale di San Cetteo, il 10 ottobre 2012 in occasione della festa del nostro Santo Patrono), Santa Messa particolarmente significativa quale segno di comunione e di festa per tutta la diocesi.
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Tutti i presbiteri e i laici impegnati sono invitati caldamente a partecipare.
II. La fede donata.
Seconda tappa (tempo di Avvento e di Natale).
Dall’Icona biblica (v 10b): 10b
Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida.
Rifletteremo su come Dio si rivela, rispondendo alle esigenze dell’uomo e entrando in relazione con lui nell’incarnazione attraverso un dialogo vivificante (DV 4; GS 38).
Momento celebrativo diocesano: Pellegrinaggio Diocesano presso il Santuario di S. Gabriele
dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso all’inizio dell’Avvento.
III. La fede sperimentata.
Terza tappa (gennaio e febbraio).
Dall’Icona biblica (v 11b): 11b
Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
L’attenzione si concentrerà sulla fede vissuta e sperimentata. Essa non può restare sul solo piano teorico: chi vive la fede ha vicino a sé il Regno di Dio che è Gesù stesso, in persona. La fede per forza di cose è da vivere insieme ad altri (LG 6). Sul piano ecclesiale, noi Chiesa, ci riscopriremo gregge (Gv 10) e vigna (Gv 15).
Momento celebrativo diocesano: La Marcia per la Pace che si svolgerà a gennaio.
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IV. La fede provata.
Quarta tappa (tempo di Quaresima).
Dall’Icona biblica (vv 12‐13): 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
13Gesù disse loro: «Voi
stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
La fede è vera solo quando è una fede provata attraverso le esperienze di deserto della nostra vita. In esse la Chiesa ci sostiene come comunità viva, popolo di Dio (1Pt 2,9) edificio spirituale (1Pt 2,5) e corpo di Cristo (1Cor 12). Potremo trovare degli approfondimenti offerti dal Concilio in LG 2; 6; 7; 9.
Momento celebrativo diocesano: La Veglia per i Missionari Martiri, il 24 marzo.
V. La fede celebrata.
Quinta tappa (tempo di Pasqua).
Dall’Icona biblica (vv 14‐15): 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli
sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la
benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Nel cammino pasquale la fede della Chiesa è fede celebrata nella gioia delle nozze dell’Agnello, gioia per la vita nuova in Cristo (Ap 19; 21; 22). L’uomo. Che all’inizio del cammino abbiamo trovato assetato, desideroso di conoscere se stesso e trovare il senso dell’esistenza, attraverso la comunità trova in Cristo la vita nuova, un nuovo ordine, una possibilità oltre il suo limite. Troveremo possibili approfondimenti offerti dal Concilio in LG 6 e SC 8.
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Momento celebrativo diocesano: Pellegrinaggio Diocesano a Roma, il 20 aprile, in occasione
della 50a Giornata Mondiale delle Vocazioni.
VI. La fede testimoniata.
Sesta tappa (periodo estivo).
Dall’Icona biblica (v 17): 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici
ceste.
La fede cercata, ricevuta, provata e celebrata ora si fa fede testimoniata a chi ci è vicino, riscoprendoci sacramento universale di salvezza (LG 9; 48). Infatti “Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta” (Porta Fidei 3; cfr Mt 5,13‐16).
Momento celebrativo diocesano: Giornata Mondiale dei Giovani a Rio de Janeiro, che potrà essere
vissuta anche in diocesi per coloro che non potranno andare a Rio.
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Gli strumenti del cammino Nel sussidio sono presenti tre strumenti: i moduli biblico‐
catechetici di ogni tappa, un contributo per l’animazione liturgica domenicale e un excursus sul Concilio Vaticano II. Eccone, di seguito, una breve illustrazione.
I. Moduli biblico‐catechetici di approfondimento
di ogni tappa.
Per poter compiere questo cammino di approfondimento della fede, è necessario avere degli strumenti concreti. Ecco perché la proposta di questo sussidio. Ogni tappa sarà sviluppata attraverso dei moduli biblici di approfondimento, all’incirca quattro brani biblici per ogni tappa, corredati ciascuno di quanto segue:
a. spiegazione esegetica; b. elementi di crescita umana e spirituale sul tema della fede (il
“filo rosso”); c. riflessione diretta ai giovani; d. indicazioni nella dimensione della carità e della testimonianza
ai poveri e ai malati, alla realtà sociale e al mondo del lavoro; e. spunti per attività di catechesi sul tema per
ragazzi/giovani/adulti; f. proposte celebrative a sfondo vocazionale. Questi testi biblici e gli approfondimenti ad essi collegati sono da
intendersi come dei “moduli”. Nel senso che ogni gruppo di parrocchia, movimento o associazione potrà scegliere se e come utilizzarli. I moduli biblico‐catechetici possono essere utilizzati tutti consecutivamente (visto che hanno una loro unitarietà), ma possono anche essere presi singolarmente o parzialmente (avendo comunque ciascun modulo un senso compiuto in se stesso). In questo modo, ognuno potrà costruirsi un itinerario ad hoc in base alle necessità
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della realtà nella quale opera, rispettando la specificità delle proprie esigenze e contemporaneamente non perdendo il dono della comunione con la realtà diocesana.
Il percorso sarà presentato tappa per tappa. Questo sussidio, oltre questa breve presentazione, contiene i moduli della prima tappa (ottobre‐novembre).
II. Contributo per l’animazione liturgica domenicale.
A conclusione di ogni modulo biblico‐catechetico, è possibile trovare un contributo sul Vangelo della Domenica a cura dell’Ufficio Liturgico diocesano. Esso offre (1) spunti sul tema della fede estrapolabili dal testo liturgico domenicale e (2) suggerire una preghiera sulla fede in ogni messa domenicale.
III. Excursus: “A 50 anni dal Concilio Vaticano II, …”.
Nella parte conclusiva del sussidio di questa prima tappa, è possibile trovare un approfondimento a cura dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Cultura, che ripercorre alcuni momenti significativi di questi 50 anni di post‐Concilio, offrendo spunti interessanti di riflessione.
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I. La fede cercata Moduli biblico‐catechetici di approfondimento
della Prima Tappa (ottobre‐novembre)
I seguenti moduli biblico‐catechetici costituiscono uno sviluppo
della prima tappa del cammino annuale, quella sulla fede cercata: vogliamo recuperare gli interrogativi che portiamo dentro di noi e che sottendono la nostra vita e la nostra fede.
Ci mettiamo all’ascolto della Parola di Dio, perché sia Dio stesso a guidare la nostra ricerca. In ognuno dei quattro testi che leggeremo in questi due mesi (ottobre e novembre), c’è la risposta di Dio alle domande dell’uomo, anche se non sempre queste sono espresse in modo esplicito. Il nostro obiettivo è cercare quelle domande e, partendo da esse, recuperare anche le nostre, che consapevolmente o inconsapevolmente muovono le nostre scelte e il nostro approccio alla vita di ogni giorno.
1. Primo modulo Lc 4,1‐13. Le tre dimensioni relazionali. Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo.
Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».
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5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano;11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato
a. Approfondimento esegetico
Anche Luca, come Matteo e Marco, pone il racconto delle tentazioni dopo il battesimo di Gesù al Giordano, all’inizio della vita pubblica, ma lo fa precedere dalla genealogia di Gesù. A partire da Lui, in un cammino che va a ritroso, si arriva al primo uomo, Adamo. Gesù è il figlio di Adamo, vero uomo, e come lui sottoposto alla tentazione. Se Adamo (e Israele) aveva miseramente fallito, Gesù vince e, in lui, possiamo dire che vince il genere umano.
Il racconto si apre con il riferimento allo Spirito Santo: Gesù, pieno di Spirito Santo, è guidato dallo Spirito nel deserto. Tutti e tre i sinottici riferiscono che è lo Spirito Santo a condurre Gesù nel deserto, dopo che è sceso su di Lui nel battesimo, ma solo Luca afferma che Gesù è pieno di Spirito Santo. Il terzo evangelista è particolarmente interessato al tema dello Spirito Santo. Lo ritroviamo nel resto del suo Vangelo e negli Atti degli Apostoli (anche Stefano e Barnaba sono pieni di Spirito Santo).
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Il deserto è tradizionalmente il luogo della tentazione o meglio della prova. Il verbo greco usato in 4,2 andrebbe tradotto così: fu messo alla prova, fu provato. I quaranta giorni indicano un periodo abbastanza lungo. Gesù viene messo alla prova per un periodo di tempo congruo all’importanza e alle difficoltà della sua missione. Che cosa è messo alla prova? L’effettivo amore di Gesù. Il diavolo (etimologicamente “colui che divide”) tenta di distoglierlo dal giusto rapporto con Dio: la prima e la terza tentazione sono introdotte dalle parole “Se tu sei il Figlio di Dio”. Gesù risponde alle proposte del diavolo con tre citazioni del libro del Deuteronomio tratte dai capitoli 6‐8, dominati dal comandamento di amare Dio. Facciamo notare che la parola ebraica “deserto” contiene la radice dbr che è alla base dei termini “parola”, “parlare”(in ebraico parola di dice dabar). Il deserto è per eccellenza il luogo dell’ascolto, il luogo dell’interiorità, il luogo in cui viene fuori la verità del cuore: ciò che abita di fatto nel cuore e ciò di cui ha davvero bisogno.
Le tre tentazioni, dicevamo, possono intendersi come tentazioni contro l’amore di Dio, valore supremo. La prima: amare Dio “con tutto il cuore”. Mettere Dio al di sopra delle proprie sicurezze, dei bisogni materiali, del piacere. L’uomo non vince la morte perché mangia, ha una casa e si diverte ma perché ascolta l’Unico che è la vita e dà la vita. Gesù, potrebbe provvedersi il cibo, ma sa che in questo momento la cosa più importante non è il cibo ma il rapporto con il Padre.
La seconda: amare Dio “con tutte le tue forze”. Amare Dio con le proprie ricchezze, con quanto si possiede. Non essere schiavi dei soldi e di ciò che i soldi danno: il potere e la gloria. La citazione di Dt 6, 13 (il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto) verrà da Gesù applicata in particolare al denaro: non potete servire due padroni, Dio e la ricchezza (Mt 6, 24). Gesù, Figlio e Servo, rinuncia alla tirannia del denaro e del potere e si fa servo degli uomini. Ricordiamo che in 22, 24 – 27 (racconto della passione) Gesù,
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obbediente alla volontà del Padre suo, è il Servo e ordina ai suoi discepoli di non prendere i poteri politici come modello di servizio.
La terza: amare Dio “con tutta la tua anima”, cioè con la propria vita. In modo sintetico significa amare Dio fino al martirio se necessario. È esattamente quello che ha fatto Gesù, fedele al Padre e all’umanità fino alla fine; Gesù non ha smesso di amare Dio e gli uomini neanche per un attimo, nonostante il rifiuto e il fallimento.
Si noti che Luca, rispetto a Matteo, cambia l’ordine delle tentazioni. L’effetto è che il racconto si conclude “a Gerusalemme” (la terza tentazione di Luca, che è la seconda di Matteo, è ambientata a Gerusalemme) e così Luca può dire che il diavolo “si allontanò da lui fino al momento fissato”, il momento cioè della Passione che avviene a Gerusalemme. Lì si concluderà la vicenda terrena di Gesù, lì Gesù di nuovo e definitivamente trionferà sul nemico e in Lui tutta l’umanità.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) Le tre tentazioni sono riconducibili alle tre dimensioni relazionali
dell’uomo: (1) la dimensione interiore, il rapporto con se stesso e i suoi impulsi (ebbe fame); (2) la dimensione orizzontale, il rapporto con gli altri e con le cose (ti darò questo potere e la loro gloria); (3) la dimensione verticale: il rapporto con Dio (non metterai alla prova il Signore tuo Dio).
Ognuna delle tentazioni, inoltre, può essere letta come la degenerazione di una sana domanda che l’uomo porta in sé. Andiamo a scoprire quali.
(1) La fame che Gesù sperimenta nella prima tentazione rappresenta i bisogni fondamentali e indispensabili per la vita dell’uomo (mangiare, dormire, avere una casa dove vivere, un lavoro, relazioni serene e soddisfacenti, …). Essi sono giusti e legittimi, ma se vengono assolutizzati diventano causa di manipolazione di persone e
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di cose per un distruttivo ripiegamento su se stessi (non di solo pane vivrà l’uomo).
(2) La tentazione di possedere tutti i regni della terra per averne il loro potere e la loro gloria, è anch’essa la degenerazione di una sana domanda: che siamo riconosciuti dagli altri; che la nostra vita abbia una senso per loro; in definitiva, che gli altri possano amarci! Quando però ci lasciamo prendere da un abnorme istinto di sopraffazione e di potere, ci trasformiamo in lupi famelici. Divoriamo e strumentalizziamo le cose e le persone a nostro uso e consumo, ma in realtà ci asserviamo ad essi divenendone schiavi e perdendo la nostra libertà (se ti prostrerai in adorazione davanti a me).
(3) Nella tentazione di mettere alla prova Dio (se tu sei il figlio di Dio…), la domanda su Dio che ogni uomo porta dentro di sé si trasforma nella pretesa di piegarlo a noi stessi, fino a prenderne paradossalmente il posto (non metterai alla prova il Signore Dio tuo)!
Alcune domande ci aiuteranno ad approfondire: (1) Nel mio rapporto con me stesso, so comprendere i miei
impulsi? So gestirli o li assecondo lasciandomi gestire da essi? Di cosa ho fame io? Dove cerco la risposta alla mia fame?
(2) Nella mia dimensione orizzontale, dispongo delle cose che ho in modo equilibrato o ne sono dipendente? Ho una relazione paritaria con le persone o tendo a manipolarle e a dipendere da esse per averne approvazione?
(3) Nella mia dimensione verticale, manipolo Dio o mi affido a Lui? Che importanza ha la Parola di Dio nelle mie scelte? Cerco in essa dei criteri per affrontare le mie situazioni di vita?
c. Giovani
Nel deserto, ad affrontare le tentazioni, Gesù viene condotto dallo Spirito Santo; questo ci dice che Dio vuole che noi sappiamo interrogarci e troviamo le occasioni per interrogarci sul senso della
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nostra vita, su come viviamo concretamente, quali sono le nostre scelte e quali obiettivi seguiamo.
Perciò non ci interroghiamo solo quando stiamo male, ma perché dobbiamo essere sempre ricercatori di verità su Dio, su noi stessi e sugli altri.
Il demonio, come a Gesù, non ci tenta con cose cattive, ma attraverso cose buone della vita e del mondo cerca di distoglierci dalla verità e dal bene, in questo senso le tentazioni sono un inganno. Dato che Dio è verità e bene, le tentazioni cercano di distoglierci da Dio.
Il demonio in questa operazione, usando pure le citazioni bibliche, si serve della mentalità del mondo, della mentalità corrente, dove la tendenza è quella di risolvere la vita indipendentemente da Dio. Facile, perché l’abbiamo sentito fin da bambini: “quel che conta è star bene”, “l’importante è un lavoro, una casa”, “uno è felice se realizza se stesso…”; “se non studi non sei nessuno”; “con i soldi si può far tutto”, “se una cosa non ti va non la fai”; …tutte cose buone ma che, spesso, nella concezione del mondo ci vengono proposte come beni assoluti nei quali l’uomo può trovare la piena realizzazione di sé senza bisogno di Dio. In realtà l’uomo finisce asservito a quei beni che cerca, sfrutta e manipola gli altri o si lascia manipolare per raggiungere i suoi scopi e la stessa religione la usa per pretendere da Dio che gli faccia andar bene le cose che vuole.
L’essenza della tentazione consiste perciò nel porsi di fronte a noi stessi, a Dio, agli altri e alle cose del mondo o con lo spirito di figlio, che sa che ha un padre che lo ama, o con lo spirito di chi in mezzo a tante opportunità che offre la vita del mondo, deve arraffare il più possibile per dare un senso alla propria vita.
Nella prima tentazione, quindi, occorre verificare se poniamo le nostre sicurezze, nei soldi, casa, lavoro, affetti, studio, sesso, famiglia…, o se ci dà sicurezza il sentirci in un Amore che ci sostiene, ci accoglie, ci perdona, ci incoraggia.
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Nella seconda tentazione occorre verificare qual è il mio rapporto con gli altri, se da figlio amato so vivere da fratello che sa amare per cui uso le cose per la solidarietà e non per pormi al di sopra degli altri e per sfruttarli.
Nella terza tentazione verifico se sono figlio e quindi vivo il mio rapporto con Dio nell’abbandono fiducioso oppure se sento Dio lontano, per cui non mi fido, lo penso come un intruso per cui rifiuto la sua Parola, i suoi insegnamenti.
Gesù ci richiama al principio fondamentale della nostra esistenza che è Dio, che Lui è venuto a rivelarci come Padre e vincendo le tentazioni ci garantisce che possiamo metterci dietro a Lui sulla strada della verità e del bene.
d. Carità e testimonianza
La tentazione del pane. • La missione di Gesù è mostrare al mondo il volto del Padre. Per
fare questo non cerca di piegare Dio alle esigenze fondamentali dell’uomo, ma le sperimenta e ci mostra la fiducia del Figlio. Dio e la sua Parola non si pongono più in antagonismo mortale con l’uomo, ma in rapporto di priorità vitale: “Dacci oggi il nostro pane”, il nostro pane è da Dio, è Lui la nostra vita.
• La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell'anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale. L'affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell'uomo: il pregiudizio secondo cui l'uomo vivrebbe « di solo pane » (Mt 4, 4; cfr Dt 8, 3) — convinzione che umilia l'uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano (Deus Caritas Est, 28).
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• La nostra carità mostra il volto di Dio Padre che provvede? La Parola di Dio è la fonte della nostra carità o si tratta solo di azione sociale?
• Conosciamo il territorio della nostra comunità parrocchiale, associativa o di movimento?
• Di Cosa “hanno fame”?
• Qual è la nostra missione qui oggi, nella nostra parrocchia?
e. Spunti per attività
Prima proposta: Rappresentazione scenica con travesti‐menti delle 3 dimensioni relazionali dell’uomo attraverso le 3 fiere dantesche.
Ascoltare tramite file sonoro una interpretazione di R. Benigni o leggere il brano della Divina Commedia (CANTO I vv. 31,45,49) che descrive l’incontro di Dante con le 3 fiere: 1. la LONZA, che rappresenta la LUSSURIA e si ricollega alla prima tentazione nel deserto; 2. il LEONE, che rappresenta la SUPERBIA e si ricollega alla terza tentazione nel deserto; 3. la LUPA, che rappresenta la CUPIDIGIA o AVARIZIA, soprattutto come desiderio degli onori e dei beni terreni.
Attenzione a legare le immagini delle tre fiere alle tre dimensioni relazionali spiegate nel “filo rosso” (vedi il paragrafo b). Discussione finale che vuole mettere in evidenza le due modalità (positiva e negativa) di vivere le tre dimensioni relazionali.
Seconda proposta: visione di un film o cartone con discussione guidata finale.
‐ L’avvocato del diavolo (USA 1997) Un film di Taylor Hackford con Al Pacino e Keanu Reeves.
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‐ A Christmas Carol (USA 2009) Un film di Robert Zemeckis con Jim Carrey.
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Questo primo incontro è una semplice liturgia della parola, il tema fondamentale estrapolato dal vangelo corrispondente di Luca 4,1‐13 è che ogni situazione può essere una opportunità o una crisi nella scelta della propria strada. La risposta alla chiamata di Dio offre sempre una doppia possibilità. Anche i termini cinesi, che in parte tra loro sono simili (in grassetto) vogliono indicare la possibilità di scelta che l’uomo ha nella risposta a Dio. I due ideogrammi possono essere anche ingranditi e portati nel luogo scelto per l’incontro. Non è detto che l’incontro debba farsi in chiesa.
Titolo della Celebrazione
OPPORTUNITÀ o CRISI
Canto iniziale: (a scelta)
Nel nome del Padre… 1Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, 2ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. 3È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.
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4Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; 5perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell'assemblea dei giusti, 6poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina.
Canto dell’Alleluia
Lettura del Vangelo e segni
Per la guida. Il vangelo possibilmente va letto spezzato nelle tre parti corrispondenti alle tre tentazioni ad ogni parte ci si ferma portando un segno corrispondente
1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".
Per la guida. Si porta al centro della preghiera il pane
5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: "Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".
Per la guida. Si portano al centro del gruppo di preghiera i soldi.
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9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; 11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra". 12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo".
Per la guida. Si porta al centro del gruppo di preghiera un giornale
economico e uno di gossip. 13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui
fino al momento fissato..
Canto dell’Alleluia
Spunto di riflessione, opportunità e crisi nella vita di un santo.
S. Ignazio di Loyola è uno dei grandi convertiti che la storia cristiana ricordi. Nato nel 1491, la svolta della sua vita si ha all’età di trent’anni con un gravissimo incidente che per poco non gli costa la vita. Nel maggio del 1521 un esercito francese invase la Navarra e attaccò Pamplona. Ignazio e altri soldati si barricarono dentro una fortezza per respingere l’attacco dei nemici, ma un proiettile lo colpì ad una gamba e gliela spezzò; anche l’altra gamba rimase ferita, ma meno gravemente.
Trasportato nel suo castello di Loyola, chiese ai medici di mettergli a posto le gambe, perché voleva tornare a essere un brillante cavaliere. Dopo varie vicissitudini mediche, con tanto di operazioni, fu costretto ad un lungo periodo di riposo. Non sapendo come trascorrere il tempo, decise di dedicarsi alla lettura di libri di cavalleria, il suo genere preferito.
Tuttavia, nel castello non c’erano libri di questo tipo. Gli portarono due libri con argomenti di tutto altro genere: la Vita di Cristo e la
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Legenda aurea (una raccolta edificante di vite di santi). Rimase particolarmente impressionato dalle vite e dalle penitenze di S. Francesco, S. Domenico e S. Onofrio, e si chiedeva se le cose che avevano fatto loro non potesse compierle anche lui. Sentì ben presto un forte disgusto per la vita passata e decise di andare pellegrino a Gerusalemme.
Per la guida. Se è possibile si può fare un momento di condivisione
usando le domande trovate nel testo di commento al vangelo corrispondente altrimenti si può fare un momento di silenzio, dopodiché si può concludere con il salmo 84 “canto di pellegrinaggio”.
Padre nostro…
Conclusione con un canto
2. Secondo modulo Lc 5,17‐26. Il contenuto della domanda:
cosa chiediamo? 17Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e
maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. 20Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice
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bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». 22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? 23Che cosa è più facile: dire «Ti sono perdonati i tuoi peccati», oppure dire «Àlzati e cammina»? 24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te ‐ disse al paralitico ‐: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. 26Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
a. Approfondimento esegetico
Anche questo brano è attestato da tutti è tre i sinottici. Marco dice esplicitamente che Gesù si trova a Cafarnao (Mc 2,1), Matteo afferma che “giunse nella sua città” (Mt 9,1), e anche qui si può dedurre che sia Cafarnao, Luca invece inizia il suo racconto riferendo la notizia che “un giorno stava insegnando”, senza specificare la località geografica. Da Marco noi sappiamo che Gesù, durante il suo ministero in Galilea, aveva stabilito a Cafarnao la base della sua attività missionaria. Questa scelta si spiega con il fatto che era una città di passaggio lungo una strada molto importante, con una guarnigione romana e gli esattori delle tasse. Gesù, quindi, ha lasciato la città in cui è cresciuto, Nazaret, e si è trasferito dove c’è movimento di persone, dove c’è gente.
Il racconto ci dice poi che sono presenti nella casa dove Gesù sta insegnando, farisei e maestri della Legge venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea, e da Gerusalemme. Sembra quasi un consesso ufficiale nel quale il Rabbi di Nazaret darà un insegnamento particolarmente importante.
Gesù, però, non stava solo insegnando. “La potenza del Signore”, cioè di Dio, gli faceva operare guarigioni. Il potere taumaturgico di Gesù è già noto al lettore perché poco prima Egli ha guarito un
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lebbroso, e a Cafarnao ha curato molti malati imponendo loro le mani.
Per questo alcuni uomini portano un paralitico nel luogo in cui si trova Gesù, ma non riescono a entrare a causa della “folla”, annota l’evangelista. I barellieri non si scoraggiano ed escogitano il modo per metterlo davanti a Lui. Tolgono alcune tegole e lo calano dal tetto ma, a questo punto, non sentono da Gesù le parole che vorrebbero ma: “Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati”. Per l’evangelista questa è la ricompensa per la loro ostinazione: “Vedendo la loro fede”. Quegli uomini hanno voluto a tutti i costi che il paralitico fosse messo davanti a Gesù, certi che Egli avesse il potere di guarirlo. E proprio sul potere di Gesù e sul vero senso della sua missione il lettore è chiamato a riflettere. I farisei e gli scribi (maestri della Legge), menzionati all’inizio del racconto, commentano l’affermazione di Gesù: solo Dio può perdonare i peccati. Si capisce adesso che Gesù ha fatto una cosa molto più grande che restituire la salute a un paralitico: gli ha perdonato i peccati. Ma Gesù ha effettivamente questo potere? Per dimostrarlo Egli guarisce anche fisicamente il paralitico. La restituzione della piena salute, azione esternamente visibile, è una prova del suo potere di perdonare di perdonare i peccati, azione non visibile agli occhi umani. La vita nuova di quell’uomo diventa il simbolo di ciò a cui il perdono dà inizio.
Alla fine del Vangelo Gesù risorto affiderà la missione agli Undici dicendo che nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. È questa, dunque, la missione della Chiesa: annunciare e donare la vita nuova in Cristo. La vera liberazione, proclama la Chiesa, è quella che rende l’uomo capace di amare Dio e i fratelli, e di essa è autore Gesù di Nazaret.
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b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) Il paralitico è stato portato fino alla presenza del Signore Gesù con
tanta difficoltà. Hanno dovuto sfasciare il tetto per calarlo, superare barriere e – immaginiamo! – creare grandi disagi ai presenti che si affollavano attorno a Gesù. Poi, una volta arrivati davanti a Lui, c’è da chiedersi se fossero quelle le parole tanto attese: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Quale domanda il paralitico ha portato a Gesù: il perdono dei peccati o la guarigione? E, soprattutto, cosa avremmo chiesto noi al posto suo?
La guarigione può essere espressione della soluzione tanto sperata ai problemi che ci attanagliano. Per quanto sia comprensibile e giusto, resta il rischio dell’attesa di una risposta magica, come il sogno di una vincita milionaria al lotto, l’inganno trovato ad una legge, il superamento senza sforzo delle nostre limitazioni. Ma Gesù va oltre e tocca la domanda di fondo: il perdono dei peccati, la riconciliazione del cuore, la pace con i nostri limiti, l’esperienza di essere amati da Dio così come siamo.
In effetti, è legittimo chiedere a Dio la guarigione, lottare contro una malattia. Al tempo stesso è un atto di fede che, nonostante l’incomprensibile mistero della sofferenza, si confidi nel suo progetto di amore per noi. Significa fare nostra la preghiera di affidamento di Gesù al Getzemani: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Ritorna, dunque, la questione del contenuto della nostra domanda. Cosa cerco nella mia vita? Quali domande mi solleva la sofferenza che incontro? Quando mi trovo in difficoltà, riesco a superare le mie paralisi interiori e affidarmi al suo amore?
c. Giovani
Gesù in questo episodio ci vuole indicare quale è la cosa più importante per l’uomo, per ciascuno di noi. Al paralitico e a quelli che
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lo accompagnavano, che cercavano la salute, Lui dice che l’uomo ha bisogno primariamente di un’altra salute che è quella del cuore.
Gesù ci dice che il vero male dell’uomo e quindi l’origine di tutti i suoi malesseri, deriva dal peccato, cioè dall’aver tagliato con la fonte della vita e dell’amore, che è Dio.
L’uomo, tagliata la fonte, ha perso anche l’orizzonte della vita e, non vivendo nell’amore di Dio e incapace di amare gli altri, cerca compensazioni in tante cose nelle quali rincorre la felicità e per le quali è disposto a giocarsi tutto, affetti e vita.
Gesù è venuto a ricostruire questa relazione con Dio, attraverso il perdono e la remissione dei peccati e quindi a ridare all’uomo la sua dignità e libertà di persona, la capacità di vivere relazioni di amore con gli altri e ad aprirgli la strada della vera felicità.
Gli interrogativi che derivano da questa parola del Signore riguardano che cosa veramente cerchiamo da Dio: che rimedi le nostre frustrazioni e i nostri malanni e che ci dia quello che noi pensiamo buono per noi, oppure cerchiamo il suo amore, come si manifesta concretamente attraverso i fatti della nostra vita.
Occorre che prendiamo coscienza della realtà del peccato, delle sue conseguenze nella nostra vita, di come la vera sofferenza dell’uomo ha le sue radici nel disordine interiore.
d. Carità e testimonianza
• Questi uomini rappresentano la Chiesa: una fede che non si fa carico dell’altro non è tale. Gesù ha aperto e indicato nella fraternità il cammino al Padre comune. La Chiesa è formata da coloro che avendo ascoltato la sua Parola ed essendone stati guariti, sono in grado di testimoniare oggi tale salvezza a tutti gli uomini.
• L'annuncio del Vangelo è il maggiore servizio che si può fare all'uomo. Non c'è, infatti, bene più grande, in questa vita terrena, che condurre gli uomini a Dio, risvegliare la fede, sollevare l'uomo dall'inerzia e dalla disperazione, dare la speranza che Dio è vicino e
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guida la storia personale e del mondo: questo, in definitiva, è il senso profondo ed ultimo del compito di governare che il Signore ci ha affidato. (Benedetto XVI, Udienza generale del 26 maggio 2010)
• Come ci interessiamo ai bisognosi della nostra comunità territoriale e parrocchiale?
• Quale sussidiarietà e quale solidarietà per le “ nuove povertà” e , in particolare quelle del mondo del lavoro?
• Siamo capaci di offrire, a chi lascia la sua terra, quella fiducia e accoglienza che Gesù aveva offerto al paralitico ?
e. Spunti per attività
Prima proposta: lettura recitata o drammatizzazione
Il testo evangelico può essere letto in modo recitato, facendo leggere le parti di ciascun personaggio a una persona diversa (oltre al narratore, ovviamente), possibilmente dando espressione a quanto si legge in modo da favorire un ascolto partecipato da parte degli uditori. Attenzione a non fare gli attori quando non lo siamo: la lettura non deve essere enfatica, ma realistica. Non deve esaltare capacità del lettore, ma favorire l’ascolto degli uditori!
Il testo può essere anche rappresentato scenicamente: diverse persone mettono in scena gli accadimenti narrati nel brano biblico e danno voce ai personaggi coinvolti, fermandosi a quello che il testo riporta. Attenzione: tecniche ben diverse sono il biblodramma o addirittura lo psicodramma, che attraverso la drammatizzazione attivano il vissuto personale in modo più o meno profondo. Queste sono tecniche da usare con prudenza e competenza, solo da chi ha fatto corsi di preparazione o studi specifici.
Dopo la lettura recitata o la drammatizzazione, si propone un momento di rielaborazione in gruppo. È possibile utilizzare un cartellone sul quale il facilitatore/catechista scrive quanto riportato dai partecipanti, ad esempio (1) le sensazioni provate nel partecipare
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o nell’assistere alla lettura/rappresentazione, (2) quanto compreso della narrazione biblica (3) eventuali riscontri nella loro esperienza personale.
Seconda proposta: il grande cuore!
Si consegnano ai partecipanti dei bigliettini sui quali si propone di scrivere le loro sofferenze più grandi e/o difficoltà; in altri bigliettini si propone di scrivere le relative richieste a Dio. Successivamente si legge il testo biblico, si commenta brevemente, e si discute con loro su cosa è bene chiedere a Dio e perché, infine si riflette sulla risposta di Gesù.
Si invitano i partecipanti ad incollare i bigliettini ricevuti su un grande cuore di cartone (che rappresenta l’Amore di Dio), per riporre in Lui ogni speranza.
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Lc 5,17‐26 parla di guarigione e di remissione dei peccati. In questo caso si propone una liturgia penitenziale e secondo le possibilità anche l’opportunità di potersi confessare.
Il peccato viene considerato come un ostacolo alla giusta risposta all’amore di Dio, il peccato impedisce di realizzare la nostra vocazione e quindi la nostra felicità/libertà. Dopo il saluto iniziale è bene che il sacerdote o altri introduca il momento penitenziale con parole adatte.
Se l’incontro è fatto in chiesa, va bene, altrimenti occorrerebbe una immagine di Gesù o un crocifisso per il momento della consegna del foglietto.
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Titolo della Celebrazione
UOMO, TI SONO PERDONATI I TUOI PECCATI
Canto iniziale
Nel nome del Padre… Canto dell’Alleluja ‐ lettura di Lc 5,17‐26 Per la guida. Traccia di commento al brano per la guida: Almeno
due temi possono essere sottolineati, i peccati come ostacolo alla comprensione e alla realizzazione della propria vocazione (la folla costringe i barellieri a smontare il tetto) e la risposta al Signore come un fatto non semplicemente privato ed individuale (senza i portantini il malato non sarebbe arrivato al cospetto di Gesù).
La parola ci invita a purificare dunque le nostre intenzioni, cos’è che ci spinge verso Gesù, e inoltre ci chiede di fare in questo cammino passi concreti verso il prossimo, non si può rispondere al Signore se non con un tramite, la chiesa.
Pausa di silenzio
Preghiera litanica
Per la guida. La richiesta di perdono litanica può essere fatta intervallando ogni invocazione con “Kyrie Eleison”, oppure con il canone di Taizè “Misericordias Domini” o altro. Sempre secondo le possibilità, sarebbe opportuna un po’ di pausa tra una invocazione e l’altra, a mo’ di esame di coscienza.
• Per tutte le volte in cui i troppi impegni ci hanno impedito, come la “folla”, di incontrare il Signore, …
• Per tutte le volte che non abbiamo chiesto aiuto ad altri e ci siamo chiusi, inutilmente, nelle nostre “paralisi”, …
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• Per tutte quelle volte che non abbiamo fatto nulla per gli altri, ma anzi siamo stati noi ostacolo all’incontro sanante con il Signore, …
• Per tutte quelle volte che il Signore, nel suo modo di fare si è dimostrato, per noi, come una delusione non rispondendo alle nostre richieste, …
• Per tutte quelle volte che il nostro rapporto con il Signore è stato di tipo strumentale, …
• Per tutte quelle volte che il nostro rapporto con il prossimo è misurato solo secondo la schema dell’utilità e del tornaconto, …
• Per tutte quelle volte che abbiamo rimosso i fatti della nostra vita, anche quelli difficili, pensando di vivere meglio, …
• Per tutte quelle volte che, pigramente, abbiamo abbandonato il nostro “lettuccio” come se la vita passata non ci appartenesse o fosse semplicemente da dimenticare, …
Per la guida. Al termine della preghiera litanica i partecipanti, a cui precedentemente è stato consegnato un foglietto possono da una parte dello stesso, scrivere ciò che li “paralizza” nella vita spirituale e dall’altra parte coloro che pensano possano essere i barellieri della loro vita, il foglietto, anonimo, va poi posato davanti ad una croce o altra immagine di fronte alla quale ognuno silenziosamente farà una preghiera al momento della consegna. Se è possibile dopo un momento di pausa e di silenzio, in ginocchio si recita il Confesso, quindi se ci sono sacerdoti, si possono fare le confessioni. La parte seguente può fungere da conclusione alla celebrazione penitenziale, oppure può essere fatta durante le confessioni:
Salmo 77, meditazione sul passato di Israele (BJ) Salmo 131, lo spirito di infanzia (BJ)
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Preghiera dei fedeli
Ripetiamo “ascoltaci Signore”
1. Per la chiesa, tua sposa, donale o Signore la capacità di offrire un vero servizio verso ogni sofferente nello spirito e nel corpo. Noi ti preghiamo.
2. Per le nostre mancanze nella fede, per tutte quelle volte che non abbiamo sperato in te, “aumenta Signore la nostra fede”. Noi ti preghiamo.
3. Per le vocazioni alla vita sacerdotale o consacrata, affinché anche noi, con il nostro esempio con vita e le nostre parole non allontaniamo mai nessuno ma fungiamo da tramite per il Signore. Noi ti preghiamo.
4. Per i giovani e le giovani in ricerca, affinché possano trovare lungo la loro vita persone capaci e generose che diano loro l’opportunità di superare gli ostacoli all’incontro con il Signore. Noi ti preghiamo.
Per la guida. Preghiere spontanee, di richiesta o ringraziamento
Padre nostro
Canto finale
Per la guida. Se c’è un sacerdote si conclude con la benedizione)
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3. Terzo modulo Lc 7,18‐23. Il come: quali attese e desideri
animano le nostre domande?
18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose.
Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
a. Approfondimento esegetico
Il brano si apre con la notizia che Giovanni viene informato dai suoi discepoli “di tutte queste cose”. Dal contesto immediato non capiamo dove si trovi il Battista mentre sappiamo quali siano gli eventi che i suoi discepoli gli riferiscono. Occorre tornare al capitolo 3 per sapere che fine ha fatto il Precursore. L’evangelista Luca, prima di passare a Gesù, ci dice che il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere in prigione Giovanni, perché questi lo rimproverava a causa di Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso (3,19‐20). Matteo, d’altra parte, riferisce che Giovanni è in carcere all’inizio del brano parallelo al nostro (Mt 11,2).
Egli viene a sapere da alcuni del movimento che si era formato attorno a lui in seguito alla sua predicazione, che Gesù sta
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predicando, sta compiendo guarigioni ed è capace di risuscitare i morti. “Tutte queste cose” nell’originale greco è neutro e si riferisce quindi a tutto ciò che Gesù ha fatto da quando è comparso sulla scena pubblica: dal capitolo 4 in poi. Questa sezione, che riferisce del ministero di Gesù in Galilea, si chiude al capitolo 9: in 9,51 comincia il racconto della “salita” di Gesù a Gerusalemme. È molto importante il brano che viene immediatamente prima perché racconta la risurrezione del figlio della vedova di Nain (7,11‐17, episodio che ha solo Luca) e Gesù, nella risposta ai discepoli, dice, tra le altre cose: “i morti risuscitano”.
L’episodio ruota attorno alla domanda “Sei tu colui deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, domanda che viene ripetuta due volte nel testo (in entrambi i casi la formulazione è identica) per far capire al lettore che questo è l’interrogativo che si agita nel cuore del Battista. L’espressione “colui che deve venire” traduce un participio greco che alla lettera suona “il veniente”, e che indica il Messia, l’Atteso delle genti. Il Battista vuole sapere da Gesù se Lui è il Messia.
Come risponde Gesù? Innanzitutto occorre notare che proprio mentre i discepoli di Giovanni rivolgono la sua domanda a Gesù, egli guarisce molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e dona la vista a molti ciechi. La risposta di Gesù non è del tipo: Sì, sono io il Messia, ma contiene il comando di riferire al Battista quello che vedono e sentono: guarigioni, risurrezioni, annuncio della buona notizia ai poveri. Sono allusioni ad alcuni oracoli del profeta Isaia (26,19; 35,5‐6; 42,7; 61,1) e rimandano all’inizio del ministero di Gesù, a Lc 4, 16‐21, quando Egli, nella sinagoga di Nazaret, aveva letto l’oracolo di Is 61,1‐2 e l’aveva commentato così: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Nella sua vicenda, risponde Gesù, si stanno compiendo gli oracoli messianici; in Lui le promesse di liberazione e salvezza si compiono: Gesù è il Messia.
Dai Vangeli sappiamo che Egli non usava questo titolo per parlare di sé e della sua missione (preferiva il titolo Figlio dell’uomo) perché
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poteva essere frainteso: Gesù Messia politico che ristabilisce il regno d’Israele. Ma il Figlio dell’uomo non era venuto per instaurare un regno politico ma perché il Regno di Dio conquistasse il cuore degli uomini. A Gesù interessava che gli uomini accogliessero la buona notizia perché solo così si ha la vera trasformazione del mondo. Il cambiamento che vuole Dio è il cambiamento del cuore. Come si dice spesso: se cambio io il mondo comincia a cambiare.
A causa dell’idea di trasformazione del mondo il Battista stava dubitando della messianicità di Gesù. Leggendo Lc 3,17 si capisce che Giovanni pensava che il Messia avrebbe purificato il mondo dal male al suo avvento. Con una sorta di colpo di spugna il Messia avrebbe tolto tutto il male dal mondo. Ci sarebbe finalmente stato un mondo giusto: il Battista non pensava necessariamente a un regno politico, sicuramente immaginava un mondo (il Regno di Dio) senza tracce di ingiustizia.
Ora, lui è in carcere, i peccatori sono ancora all’opera, e con essi l’ingiustizia: perché Gesù tergiversa? È proprio Lui il Messia? Gesù ha scelto un’altra strada per purificare il mondo: la solidarietà con i peccatori. Gesù condividerà con essi la conseguenza del peccato, la morte; il suo amore totale susciterà la conversione dei cuori, il cambiamento del mondo lento ma reale. Ma la strada scelta da Gesù resterà sempre difficile da accettare perché esige il dono totale di sé: “ E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) Nel brano precedente ci siamo concentrati sul contenuto delle
nostre domande, ora ci interroghiamo sulle attese e i desideri che le animano. In altre parole, con il paralitico abbiamo visto che Gesù ci libera dal nostro male più profondo, ora con Giovanni il Battista vediamo come ci libera.
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Giovanni nella situazione critica della prigionia non capiva più come il Cristo avrebbe liberato lui e tutto Israele, così manda i suoi discepoli a chiederglielo. Gesù risponde evidenziando che sta instaurando il Regno dei Cieli (i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, …), ma lo fa in modo chiaramente diverso da come Giovanni se lo aspettava. Forse lui si aspettava una liberazione politica, una rivolta civile o qualcos’altro che però non arrivava!
Anche noi possiamo vivere le stesse difficoltà del Battista. Dalla vita, morte e resurrezione di Gesù cogliamo che Lui ci libera in modo diverso da come noi ce lo aspetteremmo. Lui si offre per noi in una scelta di donazione amorevole di sé. Vince l’odio facendosi servo amorevole. Risponde al male con il bene!
Diventa importante allora interrogarci. Cosa mi aspetto dalla vita? E cosa mi aspetto da Dio? Sono pronto come il Battista ad accettare che Gesù deluda le mie aspettative per aprirmene di nuove? Alla luce di Cristo, come vivo concretamente la mia fede?
c. Giovani
Come il Battista anche noi ci troviamo di fronte al Gesù dei Vangeli che si unisce ai peccatori, li perdona, che si china sulle sofferenze dell’umanità e le allevia, che non si mette contro le ingiustizie, non fa la rivoluzione, che si fa solidale con l’umanità oppressa dall’ingiustizia e che è pronto a pagare per l’ingiustizia assumendola su di sé fino alla morte. E’ un Gesù che ci disorienta, che mette in crisi le nostre visioni sulla vita, sulla giustizia, su ciò che è bene.
Ora il Battista ci insegna il modo di affrontare queste nostre crisi, egli non si fa sopraffare dai dubbi, dalle delusioni ma si vuole verificare con Gesù stesso. Noi spesso nella nostra ricerca della verità ci facciamo condurre da un forte inganno, in realtà cerchiamo non la verità ma chi asseconda le nostre attese.
Occorre che verifichiamo le nostre vere intenzioni. Gesù al Battista non dà una risposta diretta ma gli presenta, attraverso il suo operato,
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il richiamo alla parola di Dio. Noi dobbiamo interrogarci quale attenzione abbiamo alla parola di Dio, come ci lasciamo interrogare da essa, come ci facciamo mettere in discussione. Allora capiamo che non dobbiamo cercare qualcuno che ci accontenti ma che nella concretezza della vita, lì dove il Signore ci vuole, con gli strumenti che Lui ha scelto possiamo trovare il senso di quello che viviamo, il senso di come Lui si sta manifestando a noi e al mondo.
d. Carità e testimonianza
La storia di Gesù che cura e fa grazia è la realizzazione della promessa. Come può essere Messia se non ci risolve i problemi? Noi attendevamo un Messia che prendesse in mano il potere ed eliminasse ogni male. Ma Gesù elimina il male portandolo su di sé e facendolo diventare luogo di salvezza.
• L’azione pratica resta insufficiente se in essa non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo. L’intima partecipazione personale al bisogno e alla sofferenza dell’altro diventa così un partecipargli me stesso: perché il dono non umilii l’altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio ma me stesso, devo essere presente nel don come persona (Deus Caritas Est, 34).
• La condivisione è il fondamento spirituale e operativo del nostro agire “per”?
• Come possiamo vivere una gratuità quotidiana? • Come imparare a vivere di piccoli ma necessari gesti concreti?
• Sono pronto a farmi portavoce della mia fede alle persone che vengono da lontano, anche attraverso gesti fraterni di carità verso le loro necessità e a sostenerle nel loro cammino di fede?
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e. Spunti per attività catechetiche
Attività: Statue in movimento
Dividere i partecipanti a coppie. A turno bendare un membro della coppia e invitare l’altro a “muovere” il primo come desidera, come fosse una statua. La “statua” è invitata a eseguire senza opporre resistenza, ma ascoltando se stessa nella situazione. Dopo qualche minuto si invertono i ruoli. Al termine dell’esercizio si chiede ai partecipanti un feed‐back su cosa hanno provato, su quali erano le loro attese ed i loro desideri rispetto al proprio “scultore”.
Successivamente occorre legare l’attività al testo biblico attraverso osservazioni e domande, tra cui le seguenti:
‐ Come hai vissuto l’essere statua/scultore? ‐ Nella tua vita ti senti più statua o scultore? ‐ Quali sono le tue aspettative per il futuro? ‐ Chi/cosa è Dio per te? Lo senti come uno scultore o come un
“burattinaio”? Lo tratti come se fossi tu lo scultore? Magari come se fosse un burattino nelle tue mani?
‐ Cosa ti aspetti da lui?
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. Si tratta di uno schema di adorazione eucaristica. Il tema viene ripreso dal vangelo proposto in questa tappa del percorso. Di fronte alla questione delle vocazioni saremmo tutti tentati di affrontare la questione solo secondo l’atteggiamento del fare, dell’organizzare… Gesù ci invita a pregare confidando il Lui (cfr. Lc 10,2) e non scandalizzandoci dei suoi metodi per noi incomprensibili. In questo appuntamento si richiede la presenza di un sacerdote o un diacono.
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Titolo della Celebrazione
E BEATO COLUI CHE NON SI SCANDALIZZA DI ME
Canto introduttivo
Nel nome del Padre…. C. Fratelli e sorelle ci prepariamo a questo momento di adorazione
benedicendo il Signore per ogni cosa, così come fecero i tre giovani gettati nella fornace ardente.
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto il tuo nome glorioso e santo, degno di lode e di gloria nei secoli. 53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso, degno di lode e di gloria nei secoli. 54Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, degno di lode e di gloria nei secoli. 55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui
cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli. 56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli. 57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 58Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 59Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
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62Benedite, sole e luna, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 63Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 64Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 65Benedite, o venti tutti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 66Benedite, fuoco e calore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 67Benedite, freddo e caldo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 68Benedite, rugiada e brina, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 69Benedite, gelo e freddo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 71Benedite, notti e giorni, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 72Benedite, luce e tenebre, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 73Benedite, folgori e nubi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 74Benedica la terra il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli. 75Benedite, monti e colline, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 76Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 77Benedite, sorgenti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
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78Benedite, mari e fiumi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 79Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 82Benedite, figli dell'uomo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 83Benedite, figli d'Israele, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 85Benedite, servi del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 87Benedite, santi e umili di cuore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli, perché ci ha liberati dagl'inferi, e salvati dalla mano della morte, ci ha liberati dalla fiamma ardente, ci ha liberati dal fuoco. 89Lodate il Signore, perché egli è buono, perché il suo amore è per sempre. 90Benedite, voi tutti che temete il Signore, il Dio degli dèi, lodatelo e celebratelo, perché il suo amore è per sempre"
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Per la guida. Due persone apparecchiano l’altare che fino a quel momento era completamente spoglio senza tovaglie, fiori ecc. Viene dunque preparato e alla fine viene posto il Santissimo per l’adorazione, nel frattempo viene eseguito un canto adatto.
Momento di silenzio (almeno 5 minuti) Dal vangelo secondo Marco 13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi
andarono da lui. 14Ne costituì Dodici ‐ che chiamò apostoli ‐, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici.
Momento di silenzio (almeno 5 minuti) Per la guida. A questo punto, dopo un canto di adorazione si può
leggere il vangelo di Lc 7,18‐23 con il commento e le domande corrispondenti ma senza condivisione o altro
Adorazione personale Per la guida. Davanti all’Eucarestia viene messo un piccolo
braciere con carbone acceso, ognuno si alza per mettere qualche grano di incenso e gli viene consegnato un piccolo foglio dove è scritto “e beato chi non si scandalizza di me”. Nel frattempo vengono eseguiti dei canti o vengono letti dei salmi es. salmo 148, Lode cosmica (BJ) oppure la seguente preghiera.
Preghiera di don Primo Mazzolari
Sono il fratello di tutti, il fratello che ha bisogno di tutti, che tende la mano a tutti. Come potrà starci tutto questo mondo, che si àncori all'Eterno fatto pane, nel cuore di un pover'uomo? E tu che cosa mi domandi,
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o Signore? Tu mi dici: "Lasciati amare"! Tu non mi domandi di più. Non mi domandi se ti voglio bene. Basta che io mi lasci amare dall'Amore, perché anch'io sono un lontano.
A piacimento possono essere inserite preghiere spontanee Padre nostro Benedizione
4. Quarto modulo Lc 12,13‐21. Il destinatario: a chi rivolgiamo
le nostre domande?
13Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così, disse: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!». 20Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti
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sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
a. Approfondimento esegetico
Nella sezione del viaggio di Gesù e dei discepoli a Gerusalemme (9,51‐19,27) troviamo la gran parte del materiale specifico di Luca, quei racconti, cioè, che non sono riferiti né da Marco né da Matteo. È la cosiddetta grande inserzione lucana (9,51‐18,14) nella quale trovano posto, fra le altre, le magnifiche parabole del buon samaritano (cap. 10) e del figliol prodigo (cap. 15).
Anche il nostro brano è specifico del Vangelo di Luca. Esso si compone di due parti: la domanda rivolta da uno della folla a Gesù e la risposta, o meglio, la non risposta di Gesù; la parabola del ricco stolto, con il commento finale dello stesso Gesù.
Un tale (in greco abbiamo un pronome indefinito) della folla irrompe sulla scena e interrompe il discorso di Gesù, che ha parlato della testimonianza che i discepoli devono rendere con coraggio e fiducia. Vuole coinvolgerlo in una questione di eredità. Non deve sorprendere il fatto che Gesù sia interpellato su un caso legale riguardante la divisione di un’eredità, visto che è considerato un maestro (il tale si rivolge a Lui chiamandolo “Maestro”) Egli appartiene a una categoria che si occupa non solo di questioni religiose ma anche civili. Gesù, però, rifiuta questo ruolo (v. 14); la questione dei beni si pone per Lui in un’altra prospettiva: come rinuncia a ogni cupidigia (v. 15) e condivisione con gli altri (vv. 33‐34) in uno spirito di amore.
Il termine greco tradotto con cupidigia indica un desiderio smodato di possedere, che si traduce nel comportamento di chi accumula beni e non li condivide con gli altri. Gesù sa che questo dipende dalla convinzione palesemente erronea eppure sempre in grado di farsi spazio nel cuore dell’uomo, che accumulare beni significa allungare la propria vita.
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Così il Maestro racconta una parabola che è un esempio evidente di quanto questo calcolo sia sciocco. “Stolto”, infatti, viene chiamato il protagonista della breve parabola. È un uomo ricco che si ritrova un raccolto abbondante perché la sua campagna è stata particolarmente generosa (v. 16). Deve decidere cosa fare con questi “raccolti”. Viene descritto il suo ragionamento: realizzare magazzini più grandi dove raccogliere tutti i suoi beni e avere così una vita comoda e beata per molti anni. Ha escluso Dio e il prossimo dalla sua vita (si noti quante volte nei vv. 17‐19 si usa il pronome “mio”); ha fatto male i conti, non ha contemplato la possibilità di morire improvvisamente. Invece Dio “richiede” la sua vita: il verbo greco, che letteralmente significa “chiedere indietro”, suggerisce che bisogna rendere conto a Dio di quello che si è fatto, in questo caso di come si sono usati beni.
Gesù, nel commento finale (v.21), passa dall’esempio della parabola a un’affermazione di carattere universale. Si troverà a mal partito davanti a Dio chi (chiunque) non si sarà arricchito davanti a Dio ma avrà accumulato ricchezze solo per sé. Si noti l’opposizione tra le espressioni “accumulare ricchezze” e “arricchirsi presso Dio”. La seconda è da intendersi come “procurarsi le opere buone” con la condivisione dei beni.
È chiaro che la capacità di condividere i beni dipende sostanzialmente dalla fiducia in Dio. A questo riguardo è molto importante considerare il contesto del nostro brano. In precedenza Gesù ha parlato della fiducia che il discepolo deve avere nell’offrire la testimonianza. Egli non deve avere paura: anche i capelli del suo capo sono contati. Tutto è nelle mani del Padre, anche, e soprattutto, la vita del discepolo di Gesù (Lc12,1‐11).
L’interruzione del tale della folla permette a Gesù di allargare la sua lezione sulla fiducia in Dio come radice di serenità e di gioia (Lc 12,22‐34). Il discepolo sa che Dio è Padre e provvede a tutte le sue creature. Questo allontana da lui l’ansia per il domani, per il
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mangiare, per il vestire, e lo rende capace di condividere i suoi beni, certo che ci sono dei beni che permangono oltre la morte.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) Insieme a questo uomo della folla vogliamo ora riflettere sul
destinatario delle nostre domande: a chi le rivolgiamo? L’uomo del brano pensa di dover rispondere lui stesso alla sua
domanda di sicurezza e stabilità, infatti è alquanto manipolativo verso Gesù (Maestro, di' a mio fratello…). Lui crede di sapere già tutto e vuole mettere le sue parole sulla bocca di Gesù. Cerca la sua risposta nell’ammassare i beni, ignorando che la sua vita non dipende da quanto possiede, ma piuttosto da Dio. Infatti, nell’espressione “questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita” il verbo è al passivo che viene chiamato passivo divino, perché è Dio stesso che compie l’azione: la vita dipende da Dio!
L’anonimo uomo della folla così preoccupato a fare da solo, non si accorge che è Dio stesso la sua vera ricchezza! Anche noi tante volte preghiamo in chiesa e poi, fuori, litighiamo con il vicino per questioni di confine o con i nostri fratelli per questioni di eredità. Certo non basta frequentare la chiesa per essere esenti da errori, ma spesso come quell’uomo noi confidiamo più nelle nostre forze che in Dio.
Occorre allora chiederci: a chi rivolgo le mie domande? In cosa ripongo le mie speranze? Vivo il denaro come strumento per fare il bene o come fine per cercare la mia sicurezza? Affido a Dio le mie necessità e i miei dubbi?
c. Giovani
I due fratelli pongono l’eredità e il denaro sopra a tutto, sopra il fratello; uno preferisce i soldi all’amore del fratello, l’altro preferisce i soldi all’onore del fratello, tanto che lo accusa davanti a Gesù e a tutti.
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Il ricco della parabola pensa che la sua dignità derivi dalla roba che possiede e quando gli viene chiesto conto della vita si trova a mani vuote.
I tre personaggi si sono schiavizzati ai beni, vivono cercando in essi il senso della vita e perdono le cose più importanti, l’amore fraterno e la cura dell’anima.
Come loro anche noi chiediamo a Dio di far andare bene le cose, come pare a noi, ma Dio ci dà tutto quello ciò che ci serve perché noi ci decidiamo a vivere dignitosamente e solidarmente.
Questa parola ci aiuta ad interrogarci di fronte al Dio dell’amore che si è manifestato in Gesù Cristo, come noi tradiamo l’amore verso noi stessi, gli altri e anche verso Dio quando poniamo la nostra felicità nel possedere le cose non nell’essere, essere figli ed essere fratelli.
A Dio Gesù ci fa chiedere di sperimentare e vivere l’amore anche a costo di giocarci le cose.
d. Carità e testimonianza
• Questo giusto modo di servire rende l'operatore umile. Egli non assume una posizione di superiorità di fronte all'altro, per quanto misera possa essere sul momento la sua situazione. Cristo ha preso l'ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta. Chi è in condizione di aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui; non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare. Questo compito è grazia. Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono. A volte l'eccesso del bisogno e i limiti del proprio operare potranno esporlo alla tentazione dello scoraggiamento. Ma proprio allora gli sarà d'aiuto il sapere che, in definitiva, egli non è che uno strumento nelle
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mani del Signore; si libererà così dalla presunzione di dover realizzare, in prima persona e da solo, il necessario miglioramento del mondo. In umiltà farà quello che gli è possibile fare e in umiltà affiderà il resto al Signore. È Dio che governa il mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Fare, però, quanto ci è possibile con la forza di cui disponiamo, questo è il compito che mantiene il buon servo di Gesù Cristo sempre in movimento: « L'amore del Cristo ci spinge » (2 Cor 5, 14).
• Riusciamo ad affidarci e ad affidare le situazioni che incontriamo?
• Come le nostre scelte di servizio e di prossimità si conciliano nelle catechesi e nella liturgia?
e. Spunti per attività catechetiche
Prima proposta (per i più giovani): Il mio oggetto
più caro
Invitare i partecipanti a portare un oggetto a loro molto caro, importante. Durante l’incontro, leggere il testo e successivamente invitare i partecipanti a depositare il loro “bene” in un sacco nero. Fingere di voler portare via il sacco con i “beni” a cui rinunciare in coerenza con il vangelo. Registrare le loro sensazioni e risposte. Successivamente riconsegnare l’oggetto ma fingere di sbagliare restituendo oggetti sbagliati e cogliere la loro reazione, che probabilmente sarà un po’ risentita. Farli poi riflettere sulla loro reazione spontanea che ha eventualmente tradito un attaccamento smisurato all’oggetto.
Seconda proposta (per i più adulti): Cartellone Scrivere su una lavagna o un cartellone alcuni problemi che vive
l’uomo moderno e che toccano il vissuto dei partecipanti; ad es.: Solitudine, che fare? Incomprensione? Non si trova lavoro? Ecc.
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Stimolare i partecipanti a trovare risposte risolutive alle domande proposte. Leggere il testo biblico e collegare quanto espresso precedentemente al significato del testo. Per stimolare si propongono alcune domande:
‐ Quali sono gli oggetti o i soggetti delle proprie attenzioni? ‐ In chi o che cosa si ripongono le proprie speranze di felicità? ‐ Quali sono le “autentiche” domande “del cuore”? ‐ Come ci risponderebbe oggi Gesù alle domande di sopra?
f. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per la guida. All’uomo che tutto organizza e programma, che a volte si sente nella possibilità di fare tutto senza ostacoli o limiti, che crede chiudendosi in sé di essere libero da ogni condizionamento ritrovandosi così inutilmente vuoto, proponiamo la semplice preghiera del rosario. Una preghiera umile, ripetitiva ma forte della sua confidenza e fiducia nell’amore di Dio.
Il Rosario è una preghiera fondamentalmente vocazionale perché fa passare in rassegna alcuni momenti forti di Gesù e Maria. Ogni chiamata comporta esperienze di gioia, di luce, di dolore, di gloria, per questo motivo i misteri di questo rosario sono un po’ particolari, ripresi dai quattro schemi in uso.
Il rosario può essere preceduto dal vangelo Lc 12,13‐21 del libretto con annessa spiegazione.
Titolo della Celebrazione
LA SUA VITA NON DIPENDE DA CIÒ CHE POSSIEDE
Nel nome del Padre… (Padre, Ave, Gloria) NEL MISTERO GAUDIOSO DELL’ANNUNCIAZIONE, Maria è
chiamata a diventare la Madre del Figlio di Dio che il Padre ha
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mandato a farsi uomo per noi e come noi. "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te".
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. (Lc 1,28‐31)
NEL MISTERO GAUDIOSO DELLA PRESENZA DI GESU’ NEL TEMPIO,
contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori, che ascolta e interroga.
46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". (Lc 2,46‐49)
NEL MISTERO LUMINOSO DELL’ISTITUZIONE DELL’EUCARISTIA,
contempliamo l’istituzione dell’Eucaristia e similmente del ministero ordinato.
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. (1 Cor 11,23‐26)
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NEL MISTERO DOLOROSO DELLA SALITA AL CALVARIO, contempliamo il viaggio di Gesù, carico della croce di tutta l’umanità, al Calvario.
31Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. (Mt 27, 31‐32)
NEL MISTERO GLORIOSO DELL’ASCENSIONE, contempliamo
l’ascensione di Gesù al cielo e l’inizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e dei cristiani.
9(Gesù) fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". (At 1,9‐11)
Dopo le litanie il rosario può essere concluso con la preghiera per le vocazioni e il testo successivo.
Preghiera Beata sei tu, Maria Vergine dal cuore infinito. Intuisci con affetto di Madre le segrete attese di ogni persona, che cerca il senso autentico della propria Chiamata. Incoraggia con cuore di Madre il profondo desiderio di ogni vita, che sa farsi dono e servizio nella Chiesa. Donaci la tua mano dolce,
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quando la strada delle scelte si fa ardua e faticosa. Donaci la tua fede trasparente, quando il nostro cuore è dubbioso ed inquieto. Donaci la tua preghiera fiduciosa per capire, per partire, per servire. Vergine Madre, semplice nel cuore. Vergine Sorella, sostegno nel cammino. Vergine Amica, infinito Sì all’Amore. Intercedi per noi sante Vocazioni, dono gioioso della Carità di Dio. Amen
Da “Le vocazioni dono della carità di Dio”, messaggio per la 49 giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di papa Benedetto XVI.
Lettura conclusiva La verità profonda della nostra esistenza è, dunque, racchiusa in
questo sorprendente mistero: ogni creatura, in particolare ogni persona umana, è frutto di un pensiero e di un atto di amore di Dio, amore immenso, fedele, eterno (cfr Ger 31,3). La scoperta di questa realtà è ciò che cambia veramente la nostra vita nel profondo. In una celebre pagina delle Confessioni, sant’Agostino esprime con grande intensità la sua scoperta di Dio somma bellezza e sommo amore, un Dio che gli era stato sempre vicino, ma al quale finalmente apriva la mente e il cuore per essere trasformato:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì,
perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero
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con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (“Le confessioni”, X, 27.38)
CONTRIBUTO per L’ANIMAZIONE LITURGICA DOMENICALE e FESTIVA
XXVIII domenica del T.O./b (14 ottobre)
Idea guida: LA VERA SAPIENZA È NEL “VENDERE” LE COSE DI QUESTO MONDO PER “ACQUISTARE” IL REGNO DEI CIELI.
Intenzione: Signore, come l’uomo del Vangelo, siamo a chiederti cosa fare per avere la vita eterna; concedici in dono lo spirito di sapienza che viene da Te affinché, guidati dalla tua Parola viva ed efficace, possiamo gioire per sempre, sazi del tuo amore.
XXIX domenica del T.O./b (21 ottobre)
Idea guida: SALVATI DALL’AMORE, VIVIAMO NELLA SPERANZA DI ACCOSTARCI AL TRONO DELLA GRAZIA.
Intenzione: Signore, concedici di comprendere come per “sedere accanto a Te, nella gloria” dobbiamo necessariamente “bere il tuo calice” e, partecipando al tuo sacrificio di riparazione, riceveremo misericordia e troveremo grazia per essere aiutati nel momento opportuno.
XXX domenica del T.O./b (28 ottobre) Idea guida: GUARITI DALLE NOSTRE INFERMITÀ, CAMBIAMO IL
NOSTRO PIANTO IN ESULTANZA.
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Intenzione: Mendici a causa delle nostre cecità che di impediscono di vedere le grandi cose che hai fatto per noi, a Te ci rivolgiamo, o Signore, come Bartimèo, e gridiamo: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi”; concedici la consolazione di abbeverarci al fiume d’acqua viva del tuo amore che si manifesta nella compassione per noi che siamo nell’ignoranza e nell’errore.
Solennità di Tutti i Santi (01 novembre ‐ giornata
della Santificazione Universale)
Idea guida: LA BEATITUDINE DI ESSERE UNA MOLTITUDINE IMMENSA CHE VEDRÀ DIO COSÌ COME EGLI È.
Intenzione: Come generazione che cerca il tuo volto, o Signore, ti chiediamo di ricordarci che per essere veramente beati, dobbiamo lavare le nostre vesti nel sangue dell’Agnello passando nella tribolazione della povertà in spirito, del pianto, della mitezza, della fame e sete di giustizia, e così, vedendoti, saremo chiamati tuoi figli, esultanti per beneficiare della grande ricompensa nel tuo Regno di santità.
XXXI domenica del T.O./b (04 novembre)
Idea guida: IN “ASCOLTO” DELL’AMORE DI DIO PER “RI‐AMARLO” NEI FRATELLI.
Intenzione: Concedici, o Signore, di saper essere non solo ascoltatori ma anche testimoni di quell’amore che viene da Te ed a Te ritorna nella persona dei nostri fratelli, affinché possiamo essere felici, nella “terra dove scorre latte e miele” e beneficiare del tuo sacerdozio che, al pari del tuo amore, è per sempre.
XXXII domenica del T.O./b (11 novembre)
Idea guida: CONVOCATI NEL “SANTUARIO” PER OFFRIRE NON IL NOSTRO TANTO MA IL NOSTRO TUTTO.
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Intenzione: O Signore, che rendi giustizia agli oppressi, liberi i prigionieri, ridoni la vista ai ciechi, rialzi chi è caduto, sostieni l’orfano e la vedova, accogli il nostro essere “piccola cosa, senza né forza né voce”e gradisci, nel poco che possiamo donarti, tutta la nostra disponibilità ad offrire noi stessi, nella certezza che mai si esaurirà il tuo amore per noi e con l’impegno a non diminuire la lode della nostra anima per la ricchezza dei doni con cui ci arricchisci.
XXXIII domenica del T.O./b (18 novembre)
Idea guida: QUANDO SARANNO PASSATI CIELI E TERRA I SAGGI RISPLENDERANNO NEL FIRMAMENTO.
Intenzione: O Signore, siamo esperti nel riconoscere ciò che accade “fuori di noi”, ti chiediamo “occhi attenti” che “vedano” il germogliare dei tempi nuovi, cuori gioiosi e anime esultanti perché, quando tu solo sai, possiamo risvegliarci e godere in eterno della “vita vera”.
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re
dell’Universo/b (25 novembre)
Idea guida: RE E SACERDOTI CON COLUI IL CUI REGNO … “NON È DI QUAGGIÙ”.
Intenzione: O Signore, che rivesti di splendore noi fragili creature, donaci la consapevolezza che, essendo rinati nel Battesimo, siamo divenuti testimoni fedeli di Colui che ci ama, Sacerdoti per santificare la vita quotidiana, Profeti per dare testimonianza alla verità, Re per non essere mai schiavi di questo mondo e così contribuire alla costruzione di un Regno che non è di quaggiù.
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EXCURSUS a cura dell’UFFICIO
di PASTORALE della CULTURA
A 50 anni dal Concilio Vaticano II, nella post‐modernità, considerazioni e proposte
La promulgazione dell'anno della Fede da parte di Benedetto XVI ci offre l'occasione di rileggere e ripensare il Concilio Vat. II cinquant'anni dopo nella post modernità, di fronte alle attuali sfide del mondo contemporaneo estremamente complesso e in continua rapidissima evoluzione.
Sono ancora significativi e validi gli stimoli , gli orientamenti , le
direttive conciliari nella situazione attuale così cangiante, “liquida”, (Bauman), cosi refrattaria a rispondere agli interrogativi ultimi dell' uomo?
E ancora: il concilio va interpretato secondo un' ermeneutica della
rottura o un' ermeneutica della continuità cioè della riforma o dell'innovazione? È stata raccolta e sviluppata la linea dell'innovazione oppure è stata “tradita” perchè una parte del clero e dei fedeli si è ritratta e ha guardato con nostalgia ad alcune forme di tradizionalismo limitandone il vigore riformatore?
Vi offriamo una cronologia degli avvenimenti salienti che cercano
di rispondere a questi interrogativi e a muoverne degli altri cercando di cogliere le connessioni, lo sviluppo del pensiero magisteriale della chiesa.
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CRONOLOGIA DEGLI EVENTI 1962 Aperture del Concilio Vat II 1967 Anno della Fede 1970 Pubblicazione del rinnovamento della catechesi: Documento
di Base PIANO PASTORALE ANNI '70: Evangelizzazione e Sacramenti 1975 Esortazione apostolica : Evangeli nuntiandi 1976 Convegno nazionale di Roma: Evangelizzazione e
promozione umana 1979 Redemptor Hominis 1980 Dives in misericordia PIANO PASTORALE ANNI '80 : Comunione e Comunità 1981 Laborem exercens 1983 Giubileo della redenzione 1986 Convegno nazionale di Loreto: Riconciliazione cristiana e
comunità degli uomini 1987 Sollicitudo rei socialis 1990 Redemptoris missio PIANO PASTORALE ANNI '90. Evangelizzazione e testimonianza della carità 1991 Centesimus annus 1992 Promulgazione del catechismo della chiesa cattolica 1994 Tertio millennio Adveniente 1995 Convegno Nazionale di Palermo : Il Vangelo della carità per
una nuova società in Italia
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1998 Fidei et Ratio 1998 Incarnationis Mysterium 2000 Grande Giubileo PIANO PASTORALE 2000‐10. Comunicare il vangelo in un mondo che cambia 2001 Novo Millennio Ineunte 2005 Devs Caritas est 2006 Convegno nazionale di Verona: testimoni di Gesù risorto,
speranza del mondo 2007 Spe salvi 2009 Caritas in veritate PIANO PASTORALE 2010‐20: Educare alla vita buona del Vangelo Dovendo scegliere in estrema sintesi una parola chiave, un cifra, un
codice del Concilio e del post Concilio che colleghi il tutto, sceglieremo il termine RIEVANGELIZZAZIONE che ricomprende al suo interno le parole: misericordia ecclesialità di comunione, cura dell'uomo , teocentrismo e antropocentrismo nella loro reciprocità, etc.
I quattro convegni nazionali di Roma Loreto Palermo e Verona
relativi ai piani pastorali degli anno 70, 80, 90, 2000, la promulgazione del catechismo della chiesa cattolica, il grande giubileo del terzo millennio, sono momenti in cui la chiesa ha dovuto ulteriormente fare i conti con:
1. L'inesorabile scristianizzazione dell'Europa e dell'Italia; 2. La problematicità del rapporto fede‐cultura (letteratura, arte,
teatro, cinema e varie forme nuove di linguaggio); fede‐ragione (filosofia, nuove concezioni dell'uomo, della natura umana); fede‐storia (politica, economia e finanza “di stretta attualità”),
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fede‐scienza (nuova fisica, nuove matematiche, biologia, ingegneria genetica, neuroscienze, intelligenza artificiale, etc);
3. Il diffondersi del relativismo (pensiero debole, nichilismo, cultura del frammento e della emozionalità, crisi di vita);
4. L'incontro sempre più stringente con le altre religioni e culture extra europee (new age, ambigue forme di misticismo e spiritualità, magia, proliferazione delle sette, confusi riferimenti agli extra terrestri,);
5. Emergenze educative, disagio giovanile , mancanza di senso; 6. Promozione della giustizia (in riferimento alle encicliche che
riguardano la dottrina sociale della Chiesa); 7. Contraddizioni interne dovute a mancanze di ceosione e
omogeneità per le stridenti posizioni dottrinali1 ma anche per scelte nell'azione pastorale improvvisate ed ispirate a modelli improbabili e comunque non approvati dalla disciplina ecclesiastica sopratutto nell'ambito liturgico e catechistico con conseguente confusione per i fedeli;
8. Con vere e proprie forme di controtestimonianza (ad es. a livello di collusione con i poteri forti).
Le interviste che seguono sono state fatte ad alcuni dei
partecipanti che hanno “fatto” i convegni sono tratte da: Cultura e pastorale del terzo millennio (anza‐ gaeta)
Quale filo conduttore lei individua fra i tre documenti pastorali per
i decenni '70, '80, '90 e 2000 e quale legame fra i quattro relativi convegni ecclesiali?
SORGE: “La logica emerge con chiarezza alla luce del concilio. Il
Vaticano II aveva posto accenti così originali con la vita della chiesa in rapporto con il mondo, che era necessario ripartire da una nuova
1Teologia o cristologia? Cristologia o soteriologia? Etc.
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evangelizzazione. Quindi si è cominciato, nel primo decennio, con evidenziare la necessità di una revisione dei sacramenti e della catechesi, richiamando la priorità di Cristo e della parola che trasforma e che fa maturare la vita della Chiesa, diventando poi specchio e luce per l'umanità. Dopo questo cammino, era necessario che la Chiesa compisse un esame di coscienza, per cui il secondo decennio è stato impostato sulla riflessione riguardo al modo nel quale superare le divisioni, imparando ad essere uniti nella pluralità e nella diversità dei carismi. Maturato questo, siamo giunti allo sguardo ad extra cioè, al come portare la luce del Vangelo attraverso una Chiesa credibile ad un Paese che ne ha bisogno. I relativi convegni li vedo come tre momenti della verifica di un cammino post‐conciliare. Veniamo da una visione disincarnata dell'impegno cristiano e perciò la prima grande tappa di Roma fu di capire che il sale del Vangelo deve dare sapore alla Terra, non restare chiuso nelle saliere. La fede deve diventare storia e la promozione umana è parte integrale dell'evangelizzazione. Per realizzare ciò, l'impegno della Chiesa a Loreto fu di comprendere che conservando la metafora evangelica bisognava innanzitutto preoccuparsi di mantenere il sapore del sale: infatti, come potrebbe una comunità ecclesiale disunita essere segno credibile dell'unità del genere umano? Il terzo passo, infine, compiuto a Palermo ha voluto affrontare i problemi nuovi per dare sapore evangelico alla Terra italiana; è nato qui il proposito di elaborare una proposta culturale cristianamente orientata, per costruire insieme la nuova società.”
FORTE: “I progetti pastorali della Chiesa italiana sono nati dal
bisogno di corrispondere ai mutamenti in atto attraverso una nuova proposta del Vangelo come inculturazione del saggio cristiano in ciò che stava avvenendo. Negli anni '70 la grande urgenza era quella di coniugare il Vangelo e la storia, l'evangelizzazione e la promozione umana perché la fine dello stato di cristianità aveva indotto una
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nuova complessità e un nuovo pluralismo di agenzie, anche culturali ed etiche rispetto alle quali l'unica proposta convincente da parte della Chiesa poteva essere quella di coscientizzare la fede evangelizzando. Negli anni '80 la grande sfida è stata poi quella di proporre una sorta di modello di comunione possibile di fronte alla frammentazione, e questo non soltanto come proposta ai non credenti o ai lontani, ma anzitutto all'interno della stessa comunità ecclesiale, dove forti erano in quegli anni le tensioni fra anime, come si diceva, e componenti diverse. Il problema di quest'ultimo decennio è diventato invece quello di offrire un'anima alla società complessa, raccogliendo maggiormente la sfida dell'attualità. Il filo conduttore fra i due Convegni mi sembra dunque il riferimento ai contesti: in fondo sono tre modi di dire l'unica parola del Vangelo e a tre momenti della storia della Chiesa e del Paese che, pur essendo connessi, sono fra loro profondamente diversi.”
CODA: “Il filo conduttore dei tre documenti pastorali è il tema
dell'evangelizzazione. Partendo dal principale messaggio conciliare – l'accostamento alla sorgente sempre nuova del Vangelo per riproporlo in modo aggiornato alla storia di oggi – il primo decennio ha rappresentato un passo importante perchè ha fatto riscoprire il primato della parola di Dio. Si è iniziato così ad andare oltre una pastorale unilateralmente centrata sulla sacramentalizzazione, che in qualche modo era anche organizzata, a un tipo di presenza della Chiesa nella società impostata secondo i moduli della “cristianità”, che oramai era definitivamente sorpassata. Il secondo decennio ha tentato di portare questo rinnovamento nella traiettoria della corresponsabilità e della partecipazione all'interno della Chiesa, proponendo la chiesa stessa come segno e strumento di riconciliazione nella storia e nella società italiana attraversata in quel tempo da profonde lacerazioni. Tale periodo ha però rappresentato il momento più debole in questo snodarsi, perchè di fatto la tematica
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della comunione e della riconciliazione non è riuscita fino in fondo a realizzare i propri obiettivi: si sono attivati strumenti di partecipazione, ma con poca convinzione e con scarsi risultati, per cui ci siamo trovati all'inizio del terzo decennio in una situazione molto debole su questo fronte. Il terzo decennio è nato, in un primo momento dalle esigenze di integrare, nell'azione di rinnovamento ecclesiale, la realtà rilevante della diaconia della carità. Ma la novità più profonda è quella di coniugare la tematica dell'attualità con quella dell'evangelizzazione, cioè di andare alla radice del messaggio evangelico riscoprendo la sua originalità e la sua forza propositiva non soltanto nel senso della testimonianza ma anche nel senso di un rinnovamento più radicale e più profondo, in quanto la carità rappresenta la linfa che rinnova tutta la vita della Chiesa ed è la proposta originale che la Chiesa è chiamata a fare per il rinnovamento della società. Il fatto che ci sia stato un unico documento ha giovato, in quanto ha permesso una recensione abbastanza profonda, anche se quest'espressione del Vangelo della carità, che è diventata l'idea‐sintesi del terzo decennio, ha rischiato alcune volte di essere interpretata in modo fortemente riduttivo. Mentre il Convegno del '76 ha rappresentato la prima grande esperienza del convenire insieme delle Chiese e dei componenti del popolo di Dio in Italia dopo il Concilio, quello dell'85 è stato il primo grosso tentativo di discernimento della situazione presente; questo del '95 speriamo che possa diventare l'inizio di un progettare comune, nella fiducia che è possibile e realistico innescare nei meccanismi che rendano effettivamente operativo quanto è maturato a Palermo.”
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SINTESI CONCLUSIVA DEL CONVEGNO DI VERONA Le giornate di lavoro e relazioni proposte hanno già approfondito i
molteplici aspetti di un tale impegno, mentre Benedetto XVI ha sottolineato che l'educazione della persona è “questione fondamentale e decisiva”, per la quale è necessario “risvegliare il coraggio delle decisioni definitive”. Bisogna dire che il Convegno, con la sua articolazione in cinque ambiti di esercizio della testimonianza, ognuno dei quali assai rilevante nell'esperienza umana e tutti insieme confluenti dell'unità della persona e della coscienza, ci ha offerto un'impostazione della vita e della pastorale della Chiesa particolarmente favorevole al lavoro educativo e formativo. Si tratta di un notevole passo in avanti rispetto all'impostazione prevalente ancora al Convegno di Palermo, che a sua volta puntava sull'unità della pastorale ma era meno in grado di ricondurla all'unità della persona mentre si concentrava solo sul legame, giusto e prezioso, tra i tre compiti o uffici della Chiesa: l'annunzio e l'insegnamento della parola di Dio, la preghiera e la liturgia, la testimonianza della carità.
Non è necessario aggiungere che l'opera formativa, sebbene oggi debba essere rivolta a tutti, mantiene un orientamento e una rilevanza speciale per i bambini e i ragazzi, gli adolescenti e i giovani: sono proprio le nuove generazioni, del resto, le più esposte a un duplice rischio: quello di crescere in un contesto sociale nel quale la tradizione cristiana sembra svanire e dissolversi rimanendo viva e rilevante soltanto all'interno degli ambienti ecclesiali, e quello di pagare le conseguenze di un generale impoverimento dei fattori educativi della società. Anche di questi problemi e delle possibilità di rispondergli il nostro Convegno si è occupato approfonditamente. In particolare l'iniziazione cristiana si presenta oggi alle nostre chiese come una sfida cruciale e come un grande cantiere aperto, dove c'è bisogno di dedizione e passione formativa ed evangelizzatrice, di sicura fedeltà e al contempo del coraggio di affrontare creativamente
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le difficoltà odierne. Di un'analoga passione educativa c'è forte necessità nelle scuole e specificatamente nelle scuole cattoliche.
PER UNA RIAPERTURA
DEL DIALOGO FEDE‐CULTURA “Proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il
Logos creatore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all'irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell'intrinseca unità che li tiene insieme. È questo un compito che sta davanti a noi, un'avverntura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza. Il “progetto culturale” della Chiesa in Italia è senza dubbio, a tal fine, un'intuizione felice e un contributo assai importante.”
“Benedetto XVI Discorso al convegno di Verona del 19/10/2006”
L'EVANGELIZZAZONE DELLA CULTURA, cioè il potere di penetrare e
vivificare con la fede cristiana la cultura in cui viviamo e L'INCULTURAZIONE DELLA FEDE, vale a dire la capacità di esprimere la fede nel linguaggio del nostro tempo, di incarnare la fede nella cultura odierna è il compito precipuo che si ripromette di attuare questo particolare settore della pastorale generale della Chiesa.
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Nell'attuale contesto culturale (Vedi) e nella situazione della fede che viviamo nei nostri giorni (Vedi), il compito di annunciare e testimoniare il Vangelo richiede di proporre con coraggio la persona di Gesù Cristo, come evento risolutivo della storia, mostrando fino in fondo LA VALENZA CULTURALE della sua presenza e del suo messaggio, la capacità cioè di incidere sul modo con cui un uomo, un popolo vedono ed esprimono se stessi e la realtà. Cristo infatti è venuto nel mondo per rivelare e restituire all'uomo la sua piena umanità.
“Da sempre i cristiani si sono adoperati perchè il Vangelo di Gesù,
penetrando nella vita delle persone, diventasse fermento di un mondo edificato secondo il progetto di Dio. Oggi però appare necessario “assumere con maggiore consapevolezza IL RAPPORTO FEDE E CULTURA”. Occorre in particolare offrire PROSPETTIVE CULTURALI capaci di intercettare le domande di questo tempo e di proporre risposte originali e pertinenti”.
Più volte Giovanni Paolo II ha ricoprdato che “LA CULTURA” è UN
TERRENO PRIVILEGIATO NEL QUALE LA FEDE SI INCONTRA CON L'UOMO e ha sollecitato i cattolici italiani a far sì che la fede esplichi pienamente la sua “efficacia trinante nel cammino verso il futuro” dell'Italia. Proprio la responsabilità che sentiamo nei confronti del Vangelo e della sua testimonianza impone OGGI DI OFFRIRE UNA RISPOSTA Più CONSAPEVOLE E INCISIVA ALLA DISSOCIAZIONE TRA VANGELO E CULTURA.
LA ROTTURA FRA VANGELO E CULTURA è SENZA DUBBIO IL
DRAMMA DELLA NOSTRA EPOCA. IL VANGELO NON SI IDENTIFICA CON LA CULTURA ED è INDIPENDENTE RISPETTO A TUTTE LE CULTURE UMANE, TUTTAVIA LA PREDICAZIONE DEVE RAGGIUNGERE E QUINDI SCONVOLGERE MEDIANTE LA pAROLA I CRITERI DI
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GIUDIZIO, I VALORI DETERMINANTI, I PUNTI DI INTERESSE, LE LINEE DI PENSIERO, LE FONTI ISPIRATRICI E I MODELLI DI VITA DELL'UMANITà. (E. N. nn. 19‐20)
UNA FEDE CHE NON DIVENTA CULTURA è UNA FEDE NON
PIENAMENTE ACCOLTA, NON INTERAMENTE PENSATA, NON FEDELMENTE VISSUTA.
Il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo
approccio al mistero di Dio. L'accesso a questo mistero ci è dato dalla Persona del figlio di Dio fatto uomo (Vedi il saggio di Stanley L. Jaki “Cristo e la scienza”). È Gesù Cristo, crocifisso e risorto, LA VERITà DI DIO E DELL'UOMO. (Vedi problema antropologico)
A questo punto dobbiamo chiederci: che cos'è la cultura? Fra le
tantissime definizioni ne abbiamo scelte due: 1. Leggiamo nel catechismo degli adulti della Chiesa italiana: “La
cultura è un sistema di elementi in relazione tra loro e in continua evoluzione storica: elementi interpretativi, come la lingua, la letteratura, l'arte, lo spettacolo, la scienza, la filosofia, l'etica, la religione; elementi sociali come i costumi, le leggi, le istituzioni; elementi operativi, come la scienza, l'economia, i manufatti. Vi si incarnano il senso generale della vita e le esperienze fondamentali della famiglia, dell'amicizia, della convivenza, del lavoro, della bellezza, della sofferenza, della morte e della divinità. Ogni popolo vi trova la sua identità, la sua anima collettiva, il suo patrimonio prezioso accumulato di generazione in generazione”. Con le parole di Giovanni Paolo II, possiamo dire che la cultura, nelle sue espressioni autentiche, “è ciò per cui l'uomo in quanto uomo diventa più uomo” (anche l'enciclica centesimus annus ci ricorda ai numeri 53 e 54 “che la via della Chiesa è l'uomo”); essa mira infatti alla realizzazione
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dell'uomo in tutte le sue dimensioni, attraverso i gesti della vita quotidiana, le configurazioni del vivere sociale, le più alte espressioni delle scienze e delle arti.
2. I Padri Conciliari hanno sentito il bisogno di regalarci un concetto vero, di grande respiro, de cultura: “Con il termine generico di cultura si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l'uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e corpo; procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza ed il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tuta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni, infine, con l'andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze ed aspirazioni spirituali, affinchè possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano” (Gaudium et spes, 53).
INDICE
Presentazione introduttiva dell’itinerario diocesano 1
I contenuti di ogni tappa 3
Gli strumenti del cammino 7
I. La fede cercataModulibiblico‐catecheticidiapprofondimentodellaPrimaTappa(ottobre‐novembre) 9
1. Primo modulo Lc4,1‐13.Letredimensionirelazionali. 9
a.Approfondimentoesegetico 10b.Ilfilorosso(elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 12c.Giovani 13d.Caritàetestimonianza 15e.Spuntiperattività 16f.Momentocelebrativoasfondovocazionale 17
2. Secondo moduloLc5,17‐26.Ilcontenutodelladomanda:cosachiediamo? 20a.Approfondimentoesegetico 21b.Ilfilorosso (elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 23c.Giovani 23d.Caritàetestimonianza 24e.Spuntiperattività 25f.Momentocelebrativoasfondovocazionale 26
3. Terzo moduloLc7,18‐23.Ilcome:qualiatteseedesiderianimanolenostredomande? 30a.Approfondimentoesegetico 30
b.Ilfilorosso(elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 32c.Giovani 33d.Caritàetestimonianza 34e.Spuntiperattivitàcatechetiche 35f.Momentocelebrativoasfondovocazionale 35
4. Quarto moduloLc12,13‐21.Ildestinatario:achirivolgiamolenostredomande? 40a.Approfondimentoesegetico 41b.Ilfilorosso (elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 43c.Giovani 43d.Caritàetestimonianza 44e.Spuntiperattivitàcatechetiche 45f.Momentocelebrativoasfondovocazionale 46
CONTRIBUTO per L’ANIMAZIONE LITURGICA DOMENICALE e FESTIVA 50
EXCURSUS a cura dell’UFFICIOdi PASTORALE della CULTURA A50annidalConcilioVaticanoII,nellapost‐modernità,considerazionieproposte 53
Appunti
FinitodistamparenelmesediSettembre2012
UfficioComunicazioniSociali - 339.36.93.135