Transcript

•...............................................................................................coordinamento di Corrado GlustOlli

Welcome back my friends•••È morto il re, viva il re! Riprende da questo mese una iniziativa di MCmicrocomputer

che, in passato, suscitò molte adesioni, ma anche, naturalmente, alcune critiche.Riprende dunque in forma riveduta e corretta, con un taglio più ((professionale»,

avvalendosi della collaborazione di MC-link e delle più note fanzine

Inauguriamo le prima pa-gine della «nuova» StorvWa-re che ricomincia questomese pubblicando due rac-conti prelevati dal corposoarchivio di MC-link, la rivistatelematica che, tra le tanterubriche, ne ospita alcunededicate alla letteratura.

«La chiave di violino» diFrancesco Pomponio e «Na-to per uccidere» di GiuseppeDe Rosa si possono entram-bi considerare racconti difantascienza pura; StorvWa-re infatti continuerà a predili-gere questo genere, per dipiù riservando una corsiapreferenziale a quelle opereche hanno per argomentol'informatica o uno dei suoinumerosi derivati.

a cura di Marco Calvo

Oltre ad attingere al patri-monio telematica ci avvarre-ma della collaborazione delleriviste amatoriali di letteratu-ra, le cosiddette fanzine (dafans magazine), che da sem-pre costituiscono il trampoli-no di lancio dei migliori auto-ri. Queste pubblicazioni, chenon hanno scopo di lucro,hanno un'attività davverovulcanica: nascono e muoio-no con un ritmo che è diffici-le seguire, proprio perchéquasi sempre a carattereamatoriale, eppure esprimo-no una vitalità invidiabile cheda queste pagine cerchere-mo di incoraggiare.

Naturalmente rimane fon-damentale l'apporto di voilettori: se avete qualche rac-

conto valido, speditemelodirettamente su MC-link op-pure ancora in redazione perposta tradizionale, sempreall'attenzione della rubricaStorvWare. È gradito (anchese non obbligatorio) il floPPVdisk col testo registrato inASCII puro; non costringete-ci a digitare ogni mese i vo-stri racconti ...

Ogni racconto pubblicatosarà ricompensato con un«gettone» di 100.000 lire.Prima di essere pubblicati, iracconti saranno passati alsetaccio da una commissio-ne «telematica». Attenzione:è imperativo che si tratti difarina del vostro sacco!

A proposito di telematica,coloro che invieranno il rac-

conto su flopPV potrannochiedere che venga inseritosu MC-link per alimentare lagià nutrita «area di scambio»che vi si trova. Non è previ-sto compenso in questo ca-so, ma mese per mese pub-blicheremo i nominativi deilettori che hanno collaboratoin questo modo (e fra l'altronon si escludono ripescaggiJ.

Buona lettura!

Marco Calvo è raggiungibile tra-mite MC-link alla casella MC3363e tramite Internet all'[email protected]

La chiave di violinoRacconto di: Francesco Pom-ponio (mc Il05)Spedito il: 25/10/92 a MC-IinkNote: ha partecipato alla VII edi-zione della gara di racconti

Era la fine dell'estate, magli uccelli non volavano a sud.

Anzi, neanche c'erano uc-celli in giro, e le uniche cosea volare nell'aria ventosaerano le nuvole grigie chepercorrevano il cielo dellagrande pianura.

L'aria era fresca e si av-vertiva nelle ossa il freddoche presto sarebbe arrivato,con il lungo inverno avrebbefatto dimenticare le bellegiornate. Per questo essi siostinavano a rimanere all'a-perto, anche se dentro la ca-sa ardeva già il fuoco nel ca-mino e gli altri li guardavanodai vetri con sorrisi di com-miseraZione.

Ma cosa c'era di meglioche starsene a suonare nelportico, mentre il ventospettinava i capelli, a chi an-cora li aveva?

Non era granché comequartetto, ma sicuramenteera il migliore su quel piane-ta, visto che c'era soltantoquello.

« Non avrebbero dovutofarvi partire a voi, alla vostraetà a cosa potete servire inun posto come questo?»Aveva detto con poca corte-sia il capo del gruppo di colo-ni quando li aveva visti, rag-

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Qualcosa di nuovo, anzi d'antico

gruppati a tremare di freddoaccanto ai loro pochi bagagli.

L'astronave era da pocoscomparsa per tornare sullaTerra e la gente rimastanell'erba si stava organizzan-do per trascorrere la primanotte nelle nuove case.

«Beh, potremmo se nonaltro raccontare com'era laTerra quando voi non c'era-vate, come vivevamo primache gente come te decides-se che di noi si poteva fare ameno. Forse a voi non inte-resserà, ma spero che i vo-stri figli saranno più intelli-genti di voi.» Aveva rispostoquello che ora faceva da pri-mo violino.

«Però è vero, non abbia-mo portato neanche un non-no, mi piacerebbe averneuno». Era intervenuto un ra-gazzino.

« lo invece vorrei un ca-ne». Aveva detto un altro.

«I nonni sono meglio, nonabbaiano e non mordono».Aveva concluso il primo.

«Perché non hai cono-sciuto il mio!». Era stata larisposta.

La gente aveva riso, poiqualcuno aveva raccolto leloro valigie accompagnando ivecchi nella casa loro riser-vata.

Poi si fece buio e tutti sidiressero verso le piccoleabitazioni, tenendo in unamano la mano di persone ca-re, e nell'altra la busta dellacena fredda, distribuita perquella prima sera.

Piccole luci si accesero al-le finestre e ondeggiando sispostarono da una stanzaall'altra mentre la gente cer-cava le stanze da letto, dovequella prima notte, nei lettirifatti alla meglio, i bambiniavrebbero dormito coi gran-di, per fare loro coraggio.

Il vento soffiò per tutta lanotte, spazzando l'erba e fi-schiando agli angoli delle ca-se.

La maggior parte dei lorobagagli era formata daglistrumenti, per il resto solopochi vestiti e qualche foto-grafia di quelle che ingialliva-no, di quando si stampavanoancora sulla carta.

Sedevano sul cofano diauto ormai distrutte da tem-po, e abbracciavano ragazzeanch'esse sparite da tempo,cieli nuvolosi o prati scoloritifacevano da sfondo ai lorosorrisi imbarazzati e ai capellilunghi e spettinati dei giornidi vacanza.

Le tenevano sui comodi-ni, insieme alle medicine e aqualche spartito di Mozartche stavano studiando.

Poi, due volte la settima-na si riunivano in quel porti-co aperto sulla pianura d'er-ba e provavano, cercando didare un'orchestra a quellapiccola comunità, per nonfar dimenticare la vera musi-ca.

Quella che non esce dailucidi dischi, perfetta e puli-ta, rumore gradevole e sen-za odori, senza il respiro dichi strofina l'archetto sullecorde, senza il sudore chescende nel collo, senza lepunte delle dita intorpidite,prima di fare i calli.

Informatica, tecnologill efantascienza. Cos'hanno in co-mune? Semplice: il fatto che,generalmente, chi è appassio-nato della prima è appassiona-to anche della seconda e spes-so della terza.

Di ciò abbiamo molti riscon-tri: da un semplice esame per-sonale di coscienza (qui nelleredazioni di MC e delle rivisteconsorelle sono veramente inpochi a non leggere FS) al nu-trito feedback che abbiamo ri-cevuto durante la vita del «pri-mo ciclo» di StoryWare. Feed-back sempre costruttivo manon sempre positivo, anzi;molto spesso infatti i com-menti erano favorevoli all'ideadi uno spazio dedicato alla fan-tascienza ed alla fantatecnolo-gia, ma piuttosto aspri riguar-do il modo in cui tali soggettivenivano trattati. E le critichepiù dure venivano proprio daimaggiori appassionati di Fanta-scienza, quella con la F maiu-scola, che non gradivano i rac-contini <<leggeri»(a volte, pur-troppo, pedissequamente pla-giati da racconti più o meno fa-

Loro volevano far cono-scere a quelle persone lamusica che viene fuori daquei fogli pieni di palline ne-re.

Che non ti immagini cosasia finché non l'hai suonata.

Il sole attraversava lentol'orizzonte lottando svoglia-tamente con le nuvole. Asprazzi illuminava di rosso imuri della casa e costruivalunghe ombre sul pavimentodi pietra. Qualche foglia vola-va fra i piedi dei musicisti e,spinta dal vento andava adincollarsi sui vetri delle fine-stre.

Gli spartiti, saldamentefissati dalle mollette, si agi-tavano cercando di voltarsiprima del tempo.

«Non siamo così veloci,abbi pazienza ventaccio delcavolo!». Disse il violino.

«E .poi abbiamo dei tempida rispettare, mica si posso-no fare gli arrangiamenti per-sonali su Mozart». Aggiunseil violoncello.

mosi ...) e le vignette umoristi-che; ma avrebbero preferitouna rubrica più «seria» e rigo-rosa, per quanto possa esserlouna rubrica di fantascienza, ecomunque in linea col restodella rivista. D'altronde si sache in Italia siamo un po' tuttiscrittori nello spirito, ma da quia poter dire che sappiamo tuttiscrivere bene ce ne corre. E laqualità del materiale che giun-geva a StoryWare, diciamoce-lo francamente, non era sem-pre eccelsa.

Bene, con queste premesseeccoci nuovamente qui a ripe-tere l'esperienza, ma con unamarcia in più. Non pubbliche-remo Asimov o Gibson, Simako Heinlein; tuttavia ci rifornire-mo di racconti da quel grandeserbatoio di materiale di eleva-ta qualità che è il mondo delfandom, ossia degli appassio-nati di fantascienza, avvalen-doci della collaborazione di al-cune fra le più note fanzine (ri-viste amatoriali) italiane. E na-turalmente utilizzeremo siner-gicamente le enormi risorseofferte da MC-link, la nostra ri-

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«Potremmo anche farli,tanto Mozart mica se laprenderebbe a male, ma nonsiamo abbastanza bravineanche per suonarlo nor-malmente ... ». Commentòl'altro violino.

Il pianoforte concluse conle ultime note del brano chestavano provando.

«È ora di rientrare, fra unpo' sarà notte». Disse chiu-dendo lo spartito e la tastie-ra.

Era il più giovane, anzi eraun ragazzo, ma era lui a diri-gere il gruppo perché cono-sceva la musica, gli altri era-no solo volenterosi autodi-datti. Per dieci anni avevastudiato in una scuola sullaTerra, poi per un po' di tem-po aveva anche insegnato.

Ma era venuta la crisi, e lagente non aveva più soldi daspendere in musica, e poiquella che andava allora dimoda non si poteva suonarema solo ascoltare, ed era dif-ficile anche canticchiarla fa-

vista telematica, dove da anniesiste un club di seri appassio-nati di fantascienza che si di-lettano a pubblicare i propriracconti organizzando anchepiccoli, ma onorevoli concorsiaperti al giudizio di tutta la co-munità telematica. Grazie aduno scambio dalle profondissi-me valenze culturali, inoltre,molti di questi racconti sonostati pubblicati dalle più notefanzine italiane e viceversa leriviste hanno inviato a MC-linkracconti e saggi originali, arric-chendo così enormemente ilpanorama delle attività lettera-rie nel mondo della fantascien-za italiana.

Ed ora ci siamo anche noi,con una collaborazione ad am-pio raggio alla quale peraltrosiete tutti invitati a partecipare.Con la speranza di poter coa-gulare attorno a MCmicrocom-puter e MC-link l'interesse ditutti coloro che, come noi, so-no appassionati tanto di tecno-logia quanto di fantascienza, esoprattutto considerano que-st'ultima una cosa seria.

Corrado Giustozzi

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cendosi la barba o alle festecon gli amici. Ammesso checi fosse stata ancora la vo-glia di fare feste, o amici dainvitare.

Gli sarebbe piaciuto poterricominciare in un mondodove le cose che sapeva fa-re sarebbero state apprezza-te e perciò era stato colpitoda quell'annuncio sentito allaradio. .

I suoi non c'erano più,suo padre che per mestiereguidava un veicolo da carico,si era buttato dalla finestradopo l'invenzione del teletra-sporto per le merci, quandoaveva perso il lavoro. Suamadre l'aveva seguito pochigiorni dopo, perché il giornodel loro matrimonio avevagiurato di seguirlo ovunque.Era caduta nello stesso pun-to del marciapiede e a lui eraquasi venuto da ridere quan-do glielo avevano detto.

Ma poi si ritrovò solo.Una ragazza non ce l'ave-

va e perciò gli costò pocopresentarsi per essere mes-so nella lista di chi voleva an-darsene. Chiese soltanto diportare con sé il pianoforte,e poiché in quel viaggio nonc'era nessun altro pianista, ilpermesso gli fu accordato,anche se lo strumento pesa-va più del consentito. Fu fat-to passare sotto la voce 'at-trezzatura', ma egli dovetterinunciare a una parte deisuoi libri e ad una parte deisuoi soldi perché l'impiegatochiudesse un occhio.

«Invece di rientrare chiu-diamo la vetrata scorrevole».Disse il violoncello.

«Va bene, ma se fa trop-po freddo smettiamo». Ri-spose il pianoforte.

«Hai paura di rovinarti lavoce? Mica facciamo opereliriche qui». Intervenne unodei violini.

«Ho paura che vi roviniatele articolazioni, alla vostraetà ...». Sorrise il giovane.

Le vetrata fu chiusa e ilvento rimase fuori a scuote-re le piante e a cercare di in-filtrarsi nelle fessure.

Il gruppo riprese le provecon impegno, e cento volteriprovavano lo stesso pas-saggio, fino ad eseguirlo allaperfezione. Perché in fondo,

anche se non si prendevanosul serio, non erano poi cosìmale come musicisti.

«E io che credevo che lachiave di violino fosse un si-stema per non farselo ruba-re». Disse il violoncello du-rante una pausa.

«Cerca di essere serio seti riesce». Lo rimproverò ilprimo violino.

«E perché mai? Mozartmica era un tipo serio».

«Ancora credi a quel vec-chio film?».

«A me sarebbe statosimpatico così, perciò me loimmagino come mi pare,pensa a sviolinare tu invecedi rimbeccarmi continua-mente».

La notte era scesa sullapianura e le montagne eranoscomparse nell'oscurità,nessuna luce veniva da caselontane e non c'era una lunaa rischiarare il cielo e offu-scare le stelle.

Una fioca lanterna ardevanel portico chiuso dai vetri,dove un giovane e tre vecchicercavano insieme di non fardimenticare qualcosa di cuitutti avevano bisogno, anchese non lo sapevano. Anchese in quel momento eranopresi dalla necessità di so-pravvivere in quel posto di-sabitato e così lontano dalpianeta dove erano nati.

Quando le cose si fosserosistemate essi avrebberosentito la voglia di riunirsi lasera ad ascoltare i suoni diun mondo che non avrebbe-ro più rivisto, dove il marenon stava mai fermo e ilvento scuoteva gli stormi diuccelli che andavano al sud.Dove le nuvole erano solointervalli fra belle giornate enon il colore costante delcielo.

Era un mondo malinconi-co, dove vivevano adesso. Ilsibilo continuo del vento fa-ceva desiderare un po' di si-lenzio e il fuoco ardeva an-che durante la breve estate,perché la sera il freddo scen-deva dalle montagne nere esi aggirava nei vicoli regolaridel piccolo villaggio. I vetridelle finestre gelavano edentro i letti la gente si rag-gomitolava fra le coperte.

E col sonno pesante dichi fatica tutto il giorno, nonsi accorgevano delle ore chepassavano veloci, né dellafiamma che pian piano si

spegneva per diventare ce-nere tiepida al mattino.

E adesso il villaggio dor-miva e nessuno ascoltava lamusica che usciva dai vetri esi perdeva nell'oscurità.

Dentro la debole luce, gliuomini strofinavano sui lorostrumenti, e l'unico tempoche contava era quello se-gnato sui fogli pieni di pallinenere.

Ma ormai si era fatto tar-di, ed era l'ora di andare adormire.

La vetrata illuminata spic-cava nel buio che avvolgevale poche case.

Fuori, l'erba della pianuraondeggiava piegandosi alvento in un frusciare senzafine, come il mare dellaTerra.

Francesco Pomponio

N.lo per Uccidere(gi_ «Ve.lo Divino»)Racconto di: Giuseppe Oe Ro-sa (mc4612)Spedito il: 127/09/91 a MC-IinkNote: presentato per la IVedi-zione della gara di racconti, èstato poi ritirato dallo stesso au-tore.

La Santa Marguerita uscìdai Cunicoli del Verme avvol-ta in un bozzolo di Tela diRagno.

Quando si trovò a contat-to con la sottile ma micidialepellicola energetica del cuni-colo, il bozzolo esplose di lu-ce, emettendo un gran nu-mero di radiazioni anche neicampi dell'ultravioletto, X egamma, ma come ogni voltariuscì a proteggere lo scafoed il suo prezioso contenutodi uomini e armi.

Con tutta probabilità ilfuoco d'artificio elettroma-gnetico generato dal bozzolosarebbe stato immediata-mente individuato dalle son-de di ricognizione della flottanemica, ma questo era ilprezzo da pagare per poteruscire indenni dai cunicoli ul-trarelativistici che permette-vano di saltare a piaci mentofra le stelle, ed entrambe leflotte, quella Terrestre equella Koresita, avevano or-mai da tempo deciso cheera un prezzo più che accet-tabile da sostenere, dal mo-mento che era ovvio che sa-

rebbero stati proprio i Cuni-coli, a lungo andare, a decre-tare la vittoria dell'uno odell'altro schieramento.

Non appena al sicuro nelpiù familiare spazio relativi-stico, la Santa Margueritaprovvide a dissimulare il pro-prio arrivo: un certo numerodi microfilatori, piccoli gioiellitecnologici dal diametro infe-riore ai due millimetri, ven-nero proiettati verso il Cuni-colo, ad angolazione e velo-cità casuali; le emissioni deiloro bozzoli al momentodell'annichilazione contro ilcunicolo avrebbero così dis-simulato il passaggio dellanave, inducendo il nemico acredere di aver rilevato la di-struzione di uno sciame dimeteoriti vaganti invecedell'ingresso di una nave dabattaglia. Questo almeno inteoria. Poiché infatti anchegli avversari utilizzavano lastessa tecnica di maschera-mento, la reale efficacia ditale manovra diveniva di vol-ta in volta sempre più dub-bia.

Conclusa la manovra didissimulazione, con i motorial plasma tenuti al massimoregime e completamenteschermati, la Santa Margue-rita fece rotta velocementeverso la stazione militare ko-resita orbita nte attorno a Ipianeta Thianatis.

La sonda di ricognizioneKoresita che per prima rilevòl'emissione a largo spettrodella Santa Marguerita si tro-vava a due soli secondi-lucedi distanza dal punto di in-gresso lungo il Cunicolo esubito mise in atto la suaprocedura di riscontro.

Lanciò un bozzolo di circadieci centimetri di diametroall'interno dei Cunicoli delVerme e rimase in attesa.

La sfera uscì venti secon-di più tardi nello stesso pun-to in cui era uscito l'incrocia-tore terrestre e cominciò adannusare in giro. Trovò im-mediatamente la traccia dicalore lasciata dai pur scher-mati motori a plasma dellanave e ne calcolò la rotta,poi inviò un messaggio ra-diolaser alla sonda madre, laquale, finalmente, inviò asua volta un messaggio la-ser alla stazione Koresita.

E così, dopo circa un mi-nuto dall'ingresso della San-ta Marguerita, i koresiti della

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stazione di Thianatis seppe-ro che una nave da guerraterrestre si stava dirigendoverso di loro.

Due intercettori leggerivennero mandati incontro alnemico terrestre mentre lastazione si preparava all'as-salto, modificando parzial-mente la propria struttura inmodo da offrire il minor nu-mero di bersagli vitali possi-bili alle armi nemiche. Le se-zioni stagne vennero sigilla-te ed escluse dal sistema dimantenimento centrale: era-no in grado autosostenersi epersino di muoversi indipen-dentemente ed allontanarsidal corpo della stazione. Gliavamposti disseminati sulpianeta ricevettero l'ordinedi sospendere i lavori di sca-vo e di stare all'erta. Venne-ro sospesi i voli degli shuttleda carico e gli otto cargo mi-nerari che erano attraccati aidocks della stazione orbita lericevettero l'ordine di sgan-ciarsi ed allontanarsi allamassima velocità verso lasalvezza dei Cunicoli.

Dopo otto minuti, quandola Santa Marguerita era qua-si giunta in contatto con i pri-mi intercettori, sulla stazioneKoresita ogni batteria di la-ser e ogni postazione di dife-sa era perfettamente opera-tiva e pronta alla battaglia.

- È ora di svegliare i ra-gazzi - disse il capitano YuriBramilisov mentre la sua na-ve si avvicinava silenziosaverso l'obiettivo designato.Thianatis era un'enorme pal-la di roccia che orbitava at-torno ad una bizzosa giganterossa giusto ai margini dellasfera di controllo Koresita. Ilplanetoide era sterile e as-solutamente inadatto alla vi-ta a causa dell' elevata insta-bilità del suo sole. Però eramolto, molto ricco di mine-rali. Ne era talmente riccoda giustificare un'intera sta-zione militare a sua protezio-ne. E una missione contro diessa.

Le mani guantate del te-nente Gentayn, ricoperte daicomplicati disegni impressinel polimero fotoreattivo, simossero veloci al di sopradel lettore luminoso cheaveva davanti a sé e unistante più tardi uno schemaa scacchiera, formato da die-ci file di dieci caselle, si soli-dificò virtualmente davanti ai

suoi occhi. Una scacchieraidentica si materializzòsull'olopiastra della consoledel capitano Bramilisov,quindi ambedue i costruttilampeggiarono un paio divolte e si stabilizzarono.

Le cento cellette di en-trambi gli schemi erano acce-se e risplendevano di luceverde; il tenente operatorelanciò un'occhiata all'immagi-ne dell'olopiastra del capita-no, annuì fra sé e poi mossenuovamente le mani al di so-pra dello scanner luminoso.

- Tutti svegli e in ascolto,signore, può procederequando vuole.

Il capitano annuì e rimasequalche istante ad osservarelo schema che aveva davan-ti, quindi si decise a parlare.

- Ben svegliati ragazzi.- Salve, capitano Bramili-

sov. La voce parve giungeredal centro del costrutto 010-grafico che il capitano avevadi fronte ed il tono era cor-diale ma impersonale. Unadelle cellette, la sesta dellaterza fila, cominciò a lam-peggiare di una luce rossa. Iltenente operatore scambiòun'occhiata col suo coman-dante e poi mosse le ditasul lettore. La cella 6-C sispense: il suo occupantenon aveva riconosciuto lavoce del capitano della San-ta Marguerita ed il suo siste-ma di supporto era statoperciò disattivato, per pre-cauzione.

- Siamo vicini al nostroobiettivo - continuò tranquil-lo il capitano Bramilisov - equesta è la ragione principa-le per la quale siete stati ri-svegliati, anche se in realtàmancano diversi minuti alcontatto vero e proprio. Perònon è solo questo il motivoche mi ha spinto a disturba-re il vostro sonno tranquillo.Nonostante sappia bene cheognuno di voi è stato accura-tamente istruito su quelloche dovrà fare una volta chesaremo entrati in contattocon la flottiglia di difesa Ko-resita, ho pensato che nonsarebbe stato inutile spen-dere qualche minuto scam-biando qualche parola convoi, sempre che siate d'ac-cordo.

- È un piacere per noi po-ter parlare con lei, capitano.- rispose la voce impersona-.le del modulo vocale dell'ela-

boratore dopo aver analizza-to le risposte dei novanta no-ve occupanti della scacchie-ra ed averle trovate perfetta-mente omologhe ed omoge-nee. Nessuna cella cambiòcolore e Bramilisov proseguìil suo sondaggio.

- Bene, - disse - sapetetutti, ragazzi, che questasarà una missione senza ri-torno. Nessuno di voi so-pravviverà all'imminentescontro con la stazione kore-sita e la sua flotta di difesa ..e questa è una cosa che mirattrista molto. Ognuno divoi conosce a perfezione ipunti deboli delle navi nemi-che e della stazione orbitaleche ci accingiamo ad attac-care e distruggere. Ognunodi voi è armato in manieratale da poter provocare ilmaggior numero di danni alnemico. - fece una pausa,come volevano le procedurestandard. - Mi domando sequesto sia giusto. In fondo,anche i koresiti sono esserisenzienti ed intelligenti. Nonvi sembra ingiusto il fattoche dobbiate sacrificare levostre vite solo per distrug-gere altre vite?

La risposta non si fece at-tendere troppo. Però sullascacchiera cominciarono alampeggiare di rosso altrequattro cellette, mentre lavoce impersonale risponde-va:

- Vale la pena di morire,se il sacrificio può giovare al-la vittoria della razza umana.

Bramilisov, sorpreso, fecenuovamente cenno al tenen-te Gentayn di disattivare lecelle anomale. Mentre lequattro luci lampeggianti di-ventavano grigie, disse:

- Sì, è così. Sono conten-to che condividiate questopunto di vista. Sono fiero divoi, ragazzi.

- Grazie, signore!- Sono sicuro che darete

del filo da torcere ai nostrinemici. Voglio che sappiateche la Santa Marguerita èstata orgogliosa di aver tra-sportato dei guerrieri corag-giosi e risoluti come voi.

- Grazie, capitano!- Capitano, siamo in pros-

simità dell'obiettivo - disseimprovvisamente uno degliufficiali pilota - ho il segnaledi due intercettori nemici adodicimila chilometri, in avvi-cinamento.

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- Bene - rispose Bramili-sov rivolgendo nuovamentel'attenzione allo schema ascacchiera davanti a sé - ra-gazzi ci siamo. Adesso gli fa-remo vedere cosa sappiamofare.

- SI!!- Li farete fuori tutti, lo

so, perché voi siete i più for-ti.

- SI!!- Voi siete i più abili!- SIII- Voi siete i più pericolo-

si! Voi siete i guerrieri dellaSanta Marguerita! I miglioridello spaziol

- SI! SI! SI! SI!- Bene!! Adesso è tempo

che vi saluti. Ognuno di noiha un compito di cui occu-parsi. Che tutti voi possiateandare a bersaglio.

- Grazie Capitano Bramili-sov!

Il tenente Gentayn inter-ruppe il cOllegamento audioe dopo un paio di secondi idue costrutti olografici ascacchiera scomparvero.

Bramilisov sospirò, pocosoddisfatto di come era an-dato il controllo. Addiritturacinque malfunzionamenti!

- Quanto tempo abbiamo,prima del contatto? - do-mandò.

- I due intercettori sono adiecimila chilometri puntosette, signore.

Bramilisov fece un rapidocalcolo mentale, e poi deci-se:

- Soltanto il 95 per centodell'armamento pesante pie-namente operativo ... è quasial limite probabilistico. Te-nente Hanek, quali sono sta-te le risposte degli ultimiquattro segnalati?

- Alla sua domanda di ri-scontro «Non vi sembra in-ogiusto il fatto che dobbiatesacrificare le vostre vite soloper distruggere altre vite?» il4-J e il 6-B sono rimasti in si-lenzio, il 7-G ha risposto «SaCapitano, questa è una cosache mi sono chiestoanch'io» mentre il 9-A hadetto «Beh, ora che mi ci fapensare, signore, credo pro-prio che sia come dice lei:non ha senso morire soloper uccidere» - disse il te-nente Hanek, che aveva su-

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pervisionato sulla propriaconsole l'andamento statisti-co delle risposte dei centomissili intelligenti.

- Tenente Gentayn, risve-gli e mi colleghi con il 7-G,forse possiamo recuperarlo.

Il tenente operatorescambiò un'occhiata preoc-cupata con il suo collega Ha-nek. Non si giocava con le lAdifettose; ognuno dei centomissili dotati a bordo dellaSanta Marguerita era armatocon una testata a plasma dipotenza sufficiente a vapo-rizzare l'intera nave e poichéil controllo sul sistema di de-tonazione, sebbene protettoda diverse impenetrabili rou-tines di sicurezza, era pursempre affidato alla volontàdell'lA pilota, nel caso di ava-ria o cedimento del condizio-namento suicida la cosa piùsaggia da fare era scollegarel'lA dal supporto vitale e «ri-mandarla a dormire». Nonche ci fosse davvero perico-lo, non era mai accadutonessun incidente, o per lomeno ciò asserivano le stati-stiche ufficiali - ma era con-suetudine che le lA segnala-te durante il controllo venis-sero lasciate disattivate finoal ritorno alla base.

Perché, come si diceva ingiro, «non si può mai direcosa è capace di combinareuna lA».

- Può parlare, capitano. -disse il tenente Gentayn do-po aver ripristinato il collega-mento, non senza lasciar tra-pelare la propria preoccupa-zione dal tono della voce.

Bramilisov si concentrò.L' lA 7-G era stata «riaddor-mentata» subito dopo la do-manda di riscontro finale,dopo aver risposto «Sa Capi-tano, questa è una cosa chemi sono chiesto anch'io»,perciò il discorso doveva es-ser ripreso da quel punto.

- E a quali conclusioni seigiunto figliolo? - chiese contono interessato, fissandol'astratta immagine-simula-cro che il tenente operatoreaveva fatto compariresull'olopiastra nel frattempo.

- Nessuna conclusione,capitano. Solo una sensa-zione.

- Una sensazione?

- Credo di non poter es-ser in grado di arrivare aduna conclusione definitiva.So che quello che facciamoè giusto, capitano, ma ... nonriesco a trovare un perché,nella mia memoria.

Bramilisov fece cenno altenente operatore di starepronto a scollegare l'lA adun suo segnale. Il tenenteGentayn allungò le maniguantate sul lettore laser erimase con lo sguardo fissosul suo capitano, in fremen-te attesa. Si accorse di staresudando, ma non mosse lemani dal lettore.

- Capitano, i due intercet-tori sono adesso a ottomilachilometri - segnalò nuova-mente l'ufficiale pilota e Bra-milisov fece segno di avercapito con una mano. Poidisse, sempre rivolto all'lAdifettosa:

- Siamo in guerra, ragaz-zo mio, questo è il perché.

- Lo so. Solo che non rie-sco a ricordare il motivo.

- Il motivo della guerra?Che importanza ha il moti-vo? L'importante è che tusia convinto di essere nelgiusto.

- lo «so» di essere nelgiusto, capitano. Ma ugual-mente mi piacerebbe poterricordare il motivo per cuidovrò morire.

Bramilisov riflettè indecisosu cosa fare, se dare l'ordinedi scollegamento o continua-re a rischiare. Anche se lestatistiche militari ufficiali ne-gavano la possibilità di un in-cidente causato da un missi-le ribelle, le storie fantasioseche circolavano fra gli equi-paggi lasciavano intendereesattamente il contrario.

- Hai paura di morire, fi-gliolo? - chiese infine.

- No, capitano Bramilisov.Anzi, sa una cosa? Credo diesser stato creato appostaper morire. No. Non è esat-to. Credo di esser statocreato per uccidere.

- E la cosa ti turba? - Bra-milisov si accorse all'improv-viso di essere affascinato daidiscorsi di quel missile bizzo-so.

- No. Ma non mi basta.Bramilisov rimase per-

plesso. - Capisco - dissepoi, e fece un cenno col ca-po al tenente pilota, chie-dendo l'aggiornamento dellasituazione.

- Riceviamo un messag-gio dai due intercettori, si-gnore. Ordinano di allonta-narci. Distanza settemila chi-lometri. Altri sei segnali rile-vati a dodici mila chilometri.

- Figliolo, ci sono due in-tercettori koresiti che in que-sto momento si stanno diri-gendo a tutta velocità versodi noi. Sanno che non hannoquasi nessuna possibilità difermarci, e sanno che moltoprobabilmente moriranno inquesto loro disperato tentati-vo. Eppure sono là fuori ... eil solo fatto di esserci sem-bra bastargli, come motivo.

Questa volta fu l'lA a ri-manere in silenzio per qual-che secondo, mentre tutti gliocchi degli ufficiali presentisul ponte erano puntati suBramilisov.

- Sì, capitano Bramilisov.- rispose infine l'lA 7-G - Hocapito quello che intende.

- Bene. Combatterai, al-lora?

- Certo, signore. Lasciche sia io ad intercettarequei due nemici.

- Intercettori a cinquemi-la chilometri punto quattro,signore. - disse il tenentepilota.

- Va bene, figliolo. Mi fi-derò di te. - disse Bramilisove segnalò di interrompere ilcollegamento audio.

Il tenente Gentayn eseguìl'ordine ancora più rapida-mente del solito, l'avvicinarsidel nemico lo aveva reso au-tomaticamente più rapidonei movimenti, uno dei risul-tati del lungo addestramentomilitare. Il tenente Hanek, al-zando la testa dalla sua con-sole si azzardò a domandare:

- Non avrà intenzione diutilizzarlo, vero signore? Lesue risposte sono state tutteal di fuori degli schemi di si-curezza previsti dalla Marina.

- E invece sì, tenente. Lomandi contro gli intercettorikoresiti insieme ad uno deglialtri missili. Funzionerà a do-vere, glielo garantisco. - ri-spose sorridendo Bramili-sov.

Il missile a plasma 7-Gvenne lanciato quando anco-ra il nemico distava quasiquattromila chilometri dallaSanta Marguerita. Mentreavanzava verso il suo obietti-vo, con un'accelerazioneche nessun essere umanoavrebbe mai potuto soppor-

tare, ripensò a quanto eraaccaduto poco prima, al suolungo colloquio con il capita-no Bramilisov. Si sentivastrano, deciso e allo stessotempo triste. Corresse lapropria rotta di una frazionedi grado, allineandosi nuova-mente con il segnale costi-tuito dai motori di uno deidue intercettori che avevascelto come suo bersagliodefinitivo. Si mise in contat-to con il compagno che in-sieme a lui era stato lanciatocontro il nemico koresita,ma in risposta ottenne solouna serie di esclamazionieuforiche. Il suo compagnoera felice, stava andando afare ciò per cui era statocreato, stava per distrugge-re il nemico, ed era conten-to di farlo. L'lA 7-G invidiòl'intensità con cui il suocompagno pareva assapora-re quegli ultimi attimi, manon gli riuscì in alcun mododi imitarlo. Corresse nuova-mente la rotta in risposta al-le manovre evasive e allebordate laser di sbarramen-to della piccola astronave sucui puntava.

E finalmente si rese con-to di non essere affatto feli-ce per quello che stava perfare. Fu come una mazzata,per la sua coscienza elettro-nica, ma ugualmente conti-nuò ad andare avanti.

Qualche millisecondo pri-ma di attivare il detonatoredella propria testata, L'lA 7-G inviò due messaggi radio,uno alla Santa Marguerita,l'altro all'intercettore Kore-sita.

Il primo era indirizzato alcapitano Bramilisov. Dice-va: «Sa capitano? Quellasensazione permane, dopo-tutto. Ma non ho altra scel-ta. Se non lo facessi la miastessa esistenza andrebbesprecata».

Il secondo era molto piùbreve.

«Perdonatemi», diceva.In una zona di spazio at-

torno al pianeta Thianatische di lì a poco sarebbe di-venuta un affollatissimocampo di battaglia, il missilea plasma della nave terrestreSanta Marguerita identificatocon la sigla 7-G giunse a ber-saglio, chiuse gli occhi chenon aveva e sparì in un'esta-si di fuoco.

Giuseppe Oe Rosa

228 MCmicrocomputer n. 130 - giugno 1993

CAD PROFESSIONALE 2D/3D

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