e-commerce e online advertising buyout guidano il mercato ... · il mercato nel suo complesso...

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1 n°1 - GENNAIO 2019 LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DIVENTA “AGILE” 2 5 MISS IN ACTION, UNA CALL E UN INCUBATORE PER LE IDEE DI IMPRESA AL FEMMINILE 6 3 FAVORIRE E DIFFONDERE L’ISTRUZIONE INCLUSIVA GRAZIE AL PROGETTO DELL’UNIONE EUROPEA CENTRO MODA POLESANO DI STIENTA, ESEMPIO CONCRETO E VIRTUOSO DI WORKERS BUYOUT La crescita del digitale ha effetti positivi anche sulla occupazione con 285mila professionisti nel 2017 rispetto ai 253mila dell’anno precedente E-COMMERCE E ONLINE ADVERTISING GUIDANO IL MERCATO DIGITALE ITALIANO Per il terzo anno consecutivo l’industria dell’online in Italia cresce, con 65 miliardi di euro investiti nel 2018 in attività del tut- to digitali: lo testimonia una ricerca con- dotta da Ey e Iab Italia. E-commerce e online advertising sono i due comparti che per il secondo anno consecutivo guidano e accelerano tale crescita con incrementi del 15% e del 13% rispetto al 2017, e considerando i pesi complessivi questi si attestano con un aumento del 44% per gli e-commerce e del 4% per la pubblicità. I motivi della crescita globale della quo- ta di mercato detenuta dall’e-commerce sono molteplici: la globalizzazione, l’in- novazione digitale, la maggiore facilità d’accesso ai cellulari e l’evoluzione delle abitudini di consumo giocano un ruolo fondamentale. Osservando il quadro eu- ropeo più ampiamente, ogni Paese ha proprie motivazioni che spingono ad ac- quistare online: in Italia la scelta è dettata principalmente dai prezzi più convenienti; nel Regno Unito, al terzo posto per vo- lume di vendite, è la comodità; in paesi come Francia e Germania l’assortimento è la ragione principale. Ma gli aspetti positivi non sono solo a favore dello sviluppo economico. Anche dal lato occupazione le opportunità sono molteplici. Infatti, sono 285mila i profes- sionisti impiegati nel mondo del digital nel 2017, con un aumento di circa 30 mila unità rispetto al 2016, ossia un signi- ficativo +12,6%. Nove aziende su dieci ricercano figure digitali con competenze verticali in profili capaci di creare valore trasversalmente. Il 70% delle aziende ha attivato iniziative concrete per l’integra- zione di nuovi professionisti. Il 27% (tre aziende su dieci) ha avviato programmi di re-skilling delle proprie risorse per for- mare persone in grado di massimizzare il ritorno degli investimenti legati alla digita- lizzazione delle imprese. Il digitale porta valore anche al di fuori del suo specifico perimetro. Questa industria stimola la produttività delle aziende, por- ta con sé trasformazione, rinnovamento e investe anche ulteriori settori limitrofi che tradizionalmente non sarebbero vo- tate all’innovazione. Aggiungendo una stima del valore dei servizi e dei beni acquistati da consumatori attraverso ca- nali di distribuzione fisici (mondo offline) il mercato nel suo complesso genera un indotto di 89 miliardi di euro, con una stima sull’occupazione di più di 675mila persone (includendo anche le professio- nalità non digitali).

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n°1 - GENNAIO 2019

La PubbLica amministrazione diventa “agiLe”

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miss in action, una caLL e un incubatore Per Le idee di imPresa aL femminiLe

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favorire e diffondere L’istruzione incLusiva grazie aL Progetto deLL’unione euroPea

centro moda PoLesano di stienta, esemPio concreto e virtuoso di Workers buyout

La crescita del digitale ha effetti positivi anche sulla occupazione con 285mila professionisti nel 2017 rispetto ai 253mila dell’anno precedente

e-commerce e onLine advertising guidano iL mercato digitaLe itaLiano

Per il terzo anno consecutivo l’industria dell’online in Italia cresce, con 65 miliardi di euro investiti nel 2018 in attività del tut-to digitali: lo testimonia una ricerca con-dotta da Ey e Iab Italia.E-commerce e online advertising sono i due comparti che per il secondo anno consecutivo guidano e accelerano tale crescita con incrementi del 15% e del 13% rispetto al 2017, e considerando i pesi complessivi questi si attestano con un aumento del 44% per gli e-commerce e del 4% per la pubblicità.I motivi della crescita globale della quo-ta di mercato detenuta dall’e-commerce sono molteplici: la globalizzazione, l’in-novazione digitale, la maggiore facilità d’accesso ai cellulari e l’evoluzione delle abitudini di consumo giocano un ruolo

fondamentale. Osservando il quadro eu-ropeo più ampiamente, ogni Paese ha proprie motivazioni che spingono ad ac-quistare online: in Italia la scelta è dettata principalmente dai prezzi più convenienti; nel Regno Unito, al terzo posto per vo-lume di vendite, è la comodità; in paesi come Francia e Germania l’assortimento è la ragione principale.Ma gli aspetti positivi non sono solo a favore dello sviluppo economico. Anche dal lato occupazione le opportunità sono molteplici. Infatti, sono 285mila i profes-sionisti impiegati nel mondo del digital nel 2017, con un aumento di circa 30 mila unità rispetto al 2016, ossia un signi-ficativo +12,6%. Nove aziende su dieci ricercano figure digitali con competenze verticali in profili capaci di creare valore

trasversalmente. Il 70% delle aziende ha attivato iniziative concrete per l’integra-zione di nuovi professionisti. Il 27% (tre aziende su dieci) ha avviato programmi di re-skilling delle proprie risorse per for-mare persone in grado di massimizzare il ritorno degli investimenti legati alla digita-lizzazione delle imprese.Il digitale porta valore anche al di fuori del suo specifico perimetro. Questa industria stimola la produttività delle aziende, por-ta con sé trasformazione, rinnovamento e investe anche ulteriori settori limitrofi che tradizionalmente non sarebbero vo-tate all’innovazione. Aggiungendo una stima del valore dei servizi e dei beni acquistati da consumatori attraverso ca-nali di distribuzione fisici (mondo offline) il mercato nel suo complesso genera un indotto di 89 miliardi di euro, con una stima sull’occupazione di più di 675mila persone (includendo anche le professio-nalità non digitali).

Capire cos’è il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione è oggi a portata di click grazie a un nuovo sito www.amministra-zioneagile.it. Questa particolare modalità di esecuzione della prestazione lavora-tiva, priva di vincoli spaziali e temporali ma strettamente legata all’utilizzo di stru-menti tecnologici e al raggiungimento dei risultati, entra nel nostro ordinamento nel 2017 con la Legge n.81.Per l’applicazione nel pubblico impiego, è stata emanata un’apposita Direttiva n. 3/2017 che si inserisce nella più ampia riforma di questo settore. L’attenzione rivolta allo smart working è comprensibi-le considerando quelle che sono le sue potenzialità: migliorare le performance e favorire un clima di benessere diffuso tra i dipendenti. Perché? Attraverso questa organizzazione del lavoro si favorisce la responsabilizzazione, si introducono nuove tecnologie nel lavoro quotidiano e si facilita la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Proprio per quest’ultima ragio-

La PubbLica amministrazione diventa “agiLe”È sempre più concreto il percorso di cambiamento avviato nella Pa per introdurre lo smart working. dall’11 dicembre scorso è attivo un sito web, dove è possibile seguire passo passo cosa è stato fatto finora e scoprire quali sono i prossimi obiettivi

il sito vuole essere una vetrina del progetto e anche uno spazio di dialogo e confronto, grazie a sezioni dedicate all’approfondimento della normativa applicabile e alla conoscenza delle best practice già realizzate

ne, il Dipartimento per le Pari Opportuni-tà coordina il progetto “Lavoro agile per il futuro della PA - pratiche innovative per la conciliazione vita lavoro” che prevede la realizzazione di una sperimentazione che coinvolge, da Nord a Sud, 25 pubbli-che amministrazioni centrali e non. Al fianco delle iniziative “pilota” legate allo smart working, è stato intrapreso un vero e proprio percorso di change mana-gement, attraverso attività di formazione, divulgazione e comunicazione a diversi livelli organizzativi. Il lavoro agile può es-sere, infatti, una leva per l’innovazione, agendo sui processi gestionali e, in pri-mis, sulle persone.Venendo alla pratica, ogni amministrazio-ne aderente alla sperimentazione passa per quattro macro-fasi: Check up dove si analizzano le condi-zioni di partenza dell’organizzazione, i modelli gestionali esistenti e la dotazione disponibile.Piano del lavoro che comporta la defi-

nizione delle priorità di intervento, degli obiettivi e delle modalità per realizzare la sperimentazione anche attraverso l’a-dozione di un regolamento o un’apposita policy interna per il lavoro agile.Change management. Parte fondamen-tale del processo di innovazione è l’attivi-tà di sensibilizzazione e informazione sul nuovo modello organizzativo che si inten-de adottare. È fondamentale sviluppare un piano di comunicazione interna per una corretta diffusione delle informazioni sul lavoro agile, calendarizzare degli in-contri e dei momenti di formazione con il personale.Monitoraggio. Momento finale ma di centrale importanza è quello in cui sono verificati l’andamento e gli effetti della sperimentazione, sia in termini di efficien-za che di benessere del personale.Il sito vuole essere una vetrina del pro-getto e anche uno spazio di dialogo e confronto, grazie a sezioni dedicate all’approfondimento della normativa ap-plicabile e alla conoscenza delle best practice già realizzate.Il cambiamento nella PA, legato allo smart working, va di pari passo con quel-lo che si sta prefigurando nel settore pri-vato, dove la diffusione del lavoro agile procede a ritmi incoraggianti secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio del Politecnico di Milano. Per questo, la gior-nata dedicata al lavoro agile - tenutasi a Roma lo scorso 13 dicembre - ha visto la partecipazione di amministrazione e aziende private, le quali hanno messo a disposizione punti informativi e isole di coworking per i propri dipendenti.

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centro moda PoLesano di stienta, esemPio concreto e virtuoso di Workers buyoutclaudia tosi: “abbiamo avuto la possibilità di prenderci una rivincita e continuare il nostro lavoro, in un territorio dove non è facile rimettersi in gioco a cinquant’anni”

La voglia di continuare nella propria professione, in cui siamo esperte e qualificate era troppo forte e grazie alla collaborazione attiva con Legacoop veneto, sindacati e banca Popolare etica siamo riuscite a rilevare l’attività

Le lavoratrici che hanno fondato il Centro Moda Polesano

A novembre scorso è stata ufficialmente inaugurata, a Stienta, in provincia di Ro-vigo, la cooperativa Centro Moda Pole-sano, un esempio concreto e virtuoso di Workers Buyout (Wbo), ovvero tutti quei casi nazionali in cui i lavoratori “rilevano” la precedente attività imprenditoriale in difficoltà o fallita in cui operavano e di-ventano una sorta di “imprenditori di se stessi”. Ci racconta la storia, Claudia To-si, la presidente della nuova cooperati-va, che mesi fa, assieme ad altre 21 ex dipendenti (tutte donne) ha deciso di in-traprendere questa nuova avventura pro-fessionale.

gacoop Veneto, sindacati e Banca Popo-lare Etica siamo riuscite a rilevare l’atti-vità e fondare il Centro Moda Polesano.Quindi avete salvato una realtà im-prenditoriale storica del territorio?Direi proprio di sì. Solo pochi anni fa, Ca-pa contava ben 100 dipendenti, mano-dopera specializzata e per il basso po-lesine, dove la maggior parte del lavoro è agricolo, non è cosa da poco. Non ab-biamo disperso importanti professionali-tà e questo era l’importante. Collaboria-mo da sempre con grandi marchi italiani e internazionali dell’alta moda e abbiamo deciso di rimboccarci le maniche proprio grazie a queste importanti prospettive, anche economiche, di sviluppo.Quanto è stato importante il supporto dei diversi “attori” che vi hanno aiuta-to in questo avvio di percorso?Fondamentale. Non sapevamo nean-che cosa volesse dire Workers Buyout ed è stata Legacoop Veneto, insieme ai sindacati, a indicarci questa possibili-tà. I finanziamenti da 80mila euro di Co-opfond, il fondo mutualistico di Legacoop e di 200mila di Banca Popolare Etica ci hanno dato un’importante fiducia e con un po’ di coraggio siamo partite. A luglio scorso abbiamo iniziato nuovamente le attività, con l’anticipo della nostra Naspi e poi c’è stata l’inaugurazione ufficiale di fine 2018.Oggi quanti siete in azienda? Prospet-tive occupazionali per il futuro?Attualmente siamo in 38 (una persona è

Da dove è nata l’idea?Abbiamo avuto la possibilità di prenderci una rivincita e continuare il nostro lavoro, in un territorio dove non è facile rimettersi in gioco a cinquant’anni. Prima lavorava-mo nella Cooperativa Polesana Abbiglia-mento (Capa), che dal 1962 si occupava della realizzazione di capi d’alta moda. Nel 2017 la realtà è andata in forte dif-ficoltà, per vari motivi, fra cui la crisi del settore, fino alla liquidazione coatta am-ministrativa. Ma la voglia di continuare nella propria professione, in cui siamo esperte e qualificate era troppo forte e grazie alla collaborazione attiva con Le-

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bisogna sentirsi supportati a dovere, perché la rabbia e il panico di quando ti dicono che da lì a domani perderai il lavoro sono fortissime, ma non debbono mai frenare o bloccare

andata in pensione a fine anno, ndr) e la speranza è di assumere qualche altra ri-sorsa nel 2019. Il carico di lavoro c’è ed entro la fine del 2020 ci sarà un importan-te ricambio generazionale, quindi si può dire che al momento siamo alla ricerca. Sembra facile trovare manodopera, ma non lo è, perché trovare lavoratori specia-lizzati, che sappiano fare bene il nostro lavoro o che comunque vogliano mettersi in gioco e magari imparare un mestiere non è cosa da tutti i giorni. Le scuole di moda sul territorio ci sono, una a Rovi-go e un’altra a Ferrara, ma spesso i giovani preferi-scono altre strade e voglio-no fare da subito gli stilisti. Peccato che per esserlo, prima bisogna saper cuci-re, altrimenti come si fa? Sono due competenze che vanno di pari passo. Co-munque sicuramente an-che noi siamo esigenti, ma per realizzare capi d’eccel-lenza bisogna lavorare so-do e in maniera puntuale e professionale, sempre.Come si acquisiscono queste skills professio-nali così specifiche?Con l’esperienza e so-prattutto attraverso la trasmissione delle competenze. Bisogna venire qui in azien-da e imparare da chi fa questo mestiere da decenni. È fondamentale fare stage per cominciare e muovere i primi passi nella professione, crescendo pian piano anche dal punto di vista economico.Quanto conta il “Made in Italy” in quel-lo che fate?Tantissimo. Soprattutto per i grandi mar-chi internazionali è un valore assoluto. Sicuramente i nostri clienti apprezzano le materie prime, i tessuti, ma soprattutto le nostre competenze. Abbiamo scelto di la-vorare mettendo al centro la qualità e non

la quantità. Il prodotto fatto velocemente e in grandi quantità non riceve sul merca-to lo stesso apprezzamento di quello rea-lizzato da chi lavora, come noi, con cura e rifiniture altamente sartoriali. Abbiamo un reparto che lavora ancora con ago e ditale, proprio come si faceva una volta. Ogni nostro prodotto è unico.Quali sono le previsioni di sviluppo per il futuro?Toccare la soglia di un milione e 200mila euro di fatturato per il 2019. Il business plan specifico predisposto è ambizioso,

ma concreto e raggiungibile. Abbiamo le carte in regola per grandi successi, che spero ci porteranno a bre-ve a poter acquistare il capannone dove attualmente lavoriamo in affitto. Per noi sarebbe un grande traguardo, che ci da-rebbe una maggiore serenità e soprattut-to aggiungerebbe un tassello importan-te a un percorso che ci vede sempre più protagonisti del nostro lavoro e della no-stra vita.Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto a questa scelta?Bisogna sentirsi supportati a dovere, per-ché la rabbia e il panico di quando ti di-

cono che da lì a domani perderai il lavo-ro sono fortissime, ma non debbono mai frenare o bloccare. Aver potuto contare sul prezioso supporto di tutti i soggetti coinvolti e sul sistema di relazioni e so-stegno che è stato messo in campo è stato fondamentale. Sicuramente il desi-derio di non perdere il proprio lavoro di una vita ha aiutato in questo percorso e poi ci vuole anche un po’ di orgoglio per-sonale. Nessuna di noi è una ragazzina, ma abbiamo tante competenze sfrutta-bili, che non andavano disperse. Il Wbo

è un buon esempio di lavoro di squadra che funziona, che permette di rimanere in carreggiata e mantenere a testa alta il proprio posto di lavoro.Consiglierebbe il Wbo anche ad altri?Certamente, anzi l’ho già fatto con un’al-tra lavoratrice in difficoltà, in cassa inte-grazione, che si trova più o meno nella nostra stessa situazione di allora. Tro-vando un gruppo di persone affiatate, che credono nel proprio lavoro e nelle proprie capacità è giusto, con coraggio, imbar-carsi in questo tipo di avventura, che nel nostro caso, ci ha ridato con successo la dignità di un posto di lavoro.

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all’iniziativa possono aderire organizzazioni pubbliche e private operanti nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù o in altri settori socio-economici

favorire e diffondere L’istruzione incLusiva grazie aL Progetto deLL’unione euroPea L’avviso scade il 26 febbraio 2019. il contributo europeo non potrà superare l’80% del totale dei costi e la sovvenzione massima per progetto è di 500 mila euro

Migliorare, promuovere, rafforzare e so-stenere l’istruzione e la formazione inclu-siva prestando maggiore attenzione agli studenti svantaggiati. Questo l’obiettivo dell’azione 3 del programma Erasmus+ che è suddiviso nelle Azioni chiave uno, due e tre per sostenere la mobilità nel settore dell’educazione, della formazione e della gioventù. Il bando generale 2019 prevede scaden-ze già programmate - tra febbraio e apri-le - e mette a disposizione 2,7 miliardi di euro suddivisi in: istruzione e formazione 2.503,4 milioni di euro; gioventù 167,7 milioni di euro; Jean Monnet 13,7 milioni di euro e sport 48,6 milioni di euro.Nello specifico, l’azione chiave tre “Inclu-sione sociale e valori comuni” offre soste-gno a progetti di cooperazione transna-zionale nei settori dell’istruzione e della formazione. L’avviso scade il 26 febbraio 2019 e ogni domanda deve attenersi a un obiettivo generale e a uno degli obiettivi

specifici. Ma quali sono questi obiettivi? I due obiettivi generali sono la diffusione e l’incremento di buone prassi nel settore dell’istruzione inclusiva e nella promozio-ne di valori comuni a livello locale o un trasferimento in un contesto diverso. Il secondo obiettivo riguarda lo sviluppo e l’attuazione di metodi e pratiche innova-tivi per favorire un’istruzione inclusiva e promuovere principi condivisi.Gli obiettivi specifici sono invece cinque tra cui migliorare l’acquisizione di compe-tenze sociali e civiche, attraverso la co-noscenza, la comprensione e il riconosci-mento di valori e dei diritti fondamentali; promuovere l’istruzione e la formazione inclusive a favore degli allievi svantaggia-ti, anche attraverso il sostegno al perso-nale docente per affrontare e rafforzare la diversità tra il corpo insegnante; con-solidare il pensiero critico e l’alfabetizza-zione mediatica tra i discenti, i genitori e il personale docente; sostenere l’inclusio-

ne dei soggetti di recente immigrazione in strutture scolastiche di buona qualità; favorire le abilità e le competenze digitali di gruppi digitalmente esclusi - come gli anziani, migranti e giovani provenienti da contesti svantaggiati - attraverso parte-nariati tra scuole, imprese e il settore non formale, incluse le biblioteche pubbliche.Al progetto possono aderire organiz-zazioni pubbliche e private operanti nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù o in altri settori socio-e-conomici che svolgono attività trasver-sali come le organizzazioni culturali, le società civile, le organizzazioni sportive, i centri di riconoscimento, le camere di commercio, le organizzazioni di settore.Le proposte possono essere presentate da persone giuridiche con sede nei 28 Stati membri dell’Unione Europa, nei pa-esi EFTA/SEE tra cui Islanda, Liechten-stein e Norvegia e nei paesi candidati all’adesione all’UE: ex Repubblica iugo-slava di Macedonia, Turchia e Serbia. Per la composizione di un partenariato è necessario che siano presenti 4 organiz-zazioni con sedi in 4 diversi paesi del pro-gramma. La somma complessiva dispo-nibile per tutti i progetti è di 10 milioni di euro, il contributo dell’UE non potrà supe-rare l’80% del totale dei costi e la sovven-zione massima per progetto è di 500 mi-la euro. Un grande contributo ai progetti transnazionali nei settori dell’istruzione, della formazione inclusiva e quindi anche nella diffusione di valori a tutti le persone e i giovani svantaggiati. Per maggiori informazioni e per inviare la domanda è possibile consultare il sito.

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Le imprenditrici a capo di aziende nel nostro Paese rappresen-tano il 17% del totale della forza lavoro femminile, percentuale che in Europa è superata solo dal 29% della Grecia. Non solo, ma hanno anche il 5% in più di probabilità di proporre business innovativi - come emerge dai dati del Rapporto MISE 2017 - e sono più adatte a individuare i bisogni dei mercati.Insomma, la correlazione fra leadership femminile e risultati aziendali positivi è sempre più dimostrabile. Eppure le donne a capo di startup i cui prodotti e servizi abbiano una forte conno-tazione tecnologica sono solo 1.313, ovvero il 13,6% del totale; il 22,6% se si prende in esame l’intero universo delle nuove so-cietà.È per questo che progetti come MIA - Miss In Action, il program-ma di accelerazione che stimola la nascita e la crescita di azien-de innovative fondate da imprenditrici, ricoprono un’importanza fondamentale nel valorizzare il contributo offerto dalle donne nel settore tecnologico e scientifico.A promuovere l’iniziativa sono l’incubatore Digital Magics, Bnp Paribas International Financial Services, Bnp Paribas Cardif, Findomestic, Arval Italia e Bnl Gruppo BNP Paribas.In sintesi, MIA cerca quattro idee d’impresa da incubare per potenziare e supportare il talento digitale femminile all’interno dell’ecosistema dell’innovazione italiano, ancora fortemente do-minato dalla presenza di uomini. La call è rivolta a startup e PMI italiane composte per almeno la metà da fondatrici donne a cui viene chiesto di realizzare prodotti e servizi innovativi digitali.Quali sono gli step da seguire? Il primo è senz’altro inviare le

candidature attraverso il sito dedicato all’iniziativa www.missi-naction.it entro il 13 gennaio 2019; una volta terminata la rac-colta online delle proposte, ne verranno selezionate dieci che il prossimo 21 febbraio parteciperanno ad un pitch durante l’Inno-vation Day 2019 che si svolgerà a Milano.I progetti verranno poi esaminati da una giuria formata da don-ne top manager, imprenditrici, business angel e rappresentanti delle istituzioni che affiancheranno le startupper nel percorso di incubazione. Le quattro startup/PMI giudicate più meritevoli sa-ranno incluse all’interno di un programma di accelerazione della durata di tre mesi, che le aiuterà a realizzare i propri obiettivi tra-mite un percorso di accompagnamento e di mentoring. Seguirà immediatamente la fase di sviluppo di un MVP (Minimum Viable Product) in cui le quattro imprese definiranno un progetto con-giunto con una o più realtà appartenenti al Gruppo BNP Paribas al fine di produrre un prototipo che possa integrarsi con i servizi bancari, finanziari e assicurativi.Il programma si concluderà con l’Investor Day, giornata di pre-sentazione delle startup/PMI e del Minimum Viable Product ad una platea di investitori nell’ottobre 2019.

i progetti verranno esaminati da una giuria formata da donne top manager, imprenditrici, business angel e rappresentanti delle istituzioni che affiancheranno le startupper nel percorso di incubazione

miss in action, una caLL e un incubatore Per Le idee di imPresa aL femminiLe valorizzare il contributo offerto dalle donne nel settore tecnologico e scientifico. Quattro startup saranno incluse in un programma di accelerazione della durata di tre mesi

coLoPHonRedazione Cliclavoro

direzione generale dei sistemi informativi, innovazione tecnologica, monitoraggio dati e comunicazioneVia Fornovo, 8 - 00192 Roma

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n°1 - gennaio 2019

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