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il mini eolico MADE in ITALY www.teknaenergy.net TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media il mini eolico MADE in ITALY www.teknaenergy.net Settimanale - Anno 6 N ° 4 Lunedì 28 gennaio 2013 GREEN ECONOMY Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media LO SCENARIO / Sole, vento e biomasse: potenza del Sud da sfruttare con metodo Le rinnovabili sono un traino per lo sviluppo del Mezzogiorno Le regioni meridionali virtuose anche per imprenditorialità “bio” ed emissioni CO 2 da trasporti. La strada è tracciata: si proceda B enefici per l’ambiente, chiaro. Ma anche per l’economia del Paese. Un’accoppiata vincente quella proposta nel recente “Rapporto 2012 sul- la Green Economy” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Enea. Gli “in- vestimenti verdi” potrebbero determinare nei prossimi anni un importante abbattimento delle emissioni di CO 2 a livello italiano e internazio- nale. Ma non solo. Le stime di Confindustria tracciano un possibile bilancio tra gli oneri per lo Stato in termini di incentivi alla Green Eco- nomy, e l’impatto per occupazione, industria e casse pubbliche. Il risultato è a somma positiva: a fronte di un onere netto per lo Stato cumulato nel periodo 2010-2020 pari a 16,6 miliardi di euro, si risparmierebbero circa 31 miliardi di euro in energia e minori emissioni di CO 2 . Gli incentivi attiverebbero inoltre 130 miliardi di euro di investimenti, da cui potrebbe derivare un aumento della produzione industriale per 238,4 miliardi di euro e una crescita dell’occupazione per 160mila nuovi posti di lavoro. Ecco perché investire nell’ecosostenibile conviene È vero che nella classifica delle regioni italiane sti- lato da Fondazione Impresa in base all’indice di Green Economy 2012 il Sud (fat- ta eccezione per la settima piazza della Basilicata) è ab- bastanza nelle retroguardie, ma qualche nota positiva non manca. Ed è il settore energe- tico a rappresentare uno dei principali driver di sviluppo economico del Mezzogiorno, in grado di attivare sia pro- cessi virtuosi nel campo del- la ricerca e dell’innovazione, che la nascita di nuove spe- cializzazioni manifatturiere e terziare che arricchiscono la filiera produttiva nazionale. Allo sviluppo del setto- re energetico meridionale contribuiscono non solo le fonti fossili della Basilicata, da dove arriva oltre il 70% della produzione nazionale di greggio, ma specialmen- te il potenziale in termini di energie alternative rinnova- bili. Sole, vento e biomasse permettono alle regioni me- ridionali di produrre circa i due terzi di tutta l’energia ita- liana generata da queste tre fonti. Questi i risultati emersi dalla ricerca “Energie rin- novabili e territorio. Scenari economici, analisi del territo- rio e finanza per lo sviluppo”, realizzata dalla Svimez e da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) nel 2012. Qualche esempio? L’energia eolica è prodotta per il 98% nel Mezzogiorno (26% in Puglia, 22% in Sicilia, 18% in Campania). Nel comparto eolico su 487 impianti, l’85% si trova nelle regioni meri- dionali. Per il fotovoltaico, su circa 178mila impianti, 43.366 sono al Sud e la po- tenza installata nelle regioni meridionali supera il 35% del totale nazionale. Passando alle bioenergie, su un totale di circa 670 impianti, 97 so- no nel Mezzogiorno con una potenza installata pari al 32% del totale nazionale. E le aree italiane con la mag- giore ricchezza geotermica sono proprio nel Mezzogior- no, lungo il Tirreno meridio- nale, in Campania, Sicilia, in un’enorme area che va dalle coste campane alle isole Eo- lie e, in misura minore, in Sardegna e in Puglia. La ge- otermia può diventare una grande opportunità per l’eco- nomia meridionale. Attualmente in Italia è sfrut- tata solo in Toscana, ma è la Campania la regione col maggior potenziale geoter- mico nazionale, grazie ai Campi Flegrei e a Ischia, se- guita dalla Sicilia (isola di Vulcano). Le regioni meridionali inol- tre (lo certifica il Rapporto di Fondazione Impresa) con- tinuano a detenere la supre- mazia nell’indice di impren- ditorialità bio (con Calabria, Basilicata e Sicilia prime per numero di operatori nel bio- logico) ed esprimono buoni risultati negli indicatori sul- la mobilità. Per esempio, ri- spetto alle emissioni di CO 2 da trasporti, le regioni che presentano i risultati miglio- ri (valori inferiori a 2 ton- nellate di CO 2 pro-capite) sono Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia, Li- guria e Molise. Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 © M O P I C - F O T O LIA .C O M

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E entiAttività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

il mini eolico MADE in ITALY

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Settimanale - Anno 6 N° 4 Lunedì 28 gennaio 2013

GREEN ECONOMY

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ LO SCENARIO / Sole, vento e biomasse: potenza del Sud da sfruttare con metodo

Le rinnovabili sono un traino per lo sviluppo del MezzogiornoLe regioni meridionali virtuose anche per imprenditorialità “bio” ed emissioni CO2 da trasporti. La strada è tracciata: si proceda

Bene� ci per l’ambiente, chiaro. Ma anche per l’economia del Paese. Un’accoppiata vincente

quella proposta nel recente “Rapporto 2012 sul-la Green Economy” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Enea. Gli “in-vestimenti verdi” potrebbero determinare nei prossimi anni un importante abbattimento delle emissioni di CO2 a livello italiano e internazio-nale. Ma non solo. Le stime di Con� ndustria tracciano un possibile bilancio tra gli oneri per lo Stato in termini di incentivi alla Green Eco-

nomy, e l’impatto per occupazione, industria e casse pubbliche. Il risultato è a somma positiva: a fronte di un onere netto per lo Stato cumulato nel periodo 2010-2020 pari a 16,6 miliardi di euro, si risparmierebbero circa 31 miliardi di euro in energia e minori emissioni di CO2. Gli incentivi attiverebbero inoltre 130 miliardi di euro di investimenti, da cui potrebbe derivare un aumento della produzione industriale per 238,4 miliardi di euro e una crescita dell’occupazione per 160mila nuovi posti di lavoro.

Ecco perché investire nell’ecosostenibile conviene

Èvero che nella classi� ca delle regioni italiane sti-

lato da Fondazione Impresa in base all’indice di Green Economy 2012 il Sud (fat-ta eccezione per la settima piazza della Basilicata) è ab-bastanza nelle retroguardie, ma qualche nota positiva non manca. Ed è il settore energe-tico a rappresentare uno dei principali driver di sviluppo economico del Mezzogiorno, in grado di attivare sia pro-cessi virtuosi nel campo del-la ricerca e dell’innovazione, che la nascita di nuove spe-cializzazioni manifatturiere e terziare che arricchiscono la � liera produttiva nazionale.Allo sviluppo del setto-re energetico meridionale contribuiscono non solo le fonti fossili della Basilicata, da dove arriva oltre il 70% della produzione nazionale di greggio, ma specialmen-te il potenziale in termini di energie alternative rinnova-bili. Sole, vento e biomasse permettono alle regioni me-ridionali di produrre circa i due terzi di tutta l’energia ita-

liana generata da queste tre fonti. Questi i risultati emersi dalla ricerca “Energie rin-novabili e territorio. Scenari economici, analisi del territo-rio e � nanza per lo sviluppo”, realizzata dalla Svimez e da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) nel 2012.Qualche esempio? L’energia eolica è prodotta per il 98% nel Mezzogiorno (26% in Puglia, 22% in Sicilia, 18% in Campania). Nel comparto eolico su 487 impianti, l’85% si trova nelle regioni meri-dionali. Per il fotovoltaico, su circa 178mila impianti, 43.366 sono al Sud e la po-tenza installata nelle regioni meridionali supera il 35% del totale nazionale. Passando alle bioenergie, su un totale di circa 670 impianti, 97 so-no nel Mezzogiorno con una potenza installata pari al 32% del totale nazionale.E le aree italiane con la mag-giore ricchezza geotermica sono proprio nel Mezzogior-no, lungo il Tirreno meridio-nale, in Campania, Sicilia, in un’enorme area che va dalle

coste campane alle isole Eo-lie e, in misura minore, in Sardegna e in Puglia. La ge-otermia può diventare una grande opportunità per l’eco-nomia meridionale. Attualmente in Italia è sfrut-tata solo in Toscana, ma è la Campania la regione col maggior potenziale geoter-mico nazionale, grazie ai Campi Flegrei e a Ischia, se-guita dalla Sicilia (isola di Vulcano).Le regioni meridionali inol-tre (lo certifica il Rapporto di Fondazione Impresa) con-tinuano a detenere la supre-mazia nell’indice di impren-ditorialità bio (con Calabria, Basilicata e Sicilia prime per numero di operatori nel bio-logico) ed esprimono buoni risultati negli indicatori sul-la mobilità. Per esempio, ri-spetto alle emissioni di CO2 da trasporti, le regioni che presentano i risultati miglio-ri (valori inferiori a 2 ton-nellate di CO2 pro-capite) sono Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia, Li-guria e Molise.

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2 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

Isolatore elastomerico durante la prova dinamica (particolare)

La seconda area di intervento è legata all’ingegneria tissutale per la medicina rigenerativa e i biomateriali. Si tratta di tec-niche che utilizzano materiali naturali, come il collagene, compatibili con l’organismo umano.Il punto di forza di questo pro-getto è il know-how avanzato che la Puglia può spendere, grazie soprattutto all’impegno dell’Università del Salento, che ha punte di eccellenza e referenti prestigiosi, come il docente Alessandro Sannino. “In questo caso la ricerca si trasforma in impresa, seguen-do un circolo virtuoso che dà valore al nostro territorio”.

■ DHITECH / Il distretto pugliese dell’high tech a capitale misto pubblico privato

■ DICA / I corsi triennali e magistrali del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Catania

Università e industria unite nella ricerca

L’innovazione al servizio di territorio e popolazione

La terza area di intervento è quella delle nanotecnologie, il cui studio ha una forte tra-dizione e un importante inse-diamento a Lecce (grazie alla presenza del Cnr e dell’Iit). “Dentro il nostro piano stra-tegico - spiega il presidente di Dhitech - ci concentriamo sulle nanotecnologie basate su mate-riali organici - polimeri -, con due obiettivi principali: per il settore energetico, costituire la base per le cellule fotovol-taiche di terza generazione e degli olet, transistor organici emettitori di luce. Per il settore medico diagnostico, i polimeri vengono invece usati per rica-vare informazioni sulle cellule nel settore oncologico”. Dhitech utilizzerà, nei suoi progetti, una particolare mo-dalità di sperimentazione, il living lab. In pratica, la spe-rimentazione passerà attra-verso gli end-user. Spiega il presidente: “Stiamo attivando

contatti con gli enti pubblici e le associazioni di impresa per stimolare rapporti operativi, in modo da sperimentare su-bito le tecnologie con i diretti fruitori. Per quanto riguarda le imprese, si tratta di entrare in contatto con chi è interessato all’innovazione di processo o di prodotto”. Come previsto dal ministero, i progetti saranno accompagna-ti dalla formazione. Entro feb-braio, verranno emessi bandi per borse di studio (per le zone Obiettivo Convergenza) per persone - anche in posses-so di lauree umanistiche - che si formeranno sulle tematiche appena descritte, per diven-tare non semplici specialisti, ma anche imprenditori. “Sarà - spiega Vasanelli - una for-mazione basata su un’idea di impresa che loro potranno poi calare nei progetti scienti�ci. E loro stessi diventeranno inno-vatori-imprenditori”.

Il piano strategico �no al 2015 punta a un’ecosistema imprenditoriale ad alta tecnologia

Il suo laboratorio, fondato nel 1972, è il riferimento per i controlli sui materiali da costruzione e strutture

La Puglia ha in Dhitech il proprio distretto di alta

tecnologia. Nato nel 2006, ha la struttura di una società con-sortile a responsabilità limita-ta. L’assetto societario è misto, pubblico-privato, in modo che sia possibile agevolmente creare un ponte tra le aziende e la ricerca. Tra i promotori di Dhitech si ricordano, per l’ambito della ricerca, l’Uni-versità del Salento, l’Università e il Politecnico di Bari, il Cnr e l’Iit (Istituto Italiano di Tecno-logia). Per la parte industria-le, invece, i promotori sono Engineering (presente con un piccolo nucleo di specialisti all’interno del distretto stesso), Exprivia, ST Microelectronics, Alenia, Avio, oltre a Nuovo Pi-gnone, Tre e il San Ra�aele. Spiega il presidente, nonché docente dell’Università del Salento, Lorenzo Vasanelli: “I soci rappresentano, per la par-

Il Dipartimento di Inge-gneria Civile e Ambienta-

le dell’Università degli Studi di Catania è un riferimento istituzionale autorevole non solo per la sua completa e prestigiosa o�erta formativa, ma anche per il suo legame con il territorio, con gli enti pubblici, le piccole e medie imprese e con i cittadini.Sul piano formativo, gli at-testati che si possono con-seguire presso il Diparti-mento di Ingegneria Civile e Ambientale (Dica) vanno dalla laurea di primo livello (corsi triennali), alla laurea magistrale di secondo livel-lo (corso biennale dopo aver conseguito la laurea di pri-mo livello), �no ai Master e ai Dottorati, con la classica distinzione che vede il Ma-ster come titolo orientato a una carriera aziendale e im-prenditoriale e il Dottorato come specializzazione orien-tata alla ricerca accademica e a una formazione ad alto contenuto intellettuale che spesso permette di trovare collocazione in molti settori della società civile. “Lo stu-dente - spiega il Professore Enrico Foti, Direttore del

te della ricerca, la realtà regio-nale, mentre hanno un respiro nazionale - con una presenza in regione - i soci del mondo dell’industria”. Dhitech ha ap-pena avviato, con approvazio-ne del Miur, un pacchetto di progetti nell’ambito delle mi-sure Pon (Programma Opera-tivo Nazionale), rispondendo a un bando speci�co per i di-stretti. I progetti, spiega Vasa-nelli: “Sono parte di un piano strategico che si proietta sino al 2015. Abbiamo scelto come tema lo sviluppo di un eco-sistema di imprenditorialità innovativa high-tech”. Il piano prevede tre aree di intervento: la prima è quella delle tecno-logie Ict (collegate al mondo Social), con due obiettivi. Da una parte costruire una piatta-forma a servizio delle imprese, detta “fabbrica intelligente”. Dall’altra mettere a disposizio-ne l’Ict per i servizi. “In questo

caso ci rivolgiamo alla Pub-blica Amministrazione, per concretizzare tutto ciò che va sotto la de�nizione di ‘smart community’, essendo noi en-trati nella partecipazione di un bando che stimola l’aggre-gazione di soggetti pubblici o privati per cluster, uno dei quali è rappresentato proprio dalle città intelligenti”.

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. Via Torricelli,14 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr);

Stampa Quotidiana S.r.l. Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco - (Vi);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco - (Bs);

DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 6 - Numero 4 Lunedì 28 gennaio 2013

Direttore responsabile: Donatella Treu

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti Agente:AREA MEDIA sasVia Nannetti, 2/e 40122 BolognaTel.: 051 6492589 Fax: 051 5282079Mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

Lorenzo Vasanelli, presidente e docente dell’Università del Salento. L’attività di ricerca svolta da Dhitech ha ricadute positve sia nelle attività della Pa che delle imprese

Dipartimento - con noi ha la possibilità, �n dall’ultimo anno di scuola superiore, quando deve ri�ettere sulle scelte che determineranno il suo futuro, di partire con un’idea che potrà ricon�-gurarsi nel tempo, senza la necessità di doversi rivolgere a istituti diversi per i diver-si livelli di Laurea che vorrà conseguire”. Qualora si arrivasse al Dot-torato, quindi all’inserimen-to nel mondo della Ricerca Universitaria, lo stesso Di-partimento o�re un am-

pio ventaglio di possibilità all’interno di tutti gli argo-menti speci�ci dell’Ingegne-ria Civile e Ambientale: la struttura ha già al suo attivo diversi laboratori, tra i qua-li il Laboratorio di Prove su Materiali, quello di Prove geotecniche, quello di Prove stradali e quello di Idraulica.Oltre all’o�erta formativa, sono di grande importanza i servizi al territorio o�erti dal Dipartimento, come le molteplici consulenze ero-gate dal Dica attraverso l’at-tività convenzionata. Fermo

restando l’impegno nell’at-tività didattica e di ricerca, l’Università di Catania, e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale sono da molti anni un punto di riferi-mento per il mondo impren-ditoriale privato e per gli en-ti pubblici. In particolare il Laboratorio U�ciale Prove Materiali e Strutture, di cui è Responsabile Scienti�co il professor Giuseppe Oliveto e Responsabile tecnico l’in-gegner Piero Sciacca, svolge una funzione determinante nel suo ruolo istituzionale

(previsto dalla legge 1086 del 1971) per i controlli di qua-lità sui materiali da costru-zione. Oltre a ciò, il Labora-torio, fondato nel 1972, è in grado di eseguire sperimen-tazioni e analisi su materiali, modelli e strutture. Per quanto riguarda i con-trolli di qualità conto terzi - fondamentali per le azien-de sul territorio e per il ri-spetto delle leggi inerenti le tecniche di costruzione - il Laboratorio si occupa del controllo di sistemi di mi-surazioni ed esegue prove di

Vista di un edificio isolato sismicamente alla base, oggetto di una prova dinamica, Solarino (SR)

accettazione su materiali di costruzione, su componen-ti e semilavorati, oltre alla certi�cazione per gli acciai, i materiali lapidei e aggregati. Per le strutture esistenti provvede - con prove in sito - alla diagnostica, al monito-raggio strutturale, alle prove di collaudo e all’identi�ca-zione strutturale.In�ne è fondamentale la capacità del Dipartimento di fornire, grazie ai propri laboratori, un contributo essenziale all’innovazione. Quest’ultima, nell’ambito dei �loni tipici dell’Ingegne-ria Civile e Ambientale, si traduce in attività di studio e sperimentazione, o�erte attraverso prove meccani-che, statiche e dinamiche sui nuovi prodotti - per esempio i materiali di costruzione da applicare ai sistemi di prote-zione sismica - e attraverso una costante ricerca sulle tecniche diagnostiche risul-tanti dai recenti sviluppi del-la tecnologia scienti�ca.Nell’ambito di queste atti-vità, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo ordina-mento di studi universitari, e con l’introduzione dell’ob-bligo per gli studenti di svol-gere stage formativi presso aziende e studi tecnici pro-fessionali, lo stesso Labora-torio ospita a ciclo continuo tirocinanti che hanno previ-sto nel proprio piano di studi la formazione su aspetti qua-li il monitoraggio struttura-le, il controllo di qualità e le prove di collaudo.

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Green Economy 3EventiLunedì 28 gennaio 2013

Profondamente legato al territorio, agli enti locali

e alla Regione Sicilia, il Di-partimento di Fisica e Astro-nomia (Dfa) dell’Università di Catania (UniCt), per non arrendersi alla crisi dell’Ita-lia e ai tagli che stanno col-pendo la cultura e la ricerca, punta sempre di più sulla sua autentica vocazione per la di-dattica e su un’eccellenza che coniughi in modo equilibrato la �sica fondamentale e le ap-plicazioni.“I governi - dice il professore Antonio Insolia, direttore del Dfa - dimenticano che cultura e ricerca costituiscono le basi del progresso e dello svilup-po. Allora l’unica alternativa sta nel ricordare che, senza ricerca fondamentale, non ci sarà il valore aggiunto delle applicazioni. Queste possono essere, a volte, il prodotto non previsto di attività di ricerca. Per esempio, il Web, oggi en-trato nella vita quotidiana, è nato per applicazioni di �sica fondamentale al Cern”.“L’importante scoperta del bosone di Higgs - prosegue Insolia - ottenuta al Cern dal-le collaborazioni Atlas e Cms (in cui è presente un gruppo del Dfa), avrà ricadute basila-ri sullo sviluppo tecnologico. Poi, grazie alla collaborazione fra Antares, Nemo e Nestor, la Comunità Europea ha ap-provato la realizzazione di un telescopio per neutrini, Km3Net, a tremila metri di

profondità al largo di Capo Passero, con responsabilità internazionale a Catania. Da lì sono arrivate scoperte di interesse primario nella bio-logia marina”.Un’ulteriore applicazione derivante dalla �sica speri-mentale riguarda, nell’am-bito di un Pon, la creazione del prototipo di un rivelatore che, con l’uso dei muoni pre-senti nella radiazione cosmi-ca, permette di evidenziare l’eventuale materiale �ssile (uranio e plutonio) all’inter-no di grandi volumi (come i container). La ricerca fon-damentale diventa quindi applicazione a bene�cio dei cittadini, per contrastare il trasporto illecito di materiale radioattivo.Il Dipartimento di Fisica e Astronomia ospita anche un centro di calcolo di interesse internazionale che, basato sul paradigma Grid, con-sente di sottoporre - via Re-te - codici di analisi dati o di calcolo numerico. La competenza hardware e so�ware si sta traducendo in una struttura a realtà virtuale 3D per la cura di alcune for-me di demenza senile all’Oa-si di Troina (progetto Vespa, Por-Regione Sicilia).“Questo continuo intergioco tra ricerca e applicazione - spiega con orgoglio il diret-tore Insolia - è l’essenza stes-sa della “Fisica di Catania”. Uno dei risultati più rilevanti

sta nell’acceleratore per fasci di protoni e ioni carbonio per la cura dei tumori, da re-alizzare all’ospedale Canniz-zaro di Catania. È il frutto di una sinergia tra la tradizione di ricerca in �sica nucleare, il gruppo coordinato dal di-rettore pro tempore dei Lns-Infn e l’area medica di UniCt e delle Aziende Ospedaliere”.Dfa e Oact (Osservatorio Astro�sico di Catania) si oc-cupano inoltre di astro�sica: le ricerche spaziano dallo studio dei fenomeni solari all’evoluzione delle stelle, dal-la �sica del mezzo interstella-re ai dischi di accrescimento attorno a oggetti compatti, dalla �sica dei raggi cosmici nell’Osservatorio Auger in Argentina alla cosmologia, �no alla partecipazione al progetto del più grande tele-scopio solare europeo (Est) e alla missione spaziale Gaia, che fornirà la prima mappa tridimensionale della nostra galassia, per comprenderne la formazione, l’evoluzione dinamica e chimica.Tra i maggiori successi va citata anche la prima misu-ra mai e�ettuata del tasso di formazione dell’idrogeno molecolare, la specie chimica più importante dell’universo. Gruppi del Dfa e dell’Oact collaborano alla realizzazio-ne di strumentazione a livello nazionale e internazionale, ad esempio presso il telesco-pio nazionale Galileo alle Canarie, e dello spettrografo ad alta risoluzione per il tele-scopio (35 metri di diametro) in costruzione nella sede au-strale dell’European Southern Observatory.Trasversale a tutte le linee di ricerca è l’impegno dei gruppi di Fisica teorica: �sica mo-lecolare, struttura nucleare e particelle elementari, con particolare attenzione alla comprensione dell’interazio-ne forte e/o nucleare, la forza che agisce tra i quark. I recenti esperimenti al Lhc del Cern stanno fornendo la possibilità di creare uno sta-to di materia di quark, che permetterà la comprensione

delle proprietà del plasma che ha permeato l’universo pri-mordiale e che oggi si ritrova nelle stelle compatte.Il professor Insolia pone l’accento sugli studi di fisi-ca dei sistemi complessi: “Il cervello umano, una folla di persone in uno stadio, una rete di computer, un mer-cato finanziario o una col-lezione di metronomi su un asse semovente, sono tutti esempi di sistemi complessi, costituiti da numerosi ele-menti che interagiscono tra loro in modo non lineare”.“Secondo alcune recenti ap-

plicazioni di strategie casua-li a sistemi socio-economici - conclude il direttore Inso-lia - non sempre promuove-re i migliori produce un in-cremento di efficienza di un sistema gerarchico, mentre, di contro, una strategia di promozioni casuali presenta sempre dei vantaggi. Lo studio di un modello ma-tematico di Parlamento ha dimostrato come un mec-canismo elettorale basato sul sorteggio di un certo nu-mero di parlamentari possa aumentare l’efficienza del sistema”.

Catania, trampolino tecnologico per il mondo Piano di studi orientato all’occupazione specialistica. Molti ex studenti ora sono all’estero. Grande la sinergia tra i docenti e gli enti di ricerca più prestigiosi

Il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania annovera 75 do-

centi in sinergia con altrettanti ricercatori di enti quali Cnr, Infn e Inaf (presso l’Oact), 25 tecnici, 45-50 dottorandi e 20-25 post-doc: un notevole potenziale di ricerca in �sica fondamentale, per una didattica indirizzata a circa 100 iscritti per anno accademico.La laurea magistrale (cinque curricula: Fisi-ca applicata, Astro�sica, Fisica della Materia, Fisica nucleare e sub-nucleare, Fisica teorica) fornisce diversi approfondimenti disciplinari, strutturati per favorire la scelta di un percorso formativo verso settori specialistici della �sica contemporanea. Gli insegnamenti sono connes-si con l’attività di ricerca del Dfa e degli enti di ricerca.I dottorati sono tre: Fisica, Scienza e tecnologia

dei materiali e Astro�sica nucleare e particella-re. In più, un master in Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Grazie allo stretto rapporto tra enti e Dfa, si può parlare di “Fisica di Catania”.Quattro progetti Firb approvati negli ultimi an-ni e un progetto Erc-Starting Grant in ambito Fp7 sono ottimi risultati; ma, soprattutto, molti giovani hanno trovato lavoro in prestigiose isti-tuzioni di ricerca in Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Usa.I �sici del Dfa, apprezzati in campo internazio-nale, hanno fatto scuola imparando a coniuga-re la ricerca fondamentale con le applicazioni, nell’interesse della ricerca scienti�ca, del territo-rio e del Paese. Malgrado l’attuale crisi econo-mica, i giovani, se disposti a spostarsi, hanno la possibilità di una brillante carriera.

■ DFA / Il Dipartimento di Fisica e Astronomia ospita anche un centro di calcolo di levatura internazionale

Dallo studio di sole e stelle alla lotta ai tumoriNascono qui il rilevatore di radiazioni cosmiche e la tecnologia in 3D per la cura della demenza senile

La Fisica della Materia ha un polo di eccellen-

za, con attività di ricerca teorica e sperimentale riconosciute a livello in-ternazionale. La sinergia tra UniCt e Cnr ha per-messo la ricerca in ambiti strategici della �sica dei materiali e delle nanotec-nologie, quali le energie rinnovabili, la fotonica, la nanoelettronica e la plasmonica. L’obiettivo primario sta nello svilup-po di materiali innovativi e nello studio delle pro-prietà �siche per il trasfe-rimento tecnologico.Intensa è l’interazione con la realtà industriale, in particolare con la StMicro-electronics di Catania. Il gruppo di Fisica della Ma-teria partecipa a numerosi progetti di ricerca naziona-li ed europei: ad esempio, il “Water”, �nanziato con quattro milioni di euro (Fp7 - RegPot), verrà rea-lizzato per la maggior par-te presso il Dfa, coordinato dal Cnr e focalizzato all’ap-plicazione delle nanotecno-logie per la puri�cazione dell’acqua. Il Dfa è inoltre sede dei laboratori Ph3dra (Physics for dating, diagno-stic, dosimetry research and applications), una struttura di riferimento per la ricerca e la didattica nel campo della �sica applicata ai beni culturali e alle scienze della Terra. Ph3dra aderisce a re-ti di ricerca nazionali e in-ternazionali, collabora con musei, soprintendenze, enti di ricerca, Dipartimento della Protezione civile ed è il riferimento per la fornitura di servizi per test di auten-ticità, expertise su dipinti e datazione di sedimenti ge-ologici ed edi�ci storici. Le attività di monitoraggio di inquinamento elettroma-gnetico e di radiazioni di fondo ambientale vengono svolte su richiesta di com-mittenti esterni.

La Fisica della materia che serve all’industria

A fianco: la sede dell’Osservatorio Astrofisico di Catania dell’Inaf.Sotto: il gruppo di Fisica della Materia (Cnr & UniCt) ha la forza propulsiva dinumerosi giovani ricercatori e post-doc

Il professor Antonio Inso-

lia, direttore del Dfa, divide

gli impegniistituzionali

con la ricerca in fisica dei

raggi cosmici e la passione per la naviga-

zione a vela. Sotto: una

giovane ricercatrice del gruppo Ph3dra del

Dfa preleva un frammento di

ceramica

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4 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

Da sinistra, Antonio

Messineo (università

Kore di Enna), Liborio Gulino

(presidente del Distretto)

e Santo Di Bella

(segretario generale Camera

di Commercio di Enna) in occasione

del convegno conclusivo

del progetto “Go–Green”

vità di ricerca, sviluppo e alta formazione. Nel corso del 2012, in collaborazione con la Camera di Commercio di Enna, ha realizzato alcuni progetti di ricerca, �nanzia-ti da Unioncamere a valere sulle disponibilità del Fondo perequativo. Si tratta dei pro-getti Go-Green (Governance e organizzazione dei processi produttivi ai �ni della gestio-

■ DISTRETTO TECNOLOGICO ENERGIA ED EDILIZIA SOSTENIBILE / Presso l’Università Kore di Enna

Rinnovabili, una forza da sfruttare per crescerene delle risorse energetiche e naturali) e Distretto Enna per l’innovazione, per la divulga-zione della ricerca e dell’in-novazione quale fattore di sviluppo delle Pmi ennesi.Entrambe le iniziative aveva-no come obiettivo l’o�erta di un servizio di assistenza alle imprese per lo sviluppo di comportamenti sostenibili e innovativi, in tema di rispar-mio ed e�cienza energetica, facilitando, al contempo, la possibile aggregazione di re-altà, operanti in speci�che �liere produttive nella pro-vincia di Enna, su progetti di interesse comune. In particolare, l’intento del progetto Go-Green è stato di valorizzare gli sforzi de-

gli imprenditori interessati a migliorare la sostenibili-tà aziendale e a innalzare il pro�lo qualitativo delle produzioni, attraverso l’in-tegrazione con le speci�cità dell’ambiente locale.Il costo dell’energia rappre-senta d’altronde uno dei costi più onerosi per le aziende, motivo per cui proprio su questo aspetto è auspicabile intervenire con azioni quali-�cate dalle positive ricadute in termini ambientali.Nello speci�co, sono stati realizzati a opera del Distret-to tecnologico, attraverso i propri tecnici, diversi audit energetici presso le aziende interessate, che in preceden-za avevano manifestato il loro interesse rispondendo a un avviso pubblico, al �-ne di sviluppare, conseguire e successivamente gestire il proprio Sistema di gestione dell’energia, conformemente a quanto previsto dalla nor-ma Iso 50001. I risultati con-seguiti in tali progetti sono stati successivamente presen-tati e divulgati in occasione di convegni, che hanno visto la partecipazione di esperti nazionali del settore.L’attività della società con-sortile di Enna ha riguardato però anche altre iniziative. Il Distretto infatti si è can-didato a coordinare nume-rose altre attività di ricerca e sviluppo industriale e di promozione della cultura tecnologica, di concerto con l’Università degli studi di En-na Kore.

Il progetto Go-Green punta a sviluppare comportamenti sostenibili e innovativi, riducendo i costi energetici

Ègiovane, ma �no a og-gi si è distinto per un

e�cace e costruttivo dina-mismo, foriero di attività sempre più pro�cue. Stiamo parlando del Distretto tec-nologico energia ed edilizia sostenibile, società consor-tile nata nell’aprile del 2011, con sede presso la facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università degli studi di Enna Kore. Il Distretto (www.distrettoenergia.eu) ri-unisce 29 soci appartenenti al mondo dell’università, di enti di ricerca, enti pubblici, associazioni di categoria e del mondo delle Imprese. La compagine dovrebbe però presto allargarsi visto che nu-merosi altri soggetti hanno già manifestato la volontà di contribuire in maniera sem-pre più decisa alle attività del Distretto.L’obiettivo del Distretto è pro-muovere attività di ricerca, sviluppo e alta formazione nel settore della produzione e gestione della energia, inclu-so il trasporto e l’accumulo, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili e all’uti-lizzo, nel settore dell’edili-zia per civile abitazione, di

materiali e tecnologie volte alla riduzione degli impatti sull’ambiente. La mission è pertanto quel-la di concorrere a realizzare sistemi integrati e coerenti di ricerca, innovazione e for-mazione, da identi�care qua-li propulsori della crescita economica sostenibile della regione siciliana. Il Distretto intende, altresì, incentivare le

imprese a utilizzare la ricerca e l’innovazione (brevetti, ri-cerche applicate, etc.) come fonti di vantaggio competiti-vo, grazie a un modo nuovo di interazione tra ricerca e industria.Dal 2011, il Distretto Tecno-logico gode del patrocinio del ministero delle Politiche agricole, alimentari e fore-stali in favore delle sue atti-

Le energie green migliorano

la sostenibilità aziendale senza pregiudicare il profilo qualitativo

delle produzioni

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Green Economy 5EventiLunedì 28 gennaio 2013

to della shelf life dei prodotti di IV gamma grazie all’uso di packaging innovativi. Non mancano iniziative nella sfera dell’acquacoltura, dove ve ne è una mirata a diversi�care l’of-ferta e aumentare la produtti-vità tramite l’individuazione di nuove specie ittiche da inserire sul mercato, accanto alle già di�use spigole e orate, e l’intro-duzione di sistemi innovativi di automazione e controllo dei processi di feeding.Food safety e dieta del benesse-

li. Tra gli obiettivi permane la ricerca in Italia di terreni (in particolar modo nel Sud Ita-lia), con una dimensione mi-nima di 4 ha a oltre 10 ha, che ospitino impianti per la produ-zione di energia da fonti rin-novabili e impianti combinati con le fonti tradizionali. La PROTO Power è, infatti, spe-cializzata negli impianti solari

■ DISTR. TECNOLOGICO AGROBIOPESCA / La rete di imprese, università ed enti di ricerca della Regione Siciliana

■ PROTO POWER / L’azienda napoletana si occupa di tutta la �liera: dallo sviluppo di un’idea sino alla progettazione, alla realizzazione e al monitoraggio degli impianti

Ecco un’occasione per crescere bene

Cercansi terreni al Sud, per investimenti in energia pulita

re è un altro tema al quale il Di-stretto rivolge la sua attenzione. Consapevole, infatti, dell’inte-resse dei mercati rispetto agli e�etti salutistici degli alimen-ti, interviene con un progetto che punta a conferire “valore” alle produzioni agroalimentari siciliane (olio di oliva, produ-zioni cerealicole, orticole e loro derivati) con l’introduzione di protocolli per la produzione di alimenti a elevato potere salutistico, alimenti funzionali e prodotti nutraceutici accom-

termodinamici e fotovoltaici di grande taglia (con potenza nominale tra 1 e oltre 10 MW), garantendo uno standard qua-litativo e un’assistenza duraturi attraverso la propria struttura tecnica gestionale capace di erogare anche servizi O&M (operation & maintenance). Un merito riconosciutole dalle numerose realizzazioni svol-te in Italia e progetti svilup-pati all’estero (tra cui il Nord Africa), con sempre maggiore attenzione da parte degli sta-keholders alla ricerca di nuove forme di sviluppo nel settore impiantistico. Tra questi im-pianti vi sono anche quelli a biogas, attraverso l’impiego di materiali organici, residui di lavorazione agro-forestale e prodotti agricoli nel pieno rispetto dell’ambiente grazie all’utilizzo di tecnologie e pro-cessi eco-compatibili, tenendo conto che, per esempio, una potenza istallata pari a 1 MW in esercizio produrrà annual-mente, al netto dell’autocon-sumo, circa 7.000.000 kWh di energia elettrica, su�cienti ad alimentare i consumi di circa 2.000 famiglie.PROTO Power o�re, quindi, soluzioni a lungo termine,

pagnandoli con la validazione clinica di claims salutistici. Al-tamente qualitativo nell’ambito della �liera lattiero-casearia siciliana, che vanta alcuni pro-dotti bovini e ovini tipici, già tutelati da marchi europei di qualità (Dop e Igp), di ricono-sciuto valore storicoculturale, un innovativo sistema di cer-ti�cazione univoco e oggettivo.Stesso impegno nel settore della Bioenergia e della valo-rizzazione degli scarti indu-striali. È noto come il riuso delle biomasse di seconda ge-nerazione sia un problema con forte valenza ambientale ed economica. Ed ecco di nuovo in campo l’eccellenza del Di-stretto: esso coordina una linea di intervento che sviluppa una �liera del recupero attraverso la valorizzazione molecolare di biomasse residuali del compar-to agroindustriale e ittico, per la creazione di formulati per la mangimistica e di prodotti per la farmaceutica. Sempre in questo contesto sono sviluppati processi per la valorizzazione energetica di tali biomasse. In�ne, il Programma euro-peo Horizon 2020. A�rontare le grandi sfide globali che propone - nei settori della salute, della sicurezza ali-mentare, dell’agricoltura sostenibile, della ricerca marina e delle bioenergie, tenendo presenti gli aspetti economici con azioni di si-stema concrete - permette-rà al Distretto di affermarsi come realtà stabile, capace di spinta e propulsione al settore agroalimentare.

garantendo, attraverso un ser-vizio globale, dall’idea all’as-sistenza, qualità e a�dabilità coniugati a un ritorno interes-sante sugli investimenti, con la migliore integrazione nel con-testo ambientale. Attenzione all’ambiente e al territorio sono due dei pilastri dell’azio-ne della PROTO Power, i cui principi etici di sostenibilità ben si inseriscono in un conte-sto di sviluppo commerciale e tecnologico che richiede espe-rienza e conoscenza, come nei Paesi in via di sviluppo dove la qualità e l’e�cienza degli im-pianti permangono elementi contraddistintivi degli inve-stimenti. La s�da di questa realtà imprenditoriale diviene, quindi, sempre più internazio-nale: tra i prossimi traguardi, la PROTO Power mira alla re-alizzazione del Progetto Mena (Medio Oriente e Nord Afri-ca), che prevede la realizzazio-ne, nella fascia del Màghreb, di impianti solari-termodi-namici, fotovoltaici per green houses e reti per la desaliniz-zazione, con una determina-ta politica di espansione nei territori extra-moenia anche nel mercato della Tunisia, di Dubai, Egitto e Tripoli.

La �liera degli operatori del settore agroalimentare e ittico uniti dalla vocazione “green” e tecnologica

Nel futuro c’è il progetto Mena che prevede, tra l’altro, fotovoltaici per green houses e reti per la desalinizzazione in Màghreb

Un network di 46 imprese, tre università statali, il

Cnr e altri sette enti di ricerca territoriali. È il Distretto tec-nologico della Regione Sicilia-na nel settore agroindustriale e ittico, del quale la struttura di governance è il Consorzio di ricerca per l’Innovazione tecnologica, Sicilia agrobio e pesca ecocompatibile (Scarl), nato nel 2009. Ricerca, tecno-logia, innovazione i pilastri del Distretto. Per intenderci, nello speci�co, esso realizza il col-legamento tra il mondo della ricerca e della produzione con azioni di trasferimento tecno-logico e innovazione essenziali per garantire la crescita econo-

AAA… cercasi terreni per investimenti. Potrebbe

essere lo slogan di un’azienda di real estate, mentre connota, invece, la vocazione di un’im-presa innovativa, specializzata nella realizzazione di impianti industriali dedicati alla pro-duzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. Si tratta della PROTO Power, una realtà imprenditoriale di Napoli, con alle spalle anni di esperienza e un complesso background tecnologico, gra-zie a uno sta� di professionisti altamente quali�cato, nel cam-po della green economy.La PROTO Power, nello spe-ci�co, si occupa di tutta la �-liera che inizia dallo sviluppo di un’idea, sino alla progetta-zione, piani�cazione, studio di fattibilità, cantierabilità, esecu-zione e monitoraggio degli im-pianti realizzati. Una società cosiddetta Epc (Engineering, procurement and construc-tion) che fornisce un servizio chiavi in mano e investe anche in proprio.Se il risparmio e la tutela delle risorse primarie sono un ob-bligo oltreché una necessità sociale, questa azienda ha tra-sformato un principio etico in

mica del settore agroalimenta-re in un contesto che, benché regionale, risente gli e�etti di un’economia globalizzata. Alla base un obiettivo strategico ben preciso, quello di conseguire l’evoluzione dei settori agroa-limentare e ittico da economia tradizionale a economia basata sulla conoscenza, supportan-do interventi di trasferimento tecnologico, networking, coo-perazione e internazionalizza-zione sul sentiero della green economy.Insomma, in Sicilia come in Europa, perché il Distretto è partner di progetti di ricerca e sviluppo e di promozione della cultura tecnologica: coordina e

una professione, producendo un ritorno economico ai pro-prietari che mettono a dispo-sizione un terreno agricolo o industriale, e una positiva ri-caduta per l’ambiente, sia per la produzione di energia sen-za impoverire l’ecosistema, sia per la coltivazione dei terreni. “Lo sviluppo della PROTO Po-wer che sta conducendo all’au-

promuove iniziative di ricerca industriale e formazione, met-tendo a sistema l’esperienza e la competenza dei centri di ricer-ca con i bisogni dell’impresa, utilizzando strumenti �nan-ziari regionali, nazionali e co-munitari. Signi�cativo il �nan-ziamento ottenuto di recente nell’ambito del Pon “Ricerca e competitività 2007-2013” per la realizzazione di 7 iniziative (costo complessivo circa 48 milioni di euro), con la stretta collaborazione tra ricercatori e imprese.Nuovi prodotti, processi e tec-nologie per la competitività sono la base di tutto. Ad esem-pio, uno dei temi sviluppati dal Distretto è la valorizzazione degli oli di oliva siciliani Dop, mediante il trasferimento di tecnologie e di processi pro-duttivi indirizzati a una mag-giore e�cienza globale e una migliore qualità. Ovvero, non solo tutela dell’ambiente, bensì miglioramento qualitativo del-le produzioni. In più, è in fase di sviluppo un progetto rivol-to alla valutazione di approc-ci tecnologici innovativi per migliorare la conservazione di nuovi formulati a base di frut-ta tipica siciliana e all’aumen-

torizzazione di oltre 90 MW per la realizzazione di impianti termodinamici e a ciclo com-binato, in parte già de�niti, è il risultato dell’impegno, del-la professionalità e del know How del nostro team in ag-giunta allo spirito innovativo, tecnologico e sostenibile che animano la nostra mission”, ha sottolineato l’a.d. Luigi Vartu-

Investimento nel fotovoltaico con serra agricola

Il presidente del Distretto Tecnologico

Agrobiopesca, professor

Mario Enea

Una gabbia off-shore

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6 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

In un periodo di di�coltà co-me quello che stiamo viven-

do è dovere di tutta la comuni-tà, ma soprattutto di chi riveste ruoli di responsabilità, indivi-duare opportunità di crescita per il Paese che non possono prescindere dalla “conoscenza” del mondo circostante e dalla “comprensione delle dinami-che” che lo caratterizzano. In ambito territoriale, risultano a tal �ne determinanti tematiche quali l’acqua, il suolo, l’ambien-te, i beni culturali intesi nella loro più vasta accezione, la di-namica delle coste, dei rilievi montuosi e delle pianure, inclu-dendo in tale contesto i molte-plici fenomeni evolutivi, in gra-do di minare sistematicamente le certezze delle comunità che devono subire tali fenomeno-logie. Una trattazione, seppur sintetica, di tali tematiche esula dallo scopo del presente artico-lo che vuole, viceversa, fornire spunti di ri�essione su come da un sistema apparentemente fra-gile si possano trarre elementi da cui partire per raggiunge-re gli obiettivi in precedenza delineati (vedi “Eventi” del 17 dicembre 2012). A tal �ne si richiama l’attenzione su alcune attività speci�che quali: l’accu-rata de�nizione quantitativa e qualitativa delle risorse idriche,

Risorse naturali e sistema antropico: un fondamento per l’Italia

Per un modello innovativo di gestione

l’attenta gestione dell’uso e del consumo di suolo, la valuta-zione e il controllo della vulne-rabilità e la manutenzione del sistema strutturale e infrastrut-turale, la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la gestione del sistema terri-toriale ambientale attraverso il monitoraggio, il presidio e la sorveglianza locale. Attività queste che, sottolinea il segre-tario generale dell’Autorità di Bacino, Vera Corbelli, richie-dono approcci e metodologie innovative e profondamente diverse da quelle attualmente in uso, che devono a�ondare le radici nella conoscenza e comprensione dei fenomeni e

delle loro dinamiche evolutive, facendo diventare la comuni-tà parte integrante del sistema che abita. In de�nitiva, una comunità che conosce a fondo il proprio territorio e il sistema antropico a esso a�erente, pos-siede la chiave di lettura per la loro preservazione e valorizza-zione che, oltre a rappresentare di per sé un motivo di crescita e sviluppo per le nuove genera-zioni, costituisce il presupposto di base per dar vita a un “mo-dello innovativo di gestione”, a sua volta esportato con succes-so nel mondo. Obiettivo: farsi “moltiplicatore di iniziative” con ricadute socio-economiche fondamentali per il Paese.

Installazione di una

pala eolica

■ AUTORITÀ FIUMI LIRI GARIGLIANO / Preservare il territorio

masse. Puntando l’attenzione sulla forza del vento, Tekna Energy ha ideato la pala eolica TE30K-P. Questo generatore eolico è stato progettato per la produzione di energia elettri-ca da fonte eolica per potenze �no a 30kW. Il fulcro del si-stema è il generatore a ma-gneti permanenti, accoppiato alle pale senza l’uso di ridut-tore (direct drive): garantisce una elevata a�dabilità e una notevole riduzione dei costi di manutenzione. L’uso di in-verter a doppio stadio assicu-

■ TEKNA ENERGY / Prodotti, sistemi e servizi per sfruttare le fonti di energia rinnovabili

Così si risparmia e si rispetta l’ambientera la produttività del sistema anche in siti a bassa ventosi-tà. Il sistema automatico di orientamento delle pale, yaw motorizzato, è stato apposi-tamente progettato per ga-rantire l’intercettazione della massima quantità di vento e per portare in sicurezza la macchina in caso di vento ol-tre i limiti ammessi. Il sistema di telecontrollo, tramite colle-gamento Gsm, sofware appo-sitamente realizzato da Tekna Energy, consente di acqui-sire in modo remoto tutte le informazioni necessarie per la supervisione e gestione anche a distanza dell’aeroge-neratore. L’implementazione del controllo dell’imbardata delle pale, pitch control, con-sente di ottimizzare la curva di potenza dell’aerogenera-tore alle diverse velocità del vento, ottenendo una mag-giore produzione di energia. Il pitch control garantisce inoltre un’elevata dinamica del sistema, necessaria per il buon funzionamento dell’ae-rogeneratore in siti con ven-to ad alta turbolenza e con presenza di folate frequenti. L’energia elettrica prodotta e immessa in rete viene in-centivata e remunerata dal Gestore dei Servizi Elettrici, Gse, a una tari�a �ssa omni-comprensiva e garantita per la durata di 20 anni. Tekna Energy a�anca il cliente per individuare la soluzione che meglio si adatta alle proprie esigenze in funzione delle ne-cessità energetiche, della di-sponibilità sul sito della fonte

rinnovabile e dell’investimen-to richiesto. La manutenzione è assicurata e l’azienda non abbandona chi ha puntato su di lei. Garantisce, inoltre, la possibilità di a�darsi a Tekna Energy per individuare il sito ventoso da a�ttare dove ren-dere realtà l’idea di impian-to minieolico presente nella mente degli investitori. Tekna Energy, quindi, accom-pagna il cliente in tutte le fasi decisionali dell’investimento: dalla de�nizione dello stesso all’individuazione della solu-zione tecnica, dalla stesura del business plan all’indivi-duazione dei tempi di ritorno dell’investimento, dalla scelta tecnica delle apparecchiature alla realizzazione dell’impian-to e alla messa in produzione. Come anticipato, l’azienda pugliese ha prestato particola-re attenzione all’organizzazio-ne della propria struttura di assistenza tecnica post-vendi-ta: lo scopo non è solo quello di garantire la manutenzione preventiva, ma anche di essere puntuali e precisi per quella “in emergenza”. La redditività di un investimento è data non solo dalla qualità del prodot-to installato ma anche dalla qualità e tempestività degli in-terventi manutentivi. Grazie al contributo degli esperti nei diversi settori, Tekna Energy mette a disposizione gli stru-menti per la corretta valuta-zione della fattibilità e della convenienza di investire nelle rinnovabili e di implementare una strategia di e�cienza e ri-sparmio energetico.

Mini eolico, fotovoltaico e biomasse: impianti “chiavi in mano” per privati e aziende

Esperienza, competenza e innovazione al servizio del

cliente: questo e molto di più è Tekna Energy, realtà di livello nazionale che opera nel settore delle energie rinnovabili. Tekna Energy fornisce pro-dotti, sistemi e servizi per la produzione dell’energia elet-trica da fonte rinnovabili, mini eolico, fotovoltaico, bio-masse e per il risparmio ener-getico. Ha la sua sede a Fog-gia, Puglia (regione del sud Italia con la più alta concen-trazione di parchi fotovoltaici ed eolici), area strategica per permettere lo sviluppo di tut-ta la catena della produzione energia da fonte rinnovabile. La competenza della Tekna Energy parte dall’ideazione ed arriva �no alla realizzazio-ne �nale, in particolare nelle regioni a vocazione energeti-ca, quali la Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sici-lia. La volontà dell’azienda è quella di diventare un punto di riferimento nazionale per la fornitura e la manutenzio-ne di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabi-li. Totalità del servizio: questo è uno dei punti forti di Tekna Energy. La capacità di realiz-

zare un progetto dall’inizio alla �ne, totalmente made in Italy. Alle spalle ci sono 20 an-ni di conoscenze applicative maturate da Tekna Automa-zione e Controllo, casa ma-dre che ha dato poi origine a Tekna Energy: dal 1994, Tek-na Automazione e Controllo si occupa di automatizzare processi produttivi all’interno di realtà industriali italiane ed estere, o�rendo progetta-zione, costruzione di quadri di automazione, so�ware e messa in servizio di impianti

automatici. Da una sua vo-lontà di espansione è nata Tekna Energy: le esperienza applicative maturate nella fornitura di impianti di pro-duzione di energia elettrica, a partire da pochi chilowatt �no a potenze dell’ordine del Megawatt, ne fanno il part-ner ideale per trasformare la propria abitazione, fabbrica o azienda agricola in una cen-trale di produzione di energia elettrica, sfruttando le fonti inesauribili e rinnovabili della natura quali vento, sole e bio-

Vera Corbelli, segretario generale dell’Autorità di Bacino

L’Italia è il paese euro-peo con la più alta fre-

quenza di incidenti stradali: la percentuale di “sinistri anomali” ha assunto picchi di rilevanza sociale non più trascurabile, visto che la principale causa del rincaro dei premi Rc auto è rappre-sentata proprio da tale feno-meno. Occorre intervenire efficacemente alla radice, scongiurando la condotta dei malintenzionati: è que-sto l’obiettivo di Sicurezza e Ambiente, società ideatrice del servizio di pulitura/bo-nifica della strada compro-messa post incidente che, in sinergia con istituzioni e compagnie assicurative, ha

Scaricando l’app si può richiedere lo sconto sulla Rc auto

Al via il Servizio Trasparenza

ideato e attuato il Servizio Tra-sparenza anti-frode assicura-tiva operativo dal 15 febbraio 2013. Con ta-le iniziativa l’azienda inter-viene in tempi immediati sul luogo del sini-stro: realizza un dossier fotogra-fico e un report elettronico. Ciò assicura la corretta e trasparente istrut-toria delle pratiche relative a incidenti stradali. Agli assi-curati vengono così garanti-te la più celere liquidazione dei sinistri con danni a cose e la possibilità di ottenere uno sconto sui premi Rc au-to. I costi della realizzazione di tale servizio sono coperti dalle compagnie assicura-tive, non vi è nessun onere economico per l’assicurato.Per aderire al Servizio Tra-sparenza l’interessato si im-pegna nei confronti della propria compagnia assicura-tiva, al momento della stipu-la della polizza auto, ad at-tivare, obbligatoriamente, a seguito di incidente stradale, il servizio per la cristallizza-

zione del sini-stro. Aderendo al Servizio l’as-sicurato ottiene uno sconto sul premio Rc auto e accetta l’ap-plicazione di una franchigia nel caso in cui a seguito di sini-stro non venga richiesta l’ese-cuzione del ser-vizio.

Per attivare il servizio è pos-sibile chiamare gratuitamen-te il numero verde 800 89 89 89. Gli assicurati in possesso di smartphone possono an-che accedere al sito internet www.sicurezzaeambientespa.com e scaricare l’applica-zione Servizio Trasparenza. L’utente può, a questo punto, registrarsi inserendo i dati relativi alla sua polizza as-sicurativa Rc Auto e riceve dal sistema tramite sms un codice Id.Una volta installata può utilizzare l’applicazione a seguito di incidente strada-le e attivare il Servizio Tra-sparenza, semplicemente premendo il pulsante “Invio sms”, “Chiamata” o “Auto-certificazione”.

■ SICUREZZA E AMBIENTE / La proposta contro le frodi assicurative

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Green Economy 7EventiLunedì 28 gennaio 2013

L’Università di Enna “Kore” è molto attiva

anche nelle iniziative che si occupano di acque, bo-ni�che e risparmio ener-getico-idrico.Finanziato a valere sull’avviso del Miur “Pro-getti di ricerca industria-le” per le Regioni della Convergenza, il progetto Sibsac propone sistemi avanzati di trattamento delle acque e dei sedimen-ti marini contaminati, presenti nelle aree indu-striali o portuali.A fronte di elevate con-centrazioni di metalli pe-santi e idrocarburi, legati all’attività industriale e al transito di navi commer-ciali, il progetto mira sia alla boni�ca e recupero ambientale delle aree, sia al possibile riuso in-dustriale delle matrici solide e liquide dopo il trattamento. Dunque, un approccio tecnico, ma anche economico, volto all’abbattimento dei costi.Un altro progetto è il Se-samo, �nanziato a valere della linea di intervento 4.1.1.1 del P.O. Fesr Sicilia 2007/2013. Si tratta di un sistema informativo inte-grato per l’acquisizione, gestione e condivisione di dati ambientali per il sup-porto alle decisioni. Al ri-guardo l’Unikore investi-gherà una delle principali problematiche inerenti all’ingegneria idraulica in ambiente urbano: la ricerca di perdite idriche negli acquedotti.Il progetto o�re algoritmi matematici innovativi per la protezione e l’ottimiz-zazione della risorsa idri-ca attraverso il recupero delle perdite in condotta. Il risparmio dell’acqua è un’azione fondamentale per una politica sosteni-bile dell’ambiente. Per-ciò in laboratorio verrà sperimentato il recupero energetico nelle reti citta-dine di distribuzione idri-ca, utilizzando turbine all’avanguardia.I responsabili dei progetti Sibsac e Sesamo sono ri-spettivamente i professori Gabriele Freni e Mauro De Marchis.

Ecco come ripulire mare e porti

Èl’ultimo nato degli atenei siciliani, ma si distingue

già per la qualità degli stu-di �nalizzati alla green eco-nomy. In soli sette anni di attività, l’Università di Enna “Kore” ha avviato una serie di importanti temi di ricerca sia nel settore dell’energia da fon-ti rinnovabili, sia nel campo del risanamento ambientale. Temi che hanno potuto bene-�ciare di diversi �nanziamen-ti della Comunità Europea.Il professor Giovanni Teso-riere, preside della facoltà di Ingegneria e Architettura, racconta con entusiasmo la forza propulsiva della Kore: “Siamo la quarta università in Sicilia, l’ultima istituita dopo quella di Palermo, che risale all’epoca dei Borbone. Abbia-mo circa 10mila studenti e il corpo docente più giovane d’Italia, che attualmente ha un’età media di 38-40 anni e si è specializzato nei migliori centri di ricerca europei”.

In particolare, l’Unikore sta potenziando i suoi laborato-ri di analisi ambientale e di energetica, che la pongono tra gli atenei più all’avanguar-dia in alcune branche della green economy. Ed è riuscita a diventare un elemento trai-nante del sistema industriale e imprenditoriale della pro-vincia ennese, nonostante quell’area sia storicamente la più povera della Sicilia.“Nel settore dell’ambiente - dice il professor Tesoriere - la Kore si è fatta promotrice del “Distretto tecnologico ener-gia ed edilizia sostenibile”, che si è costituito due anni fa e oggi annovera in Sicilia più di 40 iscritti tra imprese ed enti pubblici e privati. Attraverso i suoi laboratori e le sue strut-ture, l’Università funge da supporto tecnico-scienti�co per il Distretto”.Il territorio, inoltre, grazie alla Kore può contare su uno dei più avanzati laboratori di

ingegneria sanitaria ambien-tale della Sicilia, che si occu-pa di tutte le tematiche che concernono gli inquinanti di aria e di terra e i sistemi di monitoraggio ambientale e delle boni�che. Al centro del-la green economy dei prossi-mi anni ci saranno proprio gli interventi di boni�ca dei siti contaminati, che in passato sono stati spesso abbandonati o trascurati.“È il caso - spiega Tesorie-re - della rada del porto di Augusta, sede di aziende pe-trolchimiche che nel corso degli anni hanno scaricato inquinanti. Lì la Kore si è impegnata con uno speci�co progetto di ricerca �nanziato dalla Comunità Europea, de-nominato Sibsac, per studiare sistemi innovativi di boni�ca al minor costo possibile. Tro-vare modalità di ripristino delle condizioni ambientali, a costi accessibili, è una delle esigenze più urgenti in questo momento”.“Nel settore dell’energia da fonti rinnovabili - continua

il preside di Ingegneria e Ar-chitettura - l’Università di Enna persegue due signi�ca-tivi �loni di ricerca: l’energia prodotta da biomasse e quella prodotta dal fotovoltaico. Gli studi sulla prima sono resi possibili dal fatto che nella provincia ennese si sta realiz-zando la prima centrale elet-trica a biomasse della regione, che verrà inaugurata entro la metà del 2013”.Per quanto riguarda, invece, l’energia fotovoltaica, l’ateneo sta lavorando alla de�nizio-ne di innovativi pannelli ad alto rendimento, soprattutto nell’ambito del progetto di ricerca Tespi (�ermal elec-tric solar panels integration), che, promosso dal ministe-ro dell’Ambiente, prevede la messa a punto di un nuovo pannello fotovoltaico per il quale è già stato presentato il brevetto.Agli studi sull’energia da fonti rinnovabili sono particolar-mente interessati i Paesi della frontiera del Nord Africa, con cui l’università siciliana tiene rapporti consolidati: in pri-mis l’Egitto, che ha in previ-sione importanti investimenti nel fotovoltaico, con l’obietti-vo di far fruttare il suo vasto territorio desertico e quindi

l’energia proveniente dal sole.“In questa direzione - pun-tualizza il professor Giovanni Tesoriere - nel mese di di-cembre la British University in Egypt ha sottoscritto un accordo con l’Unikore per la realizzazione di un master internazionale sull’energia rinnovabile (in lingua ingle-se), a�nché gli allievi egiziani possano specializzarsi sui te-mi di un settore speci�co qual è quello dell’energia. Il master prenderà il via entro giugno 2013”.

Energia pulita per alimentare i bisogni elettrici delle Pmi Risolte le problematiche che frenano lo sviluppo. Sinergreen è il solare per tutti. E con Ecosinergia si controllano resa e produttività del sistema

Energia pulita per alimentare il motore del-lo sviluppo in Sicilia: è questa la �nalità di

diversi progetti sposati dall’Università di Enna “Kore”, in particolare Sinergreen ed Ecosinergia.Il progetto Sinergreen (Smart intelligent green energy) è �nanziato a valere sull’avviso del Miur “Smart cities and communities and social in-novation” per le Regioni della Convergenza e si pre�gge un innovativo sistema di produzione di energia da solare termodinamico, attraverso un ciclo stirling modi�cato e un espansore ad aria liquida, per risolvere alcune problematiche che �nora ne hanno limitato l’applicazione (rendi-menti del processo, variabilità della temperatura dei �uidi, ecc).La sperimentazione si baserà sull’applicazione stessa del sistema di produzione e accumulo di energia in un gruppo organico di edi�ci pubblici di proprietà della Regione Sicilia, al �ne di rag-

giungere una completa autonomia energetica.Il progetto Ecosinergia, �nanziato a valere della linea di intervento 4.1.1.2 del P.O. Fesr Sicilia 2007/2013, vuole dar vita a un sistema comples-so, guidato da un’unità di sintesi e gestione delle unità produttrici di energia, su cui si possano ef-fettuare esaurienti misure dell’energia prodotta e della sinergia delle produzioni e dei consumi.L’obiettivo è fornire alle piccole e medie imprese la possibilità di produrre, assemblare e commer-cializzare un “pacchetto tecnologico integrato”, in grado di soddisfare le richieste energetiche di diverse utenze, con percentuali variabili dei fab-bisogni elettrici, termici o frigoriferi. L’Unikore è ora impegnata nello sviluppo sperimentale del sistema, per facilitare l’inserimento sul mercato del partner industriale.Il responsabile dei progetti Sinergreen ed Ecosi-nergia è il professore Antonio Messineo.

■ ENNA, UNIVERSITÀ “KORE” / Per l’ateneo siciliano forte vocazione ai temi della “Green economy” in architettura e ingegneria

Per riqualificare e crescere senza inquinare Anche un modernissimo Laboratorio di ingegneria sanitaria ambientale a supporto della tutela del territorio

Il professore Giovanni Tesoriere, preside della facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Enna “Kore”

Lea, Laboratorio di energia e ambiente: da sinistra, il professore Antonio Messineo e l’ingegnere Maurizio Volpe

Laboratorio di ingegneria sanitaria ambientale dell’Unikore

Il progetto Sibsac: fasi di monitoraggio delle acque inquinate con uno strumento autonomo Auv

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8 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

Potenza, Università della Basilicata: la sede della Si

Valle dei Templi di Agrigento, vista del Tempio della Concordia

Vittorio Messina,

presidente della Camera

di Commercio di Agrigento

le, nel novero delle imprese che hanno investito nel gre-en (o hanno programmato di farlo), sia per il numero di imprese interessate, che per il numero di assunzioni interessate. L’economia ver-de rappresenta una grande opportunità di sviluppo, se riuscirà a mantenere le pro-messe o�erte dalle sue enor-mi potenzialità. La Camera di Commercio di Agrigento prevede, con l’adesione alla speci�ca linea progettuale predisposta da Unioncamere Sicilia, azioni mirate a favorire il trasferi-mento e la nascita di nuove imprese innovative nelle �-liere green e per la formazio-ne e riquali�cazione dei pro-�li professionali coinvolti o

■ CAM. COM. AGRIGENTO / Il progetto “Green Economy e Sviluppo Sostenibile” a sostegno del tessuto economico locale

“Produrremo ricchezza rispettando l’ambiente”

potenzialmente coinvolgibili nell’economia verde. Il fattore dimensionale non va trascurato: la propensione a investire nel campo am-bientale cresce infatti all’au-mentare della dimensione aziendale. La provincia di Agrigento, data la condi-zione di minorità delle pro-prie imprese, si attesta su valori assoluti discreti, ne-gli investimenti green. Nel territorio, il comparto con maggiore presenza è quello agricolo, con 12.850 impre-se attive: ciò signi�ca che il sostegno alle �liere dell’agri-coltura, con orientamento verso i prodotti biologici e a chilometro zero, rappresenta l’area dell’economia green di rilievo primario. A queste re-

altà - fragili da un punto di vista �nanziario e imprendi-toriale - andrà garantita una rete di servizi necessari per sviluppare i prodotti in senso biologico e per collegarli alla distribuzione specializzata nel biologico. La presenza sul territorio agrigentino del Polo Uni-versitario è in�ne, in ottica green, un elemento cardine. L’o�erta formativa universi-taria (e post-universitaria) verrà orientata in questo senso, in modo che possa costituirsi un sostrato di ca-pitale umano ulteriormente accresciuto dall’esperienza in impresa. Ciò varrà per inge-gneria, architettura, agraria, ma anche per economia, al �ne di avviare manager con orientamento di marketing per il mercato verde e il con-sumo critico. “Più che un settore dell’eco-nomia, la green economy va considerata quindi - con-clude Messina - come un nuovo modo di produrre e di distribuire, che si adatta perfettamente alle caratteri-stiche della nostra provincia. È dunque apprezzabile lo sforzo di quelle imprese im-pegnate in investimenti gre-en, che testimonia che questo nuovo modello di crescita orientato all’eco-e�cienza si sta introducendo in maniera stabile all’interno del tessuto produttivo. La strada intra-presa dalla Camera di Com-mercio può rappresentare un modello vincente per il territorio”.

Il presidente Messina: “Con Unioncamere e università per lo sviluppo di nuove professionalità nelle imprese”

Chi dice “green” dice “sviluppo”. La confer-

ma proviene dalla Camera di Commercio di Agrigento, che nell’ambito del progetto denominato “Green Eco-nomy e Sviluppo Sostenibi-le-Agrigento”, ammesso al co�nanziamento del fondo di perequazione 2009-2010 gestito da Unioncamere,

ha e�ettuato uno studio sui principali comparti del tes-suto economico locale che consentono di de�nire linee di azione diretta (a carattere promozionale, formativo, di assistenza tecnica, ecc.) da porre in essere a sostegno delle imprese. “La Camera di Commercio - sottolinea il presidente, Vit-

torio Messina - vuole favori-re, attraverso il trasferimento di buone prassi, la nascita di imprese innovative nella �-liera green, promovendo una cultura d’impresa fondata sul rispetto dell’ambiente, delle regole della leale competi-zione, della legalità. Il rispet-to delle normative di tutela ambientale e di sicurezza nei posti di lavoro costituisce in-fatti un’opportunità di busi-ness aggiuntiva, capace di as-sicurare alle imprese concreti sbocchi di mercato, e ai lavo-ratori nuove opportunità”.Attraverso lo svolgimento di alcuni workshop, decentrati sul territorio provinciale, la Camera di Commercio ha voluto sensibilizzare alle te-matiche della green economy e dello sviluppo sostenibile le imprese agrigentine e gli attori dello sviluppo locale, insieme all’Asp, all’Arpa e all’Ispettorato Regionale del Lavoro, unitamente ad alcuni ordini professionali, associa-zioni di categoria e organiz-zazioni sindacali. Il progetto è stato gestito dall’azienda speciale Pro.Gest.Agrigento risulta in buona posizione, a livello regiona-

alla gestione dei rischi naturali in termini di ricadute econo-miche e sociali. Sono poi da citare l’osservazione della terra e lo Studio dell’Idrogeosfera su importanti progetti con enti di ricerca nazionali ed inter-nazionali. Per questo settore si iniziano a cogliere importanti opportunità economiche con la creazione di nuove imprese nell’ambito della protezione civile e del monitoraggio am-bientale.Alla Si il razionale uso dell’ener-gia si a�ronta sia sotto l’aspetto delle fonti energetiche rinno-vabili, con attività nei settore dell’eolico, del fotovoltaico e delle biomasse sia per il ra-

■ UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA / Sviluppo sostenibile alle Scuole di Ingegneria (Si) e di Agraria (Safe)

In armonia con ambiente ed economia

zionale impiego delle fonti convenzionali. La riquali�ca-zione energetica degli edi�ci e il miglioramento delle presta-zioni tecniche e ambientali dei motori, sono due degli assi di ricerca attualmente sviluppati. La razionalizzazione dei sistemi di trasporto e delle reti viarie completa l’impegno della Si nel risparmio energetico. Una consistente attività del Di-partimento è diretta anche alla gestione dei ri�uti civili e indu-striali con lo sviluppo di tecni-che, industrialmente sfruttabili,

per recuperare e valorizzare materia ed energia. Qui si inse-riscono anche le attività relative al recupero delle acque re�ue come motore di sviluppo di di-stretti bio-energetici. Le diverse azioni trovano una sintesi in un approccio interdisciplinare alla piani�cazione territoriale, che grazie alle tecnologie informa-tiche e delle telecomunicazioni, possono dare attuare il prin-cipio della “smart city” coniu-gando le esigenze di sviluppo economico con la necessità di tutela del territorio.

Fonti rinnovabili, tecnologia antisismica, gestione ri�uti e del patrimonio agrario-forestale

È possibile costruire, muo-versi e crescere sfruttando

le risorse naturali con coscien-za? Alla Scuola di Ingegneria (Si) dell’Università della Basi-licata pensano di sì. Per questo ragionano concretamente sulle tematiche di sviluppo ecososte-nibile dando nuove prospettive a diversi settori produttivi. A questo proposito la scuola dispone di strutture didattiche e laboratori di ricerca in grado di supportare le iniziative di

trasferimento tecnologico, an-che attraverso la creazione di società di spin-o�.I campi di azione della Si sono svariatissimi e impegnano ol-tre 100 tra docenti, ricercatori e dottorandi. Per esempio, le ricerche in campo antisismico - ma anche quelle nella difesa dai rischi naturali - permetterebbe-ro di dare via a una vera e pro-pria “industria della sicurezza” sia nel settore privato che in nel pubblico, che inizia a guardare

L’attività di ricerca della scuola di Scienze Agrarie, Foresta-li, Alimentari ed Ambientali al momento è incentrata sullo

studio del territorio nel suo complesso. L’obiettivo è l’intensi�ca-zione sostenibile delle produzioni agricole e zootecniche e la ge-stione sostenibile dell’agroecosistema. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario lo studio di macroaree di studio molto este-se. Del resto la gestione di un sistema biologico complesso come quello agroforestale, in un’ottica di green economy, di governo e gestione sostenibile del territorio rurale richiede conoscenze basate su di una solida base di ricerca scienti�ca. Per questo motivo, in profondo collegamento con le imprese e con gli Enti territoriali, la Scuola di Agraria sta analizzando l’impatto am-bientale dell’attività agricola sul territorio nella sua globalità. La tendenza mira all’uso sostenibile delle risorse naturali di acqua e suolo, anche in considerazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sui sistemi agricoli e zootecnici e alle relative azioni per contenere gli e�etti negativi dei cambiamenti. Altri studi speci�ci sono rivolti alla produzione di bio-energie da parte del comparto agricolo e zootecnico, al controllo dei processi di deserti�cazione e al benessere animale; alle innovazioni di processo e di prodotto nell’ambito delle biotecnologie vegetali e della “bioremediation” per �nire con il “turismo verde” e ai processi di governance per lo sviluppo di attività che possano sfruttare le risorse naturali e il territorio in modo sostenibile.

In particolare nel settore delle energie rinnova-bili, la ricerca della Scuola di Agraria si con-

centra su queste tre aree:- Ottimizzazione di co-colture di lieviti di specie diverse e appositamente selezionati per la valo-rizzazione energetica, ovvero la produzione di bioetanolo da biomasse lignocellulosiche soprat-tutto nel recupero energetico dei residui della produzione vitivinicola. Infatti dalla loro idrolisi è possibile ottenere zuccheri monomeri che, gra-zie al metabolismo fermentativo dei lieviti, pos-sono essere trasformati in etanolo.- Ottimizzazione dei processi legati alla conver-sione energetica delle biomasse prodotte dai re-

sidui delle attività agroalimentari. De�nizione delle caratteristiche degli impianti per la relativa trasformazione, a�nché l’intero processo sia ca-ratterizzato da elevata sostenibilità economica e ambientale.- Modelli di governance dei distretti agroenerge-tici che facciano della sostenibilità territoriale dei processi produttivi il proprio obiettivo strategico attraverso l’uso di acque re�ue per la produzione di biomasse da destinarsi a produzione di ener-gia. Implementazione di processi di sviluppo nel campo forestale fondati sulla gestione forestale sostenibile e alla creazione di un mercato volon-tario dei crediti di carbonio.

La scuola di Agraria per la salute del territorio

Dagli scarti agricoli nuove energie rinnovabili. Ecco come

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Green Economy 9EventiLunedì 28 gennaio 2013

Il Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Ir-

pinia”, �nalizzato alla valorizzazione integrata del sistema territoriale di sviluppo dell’Alta Irpinia, si articola in 5 linee stra-tegiche.Ogni linea strategica at-tiva trasversalmente, in-tegrandole in un quadro logico coerente, iniziative e azioni riferite alle varie misure, attingendo alle relative risorse.La piena attuazione del Psl e i suoi e�etti sul ter-ritorio sono strettamente connessi alla tempistica di realizzazione armoni-ca degli interventi previ-sti.I rischi di un fallimento, almeno parziale, dell’Asse 4 del Psr regionale, che gli operatori dei 13 Gal della Campania hanno già se-gnalato nell’assemblea di coordinamento del 12 lu-glio 2012, risiedono nella farraginosità delle proce-dure e nei tempi di eroga-zione dei fondi. Il pericolo reale è quello di giungere alla data �ssata per il completamento della spe-sa (giugno 2015) senza avere realizzato l’intero piano vani�cando parte del lavoro svolto dai Gal e riducendo notevolmente l’e�cacia dell’azione Lea-der nelle aree rurali.

Linee strategichee criticità

Un progetto integrato di sviluppo in ambito rura-

le nato nel 1991, sulla base di un’attività di ricerca-azione compiuta dal Cresm, il Centro di Ricerche Economiche e So-ciali per il Meridione, che oggi dopo oltre vent’anni di opera-tività è un esempio di impiego pro�cuo dei fondi pubblici, di un’allenata capacità di colla-borazione tra pubblico e pri-vato e, soprattutto, di realiz-zazione di progetti di sviluppo locale sostenibile. È questo, in sintesi, il pro�lo di Gal Consorzio Cilsi, il Gruppo di Azione Locale dell’Alta Irpinia costituito da un partenariato di 18 soci tra enti pubblici e soggetti privati portatori d’in-teressi collettivi, attivo su tutta l’Alta Irpinia. Un territorio di 754 chilometri quadrati (25% aree Sic e Zps) e una popola-zione di 40.517 abitanti, con una densità di 53,7 abitanti per chilometro quadrato. “In vent’anni d’attività abbia-mo contribuito ad arginare l’esodo di tanti giovani che sarebbero andati via, magari attratti dal mito del posto in fabbrica”, evidenzia il coordi-natore del Cilsi, Mario Salza-rulo, uno di coloro che, allora giovane, ha seguito e condivi-so l’azione del Cresm che ha generato il Gal. “Cilsi di fatto agisce nell’area che fu il cratere del terremoto

che nel 1980 colpì l’Irpinia ed è il frutto di un’azione di soli-darietà che fu compiuta pro-prio allora, quando il Cresm portò qui non beni materiali ma conoscenza e cominciò un’attività di ricerca e forma-zione in una baracca donata da un comitato olandese”. Fu così che negli anni ‘85-‘86 fu avviato in Alta Irpinia uno dei primi corsi in Europa per agenti di sviluppo, che pose le basi per la nascita del Gal nel 1991. In quell’anno, in-fatti, fu pubblicato il primo bando “Leader per azioni di sviluppo in aree rurali” cui il Cilsi partecipò, continuando a rispondere “presente” anche al secondo bando Leader del 1996 e alla terza fase che si è sviluppata tra il 2004 e il 2008. Ora l’attività è inserita nell’As-se 4 del Psr Regione Cam-pania 2007-2013 (tra l’altro con diversi bandi in scadenza dedicati all’incentivazione di attività turistiche e dell’acco-glienza rurale, dell’artigianato artistico, della cooperazione in agricoltura e a interventi su tutela e riquali�cazione del paesaggio, del patrimonio e dell’architettura rurale riser-vati agli enti pubblici), mentre la dirigenza del Gal Cilsi è già attenta al processo decisionale della programmazione comu-nitaria 2014-2020 e in par-ticolare al nuovo approccio

allo sviluppo rurale, al “paga-mento ecologico” (Greening), alla de�nizione di “Agricoltore attivo”.La �loso�a di fondo, e vincen-te, del Gal è sempre stata quel-la dello “sviluppo integrato”, a partire dalle risorse presenti sul territorio e legando, per esempio, le produzioni tipiche al turismo di qualità. Molti e riusciti gli esempi che costel-lano la storia ultra ventennale. “Nel territorio di Rocca San Felice - esempli�ca il coordi-natore - c’è un borgo bellissi-mo. Rispondendo a un bando del Gal, l’amministrazione comunale ha provveduto al ri-pristino di una casa del borgo dove un gruppo di giovani con la collaborazione del Cilsi ha attivato un ristorante-museo imperniato sulle produzioni locali. Ebbene - prosegue -, oggi quel ristorante funziona bene e attrae un turismo di qualità che, oltre ad assecon-dare il palato, può soddisfa-re la vista con le bellezze del luogo”. Del pari avvincente quanto è successo a Calitri, un centro ricco di grotte abban-donate. L’azione del Cilsi, con il supporto tecnico dell’Asso-

ciazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo, ha consentito di veri�care la fattibilità della stagionatura in questi ambien-ti e sostenere �nanziariamente due interventi di adeguamen-to delle grotte. Ora due piccoli produttori sono arte�ci di un richiestissimo caciocavallo e pregiati salumi stagionati in

grotta. “Un caso emblemati-co di valorizzazione simulta-nea di luoghi e produzioni in un’ottica di sostenibilità”, sin-tetizza Salzarulo.Il presidente del Gal, Agostino Pelullo, nel concludere, pre-cisa che nella logica dell’inte-grazione si inserisce anche il rilancio del Parco Letterario

Coordinare le forze per essere volano di crescitaIl Consorzio Formicoso-Alta Irpinia riunisce 19 aziende agricole, il Co.Rit è la Rete per l’innovazione territoriale attivata tra 14 comuni

L’Alta Irpinia è una terra sana e preziosa dal punto di vista ambientale, dei pro-

dotti tipici, delle tradizioni e delle bellezze naturali e artistiche, le cui forze hanno solo bisogno di essere messe in rete per essere vo-lano di sviluppo economico. Il Gal Consorzio Cilsi sta dimostrando in questo frangente la veridicità di questo as-sunto attraverso due nuove iniziative che ri-entrano nell’Asse 4 del Psr Campania 2007-2013: il Consorzio Formicoso-Alta Irpinia e il Co.Rit (Rete per l’innovazione territoriale) attivato tra 14 comuni. Nel primo caso, illu-stra il coordinatore del Cilsi, Mario Salza-

rulo, si sono consorziate 19 aziende agricole impegnate, ad esempio, nel ritorno alla colti-vazione del grano di alta qualità “Senatore Cappelli” che l’omonimo senatore fece speri-mentare a partire dal 1915 e di�uso rapida-mente �no alla �ne degli anni ’50 grazie alle peculiari caratteristiche organolettiche.“Da due anni stiamo sperimentando la se-mina biologica per la produzione di semola rimacinata per la pasta fatta in casa, per il pane e i prodotti da forno e la semola per la pasta secca”. Alcuni pasti�ci napoletani hanno dimostrato il loro interesse per questa semola, così come chef di vaglia per inserire

la pasta nei loro menu. La coltivazione del grano in quest’area ha poi sollecitato un’al-tra pista di sviluppo, legata alla produzione di foraggi di qualità (frutto di miscugli di sementi) per la necessaria alternanza ri-chiesta dalla prima coltura. “Alimentando le mucche con questo �eno si ottiene un latte più aromatico e nutriente - evidenzia Sal-zarulo -, già ribattezzato il latte nobile del Formicoso”. Di grande importanza poi la nascita del Consorzio tra comuni (Co.Rit) che ha tra i suoi principali scopi la tutela dell’ambiente, l’utilizzo di energie alternative, l’innova-zione tecnologica e il risparmio energetico. Una realtà che ha un ruolo di supporto allo sviluppo locale e di sostegno nell’accesso al-le conoscenze e ai canali di �nanziamento legati alla competitività territoriale e all’in-novazione, in un’ottica di eco-compatibilità e sostenibilità.

■ GAL CILSI / Il consorzio è nato nel 1991 ed è composto da 18 soci tra enti pubblici e soggetti privati portatori d’interessi collettivi

Lo sviluppo dell’Alta Irpinia passa anche di quiNumerosi i progetti di sviluppo locale sostenibile avviati negli anni, tra produzioni tipiche e turismo di qualità

Francesco De Sanctis, dedica-to al grande critico letterario che in “Un viaggio elettorale” descrisse in maniera sorpren-dentemente e�cace i luoghi e l’animus dell’Alta Irpinia. A lui sono dedicati gli studi e i seminari (ospitando anche studenti universitari prove-nienti dall’estero) e le sue stes-se descrizioni sono riprese per l’organizzazione dei “Labora-tori culturali e artistici”, delle iniziative enogastronomiche “Narratori e cannaroni”, dei “Viaggi Sentimentali” nei cen-tri in cui il critico, il politico e l’ uomo aveva trascorso la sua infanzia.

Calitri, capoluogo della comunità montana Alta Irpinia

L’altopiano del Formicoso in Alta Irpinia

La cittadina di Bisaccia vista dal Palazzo Ducale

La grotta dei formaggi a Calitri

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10 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

Vista del porto di Catania.

La stuttura è al centro di un

progetto per la riduzione

delle emissioni

grazie al ricorso alle

energie alternative

dell’ecosostenibilità e della piena integrazione/fruizione fra porto e città, e che ora è al vaglio del Consiglio co-munale di Catania per l’ac-quisizione dell’intesa ai sensi della Legge 84/94. Dall’altro individuerà gli interventi, realizzabili a breve termi-ne, �nanziati nell’ambito del progetto Port-Pvev e quelli a medio lungo termine da at-tuare successivamente in un arco temporale pre�ssato per

“A fare la di�erenza è anche la creazione di un sistema so-stenibile e integrato, che valo-rizzi la forza del nostro terri-torio coniugando tradizioni e innovazioni”. Il fulcro vitale sono le impo-nenti masserie in pietra, con quei giganti silenziosi che sono gli olivi secolari a fare quasi da guardia. La possi-bilità di attraversare questi territori di grande fascino del tarantino mira a un target di turismo variegato, che spazia dai bed & breakfast �no alle masserie 4 e 5 stelle ma che è unito dall’esigenza di cultura

■ CATANIA / L’Autorità portuale nei prossimi 30 mesi si doterà di tecnologie per la produzione di energia da fonti alternative

■ GAL COLLINE JONICHE / Fioccano le adesioni alla rete di attività turistiche, agrituristiche all’insegna dell’ecosostenibilità

Il Sole bacia il porto e gli dà energia pulita

Tutti in green dalla Murgia tarantina al Mar Jonio

raggiungere l’obiettivo di un porto a consumo zero”. In tale contesto l’Autorità portuale di Catania, che tra l’altro coordina la parte di piani�cazione portuale e strategica dell’intero proget-to europeo, predisporrà un documento di programma-zione locale per una portua-lità sostenibile, volto a indi-viduare politiche e strategie di sviluppo “smart”, nonché gli interventi ambientali ed

e relax, storia ed enogastro-nomia, benessere e parchi naturali. Ma vediamo meglio quali sono gli attrattori “Gre-en” del tarantino che danno forza al fascino della Green Road, che va dalle masserie della Murgia tarantina �no al Mar Jonio. Il segmento balne-are è già forte e noto, quello delle masserie sta decollan-do insieme al patrimonio enogastronomico e a quello immateriale fatto di folklore e tradizioni, unitamente ad un �orente artigianato come quello artistico delle cerami-che di Grottaglie.

energetici da attuare all’in-terno del porto, sfruttando le opportunità della green eco-nomy e della greenlogistic, che determineranno un sicu-ro bene�cio per l’intera città. I primi due interventi mate-riali, �nanziati con 350mi-la euro dal progetto eu-ropeo e immediatamente realizzabili, riguardano i settori delle energie rinnova-bili e dell’elettro-mobilità per l’istallazione di un impianto per la produzione di energia fotovoltaica a servizio degli edi�ci dell’amministrazione portuale e di un’area par-cheggio in cui saranno col-locati dei punti pubblici di ricarica veloce per i veicoli elettrici ad emissioni zero, acquistati a supporto della attività dell’ente in sostitu-zione o integrazione di quelli tradizionali attualmente ope-rativi.Sono inoltre già al vaglio al-tri interventi da attuare con un orizzonte temporale di medio e lungo termine, che riguarderanno l’illuminazio-ne pubblica con led a basso impatto energetico, un siste-ma di monitoraggio ambien-tale dell’aria in prossimità dei gate di accesso e dei moli di imbarco e sbarco, la creazione di un catasto energetico degli edi�ci e delle aree operative, la redazione di linee guida per i criteri di progettazione edilizia nelle aree soggette a concessione, oltre che alla istallazione di un sistema cold ironing per l’elettri�cazione delle banchine.

I percorsi della Green Road tarantina saranno da assapo-rare in bicicletta, a piedi oppu-re a bordo di una automobile elettrica. Quello della vacanza eco compatibile, nella Puglia ionica, diventa un sogno pos-sibile. Dalle masserie, custodi di tradizione su cui sono in-nestati germogli di moderno comfort, �no al mare, blu e cristallino, il percorso già fruibilr è lungo 17 chilome-tri, o�re 200 posti letto nello charme di masserie e B&B. Sono attualmente disponibili risorse comunitarie, attivate attraverso speci�ci bandi per stimolare gli investimenti nel settore dell’artigianato tipico locale, del commercio di pro-dotti tipici e della loro distri-buzione, dei servizi per l’in-fanzia e gli anziani. I bandi, inoltre, riguardano il restauro e la valorizzazione di beni immobili, nonché i servizi per l’economia e la popolazio-ne rurale. I destinatari sono sia i privati che le istituzioni pubbliche, sempre nell’ottica della implementazione di un sistema Green, nel quale la Green Road rappresenta la nuova �loso�a del fare turi-smo in cui sono determinanti le dinamiche di sviluppo so-stenibili nelle sue svariate de-clinazioni. “Se i princìpi della new economy sono Green - conclude Prota - allora noi possiamo dire di essere nati Green, poiché i suoi elementi essenziali sono tutti all’inter-no delle nostre masserie”. Per informazioni, visitare il sito: www.galcollineioniche.it.

Investimenti per 2,5 milioni dal Programma operativo Italia-Malta. Anche Gela e La Valletta si rinnoveranno

Green Road e Smart Area: la nuova �loso�a di strutture “verdi” che stimola investimenti e richiama turisti

Un nuovo approccio dell’attività portuale e

dello sviluppo dello scalo in rapporto all’ambiente, all’im-patto sul territorio e all’uti-lizzo delle fonti energetiche alternative. È questa la s�da e l’obiettivo che, in linea con la Strategia Europa 2020 e la Politica ma-rittima integrata, si è posta l’Autorità portuale di Cata-nia, presieduta dal commis-sario straordinario Cosimo Aiello, in qualità di partner del progetto europeo per la programmazione ambientale “Port Pvev”, che nell’arco dei prossimi 30 mesi consentirà al porto di Catania di dotar-si delle Linee guida per ciò che concerne il fabbisogno energetico, la possibilità di produrre energia da fonti alternative, la riduzione di emissioni di CO2 connessa al trasporto marittimo, oltre che la realizzazione di alcuni interventi concreti. Il proget-to, �nanziato per 2,5 milioni dal Programma operativo Italia-Malta, è �nalizzato a promuovere lo sviluppo “in-telligente” e “verde” dei porti di Catania, La Valletta e Gela, attivando una serie di azioni

Green Road e Smart Area, un’emozione pugliese

che da progetto sta diven-tando concreta realtà di in-vestimento. Attraverso un network di adesioni sempre più �tto sia di privati che del-la parte pubblica, ecco che sta nascendo uno dei più virtuosi esempi italiani di collabo-razione sostenibile fra due mondi che, di solito, hanno di�coltà a dialogare. Si punta sulle cosiddette industrie gre-en: quelle turistiche, agrituri-stiche ed enogastronomiche. Il tragitto va dalle imponenti masserie delle verdi colline

pilota coordinate e volte a migliorare l’e�cienza energe-tica nei porti.“Il porto - spiega il commis-sario straordinario Aiello - è una realtà storicamente e profondamente inserita nel-la città. È un volano econo-mico strategico per Catania. Al contempo deve garantire uno sviluppo congruo e so-stenibile, dal punto di vista ambientale e della sicurezza, rispetto alla realtà urbana che lo circonda”. Un’attenzio-ne necessaria sempre e ancor più in una realtà che in un tempo recente ha accelerato la sua espansione sino a raggiun-gere un tra�co che supera i 200mila fra semirimorchi ed auto movimentati in un anno. Aiello spiega che “il primo obiettivo del progetto cui abbiamo aderito è quello di redigere delle Linee guida in cui vi sia uno studio sul fabbisogno energetico del porto e si delineino le vie possibili per la riduzione delle emissioni, la riduzione del consumo di energia e, nel contempo, le modalità per coprire il fabbisogno stimato con quanta più energia possi-bile prodotta da fonti alterna-

del tarantino �no al mare blu pulitissimo dello Jonio. Il �lo conduttore è il Gal Colline Joniche che, stimolando gli investimenti privati e met-tendo a disposizione risorse comunitarie, ha creato le pre-messe per lo sviluppo di una economia basata sul rispetto dell’ambiente.Santi e briganti, archeologia e sport, gravine e mare: il tutto in un contesto decisamente all’insegna della natura nel quale la Puglia si propone come laboratorio della in-novazione turistica italiana e nello speci�co Taranto, ca-

tive. L’obiettivo è diventare in un decennio il primo carbon neutral port”. Tale studio sa-rà estremamente importante poiché servirà ad un duplice scopo. “Da un lato per svi-luppare in seguito il Piano energetico del porto - pro-segue il commissario -, un documento che può essere associato in modo pro�cuo al Piano regolatore portuale, il quale è stato signi�cativa-mente rivisitato nella logica

pitale della Magna Grecia e delle Grotte di Dio, da alcuni anni ha dato il via ad un in-tervento ad ampio raggio di azione che punta a svelare alcuni dei suoi “tesori” nasco-sti. L’azione green è partico-larmente quali�cante sia per gli itinerari che, comunque, sono innovativi - food, art, move, energy - e sia nell’ap-proccio integrato fra natura e cultura. Spiega Antonio Prota, pre-sidente di Gal Colline Joni-che che ha sede a Grottaglie e mette insieme 11 Comuni della Provincia di Taranto.

Una piazzola di ricarica per auto elettriche

I tipici trulli incarnano l’essenza

dei princìpi “green”

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Green Economy 11EventiLunedì 28 gennaio 2013

tante 176.000 e più del Cen-tro-Sud, arrivando così alla soglia prossima delle 358.000 unità a livello nazionale. Una su cinque di queste risiede in Lombardia (19,2%), grazie al-le 69.000 imprese della regione

■ I NUMERI / Il 38,2% delle assunzioni (tra stagionali e non) nel 2012 è green: le conclusioni del rapporto di Unioncamere e Symbola

Un “filo verde” per far ripartire l’occupazione

che puntano sulla sostenibilità ambientale, delle quali oltre 23.000 sono localizzate a Mila-no, seconda realtà provinciale quanto a presenza di imprese investitrici. Alla regione Lom-bardia segue, sempre per nu-

merosità assoluta, la regione Veneto e quella del Lazio con, rispettivamente, quasi 34.000 e 33.000 imprese investitrici, contribuendo, ognuna, a cir-ca il 10% del totale nazionale. Appena sotto la soglia del-le 30.000 imprese si colloca l’Emilia Romagna con 29.000 imprese che puntano sul green (8,2% del totale nazionale), di cui 6.500 circa si trovano a Bo-logna. Dopo l’Emilia Roma-gna si trova la Campania, con 26.000 imprese che investono nel green, tra le quali spicca-no le 13.000 che operano a Napoli, terza provincia italia-na in termini di di�usione di imprese che puntano sull’eco-sostenibilità. A poca distanza dalla Campania si piazzano Toscana (24.000), Piemon-te (23.000), Sicilia (22.000) e Puglia (21.000), che contri-buiscono, ognuna, per il 6-7% circa all’intera imprenditoria nazionale che investe in tecno-logie green. Viste anche le diverse strutture imprenditoriali, se nel Meri-dione la buona performance è ascrivibile quasi esclusivamen-te all’orientamento green delle imprese minori (sia per la mi-cro che per la piccola impresa la propensione a investire è in quest’area leggermente supe-riore rispetto al Centro-Nord) il Settentrione si è giovato anche del contributo fornito dalle medio-grandi imprese, verosimilmente più impegna-te a innalzare l’asticella della loro competitività, considera-ta anche l’elevata presenza sui mercati internazionali.

Il modello di business sostenibile si sta di�ondendo in modo omogeneo nel Paese, in vecchi e nuovi settori

Tanti settori, dai più nuovi ai tradizionali, tante �gu-

re professionali, su un territo-rio che per una volta si mostra davvero omogeneo di fronte a una nuova frontiera dello svi-luppo: queste le declinazioni della green economy italiana, un �lo verde e dinamico che attraversa, innova e rende più competitivi tutti i settori del-la nostra economia. È quanto emerge dal Rapporto Gree-nItaly 2012 che Fondazione Symbola e Unioncamere han-no presentato lo scorso no-vembre a Roma. L’Italia ha saputo sviluppare in maniera di�usa nelle sue imprese e nei territori una reinterpretazione della green economy del tutto particola-re, che incrocia le vocazioni delle comunità con la tecno-logia e la banda larga, la �lie-ra agroalimentare di qualità legata al territorio con il ma-de in Italy e la cultura. Non è un caso se l’Ocse, nel recente rapporto sull’innovazione nei diversi paesi aderenti all’orga-nizzazione, ha rilevato come nell’ultimo decennio le attivi-tà di ricerca nel campo delle tecnologie legate all’ambiente hanno sviluppato per il nostro

Paese una vera e propria spe-cializzazione. Con ri�essi po-sitivi sulla creazione di nuova occupazione: circa il 30% delle assunzioni non stagionali pro-grammate complessivamente dalle imprese del settore pri-vato per il 2012 è per �gure professionali legate alla soste-nibilità, dato che sale al 38,2% se si includono gli stagionali. Questo signi�ca che su un to-tale di oltre 631.000 assunzio-ni complessive programmate, oltre 241.000 sono ascrivibili a imprese che credono nella green economy. Inoltre, delle 358.000 imprese che hanno investito negli ultimi tre anni - o lo faranno - in tecnologie green, ben il 20% prevede nel 2012 di assumere, laddove per le altre imprese non investi-trici la quota quasi si dimezza (12,6%).La green Italy, insomma, è una rivoluzione verde che già oggi interessa il 23,6% delle impre-se industriali e terziarie con al-meno un dipendente che tra il 2009 e il 2012 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green. E che attraver-sa il Paese da Nord a Sud, tan-to che le prime dieci posizioni della classi�ca regionale per

di�usione delle imprese che investono in tecnologie gre-en sono occupate da quattro regioni settentrionali e sei del Centro-Sud. Alle 181.000 imprese del Nord si a�ancano le quasi altret-

* Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2009 e il 2011 o hanno programmatodi investire nel 2012 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.

15 17 19 21 23 25 27 29

27,6 26,1 25,3 25,0 24,6 24,5 24,5 24,0 23,9 23,6 23,5 23,4 23,2 23,2 23,2 22,6 22,6 22,5 21,6 21,4 20,4

UmbriaTrentino-A.A.

AbruzzoLombardia Sardegna

LazioCalabria

Veneto Molise

MEDIA ITALIA Puglia

Emilia Romagna Campania

Valle D'Aosta Friuli-V.G.

Marche Sicilia

Basilicata Piemonte Toscana

Liguria

Graduatoria regionale secondo l°Øincidenza percentuale delle imprese che hanno investito o investiranno tra il 2009 e il 2012 in prodotti e tecnologie green* sul totale delle imprese Fonte: Centro Studi Unioncamere

* Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2009 e il 2011 o hanno programmato di investire nel 2012 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale

Graduatoria regionale secondo l’incidenza percentuale delle imprese che hanno investito o investiranno tra il 2009 e il 2012

in prodotti e tecnologie green* sul totale delle imprese

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Il Gruppo di Azione Locale Colline Salernitane (GAL), è una società consortile a responsabilità limitata che opera nel territorio dei Monti Picen-tini compreso tra 10 Comuni della provincia di Salerno (Acerno, Bellizzi, Castiglione del Genove-si, Giffoni Sei Casali, Giffoni Valle Piana, Monte-corvino Pugliano, Montecorvino Rovella, Olevano sul Tusciano, San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte); ha sede in Giffoni Valle Piana.È espressione rappresentativa del tessuto socio – economico dei Comuni STS A7 Monti Picentini. Attraverso il suo Piano di Sviluppo Locale (PSL) intende valorizzare il territorio esaltando le pecu-liarità naturali, artistiche e le produzioni tipiche, individuando linee strategiche e progettualità coe-renti con le tematiche individuate.All’interno della programmazione prevista nel PSL, il Gal ha inserito risorse finanziarie esclusive per gli operatori del territorio dei Monti Picentini a va-lere sulle misure del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Campania 2007/2013. In particolare sono stati emanati bandi per la par-tecipazione a diverse misure, come:• Misura 124 – cooperazione per lo sviluppo di

nuovi prodotti, processi e tecnologie nei set-tori agricolo e alimentare e settore forestale;

• Misura 227 – Utilizzo sostenibile delle superfi-ci forestali: investimenti non produttivi;

• Misura 311 – Diversificazione in attività agri-cole;

• Misura 312 – Sostegno alla creazione e allo sviluppo delle microimprese;

• Misura 313 – Incentivazione di attività turisti-che;

• Misura 321 – Servizi essenziali alle persone che vivono nei territori rurali.

Il Gal attua, inoltre, iniziative per la valorizzazione e la promozione delle risorse territoriali attraverso la partecipazione ad eventi e fiere locali e naziona-li, nonché iniziative educative ed informative rivol-te anche all’esterno.

La valorizzazione delle risorse territoriali, infatti, è avvenuta spesso anche attraverso iniziative desti-nate ad un pubblico di potenziali fruitori esterni; il territorio è stato oggetto di interesse da parte di tour operator italiani ed esteri.Il Gal rappresenta una struttura che può radicarsi ed essere riconosciuta come Agenzia del Territorio in grado di fornire un servizio diretto agli impren-ditori locali e di proporsi come supporto agli enti pubblici, alle associazioni di categoria e a tutti i soggetti impegnati nello sviluppo territoriale loca-le. La presenza di un’Agenzia di Sviluppo Locale crea le condizioni per un generale miglioramento dell’ambiente competitivo nel quale si trovano ad operare gli attori delle filiere produttive locali.Obiettivo principale è quello di percepire i fabbiso-gni diffusi degli operatori economici della comu-nità locale ed aiutare gli stessi a perseguire so-luzioni mobilitando le risorse locali, utilizzando le conoscenze e le competenze che possono essere veicolate all’interno del territorio.Con l’Agenzia di Sviluppo si costruisce una pro-cedura sistematica di ascolto delle realtà locali e una rete di interscambio tra imprese, istituzioni e organizzazioni diverse.Il Gal Colline Salernitane è attualmente partner di tre progetti di cooperazione interterritoriale e di due progetti di cooperazione transnazionali.Allo stato attuale l’attenzione è rivolta a progetti della “green economy” attraverso la quale, otti-mizzando le rilevanti risorse naturali del territorio, si tende a produrre ricchezza e a promuovere un modello di sviluppo sostenibile.

G.A.L. Colline Salernitane s.c.a.r.l.Via V. Fortunato area PIP Loc. Santa Maria a Vico

84095 Giffoni Valle Piana (SA) ItaliaTel. 089/866793 fax: 089/9828915

C.F. e P.IVA: 03926750658Sito web: www.galcollinesalernitane.it e-mail: [email protected]

Assessorato Agricoltura

UNIONE EUROPEA

Fondo europeo agricoloper lo sviluppo rurale:l’Europa investe nelle zone rurali

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3 grandi schemi idrici gestiti(Ionico-Sinni, Basento-Bradano,Ofanto)

8 dighe (Monte Cotugno,Pertusillo, Camastra, Acerenza,Genzano, Basentello, Conza,Saetta)

190 km dell’adduttoreprincipale dello schema idricoIonico-Sinni

30.000 ettari soddisfatti dalloschemaidrico del a Basento-Bradano

500 milioni di metri cubi dicapacità utile di invaso diMonte Cotugno

1 miliardi di metri cubil’anno di risorsa idricavettoriata

Direzione Generale: via Japigia , 184 - BARI - Direzioni Regionali: Corso Garibaldi, 52 - POTENZA - Via Tagliamento, 112 - AVELLINO

ENTE PER LO SVILUPPO E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA IN PUGLIA, LUCANIA E IRPINIA

Sessantasei anni di storia all’interno di un’area diffi cile da vivere come è il Sud Italia. Una storia fatta di lotta e di successi, di amore e sudore speso per il territorio, di emozioni e di soddisfa-zioni per i protagonisti e per la cittadinanza. Questo è l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. La sua storia, affonda le radici nel lonta-no 1947, anno in cui, attraverso Decreto Mini-steriale, vennero nominati i primi amministratori dell’Ente: Carlo Celentani Ungaro e Aurelio Car-rante. Una volta eletto il primo consiglio di am-ministrazione, cominciò la vera vita dell’Ente, con la realizzazione di una serie consistente di attività, così come era previsto dal suo statuto: individuazione di tutte le risorse idriche regiona-li, determinazione delle relative portate utilizza-bili, studi tecnico-economici, ricerche e speri-mentazioni riguardanti la tecnica e l’economia dell’irrigazione (con la conseguente trasforma-zione fondiaria), istruzione professionale delle maestranze e dei tecnici alla pratica irrigua. A ciò si aggiunse, già dai primi mesi di vita, un ef-fi cace programma di opere irrigue. Essi hanno, ovviamente, subìto modifi che nel tempo, adat-tandosi alle esigenze della popolazione, del ter-ritorio e delle successive scoperte date da studi e ricerche che andavano, via via, completando-si. Un esempio? Nel luglio del 1949 venne stesa una relazione che prevedeva l’irrigazione su 163.960 ettari attraverso l’utilizzazione di un vo-lume di 529 milioni di metri cubi di acqua invasa-ta e una portata di 32, 9 metri cubi al secondo di acque fl uenti superfi ciali e sotterranee. Con il piano regolatore del 1955 si è passati all’irriga-zione di 298.700 ettari attraverso l’utilizzazione di un volume di 885 milioni di metri cubi d’acqua invasata e una portata di 47,7 metri cubi al se-condo di acque fl uenti, superfi ciali e sotterra-nee. Con gli studi ulteriori realizzati negli anni seguenti (dal 1955 al 1962) si decise di imposta-re su nuove basi (e con ampliate prospettive) un più completo studio sull’utilizzazione delle risor-se idriche dei bacini pugliesi e lucani. Era dive-

nuto importante tenere conto anche di due nuo-ve realtà: le richieste d’acqua da parte delle imprese industriali e le nuove richieste di acqua potabile. Sulle basi del nuovo piano approvato nel 1967 dal Consiglio Superiore dei lavori pub-blici, venne impostata tutta l’attività dell’ente: i progetti dei due grandi invasi di Conza della Campania sull’Ofanto e Monte Cotugno sul fi u-me Sinni, oltre all’invaso di Serra del Corvo sul torrente Basentello nel bacino del Bradano. In questo contesto, la superfi cie irrigata delle tre regioni ammonta a circa 100 mila ettari, corri-spondenti a circa il 20% della superfi cie da irri-gare prevista dal piano come prospettiva fi nale. L’attività dell’Ente per sua natura e fi nalità, non può essere parcellizzata e regionalizzata, in quanto presiede al governo e alla gestione degli schemi idrici interregionali ad uso plurimo. Per queste ragioni l’esercizio è rimasto concentrato in un unico soggetto quale l’EIPLI di cui il legisla-tore ha ritenuto di prorogare con legge di stabili-tà 2013 ai sensi dell’art. 1 comma 72. Studi e ricerche, anche sperimentali, per il reperimento, la raccolta e l’utilizzazione di risorse idriche, ela-borazione di interventi organici a carattere inter-regionale, fi nalizzati, unitariamente, alla conser-vazione dell’equilibrio idrogeologico: questi sono solo due dei tanti impegni che l’Ente si è preso con il territorio. Un impegno che vede tan-te altre sfaccettature: tra queste, la progettazio-ne e l’esecuzione di opere idrauliche e irrigue a carattere interregionale, compresi i serbatoi e i laghi artifi ciali, nonché il loro esercizio e la loro manutenzione se non attribuiti ad altro soggetto. Inoltre l’EIPLI può svolgere interventi in materia di realizzazione, manutenzione ed esercizio di opere irrigue e di bonifi ca idraulica, anche su in-carico o concessione delle Regioni e di enti pub-blici. Un ruolo importante, indispensabile all’in-terno di regioni che necessitano di indicazioni autoritarie e competenti: il soddisfacimento del fabbisogno idrico, infatti, ha determinato nel corso dei secoli la localizzazione degli insedia-menti umani. infrastrutture sempre più estese

hanno caratterizzato i sistemi di convogliamento e distribuzione della risorsa idrica. Con lo svilup-po urbano, lo sfruttamento estensivo della risor-sa idrica non si è rilevato più praticabile e l’at-tenzione si è spostata sulla gestione integrata delle disponibilità, con l’impiego di tecnologie più avanzate e l’esigenza di una maggiore rego-lamentazione. Più recentemente ha assunto più rilevanza l’impiego sostenibile delle risorse , fi -nalizzato a non pregiudicarne la disponibilità fu-tura. L’impegno dell’Ente è rivolto proprio in questa direzione. Le sue entrate fi nanziarie sono costituite da contributi dello Stato, da contributi delle Regioni e di altri enti pubblici e privati, da proventi delle prestazioni rese in favore di terzi, da ogni altra entrata connessa all’attività presta-ta su richiesta o a favore di altri soggetti pubblici o privati. Le entrate storiche per l’Ente sono oggi rappresentate per effetto della Legge 205/2008 che attribuisce all’EIPLI la riscossione delle tarif-fe per la fornitura della risorsa idrica ai soggetti istituzionali (AQP, AQL, Consorzi di Bonifi ca e Industriali) per gli scopi potabili, irrigui e indu-striali. Attualmente le attività di gestione dell’En-te si articola su tre schemi a carattere interregio-nale, soprattutto per quello che concerne il trasferimento delle risorse idriche ad uso pluri-mo, potabile, irriguo e industriale dalla Basilicata e dalla Campania verso la Puglia e la Calabria. In riferimento a questi schemi, Puglia Basilicata e Campania cercano di dare organizzazione e so-luzione al grave problema dell’approvvigiona-mento idrico con il fondamentale ruolo riferito alla programmazione ed esecuzione di studi, ri-cerche , progettazioni realizzazione e gestione delle opere afferenti, oltre al servizio di captazio-ne e adduzione attualmente in gestione all’Ente. Innanzitutto lo schema Basento-Bradano nelle Regione Basilicata e Puglia. Esso è costituito dalle seguenti dighe e opere: la diga sul Cama-stra, la traversa di Trivigno, il partitore Acerenza, la diga di Acerenza, la diga di Genzano, l’addut-tore Acerenza – Genzano, la diga del Basentello ed opere di interconnessione, nonché di addu-zione compreso il realizzando adduttore “Mara-scione”. In secondo luogo c’è lo schema Ofan-to, situato nel Territorio delle Regioni Campania, Basilicata e Puglia. Esso è costituito dalle se-

guenti opere: la diga di Conza, la diga di Saetta, la diga di Campolattaro, in convenzione con la provincia di Benevento, l’adduttore Alto della fascia litoranea Barese Km 60, dal Nodo idrauli-co S.Venere alla Diga del Locone, il centro di telecontrollo di Lamalunga. Infi ne lo schema Jo-nico-Sinni, nel Territorio delle Regioni Basilicata, Calabria e Puglia. Esso comprende l’adduttore del Sinni, km 189 unitamente alle relative fonti di approvvigionamento: la diga di Monte Cotugno, la traverse dell’Agri, la traversa del Sauro, la tra-versa del Sarmento, in corso di completamen-to), legato alle utilizzazioni irrigue-potabili ed in-dustriali dell’arco Jonico-Sinni, il centro di Telecontrollo dell’Adduttore Sinni sito in agro di Ginosa (TA), sino al nodo di Monteparano. A ciò si aggiungono la diga di Pietra del Pertusillo in agro di Spinoso e l’impianto di Sollevamento del F. Tara (acque destinate ad uso irriguo ed alla alimentazione industriale dell’ILVA di Taranto), per un totale di mc 650.000.000 annualmente erogati ai fruitori della risorsa idrica per gli scopi e per i diversi usi potabile, irriguo e industriale (Consorzi irrigui delle Regioni Puglia Basilicata e Calabria, Consorzi Industriali Acquedotto Pu-gliese ed Acquedotto Lucano ed GRUPPO ILVA SPA ).Grazie a quello che è stato defi nito “Piano del sud” ideato dal Governo Berlusconi e dall’al-lora Ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto , l’Eipli è Soggetto Benefi ciario e Attuatore da parte del CIPE, di realizzazione e gestione di opere Strategiche di Interesse Nazionale asse-gnate con delibere per l’importo di 300 Milioni di Euro per il completamento degli Schemi Idrici in Puglia e Basilicata ed Irpinia.

Il Senatore a vita Emilio Colombo con il Commissario Governati-vo dell’ E.I.P.L.I. Saverio RIccardi e il Capo di Gabinetto dell’Or-gano di Governo Adriano Di Noia

EIPLI: UNA RISORSA INDISPENSABILE NEL MEZZOGIORNOL’ENTE FESTEGGIA 66 ANNI DI ATTIVITÀ CON RINNOVATO ENTUSIASMO E IMPORTANTI PROGETTI

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Green Economy 13EventiLunedì 28 gennaio 2013

Il rispetto per la natura unito a una vera e propria

“vocazione” per il legno sono da sempre alla base dei valori del business rigorosamente ‘made in Italy’ del Gruppo Rubner. Un realtà aziendale in forte crescita che opera in una nicchia di mercato, quella dell’edilizia in legno, che nonostante la crisi attua-le, è in costante espansione grazie anche alla maggiore sensibilità della committenza sia pubblica che privata nei confronti di questa materia prima rinnovabile e a basso impatto ambientale.Grazie all’utilizzo del legno e di altri materiali coiben-tanti, come sughero e canapa all’interno delle pareti, gli edi�ci Rubner sono in grado di interagire con ogni clima. Da nord a sud, garantisco-no infatti un clima ideale anche in casi di latitudini a temperature più elevate con maggior sbalzo termico li-mitando l’uso di impianti di ra�rescamento riscaldamen-to, con conseguente riduzio-

ne di consumi energetici e di emissioni di CO2. Esempio di ingegnerizzazio-ne eccellente di Rubner Haus, la casa ‘Med in Italy’, la casa mediterannea che ha parte-cipato alle Olimpiadi della bioarchitettura, è nata dalla collaborazione tra Università Roma Tre, La Sapienza, la Li-bera Università di Bolzano e Fraunhofer Italia. Il progetto si è aggiudicato la medaglia di bronzo e la medaglia d’oro nella cate-goria “sostenibilità” al Solar Decathlon Europe, una delle più prestigiose manifestazio-ni internazionali dell’abitare green, ideata dal Department of Energy del governo ameri-cano (www.medinitaly.eu).“Med in Italy” è un’abitazione ecosostenibile, tipicamente mediterranea ed energetica-mente passiva grazie a im-pianti e sistemi di distribu-zione dell’energia solare che producono tre volte la poten-za necessaria a far “funziona-re” nel suo complesso la casa. Gli ingegneri Rubner Haus hanno seguito tutti i test e tutte le fasi di montaggio del prototipo a Chienes, per ac-compagnare poi la casa �no a Madrid dove ha conquistato il podio al Solar Decathlon Europe 2012. “Med in Italy” è, infatti, una casa esemplare: o�re una vi-sione innovativa della bioar-chitettura orientata a risolve-re i problemi posti dal clima estremo. Con uno sguardo al futuro, il Gruppo Rubner si pone

quindi come punto di rife-rimento per le future rea-lizzazioni ecosostenibili e, in generale, come portavoce

di una cultura imprendito-riale volta a contribuire alla protezione dell’ambiente at-traverso l’uso oculato delle

risorse e con bilancio ecolo-gico positivo.Le aziende del Gruppo, ope-ranti in cinque diversi setto-

ri di mercato e accomunate tanto da una forte crescita quanto da una vera e propria passione per il legno, sono organizzate in modo da ga-rantire una catena verticale di processi che coprono l’in-tera �liera del legno: segati, montanti in legno lamellare per telai, pannelli in legno massiccio, travi in legno la-mellare, elementi costruttivi in legno massiccio assolu-tamente naturali e strutture in legno lamellare, grandi progetti di edilizia ‘chiavi in mano’, abitazioni residenzia-li, porte e �nestre.“Nonostante il momento at-tuale non particolarmente favorevole per il settore edile - a�erma Stefan Rubner, della terza generazione della fami-glia e presidente del Gruppo - sono convinto che il legno sia il vero materiale vincente in edilizia e un ottimo inve-stimento immobiliare per il futuro. Un materiale tradi-zionale, ma contemporaneo, versatile e, grazie agli ele-menti prefabbricati, veloce da montare anche per edi�ci multipiano. Senza dimen-ticare che l’edilizia in legno consente di realizzare proget-ti estremamente individuali e risulta conveniente anche a livello ambientale per la sua capacità di migliorare l’e�-cienza energetica e ridurre le emissioni di CO2“.

Obiettivo Sicurezza e Passione LegnoÈ un vero laboratorio sperimentale nonché il punto di incontro elettivo per clienti, architetti, ingegneri e tecnici del settore

Nuovi spazi dedicati all’innovazione, nuove tecnologie di sicurezza, nuovi

scenari abitativi, una sola passione: il le-gno.L’interesse per il legno ha da sempre spinto il Gruppo Rubner a investire risorse per far emergere e sfruttare al meglio il valore di questo materiale, mai come oggi contem-poraneo e in grado di rispondere alle più evolute esigenze di comfort, di performan-ce energetiche e di sicurezza. La ricerca di soluzioni innovative e all’avanguardia si è concretizzata con la costruzione del nuovo Centro di Competenza, uno dei più grandi spazi in Europa dedicati all’innovazione delle costruzioni in legno. Oltre che punto di riferimento per clienti, architetti, inge-gneri e tecnici, il centro vuole essere un la-boratorio sperimentale a tutti gli e�etti nel quale è possibile assistere a test speci�ci sui materiali durante situazioni critiche, come in caso di terremoto.E proprio in tema di “safety” è ormai ri-conosciuta, a tutti i livelli, la solidità degli edi�ci in legno per la capacità di reagire

positivamente alle scosse. Una casa Rub-ner di tre piani in legno ha brillantemente superato alcuni test che si sono tenuti a Li-sbona a Luglio 2012 presso Lnec - National laboratory for civil engineering - nell’ambi-to del progetto europeo di ricerca sismica Series Project che ha coinvolto l’Università di Trento, l’Università del Minho in Por-togallo e l’università di Graz in Austria.Due sessioni di prove che, con l’utilizzo di una speciale strumentazione, hanno si-mulato 40 scosse bidirezionali a intensità crescente di un terremoto con potenza pari a 8 gradi sulla scala Richter, valore ad oggi mai registrato in Italia.La solidità degli edi�ci in legno Rubner è ormai riconosciuta a tutti i livelli e la ca-pacità di reagire positivamente ai terremo-ti è avvalorata dai più severi test sismici. Per tale motivo, l’azienda altoatesina è già stata coinvolta nella ricostruzione in regioni colpite da terremoti come il Friuli, l’Irpinia, l’Umbria l’Abruzzo e, più recen-temente in Emilia. Il legno è la materia prima per eccellenza, cui Protezione Civi-

le, geologi, architetti, progettisti e privati fanno riferimento per la ricostruzione in zone a rischio sismico. La sua resistenza è paragonabile a quella del cemento armato, ma ha una massa cinque volte inferiore, prerogativa che ne determina elasticità, leggerezza e capacità di deformazione anche sotto l’azione di terremoti di forte intensità. Le strutture in legno si prestano per ospitare edi�ci a destinazione abitati-va, pubblica o commerciale e, grazie alle sue ineguagliabili doti, soddisfano appieno la normativa antisismica rappresentando una soluzione costruttiva dai molteplici vantaggi(www.rubner.com/8.0).Meno di�usa invece è la consapevolezza di come le strutture in legno possano ga-rantire una sicurezza paragonabile, se non maggiore, a quella di edi�ci realizzati con altre tipologie costruttive. Il legno, infatti, assicura un’elevata resistenza statica per un tempo superiore, non “collassando” velocemente come avviene invece per l’ac-ciaio. Le certi�cazioni di resistenza al fuo-co ottenute da Rubner presso l’Istituto di Certi�cazione Csi di Milano confermano valori importanti per quanto riguarda la stabilità, la tenuta ai fumi e la riduzione della trasmissione di calore con resistenza al fuoco per ben due ore. I certi�cati otte-nuti sono stati eseguiti seguendo la norma Uni En 1365 “Prove di resistenza al fuoco”.

■ RUBNER / Il Gruppo con base a Chienes continua a fare la di�erenza con l’alta innovazione e all’insegna della ecocompatibilità

Legno, ingegnerizzazione e stile “Med in Italy”Dopo le Olimpiadi della bioarchitettura, la casa mediterranea è oro in sostenibilità al Solar Decathlon Europe

Grazie all’edilizia prefabbricata le costruzioni in legno sono estremamente personalizzabili, oltre che energeticamente efficienti e in grado di ridurre le emissioni di CO2

Un momento delle prove sismiche effettuate dagli ingegneri Rubner Haus (www.rubner.com/8.0)

Un’altra realizzazione di Rubner Haus

Versatile, tradizionale ma contemporaneo, il

legno si prefigura come un ottimo investimento immobiliare per il futuro

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Il Marchesato Crotonese, una terra da scoprireIl Gruppo di Azione Locale Kroton è un’Agenzia di Sviluppo sorta con la principale fi nalità di promuo-vere la riscoperta e la valorizzazione di un territo-rio, la provincia di Crotone, particolarmente intriso di storia e di saperi millenari che meritano di venire tramandati alle generazioni future. Kroton, appun-to, come veniva chiamata nella lussuosa e viva-cissima Magna Grecia, che in questo affascinante angolo di Calabria conobbe il massimo splendo-re tra il VII e il VI secolo a.C. Personaggi come il padre della matematica Pitagora e il plurivincitore olimpico Milone vissero in questa terra, lasciando le proprie impronte e quella “certa aura di unicità” che ancora oggi caratterizza i 27 comuni della pro-vincia. L’antico Marchesato di Crotone, chiamato così a partire dal 1390, quando il signore Nicola Ruffo ottenne il dominio sulle sue colline dalla regina Margherita d’Angiò, si estende oggi su un triangolo naturale di 1.716 km², racchiuso ai vertici dal monte Gariglione, dalla foce del Fiumenca e dalla foce del Tacina. Belvedere Spinello, Caccuri, Carfi zzi, Casabona, Castelsilano, Cerenzia, Cirò, Cirò Marina, Cotronei, Crotone, Crucoli, Cutro, Iso-la di Capo Rizzuto, Melissa, Mesoraca, Pallagorio, Petilia Policastro, Rocca di Neto, Roccabernarda, San Mauro Marchesato, San Nicola dell’Alto,Santa

Severina, Savelli, Scandale, Strongoli, Umbriatico, Verzino. Ognuno di questi borghi porta incise su di sé le tracce di una bellezza plasmata dal tempo e dalla conoscenza: ogni abitazione, castello, chiesa e bottega si fa narratore di una storia che sa di pe-riodi d’oro alternati a momenti travagliati, di risalite seguite da brusche ricadute. Una storia che non smette mai di raccontarsi e che “chiede” di essere raccontata dai suoi protagonisti, che ancora oggi il turista può incontrare, quasi per caso, visitando il Museo Archeologico di Crotone, o entrando con giustifi cata soggezione nel tempio di Hera Lacinia a Capocolonna, camminando a passo lento tra le vie intrise ancora di atmosfera medievale che s’intersecano a Santa Severina, uno dei “borghi più belli d’Italia”. La monografi a vuole offrire uno spunto, seppure molto dettagliato, che si trasformi nell’invito a conoscere un territorio contraddistinto da un abbraccio verde-azzurro, da una relazione costante tra le montagne della Sila ed il mar Jo-nio, che passo dopo passo trasmette la sensazio-ne di essere stati trasportati all’interno di una tela ad acquerello sorprendente per la varietà dei suoi paesaggi e l’intensità dei suoi colori. Gli itinerari proposti condurranno il visitatore alla scoperta di un patrimonio inestimabile della nostra penisola, il

Marchesato del Crotonese, da diversi punti di vi-sta: la natura incontaminata dei monti e del mare e le tante attività outdoor praticabili, con l’area ma-rina protetta di Isola di Capo Rizzuto, la maggiore d’Italia per ampiezza, che custodisce allo stesso tempo un lembo costiero unico al mondo e impor-tanti reperti archeologici nascosti nel suo fondale; i sapori della tradizione, dal famoso pane di Cutro al vino altrettanto noto di Cirò, eccellenza regio-nale e nazionale, insignito della Denominazione di Origine Controllata da oltre quarant’anni, a dimo-strazione della tradizione enologica della Calabria, non a caso conosciuta dagli antichi come “Terra del vino”; i tesori nascosti nei suoi borghi, con la peculiarità di un’interessante convivenza che si viene a creare tra gli insediamenti rupestri e gli splendidi monumenti di un’epoca più recente. A fare da cicerone nel tuffo in un passato glorioso, che porge la mano ad un presente impegnato nel

riportare al vertice dell’Eccellenza questo scrigno di storia, sarà la voce di un popolo ammirato in ogni dove per la sua ospitalità, ma soprattutto per le sue “mani”, che tramanda da secoli, di padre in fi glio e di madre in fi glia, arti pregiate e mestieri an-tichi, simboli di città come Melissa con le sue pipe “fi ammate”, Castelsilano con le sue coperte, Cro-tone con l’arte orafa e Petilia Policastro con l’ele-ganza del ferro. Le genti del Crotonese, con le loro tradizioni, la loro storia millenaria, la loro cultura, la loro ospitalità, sono però la più autentica e incon-testabile ricchezza che permea queste terre. L’isti-tuzione del GAL Kroton è stata un’azione di fonda-mentale importanza per valorizzare il Crotonese e

le sue tradizioni, la sua cultura e l’anima contadina e genuina dei suoi abitanti. Il nostro obiettivo è raggiungere un incremento turistico che si sviluppi basandosi sulle numerose ricchezze enogastrono-miche, naturali ed artistiche, attraverso diversi pro-getti di sostegno anche a livello comunitario, con il riconoscimento dei marchi DOC, DOP e IGT ai prodotti locali e la nascita (o il risorgere) di nume-rose aziende agroalimentari che vogliono riportare la propria quotidianità - e quella di chiunque si lasci tentare dal desiderio di conoscere le peculiarità di quest’area calabrese - a stretto contatto con l’au-tenticità della terra di Kroton.Questo progetto nasce dalla Strategia del Piano di Sviluppo Locale “Genius Loci” – di G.A.L. Kroton, sostenuto dal P.S.R. 2007-2013 della Regione Ca-labria – Asse IV “Approccio Leader” –

G.A.L. KROTON SOC.CONS ARLSS106 TORRE DI GUARDIA ARAGONESE

88817 MELISSA (KR)TEL.0962/908736 FAX. 0962/906220

E-MAIL: [email protected]

INTERNET: www.galkroton.it

UNIONE EUROPEAFondo Europeo Agricoloper lo sviluppo Rurale

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLEALIMENTARI E FORESTALI

REGIONE CALABRIAAssessorato all’Agricoltura G.A.L. KROTON AUTORITÀ DI GESTIONE

14 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013

Francesco D’Ercole, presidente di Alto Calore Servizi Spa

caso è in corso l’esame di un progetto per addivenire a una modi�ca dello schema idrico che ci permetta di erogare acqua a cascata anziché pom-parla in alto”. A contribuire all’aumento dei costi si deve considerare anche l’annoso problema delle perdite lun-go la rete idrica, per guasti o per dolo. “Operiamo circa 30 riparazioni al giorno - pun-tualizza D’Ercole - ma questi

■ ALTO CALORE SERVIZI / Nata nel 2003 è attiva nel settore dei servizi di captazione e distribuzione dell’acqua potabile, di fognatura e trattamento re�ui

Missione efficienza e razionalizzazione dei costi

interventi non risolvono cer-to i problemi. Anzi, data la fragilità delle reti, quando si e�ettua una riparazione si au-menta la pressione nel tubo e si crea con estrema probabili-tà una perdita altrove. Stiamo cercando di intervenire con un monitoraggio attento per individuare i punti caldi delle perdite. Nell’ottica del rispar-mio e della razionalizzazione abbiamo poi in programma la

sostituzione del parco conta-tori. Per e�ettuarla è necessa-rio trovare un �nanziamento e siamo già in contatto con diverse banche per operazio-ni di project �nancing”.Un’altra novità in corso di de�nizione è quella dell’assi-stenza idraulica a domicilio gratuita a fronte di una som-ma nella bolletta: il progetto è stato presentato agli utenti e si attende un loro feed back per vararlo de�nitivamente.Ultima ma non certo me-no importante prospettiva è quella della trasformazione della società in una mul-tiutility, con la gestione, ad esempio, del servizio ri�uti . “L’idea è senza dubbio allet-tante - conclude D’Ercole - ma sarà da valutarsi solo quando potremo avere un a�damen-to formale del servizio idrico integrato. Ora infatti, dopo l’abrogazione dell’Ato avvenu-ta lo scorso 31 dicembre, stia-mo gestendo in prorogatio il servizio. Una volta de�nito questo punto fondamentale si potrà aprire un confronto e un ragionamento con altre realtà del territorio per valu-tare accorpamenti, nell’ottica dell’economia di scala”.

Lusinghieri risultati di gestione a due anni e mezzo dall’insediamento del consiglio presieduto da Francesco D’Ercole

“La società ha davanti a sé una strada agevole ma

si deve continuare a lavorare con estremo rigore”. France-sco D’Ercole, presidente da circa due anni e mezzo della Alto Calore Servizi Spa (so-cietà con totale azionariato pubblico nata nel 2003 dalla trasformazione del Consorzio Interprovinciale, attiva nel settore dei servizi di capta-zione e distribuzione di acqua potabile, di fognatura e tratta-mento re�ui), non ha dubbi. Pur avendo ereditato una si-tuazione complicata, ha dato il via a un severo programma di ristrutturazione gestionale che sta dando buoni frutti. E che porterà anche a delle im-portanti novità.“Siamo riusciti ad abbassare le spese di gestione – spiega il presidente – innanzitutto in-ternalizzando la manutenzio-ne, con una riduzione di oltre il 50% dei costi precedenti, mantenendo inalterati la qua-lità e l’e�cienza del servizio. Inoltre siamo intervenuti su altre voci di spesa, dai telefoni alla gestione delle macchine, e abbiamo e�ettuato una ridu-zione e razionalizzazione del personale. Non si può dimen-

ticare poi che abbiamo dovuto fare i conti con i problemi del passato, visto che siamo par-titi con una situazione di in-debitamento tale della società da implicare nella gestione ordinaria uno squilibrio di 6 milioni all’anno, arrivando ora invece a una gestione di sostanziale equilibrio”.Anche la situazione relativa all’evasione e alla morosità non è stata certo d’aiuto agli amministratori. “Quando mi sono insediato - prosegue in-fatti D’Ercole - il credito per bollette non pagate ammon-tava a 41 milioni di euro. Stia-mo e�ettuando interventi per recuperare tali crediti, e molti passi avanti sono stati fatti in questa direzione, anche se l’attenzione deve rimanere massima”.Alto Calore Servizi serve oggi circa 480.000 abitanti distri-buiti nelle province di Avel-lino e Benevento, attraverso 220.000 contratti di utenza (tra domestici e business) per un totale di 130 comuni serviti direttamente, altri 9 con un rapporto di subfor-nitura e oltre 40 per servizi di depurazione. La super�cie coperta è pari a circa 5.000

kmq. “Abbiamo una densità di utenza bassa - precisa il presidente - pari a 44 utenti per kmq e questo dato, insie-me all’orogra�a particolare della nostra regione, implica per noi un aumento sensibi-le dei costi di gestione. Basti pensare che noi eroghiamo 2.200 litri/secondo quando il fabbisogno reale, secondo i nostri calcoli, sarebbe di 1.500 litri/secondo. Non a

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Green Economy 15EventiLunedì 28 gennaio 2013

MT-Energie o�re, come alternativa alla produzione d’elettricità in loco, la tecnologia di puri�cazione del

biogas che lo trasforma in biometano, rendendo possibile l’avvicinamento della cogenerazione ai centri dove si concen-tra la richiesta energetica. La CO2 presente nel biogas viene rimossa utilizzando un lavaggio con una soluzione ammini-ca realizzato a pressione atmosferica. ll biogas puri�cato (il biometano) esce dal processo con un contenuto del 99% di CH4 (metano), raggiungendo la stessa qualità del gas natu-rale. In questa maniera, il biometano può essere trasportato al punto di consumo utilizzando la rete di distribuzione del gas. L’energia viene così prodotta dove esiste la disponibilità di materia prima, e trasportata dove può essere pienamen-te sfruttata. Gli impianti di biometano sono già attivi in Germania, ma non in Italia, perché si è in attesa che venga sbloccata la normativa. Dall’esperienza tedesca si possono dunque osservare risultati di successo: un buon esempio di un impianto di biometano è quello della azienda municipa-lizzata di Malchow che si trova a Groß Kelle, piccola località della regione del Mecklenburgo. L’inizio dell’operatività risale al 2011; l’impianto presenta una capacità di 500 Nm3/h e trasforma il biogas grezzo proveniente da un impianto vici-no. Ogni ora vengono compressi circa 260 Nm3 cubi di bio-metano a 25 bar e iniettati nella rete della E.ON. L’impianto di biogas di Groß Kelle si trova molto vicino a un’azienda suinicola, da cui viene alimentato direttamente con il liqua-me, attraverso un collegamento di tubazioni e pompe. L’im-pianto trasforma inoltre alcune materie prime rinnovabili quali mais e insilato integrale di cereali. Dopo il raccolto i vegetali frantumati vengono coperti con un telo impermea-bile all’interno di un silo mobile e quindi immagazzinati. In un altro silo vengono inserite altre 300 tonnellate di cereali che servono sempre ad alimentare l’impianto.

Energia pulita, trasportata dove occorre

Quello dell’approvvigio-namento energetico è,

per l’industria italiana, un tema molto scottante. Il pro-blema ha però anche una va-lenza più ampia, praticamen-te planetaria, perché le risorse energetiche fossili (carbone, petrolio, metano) da una par-te sono in via di esaurimento, dall’altra contribuiscono a peggiorare l’e�etto serra. C’è però un’alternativa, a por-

tata di mano, redditizia e “gre-en”, che consente di produrre energia con un uso prudente delle risorse: si tratta degli impianti di biogas, nella cui costruzione è specializzata MT-Energie Italia. Produrre a livello locale energia soste-nibile ricavandola da mate-rie prime rinnovabili che si trovano sul territorio da una parte favorisce l’incremento della disponibilità energetica nazionale, mentre dall’altra crea una fonte diversi�cata di reddito per le aziende agrico-le. MT-Energie vanta - e il pro-cesso comprende progetta-zione, realizzazione, assi-stenza tecnica e consulenza biologica - 550 impianti di biogas realizzati in Europa in quasi vent’anni di attività. MT-Energie Italia, che ha se-de a Conselve, in provincia di Padova, è stata la prima �liale

estera del gruppo di Zeven (Germania), aperta nel 2007. Da allora ad oggi, l’azienda ha avviato la costruzione di nuo-vi impianti di biogas sul ter-ritorio italiano, e attualmente ha all’attivo 41 impianti di biogas (di cui uno in Cam-pania), costruiti e in fase di costruzione, per un totale di 33,646 MW installati, una po-tenza elettrica utile a soddi-sfare il fabbisogno energetico di quasi 100.000 famiglie.Ma come si legano, concre-tamente, biogas, aziende agricole ed energia? Il biogas (formato attraverso un pro-cesso di decomposizione di sostanze organiche), i cui im-pianti di produzione sono ali-mentati da sostanze vegetali (silomais, triticale, re�ui zoo-tecnici e residui di lavorazio-ni alimentari e vegetali), può essere trasformato in corrente elettrica e calore. La corrente elettrica prodotta viene ce-duta all’azienda elettrica at-traverso la sua introduzione nella rete pubblica nazionale. L’energia termica risultante della cogenerazione, invece, può essere impiegata tramite una rete di teleriscaldamento locale per stalle, abitazioni, o qualsiasi altra struttura che lo necessiti. Per far sì che l’ener-gia termica prodotta possa

essere trasportata anche lon-tano dalla zona di produzio-ne, MT-Energie ha sviluppato una tecnologia innovativa che consente la puri�cazione del biogas prodotto in area agri-cola ottenendone biometano, facilmente stoccabile e tra-sportabile anche dalla rete del gas verso altri luoghi in cui potranno sorgere gli impianti di cogenerazione (vedi box), e allo scopo ha creato la società MT-Biomethan. Non va in�ne dimentica-to l’aspetto “sostenibile” del

biogas: la fermentazione controllata di liquami di stalla evita la dispersione nell’aria di gas nocivi per il clima, come il metano. Per questo MT-Energie ha svi-luppato una tipologia di im-pianti monostadio, che fun-zionano con alte percentuali di liquame. Il liquame può essere convertito in energia più velocemente delle matri-ci vegetali; questo signi�ca minori tempi di ritenzione e quindi minore permanenza nel digestore.

Dal silos alla presa elettrica, ecco come si faL’impianto di biogas dell’Azienda Agricola Lugli di Porto Mantovano.Il 92% di liquame bovino e l’8% di insilato di mais generano l’energia che serve all’azienda per produrre energia pulita e integrare il reddito

L’attività zootecnica e il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente riescono

oggi a collaborare grazie alla produzione del biogas. La fermentazione controlla-ta dei re�ui di stalla evita la dispersione nell’aria di gas nocivi per il clima, come il metano, che contribuisce all’e�etto serra in misura sensibilmente maggiore dell’ani-dride carbonica. Un esempio che dimostra chiaramente come sia possibile e redditi-zio coniugare l’attività zootecnica con il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente è quello fornito dall’Azienda Agricola Lugli di Porto Mantovano, in provincia di Man-tova. L’azienda zootecnica, a conduzione familiare, è vocata all’allevamento bovino con 450 capi in lattazione, 900 compresa la rimonta, e circa 1.000 bovini da ingras-so che insistono su una super�cie agricola coltivata a foraggere, cereali e soia di 300 ettari. Il 2 luglio 2012 sono iniziati i lavori di co-struzione di un impianto di biogas �rmato MT-Energie con potenza di 250 kW e che funziona utilizzando prevalentemente li-quame bovino e in piccola parte insilato di mais. L’impianto, infatti, è alimentato per oltre il 92% con liquame bovino (25.185 tonnellate) e per il restante 8% (2.050 ton-

nellate) con mais, e produce 987.653 mc di biogas all’anno (2.706 mc al giorno). Il progetto è iniziato nel 2011, con l’idea, da parte della famiglia Lugli, di integrare il reddito aziendale con la produzione di biogas ed energia elettrica pulita. Sono state valutate le diverse alternative tecno-logiche presenti sul mercato, e la scelta è ricaduta sulle soluzioni proposte da MT-Energie. È stato quindi avviato lo studio di fattibilità economica, la valutazione del business plan con le pratiche per l’otteni-mento del prestito e la concessione dell’au-

torizzazione che, nel complesso, è durato circa un anno. La decisione di a�darsi al gruppo MT-Energie è stata presa dai tito-lari considerando la leadership di questa azienda nel settore del biogas. La linea di fermentazione è composta da un fermentatore e una vasca residui a tenuta di gas, entrambi in cemento e di 24 metri di diametro e 6 metri di altez-za. La prevasca, che raccoglie il liquame da inviare al fermentatore, è di 10 metri di diametro e 2 metri di altezza e, oltre la vasca residui fornita da MT-Energie, vengono utilizzati gli stoccaggi già esi-stenti in azienda. L’impianto è progettato per garantire tempi di ritenzione adegua-ti e la copertura della vasca residui assi-cura il massimo sfruttamento energetico del substrato e la stabilità del processo biologico.

■ MT-ENERGIE / Tutta l’esperienza di chi ha realizzato in 20 anni 550 impianti di Biogas in Europa

Scarti agricoli, una forza da sfruttareEcco come ricavare energia, utilizzarla e rivenderla senza disperdere gas nocivi

L’impianto di biometano di Groß Kelle

realizzato da MT-Energie

Luigi Buson, Branch Mana-ger di MT-Energie Italia

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16 Green EconomyEventi

Lunedì 28 gennaio 2013