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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media Settimanale - Anno 6 N ° 48 Lunedì 16 settembre 2013 Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media RAPPORTO 2012 / L’Osservatorio Ict Sanità del Politecnico di Milano Fondamenta che resistono ai tagli Il panel ha coinvolto 1.064 medici di medicina generale C ompetitiva, altamente tecnologica, inno- vativa. Ecco l’Italia delle biotecnologie, settore chiave per assicurare crescita econo- mica, occupazione qualificata, qualità della vita e benessere. La testimonianza arriva dal Rapporto Assobiotec - Ernst & Young sulle Biotecnologie in Italia 2013: ben 407 alla fi- ne del 2012 le imprese impegnate in R&S in questo campo, più della metà (256) con il core business in attività legate esclusivamente al- le biotecnologie (dunque aziende puramente biotech). Ma spicca anche la buona posizione del Bel Paese con un’industria biotecnologica al terzo posto in Europa, dopo Germania e Regno Unito, proprio per numero di imprese pure biotech. Biotecnologie. Italia messa bene anche in confronto all’Europa L’ uso sperimentale di cel- lule e tessuti, le terapie avanzate, la ricerca, l’inno- vazione tecnologica. E poi la sanità integrativa, sempre più protagonista in questa fase di spending review e di manovre di bilancio che stringono le cinghie della sa- nità pubblica, con tutte le sue opportunità. Ma anche i no- mi altisonanti della medicina italiana. Sono solo alcuni dei temi di attualità che mostra- no una sanità dai mille volti, in cui fondamentalmente ap- propriatezza e buone prassi rimangono i pilastri di un sistema che punta su eccel- lenza scientifica, nonché su efficienza dei servizi, come nel caso del digitale. Secondo la ricerca 2013 dell’Osservatorio Ict in Sanità della School of management del Politecnico di Milano, presentata lo scorso maggio, la spesa Ict per la Sanità in Italia è stata nel 2012 pari a 1,23 miliardi di euro. I Sistemi dipartimentali, seguiti dalla Cartella clinica elettronica e dai sistemi per il Disaster re- covery e la business continuity sono gli ambiti con maggiori budget Ict, rispettivamente con una spesa di circa 80 mi- lioni (stimata), 52 milioni e 41 milioni di euro. Insomma, un sistema che ot- timizza in linea con i tempi attuali. A ricorrere all’Ict so- no soprattutto i medici di fa- miglia a ricorrere alle tecno- logie informatiche per scopi professionali. I dati elaborati dalla survey dell’Osservato- rio Ict Sanità con un panel di 1.064 medici di medicina generale, in collaborazione con Doxapharma e la Fede- razione italiana dei medici di medicina generale, vedono i medici connessi in particola- re per ricerca di informazioni sanitarie, scambi di email con i pazienti, forum, blog, chat e altro, più volte al giorno (nel 57% dei casi) o almeno una volta (28%), senza conside- rare le attività certificative o quelle per condividere da- tabase del Sistema sanitario nazionale. Non solo però efficienta- mento dei servizi per chi opera nel sistema sanitario ma pure i cittadini-pazienti. Naturalmente, nel parlare di efficienza, questo rimane un anello fondamentale della ca- tena, peraltro in una nazione come l’Italia, longeva e con indicatori di tutto rispetto per i miglioramenti in salute e le aspettative di vita dei suoi abitanti. Lo ha messo in luce il Rapporto 2012 sulla Sanità in Europa (dell’Organizza- zione mondiale della Sanità), un’analisi attenta dei servizi offerti in 53 nazioni. La pub- blicazione parla di un miglio- ramento della vita media nel Bel Paese, in particolare tra le donne, cresciuta di tre anni negli ultimi trenta e arrivata a 85 anni, mentre in generale per aspettativa di vita lo Stiva- le si piazza al terzo posto e di contro per mortalità al secon- do. Il tutto a conferma di una nazione che, nonostante i tagli e la spending review, comun- que predilige le buone prassi. Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Oltre all’efficienza sono fondamentali i miglioramenti in salute e l’aspettativa di vita SANITÀ & MEDICINA © Scanrail - Fotolia.com

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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiAttività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

Settimanale - Anno 6 N° 48 Lunedì 16 settembre 2013

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ RAPPORTO 2012 / L’Osservatorio Ict Sanità del Politecnico di Milano

Fondamenta che resistono ai tagliIl panel ha coinvolto 1.064 medici di medicina generale

Competitiva, altamente tecnologica, inno-vativa. Ecco l’Italia delle biotecnologie,

settore chiave per assicurare crescita econo-mica, occupazione quali� cata, qualità della vita e benessere. La testimonianza arriva dal Rapporto Assobiotec - Ernst & Young sulle Biotecnologie in Italia 2013: ben 407 alla � -ne del 2012 le imprese impegnate in R&S in

questo campo, più della metà (256) con il core business in attività legate esclusivamente al-le biotecnologie (dunque aziende puramente biotech). Ma spicca anche la buona posizione del Bel Paese con un’industria biotecnologica al terzo posto in Europa, dopo Germania e Regno Unito, proprio per numero di imprese pure biotech.

Biotecnologie. Italia messa bene anche in confronto all’Europa

L’uso sperimentale di cel-lule e tessuti, le terapie

avanzate, la ricerca, l’inno-vazione tecnologica. E poi la sanità integrativa, sempre più protagonista in questa fase di spending review e di manovre di bilancio che stringono le cinghie della sa-nità pubblica, con tutte le sue opportunità. Ma anche i no-mi altisonanti della medicina italiana. Sono solo alcuni dei temi di attualità che mostra-no una sanità dai mille volti, in cui fondamentalmente ap-propriatezza e buone prassi rimangono i pilastri di un sistema che punta su eccel-lenza scienti� ca, nonché su e� cienza dei servizi, come nel caso del digitale. Secondo la ricerca 2013 dell’Osservatorio Ict in Sanità della School of management del Politecnico di Milano, presentata lo scorso maggio, la spesa Ict per la Sanità in Italia è stata nel 2012 pari a 1,23 miliardi di euro. I Sistemi dipartimentali, seguiti dalla Cartella clinica elettronica e dai sistemi per il Disaster re-covery e la business continuity sono gli ambiti con maggiori budget Ict, rispettivamente con una spesa di circa 80 mi-

lioni (stimata), 52 milioni e 41 milioni di euro.Insomma, un sistema che ot-timizza in linea con i tempi attuali. A ricorrere all’Ict so-no soprattutto i medici di fa-miglia a ricorrere alle tecno-logie informatiche per scopi professionali. I dati elaborati dalla survey dell’Osservato-rio Ict Sanità con un panel di 1.064 medici di medicina generale, in collaborazione

con Doxapharma e la Fede-razione italiana dei medici di medicina generale, vedono i medici connessi in particola-re per ricerca di informazioni sanitarie, scambi di email con i pazienti, forum, blog, chat e altro, più volte al giorno (nel

57% dei casi) o almeno una volta (28%), senza conside-rare le attività certi� cative o quelle per condividere da-tabase del Sistema sanitario nazionale. Non solo però e� cienta-mento dei servizi per chi opera nel sistema sanitario ma pure i cittadini-pazienti. Naturalmente, nel parlare di e� cienza, questo rimane un anello fondamentale della ca-tena, peraltro in una nazione come l’Italia, longeva e con indicatori di tutto rispetto per i miglioramenti in salute e le aspettative di vita dei suoi abitanti. Lo ha messo in luce il Rapporto 2012 sulla Sanità in Europa (dell’Organizza-zione mondiale della Sanità), un’analisi attenta dei servizi o� erti in 53 nazioni. La pub-blicazione parla di un miglio-ramento della vita media nel Bel Paese, in particolare tra le donne, cresciuta di tre anni negli ultimi trenta e arrivata a 85 anni, mentre in generale per aspettativa di vita lo Stiva-le si piazza al terzo posto e di contro per mortalità al secon-do. Il tutto a conferma di una nazione che, nonostante i tagli e la spending review, comun-que predilige le buone prassi.

Spedizione con tariffa Posta Target Magazine

conv. naz./304/2008 del 01-06-2008

Oltre all’effi cienza sono fondamentali

i miglioramenti in salute

e l’aspettativa di vita

SANITÀ & MEDICINA

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EventiLunedì 16 settembre 20132 Sanità & Medicina

cura di patologie che neces-sitano di approcci multidisci-plinari e so�sticate tecnologie, come le strumentazioni lapa-roscopiche moderne (com-preso il robot chirurgico Da Vinci) e una diagnostica che comprende Tac di ultima ge-nerazione, Pet, centro tomo-terapia e radioterapia. L’atti-vità oncologica - prosegue - è all’avanguardia nei protocolli diagnostico-terapeutici, così come lo sono la chirurgia del-la parete addominale e quella laparoscopica dei laparoce-li e delle ernie addominali”.

■ CHIRURGIA / Liste d’attesa molto brevi e possibilità di richiedere interventi privati, per il reparto di Chirurgia generale dell’ospedale regionale Umberto Parini

In Valle d’Aosta gli specialisti della chirurgia addominale

Ulteriori punti di forza del presidio ospedaliero sono le liste di attesa molto brevi e la possibilità per i pazienti di richiedere interventi privati per tutti i tipi di chirurgia. Il concetto di “fast track sur-gery”, nato dall’osservazione dell’approccio multimodale proposto dal professor Hen-rik Kehlet dell’Ospedale uni-versitario di Copenhagen, ha inciso sulla modernizzazione dei percorsi ospedalieri indi-rizzandoli verso una pratica di tipo “lean”, in cui i risultati cli-nici (dimissioni del paziente)

e organizzativi (contenimento dei costi con mantenimenti di qualità elevata) sono visibi-li, misurabili e confrontabili. Nel concreto, il modello “ha consentito di ridurre il tem-po di degenza e migliorare la qualità di vita dei pazien-ti ricoverati, sia per soggetti operati al colon-retto che per pazienti obesi operati nel cen-tro di Chirurgia dell’obesità di Aosta (dottor P. Millo). Il periodo di ricovero in 13 anni è diminuito di 5,1 giorni, pas-sando dai quasi 13 giorni del 1999 ai 7,8 dello scorso anno”, spiega il dottor Allieta. “Dal 1999 al 2012 nel centro sono stati eseguiti 703 interventi, il 90% dei quali in laparoscopia, con il 20% di pazienti pro-venienti dalla Valle d’Aosta e l’80% da fuori Regione”. La struttura ha iniziato le attivi-tà laparoscopiche per la cura dell’obesità e per le malattie neoplastiche colon-rettali in campo oncologico nel 1990 “grazie al dottor Parini, dece-duto nel 2007, maestro della nostra scuola e capostipite in Italia di questo approccio”, ri-corda Allieta. Per ulteriori informazioni: www.chirurgia-aosta.org

Chirurgia oncologica, pediatrica e dell’obesità a�rontate con un approccio multidisciplinare e le tecnologie di ultima generazione

Il reparto di Chirurgia gene-rale dell’ospedale regionale

Umberto Parini dell’Usl della Valle d’Aosta, che da decenni spicca nel panorama sanita-rio nazionale per eccellenza e avanguardia scienti�ca, è specializzato nella chirurgia di elezione addominale con tecnica tradizionale e laparo-scopica mini-invasiva. Un’at-tenzione scrupolosa è riserva-ta alla terapia chirurgica delle neoplasie dell’apparato dige-rente, “perché spesso le indi-cazioni e le strategie chirurgi-

che per la diagnosi e la cura di tali patologie possono essere determinanti nel condiziona-re l’evoluzione e i risultati del-la malattia, e per questo il no-stro reparto è parte integrante della rete Oncologica”, spiega il dottor Rosaldo Allieta, re-sponsabile del reparto di Chi-rurgia generale e direttore del dipartimento delle Chirurgie.Il reparto si occupa della chi-rurgia oncologica dell’appara-to digerente (referente per la rete Oncologica dottor E. Lale-Murix) con casistiche riguar-

danti i tumori colon-rettali e dello stomaco, della proc-tologica (dottor R. Brachet e dottor Roveroni - emorroidi, ragadi, ascessi anali e prolassi del retto), malattie del pavi-mento pelvico (prolasso retta-le, genito-urinario e vaginale), chirurgia pediatrica e chirur-gia bariatrica. Gli interventi si svolgono nelle 10 sale opera-torie settimanali e ulteriori 2 sale settimanali sono dedicate agli interventi di chirurgia day surgery e ambulatoriale (co-ordinatore dottor A. Gatti), che vengono eseguiti in una sede distaccata a soli 3 chi-lometri dall’ospedale Parini. Nel dipartimento Materno infantile, situato a 4 chilome-tri dalla struttura centrale, si svolgono le attività di chirur-gia pediatrica (responsabili dottor F. Persico e dottor M. J. Nardi) e urologica (respon-sabili dottor Benvenuti e dot-tor Baldassarre). “La struttura è espressione di una sanità d’eccellenza, oltre a essere una realtà in cui si applica la lapa-roscopia avanzata”, spiega il dottor Rosaldo Allieta. “Que-sta tecnica è impiegata in centri specializzati e da équi-pe chirurgiche esperte per la

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;

Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);

Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo);

DIN NEWSLETTERSettimanale Anno 6 - Numero 48 Lunedì 16 settembre 2013

Direttore responsabile: Mattia Losi

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti Agente:AREA MEDIA sasVia Nannetti, 2/e 40122 BolognaTel.: 051 6492589 Fax: 051 5282079Mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

L’équipe del reparto di Chirurgia generale

Una delle 12 sale operatorie attive settimanalmente

Approccio multidisciplinare, ricerca di qualità, o�erta

formativa eccellente. È un’atti-vità a�ascinante e impegnativa quella del CIMeC: Centro Inter-dipartimentale Mente/Cervello (www.cimec.unitn.it) dell’Uni-versità di Trento, a Rovereto. È un centro di ricerca che si di-stingue già per il fatto che alle sue attività concorrono ricer-catori di vari settori: biologia, linguistica, �sica, psicologia, neurologia, informatica. Ma non solo, come spiega il diret-tore Giorgio Vallortigara. “Al CIMeC studiamo la più a�a-scinante frontiera della scienza: vale a dire la struttura del cer-vello e il suo funzionamento”. La vocazione alla ricerca è stata premiata dall’Anvur che nella sua Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 (Vrq) lo pone al primo posto in Italia per l’attività scienti�ca in quest’area.

Studiare meccanismi bio-logici fondamentali e

sperimentare strategie tera-peutiche innovative per le patologie neurodegenerative e neuropsichiatriche. Que-sto l’obiettivo che dal 2010 persegue il centro di ricerca Nico (acronimo di Neuro-science institute Cavalieri Ottolenghi) di Orbassano, che fa capo all’Università di Torino. Dedicato alle Neuro-scienze, Nico trae la sua forza dall’unione della ricerca di base (volta a capire i mecca-nismi di funzionamento e ri-parazione del sistema nervo-so come problema biologico) con quella di tipo applicativo e clinico (che traduce la pri-ma in approcci terapeutici, guardando al sistema nervoso come a un problema clinico). “La complessità degli studi sul cervello - spiega Ferdinan-do Rossi, direttore scienti�co di Nico e direttore del dipar-timento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini dell’Univer-sità di Torino - rende, infat-ti, necessario un approccio multidisciplinare. La nascita di Nico risponde proprio all’esigenza di aggregare le esperienze complementari di oltre cento ricercatori e stu-

E al Cerin tutto sulla riabilitazione neurocognitiva Allo studio l’impiego di cellule staminali per la cura del Parkinson

Sveliamo i segreti del cervello Un approccio globale alle neuroscienze

“A cinque anni dall’inaugura-zione - nota Vallortigara -, è un riconoscimento prestigioso per il nostro Centro che può vanta-re un ambiente internazionale dove conduciamo ricerche in varie aree delle neuroscienze”. Al CIMeC si studia il funziona-mento del cervello dall’analisi delle sue caratteristiche funzio-nali, strutturali e �siologiche, nel suo stato normale e pato-logico. Il Centro si compone di vari laboratori per la ricerca

denti, sfruttando al meglio sia l’integrazione del patrimonio di conoscenza, sia l’uso co-mune di laboratori e grandi e costose apparecchiature scienti�che. La ricerca all’in-terno del Centro - prosegue Rossi - coinvolge otto gruppi e mira a indagare sia la strut-tura e la funzione normale del sistema nervoso, sia i processi degenerativi e i meccanismi di riparazione e rigenerazione dei circuiti cerebrali”.A partire da ottobre, il Neuro-science institute Cavalieri Ot-tolenghi sarà coinvolto in un progetto europeo che vedrà l’impiego di cellule staminali ingegnerizzate per la tera-pia del morbo di Parkinson e della Corea di Huntington. Lo scopo del progetto è di ot-

di base e clinica, di laboratori di neuroimaging, di linguistica computazionale, di psicologia sperimentale, di neurobiologia e di cognizione animale. Fa parte del CIMeC anche il Centro di riabilitazione neu-rocognitiva (Cerin), struttura per la diagnosi e il trattamento dei disturbi cognitivi, lingui-stici, neurocomportamentali e motosensoriali in soggetti cere-brolesi adulti. Le collaborazioni con altri istituti di ricerca hanno portato alla nascita di laboratori congiunti con l’Istituto Italiano di Tecnologia, la Fondazione Bruno Kessler, la Fondazione Edmund Mach e il Museo Ci-vico di Rovereto. L’o�erta for-mativa, tutta in lingua inglese, comprende un corso di laurea magistrale, un dottorato e una scuola estiva in collaborazione con Harvard University.

tenere cellule utilizzabili sui pazienti, su larga scala. Presso il Centro si studiano anche i meccanismi patogenetici e la terapia della sclerosi multipla, della sclerosi laterale amiotro-�ca e della malattia di Alzhei-mer. Un’altra area di ricerca in cui agisce Nico riguarda gli e�etti delle cure materne sullo sviluppo dei circuiti ce-rebrali che controllano la ri-sposta allo stress. “Lavoriamo inoltre - conclude Rossi - sul dimor�smo sessuale, sugli ef-fetti dei ‘distruttori endocrini’, che agiscono come mimetici di alcuni ormoni, e sulla ri-generazione del sistema ner-voso periferico, studiando l’utilizzo di materiali biocom-patibili che favoriscono la ri-crescita dei nervi ”.

■ CIMEC / Center for Mind/Brain Sciences dell’Università di Trento ■ NICO / È l’acronimo del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi

La sede del Nico a Orbassano. L’istituto riunisce circa 100 ricercatori dell’Università di Torino

Una Risonanza magnetica effettuata al CIMeC di Rovereto (Tn)

EventiLunedì 16 settembre 2013 Sanità & Medicina 3

sia in ambito traslazionale, con gruppi particolarmente impegnati nell’identi�care �rme proteiche o mutazioni geniche utilizzabili a livello prognostico e terapeutico”. Le attività sono anche de-dicate, aggiunge il pro-fessor Paolo Pronzato di Oncologia Medica A, “alla ricerca e allo sviluppo di nuovi farmaci per il cancro della mammella, il cancro del polmone e il melanoma. In caso di fallimento delle cure tradizionali - prosegue - per molti pazienti è impor-

Vincenti, che è anche profes-sore di Chimica Analitica. “Si rivolgono a noi in particolare le aziende che debbono e�et-tuare test antidroga per i loro dipendenti addetti a mansio-ni che comportano rischi per terzi (autisti, carrellisti, ecc.) e le Commissioni mediche locali che veri�cano l’ido-neità al rilascio di patente di guida (e porto d’armi) a soggetti a cui è stata sospesa, per abuso alcolico o guida sotto l’e�etto di sostanze stu-pefacenti. Nostro compito è di veri�care, essenzialmente attraverso l’analisi del capel-

■ IRCCS / La struttura è organizzata in sei dipartimenti ed eroga prestazioni richieste anche fuori regione

■ A.BERTINARIA / È il Centro regionale di tossicologia nell’area dell’Ospedale San Luigi di Orbassano (Torino)

Cura, ricerca e didattica anti-tumore

Perfetta sinergia tra scienza e imprenditoria

tante poter accedere a far-maci innovativi, sempre più frequentemente mirati al ca-so particolare, nell’ottica del-la medicina personalizzata. Solo i centri di ricerca dotati di tutte le tecniche necessa-rie, dalla biologia moleco-lare alla radiodiagnostica di ultima generazione, sono in grado di o�rire le opportu-ne garanzie perché i pazien-ti possano trarne bene�cio”. Dello stesso parere è il pro-fessor Alberto Sobrero di Oncologia Medica, la cui attività è focalizzata sulle te-rapie innovative dei tumori del tratto gastro-enterico. “Anche sotto questo aspetto - aggiunge Pronzato - il no-stro istituto si pone al centro della rete oncologica della Regione, che stiamo svilup-pando in collaborazione con Regione Liguria”. In Italia, puntualizza Ferrarini, “non esistono molte strutture ge-

lo, che l’abuso sia stato oc-casionale e non rappresenti invece un comportamento abituale”. A queste due tipo-logie di attività, rivolte a sog-getti economici privati e che rappresentano “le principali fonti di fatturato” del Centro, si aggiungono le prestazioni per gli enti pubblici, fra cui le Asl, le Medicine legali (ana-lisi autoptiche), le Procure e i Tribunali (reati connessi al tra�co di droga e all’inci-dentalità stradale), l’Istituto zoopro�lattico del Piemonte (illeciti nel campo della sicu-rezza alimentare), diventato nel tempo socio del Centro.In pochi anni, il laboratorio piemontese ha guadagnato una reputazione internazio-nale per il “know-how” che ha sviluppato - ogni anno pubblica una dozzina di studi e ricerche in riviste interna-zionali di primissimo livello - e per la qualità e quantità di analisi che esegue.

neraliste con una speci�ca vocazione oncologica e un annesso Cancer Center: an-che per questo auspichiamo di poter divenire i coordina-tori liguri di tutto il settore oncologico e della Rete dei Servizi. In tal senso sono sta-ti sviluppati i desease mana-gement teams (Dmt), gruppi polispecialistici di medici dedicati alla cura di singo-le patologie neoplastiche e gruppi polispecialistici per la terapia di supporto (terapia del dolore, nutrizione, psi-cologia e riabilitazione, per citarne alcune) che si posso-no avvalere anche di un ho-spice interno all’ospedale, per la presa in carico del malato che necessita supporto nel lungo periodo. Queste for-me organizzative - conclude Ferrarini - possono essere estese ad altri ospedali liguri e venir integrate con le nostre nell’ambito della Rete”.

“Siamo il primo Laborato-rio di tossicologia in Italia ad aver ottenuto l’accredita-mento Iso 17025 - sottolinea il direttore Vincenti - e il più grande Centro in Europa per il volume di analisi e�ettuate sul capello: più di 20mila in due anni”. Complessivamen-te, il Centro gestisce circa 60mila campioni di diverse matrici l’anno, per 300mila determinazioni”. La storia di successo, insom-ma, di una struttura olimpica che ce l’ha fatta a riconvertir-si e di un connubio pubblico-privato che coniuga produt-tività, alta specializzazione e tecnologia in una piccola-media impresa. “L’impronta è universitaria per l’approc-cio metodologico alla nostra attività ed è tipicamente im-prenditoriale per le modalità di gestione, attente ai costi, alle risorse, alle strategie di crescita. In questi anni ab-biamo assunto 25 persone, per lo più giovani laureati, che hanno impresso al lavoro un pro�lo di alta e�cienza, che ci consente di applicare tari�e competitive a livello mondiale, pur operando se-condo altissimi standard di qualità”, conclude il direttore Vincenti.Il Centro, che ha �nora ero-gato i propri servizi alle im-prese, ai privati e agli enti del Piemonte, sta espandendo la propria attività ai potenziali clienti di tutta Italia, attraver-so servizi di trasporto veloce dei campioni e refertazione via Internet.

Grazie al lavoro di tanti giovani nascono nuovi farmaci

Nato per le Olimpiadi del 2006, ha conquistato autonomia economica e di investimenti

Un punto di riferimento per le necessità sani-

tarie dei cittadini dell’area metropolitana genovese e ligure, ma anche un centro che, per l’alto livello e la qua-lità delle prestazioni o�er-te, richiama utenti da tutta Italia e dall’estero. È questo l’Irccs Azienda ospedaliera universitaria San Martino - Ist Istituto nazionale per la Ricerca sul cancro di Ge-nova, nato nel 2011 dall’ac-corpamento dell’Azienda ospedaliera universitaria San Martino e dell’Istituto scienti�co Tumori, e a se-guito del riconoscimento del carattere scienti�co per la disciplina di oncologia. La struttura, organizzata in sei dipartimenti, eroga ser-vizi e prestazioni di diagnosi e cura delle malattie secondo macroattività quali degenza, day-hospital, day-surgery, blocchi operatori, ambu-latori chirurgici, servizi di diagnostica e di supporto, prestazioni ambulatoria-li complesse e day-service. La fusione delle due strut-ture originarie ha permesso di “implementare l’e�cienza nell’impiego delle risorse per

Un esempio di perfetta integrazione fra rigore

scienti�co e capacità impren-ditoriale: in soli sei anni è di-ventato un riferimento certo sulla scena internazionale e ha raggiunto autonomia eco-nomica e capacità di investi-mento.Questi elementi quali�cano l’eccellenza del Centro regio-nale antidoping “A. Bertina-ria”, insediato entro le mura dell’ospedale San Luigi di Or-bassano (Torino) e presiedu-to dal professor Francesco Di Carlo, già docente di Farma-cologia all’Università di To-

garantire il servizio e di ra-zionalizzare i costi di gestio-ne, consentendo lo sviluppo di un modello innovativo nel Sistema Sanitario Regionale, che permette anche la speri-mentazione di nuove tecno-logie e lo sviluppo di nuovi modelli sia organizzativi che assistenziali”, spiega Manlio Ferrarini, direttore scienti�-co del San Martino-Ist. L’Irccs, realtà polispeciali-stica e con forte vocazione all’integrazione di ricerca scienti�ca, assistenza e didat-

rino. Nato per le Olimpiadi invernali 2006, avendo come soci fondatori tre istituzioni pubbliche (Regione Piemon-te, Aso San Luigi e Univer-sità di Torino) e un soggetto privato (l’Istituto di Medici-na dello Sport di Torino), il Centro si è rivelato una strut-tura “olimpica” in grado di vivere ben oltre l’evento.Al termine delle Olimpia-di, la Regione Piemonte ha rimodulato la mission del Centro (con natura giuridica privata, ma �nalità operativa pubblica), a�nché divenisse laboratorio di riferimento

tica, è “sede delle attività isti-tuzionali in ambito oncologi-co della Facoltà di Medicina dell’Università di Genova e della Scuola di specializza-zione in Oncologia medica”, a�ermano il professor Fran-cesco Boccardo di Oncologia Medica B e il professor Alber-to Ballestrero di Medicina In-terna a indirizzo Oncologico. “La presenza di tanti giovani consente un’intensa attività scienti�ca e di ricerca, sia di tipo clinico con la sperimen-tazione di nuovi farmaci,

regionale per tutto l’ambito tossicologico e guadagnasse progressivamente totale au-tonomia economica. In prati-ca, il raggio d’azione si è de-cisamente ampliato: le analisi tossicologiche hanno molte-plici campi di applicazione e operano su svariate matrici: urina, sangue, saliva, capelli, reperti cadaverici.“Oggi le nostre analisi rivela-no tutte le tipologie di abuso e di intossicazione: da alcol, da sostanze stupefacenti e da farmaci che agiscono sul si-stema nervoso centrale”, spie-ga il direttore tecnico Marco

La sala per la tomoterapia

L’area deputata al

day hospital presso l’Irccs

Azienda ospedaliera

universitaria San Martino

- Ist

Da sinistra: il Centro regionale antidoping edi tossicologia “A. Bertinaria” e alcuni chimici tossicologial lavoro

EventiLunedì 16 settembre 20134 Sanità & Medicina

tata a una funzione di gestore attraverso la partecipazione a una gara di appalto, ma è entrata nella proprietà di una struttura sanitaria a�erente al Sistema Sanitario Regionale”.A fronte di un impegno pro-gettuale di circa dieci anni e a seguito di un lungo percorso di trattative, nel 2007 la co-operativa sociale P.G. Fras-sati Servizi alla persona ha acquisito il 15,5% (16,5% se si aggiunge la quota dell’1% della collegata cooperativa sociale P.G. Frassati Produ-zione Lavoro) della proprietà dell’Ospedale di Settimo in-sieme alla Regione Piemonte con il 52% del capitale (34% Asl To4 e 18% Asl To2) e al Comune di Settimo Torinese con il 31,5%. È stata così co-stituita la Saapa (Società assi-stenza acuzie e post acuzie). Nello speci�co, la cooperativa ha stipulato con Saapa il con-tratto per la direzione del di-partimento assistenziale, cioè la progettazione, l’organizza-zione e l’erogazione dei servi-zi assistenziali, infermieristici e riabilitativi attraverso la gestione di proprio personale tecnico (infermieri, operatori socio-sanitari, terapisti della

■ P.G. FRASSATI / Nata nel 1976, la Cooperativa nel 2012 ha gestito 65 servizi rivolti a 6.172 persone grazie all’attività di 505 operatori

Il welfare circolare dell’ospedale di Settimo

riabilitazione e tecnici sani-tari di varia natura), oltre alle attività e ai servizi di suppor-to relativi.“L’ospedale di Settimo rap-presenta un’innovazione - af-ferma Amelia Argenta - per-ché è un esempio di ‘welfare circolare’, così come è stato de�nito dall’economista Ste-fano Zamagni, dove lo Stato, insieme a una organizzazione privata (nel nostro caso priva-to sociale) interagisce in mo-do sistematico sia a livello di progettazione sia di gestione. Negli anni 2000 la grave cri-

si del welfare state di oggi era ancora lontana. Ha quindi an-ticipato un modello che oggi, più che mai, è necessario per riuscire ad assicurare i servizi che lo stato fatica sempre più a garantire”.La realizzazione dell’immo-bile e il suo allestimento non ha richiesto investimento di risorse pubbliche, ma la so-cietà ha stipulato un mutuo venticinquennale che viene rimborsato dalla gestione dei servizi. L’ospedale sorge su un’area di 42.000 mq, di cui 4.000 di super�cie coperta e 14.500 di parcheggio con 360 posti auto riservati, ed è un presidio sanitario de-stinato al trattamento delle post-acuzie, della riabilita-zione e della lungodegenza. È una struttura modernissi-ma, che si articola su tre cor-pi di fabbrica di cinque piani ciascuno disposti a raggiera, con 111 stanze da uno o due posti letto, tutte dotate di aria condizionata e bagno interno, con possibilità di ampliamen-to.È importante rilevare che nella compagine socie-taria di Saapa, la città di Settimo Torinese riveste un ruolo fondamentale. La presenza dell’amministra-zione comunale che accoglie sul proprio territorio l’ospe-dale, testimonia il radicamen-to nella comunità di questa realtà, creando le condizioni necessarie per garantire l’ac-cesso del cittadino al soddi-sfacimento del proprio fabbi-sogno assistenziale.

Il privato e lo Stato interagiscono a favore dei servizi di assistenza ai cittadini per il disagio sociale

Costituita nel 1976, la co-operativa sociale P.G.

Frassati Servizi alla persona progetta e gestisce servizi sociali, assistenziali, educa-tivi, socio-sanitari, sanitari, riabilitativi e animativi, �na-lizzati a prevenire e contenere i rischi e gli e�etti dell’esclu-sione e del disagio sociale e a promuovere la crescita della comunità locale.A seguito di un lungo percor-so di sviluppo progressivo,

nel 2012 ha progettato e ge-stito 65 servizi rivolti a 6.172 destinatari diretti attraverso l’attività di 505 operatori tra soci lavoratori (379) e di-pendenti (126) per un totale di 17.514 giornate annuali di erogazione.In particolare, la Cooperativa eroga servizi socio educativi per Comuni e Consorzi socio assistenziali rivolti a minori, adulti con problematiche di dipendenza e/o psichiatriche,

anziani-disabili nonché servi-zi socio sanitari per Asl della Regione Piemonte (Raf-Rsa) e Ospedale.“Ma il �ore all’occhiello delle attività della cooperativa so-ciale P.G. Frassati - dichiara Amelia Argenta, presidente - è la gestione sperimentale dell’Ospedale Civico Città di Settimo Torinese. Per la prima volta nella storia della Regione Piemonte, una coo-perativa sociale non si è limi-

ma alla mancanza di una ade-guata assistenza domiciliare.“Per queste ragioni - sottolinea Montado - stiamo operando in un’ottica di de-ospedalizza-zione di tale processo. Faccio riferimento innanzitutto al modello delle dimissioni pro-tette, partito sperimentalmen-te all’Ospedale San Martino di Genova, ma che abbiamo

■ REGIONE LIGURIA / Gli ultrasessantacinquenni generano molto più del 50% delle spese sanitarie

Dimissioni protette e potenziamento delle cure domiciliari per i malati cronici

allargato al San Remo, al San Paolo di Savona, a Villa Scassi di Genova e alle strutture di Lavagna e La Spezia”. Originato dal progetto spe-rimentale Codice d’argento, tale modello, che a�ronta a casa del paziente le esigenze di cura che sorgono subito dopo le dimissioni, ovviamente con una forte integrazione socio-sanitaria, ha consentito di ri-durre di 1,5 giorni la degenza. Un risultato davvero impor-tante, che fa capire come trop-pi posti letti siano occupati non da pazienti che ne hanno bisogno, ma da pazienti per i quali non è possibile avere l’adeguato sostegno a domici-lio. Un altro modello adottato dal sistema sanitario della Li-guria è il Chronic Care, an-corato anch’esso allo sviluppo delle terapie territoriali, e che sostanzialmente punta a una costante ed e�cace cura delle

cronicità al �ne di prevenire l’insorgenza di una nuova fase acuta e il conseguente ricove-ro. Per adesso l’orientamento dell’Assessorato punta alle tre principali classi di cronicità (Bpco, malattie cardiovasco-lari, diabete) attraverso azioni di cura, controllo dell’assun-zione di farmaci o operazioni di auto-diagnosi, senza la ne-cessità di coinvolgere opera-tivamente gli specialisti, ma con un forte ruolo dei medici di base. “D’altra parte - aggiunge l’as-sessore - la cronicità è l’aspet-to più rilevante del tema terza età. In Liguria da tempo abbia-mo adottato questo approc-cio, perché sappiamo che se vogliamo ottenere l’obiettivo di spostare, in nome dell’ap-propriatezza, ingenti quantità di prestazioni dall’ospedale al territorio, con i conseguenti risparmi, la cronicità è l’asset fondamentale sul quale pun-tare. Ne parlo da una regione che conta 600mila cronici, uno ogni tre abitanti”.

Tra i modelli adottati, il Chronic Care, che punta a prevenire e ridurre i ricoveri

Il progressivo invecchia-mento della popolazione e

il contenimento della spesa pubblica mettono alla prova il sistema sanitario di ogni regione italiana. La Liguria, ai vertici nazionali per anziani-tà della popolazione, nonché per cronicità dei pazienti, ha sviluppato alcune strategie per a�rontare il problema, di-ventando così un modello per tutte le altre regioni.“Se le curve demogra�che dei prossimi anni non si modi�-cheranno, e nulla fa pensare che ciò possa accadere - spie-ga Claudio Montaldo, assesso-re alla salute e vicepresidente della Regione Liguria -, la terza età avrà un’incidenza sempre più spiccata sul fun-zionamento del sistema sa-nitario e un impatto sempre più cruciale sulla sua sosteni-bilità economica. Noi da anni facciamo i conti con questo problema, peraltro fortemen-te sottovalutato dallo Stato, e abbiamo potuto misurare nel tempo la di�coltà di reggere

a fronte della sottostima dei costi derivati dalla fascia an-ziana, determinata dal 2009 da una decisione precisa presa dall’allora ministro Sacconi, in sede di riparto delle risorse del Fondo sanitario nazionale”. Con il suo 27,3% di inciden-za di popolazione over 65, la Liguria si è ampiamente collo-

cata quale regione più anziana d’Italia, staccando nettamente la media nazionale di quasi 7 punti percentuali (20,6%). Nel 2012, questa fascia d’età ha de-terminato il 47,3% dei ricove-ri, il 58% della spesa ospeda-liera, il 50,3% delle prestazioni ambulatoriali, il 55% delle re-lative spese, il 67,7% delle ri-cette farmaceutiche con il 67% dell’importo netto in termini di spesa.In sostanza, gli ultrasessanta-cinquenni generano struttu-ralmente ben più del 50% dei volumi di spesa del sistema. Un impatto legato principal-mente alla spesa ospedaliera, in quanto il ricorso al ricovero è una risposta costosa, inap-propriata e spesso ine�ciente, che il sistema rende prima di tutto a una esigenza sociale, più che a una sanitaria. In-fatti, la carenza di supporto familiare e di prossimità che a�igge questa fascia di popo-lazione fa sì che il ricovero in ospedale sopperisca non tanto a uno stato di malattia acuta,

Con un’incidenza di popolazione over 65

pari al 27,3%, alla Liguria spetta

il primato dell’anzianità nel nostro Paese

L’ospedale civico Città di Settimo Torinese

Amelia Argenta, presidente della Cooperativa sociale P.G. Frassati di Torino

Claudio Montaldo, assessore alla salute e vicepresidente della Regione Liguria

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EventiLunedì 16 settembre 2013 Sanità & Medicina 5

Gli obiettivi posti per il triennio sono stati rag-

giunti dopo un solo anno di attività. E così dal 1° luglio il progetto di sperimenta-zione gestionale del repar-to di Ortopedia all’interno dell’ospedale di Santa Maria di Misericordia di Albenga si è ampliato notevolmente: raddoppio dei posti letto e budget aumentato. Inoltre, nato per frenare la “migra-zione ortopedica” dei liguri

è già diventato una realtà che attrae. L’esempio giunge dalla Liguria, che ha applicato sul proprio territorio per la pri-ma volta le possibilità o�erte dalla legge Bindi - “Norme per le sperimentazioni ge-stionali in sanità” -, ovve-ro una gestione integrata pubblico-privata diversa da quella che prospetta le strut-ture accreditate. Si tratta di progetti redatti dalle Asl, approvati dalle Regioni di

Un legame più stretto tra sanità e territorioLa gestione durerà per 9 anni. Tutti i servizi o�erti sono previsti nel protocollo d’intesa tra Gsl e amministrazione pubblica

Un legame stretto e organizzato tra ospedale e territorio, a servizio dei pa-

zienti e dei loro accompagnatori. È ciò che è riuscito a costruire, dal novembre 2011, il Gsl, Gruppo sanitario ligure, impegnato per 9 anni nel progetto di sperimentazione ge-stionale del reparto di Ortopedia dell’ospe-dale Santa Maria di Misericordia di Alben-ga. “L’obiettivo del gruppo è stato quello di creare una realtà in cui ci si prende cura del corpo e dell’anima del paziente - racconta il responsabile delle relazioni esterne, Carlo Scrivano -, rendendo consapevoli i pazienti

e i loro accompagnatori che qui c’è tutto un sistema pronto ad accoglierli”. A cominciare dagli ambienti del reparto. “Nei corridoi campeggiano le serigra�e delle più belle attrattive di Albenga, la cit-tà delle 100 torri, ricchissima di storia e di siti archeologici che alle volte rappresenta-no una novità per gli stessi abitanti della città”. Accolti con calore all’interno della struttura, quanti si rivolgono al reparto di ortopedia dell’ospedale di Albenga possono contare anche su una nutrita serie di con-venzioni che Gsl ha attivato. “Grazie alle

convenzioni realizzate con i diversi musei della città, da quello Diocesano al palazzo Oddo, pazienti e accompagnatori hanno una riduzione sul biglietto d’ingresso”, pro-segue Scrivano. Agevolazioni sono previste anche per la permanenza nelle strutture di accoglienza di Albenga (tra il 10 e il 20% per alberghi e B&B). E poiché il territorio o�re eccellenze nell’agroalimentare, il grup-po sanitario ligure ha fatto in modo che vi fossero o�erte speciali tra i produttori locali di olio (Museo dell’olio Sommariva) e non solo. “Tutti questi servizi e o�erte - conclu-de Scrivano - sono contrattualizzati, cioè previsti nel protocollo d’intesa tra il Gsl e l’amministrazione pubblica. Una modalità operativa unica in Italia”.

■ GSL / Il Gruppo sanitario ligure gestisce - dal 28 novembre 2011 e con ottimi risultati - il reparto di Ortopedia dell’ospedale di Santa Maria di Misericordia di Albenga

Pazienti non più in “fuga”, ma sempre più numerosi È tra gli obiettivi raggiunti dopo un solo anno di attività. Risultati: aumento del budget e raddoppio dei posti letto

riferimento sentita l’Agenzia regionale per la salute, mo-nitorati dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanita-ri regionali) e realizzati con la partecipazione di soggetti privati cui è demandata la gestione. Il reparto di Ortopedia dell’ospedale di Albenga è na-to, appunto, con l’obiettivo di recuperare le “fughe” dei pa-zienti ortopedici liguri verso le altre regioni ed è gestito dal

28 novembre del 2011 da Gsl, Gruppo sanitario ligure in integrazione funzionale con l’ospedale e con tutti i servi-zi dell’Asl 2 savonese. È stata quest’ultima a bandire la gara per dare in gestione per 9 an-ni un’ala del nuovo ospedale, prevedendo che i concorrenti la attrezzassero adeguatamen-te. “Gsl è una società di scopo nata proprio per rispondere al meglio a questa gara”, spie-ga l’amministratore delegato, Alessio Albani. A costituirla sono state le realtà liguri Om-nia Medica, Montallegro, Cli-nica San Michele e il Consor-zio di cooperative Creess. “Il progetto sta andando molto bene”, sottolinea Albani, evi-denziando i due obiettivi fon-damentali raggiunti ben pri-ma della scadenza triennale: “Già nel primo anno abbiamo raggiunto il 100% di appro-priatezza chirurgica e ridotto del 50% la fuga dei pazienti delle Asl Savonese e Imperie-se verso altre regioni italiane”. Nel reparto attualmente sono trattate le patologie a carico delle tre articolazioni mag-giori: anca, ginocchio, spalla e riguardano la patologia elet-tiva di tipo degenerativo (ar-trosi), in�ammatorio (artrite reumatoide e forme correla-te), post traumatiche (lesioni

tendinee, esiti di gravi trau-matismi articolari). “È un bilancio senz’altro po-sitivo quello che possiamo trarre”, conferma il direttore dell’Asl 2 savonese, Flavio Neirotti. “Il pubblico ha mes-so a disposizione gli spazi, mantiene il governo e il con-trollo del progetto e Gls gesti-sce il reparto - riassume -. È l’Asl a dare il via libera anche alla scelta dei pro�li profes-sionali da immettere nell’or-ganico”. E sono proprio i nomi dei professionisti che il progetto è riuscito a far rientrare in “pa-tria” ad aver dato slancio al reparto, concordano il diret-tore dell’Asl Neirotti e l’ammi-nistratore delegato di Gsl. “La Liguria ha avuto una scuola importante di Ortopedia all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure - ricorda Albani -. A crearla è stato il professor Lorenzo Spotorno, mancato due anni fa. Molti dei suoi allievi hanno raggiunto po-sizioni di vertice in diverse strutture fuori regione, ma a fronte di questo progetto han-no deciso di rientrare”. La struttura del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Albenga è così costituita oggi da 6 equipe, per 25-26 chi-rurghi complessivi. “Il pri-mo anno abbiamo realizzato 1500 interventi - prosegue Albani -, 800 di artroprotesi al ginocchio e all’anca e 700 artroscopie al ginocchio e alla spalla. Nei primi cinque

mesi di quest’anno - prose-gue - abbiamo realizzato 200 interventi al mese, con la pre-visione di giungere ai 2.500 per �ne anno”. Una risposta talmente e�cace al problema della fuga dei pazienti, che per altro costava alla Regione circa 40 milioni l’anno, che l’amministrazione regionale a fronte dei risultati certi�ca-ti ottenuti, ha dato mandato all’Asl di allargare il progetto, che è stato approvato dalla Regione, sentita l’Ars, ed è diventato operativo dal 1° lu-glio. “Siamo stati autorizzati ad accogliere pazienti prove-nienti da tutta la Liguria, non solo dalle Asl 2 savonese e dall’Asl imperiese, ma anche dal resto d’Italia”, spiega l’am-ministratore delegato di Gsl, puntualizzando che in con-temporanea “ci è stata data la possibilità di raddoppiare la produttività passando da 25 a 50 letti. L’aumento del budget ci consentirà di arrivare �no a 4 mila interventi l’anno”. Con questa operazione “ab-biamo capovolto lo stato di so�erenza iniziale - conclude il direttore Neirotti -: dopo essere riusciti a trattenere sul territorio i nostri pazienti, ora siamo passati a un processo di attrazione”. Il successo del progetto di sperimentazione gestionale ha consentito di creare anche circa 150 posti di lavoro e un importante indotto, che ora ha ulteriori opportunità di crescita.

Staff di operatori al lavoro

Un altro interno del reparto di Ortopedia

Alcuni ambienti del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Albenga gestito dal Gsl. Sono 200 gli interventi effettuati ogni mese, con l’obiettivo di raggiungere i 2.500 per fine anno

EventiLunedì 16 settembre 20136 Sanità & Medicina

L’ustione è un trauma deva-stante, una vera e propria

malattia che deriva dal trau-ma stesso, talora mortale, più spesso gravemente invalidan-te, con cui il paziente deve fare i conti per tutta la vita. Eppure è ancora di�usa la convinzio-ne che ne possano essere vitti-me solo gli altri.A lungo considerata una pa-tologia con molti punti oscuri che ne condizionavano forte-mente le conseguenze, l’ustio-ne ha potuto essere meglio chiarita nel corso degli anni, grazie a numerose e appro-fondite ricerche che ne hanno migliorato l’esito �nale, sia per la vita sia per gli aspetti fun-zionali ed estetici.Sono questi i presupposti che nel 1983 hanno spinto gli specialisti del Centro gran-di ustionati del Cto (Centro traumatologico ortopedico) di Torino a creare, nell’ambito della struttura ospedaliera, un “Centro studi per le ustioni” allo scopo di iniziare a esplo-rare la natura e le cause che trasformano un evento trau-matico in una complessa e controversa malattia: una via per integrare il trattamento clinico con l’attività di ricer-ca e cercare di individuare le procedure terapeutiche più

e�caci.Nel 1988 il Centro studi si è evoluto in modo naturale nell’onlus “Fondazione pie-montese per gli studi e le ri-cerche sulle ustioni”. Attual-mente presieduta dal dottor Gilberto Magliacani, si distin-gue in quanto unica organiz-zazione in Italia a occuparsi di questi temi. Fin dall’inizio gli scopi statu-tari della Fondazione riguar-dano, al di là della ricerca, l’azione di divulgazione e di formazione per la preven-zione a tutti i livelli e nei vari scenari a rischio (domestico, scolastico e lavorativo), con l’obiettivo di ridurre il nume-ro e la gravità degli incidenti.Avvalendosi di uno stretto collegamento con il Centro grandi ustionati, gli ustiono-logi hanno coordinato il pre-zioso apporto di noti esperti universitari e ospedalieri di altre specialità, italiani e stra-nieri, e si sono uniti a loro per indagare le cause che vani�ca-vano o limitavano le modalità assistenziali. Le attività di ri-cerca hanno interessato i set-tori dell’Istologia, della Bio-chimica, della Farmacologia e della terapia, arrivando �no alle indagini cliniche sulle cu-re mediche e chirurgiche.

I positivi risultati ottenuti dal-le ricerche non si sono limi-tati a tutto questo, ma hanno incentivato la creazione di strutture di supporto, divenu-te essenziali per l’assistenza. È il caso, innanzitutto, della “Banca della cute”. Oggi tra le più importanti in Italia, è nata come sbocco degli studi della Fondazione piemontese ustio-ni sui materiali di copertura e sui trapianti cutanei auto e alloplastici, sulle metodologie di trattamento e di conserva-zione del lembi prelevati da donatore.Ai �ni della sopravvivenza, la copertura con cute allopla-stica delle lesioni diventa un irrinunciabile presidio, che completa le possibilità tera-peutiche delle ustioni e di gra-vi patologie dermatologiche, oltre che nelle distruzioni cu-tanee traumatiche. Gli ottimi risultati conseguiti e la dispo-nibilità di donatori permetto-no alla banca non solo di far fronte alle esigenze locali, ma anche di cedere i lembi ad al-tre strutture che li richiedano.Altro pilastro dei 25 anni di attività della Fondazione piemontese ustioni è stata la

costante organizzazione di corsi di formazione e aggior-namento in varie città italiane, nonché congressi, convegni e indagini su luoghi e ambienti pericolosi. Società di rilievo internazionale hanno richie-sto la collaborazione della Fondazione per valutare abi-tudini e comportamenti nei luoghi di lavoro all’estero (ma non solo).Grazie anche alla Fondazione, che ha iniziato la sua opera quando il settore delle ustioni era ignorato, oggi l’Italia �gu-ra tra i primi Paesi al mondo

I successi di una ricerca sempre più mirata Oggi è possibile salvare anche ustionati molto gravi, �no al 90%: un risultato del tutto insperato �no agli anni ‘80

Cute Project, per i “meno fortunati” Organizza missioni umanitarie nei Paesi più bisognosi di assistenza e cultura sanitaria

Gli indirizzi della ricerca si possono suddi-videre in tre gruppi: la malattia da ustio-

ne, le problematiche terapeutiche e la patologia degli esiti, nei molti aspetti in cui esse si pre-sentano. Ciascun gruppo è partito da ricerche di base in laboratorio, per poter a�rontare suc-cessivamente, con le necessarie conoscenze, le problematiche di tipo pratico.Nel primo gruppo rientrano lo studio dei fat-

tori scatenanti lo shock termico, quello sulle cause del coinvolgimento respiratorio, endo-crino-metabolico, la sorveglianza del paziente e la prevenzione delle infezioni. Del secondo, invece, fanno parte le ricerche sulla natura, sul-le cause e sulle possibilità di diagnosi precoce delle cicatrici patologiche, in particolare quelle ipertro�che e cheloidee.Il terzo, che chiude i primi due, comprende le

modalità e i tipi di medicazione, la rigenera-zione nervosa nei tessuti lesi, le tecniche riabi-litative e il supporto psicologico.Con il passare degli anni le ricerche sono di-ventate sempre più mirate, complesse e costo-se, raggiungendo signi�cativi successi, quali l’aumento della sopravvivenza e il progresso negli esiti cicatriziali, ora meglio correggibili in quanto un’accurata diagnostica di laboratorio consente di prevederne l’evoluzione, scegliere la terapia locale più indicata e stabilire il mo-mento più favorevole per l’intervento chirurgi-co, con maggiore probabilità di non esporre il paziente a recidive.Nel corso della sua attività, la Fondazione ha sponsorizzato e portato a termine circa 100

piani di ricerca e prodotto circa 200 pubblica-zioni anche a livello internazionale, apprez-zate per l’originalità e il rigore scienti�co. Le ricerche e�ettuate hanno costituito la base per il riordino dei protocolli terapeutici e la loro validazione. Negli anni ‘70 e ‘80 un ustionato poteva morire per ustioni estese al 30%, men-tre oggi si riescono a salvare ustionati molto più estesi, anche al 90%. Tuttavia, nonostante i rilevanti successi ottenuti, l’ustione non può bene�ciare delle classiche procedure di preven-zione medica. Soltanto un’informazione accu-rata e adeguate iniziative formative possono consentire di conoscere i rischi insiti in molte attività e tentare così di migliorare l’incidenza e l’esito �nale del trauma.

Cute Project è un autentico �ore all’occhiello per la

Fondazione piemontese ustio-ni, in campo sia medico sia sociale, alla luce dell’interven-to diretto in Paesi bisognosi di cultura sanitaria.La formazione teorica e prati-ca viene svolta da un gruppo di professionisti, sanitari e non, desiderosi di mettere a dispo-sizione dei “meno fortunati” la loro esperienza, nelle regioni in cui la patologia dell’ustione è frequentemente presente e la-scia postumi indelebili e spesso invalidanti ai pochi sopravvis-suti.Cute Project conta su un grup-po di professionisti volontari, ustionologi, chirurghi plastici, anestesisti, infermieri e per-sonale di supporto, a�nché le missioni umanitarie siano realizzate con competenza e professionalità.Pertanto, queste missioni han-no carattere formativo e sono organizzate attraverso lezioni teoriche e pratiche in sala ope-

ratoria a medici e altre �gure sanitarie locali, con l’obiettivo di renderli autonomi e indurli a fornire un’assistenza corretta. Per completare il processo di acquisizione delle conoscenze necessarie, è prevista l’intro-duzione di borse di studio in Italia.Ricerca, formazione e aggior-namento rappresentano l’es-senza della Fondazione. Ma queste molteplici attività, volu-te e perseguite con continuità e impegno, hanno comportato e comportano tuttora costi non indi�erenti, ai quali la Fonda-zione può far fronte solo grazie alle donazioni di enti privati, visto che le istituzioni pubbli-che non sono mai intervenute in suo aiuto.La prosecuzione dell’attività, insomma, dipende dalla di-sponibilità economica, oggi più che mai fondamentale perché i progetti in embrione sono tanti e la strada è ancora lunga per garantire agli ustionati una vi-ta sempre migliore.

■ FONDAZIONE PIEMONTESE USTIONI / Rappresenta l’evoluzione del Centro studi per le ustioni, fondato nel 1983 presso il Cto (Centro traumatologico ortopedico)

25 anni di attività per prevenire e affrontare gli scenari a rischio Tra le iniziative, la “Banca della cute”, specializzata nei trapianti di tessuti auto e alloplastici e nella conservazione di lembi di pelle

In viaggio con Cute Project

Il Centro traumatologico ortopedico di Torino

Il laboratorio della “Banca della cute”, oggi tra le strutture più importanti in Italia

ad aver adottato procedure all’avanguardia nel trattamen-to. E in seno alla Fondazione è nata una nuova iniziativa, Cute Project, che si pre�gge di ampliare la sfera operativa

portando le conoscenze ne-cessarie in quei Paesi in cui la cultura sanitaria è limitata per la mancanza di strutture e di personale medico-infermieri-stico su�cientemente esperto.

EventiLunedì 16 settembre 2013 Sanità & Medicina 7

della Salute). La struttura pie-montese è Collaborative cen-ter per l’International agency for research on cancer per la stesura di linee guide sul cancro e, oltre a organizzare e monitorare i programmi di screening per i tumori a livello regionale, con respon-sabilità nazionali ed europee, conduce studi su nuovi me-todi di diagnosi precoce; per esempio, sui marker moleco-lari per ridurre i costi umani ed economici dello screening dei tumori del collo uterino, o sull’utilizzo di nuovi test come la colonscopia virtuale nello screening dei tumori colo-rettali (trial Proteus). Lo studio Ntcc (con le oltre 1.300 citazioni dei suoi arti-coli) è stato il primo in un Pa-ese industrializzato a dimo-strare una maggiore e�cacia del test per il papillomavirus umano (Hpv) rispetto alla citologia per lo screening dei tumori del collo uterino. Il test Hpv è stato raccomanda-to dal ministero della Salute e adottato in altri Paesi europei. Sulla base di questi dati, le li-nee guida statunitensi sono state recentemente modi�cate e quelle europee sono in cor-

poltrona letto per un fami-liare che, se vuole, può stare accanto al malato 24 h su 24. Ovvero una testimonian-za concreta dell’attenzione rivolta all’assistito. Ma non solo. “Dal 2006 - continua Henriquet - l’associazione ritira i farmaci integri e inu-tilizzati dalle famiglie per poterli redistribuire ad altre persone necessitanti di cure. Il maggior impegno su que-sto argomento è quello di evitare lo spreco economico che si veri�ca quando, termi-nate le cure, i farmaci vengo-no eliminati con i ri�uti”. Come già accennato, entran-do più nella storia della Gigi Ghirotti, viene costituta nel 1984 per assistere i malati oncologici con cure palliati-ve al �ne di lenire il dolore, curare i sintomi e dare aiuto psicologico e sociale all’inte-ro gruppo familiare, soprat-tutto nell’Ospedale San Mar-tino, per iniziativa di Franco Henriquet, all’epoca medico anestesista, e di qualche vo-lontario. Negli anni è cresciuta, l’atti-vità aumentata sia per i nu-meri che per la tipologia, i volontari diventati sempre

■ CPO-PIEMONTE / Istituito dalla Regione nel 1995, svolge funzioni epidemiologiche e di prevenzione oncologica a Torino, Novara e Biella

■ ASSOCIAZIONE GIGI GHIROTTI / A Genova associazione Onlus di volontariato. Due strutture a Bolzaneto e ad Albaro

Dalla diagnosi precoce del tumore ai rischi ambientali

Dal 1984 assistenza concreta a chi soffre

so di modi�ca. Il trial Score ha dimostrato una riduzione di incidenza e mortalità per i tumori colo-rettali con l’uso della rettosigmoidoscopia. Per quanto riguarla la ricer-ca dei fattori di rischio per i tumori, grandi gruppi di po-polazione vengono seguiti nel tempo per valutare l’e�etto di alcune esposizioni. Il Cpo-Piemonte contribuisce, tra gli altri, allo studio Epic che, dagli anni ‘90, segue in Eu-ropa circa cinquecentomila persone, e allo studio Escape, che ha evidenziato gli e�etti dell’inquinamento atmosfe-rico urbano sul tumore del

di più e si è dovuto ricorrere anche a diversi professionisti sanitari (medici, infermie-ri, operatori sociosanitari, �sioterapisti, psicologi) e a dipendenti sanitari negli ho-spice (di cui il primo aperto nel 2002). Così, nel 1994, ha ottenuto dalla Regione l’in-carico di assistere pure i ma-lati di Aids e dal 2006 è ini-ziata l’assistenza a domicilio dei malati di Sla. Dunque, un’associazione che si conferma ogni giorno rife-rimento per il territorio e che trova l’asse portante nei suoi volontari. “Svolgono diverse mansioni - dice Henriquet -, dall’assistenza ai malati e familiari a domicilio e in hospice alle funzioni ammi-

polmone. Altri programmi prevedono, invece, l’inizio di studi �n dal momento della nascita. Migliaia di bambini infatti fanno parte dei progetti Nin-fea e Piccoli+ , che prevedono di seguire i giovanissimi nel tempo, sulla base dell’idea che le malattie croniche sia-no causate dall’accumulo di esposizioni nel corso della vita e che alcune esposizioni importanti agiscano già in ambito uterino e nei primi anni di vita.Molti studi puntano sulla raccolta di campioni biolo-gici utilizzati per studiare l’interazione geni-ambiente presso il laboratorio di epi-demiologia molecolare del Cpo-Piemonte. Non vanno dimenticate poi le indagini sull’esposizione all’amianto a Casale Monferrato che per la prima volta hanno dimostra-to l’e�etto cancerogeno non solo tra i lavoratori, ma anche nella popolazione generale.Il Cpo-Piemonte ha inoltre sviluppato un’intensa col-laborazione con gruppi di ricerca clinica nel disegno, nella raccolta dati on-line (attraverso un sito web de-dicato) e nell’analisi di trial clinici, molti condotti su scala nazionale e internazionale.Altri studi (quali Diana e Sti.Vi), che vedono protagonista il Cpo-Piemonte, riguardano interventi di educazione sani-taria e promozione di abitudi-ni alimentari ed esercizio �si-co per prevenire l’insorgenza di malattie croniche.

nistrative nella sede di corso Europa, all’organizzazione e partecipazione di eventi per raccolta fondi. Nell’assisten-za, i cui volontari fanno par-te dell’équipe sanitaria, han-no una funzione di ascolto e di sostegno, anzitutto il loro apporto nel collegamento con il resto dell’équipe ren-de l’assistenza più completa e attenta anche ai bisogni nascosti che la famiglia o il malato a volte non rendono completamente espliciti”. Annualmente la Gigi Ghi-rotti organizza un corso di formazione (circa 14 incon-tri di 2 ore ciascuno) verso gennaio/febbraio per forma-re il volontario nei diversi ruoli che possono essere svolti, con un processo di selezione, di formazione e tutoraggio accurato. Questo in un’associazione che ha stipulato convenzioni con la Asl 3, il cui ricavato non supera però mediamente il 50/60% dei costi sostenuti e per cui tutto il resto deriva da donazioni e lasciti anche testamentari.

Tra gli studi del Centro, l’Ntcc, che ha dimostrato la maggior e�cacia del test Hpv rispetto ad altri screening

Terapia del dolore e cure palliative a domicilio e in hospice per malati oncologici, di Aids e di Sla/Sclerosi

Ricerca e valutazione sul-la di�usione dei tumori,

attività di prevenzione e scre-ening, monitoraggio e pro-mozione della qualità dell’as-sistenza sanitaria oncologica e riconoscimento dei rischi di cancerogenicità ambientali, lavorativi e legati agli stili di vita. Sono queste alcune delle attività del Centro di riferi-mento per l’epidemiologia e la prevenzione oncologica in

“C’è ancora molto da fare… Quando non

c’è più niente da fare…”. Que-sta è una frase che descrive eloquentemente l’associazio-ne Gigi Ghirotti, a Genova, onlus e di volontariato. Si tratta di un riferimento di primo piano nella provincia per la terapia del dolore e le cure palliative a domicilio e in hospice, per malati onco-logici, di Aids e a�etti da Sla/Sclerosi laterale amiotro�ca. Realtà in continua evoluzio-ne, adesso in piena ristrut-turazione, non perde mai d’occhio la possibilità di mi-gliorarsi per o�rire sempre un’assistenza professionale e sanitaria dedicata, a misura della persona. La Ghirotti o�re presta-zioni a domicilio e gestisce due hospice per accogliere i pazienti, a Bolzaneto nel ponente cittadino, in piazza Ospedale Pastorino (12 posti letto) e ad Albaro nel levante cittadino, in via Montallegro, ex Villa Salus (13 posti letto per malati oncologici e 5 per Sla). Parlano i numeri: an-nualmente sono più di 1.800 i malati assistiti a domicilio (dato del 2012) e circa 500

Piemonte (Cpo-Piemonte) istituito dalla Regione Pie-monte nel 1995. Con sedi a Torino, Novara e Biella, la struttura universi-taria e ospedaliera nell’am-bito del Servizio sanitario regionale svolge funzioni epidemiologiche ed è sede dei Registri tumori regionali dell’adulto, dei tumori in-fantili e dei mesoteliomi, che raccolgono dati sui casi di

nei due hospice. “Le prestazioni sono gratuite - spiega il presidente Franco Henriquet, medico e volon-tario -. E anche il ricovero negli hospice. Ci si avvale di équipe professionali costitui-te da medici, infermieri, ope-ratori socio-sanitari, �siote-rapisti, psicologi e volontari, opportunamente preparati, diretti da un centro di co-ordinamento. L’assistenza è prestata su richiesta della fa-miglia della persona malata, in casi di dolore o comunque

nuova diagnosi e producono statistiche di frequenza e di sopravvivenza.Alle attività correnti, che in-cludono la produzione pe-riodica di statistiche sull’assi-stenza sanitaria ai malati della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, si a�an-cano progetti di ricerca rea-lizzati su mandato regionale e di altri enti nazionali e inter-nazionali (la Ue, il ministero

grave so�erenza, soprattutto per malattie inguaribili come le oncologiche e neurologi-che degenerative come Sla/Sclerosi laterale amiotro�ca”. In particolare, gli hospice sono stati realizzati per acco-gliere i malati soli o per dare periodi di sollievo alle fa-miglie quando l’assistenza a domicilio non è più possibile e per calibrare le terapie pal-liative nell’arco delle 24 ore. Ogni persona malata ha la sua camera confortevole con bagno, televisione, frigo e

Il papillomavirus umano o Hpv al microscopio

Lo stabilimento della Eternit a Casale Monferrato (Alessandria)

Ambiente confortevole e personale sanitario sempre presente

L’hospice di Bolzaneto ospita 12 posti letto in camere singole

EventiLunedì 16 settembre 20138 Sanità & Medicina

La Human Genetics Foundation di Torino

(HuGeF) è una fondazione privata senza scopo di lu-cro che è stata formalmen-te costituita nel 2007 dalla Compagnia di San Paolo, dall’Università e dal Politec-nico di Torino. Ha iniziato la sua attività di ricerca nel 2011. Si tratta di un Ente strumentale della Compa-gnia di San Paolo i cui organi sono il presidente (attual-mente Alberto Piazza, pro-fessore di Genetica umana dell’Università di Torino), il Consiglio direttivo, il Comi-tato scienti�co e il Comitato etico. Lo HuGeF si propone di sviluppare la ricerca di eccellenza e la formazione avanzata nei campi della ge-netica, genomica e proteomi-ca umana in una prospettiva multidisciplinare. Inoltre ha lo scopo di integrare, in un’unica sede di lavoro e con un modello organizzativo innovativo, la genetica mole-colare e cellulare, la genetica dello sviluppo e la variabilità genomica inter-individuale, avvalendosi di approcci te-orici e piattaforme tecno-logiche all’avanguardia. Al momento, i ricercatori dello HuGeF e di altri enti, quali l’Università e il Politecnico di Torino, svolgono la loro attività in cinque unità di ricerca: epidemiologia gene-tica e molecolare (coordinata da Paolo Vineis); variabilità genomica delle popolazioni umane e malattie complesse (guidata da Giuseppe Matul-lo); genetica del sistema im-munitario (con a capo Silvia Deaglio); epigenetica (Sal-vatore Oliviero); inferenza statistica e biologia computa-zionale (Riccardo Zecchina).Più in dettaglio, l’Unità di Epidemiologia genetica e molecolare si occupa di ana-lizzare i fattori ambientali e genetici che causano le ma-lattie, con l’applicazione di tecniche genetiche ad alto rendimento e di tecniche molecolari, entro studi epi-demiologici di grandi dimen-sioni. Le indagini molecolari mirano a identi�care marca-tori precoci o precursori di malattie croniche e a deter-minare l’esposizione interna a molecole coinvolte nella

cancerogenesi (come cance-rogeni genotossici). L’Unità di variabilità genomi-ca delle popolazioni umane e malattie complesse si occupa dell’analisi della variabilità genetica e genomica delle po-polazioni umane, con parti-colare riferimento allo studio dei meccanismi selettivi ed evolutivi che hanno determi-nato l’attuale con�gurazione genetica/genomica umana, la distribuzione geogra�ca delle varianti geniche e la lo-ro importanza per lo studio delle patologie complesse (ad esempio, malattie cardiova-scolari e cancro) e per appli-cazioni di farmacogenetica/farmacogenomica. Lo scopo principale dell’Uni-tà di Genetica del sistema immunitario è la caratteriz-zazione di fattori ambientali e di meccanismi genetici che regolano le interazioni tra tu-more e ospite. Le nuove tec-nologie di sequenziamento del genoma hanno permesso l’identi�cazione di mutazioni e polimor�smi genetici asso-ciati alla patologia tumorale. Usando le sindromi linfopro-liferative croniche a cellule B come modello malattia, il gruppo di ricerca si propo-ne di capire l’impatto delle nuove mutazioni sull’econo-mia di vita e di morte della cellula leucemica. Le ricadu-te attese, sfruttando modelli di coltura di cellule prima-rie da paziente in vitro e in modelli animali, riguardano l’identi�cazione di marcato-ri prognostici alternativi per la gestione dei pazienti con leucemia linfatica cronica e di nuovi bersagli terapeutici per una malattia tuttora in-guaribile. Il lavoro dell’Unità di Epi-genetica combina approcci cellulari, molecolari e di ge-nomica globale per de�nire, sull’intero genoma, la rete di regolazione tra proteine re-golatrici della trascrizione e le modi�cazioni della croma-tina. Le modi�cazioni epige-netiche in risposta a segnali ambientali o di sviluppo de-terminano l’accessibilità al genoma da parte di regolatori determinando il di�erenzia-mento, la riprogrammazione delle cellule o la trasforma-zione cellulare. La trascrizio-

ne dei geni negli eucarioti è sempre modulata da cambia-menti epigenetici. Il lavoro del gruppo di ricerca è mi-rato a comprendere i mec-

canismi che determinano le varie modi�cazioni del Dna e degli istoni e a decifrarne il codice per comprendere, ed eventualmente in�uenzare, il

destino delle cellule. Progetti in corso nel laboratorio af-frontano lo studio delle mo-di�cazioni epigenetiche che determinano l’immortalità e la pluripotenza delle cellule staminali e quelle che inter-vengono nella trasformazio-ne tumorale. L’Unità di inferenza statistica e biologia computazionale studia, invece, lo sviluppo di tecniche computazionali ispirate alla �sica statistica per applicazioni dedicate all’analisi di dati sperimentali e per problemi di inferenza e di modellizzazione in sistemi biologici complessi, in biolo-gia molecolare e nelle neuro-scienze. Gli obiettivi a breve periodo vertono sulla predi-zione della struttura di pro-teine e delle loro interazioni

L’importanza della formazione e dello scambio Oltre ai seminari per studenti e ricercatori, lo HuGeF ha aperto le porte al pubblico, in occasione della Settimana della scienza

Una delle attività che, insieme alla ricerca, è ritenuta di estrema impor-

tanza dallo HuGeF è quella dello scambio di conoscenze, idee e protocolli sperimen-tali con ricercatori che appartengono ad altre istituzioni. A tal �ne, in collabora-zione con la Scuola di dottorato di Scienze biomediche e Oncologia (curriculum in Genetica Umana) dell’Università di To-rino, HuGeF ha organizzato una serie di

seminari che hanno avuto molto successo di pubblico, sia tra i ricercatori che tra gli studenti. Nell’ambito di questa attività, HuGeF ha contribuito all’organizzazione del Golden Helix Symposium “Genomic Medicine: Translating Genes into Health”, che si è svolto dal 18 al 21 aprile 2012 a Torino. Il simposio si è articolato in 27 ses-sioni plenarie, di cui 5 con speaker HuGeF, mentre 34 sono stati i poster nelle sessioni

dedicate, di cui 3 HuGeF. Un ricercato-re dello HuGeF ha vinto il Best Abstract Award, i partecipanti sono stati 240 da 21 paesi di tutto il mondo.Nei mesi di maggio 2012 e giugno 2013, il pubblico non specialistico è stato coinvolto nell’apertura dei laboratori dello HuGeF in occasione delle Settimane della scienza.È stato motivo di particolare grati�cazio-ne il fatto che James Watson, co-scopritore della struttura a doppia elica del Dna e Premio Nobel per la medicina nel 1962, abbia accettato l’ospitalità dello HuGeF, ne abbia visitato con interesse i laboratori e abbia dialogato con ricercatori e studenti torinesi nel corso di un a�ollatissimo e vi-vace incontro, tenutosi il 12 ottobre 2012.

Delle numerose ricer-che in corso nello

HuGeF, se ne evidenzia-no alcune di particolare interesse per le loro pos-sibili ricadute in campo clinico, come lo studio del genoma del cancro del-la mammella e del colon mediante l’impiego della metilazione del Dna a li-vello genomico. Un aspet-to di particolare rilievo è la metabolomica del can-cro del colon: l’obiettivo è studiare il ruolo dei cam-biamenti metabolomici in relazione alla micro�ora intestinale. Un altro pro-getto si occupa poi delle correlazioni genotipo-fenotipo sulla riparazione del Dna, lunghezza dei telomeri e impatto sul ri-schio di cancro, prognosi e sopravvivenza. E si pro-pone di identi�care i po-limor�smi dei singoli nu-cleotidi (Snp) funzionali e le combinazioni di aplo-tipi nella riparazione dei geni del Dna, indagando il loro potenziale impatto sul rischio di cancro va-lutando i livelli di danno al Dna e la lunghezza dei telomeri in centinaia di soggetti sani e in casi di tumore alla vescica e al polmone. In�ne, regola-zione genetica, recettori di super�cie e molecole solubili nel controllo delle interazioni tra tumori e ospite: il progetto inten-de individuare i fattori microambientali e i mec-canismi genetici rilevanti per le interazioni tra tu-more e ospite. Il modello analitico di scelta è la leu-cemia linfocitica cronica (Cll) per le caratteristiche biologiche e cliniche della malattia.

Alcuni progetti in corso

■ HUGEF / L’Human Genetics Foundation di Torino è una fondazione senza scopi di lucro costituita dalla Compagnia di San Paolo nel 2007

Promuovere la ricerca di eccellenza in geneticaSempre in una prospettiva multidisciplinare, privilegiando un modello innovativo di organizzazione

I ricercatori dello HuGeF

a partire da dati di sequenza e sulla veri�ca sperimentale di un nuovo meccanismo di controllo post-trascrizionale basato sull’interazione dei microRna-Rna messaggeri. Le ricadute attese riguardano la progettazione razionale di principi attivi antibiotici che possano supportare i tratta-menti esistenti contro pato-geni resistenti.

Da sinistra: Alberto Piazza, presidente di HuGeF con James Watson, co-scopritore della struttura a doppiaelica del Dna e Nobel per la medicina nel 1962

Da sinistra: cellule leucemiche (in verde) interagiscono con linfociti T (in rosso) in un linfonodo ottenuto da un paziente con leucemia linfatica cronica. Il contatto induce proliferazione della componente neoplastica (in blu). Nella seconda foto: cellule “nutrici” (in verde e rosso) ottenute dal sangue di pazienti con leucemia linfatica cronica sostengono la crescita dei linfociti neoplastici (in rosso e blu), inquadrati, infine, ad alto ingrandimento nella terza immagine

EventiLunedì 16 settembre 2013 Sanità & Medicina 9

personale sia medico sia in-fermieristico. “A Padova - ag-giunge Giovanni Cecchetto, direttore della Scuola di specia-lizzazione in Chirurgia pedia-trica di Padova - è nata la pri-ma Scuola di Specializzazione in Chirurgia pediatrica in Ita-lia. Attualmente la città è sede amministrativa e coordinatrice di 7 scuole del Nord, segno di riconoscimento a livello cen-trale dell’eccellenza raggiunta. Lo studente può frequentare il reparto e i futuri colleghi, eseguire (e partecipare a) in-

nergia tra l’Inrim, il Centro regionale trapianti del Pie-monte, il Dipartimento di Genetica dell’Università di Torino, il gruppo di ricerca di Bioingegneria industria-le del Politecnico di Torino, i Dipartimenti di Chimica dell’Università e del Poli-tecnico di Torino, l’ospedale Molinette e quattro industrie piemontesi del settore della strumentazione. I risultati hanno permesso di introdurre negli organismi della metrologia internazio-nale mondiale questa speci�ca tematica, con l’Italia coordi-natrice di un gruppo di lavoro ad hoc. Una meta importante è stata la giornata Inrim del-lo scorso maggio: “Metregen: Metrology on a cellular and macromolecular scale for regenerative medicine”, che ha visto la presentazione dei principali risultati raggiunti. “La giornata - precisa Maria Paola Sassi - è stata concepita come un incontro tra i parte-cipanti al progetto Metregen e gli utilizzatori dei prodotti di ricerca ottenuti, per creare sinergia tra gli operatori del settore nello sviluppo di tali tematiche. Non bisogna in-

■ DIPARTIMENTO SALUTE DI PADOVA / È un centro di eccellenza, specializzato nelle cure e negli interventi chirurgici dei bambini

■ INRIM / L’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino e il progetto Metregen per le terapie cellulari

Per i più piccoli, specialisti e ambienti ad hoc

Nuove cellule grazie ai bioreattori

terventi chirurgici, fare ricerca, in modo da acquisire elementi formativi tali da consentigli una crescita professionale ade-guata”. Accanto alla didattica per i medici si è andata sempre più concretizzando una for-mazione infermieristica, che ha contribuito alla crescita di infermieri pediatrici, che con le loro conoscenze hanno am-pliato e elevato il livello dell’of-ferta assistenziale.Le linee di eccellenza assisten-ziale non possono prescindere da un’adeguata produzione

fatti dimenticare l’intento del progetto, vale a dire contri-buire a colmare la lacuna in termini di regolamentazione internazionale sviluppando strumentazione di misura in-novativa, metodologie per la validazione di processi di col-tura cellulare, materiali e me-todi di riferimento da utilizza-re nei processi e nei prodotti della medicina rigenerativa”. Momento importante quel-lo dedicato ad AliseI-Cluster tecnologico nazionale delle Scienze della Vita Progetto Irmi (Italian regenerative me-dicine infrastructure). In particolare, sono stati tre i risultati raggiunti dal progetto che hanno permesso all’Inrim di diventare un caso esempla-re dalla Regione Piemonte. In estrema sintesi sono: “Stu-dy on the Afm Force Spectro-scopy method for elastic mo-dulus measurement of living cells” (microscopio a forza atomica per la misura del

scienti�ca correlata, fonda-mento per crescita e ricono-scimento nazionale e interna-zionale. La ricerca scienti�ca si svolge a vari livelli. Nel campo di quella di base si è sviluppa-ta soprattutto l’ingegneria di tessuti e di organi, particolar-mente importante nel bambi-no, che potrebbe contribuire in un futuro non lontano alla soluzione di problemi mal-formativi. Questa linea di ri-cerca ha ricevuto importante impulso con la scoperta delle cellule staminali dal liquido amniotico: tali cellule sono state ampli�cate in laboratorio e indirizzate agli scopi pro-grammati con risultati iniziali incoraggianti. Parallelamente a tale attività, si è andata svi-luppando una ricerca clinica con lavori collaborativi soprat-tutto nell’ambito dei tumori solidi extra cranici, di alcune malformazioni neonatali e del trapianto di rene. In tutti questi campi, Padova rappresenta un centro di riferimento che con-sente di proporre in collabora-zione con altri Centri italiani e stranieri, lo sviluppo di tratta-menti sempre all’avanguardia. “Questa intensa attività scien-ti�ca - concludono Zanon e Cecchetto - ha favorito colla-borazioni con strutture e col-leghi sia italiani sia stranieri, e ha permesso di ottenere rico-noscimenti formali per alcuni componenti dello sta�, come la presidenza della Società Ita-liana di Chirurgia pediatrica (Sicp) e la presidenza della In-ternational society of pediatric surgical oncology (Ipso)”.

modulo elastico delle cellule vive, utilizzato per analizzare se la funzione speci�ca della cellula è quella che si atten-deva); “Sca�old characteri-zation using Nlo multimodal microscopy in metrology for regenerative medicine” (uti-lizzo di nuove tecniche di mi-croscopia Cars e di altre tec-niche di ottica non lineare in contemporanea sullo stesso microscopio, che permettono di studiare l’interazione tra il tessuto arti�ciale e le cellule in coltura nella produzione di matrice extracellulare); “Uncertainty analysis of cell counting by metabolic assays” (utilizzo di saggi metabolici per de�nire il funzionamento ed il comportamento e fun-zionamento delle cellule du-rante il processo). A questi si aggiungono gli importanti risultati di model-lazione numerica di tessuti ar-ti�ciali e di macromolecole in soluzione ionica.

Molto spazio riservato anche alla ricerca, specie per quel che riguarda l’ingegneria di organi e tessuti

Sassi “Cure adottate già su larga scala. Ora servono protocolli scienti�ci condivisibili”

La Chirurgia Pediatrica di Padova, una delle prime in

Italia, ha avuto un riconosci-mento come reparto autono-mo nel 1986, ma già da molti anni operava in autonomia nel contesto della Clinica chi-rurgica di Padova. Nel tempo, l’attività si è sviluppata con un incremento quantitativo e qua-litativo, �no a raggiungere gli attuali livelli di eccellenza.I principali obiettivi, in gran parte raggiunti oggi, riguarda-no la ricerca di una concentra-zione del trattamento del bam-bino chirurgico in ambienti con competenze adeguate, la prestazione assistenziale sem-pre più completa e aggiornata, l’attività didattica per o�rire a studenti e specializzandi le migliori opportunità di cono-scenza e crescita professionale e la produzione scienti�ca di alto livello. Particolare rilevan-za viene data alla ricerca, di ba-se e clinica, e alla conseguente produzione scienti�ca.“È evidente che per ridurre il comprensibile trauma del bambino chirurgico e o�rire il miglior trattamento - com-menta Giovanni Franco Za-non, direttore del Diparti-mento di salute della donna e

La medicina rigenerativa è uno dei campi più a�asci-

nanti della ricerca scienti�ca, su cui di recente si è discusso tanto in tema di applicazione e ‘regolamentazione’. Per in-tenderci, quel settore relativo a ‘strategie’ mediche che fan-no uso delle cellule staminali, progenitori immaturi dotati del potenziale di di�erenziarsi nei diversi tipi cellulari. È que-sto uno dei terreni di lavoro dell’Inrim, l’Istituto Naziona-le di Ricerca Metrologica con sede a Torino che, tra le sue ricerche, coordina il progetto Metregen. Il coordinatore scienti�co Maria Paola Sassi spiega in proposito: “La medicina ri-generativa è oggi in rapido sviluppo e le terapie cellulari cominciano a essere utiliz-zate su larga scala. Un buon numero di tessuti arti�ciali è già stato prodotto e studiato. La tecnologia dei bioreattori sta facendo progressi e gli in-vestimenti industriali su scala mondiale sono in forte cresci-ta e valgono alcuni miliardi di dollari. Ma - precisa Sassi - nonostante tutto la sicurez-za di tali processi è ancora un problema aperto, come è

del bambino dell’Università di Padova -, le diverse patolo-gie devono essere trattate da professionisti speci�ci in un ambiente dedicato. Pertanto, si è cercato di concentrare le attività chirurgiche in un’unica piastra operatoria e in un solo reparto, dove operano medici (chirurghi e anestesisti dedica-ti) e personale appositamente formati per trattare il bambino secondo le diverse esigenze le-gate alla crescita e allo svilup-po. Questo consente di o�rire il massimo bene�cio al piccolo, facendolo sostare in ospedale il minor tempo possibile e con i propri familiari, o�rendo contemporaneamente le cure adeguate”.L’attività assistenziale si è svi-luppata diversi�candosi in modo da consentire al perso-nale medico e infermieristico di acquisire le metodiche di trattamento più attuali e ot-tenere i risultati migliori. Le linee di sviluppo riguardano la day surgery, che si è incremen-tata consentendo un minimo distacco del bambino dall’am-biente familiare, la chirurgia dei tumori, il trapianto di rene (soprattutto nei bambini più complessi e di basso peso), la

evidente dall’acceso dibattito in questi mesi. Mancano su scala mondiale i campioni e i protocolli metrologici che possano dotare di solide basi scienti�che, condivise e con-frontabili, la regolamentazio-ne internazionale del settore”. Ovvero quello a cui si punta con il progetto. Il team è costituito da una ventina di ricercatori e tecni-ci, con diverse competenze e formazione. “Collaborano”,

chirurgia delle malformazioni neonatali ano-rettali, vascolari e le patologie dell’apparato ga-stro-intestinale, epatico e tora-cico e in�ne i vari aspetti delle emergenze chirurgiche. In tutti questi campi si sono costituiti gruppi di ricercatori dedicati, con lo scopo di o�rire le cure migliori, mantenere un aggior-namento costante e incremen-tare le relazioni con i colleghi italiani e stranieri.L’attività didattica ha sempre costituito un elemento di par-ticolare impegno per tutto il

spiega Sassi, “biologi, chimici, �sici, informatici, ingegneri meccanici, elettronici, chimi-ci, nanotecnologi, formati a lavorare insieme su un settore nuovo fortemente interdisci-plinare, che è nello speci�co la Metrologia delle Bioscienze, in pratica su tematiche di si-curezza e qualità delle terapie cellulari e dell’ingegneria dei tessuti”. L’Inrim coordina l’intero progetto che vede stretta si-

Giovanni Franco Zanon, direttore

della Chirurgia Pediatrica e del Dipartimento di

salute della donna e del bambino dell’Università

di Padova

Giovanni Cecchetto, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia pediatrica di Padova

EventiLunedì 16 settembre 201310 Sanità & Medicina

che già collaborano con la Residenza quali Avo, Avulls e Sea, i cui operatori vengono formati per speci�ci interventi nel contesto della Struttura. Situata in uno dei più rinoma-ti quartieri storici di Torino, attiguo al centro, la residenza dà la possibilità all’ospite di inserirsi nella propria realtà urbana, sentendosi “come a casa”. La realtà ligure in cui Sege-sta ottimizza il modello di

commissione ad hoc, che ha promosso un sistema organi-co di formazione e program-mazione sanitaria nel settore, considerato tra i più avanzati d’Italia e che ha portato la Re-gione Piemonte fra quelle a più ridotto consumo di farmaci per l’osteoporosi senza alcun incremento nella incidenza di fratture. Sono stati così or-ganizzati corsi di formazione in tutta la regione che hanno coinvolto circa mille medici, sia di base che specialisti.Con il sostegno della Compa-gnia di San Paolo e della Fon-dazione Crt sono stati donati alcuni densitometri a strutture pubbliche e �nanziate borse di studio per giovani ricer-catori e studi epidemiologici sull’incidenza della malattia. Il professor Isaia evidenzia un progetto di particolare interes-se denominato Ger.Os-Torino, che consente di formulare la diagnosi e di suggerire un indi-rizzo terapeutico appropriato per via telematica attraverso l’utilizzazione di un so�ware dedicato. È stato attivato un network fra il Centro delle Molinette e numerose struttu-re ospedaliere piemontesi. “In questo modo è possibile invia-

■ GRUPPO SEGESTA / Realtà del Gruppo Korian presente in Italia con 31 Strutture in diverse regioni per oltre 4.000 posti letto

■ FONDAZIONE OSTEOPOROSI PIEMONTE / Da quasi 30 anni si occupa di questa patologia

Persone in vita vegetativa e riabilitazione

Una malattia diffusa, che si può curare

assistenza è il Centro Vada Sabatia, struttura residenziale accreditata dalla Regione Li-guria ospitante 320 persone fragili (anziani autosu�cienti, non autosu�cienti, disabili psichici e stati vegetativi). Le persone a�ette da Alzheimer vengono assistite e riabilitate nel Nucleo Protetto dedicato.Nel contesto di tale struttura il modello di assistenza per la gestione dello stato vegetativo e stato di minima coscienza

re per via telematica al Centro di riferimento regionale per le malattie metaboliche dell’osso - spiega - i dati relativi a pazienti con osteoporosi severa, spesso fratturati e con di�coltà a pre-sentarsi a visita medica, sia per l’età avanzata sia per la distanza dal luogo di residenza”. Avviato nel 2010, il progetto GerOs-Torino oggi può con-tare 15 centri piemontesi in-terconnessi e molte ricadute positive sia sul paziente che sull’ente pubblico, consenten-do di “formulare o confermare la diagnosi di osteoporosi se-vera attraverso i dati trasmessi, suggerire il trattamento più appropriato, redigere even-tualmente il piano terapeutico e gestire in modo integrato, uniforme e appropriato l’oste-oporosi garantendo l’equità d’accesso alle terapie”.

è rappresentato dal nucleo Ri.Vi.Ve (Riabilitazione Vita Vegetativa) ove opera esclusi-vamente personale specializ-zato per garantire assistenza medica e infermieristica con-tinuativa. Tutti gli operatori sviluppano un continuo miglioramen-to nella conoscenza delle particolarità dei pazienti in stato vegetativo e di mini-ma responsività. Nell’ambito dell’attività riabilitativa, con il consolidarsi della speri-mentazione del progetto di stimolazione polisensoriale, è nata recentemente l’idea di eseguire incontri tra operato-ri, pazienti e loro familiari sul-lo sfondo della musica, della lettura e della compartecipa-zione. Forte dell’esperienza già applicata alla Casa di cura Fal-ciani a Firenze (Gruppo Villa delle Terme di Segesta), attiva nel settore da oltre 20 anni, Segesta propone nella strut-tura ligure setting assistenziali aggiuntivi per la stimolazione dei cinque sensi e soprattutto per favorire l’interazione tra paziente e familiari, aiutando questi ultimi ad individuare canali di comunicazione non verbale. La presenza delle Associa-zioni dei Familiari all’interno del Nucleo Ri.Vi.Ve., come da esperienze Segesta è un valore aggiunto per la condivisione di percorsi assistenziali. Il Ser-vizio è gratuito per il cittadino e l’accesso al nucleo Ri.Vi.Ve avviene attraverso l’Unità di valutazione multidisciplinare dell’Asl locale.

Il nuovo progetto “Prevenzione con l’informazione”, aggiorna la presidente della Fondazio-ne, Claudia Matta, si propone di distribuire in Piemonte nei prossimi 3 anni circa 3 milio-ni di pieghevoli, che illustrano le modalità di prevenzione e le possibilità di cure. È inoltre in progettazione un corso tele-matico di formazione per me-dici sull’osteoporosi, curato dal professor Isaia, che consentirà l’accesso con assistenza a oltre mille medici l’anno.Con questa intensa attività la Fondazione per l’Osteopo-rosi Piemonte ha fornito un contributo importante, in col-laborazione con le strutture pubbliche, per meglio a�ron-tare il problema osteoporosi e consentire una qualità di vita migliore ai numerosi pazienti che ne sono a�etti.

Nel Nord Ovest spiccano la Residenza Crocetta di Torino e il Centro Vada Sabatia di Vado Ligure (Sv)

Tra le iniziative, il progetto Ger.Os-Torino che propone diagnosi e terapia per via telematica

Il Gruppo Segesta è una so-cietà milanese operante in

Italia da 18 anni nell’ambito sanitario e socio-sanitario. È presente con 31 strutture in diverse regioni con oltre 4.000 posti letto. Condividen-do un’esperienza internazio-nale perché parte del Gruppo Korian (presente in Francia e in Germania per complessivi 24 mila posti letto), esige che “ogni suo servizio sia un gesto di qualità” promuovendo la “cultura del prendersi cura”. Segesta è presente in Piemon-te con la Residenza Crocetta di Torino, storico servizio di ospitalità, oggetto di un ra-

Numerose raccomandazio-ni dell’Unione europea in

fatto di salute pubblica sottoli-neano che la lotta all’osteopo-rosi debba essere considerata uno fra i maggiori obiettivi. L’osteoporosi, con le sue com-plicanze, rappresenta uno dei maggiori problemi di salute degli anziani poiché può inibi-re signi�cativamente la deam-bulazione, la vita di relazione e, più in generale, la qualità della vita degli ammalati (in Italia il 7,5% della popolazione pari a 4,5 milioni di cui 1 milione uomini). Inoltre la percezio-ne della malattia da parte dei medici e dell’opinione pubblica è assolutamente scarsa e non sempre viene gestita nelle sue diverse manifestazioni con criteri scienti�ci e compor-tamentali coerenti con la sua gravità sociale. Da quasi 30 anni, si occupa del problema la Fondazione per l’Osteopo-rosi Piemonte Onlus (www.osteoporosipiemonte.it), pre-sieduta dal Cavaliere del lavoro Claudia Matta e il cui Comi-tato scienti�co è presieduto dal professor Giancarlo Isaia, direttore della Struttura com-plessa Geriatria e malattie me-taboliche dell’osso dell’Azienda

dicale progetto di ristruttu-razione e ammodernamento, mentre nella Regione Liguria intende introdurre nuove ed innovative forme di stimo-lazione polisensoriale per i pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza ospitati presso il Centro Vada Sabatia a Vado Ligure (Sv).Questi due progetti rappre-sentano importanti fronti di attività svolta nel Nord Ovest Italiano da Segesta. Gli interventi sulla torinese Residenza Crocetta, struttura autorizzata e accreditata dalla Regione Piemonte per 192 po-sti letto, garantiranno ottimi

ospedaliera Città della Salu-te e della Scienza (Ospedale Molinette) e della Scuola di specializzazione in Geriatria dell’Università di Torino. Sono state attivate numerose inizia-tive �nalizzate a promuovere la ricerca scienti�ca e l’attività clinica per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporo-si ed è stata svolta un’intensa

livelli di comfort per le Perso-ne fragili che, per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato, non possono essere assistiti a casa in quanto necessitano di spe-ci�che cure mediche e di una articolata assistenza sanitaria a causa di patologie a di�eren-te quadro di intensità. L’aiuto per il recupero funzio-nale ha come obiettivo l’inse-rimento sociale e la prevenzio-ne delle principali patologie croniche. Il personale medico ed infermieristico, presente 24 ore su 24, opera per l’as-sistenza clinica e collabora con gli psicologi, operatori socio-sanitari, �sioterapisti e animatori, per recuperare o mantenere l’autonomia delle attività quotidiane della vita e favorire la socializzazione tra-mite il supporto psicologico individuale e di gruppo. È pre-vista l’apertura di una palestra attrezzata per la ginnastica “dolce”, attività �sica leggera e la riabilitazione �sioterapi-ca con aree di intervento in ortopedia, neurologia e sin-dromi algiche con l’utilizzo di moderne attrezzature. Trove-ranno uno spazio dedicato le Associazioni di Volontariato

attività di informazione e di sensibilizzazione della popo-lazione e dell’autorità pubblica sull’osteoporosi, sottolineando il carattere di malattia di�usa e le possibilità di prevenzione e di cura. Questa attività ha generato numerosi progetti operativi, parte dei quali con-divisi dall’assessorato regionale alla Sanità nell’ambito di una

Durante la giornata in piazza ad Asti il 29 giugno 2013, nell’ambito del progetto “Prevenzione con l’Informazione”, il prof. Isaia ha offerto informazioni generali sull’osteoporosi e valutazioni personalizzate sul rischio di frattura

Il professor Giancarlo Isaia, presidente del Comitato scientifico della Fondazione per l’Osteoporosi Piemonte onlus e direttore della Struttura complessa “Geriatria e Malattie Metaboliche dell’osso”dell’Ospedale Molinette di Torino

Attività Riabilitativa – Residenza Crocetta

Il Giardino della Vita: Area Verde Centro Vada Sabatia

EventiLunedì 16 settembre 2013 Sanità & Medicina 11

specializzati in medicina di montagna”.Sulla base dell’esperienza ac-quisita, per la seconda edizio-ne sono previste alcune novi-tà: “Sarà aumentata la parte pratica sul campo - sottolinea l’esperto -, per garantire l’ade-guata capacità di muoversi sul terreno e di approcciarsi a problemi alpinistici anche complessi, in modo da as-sicurare quell’autorevolez-za necessaria all’interno del gruppo che renda il medico un punto di riferimento re-

anche quest’anno l’e�cacia, misurata in termini di so-pravvivenza dal trapianto e di miglioramento della qua-lità della vita, è pari o supe-riore a quella dei migliori centri europei. La s�da che abbiamo davanti è quella di riuscire a ridurre i tempi di attesa per i nostri pazienti che ancora hanno una gran-de mortalità in lista, in par-ticolare per chi è in attesa di trapianto di cuore (nel 2012

■ SPECIALIZZAZIONI / Il master nasce da un’idea di Luigi Festi, dirigente all’Ospedale universitario di Varese

■ CRT / Istituito nel 1981, il Centro regionale trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta si occupa, dal 1999, della gestione complessiva della donazione di organi

Come diventare “medico di montagna”

La prossima sfida? Ridurre i tempi di attesa dei pazienti

ferenziato, ma soprattutto un supporto indispensabile du-rante la pratica alpinistica ed escursionistica”. Inoltre, una settimana inte-ra del master sarà dedicata al soccorso in elicottero, con la collaborazione di Air Zer-matt, Rega e Air du Glaciers e sarà ospite a Chamonix de l’École Nationale de Ski et d’Alpinisme (Ensa) sotto la guida di E.Cauchy. Verrà approfondita la conoscenza della cultura della montagna e la storia dell’alpinismo, e saranno confermate le lezioni dedicate alla conoscenza di-retta dei problemi alpinistici più importanti, grazie alla presenza, come docenti, dei più grandi e famosi alpinisti del momento”. Come segno di grande pre-stigio, il 22 ottobre 2013 sarà dedicata un’intera giornata al master nel contesto dell’In-ternational mountain summit di Bressanone, la manifesta-zione più importante a livel-

è stata pari a14%) e di pol-mone (11%)”. Da diversi anni l’attività di trapianto della Regione Piemonte permette anche a cittadini di altre regioni di poter trovare risposta al loro bisogno di salute. “I pazienti non residenti in Piemonte sono il 31% dei candidati in attesa di tra-pianto renale - speci�ca Antonio Amoroso -, il 60% di quelli in attesa di tra-

lo mondiale nel campo della cultura della montagna e dell’alpinismo in particolare. Tra gli altri, sarà trattato un argomento di grande interes-se: la telemedicina in ambien-te montano.L’obiettivo �nale del corso è, dunque, quello di preparare adeguatamente il medico a un approccio professiona-le che parta dalla montagna per arrivare alla medicina. Ovvero una �gura cha sappia vedere, guardare, stupirsi, ca-pire in un attimo, percepire il pericolo, valutare le persone e la loro capacità ed esperien-za, immergersi nell’ambiente, farne parte come ben sanno professionisti e guide.Per la consultazione del pro-gramma del master e per in-dicazioni in merito a un’even-tuale iscrizione, consultare il sito www.mastermedicinadi-montagna.com oppure scri-vere a [email protected] o [email protected]

pianto epatico, il 16% per il trapianto di cuore e il 42% di polmone. Quest’ultimo dato ri�ette l’eccellenza del programma di trapianto di polmone raggiunta in questi anni”.“I risultati premiano l’ec-cellenza della rete trapianti del Piemonte e l’obiettivo è garantire anche in futuro ai nostri pazienti questi stessi risultati. È sempre più arduo infatti - dichiara il professor Amoroso -, conciliare il con-tenimento della spesa con le risorse che sono indispensa-bili al nostro settore.Risparmiare è possibile, uti-lizzando criteri che valoriz-zino l’attività delle strutture che o�rono servizi di grande qualità.L’attività di trapianto di fatto ha trainato un miglioramen-to dell’organizzazione e della qualità dell’intera sanità nel-la nostra regione, e ha con-tribuito in maniera rilevante a un risparmio complessivo della spesa sanitaria, o�ren-do con il trapianto di organi una terapia non solo miglio-re ma anche più economica rispetto alle altre terapie di-sponibili”.

Il corso è l’unico in Italia (e il secondo in Europa) a creare questa �gura professionale

Nonostante le attuali di�coltà, nel 2012 sono stati eseguiti 382 trapianti, anche su malati non residenti nelle due regioni di riferimento

È possibile iscriversi �no al 20 settembre 2013, alle

lezioni del Master interna-zionale di secondo livello in Medicina di montagna. Nato da un’idea del dottor Luigi Festi, dirigente medico presso l’Unità operativa di Chirurgia generale III a indirizzo toraci-co dell’Ospedale universitario di circolo di Varese, è l’unico master in Italia - il secondo in Europa - a creare questa nuova �gura di medico alta-mente specializzato. Tutore durante le grandi spedizioni o le semplici escursioni è, nel contempo, in grado di rispon-dere ai quesiti clinici più sem-plici posti da chi frequenta la montagna per motivi pro-fessionali o anche solo per puro divertimento. Il master nasce dalla collaborazione tra l’Università dell’Insubria che lo organizza e l’Institute of mountain emergency medici-ne, diretto da Hermann Brug-ger che fa capo a EUR.AC di Bolzano e, da quest’anno, con l’Università di Torino, rap-presentata dal Dipartimento di Neuroscienze.Ma cosa si intende esattamen-te con il termine “medicina di montagna”? “È una specialità

Il Centro regionale tra-pianti (Crt) di Piemonte e

Valle d’Aosta è stato istituito nel 1981. Dal 1999 vi si svol-gono tutte le funzioni legate alla gestione della donazio-ne: garanzia dell’idoneità del donatore, gestione delle liste di attesa e allocazione degli organi, organizzazione dei trasporti, controllo del follow up dei riceventi, uti-lizzo dei dati di attività della Regione.“Oltre ai tempi chirurgici, per e�ettuare un trapianto occorrono molte ore di la-voro - spiega Antonio Amo-roso, professore ordinario di Genetica medica presso l’Università degli studi di Torino e direttore del Crt della Regione Piemonte e Valle d’Aosta -. Dal momen-to in cui giunge la notizia di un potenziale donatore e della possibile disponibilità di organi è quasi una corsa contro il tempo. Vengono coinvolte, sotto la regia del Crt, numerose équipe for-mate da personale quali�ca-to e motivato che rappresen-tano l’eccellenza stessa della rete trapianti del Piemonte. È doveroso riconoscere la

della medicina ancora poco conosciuta e valorizzata, che si occupa delle patologie le-gate alla frequentazione del-la montagna”, spiega Luigi Festi. “In un periodo in cui il turismo estivo e invernale tende a riscoprire la monta-gna, sia per i cambiamenti climatici degli ultimi anni, sia nella ricerca dell’estremo e dell’avventura, diventa fonda-mentale valorizzare il fattore sicurezza nella prevenzione e nell’eventuale trattamento medico in incidenti durante

professionalità e la motiva-zione di questi operatori, la fatica �sica e il grandissimo livello di responsabilità che mettono in campo per assi-curare la continuità della re-te di donazione e trapianto”.Il 2012 rappresenta tuttavia l’anno più di�cile dell’ulti-mo ventennio per la Regione Piemonte, un periodo in cui l’economia ha subito un for-te arresto che si è ripercosso anche nel settore sanitario. “Ma la rete dei coordinatori ospedalieri si è dimostrata - a�erma il professor Amoro-so -, la leva del nostro settore e ci ha consentito di mante-nere un buon tasso di dona-

l’escursionismo o la pratica alpinistica”. Alla prima edizione del ma-ster, conclusasi nel febbraio 2013, hanno partecipato 13 medici provenienti da tutta Italia che hanno consegui-to un titolo valido in tutto il mondo e un diploma di Ma-ster universitario unico in Ita-lia e a livello internazionale. Quali sono gli sbocchi profes-sionali? “Vi è la possibilità di diventare medico accompa-gnatore durante le spedizioni oppure di gestire ambulatori

zione. Nel panorama italia-no, la nostra Regione resta, infatti, ai vertici, ben al di sopra della media nazionale”.In dettaglio, nel 2012 sono stati eseguiti 328 trapianti di cui 9 da donatore vivente. La maggior parte dell’attività di trapianto ha riguardato gli organi addominali: 174 di rene (di cui 9 da vivente) e 128 di fegato. Importante è stata anche l’attività dei tra-pianti di organi toracici co-me, per esempio, il cuore (10 interventi) e il polmone (19). “Se consideriamo la qualità dei nostri centri - continua il professor Amoroso - si può, senza dubbio, a�ermare che

Il dottor Luigi Festi, dirigente presso l’Unità operativa di Chirurgia generale III, Ospedale universitario di circolo di Varese

Scalate ed escursioni ad alta quota sono sempre più al centro del turismo invernale ed estivo

Antonio Amoroso, professore ordinario di Genetica medica presso l’Università degli Studi di Torino e direttore del Crt di Piemonte e Valle d’Aosta

In foto, la fase di esecuzione delle indagini di compatibilità tessutale nel laboratorio del Crt Piemonte. In caso di donazione d’organi, viene sempre valutato, prima del trapianto, se nel candidato non vi sia una reattività immunologica contro le cellule del potenziale donatore

L’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” cresce ottimi professionistiTante opzioni, tutte di primissimo livello per chi sceglie uno dei dipartimenti dell’Ateneo.Focus sulle discipline medico-sanitarie. Sette dipartimenti, 40 corsi di laurea, un’età media di arrivo alla laurea (26,4 anni) più bassa rispetto alla media nazionale: all’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” si studia tanto, si studia bene, si studia in base alle proprie inclinazioni vista la varietà della proposta fatta ai ragazzi. Sedi istituzionali ad Alessandria, Novara e Vercelli, a cui si aggiungono i poli formativi di Alba-Bra, Asti, Biella, Fossano, Torto-na e Verbania. Insomma, opportunità per tutti i giovani professionisti di domani: oggi l’Ateneo conta 11.000 iscritti e, dal 1998, i laureati sono 21.000. A ciò biso-gna aggiungere il rilevante impatto economico, diretto e indiretto, che l’Università ha avuto sulle tre province quantifi cabile, secondo uno studio recente, in almeno 100 milioni di euro l’anno. Il rapporto favorevole tra studenti e docenti consente agli iscritti di essere seguiti passo dopo passo nella loro carriera, le tasse rimangono invariate da anni e sono più basse rispetto a quelle degli atenei generalisti limitrofi .

Ciò riguarda ogni Dipartimento dell’Ate-neo: “Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali” oltre a “Scienze e innovazione tec-nologica” ad Alessandria, “Studi per l’Economia e l’Im-presa”, “Scienze del Farmaco” e la “Scuola di Medicina” a Novara, “Studi umanistici” a Vercelli. In tutto 40 corsi di laurea di cui 23 triennali, 4 magistrali a ciclo unico e 13 magistrali, oltre a una novità assoluta per l’anno acca-demico 2013-2014: la possibilità di iscriversi alla laurea magistrale in Giurisprudenza e alla laurea triennale in Eco-nomia aziendale sia nella sede di Novara sia in quella di Alessandria. E ancora master di primo e secondo livello, scuole di specializzazione di area sanitaria e dottorati di ricerca raccolti nella Scuola di Alta Formazione.

L’ultimo rapporto dell’Agenzia Nazionale di Va-lutazione del Sistema Universitario e della Ricer-ca (ANVUR) certifi ca che l’Università del Piemonte Orientale è al quarto posto tra gli atenei medi statali, ma primeggia in molti ambiti disciplinari: per esem-pio l’area Informatica, ad Alessandria, ha ottenuto una valutazione di eccellenza al pari della Chimi-ca-fi sica, impartita nel corso di Scienza dei mate-riali attivo a Vercelli. Le discipline umanistiche non sono da meno. È ottima l’area delle Scienze poli-tiche e sociali, della Storia delle dottrine politiche e della Sociologia generale, ad Alessandria. L’area giuridico-economica ottiene ottimi risultati nel Diritto privato comparato, nell’Economia politica e nell’E-conomia e gestione delle imprese (Alessandria e Novara). Valutazioni lusinghiere, infi ne, anche per le scienze dell’antichità (storia antica, lingue, lettera-ture e fi lologia classica), e le aree storiche e fi loso-fi che, tutte con sede presso il Dipartimento di Studi umanistici a Vercelli. Nell’area delle Scienze biologiche l’ANVUR valuta come eccellente l’area Biochimica, la Biologia appli-cata e la Farmacologia. E ancora le Scienze mediche meritano il primo posto per la macro-area della Sani-tà pubblica, il secondo per la Medicina sperimentale (dopo Padova) e per le Scienze cliniche (dopo il San Raffaele di Milano). Tra le discipline, si classifi cano con altissime percentuali di prodotti con valutazione

“eccellente” la Patologia generale, l’Anatomia pa-tologica e la Medicina interna, pure inquadrate nei dipartimenti di Medicina traslazionale, Scienze del Farmaco e Scienze della Salute. La ricerca medico-sanitaria presso l’Università del Piemonte Orientale si svolge nei dipartimenti di Medicina Traslazionale e di Scienze della Salute a Novara. Questi formano parte integrante dell’Azien-da Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Cari-tà”, ove i docenti clinici di entrambi i Dipartimenti svolgono attività assistenziale (8 su 12 Dipartimenti ospedalieri sono a direzione universitaria). DiMeT e

DiSS sviluppano progetti didattici comuni, coordina-ti dalla Scuola di Medicina, fi nalizzati alla formazione di base e specialistica in ambito medico, sanitario e biotecnologico. Aggregando competenze scienti-fi che di ricerca di base, ricerca biomedica applicata e ricerca clinica, promuovono il trasferimento delle esperienze scientifi che dal laboratorio al paziente, traendo dai bisogni del paziente nuovi stimoli per l’avanzamento della ricerca e dell’innovazione. L’ap-proccio traslazionale della ricerca biomedica rap-presenta il terreno ideale per impostare una forma-zione moderna, pre e post-laurea, dei nuovi medici, del personale sanitario e dei biotecnologi. Le metodologie didattiche adottate sono di as-soluta eccellenza: gli studenti del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia del Piemonte Orientale, infatti, hanno ottenuto il miglior punteggio assoluto nel Pro-gress Test 2012 (test valutativo nazionale) collocan-dosi ampiamente al di sopra della media nazionale.Nei Dipartimenti sono sviluppate in modo interdisci-plinare tematiche riguardanti malattie autoimmuni e infi ammatorie croniche, malattie cardio-neuro-va-scolari e metaboliche, malattie proliferative, medici-na di area critica e di urgenza ed emergenza, me-dicina dei trapianti, sanità pubblica e metodologia statistica. Queste attività sono in parte sviluppate nei centri di ricerca che afferiscono ai Dipartimenti: il Centro Interdisciplinare di Ricerca sulle Malattie Au-toimmuni (IRCAD), il Centro di Biotecnologia per la Ricerca Medica Applicata (BRMA) e il Centro di Ri-cerca Interdipartimentale in Medicina di Emergenza e dei Disastri ed Informatica applicata alla didattica e pratica Medica (CRIMEDIM). In campo sanitario opera anche il Dipartimento di Scienze del Farmaco di Novara che è ai primissi-mi posti nelle valutazioni nazionali per l’eccellenza nella ricerca e nella didattica. Vi afferiscono i corsi di laurea magistrali a ciclo unico in Farmacia e in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, che si distin-guono per innovatività e sono conformi alle esigenze professionali, come dimostrato anche da un livello occupazionale molto elevato. Secondo AlmaLaurea più dell’83% dei laureati ha trovato impiego entro un anno dal titolo. L’eccellenza nella ricerca è il risultato dell’integrazione fra i vari rami delle scienze moleco-lari di base coinvolte nello studio del farmaco e del prodotto per la salute (chimica bio-organica, farma-ceutica e nutrizionale, biochimica strutturale, farma-cologia, inclusa farmacogenetica e immunologia) e, in generale, fra ricerca di base e ricerca applicata, incluse l’economia sanitaria e la farmaco-economia. Tali sinergie trovano espressione nel centro di ricer-ca Drug and Food Biotechnology Center (DFB) e nel Centro di Ricerca Interdipartimentale di Farmacoge-netica e Farmacogenomica (CRIFF). Il ritratto fi nale è quello deciso di un Ateneo che vuole attirare sempre più studenti, in particolar modo quelli più capaci e meritevoli, poiché garan-tisce loro un prodotto di prim’ordine. Soprattutto, come più volte sottolineato dal rettore Cesare Ema-nuel, si rinsalda il concetto che l’“altro Piemonte” sia una realtà scientifi ca di rilevanza assoluta.

www.unipmn.it

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Lunedì 16 settembre 2013