e. montanari - kantorowicz e maas

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    Incontri triestini di lologia classica 9 (2009-2010), 189-243

    ELIOMONTANARI

    Kantorowicz e Maas

    1.Le ragioni di un confronto

    NellaLiteraturdella prima formulazione della sua Textkritik1Paul Maas riporta,con inusitato e palese rispetto, un trattato di appena sette anni precedente:

    H.Kantorowicz, Einfhrung in die Textkritik. Systematische Darstellungder textkritischen Grundstze fr Philologen und Juristen (1921), 60 S. (einzigezusammenhngende theoretische Darstellung, mehreres treffend formuliert; dieBeispiele freilich, vorwiegend aus sptmittelalterlichen Juristentexten, sagen demklassischen Philologen nichts; die Konjekturalkritik wird nur gestreift).

    [CdT2: (unica esposizione continuata esistente della teoria, in molti punti felice-mente formulata; certo gli esempi, ricavati prevalentemente da testi giuridici del tardomedio-evo, non dicono nulla per il lologo classico: la critica congetturale appenasorata).]

    Questa voce dellaLiteraturpermarr invariata nelle due successive edizioni3, per

    essere eliminata solo nellultima4

    .

    Nonostante la lusinghiera considerazione maasiana, lEinfhrung di HermannKantorowicz5appare estremamente marginale nel successivo sviluppo della teoriz-zazione critico-testuale6: dunque veramente opportuna e rilevante la recente ripro-

    posizione di Lorena Atzeri e Paolo Mari7, che non solo offrono una traduzione

    1 In: Einleitung in die Altertumswissenschaft. Herausgegeben von A.Gercke und E.Norden. I.

    Band. Dritte Auage, Leipzig und Berlin 1927.2Maas 19723(19521; 19582). Si veda anche Montanari 2003.3Maas 19502; 19573.4Maas 19604.5 Kantorowicz 1921 (ripubblicata nellambito della raccolta di scritti di Kantorowicz 1970). Ho

    utilizzato direttamente ledizione originale del 1921.6Pochi riferimenti per limitarmi a un campione molto signicativo, in buona parte commentato da

    Mari, VII-XI (si veda qui oltre nt. 7 e nt. 9) presso: Pasquali 19522(18, 46 nt. 1 e 4, ma si veda anchep. 449); Timpanaro 19852(28 nt. 28, 32 nt. 42)[Timpanaro 20043, 38 nt. 28, 42 nt. 42]; Kenney 1974 (tr.it. 1995 [165 nt. 96; 174 nt. 16; 181 e nt. 40]); Fiesoli 2000 (93, 381-382, ma si veda anche 440, 442).Non sono comunque mai affrontati i veri nodi dottrinali della sistemazione teoretica di Kantorowicz.

    7

    Kantorowicz 2007.

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    italiana8, ma anche una densaPrefazione9e un ampio corredo di note al testo10checomplessivamente costituiscono un saggio di commento, principalmente rivolto allateoresi critico-testuale.

    Come gi indicato dal titolo, le considerazioni che qui propongo saranno orienta-te su un confronto fra Kantorowicz e Maas, non solo per individuare gli elementi chedevono aver incontrato lapprovazione maasiana (nonch, in quanto possibile, quelliche hanno prodotto lesclusione dellEinfhrungdallaLiteraturdella Textkritikde-nitiva), ma anche, in generale, per adottare un preciso termine di confronto teoretico:nella spaventosa dispersione dottrinale della critica del testo scientica moderna,come non avrebbe senso una dossograa comparativa (di norma praticamente inge-stibile), cos ritengo opportuno riferirsi alla dottrina pi limpida, organica e condivi-sibile (ovvero, a mio avviso, quella maasiana).

    2.LEinleitung (Introduzione).

    LEinfhrungdi Kantorowicz aperta da unEinleitung11, che traccia le linee-guida dellintera opera, fornendo altres indispensabili ragguagli sulla sua genesi.

    Fin dallinizio lautore d per scontato di essere un giurista e di scrivere (appariva

    8 Dovuta a L.Atzeri. La traduzione potr essere utile anche a studiosi non italiani: la lingua diKantorowicz difcile, e opportunamente riportato (p. LVI) lironico paradosso del prof. J.G.Wolf,che ha contribuito a rivedere punti critici del testo: prima di essere tradotto in italiano, Kantorowiczdovrebbe essere tradotto in tedesco.Va inoltre segnalato che la traduzione italiana molto opportunamente riproduce scrupolosamente leconsuetudini grache delloriginale (uso dello spaziato, del grassetto e del corsivo, nonch di corpidiversi, cui anchio mi conformer nelle citazioni in questo studio). Innovazione, solo parziale, dellatraduzione - anchessa opportuna - lintroduzione nel testo dei titoletti premessi a ogni singoloparagrafo: mancano infatti nelloriginale, ma sono stati desunti da quelli inseriti dallautore nella nalebersicht des Inhalts (59-60).

    9 Dovuta a P.Mari (VI-XXXII). Prezioso completamento costituito da Notizie Biograche(XXXIII-LIV, dovute ad Atzeri), che offrono un bel ritratto della complessa personalit di Kantorowicz

    e delle travagliate vicende della sua vita (su qualche aspetto, utile anche per meglio inquadrare alcunesue posizioni critico-testuali, ritorner qui oltre).10Dovute a Mari: le note sono state collocate in calce ad ogni singola pagina, mescolandosi quindi

    con quelle dellautore (segnalate da: [N. d. A.]: sarebbe forse stato preferibile che lindicazioneriportasse il numero della nota originaria). Nella traduzione italiana (dora in poi qui indicata con A-M),comunque, la numerazione delle note continua, laddove nellopera originale (dora in poi qui indicataconK) riprende a ogni capitolo.

    11K1-4 =A-M3-7. InA-Mviene perduta la distinzione traEinfhrung(primo termine del titolodellintera opera), e Einleitung (titoletto della parte iniziale dellopera): entrambe vengono rese conIntroduzione(ma in italiano era, credo, inevitabile). LEinleitungnon numerata come i successivi seicapitoli (da I a VI), ma gi sottoposta alla distinzione in paragra ( 1-2) che proseguir ininterrotta

    per lintera opera ( 1-46).

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    gi lo si visto dal titolo) anzitutto, ma non esclusivamente, per giuristi o storicidel diritto, e giustica la sua impresa con la mancanza di un trattato di critica deltesto che risponda alle esigenze a suo avviso ineliminabili, mancanza che si riscontra

    non solo nellambito della produzione dei giuristi, ma anche in quello dei lologi,ove non mancano s eccellenti esposizioni12, aggiungendo per (K 1, p. 2):

    Doch auch die besten unter diesen Darstellungen bieten noch nicht (vielleichtaus einem erklrlichen Mitrauen gegen Scheinklarheit und Scheinlogik heraus) dieSchrfe der Begriffsbildung, die Bestimmtheit der Fachsprache und die berzeugendeSystematik, wie sie der Jurist gewohnt ist und verlangt, in anderen Teilen der Philologie,z. B. Grammatik und Metrik, auch ndet.

    [A-M4-5: Ma anche le migliori fra queste esposizioni non offrono ancora (forse acausa di una comprensibile sducia nei confronti della enunciazione di principi che soloin apparenza si presentano ispirati a chiarezza e logica) quellacutezza dellelaborazionedogmatica, quella precisione del linguaggio tecnico e quella convincente sistematicaalle quali il giurista abituato e che di norma egli esige, ritrovandole in altre branchedella lologia, quali ad esempio la grammatica o la metrica.]

    Gi da queste prime parole, consapevolmente programmatiche, si comprendonosubito le ragioni di fondo della buona accoglienza di Maas, che avr sicuramente condi-viso le esigenze prospettate, riconoscendosi nel quadro psicologico e formale delineato.

    Parimenti consonante deve essere stata lunica eccezione che subito dopoKantorowicz propone, quella del monumentale manuale di Havet13, presentato comela pi soddisfacente elaborazione dogmatica14, con la riserva, comunque, la siste-matica di questopera, alla quale devo molto, lascia in verit un po a desiderare 15(specicando come il debito maggiore riguardi la distinzione fra lezioni vere elezioni autentiche, fondamentale, come si vedr, nella teoresi kantorowicziana).

    Anche Maas accoglie infatti nella sua selezionatissima Literatur il lavoro diHavet, valutandolo opera fondamentale, ma le pregevoli parti teoriche sono disper-se nella farragine di esempi oziosi o inopportuni16.

    Kantorowicz non ritiene opportuno sottacere come Havet sia propenso a sotto-valutare i contributi e gli sforzi della lologia tedesca (come pure di quella inglese,

    12K: ausgezeichnete Darstellungen.13Havet 1911.14K: am meisten befriedigt die Begriffsbildung .15K: die Systematik dieses Werkes, dem ich viel verdnke, lt freilich manches zu wnschen

    brig.16Hauptwerk, aber die wertvollen theoretischen Teile verschwinden in der Masse belangloser oder

    ungeeigneter Beispiele. La voce rimane invariata no alla terza edizione della Textkritik; nella quarta soppressa la valutazione qui riportata (rimane solo la nuda indicazione bibliograca, con uno sposta-

    meno nellordine per ristabilire la successione cronologica).

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    che il pi delle volte la segue)17, per rilevare addirittura che svela per in modoconvincente, e con la perspicacia che gli deriva proprio dallo spirito di avversione,alcune debolezze teoriche della dottrina tedesca18.

    Pu stupire limparziale serenit con cui il critico tedesco affronta un argomentocos scottante nel tumultoso clima della Germania del dopo Versailles, ai drammaticiesordi della repubblica di Weimar, minimizzando anzi il clima di feroce antigermani-smo che aveva caratterizzato la cultura francese danteguerra, con risultati scienticitalvolta quasi grotteschi, ma Kantorowicz, come molti aspetti della sua biograadimostrano, era un personaggio senzaltro singolare19.

    Basti qui ricordare come, due o tre anni dopo aver scritto il suo trattato,Kantorowicz, per la sua fama di giurista, fu ufcialmente incaricato dal SegretarioGenerale della Commissione del Reichstag di redigere un parere sulle responsa-

    bilit degli stati coinvolti nella prima guerra mondiale, che i trattati di pace, conrisultati devastanti, avevano riversato tutte sugli scontti, suscitandone ovviamen-te la vivace opposizione (ancorch, ovviamente, solo morale e propagandistica)20.Contrariamente alle aspettive, e con le conseguenze facilmente immaginabili, il

    parere di Kantorowicz21fu nettamente avverso agli imperi germanico e austro-unga-rico, dei quali fu argomentata la responsabilit largamente prevalente nella minac-cia contro la pace, e la responsabilit totale nella rottura della pace (anche se ingrado prevalente per lAustria-Ungheria).

    Se dunque, su una ferita ancora aperta, e che coinvolgeva milioni di persone

    ormai disperate, il giurista-lologo si sarebbe espresso in scienza e coscienza,senza guardare in faccia nessuno, tanto pi non ci si deve stupire per come avevaaffrontato la limitatissima bega di studiosi, dalla cui considerazione siamo partiti.

    Kantorowicz espone inne una circostanza che ha decisivamente condizionato lasuaEinfhrung: essa scaturita dal suo lavoro sul Tractatus de maleciisdel giudiceAlberto da Gandino di Crema, composto intorno al 1300. Allopera aveva gi dedi-cato, nel 1907, un volume introduttivo, riservando a un secondo volume ledizionecritica del testo, comunque gi portata quasi a termine: accingendosi, dopo dodicianni, a completare il lavoro, lapprofondimento delle questioni dottrinali generali

    17K: der zwar die Leistungen und Bestrebungen der deutschen (und der ihr meist folgenden englis-chen) Philologie zu unterschtzen geneigt ist.

    18K: aber mit dem Scharfblick der Abneigung gewisse deutsche Schwchen berzeugend aufdeckt.19Rimando senzaltro alla stimolante lettura delleNotizie biograchecitate qui sopra (nt. 9).20Si vedaNotizie Biograche(IV.Kantorowicz e il parere sulla Kriegsschuldfrage), XLV-XLVIII.21Ricorrendo a categorie proprie del diritto penale, con conseguente lettura degli eventi in termini

    di reati (o comunque fattispecie penalmente rilevanti) cause di giusticazione, circostanze aggravanti,attenuanti ed esimenti; i documenti, poi, valutati con metodo storico e critico-testuale (Notiziebiogra-

    che, XLVI).

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    sfociato in una pubblicazione autonoma, appunto lEinfhrung. Il valore astratto egenerale della teoresi palese e incontestabile, e non certo indebolito dalla desun-zione della grande maggioranza degli esempi dal Tractatusdi Gandino: comunque

    opportuno segnalare gi preliminarmente come invece assai pi sensibile sia lim-pronta dellorigine della ricerca in un elemento fondamentale, la considerazione ciodella molteplicit degli originali, conseguente alla successione di pi redazionitutte dautore. Del Tractatus di Gandino, composto a Perugia nel 1286, sono noteanche due successive redazioni, che il Gandino produsse prima a Siena nel 1299(con rielaborazione quantitativamente e qualitativamente massiccia), poi, denitiva-mente, probabilmente a Crema nel 1301 (con rielaborazione molto pi contenuta).La considerazione, comunque, della molteplicit di originali, e delle problematicheda ci derivanti, eccede di gran lunga loccasione gandiniana, giacch Kantorowicz

    ritiene che tale condizione si presenti in modo talmente diffuso per i testi mediolati-ni, e altrove non certo trascurabile (anche nei testi dellantichit classica), da imporredi valutarla come elemento essenziale di una teoria generale della critica del testo.

    3.I. Grundbegriffe (I. Concetti fondamentali)

    Nel suo primo capitolo22Kantorowicz si sofferma soprattutto su quattro aspetti,che risultano effettivamente fondamentali nello sviluppo del suo lavoro: lautore

    dimostra una lucida introspezione della struttura profonda della propria teorizzazio-ne, individuandone gli elementi costitutivi, esplicitamente premessi in ordine gerar-chico, e convenientemente argomentati.

    Anche in questo caso signicativa la corrispondenza con Maas, che inaugura laTextkritikcon la sezione A, intitolata appunto Grundbegriffe, ove vengono affronta-te problematiche strettamente omologhe a quelle dei Grundbegriffekantorowiczia-ni (costituendo anzi senzaltro lecito riguardare la corrispondenza anche sottoquesto aspetto una sorta di risposta, implicita come nel modusoperandimaasiano,alla precedente unica esposizione continuata esistente della teoria).

    Autenticit e verit

    Al primo aspetto si gi accennato, segnalando lanticipazione che ne avevaproposto lo stesso Kantorowicz nellEinleitung: in sede di Grundbegriffelautore23sviluppa largomento, dichiarando (K 4, p. 5):

    22 3-7 (K4-9 =A-M, 8-16).23

    Nella seconda parte del 4 (K5 =A-M9-10).

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    Das Ziel selber ist, aus den Abschriften das Werk, also die Urschriftherzustellen sondern nur den vom Verfasser selber stammenden Text. Dieser Text istder richtige, die mit him bereinstimmenden Lesarten sind die richtigen.

    [A-M 9-10: Lo scopo della critica testuale... ... quello di ricostruire dalle copielopera origina le (Urschrift)... il testo proveniente dallautore stesso: questo il testovero (richtig), e le lezioni che concordano con esso sono perci da ritenersi vere.]

    interessante notare come lautore, nel presentare programmaticamente lo scopodella critica testuale, il cui perseguimento come si vedr ripetutamente tuttoallinsegna del probabilismo, si produca, giustamente, in unaffermazione assoluta,laddove invece Maas, in contesto parimenti programmatico, appare pi cauto ( 1):compito della critica del testo la restituzione di un testo che si avvicini il pi

    possibile alloriginale24

    : di tale questione ho gi trattato25

    , e si pu solo aggiungereche forse Maas ha voluto concentrare allinizio una prudenziale concessione al rico-noscimento dello spazio dellincertezza che Kantorowicz aveva diluito nel capillar-mente diffuso ricorso al probabilismo.

    Loriginale inteso, come poi presso Maas, sostanzialmente come lautografo,senza quindi sfuggire alle aporie che ho gi rilevato altrove26, anche se si deve ricono-scere che gli sviluppi della teorizzazione kantorowicziana come si vedr poco oltre

    potrebbero apparentemente fornire un pi sicuro fondamento. Non ritorner comunquepi sulla questione, dando per scontata lequivalenza originale/autografo, ancorcha mio avviso inaccettabile (nonch, concretamente, ingestibile).

    Fondamentale poi quanto segue immediatamente (K 4, p. 5):

    Dieser Begriff ist strengstens zu trennen von dem der echten Lesart. Echtsind die nur durch Vererbung, d. h. durch nie unterbrochene berlieferung, durchbloes treues Abschreiben auf uns gelangten Lesarten; diese mssen also auchri cht ig se in. A be r d ie ri ch tig en si nd nic ht im mer ec ht, denn sie knnen auchdurch Conjectur, durch glckliche Vermutung eines alten oder neuen Philologen,gefunden worden sein.

    [A-M 10: Tale concetto va nettamente distinto da quello di lezione autentica(echt). Autentiche o genuine27sono esclusivamente le lezioni pervenute no a noiper via ereditaria, cio attraverso una tradizione testuale mai interrotta. In quantorappresentano una semplice trascrizione fedele del testo originario, queste lezioni,olt re che aute ntic he, sar anno quin di anch e v ere . Ma non sempre le lezi oni

    24 Aufgabe der Textkritik ist Herstellung eines dem Autograph (Original) mglichst nahekom-menden Textes.

    25Si veda Montanari 2003, c2.6.26Montanari 2003, c2.-.27

    La traduzione italiana preferisce, solo qui, rendere con una dittonimia loriginario echt.

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    vere sono an che aut ent iche, poich pu anche accadere che siano state ritrovategrazie ad una congettura, cio a seguito di una felice supposizione di un lologo,antico o moderno.]

    La distinzione anzitutto di carattere terminologico e in quanto tale inconte-stabile (dal momento che non n contradditoria, n fuorviante)28, ma sottendeuninterpretazione generale e una modalit argomentativa che certamente non posso-no non aver riscontrato lapprovazione maasiana. Prendendo in considerazione ogniqualsiasi lezione di ogni qualsiasi testimone, tale lezione di per s corrispondero non corrisponder alloriginale, e sar quindi vera o non vera. Dal punto di vista

    poi della ben nota e condivisa (mai contestata, e obiettivamente incontestabile) sio-logia della tradizione testuale (ogni testimone copia [di una copia, di una copia] delloriginale), parimenti incontestabile che ogni singola lezione di ogni singolotestimone riprodurr la corrispondente lezione del modello (del modello, del model-lo) ininterrottamente no a riprodurre la corrispondente lezione delloriginale,oppure, in tale ininterrotta catena, a un certo anello, sostituir con altra la lezioneche pure aveva trovato nel suo modello.

    Le conseguenze relazionali (la lezione autentica di per s vera, e la lezione nonautentica pu essere vera, o pu non esserlo; la lezione vera pu essere autentica,o pu non esserlo; la lezione non vera di per s non autentica) costituiscono unesercizio di logica elementare, ma al tempo stesso come si vedr un potente stru-mento operativo per gli sviluppi della dottrina kantorowicziana.

    Non si pu comunque non segnalare una curiosa incomprensione da parte di Mari:

    (A-M10, nt. 19): In base a quello che K. sostiene pi avanti non sembrerebbe cosconseguente che le lezioni autentiche debbano essere necessariamente vere. Basticonsiderare il fatto che una lezione autentica, cio risultante dalla tradizione, pu avernecessit di unemendazione congetturale per conseguire la condizione di possibileverit. La nostra obiezione si fonda in sostanza sullapplicazione coerente dello stessoprincipio che K. enuncia subito dopo, e cio che le lezioni vere possono non risulta-re dalla tradizione, e quindi non essere autentiche. Ma non si pu sottacere come suquesto punto K. dipenda da Havet (... , 1623 p. 425) che afferma: le varianti chesono autentiche sono necessariamente vere; daltra parte se non sono vere sono neces-

    sariamente non autentiche: Una terza categoria di lezioni quella delle lezioni vere enon autentiche.

    Non riesco a spiegami questo cortocircuito esegetico: dalla denizione diKantorowicz (ancor pi esplicita di quella di Havet) la lezione autentica, in quantolezione dell originale, mantenutasi invariata in tutti gli anelli tradizionali successi-vi, non pu che essere necessariamente vera, se la verit consiste nella corrisponden-za con l originale. La chiosa di Mari (autentica, cio risultante dalla tradizione)

    28

    Si veda quanto - ad altro proposito - ho argomentato in Montanari 2003, c8.3.1.

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    in realt assai opaca (a fronte della chiarezza assoluta della dizione kantorowiczia-na), giacch non si comprende cosa intenda con tradizione, cos come nella prete-sa giusticazione (le lezioni vere possono non risultare dalla tradizione, e quindi

    non essere autentiche), che comunque non giustica nulla: perch mai il fatto cheuna lezione vera possa essere non autentica dovrebbe comportare che una lezioneautentica possa essere non vera?

    Esaminando il valore di tradizione (tramandato) in Kantorowicz, si ricava comenon si distacchi da quello, debolmente terminologico, della koinlologica premaa-siana: se non signica genericamente trasmissione dei testi, anche nelle sue speci-che modalit, si riferisce al contenuto di almeno un testimone, per cui lezionetramandata signica lezione offerta da almeno un testimone, cos come lezionenon tramandata signica lezione che non si riscontra in nessuno dei testimoni (di

    unopera). Se Mari si muove in tale ambito lessicale, la prima parte della sua argo-mentazione non rispecchia laffermazione di Kantorowicz, giacch autentico nonvuol dire tramandato da almeno un testimone, ma, come si visto, tramandatoininterrottamente (ovvero in ogni passaggio modello/copia, a partire dall originalecompreso) e quindi da almeno un testimone . La seconda parte poi incongrua

    per la combinazione di due considerazioni: anzitutto qui Kantorowicz, palesemente,intende esaminare solo le lezioni tramandate (da almeno un testimone), ed anco-ra ben lontano dallestensione analogica della nozione di verit alla lezioni nontramandate, ovvero ricreate congetturalmente (che pure, come si vedr, proporr

    in seguito, ma da un punto vista molto peculiare); in secondo luogo, quandanchela tradizione unanimemente offra una lezione non vera (valutazione confermatadallopposizione di una lezione congetturale palesemente vera), tale lezione, ancor-ch unica, non per questo pu essere considerata autentica.

    per possibile un diverso scenario, che ci riporta alle relazioni con la dottri-na di Maas. Come si accennato, questo primo nucleo dei Grundbegriffe non punon aver favorevolmente colpito Maas, non tanto nel merito (lastratta nozione diautenticit non pu avere spazio operativo nel sistema maasiano, e i successivisviluppi di Kantorowicz si basano anche su tale nozione per costituire una strut-tura complessiva incompatibile con quella proposta da Maas) quanto per la lucidaeleganza metodologica posta al servizio di una tessitura architettonica organica everamente generale. Kantorowicz enuclea come fondamentale la continuit nellatradizione (ovvero linvarianza a ogni singolo anello) di ogni singola lezione, utiliz-zando un modello cos generale da essere indiscutibile, un dover essere assolutogiustamente incurante delle contingenze e della stessa vericabilit concreta; Maas29fa un passo avanti identicando la genuinit della tradizione con la tradizione stessa:se la tradizione non ininterrotta, semplicemente non tradizione (e, per la singo-

    29

    Maas 19604

    , 2 (si veda anche quanto ho argomentato in Montanari 2003, c3.-).

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    la lezione, la fecondissima estensione senzaltro incontestabile). Le vie dei duestudiosi divergeranno poi per il divaricarsi degli altri Grundbegriffe, e del criteriodindagine (nellimpostazione maasiana prevale la via negativa, la determinazione

    cio di ci che non pu essere valutato come tramandato, e viene comunque esclusoche lindividuazione della tradizione possa, di per s, spingersi no all originale)ma di ci si tratter qui oltre.

    Alla luce del quadro complessivo, risulta comunque evidente che le obiezionidi Mari appaiono giusticate in una linea teoretica maasiana, che verisimilmentelo studioso ha inconsciamente sovrapposto allesegesi del pur evidente percorsokantorowicziano.

    Pluralit di originali

    Del secondo aspetto30prender qui in considerazione solo lasserzione iniziale(K 5, p. 5):

    Es ist weiter zu beachten, da es mehere Urschriften geben kann. Dieserberaus huge Fall

    [A-M10: Bisogna inoltre porre attenzione al fatto che di unopera possono esisterepi or iginal i . Questo evento, oltremodo frequente]

    per analizzarne la densa valenza, senza soffermarmi sugli sviluppi, per lo pi esem-plicativi, che lautore immediatamente propone.In questo caso e dalle parole stesse di Kantorowicz era quasi inevitabile

    manca una corripondenza maasiana, nella cui dottrina, implicitamente, ove si dianopi originali (ovvero pi redazioni della stessa opera dovute allautore) si procedeseparatamente per ciascuna come se fosse lunica (in ordine alla recensio, ovviamen-te, e alla conseguente edizione)31.

    Il silenzio maasiano tuttavia, ancorch in linea generale ineccepibile, rischia per come si vedr immediatamente qui oltre di essere eccessivo, e ben si compren-dono quindi le ampie e notissime integrazioni di Pasquali al riguardo32, cui ritengoche la copertura teoretica di Kantorowicz sia stata tuttaltro che indifferente.

    Questo secondo aspetto dei Grundbegriffesar veramente alla base di molti piminuti sviluppi critico-testuali: per gli aspetti pi generali, opportuno iniziare consi-derando come lautore abbia voluto dare una valenza, in buona sostanza, assoluta auna circostanza per sua stessa ammissione solo oltremodo frequente (e non gi,

    30Proposto nel 5 (K5-7 =A-M 10-12).31Si veda quanto ho argomentato in Montanari 2003, c6.3.-; 61.6.-; 134.4.-.32

    Pasquali 19522

    .

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    si deve aggiungere, nei testi greci e latini antichi, ma soprattuto in quelli medieva-li33, mentre, dopo lintroduzione della stampa, il fenomeno , relativamente, senzal-tro quantitativamente pi contenuto, e qualitativamente pi netto). Kantorowicz ha

    quindi pagato un tributo, formalmente eccessivo, alla genesi storica della sua siste-mazione teoretica, scaturita dallanalisi del Tractatus de maleciisdi Gandino, oveeffettivamente la pluralit di originali gioca un ruolo fondamentale e ineliminabile.

    Non si tratta comunque solo di unindebita estensione, giacch laccertata esisten-za di pi originali pone in effetti questioni generali di notevole spessore: per quantoriguarda la dottrina di Kantorowicz, si tratta di materia complessiva strettamenteembricata al precedente, e gi esaminato, concetto fondamentale e al seguente, chesi vedr qui subito oltre.

    Laccertata esistenza di pi redazioni della stessa opera, e quindi di pi origina-

    li, comporta necessariamente lesistenza di ampi segmenti comuni: se le coinciden-ze fossero quantitativamente esigue, non si potrebbe nemmeno parlare di pluralitdi redazioni, ma si tratterebbe di una successione di distinte opere analoghe, conqualche ripresa verbale (situazione che comunque presenterebbe questioni teoretichenon indifferenti, su cui non qui il caso di soffermarsi).

    Procedendo dunque a unedizione critica complessiva delle pi redazioni dau-tore34, lindividuazione non problematica35del testo delle sezioni comuni, applican-do il metodo standard della critica del testo scientica moderna (di matrice lachman-niana) ma anche quello ben pi consapevole e formalizzato della dottrina maasiana

    sembrerebbe emergere unaporia generale: gi la fase della recensiocondurrebbeall originale, senza necessit di ricorrere allemendatio/examinatio. Il fatto stessoche la medesima sezione sia transitata (invariata dunque) dalla prima redazione allesuccessive garantirebbe infatti il pieno rispetto della volont autorale, e quindi lau-tenticit (sia in termini generici, sia nella specica accezione di Havet/Kantorowicz),e il tutto si esaurirebbe con la recensio36.

    La problematica si converte invero in un aspetto della questione dell originale/autografo (e dellinsufcienza di tale concezione documentaria): perch dallauto-

    33Non posso tuttavia non aggiungere come, a mio avviso, la ricerca spasmodica di redazioni pluri-me dautore stia conducendo spesso a esagerazioni e forzature, anche metodologiche.

    34Leventuale ricorso - in quanto possibile - a edizioni critiche distinte non sposterebbe comunquedi molto i termini del problema (ma con una probabilissima complicazione aggiuntiva).

    35Con ci intendo attraverso i testimoni della singola redazione, senza dover ricorrere al confronto conla tradizione delle altre redazioni: in caso contrario la questione generale sarebbe ulteriormente ingarbu-gliata, in termini assai interessanti (ma anche su tale scenario non possibile in questa sede soffermarsi).

    36Sarebbe un puro espediente nominalistico attribuire - per amore di simmetria - loperazione diconfronto fra le sezioni comuni dei testi delle diverse redazioni, e la constatazione della loro pienacorrispondenza, a una rudimentale emendatio/examinatio(che deve comunque essere una fase critica,

    e non meccanica).

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    KANTOROWICZEMAAS

    grafo (o dal prototipo37) si possa pervenire alloriginale sempre e comunque neces-sario ricorrere allemendatio/examinatio, per individuare, e correggere, gli eventualierrori. E non penso, qui, agli errori dellautore in quanto copista di s stesso (se non

    incidentalmente), ma a una fattispecie di per s non solo possibile, ma addiritturaprobabile in tutti i casi in cui si abbia a che fare con una vera successione di reda-zioni dautore (e non, sostanzialmente, con successivi distinti quanto si voglia

    momenti compositivi), ovvero di redazioni che abbiano comportato una pubbli-cazione (comunque essa si declini nelle varie epoche e situazioni socioculturali). Intale caso infatti normale che le redazioni/pubblicazioni successive siano scaturitenon gi dall autografo di lavoro (spesso un brogliaccio difcilmente utilizzabile

    per una meditata revisione) ma da una copia delledizione precedente (come ognicopia esposta agli errori di copisti, inizialmente sfuggiti alla revisione autorale, e

    facilmente conservatisi perch lattenzione dellautore era rivolta alle sezioni damodicare, almeno in misura enormemente superiore)38.Se dunque per concludere il caso particolare delle tradizioni delle redazioni

    multiple non pu condurre a un ripensamento delle strutture fondamentali della dottrinacritico-testuale, pu per essere certamente utile per suggerire approfondimenti, nonsolo operativi, ma anche di valenza teorica, relativi al processo ecdotico: se non questaloccasione per sottoporli a una minuta e organica analisi, si pu comunque senzal-tro anticipare che a fronte dellinsistenza di Kantorowicz il disinteresse maasia-no probabilmente eccessivo, offrendo loccasione di fecondi spunti di sviluppo.

    La contestata distinzione fra recensioed emendatio

    Il terzo aspetto39 strutturalmente macroscopico, giacch tocca in radice unelemento portante della critica del testo scientica moderna, e Kantorowicz, lungidal minimizzarlo, vi insiste anzi con grande decisione, e nella sostanza, ma conqualche cautela formale senza alcun timore reverenziale nei confronti della vulgatadottrinale e del suo quasi sacrale iniziatore: si tratta infatti della fondativa distinzionefra recensioed emendatio, introdotta da Lachmann.

    37Su tale elemento - a mio avviso necessario - si veda quanto ho argomentato in Montanari 2003,c2.7.-.

    38Le considerazioni che ho appena proposto sono ovvie e risapute (ancorch troppo spesso dimen-ticate o trascurate): ritengo sia comunque utile e interessante ricordare almeno come Pasquali 19522,nel cruciale II capitolo Ci fu sempre un archetipo?(13-21) giocato in buona parte sulle conseguenze datrarre dallesistenza di pi redazioni dautore), trattando degli errori comuni a tutta la tradizione delledue redazioni dellApologeticodi Tertulliano, citi con interesse (19-20, nt. 2) la soluzione proposta daMaas, che Tertulliano si sarebbe servito per la seconda redazione di un esemplare della prima nel qualeper colpa degli amanuensi si erano gi insinuati errori.

    39

    Proposto nel 6 (K7-8 =A-M12-14).

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    Kantorowicz illustra accuratamente le due fasi, e, mentre quella dellemendationon presenta problemi, opportuno soffermarsi su quella della recensio(K 6, p. 7):

    Der Meister selber scheint unter Recensio verstanden zu haben, da man von dererhaltenen berlieferung rckschliet auf den - richtigen oder verderbten - Text ihresArchetyps, d. h. des jngsten verschollenen Vorfahren;

    [A-M 13: Il Maestro stesso sembra aver inteso denire con il termine recensioloperazione consistente nel risalire dai testi conservati al testo - vero o guasto - del loroarchetipo, cio dellantenato perduto pi recente;]

    Nel suo commento Mari si diffonde nellindicare casi limite che completano ilquadro complessivo (non sempre in formulazioni del tutto condivisibili)

    (A-M13, nt. 25): In teoria la tradizione conservata pu dipendere in parte ancheda un antenato perduto pi recente dellarchetipo. La formulazione di K., sulle ormedel Lachmann, sarebbe stata pi corretta se egli avesse esplicitamente fatto riferimentoal manoscritto perduto da cui lintera tradizione conservata dipende oppure se avesseeliminato lattributo di pi recente a tale manoscritto. Naturalmente pi rafnata ladenizione di archetipo come il manoscritto da cui discendono tutti gli errori comuni, ele varianti, della tradizione conservata.

    ma un duplice sostanziale aspetto mi lascia perplesso. Anzitutto s vero cheKantorowicz non segnala esplicitamente che larchetipo lantenato perduto comu-

    ne dellintera tradizione, ma tale condizione a mio avviso evidentemente contenu-ta in modo implicito (il loro antenato perduto non pu essere inteso altrimenti).Contestualmente, non riesco a comprendere la riserva su pi recente, a mio avvisoineccepibile.

    Il successivo sviluppo di Kantorowicz invece alquanto problematico (K 6, p. 7):

    Hiernach whlt die Recensio unter den wirklich berlieferten Lesarten die verhlt-nismig wahrscheinlichste aus, d. h. die berlieferte Lesart, die mit der grtenWahrscheinlichkeit als die der Urschrift, also als richtig, anzusprechen ist;

    [A-M 13: Sulla base di questa distinzione, per mezzo della recensio leditoresceglie, tra le lezioni effettivamente tramandate, quella pi probabile in senso relativo,cio la lezione tramandata che da ritenere con ogni probabilit quella delloriginale,e dunque quella vera.]

    Non si comprende infatti immediatamente a quale aspetto lautore si riferi-sca: Mari40 intende la situazione nella quale larchetipo non pu essere ricostrui-to meccanicamente (stemmi bipartiti con varianti divergenti), situazione che per

    40A-M13, nt. 27: Si tratta di quelloperazione che P.Maas designer comeselectio.

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    KANTOROWICZEMAAS

    certi versi aveva monopolizzato lattenzione dei critici, soprattutto dallinizio delXX secolo, e suscitato la reazione di Bdier (ben nota a Kantorowicz, come si avroccasione di analizzare qui oltre). Linterpretazione di Mari senzaltro possibile

    (la linearit della complessiva argomentazione kantorowicziana risulterebbe peralquanto distorta), ma credo sia proponibile unalternativa non possono coesistereentrambe a sua volta non esente da aporie.

    Ritengo cio che nel passo in questione Kantorowicz stia rivisitando la recen-siolachmanniana alla luce della propria dottrina, forzandone una lettura in terminiprobabilistici e relativistici: fra tutte le lezioni tramandate ovvero, come si visto offerte da almeno un testimone si giungerebbe a scegliere quella pi vicina(in termini di rango?) all originale, e che quindi ha le maggiori probabilit di nonessersene distaccata (non in assoluto, quindi, ma in rapporto alle altre lezioni pi

    lontane). La dizione dellautore non sarebbe per limpida, e, soprattutto, anticipe-rebbe troppo la causa nale della determinazione della lezione dell originale, chedovrebbe esorbitare dalla recensio.

    Abbandonando unanalisi che pu rischiare di congurarsi come unaccanimentoesegetico, opportuno ritornare al percorso principale tracciato da Kantorowicz, cheattribuisce la distinzione molto netta tra le due operazioni41, attuata principalmentedai lologi classici, alle condizioni peculiari della tradizione della letteratura classi-ca antica, i cui testimoni, sopravvissuti in quantit minima, sono di norma separatidagli originali da un intervallo temporale enorme: soltanto con riferimento ad essa

    possibile, e spesso anzi necessario, distinguere dalloriginale un archetipo42

    .Kantorowicz esprime poi43 il suo stupore per il fatto che i teorici tedeschi einglesi pongano la distinzione fra recensio ed emendatio alla base dei proprisistemi44, laddove uno studioso come Havet non degna i due concetti nemmeno diuna menzione45, per concludere con diplomatica equidistanza a mio avviso soloostentata (K 6, p. 8):

    Beides geht zu weit; ein erheblicher Wert ist der Unterscheidung nicht abzuspre-chen, aber es sind auch ihre Bedenken nicht zu bersehen.

    [A-M14: Entrambi gli atteggiamenti vanno valutati come esagerati: alla distinzionein questione non da negarsi una signicativa importanza, e tuttavia anche le perples-sit che essa solleva non devono essere trascurate.]

    Lautore aggiunge infatti subito dopo:

    41K: stark abweichende Unterscheidung.42K: nur hier ist es mglich, und oft geboten, von der Urschrift einen Archetyp zu scheiden.43K8 =A-M14.44K: sie deutsche und englische Theoretiker zur Grundlage ihrer Systeme zu machen pegen.45

    K: ein Forscher wie Havet [] die beiden Begriffe nicht einmal der Erwhnung wrdigt.

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    ELIOMONTANARI

    Sie steht anderen, sehr viel fruchtbareren Unterscheidungen im Lichte. Sie fhrtleicht zu einer Anbetung der sog. berlieferung, sobald vergessen wird, da diese selbstzum groen Teil auf alter emendatio ruht, da es auch vor Lachmann Philologen gab.

    Sie lt vor allem bersehen, da das Wesen der beiden Ttigkeiten das gleiche ist: inbeiden Fllen handelt es sich um eine ununterbrochene Folge von Hypothesen ber einnicht mehr vorhandenes Gebilde, den Text des Archetyps oder der Urschrift. Sie grbtschlielich nicht tief genug: weist einen Weg, ohne vorher anzugeben, woran das Zielals wahrscheinlich erreicht kenntlich werde.

    [A-Mibid.: La distinzione tra recensioe emendatio, difatti: - mette in ombra altredistinzioni, molto pi fruttuose; - conduce facilmente ad uneccessiva valutazione dellacosiddetta tradizione, non appena si dimentichi che questa stessa si basa in buona partesulla emendatiocompiuta in tempi passati (poich anche prima di Lachmann vi eranolologi); - impedisce soprattutto di rendersi conto che la natura delle due attivit in

    fondo la stessa, in quanto si tratta in entrambi i casi di formulare una serie ininterrrottadi ipotesi relative a un prodotto non pi esistente, al testo cio dellarchetipo o a quellodelloriginale; - non scava, inne, abbastanza in profondit, in quanto mostra una stradasenza prima indicare quali sono i segni da cui poter riconoscere che la meta stataprobabilmente raggiunta.]

    La complessiva argomentazione relativa alla questione della distinzione frarecensioed emendatio ovviamente cruciale per Kantorowicz, e si avr modo disottolinearlo ripetutamente necessita di unarticolata analisi.

    Come si visto, la distinzione dichiarata possibile, e spesso anzi necessaria,

    solo per i testi dellantichit classica, ma da un lato tale dichiarazione non in alcunmodo suffragata, e tanto meno dimostrata; dallaltro si rivela totalmente inefca-ce, giacch la teoresi kantorowicziana ne prescinde radicalmente: esiste dunque unadoppia verit nella critica del testo, e nel titolo della suaEinfhrunga per lo-logi e giuristi si deve aggiungere non classici?

    In secondo luogo, Kantorowicz fa ricorso a un curioso argomento autoritativo,contrapponendo ai teorici tedeschi e inglesi (per la maggior parte lologi classici)il solo Havet (anchegli lologo classico), che si limita per a ignorare la distinzio-ne che tutti gli altri pongono alla base dei propri sistemi: quantitativamente equalitativamente (la pura omissione di Havet riguarda una distinzione che lo stessoKantorowicz ha appena denita per i testi classici spesso necessaria) il conit-to di autorit dovrebbe apparire irrilevante.

    Inne Kantorowicz esce allo scoperto, e (per suffragare una contrapposizione dicui aveva appena condannato gli opposti estremismi) diventa egli stesso lanta-gonista principale, con una martellata serie di critiche, non dimostrate, tuttavia, nsufcientemente argomentate: non dice infatti quali siano le altre distinzioni, molto

    pi fruttuose messe in ombra; non argomenta la mancanza di uno scavo abba-stanza in profondit, e soprattutto non distingue quanto ci debba essere attribui-to alla debolezza metodologica di molti critici (spesso, in concreto, incontestabile)

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    e quanto alla distinzione fondamentale stessa (ma che non indichi quali sono isegni da cui poter riconoscere che la meta stata probabilmente raggiunta tuttoda dimostrare); il proclamato impedimento sostanziale, pare, e non accidenta-

    le a rendersi conto che la natura delle due attivit in fondo la stessa solouna petizione di principio (perch mai una distinzione di specie dovrebbe offuscareuna comunanza di genere?). Ma sopratutto laccusa sin qui non commentata alasciare perplessi: ancorch impreziosita da una sulfurea stoccata (anche prima diLachmann vi erano lologi! senzaltro meritata dal lachmannismo degli stente-relli ) denunciare (a carico della distinzione fra recensioed emendatio) che unalezione tramandata, ancorch, quoad nos, ineccepibile, potrebbe re veranon essereautentica, ma di origine congetturale, getterebbe la critica del testo in un pozzosenza fondo, come dir, non molto oltre, lo stesso Kantorowicz, insieme ad altre

    considerazioni al riguardo, importanti e ineccepibili (che saranno analizzate nel lorocontesto complessivo).Tutto ci, a mio avviso, sembra quasi inverisimile in un teorico profondo, accu-

    rato e onesto come Kantorowicz, che merita senzaltro uninterpretazione in bonampartem. Nella sostanza, infatti senza far troppo conto delle parole (che pure hannoun peso) si tratta del rigetto della rigida distinzione fra recensio ed emendatio,riconosciuta come senzaltro basilare nella critica del testo scientica moderna ditradizione lachmanniana, ma comunque non condivisa da almeno un teorico, ritenu-to di tutto rispetto; tale rigetto consegue anche la congurazione teoretica di natura

    debole, non rigorosamente formalizzata, della distinzione, nonch la considerazio-ne, certamente condivisibile, di una sua frequente applicazione sciatta e sommaria(senzaltro irritante, e ci spiega il tono e la concatenazione delle espressioni kanto-rowicziane, alquanto passionali, e lontane dalla consueta rigorosa razionalit).Resta comunque ineluso il nodo del contrasto fra lasserita necessit della distinzio-ne almeno per lanalisi di una parte della tradizione dei testi classici, e la proposizio-ne di una nuova teoria generale che invece ne prescinde: sulla questione si tornercomunque qui oltre.

    Considerando la crucialit dellargomento, potr forse apparire assai strano,al limite dellincomprensibile, lapprezzamento di Maas per la teorizzazione diKantorowicz, sostanzialmente dipendente dal rigetto di una distinzione basilarenon solo, storicamente, nel generico lone lachmanniano, nel quale Maas appareevidentemene inserito, ma addirittura ribadita, e sostanzialmente rifondata, nella suanuova teoresi. Questo apparente paradosso pu essere a mio avviso ragionevolmenterisolto, con una spiegazione che consentir di gettare nuova luce sullinnovazionekantorowicziana.

    Anzitutto Maas non mostra interesse per la storia sistematica della critica deltesto scientica moderna (soprattutto se declinata in termini di ortodossia lachman-

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    ELIOMONTANARI

    niana ben altro sar, ad esempio, latteggiamento di Pasquali); inoltre, come noto,Maas, quando propone aspetti teoretici, anche rilevantissimi, che si contrappongono,spesso radicalmente, a teoresi precedenti, non si cura di segnalarlo in alcun modo,

    ritenendo ovviamente sufciente la proposizione di una soluzione alternativa.Ma, soprattutto, si deve considerare il momento di grande fermento teoretico, che

    vede messa in discussione la teorizzazione della critica del testo in cruciali aspet-ti del metodo del Lachmann diffusamente sentito come ormai insufciente: basti

    pensare a Bdier, a dom Quentin, a Greg, che si concentrano tutti nella meravigliosafucina degli anni venti del XX secolo. In tale ordine dindagine, sarebbe a mio avvi-so del tutto erroneo considerare Maas come sostanziale eccezione, come esponentecio di un lachmannismo solo riveduto e corretto, ripulito attraverso una limpidaformalizzazione. Tale visione infatti giusticata unicamente per ladesione di Maas

    ai punti nodali della critica del testo scientica moderna (inseparabile dalla tradizio-ne lachmanniana), laddove gli studiosi sopra ricordati se ne distaccano con biforca-zioni che adottano alternative pertinenti, ma se si considera la questione in terminidi sistema, loriginale novit maasiana a mio avviso incontestabile.

    Ritornando alla rigida distinzione fra recensio ed emendatio, senzaltro veroche Maas, almeno a fronte di pi radicali divaricazioni, si muove storicamente nelsolco lachmanniano, ma con la sua examinatio, e soprattutto lincuneamento di unanuova e paritetica fase critica, laselectio, crea senzaltro un sistema formalmentee sostanzialmente nuovo. Ci considerando, la posizione di Kantorowicz, che stori-

    camente inaugura questo momento di feconda innovativit teoretica, non poteva nonincontrare il favore maasiano, non tanto nei particolari dottrinali, quanto nella neces-sit di superare una tradizione ormai stanca e quasi insterilita, in nome di un rigoreteoretico esplicito e altamente formalizzato. Il quadro sar poi completo ove si consi-deri lo si vedr in seguito che, al di l di certe intemperanze verbali, Kantorowiczha assai pi di mira la distorta applicazione della distinzione fra recensioed emen-datioda parte della vulgata dei lachmannisti che non la distinzione stessa, in parteaddirittura recuperata, nella sostanza, come caso limite della propria sistemazionedottrinale, in parte superata nel quadro costituito dalla pluralit di originali, chesoprattutto gli interessa (e che invece Maas mostra di ritenere, inversamente, casolimite di debole rilevanza teoretica).

    I tre criteri probabilistici

    Lultimo aspetto46 consiste nellanticipazione, e quindi nellassunzione fra iGrundbegriffe, dei tre Mastbe der Wahrscheinlichkeit (criteri probabilistici)che saranno analiticamente esposti nei capitoli successivi a essi dedicati. Dopo un

    46

    Proposto nel 7 (K8-9 =A-M14-16).

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    circostanziato paragone fra lopera del critico testuale e quella del giudice (partico-larmente interessante per la diretta perizia del giurista Kantorowicz) lanticipazioneconsiste sostanzialmente nella classicazione dei tre criteri in due di elaborazione

    delle ipotesi47(scelta di una lezione per intrinseca bont della stessa oppure per laqualit dellesemplare nel quale la lezione stessa tramandata48), mentre il terzo un criterio di verica49delle ipotesi stesse.

    4.II. Der literaturgeschichtliche Mastab (II. Il criterio storico-letterario)

    Il secondo capitolo50si apre con la denizione generale del criterio (K 8, p. 9):

    Der l i teraturgeschicht l iche Mastab fhrt zur Bevorzugung derjeni-gen berl ieferten oder nicht berl ieferten Lesart , d ie der Spracheund der Sache nach die grte geschicht l iche Wahrscheinl ichkei t derRichtgkei t fr sich hat .

    [A-M 16: Il criterio storico-letterario conduce a preferire quellalezione t ramandata o non t ramandata che, da un punto di vistal inguist ico o rispet to al la materia di cui si t rat ta , ha i l p i elevatogrado di probabi l i t di esser vera sot to i l profi lo storico.]

    Kantorowicz insiste subito dopo sullambito di applicazione del criterio, quello

    della verit, senza alcun riguardo per l autenticit, argomentando la propria posi-zione col sottolineare la rilevante innovazione proposta: lezione, da qui in poi, non pi come, almeno implicitamente, in precedenza lezione tramandata (ovveroofferta da almeno un testimone), ma assume valore pi generale, ricomprendendoanche le lezioni non tramandate, ovvero ricostruite dalla critica congetturale, che

    per denizione non possono essere autentiche51.Lautore sottolinea poi come il criterio possa e debba essere applicato non solo in

    senso positivo, per difendere la tradizione, ma anche in senso negativo, per rigettarla52.

    47K: Hypothesenbesttigung.48K: um ihrer selbst willen oder aber um der Abschrift willen, in der sie berliefert ist.49K: Mastab der Hypothesenbesttigung.50 8-12 (K9-12 =A-M16-21).51Anche in questo caso si deve segnalare la persistente incomprensione di Mari (16, nt. 30): Autentica

    la lezione che deriva dalla tradizione, in modo diretto o indiretto. Secondo K. sarebbe la lezionedellarchetipo. Per pervenire alla lezione vera occorre esercitare la critica congetturale. Lindebitasovrapposizione della terminologia - e della dottrina - maasiana palese: particolarmente grave e fuor-viante laffermazione che, secondo Kantorowicz, quella autentica sarebbe la lezione dellarchetipo.

    52K: Natrlich kann und mu er beide Mal nicht nur positiv, die berlieferung verteidigend,

    angewandt werden, sondern auch negativ, sie verwerfend.

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    ELIOMONTANARI

    Nello sviluppo di tale aspetto, Kantorowicz perviene a individuare il carattereconserv ati vo della critica del testo: nel riconoscere la pr io rit de ll a le zi on etramandata53, con la conseguenza dunque che si deve difenderla, supponendo

    che sia vera, sino a prova contraria.Gli elementi che il critico propone a sostegno di tale impostazione sono entrambi

    assai rilevanti. Anzitutto, in caso contrario, la critica del testo cadrebbe in un pozzosenza fondo, si perderebbe in dubbi infruttuosi54, giacch nulla pu far escludereche una lezione tramandata, di per s ineccepibile, non sia invece dovuta a un anti-co lologo55, che per imperscrutabili motivi lha sostituita a quella delloriginale56.

    In secondo luogo, Kantorowicz, richiamando la comune esperienza dei lologi,rileva come, nel suo complesso, ogni tradizione riporti un numero di lezioni giustedi gran lunga maggiore rispetto a quello degli errori. Al proposito Mari rileva57che

    si tratta di una dichiarazione che appare, in effetti, pi banale che di buon senso,e dimostra diffusamente la fallacia di unargomentazione statistica che si proponedi determinare un caso singolo. Il curatore italiano ha sicuramente ragione, ma si

    pu forse aggiungere un supplemento di analisi. Largomentazione incriminata puforse essere appartenuta a un livello concettuale (malamente riutilizzato) del tuttosovrordinato alla fattispecie, relativo cio alla fondatezza stessa del criterio storico-letterario qui in esame, che pu contare, per la propria applicabilit, sulla necessa-riamente previa determinazione del quadro di riferimento, del canone, linguisticoe materiale, dellopera in questione, proprio in quanto ragionevole supporre che

    sia legittimanente ricostruibile partendo da un tessuto testuale in larghissima partecostituito da lezioni vere.A fronte della rilevanza dellintroduzione generale al criterio storico-letterario,

    gli sviluppi analitici dei due (sotto)criteri (il criterio storico-linguistico58e il crite-rio storico-sostanziale59) sono limitati a ragionevoli aspetti descrittivi. La concretainnovazione ripetto alla critica prescientica dunque sostanzialmente scarsa, maimportante una considerazione nale di Kantorowicz (K 11, p. 12):

    darum ist es undurchfhrbar, so bescheiden es auch klingt, als Ziel der Textkritiknicht die Wiederherstellung der Urschrift hinzustellen, sondern die jngstenStammvaters der berlieferung, der Stammschrift (des Archetyps).

    53K: Hierin besteht der konservative Zug der Textkritik: sie erkennt den Vorrang derbe rli efe rung an..

    54K: denn ohne es kme die Textkritik ins Bodenlose, wrde sie sich in den unfruchtbaren Zweifelverlieren.

    55K: eines alten Philologen.56Come si visto, in tale trappola era paradossalmente caduto lo stesso Kantorowicz, in una sezione

    del suo trattato che mostra altri segni di un temporaneo obnubilamento critico.57NellaPrefazione, XVIII.58Proposto nel 9 (K10-11 =A-M18).59

    Proposto nel 10 (K11 =A-M19).

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    KANTOROWICZEMAAS

    [A-M 20: Per questo motivo la critica del testo non pu porsi come obiettivo daperseguire quello di restituire, anzich loriginale, solamente lantico capostipite dellatradizione (Stammvater), cio l archetipo (Stammschrifto Archetyp), per quanto ci

    sia pi facile.]

    Tale esigenza, riecheggiata dallautore in molti altri luoghi, non trova inveroriscontro contrappositivo in alcuna affermazione teoretica nellambito del metodo delLachmann (ed anzi, al contrario, prevista dalla distinzione fra recensioed emenda-tio), ma senzaltro giusticata da una diffusa degenerazione applicativa di tale meto-do, che, in buona sostanza, si limitava alla recensio, e quindi alla sola ricostruzionedellarchetipo, ricorrendo allemendatiosolo in caso di evidente necessit, e sembran-do anzi afdarla soprattutto a successivi, e non sistematici, interventi della comunitscientica. Lesplicita presa di posizione di Kantorowicz dunque un non indifferen-

    te elemento per far comprendere e valutare appieno il suo rigetto della distinzione frarecensioed emendatio, che si era praticamente convertita in unindebita assolutiz-zazione della prima, e in una sostanziale rimozione della seconda, con conseguente

    perdita della ragion dessere della critica del testo, la ricostruzione delloriginale60.Daltra parte, tale esigenza non poteva non trovare il massimo consenso in Maas,

    che non solo dedica alle fasi che necessariamente seguono la recensioun notevolis-simo spazio, ma le sottopone anzi a una sorta di rifondazione metodologica di valoreveramente epocale.

    5. III. Der berlieferungsgeschichtliche Mastab (III. Il criterio storico dellatradizione testuale)

    Il terzo capitolo61si apre con lenuciazione generale del criterio (K 13, pp. 12-13):

    Der berl ieferungsgeschicht l iche Mastab fhrt zur Bevorzugungderjenigen Lesart , d ie ihrer berl ieferung nach die grteWahrscheinl ichkei t der Echthei t fr sich hat .

    [A-M21: Il cri terio s torico de lla tra dizione te stuale c onduce a pr efe-ri re quel la lezione che, in base al la sua t radizione, ha i l p i elevatogrado di probabi l i t di essere autent ica.]

    60A queste considerazioni lautore, nel suo consueto equilibrio, fa seguire una sorta di giusticazio-ne per la distorsione, pur efcacemente riprovata, in considerazione delle condizioni particolari dellatradizione dei pi antichi testi greci (per quanto, a mio avviso, troppo sopravvalutate), a giusticarecomunque di aver escluso, dalla propria teorizzazione, quanto relativo a siffatta tradizione.

    61

    13-24 (K12-28 =A-M21-46).

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    ELIOMONTANARI

    In simmetria con quanto si visto a proposito del precedente criterio storico-letterario, Kantorowicz specica subito lambito di applicazione del criterio stori-co della tradizione testuale, quello dell autenticit, e non direttamente della veri-

    t, anche se l autenticit comporta comunque sempre, per denizione, la verit.Lautore articola poi il criterio in due (sotto)criteri (K 13, p. 13):

    Er kann entweder, als Mastab des Ranges, nach dem Rang (der Autoritt)der einzelnen Abschrift messen, in der die zu beurteilende Lesart berliefert ist, oderer mit, als Mastab der Abstammung, nach dem Abstammungsverhltnis einerAbschrift zu allen anderen.

    [A-M21: Tale criterio si divide a sua volta in un cr i ter io gerarchico , con ilquale pu essere valutato il grado (o l autorit) della singola copia manoscritta

    nella quale la lezione oggetto di valutazione tramandata, e in un criterio delladerivazione, con il quale pu essere valutata la relazione di derivazione di una copiamanoscritta rispetto a tutte le altre.]

    Il criterio gerarchico

    La trattazione specica del Mastab des Ranges (criterio gerarchico)62illu-stra anzitutto la natura del Rang (grado) delle copie manoscritte conservate (e,se possibile, anche quelle perdute)63(K 14, p. 13):

    Der Rang bewertet sich nach dem Mangel an unechten Lesarten.

    [A-M22: Il grado si valuta sulla base dellassenza di lezioni non autentiche.]

    Lespressione alquanto concisa, e la traduzione italiana rischia di essere fuor-viante per la perentoriet di assenza, da intendere evidentemente in senso relativo(ad evitare equivoci, avrei preferito scarsit): dallo sviluppo della trattazione risultacomunque indiscutibile che il grado di un testimone tanto superiore quanto pi basso il numero delle lezioni non autentiche che presenta (in rapporto agli altri testimoni).

    Lautore si premura quindi di illustrare la cruciale determinazione delle lezio-

    ni non autentiche, che avviene in parte in base allapplicazione delle regole diderivazione64(dipendendo quindi dal successivo criterio della derivazione), in

    parte dalla evidente non verit della lezione65, ribadendo esplicitamente, per unul-teriore volta, che sebbene una lezione vera non necessariamente devessere anche

    62Proposta nel 14 (K13-15 =A-M22-25).63K: erhaltenen (wenn mglich auch die verschollenen) Abschrifen.64K: teils an der Hand der Abstammungsregeln.65

    K: teils an der offenbaren Unrichtigkeit der Lesart.

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    KANTOROWICZEMAAS

    autentica, la lezione non-vera devessere senzaltro non-autentica66.Particolarmente rilevante lautochiosa che Kantorowicz propone subito dopo

    (ibid.):

    Man wird sich mglichst an offenbare Unrichtigkeiten halten, um die Anwendungdes Mastabes nicht von feiner literaturgeschichtlicher Abschtzung abhngig zumachen,

    [A-Mibid.: Ci si dovr attenere quanto pi possibile a evidenti non-verit, per nonrendere lapplicazione del criterio in questione dipendente da una valutazione storico-letteraria troppo sottile,]

    che costituisce, a mio avviso, uninavvertito scollamento dal rigetto della distinzionefra recensioed emendatio. Anche se si sta trattando del criterio del grado, e non diquello della derivazione, Kantorowicz prevede una fase in cui, a ni metodologici,si distingue fra ricostruzione delloriginale (nella quale una valutazione storico-letteraria troppo sottile non pu essere certo esclusa e deve essere anzi senzaltro

    perseguita), e ricostruzione di un complesso di dati da utilizzare in funzione euristica(ove leccessiva sottigliezza costituirebbe una forzatura potenzialmente fuorviante):ci si muove quindi nella prospettiva sostanzialmente maasiana che ho individuatoricostruendo la fase che ho denominato praeexaminatio67.

    Nonostante le ampie e minuziose delucidazioni che seguono, Kantorowicz nonespone la funzione della determinazione del rango di un testimone sino alla conclu-

    sione, un po ex abrupto, (K, 14, p. 15):

    Die beste Hs. mu in der Regel Tex tgrundlage werden, d. h., da ihre Lesartenim Zweifel in den Text der Ausgabe aufgenommen werden.

    [A-M24-25: Il miglior manoscritto deve di regola diventare il testo-base: civuol dire che, nel dubbio, saranno le sue lezioni a dover essere accolte nel testodelledizione.]

    Lintrinseca inaccettabilit di un criterio statistico per determinare un caso singo-

    lo (e a maggior ragione un complesso di casi singoli) gi patrimonio dei teorici pi

    66K: wenn auch das Richtige nicht echt zu sein braucht, mu das Unrichtige doch unecht sein.La ripetizione del principio produce puntualmente la ripetizione dellincomprensione di Mari (22,

    nt. 34): La paradossale ed apparentemente illogica affermazione di K. deriva, per altro, sempre daHavet [...]. In pratica: la lezione recata dalla tradizione da respingere in quanto non autentica anchenon-vera, mentre quella autentica secondo la tradizione pu essere vera ma pu anche non esserlo e,in tal caso, la lezione vera dovr essere restituita per congettura. La sostanziale correzione propostada Mari (introdotta da in pratica:) errata, per i motivi che si sono gi visti: secondo Kantorowicz lalezione autentica , per ci stesso, anche vera.

    67

    Si veda Montanari 2003, c18.3.- (nonch c45.2.2).

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    ELIOMONTANARI

    avvertiti, e la pi drastica ripulsa di Maas sar vista qui oltre; ci che qui maggior-mente interessa che lo stesso Kantorowicz, immediatamente dopo, propone obie-zioni tali da revocare in serio dubbio quanto aveva appena sopra enunziato. Pur

    senza affrontare le vere questioni di fondo, lautore rileva infatti (K, ibid.):

    Ebenso wesentlich wie die Persnlichkeit des Schreibers selber ist aber fr den Rangauch die Persnlichkeit des Schreibers der Vorlage, und so immer weiter nach oben: istdie Vorlage von geringem Wert, so kann eine noch so sklavische Nachbildung ihrkeinen greren Echtheitswert verleihen. Hier fhrt der Mastab des Ranges zurckauf den der Abstammung.

    [A-M 25: Ai ni della determinazione del grado, altrettanto essenziale quanto lapersonalit del copista stesso dellapografo , per, anche la personalit del copistadellantigrafo, e cos a risalire sempre pi verso i rami alti della tradizione: se il valoredellantigrafo scadente, una sua riproduzione, per quanto particolarmente fedele, nonpu conferirgli nessun maggior quoziente di autenticit. A questo punto perci il crite-rio gerarchico deve rimandare a quello della derivazione.]

    Legittimamente generalizzando la formalmente pi limitata dizione kanto-rowicziana, il grado di un testimone (precedentemente interpretato come indicedi propensione allerrore del suo copista, e quindi della sua afdabilit) dato dallaconuenza degli errori commessi dal copista e di quelli ereditati dal modello. Nelcaso singolo da risolvere ricorrendo al grado, ovvero allindice di afdabilit del

    testimone uti singulus, tale afdabilit potrebbe in realtessere altissima, avendocommesso pochissimi errori (derivando per da antecedenti molto scorretti), oppu-re bassissima, avendo commesso moltissimi errori (derivando per da antecedentimolto corretti), con il che tutta loperazione verrebbe irrimediabilmente falsata.

    Si pu quindi senzaltro condividere la notazione di Mari (25, nt. 35): per quelloche K. per altro espone, seguendo lo sviluppo della sua argomerntazione, il criterionon sembra cos pacicamente da lui condiviso.

    Sulla questione del grado a mio avviso centrale nel rapporto fra Kantorowicze Maas ritorner comunque qui oltre.

    Il criterio della derivazione

    La trattazione specica del criterio della derivazione si distende in una sortadi premessa68e in cinque regole articolate gerarchicamente (che saranno analitica-mente esaminate qui oltre).

    La presentazione iniziale del criterio non esente da incertezze (K, 15, p. 15-16):

    68

    Proposta nei 15-16 (K15-21 =A-M25-34).

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    Die Anwendung des Ma stab s de r Abstammun g setzt voraus, da die erhalte-nen und verschollenen Abschriften ihrer Abstammung (Filiation) nach geordnet(klassiziert) werden. Dabei ergeben sich Gruppen, was hier eine Hs. mit allen von

    ihr abstammenden Abschriften bezeichnen soll. Weicht innerhalb einer Gruppe eineeinzelne Hs. ab von anderen Hss. deren Lesart sich in andren Gruppen wieder ndet,so ergibt sich der ntzliche Begriff der vereinzelten Lesart.

    [A-M25: Lapplicazione del criterio della derivazione presuppone che tanto imanoscritti conservati quanto quelli perduti vengano ordinati (o classicati) in baseal loro rapporto di derivazione (o liazione). A seguito di tale classicazione vengonoindividuati dei gruppi di manoscritti, costituiti da un esemplare e da tutte le copie cheda esso derivano. Se, allinterno di un gruppo, un unico manoscritto diverge daglialtri, e la lezione da questi ultimi tramandata si riscontra nuovamente in altri gruppi,la lezione divergente costituir una lezione singolare, la cui categoria concettuale

    presenta pure una qualche utilit pratica.]

    Anzitutto lautore non accenna allinclusivit dei gruppi, che pu distendersianche in molti livelli: uno o pi insiemi di testimoni, legittimamente individuabilicome gruppi, possono far parte di un gruppo sovrordinato, e cos via, individuandogruppi sempre pi inclusivi, e non si accenna a dove, come e perch fermarsi.

    In secondo luogo come nota giustamente Mari (25 nt. 36) la nozione di lezionesingolare (valutata come rilevante al punto di introdurla nella presentazione iniziale) limitata alla singolarit, allinterno di un gruppo, che si contrappone a una plurali-t confermata allesterno del gruppo: sulla questione ritorner comunque qui oltre.

    Va inne rilevata lesplicita considerazione dei testimoni perduti (in quanto,ovviamente, ricostruibili): lasserita piena equipollenza con i testimoni conservati(tuttaltro che scontata nella vulgata lachmanniana) non pu che aver trovato la pienaapprovazione di Maas.

    Lautore prosegue subito dopo individuando tre tipi di gruppi fondamentali per lasua teorizzazione (K, 15, p. 16):

    Man sollte weiter drei Gruppen verschiedener Ordnung unterscheiden, nmlichGes chle chte r, Kla sse n und Fam ili en, je nach dem die Sta mms chr iftder Gruppe eine der Urschriften oder eine unmit telbare Abschrift derUrschrift oder eine ihrer mit telbaren Abschriften ist .

    [A-M25-26: Nellambito delle tradizioni testuali si dovrebbero inoltre distingueretre tipi di gruppi ordinati su piani diversi, e cio le st irpi (Geschlechter), le cla ss i(Klassen) e le famiglie (Familien), secondo che il manoscritto da cui i lgruppo ha origine sia uno degl i original i , oppure sia una copia diret tadel l originale , o sia invece una del le sue copie indiret te .]

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    La classicazione limpida, ma molto concisa: non si accenna a come, in concre-to, i tre gruppi possano essere individuati, o piuttosto, potendo essere intuitiva lin-dividuazione degli originali, che cosa signichi, operativamente, copia diretta o

    copia indiretta: sulla questione si ritorner, comunque, in seguito.

    Albero genealogico e tavola genealogica

    Il successivo sviluppo69 del criterio di derivazione molto rilevante:Kantorowicz, entra, con una certa diffusione, negli aspetti particolari di attuazionedel criterio, caratterizzati talvolta da spiccate novit.

    Gi dallinizio, infatti, affrontando il complessivamente invalso ricorso allostemma e, da giurista, non pu evitare di proporre lanalogia con quelli impie-

    gati nel diritto delle successioni, cui, come si vedr, far un pi sostanzioso rife-rimento anche in seguito propone una distinzione fra Stammbaum (alberogenelogico) e Stammtafel (tavola genealogica).

    La prima fattispecie rappresenta gracamente le tradizioni ove possono esseredeterminati rapporti tutti, o quasi, di dipendenza diretta, in una serie ininterrottadi copie almeno approssimativamente completa, che si ricollega alloriginale, ocomunque a una determinata copia.

    Kantorowicz sa benissimo che si tratta di unevenienza rara, e la riferisce infattialle tradizioni consistenti in edizioni a stampa, di norma sopravvissute per intero o

    quasi, e ove la determinazione dei rapporti di dipendenza facilitata dalla sicuradatazione delle copie, normalmente allanno, o poco pi, e dai dati esterni costituitidallo stampatore e dagli elementi paratestuali (indici, note, titoli, partizioni e siste-mazioni editoriali del contenuto). La considerazione di tale complesso di dati pudunque corroborare, in modo anche decisivo, il criterio storicamente assodato cheutilizza la comunanza degli errori, comunque fondamentale nella determinazionedei rapporti genetici di dipendenza.

    Le tradizioni costituite invece da manoscritti possono essere rappresentate soloda tavole genealogiche, perch normalmente dipendenze direttesono indimostra-

    bili, o addirittura da escludere, e gli elementi organizzati nella tavola devono esserequindi collegati da un numero indeterminabile di anelli perduti. In tale caso il criteriodella comunanza degli errori assume un ruolo fondamentale, anche se pu essereguidato dallet dei testimoni (con una decisivit comunque imparagonabile a quel-la delle stampe), e con una ridotta incidenza degli elementi paratestuali.

    Kantorowicz attribuisce quindi una rilevanza basilare alla possibilit o meno dideterminare rapporti di dipendenza diretta e immediata, e si varr ripetutamente inseguito di tale distinzione, ancorch non specichi mai in che consista tale rilevanza.

    69

    Proposto nel 16 (K16-21 =A-M26-34).

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    Evidente quindi lopposizione alla teoresi di Maas, che esclude una disparittipologica tra i testimoni, e considera esplicitamente irrilevante lesistenza di anelli

    perduti che colleghino testimoni fra i quali possa essere dimostrata una relazione di

    dipendenza genetica.Ancor pi evidente la differenza fra i due teorici relativa proprio a tale dimostra-

    zione: mentre Kantorowicz si muove ancora nellimpostazione tipica del metododel Lachmann, ovvero nel paradosso per cui la determinazione dei rapporti geneticidi dipendenza elemento cruciale di tutta loperazione critica, ma al tempo stessomanca un criterio preciso e formalizzato per tale determinazione, delegata a proce-dure artigianali e di buon senso, per Maas, come noto, il perseguimento di taleformalizzazione costituisce la principale ragion dessere della sua rivisitazione dellarecensio, e della fondamentale espansione che, in un secondo tempo, proporr con

    la sua stemmatica.Si deve per notare come Kantorowicz, proprio nella trattazione in esame, sotto-valuti questa zona dombra del metodo del Lachmann, complessivamente valutatocome lintroduzione, nelloperare lologico, di un sistema industriale di tipo quasimeccanico70, non per nulla nato in Germania e subito apprezzato in Inghilterra, maosteggiato almeno parzialmente a ragione in Francia con la sana, ma anche arre-trata, difdenza dellartigiano71(ma lo studioso non pu fare a meno di aggiungere,quasi maliziosamente, che le riserve che pur valuta in parte condivisibili deglistudiosi francesi contro il metodo della critica del testo scientica moderna stanno

    in vistosa contraddizione con il fatto che gli stessi francesi, non certo per cortesiaverso i tedeschi, utilizzano per lo pi le edizioni tedesche delle opere della letteraturaclassica antica72).

    Pur senza rilevare dunque che nella fattispecie la determinazione delle rela-zioni genetiche nel metodo tedesco proprio laspetto pi debole e artigianale,Kantorowicz propone comunque una sua diversa formalizzazione complessiva,concludendo (K, 16, p. 21):

    Hier sollen zunchst die Grundstze in fnf genealogischen oderAbstammungsregeln zusammengefat werden und zwar derart, da die

    Einwendungen nicht als Ausnahmen von der Regel aufgefat zu werden brauchen,sondern als bloe Anwendungsschwierigkeiten ( 35-40).

    [A-M34: A questo punto occorre anzitutto riassumere i principi del procedimentoin ci nqu e re gol e gen ea lo gic he o rego le del la der iva zi one e ci in modoche le contraddizioni rispetto a tali regole non debbano essere considerate come ecce-

    70K: die Einfhrung eines Grobetriebs fast mechanischer Art in die Philologie.71K: mit dem gesunden, aber auch rckstndigen Mitrauen des Kunsthandwerkers.72K: und in aufflligem gegensatz zu der Tatsache stehen, da die Franzosen selber, gewi nicht

    aus Deutschfreundlichkeit, meist die deutschen Ausgaben der Klassiker benutzen.

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    zioni alle regole stesse, bens come semplici difcolt relative alla loro applicazione( 35-40).]

    La prima regola

    La prima regola73 di carattere estremamente generale (K 17, p. 21):

    Regel 1.Die Wahrscheinlichkeit der Echtheit einer Lesart sinkt mit der Zahl derZwischenhss. zwischen der sie berliefernden Abschrift und der Urschrift.

    [A-M34: Regola 1.Le probabilit che una lezione sia genuina diminuiscono conlaumentare del numero di manoscritti intermedi esistenti tra la copia che la tramandae loriginale.]

    Lautore si premura subito di illustrare le motivazioni della regola: dal momen-to che le lezioni genuine possono essere solo ereditate, e non formarsi ex novonelcorso della trasmissione74, e che la principale occasione di discostamento dal testoereditato, e quindi di sostituzione di una lezione autentica con una non autentica, lesemplazione di una nuova copia, laggiunta di un nuovo anello nellininterrot-ta catena tradizionale aumenta la probabilit che il numero delle lezioni autentichesubisca una contrazione.

    quindi a mio avviso palese che nella traduzione italiana della prima regolalaggiunta di esistenti al semplice manoscritti intermedi delloriginale tedesco

    non pu essere accettata (se, come credo inevitabile, esistenti non pu che esse-re interpretato come sopravvissuti ma nemmeno un sopravvissuti o perduti maricostruibili o comunque determinabili sarebbe comunque accettabile ). Non daltra parte evidente quale sia linterpretazione complessiva della regola secondoMari: nella Prefazione (XX) propone la parafrasi la prima regola stabilisce chetanto maggiore la distanza fra la copia in considerazione e loriginale quanto pidiminuiscono le probabilit che una lezione recata da tale copia sia genuina, malimpiego un po troppo diplomatico di distanza lascia il tutto irrisolto. Lostudioso subito dopo rileva che la validit assoluta della regola kantorowicziana

    smentita dal celeberrimo quarto capitolo, Recentiores non deteriores, della Storiadella tradizione e critica del testodi Pasquali (sembrando dunque intendere distan-za come distanza cronologica), ma costretto a rilevare altres che Kantorowicz,nel proseguire nellautochiosa della regola, afferma questa regola subentra al postodi un pregiudizio che ha avuto un ruolo funesto nella storia della lologia: il pregiu-

    73Proposta nel 17 (K21-22 =A-M34-36).74K: Denn einerseits knnen echte Lesarten nur ererbt werden, nicht im Fortgang des Abschreibens

    neu entstehen.

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    dizio cio che le tes timonianze p i ant iche s iano l e migl ior i75(affermazio-ne che costituisce il diretto antenato della posizione pasqualiana, per altro esplicita-mente ammesso dallo stesso Pasquali)76.

    La questione complicata dagli sviluppi dellautochiosa di Kantorowicz, che daun lato si vale dellesempio dello stemma di una tradizione a stampa (con testimonitutti sicuramente datati allanno o quasi) di unopera, precedentemente considerato,da cui risulta che testimoni anche considerevolmente pi recenti sono in realt ben

    pi vicini al capostitipite di quanto siano numerosi altri pi antichi; dallaltro che,in caso di dubbio circa lesatta individuazione dei rapporti di derivazione77, sarinvero consentito supporre che il manoscritto temporalmente pi antico sia ancheil parente pi prossimo delloriginale78, con la conseguenza che tra pi lezioniche appaiono essere ugualmente vere, si debba preferire quella del manoscritto pi

    antico79. Mari (p. 35, nt. 50) segnala la contraddizione col precedentemente esami-nato criterio del grado, che sembra ritenere pi idoneo80, senza considerare che,proprio in virt della prima regola, dalla presunzione che il manoscritto temporal-mente pi antico sia anche il parente pi prossimo delloriginale deve conseguire,

    per il manoscritto pi antico, un grado superiore. La contraddizione o, piuttosto,loccasione perduta di Kantorowicz consiste invece, a mio avviso, nel mancatocollegamento fra questo sviluppo della prima regola e il criterio del grado: quisi tratta di una situazione di incertezza (circa lesatta individuazione dei rapportidi derivazione) da risolvere ricorrendo a una supposizione; il criterio del grado

    (quale sia il valore che gli si voglia riconoscere) invece presentato come sempredeterminabile (almeno in linea di massima, come si visto), e un incrocio conrma-tivo dei due criteri avrebbe potuto condurre a un terreno molto pi solido.

    Ritornando alla questione iniziale, ben vero che, da quanto si appena visto,Kantorowicz, in positivo o in negativo, si riferisce a testimoni intermedi esistenti eda ci sar stata originata la traduzione italiana ma ci non signica che in tal modovada intesa la prima regola. Lautore intende infatti enunciare un principio generalee assoluto per altro del tutto condivisibile , che riguarda il numero dei testimoniintermedi esistiti, ovvero che si sono storicamente dati, e non casualmente esisten-

    75K: Diese Regel tritt an die Stelle eines Vorurteils, das in der Geschichte der Philologie eineverhngnisvolle Rolle gespielt hat: des Vor ur te il s de s ho he n Al te rs .

    76Si veda Pasquali, 19522, 46 nt. 1. Lo studioso, ibid. e nt. 4, riprende anche, esplicitamente, laconsiderazione kantorowicziana ( 17,K 22 =A-M35) sullassoluta recenziorit delle moderne colla-zioni dei manoscritti prodotte dai lologi a ne ecdotico, tendenzialmente del tutto fedeli al loro model-lo: sulla questione si veda quanto ho argomentato in Montanari 2003, c3.10.2.

    77K: ber die Abstammungsverhltnisse.78K: wird man freilich annehmen drfen, da die zeitlich lteste Hs. auch die der Urschrift nchst-

    verwandte ist.79K: da man unter gleich richtig scheinenden Lesarten die der lteren Hs. bevorzugt.80

    Cf. la gi citataPrefazione, XX.

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    ti, ovvero sopravvissuti o comunque determinabili, ed del tutto irrilevante che dinorma tale numero sia per noi inattingibile, e quindi concretamente inutilizzabile81.

    La vera funzione della prima regola come per altro lo stesso autore enuncia in

    modo sufcientemente esplicito da un lato di sostituire linvalso (ma inaccettabi-le) criterio dellantichit dei testimoni, dallaltro di costituire la necessaria premessa

    per la proposizione di due rilevanti conseguenze.

    Le due conseguenze della prima regola

    Le due conseguenze della prima regola82ne costituiscono quindi unorganica (econcretamente necessaria) espansione. La prima conseguenza (parimenti quindi dicarattere generale) (K 18, p. 22):

    Der Rang von Abschriften der gleichen Gruppe ist hchstens derRang der Gruppen-Stammschrift .

    [A-M 36: Il grado delle copie appartenenti allo stesso gruppo almassimo i l grado del l archet ipo del gruppo.]

    Mari (36, nt. 52) annota: Si tratta, in realt, dellantigrafo perduto del gruppoo di un subarchetipo. Abbiamo reso con archetipo anche il termine Stammschriftattesa lequivalenza fra tale termine eArchetyp, dichiarata da K. nel 11. Lo scru-

    polo ancorch relativo a un termine altamente sensibile come archetipo amio avviso eccessivo: nelluso corrente, gi da molti decenni, archetipo valevasemplicemente modello, perduto o anche conservato, di pi copie, o anche di unasola, e la specicazione era, eventualmente, per mezzo di indicazioni aggiuntive(archetipo del codicex; archetipo della famigliay; archetipo del ramoz; arche-tipo della [intera] tradizione). Pi delicata la questione dellinterpretazione diMari che si tratti di un antigrafo perduto, ma credo dipenda da uneccessivamenteacuta anticipazione dellanalogia che sar vista immediatamente qui sotto (ove gliarchetipi dellestirpessono morti).

    Il giurista Kantorowicz non pu, in conclusione della trattazione di questa primaconseguenza, non ricordare (ancorch in corpo minore) il parallelo dellanalogadisposizione del diritto ereditario romano di contro quella del pi antico diritto tede-sco (K, ibid.):

    81Non a caso, per fornire un idoneo esempio esplicativo, Kantorowicz si vale di una tradizione dicopie a stampa, di una fattispecie cio di cui precedentemente ha assunto leccezionale condizione ditotale sopravvivenza di tutti i testimoni, o dellagevole individuazione dei pochissimi eventualmentenon sopravvissuti: solo sotto tale premessa lesempio infatti proponibile.

    82

    Proposte nei 18-20 (K21-22 =A-M36-41).

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    ob alleinerbende Geschwisterkinder gem der gemtvollen, aber naivenAuffassung des lteren deutschen Rechts nach capita erben sollten, oder nach derrationellen des rmischen ohne Rcksicht auf ihre Zahl nach stirpes [].

    [A-M36-37: se i gli di pi fratelli premorti al de cuius, rimasti unici eredi per lamorte dei rispettivi genitori, dovessero ereditareper capita, a norma della concezione,sensibile ma ingenua, del pi antico diritto tedesco, oppure, secondo la concezione razio-nale del diritto romano,per stirpes, senza avere riguardo al numero degli eredi [].]

    La seconda conseguenza (sempre di carattere generale) (K 19, p. 23):

    Belanglos fr die Textkri t ik sind al le bloen Abschriften, insoweitsie mit telbar oder unmit telbar von erhal tenen Abschriften stammen.

    [A-M 37: Prive di importanza per la crit ica del testo sono tutte lemere copie, in quanto esse derivino, indiret tamente o diret tamente, dacopie anchesse conservate.]

    Lautore non solo motiva la sua affermazione con lovvia considerazione chele copie derivate non possono contenere altre lezioni genuine rispetto a quellegi recate dalle copie da cui derivano83, ma giustica anche la radicale valutazioneprive di importanza per la critica del testo con: la ricerca di altre lezioni vere,magari ritrovate attraverso felici congetture, sarebbe, allo stato attuale della lolo-gia, un segno di povert per la lologia stessa, n il pi delle volte ne varrebbe la

    pena84. Tale assoluta radicalit che evidentemente discende dalla preclusione, peri motivi gi esaminati, a ricorrere alla formulazione, questa s ineccepibile, prive diimportanza per la recensio difcilmente potrebbe essere sottoscritta, se non fossemitigata, in conclusione di paragrafo, da un complesso di eccezioni che in parte sotti-lizzano sui termini85, ma in parte costituiscono una vera palinodia: oppure quando lacopia stata dotata di congetture da parte di uno di quegli studiosi Italici, in genere

    provvisti di una particolare sensibilit linguistica, rimasta ad oggi ineguagliata86(dainterpretare comunque in modo pi generale).

    83K: Denn an echten Lesarten knnen jene keine anderen enthalten als diese.84K: und sie nach weiteren, durch glckliche Vermutung gefundenen richt ige n Lesarten abzusu-

    chen, wre beim heutigen Stande der Philologie ein Armutszeugnis fr diese und meist nicht der Mhewert.

    85Le mere copie possono essere di utilit sia pure indiretta per la lologia in quanto chiarisconole leggi psicologiche e tecniche relative allattivit di trascrizione, oppure in quanto si tratti di copienon-mere, qualora abbiano recepito unapparato di collazioni di altri testimoni perduti, oppure inquanto il modello sopravvissuto sia divenuto in seguito parzialmente manchevole o illeggibile.

    86K: oder wenn die Abschrift durch einen jener Itali von unerreicht gebliebenem Sprachgefhl

    mit Conjecturen ausgestattet worden ist.

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    Per quanto inne riguarda la conclusione di questa seconda conseguenza, ovve-ro da copie anchesse conservate, Kantorowicz deve aver escluso leliminazionedelle copie di esemplari perduti, ma ricostruiti, per evitare di cadere in un circo-

    lo vizioso leliminazione, in quanto prive di importanza di copie fondamentaliinvece per la ricostruzione del loro modello , timore che non ha trattenuto Maasdallaffermare, in un segmento corrispondente ( 4):

    Er wird nun einleuchten, da ein Zeuge wertlos ist (d. h. als Ze uge wertlos), wenner ausschlielich von einer erhaltenen oder einer ohne seine Hilfe rekonstruierbarenVorlage abhngt. Gelingt es hinsichtlich eines Zeugen dies nachzuweisen, so mu derZeuge ausgeschaltet werden (eliminatio codicum descriptorum).

    [(CdT): Riuscir ora chiaro che un testimonio senza valore (sintende senza valo-

    re come testimonio), se esso dipende esclusivamente da un esemplare conservato, oricostruibile senza laiuto del testimonio stesso. Se si riesce a dimostrare ci riguardo aun testimonio, questo deve essere messo da parte (eliminatio codicum descriptorum).]

    Laffermazione maasiana chiara nel tenore generale, ovvero nella necessit dieliminare le copie anchedei testimoni perduti ma ricostruibili, ancorch a determi-nate condizioni: ho gi illustrato quali siano tali condizioni87, e sto attendendo inaltra sede a un approfondimento della questione, anche a seguito di successivi inter-venti di altri studiosi (la sostanza di questo essenziale nodo della teoresi maasiana comunque a mio avviso gi assodata).

    In ordine alla relazione fra Kantorowicz e Maas, credo poi che questo sia ilsegmento ove pi si avverte quasi una ripresa: il maasiano wertlos ha tutto laspet-to di un miglioramento del kantorowicziano belanglos, come pure la riserva d.h. als Zeuge wertlos appare una necessaria ed elegante puntualizzazione dellecces-sivo Belanglosfr die Textkritiksind alle bloenAbschriften, che lautore si vedeinfatti costretto lo si visto qui sopra a illustrare analiticamente.

    In questo quadro, la ripresa correttiva pi rilevante , ovviamente, lespli-cita considerazione delleliminazione delle copie anche dei testimoni perduti ericostruibili, che comunque anche Kantorowicz prevedeva in sede applicativa.

    Lautore insiste poi a rilevare che la seconda conseguenza non una variataduplicazione della prima, non riguardando il grado, ma addirittura, in radice, latestimonialit stessa, al punto di non esitare ad aggiungere (ancorch in corpo mino-re) unaffermazione a prima vista sorprendente (K 19, p. 24):

    Gelingt es der Recensio, die Abhngigkeit der berlieferung von einem Archetypzu beweisen und dessen Text festzustellen, so kann die Emendatio sich auf ihnbeschrnken und alle anderen Lesarten als Luft behandeln: darin liegt das Verlockendedes Lachmannschen Verfahrens.

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    Montanari 2003, c5.4-5.

  • 7/24/2019 E. Montanari - Kantorowicz e Maas

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    KANTOROWICZEMAAS

    [A-M39: Qualora la recensioriesca a dimostrare la dipendenza della tradizione daun archetipo e a stabilire il testo di questultimo, lemendatiopu dedicarsi esclusiva-mente ad esso, trascurando siccome irrilevanti tutte le altre lezioni: questo laspetto

    pi stimolante del procedimento del Lachmann.]

    Sulla questione lautore ritorner in seguito, e in tale sede sar analizzata piapprofonditamente; si pu comunque anticipare che Maas avr, ovviamente, consen-tito del tutto al tenore generale dellaffermazione di Kantorowicz, essendo, appuntoin generale, quasi irrilevante la radicale differenza che li separava, il ribaltamentocio della valutazione di normalit o di eccezionalit del principio enunciato.

    La seconda regola

    La seconda regola88, anchessa di carattere generale, riguarda per un ambito dia