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Anno VI - Numero 91 - Mercoledì 19 aprile 2017 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 L'OMBRA DEI BROGLI SUL REFERENDUM Cose da turchi DI Giorgi a pag. 6 Economia Un’altra stangata per rimediare soldi Zappa a pag. 3 Politica Tutti contro tutti: così è ridotto il Pd Vignola a pag. 2 Attualità Gramazio ancora dentro, ma non molla a pag. 7 I ronia amara quella che in queste ore corre sul web. E verrebbe anche da ridere, se non ci fosse da piangere, davanti a battute come questa: in Italia adesso per ammazzarsi non bisogna più buttarsi da un ponte, ma… basta passarci sotto. Ieri, infatti, in pochi mesi è crollato il terzo ca- valcavia di una grande arteria. Stavolta è suc- cesso a Fossano, in provincia di Cuneo, dove a venir giù è stato il cavalcavia della tangenziale cittadina, proprio mentre là sotto era ferma una utilitaria dei carabinieri, rimasta letteralmente schiacciata. I due militari erano appena scesi dalla vettura per un controllo di routine e, quando hanno sentito i primi scricchiolii pro- venire dal ponte, hanno capito che era meglio allontanarsi in fretta. E hanno fatto appena in tempo. Altrimenti saremmo qui a piangere altre vite umane, come già accaduto con la tra- gedia sull’autostrada nelle Marche. Perché la fortuna ha voluto che in quel momento neppure altre auto passassero lì sotto. Si sbriciola questa Italia dei lavori pubblici evi- dentemente fatti male, ma soprattutto di una manutenzione ordinaria che non c’è più. Perché le risorse non ci sono più, oppure vengono gestite male, e distribuite ancora peggio. E’ un’Italia che cade a pezzi, dove non sono solo ospedali, scuole e ferrovie a non funzionare, ma ora ci si mettono anche le strade. Quelle che percorriamo ogni giorno, quello che in qualche modo dovrebbero segnare anche la nostra, di strada. Sarà anche questo un segno del lento (ma mica poi tanto, visto che qua si corre a tutta velocità verso il baratro) ma ine- sorabile declino. E sembra pure un simbolo: non abbiamo più strade da percorrere, il nostro futuro ha le gambe corte e i cavalcavia fragili. Adesso il ministro Delrio, renziano di ferro (sarebbe meglio trovarli di cemento armato, questi uomini di governo) manderà i soliti ispettori. Che relazioneranno, chissà quando, chissà come, chissà… Già, chi lo sa? Pare la storia di qualche anno fa, quando a Pompei cadeva un pezzetto di mosaico ed era colpa del ministro berlusconiano. Poi Pompei è con- tinuata a venir giù che neanche dopo l’eruzione del Vesuvio, ma non è stata più colpa di nessuno. Figuriamoci con i cavalcavia e con un governo Gentiloni-Renzi che riesce a trovare miliardi in una notte per salvare le banche degli amici (cioè dei compagni) e neanche un centesimo bucato per far stare in piedi un ca- valcavia. Igor Traboni L’Italia crolla. Anche quella dei cavalcavia TRAGEDIA SFIORATA A FOSSANO: È L’ENNESIMO CASO IN POCHI MESI di Gianni Alemanno M a vogliamo smetterla di prenderci in giro? Ogni mese che pas- sa, anno dopo anno, ci viene promesso che il flusso migratorio sarà fer- mato, che diminuirà la folla di per- sone che s’imbarca nel Mediter- raneo, o che sarà rimpatriata dopo aver accertato che non si tratta di rifugiati politici ma di semplici clandestini economici. Ma non è vero, sono solo pie intenzioni o pure e semplici menzogne. Le navi delle Ong (organizzazioni non governative) fanno a gara per andare a prendere i migranti sotto le coste libiche, come hanno di- mostrato i tracciati dei Gps delle loro imbarcazioni. Nei primi mesi del 2017 il numero di clandestini approdati sulle nostre coste è cre- sciuto del 30% rispetto al corri- spondente periodo del 2016. Il Governo ha previsto nel prossimo Dpf 4,6 miliardi per una accoglien- za che serve solo ad ingrassare tutto un sottobosco di associazioni e cooperative rosse e bianche, senza produrre nessuna forma d’in- tegrazione sostenibile. Anche le finalità umanitarie delle operazioni di soccorso in mare sono state smascherate dall’impietosa realtà dei numeri: da quando sono co- minciate queste operazioni il nu- mero dei morti e dispersi è au- mentato esponenzialmente, come effetto dell’illusione di un facile approdo nelle braccia degli ita- liani. Infine, l’ultima notizia è che solo durante il periodo pasquale sono stati portati in Italia ben 8.500 disperati provenienti dal Mediter- raneo. Vogliamo continuare così? E ancora per quanto tempo? Dove vogliamo arrivare in un Paese come il nostro, devastato dalle manovre finanziarie imposte dall’Europa, senza lavoro per i propri figli, privo di risorse per un welfare ormai appannaggio esclusivo dei nuovi venuti, che sprofonda in un’insicurezza e in un degrado, su cui pesa oggetti- vamente l’enorme massa di dispe- rati che vagano nelle nostre città? Non ci venite a raccontare che non c’è niente da fare, che l’immigra- zione è un segno inevitabile dei nostri tempi, che non si è bravi cristiani se non si asseconda gioiosi tutto questo. Quando i tedeschi, i turchi e gli ungheresi hanno voluto sbarrare la strada dell’immigra- zione che attraversava la penisola balcanica, ci sono riusciti in pochi mesi. Nessuno vuole impedire l’im- migrazione fisiologica e regolare, ma l’invasione che stiamo subendo può e deve essere fermata. Come? Come si è sempre fatto in queste circostanze: con un blocco navale a largo delle coste libiche e nordafricane. Un blocco navale che fermi i barconi appena salpati in mare, che arresti gli scafisti e che con personale specializzato riporti quelle navi da dove sono venute. Quanto durerebbe l’esodo di fronte a misure come queste? Una settimana, un mese, forse poco di più. Il trasporto degli immigrati è un business di cui si arricchi- scono i nuovi mercanti di schiavi (spesso collegati a organizzazioni fondamentaliste) e i professionisti dell’accoglienza: quando questo traffico si fa troppo difficile e pe- ricoloso non è più interessante per chi vuole fare affari. Ultima domanda: l’Italia è in grado di organizzare un’operazione di que- sto tipo? Sì, sarebbe sicuramente meno costosa dei salvataggi in mare e dell’accoglienza cominciata con “Mare Nostrum”. Potrebbe essere l’unico modo per costringere chi governa le zone d’imbarco, ad ac- cettare un piano di cooperazione internazionale che organizzi l’ac- coglienza e gli hotspot nei luoghi di partenza dell’immigrazione. Infine, nel nuovo scenario internazionale che si è aperto con il deprecabile interventismo di Trump e la reattività della Federazione Russa, non sa- rebbe impossibile trovare alleati per un’autentica operazione di “po- lizia internazionale” come questa. Tutto il resto, tutte le mezze misure, tutti gli espedienti fino ad ora in- ventati, sono totalmente inutili. Ogni mese che passa la situazione sarà sempre più difficile e una svolta ra- dicale più dolorosa e drammatica. Accusateci di quello che volete, di- teci populisti, demagoghi e uomini senza cuore, ma l’Italia ha un bisogno disperato di organizzare questo blocco navale. Noi non ci stanche- remo di urlarlo. ECCO QUELLO CHE SERVE CONTRO L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA BLOCCO NAVALE È necessario fermare i barconi al largo delle coste libiche, prima dell’invasione

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Page 1: ECCO QUELLO CHE SERVE CONTRO L …edicoladigitale.ilgiornaleditalia.org/giornaleditalia/...di organizzare un operazione di que-sto tipo? Sì, sarebbe sicuramente meno costosa dei salvataggi

Anno VI - Numero 91 - Mercoledì 19 aprile 2017 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40

L'OMBRA DEI BROGLI SUL REFERENDUM

Coseda turchiDI Giorgi a pag. 6

Economia

Un’altra stangataper rimediare soldi

Zappa a pag. 3

Politica

Tutti contro tutti:così è ridotto il Pd

Vignola a pag. 2

Attualità

Gramazio ancoradentro, ma non molla

a pag. 7

I ronia amara quella che in queste ore corresul web. E verrebbe anche da ridere, senon ci fosse da piangere, davanti a battute

come questa: in Italia adesso per ammazzarsinon bisogna più buttarsi da un ponte, ma…basta passarci sotto. Ieri, infatti, in pochi mesi è crollato il terzo ca-valcavia di una grande arteria. Stavolta è suc-cesso a Fossano, in provincia di Cuneo, dovea venir giù è stato il cavalcavia della tangenzialecittadina, proprio mentre là sotto era fermauna utilitaria dei carabinieri, rimasta letteralmenteschiacciata. I due militari erano appena scesidalla vettura per un controllo di routine e,quando hanno sentito i primi scricchiolii pro-venire dal ponte, hanno capito che era meglioallontanarsi in fretta. E hanno fatto appena intempo. Altrimenti saremmo qui a piangerealtre vite umane, come già accaduto con la tra-gedia sull’autostrada nelle Marche. Perché lafortuna ha voluto che in quel momento neppurealtre auto passassero lì sotto.

Si sbriciola questa Italia dei lavori pubblici evi-dentemente fatti male, ma soprattutto di unamanutenzione ordinaria che non c’è più. Perchéle risorse non ci sono più, oppure vengonogestite male, e distribuite ancora peggio.E’ un’Italia che cade a pezzi, dove non sonosolo ospedali, scuole e ferrovie a non funzionare,ma ora ci si mettono anche le strade. Quelleche percorriamo ogni giorno, quello che inqualche modo dovrebbero segnare anche la

nostra, di strada. Sarà anche questo un segnodel lento (ma mica poi tanto, visto che qua sicorre a tutta velocità verso il baratro) ma ine-sorabile declino. E sembra pure un simbolo:non abbiamo più strade da percorrere, il nostrofuturo ha le gambe corte e i cavalcavia fragili.Adesso il ministro Delrio, renziano di ferro(sarebbe meglio trovarli di cemento armato,questi uomini di governo) manderà i solitiispettori. Che relazioneranno, chissà quando,chissà come, chissà… Già, chi lo sa? Pare lastoria di qualche anno fa, quando a Pompei

cadeva un pezzetto di mosaico ed era colpadel ministro berlusconiano. Poi Pompei è con-tinuata a venir giù che neanche dopo l’eruzionedel Vesuvio, ma non è stata più colpa dinessuno. Figuriamoci con i cavalcavia e conun governo Gentiloni-Renzi che riesce a trovaremiliardi in una notte per salvare le banchedegli amici (cioè dei compagni) e neanche uncentesimo bucato per far stare in piedi un ca-valcavia. Igor Traboni

L’Italia crolla. Anche quella dei cavalcaviaTRAGEDIA SFIORATA A FOSSANO: È L’ENNESIMO CASO IN POCHI MESI

di Gianni Alemanno

Ma vogliamo smetterladi prenderci in giro?Ogni mese che pas-sa, anno dopo anno,ci viene promesso

che il flusso migratorio sarà fer-mato, che diminuirà la folla di per-sone che s’imbarca nel Mediter-raneo, o che sarà rimpatriata dopoaver accertato che non si tratta dirifugiati politici ma di sempliciclandestini economici. Ma non èvero, sono solo pie intenzioni opure e semplici menzogne. Le navi delle Ong (organizzazioninon governative) fanno a gara perandare a prendere i migranti sottole coste libiche, come hanno di-mostrato i tracciati dei Gps delleloro imbarcazioni. Nei primi mesidel 2017 il numero di clandestiniapprodati sulle nostre coste è cre-sciuto del 30% rispetto al corri-spondente periodo del 2016. IlGoverno ha previsto nel prossimoDpf 4,6 miliardi per una accoglien-za che serve solo ad ingrassaretutto un sottobosco di associazionie cooperative rosse e bianche,senza produrre nessuna forma d’in-tegrazione sostenibile. Anche lefinalità umanitarie delle operazionidi soccorso in mare sono statesmascherate dall’impietosa realtàdei numeri: da quando sono co-minciate queste operazioni il nu-mero dei morti e dispersi è au-mentato esponenzialmente, comeeffetto dell’illusione di un facileapprodo nelle braccia degli ita-liani. Infine, l’ultima notizia è chesolo durante il periodo pasqualesono stati portati in Italia ben 8.500disperati provenienti dal Mediter-raneo. Vogliamo continuare così? E ancoraper quanto tempo? Dove vogliamoarrivare in un Paese come il nostro,devastato dalle manovre finanziarieimposte dall’Europa, senza lavoro

per i propri figli, privo di risorseper un welfare ormai appannaggioesclusivo dei nuovi venuti, chesprofonda in un’insicurezza e inun degrado, su cui pesa oggetti-vamente l’enorme massa di dispe-rati che vagano nelle nostre città?Non ci venite a raccontare che nonc’è niente da fare, che l’immigra-zione è un segno inevitabile deinostri tempi, che non si è bravicristiani se non si asseconda gioiositutto questo. Quando i tedeschi, iturchi e gli ungheresi hanno volutosbarrare la strada dell’immigra-zione che attraversava la penisolabalcanica, ci sono riusciti in pochimesi. Nessuno vuole impedire l’im-

migrazione fisiologica e regolare,ma l’invasione che stiamo subendopuò e deve essere fermata. Come? Come si è sempre fatto inqueste circostanze: con un blocconavale a largo delle coste libichee nordafricane. Un blocco navaleche fermi i barconi appena salpatiin mare, che arresti gli scafisti eche con personale specializzatoriporti quelle navi da dove sonovenute. Quanto durerebbe l’esododi fronte a misure come queste?Una settimana, un mese, forse pocodi più. Il trasporto degli immigratiè un business di cui si arricchi-scono i nuovi mercanti di schiavi(spesso collegati a organizzazioni

fondamentaliste) e i professionistidell’accoglienza: quando questotraffico si fa troppo difficile e pe-ricoloso non è più interessanteper chi vuole fare affari. Ultima domanda: l’Italia è in gradodi organizzare un’operazione di que-sto tipo? Sì, sarebbe sicuramentemeno costosa dei salvataggi in maree dell’accoglienza cominciata con“Mare Nostrum”. Potrebbe esserel’unico modo per costringere chigoverna le zone d’imbarco, ad ac-cettare un piano di cooperazioneinternazionale che organizzi l’ac-coglienza e gli hotspot nei luoghidi partenza dell’immigrazione. Infine,nel nuovo scenario internazionale

che si è aperto con il deprecabileinterventismo di Trump e la reattivitàdella Federazione Russa, non sa-rebbe impossibile trovare alleatiper un’autentica operazione di “po-lizia internazionale” come questa.Tutto il resto, tutte le mezze misure,tutti gli espedienti fino ad ora in-ventati, sono totalmente inutili. Ognimese che passa la situazione saràsempre più difficile e una svolta ra-dicale più dolorosa e drammatica.Accusateci di quello che volete, di-teci populisti, demagoghi e uominisenza cuore, ma l’Italia ha un bisognodisperato di organizzare questoblocco navale. Noi non ci stanche-remo di urlarlo.

ECCO QUELLO CHE SERVE CONTRO L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

BLOCCO NAVALEÈ necessario fermare i barconi al largo delle coste libiche, prima dell’invasione

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Aiutiamo i profughi… a casavostra. Uno strano ma pur-troppo realistico slogan,

che non si ascolta ma di cui sinotano gli effetti in giro per l’Italia.E se la Chiesa, spesso e volentierianche attraverso la Cei, attaccaa spron battuto sulla necessitàdi accogliere non già i profughi,ma tutti quelli che bussano alleporte del Paese, è normale chepoi ci sia una qualche reazione.Come quella di Matteo Salvini:

"Qualcuno fa notare che il Vaticanonon pullula per l'accoglienza deiprofughi", ha ricordato il segre-tario della Lega Nord intervenendoai microfoni di Radio Padania. Eancora, sul tema dell'immigra-zione, afferma: "Siamo l'unicoPaese che finanzia l'invasione".Salvini sottolinea che "diecimilasbarchi nell'arco di poche oresono una cosa epocale che ri-chiede un'immediata reazione.Pare che in Libia che ne siano

altri 800mila, per finanziare lecooperative e gli albergatori".Dopo il tema-migranti, Salvini passaalla politica. Prima ne ha per ilM5s, definito "molto fumo e pocoarrosto". Dunque la stoccata controMatteo Renzi, reduce dalla mara-tona a Prato: "Ha corso e ha dettoche ha perso dieci chili? Glienefarei perdere io altri dieci", affermasornione. Poi, ancora una battutasulla campagna pro-agnelli di SilvioBerlusconi, bocciata sonoramente:

"Che montagna di ipocrisia - affermaSalvini -. Anche perché ci sonomigliaia di posti di lavoro in ballo".Comunque sia, aggiunge, "a chimaltratta gli animali darei le penepiù severe". Ma con Forza Italiasembra poter tornare il sereno,anche se non ha mancato di sot-tolineare, sempre via radio a Ungiorno da pecora, alcuni "nodininon da poco come il rapporto conla Turchia, Berlusconi è amico per-sonale di Erdogan ma non si può

volere la Turchia in Ue". Quantoall'idea del referendum per usciredall'euro, Salvini spiega: "È una"belinata" grillina, il referendumnon si può fare. Io però ritengoche l'Italia debba controllare la suamoneta e se la Lega vince le elezioniquesta è la via". R. V.

Mercoledì 19 aprile 2017ATTUALITA’ 82

di Robert Vignola

Pd centrista? Più baricen-trista. Nel senso che lavera vocazione che sta sco-prendo, nel suo complessodi correnti e aspiranti ti-

monieri, il Partito Democratico èquella di mettersi in mezzo alla scenapolitica e aspettare. Una politica nonpiù dei due forni, di democristianamemoria, ma forse persino di tre. Esagerazioni? Basta unire i puntini,come nei giochi di enigmistica. Primoindizio: Paolo Gentiloni, uno che nonbrilla certo di iniziativa per risollevarele sorti del Paese, sa invece come

blindare le sorti del suo governo. In-fatti ieri ha incontrato a Palazzo Chigii capigruppo di Mdp Maria CeciliaGuerra e Francesco Laforgia. Evi-dente che consentirà agli scissionistidel Pd di dire la loro in tema di Def,magari contrattando qualche “dirittocivile” da riconoscere. Nel frattempo, a pendere sempredalla stessa parte (chi sta a sinistradel Pd) è Andrea Orlando, ministrodella Giustizia e in corsa per le pri-marie. “Renzi, con la sua ossessionedi tornare a Palazzo Chigi, rischia diessere un ostacolo per la ricompo-sizione del centrosinistra”, è unafrase chiave che ha voluto rilasciare

ieri davanti a taccuini e microfoni.“Dobbiamo batterci perché il Pd nondiventi il partito di una persona sol-tanto”, ha detto intervenendo a Pa-lermo nel corso di un’iniziativa pub-blica. Intervistato da Rainews sul ri-schio flop della consultazione, ha re-plicato: “La campagna per le primarieè stata troppo sotto traccia e questoè un errore. Se andranno a votaremeno elettori dell’altra volta per ilPd è un segno negativo. Per attirarel’ attenzione potremmo fare più con-fronti tv ma per ora non è possibileper indisponibilità di Renzi”. Orlandoha quindi parlato del suo progettopolitico: “Dovevamo essere il partito

del nuovo millen-nio”, ha detto, “sia-mo diventati il par-tito che replica pra-tiche della demo-crazia prefascista,siamo diventati ilpartito dei notabili”.Sempre parlando aRainews, Orlandoha anche detto diessere contrario allelarghe intese. Che invece restanola stella polare, sot-to sotto, di Renziche non a caso ha“raccomandato”Calenda come lea-der del centrode-stra che gli è piùvicino. E non biso-gna dimenticare

che chi vince le primarie obbligagli altri a seguirlo sulle sue posi-zioni. Ma magari potendo averequalche galoppino autorizzato atrattare non solo con la sinistra, mapersino con altri attori “insospet-tabili” dello scenario politico attuale.A chi è il riferimento? A MicheleEmiliano, che anche ieri non ha ri-nunciato all’ennesima dichiarazioned’amore verso Grillo e i suoi scu-dieri. “Questa è l'unica mozioneche può vincere le elezioni, chepuò competere per il bene con ilMovimento 5 Stelle e non nella dif-

ficoltà di utilizzare congiuntivo. Noisiamo un partito fatto di personeche hanno avuto difficoltà a parlareitaliano. Ecco perché rispettiamo inostri avversari”, l’enunciazione diEmiliano. Insomma la parola d’ordine, sottol’ombrello del Pd, è che si parla contutti. Tranne con chi fa della nazionesovrana la propria battaglia. Col pro-porzionale che proietta la sua ombrasulle prossime urne, la discriminantesarà evidentemente questa. Affinchétutto cambi, m resti gattopardesca-mente uguale.

Il Pd e la politica dei tre forniGentiloni e Orlando dialogano a sinistra, Renzi raccomanda Calenda al centrodestraE c’è pure chi non perde occasione di strizzare l’occhio al Movimento Cinque Stelle

GRANDI MANOVRE IN VISTA DELLE URNE

La battaglia per una Rai piùimparziale continua. E si in-treccia con quella per i la-

voratori dell’azienda pubblica,come ricorda Bruno Prestagio-vanni, Commissario regionale delLazio del Movimento Nazionaleper la Sovranità.“Solidarietà ai lavoratori Rai che

difendono professionalità interne,la gestione renziana di una Raimonocolore, che opera tramiteCampo dall’Orto, continua a per-seguire obiettivi lontani dal ser-vizio pubblico”.Secondo Prestagiovanni, “l’ultimaazione insensata, in ordine crono-logico, è quella di aver spinto allo

sciopero, del 18 aprile, i lavoratoriche vogliono tutelare il lavoro in-terno, e quindi far risparmiare ifondi pubblici, contro il continuoricorso a collaborazioni esterne.Soldi del contribuente che potreb-bero essere usati per combatterele carenze di organico che afflig-gono numerosi settori, e che po-

trebbero dare respiro al mondodel lavoro con nuove assunzioni,vengono invece usati con un mas-siccio ricorso ad appalti esterni, ea Collaborazioni, che succhiano lerisorse della televisione pubblica.Quando assumere diviene sinonimodi risparmio il settore pubblicodovrebbe dare il buon esempio,

anche, e soprattutto, visto il mo-mento storico negativo che sta vi-vendo il mondo del lavoro. Pertantonon si può che solidarizzare conchi, oltre a voler difendere il proprioposto di lavoro, tutela gli interessidella collettività. È tempo che i cit-tadini si riapproprino del serviziopubblico e della pluralità che essodovrebbe esprimere – concludePrestagiovanni - ma che purtroppoè stata negata da un governo cheè penetrato all’interno della Rai atutti i livelli, arrivando persino alleseconde linee, puntando a un con-trollo pressoché totale”.

La battaglia del Mns per la RaiPrestagiovanni: “Solidarietà ai lavoratori che difendono professionalità interne”

LO SCIOPERO NELL’AZIENDA PUBBLICA

“Radio Salvini” ne ha per tuttiDal Vaticano a Forza Italia, il leader della Lega lancia messaggi dai microfoni

DAL CENTRODESTRA

Via Giovanni Paisiello n.4000198 Roma

Tel. 06 85357599 - 06 84082003Fax 06 85357556

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Capo RedattoreIgor Traboni

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Autorizzazione del Tribunale di Roman° 286 del 19-10-2012

L e noie di Michele Emiliano nonsi fermano all’infortunio della ta-ranta o al limite di partire da

ultimo nella gara per le primarie delPd. C’è pure ‘antico nodo del suo im-pegno politico senza aver lasciato lamagistratura. "Mi sto difendendo credobene davanti al Csm. Sono davanti aun giudizio, credo, sperimentale. Chia-miamolo così e vedremo come andràa finire", ha affermato il governatoredella Puglia ieri, rispondendo a GiovanniMinoli su Mix24 su Radio 24. MicheleEmiliano ha poi specificato che con-sidera questo giudizio "sperimentale"

perché è la prima volta che accade:"La Procura generale della Cassazionedice chiaramente che sta cercando dicapire come deve regolarsi in questicasi". Il problema delle porte girevolitra magistratura e politica, aggiungeil governatore pugliese, "in realtà nonesiste, però bisogna evitare che cipossa essere. Quindi basterebbe fareuna norma che consenta, o obblighiaddirittura, i magistrati che fanno po-litica, quando rientrano a lavoro dirientrare in un altro posto della pubblicaamministrazione e non in magistratura.È semplicissimo". V. B.

TRA PARTITO E MAGISTRATURA

Emiliano si sente alle presecon un giudizio “sperimentale”

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Mercoledì 19 aprile 2017 ATTUALITA’3

Era il punto di riferimento dellaradiologia sul litorale romano,un esempio di professionalità

e bravura riconosciuta su scalanazionale. E’ una perdita importantequella di Augusto Guidetti, direttoresanitario e fondatore di Ostia Ra-diologica, scomparso all’età di 80anni. Un vuoto grandissimo, quellolasciato da questo grande profes-sionista. Che dal papà Carlo, medicoper tanti anni in Africa a curare ilebbrosi sotto il fascismo, avevaereditato questa immensa passionecullata poi fino all’ultimo giornodella sua vita. In tanti lo hanno de-finito, nel corso della carriera, comeun pioniere della diagnostica e dellaprevenzione. Un uomo dal cuorenobile e antico, che s’è reso prota-gonista di battaglie esemplari. Trale più esaltanti, quella per la pre-venzione delle malattie del seno(1985-1987). Senza dimenticarequelle relative all’educazione stradaleper i bambini e alla donazione diun televideo al Convitto nazionale

sordomuti (vicino alla Pisana, sededella Regione Lazio). Anche grazieal suo straordinario contributo sideve inoltre il restauro della stelein ricordo dei caduti di Kindu al-l’aeroporto di Fiumicino. Tra i fondatori de “la Caravella”, ilgruppo universitario del FUAN dellaSapienza di Roma, ha dato vita al-l’associazione “Amici Italia-Germa-nia”. Padre esemplare, lascia i figliFabrizio, Francesco e Patrizia. Solopochi mesi fa aveva pianto la scom-parsa della moglie Gabriella, com-pagna di una vita e al suo fianco(insieme alla cognata Anna) anchedurante tutta la sua attività lavorativa. Una carriera difficilmente imitabilela sua, passata a mettere in praticagli insegnamenti del papà, già tito-lare della cattedra di Medicina tro-picale a Genova e direttore degliOspedali Riuniti (sempre sotto laLanterna). Ma “colpevole”, per icarrieristi antifascisti, di aver lavoratonel Ventennio senza averne rinne-gato le radici. Particolare, questo,

che i sinistroidi non gli hanno maiperdonato. E che gli è costato untrattamento disumano. Ma soprat-tutto, il carcere. Carlo Guidetti fuprima imprigionato, poi picchiatoe infine condannato a morte. Solola grazia, ottenuta per via dell’am-nistia Togliatti (provvedimento dicondono proposto – e poi approvatodal governo - dall’allora ministrodella Giustizia), evitò il peggio. Conla sua famiglia modenese - angariatae privata di tutto - che provò afargli ottenere l’infermità mentale.Scorciatoia, questa, rifiutata im-mediatamente da Carlo Guidetti,che da pazzo (visto che non lo eraassolutamente) proprio non volevapassare. Piuttosto, la pena capitale. Una storia, questa, che ha segnatoinevitabilmente la vita del figlioAugusto, fascista convinto, chenegli anni ha aiutato con entu-siasmo le campagne di TeodoroBuontempo a Ostia e FrancescoStorace per la corsa alla presi-denza della Regione Lazio.

Nonno adorabile, amava i suoi seinipoti Giano (il più grande), Leone,Elettra, Vittoria, Giulia e Livia.Nobile amico e parente dello storicopolitologo Giano Accame, era ap-prezzato proprio da tutti. Di luiNicolò Accame, al Giornale d’Italia,ne dipinge un ritratto emozionante:“Augusto era una delle personepiù buone, generose e gentili cheabbia mai conosciuto. Per questoera amato e stimato da tutti; infamiglia, dagli amici e sul lavoro.Nel suo studio di Ostia, dove erail capo, il fondatore, il più espertodi tutti i medici, si muoveva conun garbo e una discrezione allimite del credibile. Era il direttoresanitario, il proprietario di tutto,ma si comportava con l’umiltà el’attenzione di un giovane medicoappena arrivato”. Un signore d’altri tempi, insomma.Intelligente e timido. Ha condottouna vita di molta sostanza e nessunainutile apparenza. Augusto Guidettirimarrà nel cuore di molti. Dei suoi

parenti, innanzitutto, che insiemeagli amici di una vita questa mattina(ore 11:00) lo omaggeranno nellachiesa Regina Pacis di Ostia. Negli ultimi giorni, specialmentedopo la perdita della sua amataGabriella, aveva cominciato a spe-gnersi, senza però perdere mai ilsuo aspetto elegante e il suosguardo affettuoso. S’è ritirato si-

lenziosamente, seguito dall’ombraamorevole e benigna di Liberty,una persona speciale, conosciutada Guidetti per lavoro e poi di-ventata a pieno titolo parte dellafamiglia. “Papà – raccontano ifigli – è andato via proprio com’èvissuto: col suo sorriso dolce,senza clamore, in punta di piedi”.

Federico Colosimo

Addio ad Augusto GuidettiInstancabile promotore di azioni sociali, era il direttore sanitario e fondatore di Ostia RadiologicaOggi alle 11 i funerali nella chiesa Santa Maria Regina Pacis, sul litorale romano

LA SCOMPARSA DI UN GRANDE MEDICO CON IL CUORE A DESTRA

di Marco Zappa

“Le finanze pubbliche

italiane si collocanoin un’area di alto ri-schio”. L’allarme, pas-

sato praticamente sotto traccia, èstato lanciato (seppur col silen-ziatore) direttamente all’internodel focus del Def (Documento diEconomia e Finanza). “Tutta colpa– la scusante – dell’indicatore S1(utilizzato per misurare l’aggiu-stamento del saldo primario strut-turale da realizzare in termini cu-mulati, necessario per raggiungereil debito al 60% del Pil entro il2031, ndr) che è arrivato al 3,9%.In crescita di un punto percentualenell’ultimo anno”. Ancora brutte notizie sui disastrosiconti pubblici, che vanno a som-marsi con le catastrofiche previ-sioni del Centro studi di Unimpre-sa, secondo cui tra il 2017 e il2020, assisteremo a una stangatafiscale da quasi 80 miliardi. Se-condo gli esperti, nei prossimiquattro anni le tasse saliranno di77,3 miliardi. Dai 788 del 2016,quest’anno si arriverà a 799 perpoi salire progressivamente finoa raggiungere quota 865, conun’impennata complessiva del9,81%. Altro che spending review, le uscitedel bilancio pubblico crescerannoa dismisura: dagli 829 miliardidello scorso anno si riuscirà a sfo-rare la soglia degli 874 nel 2020.Per un balzo complessivo di quasi

45 miliardi pari a un incrementodel 5,41%. Una catastrofe. Questi i dati principali dell’opera-zione ribattezzata “Fact checking”di Unimpresa, che ha evidenziatoanche la possibilità, concreta, diuna crescita ulteriore dei versa-menti allo Stato per contributi socialie previdenziali. L’aumento, destinatoa produrre altri drammatici effettisul costo del lavoro per le imprese,sarà di 26 miliardi. “I numeri – ilcommento del vicepresidente del-l’associazione Claudio Pucci – di-cono sempre la verità e smasche-rano le prese in giro del governo,delle quali ormai siamo stufi”. Altro che risalita. L’Italia rischia

di affondare sotto le “sberle” fiscalidell’esecutivo. Che nel Def appenaapprovato ammette che le finanzepubbliche del Belpaese sono inserio pericolo, salvo poi tornare a“percuotere” i cittadini. Alla cannadel gas. E’ una situazione esplosiva, da al-larme rosso. Con Palazzo Chigi ela sinistra che si sono dimostratiassolutamente poco abili nel pro-vare a migliorare un contesto si-curamente difficile. Piegandosicontinuamente all’Europa, che con-tinua a ripeterci cosa è giusto osbagliato fare. E il risultato è sottogli occhi di tutti: l’Italia è vicinaalla deriva.

TRA IL 2017 E IL 2020 LE TASSE CRESCERANNO DI 77,3 MILIARDI

Conti pubblici disastrosi,aumentano le stangate

L’allarme del Centro studi di Unimpresa: “I numeri dicono sempre la verità e smascheranole prese in giro del governo” - Altro che spending review, le uscite statali lievitano

La giustizia italiana non convincenemmeno i suoi principali pro-tagonisti. Giudici, avvocati, car-

cerati, esperti di diritto: questo lentis-simo e inefficiente apparato sembrascontentare un po’ tutti. Eppure, con-tinua a rimanere ingiusto. Senza ri-formarsi e cambiare, neppure di unavirgola. E al coro dei delusi si aggiungono orale Pmi (piccole e medie imprese). Il75% di queste – come rivela Il Sole24 Ore – è insoddisfatta del funziona-mento di questa macchina, biblica edatata. Otto aziende su dieci, infatti,segnalano che “i tempi sono intolle-rabili” (564 giorni di durata media deiprocedimenti civili in primo grado,contro la media Ocse di 240, che sal-gono a 788 per arrivare a un giudiziodefinitivo, ndr). Con la “malagiustizia”che causa non solo una mancanza disicurezza, ma anche un notevole au-

mento della disoccupazione. Fattori,questi, che non fanno altro che ali-mentare un incremento dell’illegalitàeconomica.Carcerazione preventiva, ammoder-namento dei penitenziari, certezza didiritto, terzeità di tutti i giudici (moltidei quali accusati di essere troppopoliticizzati), prescrizione, intercettazioniirrilevanti a livello penale date in pastoai soliti quotidiani, separazione dellecarriere dei togati, processi infiniti.Questi sono solo alcuni degli infinitiproblemi della giustizia italiana. Aiquali va aggiunto pure quello relativoalle carenze di organico. Non solodelle guardie penitenziarie, ma anchedei cancellieri. Nel nostro Stato nemancano all’appello quasi 9.000 perpoter assicurare servizi degni di unPaese civile. L’ennesima lacuna di unsistema tanto ingiusto quanto inade-guato.

ANCHE IL 75% DELLE PMI È INSODDISFATTA

La giustizia scontenta tutti

Augusto Guidetti, già Direttore sanitarioe fondatore di Ostia Radiologica

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Mercoledì 19 aprile 2017ATTUALITA’ 84

di Carlotta Bravo

Un fiume di ricorsiinoltrati al Tar delLazio contro il de-creto legge che haprorogato il man-

tenimento in servizio fino a72 anni (l’età pensionabile è70) per alti magistrati di Cas-sazione, Consiglio di Stato,Corte dei Conti e Avvocaturadello Stato. La base delle to-

ghe in rivolta contro quelprovvedimento targato Renziche proprio non è andatogiù all’Associazione nazionalemagistrati che, dopo averprovato a chiederne inutil-mente la modifica, si apprestaa intraprendere nuove, cla-morose manifestazioni di pro-testa. Da tenersi con ogniprobabilità all’inaugurazionedell’anno giudiziario. C’è chi“minaccia” la linea dura ed

è pronto a incrociare le brac-cia. Uno spauracchio, questo,che rischia di incancrenireulteriormente la macchinainefficiente della giustizia ita-liana. Un apparato che nonfunziona, tra processi infinitie procedimenti pendenti perquasi 9 milioni. E c’è chi ap-punto ha deciso di rivolgersial Tar. L’ultimo, di moltepliciricorsi, secondo quanto rivelal’Ansa, sarebbe stato presen-

tato dal presidente uscentedel tribunale di Perugia AldoCriscuolo. A cui proprio nonsembra essere piaciuta nem-meno quella delibera concui Palazzo dei marescialli asettembre ha cancellato i soliconcorsi già indetti per col-pire i vertici della Cassazionelasciando in vigore tutti glialtri. Ma tutti i ricorrenti hannoposto l’accento sul fatto chegli atti debbano essere inviati

alla Consulta affinché si pro-nunci sulla legittimità costi-tuzionale del decreto. Per viadi quelle “differenziazioni neltrattamento” per molti intol-lerabili. Continuano a far discutere iprovvedimenti dell’ex go-verno Renzi. Specialmentequel decreto legge che nonha riguardato tutte le toghe,ma solo alcune (circa unaquarantina). E se le cose non

dovessero cambiare, prestosaranno costretti a lasciare ipropri incarichi 150 magi-strati ai vertici: dal capo dellaprocura di Napoli Colangelo,fino al presidente della Corted’appello Mazzeo. Con i giu-dici che puntano ad ottenereuna modifica di quel testodal Parlamento. Ad ogni co-sto. In caso contrario sem-brerebbero pronti a fermarei processi.

L’EMERGENZA IMMIGRAZIONE

L’esodo continua e l’Italia è al collassoIl Governo pensa ad aumentare i fondi per l’accoglienza. Ma le istituzioni denunciano: “Siamo in ginocchio”

D a nove giorni è fermo inTurchia al confine con laSiria. Gabriele Del Grande,

documentarista e giornalista luc-chese, bloccato durante un con-trollo di polizia “in una zona delPaese in cui non è consentitol’accesso”, è ancora in attesa diquell’espulsione che la scorsasettimana veniva data per im-minente.La sua colpa? Trovarsi per lavoroin una zona interdetta ai giorna-listi, secondo quanto prevedonole “regole” dello stato capitanatoda Erdogan dall’indomani delfallito colpo di stato.“Sto bene, non mi è stato tortoun capello ma non posso telefo-nare, hanno sequestrato il miocellulare e le mie cose, sebbenenon mi venga contestato nessunreato” ha spigato il giornalistatrattenuto da giorni in un centrodi detenzione amministrativa, riu-scendo a chiamare in Italia lacompagna e alcuni amici dal te-lefono del Centro dove è detenuto.

Mentre telefonava ha raccontatodi essere circondato da quattropoliziotti. “Da stasera inizio losciopero della fame e invito tuttia mobilitarsi per chiedere chevengano rispettati i miei diritti –ha confidato al telefono – I mieidocumenti sono in regola, manon mi è permesso di nominareun avvocato, né mi è dato saperequando finirà questo fermo. Laragione del fermo è legata alcontenuto del mio lavoro. Hosubito interrogatori al riguardo.Ho potuto telefonare solo dopogiorni di protesta”.Secondo quanto apprende l’Ansada fonti diplomatiche, al mo-mento non c'è ancora una datacerta per il suo rimpatrio, chedovrebbe avvenire dopo il com-pletamento delle relative proce-dure giudiziarie. Il ministero degli Esteri, in strettoraccordo con l’Ambasciata d’Italiaad Ankara e il Consolato a Smir-ne, continuano a seguire il casocon la massima attenzione per

favorire una rapida soluzionedella vicenda.

La Farnesina precisando comeil reporter “sta bene” aveva spie-

gato come era “stato fermatoperché si trovava in una zonadel Paese in cui non è consentitol'accesso”. Il giornalista, si ricorda, è statobloccato dalla polizia il 10 aprilenella provincia sudorientale del-l’Hatay, mentre cercava d’inter-vistare dei profughi siriani per ilsuo ultimo libro. Intanto il legale della famiglia diDel Grande, Alessandra Ballerini,e Luigi Manconi, presidente dellacommissione per la Tutela deiDiritti Umani del Senato, auspi-cando “al più presto siano notii tempi e le modalità di rimpatrio”hanno spiegato di aver “ricevutola conferma che la Farnesinamantiene la massima attenzionesulla sorte di Del Grande”. Nellagiornata di lunedì, aggiungonoi legali, “l'Ambasciatore italianoad Ankara ha avuto incontri conil ministro degli Esteri e il Diret-tore generale del ministero de-l’Interno della Turchia, che hannoconfermato lo stato di buona

salute di Del Grande e la suaimminente espulsione dal Pae-se”. Sulla vicenda sono intervenutianche il segretario generale e ilpresidente della Federazione na-zionale stampa italiana (Fnsi),Raffaele Lorusso e GiuseppeGiulietti, che esortano a “nonabbassare la guardia e continuaread ‘illuminare’ la sua vicendasino a quando non sarà davverorientrato in Italia”.Al momento comunque è ancoratutto fermo. Complici le vacanzedi Pasqua e lo svolgimento delreferendum sulla riforma dellaCostituzione in Turchia. Come il giornalista italiano cisono anche altri colleghi dellastampa internazionale fermi nelpaese vicino orientale, dove icontrolli nei confronti dei re-porter si sono ulteriormente ir-rigiditi con l’introduzione dellostato d’emergenza, decretatodopo il fallito golpe della scorsaestate. Barbara Fruch

NESSUNA DATA CERTA SUL RIMPATRIO

Del Grande: “Inizio lo sciopero della fame”Il giornalista fermato in Turchia da giorni si trova in un centro di detenzione amministrativa in attesa dell’espulsioneDopo giorni di protesta chiama a casa: “Bloccato a causa del mio lavoro, ma i miei documenti erano tutti in regola”

H anno occupato le carrozzedel treno regionale dellatratta Ventimiglia-Torino,

tenendo in ostaggio tutti i pas-seggeri, tra aggressioni e paro-lacce. A seminare il panico e ilterrore sul convoglio, partitodalla Liguria nel pomeriggio diPasqua, è stato un gruppo dicirca sessanta ragazzi, preva-lentemente minori di origini ma-ghrebine, che ha provocato di-versi danni al mezzo, rendendoinagibili i bagni, danneggiandogli arredi, tagliando i sedili, in-frangendo i finestrini e imbrat-tando le pareti.A denunciare l’accaduto i 300passeggeri, che hanno chiestoaiuto al capotreno e ai carabi-nieri.Dalle indagini il caos sarebbe

iniziato alla stazione di FinaleLigure, qui sarebbe salito senzapagare il biglietto il gruppo distranieri con alcuni ragazzi e ra-gazze italiani provenienti dallelocalità marine del savonese edi rientro nel Cuneese e Torinese. Un viaggio da incubo duratocinque ore come racconta alquotidiano ‘La Stampa’ una viag-giatrice, Simona, studentessache prende spesso la linea. “Usosempre il treno per raggiungereil mare, ma non avevo mai assi-stito a uno spettacolo del genere”spiega aggiungendo come con inordafricani c’erano “delle ra-gazze italiane ubriache, che con-tinuavano a spostarsi tra gliscompartimenti e a chiudersinei bagni per non farsi trovaredal controllore”.

La situazione è degenerata quan-do, racconta, “una delle giovanisi è messa a gridare perché unmagrebino le stava stringendole mani al collo. Una coppia dipensionati ha chiesto l'interventodel capotreno e ci siamo fermatialla stazione di Cengio. Lì c’eranoi carabinieri e hanno fatto scen-dere il gruppo. Sono arrivate leambulanze. Tre ragazze sonostate trattenute: avranno avuto14 anni. Ho visto i militari cheal telefono cercavano di mettersiin contatto con i genitori”.Le autorità non hanno potutofare nulla e la gang è risalita sultreno. “Dopo quasi un’ora e mez-za il regionale riparte - dice Si-mona - ma a bordo risalgonoanche i sessanta magrebini. Allafine non gli hanno fatto nemmeno

una multa. E questi hanno tra-scorso il resto del viaggio aprendere in giro tutti gli altripasseggeri. Dicevano: visto?Non ci possono fare niente”. Prima di arrivare a Torino, con

diverse ore di ritardo, “hannosfogato la loro rabbia sui sedilidi uno scompartimento, squar-ciandoli con i coltelli, e nei bagni,resi del tutto inutilizzabili. Unavolta a Porta Nuova, poi, c'è

stato il fuggifuggi generale. Credoche la maggior parte di loro,dopo tutto quello che ha com-binato, l’abbia fatta franca”.L’azienda ferroviaria ha confer-mato i danni riscontrati sul trenoregionale. Sul caso sta indagandola Polfer, che sta cercando di in-dividuare i vandali. All’arrivo allastazione di Torino Porta Nuovagli agenti hanno identificato eaccompagnato alla polizia 4 gio-vani, di cui 1 maggiorenne italianoe 3 minori marocchini di 15 e16 anni, riconsegnati poi alle fa-miglie. Gli altri, tra la fermatadel Lingotto e la stazione di PortaNuova, sono riusciti a scapparee gli investigatori stanno esami-nando le immagini delle teleca-mere di videosorveglianza.Quello di domenica non è il primoepisodio di vandalismo sulle tratteTorino-Cuneo e Torino-Savona,oggetto, dal 2015 (quando eranostati i sindacati a inserire la trattanell'elenco delle quindici più pe-ricolose d’Italia) di servizi miratidi vigilanza. B. F.

PROSEGUONO LE INDAGINI PER TROVARE I VANDALI CHE HANNO COLPITO SUL TRENO VENTIMIGLIA-TORINO

Magrebini seminano il panico sui binariUna sessantina di ragazzi, tra cui diversi nordafricani, hanno tenuto in ostaggio i passeggeri e danneggiato il convoglio Identificati in quattro, gli altri sono riusciti a scappare. Una passeggera: “La maggior parte è riuscita a farla franca”

Due ragazze del gruppo fatte scendere dal treno alla stazione di Cengio

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Mercoledì 19 aprile 2017 ESTERI5

di Stella Spada

Ameno di una settimanadal primo turno delleelezioni presidenziali, lasituazione in Francia ap-pare ancora piuttosto in-

certa. Secondo un sondaggio dellaOpinionWay/Orpi per Les Echose Radio Classique, i due candidatidi testa – Macron e Le Pen – sonosostanzialmente stabili e pratica-mente a pari merito (22%), tallonatia breve da Francois Fillon (21%)e Jean Luc Melechon (18%). Ana-loga rilevazione di Elabe per L'Ex-press e Bfm Tv dà invece Macronleggermente in vantaggio (24%)sulla leader del Fn (23%), con ilcandidato dei Republicains al19,5% e quello della sinistra radi-cale al 18%. Al secondo turno –ricordano i media - Emmanuel Ma-cron vincerebbe sulla Le Pen, 64%a 36% e François Fillon la batte-rebbe 60% a 40%.

Tutti contro Marine Le Pen dunque,che nella serata di lunedì ha riunitoi suoi sostenitori al teatro Zenith aLa Villette (nella zona nord di Pa-rigi). Nella gremita sala (circa sei-mila i presenti, molti dei quali gio-vanissimi), dove il pubblico entu-siasta scandiva lo slogan “Ho bi-sogno di Marine”, la candidatadel Front National ha ribadito chea suo dire “è giunta l’ora dellascelta, una scelta storica, una sceltadi civiltà. Questa elezione è un re-ferendum: pro o contro la globa-lizzazione selvaggia, pro o controla Francia. Domenica la Franciarinasce o affonda”. Ed ancora: “qui siamo in Francia.Nessuno può imporci leggi, usi,costumi, che non sono i nostri”.Poi gli affondi sull’immigrazione(“la pressione migratoria e’ ap-pena cominciata” e “non e’ unachance ma un dramma”) e sul-l’estremismo islamico (“mi hannoindicata come l’unica candidata

da battere: mi rallegro. Hanno ca-pito chi devono temere”). Il di-scorso, durato circa un’ora e mezza,è stato interrotto da un paio dicontestatrici probabilmente ap-partenenti al movimento femmi-nista delle Femen, entrambe al-lontanati dal servizio d’ordine(“Ecco l’inversione totale dei valoriche disturba un meeting della soladonna che difende le donne” hacommentato Le Pen).Nel frattempo, fuori dal teatro, siera radunato per protesta un grup-po di militanti dei collettivi antifa-scisti, che prima – riferisce la stam-pa – ha aggredito con fischi, insultie lancio di molotov il deputato delGard Gilbert Collard (che è rima-sto illeso) e poi si è scontrato conle forze dell’ordine che, bersagliateda pietre e lattine, hanno rispostousando lacrimogeni per disper-dere i manifestanti. Il prossimocomizio – uno degli ultimi primadel voto – si terrà oggi a Marsiglia.

E c’è da aspettarsi che ance inquesto caso l’estrema sinistra nonstarà zitta.Quanto agli avversari dell’incon-tenibile Marine Le Pen, il leaderdi En Machè! ha parlato dall’Arenadi Bercy (Parigi). Punti cardine delsuo discorso – riferisce Ansa - unPaese che torna “forte e solidale”,la speranza e la fine del disfattismo

ma soprattutto tanta Europa: “Saròil presidente del risveglio europeodella Francia” ha infatti dichiarato,in proposito, il giovane leader. Asua volta Melenchon, candidatodell’estrema sinistra, ha scelto,come luogo da cui rivolgersi aisuoi elettori, la “Peniche”, ovverola chiatta in navigazione sui canalidella Senna.

Testa a testa tra Le Pen e MacronUltimi comizi prima del voto: incidenti alla riunione del Front National

C’è grande attesa – e timore,alla luce degli incidenti deigiorni scorsi - per la marcia

che le principali forze dell’opposi-zione veezuelana, riunite nella coa-lizione “Mesa de unidad demo-cratica”, hanno organizzato oggi(19 aprile) a Caracas contro il pre-sidente Nicolas Maduro. La manifestazione – questo l’au-gurio dei promotori – dovrebbeottenere il risultato di fare pressionesul presidente, onde assestare “laspallata definitiva” nei riguardi diquello che viene definito da tuttiun “golpe” (il riferimento è chia-ramente ai provvedimenti con cuiil tribunale filogovernativo ha esau-torato il Parlamento). L’idea èquella di far partire coloro che vo-gliono unirsi alla protesta da diverseparti della città e di farli poi con-vergere sull’ufficio del Mediator,che i tre cortei precedenti non

erano riusciti a raggiungere in se-guito al blocco del passaggio adopera delle forze dell’ordine.La giornata di protesta – ha dettoHenrique Capriles, leader del partitoPrimero Justicia, parlando in unvideo diffuso su social Periscope

– interesserà tuttigli Stati del Paese.Il governatore di Mi-randa, che è anchestato per due voltecandidato alla pre-sidenza contro Ma-duro, ha poi ricor-dato che in questigiorni “in Venezuelale forze di sicurezzahanno ucciso diver-se persone” (si parladi circa sette vittime,ma il numero è daconfermare), morteper ordine di un

“governo che per cieca ambizionenon rispetta la Costituzione né ivenezuelani”. Durante le manife-stazioni delle ultime settimane –ha poi ricordato il leader dell’op-posizione - ci sono stati 461 arre-stati.

Situazione tutt’altro che tranquilladunque. E domenica, durante lecelebrazioni della Pasqua, nel tra-dizionale rito del rogo dei manichini(che simboleggia la punizione aGuida per il suo tradimento a Cri-sto), sono stati dati alle fiammeanche pupazzi con l’effigie di Ma-duro e di altri esponenti politici:“sono come Giuda, hanno traditoil nostro Paese” hanno dichiarato– riporta La Stampa – alcuni abitantidella capitale.Nel frattempo comunque va regi-strato, a sostegno del presidente,l’appoggio “incondizionato” del-l’esercito. “Le forze armate na-zionali bolivariane hanno ratificatola loro fedeltà al presidente” hadichiarato il capo di Stato Maggioree ministro della Difesa duranteun raduno di migliaia di membridella milizia civile convocato aCaracas, di fronte alla residenzapresidenziale. Maduro è “un pre-sidente veramente chavista, chele forze armate ammirano pro-fondamente” ha detto ancora ilgenerale Padrino Lopez. Dal cantosuo il contestatissimo capo delloStato, presente all’incontro, haringraziato l’alto ufficiale ed hadichiarato: “la lealtà si ripaga conla lealtà”. Cristina Di Giorgi

La gente ancora in piazza contro MaduroMa l’esercito sostiene il presidente

VENEZUELA

I l premier di Londra TheresaMay ha annunciato a sorpresache chiederà alla Camera dei

Comuni il via libera per convocareelezioni anticipate, da tenersi ilprossimo 8 giugno.In un discorso alla nazione pro-nunciato di fronte al n.10 di Dow-ning street, May ha spiegato chesecondo lei il voto è necessarioper far fronte al clima di “divisione”creato dalle opposizioni a We-stminster. Un clima che – questa l’idea delpremier – rischia di indebolire ilPaese nella delicata fase dei ne-goziati dettagliati sulla Brexit.

La leader dei conservatori ha an-che ammesso di aver escluso inpassato il ricorso al voto antici-pato, ma ha affermato di essersiconvinta che è “l’unico modo pergarantire certezza” al Paese. “Neabbiamo bisogno. E ne abbiamobisogno ora” ha affermato.May può contare, secondo i son-daggi, sul netto vantaggio delsuo Partito Conservatore rispettoall'opposizione laburista in gradosulla carta di rafforzarla nel cam-mino verso la Brexit, il divorziodel Regno Unito dall'Ue Il leader laburista Jeremy Corbynsi è detto favorevole alla richiesta

di elezioni antici-pate. Il Labour èquindi pronto a vo-tare la mozioneche sarà presen-tata domani allaCamera dei Comu-ni e già si lancianella campagnaelettorale per “of-frire un’alternativa”ai Tories. St.Sp.

May: “Prima il voto, poi i negoziati sulla Brexit”

GRAN BRETAGNA

FRANCIA ALLE URNE

I servizi di sicurezza francesi hannolanciato un’allerta sul “rischio attentati”per gli ultimi giorni di campagna elet-

torale, sussistendo a loro dire una mi-naccia terrorismo “particolarmente pe-sante”. L’allarme arriva poche ore dopola notizia secondo cui le forze dell’ordinehanno arrestato, a Marsiglia, due sospettiterroristi (entrambi di nazionalità francese,già noti ai servizi per la loro radicalizza-zione, che sarebbe avvenuta in carcere).Si ritiene che i due stessero preparandoun attentato “imminente”, da portare atermine dunque prima del voto.Nell’edificio in cui sono stati eseguiti ifermi – riferiscono i media – è statotrovato dell’esplosivo e Le Parisien online aggiunge che secondo le fonti “idue uomini volevano colpire un candi-

dato alle presidenziali” e che “gli inqui-renti hanno scoperto un video in cuihanno prestato giuramento all’Isis.Il presidente Hollande ha reso omaggioal lavoro delle forze di sicurezza e dalcanto suo il ministro dell’Interno Mat-thias Fekl, dopo aver precisato chenelle prossime ore i due fermati sarannosottoposti ad interrogatorio, ha dichiaratoche le perquisizioni sono ancora incorso e che le prove di un attacco “neiprossimi giorni” sono state rinvenutesul posto. “Il rischio terrorismo è piùelevato che mai. Oltre cinquantamilauomini - ha concluso il ministro - sonodispiegati sull'insieme del territorio pergarantire la sicurezza del voto” di do-menica, che è un “evento cruciale perla nostra democrazia”. St.Sp.

Allarme terrorismo: fermati due sospetti MARSIGLIA

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Mercoledì 19 aprile 2017ESTERI 6

di Claudio Pasquini Peruzzi

Non vi sono più dubbi:con la vittoria al refe-rendum costituzionaledi domenica (51,3% diSì contro il 48,7% di No),

il presidente turco Erdogan haraggiunto l’apice della deriva au-toritaria intrapresa a seguito delfallito tentativo di golpe nell’estatedel 2016. L’esito della consultazione infatti,oltre che sancire il rovesciamentodegli equilibri istituzionali, por-tando la Turchia da una democraziaparlamentare ad un sistema pre-sidenziale fatto su misura per il“Sultano” Erdogan, ha anche pro-vocato una spaccatura netta all’in-terno del tessuto sociale del Paese. Il clima di tensione che ha caratte-rizzato l’intero periodo della cam-pagna elettorale referendaria sem-bra tra l’altro destinato a dilagarenei prossimi giorni, viste le pole-miche furiose innalzate dalle op-posizioni interne e dagli osservatoriinternazionali circa presunti broglinelle urne. Nonostante infatti laCommissione Elettorale turca abbiaconfermato la regolarità del votonegando la presunta falsità di uncerto numero tra le schede elettoraliutilizzate, l’Organizzazione per laSicurezza e la Cooperazione in Eu-ropa (Osce) sostiene che sarebbero“circa 2,5 milioni le schede sospetteconteggiate nelle urne”. A tal pro-

posito, i vertici dell’Osce hannoaccusato la Commissione ElettoraleSuprema di “aver accettato le sche-de senza timbro ufficiale”. L’ipotesi delle schede false ha poiinevitabilmente provocato l’ira del-le opposizioni: il partito popolarerepubblicano (Chp) - la secondaforza del Parlamento - ha chiestol’immediato annullamento del re-ferendum. Dal canto loro le oppo-

sizioni filo-curde e quelle del Par-tito democratico dei popoli (Hdp)si sono dette convinte che sianostate commesse irregolarità anchenel conteggio delle schede.Aldilà dei presunti brogli nelleoperazioni di voto, le opposizionie l’Osce hanno espresso tutta laloro contrarietà riguardo al climaaltamente repressivo in cui si èsvolta la campagna referendaria.

Stando alle dichia-razioni dell’Osce, la“mano” oppressivadi Erdogan nei con-fronti delle opposi-zioni rappresenta“una violazione de-gli standard demo-cratici previsti daldiritto internaziona-le”. Una delle accu-se principali rivolteal governo di An-kara è, infatti, la“mancanza d’im-parzialità” tra le di-verse formazionipolitiche coinvoltenel referendum acausa della “coper-tura unilaterale deimedia e di limita-zioni alle libertàfondamentali”. A sostegno di que-sta tesi vi è anchela scrittrice turcaElif Shafak, che ha

affermato che “il fronte del ‘No’non ha avuto lo stesso spazio néuna piattaforma dove poter espri-mere le proprie preoccupazioni”poiché “la maggior parte delle ri-sorse statali e delle testate gior-nalistiche sono state sfruttate uni-lateralmente dalla campagna a fa-vore del ‘Sì’”. Dinanzi alle pratiche repressivecondotte da Erdogan (e all’esito

prevedibile del referendum chene è derivato), i vertici dell’UnioneEuropea hanno già manifestato iloro timori. A destare più di qual-che perplessità, inoltre, c’è l’ini-ziativa del presidente statunitenseDonald Trump, il quale ha chiamatoil suo omologo turco congratulan-dosi per il successo ottenuto. Senzaspendere – a quanto risulta – al-cuna parola sulle denunciate irre-golarità delle operazioni di voto,né sulle ripercussioni che il refe-rendum avrà sul sistema istituzio-nale turco. Anzi, la Casa Biancasulla questione dei presunti brogliha assunto un atteggiamento di-plomatico e prudente, sofferman-dosi sulla necessità di “attendereil lavoro della Commissione”. Insomma, un comportamento al-l’insegna della moderazione. Quel-la che non è stata riservata allaSiria di Assad, bombardata dal-l’amministrazione di Trump primache le autorità competenti inter-nazionali potessero condurre delleindagini dettagliate circa il presuntouso di gas da parte delle forze go-vernative siriane ad inizio aprile. Stando ad alcune voci, tra l’altro,Trump ed Erdogan avrebbero di-scusso a lungo dei recenti eventi inSiria, trovandosi in sintonia sia sullanecessità di punire Assad, sia sullalotta al terrorismo islamico. E cosi,mentre l’Europa si allontana dallaTurchia autoritaria di Erdogan, l’Ame-rica di Trump ci si avvicina.

LA TURCHIA E IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Il Sultano Erdogan consolida il potereNonostante i dubbi sulla regolarità del voto, Trump telefona al leader di Ankara per congratularsi

I l vicepresidente degli Stati Unitiè arrivato in Giappone. Nel suoprimo giorno nel Paese del Sol

Levante Pence è stato ricevuto dalprimo ministro Schinzo Abe, conil quale ha discusso innanzituttodell’escalation di tensione nella

regione, conseguente all’atteggia-mento della Corea del Nord. Peraffrontare e gestire al meglio lacrisi, secondo Abe è necessariotrovare una “soluzione pacifica”.Il leader di Tokyo ha infatti dichiaratodi “suprema importanza” per il

suo Paese che vengano fatti “sforzidiplomatici” in tal senso. MikePence ha risposto dichiarando che“siamo sempre alla ricerca dellapace, come il Giappone. Ma comesapete la pace arriva attraversomolti sforzi. Il presidente Trump –

ha aggiunto il vice del leader diWashington – è determinato a la-vorare strettamente con Tokyo,Seul, gli alleati nella regione e laCina per arrivare ad una soluzionepacifica e alla denuclearizzazionedella penisola coreana”. CdG

Abe: “Soluzione pacifica per Pyongyang”Il premier di Tokio riceve il vicepresidente degli Stati Uniti Sul tavolo, in primis, l’escalation di tensione nella Regione

GIAPPONE

Quella che si sta combattendoin Donbass è una guerra abassa intensità ma costante

e logorante (così è stata definitain un articolo dell’agenzia Doni-press). Che, nonostante la firma,ormai più di due anni fa – il 15febbraio 2015 – degli accordi diMinsk, sembra tutt’altro che vicinaad essere risolta. Kiev e Mosca si scambiano datempo, sulla situazione, reciprocheaccuse: valgono, a titolo di esem-pio, le parole con cui il presidentePutin, ai margini della sua recentevisita a Budapest (febbraio 2017),

ha accusato le autorità ucrainedi aver riaperto il conflitto nelDonbass per “presentarsi comevittime” davanti all’Europa e perdistogliere l’attenzione dal falli-mento delle proprie politiche eco-nomiche e sociali. Kiev ha ovvia-mente respinto ogni addebito,sostenendo che la colpa dellanuova escalation di violenza nel-l’area è delle “forze ibride russe”.Il che – a dimostrarlo numerosireportage e testimonianze pro-venienti dalle Repubbliche di Do-netsk e Lugansk – non sembraessere esattamente vero. Senza

contare la decisione – per la qualeanche l’Europa, che da sempreappoggia Kiev, ha chiesto spie-gazioni: la notizia è del marzo2017 – di bloccare il commerciocon i territori indipendentisti finchénon torneranno sotto il controlloucraino. Con conseguenze facil-mente immaginabili.Di quel che sta accadendo laggiùcomunque – lo ha riportato inquesti giorni il sito web del Crem-lino – si è recentemente discussoin una serie di colloqui tra i leaderdel cosiddetto “formato norman-no” (ovvero i presidenti di Ger-

mania, Francia, Russia e Ucraina),in cui Vladimir Putin ha espressorammarico a proposito delle mi-nacce ai membri della missionedi monitoraggio dell’Osce, nonchégratitudine a Francois Hollandeper i suoi sforzi nel portare avantiil dialogo. Il Cremlino ha inoltremanifestato la speranza che “illavoro di questo formato – silegge nella nota di Mosca – pro-segua dopo le elezioni presiden-ziali in Francia”. Durante i colloqui– riportano i media – è statoinoltre ribadito l’ impegno perl’attuazione degli accordi di Minsk,

per la sicurezza e per il concen-trarsi sugli aspetti politici dellasituazione.Quanto a Kiev, il presidente Po-roshenko pare orientato verso laprosecuzione della linea portataavanti fino ad ora. Ovvero raffor-zamento di legami politici ed eco-nomici internazionalmente rilevanti(ieri e oggi è in visita ufficiale a

Londra, dove c’è in programmaun incontro con il premier Mayoltre a riunioni con funzionarigovernativi e rappresentanti dellemaggiori imprese del Paese), checonquistino al suo governo sim-patie e sostegno necessari perproseguire in un conflitto che,sul campo, non sembra in gradodi vincere. Cristina Di Giorgi

Donbass, tra guerra e possibilità di pacePutin esprime fiducia nel “formato normanno”, Poroshenko cerca sostegno a Londra. E nelle Repubbliche si continua a sparare

MOSCA E KIEV: POSIZIONI ANCORA DISTANTI

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Mercoledì 19 aprile 2017 DA ROMA E DAL LAZIO7

Mentre la requisitoriadel processo di MafiaCapitale è ancora incorso (sono attesi gliinterventi delle parti

civili e le arringhe delle numerosedifese), al momento un solo politicoresta in carcere pur non essendostato nemmeno condannato. Una carcerazione preventiva checontinua ancora a far discutere inItalia, di cui sembra essere vittimaanche Luca Gramazio, già consi-gliere comunale e regionale. Il prossimo 4 giugno per il politicosaranno due anni di vita nel carceredi Rebibbia, durante i quali la mo-glie di Gramazio ha messo allaluce Valerio, che tra poco spegneràla sua seconda candelina. L’ex con-sigliere comunale e regionale vor-rebbe però conoscerlo al di fuoridel carcere, per viverlo e crescerloquotidianamente dopo aver vintola battaglia più difficile. Neanche l’appello al Papa e la ri-sposta della Curia hanno però sor-tito effetto. Nei giorni scorsi, infatti,la Corte di Cassazione ha respintonuovamente la richiesta di scar-cerazione per Gramazio avanzatadai suoi legali. E il giorno di Pasquetta in carcereè andato a trovarlo Francesco Giro,senatore di Forza Italia, che insiemead altri esponenti del centrodestra

ha preso a cuore la vicenda diGramazio. “Luca Gramazio è inbuona forma. Dimagrito ma tonico; secondo meabusa con le sigarette. Mi chiededi tutti, si informa di tutto. Amici

parenti militanti. Che hanno inta-sato la mia mail. E’ il Luca di sempre: energico evitale”, ha scritto Giro in un postlungo apparso sulla sua paginaFacebook, dove ricostruisce anche

la visita nella cella di MarcelloDell’Ultri.Il parlamentare ha aggiunto che“del processo non abbiamo par-lato. Le regole non lo consentono:dovrebbe arrivare finalmente asentenza a luglio dopo due anni

di carcere preventivo duro, durantei quali Luca si è rifiutato di cono-scere suo figlio Valerio nato nel2015 quando lui entrava in carcere.Luca salutandomi si è raccoman-dato: ‘Confido in te Francesco: se-renità e compostezza’”.

DAL 4 GIUGNO 2015 IL POLITICO SI TROVA A REBIBBIA. NEI GIORNI SCORSI LA CASSAZIONE HA RESPINTO UN ALTRO RICORSO

“E’ il Luca di sempre: energico e vitale”Il senatore di Forza Italia, Francesco Giro, torna ad accendere i riflettori sulla carcerazione preventiva

di Gramazio, imputato nel processo di Mafia Capitale, e a Pasquetta è andato a trovarlo

L uciano Simeone ha respintole accuse al mittente: nes-suna estorsione, né ricatti

o richieste di danaro. E’ questa in sintesi la difesa diuno dei quattro carabinieri dellacompagnia Trionfale di Roma,all’epoca dei fatti, accusati diinfedeltà e di ricatto, a secondadelle posizioni, per l’irruzionenell’abitazione del trans JoseAlexandre Vidal Silva, più cono-sciuto come Natali, il 3 lugliodel 2009, dove si trovava l’allorapresidente della Regione Lazio,Piero Marrazzo.Nel processo sul presunto ricattoai danni di Marrazzo sono ancheimputati Carlo Tagliente, NicolaTestini e Antonio Tamburrino.“Non ci siamo comportati inmodo professionale - ha spiegatoSimeone - quando trovammoMarrazzo in pieno stato confu-sionale. Io e il mio collega CarloTagliente girammo un video anostra tutela perché venisse do-cumentato tutto quello che c’erain quella casa, dai tanti soldisparsi ovunque, alla cocaina la-sciata su un piatto, ma l’errorepiù grande fu quello di avertentato di commercializzare il fil-mato”. Perché come Arma “nonabbiamo fatto una bella figura,ma se si potesse vedere quel fil-

mato senza tagli, oggi parlerem-mo di altro, non certo delle pe-santissime accuse che la Procurami contesta”, ha sottolineato. Entrando nel dettaglio dell’irru-zione, Simeone ha ricordato aigiudici della nona sezione penaledel Tribunale che “ci presen-tammo in quella abitazione per-ché Tagliente aveva saputo daun suo confidente (il pusherGianguerino Cafasso, trovatosenza vita in un hotel romano il12 settembre del 2009, ndr) cheforse si stava svolgendo un fe-stino a base di droga”. Però che “Marrazzo fosse un abi-

tuale frequentatore dei trans dellazona e consumatore di stupefa-cente era cosa piuttosto risaputama trovarselo di fronte lì in quellacasa, in mutande e camicia, cilasciò parecchio stupiti. Ci imploròdi lasciar stare, ci disse che avevafamiglia e, molto velatamente,anche se non la recepii comeminaccia, aggiunse che cono-sceva i vertici dell’Arma e che selo avessimo portato in casermala cosa avrebbe creato problemia lui ma anche a noi”. Poi Simeone ha ricostruito comesi comportò insieme al collega:“Per noi non c’erano reati da

contestare, buttammo nel waterla droga, che era per uso per-sonale, e andammo via, senzaaver chiesto neppure un soldoné a Marrazzo né a Natali. Nonfacemmo neppure una relazionedi servizio, perché per noi nonera successo nulla e anche per-ché avremmo dovuto dar contodelle nostre omissioni”. Una volta usciti, Simeone e Ta-gliente si incontrarono con Ca-fasso per capire come avesseavuto notizia del festino e perverificare se sapesse o no dellapresenza di Marrazzo.Poi l’imputato confidò l’esistenzadi questo video al collega Tam-burrino, il quale “mi disse checonosceva un paparazzo, Mas-similiano Scarfone, che gli avreb-be proposto la vendita e il suoamico ne avrebbe parlato conl’agenzia Photo Masi di Milano”.Ma alla fine non se ne fece nulla.Anzi, venne rifiutata pure un’of-ferta di “40mila euro - ha am-messo Simeone - un po’ perchéla ritenemmo bassa rispetto alrischio che stavamo correndo eun po’ perché ci eravamo accortidi essere seguiti e controllatidai carabinieri del Ros”. La prossima udienza si terrà il20 giugno. Si proseguirà conl’esame degli altri imputati.

“Marrazzo non venne ricattato” “Girammo un video perché venissero documentati i tanti soldi sparsi e la cocaina lasciata

su un piatto”. L’ammissione: “Sbagliato aver tentato di commercializzare il filmato”

A lla fine i disabili hannoalzato la voce anchecontro il sindaco Virginia

Raggi, perché “Roma è sem-pre più improponibile per isuoi cittadini. Sporcizia dap-pertutto, tanto che ogni tom-bino della Capitale è otturatoe appena fanno quattro goccesi formano piccoli laghetti, cherendono invivibili i marciapiediper tutti e in particolare perchi si muove in carrozzina.Non si può camminare nean-che costeggiando il bordoperché le ruote vengono bloc-cate dalle foglie accumulate acausa dell’incuria e della man-canza di pulizia”. L’altolà arriva da Ileana Ar-gentin, deputata dem e co-stretta su una seria a rotelleda una grave malattia, che nonha risparmiato neanche il pri-mo cittadino del MovimentoCinque Stelle, dopo aver ester-nato in passato le gravi lacunecon cui sono costretti a convi-vere i disabili nei confrontidell’ex sindaco Ignazio Marinoma anche dell’attuale presi-dente della Regione Lazio, Ni-cola Zingaretti, entrambi iscrittial Pd. Secondo la Argentin, chi si tro-va su una carrozzina ortope-

dica è costretto a camminaresolo in mezzo alla strada, ri-schiando la vita in ogni mo-mento. Per questo, la deputata nonha dubbi: “Ma, cara VirginiaRaggi, sei consapevole deldramma della mancata mo-bilità?”. Ieri mattina, secondo la de-nuncia della dem, una donnaanziana era costretta a spin-gere in mezzo alla strada unacarrozzina con un uomo adOstiense, perché non avrebbeavuto altre soluzioni tra sam-pietrini, marciapiedi senza sci-voli e immondizia ai bordi. “Ti sembra una cosa normale?Anche chi è in bicicletta vivelo stesso problema a causadelle mancate o parziali pisteciclabili: ma loro possono scen-dere, così come il pedone puòfare i gradini del marciapiede.Noi disabili romani non pos-siamo invece lasciare la car-rozzina e alzarci per spostarcida una strada all’altra”. E haattaccato: “Qualcuno se nerende conto?”.“Superficialità, negligenza, im-perizia e anche imprudenza:tutto ciò in diritto è un reatocolposo”, ha sentenziato Ar-gentin.

LA DENUNCIA

I disabili contro la Raggi:“Roma è improponibile”L’altolà è della deputata Argentin (Pd), costretta a vivere su una sedia a rotelle

Un altro patteggiamento per LucaOdevaine. Dopo la condanna inun filone di Mafia Capitale, all’ex

membro del tavolo nazionale di coor-dinamento sui migranti sono stati inflittisei mesi di carcere dal gup di Catania,Santino Mirabella, nell’ambito dell’in-chiesta sulla concessione dell’appaltodei servizi, dal 2011 al 2014, al Cara diMineo. La pena di sei mesi è statadecisa in continuazione con quella didue anni e otto mesi ricevuta il 3 no-vembre scorso per corruzione, semprein relazione ad un appalto del Cara diMineo. E ora Odevaine dovrà scontarecomplessivamente tre anni e due mesi. In questa inchiesta Odevaine era accu-sato di turbativa d’asta e falso, a seguitodell’invio degli atti da parte della procuradi Roma che aveva acceso i riflettorisulla presunta associazione di stampomafioso e i rispettivi collegamenti del

“Mondo di mezzo” a Roma. La posizione di Odevaine era stata stral-ciata da quella di altri 15 imputati per iquali lo stesso gup Mirabella, il 7 aprilescorso, ha disposto il rinvio a giudizio. Comunque Odevaine, ora ai domiciliari,è uno dei 46 imputati del maxiprocessoMafia Capitale. Il suo coinvolgimento èlegato ad un episodio di corruzione inconcorso con Salvatore Buzzi, ras dellecoop romane.Recentemente l’imputato ha ammessodavanti ai giudici della decima sezionedel Tribunale di Roma di aver “percepito5mila euro al mese, da aprile 2011 anovembre 2014, come remunerazioneda Buzzi” e altri 10mila euro al mese,ma che potevano arrivare a 20mila, daivertici della Cooperativa La Cascina.Per quest’ultimo caso, l’imputato ha spie-gato di essere stato pagato per il suo“lavoro di raccordo con il Ministero”.

Odevaine patteggia ancoraCARA DI MINEO

LA DIFESA DI UNO DEI CARABINIERI IMPUTATI NEL PROCESSO AI DANNI DELL’EX PRESIDENTE

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Mercoledì 19 aprile 2017DA ROMA E DAL LAZIO 8

di Giuseppe Sarra

Un egiziano è stato espulsodall’Italia, “reo” di essereun simpatizzante delloStato islamico. Tanto chealla nascita di uno dei

suoi figli aveva auspicato che ilneonato diventasse uno dei futuricomandanti della “jihad”. C’è anche questo particolare nel‘curriculum’ di A.O.R. Mohamed,42 anni, residente a Roma ed espul-so venerdì scorso per motivi di si-curezza dello Stato su disposizionedel ministro dell’Interno MarcoMinniti. L’uomo possedeva un regolarepermesso di soggiorno dal 2002e di professione faceva il com-merciante ortofrutticolo, uno deisettori che è finito da tempo nelmirino delle forze dell’ordine.Pregiudicato per reati contro il pa-trimonio, era da tempo sotto at-tenzione da parte della Digos dellaQuestura di Roma, in quanto so-spettato di essere vicino ad am-bienti radicali islamici. Dalle indagini era emerso chel’egiziano stava vivendo un periododi totale cambiamento comporta-mentale, incline ad una progressivaradicalizzazione.Basti pensare che su Facebook ave-va attestato la sua posizione inte-gralista, nettamente ostile nei con-fronti dei “miscredenti cristiani”. Mentre il mondo era stato scossoper l’attentato al Bataclan del 13

novembre di due anni fa a Parigi,in cui morì l’italiana Valeria Solesin,il fruttivendolo non solo avrebbegiustificato i fatti terroristici avve-nuti, ma avrebbe condannato co-loro che avevano espresso solida-rietà e cordoglio nei confronti dellaFrancia.Al termine di attività d'indagine,l’uomo è stato individuato e ac-compagnato presso l’Ufficio Im-migrazione della Questura diRoma, dove gli è stato notificato il

provvedimento di espulsione, conconseguente revoca e ritiro delpermesso di soggiorno in suo pos-sesso.Ma se il monitoraggio delle forzedell’ordine continua a produrreun bilancio positivo, dall’altro loStato Islamico conferma di averediversi simpatizzanti residenti nelnostro Paese e soprattutto ben ra-dicati nella nostra società.Nei giorni scorsi, sempre a Roma,le fiamme gialle hanno denunciato

24 persone e arrestato R.S., anchelui egiziano, il quale avrebbe avutodei collegamenti sospetti. All’apparenza era uno dei tantifruttivendoli egiziani che lavoranonella Città Eterna, ma in realtà pro-curava documenti falsi ai suoi con-nazionali irregolari che, così otte-nevano i permessi di soggiorno.Non solo, lo scorso anno l’arrestatoaveva effettuato un lungo viaggiocon diverse tappe in sole 24 ore:da Roma con scalo ad Istanbul, da

Il Cairo a Milano, lasciando comerecapito un’utenza intestata a unpakistano, il cui fratello è reclusoin Italia per associazione con fi-nalità di terrorismo. Quest’ultimo, residente a Roma,avrebbe raccolto fondi per finan-ziare attività terroristiche gestendoanche un’agenzia di viaggi al-l’Esquilino e avrebbe gestito le“collette” spedite con voli direttialle famiglie dei martiri e agli or-ganizzatori della jihad.

ESPULSO UN EGIZIANO, CHE ALL’APPARENZA ERA UNO DEI TANTI FRUTTIVENDOLI DELLA CAPITALE

“Mio figlio sarà il futuro capo jihad”Dopo la strage al Bataclan, in cui morì l’italiana Valeria Solesin, l’uomo avrebbe giustificato

l’attentato e condannato coloro che avevano espresso solidarietà e cordoglio alla Francia

Non si placa lapolemica suiselfie accanto

alle macerie di Ama-trice, il paese distruttodal terremoto del 24agosto scorso. L’altra mattina, infatti,il sindaco Sergio Pi-rozzi ha sorpreso al-cuni turisti mettersiin posa per un selfie,così non ha avutodubbi: “Ho cacciatovia in malo modo del-le persone che si sta-vano fotografando accanto allemacerie”. E ieri il primo cittadino si è sfogatonuovamente dai microfoni di RadioCusano Campus. “La mamma degli imbecilli è sem-pre incinta, altrimenti saremmotutti uguali, l’umanità non avrebbeproblemi”, ha esordito Pirozzi,aggiungendo: “Quelli che ho cac-ciato via erano ragazzi, uno regge,regge, regge, cerca di esorcizzareil tutto, poi ogni tanto riesconofuori le immagini, il dolore, la sof-ferenza, e magari trovi il giorno

in cui il sindaco gira...”.“L’ho beccati, loro non se l'aspet-tavano, non sapevano chi fossi,quando mi sono presentato sonodiventati rossi - ha rivelato – C’èuno stregone del Burkina Fasoche mi ha mandato un bastoneche a suo dire serve per scacciaregli spiriti maligni, la prossimavolta l’ho porto, hai visto mai cheuna tortorata fa rinsavire le per-sone. Se mi ricapita, porterò dietroil tortore dello sciamano del Bur-kina Faso, una tortorata al giornoleva il selfie di torno”.

Pirozzi avverte i turisti: “Un bastone anti-selfie”Il primo cittadino ha sorpreso un gruppo di ragazzimettersi in posa vicino alle macerie

NON SI PLACA LA POLEMICA AD AMATRICE

Anche l’Asl di Rieti ha aderitoalla battaglia per arginareil gioco d’azzardo, che con-

ferma un aumento del 450% delgiro d’affari in appena sette anni,passando da 22 miliardi di euronel 2004 a circa 80 miliardi nel2011. Un fenomeno che si stadiffondendo soprattutto tra le nuovegenerazioni, infatti più di un milionedi studenti ha giocato almeno unavolta e nel 35% dei casi chi èaffetto dalla ludopatia dichiaraanche di consumare abitualmentesostanze stupefacenti.

Così l’azienda sanitaria locale diRieti (Uoc dipendenze e patologied’abuso) ha attivato un gruppopsicoeducativo di auto “Gioco d’az-zardo - Grazie, me lo risparmio”,che si riunisce tutti i giovedì alle17:30 in via Salaria per Roma 36. “Nel gioco d’azzardo… perdi an-che se vinci”, è la frase sceltanella locandina che accompagnal'iniziativa. Un’iniziativa che rientra nellalegge approvata all’unanimità nel2013 dal Consiglio regionale delLazio, di cui è prima firmataria

Olimpia Tarzia (Lista Storace).E dallo scorso anno la RegioneLazio ha messo in campo un’at-tenta campagna di comunicazioneper combattere la ludopatia: “Nonlasciarlo perdere”.E’ stato distribuito anche lo “Slotfree-rl”, un marchio regionale ri-lasciato dalla Regione Lazio agliesercenti di esercizi commerciali,ai gestori dei circoli privati e dialtri luoghi deputati all’intratte-nimento, che non hanno nel pro-prio esercizio le apparecchiatureper il gioco d’azzardo.

Con la legge Tarzia, che godrà diun finanziamento di 1 milione dieuro, sarà costruita anche la Reteregionale degli sportelli “No Slot”,con l’apertura dei punti di ascoltoe accoglienza rivolti alle vittimedel gioco compulsivo.Una storica battaglia della destrasociale che è stata vinta dopo annidi immobilismo da parte delle isti-tuzioni, all’interno delle quali siera reso portavoce Teodoro Buon-tempo (Msi-An-La Destra) che inParlamento definì il gioco d’azzardo“il monopolio dell’alta finanza”.

La campagna anti-ludopatiasbarca anche a Rieti

L’INIZIATIVA DELLA ASL

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Mercoledì 19 aprile 2017 STORIA E CULTURA9

di Alessandro Brignole

Da settant’anni, a Genova,ogni 25 Aprile l’a.n.p.i. ele autorità locali sensibilial mito leggendario delmovimento resistenziale,

celebrano quello che viene propi-nato come il trionfo dell’insurrezionepopolare per la liberazione dellacittà dalle truppe tedesche e dellaRepubblica sociale. Cosa accaddeveramente a Genova il 25 Apriledel 1945? Le truppe anglo-ameri-cane, bloccate da mesi sulla LineaGotica, il 9 Aprile lanciarono l’of-fensiva e penetrarono nella pianuraPadana. La 92° divisione afro-ame-ricana “Buffalo”, sfondato il frontenel settore occidentale della lineaGotica, nei pressi di Massa Carrara,puntò ad occidente con lo scopo dioccupare le città di La Spezia e Ge-nova e i rispettivi impianti portuali.La piazzaforte militare di Genovaera sotto la responsabilità del ge-nerale tedesco Gunther Meinhold,un ufficiale avverso al nazionalso-cialismo e che da mesi, come con-stateremo più avanti, aveva intessutocontatti e raggiunto accordi con i li-velli apicali del comitato di libera-zione ligure. La guarnigione germanica, che ave-va giurisdizione territoriale da Voltria Genova Nervi, annoverava circa6500 militari tedeschi appartenentialla 135° brigata da fortezza, agliordini del colonnello Kurt Almers,reparti vari della wehrmacht, il co-mando della marina da guerra ger-manica, installato presso l’hotel Edendi Nervi e circa 3500 soldati dellaRSI, appartenenti alla GNR, X MAS,bersaglieri del battaglione difesacostiera. Le forze resistenziali in cittàassommavano a poche centinaia diuomini appartenenti alla s.a.p. e aitristemente noti g.a.p. Essi eranopoco e male armati. Le più consi-stenti formazioni della montagna

ricevettero precisi ordini dal co-mando anglo-americano di distur-bare il ripiegamento delle truppedell’Asse sulle strade che condu-cevano alla pianura padana e dicontrollare i passi appenninici, aste-nendosi però di scendere in Genovae di scatenare combattimenti urbani

con i reparti italo-germanici. Il 23aprile '45, considerati gli sviluppiche la situazione militare stava pren-dendo sul fronte della linea Gotica,nel capoluogo ligure le forze con-trapposte entrarono in fermento.L’arcivescovo di Genova Mons. PietroBoetto e il suo ausiliare Mons. Giu-

seppe Siri da tempo avevano avviatotrattative diplomatiche mediante ilconsole germanico Hasso Von Etz-dorf al fine di scongiurare l’attua-zione del famigerato piano “Zeta”,cioè il programma voluto da Hitler,che prevedeva in caso di ritirataimprovvisa della guarnigione tede-sca la distruzione degli impianti in-dustriali, delle centrali elettriche,dell’acquedotto e delle infrastruttureportuali cittadine. Monsignor Siriafferma nelle sue memorie che giànella mattina del 23 aprile, quindimolte ore prima che il cln ligureproclamasse l’ordine di insurrezione,il capitano di vascello Max Bernin-ghaus, comandante della kriegsma-rine in Liguria, gli comunicò la de-cisione di non procedere alla di-struzione del porto e che le suetruppe si sarebbero ritirate senzacommettere atti ostili, se non attac-cate dai partigiani. Nel pomeriggioil console Von Etzdorf convocò mons.Siri presso i suoi uffici all’hotel Co-lombia e gli comunicò l’intenzionedel Generale Meinhold di ritirarsicon le sue truppe senza combatteree la sua volontà di consegnare lacittà nelle mani del presule.La versione fornita dai vertici delCLN sostiene che nella notte del 23aprile il comitato partigiano pro-vinciale, riunitosi presso il collegioSan Nicola, proclamò l’ordine di in-surrezione cui seguirono ore di san-guinosi scontri nelle vie della cittàper cacciare le truppe della R.S.Ied i reparti germanici. In realtà gliscontri furono isolati e, come ricordail comandante partigiano Aloni,frutto di iniziative autonome e slegatetra loro, intraprese separatamentedalle squadre s.a.p. di differenteorientamento politico. Il GeneraleHeinrich von Vietinghoff, Coman-dante dell’esercito tedesco in Italia,il giorno 20 aveva diramato a tutti ireparti della Wehrmacht stanziatinel nord Italia l’ordine di ripiega-

mento sulla sponda sinistra del fiumePo. Inoltre il comandante militaredella piazza, Generale GuntherMeinhold si attenne alle disposizioniimpostegli dal plenipotenziario mi-litare germanico in Italia, Gen. SSKarl Wolff, il quale unitamente alneo comandante del gruppo armateC, Gen. Von Vietinghoff, aveva giàconcluso, all’oscuro del Duce e delgoverno della RSI, gli accordi diresa separata con gli anglo-ameri-cani (operazione Sunrise), attraversogli emissari dell’O.S.S. USA in Sviz-zera. Furono molti gli esponenti delcomitato resistenziale che cercaronodi accreditarsi il merito di aver pre-servato l’integrità del porto e ditutte le strutture industriali dal pianodi distruzione stabilito dal comandotedesco. Molti indizi portano a pen-sare che la salvezza dei porti di Ge-nova e di Savona, il polo industrialedi Porto Marghera e l’arsenale diVenezia, fu resa possibile mediantel’intervento del Comandante dellaX MAS Principe Junio Valerio Bor-ghese, che dopo lunghe e comples-se trattative con il Generale Wolff,l’Ammiraglio Karl Donitz ed il con-sole del Reich Rudolf Rahn, avrebbeottenuto la revoca dell’ordine di de-molizione degli impianti sopracitati.Il porto di Genova fu controllato epresidiato da un reparto della X°MAS al comando del Capitano diVascello Medaglia d’Oro MarioArillo, il quale coordinò i palombaridel reparto GAMMA nell’opera didisinnesco di alcune cariche esplo-sive e mine marittime disseminatetra i bacini di carenaggio e sui fon-dali. Il reparto del comandante Arillopresidiò il porto fino al terminedella trattativa di cessione ad unaformazione partigiana al comandodi Riccardo Vignolo “scoglio II”.Come afferma Sergio Nesi in DecimaFlottiglia nostra, lo stesso Siri rin-graziò pubblicamente per questamissione il comandante Arillo.

STORIA NOSTRA

Le ombre sulla liberazione di GenovaCosa accadde veramente il 25 aprile 1945? Analisi di una pagina difficile del mito del movimento resistenziale

Allen Dulles, direttore O.S.S.

L a mostra "Déco gli anniruggenti in Italia" ai MuseiSan Domenico di Forlì, in

esposizione fino al 18 giugno,propone una nuova figura fem-minile, estremamente decisamolto vicina al modello attuale.Una donna non più eterea efragile, ma forte e decisa cheindossa fluide sottovesti e calzedi seta abbandonando sotto-gonne e mutandoni. Questo abbigliamento esprimeuna mentalità di tipo “raziona-le”, lineare, semplice e con-forme a uno stile di vita mo-derno anche in ambienti dimassima eleganza durante leserate di gala. Si accorciano legonne, si abbandonano i cor-setti, si accorciano i capelliadottando un taglio da ragazzodetto à la garçonne. AnticoOriente ed Egitto sono le prin-cipali fonti di ispirazione perla moda di questi anni. Un

nuovo stile di vita, miglioramentinel settore dei trasporti, sco-perte archeologiche e una fortecomunicazione di immaginiesotiche sono complici delladiffusione di questo gusto.

Gli abiti da sera, così impreziositie lavorati, erano propri di unanobiltà e di un’élite che popolavateatri e salotti. Ritroviamo in mo-stra l’abito appartenuto a donnaFranca Florio, personaggio di

spicco in Sicilia e in ambito eu-ropeo fra la fine del XIX e iprimi decenni del XX secolo.La semplificazione della foggiapropria degli anni venti invitaalla decorazione del tessuto che

è diffusamente eseguita sia aricamo che a stampa. Nell’am-bito di quest’ultimo tipo di de-corazione, risaltano gli abiti pen-sati ed elaborati da Maria Mo-naci Gallenga. La sua stampa

su tessuto, sperimentata ancheda Fortuny, prediligeva i velluti:ne cospargeva il pelo di polvered’oro e argento su cui era stataimpressa la colla mediante al-cune matrici in legno da leistessa realizzate, ottenendo bril-lanti tonalità sfumate. Maria Monaci Gallenga, nellaconvinzione che arte e arti-gianato si equivalevano, aprìil suo studio romano a diversiartisti, come il pittore VittorioZecchin. Mariano Fortuny, lu-minare e ideatore di alcunimodelli e stili tra i più ecletticie ricercati, in omaggio allaGrecia ideò il suo celebreabito Delphos. Il singolare ef-fetto di micro-piegoline venivaottenuto mediante rulli di ce-ramica scaldata, applicata atessuti in seta leggeri. La par-ticolare fluidità di queste vestifu chiamata “effetto Fortuny".Catalogo: SilvanaEditoriale.

A Forlì l’Art Déco si mette in mostraLa rassegna propone una nuova figura femminile, estremamente decisa e molto vicina al modello attuale

FINO AL 18 GIUGNO AI MUSEI DI SAN DOMENICO

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N on c'è dubbio che in-ternet rappresenti ormaiun importante supporto

didattico per il mondo dellascuola, utilizzato per ammini-strare le attività burocraticheo per semplificare la comu-nicazione tra docenti e geni-tori o come strumento perl'insegnamento. Tuttavia, non sempre le scuoleitaliane sono attrezzate inmodo adeguato e, in parti-colare, per quanto riguardale Scuole per l'Infanzia, l'Italiaè ancora lontana da una verae propria alfabetizzazione in-formatica.Secondo un'indagine condot-ta da Easynido, gestionale incloud per Asili Nido e le Scuo-le per l'Infanzia, realizzatacon metodo cawi (computer-assisted web interviewing),nel nostro Paese si riscontrauna forte resistenza all'infor-matizzazione dovuta princi-palmente alla scarsa compe-tenza degli stessi educatori. Sebbene circa il 96% com-

prende il potenziale di talistrumenti, il 46% dichiara dipreferire ancora la carte e lapenna per lavorare. Il 3,1%degli intervistati, inoltre, di-chiara un'avversione nei con-fronti dell'informatica perce-pita come uno strumento checomplica e rallenta il lavoro.Secondo l'indagine di Easy-nido, è il Centro Italia ad avereil maggior numero di Scuoleper l'Infanzia dotate di reteinternet, di software gestionalie di computer. Nella classificadelle città con istituti all'avan-guardia, Roma è seguita daNapoli e da Milano."Sono ancora numerose le fi-gure operanti in ambito edu-cativo restie ad introdurrenuove tecnologie. - SpiegaAndrea Salini, Amministratoredi iRoma azienda che hacreato il software gestionaleper Asili nido e scuole del-l'Infanzia - Per questo è ne-cessario sensibilizzarle all'usodelle tecnologie in rete ondeevitare un atteggiamento pas-

sivo e far comprendere l'enor-me potenziale per le attivitàdidattiche e amministrative"."Dotarsi di strumenti infor-matici innovativi come Easy-Nido - prosegue l'Ammini-stratore di iRoma S.r.l. - con-sentirebbe agli Asili e alleScuole dell'Infanzia di rispar-miare tempo e di ottimizzarei costi aziendali; molte di que-ste strutture utilizzano ancorastrumenti cartacei per comu-nicare con i genitori o per iloro registri, la tecnologia incloud e le app sono il futuroe la scuola Italiana deve do-tarsene il prima possibile. Imotivi principali per cui nonsi vogliono adottare nuovetecnologie di solito sono 2: ilcosto iniziale e il tempo ne-cessario per apprendernel'utilizzo. Con EasyNido - con-clude Salini - abbiamo volutoabbattere entrambi i fattoricreando un software intuitivoad un costo estremamentebasso: cento euro all'anno."EasyNido è un servizio che

si avvale di Amazon Web Ser-vices la piattaforma cloud pereccellenza, che garantiscestabilità e sicurezza contro leintrusioni e gli attacchi hacker.EasyNido, infatti, è sviluppato

interamente in ambiente disicurezza SSL, che forniscecrittografia avanzata dellatransazione di dati con con-nessione SSL 128bit e scam-bio di chiavi RSA. Si tratta

dello stesso sistema utilizzatoper le transazioni bancarieprotette su Internet, uno deisistemi di sicurezza più avan-zati disponibili in questo mo-mento.

L’alfabetizzazione informatica non comincia dalla scuolaDISARMANTI I RISULTATI DI UN’INDAGINE DI EASYNIDO, SOPRATTUTTO PER LE RESISTENZE DEGLI EDUCATORI

Mercoledì 19 aprile 2017SOCIETA’ 810

L’epidemia di Xylella, che

affligge da qualcheanno l'olivicoltura pu-gliese, ha ormai varcatoi confini della provincia

di Lecce, interessando anche partedelle provincie di Brindisi e Ta-ranto. Si tratta di un territorio cheospita circa venti milioni di ulivi,una parte non trascurabile deiquali ormai gravemente compro-messa. Una situazione preoccupante a cuila scienza è chiamata a cercaresoluzioni: la stima di Coldiretti Pu-glia è di un danno di oltre un mi-

liardo di euro. In questo quadro siinserisce uno studio sulla resistenzaal batterio di alcune cultivar diolivo, portato avanti dai ricercatoridell'Istituto per la protezione so-stenibile delle piante del Consiglionazionale delle ricerche (Ipsp-Cnr) assieme a colleghi dell'Uni-versità di Bari e del Centro di ri-cerca Basile Caramia, che oltre aconfermare i fenomeni di resisten-za già descritti nella varietà diolivo ‘Leccino’ riporta per la primavolta, con risultati che i ricercatoridefiniscono “sorprendenti”, trattidi resistenza anche nella cultivar

FS-17 (all’estero nota come ‘Favo-losa’). Si tratta di una selezione disemenzali della cv Frantoio otte-nuta dal prof. Giuseppe Fontanazzae brevettata dall'Istituto per i si-stemi agricoli e forestali del Me-diterraneo del Cnr (Isafom-Cnr). La scoperta, appena pubblicatasull'ultimo numero de L'InformatoreAgrario, segue quella della resi-stenza della cultivar ‘Leccino’ perla quale lo stesso team aveva pub-blicato a giugno dello scorso announ’analisi di trascrittomica sullarivista internazionale BMC Geno-mics. Nei giorni scorsi l'Efsa, l'Au-

torità europea per la sicurezza ali-mentare, consulente scientificodella Commissione Europea, hapubblicato un rapporto in cui siconferma che il ‘Leccino’ e la cul-tivar FS-17 sono tolleranti alla Xy-lella. La ricerca di fonti di resi-stenza in olivo è uno dei principaliobiettivi perseguiti dai due Progettidel Programma H2020 finanziatidall'Unione Europea: Pest Orga-nisms Threatening Europe (POnTE)e Xylella fastidiosa Active Con-tainment Through a Multidiscipli-nary-Oriented Research Strategy(Xf-Actors) entrambi coordinatidall’Ipsp-Cnr.“Questa scoperta”, dichiara il pre-sidente del Cnr Massimo Inguscio,“rafforza le speranze di salvarel'olivicoltura, ora gravemente mi-nacciata, nelle aree interessate dalbatterio, ed è l'ulteriore dimostra-

zione del contributo che il Cnr,impegnato in prima linea sin dallaprima identificazione del patogeno,sta dando alla ricerca di soluzioniconcrete e di grande impatto sul-l'economia, sull'occupazione, esulla salvaguardia del territorio”.“Sono attualmente già circa 300le cultivar di olivo in sperimenta-zione, numero non esaustivo macertamente significativo rispettoall'ampiezza del germoplasma oli-vicolo mediterraneo”, evidenziaFrancesco Loreto, direttore del Di-partimento di scienze bio-agroa-limentari del Cnr. “È una ricercasu cui sono concentrate le atten-zioni, e le speranze, non solo degliolivicoltori Italiani e di tutti i paesiolivicoli del Mediterraneo, ma an-che di Nord Africa, Sud Africa, finoalle lontane Argentina, Cile ed Au-stralia”.

BUONE NOTIZIE PER LA PUGLIA GRAZIE ALL’ISTITUTO PER LA PROTEZIONE SOSTENIBILE DEL CNR

Ecco un olivo che resiste alla XylellaCrescono così le speranze di salvare le piante attaccate dal batterio

D a oggi in Italia arriva l'obbligodi inserire nelle etichette ditutte le confezioni dei prodotti

lattiero-caseari l'origine della materiaprima. Uno strumento che consenteal consumatore di scegliere, senzapiù inganni, la provenienza di latte,burro, yogurt, mozzarella, formaggie latticini. Il provvedimento ha com-pletato il suo iter in Europa e in Italiae si applica al latte vaccino, ovicaprino,bufalino e di altra origine animale.“È una svolta che permetterà diinaugurare un rapporto più traspa-rente e sicuro tra allevatori, produttorie consumatori'', ha detto all’Ansa il

ministro delle Politiche Agricole,Maurizio Martina, impegnato affin-ché questo modello si affermi a li-vello europeo.Da oggi quindi le etichette di tuttele confezioni di latte e prodotti lat-tiero-caseari devono indicare ilnome del Paese in cui è stato muntoil latte e quello in cui è stato condi-zionato o trasformato. Qualora illatte utilizzato come ingrediente siastato munto, confezionato e trasfor-mato nello stesso Paese, l'indica-zione di origine può essere assoltacon una sola dicitura “Origine dellatte Italia”.

Da oggi anche in Italiail latte diventa tracciabile

SULLE CONFEZIONI CI SARÀ L’ORIGINE