elementi di economia politica- cap1
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Elementi di economia politica
Gennaro Zezza
(stesura provvisoria)
Elementi di economia politica
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Prima stesura: ottobre 1999 – in corso di revisione. Gennaro Zezza insegna Economia Politi ca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell ’Università degli Studi di Cassino. Aderisce al Dipartimento di Teoria Economica e Applicazioni. Può essere contattato all ’ indirizzo: [email protected] Questo testo è disponibile all ’ indirizzo http://www.scpol.unina.it/docenti/zezza/testoecon
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Prefazione.
I capitoli che seguono rappresentano una prima stesura, in via di completamento, di un
breve manuale di Economia Politica destinato, in particolare, agli studenti di quelle Facoltà in
cui questa disciplina non viene accompagnata dallo studio delle tecniche di analisi
matematica.
Si è quindi scelto un approccio che limiti al minimo indispensabile la formalizzazione
matematica nell 'esposizione, e che utili zzi invece la costruzione di grafici e la risoluzione di
problemi per dare il necessario rigore all'analisi dei diversi aspetti della micro e della macro-
economia.
Inoltre, si è cercato di privilegiare l'aspetto "istituzionale" dell 'economia, nel senso di
chiarire allo studente quali siano i compiti di ciascuna istituzione, e di fornir loro tutti gli
strumenti necessari per orizzontarsi nelle informazioni di carattere economico che permeano
sia i rapporti tra gli individui, e tra questi e le Istituzioni, sia i meccanismi di trasmissione
macroeconomica che determinano i processi di crescita di un Paese o di una regione nel
contesto internazionale.
La stesura del materiale è basata sui corsi che l'autore ha tenuto presso la Facoltà di
Giurisprudenza dell 'Università degli Studi di Cassino, e il modo di presentare alcuni
argomenti della microeconomia è basato largamente sull 'ottimo testo di Robert Frank1, che
tuttavia - per la sua mole (e il suo costo!) - mal si presta ad essere adottato in un corso di
Economia politica che preveda anche l'insegnamento della macroeconomia.
Particolare attenzione è data alle possibili tà dello studente di affrontare problemi ed
esercizi a conclusione del capitolo. Il libro è anche consultabile su di un sito internet2, dove lo
studente può verificare la sua comprensione degli argomenti con ulteriori tests, ed interagire
con il docente.
Questa versione provvisoria dei capitoli relativi alla microeconomia viene diffusa per
raccogliere commenti, critiche e suggerimenti.
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1 Robert H. Frank, Microeconomia, McGraw Hill , II ed., 1998. 2 Attualmente all 'indirizzo: http://www.scpol.unina.it/docenti/zezza/testoecon
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Le scelte ottimali dell ’homo oeconomicus.
L' Economia Politica è oggi una disciplina di diff icile definizione. Per la maggior parte
degli economisti, che fanno riferimento alla tradizione del pensiero marginalista, l' economia
politica analizza il comportamento dell ' individuo dal punto di vista normativo: cosa dovrebbe
fare un individuo razionale, l'homo oeconomicus, per conseguire il massimo vantaggio indivi-
duale. L' analisi del comportamento individuale è oggetto della microeconomia, che concentra
l' attenzione sulle singole unità decisionali, come il consumatore, l' impresa e così via.
L' analisi microeconomica, secondo questi economisti, pone le basi per comprendere
anche la nascita e l' evoluzione delle istituzioni, e studiare le relazioni tra le istituzioni e i
cosidetti macro-soggetti: le famiglie nel loro insieme, il sistema delle imprese, ecc. Questi
aspetti sono oggetto di studio della macroeconomia.
La microeconomia studia l' interazione tra soggetti che desiderano effettuare degli
scambi: di beni, di servizi, di lavoro, di attività finanziarie.
Per capire le modalità dello scambio va analizzato il comportamento di chi domanda e
di chi offre, e i meccanismi che possono garantire lo scambio, che di norma avviene in un
“mercato” .
Gli economisti marginalisti ritengono che le decisioni di domanda e di offerta siano
decisioni ottimali, dove per ottimalità si intende il raggiungimento del massimo beneficio
derivante da una scelta, al netto del costo da sostenere. Come vedremo, anche le decisioni che
non implicano necessariamente uno scambio, come quelle legate alla quantità da produrre per
un’ impresa, vanno analizzate allo stesso modo, dall’analisi dei relativi costi e benefici.
Con qualche forzatura, potremmo dire che tutta l’analisi microeconomica è
riconducibile all’ individuazione dei costi e dei benefici derivanti da una scelta, e dallo studio
delle modalità di interazione tra i soggetti che effettuano le scelte. Tenere a mente questo
principio, e assimilare il metodo per individuare costi e benefici, ci garantisce di poter capire
la maggior parte dei problemi studiati dalla microeconomia.
Una ipotesi importante, che è a monte del ragionamento fatto, richiede che chi debba
effettuare una scelta sia consapevole di tutte le possibili alternative: abbia, come si dice,
informazione completa, e viva in un mondo senza incertezza. Se si conosce solo una parte
delle possibili scelte nulla può garantire che le nostre decisioni porteranno ad un
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comportamento ottimale. Questa ipotesi è ovviamente assai poco realistica, visto che la
maggior parte delle nostre scelte avrà conseguenze nel futuro, e il futuro per definizione ci è
ignoto. A questo si può ovviare, come vedremo, se siamo in grado di assegnare una certa
probabili tà al verificarsi di ogni possibile “stato del mondo”.
Per il momento, per semplicità, manterremo l’ ipotesi che tutti i soggetti siano in grado
di conoscere perfettamente il futuro, e torneremo sul problema dell’ informazione incompleta
e dell’ incertezza quando avremo appreso il metodo di ragionamento dell’ homo oeconomicus,
il soggetto razionale che sceglie in modo da rendere massimo il suo beneficio al netto dei
costi.
Il primo problema è dunque la valutazione economica dei costi e dei benefici. Un modo
semplice di impostare il ragionamento è quello di immaginare che costi e benefici possano
essere ricondotti a valutazioni monetarie. Ad esempio, possiamo chiederci quale sia il
beneficio rappresentato dal trascorrere due ore al cinema chiedendoci qual è la somma
minima che vorremmo ricevere per rinunciare allo spettacolo.
La valutazione dei costi può essere condotta in modo analogo, ma risulta più complessa.
Nell’esempio appena fatto, si potrebbe pensare che il costo dello spettacolo cinematografico
sia il prezzo del biglietto. Questo è il costo monetario d’acquisto del servizio, ma non
rappresenta ancora il concetto di costo economico. Dobbiamo infatti valutare quale sia il
miglior uso alternativo della risorsa di cui siamo a disposizione - le due ore della nostra
giornata - rispetto all’andare al cinema. Immaginiamo che in alternativa al cinema potremmo
trascorrere la serata con degli amici. Il costo economico dell’andare al cinema è allora dato
dal prezzo del biglietto, più il beneficio che otterremmo dal passare in altro modo la serata. Il
concetto di costo economico è di grande importanza per l’economia marginalista, e lo
ritroveremo nei più svariati problemi nel corso dell’ esposizione.
L’esempio appena fatto - decidere se andare o meno al cinema - evidenzia un’ altra
caratteristica importante nel ragionamento dell’ homo oeconomicus, e cioè il fatto che i
meccanismi di scelta divengono rilevanti quando vi è scarsità di r isorse. Nell’esempio, la
risorsa scarsa è costituita dal nostro tempo: se potessimo vedere un film e passare anche la
serata con amici i termini del ragionamento dovrebbero cambiare. Come vedremo, la scarsità
di risorse è determinante nelle scelte di consumo, dove il potere d’acquisto complessivo è il
limite alle possibili scelte del consumatore, come anche nelle scelte di produzione, dove la
quantità di risorse disponibili , una volta utilizzate nella produzione di un determinato bene,
non possono poi essere dedicate ad usi differenti.
2. Le scelte del consumatore
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Infine, in molti casi, ciò che conta è la decisione marginale: conviene vedere un altro
film questa settimana? Conviene assumere un altro lavoratore? Far lavorare un’ora in più i
dipendenti? Il confronto tra costi e benefici va fatto cioè sulla scelta marginale: finchè le
conseguenze di un’azione comportano un ulteriore beneficio maggiore del costo ulteriore da
sostenere il proprio beneficio netto può ancora aumentare. Quando sull’ultima decisione da
prendere costi e benefici si equivalgono ciò vuol dire che non è più possibile aumentare il
proprio beneficio netto: si è in altri termini raggiunto il beneficio massimo possibile, ossia il
comportamento ottimale.
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