equipèco 13-14

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CARTE ARTE ARCHITETTURA MUSICA POESIA ESOTERISMO FOTOGRAFIA LETTERATURA & PROGETTI CINEMA ARTE RIVISTA di Anno IV n.13-14 Autunno-Inverno 2007 - .10,00 EQUIPèCO trimestrale di ricerca e documentazione artistica e culturale_www.rivistadiequipeco.it LABORATORIO DI MESSAGGI_ARTI VISIVE_IDEE L’ARTE DENTRO-DENTRO L’ARTE MOSTRE

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Carmine Mario Muliere Editore

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Page 1: EQUIPèCO 13-14

Mauro

Creti

Masi

Platone

Jekill, Hyde e Petra

Salomone

DIO

Courbet

Arnaboldi

Takama

PullaraIl Superiore

Libri

Diavolo

Salomone

Muliere

EQUIPè

CO

Jazztime

Quelloche è in

AltoArtisticaMente

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Quarti finaleOkusai

I ragazzi di

S.Elena Sannita

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Muliere

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Pirofilo

Racconto

Società

AlighieriDante

Chiesa-Identità

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60° Cannes

CinemaTonelli

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Editoriale

Baio

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LABORATORIO DI MESSAGGI_ARTI VISIVE_IDEEL’ARTE DENTRO-DENTRO L’ARTE

MOSTRE

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 20072

EDITORIALE

Alle elementari ci vien detto che Dio è l’Essere perfettissimo, creatore e signoredel cielo e della terra.

Dalla Bibbia risulta che prima del Principio c’era il deserto e il vuoto che, come ilvento e le acque, sono immagini di elementi ricettivi e quindi gravide dellaCreazione in atto.Giovanni conferma che il Verbo, quintessenza di vento, alito, vibrazione, suono,spirito e azione di Dio, determinò tutte le cose create che culminano con l’uomo,Adamo: «Colui che viene dal suolo ed ha un’anima, nefesh, spirito, ruah».Della Gnosi -Conoscenza dell’Essere- Henri-Charles Puech afferma inequivocabil-mente che «Avere la Gnosi significa sapere cosa siamo, da dove veniamo e doveandiamo, che cosa ci può salvare, quale è la nostra nascita e quale la nostra rina-scita»1.Simon Mago considerava «radice di tutto» il fuoco occulto sovraceleste totalmen-te diverso dal fuoco visibile terrestre, che egli paragonava ad un albero gigante-sco il cui frutto sarebbe l’anima umana. Da questo fuoco il Cosmo ha ricevuto seicoppie di principî che gli hanno permesso di evolversi: Spirito e Pensiero, Voce eNome, Ragione e Riflessione. Questi principî dipendono da una settima potenza:«Colui che sta ritto in piedi». Simone è egli stesso «Colui che sta ritto in piedi», ol’Immutabile, il «Dio straniero» che come primo atto creò il «Grande Pensiero»,l’Ennoia, destinato ad essere la Madre Universale.

1- Henri-Charles Puech, En la quête de la Gnose, t. I. Gallimard, Parigi 1972.Immagine, Muliere, Fuoco, 2007.

DIOUOMO

DIAVOLOdi Carmine Mario Muliere

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 20074

EDITORIALE

Ora, per la condizione virtualmente accordatami e da me accettata, come il fan-ciullo di Zarathustra che è innocenza e oblìo, una ruota che gira da se stessa, unprimo movimento, un santo dir-di-sí, consapevole che è mezzogiorno in punto -ora della massima elevazione del Sole perciò oggettivo culmine della maturazio-ne-, con la coscienza vigile al segnale impalpabile e fecondatore di uno spazioideale, mi pongo e Vi pongo questa domanda con la mente ed il corpo bilancia-ti e pronti alla possibile trasmutazione:

DIO. Uomo o Diavolo?Dio, Deus; attraverso la fase dieo, come mio rispetto al latino meus; il plurare èinvece Dal, latino Dèi. Il tema Deiwo, rappresenta la piú antica denominazionedella divinità collegata alla nozione di Luce. Essa si conserva nel sanscrito Deva,

nel lituano Diêvas, nel plurale nordico Tivar. Altricollegamenti vengono dal latino Jovis e dies,Giove e giorno. Nelle aree indoeuropee allanozione di Luce si è sostituita quella di spirito dalgreco Theos; spirito evocato dal tedesco Gott;distributore di destino dal russo Bog. Altra varian-te latina Divus, divino. Ed anche Dio, Sempre.Diavolo, diabolus dal greco diabolos: calunnia-tore; Satana, dall’ebraico: oppositore. Demonio,Daemonium dal greco Daimonion, appartenentea divinità.Questi accenni etimologici stabiliscono la con-nessione interdipendente a livello causale comeinvece non appare nel 1° Giorno della Creazioneallorché la Luce è affermata sulle Tenebre e dàl’avvio alla sigizia del giorno e della notte.Ancor piú definita è nella manifestazione dell’uo-mo, espressione ad immagine e somiglianza diDio e tuttavia da Lui separato poiché Dio non èPersona bensí Potenza onnisciente e impersonaleTrinità.Queste affermazioni si trovano nel contestobibliografico che evito a livello generale ma nonnell’esperienza personale relativa all’operatività

proiettiva stabilita dal mio luogo di tempo-spazio che mi immette nel valore diffe-renziato degli incontri avuti nella realtà reale, virtuale e simbolica.Il riferimento spaziale mi propone il simbolo di Hermes2 e di Hestia, vicinissimi agli

CIELO

TERRA

CLAVICOLA

OSSA ILIACHE

indaco

blu

viola

verde

arancio

giallo

rosso

terzo occhiotempio palatino

corde vocali

soffio madre

plesso solare

lo hara

genitali

IL CORPO EQUILIBRATO

2- Mercurio ha il caduceo (cadosh, separato, è sinonimo di santo che è simbolo di libertà e legge-

rezza).

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 200768

L’affiche del 60° anniversario è il manifesto di un festival inmovimento verso l’avvenire. Il fotografo Alex Majoli, del-

l’agenzia Magnum, ha realizzato una serie di ritratti d’artistiin piena libertà. A partire da questo cliché, il graficoChristophe Renard ha composto una coreografia che cele-bra l’energia creativa del cinema, composta da PedroAlmodovar, Jiuliette Binoche, Jane Campion, SouleymaneCissé, Penelope Cruz,Gerard Depardieu, SamuelL. Jackson, Bruce Willis eWong Kar Wai. Veramentebella l’enorme gigantogra-fia, copia del manifestoufficiale, posta sulla faccia-ta del Palais du festivalsovrastante la scalinata delTapis Rouge, il tappetorosso piú famoso al mon-do, quello calcato ogniserata del festival da attori,registi, produttori, addettinel campo cinematograficoe dove si consuma il rito piúfulgido: l’ascensione alcielo cinematografico.

Pomposo, sgargiante, so-vraccarico, è stato il piú

del piú di tutti i Festival cinematografici, mai come quest’an-no; nel suo 60° anniversario ha voluto far sfoggio della pro-pria organizzazione, dei milioni e milioni di euro che hannoruotato intorno all’avvenimento, un fiume di danaro e dibusiness. Certamente possiamo dirlo, Il Festival di Cannes, atutt’oggi è la piú importante manifestazione cinematografica

del mondo con i suoi 30.000 accreditati, 4.000 giornalisti,32 paesi partecipanti. Le Marché Du Film -Il mercato delcinema, ha avuto piú di 10.000 partecipanti, 4.000 film pro-posti e 1.500 proiezioni.

Il Villaggio Internazionale, adiacente il palazzo del cinema,ha lo scopo di offrire e dare la possibilità, a tutti i paesi pro-

duttori di cinema, di presentare tramite un proprio padiglio-ne, la cinematografia na-zionale, la sua cultura, leistituzioni e di svilupparnegli scambi. Il Villaggio haaccolto piú di 35 paesi.Oltre alla competizione uffi-ciale, la piú conosciuta, cisono altre cinque selezionicollaterali altresí importanticome: Un Certain Regard,La Sélection Cinéfondation,Cannes Classic, La CaméraD’or, L’atelier. Inoltre, glialtri eventi sono stati Acid,associazione per la diffusio-ne del cinema indipenden-te, la Quinzaine desRealisateurs, 46ª SettimanaInternational de la Critique,Cinema sulla spiaggia. Le

Palme d’Oro hanno affiancato altri premi importanti quali:Prix Norman Mc Laren, 25 Prix de la Jeunesse, 4to Prix del’Education nationale, Prix de la Fipresci, Prix du JuryOecuménique, Prix Francois Chalais. Chi piú ne ha piú nemetta! Infine, è stato realizzato un omaggio agli artisti con lapresentazione di un film, Ciascuno il suo cinema, un’opera

FOTOGRAFIA

di Timoteo Salomone

Angelina Jolie, con Brad Pitt e gli attori del suo film A Mighty Heart.

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 200778

Un maestro difficile, ruvido come lasuperficie di un corpo segnato dal

tempo, creatore sublime di visioni insa-ne, dolorose, oscene ma anche profon-damente romantiche e sentimentali.David Lynch (Montana, Usa, 1946) è ilregista perfetto, adatto a compiacere lavoglia insopprimibile di immaginidisturbanti, di misteriosi messaggi incodice indecifrabili e per questo affasci-nanti. Gli scenari, o meglio le dimen-sioni che di volta in volta la sua mentepartorisce, nascondono sotto il velosuperficiale del mistero, una vitalitàstratificata che affonda le radici nellafiaba, privilegiandone soprattutto gliaspetti piú inquietanti. Il suo è unimmaginario solo apparentementecomplesso; dopo un’analisi attenta,infatti, può essere razionalizzato senzaper questo essere privato delle suecomponenti piú profonde, piú notturne.Ciò che da sempre affascina il regista èl’ostentazione della deformità, unicovaccino veramente efficace per inter-pretare la malvagità del mondo; mal-vagità che non può essere estirpataperché parte integrante dell’universo.Se in Erasehead (1978) il piccolo freakera una creatura prettamente notturna,una visione grottesca, macabra e mala-ta generata dalla mancanza di prospet-tiva e dalla consapevolezza di una real-tà decomposta; il John Merrick diElephant man (1982) aggredisce i mec-canismi della commozione, utilizza lasua mostruosità per spiegarci la veraessenza del dolore. La mancanza disenso del pudore è funzionale al pro-cesso di identificazione con il qualeLynch istruisce il pubblico imponendogliuna scelta obbligata. Molto spesso isuoi personaggi erompono in un pian-to disperato, per nulla liberatorio per-ché, una volta finito lascia, dietro di sé,i segni indelebili di un pericolo ancoraimminente. Lo sguardo che il registapretende da noi richiede un notevolesacrificio emotivo, necessario per var-care le soglie del reale e dell’assurdo,per scovare, oltre il disgusto per ladeformità, la bellezza profonda delgenere umano. Perché le cose preziose,

quelle che veramente possono svelarcil’inganno del reale, sono quasi semprenascoste dietro un confine, una porta,sul fondo di una piccola scatola, tra lepieghe di un sogno o di un incubo.

Nascoste ma non per questo invisibili;portatrici di oscuri presagi e soluzioniprive di logica. È questo un mondo chesubisce gli attacchi continui del para-normale o le invasioni stranianti dimatrice fiabesca come in CuoreSelvaggio (1989), dove questo discorsosi fa volutamente esplicito, in Stradeperdute (1997), Mulholland Drive(2001) e in parte in Twin Peaks (1990)in cui l’andamento lineare della struttu-ra narrativa è continuamente contrad-detto dall’esigenza impellente del regi-sta di costruire un altrove ove stravolge-re le regole del racconto. L’ordine vienerappresentato unicamente per poteressere negato, dando libero sfogo allacreatività del caos e alle sue ambigueimplicazioni. Anche in Velluto Blu(1986) Lynch costruisce due dimensioniparallele, fondate sul conflitto continuodegli opposti, bene-male, luce-ombra,giorno/notte. È una realtà schizofreni-ca, a cui Jefferey - il protagonista -vuole dare un senso, mettendo ordinein un luogo dominato dal bizzarro edall’osceno. La vicinanza tra i duemondi costringe perciò i personaggi avarcare sempre i confini, intesi fordia-namente come frontiere oltre le quali leleggi possono avere diverse interpreta-zioni. Ciò permette al regista di inserireil motivo del viaggio, sempre pericolo-so e foriero di cambiamenti risolutivi.Viaggio che diventa il protagonistadello splendido e anomalo Una storiavera (1999). Si tratta di una pellicolamalinconica e poetica dove Lynchabbandona –per poco– le angosciosevisioni dei suoi incubi per sconfinare nelpuro racconto, nell’epopea da cinemawestern. Qui il regista affronta temati-che difficili e delicate come la vecchia-ia, la morte e la malattia, senza maiscadere nel patetico, tenendosi sempreun pó in disparte. Il film apparentemen-te, può sembrare un corpo estraneo inuna filmografia molto ben definita ma,a ben vedere, racchiude in se moltedelle ossessioni care al regista. È unapellicola solida che non si lasciaammaliare dal fascino dell’assurdo eche sente l’esigenza di comunicare

CINEMA

DAVID LyNCH: IL POTERE DELL’INTUIZIONE

LO SCHERMO MUTANTE:L’EVOLUZIONE DEL CORPO VIRTUALE NEL CINEMA CyBERPUNK

di Nicola Bassano

David Lynch a Venezia 2006.

Locandina del film Eraserhead.

Locandina del film The Elephant Man.

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 200786

Di solito la data dell’incoronazione di Carlo Magnoè una di quelle che subito viene ricordata: 25

dicembre dell’800… cifra tonda!Eppure attorno a quell’evento cosí banale si sonocostruite le sorti dell’Europa. Vediamo come.Nella notte di Natale dell’800 d. C., nella basilica diSan Pietro a Roma, papa Leone III incorona e consacraimperatore Carlo, re dei Franchi e patrizio romano, allapresenza del clero e dell’aristocrazia senatoria romana,nonché dell’aristocrazia guerriera franca al seguito diCarlo stesso.Va detto che Pipino il Breve aveva già sperimentato unanuova forma di legittimazione del potere, coinvolgendoper la prima volta nel rito anche la figura del papa. Conquesto atto il pontefice strinse con Pipino un pattod’amicizia, dal quale ottenne una promessa d’aiutopresto soddisfatta nella difesa da Astolfo re dei

Longobardi, e Pipino realizzò col presule un’intesa checonfortò, col prestigio religioso di Roma, la dignitàregia conseguita nel 751 con l’acclamazione dei gran-di a Soissons e l’unzione da parte di san Bonifacio, tra-smettendola anche alla sua discendenza.Tutto ciò successivamente portò, per una congiunturafavorevolissima supportata dalla grossa attività militaredi Carlo volta all’espansione della Cristianità nel conti-nente europeo, e dagli uomini di cultura del suo entou-rage, ad un esperimento ulteriore, ossia al SacroRomano Impero.Che il momento fosse favorevole all’entrata sulla scenaimperiale di Carlo, lo deduciamo dal seguente stralciodi una lettera, che Alcuino di york1 inviò al re deiFranchi nel 799: «Fino ad ora tre persone sono state alvertice della gerarchia del mondo: il rappresentantedella sublimità apostolica, che occupa la sede del beato

STORIA

L’INCORONAZIONE IMPERIALE DI CARLO MAGNO: IL CASO

di Giuseppina Acerbo

Leone III incorona Carlo imperatore nell’800 d. C. dalle Grandes Chroniques de de France.Illustrazione di Jean Fouquet, 1455-1460 circa. Parigi, Biblioteca Nazionale.

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2007 89

Il nessun rilievo della Vita di un qualsiasi essere umano(per non parlare degli altri esseri viventi) è percepito come

un’ossessione negativa da parte di chi si pone il dubbiodella giustificazione del proprio essere. La coscienza del-l’uomo a vari livelli, porta alla valutazione anche approssi-mativa della propria esistenza, vissuta come elemento car-dinale dell’appropriazione della realtà. Dal momento chel’uomo giunge alla percezione della manifestazione se neimpadronisce, mostrando il prodotto che ne deriva: l’antro-pocentrismo. La vera realtà, l’esprimersi del Cosmo, con lesue leggi, nell’inconcepibile vastità dell’infinito, è completa-mente indifferente al muoversi degli individui, del cresceredell’erba, dell’eruzione di un vulcano, dell’intervento dellabenefica pioggia che soddisfi i languori dell’arsura di unastagione siccitosa.Personalizzare gli eventi significa dar loro un senso anchequando risulti inconcepibile che essi lo possano avere : sesi aprisse improvvisamente un cratere nel momento in cuitransiti il mio nemico e ne inghiotta le schiere regalandomila vittoria, ciò altro non sarebbe che lo svolgersi di fatti chenon assumerebbero alcun significato se non quello al qualenoi li consegniamo; il dio favorevole ha voluto darmi un

segno: se vinco il contenzioso con chi mi si oppone mi chia-mo dalla parte della divinità che - chissà per quale motivo- accoglierebbe le mie preci e non quelle di un altro e tute-lerebbe i miei interessi per un imperscrutabile divino torna-conto. Quando non addirittura si giunga a pensare che ilnostro agire possa rappresentare il Bene e quello dell’altrociò che gli si contrappone: il male. Se un evento mi è favo-revole, esso è provvidenziale; in parole diverse ciò vorreb-be dire che magari il muoversi di una formica durante labattaglia di Waterloo abbia potuto avere un senso a meriferibile.Attribuire allo svolgersi del Cosmo, nella sua infinita totali-tà, uno scopo che ci riguardi nello specifico della nostraindividualità, con i nostri propri interessi, è dare il segno diun profondo bisogno: giustificare il proprio esistere; dareun senso al proprio agire, riconoscere una finalità a quelloche noi, nelle condizioni in cui ci troviamo, chiamiamotempo.L’unica via d’uscita ad una vera e propria disperazione esi-stenziale è credere che la formica, nel suo muoversi, svolgai piani strategici che Napoleone, attraverso i Generali delsuo Stato Maggiore, le ha fatto conoscere affinchè essa li

IL SUPERIORE DISEGNO

Contributo per una visione equilibrata del Cosmo

di Francesco Maurizio Pullara

ESOTERICO_ESSOTERICO

Alba, Polo Nord.

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2007 91

AGENDAappunti con la mano sinistra

Quello che è in Alto - ArtisticaMente

... l’impegno

di ciascun Essere umanoa lavorare su se stesso

palesa una legge di natura,e quindi un disegno metafisico,

l’impegno a migliorare le proprie facoltà ead espandere la conoscenza e la coscienza,

a rendere giustizia al proprio destino eai propri doveri in quanto essere spirituale

che partecipa della creazione.

Albert HofmannPERCEZIONI DI REALTÀ

giovedi venerdi settembre

S. Matteo ev. = Equinozio d’Autunno38ª settimana

2 138ª settimana

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RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 200794

POESIA

Trasgressivo. Irriverente. Pro-vocatorio. Cinico. Nichili-

sta. Disperato. Questi gliaggettivi che negli ultimi annihanno qualificato il nomedello scrittore francese MichelHouellebecq; «miseria affetti-va dell’uomo contempora-neo», «sterilizzazione emoti-va», queste alcune delle defi-nizioni che si è tentato di darea ciò che emerge dalle sueparole; «la prima sensazioneche si prova nel leggereHouellebecq è una sorta diappiattimento orizzontale, unapressione sul nostro innocentecapo», questo è ciò che alcunihanno avvertito leggendo lesue storie. Quindi, quando si è compresocon chi si ha a che fare, ci siavvicina ai suoi libri con cau-tela, con una sorta di riveren-za, o di timore, quasi facesse-ro paura, come fa paura,sempre, guardare in faccia larealtà, quella realtà che appa-re terribilmente limpida nellasua crudezza quando, spo-gliata dai fronzoli delle liricità,ci si piazza davanti agli occhi. Ci vuole coraggio, a leggere Houellebecq. Bisogna averel’idea chiara di voler affrontare il lato più terrificante di noistessi mentre noi, semplicemente perché siamo umani, ten-diamo a difenderci ed a sopravvivere addolcendo i toni del-l’amarezza esistenziale del nostro tempo. Serve la decisionedi spogliarci, di spogliare la realtà, di confessarci, di ammet-tere i nostri lati oscuri e quelli del mondo che ci circonda, diriconoscere l’agghiacciante solitudine dell’era contempora-nea, i suoi profondi abissi, le sue malattie, le sue perversio-ni, la sua freddezza. Il coraggio di ammettere che, in fondo,quello che siamo diventati dopo secoli e secoli di storia nonè poi così entusiasmante.Dice l’autore: «L’individuo moderno è pronto a prendereposto in un sistema di scambi generalizzati nel quale è dive-nuto possibile attribuirgli, in maniera univoca, un valore discambio», oppure «Le relazioni umane diventano sempre piùdifficili, ciò che riduce di conseguenza la quantità di aneddo-ti di cui una vita è composta», oppure ancora «L’uomo è unadolescente minorato».Ecco perché, quando si è compreso con chi si ha a che fare,si ha quasi paura di avvicinarsi.Ma è proprio questa paura che lo rende unico e formidabi-le; il timore che si sente nell’accostarsi a lui è proprio l’indi-catore della sua grandezza, della sua acutissima intelligenza,della sua capacità di cogliere quegli aspetti della vita e del-

l’esistenza, soprattutto dell’etàcontemporanea, che in gene-re si tenta di occultare, primaa noi stessi e poi agli altri, oquantomeno di ammorbidire.Quella di Houellebecq è lastessa potenza che ha la veri-tà.

Ultimamente si è parlatomolto dei suoi libri di nar-

rativa, libri che hanno creatopolemica, scompiglio, turba-mento, confronto e controver-sia: Contro il mondo, contro lavita, saggio su Lovecraft(Bompiani, 2005), La possibili-tà di un’isola (Bompiani2005), Piattaforma (Bompiani2003), Lanzarote (Bompiani2002), Estensione del dominiodella lotta (Bompiani 2001);Le particelle elementari(Bompiani 2000).Dice Gianfranco Franchi: «Leparticelle elementari: una sin-tesi perfetta della solitudineesistenziale, della depressioneidealistica, del desiderio inevi-tabile e inestinguibile di unanuova metafisica che illuminil’uomo occidentale; un testoche sembra sapersi scrollare

dal lirismo e dai voli pindarici precipitando in un fango e inun isolamento e in una grettezza ultrafisica talora irritanti».Cosa dire della poesia di Michel Houellbecq?Alla domanda «In che rapporto stanno il suo scrivere poesiee il suo scrivere romanzi?» lo scrittore risponde: «La poesiaviene prima ed è funzionale alla prosa. Ci sono frammenti dimie poesie che ogni tanto finiscono tra le pagine dei roman-zi che scrivo». Il «venire prima» della poesia rispetto allaprosa ha anche un senso temporale: Houellbecq in Franciaha iniziato a pubblicare poesie nei primi anni Novanta suriviste e antologie; nella prima parte della sua carriera dun-que non abbiamo assistito ad una produzione narrativa.Rimando ancora alle parole di Gianfranco Franchi:«Houellebecq ha affinato la sua ricerca artistica scavando nelprofondo della sua anima, del senso dell’esistenza e dellasocietà; e della tragica aporia ideologica del nostro tempo.[…]. Si tratta di poesie disperate e vive e impregnate dalladesolazione dello scorrere del tempo; un sentiero di ricercadella bellezza, della nostalgia della perfezione conosciuta eperduta. Nello sfondo di una Parigi frenetica e illuminata daneon intermittenti che deludono chi adorava la ville lumiere,Houellebecq già lascia intravedere le sue ossessioni: l’esa-sperante cinismo, il sesso e il sessismo, la cristallizzazionedella sofferenza. Musicale e melodioso, sa essere crudosenza offendere; lacera, dilania, scalfisce almeno: ma non

MICHEL HOUELLEBECQ:la miseria contemporanea

di Manuela Faella

Michel Houellebecq.