esercizi di politica

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Scritti, riflessioni, documenti e discorsi di 5 anni di vita dei GD del Veneto.

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Introduzione

Il caro Massimo Bettin, qualche tempo fa al termine del congresso regionale dei Giovani

Democratici, provocatoriamente, come spesso fa, mi disse: “Dovresti fare l’Istant Book a-

desso!”.

Non gli avevo dato particolare credito, tuttavia, nel risistemare il caos che 5 anni di impe-

gno politico diretto per la nascita del PD hanno causato agli archivi dei miei computer, ho

ripreso in mano i vecchi scritti.

Articoli, riflessioni, documenti, lettere e mozioni a partire dal 2007 fino ai giorni immediata-

mente successivi al congresso dei Giovani Democratici del Veneto che poi ho iniziato a ri-

leggere, a ripensare e a riguardare con la lente d’ingrandimento dell’esperienza, del di-

stacco e della contemporaneità.

Dalla nascita del Partito Democratico e dei Giovani Democratici fino ad oggi, c’è tutto. I

primi passi dell’organizzazione Giovanile, la storia del nostro Paese e della nostra regione, i

molti protagonisti di quella che è stata e che sarà la più grande impresa della nostra gene-

razione politica, qualche buona intuizione e la costruzione dei Giovani Democratici.

Un’impresa collettiva appunto, e nel corso di queste pagine si scorrono, i nomi, le storie,

l’impegno di molti che in questi anni hanno dato un po’ del loro tempo e delle loro energie

per cercare di migliorare gli orizzonti dei Giovani Veneti.

Un tentativo di costruire e lasciare una memoria, seppur vista da un singolo chiamato a gui-

dare dal 2009 al 2012 i Giovani Democratici, ma che essendo costruita sui documenti e le

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relazioni negli organismi dell’organizzazione è, più che un racconto personale, un pezzo im-

portante del percorso che i GD hanno fatto fino a questo momento.

Si respira l’ottimismo iniziale, quello della nascita del Partito Democratico e dell’Italia prima

della crisi, e poi le preoccupazioni e le sofferenza della generazione che più di ogni altra

ha subito lo scotto delle scelte e degli sprechi del passato, ma che in ogni momento ha ri-

badito e sottolineato come alla contestazione e alla violenza abbia sempre prediletto

l’impegno e la proposta.

Dire “I care”, sentire la libertà come la massima forma di responsabilità, oggi è sempre me-

no scontato. Altre vie sembrano più facilmente percorribili ed incisive, perché la politica

giovanile è complessa, come rispondere a cuori che chiedono ogni giorno piccole rivolu-

zioni con l’intelligenza del riformismo? Occorre fatica e impegno, occorre “Trasumanar e

organizzar” per cercare di essere e favorire il cambiamento nella nostra società e nel no-

stro Paese. E’ in se il cambiamento, il cercare di cambiare le condizioni in cui viviamo, il

mondo che viviamo, in meglio il senso primigenio della politica, non la conservazione. E’

per questo che ho scelto come titolo di questa raccolta “Esercizi di Politica”.

Perché non c’è la presunzione di pensare che in se possano essere esaustivi, perché con-

frontandoci con i piccoli problemi quotidiani dati dall’operare con mezzi ridotti, poche ri-

sorse, molta buona volontà ed idee chiare, siamo cresciuti, abbiamo imparato, ci siamo

esercitati nel cercare di costruire una buona Politica, una Politica utile, una Politica che

cresce.

Sono convinto che leggendolo, molti ricorderanno sfide passate, timori e preoccupazioni, e

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più di qualche successo. Qui e la troveranno la loro vicenda, la loro storia, la loro idea, il lo-

ro ricordo, e a volte il loro nome. Perché i protagonisti di quegli anni sono stati molti alcuni

da alleati, altri da avversari, ma sono sicuro che in futuro ci troveremo insieme a lavorare

per far crescere il Partito Democratico nella nostra regione.

A tutti voi, Nicola, Paolo, Giuliano, Marco, Alessia, Mary, Chiara, Zeno, Michele, Enrico, Leo-

nardo, Simone, Giacomo, Massimo, Matteo, Vincenzo, Alessandro, Daniele, Stefano, Ga-

briele, Mirco, Elisa, Enzo, Marco, Matteo, Elisa, Mauro, Francesco, Alessandra, Manuela, Ni-

colò, Alessia, Antonio, Fabio, Luca, Matteo, Nicola, Matteo, Alessandro, Francesco, Andre-

a, Alessandro, Stefano, Leonardo, Massimo, Nico, Riccardo, Filippo, Stefano, Giacomo, Ste-

fano, Dora, Matteo, Federico, Paolo, Francesco, Giuseppe e a molti altri dico grazie di que-

sti anni formidabili, per aver costruito insieme la più grande organizzazione giovanile che la

nostra regione abbia mai avuto, per aver realizzato quel mandato che ci eravamo dati a

congresso nel 2009: un giovanile Nuovo, Aperto, Federale, Radicato, Libero e Forte.

Domani, sono convinto ci ritroveremo tutti e sui nostri “esercizi di Politica” costruiremo un fu-

turo nuovo ed un nuovo Veneto.

Filippo Silvestri

Primo Segretario Regionale

Giovani Democratici Veneto

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Capitolo 1

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Un nuovo ambientalismo per il PD

Il Partito democratico, che nascerà tra meno di un mese, sarà un partito fortemente

all’insegna del rinnovamento e del futuro, ed è proprio in questa ottica che non si dovrà

trascurare un grande capitolo aperto sul quali si giocherà lo sviluppo e la crescita nei pros-

simi anni del nostro Paese: la creazione di un nuovo ambientalismo per l’Italia.

L’Italia per crescere ha bisogno di un nuovo ambientalismo che sappia unire tutela e svi-

luppo, turismo ed infrastrutturazione, produzione energetica e qualità delle acque e

dell’aria. Un ambientalismo adulto e non affetto dalla malattia del NO. Occorre lanciare

già da questa finanziaria una serie di provvedimenti premiali (sgravi fiscali od ulteriori age-

volazioni documentali) per tutti gli imprenditori o cittadini che decidano di investire

sull’ambiente (ad esempio per chi acquista pannelli solari ad uso domestico o per chi sce-

glie di utilizzare nelle proprie attività materiali eco compatibili). L’ambiente dovrà assumere

connotazioni di principio e valore generale del partito democratico, come aspetto da

contemplare nelle varie scelte. Si dovrà, inoltre, acquisire la consapevolezza che in cam-

po ambientale l’innovazione tecnologica non è più solo un’opportunità ma un dovere in

quanto la semplice conservazione del territorio, senza l’innovazione, ormai non è più possi-

bile, le esigenze di crescita del nostro paese ci costringono a dover fare scelte a volte diffi-

cili e sofferte, ma decisive per il futuro.

Nei prossimi anni l’Italia dovrà per forza di cose ripensare la propria politica energetica. Il

fabbisogno ha ormai superato la quantità di energia prodotta nel nostro Paese. La strada

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da percorrere è senza dubbio quelle delle energie alternative dal solare al piccolo idroelet-

trico ma l’utilizzo di queste tecnologie, che per propria natura risentono della stagionalità,

non potrà prescindere dalla presenza e dalla realizzazione di strutture per l’ approvvigiona-

mento energetico e da centrali, di nuova generazione e di provata sicurezza, che combini-

no alle convenzionali fonti energetiche le nuove e migliori tecnologie. Anche in questo ca-

so, servirà la forza ed il coraggio di un partito nuovo capace di dialogare e di coinvolgere,

di scegliere la via di uno sviluppo che ponga al centro delle sue scelte la persona umana,

la sua salute, il suo bisogno di crescita economica e culturale.

Non possiamo dire di no al Mose se l’alternativa è rischiare di perdere Venezia. Non possia-

mo dire di No alla Tav se l’alternativa è la congestione autostradale e l’aumento delle pol-

veri sottili in tutta la pianura padana.

E’ quindi necessario ripensare, riflettere e costruire assieme, nel Veneto una nuova casa per

tutti coloro che si riconoscano in questo ambientalismo adulto, in questo ambientalismo

del si, che pone al centro l’uomo e l’ambiente in cui vive,in questo ambientalismo demo-

cratico che sarà, così come ha proposto Veltroni, valore generale ed informatore di ogni

scelta nel Pd.

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Il coraggio di osare un Pensiero Lungo

Mancano ormai pochi giorni alla nascita del Partito Democratico e pensiamo sia giusto in-

tervenire per condividere con i nostri concittadini alcune riflessioni sul nuovo soggetto che

assieme ai democratici di Sinistra stiamo costruendo anche a Ceregnano.

Va detto fin da subito che le primarie del 14 ottobre saranno un evento storico per due mo-

tivi: primo, le due principali culture riformiste, gli eredi dei due partiti che principalmente

contribuirono alla realizzazione della Costituzione di quest’Italia repubblicana, le forze politi-

che che hanno restituito la libertà al nostro Paese, che hanno lottato contro il terrorismo e

lo hanno vinto, si uniranno per creare il primo partito italiano del XXI secolo, e secondo, non

è mai successo fino ad oggi che un partito aprisse la stanza dei bottoni, la sede delle deci-

sioni a tutti i cittadini.

Sotto questo punto di vista non si può non cogliere la straordinaria portata dell’evento, da-

vanti alla quale tutti dovrebbero dire “I care”, mi interesso e mi interessa, perché è questo il

momento, è questa l’occasione in cui far valere il proprio pensiero, le proprie idealità, i pro-

pri valori, è questa l’opportunità di dimostrare il nostro amore per la nostra comunità.

Pensiamo che in questi due anni si sia spesso perso tempo in inutili polemiche che hanno

rallentato e svilito, a tratti, i passaggi di un processo politico non solo nuovo ma anche no-

bile, che a volte hanno, per così dire, accorciato quello che Berlinguer avrebbe chiamato

“un pensiero lungo”. I temi della collocazione internazionale e le alleanze affrontati nei

mesi scorsi si sono ridotte molto spesso in scambi di battute infuocate sulle testate nazionali,

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trascurando, tuttavia, un aspetto fondamentale: collocazione internazionale e alleanza

non possono che essere frutto della capacità di contaminazione e di creazione di una nuo-

va cultura politica riformista e riformatrice che il PD dovrà avere fin dai suoi primi istanti di

vita.

Un fattore determinante per la piena realizzazione del PD, oltre “la mescolanza”, sarà an-

che la presenza e la possibilità di incidere dei giovani. E’, infatti, impossibile creare un parti-

to nuovo senza uomini nuovi. E’ proprio dal contributo dei giovani, di coloro che non hanno

vissuto la contrapposizione PCI – DC, che il nuovo partito dovrà trarre quella linfa vitale che

sono le nuove idee e le nuove forme della politica del ventunesimo secolo. Va anche ag-

giunto che candidare giovani in una realtà come il Polesine, tra le provincie italiane più an-

ziane, costituisce un gesto di grande coraggio politico.

Le recenti polemiche scoppiate attorno al caso Grillo, sono il chiaro sintomo che il nostro

Paese ha la febbre, che qualcosa non va, che questa seconda repubblica ha deluso e sta

deludendo molti. Beppe Grillo, che ha finora rivestito il ruolo del termometro, tuttavia, non è

né la malattia né la cura. Riponiamo molte speranze nel PD e lo ritengo al momento una

della cure possibili per il nostro Paese a patto che esso sappia premiare le istanze di innova-

zione, rinnovamento e merito, e non la conservazione e la paura del nuovo.

Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad una escalation dei toni politici, sempre più urlati, fre-

netici, virulenti al punto di sconfinare sul piano dell’insulto (questo lo possiamo facilmente

verificare sia a livello nazionale, sia a Ceregnano), questa non è la politica di cui abbiamo

bisogno. E’ necessario riscoprire il valore della discrezione da un lato e del rispetto

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dall’altro.

E’ chiaro che l’approdo verso il quale stiamo viaggiando non rappresenterà la fine di un

processo ma l’inizio di una nuova missione, una missione che richiede tutto “il coraggio di

osare” che invocava JF Kennedy: “Fare un’Italia nuova! Riunire l'Italia, farla sentire di nuo-

vo una grande nazione, cosciente e orgogliosa di sé.”

E’ per questi motivi che sono fieri di essere dei Democratici e che sosterremo la candidatu-

ra Veltroni - Franceschini (Democratici per Veltroni), in quanto solo la mescolanza delle due

diverse culture potrà fin dall’inizio rafforzare e avvalorare il progetto, perché si pone

l’obbiettivo di affrontare la questione generazionale, sia come esigenza del sistema paese

che necessita di nuove energie in circolo, sia come tema concreto di rappresentanza nelle

liste, perché dimostra il coraggio di osare qualcosa di nuovo, ovvero unire fin da subito DS

e Margherita nello sforzo di guardare al futuro aldilà delle vecchie appartenenze ed aldilà

delle vecchie categorie politiche per costruire un soggetto nuovo, forte, non affetto dallo

“zero – vigolapercentismo”, che stia dalla parte della gente, che sappia superare le prece-

denti categorie di sinistra, centro e centrosinistra e che abbia in se le forze, le idee, le ca-

pacità ed il coraggio delle riforme e dei cambiamenti.

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Una Sfida ad una generazione: fare l’Italia nuova!

“Facciamo un’Italia nuova!”, questa è la sfida che mi sento di lanciare, a pochi giorni dal-

le primarie, a tutti quei giovani di Ceregnano che non solo aderiranno ma che già si rico-

noscono o si riconosceranno nel Pd. Una sfida a partecipare, a prendere parte, a dire “I

care” perché il Partito Democratico dovrà conformarsi sempre di più come il partito dei

giovani e del futuro, un partito con una missione fondamentale: rinnovare il nostro Paese.

L’Italia deve riprendere a muoversi e a crescere per stare al passo con gli altri paesi euro-

pei. Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale i giovani non possono guardare

al futuro con ottimismo. L’incertezza e la precarietà si configurano come una forma di

mancata giustizia trans generazionale: i nostri nonni e i nostri padri godevano di maggiori

opportunità delle nostre. Occorre, quindi, un importante rinnovamento del sistema Italia,

riforme forti e riforme vere del lavoro e del sistema pensionistico. Oggi l’Italia è un paese

bloccato, si devono riaprire nuovi orizzonti per riprendere a correre.

Al nostro Paese serve un motore a benzina giovane che sappia rimettere in circolo tutti i

nostri talenti, tanto invidiati nel mondo, specie quelli più giovani. Al tempo stesso è neces-

sario colmare la distanza maturata tra i giovani e la politica in questi anni, un compito diffi-

cile ma che deve essere necessariamente compiuto.

Sotto questo punto di vista penso che il PD sarà chiamato a rivestire un ruolo determinante,

ruolo che dovrà affrontare con coraggio, specie nel nome di tutti quelli della nostra gene-

razione, con un’importante assunzione di responsabilità storica e politica, ma al tempo

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stesso anche noi giovani dovremo essere parte attiva del processo, perché se la sfida è fa-

re un’Italia nuova, allora non ci potrà essere rinnovamento se non con persone ed idee

nuove.

I giovani dovranno essere il motore ed il centro di gravità del Partito Democratico. Il

“partito nuovo” che nascerà il 14 Ottobre sarà per sua stessa necessità un partito più

proiettato nel futuro che nel presente, libero dagli effetti della guerra fredda, che trae la

sua ragione costitutiva nella fine del novecento e dei cambiamenti culturali causati dalla

caduta del muro di Berlino ma che si candida ed essere il primo partito del XXI, come ha

ricordato W. Veltroni nel suo discorso di candidatura a Torino: “ Il novecento, il “secolo bre-

ve”, per la politica italiana è finito 18 anni fa, l’età di un ragazzo o una ragazza che

quest’anno ha potuto votare per la prima volta. E’ finito nel 1989, con l’abbattimento, in

quella storica serata di novembre, del Muro di Berlino. Un terremoto abbatteva di schianto

un sistema politico invecchiato. Con la nascita del PD, il prossimo 14 ottobre, può finalmen-

te cominciare, anche per la politica italiana, il ventunesimo secolo. Il Novecento è finito da

un pezzo, ma il duemila tarda ad arrivare e il paese soffre di una lunga transizione ancora

incompiuta.” Cinquant’uno anni fa i partiti della resistenza si trovarono a dover pensare ex

novo un paese distrutto dal fascismo e diviso dalla guerra, quei partiti lavorando nella costi-

tuente seppero dare all’Italia un’ottima costituzione, tuttavia non vi fu la completa pacifi-

cazione. Oggi, gran parte degli eredi ideali di quella cultura costituente decidono, fondan-

do un partito nuovo, di aprirsi ai cittadini Italiani con un obbiettivo fondamentale che va

oltre la pacificazione: “fare l’Italia Nuova!”

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Capitolo 2

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Politiche Ambientali per i Giovani Democratici

Oggi più che mai ha senso parlare di ambiente e del ruolo della politica in materia am-

bientale.

La tematica ambientale in questi ultimi anni si notevolmente sviluppata ed ha accresciuto

la sua importanza. E’ ormai un settore strategico e determinante per la politica e sarà il te-

ma sul quale dovremo vincere la partita con i grandi cambiamenti economico-sociali ed i

mutamenti climatici.

L’ambiente è la nuova frontiera, è una dimensione imprescindibile del benessere e dello

sviluppo sociale.

E’ necessario tuttavia individuare un equilibrio, una giusta dimensione per l’azione politica

dei giovani democratici del veneto in campo ambientale. Una politica, infatti, che pensi

solo all’ambiente, in termini di compartimento stagno rispetto ai grandi temi politici nazio-

nali e regionali, è destinata ad essere sconfitta dalla storia così come una che releghi la cu-

ra del territorio ai margini della sua azione.

Alex Langer, padre dell’ambientalismo di sinistra, sosteneva che fosse “fondamentale per

la sinistra riappropriarsi del patrimonio della conservazione, in quanto la destra non conser-

va l’ambiente ma solo i rapporti di potere”.

Crediamo che questa visione vada aggiornata.

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Non è più possibile pensare alla sola conservazione oggi giorno, non è sufficiente, viviamo

in un mondo in cui tutto viaggia più veloce, in cui tutto si è estremamente complicato arric-

chendosi di intricate sovrastrutture, in cui difficilmente è possibile distinguere chiaramente

tra un ambito ed un altro.

Crediamo che la missione storica che è affidata alla nostra generazione, a questo nuovo e

giovane movimento politico, sia quella di sviluppare nuove ed interessanti politiche per lo

sviluppo sostenibile.

Siamo i primi a vivere in questa dimensione di trans –generazionalità e infragenerazionalità.

I primi ad essere effettivamente consapevoli che lo sviluppo del futuro non si dovrà decli-

nare solo in termini meramente economici, ma dovrà comprendere una forte crescita so-

ciale all’insegna della sussidiarietà, una crescita culturale, una crescita economica ed un

miglioramento ambientale.

I Giovani Democratici del Veneto dovranno essere l’avanguardia di un “new deal ambien-

tale”, quello che prima di essere un grande processo politico è sarà uno dei più importanti

processi culturali italiani ed europei.

La sfida del domani è lo sviluppo sostenibile, basato su di un’equa crescita dello sviluppo,

dell’economia e della cultura attraverso politiche che sappiano premiare chi rispetta e va-

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lorizza il proprio territorio e la propria cultura.

Se noi lasciassimo imporsi il pensiero secondo il quale l’ambiente deve essere tutelato in se

e per se, non solo avremmo sbagliato, ma rischieremmo anche di perdere la grande sfida

del futuro.

Sono stati scritti saggi su saggi, documenti su documenti su cosa effettivamente sia o deb-

ba essere lo sviluppo sostenibile, esistono quasi una cinquantina di diverse definizioni, da

quelle basate sull’equità sociale a quella sulla tutela ambientale. Non dobbiamo accon-

tentarci di tutto questo ma dobbiamo arricchire tale processo con elementi di nostra pro-

duzione politica.

Occorre rifarsi ai principi costituzionali e rimarcare il ruolo ed il valore attribuito dai padri co-

stituenti alla persona umana. Occorre rifarsi alle radici politiche del nostro partito e coniu-

garle secondo l’epoca che stiamo vivendo.

Per questo scegliamo come definizione dello sviluppo sostenibile per il Veneto:

“Lo sviluppo sostenibile è la realizzazione della felicità per ogni uomo oggi e nel futuro!”

Questa definizione fa riferimento sia all’infragenerazionalità che alla transgenerazionalità,

comprende equamente i quattro ambiti (ovvero la felicità che si realizza quando l’uomo

vive in un ambiente migliore, in condizioni economiche migliori, in una società più solidale e

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sussidiaria e in condizioni culturali più elevate), ma aggiunge un elemento nuovo la centra-

lità della persona.

Non può e non potrà esistere un vero sviluppo se non saprà “essere integrale, vale a dire

volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (PP, n. 14).

La relazione dell’uomo con il mondo è un elemento costitutivo dell’identità umana per

questo la politica deve avere il ruolo di mettere al centro della sua azione non tanto

l’ambiente in sé ma come una sfera fondamentale per la realizzazione della centralità del-

la persona.

Dobbiamo osare costruire la Felicità.

Questo tema già proposto da Bob Kennedy e dagli economisti Latouche e Zamagni deve

essere un continuo stimolo ad una diversa e migliore lettura della politica, in quanto la sola

lettura economica risulta, come già denunciato dagli stessi, estremamente limitata.

Pensare di poter tutelare l’ambiente tramite dispositivi di legge command & control è supe-

rato e controproducente, dobbiamo saper declinare politiche nuove, poltiche basate sul

soft power (NYE), politiche che guardino al nostro paese non per comparti (ambiente – so-

cietà – cultura - economia) ma in un ottica di sistema.

Per questo, crediamo sia necessario valorizzare il ruolo dei partiti come corpi sociali inter-

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medi, capaci di ascoltare le esigenze, i bisogni del territorio e fornirvi risposte e proposte il

cui fine non deve essere il benessere, parlando in termini economici, ma anche la felicità,

ovvero quella dimensione che comprende anche la sfera sociale, psicologica e ambientali

e che va oltre la dimensione peretiana dell’economia.

E’ quindi fondamentale tutelare l’ambiente, ma il fine di tale azione deve essere la persona

umana, il suo bisogno di benessere, la sua salute e la sua felicità.

E’ necessaria un’azione fortemente riformista, una “fase due” che contempli anche le i-

stanze economico e socio ambientali, che sappia proporre al nostro paese e alla nostra

regione un nuovo modello di sviluppo basato sulla conoscenza e sull’INNOVAZIONE,

sull’identità, la storia, la creatività, la QUALITA’, un progetto riformista e democratico che

sappia coniugare coesione sociale e competitività , che tragga forza delle comunità e dai

territori.

Siamo di fronte ad una grande sfida lanciata dalla globalizzazione, dall’emergere tumultu-

oso sulla scena economica e politica di nuovi poderosi soggetti, che potremo vincere, non

resistendo ottusamente, ma solo con valori, visioni, progetti e programmi che siano in gra-

do di misurarsi con i cambiamenti epocali in corso.

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Veneto

Il Veneto, è una realtà complessa, non priva di contraddizioni dal punto di vista ambienta-

le.

Dal punto di vista dell’ecosistema urbano, la media della qualità della vita dei capoluoghi

di provincia è superiore alla media italiana (Legambiente), tuttavia Padova è una delle

peggiori assolute in Italia per quanto concerne la qualità dell’ambiente.

Notevoli sono stati i progressi di Belluno, Vicenza e Verona in questi anni.

Un caso particolare è Venezia, che data la sua unica conformazione ha adottato una del-

le migliori politiche per la mobilità sostenibile d’Italia.

Nel campo della RD il Veneto può essere considerato una realtà di eccellenza con due cit-

tà nella top ten (Rovigo e Treviso) e quattro nella top twenty (Rovigo Treviso, Padova e Vi-

cenza).

Il Veneto è al contempo la regione dei fiumi e dei parchi (Colli Euganei, Berici, delta Po),

ma anche la regione di Fusina e Polesine Camerini, di Marghera, delle industrie tessili del

Vicentino e delle falde inquinante dalle vecchie concerie dell’alta padovana.

Per quanto concerne infine la l’idrogeologia del territorio gli eventi degli ultimi anni hanno

denunciato una situazione border line.

Politica energetica

Crediamo che il Veneto abbia le potenzialità economiche, imprenditoriali e tecniche per

poter risolvere la questione energetica con mezzi innovativi.

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Le energie alternative oramai non sono più solo una possibilità ma una opportunità che va

sfruttata.

I Giovani Democratici del Veneto non potranno né dovranno vivere di no a aprioristici. Sa-

ranno per primi impegnati nella costruzione nella propria regione di un ambientalismo del

Sì. Un ambientalismo attento e reale, moderno ed innovativo, che sappia coniugare le i-

stanze di tutela del territorio e della salute pubblica con le grandi esigenze di sviluppo, cre-

scita, infrastrutturazione ed energia del nostro paese e dell’Unione europea. Da un lato si

dovranno valutare i bisogno di un territorio e dall’altro l’interesse generale. Solo così, con

un continuo dialogo e confronto sarà possibile ottenere l’utilizzo delle migliori tecnologie ed

adeguate opere compensative.

Siamo convinti che l’applicazione del principio europeo “chi inquina paga” non si traduca

in “inquina pure ma paga”, bensì richiami l’impreditore ed il Paese ad un più vasto, gene-

rale ed adulto senso di responsabilità.

A questo scopo ci riconosciamo nei contenuti del trattato internazionale di Aalborg (97),

negli esiti della Conferenza di Rio(92) e nel Protocollo di Kyoto (99).

Piccola media-impresa

Il sistema Veneto è il sistema della piccola media impresa, tuttavia anche l’apporto positi-

vo di questo comparto, sarà necessario per realizzare lo sviluppo sostenibile. Serve una cul-

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tura dell’intraprendere più che dell’imprendere!

E’ necessario innovare e scommettere su nuove tecnologie in ampi settori.

Abbiamo esempi lodevoli in Veneto la Geox di Polegatti, così come Diesel di Rosso, ne è un

esempio. E’ sulla strada della dematerializzazione che i nostri imprenditori dovrebbero pun-

tare maggiormente investendo nei fattori produttivi immateriali, sul bello, sulla qualità che

ha fatto del made in italy un marchio di eccellenza.

Un altro obiettivo è la socializzazione della spesa, ovvero, riconoscere che esiste una ric-

chezza non monetaria come l’ambiente o come la società, sulle quali è necessario investi-

re tramite i concetti della responsabilità sociale d’impresa e della responsabilità ambienta-

le d’impresa.

Agenda 21

Ci impegniamo a ribadire a chiare lettere il ruolo primario e determinante di agenda21. Fo-

rum inclusivo e partecipativo lanciato dalla conferenza di Rio del ’92 e che in veneto a

quindici anni di distanza è ancora poco impiegato dagli amministratori.

Politiche agricole

Pensiamo che un impegno serio anche in questo campo per la realizzazione di politiche

agricole verso lo sviluppo sostenibile, sia la creazione di meccanismi premiali, che possano

premiare, prim’ancora del mercato tutti gli imprenditori, specialmente i giovani, che sa-

pranno fare scelte a favore della qualità e della biodiversità.

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Valorizzare la biodiversità significa anche coltivare prodotti tipici, sviluppatisi nel nostro terri-

torio in secoli di storia, la nostra storia, quei prodotti che riflettono la nostra cultura e le pe-

culiarità del nostro territorio.

L’ambiente sarà sempre più determinante in futuro e per questo è necessario l’impegno di

tutti i giovani, di tutti i soggetti riformisti laici e cattolici, e di tutti gli ambientalisti per realizza-

re uno sviluppo sostenibile.

Un ruolo determinante in questo processo dovrà essere rivestito dai Giovani Democratici

che dovrà in veneto costruire una cultura politica nuova che sappia rispondere ai bisogni

di questa nostra società in continuo divenire ma che sappia ribadire a chiare lettere la

centralità della persona nelle dimensioni dello sviluppo ovvero nell’economia,

nell’ambiente, nella società e nella cultura.

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Lettera al coordinamento provvisorio dei GD Veneto

Care Democratiche e democratici,

vi scrivo a quasi tre settimane dalla costituzione del coordinamento provvisorio dei Giovani

Democratici del Veneto con grande entusiasmo e con grande voglia di intraprendere que-

sta nuova ed importante esperienza che ci porterà per primi in Italia a poter lavorare su

progettualità politiche ed organizzative in vista delle primarie che sanciranno la nascita uffi-

ciale del Nostro Giovanile.

E’ senza dubbio una scelta nuova e caratterizzante quella di eleggere il segretario di un

movimento politico giovanile con una così larga ed aperta consultazione, che pone ne-

cessariamente alcune criticità che debbono essere approfondite.

Da un lato l’incombenza della data fissata e la sua concomitanza con il periodo pasquale,

dall’altro una ancora poco chiara individuazione di regole e metodi. Quello delle primarie

è un processo che può incarnare, anche nel giovanile, quella voglia di partecipazione, a-

pertura e trasparenza che chiedono quei giovani che riempiono le piazze del “V-day”, che

curano numerosissimi Blog e che, pur nutrendo amore ed un forte desiderio di servizio verso

il proprio paese ed il proprio territorio, non vedono nella vita politica un adeguato sbocco

al proprio bisogno di dire “I care”.

E’ proprio a quei giovani che dovremo rivolgerci e a tutte quelle giovani generazioni vene-

te che necessariamente la politica negli anni passati ha spesso e volentieri messo in secon-

do piano. E’ proprio a questi giovani, nostri coetanei, nostri amici, che dovremo riuscire a

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spiegare quali siano le nostre proposte sulla scuola, sull’istruzione, sull’innovazione, sul lavo-

ro, sulla previdenza sociale, sulla cultura, sull’ambiente, sull’impresa, ovvero su tutto ciò che

crea questo bello e delicato “sistema veneto”.

La prima vittoria di questo coordinamento provvisorio non sarà certo misurato con i succes-

si dei singoli o con gli avanzamenti di posizione degli uni rispetto agli altri, ma sarà valutata

in base al numero di giovani che sapremo coinvolgere nelle primarie di primavera, che do-

vranno necessariamente essere superiore al numero degli iscritti ai singoli giovanili. A questo

fine vorrei sottolineare ancora una volta la bontà dell’iniziativa lanciata da Giuliano Bonato

e Nicola Garbellini che con il coraggio di osare che contraddistingue la buona politica

hanno dato vita a questo coordinamento provvisorio che ci permetterà di poter fin da su-

bito lavorare sia sul piano politico - organizzativo, ( non può esistere un coordinamento an-

che se provvisorio privo di una proposta!) sia sul piano del gruppo, quello più umano.

Le cose da fare sono numerose ed il cammino da intraprendere prima di poter effettiva-

mente strutturare il Nostro Giovanile è lungo, dalla definitiva approvazione dello statuto alla

realizzazione della carta valoriale, e rimango convinto della necessità e dell’urgenza di or-

ganizzare numerose iniziative sul territorio in collaborazione e sinergia con i livelli provinciali

che o sono già stati creati o che verranno creati in tutte le provincie entro sabato, tuttavia

già dal 15 Dicembre 2007 il Partito democratico del Veneto ed il suo Segretario Paolo Gia-

retta possono contare sull’esistenza, sulla disponibilità e sulla volontà dei Giovani Democra-

tici del Veneto che hanno scelto di nascere, autonomamente ed anzitempo rispetto agli

indirizzi nazionali e che per questo hanno dato prova fin da subito della loro forza, intelli-

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genza e capacità politica.

Rimane quindi molto lavoro da fare, ma i presupposti sono buoni, penso ci sia bisogno non

appena possibile, ovvero una volta creati i coordinamenti provvisori, di incontrarci, una

buona data potrebbe essere sabato 19 che permetterebbe di poter disporre di più ore di

lavoro rispetto ad una serata, per iniziare fin da subito a ragionare sui metodi di partecipa-

zione, su come completare il lavoro iniziato nel vecchio anno e su possibili iniziative che

possano permetter di acquisire un maggiore radicamento e visibilità sul territorio.

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Né Martiri né Carnefici ma una generazione unita

I Giovani Democratici del Veneto esprimono solidarietà e vicinanza a Ludovica Bragagno-

lo, giovane studentessa di Castelfranco e attivista del collettivo studentesco “Creattivo”,

vittima di uno sconcertante e anacronistico pestaggio di presunta matrice neo - fascista.

Non possiamo che definirci sdegnati di fronte a questo fatto grave ed esecrabile che non

può che allarmarci sul livello della tensione sociale e politica che interessa il nostro Veneto.

E’ preoccupante, nonché lesivo dei diritti naturali e primari della persona, riconosciuti, pe-

raltro, dalla nostra costituzione repubblicana, che si possa essere vittime di percosse ed atti

squadristi per aver manifestato le proprie idee.

Sentiamo di dover condannare, a chiare lettere, a voce alta e a schiena diritta, questo ge-

sto terroristico, volto ad alimentare la paura in tutti coloro che scelgano di estrinsecare i

propri valori, i propri credo le proprie idee politiche.

Questo non è il Veneto in cui vogliamo crescere.

Auspichiamo che le indagini della polizia possano fare chiarezza al più presto su quanto

accaduto, e che le istituzioni possano trovare in breve le misure più efficaci per arginare ed

eliminare fenomeni di questo tipo che minano quella condizione fondamentale di uno sta-

to maturo e civile che è la libertà dalla paura.

La nostra generazione non ha bisogno né di giovani martiri né di giovani carnefici e trovia-

mo assurdo che proprio oggi, in quest’Italia che più che mai necessita di un forte sentimen-

to di unità e pacificazione nazionale, sentimento nel quale il nostro partito ed il nostro gio-

vanile si riconoscono, si ripetano fatti che speravamo la storia dovesse e potesse relegare

nel passato.

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E’ un Kyoto Fisso!!!

Il 15 – 16 Febbraio ricorrerà l’anniversario del Protocollo di Kyoto. Un avvenimento di gran-

de importanza che merita di essere giustamente promosso e ricordato.

Noi, Giovani Democratici del Veneto, gruppo giovanile del PD regionale, sentiamo forte

l’esigenza di contribuire, ricordando le parole del nostre segretario Walter Veltroni, alla rea-

lizzazione di quell’ambientalismo “che proponendosi di diventare politica generale, infor-

matrice di ogni scelta, rifiuta la logica del no a tutto […]Quello a cui pensiamo è l'ambien-

talismo dei sì!”. Come giovani crediamo, inoltre, che il tema della lotta ai cambiamenti cli-

matici e la ricerca di una nuova via verso uno sviluppo sostenibile, sia fondamentale per il

nostro futuro ed il futuro dei nostri figli.

Al fine di sensibilizzare il maggior numero possibile di giovani in merito tali tematiche e con-

sapevoli del fatto che la prima fonte di energia alternativa è il risparmio energetico, vener-

dì 15 e sabato 16 in tutte le piazze dei capoluoghi provinciali della nostra regione si svolge-

rà l’iniziativa “E’ un Kyoto Fisso!!!” per la quale saranno realizzati gazebo e banchetti di sen-

sibilizzazione sul protocollo di Kyoto e sul risparmio energetico ed in alcune delle nostre cit-

tà saranno realizzati forum con le associazioni ambientaliste e le Agenda21 allo scopo di

avviare una riflessione con la popolazione.

Inoltre, nei prossimi giorni sarà inviata a tutti gli amministratori locali il nostro invito ad aderire

all’iniziativa di Caterpillar, radio 2, “M’illumino di meno”. Auspichiamo una grande adesio-

ne, tale da fare risultare il Veneto, una delle regioni d’Italia e d’Europa, più sensibili ed at-

29

tente a tale tematica.

Dobbiamo convincerci tutti che l'aumento dell'effetto serra causato dal modo tradizionale

di produrre e consumare energia non è un problema di astratta e accademica ecologia. I

cambiamenti del clima sono ormai un drammatico dato di fatto: fermarli non è solo un do-

vere etico verso le future generazioni, è un interesse tremendamente concreto di noi con-

temporanei. E’ una sfida nobile e alta che tutto il mondo della politica dovrebbe racco-

gliere lasciando, da parte gli interessi particolari, e facendo prevalere su tutto l’amore per

la propria terra ed i propri figli.

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Polesine Democratico Deluso

Una grande festa democratica che stata possibile solo grazie alle migliaia di persone che

hanno deciso venerdì sera di partecipare al sogno di un’Italia più moderna, europea ed

aperta. Per realizzarlo servirà l’impegno di tutti, specialmente di tutti i giovani presenti al

Censer che sento di voler ringraziare ad uno ad uno per aver scelto di spendere parte del

venerdì sera per la Politica, quella sana e vera, quella che vuole ascoltare e sollevare,

quella che ambisce al governo del paese non per conservare vecchi rapporti di forza, ma

per riaprire ed innovare il nostro sistema paese in meglio, quella che non ha paura di riap-

propriarsi di categorie fondamentali come la bellezza e la felicità. Dispiace, tuttavia, pen-

sare che dopo una dimostrazione d’affetto come quella di venerdì sera i polesani non si

vedranno debitamente riconosciuti in parlamento date le posizioni poco lusinghiere di Gino

Spinello (9), Gabriele Frigato (10), Francesco Stocco (18) e Nicola Garbellini (19).

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Aldo Moro, la lezione ai giovani in politica

«Scrivere di Moro a trent'anni dalla sua morte è molto difficile, si è già detto tanto, in questi

anni e spesso quanto si è detto è risultato inquinato da dietrologie, a questo aggiungo una

sempre presente personale tensione drammatica nel parlare della figura di uno dei più

grandi statisti italiani.

Penso che, come spesso accade, analizzare la vicenda di Moro dal solo punto di vista poli-

tico si possa rivelare riduttivo se non se ne considerano anche i contorni umani.

È innegabile oggi quanto il disegno, o il sogno, che ispirò le sue tesi di Napoli, fosse straordi-

nariamente lucido ed attuale. La prospettiva, che poi venne riassunta giornalisticamente

"Compromesso Storico", andava ben oltre un accordo tra i due maggiori partiti di massa

del secolo scorso per la conservazione del potere, ma si proiettava in una dimensione stori-

ca nuova di uscita dalla guerra fredda e dalla contrapposizione, verso una possibile

"stagione delle responsabilità" in cui l'alternanza tra un partito di sinistra, parlamentarista,

non rivoluzionario e svincolato da Mosca, ed uno di centro potesse essere possibile nell'inte-

resse dell'intero paese.

Non è da trascurarsi anche un aspetto di metodo quale l'intenso dialogo, e l'inclusività nel-

la responsabilità di governo come una prospettiva non repressiva e preventiva dei fenome-

ni del brigatismo che già si profilavano all'orizzonte nelle teorie di Toni Negri.

Da questo punto di vista l'opera di Moro apparirebbe come un magnifico incompiuto, ma

è proprio qui che è necessario cogliere il legarsi dell'aspetto umano con quello politico.

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Sull'onda delle emozioni e del dolore nei lunghissimi 55 giorni di prigionia , mentre Moro scri-

veva lettere intensissime e dolorose, si attivò nella società una spinta unitaria, una difesa

dell'unico vero potere italiano, quello delle Stato e delle sue istituzioni, che vide unirsi giova-

ni provenienti dall'esperienza di Azione Cattolica e giovani del Movimento Studentesco,

Sindacalisti e Politici di tutto l'arco parlamentare, in questo senso va ricordata la marcia or-

ganizzata ad Tina Anselmi (Ministro del Lavoro DC) e Luciano Lama (Sindacalista CGIL).

È in questa esperienza unitaria che si è potuto vedere il primo passaggio a quella "stagione

delle responsabilità" che doveva essere compimento dell'esperienza di Moro, che seppe

unire due mondi che per lungo tempo si era fronteggiati in un unico grande moto contro il

terrorismo.

Non posso non pensare che l'Ulivo, prima, ed il PD, poi, derivino da quell'esperienza di forte

unità del '78, anche se sono certo sia fondamentale ribadire come Moro, la sua produzione

politica, il suo sacrificio, siano da ritenersi, affinché non vengano sminuiti, non patrimonio di

una parte ma ricchezza di un'intera nazione.

In questo senso vorrei rivolgere un pensiero anche ai famigliari di Aldo Moro che vissero con

grandissimo dolore e riserbo i 55 giorni di prigionia, e verso i quali ogni cittadino italiano è

per certi versi in debito, perché, sull'altare della fermezza di Stato (scelta che reputo indi-

scutibile), della nostra libertà dalla paura, la moglie ed i figli hanno perso un marito ed un

padre.

A trent'anni di distanza penso Moro abbia ancora molto da insegnare a tutti noi specie ad i

giovani. La volontà di ricercare idee nuove, di cambiare un paradigma politico, di cogliere

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il senso del tempo prima di altri e di cercare di porvi risposta, la forza di cantare anche fuori

dal coro e di non allinearsi necessariamente al potere, la politica come servizio, sacrificio e

rinuncia ai propri egoismi, il dialogo e l'umiltà, il potere non come fine ultimo ma come uno

strumento necessario per il bene di tutti, devono essere ancora oggi valori e capisaldi di un

giovane che vuole fare politica.

Personalmente, posso dire, la mia passata militanza DL è figlia anche della mia ammirazio-

ne per Moro, e ancora oggi tengo a mente come un imperativo morale queste sue parole

"In futuro il potere conterà sempre di meno, conterà di più una parola detta discretamen-

te, rispettosa e rispettabile."

Oggi, in una politica fatta di fucili che partono per Roma, di nomignoli, di vaffa e di pro-

grammi strappati, il senso di quelle parole va riscoperto.»

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Lettera ai Giovani Democratici di Verona Cari amici,

desideriamo innanzitutto congratularci per la recente elezione di Elisa Cavazza a co-ordinatrice provvisoria dei Giovani Democratici di Verona. A lei e ai nuovi dirigenti inviamo i nostri migliori auguri: sapranno di sicuro contribuire positivamente a questa fase costituente del movimento giovanile del Partito Democratico garantendo coinvolgimento, partecipa-zione, iniziativa politica e programmatica.

Siamo interpreti e portavoce di alcuni giovani democratici del Veneto che desidera-no manifestare il proprio dissenso per quanto riguarda il nome da voi adottato per il movi-mento giovanile. Non si tratta di una questione di merito, ma di metodo. E ci permettiamo di intervenire proprio perché il nome del nostro movimento è un patrimonio comune e con-diviso.

Non vi nascondiamo che ci ha particolarmente sorpreso la scelta di adottare il nome Generazione Democratica per l’organizzazione veronese. In questi mesi tutte le province del Veneto hanno infatti compiuto un percorso comune utilizzando il nome “Giovani De-mocratici del Veneto” (si vedano a proposito comunicati stampa e documenti ufficiali dif-fusi a livello provinciale e regionale). Il coordinamento che ha preso le redini dopo l’uscita di scena di Bonato e Garbellini si è sempre chiamato Coordinamento provvisorio dei Gio-vani Democratici del Veneto e la questione del “nome” non è mai stata discussa nelle sedi regionali. Lo stesso manifesto di convocazione della vostra iniziativa di costituzione provvi-soria utilizzava il marchio Giovani Democratici. Perché allora cambiare? Perché non con-frontarsi in maniera aperta e democratica con le altre province? Ci ha particolarmente a-mareggiato e rattristato la scelta veronese di omologarsi a nomi che poco hanno a che fare con le discussioni e le ipotesi fatte dalla nostra regione. Lo interpretiamo quasi come un rifiuto, una scelta di rottura nei confronti di un percorso che stiamo tentando insieme di costruire. E questo non è il momento di demolire ma di costruire qualcosa di innovativo e moderno. Insieme. Interpretiamo dunque la vostra scelta come una decisione che tende più a marcare le differenze che a sottolineare le esperienze ed i valori comuni di tutta la nostra Regione.

Nel caso non foste a conoscenza dell’esistenza di una Generazione Democratica, vi comunichiamo che tale nome è già da molti mesi in uso nella provincia di Padova grazie ad una omonima associazione politico culturale. Siete dunque intenzionati a scegliere la

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via dell’associazionismo percorrendo le stesse orme della Generazione Democratica pata-vina o avete fondato un movimento politico giovanile?

Immaginiamo che la vostra scelta sia stata fatta in nome dell’autonomia e del princi-pio federale che anima il partito e di conseguenza anche il costituendo giovanile. Deside-riamo tuttavia precisare che pur nel quadro di incertezza nazionale, l’autonomia non può trasformarsi in un’ anarchia in cui ogni provincia sceglie nomi, strategie, tempi e regole sen-za coordinarsi con il livello regionale. Stiamo dunque condividendo le regole per la nostra costituzione, stiamo condividendo i tempi e le modalità: perché non possiamo condividere anche il nome del nostro movimento? Perché questa fuga in avanti, che ha poco il sapore della scelta autonoma, ma che ci sembra animata da chiusura al confronto e scarsa con-divisione?

Sia ben chiaro, non siamo stupiti e dispiaciuti per quel particolare nome scelto, che ci sembra per altro una delle valide alternative possibili, ma riteniamo poco corretto non aver aperto una discussione a livello regionale, visto che oggi più che in passato il nome ed il marchio rappresentano il primo biglietto da visita di un movimento politico, soprattutto nel mondo giovanile. Lo ripetiamo, un nome è un patrimonio comune, e proprio in virtù di que-sta natura necessita un confronto, almeno a livello regionale. Vi preghiamo pertanto di tor-nare sui vostri passi (una decisione che ci risulta sia passata a maggioranza e non condivisa da alcuni) e di partecipare ad una costruttiva discussione a livello regionale e nazionale. Nel frattempo vi invitiamo ad utilizzare il nominativo che il resto del Veneto sta utilizzando. Affidandoci al senso di responsabilità e alla serietà che hanno sempre contraddistinto la vostra attività politica, vi inviamo i nostri più

cordiali saluti

Filippo Silvestri Alessia Mingardi Marco Taietta

Marialuisa A. Zanocco Venezia, 16 giugno 2008

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L’Emendamento allo statuto regionale del PD. Da qui nascono i GD Veneti.

Si propone di sostituire il testo

“L’UNIONE REGIONALE VENETA DEL PARTITO DEMOCRATICO valorizza la partecipazione dei

giovani promovendo la creazione di circoli giovanili costituiti da iscritti e aderenti di età

compresa tra i sedici e i ventinove anni e garantisce la loro presenza in tutti gli organi colle-

giali di partito e nelle liste elettorali”

con

L’UNIONE REGIONALE VENETA DEL PARTITO DEMOCRATICO riconosce l’importanza, del

contributo dei giovani alla vita del partito, promuove attivamente la formazione politica

delle nuove generazioni, favorisce la partecipazione giovanile e garantisce la presenza dei

giovani negli organi collegiali di partito e nelle liste elettorali. A tal fine promuove e suppor-

ta, un’organizzazione giovanile in tutta la regione, costituita da iscritti e aderenti di età

compresa tra i sedici e i ventinove anni. L’UNIONE REGIONALE VENETA DEL PARTITO DEMO-

CRATICO riconosce la piena autonomia dell’organizzazione “Giovani Democratici del Ve-

neto”, espressione del movimento giovanile nazionale del Partito Democratico, dotata di

propri organismi dirigenti e radicata a livello provinciale e regionale.

Filippo Silvestri coordinamento regionale GDV - RO

Mauro Rubiero coordinatore provinciale GDV – RO

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Alessandro Lunardi coordinamento provinciale GDV – RO

Marco Taietta coordinamento regionale GDV – VR

Roderich Blattner presidente assemblea provinciale GDV – VR

Massimo Mainente Coordinatore GD Lupatotino - VR

Matteo Corbo coordinamento regionale GDV – PD

Daniel Bicciato coordinamento provinciale GDV – PD

Paolo Tognon coordinamento provinciale GDV – PD

Alessia Mingardi coordinamento regionale GDV – VE

Roberto Fadel coordinatore provinciale GDV – VE

Samuele Mancuso coordinamento provinciale GDV – VE

Riccardo Solomita coordinamento provinciale GDV – VE

Alessandro Coccolo coordinamento provinciale GDV – VE

Marco Tiozzo coordinamento provinciale GDV – VE

Maria Luisa Adriana Zanocco coordinamento regionale GDV – TV

Massimiliano Pedoja coordinamento provinciale GDV – TV

Annibale Cianci coordinamento provinciale GDV – TV

Enrico Peroni coordinamento Regionale GDV – VI

Stefano Poggi coordinamento provinciale GDV – VI

Pierfilippo Cangini coordinamento provinciale GDV – VI

Nicolò Corrà coordinamento provinciale GDV - VI

Alessandro Zaffonato coordinamento provinciale GDV – VI

Giacomo Possamai coordinatore provinciale GDV – VI

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Giulia Turra coordinamento provinciale GDV – VI

Paolo Giacon Commissione Statuto GDV – PD

Gianluca Battaglia Commissione Valori GDV – PD

Vincenzo Cusumano Commissione Statuto GDV – PD

Samantha Pegoraro Coordinamento Cittadino GDV – VI

Giuseppe Peronato coordinamento Cittadino GDV – VI

Giacomo Bez coordinamento Cittadino GDV – VI

Anna Milan Commissione Statuto PD Veneto – PD

Fabio Pagini Rizzato Commissione Valori PD Veneto – PD

Enrico Zanon Circolo Giovani Democratici Campo Sampierese – PD

Nicola Cabria GD Rovigo – RO

Francesaca Merchiori GD Rovigo – RO

Matteo Pasello GD Rovigo – RO

Riccardo Peretto GD Rovigo – RO

Marco Bianchin GD provincia di Treviso – TV

Paolo Galeano GD provincia di Treviso – TV

Lucia Menozzi Coordinamento Regionale Giovani Democratici del Veneto – VR

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Manifesto Veneto per i Giovani Democratici

Dieci, cento, mille cuori. Chi ha piu’ il coraggio di parlare al cuore dei giovani del Nord nel-

la politica e nella società di oggi? I politici parlano di PIL, di inflazione, recessione, pensioni,

sicurezza, immigrazione, ricerca, innovazione e molto altro. Problemi importanti, cruciali per

la vita del Paese, che vengono affrontati con rassegnazione, disillusione, tristezza, e la pre-

sunzione di avere risposte semplici ed immediate per tutto. Nessuno parla piu’ al cuore del-

le persone, nessuno cerca la sintonia con la nostra generazione, relegandoci a bamboc-

cioni, riserve indiane, forza lavoro.

Qualcuno ci chiama generazione Erasmus, altri generazione Internet, generazione Facebo-

ok, altri generazione Google, X, Y, Z. Qualcuno non ci chiama affatto. E non si accorge ne-

anche che nella nostra regione e nel nostro Paese ci sono ragazze e ragazzi tra i 14 e i 30

anni, alcuni studenti, altri lavoratori, precari, professionisti, disoccupati che chiedono spa-

zio, opportunità, risorse e che vogliono cambiare la nostra società e renderla piu’ giusta,

solidale, equa. E forse è anche colpa nostra ed è arrivata l’ora di voltare pagina. Solo se

cambieremo noi stessi riusciremo a cambiare anche il Paese e il territorio in cui viviamo.

Non siamo una generazione spenta, le passioni tristi non ci appartengono. Non ci interessa

ottenere dai media una denominazione generazionale, essere incasellati, definiti, catalo-

gati. Vogliamo fare politica, una politica democratica, cioè una politica che parla al cuore

della gente. E cambiare la nostra società, il nostro Paese. C’e’ ancora qualcuno che ha un

desiderio incontenibile di provare a modificare questo mondo ingiusto, complesso, para-

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dossale, per renderlo migliore rispetto a come l’ha trovato. Non è utopia, ma il frutto della

speranza e della forza del cambiamento. Quella speranza che ci unisce alla grande batta-

glia di libertà e democrazia di Barack Obama, a tutti coloro che nel continente africano

ed asiatico si battono per i diritti umani e combattono le dittature. Una nobile battaglia

che oggi facciamo nostra e che inevitabilmente ci rende fratelli - e non solo figli e nipoti -

di quei giovani che in ogni tempo e in ogni luogo hanno sacrificato la loro vita contro le in-

giustizie, le violenze, i fascismi.

Siamo ancora convinti che la politica sia uno strumento prezioso per il progresso ed il be-

nessere delle nostre comunità. Non certo la politica dei furbetti, dei ricatti,

dell’esasperazione personalistica e correntizia. Pensiamo ad una politica nuova fatta di stu-

dio, passione, umiltà e condivisione, a quella che parte dai territori e non dalle segreterie

romane o romanizzate nei contenuti e nella gestione. Una politica di squadra, che sia so-

prattutto dono per gli altri e non la continua ricerca di tornaconti personali. Si, una politica

di squadra, fatta di legami profondi di amicizia, che a partire dai valori che ci uniscono –

solidarietà, giustizia, uguaglianza, progresso, promozione dell’ambiente – sia in grado di of-

frire al paese nuove idee, all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare.

LA POLITICA DELLE RISPOSTE

A chi concepisce il NordEst come sistema chiuso, spento ed autosufficiente, rispondiamo

con forza che stiamo invece lavorando per la costruzione di un sistema sociale moderno

ed aperto. Aperto all’Europa, al Mediterraneo, in grado di elaborare un modello originale

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di intercultura e in grado di cogliere l’opportunità di diventare un polo di attrazione di risor-

se, competenze, abilità creative ed innovatrici.

A chi vuole demolire il sistema pubblico dell’educazione e della formazione universitaria,

noi rispondiamo con l’obiettivo di creare una società inserita pienamente nell’economia

della conoscenza, basata sul merito , sulla valorizzazione di talenti personali e collettivi, a-

perta al confronto, alla contaminazione, al meticciato. Mettendo in discussione le nostre

certezze con chi è diverso da noi, rafforzando la reciproca identità e dissodando un terre-

no comune di incontro.

A chi alimenta lo scontro tra classi sociali, tra generazioni, tra etnie e a tutti coloro che sulle

paure stanno costruendo la propria fortuna politica, rispondiamo con forza che abbiamo

un solo grande obiettivo: la coesione sociale. Non si tratta di una parola passata di moda,

ma di una sfida che la politica leghista e di destra ha scelto di abbandonare. Per noi è un

obiettivo di civiltà, di progresso e di benessere di primaria importanza

A chi pensa che il sistema della ricerca senza innovazione, dello sfruttamento del lavoro e

dell’evasione fiscale siano elementi di normalità e tollerabilità nei nostri territori, noi rispon-

diamo che l’impresa ed il mondo del lavoro sono il principale terreno su cui costruire giusti-

zia sociale, rispetto delle regole, produzione di benessere e redistribuzione di opportunità.

A chi pensa che la politica sia esercizio del potere, costruzione di clientele, un modo sem-

plice per raggiungere fama e ricchezza, rispondiamo con una politica trasparente, che

pubblica bilanci ed incarichi, che sceglie sulla base di qualità e professionalità, che sa in-

vestire in maniera adeguata e convinta nella formazione e nei giovani.

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A chi pensa che la piccola e la grande criminalità siano diverse, noi rispondiamo con

l’impegno quotidiano nella lotta alle grandi mafie e a quelle piccole, che si manifestano

sotto forma di ricatti, bullismo, branco. Rispondiamo con una lotta senza quartiere contro

tutti i livelli di delinquenza urbana. Perche’ la persona, la sua dignità e la sua sicurezza sono

valori preziosi e realtà inviolabili.

A chi vorrebbe dimenticare le grandi lezioni della storia e quel prezioso tesoro che chiamia-

mo Costituzione, noi rispondiamo con l’impegno a promuovere sempre ed ovunque i gran-

di valori che hanno reso grande il nostro Paese. Senza dimenticare che nella storia italiana,

qualcuno ha scelto la parte giusta e qualcuno ha sbagliato.

Sono queste le risposte che con tutto il nostro cuore e il nostro impegno offriamo ai giovani

del Veneto per incominciare finalmente a costruire a partire dalla nostra regione il LABO-

RATORIO DELLA NUOVA ITALIA. Abbiamo l’ambizione di cambiarla, anzi di ricostruirla.

LA NOSTRA MISSIONE

Siamo una generazione, che a fronte delle mille opportunità, è chiamata per la prima volta

ad una missione storica, alta, nobile e collettiva. E’ chiaro a tutti che questa società, que-

sta economia, questa politica, questo mondo sono sull’orlo del collasso. A noi, l’onore e

l’onere, di invertire questa tendenza. La sfida della sostenibilità ambientale, sociale ed eco-

nomica è una sfida che deve essere necessariamente vinta da noi giovani, con idee e pro-

poste nuove. Il riscaldamento globale minaccia non solo le nostre possibilità di poter gode-

re delle opportunità e delle ricchezze naturalistiche del nostro pianeta ma anche la stessa

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esistenza della vita così come la conosciamo. La crisi climatica ci offre l'occasione di speri-

mentare quello che poche generazioni nel corso della storia hanno avuto il privilegio di

sperimentare: una missione generazionale, un obbiettivo morale convincente, una causa

comune e l'entusiasmante prospettiva di venire obbligati dalle circostanze a mettere da

parte le meschinità e i conflitti della politica per abbracciare una sfida autenticamente

morale e spirituale .

Occorre quindi superare questa politica e cambiarla dall’interno. Dobbiamo avere il co-

raggio di osare qualcosa di nuovo, qualcosa di grande, una politica che finalmente faccia

sognare, e non illudere, che non annichilisca o atterri, ma che elevi, una politica che sap-

pia per la prima volta dopo Bob Kennedy riportare nelle agende politiche il tema della Feli-

cità, che sappia finalmente declinare e realizzare in proposte concrete lo spirito del discor-

so del lingotto di Torino.

L’economia mondiale conosce oggi una crisi gravissima, causata tanto dall’irresponsabilità

degli attori economici quanto dall’incapacità dei Governi di svolgere appieno il loro ruolo

di tutela dei diritti delle nuove generazioni di fronte alla dittatura dei monopoli, degli oligo-

poli e degli interessi costituiti. Un sistema che non garantisce né crescita né sviluppo per i

meno fortunati e per le nuove generazioni non è equo, non è solidale. In altra parole, non è

sostenibile. E’ da noi giovani che deve partire la spinta per riscoprire un nuovo senso di co-

munità, di crescita e di sviluppo, uno sviluppo che in quanto sostenibile dovrà essere indiriz-

zato alla piena realizzazione della ricerca della felicità di ogni uomo, qualsiasi sia la sua na-

zionalità, qualsiasi sia la sua condizione economica, oggi e nel futuro. Una realizzazione

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che deve essere sia garanzia di pace mondiale e pace sociale, ma anche di tutela e rilan-

cio ambientale.

Siamo convinti che tutti gli uomini siano nati uguali, per questo siamo contro ogni razzismo,

contro ogni xenofobia, contro ogni omofobia. Riteniamo le conquiste nel campo dei diritti

umani patrimonio fondamentale e ricchezza della nostra civiltà. Un patrimonio da difende-

re, promuovere ed ampliare.

STRUMENTI PER IL VENETO NUOVO

Per realizzare il sogno di un Veneto Nuovo scegliamo lo strumento di un grande movimento

giovanile, radicato nei territori, diffuso nei luoghi di lavoro, di studio e di divertimento. Riven-

dicando tutto l’orgoglio di essere democratici e con la speranza di costruire ponti e proget-

ti comuni con tutte le associazioni giovanili che insieme a noi condivideranno un progetto

di cambiamento.

La forma di questo movimento dovrà inevitabilemente essere diversa dal passato. Meno

segreterie e piu’ piazza. Meno riunioni e piu’ spritz. Meno burocrazia strutturata e piu’ mo-

dalità aperte di comunicazione e confronto. Un partito in cui la libera iniziativa del singolo

venga valorizzata, promossa e condivisa da tutta la squadra.

CONCLUSIONE

E a chi pensa che il nostro desiderio di cambiare il Veneto sia il semplice inseguire un sogno

evanescente, o una chimera inafferrabile, noi rispondiamo in questo modo:

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Non abbiamo paura a credere nei nostri valori. Non abbiamo paura a cercare insieme l’impossibile, perche’ giorno dopo giorno, generazione dopo generazione, anche l’impossibile diventa realta’ .

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Quella che vogliamo è un’Italia diversa e migliore

Non serve chiamare in causa Pietro Calamandrei per capire quale possa essere effettiva-

mente il ruolo storico e sociale della scuola e dell’istruzione, non serve particolare sensibilità

per capire come la possibilità di libero accesso ad un’istruzione pubblica di qualità, a pre-

scindere dalla propria condizione economica e nazionalità, sia stata, sia e sarà il più gran-

de motore di mobilità sociale verticale finora conosciuto, quello che ha permesso a tutti i

popoli di affrancarsi dalla condizione di sudditi e diventare cittadini.

Ora questa nobile conquista delle società moderne viene messa ampiamente in discussio-

ne sulla scorta, almeno in apparenza, di un principio meramente economico. Si è scelto,

puntando a risvegliare in tutti l’amarcord di “Cuore” di De’ Amicis, di basare la didattica

della scuola primaria sul maestro unico, ed aggiungo generico, negando quindi, in nome

di un’efficienza dell’insegnamento, la qualità che può essere derivare da più maestri spe-

cializzati. Allo stesso tempo assistiamo ad un rigurgito di sentimenti che nascevano in Italia

proprio settant’anni fa e che tutti speravamo di non veder ricomparire che va a materializ-

zarsi nella proposta delle classi differenziate per gli immigrati, che nella fattispecie non sa-

ranno immigrati inglesi, spagnoli, statunitensi o canadesi, i cui genitori, per certo, posseggo-

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no i mezzi economici e culturali per poter preparare i figli al test di lingua italiana o addirit-

tura per scegliere un istituto privato, ma saranno solo i figli degli ultimi della terra.

Uno degli slogan della campagna elettorale del PD per le politiche era “Non scegliere

quale partito scegli quale paese”. E’ proprio questo il senso della politica quello di tradurre

con atti concreti quella che è l’idea di paese, di società, di sviluppo che è, nell’era post

moderna e post ideologica, motivo fondate e fondamentale di ogni forza politica. Si capi-

sce quindi come le scelte di un governo o di un’amministrazione non siano solo puro eserci-

zio contabile o gestionale, ma atti politici che manifestano e concretizzano gradualmente

quella che dovrebbe essere l’idea Paese di una certa forza politica.

E’ per questo che quando si sceglie di intervenire sulla scuola, sull’università, sulla sicurezza,

sull’ambiente, grandi temi che caratterizzano il Paese non ci si può nascondere dietro il

magro paravento dell’efficienza o dell’economia. Scegliere di impoverire la scuola di risor-

se e di fermenti, la scuola primaria, la più importante che dà le basi per l’istruzione superio-

re, scegliere di sostituire una scuola moderna, plurale, polidisciplinare e che funziona, con

una scuola ottocentesca, non è solo una questione di economia ma sottende un’idea pre-

cisa di Italia. Scegliere di creare classi speciali, separate, classi di serie B e classi di serie A, in

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cui il prerequisito non è tanto il superamento del test di lingua italiana da parte di tutti i

candidati all’accesso ad una data classe, ma solo da parte dei figli degli immigrati, non

può che essere un rigurgito razzista e di segregazione. Scegliere in un preciso periodo di re-

cessione economica di garantire solamente le banche ed i prestiti tra banche ma dimenti-

care di garantire la redistribuzione, le pari opportunità di accesso ai mutui, non mettere in

atto da subito misure per garantire la tutela e l’aumento del potere d’acquisto dei salari, è

una questione politica!

Viene quindi da chiedersi qual è l’Italia che sognano Berlusconi ed i suoi sicofanti,

un’Italietta, piccola e provinciale, un’Italietta che vive nella paura del diverso e che non

ha altre risposte ai cambiamenti della società se non negarli, nasconderli, un’Italietta che

avendo paura del futuro e delle nuove sfide che dovrebbero essere colte nel campo

dell’istruzione per favorire la piena integrazione della seconda generazione di immigrati da

un lato e dall’altro per stare al passo nella didattica e nella ricerca con gli altri paesi euro-

pei. Un’Italietta che nega la piena cittadinanza a chi è diverso, un’Italietta percorsa e ac-

cesa da ribellioni in tutto e per tutto simili a quelle delle banlieue francesi di poco più di due

anni fa, un’Italietta che non cerca di risolvere il problema della sicurezza con capacità di

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accoglienza, legalità, integrazione e bellezza (lotta al degrado urbano e sociale) ma si limi-

ta a cercare di tamponarlo mettendo per strada l’esercito, dimenticando che quando in

un paese l’esercito svolge compiti di polizia cessa lo stato di diritto. Un’italietta che può tol-

lerare in silenzio che facendosi scudo dell’iniqua concorrenza dei paesi in via di sviluppo e

degli eccessivi costi per garantire il rispetto delle regole a carico delle imprese si continui

coscientemente e a volte con dolo a minare le possibilità delle generazione future di poter

vivere in un ecosistema che ancora riesce a garantire le stesse possibilità di sviluppo eco-

nomico, sociale e culturale che abbiamo avuto noi. Un’Italietta che non si arrabbia quan-

do si propone di far fronte ad eventuali crisi bancarie emettendo titoli sul debito futuro,

quindi a carico dei propri figli e nipoti, tagliando il 5 per mille ed i fondi per la ricerca, e che

non si indigna quando si propone all’opposizione di accettare come merce di scambio per

inserire nella corte costituzionale l’avvocato di fiducia del Premier in cambio di una presi-

denza di commissione di vigilanza.

Di fronte a questo il PDL ricorrerà come al solito ai sondaggi vantando un consenso che

mai fino ad oggi un governo aveva mai avuto, ma si può ben capire che quando si fa un

“pensiero lungo”, come li chiamava Berlinguer, dati, sondaggi e consensi sul breve perio-

50

do, non contino nulla e vengano spazzati via dalla prospettiva del futuro.

E’ forse questa l’italia, piccola, provinciale, retrograda e ripiegata su se stessa che noi gio-

vani possiamo volere per il futuro?

Personalmente ho scelto di impegnarmi nel Partito Democratico perché non credo che sia

quest’Italia sia l’Italia del Futuro, perché credo che nel corso della seconda repubblica o-

gni forza politca abbia prevalentamente navigato a vista senza proporre un disegno di pa-

ese, perché credo che gli obbiettivi della buona politica siano includere, ricercare la felici-

tà e proporre un sogno da realizzare insieme. Questo sogno il Partito Democratico ce l’ha

ed è il sogno del discorso del Lingotto di Torino, il sogno di un’Italia unita, moderna e giusta,

ed è da lì che dobbiamo ripartire.

51

Rovigo unita contro la Mafia

Si terrà a Rovigo, in piazza Annonaria, sabato 8 Novembre dalle ore 17:30 l’iniziativa

“Parole, impegni ed azioni per la Legalità – Lettura Pubblica di Gomorra di Roberto Savia-

no” organizzata dai Giovani Democratici della provincia di Rovigo. “ La lotta alle mafie –

spiega Filippo Silvestri a nome del coordinamento provinciale – è una missione collettiva,

alta e nobile e chi, come noi giovani, vuole avere l’ambizione di cambiare il mondo che ci

sta attorno non può tacere o far finta di niente nonostante i luoghi ed i temi di Gomorra

possono sembrare estremamente lontani. Questa manifestazione, che scieglie di essere a-

perta nelle forme, leggeranno, infatti, rappresentanti di realtà associative e politiche non

necessariamente legate al Partito Democratico, come ad esempio Paolo Avezzù, Giam-

pietro Gregnanin ed Annamaria Pravato , vuole lanciare un’idea di democrazia matura, a

cui i giovani democratici tengono, una democrazia ampia e partecipata, che valorizzi tut-

te le forze sociali ed in cui le forze politiche sappiano dividersi, anche duramente, sulle scel-

te ma che sappiano essere unite per il bene e la crescita del nostro paese. In questa inizia-

tiva vediamo una presa di responsabilità, un dire tutti insieme “I care”, a sostegno e ad aiu-

to di tutti quei movimenti ed associazioni di Giovani (“Non pago il pizzo” ed “Adesso Am-

mazzateci tutti”) che in questi anni hanno contraddistinto il migliore impegno spontaneo

contro la mafia”.

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Con le radici e le ali

Dichiarazione d’intenti

Quarant’anni Robert Kennedy apriva la sua campagna elettorale con queste parole:

“Sono qui per annunciare la mia candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d'America.

Non mi candido solo per oppormi a un avversario, ma per proporre una nuova politica.”

E’ proporre una Politica Nuova, con le Radici della concretezza e dell’appartenenza ad un

territorio e ad una storia e le Ali dell’ambizione di chi coltiva un sogno straordinario e nuo-

vo, lo scopo, il sogno e l’obiettivo di questa nostra generazione nata politicamente al di

fuori della contrapposizione dei blocchi, di questa nostra generazione che più di ogni altra

si vede serrare gli orizzonti del futuro, di questa nostra generazione che ha voglia di creare

per se e per i propri figli un’Italia ed un Veneto migliore di quello che abbiamo trovato.

Chi ha piu’ il coraggio di parlare al cuore dei giovani del Nord nella politica e nella società

di oggi? I politici parlano di PIL, di inflazione, recessione, pensioni, sicurezza, immigrazione,

ricerca, innovazione e molto altro. Problemi importanti, cruciali per la vita del Paese, che

vengono affrontati con rassegnazione, disillusione, tristezza, e la presunzione di avere rispo-

ste semplici ed immediate per tutto. Nessuno parla piu’ al cuore delle persone, nessuno

cerca la sintonia con la nostra generazione, relegandoci a bamboccioni, riserve indiane,

forza lavoro.

Qualcuno ci chiama generazione Erasmus, altri generazione Internet, generazione Face-

book, altri generazione Google, X, Y, Z. Qualcuno non ci chiama affatto. E non si accorge

53

neanche che nella nostra regione e nel nostro Paese ci sono ragazze e ragazzi tra i 14 e i 30

anni, alcuni studenti, altri lavoratori, precari, professionisti, disoccupati che chiedono spa-

zio, opportunità, risorse e che vogliono cambiare la nostra società e renderla piu’ giusta,

solidale, equa. E forse è anche colpa nostra ed è arrivata l’ora di voltare pagina. Solo se

cambieremo noi stessi riusciremo a cambiare anche il Paese e il territorio in cui viviamo.

Non siamo una generazione spenta, le passioni tristi non ci appartengono. Non ci interessa

ottenere dai media una denominazione generazionale, essere incasellati, definiti, catalo-

gati. Vogliamo fare politica, una politica democratica, cioè una politica che parla al cuore

della gente. E cambiare la nostra società, il nostro Paese. C’e’ ancora qualcuno che ha un

desiderio incontenibile di provare a modificare questo mondo ingiusto, complesso, para-

dossale, per renderlo migliore rispetto a come l’ha trovato. Non è utopia, ma il frutto della

speranza e della forza del cambiamento. Quella speranza che ci unisce alla grande batta-

glia di libertà e democrazia di Barack Obama, a tutti coloro che nel continente africano

ed asiatico si battono per i diritti umani e combattono le dittature. Una nobile battaglia

che oggi facciamo nostra e che inevitabilmente ci rende fratelli - e non solo figli e nipoti -

di quei giovani che in ogni tempo e in ogni luogo hanno sacrificato la loro vita contro le in-

giustizie, le violenze, i fascismi.

Siamo ancora convinti che la politica sia uno strumento prezioso per il progresso ed il be-

nessere delle nostre comunità. Non certo la politica dei furbetti, dei ricatti,

dell’esasperazione personalistica e correntizia. Pensiamo ad una politica nuova fatta di stu-

dio, passione, umiltà e condivisione, a quella che parte dai territori e non dalle segreterie

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romane o romanizzate nei contenuti e nella gestione. Una politica di squadra, che sia so-

prattutto dono per gli altri e non la continua ricerca di tornaconti personali. Si, una politica

di squadra, fatta di legami profondi di amicizia, che a partire dai valori che ci uniscono –

solidarietà, giustizia, uguaglianza, progresso, promozione dell’ambiente – sia in grado di of-

frire al paese nuove idee, all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare.

LA POLITICA DELLE RISPOSTE

A chi concepisce il NordEst come sistema chiuso, spento ed autosufficiente, rispondiamo

con forza che stiamo invece lavorando per la costruzione di un sistema sociale moderno

ed aperto. Aperto all’Europa, al Mediterraneo, in grado di elaborare un modello originale

di intercultura e in grado di cogliere l’opportunità di diventare un polo di attrazione di risor-

se, competenze, abilità creative ed innovatrici.

A chi vuole demolire il sistema pubblico dell’educazione e della formazione universitaria,

noi rispondiamo con l’obiettivo di creare una società inserita pienamente nell’economia

della conoscenza, basata sul merito , sulla valorizzazione di talenti personali e collettivi, a-

perta al confronto, alla contaminazione, al meticciato. Mettendo in discussione le nostre

certezze con chi è diverso da noi, rafforzando la reciproca identità e dissodando un terre-

no comune di incontro.

A chi alimenta lo scontro tra classi sociali, tra generazioni, tra etnie e a tutti coloro che sulle

paure stanno costruendo la propria fortuna politica, rispondiamo con forza che abbiamo

un solo grande obiettivo: la coesione sociale. Non si tratta di una parola passata di moda,

55

ma di una sfida che la politica leghista e di destra ha scelto di abbandonare. Per noi è un

obiettivo di civiltà, di progresso e di benessere di primaria importanza

A chi pensa che il sistema della ricerca senza innovazione, dello sfruttamento del lavoro e

dell’evasione fiscale siano elementi di normalità e tollerabilità nei nostri territori, noi rispon-

diamo che l’impresa ed il mondo del lavoro sono il principale terreno su cui costruire giusti-

zia sociale, rispetto delle regole, produzione di benessere e redistribuzione di opportunità.

A chi pensa che la politica sia esercizio del potere, costruzione di clientele, un modo sem-

plice per raggiungere fama e ricchezza, rispondiamo con una politica trasparente, che

pubblica bilanci ed incarichi, che sceglie sulla base di qualità e professionalità, che sa in-

vestire in maniera adeguata e convinta nella formazione e nei giovani.

A chi pensa che la piccola e la grande criminalità siano diverse, noi rispondiamo con

l’impegno quotidiano nella lotta alle grandi mafie e a quelle piccole, che si manifestano

sotto forma di ricatti, bullismo, branco. Rispondiamo con una lotta senza quartiere contro

tutti i livelli di delinquenza urbana. Perche’ la persona, la sua dignità e la sua sicurezza sono

valori preziosi e realtà inviolabili.

A chi vorrebbe dimenticare le grandi lezioni della storia e quel prezioso tesoro che chiamia-

mo Costituzione, noi rispondiamo con l’impegno a promuovere sempre ed ovunque i gran-

di valori che hanno reso grande il nostro Paese. Senza dimenticare che nella storia italiana,

qualcuno ha scelto la parte giusta e qualcuno ha sbagliato.

Sono queste le risposte che con tutto il nostro cuore e il nostro impegno offriamo ai giovani

del Veneto per incominciare finalmente a costruire a partire dalla nostra regione il LABO-

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RATORIO DELLA NUOVA ITALIA. Abbiamo l’ambizione di cambiarla, anzi di ricostruirla.

LA NOSTRA MISSIONE

Siamo una generazione, che a fronte delle mille opportunità, è chiamata per la prima volta

ad una missione storica, alta, nobile e collettiva. E’ chiaro a tutti che questa società, que-

sta economia, questa politica, questo mondo sono sull’orlo del collasso. A noi, l’onore e

l’onere, di invertire questa tendenza. La sfida della sostenibilità ambientale, sociale ed eco-

nomica è una sfida che deve essere necessariamente vinta da noi giovani, con idee e pro-

poste nuove. Il riscaldamento globale minaccia non solo le nostre possibilità di poter gode-

re delle opportunità e delle ricchezze naturalistiche del nostro pianeta ma anche la stessa

esistenza della vita così come la conosciamo. La crisi climatica ci offre l'occasione di speri-

mentare quello che poche generazioni nel corso della storia hanno avuto il privilegio di

sperimentare: una missione generazionale, un obbiettivo morale convincente, una causa

comune e l'entusiasmante prospettiva di venire obbligati dalle circostanze a mettere da

parte le meschinità e i conflitti della politica per abbracciare una sfida autenticamente

morale e spirituale .

Occorre quindi superare questa politica e cambiarla dall’interno. Dobbiamo avere il co-

raggio di osare qualcosa di nuovo, qualcosa di grande, una politica che finalmente faccia

sognare, e non illudere, che non annichilisca o atterri, ma che elevi, una politica che sap-

pia per la prima volta dopo Bob Kennedy riportare nelle agende politiche il tema della Feli-

cità, che sappia finalmente declinare e realizzare in proposte concrete lo spirito del discor-

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so del lingotto di Torino.

L’economia mondiale conosce oggi una crisi gravissima, causata tanto dall’irresponsabilità

degli attori economici quanto dall’incapacità dei Governi di svolgere appieno il loro ruolo

di tutela dei diritti delle nuove generazioni di fronte alla dittatura dei monopoli, degli oligo-

poli e degli interessi costituiti. Un sistema che non garantisce né crescita né sviluppo per i

meno fortunati e per le nuove generazioni non è equo, non è solidale. In altra parole, non è

sostenibile. E’ da noi giovani che deve partire la spinta per riscoprire un nuovo senso di co-

munità, di crescita e di sviluppo, uno sviluppo che in quanto sostenibile dovrà essere indiriz-

zato alla piena realizzazione della ricerca della felicità di ogni uomo, qualsiasi sia la sua na-

zionalità, qualsiasi sia la sua condizione economica, oggi e nel futuro. Una realizzazione

che deve essere sia garanzia di pace mondiale e pace sociale, ma anche di tutela e rilan-

cio ambientale.

Dobbiamo “Avere il coraggio di dire a giovani che essi sono tutti sovrani, per cui

l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non creda-

no di potersene far scudo ne davanti agli uomini ne davanti a Dio, che bisogna che si sen-

tano ognuno l’unico responsabile di tutto” (Lettera ai giudici, Don Lorenzo Milani)

Siamo convinti che tutti gli uomini siano nati uguali, per questo siamo contro ogni razzismo,

contro ogni xenofobia, contro ogni omofobia. Riteniamo le conquiste nel campo dei diritti

umani patrimonio fondamentale e ricchezza della nostra civiltà. Un patrimonio da difende-

re, promuovere ed ampliare.

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STRUMENTI PER IL VENETO NUOVO

Per realizzare il sogno di un Veneto Nuovo scegliamo lo strumento di un grande movimento

giovanile, radicato nei territori, diffuso nei luoghi di lavoro, di studio e di divertimento.

Un’organizzazione giovanile che sappia essere ambiziosa, che sappia coltivare sogni e rag-

giungere obiettivi concreti e nuovi, che sappia interpretare i bisogni dei nostri coetani e tra-

durli in proposta politica nuova, figlia della visione del mondo e dello spirito del tempo della

nostra generazione.

Un’organizzazione giovanile ma non giovanilista, nuova e non nuovista, che vuole essere

pungolo e punto di criticità e di supporto del partito e che respinge il vuoto e la mediocrità

che si cela nelle scelte facili, nella cooptazione, che desidera essere presa sul serio dagli

adulti, e che per questo assume nei suoi tratti la serietà, la rispettabilità e l’umiltà.

La serietà di chi coltiva un grande sogno e la consapevolezza che per realizzarlo occorre

tempo, fatica, dedizione, studio e approfondimento per superare gli adulti stessi nella cre-

dibilità della proposta politica.

La rispettabilità di chi sa che più del potere conta la dignità delle persone e la solidità delle

parole prese nei confronti di tutti i giovani che hanno scelto di darci la loro fiducia nel crea-

re questo giovanile in Veneto.

L’umiltà di chi si prepara a essere grande, di chi sa che ha un disegno importante da realiz-

zare e che per questo è consapevole che occorre saper stare sia nelle stanze delle segre-

terie, sia nelle piazza a fare volantinaggi, sia nei luoghi dei giovani testimoniando con le no-

stre parole e le nostre azioni concrete il nostro impegno politico.

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Rivendicando tutto l’orgoglio di essere democratici, perché questa generazione ha scelto

di esserlo, e con la speranza di costruire ponti e progetti comuni con tutte le associazioni

giovanili che insieme a noi condivideranno un progetto di cambiamento.

La forma di questo movimento dovrà inevitabilmente essere diversa dal passato. Meno se-

greterie e più piazza. Meno burocrazia strutturata e più modalità aperte di comunicazione

e confronto. Un partito in cui la libera iniziativa del singolo venga valorizzata, promossa e

condivisa da tutta la squadra.

Un giovanile di giovani tra i giovani. Che sappia aumentare la penetrazione della nostra

iniziativa politica in ogni località, anche le più lontane dal capoluogo, della provincia gra-

zie alla strutturazione di ambiti territoriali o zone, individuate da ogni provincia dotate di

piccoli coordinamenti zonali al fine coinvolgere il maggior numero di giovani e rendere la

partecipazione non solo un mero obiettivo ma un dato di fatto, fondativo e costituente del

nostro giovanile.

Un giovanile che pur riconoscendo come elemento di appartenenza il tesseramento sa es-

sere aperto e dinamico e coinvolgere in tutte le realtà territoriali anche quei giovani che

vogliano partecipare e che si riconoscono in una piattaforma valoriale condivisa.

CONCLUSIONE

E a chi pensa che il nostro desiderio di cambiare il Veneto sia il semplice inseguire un sogno

evanescente, o una chimera inafferrabile, noi rispondiamo in questo modo:

Non abbiamo paura a credere nei nostri valori. Non abbiamo paura a cercare insieme

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l’impossibile, perché giorno dopo giorno, generazione dopo generazione, anche

l’impossibile diventa realta’ .

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Per un’organizzazione giovanile:

Nuova, Aperta, Federale, Radicata, Libera e Forte

“Sì, la politica mi ha appassionato, non strumentalmente come mezzo per un fine diverso

dalla politica stessa, ma come politica in sé, come disegno per il futuro, come valutazione

razionale del possibile e come sofferenza per l’impossibile, come chiamata ideale dei citta-

dini a nuovi traguardi, come un’aspirazione a un’uguaglianza irrealizzabile che è tuttavia il

tormento della storia umana. Mi ha interessato la politica per quello che non riesce ad es-

sere molto più che per quello che è.”

Pietro Scoppola

Un’organizzazione giovanile NUOVA

“La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie” – John

Maynard Keynes.

I Giovani Democratici, nascono in Veneto da un percorso lungo, che ha vista già

dall’autunno 2007 Sinistra Giovanile e Giovani della Margherita, assieme a numerose asso-

ciazioni presenti sull’intero territorio regionale, avviare la costruzione dei coordinamenti pro-

vinciali e regionali dei Giovani Democratici del Veneto.

Tale fase, comunque legata a logiche di quote e vecchie appartenenze, si è di fatto esau-

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rita con le Primarie dei Giovani Democratici che ne hanno aperto con fragorosa potenza

una nuova.

E’ questo il tempo e il luogo in cui siamo chiamati a costruire una nuova casa comune, una

casa in

cui nessuno si senta solo od ospite, una casa, la nostra casa, ampia e vasta al punto che

tutti i giovani del Veneto, tutti gli under 30, che credono che il cambiamento ed il rinnova-

mento di questo nostro sistema Paese non solo sia auspicabile ma debba essere anche

possibile, che chiedono anche per la nostra regione più spazi e più possibilità di incidere e

di crescere nelle dinamiche politiche, che vogliono che finalmente un’Italia unita, moder-

na e giusta sia possibile, possano abitarvi.

Sarà quindi una fase costituente quella che sta iniziando per i Giovani Democratici del Ve-

neto che sarà tale solo se tutti i nostri sforzi saranno indirizzati a creare prima di tutto una

nuova politica. In Veneto non esisteranno mai veramente i Giovani Democratici se non

all’insegna della novità delle forme, dei linguaggi e dei contenuti politici, se non sarà così i

Giovani Democratici altro non saranno che imitazione di modelli già visti e il loro orizzonte

politico risulterà estremamente limitato rispetto alla vastità del campo sgombro che oggi

abbiamo davanti che noi dovremo, tramite commissioni specializzate sui temi, tavole ro-

tonde con le associazioni dei territori e conferenze programmatiche, riempire, progettare,

costruire e realizzare.

Quella che la nostra generazione si trova ad intraprendere nella nostra regione è una vera

e propria sfida generazionale, che se guardata con attenzione rischia di far tremare i polsi.

63

Noi, questa sfida dobbiamo intraprenderla e vincerla,grazie al nostro coraggio di osare,

grazie ad una visione del mondo e ad uno spirito del tempo che sono nostri e sono diversi

da chi oggi ha cinquanta o sessant’anni.

Dobbiamo vivere un senso di urgenza, occorre cambiare, occorre ricercare nuove vie e

nuove proposte per parlare al Veneto e specie ai nostri coetanei, che sempre in più realtà,

tendono a non votare il centrosinistra, occorre ricercare nuove forme di dialogo e nuove

letture dei fenomeni socio-economici che avvengono nel territorio.

Su noi grava una missione storica ed importante, portare il centrosinistra a vincere in Vene-

to, non possiamo pensare che non ci sia alternativa ad una giunta regionale Galan o PDL-

Lega-UDC nella nostra regione, non possiamo pensare che non esista una proposta politi-

ca che possa permettere al Centro – Sinistra di guidare il Veneto, non possiamo pensare

che non esistano le individualità, i talenti e la squadra per farlo! Sarà un percorso lungo, di

studio, di analisi, di ricerca, di presenza nelle piazze, nei luoghi di aggregazione dei giovani,

nei posti di lavoro, ma il nostro contributo dovrà essere determinante.

E’ per questo che la nostra organizzazione giovanile dovrà avere al centro la ricerca di una

politica nuova per il partito democratico.

Dobbiamo tutti tendere a realizzare ciò che la politica attualmente non riesce ad essere

riportandola ad una dimensione di quotidianità, vicinanza e indispensabilità per tutti i gio-

vani della nostra regione. Dobbiamo costruire un nuovo senso della Politica, che affonda le

radici nella nostra storia, nel nostro territorio, nelle nostre comunità, e che abbia in sé gli

strumenti per coltivare l’ambizione di poter davvero riaprire gli orizzonti della nostra genera-

64

zione.

La politica deve tornare ad essere uno strumento prezioso per il progresso ed il benessere

delle nostre comunità. Non certo la politica dei furbetti, dei ricatti, dell’esasperazione per-

sonalistica e correntizia. Pensiamo ad una politica nuova fatta di studio, passione, umiltà e

condivisione, a quella che parte dai territori e non dalle segreterie romane o romanizzate

nei contenuti e nella gestione. Una politica di squadra, che sia soprattutto dono per gli altri

e non la continua ricerca di tornaconti personali. Si, una politica di squadra, fatta di legami

profondi di amicizia, che a partire dai valori che ci uniscono – solidarietà, giustizia, ugua-

glianza, progresso, promozione dell’ambiente – sia in grado di offrire al paese nuove idee,

all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare.

Occorre, quindi, avviare al più presto una conferenza programmatica, aperta a tutte le e-

sperienze sindacali, cooperative e associative, alle amministrazioni, istituzioni e fondazioni

che operano nel campo delle politiche giovanili, strutturata per workshop, tavole rotonde

e gruppi di studio che possa permetterci di tracciare, accanto al lavoro svolto dalla com-

missione valori, avranno il compito di tracciare quello che dovrà essere l’orizzonte concreto

del nostro agire politico al fine di individuare quelli che dovranno essere i confini della no-

stra proposta politica.

La nuova politica dei Giovani Democratici, dovrà saper tenere il meglio delle precedenti

esperienze di organizzazioni e movimenti giovanili precedenti, ma porsi in discontinuità ri-

spetto alla capacità di coinvolgimento e partecipazione per permettere a tutti quei giova-

ni che pur non aderendo al giovanile del PD, si riconoscono di Centro- Sinistra e sentono di

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poter dire o fare qualcosa per migliorare il proprio Paese.

Per questo sarà necessario realizzare un giovanile ad ampia democrazia interna, ma che

riconosce come strumento dell’azione politica la democrazia deliberativa, ovvero fondata

sul coinvolgimento nelle scelte e nelle proposte di un ampio target giovanile esterno al gio-

vanile stesso.

Per questo sarà necessaria l’apertura, non solo formale, ma anche sostanziale, nelle scelte

e nei contenuti verso l’esterno, apertura che dovrà essere un tratto fondante e fondativo

del profilo politico dei Giovani Democratici.

I Giovani Democratici, non dovranno, essere in questa sfida di innovazione politica solo una

palestra, o un pungolo nel confronto del Partito, ma anche un luogo di ampia discussione,

di critica, di formazione e di confronto tra esperienze con tutti i giovani che sono impegnati

nel territorio nelle amministrazioni locali.

Si dovrà realizzare un Forum dei giovani amministratori, nel quale si dovranno sviluppare

non solo corsi di formazione specifica rispetto all’attività amministrativa, ma anche scam-

bio di best practice per far si che i giovani anche nelle amministrazioni locali possano esse-

re il motore e la dinamo più aggiornata e avanzata dell’azione di governo del nostro parti-

to.

I Giovani Democratici dovranno riaprire ed appropriarsi della questione morale all’interno

del PD, essere uno spirito vivo, critico, costruttivo e fresco in una della più importanti missioni

che il nostro partito sta intraprendendo in questi mesi: riportare il tema dell’etica nella politi-

66

ca.

Per questo sarà indispensabile avviare un percorso interno per la creazione di un codice

etico dei Giovani Democratici del Veneto che declinerà sulle reali dinamiche dei Giovani il

Codice Etico del PD, e che s’intenderà come strumento di adesione volontaria.

I Giovani Democratici del Veneto si riconoscono figli e difensori della Costituzione Italiana,

quale sintesi delle migliori esperienze politiche italiane del secolo scorso, quale patrimonio

di libertà e democrazia del Paese, quale fondamento del nostro vivere civile e della nostra

Repubblica, per questo si dovranno promuovere azioni volte alla sua valorizzazione e cono-

scenza, e al tempo stesso opporsi fortemente a chiunque modificandola senza l’opportuna

condivisione, voglia spogliarla di dignità ed indebolire il nostro ordinamento.

Un’organizzazione giovanile APERTA

“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” – Gandhi

I Giovani Democratici hanno scelto di nascere con il meccanismo delle primarie del 21 ot-

tobre, ovvero con un meccanismo elettivo che estende la democrazia interna dei partiti

fino a quasi il suffragio universale per tutti i giovani tra i 14 ed i 29 anni. Con questo tipo di

scelta si è deciso, meritoriamente, di uscire nettamente da un paradigma di organizzazione

giovanile per pochi e di segreteria, e di impossessarsi delle piazze, dei luoghi di ritrovo dei

giovani. A questo punto non è possibile, e se lo si facesse sarebbe un errore grave e grosso-

lano, ritornare al vecchio modello. Occorre ora creare, sperimentare, esplorare e

“meticciare”, in quanto la contaminazione è la forza e la necessità del nostro Giovanile.

67

Certo, il tesseramento su base volontaria non può che essere il meccanismo principe per

sancire l’adesione del singolo ai valori, alle politiche e al percorso del giovanile, ma non

può essere il solo, abbiamo bisogno delle energie e delle idee della migliore gioventù italia-

na. Dobbiamo pensare ad un’organizzazione giovanile che dia cittadinanza anche a tutti

coloro che pur non avendo una tessera di fronte alla nostra attività politica, ai nostri valori,

alle nostre proposte dicono “I care”.

Dobbiamo pensare ad un’organizzazione giovanile che sappia accogliere al suo interno,

nei luoghi di discussione e nel territorio, tutti coloro che condivideranno e sottoscriveranno

la “Carta Valoriale dei Giovani Democratici del Veneto”.

Solo con la forza delle idee, dell’innovazione, degli spiriti liberi e critici, saremo in grado di

mettere all’angolo tutti i capobastone, perché questa organizzazione giovanile dovrà rico-

noscere e valutare sulla base delle idee e non di appartenenze correntizie.

Un’organizzazione giovanile quindi, aperta, fondata sul merito e sulle idee e non sui pac-

chetti di tessere, che si apre volontariamente all’esterno, che accoglie, che si confronta,

pur riconoscendo concretamente nelle sedi politiche il valore dell’impegno e dell’adesione

di chi decide di tesserarsi. L’organizzazione giovanile del PD del Veneto, dovrà saper co-

struire su tutti il territorio regionale una serie di rapporti privilegiati con tutti le associazioni di

riferimento e le associazioni territoriali al fine di creare attorno al giovanile una forte cassa

d’espansione relazionale, nel rispetto delle singole autonomie.

Dobbiamo pensare ad un’organizzazione giovanile presente, attuale e puntuale, che sa

essere solida nella struttura ma liquida nel sistema di costruzione di rapporti con le realtà as-

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sociative, che sono e rimangono un patrimonio per tutti i giovani veneti. I Giovani Demo-

cratici dovranno essere centro e ad arbitri di una serie di confronto con tutte le altre orga-

nizzazioni giovanili organizzate in Veneto, ritenendo anche in questo caso il dialogo e

l’apertura al confronto gli Strumenti del nostro agire politico.

Il nostro giovanile dovrà essere aperto anche rispetto ai temi e ai contenuti e dovrà pro-

muovere in tutti le provincie la raccolta di contributi e dati utili per le commissioni temati-

che e di studio. Le stesse commissioni dovranno promuovere metodologie di lavoro aperte

e volte a strutturare i lavori in base al merito e alla capacità, coinvolgendo in tavole roton-

de pubbliche, itineranti nelle varie provincie, associazioni, associazioni di categoria, ammi-

nistrazioni, istituzioni, stakeholders e sindacati.

Un’organizzazione giovanile FEDERALE

In Veneto l’azione e il successo della nostra organizzazione giovanile non potrà che dipen-

dere dalla capacita di essere strettamente a contatto con il territorio, di saperne accoglie-

re le istanze e fornirvi risposte Venete. Per questo non potranno esistere i Giovani Democra-

tici in Veneto se non in una chiave federale rispetto al livello nazionale.

Tale forma partito federale è conseguenza del processo politico da cui sono nati i GD in

Veneto e sta a noi valorizzare il percorso fatto. Pur ritenendo fondamentale l’autonomia di

organizzazione e di politica interna alla regione, non certo per fare accordi con la Lega

Nord, ma per conquistare i consensi sui temi e sui programmi dei giovani della nostra regio-

ne, i giovani democratici del Veneto si riconoscono parte importante e determinante dei

Giovani Democratici. Sarà fondamentale articolare una fitta serie di relazioni con tutte le

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altre regioni del Nord al fine di valorizzare le eccellenze dei nostri territori e proporre percorsi

comuni. I GD del Veneto, inoltre, dovranno farsi portatori di temi ed interessi unitariamente

rispetto al livello nazionale ed essere il centro di importanti relazioni politiche con le altre re-

gioni del Nord per portare all’attenzione di tutto il partito la “questione settentrionale”.

Il Veneto, nella sua complessa bellezza, è terra di frontiera e di contaminazione, terra di

cambiamento ma anche di tradizioni. Da un lato la piccola media impresa, l’innovazione,

la dinamo instancabile del Paese, i marchi di successo ( Marzotto, Diesel, De Longhi, Riello,

Pal Zilleri, Carraro, Luxottica, De Longhi, Benetton …) e dall’altro, come testimoniano i dati

dei rapporti Caritas, l’aumento diffuso su tutto il territorio, dalle città che sperimentano nuo-

vi approcci alla sostenibilità ambientale (Padova e Venezia) allo spopolamento della mon-

tagna. Tutto questo complesso panorama da solo spiega come non sia orgoglio o puntiglio

o voglia di inseguire altri partiti sul terreno del facile consenso sollevare una “questione fe-

derale” ma è semplicemente riconoscere uno strumento indispensabile per fare politica, se

per politica intendiamo cercare di dare risposte ai bisogni che nascono nel nostro territorio.

Nel far questo è opportuno riconoscere altri due principi sui quali strutturare questa forma

partito federale: solidarietà, sussidiarietà e responsabilità.

La solidarietà e sussidiarietà come fondamento di una nuova cittadinanza attiva, come

possibilità di rendere il decentramento di competenze e risorse non come frammentazione

e divisione ma compartecipazione, come possibilità di aggiungere a rapporti verticali e “a

cascata” anche rapporti orizzontali tra gli stessi livelli di un’organizzazione.

La responsabilità come volontà di mantenere la politica dei Giovani Democratici del Vene-

70

to all’interno del medesimo piano dell’organizzazione nazionale, come sentirsi parte di un

tutto, come capacità di fare proprie le istanze di altre regioni, infatti, non ci sarà risposta al-

la “questione settentrionale” se non si scioglieranno le difficoltà del Mezzogiorno, e non si

scioglieranno le difficoltà del Mezzogiorno se non si affronterà la “questione settentrionale”.

Solo così il muro che nella campagna per le politiche del 2008 abbiamo scalfito, cadrà de-

finitivamente.

La forma partito federale si deve declinare negli atti in un autentico riconoscimento del fe-

deralismo fiscale.

Tutti i paesi europei avanzati stanno decentrando poteri e risorse dal centro alla periferia. Il

decentramento è un tendenza comune anche in economia perché facilita la mobilitazio-

ne delle energie del territorio. Le istituzioni hanno motivi ulteriori per muoversi nella stessa di-

rezione:cioè la necessità di ridurre le distanze fra cittadini e Stato e di responsabilizzare le

amministrazioni locali nella spesa.

Un decentramento di poteri senza responsabilità fiscale corrispondente ,come si è fatto fi-

nora,è pericoloso anche in paesi più eticamente sensibili del nostro, perché facilita gli spre-

chi e le disuguaglianze. In Italia il rischio è accresciuto dalla presenza di regioni a statuto

speciale che hanno più poteri e soprattutto più risorse delle regioni ‘normali’ quindi solleva-

no l’invidia di interi territori.

Il desiderio di fuga manifesto da comuni e province venete si esprime in modo inaccettabi-

le per uno Stato ben governato .Ma non si può semplicemente reprimere . Le spinte conti-

nuerebbero. Occorre una risposta di merito alle giuste richieste di autonomia. Per essere

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compatibile con un ordinamento coeso e solidale la risposta deve inserirsi in un quadro di

decentramento di poteri più ordinato di quello previsto nel titolo V e dentro il quale si pre-

veda anche l’attribuzione alle autonomie locali ,regioni in primis, di poteri e risorse fiscali

proporzionate alle funzioni che devono svolgere.

Ciò implica rivedere alcuni’privilegi’ alle regioni a statuto speciale che non hanno più giu-

stificazione e allargare lo spazio di autonomia anche fiscale delle altre : dando inoltre la

possibilità a queste di procedere anche a diverse velocità sulla strada

dell’autonomia ,come previsto dall’art.116 della cost. I confronti con altri paesi europei mo-

strano che noi abbiamo uno dei sistemi fiscali più centralistici : solo il 5% del gettito fiscale è

locale. L’urgenza di ridurre il centralismo è largamente riconosciuta: a partire dal Presidente

Giorgio Napolitano nella sua visita lo scorso anno in Veneto ,all’ex-ministro Padoa Schiop-

pa, ai governatori regionali e ai sindaci delle città capoluogo. Restano però da chiarire al-

cuni punti importanti. Il primo riguarda l’equilibrio fra livelli essenziali da garantire a tutto il

paese ,anche con finanziamenti perequativi dello Stato, e autonomia dei governi regionali

e locali. In un paese con gravi diseguaglianze come il nostro le esigenze di solidarietà ed

equità richiederanno consistenti trasferimenti alle regioni deboli per garantire livelli di pre-

stazioni adeguate,specie in tema di sanità e istruzione. Ma questo non deve valere in altri

campi ,pena mortificare le autonomie. E per la stessa ragione i trasferimenti statali non pos-

sono finanziare i servizi a piè di lista sulla base dei costi storici. Occorre pretendere

l’allineamento di tutti i servizi,progressivo ma reale, a costi standard , prevedendo sistemi di

valutazione e controlli rigorosi per non scaricare su tutti i costi delle amministrazioni ineffi-

72

cienti. La solidarietà può essere richiesta solo se va assieme alla responsabilità. Questo lo

capiscono anche gli estremisti del federalismo, o si può farlo capire . Altrimenti c’è il rifiuto.

I principi di sussidiarietà e solidarietà in campo economico e sociale possono permettere il

superamento in positivo del liberalismo e del socialismo.

Questa crisi economica globale ci obbliga a riscoprire il principio di solidarietà. La scom-

messa del futuro è che la solidarietà si possa produrre attraverso la sussidiarietà, cioè mobili-

tando le energie della società civile in maniera promozionale. E quindi, la scommessa in so-

stanza è che la combinazione di sussidiarietà e solidarietà sia la chiave per attivare dei cir-

cuiti di scambio dove vengano mobilitati risorse, reciprocità fra le persone e i gruppi sociali

per trasformare la globalizzazione in un tipo di processo sociale che produce beni comuni”.

In questo quadro anche i Giovani democratici del Veneto dovranno impegnarsi affinché vi

sia un’adesione da parte di tutte le organizzazioni e le imprese ricorrano sempre maggior-

mente agli strumenti della responsabilità d’impresa. Condividere le scelte gestionali ed e-

conomiche con i legittimi portatori d’interessi ed investire maggiormente nelle comunità in

cui le imprese e le organizzazioni operano e nel capitale umano dell’impresa, implica crea-

re felicità e nessuna felicità è tale se non è condivisa.

Un’organizzazione RADICATA

Per realizzare il sogno di un Veneto Nuovo scegliamo lo strumento di un grande movimento

giovanile, radicato nei territori, diffuso nei luoghi di lavoro, di studio e di divertimento.

Un’organizzazione giovanile che sappia essere ambiziosa, che sappia coltivare sogni e rag-

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giungere obiettivi concreti e nuovi, che sappia interpretare i bisogni dei nostri coetanei e

tradurli in proposta politica nuova, figlia della visione del mondo e dello spirito del tempo

della nostra generazione.

Un’organizzazione giovanile ma non giovanilista, nuova e non nuovista, che vuole essere

pungolo e punto di criticità e di supporto del partito e che respinge il vuoto e la mediocrità

che si cela nelle scelte facili, nella cooptazione, che desidera essere presa sul serio dagli

adulti, e che per questo assume nei suoi tratti la serietà, la rispettabilità e l’umiltà. La serietà

di chi coltiva un grande sogno e la consapevolezza che per realizzarlo occorre tempo, fati-

ca, dedizione, studio e approfondimento per superare gli adulti stessi nella credibilità della

proposta politica.

La rispettabilità di chi sa che più del potere conta la dignità delle persone e la solidità delle

parole prese nei confronti di tutti i giovani che hanno scelto di darci la loro fiducia nel crea-

re questo giovanile in Veneto.

L’umiltà di chi si prepara a essere grande, di chi sa che ha un disegno importante da realiz-

zare e che per questo è consapevole che occorre saper stare sia nelle stanze delle segre-

terie, sia nelle piazza a fare volantinaggi, sia nei luoghi dei giovani testimoniando con le no-

stre parole e le nostre azioni concrete il nostro impegno politico.

Rivendicando tutto l’orgoglio di essere democratici, perché questa generazione ha scelto

di esserlo, e con la speranza di costruire ponti e progetti comuni con tutte le associazioni

giovanili che insieme a noi condivideranno un progetto di cambiamento.

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La forma di questo movimento dovrà inevitabilmente essere diversa dal passato. Meno se-

greterie e più piazza. Meno burocrazia strutturata e più modalità aperte di comunicazione

e confronto. Un partito in cui la libera iniziativa del singolo venga valorizzata, promossa e

condivisa da tutta la squadra.

Un giovanile di giovani tra i giovani. Che sappia aumentare la penetrazione della nostra

iniziativa politica in ogni località, anche le più lontane dal capoluogo, della provincia gra-

zie alla strutturazione di ambiti territoriali o zone, individuate da ogni provincia dotate di

piccoli coordinamenti zonali al fine coinvolgere il maggior numero di giovani e rendere la

partecipazione non solo un mero obiettivo ma un dato di fatto, fondativo e costituente del

nostro giovanile.

Il livello regionale inoltre dovrà essere costituito da una direzione composta principalmente

su base territoriale che dovrà rispecchiare i pesi delle singole provincie in assemblea regio-

nale e che costituirà l’organo politico di più frequente convocazione che coadiuverà il se-

gretario nella direzione politica dell’organizzazione, da un esecutivo tematico, di circa 15

membri, che sarà organo di approfondimento e proposta politica.

Per garantire un maggiore e migliore rapporto con le provincie sarà opportuno costituire

con funzione consultiva una consulta dei segretari provinciali.

Dovranno essere realizzate una commissione statuto, una commissione valori, una commis-

sione codice etico, e commissioni tematiche composte su adesione personale e presiedu-

te dal membro di esecutivo con delega di pertinenza.

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Saranno creati inoltre, al fine di garantire la possibilità, di disporre di dati concreti e realistici

gruppi di studio che forniranno i propri approfondimenti sui temi all’assemblea regionale.

Un’organizzazione giovanile LIBERA

“La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica” - L. Einaudi

I Giovani Democratici del Veneto dovranno essere un organizzazione Libera. Libera dai lac-

ci e laccioli imposti o dettati da vecchie appartenenze o retaggi, libera da imposizioni o

pressioni correntizie, libera di individuare all’interno dei propri organi politici le proprie linee

politiche, autonome dal livello adulto. Un’organizzazione di giovani donne e giovani uomini

liberi, che scelgono, valutano, dialogano sul merito delle questioni per ricercare di volta in

volta posizioni originali, non affette dalla necessità di etichettare la produzione politica dei

Giovani Democratici con una particolare etichetta culturale.

Occorre essere liberi per essere veramente democratici, occorre portare le proprie identità

culturali e politiche non come scudo verso la contaminazione, ma come dote. Se l’identità

diventa identificazione, allora rimarremo chiusi nei nostri steccati ideologici, senza riuscire a

disegnare il profilo nuovo ed originale dei Giovani Democratici del Veneto, senza riuscire a

sfruttare l’opportunità di poter costruire all’interno di quella che è la più grande organizza-

zione giovanile italiana il Partito Democratico del Futuro.

Se noi riusciremo a tradurre questa libertà che non significa né semplice pragmatismo od

equiparazione del tutto, né spogliazione di valori personali e politici, ma capacità di porsi in

relazione laicamente e riconoscendo in tutti un comune principio di umanità, allora la no-

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stra amalgama, riuscirà.

Un’organizzazione giovanile è anche un’organizzazione che fa propria la laicità , quella lai-

cità intesa non come il luogo di una presunta neutralità, ma come rispetto e valorizzazione

del pluralismo degli orientamenti culturali, e quindi anche come riconoscimento della rile-

vanza, nella sfera pubblica e non solo privata, delle religioni, dei convincimenti filosofici ed

etici, delle diverse forme di spiritualità. Le energie morali che scaturiscono dalle esperienze

culturali, spirituali e religiose, infatti, quando riconoscono il valore del pluralismo e del dialo-

go, rappresentano un elemento vitale della democrazia.

Per questo la nostra organizzazione oltre che libera dovrà essere plurale, intendendo per

pluralità non certo una cacofonica sequenza di voci ed opinioni discordanti, ma la garan-

zia e la necessità del ritrovare, tramite il dialogo, in ogni occasione una sintesi alta e nobile

dei nostri valori e convinzioni politiche.

La libertà e l’autonomia dell’azione politica, specie a livello giovanile, dipende anche da

mezzi concreti quali spazi e disponibilità economica.

La nostra organizzazione giovanile dovrà battersi per ottenere, oltre all’autofinanziamento

che è un metodo lavoro che già riconosciamo ed è nostro, principalmente due forme di

finanziamento: la prima tramite un trasferimento mensile o annuale di risorse da parte del

partito regionale, la seconda tramite finanziamento a progetto da parte del partito o del

gruppo consigliare regionale.

E’ ovvio che la nostra organizzazione dovrà rendere conto in modo trasparente di come le

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risorse finanziare siano state gestite per questo dovranno essere stesi annualmente bilanci

pubblici, approvati dall’assemblea regionale e pubblicati nel sito internet del giovanile, uni-

tamente alla presentazione di un bilancio preventivo e consuntivo all’esecutivo regionale

del partito.

Per un giovane fare politica è l’esercizio di una passione, un gesto veramente disinteressa-

to, di servizio e di amore per i propri coetanei, tuttavia, non godendo in genere di cospicue

fonti di reddito l’attività politica di un giovane finisce per gravare sulle finanze dei famigliari

e dei genitori. In questo modo si finisce per agevolare coloro che già dispongono di mag-

giori risorse economiche personali, ma non si favorisce il merito.

Per questo ritenendo che per tutti i giovani debba esistere una parità di accesso all’attività

del giovanile ed una reale possibilità di non dover interrompere o di non dover ridurre la

propria attività politica per non gravare sulle risorse famigliari, pur convinto che la politica

non sia e non debba mai essere un lavoro, credo sia indispensabile garantire opportuni rim-

borsi per tutti coloro che sono chiamati ad incarichi di responsabilità politica all’interno

dell’organizzazione.

Solo in questo modo, potremo creare un’organizzazione giovanile virtuosa, trasparente, au-

tonoma finanziariamente, che offre pari opportunità di azione politica indipendentemente

dalle condizioni economiche del singolo, e che sceglie di essere un’organizzazione di vo-

lenterosi mossi dalla passione e portatori di idee nuove e fresche e non una grigia organiz-

zazione di burocrati e funzionari.

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Un’organizzazione giovanile FORTE

“La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria

chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui biso-

gna prendere una posizione che non è nè sicura, nè conveniente, nè popolare; ma biso-

gna prenderla, perchè è giusta.” - Martin Luther King

I Giovani Democratici del Veneto dovranno essere un’organizzazione giovanile forte, nella

struttura e nel radicamento, ma anche e soprattutto nella proposta politica. Non possiamo

sprecare tempo in lotte e in esperienze che riguardano il passato, fuori da queste mura c’è

un mondo che necessita di noi, del nostro impegno, c’è un futuro che oggi è minacciato e

va difeso per il bene della nostra generazione e di quelle future.

A chi concepisce il NordEst come sistema chiuso, spento ed autosufficiente, rispondiamo

con forza che stiamo invece lavorando per la costruzione di un sistema sociale moderno

ed aperto. Aperto all’Europa, al Mediterraneo, in grado di elaborare un modello originale

di intercultura e in grado di cogliere l’opportunità di diventare un polo di attrazione di risor-

se, competenze, abilità creative ed innovatrici.

A chi vuole demolire il sistema pubblico dell’educazione e della formazione universitaria,

noi rispondiamo con l’obiettivo di creare una società inserita pienamente nell’economia

della conoscenza, basata sul merito , sulla valorizzazione di talenti personali e collettivi, a-

perta al confronto, alla contaminazione, al meticciato. Mettendo in discussione le nostre

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certezze con chi è diverso da noi, rafforzando la reciproca identità e dissodando un terre-

no comune di incontro.

A chi alimenta lo scontro tra classi sociali, tra generazioni, tra etnie e a tutti coloro che sulle

paure stanno costruendo la propria fortuna politica, rispondiamo con forza che abbiamo

un solo grande obiettivo: la coesione sociale. Non si tratta di una parola passata di moda,

ma di una sfida che la politica leghista e di destra ha scelto di abbandonare. Per noi è un

obiettivo di civiltà, di progresso e di benessere di primaria importanza

A chi pensa che il sistema della ricerca senza innovazione, dello sfruttamento del lavoro e

dell’evasione fiscale siano elementi di normalità e tollerabilità nei nostri territori, noi rispon-

diamo che l’impresa ed il mondo del lavoro sono il principale terreno su cui costruire giusti-

zia sociale, rispetto delle regole, produzione di benessere e redistribuzione di opportunità.

A chi pensa che la politica sia esercizio del potere, costruzione di clientele, un modo sem-

plice per raggiungere fama e ricchezza, rispondiamo con una politica trasparente, che

pubblica bilanci ed incarichi, che sceglie sulla base di qualità e professionalità, che sa in-

vestire in maniera adeguata e convinta nella formazione e nei giovani.

A chi pensa che la piccola e la grande criminalità siano diverse, noi rispondiamo con

l’impegno quotidiano nella lotta alle grandi mafie e a quelle piccole, che si manifestano

sotto forma di ricatti, bullismo, branco. Rispondiamo con una lotta senza quartiere contro

tutti i livelli di delinquenza urbana. Perche’ la persona, la sua dignità e la sua sicurezza sono

valori preziosi e realtà inviolabili.

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A chi vorrebbe dimenticare le grandi lezioni della storia e quel prezioso tesoro che chiamia-

mo Costituzione, noi rispondiamo con l’impegno a promuovere sempre ed ovunque i gran-

di valori che hanno reso grande il nostro Paese. Senza dimenticare che nella storia italiana,

qualcuno ha scelto la parte giusta e qualcuno ha sbagliato.

I Giovani Democratici del Veneto dovranno riscoprire un “umanesimo” politico. Occorre

oggi come non mai rimettere al centro dell’intera politica, il valore e la dignità dell’uomo.

Per questo i Giovani Democratici del Veneto dovranno essere impegnati a promuovere u-

na nuova idea di sviluppo.

Non esisterà mai la Pace nel mondo fino a quando non esisterà uno sviluppo che miri alla

promozione completa dell’uomo, alla realizzazione della sua felicità. Non possiamo tacere

le gravi iniquità del mondo, la grave povertà che attanaglia gran parte del globo e la smo-

data opulenza e spreco che riguardano una ridottissima parte dell’umanità.

Non possiamo accettare che venga posta l’immigrazione come problema da alcune forze

politiche, specie nella nostra regione, senza che esistano reali politiche d’integrazione, sen-

za che il nostro paese contribuisca come richiesto dagli organismi internazionali allo svilup-

po e alla cooperazione dei paesi poveri.

Non possiamo accettare qualsiasi tipo di politica che mini e offenda la dignità dell’essere

umano.

Non possiamo accettare che il nostro modello di sviluppo, che questa crisi internazionale

ha dimostrato avere numerosi punti deboli sia inteso come l’unico sviluppo possibile. Non è

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vero sviluppo quello basato esclusivamente sulla crescita economica, non è vero sviluppo

quello che distrugge e deturpa l’ambiente, non è vero sviluppo quello che non riesce a va-

lorizzare le peculiarità e le tradizioni del territorio.

Il PIL non può essere considerato l’unico parametro per valutare il benessere di una nazio-

ne, limitandosi ad una sola valutazione economica senza considerare la bellezza e la vivibi-

lità dell’ambiente e delle nostre città, la sicurezza dei nostri concittadini, la qualità delle no-

stre scuole, e la nostra felicità.

I Giovani Democratici dovranno proporre a tutti i livelli di affiancare il PIL al GPI (Genuine

Progress Indicator), cioè l'indicatore del progresso genuino (spesso tradotto anche come

indice di progresso effettivo o indicatore del vero/reale progresso) che ha l'obiettivo di mi-

surare l'aumento della qualità della vita di una nazione. Per questi motivi è calcolato distin-

guendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e

negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali), diversamente dal PIL,

che considera tutte le spese come positive e che non considera tutte quelle attività che,

pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una socie-

tà (casalinghe, volontariato) Alcuni studi sul GPI hanno mostrato che mentre il PIL è cresciu-

to negli ultimi decenni, il GPI è aumentato solo fino ai primi ‘70, dopodiché ha iniziato a de-

crescere.

Siamo una generazione, che a fronte delle mille opportunità, è chiamata per la prima volta

ad una missione storica, alta, nobile e collettiva. E’ chiaro a tutti che questo modello di so-

cietà, di economia, di politica, di mondo è in crisi. A noi, l’onore e l’onere, di invertire que-

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sta tendenza. La sfida della sostenibilità ambientale, sociale ed economica è una sfida che

deve essere necessariamente vinta da noi giovani, con idee e proposte nuove. Il riscalda-

mento globale minaccia non solo le nostre possibilità di poter godere delle opportunità e

delle ricchezze naturalistiche del nostro pianeta ma anche la stessa esistenza della vita così

come la conosciamo. La crisi climatica ci offre l'occasione di sperimentare quello che po-

che generazioni nel corso della storia hanno avuto il privilegio di sperimentare: una missio-

ne generazionale, un obbiettivo morale convincente, una causa comune e l'entusiasman-

te prospettiva di venire obbligati dalle circostanze a mettere da parte le meschinità e i

conflitti della politica per abbracciare una sfida autenticamente morale e spirituale .

Occorre quindi superare questa politica e cambiarla dall’interno. Dobbiamo avere il co-

raggio di osare qualcosa di nuovo, qualcosa di grande, una politica che finalmente faccia

sognare, e non illudere, che non annichilisca o atterri, ma che elevi, una politica che sap-

pia per la prima volta dopo Bob Kennedy riportare nelle agende politiche il tema della Feli-

cità, che sappia finalmente declinare e realizzare in proposte concrete lo spirito del discor-

so del lingotto di Torino.

L’economia mondiale conosce oggi una crisi gravissima, causata tanto dall’irresponsabilità

di alcuni attori economici quanto dall’incapacità dei Governi di svolgere appieno il loro

ruolo di tutela dei diritti delle nuove generazioni di fronte alla dittatura dei monopoli, degli

oligopoli e degli interessi costituiti. Un sistema che non garantisce né crescita né sviluppo

per i meno fortunati e per le nuove generazioni non è equo, non è solidale. In altra parole,

non è sostenibile. E’ da noi giovani che deve partire la spinta per riscoprire un nuovo senso

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di comunità, di crescita e di sviluppo, uno sviluppo che in quanto sostenibile dovrà essere

indirizzato alla piena realizzazione della ricerca della felicità di ogni uomo, qualsiasi sia la

sua nazionalità, qualsiasi sia la sua condizione economica, oggi e nel futuro. Una realizza-

zione che deve essere sia garanzia di pace mondiale e pace sociale, ma anche di tutela e

rilancio ambientale.

I Giovani Democratici del Veneto dovranno essere forti. Capaci di essere al servizio del par-

tito qualora sia necessario portare la voce della nostra generazione nelle segreterie, qualo-

ra sia necessario cercare di guadagnare consenso in fette importantissime dell’elettorato

più giovane stando tra i giovani, ma anche capaci di disobbedire e di assumere posizioni

critiche rispetto al partito quando siano proposte azioni che rischiano di minare il futuro del-

la nostra generazione.

I Giovani Democratici del Veneto dovranno “Avere il coraggio di dire a giovani che essi so-

no tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle ten-

tazioni, che non credano di potersene far scudo ne davanti agli uomini ne davanti a Dio,

che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”. (Don Lorenzo Milani, Let-

tera ai Giudici)

I Giovani Democratici dovranno avere la forza di denunciare e condannare ogni totalitari-

smo passato, presente e futuro che ha negato, che nega e che negherà la dignità e la li-

bertà umana. I Giovani Democratici del Veneto credono che tutti gli uomini siano nati u-

guali, per questo sono contro ogni razzismo, contro ogni xenofobia, contro ogni omofobia.

Riteniamo le conquiste nel campo dei diritti umani patrimonio fondamentale e ricchezza

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della nostra civiltà. Un patrimonio da difendere, promuovere ed ampliare.

I Giovani Democratici del Veneto ritengono che si debba portare a compimento al più

presto il disegno di grande ammodernamento del Paese e del Mercato intrapreso dal Mini-

stro Bersani nel corso del governo Prodi, occorre creare una politica coerente e di lungo

respiro di liberalizzazioni al fine di ridurre la capacità d’influenza di lobbies e ordini nella poli-

tica e di restituire potere d’acquisto a tutti gli Italiani.

I Giovani Democratici del Veneto riconoscono nella scuola, nell’università, nella ricerca e

nell’innovazione e nella cultura dell’intraprendere un patrimonio da difendere, tutelare ed

incrementare. Riconosce in essi la fucina e la culla del Futuro, del nostro Paese e della no-

stra generazione, ed è quel Futuro, che ci appartiene e che vogliamo determinare che i

Giovani Democratici del Veneto dovranno difendere e costruire con Forza.

Dobbiamo essere portatori di un nuovo messaggio di speranza ed unità, in noi, in questa

generazione che molti hanno dipinto come una generazione di “nani che vive sulle spalle

di giganti”, ha in se i semi e le radici per cambiare questo nostro mondo e renderlo miglio-

re.

Insieme, ce la possiamo fare.

Riporto un estratto di un discorso di Robert Francis Kennedy, che credo racchiuda in se, il

senso, la misura e la direzione di quello che dovrà essere il nostro messaggio generazionale.

“Mi sono riservato questa occasione come unico impegno di oggi per parlare brevemente

con voi della minaccia insensata della violenza in America che macchia ancora la nostra

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nazione e la vita di tutti noi. Non è la preoccupazione di una sola razza. Le vittime della vio-

lenza sono neri e bianchi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, famosi e sconosciuti. Prima di

ogni altra cosa erano esseri umani a cui altri esseri umani volevano bene e di cui avevano

bisogno. Nessuno, in qualsiasi posto viva e qualsiasi cosa faccia, può essere certo di chi sa-

rà il prossimo a soffrire per un insensato atto di sangue. Eppure la violenza continua, conti-

nua, continua in questo nostro Paese. Perché? Che cosa ha mai ottenuto la violenza? Che

cosa ha mai creato? Quando un americano toglie la vita ad un altro americano, sia se vie-

ne fatto in nome della legge o contro la legge, da un uomo o da una banda, a sangue

freddo o in preda al furore, in un attacco di violenza o in risposta alla violenza, quando

strappiamo il tessuto della vita che l'altro ha faticosamente e goffamente creato per sé e

per i propri figli, quando lo facciamo, l'intera nazione è degradata. Eppure sembra che tol-

leriamo un crescente livello di violenza che ignora l'umanità che ci accomuna e le nostre

pretese di civiltà. Troppo spesso rendiamo onore alla spavalderia, alla prepotenza e a chi

esercita la forza. Troppo spesso scusiamo coloro che costruiscono la propria vita sui sogni

infranti di altri esseri umani. Ma è una cosa chiara, la violenza genera violenza, la repressio-

ne genera rappresaglia e soltanto la pulizia di tutta la nostra società potrà estirpare questo

male dalla nostra anima. Quando si insegna un uomo a odiare, ad avere paura del proprio

fratello, quando si insegna che un uomo ha meno valore a causa del colore della sua pelle

o delle sue idee o della politica che segue, quando si insegna che chi è diverso da te mi-

naccia la tua libertà o il tuo lavoro o la tua casa o la tua famiglia, allora si impara ad af-

frontare l'altro non come un compatriota ma come un nemico, da trattare non con la col-

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laborazione ma con la conquista. Per soggiogarlo e sottometterlo. Impariamo, in sostanza,

a guardare i nostri fratelli come alieni. Uomini alieni con cui dividiamo una città ma non u-

na comunità. Uomini legati a noi da un'abitazione comune ma non da un impegno comu-

ne. Impariamo a dividere soltanto una paura comune, soltanto un desiderio comune di riti-

rarci gli uni dagli altri, soltanto un impulso comune a reagire al disaccordo con la forza. La

nostra vita su questo pianeta è troppo breve, il lavoro da svolgere è troppo vasto, perché

questo spirito prosperi ancora a lungo nella nostra nazione. E' evidente che non possiamo

bandirlo con un programma né con una risoluzione, ma possiamo forse ricordare, anche

una sola volta, che quelli che vivono con noi sono nostri fratelli che dividono con noi lo stes-

so breve arco di vita, che cercano come facciamo noi, soltanto la possibilità di vivere la

propria vita con uno scopo e in felicità conquistandosi la realizzazione e la soddisfazione

che possono. Sicuramente il legame di un destino che ci accomuna, il legame di scopi che

ci accomunano, può cominciare a insegnarci qualcosa. Sicuramente possiamo imparare,

almeno, a guardare chi ci sta intorno, il nostro prossimo e possiamo cominciare a lavorare

con maggiore impegno per ricucire le ferite che ci sono tra noi e per tornare ad essere fra-

telli e compatrioti nel cuore.”

87

Capitolo 3

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Inizia una nuova Stagione: Obama Presidente degli Stati Uniti

Esprimo grande soddisfazione e fiducia per l’inizio della Presidenza Obama. Un grande di-

scorso ricco di messaggi non solo agli Stati Uniti d’America ma a tutta la Terra. Il Coraggio,

l’Unità, la Ricerca della felicità, la Responsabilità, la Pace, la Dignità dell’Uomo e la Lotta

alla povertà e all’emarginazione sono tutti temi che proprio l’altro ieri sono stati fatti propri

dall’assemblea dei Giovani democratici del Veneto e al centro della mozione congressua-

le approvata.

Il mondo trova oggi una nuova grande guida che per certo permetterà agli Stati Uniti

d’America di rivestire nuovamente quel ruolo di faro di Libertà e Speranza per tutti i popoli

della Terra. Da oggi gli Stati Uniti d’America ritrovano l’ambizione di raggiungere un comu-

ne obiettivo di progresso, una comune volontà di far fronte alla paura e alla divisione con

la speranza e l’unità, una voglia di riscoperta delle proprie radici ed identità per trarre da

queste la forza per cambiare ed affrontare tramite l’innovazione e le idee questo difficile

periodo di crisi economica.

I Democratici trovano oggi un nuovo importante riferimento politico, a noi tradurre nei no-

stri paesi, nelle nostre politiche questa nuova grande forza ispiratrice, questa grande voglia

di unità, di apertura e dialogo con chi è diverso, per riaprire in questi anni di crisi una nuova

era di responsabilità.

Faccio i miei migliori auguri, assieme a tutti i Giovani Democratici del Veneto, al nuovo pre-

sidente Americano, sono certo che oggi inizia una nuova stagione, servirà l’impegno di tutti

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per creare quel sogno di opportunità, libertà, speranza, unità, innovazione e cambiamento

nel quale ci riconosciamo e per far sì che in tutt’Italia ed in Veneto l’azione dei GD sia un

grado di contribuire alla realizzazione delle condizioni della ricerca della felicità per tutti i

giovani della nostra generazione.

90

Una via verde per uscire dalla crisi

L’economia mondiale conosce oggi una crisi gravissima. Il nostro paese, secondo recenti

stime, si troverà vittima tra il 2009 e il 2010 della recessione più grave degli ultimi trent’anni.

Occorre chiedersi se il modello di sviluppo economico che abbiamo creato sarà in grado

di resistere e di traghettarci al di fuori della crisi, o se invece non sia necessario ripensare il

nostro sistema economico. Un sistema che non garantisce né crescita né sviluppo per i me-

no fortunati e per le nuove generazioni non è equo, non è solidale. In altra parole, non è

sostenibile. E’ da noi giovani che deve partire la spinta per riscoprire un nuovo senso di co-

munità, di crescita e di sviluppo, uno sviluppo che in quanto sostenibile dovrà essere indiriz-

zato alla piena realizzazione della ricerca della felicità di ogni uomo, qualsiasi sia la sua na-

zionalità, qualsiasi sia la sua condizione economica, oggi e nel futuro. Una realizzazione

che deve essere sia garanzia di pace mondiale e pace sociale.

Sembra che il Presidente del Consiglio non si renda conto di questo e pensi solamente ad

affrontare la crisi, non come Barak Obama e Gordon Brown ovvero approntando e varan-

do delle vere e proprie riforme di sistema che permetteranno a Stati Uniti ed Inghilterra di

trasformare la crisi in opportunità, ma semplicemente promuovendo iniziative parziali e

scollegate. E’ da spiegare che senso abbia garantire la stabilità del sistema bancario, sen-

za garantire aiuti ad imprenditori e lavoratori. E’ da spiegare che senso abbia ostentare ot-

timismo e chiederlo a chi in questi giorni sta per entrare in cassa integrazione o a quegli im-

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prenditori che vedono messa a rischio la sopravvivenza della propria attività, ai liberi pro-

fessionisti e ai commercianti che giorno dopo giorno vedono ridursi i propri clienti.

Occorre quindi un cambio di passo, e questo cambio di passo il PD può imporlo.

Servono proposte ed idee nuove, radicalmente nuove, una nuova visione del mondo, co-

me “la rivoluzione verde” proposta sabato 31 gennaio dal Partito democratico.

La green economy può veramente essere il futuro, la svolta, l’apertura di una nuova rivolu-

zione industriale, la ricerca di uno sviluppo sostenibile basato su di un’equa crescita dello

sviluppo, dell’economia e della cultura attraverso politiche che sappiano premiare chi ri-

spetta e valorizza il proprio territorio e la propria cultura.

Una nuova visione economica, un new deal ambientale, un’azione fortemente riformista,

una “fase due” che contempla sia le istanze economiche e che quelle socio-ambientali,

che sa proporre al nostro paese e alla nostra regione un nuovo modello di sviluppo basato

sulla conoscenza e sull’innovazione, sull’identità, la storia, la creatività, la qualità, un pro-

getto riformista e democratico che permetterà di coniugare coesione sociale e competiti-

vità , che trarrà forza delle comunità e dai territori.

Trovo sia inoltre da condannare la politica ambientale del governo e del suo leader, il cui

metro sta nelle dichiarazione: “"E' assurdo parlare di clima quando c'è la crisi. E' come se

uno con la polmonite pensasse a farsi una messa in piega. Non è l'ora dei Don Chisciotte:

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abbiamo tempo". Il problema è che le cause della crisi sono sovrapponibili a quelle dei mu-

tamenti climatici, ovvero un sistema economico che si è dimostrato incompleto ed inade-

guato alla costruzione della felicità, e quindi non usciremo dalla crisi senza una “rivoluzione

verde”.

Anche i Giovani Democratici si sentono chiamati in causa e come segretario regionale già

dalla prossima assemblea regionale, proporrò all’assemblea di aderire ad un pacchetto di

sostenibilità ambientale del Giovanile, che presenterò nei prossimi giorni.

Siamo di fronte ad una grande sfida lanciata dalla globalizzazione, dall’emergere tumultu-

oso sulla scena economica e politica di nuovi poderosi fenomeni, che potremo vincere,

non resistendo ottusamente, ma solo con valori, visioni, progetti e programmi nuovi e che

siano in grado di misurarsi con i cambiamenti epocali in corso.

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La Politica che non rispondere al cambiamento dei tempi scrive pagine buie

Avrei preferito non uscire pubblicamente sulla questione Englaro. Ritengo che la politica

non debba intervenire nelle questioni personali e degli affetti, fare sciacallaggio mediatico,

credo, tuttavia, che ora, che il presidente del Consiglio, che il leader del PDL, ha deciso di

politicizzare un doloroso caso di coscienza è opportuno riflettere.

Siamo di fronte ad una deriva Bonapartista, come l’ha definita Ezio Mauro nel suo editoria-

le, una vile strumentalizzazione populista ed inaccettabile con l’unico fine di destabilizzare

e creare un cortocircuito nel nostro ordinamento repubblicano. Un fatto senza precedenti.

Trovo pericoloso, per la democrazia, per la Repubblica, per la libertà, che qualcuno possa

ergersi in virtù di un consenso “sondaggistico” interprete del sentimento del popolo italiano,

cercando di mettere in conflitto il potere esecutivo, giudiziario ed esecutivo, delegittiman-

do il Presidente della Repubblica, definendo la nostra Carta Costituzionale, figlia della mi-

gliore stagione della politica Italiana, Filo – Sovietica, minacciando di voler esautorare il

parlamento del suo potere sulla base di un ipotetico bisogno permanente di legiferazione

in condizione di urgenza, agitando fantasmi plebiscitari per il cambiamento della carta Co-

stituzionale.

Le Istituzioni sono un bene e una risorsa di tutti gli Italiani, vanno tutelate e rispettate e non

offese a colpi di piccone. Da Cittadino Italiano sento profondo il dovere di ringraziare il pre-

sidente Napolitano, perché nella sua scelta sta la volontà e la forza di preservare la nostra

Repubblica, i suoi valori fondativi e la democrazia.

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I primi forti segnali della crisi economica stanno iniziando a manifestarsi anche in Veneto,

sono numerosi i lavoratori che rischiano di veder ridursi non solo il potere d’acquisto dei pro-

pri salari ma anche mettere a repentaglio il proprio benessere, numerosi gli imprenditori, i

liberi professionisti ed i commercianti, che non solo hanno visto negli ultimi mesi aumentare

la pressione fiscale ma che nei prossimi mesi vedranno contrarsi il loro giro d’affari, ed il go-

verno mentre dovrebbe lavorare a tempi contingentati per approntare un vero e proprio

pacchetto anticrisi, sposta l’attenzione su altro.

Da Cattolico che cerca di fare Politica, mi sembra strano che il Premier, che imponendo

l’obbligo di denuncia dei clandestini nega de facto le cure e l’assistenza ospedaliera agli

immigrati, quasi fossero esseri umani di serie B, non mi sento di accettare le facili generaliz-

zazioni dell’essere per la vita (Berlusconi) e dell’essere per la morte (tutti coloro che non

condividono la sua idea).

Credo, invece, che si debba difendere la dignità della persona e della sua vita (e con essa

della morte che della vita è parte) in ogni momento, in ogni situazione indipendentemente

dal consenso elettorale ma semplicemente perché è giusto.

I fatti di questi giorni ci obbligano a chiedere, non tanto alla Chiesa, che per quanto mi ri-

guarda ha il diritto dovere di parlare e di esercitare il ruolo di guida spirituale e morale per i

Cattolici, ma alla Politica di riscoprire e di riappropriarsi della laicità dello Stato, quella stes-

sa Laicità che spinse De’ Gasperi, Cattolico e Uomo di Stato, a dire di no alla richiesta della

Santa Sede di un alleanza con le forze post – fasciste in vista delle elezioni amministrative di

Roma.

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Auspico quindi che si apra nel Partito Democratico, così come avverrà a breve all’interno

dei Giovani Democratici del Veneto, un confronto serio, aperto, ampio, non ideologico, sul

testamento biologico e sul limite tra la cura e l’accanimento terapeutico, non certo per

acquistare consensi, quanto perché le esigenze della società italiana lo richiedono, perché

ogni volta che nel passato di fronte ad un mondo che cambiava, all’aumentare della

complessità dei fenomeni e dei mutamenti, la politica non è riuscita ad elaborare nuove

risposte e proposte, nel rispetto dei valori saldi e condivisi che la caratterizzano, ogni volta

che i partiti non sono riusciti ad accogliere in loro quella modernità, si sono sempre aperte

le pagine più buie della storia dell’uomo.

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Il coraggio di osare, una sfida al PD

“La delusione è molta eppure nel giorno in cui Silvio Berlusconi, raccoglie la vittoria in Sar-

degna del figlio del suo commercialista, esce dalla vicenda Mills grazie al Lodo Alfano,

dobbiamo restare in piedi, dobbiamo andare avanti, abbandonare capannelli e coltelli

per ritornare al territorio, a fare porta a porta, a stare tra la gente e con la gente!” – com-

menta le dimissioni di Walter Veltroni Filippo Silvestri, Segretario Regionale dei Giovani De-

mocratici del Veneto – “Alle primarie del 14 Ottobre 2007 hanno votato tre milioni e mezzo

d’italiani, e tra questi moltissimi giovani, spinti da una genuina voglia di partecipare, di cre-

dere alla possibilità di far nascere un Partito Nuovo, una forza politica che poteva e che

potrebbe ancora essere una forza generazionale. E’ mancato tuttavia il coraggio di osare,

di aprire ed interpretare la novità ed il cambiamento.”

“Il PD è riuscito in poco più di un anno a fagocitare, in quelle che agli occhi dei giovani ap-

paiono solo come congiure di palazzo, il proprio Segretario Nazionale, Walter Veltroni che

nella precedente campagna elettorale aveva riempito piazze e teatri Veneti anche e so-

prattutto di under30. Occorre un cambio di marcia, un cambio di passo che non può esse-

re solamente vincolato al nome del Segretario, ma deve essere necessariamente legato

ad idee e contenuti nuovi, a nuovi approcci democratici, ad un disegno dell’Italia che co-

me Democratici vogliamo costruire, ai nuovi orizzonti che come forza politica vogliamo ria-

prire per i giovani italiani.”

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“Ora, indipendentemente dalle scelte del Vice – Segretario Nazionale Dario Franceschini e

dell’assemblea nazionale, sento di voler invitare tutti i democratici e le democratiche a ser-

rare i ranghi e stringere i denti, a ritornare nelle piazze, nei mercati, tra la gente, non solo

per volantinare ma anche per ascoltare. A giugno” – conclude Silvestri – le amministrative

e le europee potranno segnare il nostro ritorno alla speranza o un’ulteriore bruciante scon-

fitta elettorale. I Giovani Democratici del Veneto ci sono e sono pronti a cogliere la sfida, e

a lanciarne un’altra al Partito, se effettivamente come previsto da statuto, l’assemblea na-

zionale sceglierà di andare a primarie avremo il coraggio di scegliere, valorizzare e votare

nuovi gruppi dirigenti che rappresentino un salto generazionale vero? Avremo la forza e

l’intelligenza di valorizzare nel nostro Partito, su tutti i livelli i giovani talenti politici under 40

che stanno emergendo nelle amministrazioni locali?”

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Davanti alle fabbriche, contro la crisi

“E’ il momento di ritornare tra la gente e far capire che la principale differenza tra il PD ed

il PDL è che i democratici hanno a cuore l’Italia e gli Italiani.” – Dichiara Silvestri, segretario

regionale dei Giovani Democratici del Veneto – “Noi Giovani Democratici del Veneto, pur

non avendo ancora concluso la strutturazione e quindi con un’organizzazione non ancora

completa, saremo nella giornata di lunedì a volantinare a sostegno della proposta di asse-

gno mensile di Franceschini davanti a numerose fabbriche e del Veneto, per sottolineare

che mentre il PDL ritiene che in questa crisi qualcuno dovrà soccombere e qualcuno si sal-

verà, noi riteniamo che il Paese o si salva tutto assieme o non si salva. Per questo – continua

Silvestri - è giusto informare cittadini e tutti i lavoratori del Veneto che mentre i Democratici

proponevano di poter garantire a chi perderà il lavoro la serenità nella ricerca di un’altra

occupazione per sé e la propria famiglia,con l’assegno mensile di disoccupazione, il gover-

no Berlusconi ed in particolare il Ministro Sacconi, che dovrebbe amare questa regione e la

sua gente come noi Giovani Democratici, non hanno accettato una proposta concreta,

con copertura economica, responsabile e d’interesse generale.” I gazebo dei Giovani De-

mocratici del veneto saranno presenti dall’ officina porta Vescovo a Verona alle acciaierie

Valbruna di Vicenza, da Oderzo al mercato di Calmisano. “Mentre nel resto d’Europa si ri-

scopre l’importanza del Welfare, della solidarietà sociale e della responsabilità, in Italia il

Governo Berlusconi continua a distogliere lo sguardo e a tutelare interessi di pochi.”

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Terremoto dell’Aquila, la catena della solidarietà (1/3)

Voglio iniziare questa nota, ringraziando Marco Taietta per il supporto organizzativo di que-

sti giorni e Michele Fiorillo per aver segnalato con largo anticipo, battendo pure l’ANSA,

l’iniziativa di Lega Ambiente.

Come è stato annunciato ai segretari provinciali da Marco, ho proposto ai provinciali di

poter organizzare un’iniziativa benefica, una raccolta di beni alimentari non deperibili e di

capi di abbigliamento, coperte e quant’altro per aiutare la popolazione dell’Abruzzo colpi-

ta dal Sisma.

So, e su questo posso offrire il fianco a critiche, che molti mi aspetto avranno dei dubbi,

che molti tra di voi forse non capiranno pensando che un’organizzazione giovanile debba

occuparsi d’altro, debba pungolare il partito, debba cercare di dare rappresentanza ai

giovani nelle liste elettorali o fare proposta politica per l’università e per gli studenti, ma ri-

tengo che se un’organizzazione giovanile è una forza mossa da una speranza e dalla vo-

lontà di costruire un futuro migliore per la nostra generazione, se è la condivisione di un pro-

getto di un Veneto e di un’Italia diversa, più solidale, più responsabile, se un’organizzazione

giovanile è non solo il futuro di un Partito ma di un intero Paese, allora non si può sottrarre

dal gettare il seme per creare un mondo più abitabile, non può sottrarsi dalla responsabilità

di esserCI, nei tempi giusti e nei modi opportuni.

I tempi giusti.

Questo è il momento del cordoglio e del dolore, della solidarietà, del desiderio di comuni-

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care, con un gesto concreto che noi giovani democratici abbiamo a cuore l’Italia e gli Ita-

liani, ma anche per lanciare un messaggio di solidarietà e di un aiuto per ricostruire il FUTU-

RO.

Il simbolo di questa catastrofe è stata la casa dello studente, un luogo in cui, parallelamen-

te all’università, il futuro si crea e si determina, il suo crollo è il simbolo di una speranza che si

infrange. A noi, che in Veneto stiamo cercando di impegnarci per determinare un futuro

migliore per la nostra generazione, sta riaccendere in Abruzzo la nostra stessa Speranza.

Occorre quindi cercare di muoversi, prima che sul piano politico, sul Piano dell’Umanità per

riaccendere un lume di speranza per i nostri coetanei.

Ora è il tempo del silenzio, delle opere e delle mano tese agli altri, come mi ha scritto Mi-

chele Fiorillo con il suo solito colorito ed amabile Epos, è una situazione simile a quella

dell’alluvione di Firenze, dove i giovani di tutt’Italia si diedero da fare in tutti i modi possibili

per riportare lungo le rive dell’Arno la Speranza.

Per questo, riservandomi di inviare a tutti voi in accordo con Marco un Piccolo Vademe-

cum, vi chiedo già, volontariamente di poter già approntare tutti i passaggi formali, in pri-

mis la richiesta di occupazione di suolo pubblico per poter effettuare nel giorno di sabato

nei capoluoghi di provincia una raccolta di beni materiali che poi in appoggio alla Prote-

zione Civile (e per questo ringrazio per l’interessamento l’on. Mogherini) o tramite la Croce

Rossa provvederemo ad inviare in Abruzzo.

Come ho detto, prima, questo è il tempo del laborioso e silenzioso aiuto, ma passata

l’emergenza ritornerà la politica, e lì dovremo chiedere forte e lottare nel partito e con il

101

partito, coinvolgendo le associazioni studentesche ed i Sindacati, la Sicurezza dell’edilizia

scolastica e delle strutture destinate al diritto allo studio, perché il Futuro del nostro Paese

non può crescere né nell’incertezza né nella precarietà.

I modi Giusti

La raccolta che si propone va organizzata in tempi rapidi, ipoteticamente sabato 11 e/o

18, preferibilmente l’11, so di chiedere a tutti di doversi sobbarcare del lavoro in più, ma

credo che si debba agire di trasporto ed entusiasmo. Personalmente e Politicamente sono

disponibile a mettermi in prima fila per aiutare chiunque abbia bisogno di una mano orga-

nizzativa.

Presto sul sito saranno disponibili tutte le informazioni, non solo per le donazioni, ma anche

per la raccolta, per dare le proprie disponibilità come volontari, preferibilmente con Lega

Ambiente veneto che sarà impegnata in Abruzzo già della prossime settimane, e per ren-

dersi disponibili ad offrire alloggi, anche qui in Veneto per gli sfollati.

Domani invierò una lettera ufficiale di solidarietà al segretario dei Giovani Democratici

dell’Abruzzo mettendo a disposizioni il nostro movimento per aiutare i giovani democratici

abruzzesi.

Siamo un Grande Movimento, Siamo il Futuro è ora di dimostrarlo.

(I GD Veneto hanno consegnato circa 3 quintali di generi alimentari e beni di prima neces-

sità alla protezione civile)

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Terremoto dell’Aquila, la catena della solidarietà (2/3)

“Non possiamo non sentirci coinvolti e partecipi di quanto accaduto in Abruzzo – dichiara

Silvestri segretario dei Giovani Democratici del Veneto – penso che in questo momento

debba prevalere in tutti noi un sentimento di cordoglio e di solidarietà, per questo abbia-

mo scelto di mettere da parte la politica, e di cercare di dare un aiuto concreto e reale,

per questo sabato 11 Aprile e nei giorni della settimana successiva saremo attivi in tutto il

Veneto per iniziative di solidali. Nelle Piazze di Padova e Rovigo, davanti alla Coop di Vitto-

rio Veneto e di Oderzo, e a Vicenza, i Giovani Democratici del Veneto raccoglieranno be-

ni alimentari non deperibili e abbigliamento per i terremotati Abruzzesi. Come Giovani ci

sentiamo una tensione naturale verso il futuro e la costruzione di un mondo più abitabile

per tutti e per questo non possiamo non sentirci toccati dal dramma vissuto dalle famiglie

abruzzesi. Oggi riteniamo sia il momento di unirci in un rispettoso silenzio al dolore, ma rite-

niamo che se degli studenti muoiono per il crollo di un convitto, allora la politica da doma-

ni debba ritornare sanare ciò che in questo paese mina il futuro delle nuove generazioni.”

“Il giovanile- aggiunge Marco Taietta segretario organizzativo regionale - dimostra di esse-

re un movimento di giovani che oltre a fare sa mettersi al servizio dei bisogni del paese, nel-

la convinzione che il principio della politica sia l’occuparsi dell’Altro.” “E’ il momento”- af-

ferma Fabio Pagini Rizzato (vice segretario regionale dei giovani democratici) - “che la po-

litica smetta di chiacchierare e si rimbocchi le maniche per aiutare chi è in difficoltà, solo

così tornerà ad essere credibile. Vorremmo che il governo unificasse il voto per le europee

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e quello per il referendum: i 450 milioni risparmiati potrebbero ridare ai terremotati abruzzesi

una speranza in più”.

Terremoto dell’Aquila, la catena della solidarietà (3/3)

“ I Giovani Democratici del Veneto, ringraziano tutti coloro che nella giornata di ieri hanno

aderito alla nostra iniziativa di Solidarietà per l’Abruzzo. In tutte le provincie in cui si è realiz-

zata la raccolta di beni alimentari e materiali il risultato di affluenza, di curiosità, si sensibiliz-

zazione e di donazione è stato altissimo.

Stimiamo che tra le varie sedi locali e provinciali possano essere stati depositati oltre 20

quintali di materiale da inviare in Abruzzo.

Siamo felici perché la nostra scelta, forse rischiosa per i tempi ristrettissimi in cui è stata orga-

nizzata e per l’inconsuetudine per un movimento giovanile di partito di realizzare un tipo di

iniziativa che poteva esporci a critiche, si è rivelata fortemente positiva.

E’ la dimostrazione che non sono i giovani ad essere distanti dalla politica ma che è la poli-

tica ad essersi allontanata dai giovani, infatti, rimboccandosi le maniche e mettendo da

parte gli orpelli e la litigiosità fumosa e operando sui bisogni concreti, mettendosi veramen-

te a disposizione dell’altro, è possibile recuperare la credibilità politica rispetto alle nuove

generazioni.”

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Europeismo e Radici

Carissimi e Carissime,

volevo scrivere tutti voi una breve lettera di augurio ai partecipanti del treno per l’Europa.

Sarebbe piaciuto anche a me, dopo aver fatto delle corse impossibili con Michele Fiorillo a

cui va un sentito ringraziamento personale, per poter garantire a tutti gli interessati di poter

fruire di un’opportunità che ritengo unica nella vita e nella formazione politica, partecipa-

re.

Ci avevo pensato seriamente, anche per rafforzare un legame personale con tutti voi, per

condividere, così come a Cortona un rapporto umano e di gruppo che in un giovanile è

fondamentale e che le varie occasioni finora avute non ci hanno concesso fino in fondo.

Penso anche avremmo avuto la grande occasione per poter ricevere assieme tutta una

serie di stimoli di cui il nostro partito, che sta discutendo solo di liste e capolista, ha davvero

bisogno sul piano dei programmi e della proposta politica per l’Europa, perché la nostra è

la prima generazione pienamente e convintamente europeista.

La scelta temporale non è, tuttavia, per me la migliore, infatti, partecipare al Treno per

l’Europa avrebbe significato non essere a casa il 25 Aprile.

Ho chiesto ai segretari provinciali di partecipare alle celebrazioni della resistenza, ed

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anch’io lo farò convintamente e con il cuore.

Da quando avevo 5 anni non ne ho mai mancata una e non voglio recidere questo cordo-

ne ombelicale, che oltre ad essere un punto cruciale del mio sentirmi Italiano e Democrati-

co, è anche un atto di legame e affetto al mio paese Ceregnano.

Questo mio piccolo paese di campagna vive con dolore ed orgoglio la Liberazione, per-

ché avvertiamo come cittadini e come persone che la storia è passata attraverso la nostra

comunità.

L’ultimo dei efferati crimini di guerra nazi-fascisti si consumò a Ceregnano, rifugio e culla dei

Partigiani della Boje, “i ribelli del Canal Bianco” come li ha ribattezzati poeticamente il Prof.

Romagnolo, nella mattinata del 25 Aprile del 1945.

Venti nostri coetanei, e come spesso capitava a quei tempi più di qualcuno padre di fami-

glia, furono fucilati durante la ritirata davanti alle mura di un cimitero, e con loro due cami-

cie nere.

Capite il come quel ricordo sia vivo e forte nel nostra comunità e come se per quasi ogni

famiglia ci sia da ricordare un lutto passato, c’è anche l’orgoglio di un’intera comunità che

ha fatto la Resistenza.

E io mi sento Orgoglioso di essere Ceregnanese, e per questo sarò, a Celebrare il ricordo

ed i valori di quella esperienza, consapevole tuttavia di quanto perdo non partecipando

ad un’iniziativa fantastica.

Vi chiedo per questo di vivere la bella esperienza del treno per l’Europa come delle

“spugne” assorbendo i migliori stimoli e le migliori esperienze dai relatori e dagli altri parteci-

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panti e di mettere in rete con gli altre le nostre, di tenere alto il nostro nome di Giovani De-

mocratici del Veneto facendoci distinguere come ad Amalfi per la serietà e l’attenzione

ma anche per la vitalità e la freschezza che possiamo portare all’intera organizzazione gio-

vanile.

Nell’attesa di rivederci a Venezia, magari potremo organizzarci per mangiare o bere qual-

cosa assieme per scambiare fin da subito le impressioni a caldo, vi saluto augurandovi

(citando i Litfiba) LACIO DROM.

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Rinnovatour: Giovani, Territorio, Europa

Si è concluso domenica sera a in Prato della Valle a Padova il Rinnovatour, l’iniziativa dei

Giovani Democratici del Veneto per promuovere il rinnovamento nelle istituzioni. “ Torno

arricchito e felice – dichiara Silvestri, Segretario Regionale dei Giovani Democratici del Ve-

neto – nel lungo viaggio in camper per il Veneto ho incontrato numerosissimi giovani candi-

dati alle elezioni amministrative, segno di un partito in salute e che investe sulle nuove ge-

nerazioni. La sfida del rinnovamento infatti non è un obiettivo delle sole giovani generazioni

ma deve essere un “pensiero lungo” dell’intero Partito. I Giovani Democratici candidati e

candidate nelle liste venete, non sono né veline, né giovani catapultati sulla ribalta per ri-

empire le liste. Al contrario sono giovani che vivono nel paese reale, che provengono dalle

organizzazioni giovanili di Partito, dal Volontariato, dall’associazionismo culturale, ambien-

talistico, dallo scoutismo e che quindi rappresentano quel Veneto che domani vorremmo

vedere valorizzato sempre di più.” Da San Donà di Piave a San Giovanni Lupatoto, da A-

dria a Belluno, da Vittorio Veneto a Padova il camper del Rinnovatour è stato accolto da

numerosissimi giovani e le iniziative organizzate hanno raccolto l’interesse della stampa e

la simpatie della cittadinanza. “Sento di dover ringraziare tutti i Giovani Democratici del Ve-

neto e tutti i dirigenti del PD Veneto che hanno collaborato per il grande lavoro svolto per

assicurare la riuscita dell’iniziativa. – conclude Silvestri – Il rapporto con il territorio e le perso-

ne, la capacità di riconoscere, valorizzare e mettere a sistema le migliori pratiche e i miglio-

ri talenti che emergono, è un elemento fondante di un’identità democratica che cresce e

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si rafforza, quell’identità Democratica che nei giovani democratici non è una recente con-

quista ma un caposaldo da cui far partire l’intera azione politica perché il futuro del Partito

Democratico camminerà sulle nostre gambe e vivrà delle nostre Idee e Passioni.”

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Elezioni europee 2009: io sostengo Gabriele Frigato

E’ fondamentale il nostro impegno per sensibilizzare amici, conoscenti, parenti ed elettori al

voto per le elezioni europee. La nostra generazione più di tutte le altre vive la dimensione

europea non come una fredda entità sovrannazionale ma come una parte integrante del-

la nostra identità culturale. Mai come in questo momento in Italia occorre rilanciare, ribadi-

re ed intensificare con slancio politico ed emotivo il nostro europeismo convinto e maturo. Il

PDL e la Lega vivono l’Europa come una dimensione scomoda e nemica, noi nell’Europa

vediamo un baluardo di Democrazia, Libertà, Diritti e Progresso. Il nostro partito si sta impe-

gnando nella campagna elettorale su tre punti precisi: Trattato di Lisbona, elezione diretta

del presidente della commissione Europea e la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, il PDL

per poter esprimere all’interno della sua delegazione europea il presidente del consiglio

europeo, la Lega per rafforzare il gruppo degli euroscettici in parlamento Europeo.

Occorre quindi mobilitarsi mai come oggi votare il PD in parlamento Europeo significa raf-

forzare il Progetto Unione Europea, ribadire il nostro sentirci Cittadini Europei e frenare, con

un Europa che si conferma difensore della Pace e nemico di ogni totalitarismo, ogni deriva

e anomalia italiana.

Credo sia fondamentale inoltre che nel nostro collegio sia eletto almeno un Europarlamen-

tare veneto.

Il Veneto è per sua natura, contrariamente all’imbarbarimento proposto e veicolato dalla

Lega, una terra proiettata nel cuore dell’Europa, accogliente e solidale dove vivono per-

fettamente integrate da secoli minoranze culturali Albanesi, Armene, Palestinesi, Africane,

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Russe ed Austriache, una terra che per secoli ha legato il cuore economico commerciale

Europeo di Bruges con il mediterraneo e l’oriente. La nostra gente è quindi europeista per

storia e per cultura.

Il Veneto è inoltre una delle regioni più produttive ed avanzate d’Europa, i nostri imprendi-

tori hanno stabilimenti in moltissimi paesi europei dei quali contribuiamo alla ricchezza e al

benessere. Nella Nostra Regione, a Padova, vi è una delle più importanti e prestigiose uni-

versità europee che annualmente attira numerissimi studenti Erasmus. Il nostro Veneto è an-

che una terra complessa, un laboratorio continuo di sviluppo e proposte dove coesistono i

grandi temi delle politiche costiere e portuali e le politiche per le autonomie montane,

l’agricoltura estensiva e quella di qualità ed eccellenza, l’impresa e l’innovazione, la cultu-

ra e l’arte e la continua modernizzazione. Tutte tematiche al centro dell’agenda politica

europea alle quali un contributo delle esperienze maturate sul nostro territorio potrebbero

rappresentare un elemento determinante e qualificante per l’intera unione europea.

Io personalmente a tutti coloro che me lo hanno chiesto ho consigliato di esprimere una

preferenza per Gabriele Frigato. Premetto, Gabriele Frigato è di Rovigo e non posso negare

di essergli molto legato, ma voglio offrire a tutti una serie di elementi oggettivi.

In primis, Frigato non è un politico che promette, ma che fa, che ragiona e che costruisce,

non l’ho mai sentito promettere qualcosa che non potesse mantenere e tra tutti i candidati

veneti è l’unico che si presenta solamente con il proprio curriculum. Ha scelto, inoltre, in

questa fase di crisi economica una campagna sobria, fatta di incontri e rapporti diretti e

personali, non ha assistenti o persone che lavorano per lui, non ha spot pubblicitari né flotte

di furgoni né gigantografie appese per tutto il collegio.

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Seppure giovane per la politica nel nostro paese 49 anni, è stato deputato per dodici anni,

ricordo a tutti deputato eletto con le preferenze e non nominato dalle segreterie al termine

di un percorso politico che lo aveva visto esordire nel ’91, di tangentopoli quindi, a 31 anni

come segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Rovigo segnando di fatto una

stagione di grande rinnovamento generazionale nella provincia e nel partito regionale.

Io ho sempre stimato la sua capacità di saper tradurre nella politica la modernità della so-

cietà del nostro paese, pur rimanendo vincolato al valore della politica come servizio alla

comunità e al valore del lavoro, come strumento che rende l’uomo più libero e la politica

più indipendente ed autorevole. Per questo si è caratterizzato per avere assunto scelte to-

talmente libere, autonome e talvolta non in linea con il suo partito ad esempio DICO e

PACS o NO DAL MOLIN.

A complemento aggiungo che è uno dei pochi ex parlamentari in Italia, insieme a poche

altre stimabili persone, che dopo non essere stato riconfermato in parlamento nel 2008 non

ha richiesto né ricevuto presidenze di enti pubblici ma ha ripreso a lavorare in banca sere-

namente due giorni dopo l’insediamento del nuovo parlamento, e tutt’ora vi lavora.

Si è sempre contraddistinto, inoltre, per la sua attenzione ai giovani, alla sua capacità di

valorizzarli e farli crescere politicamente, riconoscendone e tutelandole, anche a suo di-

scapito, la loro indipendenza ed autonomia.

Io per tutti questi motivi credo sia un buon candidato e per questo lo voterò.

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Una nuova Generazione alla guida di un Partito nuovo

E’ giunto il momento di aprire la porta al cambiamento! La tornata elettorale appena con-

clusa, deve far riflettere tutto il gruppo dirigente del partito democratico. Il dato Nazionale

e Regionale e l’esito delle amministrative vede il PD perdere consensi. Quello che France-

schini ha definito un risultato che conferma la validità del progetto partito e quello che

Giaretta definisce un risultato negativo, credo vada descritto nella sua reale drammaticità,

ovvero quella del tracollo, di un partito che così com’è è ripiegato su se stesso, e non serve

più l’antiberlusconismo, né consolarsi con il fatto che il governo numericamente non è

maggioranza nel paese, perché allo stato attuale politicamente non è possibile alcuna

maggioranza alternativa.

Il dato elettorale europeo segna de facto la fine, o quanto meno la fortissima crisi, di una

stagione storica, quella della sinistra socialista, quella dei grandi partiti di massa e dei lavo-

ratori, crisi già sub-odorata con il tracollo del partito socialista francese qualche anno fa. Se

in un periodo di crisi economica, di licenziamenti, di difficoltà finanziarie in tutta Europa i

partiti che nel secolo scorso avevano rappresentato quell’istanza di miglioramento delle

condizioni di vita delle grandi masse entrano in travaglio vuol dire che c’è stato uno svuo-

tamento di senso, un errore nella lettura della storia, un’incapacità nel riuscire a reinterpre-

tare e a declinare nel presente i grandi valori del Passato. Il fatto che il PD in Europa abbia

colto uno dei migliori risultati nel campo riformista è una conferma dell’intuizione della ne-

cessità del superamento delle vecchie insegne e delle vecchie bandiere.

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Il PDL e la Lega, nonostante gli scontri interni e il naturale travaglio nel passaggio tra le vec-

chie e le nuove aggregazioni, vincono in Italia e con i loro omologhi in Europa, perché rap-

presentano, al di là dell’esecrabile presidente del Consiglio, una novità politica vera. Prima

di ogni altro la Lega è riuscita a tradurre in una “cultura” (o meglio subcultura) politica il

sentimento di difficoltà, alienazione e spaesamento conseguente ai fenomeni della globa-

lizzazione. Con ricette pressapochistiche, populistiche e barbare, la Lega riesce comunque

ad essere una forza politica vera. Allo stesso modo il PDL ha superato la fase di totale di-

pendenza dal berlusconismo costruendo la prosecuzione ideale del congresso di Fiuggi

dell’MSI, ma al contempo cogliendo la grande intuizione de Gasperiana della DC, la quale

costituiva sì la casa dei cattolico democratici e dei moderati ma anche al contempo riusci-

va a dare cittadinanza politica alla destra italiana non fascista. Il PDL quindi sta riuscendo,

seppure con i tutti i limiti del processo politico, a costruire una casa comune per tutta la

nuova destra Italiana, una destra nuova che stentiamo ancora a comprendere in pieno,

non codificata, non classicamente conservatrice o liberale, non fascista né totalmente so-

ciale. Una destra presente nella società Italiana che trova una sua rappresentanza in un

partito che sta preparando le premesse del post – berlusconismo.

Il Partito Democratico poteva essere un grande partito, un partito realmente nuovo in gra-

do di dare rappresentanza ad una forza politica in grado di ammodernare il paese, pur-

troppo non ci sta riuscendo. Anzi, accusiamo una crisi di consensi e di credibilità politica

nell’elettorato.

Noi Democratici abbiamo commesso un errore madornale: siamo rimasti in mezzo al gua-

114

do, schiacciati dal vecchio mentre aneliamo il nuovo. Il partito democratico che in sé an-

novera principalmente la cultura del socialismo europeo e del popolarismo ha cercato

con l’eredità delle due culture politiche europee novecentesche ha cercato di costruire

una nuova casa per i riformisti Italiani senza riuscirci, anzi perdendo i consensi delle fette

della società che nelle due culture separatamente si riconoscevano (lavoratori, operai e

cattolici), senza capire che la società, la cultura, i bisogni, le istanze sono radicalmente

cambiate (e questo dato è confermato dall’incapacità di accrescere i consensi di tutti i

partiti che si richiamano a radici politiche novecentesche dai comunisti ai verdi, dall’UDC

alla destra sociale). E’ chiaro quindi che la somma culturale di falci e martello, scudi cro-

ciati e garofani non sono sufficienti ad affrontare le sfide di un tempo e di un’Italia che è

cambiata.

Come uscire da quello che potrebbe sembrare un vicolo cieco, come riuscire ad attraver-

sare il guado senza essere travolti dalla domanda di cambiamento e senza essere schiac-

ciati dalle pesanti e gloriose insegne del passato?

Nova aggrediuntur novi. Il primo passo è il rinnovo generazionale, un ricambio di gruppo

dirigente che deve essere sistemico, radicale e convinto. Gli esiti delle urne delle ultime tor-

nate elettorale e la frammentazione ed il correntismo dei mesi passati interni al PD testimo-

niano, con qualche bella e lodevole eccezione, il fallimento di un’intera classe politica cre-

sciuta sulle ginocchia Moro e Berlinguer, ma al contempo l’affermazione, a priori per nulla

scontata, con successo quasi ovunque di numerosi giovani, figli della nuova stagione politi-

ca che non portano onerosi ed onorati storici vessilli da difendere ma una valigia di sogni e

115

progetti per un grande partito riformista, per un’Italia migliore, per paesi e città più vivibili. Il

caso Serracchiani è emblematico, una giovane donna che è riuscita a superare i vecchi

schemi di appartenenza, figlia della politica dura e difficile del territorio e non della segre-

teria del Partito, e capace di innovare, tramite un giusto mix di presenza sul territorio, face-

book ed internet, i metodi della comunicazione politica e di piegare e smantellare vecchi

apparati, si pensi al capolista Luigi Berlinguer, espressione del passato glorioso di uno dei

due partiti da cui è nato il PD, staccato di oltre 60.000 preferenze. Nel corso del Rinnova-

tour ho avuto modo di incontrare molti giovani candidati, oggi giovani eletti. Faccio alcuni

esempi Luca dell’Osta il più giovane candidato alle provinciali di tutto il Veneto nel colle-

gio di Cortina, nonostante non sia stato eletto ha permesso un aumento percentuale consi-

derevole del PD nel proprio collegio, Mauro Rubiero, segretario provinciale di Rovigo e

candidato ad Adria, è stato il secondo più votato in assoluto e con le sue 238 preferenze è

il primo degli eletti del PD e dell’intero centro sinistra, Matteo Corbo e Paolo Giacon eletti in

consiglio provinciale a Padova che hanno saputo dare un plus valore di consensi al PD nei

propri collegi, Vincenzo Cusumano vero e proprio outsider alle amministrative patavine è

tra i più votati in assoluto che si colloca immediatamente alle spalle di Rossi, Sinigaglia e

Zampieri, rispettivamente assessori e capogruppo PD uscenti. A Canaro il PD ed i suoi alleati

strappano al PDL – Lega e UDC l’amministrazione comunale con una lista composta al 50%

di Under30. E’ il momento che il Partito Democratico faccia camminare idee nuove su

gambe nuove, senza chiedere a nessuno delle nuove generazioni di farsi carico di insegne

ed ideologie del passato, ma al contrario invitandoli ad uno sforzo d’innovazione dei meto-

116

di e delle proposte della politica.

Occorre quindi un cambiamento di gruppo dirigente, un gruppo dirigente nuovo, senza ex

DC o ex PCI, non perché inadatti, non perché vecchi, non perché va di moda urlare il rin-

novamento, ma perché occorrono menti, idee e capacità nuove, figlie di una stagione

politica nuova. Il PD non potrà mai rinnovare l’Italia se non saprà rinnovare se stesso, non

potrà costruire il futuro se esso stesso non assorbe e metabolizza il futuro.

Occorre rielaborare una cultura politica nuova, realmente democratica, che sappia tra-

durre in proposta politica i nuovi pensatori della contemporaneità, da Baumann a La Tou-

che, ricercando un nuovo senso di cittadinanza attiva e di centralità della persona nella

globalizzazione, di equità sociale, di uguaglianza tra gli uomini, di libertà, di rinnovata at-

tenzione all’ambiente, di una nuova cultura della legalità e di un nuovo senso di moralità

nella politica. Va rivalutato il contributo che può dare la formazione politica, una formazio-

ne sui nuovi temi emergenti, sulle grandi questioni europee, ma al contempo vanno fatti

sforzi ingentissimi, coinvolgendo università e centri di studio, docenti prestigiosi, per offrire un

contributo culturale nuovo e non preconfezionato sapendo che le conclusioni dovranno

essere tratte non nei corsi di formazione ma dallo stesso partito e tradotte in proposte politi-

che. Dobbiamo ridefinire cos’è la sinistra o il centro sinistra nel terzo millennio e riempirlo di

significato.

E questo lavoro potranno farlo solo quelle nuove generazioni, figlie di questa nuova stagio-

ne, dotate di una nuova visione del mondo ed un diverso spirito del tempo, che stanche di

sfilare con le insegne ricevute da chi li ha preceduti vogliono sceglierne di nuove per attra-

117

versare il guado ed entrare veramente nella politica del terzo millennio, nel secolo della

globalizzazione, nel secolo europeo, nel secolo che vede finire l’onda lunga delle destre e

delle sinistre novecentesche.

Stiamo vivendo lo stesso trapasso politico che si è verificato tra l’ottocento ed il novecento

che vide la scomparsa della Sinistra Storica e della Destra Storica, del partito dei notabili e

che vide affermarsi i grandi partiti di massa come strumento per comprendere, guidare e

costruire la modernità. Oggi il PD deve farsi promotore di questo cambiamento nelle forze

riformiste altrimenti perderà la capacità di dialogare con gli Italiani.

Occorre quindi aprire porte e finestre, e far entrare nel PD aria nuova, già da oggi senza

riserve e senza paure, valorizzando merito, esperienza, capacità ed idealità e ripartire, sa-

pendo che non sarà facile né breve ma che la traversata del deserto che ci attende ci fa-

rà più forti e più grandi.

Chiudo, da Veneto, ricordando uno degli eventi che ha segnato la storia della nostra terra:

“la Grande Guerra”. Fu dopo la rotta di Caporetto che si gettarono le basi della vittoria di

Vittorio Veneto sostituendo il Generale Cadorna, figlio di una cultura militare ottocentesca

e superata, con il Generale Diaz, di formazione novecentesca di dieci anni più giovane e

al passo con i capi di stato maggiore del resto d’Europa, e che procedette al rinnovo della

gerarchia militare, delle strategie e della gestione dell’esercito. In meno di un anno dalla

disfatta di Caporetto la guerra era vinta.

Il PD può tornare a vincere ma dovrà cambiare.

Non sarà facile, sarà doloroso, occorreranno sacrifici personali, ma è necessario rinnovare.

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Liberi di scegliere per il Futuro Due uomini con due mele hanno una mela ciascuno, due uomini con un'idea ciascuno hanno due idee. Dovrebbe essere questo lo spirito del PD, mettere a disposizione di un pro-getto politico nuovo, di un' Italia nuova, di una nuova generazione che cresce le migliori idee, le migliori proposte per cambiare il paese e per coinvolgere in disegno di un'Italia mi-gliore, più grande più libera la stragrande maggioranza degli italiani, e non certo quello di conservare avidamente senza condividere, senza mettere in discussione vecchie forme di potere. C’è bisogno di futuro nella nostra gente, c’è voglia di risposte ad una generazione che la politica ha lasciato ai margini. Il lavoro precario, i tagli all’università, un welfare state inde-bolito, le questioni aperte della democrazia partecipativa, della legalità, della meritocrazia e della gerontocrazia. Nessuno come questa generazione avverte l’urgenza e la necessità di un partito che final-mente sappia dare loro delle risposte. E sta a noi giovani del PD porre con la stessa urgenza nella discussione congressuale quei temi sui quali si gioca il futuro dell’intero paese e della nostra generazione, l’Italia del Futuro. E’ una missione morale, nobile, che va oltre le logiche della conservazione e del manteni-mento dei gruppi dirigenti, ma che mette al centro della Politica le speranze dei giovani Italiani. Mai come in questo momento una generazione politica è stata chiamata a fare una scelta, una scelta di campo precisa, improntata non su logiche cooptative, ma su logi-che d’interesse generale. E’ per questo che chiediamo ai tutti i giovani democratici di con-frontarsi con tutti, elettori, militanti ed iscritti, prima che per convincere quale candidato se-gretario votare, per capire quali siano le reali istanze del popolo del PD, quali i bisogni a cui dar risposta e poi sulla scorta di questo scegliere. Così come i padri del grande riformismo italiano ci hanno insegnato:un costante, intenso e vero rapporto con i cittadini che anima-no le nostre comunità, prima ancora di essere iscritti simpatizzanti, elettori o militanti. Con-frontandoci con loro sulle grandi questioni sociali culturali ed economiche ma anche sul problema di quartiere , diventando punto di riferimento, momento di confronto, elementi di crescita. Non basta dire rinnovamento infatti per essere nuovi, occorre essere alternativi nel modo d’intendere la politica, rovesciarla, metterla in discussione, se così non fosse, se accettassimo scelte prese, per noi e per la generazione che rappresentiamo, da altri, se

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accettassimo di cedere alle pressioni o in taluni casi le minacce, e ce ne sono state, per se-guire questo o quel capobastone che mira a conservare solo la propria fetta di potere di-menticando che il potere è solo uno dei possibili strumenti per la ricerca del bene di una comunità, se accettassimo di non scegliere liberamente, allora la nostra generazione sa-rebbe tradita, allora accetteremmo di fare la “politichetta”, che insieme abbiamo scelto di avversare volendo spostare l’orizzonte del nostro agire politico più in alto, allora avremmo fallito la nostra missione generazionale. A tutti i Giovani Democratici del Veneto chiediamo quindi di scegliere liberamente, di far camminare idee nuove su gambe nuove, di ribadire la propria autonomia ed indipenden-za, di scoprirsi liberi, di essere forti! Non dobbiamo temere chi ci avvicina per convincerci di scelte, spesso non motivate da idee ma solo da interessi, che non sentiamo nostre, che non rispondono alla nostra inclinazione valoriale, culturale e politica, che non rispondono nella nostra coscienza all’amore e alla passione per il nostro Paese e per la nostra comunità, quell’amore e quella passione che ci spinge a fare politica. Giovani Democratici, non ab-biate paura di essere soli, non abbiate paura di essere isolati, non siate tentati da scelte fa-cili ma cercate solo scelte giuste, perché è oggi che costruiamo il partito di domani, per-ché è così che costruiremo l’Italia Nuova.

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La Nuova Destra: cooptati e nostalgici

Si sa che la cronaca d’agosto non riserva grandi lampi né grandi sorprese eppure ogni tan-

to è possibile imbattersi in qualche pezzo che accende lo spirito che la voglia di vacanze

ed il caldo torrido tendono a rendere letargico. In questo week end è avvenuta una scara-

muccia a mezzo stampa tra Patergnani (ex segretario provinciale Azione Giovani ed ora

presidente dei Giovani del PDL) e Alessandro Duò (coordinatore o sedicente tale dello stes-

so movimento giovanile). In tutto questo mi piacerebbe sottolineare alcuni punti preoccu-

panti, non solo per un’organizzazione generazionale, ma anche per il futuro della nostra

provincia se è vero come è vero che la generazione di Patergnani e Duò sarà quella che

dovrà guidare il PDL nel dopo Berlusconi.

La democrazia interna dovrebbe essere il sale della vita di un partito e in special modo di

un’organizzazione giovanile. Ora dalla stampa scopro che i due vecchi maggiorenti di A-

zione giovani e dei Giovani di Forza Italia, in sella rispettivamente dal 2006 e dal 2004, stan-

no litigando a mezzo stampa su chi sia stato nominato a capo del movimento. Si sa che la

farsa dista poco dal dramma, ma mi viene naturale chiedermi come è possibile che in cin-

que anni, in cui a Rovigo nel campo riformista si sono avvicendati Federico Frigato, Nicola

Garbellini, Simone Biziato, Elvio Cornetti, Mauro Rubiero ed il sottoscritto (tutti eletti da con-

gressi gli ultimi due da primarie più congresso) alla guida del movimento giovanile, nel

campo conservatore non sia cambiato nulla. Da un’organizzazione giovanile in salute mi

sarei aspettato di leggere sulla stampa che Duò e Patergnani appoggiano due diverse

121

mozioni o due diversi candidati alla carica apicale dell’organizzazione come padri nobili e

non come due sfidanti che si confrontano a colpi di comunicati delegittimandosi a vicen-

da. Altro aspetto drammatico sta nel fatto che non sia discutendo di un’elezione o di una

candidatura, ma di una nomina. Si così come nel PDL anche i giovani sono nominati da

Roma, scelta perniciosa per un’organizzazione politica, specie al nord dove o il partito è

federale o non è, che finiscono per generare gruppi dirigenti completamente estranei al

tessuto più vitale del partito, quello dei militanti e degli iscritti. Pensavo che dalla provinciali

qualcosa, almeno i giovani, avessero imparato.

Ma l’aspetto più grave e più preoccupante di ciò che non è più di un piccolo bisticcio, è

ciò che fa da contorno alla notizia. Il Ministro della gioventù Giorgia Meloni, responsabile

giovani del PDL, è colei che nomina tutti i gruppi dirigenti del movimento. Allora o l’intera

gioventù italiana coincide con i giovani del PDL che il ministro rappresenta oltre che nel

partito nella squadra governativa e l’organo di partecipazione giovanile alle scelte del mi-

nistero è il movimento giovanile del PDL o è quanto inopportuno e preoccupante che il

conflitto d’interessi non interessi solo il premier e le sue TV, ma anche una potentuccola che

scegliendo di rappresentare i giovani del suo partito non può rappresentare tutti i giovani

italiani, anche perché un organo riconosciuto per la partecipazione giovanile ai livelli istitu-

zionali c’è ed è il forum dei giovani, che in questo modo viene completamente svuotato di

ogni senso. E delle due, una.

Questa è la nuova destra, conflitto d’interesse, nostalgia per i grembiuli neri, assenza di sen-

so istituzionale e disinteresse dei cittadini, dei giovani e della Democrazia. E mentre consi-

122

glio a Duò e Patergnani di risolvere le loro querelle ne gli organismi deputati alla democrazi-

a interna del movimento, sempre che ve ne siano, mi chiedo che fine abbia fatto quella

tradizione di destra italiana retta, sociale e orgogliosa.

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Modificare la Legge Mancino, una questione di civiltà

“Provo quasi vergogna a vivere in quest’Italia Berlusconiana e Leghista. La Napoli di fine

ottocento che accolse Oscar Wilde era più civile!” – Dichiara Silvestri, segretario regionale

dei Giovani Democratici del Veneto – “ I fatti degli ultimi giorni, le aggressioni nei confronti

di coppie omosessuali, non possono che preoccuparci per il futuro del nostro Paese. In po-

chi anni queste destre ci hanno trasformato in un popolo intollerante, aggressivo, irrispetto-

so della diversità! Ci dicono che è sicurezza impedire ai clandestini di sposarsi in Italia, ci di-

cono che è sicurezza inquadrare come clandestine le badanti dei nostri anziani, ci dicono

che è sicurezza non prestare soccorso ai disperati che muoiono su carrette del mare men-

tre anelano una speranza di una vita nuova nel nostro paese. Ci dicono che è quello che

vogliono gli Italiani. Io vedo solo barbarie! Il nostro Paese, è un paese non è solo un paese

che discrimina, in primis sul lavoro, diritto fondamentale sancito dalla nostra costituzione, gli

omosessuali, ma che per giunta ha paura di tale diversità. Il PD se vuole rappresentare dav-

vero l’alternativa alla cultura della barbarie e della paura, non si potrà esimere dall’avviare

in primis una grande operazione culturale di lotta all’Omofobia. Troppo spesso la sinistra ra-

dicale ha fatto coincidere tutto questo con la questione delle coppie di fatto, spesso dan-

do l’impressione di fare ciò come una captatio benevolentiae. Il problema italiano, invece,

se si assiste ad un duplice pestaggio a distanza di poche ore all’uscita del pride village

l’uno (un luogo dell’immaginario di sinistra) e a danno di due attivisti di centrodestra l’altro,

significa che si è perso il rispetto per la dignità dell’Uomo indipendentemente dal proprio

124

orientamento sessuale. Credo – conclude Silvestri – che il Pd debba al più presto lanciare

un segnale chiaro in parlamento proponendo la modifica della legge Mancino per cui ad

un reato, se compiuto in ragione dell’odio nei confronti di chi è omosessuale, si applichi

un’aggravante come previsto per altri tipi di discriminazione.”

125

I GD Veneto con Banisadr per la libertà in Iran

Abolhassan Banisadr, primo presidente Iraniano eletto nel 1980, ora esule dopo la deposi-

zione avvenuta ad opera dell’Ayatollah Khomeini, incontrerà lunedì sera alle ore 21 a Pa-

dova presso la sala Palladin (Palazzo Moroni), i Giovani Democratici del Veneto. “E’ un ap-

puntamento che ci riempie di orgoglio e un po’ di soggezione, - dichiara Silvestri segretario

regionale dei Giovani Democratici - non era mai capitato che un’organizzazione giovanile

fosse riuscita ad ospitare all’interno dei suoi eventi una figura internazionale così importan-

te, non un leader di partito ma un protagonista della storia contemporanea.” L’incontro

dal titolo “Iran: Democrazia e Libertà” prevederà anche una parte in persiano riservata a

tutti gli Iraniani Veneti, ai quali i Giovani Democratici si sentono vicini nella lotta per la de-

mocrazia e nella speranza per un Iran libero e democratico. La segreteria regionale dei

Giovani Democratici Veneti e la segreteria regionale sono attive già dal giugno scorso sul

sostegno al movimento dei giovani studenti iraniani, a supporto dei quali avevano già lan-

ciato una mobilitazione via Facebook ed una mozione a firma “Giacon – Silvestri” già ap-

provata in numerosissimi consigli comunali della regione, primo tra tutti quello di Chioggia.

“L’incontro con il presidente Banisadr – continua Silvestri - è quindi un evento a coronamen-

to di una mobilitazione che dura da tempo, una mobilitazione che ha interessato i nuovi

network come Twitter e Facebook, tramite i quali è nata quest’ultima iniziativa. E’ da Pado-

va dove furono gli studenti dell’ateneo a ribellarsi all’occupazione austrica nel ’48, che vo-

gliamo lanciare un messaggio forte, di opposizione ad ogni Regime che neghi la libertà e

la dignità dell’uomo, contro ogni oscurantismo mediatico, contro ogni Dittatura!”

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Intervento sulla “Riva degli Schiavoni” per i diritti e contro la barbarie Leghista

Sono qui con orgoglio a portare l’adesione dei Giovani Democratici del Veneto,

l’organizzazione Giovanile del Partito Democratico del Veneto. La nostra non è una sola

adesione formale, fatta di carta e basta, ma un’adesione completa e netta a quel campo

di valori che ripudia e respinge ogni forma di violenza, ogni forma di discriminazione fonda-

ta sul colore della pelle, sul credo, sull’orientamento religioso e sessuale.

Non possiamo più assistere in silenzio a quanto queste Destre, le peggiori d’Europa, le De-

stre del razzismo, della xenofobia, del malaffare, dell’assenza di moralità, dell’inciviltà, della

barbarie e del corporativismo stanno facendo al nostro paese! Se un ragazzo lavoratore di

17 anni viene pestato e ferito perché Albanese, allora l’intera nostra cultura, la nostra storia

i nostri valori, di Italiani, di Veneti, di Democratici, sono a rischio. A chi propone l’Odio noi

dovremo rispondere che la società del tutti contro tutti non è né l’Italia né il Veneto che vo-

gliamo per i nostri figli, a chi propone la violenza per la violenza dovremo rispondere che

noi crediamo che tutti gli uomini sono nati uguali e che i diritti umani non sono per noi og-

getto di discussione politica. Devono essere e devono essere per TUTTI.

Da Venezia, dalla riva degli Schiavoni, punto d’incontro nella storia tra l’oriente e

l’Occidente, sfregiata degli atti barbarici della “calata dei Longobardi” (così come l’ha

chiamata chi mi ha preceduto) deve ripartire la rinascita di quel Veneto, di quei valori de-

mocratici, che i nostri nonni partigiani hanno difeso con la vita. La Nostra è una terra ospi-

tale, aperta, dinamica, e la sub-cultura leghista la sta distruggendo come un cancro. A

127

noi, alla nostra generazione, a questa nobile città, alla nostra terra, iniziare una rivolta paci-

fica, di civiltà, contro questi atti intollerabili, contro questo finto partito che dice di rappre-

sentare il Nord, una ribellione a questi messaggi che prima che politica dovrà essere socia-

le, morale e culturale!

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Capitolo 4

129

Il bisogno di futuro della nostra generazione per costruire la più grande orga-nizzazione giovanile d’Italia!

6 ottobre 2009 – Relazione alla direzione regionale del Segretario Filippo Silvestri

“Nella politica, come in tutte le sfere dell'attività umana, occorre il tempo, la pazienza, l'at-tesa del sole e della pioggia, il lungo preparare, il persistente lavorio, per poi, infine, arrivare a raccoglierne i frutti.”

Don Luigi Sturzo(da Politica di questi anni. 1948-1949)

Cari Democratici e Care Democratiche,

Sono ormai trascorsi quasi nove mesi da quando ho iniziato a svolgere l'incarico, da voi affi-

datomi con così ampio consenso, consapevole delle difficoltà e dei sacrifici che ciò ha ri-

chiesto e che richiederà, ma al contempo felice perché convinto che se sapremo riversare

in questo giovanile le nostre idee e la nostra freschezza, potremo realizzare qualcosa di

grande.

Occorreva questo momento, occorreva forse da tempo. In questi mesi il partito ha vissuto

periodi impegnativi, complessi: dalle dimissioni di Veltroni, alle elezioni amministrative, alla

corsa al tesseramento, alle convenzioni di Circolo, alle primarie dei prossimi giorni. In paral-

lelo l’organizzazione ha vissuto le fasi iniziali della nascita, i suoi primi vagiti, i suoi primi tenta-

tivi d’iniziativa politica, di proposta culturale e di radicamento al territorio. Occorreva quin-

di, riprendere, riallacciare nodi, riattivare contatti, fermarsi per guardare da dove si è partiti,

guardare cosa si è fatto ed infine guardare avanti e scegliere le prossime tappe di questa

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grande avventura, di questa grande storica opportunità, quella di essere la prima genera-

zione democratica.

I tempi che ci si aprono davanti sono tempi nuovi, tempi di opportunità ed occasioni che

fino ad un anno fa sembravano pure fantasie, tempo di realizzare, tempo di affermare la

nostra forza, la nostra voce, di Giovani Democratici nella nostra regione.

Non l’ho mai nascosto, non sono mai stato scaramantico né superstizioso, questa, LA NO-

STRA, generazione è quella a cui sarà riservato l’onere e l’onore di liberare il Veneto

dall’immutabilità del Galanismo e respingere l’ondata della barbarie leghista.

Si sa, non saremo noi a chiamare la storia, a determinare l’opportunità, a scegliere quan-

do, ma sta a noi essere pronti e sempre a noi assumere la responsabilità, quando saremo

chiamati a farlo!

Serviranno solidità, forza e strumenti, che oggi sono solo in potenza, ma che occorrerà fare

fruttare, metterli in atto, renderli realtà. Occorre, tuttavia, capire da dove veniamo, cosa

abbiamo fatto in questi mesi e che obiettivi vogliamo porci. Occorre proseguire le proget-

tualità avviate, ma anche rivedere, correggere, migliorare, consolidare rafforzare.

La nostra deve essere un’Organizzazione FORTE!

Un’Organizzazione che è forte, non perché dotata di una struttura pesante, ma perché

non rinuncia a rivestire il proprio ruolo di sintesi e raccordo, ma la quale non si esaurisce in

semplice arbitrariato, ma che accoglie in sé la responsabilità della proposta politica,

dell’indirizzo e della crescita dell’organizzazione sul territorio. Un Organizzazione Forte che

desidera dimostrare che strade nuove sono possibili, che è possibile cambiare anche il par-

131

tito, che la parola merito è il centro ed il metodo delle scelte politiche e non una semplice

bandiera da agitare per coprire altro, una Organizzazione che è FORTE perché ha VOGLIA.

Voglia di lavorare, di rischiare, di proporre, di esserci, di crescere e migliorare.

Occorre quindi rivendicare con orgoglio quanto fatto finora, e correggere con umiltà

quanto possa essere reso migliore.

I Giovani Democratici del Veneto pur essendo nati ben più di un anno fa, hanno gettato le

basi dell’organizzazione solo il 20 Gennaio, numerosi sono stati i rallentamenti, le incom-

prensioni, i litigi, le inutili prese di posizione, nella fase in cui le attività regionali e provinciali

sono state guidate dai CPR e CPP, salvo rare eccezioni, figlie di una politica alimentata più

dall’essere contro qualcuno o qualcosa che dall’essere per qualcuno o per qualcosa.

L’eredità lasciata da tale comitato in 6 mesi di vita in termini di iniziative, struttura e stru-

menti era inesistente! Certo molto lavoro preparatorio e un indirizzo di commissioni assem-

bleari, ma l’organizzazione giovanile non esisteva se non a macchia di leopardo sul territo-

rio, con picchi di eccellenza (Verona e Vicenza) e realtà in cantiere come Venezia e Rovi-

go. A Belluno e Treviso i giovani erano pochi, a Padova un panorama logorato da divisioni

avevano bloccato i lavori ben prima della nascita dei CPP. Tutto ciò che esisteva sul livello

regionale, era un sito piuttosto sguarnito, realizzato su mia proposta e interessamento nel

marzo 2008, l’iniziativa, proposta sempre da me, “E’ un Kyoto fisso!!!” che ci aveva visto re-

galare in numerose in numerose piazze Venete le lampade a basso consumo, organizzare

proiezioni de “Una scomoda verità” e diffondere il decalogo per ridurre i consumi di energi-

a di Al Gore, la carta Valori dei GDV redatta dalla commissione valori del coordinamento

132

provvisorio sotto la presidenza di Enrico Peroni e l’iniziativa sulla sicurezza sul lavoro “E’ una

Questione Morale “ organizzata da Zeno Toffalini.

Questo il bilancio di un anno di attività prima della mia elezione. E’ chiaro che occorreva

invertire il trend.

Riprendere a fare quello che un partito, o meglio un organizzazione giovanile deve fare:

dialogare con il partito, con le istituzioni, con i giovani che si riconoscono nei nostri principi

e nella nostra azione politica ma soprattutto con quelli non si riconoscono, rianimare le

piazze, porre in essere un alternativa sul futuro alle destre, promuovere il rinnovamento e

nel nostro caso specifico costruire una casa in cui mai nessuno si senta ospite e in cui nessu-

no viva perennemente con la valigia in mano, cioè quell’identità plurale che sta non nella

pura sintesi tra due gloriose ed onorevoli esperienze politiche passate che non abbiamo

personalmente e politicamente mai vissuto,ma nel superamento, nell’aufhebung direbbe

Hegel, nella definizione di una nuovo campo di valori, di una nuova visione del mondo e

della società, di un campo politico moderno, che guarda ai 50 anni che verranno, forti del-

le esperienze passate, ma che vogliono ridisegnare e ridefinire quel campo che noi chia-

miamo “Centrosinistra”.

I primi passi per un’organizzazione giovanile che ambisce ad essere forte e grande, com-

piuti già il 21 gennaio, sono stati oltre che delle relazioni con la stampa, la quale ora ci

guarda con interesse e fiducia riponendo in noi grandi speranze e d aspettative, di avviare

come previsto dalla mozione votata in assemblea i primi rapporti con il Segretario Regiona-

le Paolo Giaretta. I temi all'ordine del giorno erano principalmente due, i rapporti del PD

133

con i GDV, e quindi autonomia decisionale, la disponibilità a crescere e a lavorare assieme

e la possibilità di inclusione di rappresentanti del giovanile,e le forme di finanziamento.

Da quel primo incontro l’organizzazione ha ottenuto l’inserimento dei segretari negli esecu-

tivi del medesimo livello, l’introduzione in direzione regionale (organo convocato solo in un

occasione prima della direzione regionale GD di Marzo che ha composto l’ufficio di presi-

denza) del segretario regionale e dell’ufficio di presidenza, e finanziamento a fondo perdu-

to per iniziative a progetto. Rimane ovviamente nel campo dell’autonomia quanto com-

pete all’autofinanziamento e al tesseramento.

Successivamente ho aperto un rapporto che nelle precedenti organizzazioni giovanili non

esisteva, ovvero un forte rapporto con il gruppo regionale e il gruppo parlamentare Vene-

to. Anche in questo caso i rapporti andranno consolidati in futuro, infatti, il gruppo regiona-

le dispone di numerosissimi studi e informazioni sul Veneto che possono essere utili per chi

come noi vuole fare attività politica con serietà. Allo stesso tempo le nostre capacità e il

nostro essere giovani tra i giovani sono stati messi a disposizione del gruppo per aumentar-

ne la capacità di proposta politica nei confronti della nostra generazione e per far sì che i

GDV possano rivelarsi nel 2010 la carta vincente per aumentare i consensi del PD in veneto.

A questo scopo alla prossima riunione della consulta dei segretari provinciali decideremo

assieme quando, dopo il congresso, poter organizzare una visita conoscitiva e propositiva

al gruppo regionale, per conoscere i consiglieri che ci rappresentano a Venezia, e per po-

ter prendere parte ad un consiglio regionale.

Lo stesso tipo di rapporto ho cercato di creare con l’on. Massimo Calearo, coordinatore

134

dei parlamentari veneti del PD, tuttavia le dimissioni di Veltroni ci hanno impedito di con-

cretizzare entro la primavera tale iniziativa che va ricalendarizzata nel dicembre di questo

anno.

Dobbiamo conoscere e fare nostri i luoghi della politica. Dobbiamo portare le nostre pro-

poste ai nostri rappresentanti in consiglio e in parlamento.

Sempre negli stessi tempi si è proceduto al restyling del sito dove dal verbale della prima

assemblea sono stati pubblicati finora per trasparenza tutti i verbali delle riunioni

dell’organizzazione giovanile, per trasparenza, per disporre di uno strumento per permette-

re a tutti di potersi informare sulle attività del regionale.

I mesi di gennaio e febbraio sono stati i mesi della strutturazione dei livelli provinciali, passo

fondamentale per far radicare e crescere i GDV, momento di ricco confronto e dibattito,

animato da speranze per il futuro dell’organizzazione ma anche da riflessioni politiche

sull’attualità, tra cui ad esempio, il caso Englaro che ha posto a tutti noi legittimi dubbi che

sottolineano la necessità di aprire un dibattito, competente, aperto ed ampio attorno ai

temi del testamento Biologico, dell’accanimento terapeutico, del diritto alla cura (e alla

sua sospensione). Il nostro è un partito plurale, tuttavia se un partito raccoglie in se persone

che condividono una comune visione del mondo, allora anche i Giovani Democratici del

Veneto debbono in una qualche misura trovare una sintesi, infatti, la libertà di coscienza

per me è un’opzione valida e rispettabile, non è prassi politica, per le questioni

“eticamente sensibili”.

Questa fase di strutturazione provinciale che ha visto strutturarsi nell’ordine: Vicenza, Pado-

135

va, Belluno, Rovigo, Verona, Treviso e Venezia, ha permesso non solo di rafforzare

l’organizzazione ma anche di metterci alla prova sui temi, sull’urgenza e la necessità di da-

re risposte alla società che ognuno di noi avverte nel fare politica.

Durante le assemblee provinciali si sono anche individuati i membri del coordinamento co-

stituente, un organismo provvisorio, di peso paritetico tra le province, composto di 21 com-

ponenti al quale è stato affidato il compito di determinare le linee guida per la strutturazio-

ne regionale.

L’esito di tali lavoro è stato decisamente positivo, si aveva infatti l’impressione di lavorare

assieme per costruire qualcosa di nuovo e di grande, tutti infatti ci sentivamo al servizio di

una missione superiore, tutti respiravamo il medesimo spirito costituente, senza avvertire le

divisioni che in passato c’erano state. L’esito dei lavori di quelle tre settimane è stato ben

oltre le aspettative, infatti, si è redatto in quella sede l’attuale pacchetto di strutturazione,

uno statuto federale fondato sulla rappresentatività del territorio e sul merito, contempe-

rando giustamente i pesi di ogni realtà territoriale pur riconoscendo anche le più piccole.

Sulla scorta di tale documento, approvato all’unanimità durante l’assemblea regionale di

Venezia si è provveduto alla successiva strutturazione, così come individuato dalle regole

che insieme ci siamo dati.

Nello stesso periodo si è definita la direzione nazionale. Inizialmente ci erano stati assegnati

5 dirigenti nazionali sulla scorta del documento approvato nell’assemblea nazionale del 21

Dicembre. Grazie alla pressione esercitata dal Segretario Regionale, all’interno della confe-

renza dei segretari regionali, forti di un buon risultato costruito senza brogli, siamo riusciti a

136

far aumentare i nostri dirigenti nazionali ad 8, un grande risultato, un primo successo, un ri-

conoscimento importante a chi come noi sta cercando di fare Politica e non casematte di

potere. In linea con quanto scelto nel pacchetto di strutturazione ne sono individuati 4 co-

me quota federale e 4 su proposta del segretario approvata all’unanimità dell’assemblea

regionale.

Gli sforzi ed i sacrifici per la strutturazione andavano ormai in dirittura d’arrivo segnando fi-

nalmente uno spostamento del baricentro della nostra azione politica all’esterno, alla

campagna elettorale, al pieno ritorno nelle piazze.

Il 14 Marzo abbiamo infine composto l’esecutivo e l’ufficio di presidenza, di cui si era già

eletto con autocandidatura e voto unanime il presidente dell’assemblea: Alessandro Coc-

colo. L’esecutivo è riportato in Tabella 1.1, l’udf in Tabella 1.2.

E’ seguita un’esperienza decisamente negativa, quella dell’assemblea nazionale di Milano.

Noi Veneti ci eravamo presentati all’appuntamento compatti e propositivi con la voglia di

incidere, di contribuire positivamente ad un progetto che poteva portare alla costruzione

della più grande ed importante organizzazione giovanile Italia. Animato dal medesimo sen-

timento ho ritenuto portare avanti una linea di responsabilità, riconoscendo che anche a

fronte di aspetti che a volte non piacciono, si rende necessario far prevalere il sentirsi uno

al sentirsi parte. La scelta di votare l’OdG Raciti è stata determinata dalla necessità di por-

tare a termine la strutturazione nazionale e ritornare alla buona politica, convinto che al di

sopra degli interessi di una parte o di precedenti appartenenze, sia un bene superiore il be-

nessere e la creazione di un organo politico nazionale che possa lavorare più frequente-

137

mente e più velocemente dell’assemblea.

Questo gesto di responsabilità verso la nostra Generazione, verso il nostro movimento, è

stato disatteso. Votazioni effettuati in maniera grossolana, senza scrutatori e senza specifi-

care il provvedimento messo al voto, i workshop che in molti hanno gradito e che mi sentirò

di difendere sempre a spada tratta perché non possiamo lamentarci che non si parla più

di politica e snobbare i luoghi ed i contesti in cui la partecipazione democratica non solo

possibile ma è pure il lievito dell’attività (al workshop che ho coordinato ci sono stati circa

50 interventi su cento partecipanti e tutti hanno potuto parlare e sono stati raccolti oltre un

centinaio di contatti mail di delegati entusiasti e vogliosi di proseguire le riflessioni avviate),

sono risultati agli occhi dei più strumentali a causa del fatto che molti hanno preferito alla

buona e sana politica quella del corridoio.

Abbiamo visto tutti il punto più basso della nostra organizzazione, abbiamo visto tutti il peg-

gio della politica dei giovani, ci sentiamo, ancora oggi, tutti presi in giro dalla scelta di non

convocare più l’assemblea nazionale perché ogni delegato nazionale ha ricevuto la fidu-

cia ed un mandato preciso da numerosi giovani, che hanno riposto in tutti noi la loro spe-

ranza per il cambiamento della politica.

Per questo ho voluto creare ed attuare specifiche riunioni con tutti i delegati nazionali, per

ascoltare la loro delusione, per capire dove si annidasse il malcontento e per evitare che

tale malcontento potesse trasformarsi in sfiducia verso il progetto dei Giovani Democratici,

ma anche per dare corso al loro mandato politico indipendentemente dalle scelte del se-

gretario nazionale.

138

Per far questo credo abbiamo scelto di maturare qui in Veneto una rivoluzione copernica-

na della politica delle organizzazione giovanili, un salto di paradigma, un cambiamento

netto delle consuetudini politiche. Dobbiamo manifestare il nostro disappunto nelle sedi

opportune, dobbiamo costruire una credibilità Veneta livello nazionale data dalla serietà

non personalistica e responsabile della nostra azione, dobbiamo creare trasformare i Gio-

vani Democratici del Veneto in un polo avanzato di produzione politica, un laboratorio

sperimentale della cultura democratica, un faro di novità in un’organizzazione che sembra

volersi ripiegare su logiche passate che possa ispirare tutti i giovani democratici d’Italia. E ci

stiamo riuscendo!

Nel mese di Aprile i fatti de l’Aquila ci hanno investiti con tutta la loro drammaticità. In quei

giorni di grande mobilitazione della società civile ho proposto ai provinciali di poter orga-

nizzare un’iniziativa benefica, una raccolta di beni alimentari non deperibili e di capi di ab-

bigliamento, coperte e quant’altro per aiutare la popolazione dell’Abruzzo colpita dal Si-

sma.

Molti avevano dubbi e so anche di essermi esposto a numerose critiche per quella scelta

perché molti non capivano pensando che un’organizzazione giovanile debba occuparsi

d’altro, debba pungolare il partito, debba cercare di dare rappresentanza ai giovani nelle

liste elettorali o fare proposta politica per l’università e per gli studenti, ma ritenevo e riten-

go che se un’organizzazione giovanile è una forza mossa da una speranza e dalla volontà

di costruire un futuro migliore per la nostra generazione, se è la condivisione di un progetto

di un Veneto e di un’Italia diversa, più solidale, più responsabile, se un’organizzazione gio-

139

vanile è non solo il futuro di un Partito ma di un intero Paese, allora non si può sottrarre dal

gettare il seme per creare un mondo più abitabile, non può sottrarsi dalla responsabilità di

esserCI, nei tempi giusti e nei modi opportuni. Quello infatti era il momento del cordoglio e

del dolore, della solidarietà, del desiderio di comunicare, con un gesto concreto che noi

giovani democratici abbiamo a cuore l’Italia e gli Italiani, ma anche per lanciare un mes-

saggio di solidarietà e di un aiuto per ricostruire il FUTURO.

I risultati sono stati eccezionali abbiamo raccolto migliaia di euro ed oltre 10 quintali di beni

alimentari ed indumenti che grazie alla protezione civile di Venezia, alla Caritas, all’ass.

Smaiato e all’On. Mogherini siamo riusciti a far recapitare a Roio Piano.

Nella successiva direzione è stata presentata e approvata una bozza, in termini concettuali

e di analisi e copertura economica, di proposta di legge sull’introduzione dell’assegno di

ricerca di lavoro per gli under 30 italiani, una proposta che ci vuole rimettere in linea con gli

altri paesi Europei guidati da forze riformiste (Gran Bretagna e Spagna).

Proposta di legge che oggi grazie all’on. Sbrollini è depositata in parlamento e sarà presa

in esame nelle prossime settimane dal parlamento Italiano.

Negli stessi giorni sono stati effettuati i volantinaggi di fronte alle fabbriche per comunicare

a tutti che la proposta del PD per l’assegno di disoccupazione era stata respinta dal gover-

no.

Grazie all’azione della segreteria regionale dei giovani e di Michele Fiorillo che a livello na-

zionale collabora con Anna Maria Parente (resp. Formazione) i GDV sono riusciti ad inviare

una delegazione di ben 18 giovani sul treno per l’Europa, una grande opportunità di for-

140

mazione e per molti addirittura gratuita.

Negli stessi giorni, in occasione del 25 aprile, abbiamo prodotto e-book, una raccolta di let-

tere di Giovani Veneti impegnati durante la resistenza, in collaborazione con la segreteria

regionale del PD. Congiuntamente tutti i segretari regionali e provinciali hanno partecipato

alle commemorazioni del 25 aprile, e ad Oderzo e Mestre la sera sono state organizzate du-

e Feste alle quali ho partecipato e dove ho potuto vedere ed incontrare un giovanile gran-

de, dinamico e in salute.

Dal 28 al 31 Maggio una serie di aperitivi, conferenze, comizi ed assemblea con partenza

da Mestre e arrivo a Padova, passando per città e paese, toccando i simboli del Nostro

Veneto.

Nel Mese di Maggio, su mandato della direzione regionale, ho condotto trattative con il PD

del Veneto per ottenere la possibilità per il giovanile di ottenere un proprio tesseramento

autonomo al partito a costi inferiori ai 15€ previsti dal regolamento. Ho trovato Giaretta

molto disponibile, così come Nico Stumpo resp. Nazionale del tesseramento, ma giunto a

dover chiudere la trattativa il resp. Tesseramento regionale, mi ha risposto che non era pos-

sibile a nessuna condizione perché sennò avremmo cambiato gli equilibri.

Un’organizzazione Giovanile esiste proprio per questo far saltare gli equilibri storici e statici

del partito, ed anche se non abbiamo avuto la possibilità di dotare il giovanile di tale stru-

mento, abbiamo potuto vedere nel corso delle recenti convenzioni di circolo e provinciali,

quanto i giovani abbiano saputo incidere e dare dinamicità e forza ad una fase che altri-

menti sarebbe rimasta immobile ed autoreferenziale.

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A questa delusione è seguita l’impegno per la legalità con Marco Risi e la proiezione a Pa-

dova del film Fortapasc e la grande iniziativa del Rinnovatour

15 iniziative diverse in tutte in 4 Giorni di mobilitazione dei GDV per promuovere il rinnova-

mento generazionale nelle Istituzioni e avviare una campagna di voto e sensibilizzazione

delle nuove generazioni alle elezioni europee. Il Camper che vuole essere il trait - d'union

tra tutte le iniziative presenti sul territorio organizzate all’interno di questa grande mobilita-

zione nell’ultimo week-end utile di campagna elettorale.

E’ stata la prima volta che un’organizzazione giovanile in Veneto ed in Italia si è cimenta in

una prova di questo tipo, ma è stata un’iniziativa meritevole e di successo. Non solo abbia-

mo messo alla prova le nostre strutture, da poco composte, ma soprattutto abbiamo pro-

posto un’idea di Politica ai giovani. L’idea della Politica che è dei giovani democratici fat-

ta di merito, proposta, entusiasmo, lavoro ed affetto per il proprio territorio.

Siamo riusciti in una missione fondamentale: dare spazio mediatico ai giovani candidati

con iniziative incentrate su di loro che in queste ultime settimane di campagna elettorale

stanno cercando, impegnandosi con fiducia e speranza, di raggiungere l’elezione tramite

la costruzione di un consenso tra i propri coetanei che nella nostra regione tendono ad o-

rientare le proprie simpatie politiche verso il centro destra.

Il Tour è iniziato a Mestre con i candidati veneti alle elezioni europee, poi San Donà di Piave

e Vittorio Veneto. Il giorno successivo Adria, Rovigo, Canaro, Scorzé. Sabato il tour prende

la strada dei monti per Belluno, poi Bassano del Grappa, San Giovanni Lupatoto e la festa

serale a Verona. Conclusione domenica 31 con la commemorazione a Giacomo Matteotti

142

a Fratta Polesine, la presentazione dei giovani candidati a Lendinara e la chiusura della

manifestazione in Prato della Valle.

Nella sconfitta elettorale bruciante del Giugno scorso si sono tuttavia palesati elementi

nuovi.

Gli esiti delle urne delle ultime tornate elettorale e la frammentazione ed il correntismo dei

mesi passati interni al PD testimoniano, con qualche bella e lodevole eccezione, il fallimen-

to di un’intera classe politica cresciuta sulle ginocchia Moro e Berlinguer, ma al contempo

l’affermazione, a priori per nulla scontata, con successo quasi ovunque di numerosi giova-

ni, figli della nuova stagione politica che non portano onerosi ed onorati storici vessilli da

difendere ma una valigia di sogni e progetti per un grande partito riformista, per un’Italia

migliore, per paesi e città più vivibili. Il caso Serracchiani è emblematico, una giovane don-

na che è riuscita a superare i vecchi schemi di appartenenza, figlia della politica dura e

difficile del territorio e non della segreteria del Partito, e capace di innovare, tramite un giu-

sto mix di presenza sul territorio, facebook ed internet, i metodi della comunicazione politi-

ca e di piegare e smantellare vecchi apparati, si pensi al capolista Luigi Berlinguer, espres-

sione del passato glorioso di uno dei due partiti da cui è nato il PD, staccato di oltre 60.000

preferenze. Nel corso del Rinnovatour ho avuto modo di incontrare molti giovani candidati,

oggi giovani eletti. Faccio alcuni esempi Luca dell’Osta il più giovane candidato alle pro-

vinciali di tutto il Veneto nel collegio di Cortina, nonostante non sia stato eletto ha permes-

so un aumento percentuale considerevole del PD nel proprio collegio, Mauro Rubiero, se-

gretario provinciale di Rovigo e candidato ad Adria, è stato il secondo più votato in assolu-

143

to e con le sue 238 preferenze è il primo degli eletti del PD e dell’intero centro sinistra, Mat-

teo Corbo e Paolo Giacon eletti in consiglio provinciale a Padova che hanno saputo dare

un plus valore di consensi al PD nei propri collegi, Vincenzo Cusumano vero e proprio

outsider alle amministrative patavine è tra i più votati in assoluto che si colloca immediata-

mente alle spalle di Rossi, Sinigaglia e Zampieri, rispettivamente assessori e capogruppo PD

uscenti. A Canaro il PD ed i suoi alleati strappano al PDL – Lega e UDC l’amministrazione

comunale con una lista composta al 50% di Under30. E’ il momento che il Partito Democra-

tico faccia camminare idee nuove su gambe nuove, senza chiedere a nessuno delle nuo-

ve generazioni di farsi carico di insegne ed ideologie del passato, ma al contrario invitan-

doli ad uno sforzo d’innovazione dei metodi e delle proposte della politica.

Occorre quindi un cambiamento di gruppo dirigente, un gruppo dirigente nuovo, senza ex

DC o ex PCI, non perché inadatti, non perché vecchi, non perché va di moda urlare il rin-

novamento, ma perché occorrono menti, idee e capacità nuove, figlie di una stagione

politica nuova. Il PD non potrà mai rinnovare l’Italia se non saprà rinnovare se stesso, non

potrà costruire il futuro se esso stesso non assorbe e metabolizza il futuro.

Successivamente i Giovani democratici del Veneto hanno acquisito anche un forte ruolo

internazionale, il lancio infatti della mozione di solidarietà all’Iran, proposta dalla segreteria

dei giovani unitamente a quella del PD, ha ottenuto ampli consensi, è stato approvata in

circa il 40% delle amministrazioni locali, prima tra tutte Chioggia ed in seguito Padova.

Sempre in linea con lo sforzo di innovazione, dopo aver redatto un totale di 100 emenda-

menti allo statuto nazionale, abbiamo proposto l’assemblea regionale a Verona con Luca

144

Telese, cercando di non ridurre la politica ad un mero meccanismo di norme ma di riportar-

la ad una grande narrazione collettiva.

Il congresso del PD, ci ha chiamati, ciascuno come singoli a fare delle scelte, delle scelte,

tra i candidati e le mozioni che li appoggiano. Gli elementi che portano ciascuno di noi a

scegliere l'uno o l'altro candidato penso che siano stati principalmente personali, se la poli-

tica è tradurre in azioni una determinata lettura del mondo e del tempo. E' un dovere a cui

siamo stati chiamati non come membri di un'organizzazione giovanile, ma per chi di noi lo

è, come tesserati del PD.

In questo senso come avevo già preannunciato penso che l'organizzazione possa vivere

serenamente la pluralità delle idee e degli intenti più nobili di una fase congressua-

le, parlando apertamente al suo interno del perché si preferiscano determinate scelte ad

altre. Voler imporre una sola visione nell'organizzazione, come è successo a livello nazionale

con un'intervista e basta, credo sarebbe dannoso non solo per noi ma anche per il partito

che finirebbe per agganciare il ricambio generazionale alle chance di vittoria dell'uno o

dell'altro candidato. Credo ci sia da diffidare pure delle ipocrisie e delle finte neutralità che

spesso vengono ventilate, ma smentite nei fatti. Penso che ci sia nei giovani democratici

del veneto la maturità per ascoltarsi senza imporre, pur facendo pubblicamente scelte di-

verse, perché l'organizzazione o è in grado di essere oltre il partito anche per serenità di di-

alogo, o è in grado di permetterci di fare fronte comune per permetterci di imporre un ri-

cambio e una sferzata nei contenuti della politica, o non è.

145

Proprio per questo abbiamo deciso di costruire uno spazio libero e plurale che nessuno nel

partito sta realizzando.

Il 19 agosto è stata inviata a tutti i candidati alla segreteria regionale una duplice richiesta:

1 produrre una lettera aperta destinata all'organizzazione giovanile sui temi politici del rin-

novamento ed organizzativi del rapporto con l'organizzazione (anche queste inviate a tutti)

2 prendere parte ad un doppio confronto pubblico, su stile americano, moderato da gior-

nalisti, e da effettuarsi in due date e luoghi diversi, sul tema delle politiche giovanili e sul te-

ma di un nuovo sviluppo per il veneto.

Il Veneto inoltre si è presentato a Cortona con una delle maggiori delegazioni Italiane, se

non la più grande! Circa 30 persone, di cui alcune iscritte autonomamente tramite internet,

alcune altre autogestite altre venti che con un grande risultato politico, dato che inizial-

mente i posti stanziati erano solo 10, siamo riusciti a fare rientrare nelle quote gratuite nezio-

nali! E' stato un grande lavoro di squadra per il quale mi sento di ringraziare tutto l'udp, i se-

greteri provinciali dell'organizzazione e Sebastiano Rizzo, che ci ha aiutati e sopportati, nei

momenti di tensione e di trattativa con il dipartimento formazione. Non nascondo che il si-

stema che ci ha permesso di cogliere questo risultato sia ulteriormente perfettibile, ad e-

sempio il prossimo anno dovremmo pensare ad alcuni criteri di scelta per l'accesso ai posti

146

di "borsista", non solo quello cronologico, ma anche il curriculum e l'aver già usufruito di una

"borsa di studio" nell'anno solare. Per qualche disguido, alcuni ragazzi non hanno capito di

dover segnalare a me o a sebastiano la partecipazione a Cortona e quindi sono stati se-

gnalati tutti in ritardo dal loro provinciale... In un qualche modo siamo riusciti a rimediare,

anche proponendo a tutti i Borsisti di versare una quota di venti euro al fine di creare un

"fondo di solidarietà ed unità" per garantire anche a coloro che sono stati esclusi di poter

partecipare a costi più contenuti.

Il 14 settembre presso la sala Palladin di Palazzo Moroni a Padova si è svolto l'incontro con

Banisadr. Un evento straordinario per il quale si è garantita una grande mobilitazione deri-

vante dall’iniziativa dell’approvazione delle mozioni di solidarietà all’Iran lanciate dal gio-

vanile. Tale mobilitazione proseguirà non appena otterremo le traduzioni, saremo inoltre

promotori di una mozione politica di valenza internazionale e che girerà il mondo con l'aiu-

to dei nostri amici Iraniani. I Giovani Democratici del Veneto saranno i promotori di una

grande mobilitazione giovanile mondiale per i diritti e la democrazia in Iran.

Finora ho descritto ciò che abbiamo fatto, per sottolineare come già in pochi mesi di se-

greteria ci sia stato un netto cambio di passo e la definizione di un profilo d’azione chiaro

per questa organizzazione, ora credo occorra riflettere su tre punti principalmente:

• Come si porrà l’organizzazione di fronte al congresso regionale?

• Come comportarsi in vista della prossima direzione nazionale

• Come programmare l’autunno per essere forza politica vera nel marzo 2010 per la

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tornata elettorale delle regionali.

Dobbiamo a tutti i costi evitare che questa voglia e questo entusiasmo che precedono un

momento di alta democrazia e di confronto rischi di poter degenerare in una nuda e san-

guinosa lotta tra bande, nuove e vecchie, basata su interessi spesso particolari e passeg-

geri o su passate esperienze, più che sulla base di una precisa e chiara prospettiva sul futu-

ro. Dobbiamo evitare che ciò accada anche e soprattutto tra i giovani, a chi, infatti, voglia

riportare nel giovanile, gli assetti, gli interessi, le voglie dei senior, a chi per una piccola bri-

ciola di potere pensa di poter vendere la propria dignità personale e politica e quella

dell’intera organizzazione, dico che forse non ha capito qual è lo scopo e la missione stra-

tegica di questa organizzazione, dico che non è giovane, dico che non è neppure maturo,

dico che se non impariamo a dividere i piani dell’adesione a questa o a quella mozione

del partito e quello dell’unità generazionale e politica di un organizzazione giovanile finire-

mo per rivivere esperienze di giovanili tristi, verticistici e autoreferenziali. Giovanili cioè che

non servono a nulla. Ciò che lega una giovane generazione è superiore a quanto i candi-

dati alla segreteria nazionale del partito scrivono e propongono nelle rispettive mozioni, ed

è il condividere e l’essere una speranza per il futuro. Per questo, mentre, ritengo utile e salu-

tare dividersi sulle scelte politiche interne all’organizzazione, ritengo stupido farlo sul partito,

che storicamente ha sempre brillato per mangiare i propri figli piuttosto che valorizzarli.

Dobbiamo dare una prova di grande autonomia, di grande libertà e di grande tolleranza,

creare nell’organizzazione un polmone di pluralità, rispetto e tolleranza, indipendentemen-

te dal campo che si è scelto di appoggiare, confrontandosi su questo certo, senza ipocrisie

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o finte neutralità, ma uscendo compatti da questa sede politica con un documento di uni-

tà sul tema del ricambio, delle nuove generazioni, della forza dell’organizzazione, del radi-

camento di questa. Se sapremo fare ciò consolideremo le fondamenta gettate in questi

nove mesi di lavoro, altrimenti, credo saremo per sempre etichettati come dei grigi funzio-

narietti, simulacri del potentino di turno, litigiosi ed incapaci di tutelare i giovani del partito,

anzi indebolendoli. Siamo chiamati quindi ad una prova che prima che politica è morale,

accantonare divisioni e diversità per promuovere la forza e l’intelligenza di questa nostra

generazione di Democratici.

Il 13 si svolgerà la direzione nazionale, anche in questo caso, occorrerà fare una grande

battaglia veneta. Il nazionale ci ha ripetutamente deluso, direzioni nazionali convocate al-

la meno peggio, insicurezza sui rimborsi, alcuna condivisione con le regioni rispetto alle

scelte statutarie e all’esecutivo, una necessità di reintegro dell’esecutivo che si protrae da

Aprile, una scarsa, se non assente rappresentanza del Nord. Ci verrà chiesto di approvare

lo statuto, tuttavia non sono stati inviati a tutti gli emendamenti presentati per poter effettu-

are una discussione effettiva, si è ignorata la richiesta di far approvare lo statuto in assem-

blea e non in direzione. Tutti punti che non possono vederci d’accordo!

Sarà responsabilità mia e dei dirigenti nazionali veneti richiedere a gran voce che gli emen-

damenti che la nostra regione ha presentato siano presi in considerazione e votati!

Credo che si debba ripristinare inoltre la funzione dell’assemblea nazionale per questo sto

stendendo una lettera che chiederò di sottoscrivere a tutti i delegati nazionali affinché

l’assemblea sia riconvocata e sia sede di approvazione dello statuto e di valutazione degli

149

emendamenti, disposti a sottoscrivere tale lettera vi sono numerosi delegati nazionali friula-

ni e laziali, ma non escludo ne arriveranno presto altri!

Dobbiamo agire ed agire ora in nome della democrazia interna, della difesa del ruolo affi-

datoci dai nostri coetanei che ci hanno votato alle primarie e dell’affermazione di un nuo-

vo metodo di lavoro per l’organizzazione nazionale.

Far normare l’organizzazione da uno statuto verticista, ad personam e non elaborato da un

organo realmente rappresentativo dell’organizzazione ma dal solo segretario organizzativo

nazionale non è accettabile e rischia di indebolire l’intero giovanile.

E’ la costruzione, il delineare cosa sia questo Futuro, il Futuro del Partito e del Paese, il perno

dell’attività politica dell’organizzazione giovanile regionale nei prossimi mesi, perché mai

come in questo momento una giovane generazione politica può essere considerata pri-

maria e fondamentale nei suoi contributi al compimento di una transizione che altrimenti

resterebbe incompleta.

Non dobbiamo ripetere o imitare errori di chi ci precede. Dobbiamo valorizzare i processi

democratici interni, scambiare idee ed assorbire dall’esterno il maggior numero di stimoli

politici, sociali e culturali possibili.

Non è così che si costruisce un partito che vince! Un partito che vince si costruisce dicen-

do la verità, sempre, e ammettendo che le passate elezioni non sono andate bene, e che

l’esito è al limite dell’accettabile, pur essendovi stata una rimonta negli ultimi mesi, che ci

sono limiti, prima che di radicamento, culturali. E’ da questo punto che dobbiamo ripartire

per rinverdire la proposta culturale, valoriale e sociale del partito.

150

Credo che possiamo portare un contributo importante per il lavoro svolto finora. Siamo

l’unica organizzazione giovanile che è giunta a darsi un regolamento per la strutturazione

costruito sulla condivisione unanime di tutte le provincie, l’unica organizzazione giovanile

regionale realmente federale, gli unici in Italia che si sono dati un regolamento per le as-

semblee regionali. Ci siamo dati un pensatoio e abbiamo creato un ambizioso progetto di

formazione e di conferenze programmatiche (che presenteremo questa settimana) per

l’autunno. Abbiamo fatto tutte le scelte regolamentari non nelle sedi ristrette delle segrete-

rie, come sovente si fa, ma nelle assemblee in modo tale che ogni atto fosse realmente

rappresentativo di tutti. Abbiamo fatto iniziativa politica con il volantinaggio alle fabbriche

per riportare la politica dei progressisti in luoghi che negli ultimi anni avevano abbandona-

to, la pubblicazione della raccolta di scritti dalla resistenza “Viva l’Italia Libera”, la proposta

di legge d’iniziativa popolare sull’assegno di ricerca di lavoro che sta trovando una sua ste-

sura formale, la proiezione pubblica di Fortapasc, il Rinnovatour ed ora la mobilitazione per

l’IRAN. Per settembre riapriremo ufficialmente l’attività politica con le costituzioni ed una

lettura pubblica della costituzione.

Siamo un’organizzazione vivace e in questo momento penso si debba iniziare a prendere

lo slancio per il 2010 partendo da un’analisi del voto precisa e discutendo per trovare al

nostro interno la nostra via al miglioramento del Partito.

Credo sia un dovere morale, prima che politico, costi quel che costi promuovere come se-

gretario ogni possibile momento di confronto e di riflessione politica, senza paura, sapendo

che molti probabilmente ci diranno che il nostro partito ha sbagliato alcune cose, ma sa-

151

pendo che senza avere chiari gli errori continueremo a ripeterli.

Dialogo, approfondimento,impegno, identità e radicamento saranno le parole d’ordine di

questo autunno.

Il dialogo è quello che come organizzazione intraprenderò subito dopo le primarie con i se-

gretari regionali di tutte le organizzazioni giovanili per la composizione di una tavola roton-

da che individui un breve documento di punti condivisi per il rinnovamento delle forze poli-

tiche e delle organizzazioni e per il Veneto di Domani, un contributo che chiederemo ai re-

ciproci candidati alla presidenza della regione di assumere come impegno per la campa-

gna elettorale.

L’approfondimento nelle commissioni tematiche assembleari che saranno avviate il 17 ot-

tobre con le relazioni introduttive di Maria Pia Garavaglia e Massimo Calearo. Un lavoro

che si svolgerà nei sabati a seguire per terne di commissioni nella sessione plenaria e per

singole nelle sezioni di lavoro. Tali gruppi di lavoro saranno chiamati a redigere i documenti

che saranno alla base delle conferenze programmatiche che si svolgeranno in Novembre,

Dicembre e Gennaio e che saranno a disposizione dei membri dell’esecutivo che saranno

chiamati ad aprire con le loro relazioni e proposte tali conferenze.

L’approfondimento che avverrà sui temi della comunicazione e della formazione politica

grazie all’operato di Enzo Muoio con il quale come forte indirizzo della mia segreteria ab-

biamo ottenuto di diventare non solo co-organizzatori della scuola politica veneta, ma an-

che il vero motore nell’esplorazione dei nuovi campi della comunicazione e del, qualora

sia realizzato, del centro studi regionale.

152

L’impegno che è richiesto a tutti, specie ai membri dell’esecutivo, che per ora si è dimo-

strato poco efficace e che dovremo cercare di rilanciare tramite la libera iniziativa dei suoi

membri. Sia chiaro, si chiede serietà e chi non ce la fa, basta lo dica, e si cercherà di sosti-

tuirlo! L'esecutivo deve essere il motore dell'iniziativa dei giovani democratici. Quello che fa

le proposte di iniziative, quello che sta sui temi, quello che permette all'organizzazione di

crescere ed accreditarsi, dando così a tutti coloro che ne fanno parte una grande oppor-

tunità di valorizzazione.

Identità che ricercheremo ed approfondiremo nel corso della conferenze programmatiche

il cui programma di massima riporto in allegato. Una grande occasione per conoscere, ap-

profondire, discutere ma anche per fare gruppo e ragionare assieme su cosa vogliamo sia-

no in Veneto i Giovani Democratici, medesima opportunità che coglieremo il 9-10 novem-

bre con l’esecutivo durante un week end di approfondimento e programmazione.

Radicamento che coinciderà con la nascita dei circoli e con il tesseramento. I GDV devo-

no arrivare entro un anno ad avere quasi un circolo per ogni comune della regione. Non

c’è ancora un regolamento, per questo vi chiedo di poter riconvocare la direzione dopo

averne discusso con i segretari provinciali la prossima settimana. Desidero sottoporvi co-

munque i punti cardine entro i quali vorrei potessimo muoverci per questo tesseramento

che non sarà valido ai fini congressuali ma sarà utile alla definizione di un’adesione meno

mobile.

• Tesseramento pulito e trasparente

• Un regolamento snello che permetta di fare le tessere agevolmente, ma sventan-

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do la possibilità di nascita di fenomeni di inspiegabile proliferazione

• Tessera gratuita per coloro che sono già tesserati al PD e decidano di aderire ai GD

• I proventi del tesseramento rimangono ai provinciali

• Spazi di autonomia provinciali

• Meccanismi semplici ma che garantiscano che non si creino scatole vuote e assi-

curino la filiera Circolo – Provincia – Regione.

• Anagrafe regionale chiara e costantemente aggiornata

Su questi punti incontrerò i segretari regionali e su questi punti conto di riportarvi un regola-

mento alla prossima direzione regionale.

Nei prossimi giorni manderò in stampa delle cartoline che chiederò alla commissione di ga-

ranzia regionale di distribuire alle rispettive commissioni provinciali da consegnare agli

under30 che voteranno il 25 ottobre nel quale comunicheremo loro che esiste un giovanile,

e che si aprirà a breve il tesseramento, fornendo un indirizzo da contattare.

Come potete capire, il progetto è ambizioso, così come lo era stato fin dall’inizio, occorre-

rà molto lavoro, molta fatica, tanti sacrifici, ma vi assicuro potremo crescere tutti, creare

gruppi fortissimi, far nascere davvero il PD del 2012 e creare in questo modo la più grande

organizzazione giovanile d’Italia e di tutti i tempi. Abbiamo seminato, se saremo attenti, se

saremo uniti, se saremo forti, se sapremo anteporre ai desideri di ciascuno il bisogno di futu-

ro della nostra generazione i frutti che ci attendono saranno molti e straordinari!

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Intervento apertura scuola di formazione politica ad Asolo

“La vostra generazione - così si rivolgeva quarant’anni fa Robert Kennedy ai giovani ameri-

cani – , questa generazione, non può permettersi di sprecare risorse e speranze nelle lotte

del passato. Poiché oltre queste pareti c'è un mondo che va aiutato, migliorato e reso sicu-

ro per il bene dell'umanità.” E’ questo lo spirito con cui i Giovani Democratici del Veneto

hanno affrontato la recente fase congressuale che ci porta oggi all’elezioni del nuovo Se-

gretario del Partito Democratico della nostra regione.

L’organizzazione giovanile ha voluto vivere tale fase politica, serenamente, creando spazi

di confronto, diffondendo al proprio interno i pareri, le “dichiarazioni di voto”, le argomen-

tazioni di tutti coloro volessero spiegare agli altri i motivi delle proprie scelte.

Con maturità abbiamo promosso un dibattito tra i 3 candidati alla segreteria regionale.

La nostra generazione da tempo attende e si impegna affinché le “vecchie logiche della

politica” vengano superate; e riteniamo che il Partito Democratico, nel suo disegno origi-

nario, sia stato concepito proprio per favorire tale cambiamento, per garantire un efficace

e costante rinnovamento di tutti gli organi dirigenti.

E’ ora di abbandonare le vecchie insegne, troppo pesanti per affrontare il guado della

modernità, il rapporto con la complessità del presente e con la rapidità del cambiamento

della nostra società.

La grave crisi economica, la precarietà, la dilagante xenofobia, il riemergere

dell’omofobia, la sfiducia nello stato, il grande tema del federalismo e del suo rapporto

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con la questione meridionale, le riforme dell’istruzione e della giustizia del Governo Berlu-

sconi, mettono a rischio il futuro dei giovani veneti e dei giovani italiani. E’ questo futuro

che i 176.000 votanti alle primarie della nostra regione ci chiedono di difendere, il futuro

che le generazioni passate hanno lottato e lavorato per costruire e realizzare.

E questo futuro potremo difenderlo solo se uniti, solo se sapremo rispettare quel vincolo poli-

tico che ci lega ai nostri elettori.

Occorre un Segretario ampiamente legittimato, oltre che dai nostri elettori, che alle prima-

rie hanno espresso un’indicazione precisa. A questo affideremo la "nostra casa comune". Il

futuro Segretario avrà una responsabilità storica e politica pesantissima, un compito difficile

e sfiancante, portare finalmente il PD al governo di questa regione e proprio per questo

occorrerà da parte di tutti il dovere di aiutare, vigilare e continuare a confrontarsi per far

crescere il dibattito e la nostra credibilità. Solo con responsabilità e maturità torneremo ad

essere un grande partito. Al Segretario al contempo spetterà quotidianamente di garantire

e farsi promotore di tale unità del partito.

I temi della formazione, dei saperi, del lavoro, delle partite IVA, della casa, dell’Erasmus,

degli italiani di seconda generazione, dell’omofobia, sono tutti temi che i Giovani Demo-

cratici sentono propri e per i quali ci impegneremo per permettere un maggiore penetra-

zione del partito nei nostri coetanei, al contempo al partito chiediamo gli spazi e i mezzi,

tecnici ed economici, per poter lavorare con tutta la serietà e lo slancio che ci contraddi-

stinguono, e per poter potenziare gli aspetti della comunicazione, dell’organizzazione e

dell’iniziativa politica.

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I Giovani Democratici, uniti, saranno al servizio, nella loro autonomia, di tale unità del parti-

to e lavoreranno al suo fianco per il conseguimento di tale grande obiettivo, per la nostra

regione, per la nostra generazione!

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Intervento Congresso Regionale Partito Democratico

“Penso che prima di iniziare a questo intervento sia opportuno manifestare tutta la mia, la

nostra solidarietà agli operai della Bassano-Grimeca, grande industria polesana, che a

causa di questa crisi che il governo dice non esistere, rischia la chiusara dei cancelli, la-

sciando senza posto di lavoro 1200 dipendenti provenienti da tutta la provincia.”

Dicevano che saremo implosi sulla collocazione europea, dicevano che ci saremmo sciolti

dopo le convenzioni e le primarie, qualcuno forse sperava che al termine di questa mattina

il PD del Veneto sarebbe stato più debole, invece siamo qui a celebrare un assemblea

congressuale, ad esercitare la democrazia ed il confronto e a riscoprire il valore dell’unità e

della mescolanza.

Da Segretario dell’organizzazione giovanile regionale, colgo fin da subito l’occasione per

congratularmi e per fare i miei migliori auguri di buon lavoro a Rosanna Filippin, e per mani-

festare l’apprezzamento ad Andrea Causin per il ritiro della candidatura che consente ora

di confrontarci sugli indirizzi e le opzioni politiche da percorre da qui a Marzo UNITI.

Unità che l’organizzazione giovanile ha richiesto e in merito alla quale ha prodotto un do-

cumento. Il cambiamento della società e del mondo che ci circonda, le grandi sfide che

attendono il centrosinistra dalla sconfitta del Berlusconismo alla trasformazione del Paese in

un Italia unita, moderna e giusta, la creazione di una nuova prospettiva di governo in Ve-

neto e la necessità di invertire la tendenza dell’egemonia disvaloriale leghista, ci chiamano

ad una grande missione di responsabilità, nel rispetto di quei 167.000 elettori alla primarie

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che hanno espresso sì una indicazione rispetto al consenso dei tre candidati indicandoci in

particolare che questo partito nasce e vive delle primarie, che i cittadini vogliono parteci-

pare alle scelte dei partiti, che i nostri elettori tengono alla salute, alla forza e all’integrità di

questo partito ben più di quanto ci tengano alcuni di noi.

Nel corso degli interventi che mi hanno preceduto ho potuto ascoltare entusiamo e affetto

per questo nostro partito che oggi più che mai ha voglia di guardare avanti, di progettare

e di mettersi alla prova, vorrei, tuttavia, pur rimanendo nei toni entusiastici voltarmi indietro,

e ringraziare personalmente e per la responsabilità che mi è stata affidata dai “Giovani De-

mocratici” Paolo Giaretta, che nel corso della sua segreteria ha sempre manifestato una

grande attenzione ai giovani e alla formazione, e se oggi il PD Veneto si contraddistingue

tra tutte le altre unioni regionali è per la scuola politica, per il pensiero democratico e per il

grande lavoro svolto nella commissione assembleare “Dare la precedenza al Futuro”. Gra-

zie Paolo!

Nei giorni scorsi il professor Curi ha dichiarato alla stampa che nel PD non ci sono né intel-

lettuali né giovani. Bene, se Umberto Curi, saggista che stimo e apprezzo, dovrebbe venire

qui oggi! Su 240 delegati oltre 30 sono under30, e la stragrande maggioranza di loro pro-

vengono dai “Giovani Democratici”. Questo è segno di un partito in salute, questo è segno

che c’è un nuovo gruppo generazionale di dirigenti in ogni provincia che si è consolidato e

formato nelle fila dell’organizzazione, e che ora è pronto a portare le istanze delle nuove

generazioni nel Partito. Rosanna, questi giovani sono il tesoro di questo partito! Per la prima

volta c’è in un partito una generazione “allenata” alla ricerca del consenso e al radica-

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mento sul territorio. Tutti i dirigenti sono stati eletti con primarie, aperte, quelle con le prefe-

renze, e anche alle recenti primarie hanno saputo trasferire alle liste in cui si sono schierati i

loro consensi!

Sempre Curi diceva che i giovani non riescono a parlare un linguaggio nuovo e che fini-

scono per adoperare quello delle vecchie generazioni, ripetendo a volte cose già dette, e

finendo quindi per risultare inefficaci all’interno della propria generazione. Per questo mi

piacerebbe provare ad introdurre in questo dibattito congressuale con alcune parole po-

co usate in politica, alcuni temi rispetto cui credo nei prossimi mesi dovremmo confrontarci

e rispetto i quali il partito dovrà assumere posizioni.

La Felicità

L’Amore

La Bellezza

Cambiare il paese, renderlo migliore, riformarlo, fare il bene della propria comunità, è co-

struire la Felicità. L’idea del PD come puro pragmatismo, come “partito della buona ammi-

nistrazione” è un’idea fredda e di scarso respiro. Il PD, anche in Veneto, dovrà mettere al

centro della sua azione non gli interessi dei singoli ceti sociali o produttivi, ma pensarli in un

ottica d’insieme, pensare alla realizzazione delle loro possibilità, delle risposte ai loro biso-

gni. Costruire la felicità non è una facile espressione vuota ma è avviare una serie di propo-

ste per rendere “più umano” tale mondo. La lotta alla precarietà, la creazione di un nuovo

welfare, un welfare premiale ma che sia in grado di garantire un sistema di ammortizzatori

sociali più efficaci, una riforma pensionistica vera, che pensi, non come è sempre finora

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accaduto in Italia, a tutelare in egual misura “l’uovo e la gallina” (ovvero le vecchie e le

nuove generazioni), un federalismo vero e solidale, che permetta l’efficienza economica e

reale autonomia delle Istituzioni, non fondato sul conflitto nord-sud. Sempre nella felicità in-

cludo altri due grandi temi quello dei diritti, dell’integrazione, della libertà religiosa, della

lotta, vera, all’omofobia.

Il riconoscimento delle coppie di fatto, siano esse omo o eterosessuali, nuove leggi per le

famiglie giovani o numerose, politiche chiare sulla prima casa, non inseguire la lega o il PDL

sui temi della sicurezza e proporre nuove politiche per l’immigrazione, più umane, più giuste

significa difendere l’Amore. Ma nell’Amore, sta anche la riscoperta della solidarietà socia-

le, del tessuto associativo da valorizzare con proposte di welfare orizzontale, aumentare e

sviluppare proposte nuove sulla responsabilità sociale d’impresa.

Il tema del rapporto tra ambiente ed infrastrutturazione, tra ambiente ed energia, tra am-

biente, attività economiche e di qualità della vita è parlare di Bellezza. Il Veneto nel cin-

quecento era considerato il giardino d’Italia ed era meta obbligata del Grand Tour di ogni

rampollo di buona famiglia europea. Oggi i temi della crescita e dello sviluppo ci impongo

scelte importanti, a noi il compito di adoperarci affinché ogni scelta per migliorare la quali-

tà della vita sia compiuta nel rispetto e nella tutela dell’ambiente, ciò che è utile può esse-

re anche bello. Non dobbiamo dire come sempre ni, ma dobbiamo dire ad esempio SI al-

la valdastico sud, Si alla romea commerciale, Si alla pedemontana ma dobbiamo far capi-

re ai cittadini, che quando poniamo delle condizioni non è come vuol far passare la Destra

per rallentare lo sviluppo, ma perché invece vogliamo che il loro paese, il loro territorio sia

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anche e soprattutto Bello. La riqualificazione delle periferie urbane, quei non luoghi che e-

reditiamo dal boom economico, deve essere uno dei punti del nostro programma alle re-

gionali, perché, come testimoniano le esperienze delle amministrazioni di Parma e Piacen-

za Sicurezza è Bellezza.

Ho molto apprezzato la relazione della candidata alla segreteria, mi sembra colga il profilo

di partito che gli elettori ci hanno chiesto, e nel quale noi tutti possiamo riconoscerci. Ho

ascoltato con molto interesse quanto proposto sul tema delle alleanze in vista delle regio-

nali e sul tema del rinnovamento. Personalmente questi due temi li leggo assieme. Chiude-

re la fase storica del Doge Galan ed aprirne una nuova in cui finalmente il centro-sinistra è

chiamato alla responsabilità del governo della regione, è la missione che è affidata al no-

stro segretario e che la nostra generazione vive con urgenza e necessità. Per questo sia

chiaro, porre fine ad un’era implica porre una discontinuità e tale discontinuità si alimenta

solo dicendo chiaramente che né oggi né domani il PD sarà la stampella di Galan. Di fron-

te a tale missione storica l’organizzazione ci sarà e sarà a disposizione del partito.

Pensavamo se ne fosse andato, invece, oggi in tutti gli interventi è stato più presente di al-

tri. Massimo Calearo. Certo con la sua candidatura “paracadutata” ha fatto molto discu-

tere di sé, eppure ho sempre ritenuto che il profilo di Massimo Calearo fosse atipico e utile

in questo partito. Ora dopo l’elezione di Bersani, secondo me sbagliando, è uscito dal parti-

to per fondare con Rutelli e Dellai l’API. Ora la critica è comprensibile e giusta, ma non si

tramuti in livore e fastidio, in rabbia. Questo PD non può permettersi di prescindere dal dia-

logo con un movimento politico come quello fondato da Rutelli alle prossime regionali, ed

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il rapporto con Massimo potrebbe essere determinante per comporre un quadro di allean-

ze vincenti.

Infine, concludo con una considerazione. Oggi era importante uscire da questa sala uniti,

con un progetto forte per la regione. Contenere sia fughe, che composizioni o scomposi-

zioni del quadro politico regionale, ma vorrei sottolineare come unitarietà debba essere

necessariamente diverso da unanimità. Credo che tutti, nobilmente ci sia fatti carico

dell’esercitare in un momento difficile per il partito la responsabilità verso i nostri elettori

stringendoci attorno al candidato che ci è stato da loro indicato. Ora al segretario l’onere

e l’onore di gestire il partito nelle sue articolazioni, nelle sue diversità, nella sua complessità,

favorendo la sintesi ed il dialogo, nella consapevolezza che ogni voto democratico ci ren-

derà più forti. La forza di un grande partito è quella di essere unito nei momenti fondamen-

tali, ma di sapere nella gestione confrontarsi, dividersi sulle IDEE e dare corso alla democra-

zia.

Questo sarà un esercizio costoso, ma sta proprio in quelle diversità, nell’eterogeneità che si

respira anche in questa sala la forza di questo partito, e tale pluralismo premierà solo se va-

lorizzato e non se combattuto.

Ieri il segretario provinciale dei Giovani Democratici Polesani, incontrando i giovani di

un’area territoriali, ha detto a questi “Siate rumorosi, perché a me i partiti silenziosi non

piacciono, non sono vivi!”. Ecco, mi sento di sottoscrivere appieno queste parole e di rivol-

gere all’assemblea, perché non si dovrà dire di noi come degli antichi romani: “Fecero un

deserto e lo chiamarono Pace!”

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Relazione del Segretario alla direzione regionale del 3 Dicembre 2009

"[..] Se vogliamo essere ancora più presenti, ebbene dobbiamo essere per le cose che na-

scono, anche se hanno contorni incerti, e non per le cose che muoiono, anche se vistose e

in apparenza , utilissime." A. Moro

Care democratiche e Cari democratici,

le settimane appena trascorse hanno visto l’organizzazione impegnata a fianco del partito

nell’organizzazione delle primarie e nello svolgimento nelle fasi congressuali. Lavoro che ha

pagato, segnando l’ingresso di numerosi di noi nell’assemblea regionale anche grazie al

consenso che tra i nostri coetanei siamo riusciti a creare. Nella stessa assemblea si è dato

grande prova di unità dell’organizzazione, con la presentazione di un documento condivi-

so dalla direzione regionale e con la presentazione di un ordine del giorno, promosso da

Michele Fiorillo, e sottoscritto dalla gran parte dei giovani eletti.

C’è bisogno di PD e c’è bisogno di Giovani nel nostro paese, nella nostra regione! Occorre

segnare una presenza netta marcata della nostra organizzazione sui temi. Mentre si era

concentrati nell’avviare la macchina dopo il congresso le destre italiane hanno fatto ap-

provare con voto di fiducia la privatizzazione dell’acqua, un provvedimento che finirà per

tracciare un divisione netta all’interno del nostro paese in cui i fenomeni di marginalità so-

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ciale, di povertà e nuove povertà aumentano quotidianamente. Come Partito Democrati-

co, forza che si vuole ascrivere ad una tradizione progressista, non possiamo accettare mi-

sure antistoriche e discriminatorie, perché non possiamo pensare ad una società divisa in

italiani e veneti di serie A, quelli con l’acqua (bene primario che ha contraddistinto grandi

passi in avanti in termini di qualità della vita e sviluppo delle attività umane), e di serie B,

quelli senza.

Negli stessi giorni abbiamo assistito alla pubblicazione del libretto sul muro di Berlino, pro-

mosso con fondi pubblici, dall’Assessore regionale Donazzan al fine di finanziare

un’associazione di natura politica legata ad azione giovani. Inutile dire quanto i contenuti

siano deprecabili.

La vicenda White Xmans, la volontà espressa dal ministro Maroni di inserire nel tricolore il

crocefisso non possono che destare in noi la più alta e severa indignazione! Tali proposte

rispondono all’idea della politica barbara e populista della Lega Nord.

Occorre quindi, prima ancora di andare nelle fabbriche, nelle scuole, nei posti di lavoro,

ritornare ove la politica è nata, nelle piazze, nelle vie delle città che pulsano di vita a porta-

re la voce dei giovani democratici. E’ per questo che stiamo realizzando la campagna

“Stranieri di nome, Italiani di fatto”, che ci vedrà realizzare un week-end di grande mobilita-

zione in tutti i capoluoghi della regione ed una manifestazione maggiore a Verona, nella

città simbolo del “Nazi-leghismo”. Sempre sul tema dell’immigrazione e della proposta cul-

turale saranno realizzati dei gadget, probabilmente delle magliette, che distribuiremo du-

rante le feste natalizie (e sarà anche un modo di fare auto-finanziamento).

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Come Giovani Democratici abbiamo scelto di aderire all’iniziativa dell’ANPI a Mirano

“Insieme. E con la Resistenza e la Costituzione costruiamo il futuro” per manifestare contro il

razzismo, la xenofobia e l’omofobia. Anche sull’omofobia ci siamo impegnati con l’incontro

organizzato a Vicenza con Aletheia (associazione di riferimento GBLT cittadina).

Come potete capire la grande battaglia culturale che siamo chiamati ad intraprendere al

fine di rendere questo veneto migliore e più abitabile, è grande e gli sforzi, numerosi, gene-

rosi, non sono stati sufficienti e da qui a marzo sarà necessario riversare in questa organizza-

zione maggiore energia. Occorre per tutti i dirigenti regionali una chiamata alla correspon-

sabilità, un grado di maggiore responsabilizzazione nei processi senza se e senza ma.

E’ in questo desiderio di corresponsabilità che inserisco l’iniziativa dello scorso sabato

“Giovani per un partito forte” iniziativa ricca di stimoli, di proposte, di critica ed autocritica.

Certo, non solo a me alcune critiche sono apparse un po’ ingenerose, tuttavia, in

quell’atto sta una chiara volontà d’impegno, una volontà d’impegno che si estrinseca nel-

le proposte per l’organizzazione, e che sono un chiaro presupposto per vederci affrontare

con forza e determinazione il tesseramento.

Sia chiaro, sta proprio nell’autonomia di un’organizzazione assumere le scelte per la propria

politica all’interno dei propri organismi dirigenti, e non permettere ad alcun esterno di det-

tarne l’agenda, ma credo che se cogliamo lo spirito di una discussione positiva e propositi-

va, allora tutta l’organizzazione ne sarà beneficata.

Come trasformare una semplice organizzazione giovanile in un saldo approdo da cui con-

durre una grande operazione generazionale?

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L’unità politica dell’organizzazione. Unità figlia di una gestione unitaria e plurale

dell’organizzazione, non dobbiamo creare un’organizzazione che soffra di solitudine, dob-

biamo ripopolare i corridoi di questa sede troppo spesso vuoti e bui, perché solo uniti sa-

premo affrontare le nuove sfide che il 2010 ci pone davanti. Una unitarietà che non vuole

annullare le differenze e le diversità, illudendosi che tutto è uguale, ma che le accoglie e

ne fa sintesi e sistema. Non ci nascondo che questa sia una sfida difficile e nuova per que-

sta organizzazione che finora è stata gestita, perché le condizioni date, l’esito del processo

congressuale e la scelta di alcuni di non partecipare, con realismo e con un vincolo saldo

a quel gruppo che questa segreteria aveva determinato. Ora, ci troviamo di fronte due sfi-

de nuove, la prima, il tesseramento e la seconda la campagna elettorale per le regionali,

sfide che non possiamo che cogliere positivamente ma per le quali occorre

un’organizzazione più forte, più unita e meno orientata a veicolare rotture o giudizi sulle

proposte politiche in funzione di chi propone e non di ciò che è proposto. Tutti noi dirigenti

regionali siamo al servizio dell’organizzazione e dobbiamo operare per il suo continuo mi-

glioramento. Come raggiungere questa fondamentale unità? Occorre dapprima verificare

le condizioni. Tali condizioni che ad oggi sembrano essere presenti non si possono esaurire

in una semplice espressione di desiderio ma vanno a consolidarsi con atti concreti come

ce ne sono stati e come ce ne dovranno essere altri. Occorre cessare l’unilateralismo, ma

iniziare a concertare e concertarsi. Il documento presentato sabato è stato presentato an-

che oggi in questa sede. Legittimo. Ma voglio sottolineare una cosa: l’unità nasce dalla

concertazione e dal confronto, non può essere imposta e non può essere imposta da una

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parte. Tutti dobbiamo assieme sentirci chiamati ad una missione moralmente superiore, è

proprio per sottolineare questo assieme, che chiedo di ritirare quel documento a fronte

della garanzia che prima della pausa Natalizia avremo modo di reincontrarci ed insieme

votare, un documento che da questo presentato parte, ma non si esaurisce, figlio di una

discussione più ampia e plurale, un documento in cui tutti potremo riconoscerci e sarà il bi-

glietto da visita di un’organizzazione rinnovata nella struttura e negli obiettivi. Altrimenti,

con un atto unilaterale, si rischia di minare quel buon clima di disponibilità che si è creato,

mettendo a repentaglio l’unitarietà, non formale, ma sostanziale, che offro, oggi invece se-

condo me noi siamo chiamati a rafforzare e a consolidare tale spirito, e quindi ad avviare

altri spazi e tempi di discussione per rafforzare quello stesso documento e la futura organiz-

zazione.

Il rilancio che auspichiamo non potrà che passare da tre settori strategici: La comunicazio-

ne, l’organizzazione e la politica.

La comunicazione finora è stata sufficiente ma non adeguata alle ambizioni che legittima-

mente dobbiamo porci. Andrea Vezzaro nelle scorse settimane ha rimesso il suo incarico,

con serenità, sapendo di avere dato il massimo ma consapevole che gli impegni lavorativi

e politici non gli avrebbero permesso di implementare un sistema più ramificato e continuo.

Ho scelto di conferire l’incarico della comunicazione a Alessandro Zaffonato che in 10 gior-

ni ha già costruito un database di tutte le redazioni giornalistiche, televisive e radiofoniche

della nostra regione per permetterci di avere una migliore presenza sui media, sta riunendo

tutti i responsabili comunicazione della regione, e come avete potuto vedere abbiamo a-

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perto una pagina fan su facebook, allo stesso modo nelle prossime settimane saranno ef-

fettuati degli ammodernamenti al sito. Nei prossimi giorni i segretari provinciali riceveranno

inoltre un procedurale per creare reti sinergiche nelle nostre iniziative implementando un

maggior rapporto provincia – regione.

L’organizzazione in questi mesi non si è rivelata all’altezza del difficile compito di sorreggere

l’iniziativa politica finora sviluppata con solidità e continuità. E’ ovvio che in una fase di tes-

seramento occorrerà un cambio di marcia, uno scatto in avanti,una maggiore presenza e

frequenza sul territorio regionale ed un maggiore raccordo con l’UdP e gli altri organi

dell’organizzazione. Questo finora non è stato possibile, e me ne assumo le responsabilità,

dato che il segretario organizzativo è nominato secondo regolamento “in staff”. E’ ovvio,

tuttavia, che il mio comportamento oltre che irresponsabile sarebbe anche colpevole se

non provvedessi a porre rimedio alla situazione. Per questo giovedì 3 ho convocato il segre-

tario organizzativo per capire se questo cambio di marcia è possibile nelle condizioni attua-

li.

Sia organizzazione che comunicazione dovranno lavorare per equipe e nelle prossime setti-

mane provvederemo a comporre dei dipartimenti. A cui chiederò come primo segno del

lavoro la pubblicazione di un giornalino e una riunione con tutti i responsabili di area.

La politica dovrà ripassare per un esecutivo rinnovato in cui chi ha lavorato dovrà essere

premiato e chi non ha lavorato allontanato. Occorrerà provvedere a una riduzione del nu-

mero, pur mantenendo una certa rappresentatività territoriale e premiare merito e compe-

tenze. Come si è finora proceduto per individuare i membri della commissione rel. Int. Na-

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zionale.

Da questa direzione dobbiamo uscire quindi più uniti e rinnovati con un progetto di innova-

zione chiaro e saldi nella nostra missione generazionale.

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Conferenza Stampa di lancio della campagna “Mai Più Omofobia”

“I Giovani Democratici del Veneto, - dichiara Filippo Silvestri, Segretario Regionale dei GD

veneti – non possono rimanere a guardare in silenzio, non possono che denunciare questa

inaccettabile barbarie. Di fronte al moltiplicarsi di atti violenti a sfondo omofobico, le ag-

gressioni, le discriminazioni nel luogo di lavoro, la violazione continua della dignità della

persona, occorre produrre atti concreti per segnalare come la nostra cultura, la cultura de-

mocratica e veneta, sia una cultura di apertura e tolleranza, di rispetto della dignità delle

persone. Una cultura, prima che una politica, alternativa a quella proposta dalle destre xe-

nofobe ed omofobiche nell’ultimo decennio!”.

Il segno concreto lanciato dai Giovani Democratici Veneti è una mozione da approvare

nei consigli comunali e provinciali, di lotta all’omofobia, chiedendo quindi alle amministra-

zioni di impegnarsi nella promozione nella lotta all’omofobia e nella promozione di una

nuova e più giusta cultura di rispetto. Unitamente sarà lanciata una mobilitazione Facebo-

ok che è iniziata con la presentazione della mozione il 10 Dicembre, anniversario della di

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

“Siamo convinti – continua Silvestri – che oggi più che mai, occorra dire NO alla paura, di-

re No alla barbarie e di fronte ai continui attacchi leghisti e delle destre! La nostra genera-

zione crede ancora che quest’Italia che il Berlusconismo ha reso piccola e spaventata,

possa cambiare. La nostra generazione crede e si impegna nella realizzazione di una socie-

tà aperta e solidale”.

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“La situazione dell'omofobia in Veneto è pesante. – aggiunge Enrico Peroni, Segretario del

circolo centro di Vicenza e promotore della stessa mozione già approvata dal Consiglio

Comunale di Vicenza – Esistono casi di cronaca evidenti come ad esempio il ragazzo che

è fuggito a Barcellona nel Maggio 2008 per la non accettazione della propria condizione

da parte della famiglia. Esistono, allo stesso tempo, molte situazioni di disagio di persone o-

mosessuali non accettate nel mondo della scuola, al lavoro, con gli amici, che non salgo-

no all'onore della cronaca.

Combattere questa omofobia strutturale e strutturata nella società è compito delle istituzio-

ni politiche e amministrative. Per questo mi sono impegnato perchè il Comune di Vicenza

approvasse una mozione contro l'omofobia che impegnasse l'Amministrazione ad attivare

una serie di iniziative di sensibilizzazione a più livelli.

Credo che votare mozioni come questa in tutti i Comuni del Veneto sarebbe un forte se-

gnale in primo luogo per combattere l'omofobia e in secondo luogo per segnalare il biso-

gno, a livello nazionale, di una legge sull'omofobia, come richiesto costantemente dall'U-

nione Europea".

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Solidarietà a Berlusconi vittima di attentato

Esprimo solidarietà piena al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, certi gesti inqualifica-

bili sono atti da condannare fermamente. La stagione della violenza è un incubo che il no-

stro paese ha già vissuto e troppe persone, troppi innocenti hanno pagato un prezzo altissi-

mo per difendere la nostra democrazia. Occorre ritornare ad un clima politico sano, non

inquinato dai toni esacerbati e carichi di livore dei giorni appena strascorsi e l’esempio non

può che partire dalle forze politiche ma in particolare da chi ha la responsabilità del Go-

verno!

Oggi, il Paese ha il dovere di fare quadrato attorno al proprio presidente del Consiglio, ma

sia chiaro non si usi questo episodio, che è un gesto isolato esecrabile e violento, strumen-

talmente, non diventi questo il pretesto con il quale giustificare un colpo di mano, già an-

nunciato, sulla nostra costituzione repubblicana e democratica.

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Rosarno: il fallimento delle politiche Leghiste

Fatti come quelli accaduti a Rosarno, sono fatti straordinari, quei fatti che sebbene possa-

no apparire “estemporanei” profumano di Epos e di Storia.

Il ministro Maroni ha preferito tagliare corto, ed ascrivere tutto alle conseguenze

dell’immigrazione clandestina e alle politiche lassiste della Regione Calabria. Nulla di più

leghista e Leghizzante, nulla di più sbagliato.

Supponiamo che quei braccianti, sfruttati, sottopagati, taglieggiati e sottoposti a condizioni

di vita inumane, non fossero Africani. Saremo di fronte ad una manifestazione simile a quel-

le di fine ottocento, primi del novecento caratterizzarono la nascita delle leghe bracciantili

nella pianura padana. Ritenendo quindi accidente il colore della pelle, e non sostanza del

problema, scopriamo che questi braccianti hanno avuto il coraggio di opporsi alla

‘ndrangheta, di protestare e reagire alle continua negazione della loro dignità di persone e

lavoratori. Penso meriti una sottolineatura tutto questo, così come ha già fatto Saviano: de-

gli stranieri si sono ribellati alla mafia, dando a tutti noi un alto esempio di libertà, di corag-

gio, di lotta per il diritto alla dignità della persona e diritto al lavoro che spesso noi italiani

non abbiamo il coraggio di intraprendere.

Abbiamo, inoltre, assistito ad un altro fatto storico ovvero alla nascita di una presa di

“coscienza di classe” che dovrebbe inquietare tutti noi. La nascita di una coscienza di clas-

se implica necessariamente conflitto con “le altri classi”. Ora se questa nuova classe che

prende coscienza di sé è quella degli immigrati, dei clandestini, dei clandestini, degli ultimi,

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allora significa che l’integrazione è mancata, che in Italia, i governi delle Destre in questi 15

anni hanno totalmente ignorato il tema dell’integrazione cercando di mettere la polvere

sotto il tappeto gridando prima ai terroni, poi agli extracomunitari, poi al clandestino poi

alla sicurezza.

E’ a Rosarno quindi che si infrange la miopia e l’incapacità leghista. La repressione, la di-

scriminazione, l’odio e la paura che giornalmente la propaganda leghista veicola ha co-

me conseguenza l’emerginazione, lo sfruttamento fuori dalle tutele e dai diritti, la tensione,

la paura e la reazione. La ribellione al sistema mafioso è un altro segnale del fallimento le-

ghista, agli esordi partito giustizialista e forcaiolo, oggi più preso ad abbattere la

“bidonville” degli ultimi della terra, piuttosto che attivare un indagine approfondita col mi-

nistero degli interni, lo stesso che disposto poche settimane fa il trasferimento del prefetto di

Venezia, reo di aver agevolato le politiche d’integrazione proposte da Massimo Cacciari,

per trovare gli aguzzini, gli aggressori che hanno con un gesto vile e irrispettoso della digni-

tà dell’uomo, dato il via alla rivolta, per punire coloro che consapevolmente avevano as-

sunto clandestini per non garantire loro i basilari diritti di ogni lavoratore, per colpire quindi i

mafiosi.

I fatti di Rosarno sono quindi la naturale conseguenza della politica leghista, l’odio genera

odio. Alla nostra generazione, alla cultura democratica invertire la tendenza, diritti, cittadi-

nanza e integrazione, debbono essere da domani le nostre priorità.

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Brunetta, la nostra generazione non è in vendita

“Brunetta, questa nostra generazione non è in vendita, non creda di fare proselitismo in Ve-

neto con queste proposte demagogiche e populiste!” – commenta Filippo Silvestri, Segre-

tario Regionale dei Giovani Democratici del Veneto, la recente proposta del Ministro di

“dare ai giovani 500 euro al mese” – “ Dopo averci dato dei bamboccioni, come fece a

sua volta Padoa Schioppa, ha ben pensato di recuperare l’offesa recandocene

un’ulteriore!”. “ E’ chiaro che nel nostro Paese – continua Silvestri – manca un welfare a fa-

vore dei giovani, un sistema tutto da implementare e costruire. In Italia si è sempre scelto di

tutelare la gallina e non l’uovo, mi fa piacere che il governo abbia preso atto di questo li-

mite, allora avanzi proposte credibili, reali e non puro assistenzialismo che mina la reale ca-

pacità di essere indipendenti, liberi, intraprendenti, che finiranno per trasformare i cosiddet-

ti bamboccioni in bamboccioni di Stato. Il tema dell’accesso al credito di impresa, dei mu-

tui agevolati per le giovani coppie, del diritto allo studio sono temi centrali. Il PD nella cam-

pagna elettorale 2008 aveva proposto l’introduzione dell’assegno di ricerca di lavoro, me-

desimo provvedimento aveva sollecitato la nostra organizzazione lo scorso anno e un dise-

gno di legge in materia di accesso al futuro delle giovani generazioni esiste, ed è stato pre-

sentato dall’ on. Daniela Sbrollini (PD). Se affettivamente vuole fare qualcosa per la nostra

generazione, on. Brunetta, si impegni a far votare del PDL assieme al PD quel provvedimen-

to in Parlamento!”

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“Immagino che la sparata del ministro, da subito smentita dal governo, risponda più che

agli interessi di questa generazione precaria alla necessità di costruire un consenso eletto-

rale a Venezia. – Conclude Silvestri – Allora vorrei chiedere a Brunetta candidato sindaco

se sa quanto costa un appartamento a Venezia per uno studente fuori sede, quanto costa

la vita da pendolare per studiare allo IUAV o a Ca’ Foscari, a quanti sacrifici questa gene-

razione è costretta aggiungendo allo studio qualche “lavoretto” e a quanti sforzi e sacrifici

sono costrette le nostre famiglie, le stesse verso cui con la sua proposta di macelleria socia-

le alimenta un odio generazionale. Allora se effettivamente questo governo ha a cuore

questa generazione, e non ne vuole solo in consenso in vista di Marzo, perché non propor-

re quattro semplici cose, quattro proposte che erano nel programma del PD per le politi-

che 2008 e che, per certo, sulle quali Giorgio Orsoni e i giovani che lo appoggiano stanno

già lavorando: l’assegno di ricerca di lavoro, la costruzione di Campus nelle città universita-

rie, nuove politiche per la casa (mutui agevolati a tasso fisso, sgravi sugli affitti e vantaggi

fiscali per chi affitta ad un giovane) e la riforma del mercato del lavoro (perché nessuno

nega la necessità di un sistema flessibile ma è chiaro a tutti che è la precarietà del lavoro

che ci rende, ahinoi, “bamboccioni”).”

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Relazione del segretario politico Direzione Regionale 29 Gennaio 2010

“Due operai stanno ammucchiando mattoni lungo una strada. Passa un viandante che s’informa sulla natura del loro lavoro. Uno modestamente risponde: “Sto ammucchiando mattoni!”. L’altro esclama “Innalzo una cattedrale!””

Pietro Nenni, discorsi parlamentari “Il nostro dovere è oggi estremamente complesso e difficile. Non si tratta solo di essere più efficienti, ma anche più profondamente capaci di comprensione, più veramente parteci-pi, più impegnati a far cogliere in noi non solo un’azione più pronta, ma un impegno di tut-ta la vita, un’anima del mondo che cambia per essere migliore e più giusto.”

Aldo Moro

Vorrei aprire questa relazione ripercorrendo rapidamente un anno di segreteria. Il 18 gen-

naio 2009 dopo numerose difficoltà di gestazione, litigi, incomprensioni, ostracismi sulle per-

sone questa si è proceduto a votare questa segreteria, con un ampia maggioranza, certo,

ma con scontri e alcune astensioni. Si è votata dopo un’unificazione di carte programmati-

che, voluta, proposta ed auspicata da me, per poter far sì che l’organizzazione potesse

nascere sotto il segno di un’unità che qualcuno ha sempre osteggiato, e che di fatto dopo

non c’è stata. Ogni sensibilità è stata rappresentata negli organi, e a differenza di altre re-

gioni in Veneto la pluralità c’è stata, realmente.

I giovani delle associazioni, i giovani che precedentemente non avevano fatto parte di al-

cuna organizzazione giovanile, oggi sono protagonisti di questo giovanile! Ciò ad eviden-

ziare che pluralità ed unitarietà non sono strettamente legate, può esserci pluralità ma non

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unitarietà e viceversa. In coscienza tuttavia ho sempre creduto che questo partito si fondi

sulla pluralità, per questo credo che l’organizzazione oggi possa dirsi in salute e perfetta-

mente aderente al progetto politico del Partito Democratico. Non sarei onesto, però, se

non ribadissi come per un’organizzazione giovanile l’unitarietà sia importante. Se la funzio-

ne di un giovanile è quella di creare un fronte generazionale di nuovi dirigenti che conten-

dono il partito ai dirigenti delle generazioni precedenti, allora, le guerre, gli scontri tra gio-

vani, risultano oltre che dispendiose, stupide e controproducenti perché agevolano chi sta

davanti a noi.

Ci abbiamo provato a ricercare questa unità: peso ai territori, rappresentanza di tutte le

sensibilità negli organi, e mi permetto di sottolineare come in altre regioni una sensibilità, la

mia, sia costantemente esclusa dagli organi e dai processi, ma poi c’è stato un disimpe-

gno, basti guardare i fogli presenze di esecutivo, direzione regionale e U.d.P. Non nascon-

do che per quante potessero essere le motivazioni, il disegno politico o l’obiettivo acciden-

tale è stato voler delegittimare l’organizzazione.

Nonostante ciò, nonostante che la strutturazione ci abbia impegnato fino ad Aprile, nono-

stante le tornate elettorali di maggio-giugno, nonostante il congresso, l’organizzazione è

nata, si è articolata nei territori e ha prodotto iniziativa politica!

Il volantinaggio alle porte delle fabbriche, il libro sul 25 Aprile, il Rinnovatour, la mozione

sull’IRAN approvata in numerosissimi comuni veneti, l’assemblea con Luca Telese, l’incontro

con Abolhasssan Banisadr, la partecipazione a tutte le scuole politiche riuscendo ad otte-

nere più posti di quelli inizialmente stanziati, il dibattito a tre tra i candidati alla segreteria

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regionale, l’iniziativa “Il partito del 26 Ottobre”, la mozione sull’immigrazione, la campagna

“Mai più omofobia” arrivata fino al consiglio regionale e la campagna “United colours of

democracy”. Certo si poteva fare di più e fare meglio. Certo, qualcuno ha sostenuto che

stessimo solo ammassando pietre, io ho sempre creduto che stessimo costruendo una cat-

tedrale. Ora abbiamo l’occasione per costruirla realmente, tutti assieme, inaugurando

questo 2010 con una stagione di vera unità. Non perdiamola.

Come tradurre questa possibilità in concreta opportunità: ricostruendo un esecutivo che

non aveva mai funzionato a regime, valorizzando figure che nel territorio si sono contraddi-

stinte per merito e capacità, ammettendo gli errori passati, me compreso, e ce ne sono

stati, e aprendo postazioni chiave per l’azione politica a coloro che finora si sono sentiti e-

sclusi e desiderano aderire, senza doppi fini, come pontefici e non come guastatori, alle

dinamiche difficili di gestione politica della giovanile.

E’ questa unità che dobbiamo trovare, senza rimpianti per le navi con cui siamo salpati dai

precedenti approdi e con la ferma volontà di confrontarsi con realismo con l’esigenza di

aprire una nuova stagione giocandosi e rischiando tutto. Non ci saranno figli di dei minori,

non ci saranno divisioni se l’obiettivo di tutti noi è lo stesso, costruire la cattedrale, e non

guastare il lavoro degli altri.

Occorre essere immediatamente attivi, le prossime settimane saranno ricche di eventi: la

due giorni sul federalismo e la lega, la conferenza sull’ambiente, quella sul welfare ed i se-

minari di aggiornamento su finanziaria, giustizia, riforme istituzionali, e cooperazione. C’è

molto da fare in questi mesi anche sul tema formazione e lavoro, dato che probabilmente

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ospiteremo la scuola nazionale di formazione dei GD questa estate. Vorrei inoltre che

l’organizzazione possa essere pronta per il 25 Aprile. Due sono le scadenze un cineforum

preparatorio sul ventennio ed il grande cinema Italiano e l’avvio della campagna sulla co-

stituzione: “costiTUzione”.

Prima di parlare del tema principe di questa direzione vorrei rivolgere l’attenzione verso al-

cune vicende delle ultime settimane. La prima: in questa settimana sono stati avviati i con-

tatti con Libera per avviare un percorso dapprima di avvicinamento, di sensibilizzazione al-

la legalità e all’antimafia, poi di coinvolgimento nelle campagne ed, infine, di collabora-

zione ai fini del radicamento, in contemporanea, sono stati avviati i contatti con il prof. Gui-

dotto, consulente in pensione da un paio di anni della procura antimafia e del ministero

della giustizia, per l’approfondimento culturale e legislativo sui fenomeni mafiosi in Veneto

e sulla cultura dell’antimafia. Stiamo inoltre intensificando i rapporti con Legambiente e do-

vrebbero vederci presto firmare un protocollo d’intesa sulla sostenibilità ambientale

dell’organizzazione giovanile. Il 20 Febbraio ospiteremo la campagna Nazionale “Stranieri

di Nome, Italiani di Fatto!”. Con i segretari provinciali inoltre abbiamo lavorato ad un pro-

getto di iniziative di campagna elettorale per le regionali e la stesura di alcuni punti pro-

grammatici per il programma del PD per le regionali. Nelle iniziative svilupperemo i punti

programmatici elaborati dalle province. Sarà inoltre occasione questo tour regionale per

incontrare gli esecutivi, i gruppi dirigenti e i coordinatori di circolo di ogni provincia per av-

viare il processo che ci porterà dopo le regionali ad avviare la conferenza organizzativa sul

tema “Come si pone l’organizzazione al di fuori di sé”.

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Il lavoro su scuola e università è stato intensificato e Nicola Firla sta incontrando i segretari

provinciali ed i rispettivi responsabili scuola per censire lo stato dell’arte dei rapporti con le

studentesche e per capire quale sarebbe lo spazio in Veneto per FdS.

A dicembre a malincuore, dopo il mandato di questa direzione a porre in essere anche

strumenti straordinari per migliorare l’aspetto “organizzazione” ho voluto convocare a più

riprese il segretario organizzativo per parlare di campagne e tesseramento, come indicato

nelle mail di convocazione. Occorrevano delle garanzie di lavoro e occorreva verificare se

la disponibilità e la fiducia per gestire assieme queste fasi delicate del riavvio

dell’organizzazione dopo il congresso.

Il segretario organizzativo, non si è mai presentato, in nessuna occasione, dapprima lamen-

tando il poco preavviso, poi altri impegni improrogabili, poi dopo una settimana l’esigenza

per l’organizzazione di cessare dinamiche politiche maggioranza minoranza e di nominare

un tesoriere. Tutte cose lapalissiane, già annunciate in direzione regionale, e non attinenti

alle specifiche richieste. Non essendo poi intervenuto alcun altro contatto, neppure telefo-

nico, su ulteriore mia sollecitazione il segretario organizzativo ha continuato a negare la sua

presenza. E’ chiaro quindi che in quelle condizioni non era possibile per l’organizzazione ri-

prendere quota.

Avrei preferito percorrere altre vie, più signorili e più rispettose della persona, ma in assenza

della possibilità di avere un incontro, mi sono visto costretto a comunicare a mezzo lettera

la sospensione dall’incarico al Segretario Organizzativo, in attesa di una successiva direzio-

ne. Avrei preferito scoprire nelle settimane che sono seguite che il vincolo fiduciario potesse

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ancora esistere, ma non ci sono state ulteriori comunicazioni né segnalazioni di disponibili-

tà al lavoro. Per questo, come prevede il nostro regolamento, ho deciso di attuare tale

provvedimento, perché a noi serve un segretario organizzativo presente e che lavori!

Non mi dilungherò oltre, ho tuttavia catalogato tutta la nostra corrispondenza per non da-

re adito a dietrologie, a interpretazioni strumentali. Qualcuno ha sostenuto che io abbia vo-

luto allontanare Marco perché non allineato, nulla di più sbagliato. Io ho valutato con og-

gettività il lavoro e la disponibilità ad incrementarlo nei mesi successivi. E basta.

Rendiamoci conto, che in quelle condizioni, volendo rispettare i passaggi formali del rego-

lamento che ci siamo attribuiti per il tesseramento, non sarebbe stato possibile avviare il

tesseramento, che sta funzionando in molte realtà.

Mi spiace che qualcuno abbia voluto minare la sovranità della direzione facendo uscire,

prima che io potessi riferire alla direzione dopo aver riferito ai segretari (presenti 6 su 7, e tut-

ti si sono dichiarati d’accordo). Certe cose, per altro sempre tristi, sono delicate, riguarda-

no la dignità della persona, ed io né oggi né mai affronterò un tema così delicato in una

mailing list, perché non lo accetterei se fosse fatto a ma. A questa direzione si sarebbe rife-

rito, avevo promesso, e nel testo inviato a marco si fa riferimento proprio al potere e alla

sovranità di questo organo. Organo a cui oggi comunico ufficialmente la sospensione

dell’incarico, che è di mia nomina e di mia fiducia, avviando da lunedì una fase di consul-

tazione con i segretari provinciali, contando in dieci giorni di poter provvedere in quella se-

de ad individuare un segretario organizzativo.

C’è in tutti noi, in tutte le persone che ho incontrato in questi giorni il forte, fortissimo deside-

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rio di Futuro. A lungo ci siamo dimenati in dinamiche, maggioranza minoranza, questi con-

tro quelli, ex questo contro ex qualcos’altro, dinamiche in cui abbiamo perso, tutti, me

compreso una incredibile mole di energia. C’è un mondo da conquistare lì fuori, c’è una

generazione che ha bisogno di noi, il futuro deve iniziare oggi. Per tutti! Non ci sto, non ci

sto a farmi impiccare al metodo del bilancino, al cencelli o a perseguire strade astruse per

la definizione di organi che saranno determinati dal merito, dalla politica e dal territorio.

Non basterà un ordine del giorno ad invertire un processo già avviato. Nell’esecutivo saran-

no individuati, sulla base del territorio, del merito, delle capacità anche un vice ed un teso-

riere. E saranno scelti sulla base delle capacità e dell’esperienza! Il processo è già stato

condiviso con i segretari provinciali ed è chiara, o meglio lo era, dato che mi pare di capi-

re che qualcuno voglia inceppare burocraticamente l’ingranaggio e farci attendere un

altro mese con una campagna elettorale alle porte, per individuare un tesoriere. D’ora in

poi le scelte dell’organizzazione si faranno negli organi. Ci sono esigenze reali però: è chia-

ro che l’esecutivo dovrà essere riunito più spesso, una volta ogni due settimane, è chiaro

che questa direzione è molto larga ed occorrerà un organo più agile che già esiste nel

partito e che si chiama ufficio politico che permetterà di avere una cinghia di trasmissione

verticale (Nazionale - territori) ed una cinghia di trasmissione orizzontale (esecutivo – direzio-

ne - province) che si riunirà sovente, una volta ogni tre settimane indicativamente.

Non ci saranno scatole cinesi, né commissioni diverse da quelle tematiche per il momento.

Statuto e regolamento assembleare, votati all’unanimità dalle assemblea regionali di Ve-

nezia e Rovigo, già ci sono. Nel regolamento la direzione convocata ad hoc per dirimere

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l’unico punto sospeso ossia il numero legale, non aveva raggiunto un sostanziale accordo,

se non sul fatto che non essendoci norma precisa si sarebbe adottato come numero lega-

le il 50%+1 degli aventi diritto. Oggi possiamo chiudere direttamente quel punto, se il pro-

blema è la questione di colmare un vuoto normativo, la mia proposta è il 35% degli aventi

diritto.

L’assemblea regionale sarà convocata nei prossimi mesi, io credo auspicabilmente dopo

le regionali all’interno di quel progetto con cui stiamo lavorando con i segretari provinciali,

ovvero,la conferenza organizzativa.

Il 2010 che dobbiamo costruire dovrà essere un anno incentrato su due priorità: tessera-

mento ed iniziativa politica, io sto lavorando per questo, basta burocrazia, basta regola-

menti, in tutte le province si sta manifestando rispetto a questa conduzione insofferenza.

Basta! Il 2010 deve segnare il ritorno alla politica, sull’agenda proposta dal segretario e

condivisa negli organi. Il ritorno alla politica si dovrà esprimere principalmente in una spinta

propulsiva per le regionali e nel completamento del radicamento.

Due proposte concrete, immediatamente attuabili: si dia mandato ad ogni provinciale ad

esplorare le condizioni per la candidatura di un giovane al consiglio regionale per ogni pro-

vincia, si dia mandato a questo esecutivo di individuare modalità e metodi con cui, de-

mandando i singoli provinciali, comporre un circolo del PD in ogni università del Veneto.

Siamo giunti dopo lunghe difficoltà ad individuare il nostro candidato governatore. Da un

lato un’opzione politica: l’accordo con l’UDC di DePoli, dall’altra la scelta tra Laura Puppa-

to e Giuseppe Bortolussi. Opzioni e nomi estremamente validi, rispondenti da un lato ad e-

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spandere l’area di consenso e dall’altro rinvigorire il partito.

Ora l’organizzazione giovanile deve porsi accanto al partito e farsi garante dell’unità, del

partito, Bortolussi è sicuramente un candidato forte, ma dovremo essere noi come giovani

a metterci a disposizione del partito, a chiedere spazi per contribuire fattivamente alla con-

cretizzazione del risultato elettorale, come già accaduto a Venezia per le primarie e come

accadrà per le amministrative. Ora credo che stia a noi “gettare scandalo” ovvero farci di

una posizione nuova, se è chiaro che non saremo mai a fianco dell’UDC, per ciò che rap-

presenta in Veneto, credo che Bortolussi e Puppato possano stare nello stesso progetto di

partito in Veneto, e quindi dovremo chiedere al partito che Laura Puppato possa affianca-

re nel maggior numero di occasioni e di campagna elettorale Bortolussi.

Dobbiamo oggi gettare le basi del nostro futuro che inizia oggi. Dobbiamo iniziare a costru-

ire la NOSTRA CATTEDRALE, ambiziosamente, sfidando il cielo.

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Nasce il nuovo esecutivo regionale dei Giovani Democratici

Dopo una direzione regionale dai toni accesi ma conclusasi con un voto unitario, i Giovani

Democratici del Veneto varano il loro nuovo esecutivo. “E’ un risultato inseguito a lungo –

commenta Silvestri – ma credo che su questo esecutivo si possa fondare una nuova stagio-

ne di grandi successi per l’organizzazione, e da questo esecutivo possano emergere i diri-

genti della nostra organizzazione dei prossimi 10 anni. L’esecutivo è stato scelto sulla base

di competenze, merito e lavoro svolto nell’ultimo anno nel territorio. Nella squadra vorrei

evidenziare, tra tutte le figure di grandissima competenza e serietà, l’ingresso di due ven-

tenni di prospettiva: Luca dell’Osta e Riccardo LaBianco. L’esecutivo sarà riunito già nelle

prossime settimane e sarà il motore dell’organizzazione in vista della tornata elettorale.”

L’esecutivo regionale è composto oltre che dal Segretario Regionale, Filippo Silvestri, e il

coordinatore dell’esecutivo, Leonardo Ebner, da Antonio Bressa (PD, 25 anni) vice-

segretario e delega a Economia, innovazione ed attività produttive, Alberto Carpenedo

(VI, 23 anni) Tesoriere e delega al Found Raising e Feste, Matteo Benedetti (VR, 25 anni) La-

voro, Enzo Muoio (VE, 28 anni) Formazione e Welfare, Leonardo Tiengo (VE, 26 anni) Unione

Europea e Rapporti Internazionali, Manuela Mtanis (PD, 24 anni) Immigrazione e nuova cit-

tadinanza, Nicola Firla (VE, 24 anni) Scuola e Università, Nicola Fagotto (TV, 22 anni) Am-

biente ed infrastrutture, Luca dell’Osta (BL, 20 anni) Autonomie Locali e Riforme Istituzionali,

Riccardo La Bianco (20 anni) Legalità, Associazionismo, Pari Opportunità e Diritti.

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Ricordare per capire

Una pubblicazione di 25 pagine, scaricabile dal sito www.giovanidemocraticiveneti.it, con

all’interno testimonianze e informazioni sulla tragedie delle foibe. Così si concretizza l’ultima

iniziativa dei Giovani Democratici Veneti; un documento forte dove si raccontano le atroci-

tà che hanno caratterizzato una delle pagine più buie della storia del Novecento Italiano.

Filippo Silvestri, segretario dell’organizzazione afferma che “a volte ricordare e capire la sto-

ria implica dover fare i conti con verità, fatti e testimonianze che ci fanno tremare i polsi,

che fanno vacillare certezze che disvelano davanti a noi la complessità delle vicende u-

mane”.

Antonio Bressa, vicesegretario dell’organizzazione ricorda che “la barbarie delle foibe ed il

dramma del popolo Istriano – Dalmata, ha toccato in larga parte anche popolazioni di ori-

gine veneta e ancora luci ed ombre si addensano su fatti avvenuti nel nostro stesso territo-

rio”. I due insieme affermano e riconoscono il ruolo della Partigianeria, “una pagina nobile

e fondamentale della storia civile e morale del nostro Paese”, ma non temono di affermare

“che vi furono anche episodi negativi, deviati ed estremi che portano a riconoscere e a

gridare senza se e senza ma che in noi è forte il rifiuto e la condanna per ogni ideologia,

per ogni regime, per ogni dittatura, che nega la libertà e la dignità dell’uomo in quanto ta-

le, che discrimina sulla base del colore della pelle, dell’origine, della religione o del credo

politico. Siano essi regimi Fascisti, Nazisti, Comunisti o Teocratici, essi ieri, oggi e domani era-

no, sono e saranno sempre il Male assoluto”.

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Leonardo Ebner, coordinatore dell’esecutivo ricorda che il movimento giovanile del Pd

“non è e non sarà mai incline al revisionismo, né ad un relativismo che vuol dimostrare che

tutto in fondo è uguale, non accetterà facili semplificazioni perché deve essere sempre

chiaro da che parte pende il piatto della Storia: in difesa dei valori della nostra Costituzione

e dei nobili ideali che animarono la Resistenza”.

Conclude Silvestri auspicandosi di vedere “questa stessa forza ed onestà in molti giovani di

destra, specialmente oggi, specialmente al Nord, in cui il Leghismo sembra aver risvegliato

certi sentimenti di odio e paura nei cittadini del nostro Paese. Per questo noi ricordiamo:

per capire, per poter costruire un futuro migliore, per ribadire i valori democratici, per difen-

dere sempre la libertà e la dignità della persona”.

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Veneto 2015

La visita di Giuseppe Bortolussi a Rovigo lo scorso Martedì, ha sicuramente galvanizzato i

militanti e gli elettori del Centro – sinistra polesani, non tanto perché in tutti si è svegliato in

questi giorni un imperativo morale “non consegnare il Veneto alla Lega”, ma perché si è

presentato un candidato governatore che ha dimostrato di conoscere la nostra terra, le

sue difficoltà e contraddizioni, e perché per questa provincia propone un progetto di cre-

scita e sviluppo concreto e sicuro, in grado di valorizzarne le peculiarità.

E’ per questo che vorrei provare a fare un esperimento, ad immaginare di trovarmi nuova-

mente candidato alle regionali del 2015 e di sostenere la candidatura di un Giuseppe Bor-

tolussi, governatore uscente.

Il Polesine del 2015 pur non essendo in sé diverso è migliore e si sente più forte più orgoglio-

so della propria storia e più consapevole delle proprie opportunità. Il parco del Delta del

Po’, in cui non ci saranno centrali nucleari, grazie ad una giusta politica ambientale è meta

di turismo internazionale, i turisti arrivano via nave. Nel 2015, infatti, dal lago di Garda si può

scendere via nave fino al delta del Po’ o in alternativa seguendo il tracciato dell’antica via

Postummia visitare Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia, poi risalire fino a Caorle e

da lì riscendere via nave, visitando lagune, valli, sacche e casoni arrivare fino al Parco.

Il Polesine del 2015 è una terra ancora verde, in cui la necessaria infrastrutturazione, che ci

permetterà di stare all’interno dei principali assi viari ed economici del Nord e dell’Europa,

ha saputo sposarsi con la vocazione imprenditoriale che ci è propria: l’agricoltura di quali-

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tà. I terreni non saranno più uno strumento di speculazione edilizia o fondiaria, ma un reale

strumento di benessere ed innovazione. Un Polesine quindi su cui l’amministrazione regiona-

le ha realmente investito ed in cui anche giovani imprenditori potranno riscoprire la bellez-

za di un mestiere antico rinnovato dalle nuove tecnologie già diffuse in Europa, un Polesine

riferimento dell’enogastronomia e dello slow food. Sono numerose le imprese agricole che

uniscono un prodotto di qualità alla produzione di energie dai liquami animali o con il foto-

voltaico o tramite la fermentazione dei residui della lavorazione dei cereali o della verdura.

Sarà un Veneto più solidale e più attento alla tutela del lavoro dipendente, già oggi Borto-

lussi da consulente del ministero ha proposto l’introduzione della cassa integrazione per i

dipendente delle piccole imprese. E in questo Veneto, che magari starà per organizzare le

Olimpiadi di Venezia, le prime olimpiadi verdi della storia, ci sarà un Polesine che non sarà

più costretto ad esportare cervelli e talenti giovanili ma sarà in grado di offrire le condizioni

per la piena realizzazione si sé a tutti i suoi abitanti.

E’ così che immagino il Veneto tra cinque anni se Giuseppe Bortolussi vincerà le elezioni re-

gionali di Marzo, ed è questa l’idea di Veneto e di Polesine che vogliamo costruire. E’ que-

sta la forza della politica vera quella di dipingere un’idea di futuro. Viceversa temo che

dall’altra parte ci siano principalmente spot elettorali e non di disegni strategici, pagine pa-

tinate tra formaggi, viti e campi di grano, scarpe sporche di fango ma poche idee di come

vogliamo la nostra terra tra 10 anni, solo un’idea di politica fatta di particolarismi, potere e

paura del diverso.

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Riprendiamoci il Leone di S. Marco

“Continuo a non rassegnarmi all’idea che questa, la mia, sia una generazione destinata a

stare ai margini, una generazione debole, una generazione di bamboccioni. Continuo a

non rassegnarmi all’idea che questa sia una generazione che vive la disillusione, una gene-

razione senza valori, una generazione slegata e lontana dalla propria terra. E’ per questo

che quando mi è stato chiesto di entrare nel listino di Giuseppe Bortolussi non ho esitato ad

accettare, per dimostrare che non è così! – dichiara Silvestri, Segretario Regionale dei Gio-

vani Democratici – E’ proprio sulle idee e sui talenti di questi giovani nati negli anni ’80 che

è possibile costruire un Veneto nuovo, migliore e più giusto!”

Nonostante negli ultimi anni la Lega sia sempre stata premiata dall’elettorato giovanile Fi-

lippo Silvestri è convinto che “ se il centro sinistra ritornerà veramente a parlare alla gente,

se il centrosinistra si lascerà alle spalle la dannata tentazione dell’essere asettico e superio-

re ritornando a parlare la lingua della gente, se il centrosinistra recupererà concretezza e

voglia di sognare, allora anche i giovani ci premieranno. Non credo che oggi tutti i giovani

siano leghisti, anzi, c’è tutto un mondo da scoprire dalle associazioni, ai movimenti, alle

parrocchie, tutte realtà in cui ci sono giovani impegnati per la propria comunità. Ed anche

tra i giovani che vengono dipinti come disimpegnati c’è attenzione, c’è un’esigente richie-

sta di politica efficace, efficiente e pragmatica, cosa che almeno in apparenza le destre

riescono ad offrire, ma che non sono in grado di mantenere. E’ a tutti questi giovani, che

invito a riflettere sulle proposte pragmatiche e concrete di Bortolussi, che rivolgo il mio ap-

pello “Riprendiamoci il Leone di San Marco, assieme!”

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Zaia venga sul Po dopo il disastro del Lambro

“Il Ministro dell’Agricoltura venga in Polesine a relazionarci – commenta Silvestri la crisi eco-

logica del fiume Po - sulle azioni che intende intraprendere per limitare i danni derivati

dall’inquinamento del Po. Venga a dirci come intende risolvere in breve tempo gli effetti

pericolosi sulla biodiversità, sulla flora e la fauna del delta e cosa farà il ministero per limita-

re i danni economici per la pesca, le coltivazioni e l’allevamento. E’ di questa mattina la

notizia che è stata riscontrata nel Po la presenza di di-cloroetano, sostanza chimica persi-

stente, bioaccumulabile e cancerogena, se ciò fosse provato i danni economici per le atti-

vità sarebbero altissimi. Finora Luca Zaia, forse era impegnato a farsi fotografare a spese

dei contribuenti, non ha detto nulla. Prenda una posizione netta!”

Certo che la magistratura saprà appurare le responsabilità ed è opportuno approfondire le

indagini, rivolgendosi a laboratori universitari e privati Silvestri si concentra su due aspetti

politici: “Quella del Paroni a Casa nostra è ormai tutta una bufala, il Veneto si troverà a pa-

gare le conseguenze della mancata prevenzione e di interventi di scarso successo in Lom-

bardia, altra regione in cui la Lega governa, e il candidato leghista alla presidenza della

regione non monta sugli scudi, al contrario mansueto come un agnellino non dice nulla.

Tutta questa vicenda deve destare in noi una tensione morale nuova, l’uomo è custode

dell’ambiente, lo deve preservare. Occorre al più presto una modifica del DM 471/99 (in

materia di bonifiche) chi inquina o causa disastri di questo tipo, qualora sia ravvisata negli-

genza, deve essere punito penalmente con le misure più severe previste dalla legge, se

193

occorre, anche l’ergastolo. Il danno ambientale causato al Po è un danno gravissimo, non

solo economico a causa degli oneri di bonifica che graveranno sui contribuenti, ma so-

prattutto sociale, culturale e alla salute pubblica che graverà non solo su questa ma an-

che sulle generazioni future. Ci dicano Lega e PDL se vogliono il Veneto ed in particolare il

Polesine Pattumiera d’Europa.”

194

Giorgetti sfrutta, senza poterlo fare, l’immagine dei Carabinieri

“Può un'istituzione essere usata all'interno di un campagna elettorale di una parte politica

ben precisa? Un simbolo che ha accompagnato l’Italia e gli Italiani dalle vicende del Re-

gno prima e della Repubblica Italiana poi? – dichiara Silvestri, Segretario Regionale dei Gio-

vani Democratici del Veneto - L'Arma dei Carabinieri rappresenta fin dal lontano 1814 il

primo diretto collegamento che ogni cittadino ha con lo Stato e le sue leggi.”

I Giovani Democratici del Veneto si chiedono come abbia potuto il candidato Alberto

Giorgetti porre in primo piano al di sopra del simbolo del PDL, nei suoi manifesti elettorali nel

veronese, un'autovettura dei Carabinieri nell'atto di uscire da una caserma.

“L'anno prossimo ricorrerà il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia – continua il

Segretario dei Giovani del PD – e in un clima in cui parlare di unità d'Italia e di Italia unità

sta diventando sempre di più un tabù, noi Giovani Democratici ci vogliamo fare portavoce

di un ideale che dovrebbe essere condiviso da tutti: esistono cariche istituzionali come la

Magistratura, le Forze Armate, il Presidente della Repubblica che sono di tutti gli italiani e

nessuno o niente può permettersi di farli suoi per spot elettorali o qualsiasi altra strumentaliz-

zazione!

Come non esistono temi di sinistra o di destra ma problemi reali della nostra Nazione, non

possiamo lasciar correre questo atto di strumentalizzazione di un simbolo, come l'Arma dei

Carabinieri, che è sempre stato il collante tra la città e la provincia, tra il nord e il sud e ha

sempre dimostrato di essere una garanzia per la sicurezza e la tutela d ognuno di noi, indi-

195

pendentemente dalla provenienza geografica,politica o religiosa, “per la gente, fra la

gente e fedele alle Istituzioni”.”

“Per questo – conclude Silvestri – invitiamo per primo il candidato Giorgetti a togliere

quell'immagine che trasmette un cattivo esempio di uso improprio di una figura istituzionale

come i Carabinieri e invitiamo tutti i cittadini del Veneto a protestare perché non ci si può

permettere di toccare una figura che ha radici profonde come l’Arma dei Carabinieri sulle

cui uniformi, che hanno indossato e indossano tutt’ora Italiani di ogni parte d’Italia, di ogni

credo politico e di ogni estrazione sociale, fanno sfoggio lettere RI di Repubblica Italiana e

non le lettere PDL di Popolo delle Libertà!”

196

In piazza contro il decreto salvaliste

“Provo sconcerto e preoccupazione, - commenta il decreto salva liste Filippo Silvestri, Se-

gretario regionale dei GD Veneto – ci troviamo di fronte al de Profundis dello stato di diritto.

Le regole esistono, vanno rispettate e sono la garanzia di un equo trattamento per tutti. Lo

scorso anno in Friuli era stata esclusa la lista dell’UDC, in Veneto in questa tornata sono sta-

te escluse le liste dei radicali e di alcuni movimenti autonomisti. Il diritto di voto è eguale

per tutti non solo per chi vota PDL. Come al solito Berlusconi ci dimostra la sua visione della

legalità, citando Orwell, “Tutti gli animali sono uguali, alcuni più di altri”

Nel manifestare piena solidarietà al Capo dello Stato Silvestri sottolinea come “Occorre og-

gi più che mai gridare con indignazione chiaramente le responsabilità politiche di Lega e

PDL in tutta questa vicenda surreale e tragicomica. Ai Democratici non piace vincere faci-

le, amiamo il confronto e siamo convinti che in tutte le competizioni elettorali raccoglie il

maggiore consenso chi riesce ad intercettare maggiormente le esigenze delle persone,

tuttavia non è accettabile che questo debba passare per un tale sfregio alle istituzioni de-

mocratiche. I giovani democratici del Veneto – conclude il Segretario – esprimono la pro-

pria indignazione e lunedì saranno nelle piazze delle principali città del Veneto con sit-in di

protesta contro il decreto Salvaliste.”

197

La vita è sempre sacra, specie quando ha fame e non ha un lavoro

“Ho deciso di sottoscrivere come candidato al Consiglio Regionale del Veneto l’appello

rivolto dalla Federazione Veneta dei Movimenti per la Vita – dichiara Silvestri, Segretario Re-

gionale dei Giovani Democratici del Veneto – è stata una riflessione lunga, ma credo che

da cattolico che cerca di fare politica non si possa trascendere dai propri valori.”

L’appello composto da 10 punti che prevedono l’introduzione dell’assistenza psicologica

per il post aborto, l’aiuto economico alle madri nubili, stanziamenti per la rimozione delle

cause sociali ed economiche che inducono all’aborto, l’introduzione nei consultori

dell’adeguata informativa rispetto alla possibilità di poter ricevere aiuto da associazioni

senza scopi di lucro nel poter portare a termine la gravidanza. “Rimango, tuttavia, convinto

che l’aborto – continua Silvestri – sia una scelta estrema e grave per ogni donna, una scel-

ta che deve essere responsabile ed informata, ma che non mi sento di condannare in

special modo in casi estremi e verso i quali mi sono sempre sentito mosso a Pietas. La legge

194 non è una legge per l’aborto, ma una legge per la tutela della salute della Donna, in-

fatti, non possiamo far finta di niente e pensare che prima della sua introduzione non vi fos-

sero aborti, anzi in quel caso spesso oltre alla vita del Feto si perdeva anche quella della

Donna. Aggiungo, inoltre, che la vera lotta all’elevato numero di aborti, specie nel caso di

giovani donne, si fa con la prevenzione promuovendo in tutte le scuole corsi di educazione

sessuale. Con questo, ritengo che si dovrebbe esprimere da parte di tutto l’elettorato cat-

tolico un forte sdegno nei confronti di chi inneggia alla CEI quando parla di divorzio e abor-

198

to ma che la bersaglia quando parla di accoglienza e tolleranza, alternando clericalismo e

anti – clericalismo, politica chiesastica ed offese alla dignità umana (non solo la Lega con

gli immigrati, ma anche Verdini con i terremotati de L’Aquila). Credo, invece, occorra fati-

ca, coerenza e costanza nel cercare di testimoniare i valori della propria fede

nell’impegno politico, con sobrietà e nell’interesse della comunità e del Paese.

“Sono inoltre favorevole – Conclude il segretario dei Giovani Democratici del Veneto –

all’introduzione nel preambolo dello statuto regionale del principio della sacralità della vita

fin dal concepimento perché sono convinto che la vita è sacra sempre: anche quando ha

fame, anche quando non ha un lavoro, anche quando non ha una casa, quando giace ai

margini di una strada in preda all’alcol o alla droga, quando viene molestata, quando vie-

ne emarginata, quando presenta handicap fisici o mentali, indipendentemente dalla Fe-

de, dal credo religioso e politico e dall’orientamento sessuale. Rispetto a questo sarei curio-

so di capire cosa può dire l’attuale governo Italiano che, come un sepolcro imbiancato,

poco laicamente alimenta tifoserie da stadio ma che in questi mesi non ha fatto che spin-

gere alla macelleria sociale, al disprezzo dell’avversario e del diverso, alla riduzione dei di-

ritti dei lavoratori, non ha combattuto la precarietà del lavoro, non ha fatto nulla di concre-

to in aiuto dei giovani e delle giovani coppie, ma che ovunque in questa campagna elet-

torale ha alimentato l’opulenza e lo spreco.”

199

Un segnale di speranza dai Giovani di Fiesso

“E’ un segnale di fiducia verso il futuro e il segno che le cose stanno cambiando nel paese

– commenta Silvestri l’elezione a sindaco dei ragazzi di Fiesso Umbertiano Alex Mohamed

Sami – i più giovani delle nostre città e dei nostri Paesi stanno maturando un rapporto nuo-

vo con il fenomeno immigrazione e con la seconda generazione. E’ un fatto che mi infon-

de fiducia e speranza nel futuro, questi ragazzi sono l’Italia di domani, un’Italia che non ha

paura, che non crede nelle ronde, che crede in una cittadinanza allargata, che ha il co-

raggio di valutare le proposte, le idee ed il merito e di scegliere come capo della propria

comunità un giovane non di origini Italiane.”

“I giovani di Fiesso Umbertiano – conclude il Segretario regionale dei GD – hanno dato una

lezione a tutti noi, un esempio alto di cittadinanza da cui tutti noi dovremmo imparare. Co-

me sempre, citando Giorgio La Pira, i giovani come le rondini sentono per primi l’arrivo di

una Nuova Stagione!”

200

Dopo le regionali ripartiamo dalla Legalità

Carissime e Carissimi,

come già trapelato in precedenza e come ci si era impegnati il mese di aprile per i Giovani

Democratici Veneti sarà basato sui temi della legalità e dell’antimafia e

sull’approfondimento culturale del ventennio fascista e della successiva liberazione.

Temi che possono sembrare lontani nello spazio e nel tempo, ma che oggi sono estrema-

mente attuali.

Le infiltrazioni mafiose al nord, lo scadimento generale della cultura democratica e del sen-

so civico nel nostro paese come accaduto in occasione del decreto interpretativo, ci spin-

gono ad un dovere morale nuovo nella nostra politica, quello di riaffermare i temi della le-

galità, dei diritti e del rispetto delle regole. Il fenomeno mafioso è basato in primis, senza vo-

ler approfondire saranno altri a farlo, un atteggiamento antropologico che tende far pas-

sare ad un cittadino che un diritto diventa un favore e quindi clientela ed affiliazione rinun-

ciando di fatto alla piena cittadinanza. Noi non crediamo che sia così!

Il ventennio e la riconciliazione nazionale, due temi fondamentali, utili a capire da dove ve-

niamo ma forse ancora di più dove stiamo andando. Per questo abbiamo voluto promuo-

vere un cineforum che unisca l’indagine storica al grande cinema Italiano, per leggere

con le lenti dei vari decenni passati quel periodo storico e seguirne l’evoluzione dalla nasci-

ta dei fasci di combattimento alla marcia su Roma, al delitto Matteotti, alla resistenza ed

infine la liberazione. E’ un percorso lungo ma che credo, grazie alla sapiente regia di Mi-

201

chele Fiorillo, possa riuscire a rileggere un passato prezioso e forse capire che fu proprio lo

scadimento di un senso di cittadinanza che aprì quella terribile stagione.

Come disse Calamandrei in assemblea costituente a noi non sarà chiesto il sangue ed il

martirio ma la TESTIMONIANZA e la CURA di quella sofferta e bellissima eredità che è la co-

stituzione repubblicana.

Impegnandomi al più presto a riaprire i cicli di seminari, riprendendo entro il mese possibil-

mente con Alessandro Naccarato e le riforme istituzionali, saremo attivi già dal 22 aprile

con la carovana della legalità con Giovanni Impastato, Libera, le associazioni studente-

sche e rappresentanze del PD, che partirà da Treviso e passando per Venezia, Padova e

Verona (23) si concluderà a Vicenza (23) con la bella iniziativa organizzata dai GD di Vi-

cenza con Violante e Don Merola oltre ad Impastato.

Seguiranno altre comunicazioni per ora mi limito a ringraziare i GD Vicenza e Giacomo Pos-

samai che ci hanno permesso di realizzare questa carovana.

202

Nessun accordo con chi da 15 anni regge lo scranno del Sultano

“Forse Contiero non ha le idee chiare – commenta Silvestri, Segretario Regionale GD Vene-

to , le ultime dichiarazioni del Commissario Leghista in vista delle prossime amministrative

del Capoluogo – ma a tutti i gli Italiani è ormai chiaro da che parte stia la Lega, dal 2001

regge lo scranno del Sultano Berlusconi, in regione da 15 anni è al governo con le Destre, in

parlamento europeo gli eurodeputati leghisti siedono nel gruppo dell’estrema destra con-

servatrice, mi sembra che sia chiaro a tutti che la Lega non può essere né di Destra né di

Sinistra. Tanto più che meno di un anno fa proprio Contiero chiudeva il propria campagna

elettorale in piazza Vittorio Emanuele, annunciando che il giorno dello scrutinio provinciale

si sarebbe celebrato sotto la pioggia il funerale della sinistra.”

“Nessuna antipatia o demonizzazione né per gli esponenti, né per gli elettori del Carroccio

- continua il Segretario Regionale – anzi, in molti casi le istanze di autonomia, legalità, ab-

battimento della burocrazia e recupero delle tradizioni locali sono state portate nel dibatti-

to politico e nel programma di tutti i partiti proprio dalla prima Lega degli anni novanta, ma

oggi ormai credo che l’idea di politica e di Paese che rappresenta la Lega sia pericolosa e

non condivisibile da tutti coloro che credono nella democrazia, nella libertà e nella dignità

della persona e che hanno a cuore il futuro del proprio Paese nell’età della globailizzazio-

ne. Mentre la Lega pensa una città come uno spazio in cui le persone vivono aliene, spa-

ventate e sospettose del diverso, noi democratici pensiamo alla città come ad una comu-

nità deve le persone condividono un progetto per il futuro, per la realizzazione della propria

203

vita e delle proprie aspirazioni. Credo che questo non si possa realizzare con proclami e an-

nunci a cui poi non rispondono i fatti.”

“ Prima di dichiarare – conclude Silvestri – di essere disponibile all’accordo con il Partito De-

mocratico, credo che Contiero dovrebbe dire a tutti i Polesani e a tutti i Rodigini, special-

mente ai suoi elettori, se è d’accordo o meno con gli amministratori della Lega che hanno

messo a pane e acqua bambini immigrati nelle scuole, se è d’accordo o meno che il go-

verno Berlusconi, in cui siedono molti leghisti, ha fallito in merito al federalismo e alle auto-

nomie locali dato che l’ICI, l’unica tassa federalista, è stata abolita e i comuni Polesani ri-

cevono il 23% in meno dei trasferimenti statali, ed infine se ha intenzione di votare con la

maggioranza da qui a giugno prossimo a Palazzo Nodari e in via Celio. Se qualcuno dodici

anni fa, sbagliando, aveva dichiarato che la Lega era una costola della Sinistra oggi penso

sia chiaro a tutti come sia un clone del Berlusconismo, quindi se Contiero vuole cannibaliz-

zare il PDL polesano o alzare il prezzo per l’accordo, che ancora una volta troveranno a

Roma o a Venezia e non a Rovigo, non mi interessa, al contrario credo che il Partito Demo-

cratico abbia il dovere di aprire un confronto serio e attento con tutti coloro che vogliano

impegnarsi per continuare a costruire una Rovigo più grande e più competitiva in Veneto

ed in Europa e non con chi vuole mercanteggiare facendo la politica dei due forni.”

204

Quattro Patti per l’Italia del futuro

Le abbiamo sentite e forse dette tutte dal radicamento, che dovrebbe riguardare per al-

cune le persone per altri le idee, all’organizzazione, alla scelta dei candidati, sia stata essa

voluta o subita, alle alleanze, dal partito del Nord al progetto per l’Italia.

Eppure, credo che seppure tutto ciò sia legittimo e forse utile, vi è una sola cosa che è ne-

cessaria e che ad oggi al nostro Partito manca, la missione, il perché ci sentiamo in grado

e vogliamo competere per governare il Paese e quindi l’obbiettivo che tramite il governo

vogliamo realizzare.

A tre anni di distanza sono convinto che la missione di questo partito stia proprio nell’incipit

del discorso Veltroniano “fare un’Italia nuova, […] Unire gli italiani, unire ciò che oggi viene

contrapposto: Nord e Sud, giovani e anziani, operai e lavoratori autonomi. Ridare speranza

ai nuovi italiani, ai ragazzi di questo Paese convinti, per la prima volta dal dopoguerra, che

il futuro faccia paura, che il loro destino sia l'insicurezza sociale e personale.”

Per questo credo che anziché, come finora si è fatto, parlare di scatole, contenitori, allean-

ze, occorra andare al sodo e tradurre in atto questa missione che finora è stata posta solo

in potenza. Credo occorra rilanciare oggi e costruire nei prossimi tre anni un rapporto politi-

co nuovo con gli Italiani tornando effettivamente di politica! Proviamo a lanciare e sotto-

scrivere con tutti gli Italiani delusi da questo governo quattro patti per l’Italia: un patto istitu-

zionale, un patto generazionale, un patto fiscale ed un patto di cittadinanza. Il Patto Istitu-

zionale in cui dichiarare come vogliamo ammodernare le istituzioni, in cui infrangere final-

205

mente il taboo del federalismo, dicendo che un federalismo è possibile e doveroso purché

incardinato sulla solidarietà e la sussidiarietà e non sull’egoismo, che vogliamo non solo ri-

durre il numero dei parlamentari ma anche eliminare il bicameralismo perfetto con un se-

nato federale, che crediamo che l’Italia post-berlusconiana non possa più reggere questo

bipolarismo imperfetto e litigioso ma che occorra un sistema elettorale che unisca semplifi-

cazione e rapporto territorio-eletti (preferenze), si discuta nei nostri circoli se il PD predilige

maggioritario o proporzionale, si ragioni anche del premier “sindaco d’Italia” ovvero eletto

con leggi analoghe a quelle dei grandi comuni, idea che abbiamo snobbato troppo in

fretta, che io non condivido, ma che credo potrebbe aiutare i cittadini a recuperare fidu-

cia nella politica.

Un patto tra le generazioni in cui spiegare come il PD vuole tramite lo strumento del gover-

no del Paese riaprire gli orizzonti delle giovani generazioni, quelle che per la prima volta si

trovano ad avere meno opportunità dei padri, in cui proporre nuovi strumenti di welfare

per facilitare lo studio, anche all’estero, e la ricerca di lavoro, in cui dichiarare quali riforme

ci candidiamo a fare per garantire la mobilità sociale e l’accesso al mondo del lavoro. Nel-

lo stesso patto si spieghi come un Paese che investe fortemente sul futuro e sui giovani pos-

sa tutelare sia le pensioni sia la salute e il benessere degli anziani tramite strumenti di welfa-

re orizzontale, ovvero coinvolgendo anche associazioni, comitati e cooperative nel rende-

re migliori le comunità.

Un patto fiscale, perché è giunto il momento di ammettere gli errori e dire che abbiamo

sbagliato, che i piccoli imprenditori e i commercianti non sono tutti evasori, e che sebbene

206

solo tramite il pagamento delle tasse si realizzi appieno la cittadinanza, lavorare 6 mesi per

pagare le imposte è il segnale che nella spesa pubblica c’è qualcosa che non va. Per

questo in questo patto occorre mettere semplificazione della tassazione, controllo della

spesa per rendere i servizi più efficienti, ma senza tagliare nulla dello stato sociale, taglio

delle aliquote mantenendo la progressività, lotta all’evasione fiscale e pene severissime per

gli evasori, dall’esclusione dai bandi pubblici al carcere. Occorre inoltre recuperare il pro-

getto di taglio del cuneo fiscale di Romano Prodi perché con Berlusconi le tasse non sono

scese.

Un patto per la cittadinanza, ovvero come garantire l’ampliamento dei diritti e la difesa e

la garanzia di quelli costituzionalmente riconosciuti. Un nuovo senso di legalità, lotta alle

mafie e nuove politiche per la sicurezza e l’integrazione. Cittadinanza subito alla seconda

generazione di immigrati, accesso al servizio civile per gli immigrati per l’acquisizione rapida

della cittadinanza italiana, estensione del voto per le amministrative anche ai sedicenni.

Nuove politiche urbanistiche per trasformare le periferie urbane, non luoghi per eccellenza,

e ricettacolo per la piccola criminalità, in tessuto urbano vivo e bello. Investire sulle forze

dell’ordine per la tutela dei cittadini italiani e non sulle ronde ed al contrario utilizzare il civi-

smo e l’associazionismo per favorire l’integrazione.

Lasciamo da parte quindi strategie e discussioni sul radicamento, e torniamo a innovare

innovandoci, perché a tutti deve essere chiaro che abbiamo voluto il PD per cambiare

l’Italia consapevoli che da questa esperienza nessuno sarebbe tornato uguale a come era

partito. Ritorniamo a dire che noi non vogliamo vincere per “mandare a casa Berlusconi”

207

ma al contrario perché vogliamo cambiare il Paese e per farlo occorre costruire un nuovo

rapporto di fiducia con tutti gli Italiani.

208

Capitolo 5

209

Filippo Silvestri è eletto Presidente della Direzione dei Giovani Democratici

Filippo Silvestri, ventisettenne Polesano segretario regionale dei Giovani Democratici del

Veneto, è stato eletto al termine della Direzione Nazionale del 4 Maggio, Presidente Nazio-

nale dei Giovani Democratici. “E’ un grande onore – commenta il neo Presidente Silvestri

– oggi i Giovani Democratici inaugurano una fase politica nuova, una fase di unità, un per-

corso di reale contaminazione delle culture e delle storie politiche e personali, per creare il

PD domani anticipando sui temi e sull’agenda politica lo stesso partito.” Silvestri nei giorni

precedenti si era fatto promotore di un ordine del giorno in cui si ravvisavano i limiti e le dif-

ficoltà dell’anno di gestione appena trascorso chiedendo al Segretario Fausto Raciti un sal-

to di qualità nella politica, l’avvio di una nuova stagione di unità ed il miglioramento della

democrazia interna all’organizzazione. “ Non abbiamo più attenuanti da oggi – continua

Silvestri – c’è una generazione di Democratici che rischia di non riconoscersi più nel proget-

to politico, occorre un cambio di marcia ed in questo senso mi è stato chiesto da molti diri-

genti Nazionali di tutt’Italia e dal Segretario Nazionale di poter assumere il ruolo di presiden-

te, per portare il frutto della preziosa ed avanzata esperienza dei Giovani Democratici del

Veneto anche a Roma, per aprire una fase unitaria e responsabile per la nostra organizza-

zione.” Consapevole di essere il primo Polesano nel recente passato a raggiungere un ruo-

lo così prestigioso il neo eletto commenta “So che sarò valutato il doppio e forse più seve-

ramente, ma non potevo rifiutare per la nostra terra, per la nostra gente, per i miei coeta-

nei per scollarci di dosso l’etichetta di Cenerentola del Veneto e per dire a tutti che il Pole-

210

sine ha molto da dare anche se spesso viene snobbato dai “giri che contano”. Il primo im-

pegno è nuove regole, più democrazia interna e più partecipazione del territorio alle scelte

politiche e strategiche dell’organizzazione.”

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Scrivi a San Precario

“Voglio una Padova Deprecarizzata!” “Spero che rinnovino il mio contratto, mi voglio spo-

sare” “Nel 2001 B. mi aveva convinto che avrei fatto l’imprenditore da grande, oggi sono

disoccupato..” questi alcuni dei messaggi che Giovani Democratici del Veneto hanno invi-

ato, nel pomeriggio di venerdì 4 Giugno a Padova, a San Precario: patrono dei precari dei

lavoratori atipici e stagisti, e recentemente anche di giovani imprenditori, liberi professionisti

e artigiani. I cento palloncini che trasportavano i messaggi sono stati lanciati al cielo da via

VII Febbraio con la certezza che saranno ascoltate più da San Precario che dal governo

Berlusconi. Si aperta così la campagna regionale dei GD sul Lavoro.

"Il tema del lavoro, o meglio del diritto al lavoro, - dichiara Filippo Silvestri, Segretario Regio-

nale dei Giovani Democratici - è oggi il Tema generazionale per eccellenza. Il diritto al la-

voro, il primo sancito nell’art. 1 della costituzione, significa diritto ad essere liberi ed indipen-

denti. E’ quel diritto la cui negazione nega pure tutti gli altri!"

“La precarietà - aggiunge Matteo Corbo, segretario dei GD di Padova e consigliere provin-

ciale - da condizione economica diventa condizione esistenziale ed impedisce ad un gio-

vane qualunque possibilità di costruirsi una famiglia ed un progetto di vita. Noi con questa

iniziativa vogliamo dare un segnale e contribuire a cambiare le cose".

“In risposta alle prospettive sempre meno confortanti - conclude Nicolò Golin GD Patavino

e organizzatore dell’evento - che si pongono agli occhi di ragazze e ragazzi italiani che si

affacciano al mondo del lavoro, sentiamo l'esigenza di riportare al centro dell'attenzione

212

comune, le problematiche ad oggi irrisolte di un importante tema quale il lavoro. Noi come

giovani, sentiamo l'esigenza di risposte di concretezza nelle scelte, e di una sicurezza per il

nostro futuro senza dover pensare di lasciare il nostro paese per vedere i nostri diritti rispet-

tati e i nostri studi valorizzati.”

213

Cantiamole a Zaia

“ Ci troviamo di fronte ad un gesto sconsiderato e grave, anti – storico e che mira a sminui-

re e destabilizzare il senso delle nostre istituzioni e della nostra Storia. E’ addirittura un atto di

eversione e perversione quello compiuto da Zaia all’inaugurazione di una scuola pubblica.

– commenta Silvestri Segretario Regionale dei Giovani Democratici del Veneto – Spetta alla

nostra generazione, unita, aldilà delle organizzazioni giovanili e dello schieramento politico

sottolineare che l’Italia è unica e indivisibile, e che si può essere fieramente Veneti e Italiani

senza essere secessionisti!” Di fronte al gesto sconsiderato del Presidente della Regione Ve-

neto che odora di secessione Silvestri incalza: “ Parli chiaro, la Lega non ha ancora messo

da parte l’obiettivo della Secessione? Bene allora si dimetta e vada a fare il presidente di

quella cosa che si sono inventati che è la Padania! Altrimenti, impari e canti l’inno di Ma-

meli, un inno pieno della nostra storia risorgimentale, un inno di liberazione del Lombardo-

Veneto, un inno di unità e di eroismo.” Tramite una mobilitazione via Facebook i GD hanno

lanciato un flash mob per il 14 Luglio alle 15:00 a Palazzo Balbi, sede della presidenza della

regione a Venezia “ Cantiamole a Zaia, è un titolo scherzoso, ma eloquente. A un bambino

capriccioso quando fa le marachelle bisogna cantarle, nel caso specifico a Zaia, cantere-

mo e suoneremo l’inno di Mameli. Pensiamo a una manifestazione larga che coinvolga tut-

ti coloro che si sentono Italiani e non Padani, senza distinzioni di partito né di schieramento,

le uniche bandiere saranno quelle Italiane.”

214

Cavalier Cipolla

L’Italia e gli italiani assomigliano sempre di più alla Certaldo e ai certaldesi che ebbero la

disgrazia d’imbattersi in Frate Cipolla, ingannati e beffati dal Cavalier Cipolla “di persona

piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior brigante del mondo: e oltre a questo, niuna

scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l’avesse, non so-

lamente un gran rettorico l’avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o

forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvoglien-

te.” Gli ultimi mesi del decennio berlusconiano appaiono i più grigi, i più bugiardi, i più af-

fetti da una costruzione di una narrazione falsificata e lontanissima della verità. E si sa, co-

me scriveva Rodari, che nel paese della bugia, la verità è una malattia, un elemento de-

stabilizzante per la narrazione del Cavalier Cipolla, una potenza incontrollabile che squar-

cia e rovescia il paradigma Berlusconiano grazie alla quale abbiamo scoperto che Bertola-

so non era poi un eroe, anzi, che esiste la Cricca, che il coordinatore del PDL Verdini non è

certo un generoso intelletto a disposizione del Paese. Il bavaglio alla stampa ha permesso

di potenziare l’altare televisivo da cui il Cavaliere costruisce la sua narrazione, il TG1 di Min-

zolini. Negli ultimi giorni l’opposizione è solo di Pietro, in Sardegna il centrosinistra ha vinto in

sei province su otto ma questa notizia non è stata data così come è sempre più raro sentire

Bersani, Franceschini e Finocchiaro e sempre più frequente un’apertura con Cavalier Cipol-

la racconta un Paese che non esiste. Stiamo assistendo alla trasformazione da TV pubblica

(ovvero dei cittadini), e non è casuale che il governo lo ripeta costantemente per determi-

215

nare un mutamento del senso comune, in TV di Stato (ovvero del Governo).

Su questo occorre riflettere, occorre trarre una lezione. Il sistema di gestione della RAI, di

nomina partitica e governativa, poteva rispondere alle esigenze di pluralità della stagione

in cui fu creata la tv pubblica anche e soprattutto grazie ad un diverso culto delle istituzioni

democratiche di una classe politica che aveva conosciuto e osteggiato il volto deteriore

del fascismo. Oggi le esigenze sono diverse e la classe politica ha sempre cercato di inse-

diare nei CdA della RAI una dirigenza amica o peggio una dirigenza asservita. Credo che il

PD presentandosi agli Italiani tra le riforme che dovrà proporre in un sistema di ammoder-

namento del Paese debba proporre una nuova riforma del sistema televisivo pubblico.

Una riforma il cui cardine sia il merito, la qualità dell’informazione e del prodotto televisivo e

dell’indipendenza dai partiti. In questo senso sia il sistema spagnolo, in cui il direttore della

TV pubblica viene scelto per concorso pubblico e nel CdA le nomine del Parlamento, vota-

te con maggioranza dei 2/3, sono integrate con le rappresentanze sindacali e dei giornali-

sti, oppure quello britannico, anche questo in cui il peso dei partiti è estremamente ridotto

grazie alla presenza di una fondazione della BBC che nomina l’amministratore delegato,

potrebbero essere i riferimenti. Occorre, per il nostro partito, iniziare a proporre radicali inno-

vazioni al Paese per essere credibili, per rimuovere quelle incrostazioni che gli Italiani oggi

più che mai ci chiedono di rimuovere, per assolvere alla ragione istitutiva del PD, cambiare

l’Italia e cambiarla in meglio.

216

Esplorare la complessità del Nuovo Mondo

“Come al solito Fausto Raciti da prova di intelligenza nella suo invito a guardare i fatti ma

vorrei sottolineare che il fatto che pochi si siano lamentati del “compagne e compagni”

non significa automaticamente che in molti ne siano entusiasti – commenta Filippo Silvestri

Presidente della direzione nazionale dei GD – il segretario sbaglierebbe ragionando col pal-

lottoliere. E’ vero occorre oggi dare sempre più rappresentanza alla nostra generazione,

occorre tracciare una strada per uscire al più presto da questi tempi duri, occorre essere

ancora più presenti ma per farlo occorre essere per le cose che nascono e non per quelle

che tramontano. E’ per questo che ragionare col pallottoliere in questo caso non paga

perché il disagio manifestato da cinque ragazzi, seppure in maniera improvvida dando il

via ad un polverone, è presente nel nostro elettorato e allo stesso modo non possiamo defi-

nire quanto sta accadendo come sterile polemica. Se lo fosse non agiterebbe così la pan-

cia, si è forse toccato un tabù? Quello che colpisce non dovrebbe essere la parola com-

pagno, tanto più perché l’ha detta un attore, e tanto più perché chiunque viva un po’ il

partito sa che “Amico” e “Compagno” continuano restare nella vulgata. Quello che atter-

risce è la reazione di alcuni giovani a mezzo blog e facebook, toni livorosi e aggressivi che

vanno assolutamente condannati dal Segretario di tutti. Appare quasi paradossale che u-

na generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino voglia appropriarsi con tanto livo-

re nei confronti di chi ha una matrice cattolico democratica ,di simboli di un passato che,

se non in termini retorici, non le è mai appartenuto. Occorre chiarezza. Determiniamo in

217

concreto e non con gli appellativi il nostro profilo, declinando quella tolleranza, quel rispet-

to che in queste ore sono mancate, e cercando già dalla vicenda di Pomigliano di elabo-

rare proposte nuove, né schiacciate sulla FIOM né schiacciate su Confindustria, da GD e

da cattolico-democratico, pensando di interpretare il sentire di molti, questa disponibilità

c’è. Perché a differenza di altri ho scelto di essere Democratico, ho accettato la sfida e re-

clamo il mio, e il nostro, diritto a costruire una narrazione nuova senza replicare simboli e

parole del passato, ma esplorando la complessità di questa nuova stagione.”

218

La corte dei Mainardi

“Sembra di essere tornati nel Feudalesimo! – commenta Filippo Silvestri segretario regionale

dei Giovani Democratici la vicenda coordinatori PDL polesani – già lo scorso anno interven-

ni sulla vicenda Petargnani – Duò che si contendevano la nomina a coordinatore provin-

ciale dei Giovani per nomina del Ministro Giorgia Meloni, in questi giorni, e si sa che la mela

non cade lontana dall’albero, è il Segretario Provinciale dei seniores del PDL a nominare a

tavolino i vari vassalli, valvassori e valvassini da nominare sull’intera provincia.”

“La democrazia interna – continua Silvestri – e la partecipazione alle scelte, e in questo il PD

avrebbe molto da insegnare, dovrebbe essere il sale della vita di un partito e in special mo-

do di un partito ampio e plurale. Sarebbe ipocrita nascondere che il PD sia a volte apparso

diviso e litigioso, anche travagliato nelle scelte, ma questo è il necessario percorso di nasci-

ta, crescita ed evoluzione di un partito basato sul confronto, su lunghe riunioni, su scelte

sofferte, su indirizzi politici diversi ma che alla fine debbono giungere ad una sintesi il cui uni-

co obiettivo è e rimane, non l’occupazione del potere, ma il bene comune. Nel PDL Mai-

nardi, che deve aver imparato molto bene da Berlusconi, pensa di scavalcare tutto questo

“lungo e astioso processo democratico” e quindi nomina, violando ogni regola democrati-

ca, ogni rispetto del territorio, ogni tutela delle minoranze. Ma cosa aspettarsi da un partito

che è nato da un proclama lanciato da un pradellino? E se questo è il partito che aspira

alla guida della città Capoluogo e alla riconquista della Provincia, ammesso e non con-

cesso che raggiunga l’obiettivo, come pensa di amministrare creando l’ennesima corte?”

219

“La mia esperienza di Segreteria di Partito – conclude il segretario dei GD veneti – non è

certo vasta, ma almeno una cosa la so, che in ogni organizzazione democratica sia essa la

bocciofila o l’ONU i presidenti, i leader, si votano e non vengono nominati da un Feudata-

rio, logica, questa, che finisce sempre per tradursi in scelte al ribasso, escludendo i gruppi

dirigenti migliori e promuovendo figure di secondo piano, non libere e sempre allineate. Noi

Democratici questa cosa la sappiamo, sappiamo che esercizio prezioso e delicato sia la

Democrazia, e per questo in queste settimane i nostri circoli nella provincia si riuniscono per

ragionare di Lavoro, Ambiente, Giustizia, Scuola e Università in vista dei prossimi congressi di

Ottobre, perché alle idee delle persone teniamo, perché i processi non li imponiamo ma li

guidiamo, perché è così che cresce un partito e non un gruppo di cortigiani.”

220

Prima il Veneto? E’ ora di dimostrarlo!

“ Se Zaia è coerente con se stesso e con i valori fondanti del suo Partito, se effettivamente

vuole rappresentare e tutelare l’integrità e i servizi della nostra Regione – dichiara Filippo

Silvestri, segretario Regionale dei Giovani Democratici del Veneto – , allora faccia appello

a tutti i senatori del suo partito di non votare la manovra Tremonti!”

La manovra correttiva che andrà al voto del Senato nelle prossime ore taglierà le risorse

delle regioni indebolendone le competenze e le casse. “Zaia, che vorrei ricordare ha scel-

to come slogan della sua campagna elettorale “Prima il Veneto”, - continua Silvestri - certo

non può acconsentire che la nostra regione subisca tagli, secondo una sua stima, per 352

milioni di euro. I servizi, l’autonomia e il federalismo sono messi fortemente a repentaglio da

questa manovra. Se Zaia è coerente, non si nasconda dietro il mantra “ce lo ha chiesto

l’Europa” (l’Europa ci ha chiesto anche di pagare le multe per le quote latte ma mi sembra

che la Lega non abbia posizioni Europeiste in questo caso) e chieda per una volta ai sena-

tori leghisti della nostra regione di difendere come fanno quelli del PD la nostra regione e

non gli interessi di Silvio Berlusconi.”

“Per una volta – conclude il Segretario - chiederei alla Lega di smetterla di essere leoni in

Veneto e gattini mansueti a Roma, ma di tirare fuori il coraggio che occorre per difendere

la propria terra, la forza della coerenza, e l’orgoglio della propria identità, tutte cose che

fino ad oggi al partito del Nord e della xenofobia sono mancate.”

221

Una nuova umanità chiede l’accesso al Futuro

Ancora una volta sulla nostra pelle. Ancora una volta la nostra Generazione è chiamata a

subire i danni e le onerose ipoteche sul futuro della manovra Tremonti. I tagli agli enti locali

e quindi di riflesso i servizi alle “fasce deboli” tra cui stanno anche e soprattutto i giovani,

precari e studenti, ma anche i giovani imprenditori che usufruiscono di finanziamenti regio-

nali o provinciali per l’impresa, saranno colpiti. Indirettamente sarà colpito anche il diritto

allo studio, i tagli al trasporto pubblico renderanno per i milioni di studenti pendolari molto

più costoso accedere all’istruzione, e di conseguenza al lavoro e quindi alla piena realizza-

zione di sé e della propria libertà. Allo stesso modo il blocco dei pensionamenti

nell’istruzione vanno a bloccare ulteriormente un mercato del lavoro che, come conferma-

no i dati ISTAT, essendo chiuso in uscita diventa sbarrato in ingresso.

Ancora una volta questo governo ha sacrificato sull’altare della sopravvivenza e sulle ma-

cerie del Berlusconismo, il cui lezzo di malaffare e collateralismo è ormai diventato un tanfo

asfissiante, la nostra Generazione con questa il Futuro del Paese. Oggi, e forse ancora di

più domani, il tema vero per qualificare una democrazia sarà il tema dell’accesso, volendo

cogliere con una sola parola l’accesso all’istruzione, l’accesso alla cultura, l’accesso al la-

voro, l’accesso all’informazione e alle scelte, l’accesso ai diritti, l’accesso alla libertà, alla

realizzazione e addirittura l’accesso all’età adulta, alla famiglia e all’indipendenza. Ovvero

come un Paese garantisce ad ogni cittadino la possibilità di poter pienamente completa-

mente la propria persona. Il tema dell’accesso, se non guardato con miopia, la stessa mio-

222

pia di questo governo che legge la società per poteri e ceti contrapposti e in conflitto

(nord contro sud, giovani contro vecchi, ricchi contro poveri), è il tema di come democra-

tizzare la democrazia italiana accompagnandola verso una nuova frontiera quella della

democrazia deliberativa, è un tema che può qualificare una politica di un partito di un

partito di centrosinistra nato per cambiare il Paese.

Mentre il governo Berlusconi con le sue politiche ha di fatto negato l’accesso ed ha preferi-

to dividere il Paese e la società, trasformando le nostre comunità in luoghi abitati da perso-

ne che condividono lo stesso spazio sentendosi alieni gli agli altri, al centrosinistra spetta il

compito di invertire questa tendenza, con coraggio, con un coraggio che prima nessuno

in questo paese ha mai avuto. Già quarantadue anni fa Aldo Moro aveva capito che “Il

vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione che storture, ingiustizie, zone

d’ombra, condizioni d’insufficiente dignità e d’insufficiente potere non siano oltre tollerabili,

l’ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze all’intera umanità, la visione del diritto

degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani,

sentendosi ad un punto nodale della storia, non si riconoscano nella società in cui sono e la

mettano in crisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale

nasce una nuova umanità.” Era il 1968 e tutti sappiamo quanto seguì, ma oggi vi è un’altra

nuova umanità, un’umanità che per prima si ritrova ad avere meno opportunità dei Padri,

un’umanità che largamente istruita e acculturata, un’umanità che prima di tutte le altre si

sta confrontando con la globalizzazione vivendo in un mondo immensamente più grande,

più complesso e più veloce, un’umanità che attende un’apertura di credito dal proprio

223

paese, non favori, non strade spianate, non facili scorciatoie. Questa umanità chiede

un’opportunità, l’opportunità di entrare con dignità, a pieno titolo e con le proprie gambe

nel “mondo dei grandi”.

Dopo il voto al Senato non solo è stata ridotta la possibilità dell’accesso, ma addirittura si è

pure ipotecato il futuro del Paese, in un progressivo decadimento del livello di democrazia,

libertà e sviluppo del Paese.

Non so se vincerà l’assuefazione al progressivo scadimento della nostra democrazia, certo

è che la riduzione dei diritti, l’impoverimento del senso di Paese, l’accentramento del pote-

re e dell’economia nelle mani di pochi, gli scricchiolii del sistema dei corpi intermedi non

fanno che alimentare paura e sospetto, il terreno su cui trova il fondamento questa Destra.

Le premesse su cui era nata la seconda repubblica sono state ampiamente disattese, ad-

dirittura eluse e quella stagione che si aprì con la voglia di riformare il paese all’insegna del-

la modernizzazione, dell’europeismo e della legalità si è trasformata nel quindicennio berlu-

sconiano. Oggi che quella bugia si sgretola abbattuta dagli scandali, dall’incapacità,

dall’impoverimento del Paese, dall’incapacità di unire un Paese attorno ad una missione

comune, nobile e alta. Se non vogliamo essere travolti anche noi da questo crollo occorre

ammodernare la proposta politica, mettere da parte i novecenteschi ricordi di signorina

Felicita e ritornare a parlare, a cercare una generazione troppo spesso sacrificata, messa

da parte, illusa e disillusa, che non si fida della politica, alla quale non siamo finora riusciti a

dare risposte credibili e che oggi anche per questo vota maggiormente a destra.

224

Non chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie!

Non Chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie! E’ questo il titolo della nuova campagna di

comunicazione estiva dei GD Veneti che partirà dal 28 Luglio. Immagini forti in grado di

colpire l’immaginario, da un Berlusconi in doppiopetto rosa shocking e bandana, come un

novello Pippo Franco ai tempi del Bagaglino, a un Tremonti gran sacerdote che celebra i

sacrifici del governo. “ Vogliamo svegliare una generazione – commenta Filippo Silvestri se-

gretario dei GD Veneti – che oggi è vittima più delle altre dei provvedimenti economici an-

ticrisi del governo. Provvedimenti, è vero doverosi, ma sbagliati, che pregiudicano il futuro

di questo paese, che lo ipotecano. I tagli alla cultura, alla ricerca, all’università, al trasporto

pubblico sono provvedimenti che oggi e domani ricadono e ricadranno sempre di più su

chi oggi sta cercando di accedere con piena dignità nella società.” I temi scelti dai GD

Veneti, i quali non si limitano a criticare ma soprattutto a proporre un’alternativa ai provve-

dimenti, sono due: i tagli a saperi e cultura e la manovra Tremonti. “ In una situazione di

grande difficoltà per il paese – continua Silvestri -, che i GD Veneti avevano già segnalato

pubblicamente lo scorso aprile proponendo l’introduzione dell’assegno di disoccupazione,

occorre indicare una via d’uscita non basta dire che quanto fa il governo è sbagliato e in-

giusto. Vogliamo ogni giorno sempre di più diventare un riferimento politico per una gene-

razione che oggi si sta svegliando del torpore delle promesse vuote di Berlusconi.”

225

I cento giorni di Zaia!

I Cento giorni di Zaia. E’ questo il titolo della nuova campagna di comunicazione estiva dei

GD Veneti che partirà dal 29 Luglio. E’ la linea accattivante e satirica e un approccio nuo-

vo che combina Volantini ed e-book a caratterizzare questa campagna volta ad eviden-

ziare il vuoto che si nasconde dietro il proclama Leghista “Prima il Veneto”. “ Il 13 aprile

2010 Zaia aveva promesso che in 100 giorni avrebbe avviato tutte quelle riforme che a-

vrebbero scritto una nuova pagina della storia del Veneto – commenta Filippo Silvestri se-

gretario dei GD Veneti – ma a 100 giorni della prima giunta oltre l’ordinaria amministrazione

Zaia non ha realizzato nulla. In questi 100 giorni, anzi, il presidente della regione ha ignorato

le nostre proposte ed è sembrato cieco di fronte i reali problemi della nostra regione.”

Quella che i Giovani Democratici Veneti vogliono condurre è un’operazione verità .“ Inter-

rompere la narrazione del nord leghista, la narrazione della grande capacità amministrati-

va leghista, la narrazione dell’autonomismo – continua Silvestri – e questa è solo l’inizio. A

breve dopo l’e-book e i volantini lanceremo una pagina facebook, un contenitore per il

Veneto migliore, in cui incollare le belle storie di questa regione, una regione più bella, più

solidale e più aperta di come qualcuno la vuole descrivere. Vogliamo ogni giorno sempre

di più diventare un riferimento politico per una generazione che oggi si sta svegliando del

torpore delle promesse vuote di queste destre italiane.”

226

Un governo tecnico per salvare il Paese e un Centro sinistra costruito sui diritti

Temo che il PD abbia perso un’altra occasione. Mentre tra di noi impazza il toto – premier,

Vendola si, Vendola no, ci è sfuggito un dettaglio fondamentale: Fini è e rimarrà sempre un

uomo di Destra, Casini durante il governo Berlusconi 2001 – 2006 è sempre stato il suo omo-

logo centrista, e l’astensione su Caliendo va a segnare l’avvio di un progetto neo – centri-

sta che coinvolge API, Futuro e Libertà ed UDC, forse un embrione di quel partito della na-

zione che andrà a comporsi in autunno e che forse attirerà al suo interno i vari Berlusconia-

ni traditi, delusi ed anti-leghisti. Può apparire un dettaglio, ma non è per certo secondario

nell’analisi di quanto sta accadendo in questi giorni.

Ci troviamo di fronte alla fine di Berlusconi? Non lo so, non credo, ma penso che sia giunto

al termine il berlusconismo, se per berlusconismo intendiamo l’unità della destra sotto una

guida personalistica in cui etica e politica sono collocate su piani disgiunti e lontani,

l’apologia di una politica e di uno stato debole con i forti ed i furbi e forte con i deboli e gli

onesti. Ci troviamo probabilmente su di un crinale della storia del paese, e non sappiamo

se la situazione precipiterà più o meno rapidamente.

Il governo tecnico, io preferirei istituzionale, può essere una via per porre un punto di svolta

per segnare l’epilogo della seconda repubblica e realizzare alcuni provvedimenti anticrisi e

quattro riforme che nessun partito, se sottoposto all’onere del consenso potrebbe fare: la

riforma della legge elettorale, la modifica dei regolamenti, i decreti attuativi sul federalismo

fiscale e la riforma della televisione pubblica riducendo o eliminando il condizionamento

227

della partitocrazia sulla televisione pubblica. Questo governo avrebbe quindi il compito di

porre in atto dei provvedimenti volti a riaprire le regole della competizione sapendo che la

forma della legge elettorale determina anche il modus operandi dei partiti, ed è ovvio che

l’attuale legge elettorale favorisca il leader carismatico piuttosto che un partito comunità

di uomini e donne, al contrario funzionerebbe un sistema proporzionale con preferenze tipo

prima repubblica, ma ciò implicherebbe ammettere che il tentativo bipolare Italiano è falli-

to ed è stato egemonizzato nel bene e nel male da Berlusconi.

Il voto anticipato implicherebbe affrontare delle elezioni anticipate con il PD non ancora

pronto, senza una leadership vera, matura, capace di scaldare i cuori e carismatica. Non

sono mai stato un sostenitore del partito personale, ma è chiaro che occorre sempre ade-

guare lo stile di gioco alle regole della competizione. Altro elemento sono le alleanze, co-

me già detto, se dovesse svilupparsi il nuovo centro, l’unica alleanza possibile sarebbe

un’alleanza di centro sinistra classico e sfuma la possibilità di un’alleanza ampia.

Oggi in Italia il Tema attuale è come riunire una società che è sempre più divisa e conflittu-

ale, come colmare le differenze, come elevare il benessere generale, come pensare una

crescita non necessariamente sviluppi sta e quindi solidale e sussidiaria, come ampliare il

tema dei Diritti, che non sono per me quelli delle coppie di fatto, ma sono quelli degli ultimi,

quelli di chi nell’Italia di oggi non trova le condizioni minime per la propria realizzazione per-

sonale, quelli di chi oggi fatica ed entrare nell’età adulta e nel lavoro, quelli di chi oggi sa

di avere meno diritti e meno opportunità delle generazioni che lo hanno preceduto. Credo

che questi debbano essere i temi di come costruire un centrosinistra nuovo, temi tuttavia

228

che oggi nel PD nessuno è in grado di declinare con autorevolezza e credibilità.

Un governo tecnico permetterebbe di sciogliere alcuni nodi, nodi non più procrastinabili,

tuttavia, credo che dopo tale governo, nulla sarà più uguale a prima.

229

Rinnovamento la carta vincente

“Non so se il nuovo Ulivo – commenta le parole di Matteo Renzi Filippo Silvestri, Segretario

dei Giovani Democratici del Veneto – faccia sbadigliare, il titolo a volte non descrive il film,

aspetto di vedere la sceneggiatura che proporrà il segretario, certo è che se il cast è sem-

pre quello del vecchio Ulivo e dell’Unione allargata, allora non so quanti Italiani saranno

disposti a pagare il biglietto.”

“Il Sindaco di Firenze – continua il Segretario –nei giorni scorsi ha ribadito la centralità e

l’importanza del rinnovamento e dell’innovazione della politica italiana. Quante volte ab-

biamo detto “il PD sarà un partito nuovo e non un novo partito”, quante volte abbiamo

detto che “non si può mettere il vino nuovo nelle otri vecchie”? Credo sia giunto il momen-

to di realizzare quell’impegno ce lo chiede in primis la società, il Paese, basti vedere

l’entusiasmo che il PD è riuscito a cogliere ogniqualvolta ha affidato il proprio messaggio

ad una nuova generazione di Democratici vedi i casi Serracchiani, Zingaretti, Renzi, Civati.

Il tema dell’innovazione oggi è centrale per tutti i partiti politici, per cogliere infatti il muta-

mento dettato dalla modernità, occorrono i figli di questo tempo nuovo, esponenti di

un’umanità diversa che percepisce il mondo nuovo e che legge con meno difficoltà la li-

quidità di questa società. Questa esigenza, credo esista anche a Rovigo. Nelle ultime setti-

mane in vista dei congressi locali e provinciale diversi dirigenti hanno posto il tema del rin-

novamento, del cambiamento, il tema di come innovare il partito, di come estendere la

cittadinanza anche a chi oggi guarda con sfiducia la Politica.”

230

“Sono felice – conclude Silvestri – e lusingato che tale esigenza, che già mesi fa avevo sol-

levato, sia stata colta, credo tuttavia che i nostri elettori non capirebbero e ci percepireb-

bero come incoerenti se non avessimo il coraggio di far soffiare il vento del rinnovamento

ovunque, anche alle prossime amministrative di Rovigo. Qualora Fausto Merchiori, a cui va

sempre la mia totale stima e fiducia, decidesse di non candidarsi, sono convinto che un

candidato sindaco giovane, ovviamente con la dovuta capacità ed esperienza ammini-

strativa, meglio ancora se investito da delle primarie di coalizione, sarebbe in grado di sve-

gliare i bollenti spiriti di un’intera generazione di Rodigini che oggi chiede più cittadinanza

nelle istituzioni e nella vita della città.”

231

Direzione Regionale 02/12/2010

Relazione del Segretario

“Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni,

la sensazione che storture, ingiustizie, zone d’ombra, condizioni d’insufficiente dignità e d’insufficiente potere

non siano oltre tollerabili, l’ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze all’intera umanità, la visione del

diritto degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani, sentendosi ad

un punto nodale della storia, non si riconoscano nella società in cui sono e la mettano in crisi, sono tutti segni

di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità. Vi sono certo dati scon-

certanti, di fronte ai quali chi abbia responsabilità decisive non può restare indifferente: la violenza talvolta,

una confusione ad un tempo inquietante e paralizzante, il semplicismo, scarsamente efficace di certe impo-

stazioni sono sì un dato reale ed anche preoccupante. Ma sono, tuttavia, un fatto, benché grave, di superfi-

cie. Nel profondo, è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia. Di contro a sconcer-

tanti e, forse, transitorie esperienze c’è quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi, un modo nuovo di

essere nella condizione umana. E’ l’affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale, dalla scuola al

lavoro, in ogni luogo del nostro Paese, in ogni lontana e sconosciuta Regione del mondo; è l’emergere di una

legge di solidarietà, di eguaglianza, di rispetto di gran lunga più seria e cogente che non sia mai apparsa nel

corso della storia.” Aldo Moro

Democratiche, Democratici,

Riconvochiamo questa direzione regionale, è vero dopo molto tempo, e dopo qualche dif-

ficoltà. La tornata elettorale, le campagne organizzate, lo sforzo organizzativo nazionale,

l’estate con i congressi e le feste e quest’autunno di riassetto, organizzazione e program-

mazione ci hanno impedito di poter trovare una data per poterci riunire con la dovuta se-

232

renità. Oggi finalmente, abbiamo l’occasione per approfondire e sviluppare i temi ed i

tempi della nostra agenda e per riflettere sull’urgenza e la gravità della crisi che investe il

Paese e l’attuale governo.

Guardando indietro, a quanto accaduto alla scorsa direzione regionale, sono trascorsi die-

ci mesi intensi, ricchi di iniziative, cambiamenti e di successi. Come sempre per capire

quanta strada si è fatta, occorre guardare da dove si è partiti. Lo scorso febbraio ci avvici-

navamo alla direzione regionale in un clima di conflitto e divisione: gli strascichi della fase

congressuale del PD, i nodi politici insoluti del 2009, un andamento ondivago

dell’organizzazione giovanile , avevano aperto un forte discussione politica. Una discussio-

ne politica che ex post definisco salutare, giusta e nell’interesse dell’organizzazione. Sue

parti si confrontavano, certo parlando di proposte politiche concrete e di struttura, ma il

nodo era un altro la cittadinanza di tutti nell’organizzazione, quella condizione che consen-

te di sentirsi a casa, di sentirsi certi che manifestando il proprio dissenso non si venisse eti-

chettati come “Nemici del Popolo”. Vi era inoltre un’altra questione, connaturata forse alla

genesi di questa organizzazione, ma reale, fattiva e non procrastinabile: un esecutivo che

non aveva lavorato, che non aveva prodotto, che non era in grado di essere quel motore

politico che avrebbe dovuto essere per questa organizzazione.

L’allora maggioranza, decise di assumersi la responsabilità di aprire una fase nuova, una

fase in cui quei nodi venissero sciolti, una fase il ruolo di guida e di responsabilità nelle scel-

te fosse destinata all’esecutivo, agli organismi dell’organizzazione, ai territori. Oggi possia-

mo dire che abbiamo avuto ragione, ed abbiamo avuto ragione assieme!

233

Da quell’esecutivo, seppure a volte con convocazioni rocambolesche, sono nate molte

iniziative e campagne, un nuovo metodo di lavoro che oggi ci sta premiando! Sento qui

l’esigenza di ringraziare Leonardo Ebner che fino ad settembre ha coordinato i lavori, e Lu-

ca dell’Osta che per motivi di studio ha presentato le sue dimissioni.

Grazie a quell’esecutivo, oggi in funzione, abbiamo aperto una nuova stagione per

l’organizzazione giovanile!

Una nuova stagione iniziata con i corsi di approfondimento con Baretta, Casson e Nacca-

rato, e che ci ha visti guidare in vista delle regionali il centrosinistra dei Giovani, certo sotto il

poco fortunato nome di “Giovani Veneti per Bortolussi”, ma che ci ha visti unire non solo i

partiti del centrosinistra, ma anche le associazioni studentesche e pezzi di società civile. Al-

la guida del centrosinistra, assolvendo alla funzione naturale del Partito Democratico, i GD

del Veneto hanno organizzato l’unica campagna di comunicazione regionale per la cam-

pagna elettorale, facendo di più e meglio del partito. Le nostre cartoline con le proposte

per il Veneto che verrà sono ancora oggi attuali e segnano il tratto di quella politica riformi-

sta che ci ha caratterizzato e che deve continuare a caratterizzarci. E’ proprio grazie al no-

stro contributo, anche in sede programmatica, che abbiamo guadagnato la possibilità di

realizzare, su nostra proposta e d’accordo con il partito ed il candidato, che annunciò tale

decisione nel corso del seminario sulla legge di bilancio, un listino di under30, che ribadisco

dando grande prova di intelligenza politica e generosità abbiamo scelto di segnalare quei

nomi che hanno consentito di allargare e non di stringere, avremmo potuto chiedere di

candidare più esponenti di questo gruppo dirigente, ma avremmo rischiato di realizzare un

234

bell’esercizio di maniera, ma terribilmente autoreferenziale.

Sempre con lo stesso contenitore è stata organizzata la bella convention “E’ vento di Pri-

mavera” che non ha raccolto il successo di pubblico sperato, rivelando un partito, e qui

forse sta una delle cause della grande debacle elettorale, più concentrato sui candidati

consiglieri regionali che sulla campagna per il presidente della regione, più diviso in comi-

tati elettorali che unito per un obiettivo. Aggiungo che quella sera Padova erano state or-

ganizzate in contemporanea altre circa 6 iniziative, circa una per candidato. Sarebbe mio-

pe non ammettere che molto poteva essere fatto diversamente, dalla scelta della

location, al comico troppo costoso, decisamente, sulla pubblicizzazione, i volantini sono ar-

rivati in ritardo e al tempo stesso, col senno di poi sarebbe stato più utile allora organizzare

qualche autobus. Era la prima volta che un’organizzazione giovanile organizzava una simi-

le mobilitazione in Veneto, e credo che le 350 persone in sala comunque debbano essere

riconosciute come un risultato relativamente positivo e che costituisce un punto di parten-

za per il futuro.

Prima di giungere alla parte più politica ed attuale, tuttavia, vorrei soffermarmi sulle altre

iniziative che sono seguite, tutte su temi che hanno fortemente caratterizzato

l’organizzazione e la sua politica. Abbiamo scelto consapevolmente di concentrarci su chi

oggi ha meno diritti, e quindi meno accesso alla cittadinanza e alla società. In questo sen-

so vanno inquadrate le Campagne sull’Omofobia e sulle seconde generazioni,

quest’ultima, proprio grazie a Manuela Mtanis è sfociata in una grande convention a Pa-

dova con Livia Turco. Abbiamo scelto di concentrarci quindi sul riaprire una società che

235

oggi appare ai giovani e a chi è ai margini di essa troppo chiusa, troppo buia, troppo bar-

bara. Occorre comprendere come la risposta a tale contesto non possa che essere

l’allargamento, l’ampliamento fino a scala globale e temporale della percezione che il di-

ritto degli altri è pari al proprio, e per questo assume un valore non solo emotivo ma anche

fortemente politico parlare di legalità al nord, non solo come è stato fatto con la

“Carovana della Legalità” con Peppino Impastato, ma come abbiamo fatto con la recen-

te mozione “legalità è libertà” e come faremo in futuro, perché secondo noi la legalità al

Nord non è un tema di attualità ma è un diritto che il nostro Paese deve garantire, perchè

non esisteranno mai le condizioni di libertà ed equità economica e sociale tra tutti gli italia-

ni e per tutte le imprese italiane. Il diritto di un calabrese a vivere in una società libera dalla

‘ndrangheta è anche un nostro diritto, per che noi siamo convinti che una società o pro-

gredisce assieme o non progredisce.

Fino a quando la fascia più vitale e più preparata del paese si vedrà privata del diritto alla

propria felicità e alla propria realizzazione l’Italia non andrà avanti. Oggi le menti migliori

della nostra generazione vivono in uno squilibrio di diritti nei confronti delle generazioni che

la precedono. I dati forniti dalle statistiche evidenziano una situazione ancor più grave che

nel passato, oggi il 30% dei giovani non lavora e non studia e del restante 70% la stragran-

de maggioranza ha un lavoro precario o ancor peggio un lavoro a zero euro. Questo è un

paese che così com’è non ha futuro. E’ ora di alzare i toni, è ora di alzare i toni in questo

campo, non urlando, non dicendo dei semplici no, ma proponendo perché quella propo-

sta politica può permettere di qualificare tutta questa organizzazione e il nostro partito,

236

perché domani potremmo chiedere il consenso attorno a queste nostre proposte. Perché,

e guardate sarebbe grave, quando l’ubriacatura berlusconiana passerà, e le promesse di-

sattese, la disillusione, la presa d’atto di una realtà sconfortante avranno il sopravvento,

questa generazione di esclusi, ci chiederà conto, ci chiederà voi dov’eravate, e non dob-

biamo e non potremo assolutamente avere scusanti e giustificazioni.

Per questo già a giugno in occasione della festa della repubblica abbiamo realizzato il fla-

shmob scrivi a san precario. Occorreva ribadire come l’Italia sia una repubblica democrati-

ca fondata sul lavoro, aggettivazioni, democratica e fondata sul lavoro, che oggi sembra-

no costantemente essere messe in discussione. Anche in questo caso abbiamo voluto ne-

cessariamente innovare le forme ed i modi della politica, non accontentandoci di dire co-

se nuove, ma di dicendole, anche e soprattutto, in modo nuovo.

Oggi proponiamo in questa sede e sulla medesima tematica un avanzamento della nostra

proposta politica, perché se è vero che il PD non può essere solo il partito del Lavoro, ma

non possiamo neppure pensare che su un nodo centrale del futuro del Paese non dica nul-

la. Dire contratto unico, e qui manifesto un certo disagio nei confronti del partito che non

ha saputo cogliere la bontà della proposta di Marini e Nerozzi, significa ribadire una regola

che prima di essere politica è una regola di civiltà. La maternità, la malattia, l’assistenza sa-

nitaria, la pensione, dipendono forse dal tipo di contratto o forse sono diritti che prima an-

cora che a un cittadino Italiano debbono spettare ad una persona che lavora?

Dire contratto unico significa dire che esiste per tutti una base di diritti che indipendente-

mente dall’inquadramento contrattuale valgono e sono riconosciuti. Perché prima ancora

237

che grave economicamente, prima ancora che deleterio umanamente, il quadro genera-

le del lavoro in Italia rimarca ancora una volta che ci sono degli esclusi, degli ultimi, perso-

ne con meno diritti e meno cittadinanza.

Dire contratto unico significa dire, più cittadinanza per tutti.

Dire contratto unico, inserito in una riforma più ampia, che auspico e che comprenda il

passaggio dallo statuto dei lavoratori allo statuto dei lavori, l’introduzione della partecipa-

zione all’utile d’impresa e dall’altro lato il cambiamento delle organizzazioni sindacali con

la nascita, di sindacati europei, significa dire, e qui sta il compito di un gruppo dirigente

che vuole definirsi tale, che una crisi di sistema non si risolve cinesizzando l’Italia, non si risol-

ve neppure alimentando e reinventando il conflitto capitale lavoro, ma si risolve rivedendo

il sistema, cambiandolo, importando un nuovo modo di concepire il lavoro, allargando gli

orizzonti perché fino a quando il mercato sarà globale, la finanza sarà globale e il mercato

del lavoro locale ed eterogeneo, non l’Italia non potrà mai essere competitiva con i paesi

non democratici o in cui i diritti non sono riconosciuti.

Qual’è quindi il vero problema chi investe o il perchè investe altrove?

Se siamo un partito riformista e progressista non possiamo prescindere dal darci la missione

di cambiare con il paese e la società italiana anche la politica e la società dell’Europa,

perché tutti gli snodi delle grandi epopee dei partiti di massa del novecento passano per lo

snodo del l’ampliamento degl i or izzonti al la dimensione europea.

Anche in questo caso cercheremo di caratterizzare in 2011 in questo senso cercheremo di

caratterizzare l’offerta politica con metodi comunicativi nuovi. Le nostre scelte sulla comu-

238

nicazione politica e sull’importanza che vi abbiamo attribuito hanno trovato un primo

sbocco sulla scuola di formazione organizzata a fine giugno ad Abano Terme ed oggi tro-

vano realizzazione nel nuovo corso della Scuola Veneta di Politica. La scuola di Formazione

di Abano Terme ha messo in luce come all’interno dei GD veneti esista una ricerca, uno

studio, una voglia di sporcarsi in concreto le mani con la costruzione del consenso, con la

diffusione delle migliori idee, ed anche in questo caso il partito ha dovuto imparare da noi.

Tanto che oggi anche il PD Veneto inizia a rivolgersi ai “Guru” che abbiamo coinvolto ad

Abano Terme. In quell’occasione lo sforzo organizzativo affrontato e superato positivamen-

te ci ha permesso di guadagnarci i gradi sul campo, ed i GD Veneti hanno collaborato,

gestendo contenuti ed organizzazione del corso di formazione nazionale realizzato a S. Ser-

volo e raccogliendo i ringraziamenti nell’intervento di apertura di Anna Maria Parente, la

responsabile della formazione del PD.

L’organizzazione GD è oggi in veneto un’organizzazione forte, capace politicamente, inno-

vativa e autorevole, è un’organizzazione in espansione che si appresta fiduciosa ad avvia-

re il primo tesseramento ufficiale e una nuova fase di radicamento, che, lo dico forse con

ambizione ma consapevole di quale sia il nostro personale politico, sono certo ci porterà

entro la fine del 2011 ad avere circoli in almeno il 60% dei comuni del veneto. Un risultato

che nessun’altra organizzazione giovanile ha mai raggiunto e che nessun’altra organizza-

zione giovanile oggi può vantare.

Con i recenti congressi provinciali si è chiusa una fase che ha visto la nascita di questa or-

ganizzazione, molti dei nostri migliori dirigenti oggi hanno ruolo e rilievo nel partito, penso ai

239

numerosi coordinatori cittadini e di circoli eletti provenienti dalla nostra organizzazione,

penso ai numerosi dirigenti di questa organizzazione che oggi hanno un grande ruolo nelle

segreteria provinciali e delle città capoluogo. Penso a Matteo Cappelletto, Massimo Bettin,

Enzo Muoio, Alessandro Coccolo, Antonio Bressa, Massimo Garbellini, Nico Zanforlin, Simone

Biziato, Mauro Rubiero, Manuel Berengan, Francesco Siviero, Marco Taietta, Federico Beni-

ni, Andrea Barazzuol. Tutte persone che per questa organizzazione giovanile hanno fatto,

che a loro modo sono stati protagonisti e che oggi si confrontano con il partito. Un grande

risultato per loro, e ottenuto grazie alle loro capacità, ma sono convinto che sia anche un

nostro grande risultato, perché l’organizzazione è autorevole!

Per agevolare la nascita di nuova fase, abbiamo scelto di concentrare l’attività

dell’organizzazione su due filoni, lo studio, l’individuazione di un regolamento che ci per-

metta di realizzare il maggior numero di circoli possibili, con serenità, coinvolgendo persone

nuove, senza preclusioni, sapendo che una missione generazionale o è ampia e senza pre-

clusioni o non è. Abbiamo inventato questa nuova figura dei promotori dei circoli, i quali

saranno l’avanguardia nei territori che oggi ci sfuggono dell’organizzazione giovanile e

che riceveranno il prossimo anno, un kit composto da materiali utili all’attività politica.

Dall’altra investiremo in politica, non faremo campagne per il tesseramento come il partito,

in cui si chiedeva semplicemente di tesserarsi, ma cercheremo di proporre idee chiedendo

a chi le condivide di aderire alla nostra organizzazione.

E’ così che noi puntiamo ad aggregare un fronte generazionale ampio, non con il potere,

non per il potere, ma con la forza delle parole e della politica.

240

Parole e Politica possono cambiare il mondo, anzi lo devono cambiare. Non possiamo dirci

alternativi alla Destra se ne mutuiamo ideario e visione del mondo. Non possiamo candi-

darci ad essere la maggiore forza politica di domani se non abbiamo oggi una memoria

del futuro, se non proviamo a costruire, come va in voga oggi, una nostra narrazione. E per

costruirla occorrono persone, storie e un nuovo immaginario. Non possiamo seguire sempre

il vocabolario altrui, non possiamo limitarci a dare risposte diverse su un terreno agevole

per altri, non possiamo imitare perché si sceglierà sempre l’originale piuttosto

dell’imitazione. Per questo con la prossima campagna POLITICA per il tesseramento voglia-

mo lanciare nuove parole d’ordine, perché in quelle parole d’ordine sta anche l’identità, il

mondo di valori che si cela dietro ad una comunità organizzata come un partito. Alla ricet-

ta della Padania noi dobbiamo rispondere con la ricetta dell’Europa, alla politica della pa-

ura noi dobbiamo rispondere con la politica della Speranza.

Tutte le grandi rivoluzioni diceva Banisadr nascono dalla cultura, da una cultura civile diffu-

sa, da una politica che sa affrancarsi dall’essere grigio e rozzo laborio di ingranaggi ma

che rilancia e che propone un’idea di mondo. I Giovani Democratici ci sono e ci saranno!

Michele Fiorillo sarà incaricato di lavorare ad un progetto per la cultura diffusa, sul quale io

rivolgo numerose speranze, perché la politica può, e forse deve essere, anche Bellezza.

La crisi che attraversa il paese è una crisi di sistema che ci pone nell’esigenza di mettere in

atto una vera e propria rivoluzione copernicana. Occorre ripensare lo sviluppo! Manifesta-

zioni epidermiche seppure gravi le abbiamo vissute non più di un mese fa a Vicenza e a

Padova. In quell’occasione anche noi ci siamo stati, anche noi abbiamo portato non solo

241

a parole ma anche nei fatti, alle popolazioni alluvionate. Oggi abbiamo dato dimostrazio-

ne di una politica che sa essere umana, di carne, che sa essere solidale, nei fatti non nelle

parole. Ma sia chiaro sebbene oggi la solidarietà è stata sufficiente ma domani non lo sarà

più è un nuovo modello di sviluppo sostenibile che dobbiamo proporre. E guardate, quan-

do si dice sviluppo sostenibile, non si dice solo pannelli solari, ma significa un nuovo modo

di guardare la società, di farla crescere, di pensare i rapporti sociali, di incardinare una

nuova crescita. E’ qui che noi dobbiamo agire, che dobbiamo pazientemente proporre,

non possiamo permetterci che sia Vendola a realizzare la solarizzazione di massa, non pos-

siamo accettare che la lega arrivi prima di noi a dire che le speculazioni sui suoli agricoli

per il fotovoltaico. Quello è il nostro campo. Un nuovo sviluppo per una nuova generazione

con un obbiettivo la felicità di ogni uomo ora e in futuro, non più solo green economy ma

ripensare un mondo più vivibile.

Il nostro partito, come poche volte capita nella storia avrà una responsabilità doppia, non

più solo pensare a cambiare il Paese, a riformarlo, ma a cambiarne una società imbarbari-

ta dal ventennio Berlusconiano. Occorrerà scegliere, domani, distingueremo la politica solo

tra buona e cattiva Politica, tra innovazione e conservazione, e non potremmo cercare an-

che in questo campo una mediazione, la scelta dovrà essere netta la buona politica o è

innovativa o è pura maniera, replicazione di cose già viste. Per questo anche noi dobbia-

mo pensare al cambiamento, intessere nuovi rapporti con nuove associazioni, uscire dal

guscio delle associazioni di riferimento, oggi la società veneta è un calderone in ebollizione

e chiede di essere ascoltata. Ha fatto bene Bersani ad andare sui tetti! Quel mondo chiede

242

il nostro ascolto la nostra vicinanza è a loro e per loro, ricercatori, professori e soprattutto

studenti che dobbiamo agire. Non possiamo certo dire che la nostra attività regionale sul

tema sia stata lusinghiera. Certo le nostre proposte ci sono e su queste svilupperemo una

campagna di comunicazione che ci porterà davanti a scuole e università, ma oggi si pone

come urgente l’esigenza di essere nell’università, di esserci di più e meglio, di comprendere

e partecipare attivamente alla protesta, perché da quella protesta nascerà proposta e

perché investe le migliori menti della nostra generazione. Occorrerà con pazienza già dalle

prossime settimane, confrontarci, investigare, dialogare per potenziare ciò che già c’è nel

rapporto tra GD, università e scuola, senza precludersi alcuno strumento, perché oggi la

nostra organizzazione non può permettersi di restare a guardare!

Noi dobbiamo più di altri essere consapevoli che ridare dignità e Futuro a questa Genera-

zione significa garantire l’accesso ai diritti. E’ per questo che dobbiamo alzare i toni! Diritto

alla Felicità, Diritto all’amore, Diritto alla Bellezza: questi saranno i cardini della nostra politi-

ca, questo è il paese che vogliamo.

243

Capitolo 6

244

Lettera aperta a Massimo Calearo

Caro Massimo Calearo,

i recenti fatti parlamentari, la fiducia risicata al governo, il tuo essere determinante nel

computo finale dei voti e le tue recenti dichiarazioni sul PD e su alcuni parlamentari del no-

stro, anche il tuo non più di un anno fa, Partito, mi spingono a rivolgerti questa lettera aper-

ta.

Sono Filippo Silvestri, il segretario regionale dei Giovani Democratici del Veneto, quel se-

gretario eletto nel congresso del 19 Gennaio 2009 che tu hai aperto, quel segretario che

nel 2008 ti ha votato, convinto che la tua candidatura avrebbe potuto dimostrare lo spirito

nuovo del PD, un partito di massa, aperto e di interesse nazionale, quel segretario al quale

in più di un’occasione hai rinviato appuntamenti ed al quale più di una volta hai promesso

e non mantenuto.

Come te, con molti altri nella nostra regione, allo scorso congresso ho sostenuto Dario

Franceschini vedendo in lui maggiormente il PD in cui mi riconoscevo e il PD che credo an-

cora oggi dobbiamo sforzarci di costruire. Sappiamo come quel percorso si è concluso,

eppure in tanti, che come te hanno perso quel congresso, diversamente da te, non siamo

usciti dal nostro partito. Vuoi un vincolo di fiducia verso chi ci ha votato, vuoi la responsabi-

lità nei confronti di quella che è e che resta la più grande speranza dell’Italia di domani o

vuoi che per coerenza non ci si alza dal tavolo dopo aver perso, perché per vincere occor-

re anche accettare il fatto che si può perdere.

245

Tu hai scelto altrimenti e già in quell’occasione molti dei nostri elettori hanno iniziato a la-

mentarsi a chiedere le tue dimissioni da parlamentare, a dire che la tua candidatura era

stata una presa in giro per il Veneto Riformista. In più occasioni ho cercato di spiegare che

un parlamentare, un uomo, se non condivide più delle idee è libero di andarsene, se va in

una nuova formazione che non mette in discussione l’appartenenza ad un pezzo di Paese

che ritiene che il populismo e l’impudicizia del Presidente del Consiglio debbano essere al

più presto relegate alle peggiori delle tristi pagine della storia Italiana.

Oggi, tuttavia, io per primo mi sento deluso ed arrabbiato.

Al congresso che mi ha eletto tu dicesti: “solo voi potete dimostrare che oggi il mondo va

in maniera diversa, che il mondo si apre, che il mondo oggi è vicino anche ai più deboli!”

Bene noi questo lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo. Tu, votando la fiducia ad un gover-

no, che a dispetto di una crisi che secondo loro non c’era, ha chiare responsabilità nei

confronti di una generazione, la mia, che oggi non ha lavoro e, se ce l’ha, è precario o a

zero euro, hai contribuito, forse, a dimostrare che oggi il mondo è anche vicino ai più de-

boli? Tu, votando la fiducia a questo governo che sta distruggendo la scuola e impoveren-

do la ricerca hai testimoniato che il mondo si apre o si chiude?

Sempre tu ci dicesti, “abbandonate la vecchia politica siate davvero democratici”. Ecco

credo che nel tuo voto di fiducia ci sia molto poco di nuova politica e molto della vecchia,

della politica deteriore che prima si astiene, guarda che succede e scende in campo nel

momento opportuno, e certo non per il Paese.

Vedi Massimo, io le tue parole le ho prese sul serio, e noi GD le sfide che hai lanciato le ab-

246

biamo colte tutte: abbiamo difeso i più deboli, abbiamo difeso la nostra generazione, ab-

biamo denunciato a più riprese il populismo della Lega, abbiamo scelto di essere Demo-

cratici per davvero, stando sul pezzo, elaborando, formando e proponendo. Non abbiamo

imitato e non imiteremo forme e idee del passate, perché oggi, e di questo sono convinto

anch’io non è più il 1989, il mondo è cambiato e per questo anche il centrosinistra deve la-

sciarsi alle spalle facili tentativi di conservazione. Noi guardiamo avanti e ci sforziamo ogni

giorno di essere ciò che per noi avevi auspicato: “sappiate essere Testimoni e dimostrate

che siamo un partito che predica bene e razzola bene!”, tu invece questo non lo hai fatto!

Non so se veramente si può tradire un Partito o un Leader, ma so che si possono tradi-

re persone ed idee.

Tu hai tradire e deluso delle persone per bene che hanno scelto di votare la lista del PD

per la tua presenza o nonostante la tua presenza, tu hai tradito una generazione che in te

e in quel PD aveva provato a credere e che oggi capisce di aver dato credito a delle pa-

role giuste, ma non all’uomo giusto che ha scelto, contro ciò che professava di prendere

parte ad un ribaltone, di supportare un Governo che sta facendo male, che non durerà e

che soprattutto ha gravemente tradito le proprie idee, ammesso che lo fossero. Un uomo,

insomma, che predicò bene ma ha razzolato assai male e che solo per questo dovrebbe

avere il buon gusto, il pudore e la decenza di presentare al presidente della camera le pro-

prie dimissioni da parlamentare.

247

Lettera ad uno studente

Caro Studente,

alla vigilia dell’importante voto sulla riforma Gelmini al Senato, sento di doverti esprimere la

mia preoccupazione, prima che da Segretario Regionale dei Giovani Democratici, da cit-

tadino e da uomo che terminato da un anno il proprio percorso di studi comprende ogni

giorno sempre di più la tua rabbia per il precipitare della scuola e dell’università nel baratro

ma che non giustifica le esplosioni di violenza che in alcuni casi hanno contraddistinto, spe-

cialmente nell’ultima occasione a Roma, la Protesta.

Le immagini del Centro di Roma non più di dieci giorni fa ha fatto gelare il sangue a molti,

per la violenza, per la gratuità, per l’ingiustizia profonda che si nasconde nell’aggressione

alle forze dell’ordine, nelle auto bruciate, nelle camionette prese d’assalto.

Certe azioni sono ingiuste, e la rabbia, la frustrazione, la voglia di dire che questo mondo

sta perdendo il futuro, che questo Governo sta distruggendo l’Italia, non giustificano e non

giustificheranno mai la violenza. Perché se si protesta contro la riforma o il Governo si attac-

cano le forze dell’ordine. Le forze dell’ordine rappresentano lo Stato e lo Stato è assai diver-

so da un governo, è come se per sfrattare un inquilino indesiderato si preferisse sfasciare la

casa, infastidire e danneggiare il vicinato piuttosto che mettere alla porta l’ospite indeside-

rato con la legge e secondo la legge.

Non lasciarti trascinare dai facinorosi, dai professionisti del disordine, dai moderni guerriglieri

urbani, e pensa che quando viene aggredito ed atterrato un poliziotto, quel poliziotto po-

248

trebbe essere tuo padre, che quando torna a casa ha i medesimi problemi del tuo: il dover

vedere il futuro del figli precluso, messo in discussione, il vedere la scuola cadere a pezzi, il

dover far spesso quadrare i conti di casa facendo sacrifici per il figlio. Pensa che potrebbe

essere tuo fratello maggiore che, come spesso accade al sud, non trovando lavoro sceglie

di sbarcare il lunario onestamente vestendo una divisa. Pensa che è il tuo compagno di

banco, che non è riuscito a fare l’università perché i suoi genitori non avevano i soldi e per-

ché oggi l’università non è più in grado di essere un ascensore sociale. Pensa che la tua

protesta è anche la mia e anche quella di molti altri giovani che cercano oggi il proprio

posto nel mondo ma che non tollererebbero ulteriormente altre derive violente.

Cercate il coraggio di isolare, allontanare, pacificamente, coloro che si presentano con

caschi, bastoni e scudi, non sono né studenti, né pacifici, né democratici. Vedi, le dichiara-

zioni di Gasparri, antistoriche, antidemocratiche, che sanno di “libro e moschetto” non so-

no parole vuote di uno che parla a vuoto ma mirano a colpire gli istinti profondi di chi, con

qualche anno in più, gli anni di piombo e della contestazione li ha vissuti e non vuole riviver-

li.

Non vanificate, quindi, in un Paese in cui l’indignazione è rara, la vostra capacità di indi-

gnarvi, essa è preziosa, perché è dall’indignazione che nasce la voglia di cambiamento,

ed il cambiamento si realizza con idee, talenti e progetti e questa generazione li ha. Per

questo manifestate, protestate, scegliete proposte chiare, non limitatevi ad essere contro,

perché questa è la buona politica, quella buona politica che è la sola risposta a quella

cattiva e conservatrice del governo Berlusconi, occupate i tetti, scalate i monumenti, tra-

249

sformate le piazze in feste, usate la fantasia, quella fantasia che i padri dei nostri coetanei

francesi volevano assurgesse al potere!

Io mercoledì sarò con voi e spero di poter vedere nelle piazze delle nostre città l’Italia mi-

gliore, l’Italia nuova che noi GD vogliamo costruire, un’Italia dei Diritti in cui non vi è posto

per violenti e facinorosi.

250

No alle Tifoserie, Si alle riforme

Non credo che la questione Mirafiori e Pomigliano possano essere affrontate con la suffi-

cienza di chi utilizza paradigmi d'interpretazione novecenteschi o con le tifoserie. O se ne

coglie la valenza che è necessariamente storica, una sorta di punto di svolta nei destini

delle forze progressiste europee e mondiali, o ci si riduce al tifo da stadio e delle due l'una.

Il vero problema ancor prima che irrisolto, non affrontato in Italia, è il rapporto tra diritti,

che in quanto tali sono degli operai così come delle imprese, dei precari così come degli

statali, e la globalizzazione e come questa possa essere umanizzata dall'Unione Europea.

Ogni analisi che si rispetti deve tuttavia considerare le condizioni al contorno in cui si è

chiamati ad operare. L'Italia di oggi è un paese in crisi. In crisi economica, certo, ma ancor

prima sociale e culturale, e la politica degli ultimi vent'anni, fatta per l'appunto di sondag-

gi, tifoserie e politiche di scarso respiro, ne è al contempo una della cause e una della con-

seguenze.

Ad un modello produttivo superato, improntato alla produzione di beni a bassa qualità e

che rimpiange la possibilità di svalutazione della Lira, si è unito un governo traballante, il

peggiore degli ultimi 150 anni di storia, populista e draconiano al tempo stesso, de – forma-

tore, che per più di sei mesi non ha avuto un ministro per lo sviluppo economico e che oggi

sta a guardare la paradossale situazione di Torino. Un governo serio, che si rispetti sarebbe

intervenuto con misure di soft power quando FIAT è uscita da confindustria, di fronte al cli-

ma di crescente tensione di quest'estate (aggressione a Bonanni), non sarebbe stato a

guardare quando un lavoratore si trova a dover scegliere non le condizioni del proprio la-

voro ma se vuole o meno continuare a lavorare, quando l'AD di FIAT ha dichiarato o vince

il si o FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino) lascerà l'Italia.

Credo, e lo ripeto, nessuno può chiedere ad un amministratore delegato una funzione mo-

rale, cosa che si potrebbe chiede al “Padrone”, ma non ad un dipendente il cui lavoro è

251

tenere in positivo i conti dell'azienda. Insomma Marchionne fa il suo mestiere, cinicamente

forse, perché prima di pensare che per continuare a produrre e competere occorre cine-

sizzarsi forse si dovrebbe pensare ad innovare. Ma esiste in Italia un'attenzione, delle politi-

che, dei provvedimenti che mirino a premiare fattivamente le aziende che innovano, che

esercitano la responsabilità sociale e ambientale d'impresa?

Quando il centrosinistra ha governato vuoi per sfortuna o vuoi perché in preda al virus della

politica per centometristi della seconda repubblica non ha mai avuto la forza di aprire un

confronto ampio e serio con il paese, come si fece con l'Euro, per innovare il sistema pro-

duttivo.

L' Italia così com'è oggi è in debito d'ossigeno, così come l'Europa. Infatti, mentre la finanza

è globale, mentre il mercato è globale, mentre il mercato del lavoro è globale, le politiche

e i diritti sono rimasti nazionali. In questo senso il nostro Paese non solo non è in grado di

competere con la Cina e i paesi emergenti.

L'incapacità di fare “pensieri lunghi” e al contempo l'incapacità sistematica di stringersi at-

torno ai grandi obiettivi d'interesse nazionale non permette oggi alla politica di intervenire

con proposte concrete per salvaguardare i diritti ma anche la competitività. Mentre si ido-

latra il modello Tedesco non si è fatto nulla per ridurre il conflitto capitale-lavoro.

Il PD è, inoltre, e qui sta un altro segnale di crisi della Politica e di chi la pratica un Partito, e

non un sindacato, e nemmeno il Partito dei sindacati sebbene ne abbia in massima consi-

derazione la funzione ed il ruolo e ha sempre rivolto a CGIL, CISL e UIL un appello all'unità

sindacale e persino alla realizzazione del sindacato unico. Ai sindacati sta rappresentare i

lavoratori, tutelarne diritti e interessi, ai Partiti sta pensare il Paese, al suo sviluppo, alla sua

società nel suo insieme e se possibile proporre nuove proposte, nuove visioni che precorra-

no i tempi.

Un partito quindi non può e non deve per non abdicare alla sua funzione scegliere un sin-

dacato o un imprenditore e seguirne la linea, deve creare le condizioni per cui un impren-

252

ditore non possa e non debba dire “o si o me ne vado”.

Le dottrine novecentesche in questo senso appaino superate di fronte al repentino muta-

mento del Mondo e del Pease, e appare urgente un'exit strategy che ci consenta di poter

guardare al futuro con maggiore ottimismo.

Il primo passo è senza dubbio premere l'acceleratore nel processo di creazione di un'Euro-

pa più forte, per passare dall'Europa dei governi alla nazione europea. Un maggior ruolo

europeo nelle scelte strategiche economiche e finanziarie mondiali, una comune pro-

grammazione europea può permettere al vecchio continente di competere. Comuni re-

gole europee, diritti europei e una nuova rappresentanza sindacale europea possono fare

in modo che le scelte imprenditoriali non siano scelte volte alla riduzione dei costi ma all'in-

cremento del valore aggiunto, ovvero, qualità, innovazione e sostenibilità.

Il secondo passo è investire sul futuro in termini di programmazione e modelli di sviluppo co-

me accaduto in Polonia o in Francia con la commissione Attali, superando il clima politico

degli ultimi vent'anni fatto di politiche senza respiro e di delegittimazione degli avversari po-

litici.

Terzo ed ultimo, rivedere il modo di pensare al mondo e alle possibilità di sviluppo, infatti,

occorre oggi più che mai costruire una nuova visione economica in cui crescita e sviluppo

non siano più intimamente legati, comprendendo nello sviluppo non solo aspetti economi-

ci ma anche culturali, sociali (indice di Felicità) e ambientali.

Oggi sforzi in questo senso non ne sono stati fatti, da nessuna forza politica, forse il Partito

Democratico in futuro potrebbe realizzare questa rivoluzione copernicana, ma per prima

cosa occorrerebbe iniziare a smettere di alimentare le tifoserie.

Alla luce di questo, alla luce della drammaticità della situazione, mi chiedo cosa succede-

rebbe a Torino se la linea andasse in Serbia, che cosa succederebbe in Italia se Merchion-

ne decidesse di spostare l'azienda in Canada e credo che il Paese non si possa permettere

tutto questo. Quindi, per quanto mi riguarda spero che a Mirafiori si imponga la responsabi-

253

lità, anche da parte di chi non voterà quell'accordo contrattuale, ma a quel punto credo

la palla passi alla politica, le riforma del mondo del lavoro e dell'impresa, per i diritti e la

competitività credo non possa attendere oltre.

254

Lettera alla Generazione Resistente!

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, anda-

te nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei

campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la di-

gnità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”

Pietro Calamandrei

Carissimi

Come avrete potuto notare dal calendario quest’anno la ricorrenza del 25 aprile si sovrap-

pone alle festività pasquali, il che renderà molto più difficile riuscire a festeggiare la Libera-

zione come è accaduto negli anni precedenti.

Riteniamo, tuttavia, primario riuscire comunque a commemorare a nostro modo la Resi-

stenza e la storia repubblicana che da essa nacque. E’ certo che come ogni anno nasce-

ranno le solite polemiche, ma le nostre idee sono chiare: chi morì con un fazzoletto al collo

sui monti lottava per la libertà, per la nostra Patria libera dal Fascismo e dalla dittatura, chi

morì nelle fila della repubblica di Salò, anche in buona fede, lottava per difendere un regi-

me totalitario e disumano.

E’ a questi martiri della Libertà, soldati e civili che dopo l’8 settembre si opposero al Fasci-

smo, che va tributato il riconoscimento di veri padri della nostra nazione. A sessantasei anni

dalla Liberazione il ricordo del nazifascismo può e deve ancora essere considerato il male

255

assoluto, un male che afflisse il nostro Paese più di altri, un male che non dobbiamo dimen-

ticare né addolcire.

I continui tentativi di revisionismo hanno lacerato la memoria storica di questo Paese.

E’ vero la Resistenza fu un fenomeno con numerosi eccessi e punti neri, vedi ad esempio i

fatti di Porzus, ma il fine, la ragione e l’ispirazione ideale della Resistenza, che fu civile e par-

tigiana, non possono essere inficiate da dei fatti isolati, seppure riprovevoli ed esecrabili.

Fu in ragione proprio di quegli ideali che l’Italia scelse la democrazia e sempre grazie alla

costituzione che ne nacque, oggi, partiti che si richiamano all’ispirazione ideale del fasci-

smo, possono, sedere in parlamento e in tutte le istituzioni. E’ questo il tratto di

un’esperienza umana prima che storica: restituire a tutti gli Italiani, diritti, umanità e cittadi-

nanza.

Oggi la retorica della destra ama dipingere i resistenti come un manipolo di indottrinati.

Non fu così. La Resistenza investì la migliore gioventù di quegli anni, studenti, braccianti,

professori, parroci, carabinieri, soldati, e tutti uniti dalla voglia di costruire un’Italia migliore.

Contro una volgata comune che vuole, nell’immaginario collettivo e nella retorica, i parti-

giani come esclusivamente comunisti, noi vogliamo ricordare che la resistenza fu fatta an-

che da socialisti, cattolici e azionisti, le culture da cui nacque la nostra repubblica.

Per questo non vi è una diretta eredità politica nella resistenza, vi è una grande eredità ci-

vile e morale per tutti gli Italiani.

Oggi più che mai quella grande esperienza morale e civile va riscoperta, va portata nelle

piazze, nelle case, negli uffici, va gridata al mondo, senza rabbia ma con entusiasmo. Negli

256

ultimi mesi il mediterraneo è stato percorso da ribellioni dei giovani contro tutti i regimi ditta-

toriali o anti democratici, e tutti noi abbiamo guardato con apprensione ed entusiasmo

l’epopea di queste giovani generazioni che con coraggio hanno deciso di cambiare il pro-

prio Paese.

Anche la nostra è una Generazione Resistente.

E’ resistente perché specie tra i giovani è forte la voglia ed il desiderio di un paese normale.

E’ resistente perché i primi ad indignarsi di fronte alle scelte di questo Governo sono stati i

giovani.

E’ resistente perché continua a credere nella Democrazia e nell’impegno Politico, perché

nonostante questo non sia un paese per giovani, ha scelto di non abbandonarlo e di impe-

gnarsi quotidianamente nel migliorarlo.

E’ Resistente, perché nonostante tutto, noi siamo convinti che un’Italia migliore sia possibile

e che spetti a noi realizzarla.

Per questo abbiamo scelto di regalare a tutti un fazzoletto da collo come quello dei parti-

giani in vista del venticinque Aprile. Saranno Rossi, Blu, Bianchi, come le brigate partigiane,

e arancioni, il nostro colore. Portateli con voi, indossateli per le celebrazioni, regalateli agli

amici, perché una Generazione Resistente non smette mai di lavorare per un’Italia migliore,

neppure a Pasqua.

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, anda-

te nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei

campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la di-

257

gnità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”

Pietro Calamandrei

Carissimi

Come avrete potuto notare dal calendario quest’anno la ricorrenza del 25 aprile si sovrap-

pone alle festività pasquali, il che renderà molto più difficile riuscire a festeggiare la Libera-

zione come è accaduto negli anni precedenti.

Riteniamo, tuttavia, primario riuscire comunque a commemorare a nostro modo la Resi-

stenza e la storia repubblicana che da essa nacque. E’ certo che come ogni anno nasce-

ranno le solite polemiche, ma le nostre idee sono chiare: chi morì con un fazzoletto al collo

sui monti lottava per la libertà, per la nostra Patria libera dal Fascismo e dalla dittatura, chi

morì nelle fila della repubblica di Salò, anche in buona fede, lottava per difendere un regi-

me totalitario e disumano.

E’ a questi martiri della Libertà, soldati e civili che dopo l’8 settembre si opposero al Fasci-

smo, che va tributato il riconoscimento di veri padri della nostra nazione. A sessantasei anni

dalla Liberazione il ricordo del nazifascismo può e deve ancora essere considerato il male

assoluto, un male che afflisse il nostro Paese più di altri, un male che non dobbiamo dimen-

ticare né addolcire.

I continui tentativi di revisionismo hanno lacerato la memoria storica di questo Paese.

E’ vero la Resistenza fu un fenomeno con numerosi eccessi e punti neri, vedi ad esempio i

fatti di Porzus, ma il fine, la ragione e l’ispirazione ideale della Resistenza, che fu civile e par-

258

tigiana, non possono essere inficiate da dei fatti isolati, seppure riprovevoli ed esecrabili.

Fu in ragione proprio di quegli ideali che l’Italia scelse la democrazia e sempre grazie alla

costituzione che ne nacque, oggi, partiti che si richiamano all’ispirazione ideale del fasci-

smo, possono, sedere in parlamento e in tutte le istituzioni. E’ questo il tratto di

un’esperienza umana prima che storica: restituire a tutti gli Italiani, diritti, umanità e cittadi-

nanza.

Oggi la retorica della destra ama dipingere i resistenti come un manipolo di indottrinati.

Non fu così. La Resistenza investì la migliore gioventù di quegli anni, studenti, braccianti,

professori, parroci, carabinieri, soldati, e tutti uniti dalla voglia di costruire un’Italia migliore.

Contro una volgata comune che vuole, nell’immaginario collettivo e nella retorica, i parti-

giani come esclusivamente comunisti, noi vogliamo ricordare che la resistenza fu fatta an-

che da socialisti, cattolici e azionisti, le culture da cui nacque la nostra repubblica.

Per questo non vi è una diretta eredità politica nella resistenza, vi è una grande eredità ci-

vile e morale per tutti gli Italiani.

Oggi più che mai quella grande esperienza morale e civile va riscoperta, va portata nelle

piazze, nelle case, negli uffici, va gridata al mondo, senza rabbia ma con entusiasmo. Negli

ultimi mesi il mediterraneo è stato percorso da ribellioni dei giovani contro tutti i regimi ditta-

toriali o anti democratici, e tutti noi abbiamo guardato con apprensione ed entusiasmo

l’epopea di queste giovani generazioni che con coraggio hanno deciso di cambiare il pro-

prio Paese.

Anche la nostra è una Generazione Resistente.

259

E’ resistente perché specie tra i giovani è forte la voglia ed il desiderio di un paese normale.

E’ resistente perché i primi ad indignarsi di fronte alle scelte di questo Governo sono stati i

giovani.

E’ resistente perché continua a credere nella Democrazia e nell’impegno Politico, perché

nonostante questo non sia un paese per giovani, ha scelto di non abbandonarlo e di impe-

gnarsi quotidianamente nel migliorarlo.

E’ Resistente, perché nonostante tutto, noi siamo convinti che un’Italia migliore sia possibile

e che spetti a noi realizzarla.

Per questo abbiamo scelto di regalare a tutti un fazzoletto da collo come quello dei parti-

giani in vista del venticinque Aprile. Saranno Rossi, Blu, Bianchi, come le brigate partigiane,

e arancioni, il nostro colore. Portateli con voi, indossateli per le celebrazioni, regalateli agli

amici, perché una Generazione Resistente non smette mai di lavorare per un’Italia migliore,

neppure a Pasqua.

260

Lettera ai Giovani Democratici Veneti

Carissime democratiche e carissimi democratici,

Ci separano poche settimane all'estate e rimangono ancora alcuni progetti da attuare per

il quali insieme dovremo lavorare tutti.

Nelle ultime settimane come avrete potuto seguire dalla stampa o da facebook, abbiamo

realizzato numerose iniziative e campagne.

Tutte hanno raccolto un adeguato successo di partecipazione, di entusiasmo e di ricono-

scimento della qualità politica.

Il corso di formazione di Rovigo “Formarsi oggi per governare domani”, esplicitamente di

perfezionamento per selezionati dirigenti politici dell'organizzazione giovanile ed a cui sono

intervenuti riferimenti autorevoli del nostro partito unitamente a numerose, preparate e ri-

conosciute figure del mondo accademico e dell'impresa. Un esperienza a detta di tutti da

ripetere.

La due giorni realizzata in collaborazione con i GD Verona sulle Mafie al Nord. Anche in

questo caso parliamo di un'iniziativa riuscita, con partecipazione di importanti figure nazio-

nali dell'antimafia e di molti giovani.

Il rinnovatour2 – Territorio, Lavoro, Democrazia. La nostra Panda GD ha toccato quasi la to-

talità delle province, distribuendo i nostri materiali su contratto unico, tesseramento e refe-

rendum. Ha raccolto l'entusiasmo di Dario Franceschini che l'ha voluta provare e ha porta-

to fortuna a Piva, rieletto sindaco di Este, in una situazione difficile e con un'avversaria le-

261

ghista molto forte. L'auto ha anche raggiunto per un volantinaggio “corsaro” Godega di

sant'Urbano il Paese del nostro Governatore. Altrettanto ad effetto il gazebo realizzato a

Jesolo con i GD Venezia, abbiamo esaurito il materiale alla Capannina, luogo non certo

favorevole alle forze di centrosinistra.

Non sono poi mancate altre iniziative come il fazzoletto della Generazione Resistente che

ha invaso addirittura l'Emilia, la campagna sulla mobilità il cui materiale non ha ancora

raggiunto tutti i circoli ma che ha prodotto una interrogazione consigliare in consiglio regio-

nale a cui stiamo attendendo risposta grazie al consigliere Lucio Tiozzo.

A tutto questo il concertone del Primo maggio realizzato insieme ai GD di Treviso e ad altre

realtà associative.

Rimandando la discussione sull'analisi del voto, ad un altra sede e ripromettendomi di invia-

re qualche riflessione abbastanza approfondita, mi limito a constatare e a complimentarmi

per i risultati raccolti dai GD alle recenti amministrative in veneto dove in molti sono stati e-

letti e in taluni casi sono stati riconosciuti come i veri motori della campagna elettorale e

del consenso. Allo stesso modo, noi, che siamo il simbolo e la speranza di una generazione

lasciata ai margini del futuro, abbiamo contribuito in maniera determinante per il raggiun-

gimdiento dell'eccezionale risultato referendario che ci regala un'Italia Nuova e la fine del

Berlusconismo.

Se pensiamo che questa organizzazione è nata da soli tre anni, possiamo giustamente

riempirci il cuore d'orgoglio per il percorso fin qui fatto e gli obiettivi raggiunti.

Appunto per questo ritengo sia giunto il momento per avviarci verso la chiusura delle attivi-

262

tà per la pausa estiva a voler sottolineare uno stacco necessario dato che il prossimo au-

tunno ed inverno dovremmo lavorare in modo da prepararci al primo congresso dei GD,

che si svolgerà ragionevolmente nei primi mesi del 2012.

Al tempo del fare, detttato dalle scadenze elettorali, da una primavera che non è stata

solo quella araba ma anche quella degli indignados e della rivoluzione arancione di Mila-

no e Napoli, si poneva per noi l'esigenza di esserci e contribuire attivamente. Ora è il tempo

di capire con che contenuti i Gd veneti staranno all'interno di questa rivoluzione di questo

cambiamento sociale epocale. Con quali proposte cercheremo di aggregare in un con-

senso diffuso attorno ai GD questa nuova umanità che chiede una politica, un paese, un

mondo nuovo.

Per questo occorre, come ci disse Abolhassan Banisadr nell'incontro che due anni fa orga-

nizzammo a Padova, creare un “movimento generale” nella nostra organizzazione. Aprire

un confronto sui temi che coinvolga tutti i livelli. Questo è il punto centrale del lavoro che

come segreteria regionale proporremo di realizzare assieme a tutti i segretari provinciali per

la costruzione di due importanti appuntamenti: una direzione regionale partecipata e con

festa finale prima di agosto e una festa regionale su modello festa nazionale GD a fine e-

state.

Nella direzione che vorremmo convocare indicativamente nelle ultime due settimane di

luglio, vorremmo aprire una discussione ed una elaborazione su documenti politico pro-

grammatici sviluppati con un percorso di coinvolgimento delle province.

Da questi documenti politici dovremo prendere lo spunto per affrontare la ripartenza au-

263

tunnale con energia rinnovata e avviarci alla conferenza dei segretari di circolo ed alla va-

lorizzazione dei numerosi gruppi dirigenti under25 presenti sul territorio.

L'estate alle porte vedrà numerosi di noi impegnati nelle feste democratiche, che già da

qualche settimana sono iniziate. Sono numerosi gli impieghi e le attività realizzate dai

GD, ed è un contributo materiale importante il nostro. Vi chiediamo di taggare le vostre

foto sulla pagina fb “giovani democratici veneti” per raccoglierle tutte, per far vedere che

questa non è un'organizzazione di carta e organigrammi ma di ragazzi e ragazze di carne

ed ossa e che nel loro fare politica trovano anche un luogo di socializzazione e divertimen-

to. Per questo chiederemo un aiuto ai segretari provinciali per “mappare” i luoghi del no-

stro impegno in feste democratiche. Cercheremo di costruire anche una piccola campa-

gna web, perché in quelle feste la segreteria nazionale dei GD ci chiede di fare una rac-

colta firme per delle leggi di iniziativa popolare a cui potrebbe aggiungersi una proposta

regionale. Per accellerare i tempi da lunedì cercheremo di attivare una mail fe-

[email protected] a cui potrete inviare le vostre segnalazioni, inviare vostri

materiali, programmi, foto e richiedere materiali GD Veneto.

Vorrei inoltre cogliere l'occasione per invitarvi al secondo incontro del seminario de “Il futu-

ro a colori” sulla comunicazione politica con Francesco Terzago, esperto di web Marketing,

comunicazione politica e scrittura creativa. Sarà un seminario interattivo e con esercitazioni

in forma ovviamente colloquiale e non a didattica frontale. Il seminario si svolgerà il 29 giu-

gno presso la sede regionale alle ore 18e30. Troverete ulteriori informazioni sulla pagina fb

264

dei “Giovani Democratici Veneti”.

Per la fine di luglio, magari in concomitanza con la direzione, vorremmo far uscire un nuovo

numero del Corsaro Democratico. Chiunque di voi voglia prendervi parte, componendo

un piccolo comitato redazionale, può inviare la propria disponibilità a comunicazio-

[email protected].

Nelle prossime settimane dovremmo anche lanciare il nuovo sito. Ci scusiamo per i pochi

aggiornamenti dell'ultimo periodo nelle prossime settimane per fare un sito ancora più effi-

cace occorrerà creare un pool di tre o quattro persone che possano lavorare alla gestione

del sito. Se qualcuno ha tempo, capacità e voglia, basta segnalarsi a comunicazio-

[email protected].

Segnalo, infine, la piccola campagna web a breve anche cartacea, il bestiario dell'Italia

Peggiore, sempre disponibile sulla pagina fb http://www.facebook.com/home.php?#!/

pages/Giovani-Democratici-Veneti/184070226036 . Condivideteli, inviateli, commentate,

suggerite nuovi personaggi all'indirizzo [email protected], alla fine realizzeremo un

album di figurine con i personaggi che raccolgono più mi piace su FB.

Come potete vedere la nostra azione non si ferma, cresce e si evolve esplorando di volta

in volta nuove forme e proposte, perchè, questa, la nostra, è la più grande ed importante

organizzazione giovanile del Veneto.

265

Precarietà e accesso all’età adulta

Estratto dell’intervento e del documento presentato e recepito dall’assemblea programma-

tica del marzo 2011 del Partito Democratico Veneto

Il Partito Democratico del Veneto ritiene che un Paese per bamboccioni, sia un Paese sen-

za futuro. Offrire maggiori opportunità alle giovani generazioni significa creare un paese

che guarda in avanti, con ottimismo e coraggio, senza cedere alla Paura del domani e del

diverso. Premiando il merito e i giovani talenti sapremo essere competitivi nel mondo glo-

balizzato e garantire un futuro alla nostra società. Questo documento avanza alcuni spunti

per rilanciare il protagonismo dei giovani, il merito e l’innovazione, nonché proposte di wel-

fare per riequilibrare la giustizia sociale della nostra regione.

Sulla base delle funzioni stabilite dal titolo V della Costituzione la Regione ha facoltà e do-

vere di intervenire in merito alle politiche per il lavoro, per l’impresa e per le nuove genera-

zioni, al fine di garantire una maggiore mobilità sociale, una migliore occupazione, una

maggiore emancipazione giovanile, sviluppando l’innovazione e la ricerca, e costruendo

relazioni positive con il territorio.

La crisi economica ha aggravato i mali storici del mercato del lavoro italiano. Fattori come

precarietà e basso tasso di occupazione dei giovani e delle donne, preesistenti alla attuale

congiuntura economica, rappresentano più che mai un’urgenza. L’alto tasso di disoccu-

pazione giovanile (30%) e l’assenza di un sistema di protezione sociale per chi ha un con-

tratto atipico e perde il lavoro, sono oggi priorità che la politica non può aggirare.

266

Il lavoro nell’ultimo quarto di secolo è cambiato. La flessibilità del modello di produzione e

la competizione globale sono diventate caratteristiche fondanti, ma spesso sono state sca-

ricate sui lavoratori con bassi salari e la flessibilità degenerata in precariato. Sono mancati

investimenti forti in innovazione ed aumento di produttività, mentre è cresciuto nel Paese il

divario tra lavoratori tutelati e non, tra insider ed outsider. Tutto ciò si è riversato sulle spalle

delle giovani generazioni, ormai confinate in un mondo del lavoro fatto di stage e tirocini,

senza garanzie e tutele, senza un futuro sicuro.

La precarietà non è semplicemente una questione economica, una questione lavorativa o

una questione sociale; la precarietà è certamente tutte queste cose, ma è soprattutto una

condizione esistenziale che investe le vite, le famiglie, le speranze e le possibilità di tutte

quelle generazioni che costituiscono una comunità.

Il documento che abbiamo preparato è il frutto di un confronto all’interno del Partito De-

mocratico Veneto che ha visto dibattere su di una bozza elaborata dai Giovani Democra-

tici professionalità e generazioni diverse tra di loro; necessariamente cercherà di tenere

conto del dramma precarietà in tutta la sua complessità, dall’inserimento lavorativo ai li-

cenziamenti in età avanzata senza dimenticare la questione pensionistica.

Tuttavia l’impronta principale che indirizza questa riflessione è caratterizzata dal tentativo

di focalizzarci principalmente sulla condizione giovanile per almeno tre ordini di motivi.

Il primo, lo ribadiamo, è che questo documento è stato volutamente affidato dalla segre-

teria regionale del partito ai Giovani Democratici che come tali trovano nel proprio target

quella fascia d’età compresa tra i 16 e i 29 anni (estesi a 35 per quanto concerne parte dei

267

dati che andremo ad analizzare).

Il secondo motivo è che siamo consapevoli che la condizione di precarietà possa essere

più drammatica per chi si trova in età avanzata rispetto a chi si stia approcciando al mon-

do del lavoro con un bagaglio di flessibilità fisiologico dettato dall’età. Chi perde il lavoro

dopo aver pensato per anni la propria esistenza o la propria vita familiare con determinate

tutele e possibilità vive in caso di precarizzazione o licenziamento un dramma immenso e

sicuramente più rilevante rispetto a chi è ancora in fase di assestamento (ad esempio sen-

za alcuna famiglia a carico).

Tuttavia, nonostante dal 2008 si sia registrato un trend di disoccupazione crescente anche

tra chi era entrato o si era assestato nel mondo del lavoro con condizioni di stabilità il feno-

meno precarietà è ancora un fenomeno statisticamente ampiamente legato alla fascia

d’età compresa tra i 19 ed i 35 anni.

Il terzo motivo è che il mondo deve ancora assestarsi dopo la crisi finanziaria, ma un dato è

emerso dagli studi concordi di tutti gli economisti. Da una parte l’età è un fattore multidi-

mensionale per quanto riguarda la produttività, dall’altra senza dubbio esiste una propor-

zionalità diretta tra tasso di produttività ed innovazione ed occupazione giovanile.

Il rilancio dell’occupazione giovanile è il primo passo per quella crescita che potrebbe de-

terminare le condizioni di sviluppo atte a garantire produttività e stabilità con conseguente

possibilità di sostenere anche il sistema pensionistico.

Questo documento è dunque un documento che, citando Romagnoli, si rivolge a quella

fascia d’età che chiede l’accesso all’età adulta, ovvero quella possibilità di pensare da

268

protagonista la propria collocazione nella società non come singolo da sistemare, ma co-

me attore che ha diritto a contribuire con responsabilità attiva nei confronti della comuni-

tà, nei confronti di un affetto e nei confronti di una famiglia nascente. Questo accesso si

coniuga dunque in tre aspetti: avere un lavoro stabile, avere un’indipendenza abitativa

(casa), avere la possibilità di procreare (famiglia).

Concludiamo questa parte introduttiva dicendo che la questione che noi affrontiamo va

assolutamente coniugata e integrata rispetto a due riflessioni. Coniugata rispetto

all’accesso ai diritti dal lavoratore alla persona (tra cui la formazione continua) e rispetto

nella condizione lavorativa delle giovani donne; integrata per quanto concerne ammortiz-

zatori sociali e previdenza. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali si rimanda al do-

cumento programmatico più generale sul Lavoro del PD Veneto.

Analisi situazione giovani veneti

Per cominciare L’Istat ha recentemente denunciato come nel mese di febbraio 2011 il tas-

so di

disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia si sia attestato oltre il 29%.

Nel 2009 secondo i dati Istat il Veneto, in piena crisi, si attestava come una delle regioni a

maggior occupazione giovanile (tasso di disoccupazione degli under 24 attorno al 14%).

Tuttavia l’anno successivo ha registrato in termini percentuali uno dati più drammatici

d’Italia. Così relaziona Michele Pasqualotto dell’Istituto di ricerca “DataGiovani”: “Il Veneto

269

è una delle regioni italiane in cui il mercato del lavoro dei giovani nel 2010 rispetto all’anno

precedente si è deteriorato in maniera più forte: il tasso di disoccupazione dei giovani dai

15 ai 24 anni è aumentato del 4,7%, del 2,3%se si allarga l’obiettivo agli under 34, valori

quasi doppi rispetto a quanto registrato in media nel Paese. Nel 2010 i giovani veneti disoc-

cupati sono circa 67.500, oltre 13 mila in più nel confronto col 2009: quasi 1 disoccupato su

4 del2010 haperso un lavoro che aveva nel 2009, e circa un giovane su tre è disoccupato

da più di un anno. La crescita della disoccupazione, dunque, non è alimentata solo da

giovani che entrano nel mercato del lavoro a conclusione del proprio percorso formativo,

ma anche dalla diminuzione dell’occupazione: i giovani occupati si sono ridotti di un anno

di quasi 39 mila unità. Solo i giovani lavoratori autonomi hanno registrato un incremento

(ben5.400 inpiù), senza però dimenticare che tra le pieghe delle nuove partite Iva si na-

scondono spesso forme di lavoro subordinato a tutti gli effetti”.

Sempre da questo studio emerge che i neet (ovvero giovani né studenti né lavoratori) tra i

19 e i 29 anni sono circa 97.000. La loro percentuale è sotto la media nazionale ma è quasi

raddoppiata tra il 2009 e il 2011

Altro dato fornito da “DataGiovani” riguarda l’inattività: i giovani veneti scoraggiati nella

possibilità di trovare un lavoro, e che dunque non lo cercano più, sono oltre 14 mila, in cre-

scita del 2% rispetto al 2009.

Fondazione Moressa ci fornisce un dato aggiornato ai primi mesi del 2009: il 51% dei disoc-

cupati è giovane.

Un altro dato che lo stesso Istituto di Ricerca ci fornisce assai utile e per quanto concerne la

270

nostra analisi è legata alla tipologia di contratti dei lavoratori: riportiamo ora una parte

dell’analisi contenuta documento dal titolo “Osservatorio per l’occupazione”:

Molto interessante è l’analisi delle tipologie contrattuali dei giovani lavoratori veneti.

Tra lavoratori dipendenti, autonomi e collaboratori, i primi prevalgono senz’altro sia che si

parli di giovani, sia che si parli di adulti. Tuttavia si nota che sono soprattutto i giovani ad af-

follare questa categoria e che esiste un’importante differenza tra maschi e femmine.

Queste ultime, infatti, sono dipendenti nel 91,5% dei casi mentre i maschi lo sono con un in-

dice pari a 83,6%. Soprattutto, l’età incide sulla tipologia contrattuale dei dipendenti: i gio-

vani maschi e femmine sono a tempo determinato rispettivamente nel13,5 e nel 23,3% dei

casi. Questo dato non è interessante solo alla luce delle differenze di genere ma in partico-

lare per la distanza segnata dai più

adulti. Guardando a questi, infatti, gli stessi indici scendono al 2,7% nel caso degli uomini e

al 6,7% nel caso delle donne. L’atipicità sembra essere quindi maggiormente tipica delle

occupazioni

più giovani. Ma quanta di questa flessibilità viene poi tradotta in precariato? La precarietà

è un concetto molto ampio e spesso se ne fa un utilizzo inappropriato. Purtroppo non esiste

una modalità univoca per definire la precarietà dal momento che non riguarda solo un in-

quadramento contrattuale del lavoratore, ma anche elementi di tipo soggettivo e indivi-

duale. I lavoratori precari non sono solo quei soggetti che sono inquadrati in una determi-

nata forma contrattuale più o meno stabile, ma anche coloro che sono in condizione di

disoccupazione perché è scaduto il contratto temporaneo e sono alla ricerca di nuova

271

occupazione. Per stimare una dimensione della precarietà dei giovani veneti, si fa ricorso

alla metodologia utilizzata nel precedente Osservatorio

della Fondazione Leone Moressa che si rifà ad uno studio realizzato dall’Isfol che fornisce

una definizione operativa di precarietà. Per lavoratore precario si intendono cinque tipolo-

gie occupazionali. I dipendenti a termine involontari, ossia quei soggetti che sono inqua-

drati con

contratti a tempo determinato, ma che avrebbero preferito avere un contratto a tempo

indeterminato e che sono stati “costretti” a scegliere questa tipologia contrattuale. I dipen-

denti part time involontari, ossia quei soggetti ai quali è stato “imposto” il tempo parziale

pur lavorando con contratti a tempo indeterminato o determinato. I collaboratori che pre-

sentano contemporaneamente i tre vincoli di subordinazione individuati dall’Istat che con-

sistono nella monocommittenza, nell’imposizione dell’orario di lavoro e nell’utilizzo dei mezzi

dell’azienda. Le cosiddette partite Iva (professionisti e lavoratori in proprio) che mostrano i

precedenti tre vincoli di subordinazione. Infine si annoverano tra i precari anche i disoccu-

pati che hanno perso il lavoro a causa della conclusione di un contratto di lavoro a termi-

ne e che sono alla ricerca di nuova occupazione.

Fornita la definizione di precario, si osservino ora i dati riportati nelle tabelle seguenti. Esiste

un’importante e in qualche modo prevedibile differenza basata sull’età: più questa au-

menta, più diminuisce la percentuale di chi si trova in questa condizione: fino ai 34 anni il

15,1% dei giovani maschi è precario mentre lo è solo nel 4% dei casi dai 35 anni in su, e le

femmine passano dal 31,8% al 16,2%. Emerge tuttavia un altro spunto che prescinde dal

272

dato anagrafico e che risente piuttosto di quello legato al sesso. Tra femmine e maschi, in-

fatti, sono soprattutto le prime ad essere precarie: pur diminuendo nell’incidenza con il pas-

sare degli anni, il rapporto di forza tra i due sessi rimane pressappoco identico con una for-

te prevalenza da parte femminile: 31,8% se si parla di giovani donne, 15,1% se si parla di

giovani uomini.Il peso dei precari a cui è scaduto il contratto a termine senza che ne ab-

biano ottenuto il rinnovo incide non poco sul totale dei disoccupati. Si

parla di un 29,2% nel caso dei maschi e di un 34,3% nel caso delle femmine con percentuali

che calano con il passare dell’età ma che rimangono comunque importanti, rispettiva-

mente al 22,6 e al1’8,6%. Queste indicazioni fanno riflettere sul fatto che la condizione di

atipicità non viene sostituita con facilità da una situazione lavorativa più stabile e che con

una certa probabilità i lavoratori a termine rischiano più di altri di perdere addirittura

l’occupazione.

Questa analisi conferma la sofferenza e le difficoltà a cui va incontro la nostra regione (in

particolar modo rispetto ad alcuni parametri europei) per quanto concerne

l’emancipazione e la condizione lavorativa dei giovani. Tre sono i patti rispetto ai quali il

Partito Democratico Veneto può orientare la propria proposta relativamente a quella par-

te del fenomeno precarietà che nel nostro documento intendiamo come “accesso all’età

adulta”.

Un patto per l’opportunità ed il merito

Obiettivi: garantire il diritto alla propria formazione, professionale e civile; favorire

273

l’inserimento lavorativo.

Molti giovani oggi si trovano ad entrare nel mondo del lavoro tramite stage. Un’occasione

importante, per apprendere, per conoscere, per sperimentarsi nel mondo lavorativo, a cui

spesso però non corrisponde né una remunerazione, né una valida prospettiva di accesso

ad un vero contratto di lavoro, sia esso a tempo determinato o a tempo indeterminato.

Spesso uno stage chiede ad un giovane e alla sua famiglia sacrifici economici non indiffe-

renti (spostamenti, formazione personale e in taluni casi alloggio fuori casa), accettabili a

fronte di un futuro più certo. Purtroppo, ad oggi, spesso non è così e gli stage sembrano es-

sersi trasformarti da un’opportunità di ingresso al mondo del lavoro a una condizione di in-

stabilità costante e perpetuata.

Il Partito Democratico del Veneto, propone una revisione degli stage tramite un “Patto per

l’opportunità e il merito” tra le istituzioni, le nuove generazioni ed il mondo dell’impresa per

premiare i giovani che abbiano dimostrato capacità e impegno nella ricerca del proprio

futuro e le imprese coraggiose che investono nella stabilizzazione dei giovani precari.

Un patto tra questi attori significa, per le nuove generazioni, assumersi la responsabilità ed il

rischio di investire e scommettere anche temporaneamente su uno stage e sulla propria

formazione; per l’impresa, assumersi la responsabilità di investire maggiormente sulla forma-

zione degli stagisti, sul loro lavoro e sulla loro stabilizzazione; per le istituzioni, assicurare alle

giovani generazioni un opportunità e all’imprese la fiscalità premiale e le agevolazioni op-

portune per le assunzioni.

Occorre anche garantire il merito tramite un monitoraggio dei giovani stagisti e delle im-

274

prese virtuose (migliori risultati e capacità e maggiori assunzioni). Per questo il Partito Demo-

cratico Veneto assume nel suo programma l’introduzione del:

Rimborso spese/Indennità dello stage. Assicurare un rimborso spese mensile minimo agli stagisti, di 200 euro al mese se lo stage ha

una durata inferiore alle 200 ore, di 400 euro al mese se lo stage supera le 200 ore. Un giusto

compenso per il lavoro svolto e un incentivo per le imprese ad investire sullo stagista. Già

qualche anno fa in Francia si è adottato un provvedimento simile che stabiliva

un’indennità obbligatoria, peraltro più alta di quella qui proposta, senza provocare sensibili

riduzioni del numero degli stage offerti.

Stage intellettuali e stage manuali. Lo stage deve essere vincolato ad un limite temporale corrispondente all’obiettivo formati-

vo per evitare che l’esperienza si prolunghi oltre i tempi necessari e che vada a trasformarsi

nel contratto di lavoro più conveniente per l’impresa.

E’ necessario stabilire un massimale di durata diverso per diverse tipologie di stage: 3 mesi

per mansioni manuali e 9 mansioni di carattere maggiormente intellettuale.

Database per i più virtuosi. Costruire un database regionale, organizzato per provincie, delle imprese più virtuose in te-

ma di stage. Sulla base di un indice che tiene conto del rimborso spese corrisposto, della

percentuale di assunzioni dopo lo stage, della percentuale di assunti a tempo indetermina-

to e del raggiungimento degli obiettivi formativi, si potrebbe redare una graduatoria di im-

prese virtuose che beneficerebbero di accordi tra regione ed università o istituti tecnico-

professionali. Parte del giudizio sulle imprese deve basarsi sul feedback dello stagista rispet-

275

to alla coerenza dell’esperienza con il contratto di stage siglato ed una valutazione com-

plessiva rispetto all’attività formativa. Ulteriore incentivo per le aziende potrebbe essere

quello “reputazionale”; soprattutto per le aziende medie e medio-grandi, la pubblicizzazio-

ne della loro virtuosità tramite un bollino del “buono stage”, avrebbe un valore pubblicita-

rio importante (come si è già dimostrato il bollino verde per il rispetto dell’ambiente).

Allo stesso tempo occorrerà realizzare un database regionale degli stagisti migliori. Sulla ba-

se dei risultati scolastici, delle capacità dimostrate in ambito lavorativo e certificate dal tu-

tor aziendale, del lavoro svolto e dell’impegno dimostrato, è possibile creare una gradua-

toria da cui le aziende possano attingere.

Incentivi alle assunzioni. introduzioni di meccanismi premiali per quelle aziende che assumano, a tempo determina-

to o indeterminato, gli stagisti tramite sgravi sulle aliquote delle imposte regionali. Tali sgravi

dovranno essere parametrati in rapporto al numero di assunti dopo lo stage e in rapporto

alle tipologie di contratto realizzate

Un patto per la casa

Obiettivo: promuovere la creazione di contributi per affittare o acquistare un’abitazione.

Uscire di casa ed emanciparsi dalla famiglia di origine in giovane età, oggi, in Italia, è sem-

pre più difficile, a differenza di ciò che accade nel resto d’Europa, dove, come è noto, le

tempistiche sono molto diverse.

Nel nostro Paese la possibilità di andare a vivere da soli dipende in larga parte dalla dispo-

nibilità di una abitazione di proprietà, magari dei genitori, causa l’alto costo degli affitti

276

(secondo i dati Istat, solo il 34% dei giovani under 30 che vivono lontano dalla famiglia pa-

ga l’affitto).

Un'analisi demografica è sicuramente necessaria, ed è anzi proprio il punto di partenza per

comprendere quali cambiamenti bisogna intraprendere in questo campo. Le fasce oggi

maggiormente colpite dalla difficoltà di trovare un alloggio sono sensibilmente diverse da

quelle che potevano essere fino a qualche decennio addietro: i nuclei infatti tendono ad

essere meno numerosi e più anziani, e la mobilità dovuta all'instabilità lavorativa pone seri

problemi sull'acquisto.

Anche le spese per il welfare hanno subito in questi anni in genere una forte contrazione

dovuta alla necessità di contenimento della spesa pubblica e questo ha imposto, o avreb-

be dovuto farlo, un ripensamento del modello di social housing.

Deve essere sicuramente prioritario il ruolo dell'ente locale, sotto linee guida del governo

centrale, ma certo non può essere autonomo, risulta infatti quanto mai necessaria la colla-

borazione della struttura pubblica con società private, siano queste con o senza scopo di

lucro. Per l'aspetto dell'affitto una formula interessante sarebbe quella di accordi con i pro-

prietari locatori, i quali concedendo affitti a prezzi calmierati a soggetti individuati, otterreb-

bero sgravi fiscali. Con una formula ibrida si può arrivare al parziale acquisto della proprietà

immobiliare che porterebbe al pagamento dell'affitto solo per quanto riguarda la percen-

tuale non acquistata. Con un procedimento di questo tipo si potrebbe infine arrivare ad un

acquisto graduale dell'immobile. Formula simile questa sarebbe invece ispirata al modello

“right-to-buy” che prevede dopo un periodo lungo di affitto (es. 5 anni) un sorta di diritto di

277

riscatto, ossia

l'acquisto dell'abitazione a prezzo inferiore al valore dell'immobile.

Il Partito Democratico Veneto propone l’istituzione di un contributo a fondo perduto per chi

contrae un regolare contratto di affitto:

di 200 euro al mese alle coppie con figli, nonché nuclei monoparentali (un genitore con

uno o più figli), a cui sarà riconosciuta una precedenza. Per queste coppie il requisito del

limite di età è stabilito a 34 anni ed è sufficiente che sia rispettato anche solo da uno dei

partner;

di 150 euro al mese alle giovani coppie senza figli, così come ai giovani single o a gruppi di

studenti e lavoratori fuori sede. Sempre con limite di età inferiore a 34 anni;

Il Partito Democratico Veneto propone inoltre l’istituzione di un contributo per l’acquisto

della prima casa tramite un accordo con i costruttori. Ciò affinché, dopo un periodo di lo-

cazione massimo di 4 anni a canoni migliori di quelli di mercato, il beneficiario possa avere

la possibilità di trasformare l’affitto. In questo caso è previsto un contributo al costruttore

che aderisce al progetto, pari a 30mila euro in caso di acquisto al termine dei 4 anni di lo-

cazione. A ciò si aggiunge un contributo per i giovani a integrazione del canone di locazio-

ne di € 150/200 al mese per un massimo di 4 anni.

Un patto per l’impresa

Obiettivi: premiare il merito, l’innovazione e le imprese che credono nei giovani; sostenere

l’avvio di attività economiche innovative; favorire l’occupazione giovanile.

278

Il livello di innovazione e competitività del tessuto economico regionale dipenderà anche

dalla capacità delle nostre istituzioni di valorizzare il dinamismo delle generazioni più giova-

ni, spingendo sulle potenzialità imprenditoriali che hanno fatto la fortuna del nostro territo-

rio.

Il Partito Democratico Veneto richiede alla Regione ed altri enti pubblici di sviluppare politi-

che per sostenere l’erogazione del credito alle neo-aziende di giovani, anche offrendo le

garanzie necessarie al sistema bancario, e colmando così la naturale assenza di beni ipo-

tecabili tra le disponibilità dei giovani. Anche agendo sull’imposizione di tasse di compe-

tenza regionale, è inoltre possibile incentivare la nuova imprenditoria, prevedendo partico-

lari regimi di fiscalità agevolata e l’esenzione dall’Irap.

Si chiede inoltre il potenziamento delle strutture di assistenza per lo stimolo e la progettazio-

ne di nuove esperienze imprenditoriali, e la costituzione di reti capillari di sportelli dedicati al

tutoraggio di nuovi potenziali imprenditori, a cui deve essere fornito un servizio di orienta-

mento e consulenza per l’avvio delle start-up e la risoluzione delle procedure burocratiche.

Si invita altresì a diffondere la cultura d’impresa già in età scolare, promuovendo la figura e

il ruolo dell’imprenditore nella consapevolezza che nuove imprese nasceranno solo se i più

giovani prenderanno in considerazione l’opzione di diventare imprenditori, accanto ai tra-

dizionali obiettivi lavorativi della libera professione e del lavoro dipendente (pubblico o pri-

vato).

279

Infine, le imprese che si impegneranno nell’assunzione di giovani lavoratori dovranno gode-

re di particolari sgravi fiscali, affinché si ponga un argine alla dilagante disoccupazione gio-

vanile e vengano date maggiori opportunità di lavoro alle menti giovanili più brillanti del

nostro territorio. Se il sistema imprenditoriale veneto sarà in grado di sfruttare le energie e le

capacità dei nostri giovani, premiando i talenti ed attraendo, anche grazie al supporto

delle istituzioni, i migliori cervelli, non dovremo temere il futuro e la competizione internazio-

nale. Il grado di innovazione della nostra economia regionale dipenderà infatti dalla capa-

cità di investire sulla qualità dei nostri prodotti, sull’alta tecnologia, sulla green economy e

lo sviluppo culturale; una sfida che non può essere vinta senza lo spirito e la visione dei gio-

vani, l’investimento nella loro formazione e la scommessa nelle loro capacità di guidarci

verso il futuro.

280

Come l’Araba Fenice, rinasce la il PD a Ceregnano

“Il PD di Ceregnano riparte dai giovani! - annuncia Filippo Silvestri neo eletto segretario del

circolo Ceregnanese – Dopo il commissariamento era prioritario ripartire e già il 2 Luglio ab-

biamo convocato la prima segreteria. Quello che rinasce a Ceregnano è un PD nuovo, un

PD 2.0, fatto da tanti giovani, basta con gli ex, basta nostalgici, abbiamo bisogno tutti di

guardare al futuro e per questo abbiamo voluto darci un profilo di estrema apertura, di

presenza e incontro con i cittadini, che antepone a tutto la proposta politica, le idee. Un

luogo che sappia accogliere, una casa condivisa per tutti coloro che si vogliono impegna-

re per la Ceregnano di Domani. Noi non chiediamo “da dove vieni” ma “dove vogliamo

andare”.”

Il Circolo di Ceregnano, quindi, non ferma le proprie attività neppure d'estate perché “ c'è

molto lavoro da fare – continua Silvestri – chi ha determinato questa situazione sperava for-

se di cancellare il PD da Ceregnano, ma alla fine è stato solo un piccolo temporale estivo,

nulla di più, ed oggi abbiamo già fatto una segreteria, lunedì riuniremo a Canale simpatiz-

zanti e iscritti per una pizza democratica, e lo stesso faremo nelle prossime settimane a Pez-

zoli, ed entro la fine di Luglio contiamo di produrre almeno una piccola iniziativa politica a

settimana. Infatti, da un lato vogliamo proseguire il tesseramento che vogliamo il più pub-

blico e trasparente possibile e dall'altro incalzare l'amministrazione dall'Ara, con critiche fer-

me quando servono e con proposte concrete, fatte nell'interesse della comunità, non de-

nigrando come accaduto nei confronti dell'amministrazione precedente.”

281

La segreteria del circolo composta da Filippo Silvestri, Nadia Ferrarese (presidente dell'as-

semblea), Federica Sardellaro, Sara Brusaferro, Marta Orcini, Francesca Cattin, Antonio Ga-

rofalo, Domenico Della Corte, Enrico Zamariola e Mario Casazza, nelle prossime settimane

inoltre avvierà una serie di incontri con le altre forze politiche dell'opposizione e del centro-

sinistra. “Alle recenti amministrative – conclude Silvestri – i ceregnanesi ci hanno lanciato

dei messaggi politici chiari, dal rinnovamento complessivo del sistema politico – partitico,

alla necessità di ritrovare una coesione sociale, un senso di paese nuovo, dalla priorità dei

temi del Lavoro e della precarietà, alla centralità delle politiche per le famiglie. E' da qui

che vogliamo partire, da questi temi e su questi temi coinvolgere, le associazioni, i sindaca-

ti, gli altri partiti politici, per arrivare indicativamente al prossimo inverno a convocare gli

stati generali della Ceregnano di Domani.”

282

Da Amalfi una nuova energia per i Giovani Democratici

Scrivo volutamente ad una settimana dall'inizio della tre giorni Amalfitana. Il tempo, si sa,

aiuta a rivedere meglio le cose, ad inserirle in uno schema di ragionevolezza, oltre l'emotivi-

tà del momento.

Se ne avessi scritto domenica, o lunedì, forse avrebbero prevalso la stanchezza, l'emozione,

l'entusiasmo o l'ottimismo. Sarebbe stato più bello, ma forse non sarebbe stato adeguata-

mente razionale, perché anche ora ritornare con la mente ai giorni e alle notti trascorse tra

l'Hotel Centrale e l'Arsenale sento i ricordi e le valutazioni affastellarsi con gli umori e la gioia

che mi scaturisce al solo ripensarci.

A 28 anni, tra poche settimane 29, posso dire di aver avuto il mio discreto percorso politico,

con i suoi alti ed i suoi bassi. Ho conosciuto il lato migliore della politica, quello che ti fa so-

gnare, che di fa vibrare di fronte alle ingiustizie e che ti spinge a volr fare qualcosa per risol-

verle e cambiare il mondo. Ho conosciuto anche quello peggiore, quello dei bizantinismi,

per capirci, e pensavo di aver conosciuto tutto o quasi.

A 28 anni, tra poche settimane 29, invece, dopo un periodo piuttosto tressante per vicende

politiche ed organizzative, mi sono ritrovato ad emozionarmi, la passione non era mai sce-

mata invece, e fare le notti a discutere di Politica, di Etica, di Futuro, di Partecipazione, di

Diritti con altri giovani di tutt'Italia, con una sfrontata incoscienza e con lo slancio e la geno-

risità di chi trova nelle sintesi ampie e alte e non nella rivendicazione minoritaria la via mae-

stra dell'azione politica.

283

Se ripenso al 31 Luglio del 2007, ricordo un incontro con Diario Franceschini. In quell'incon-

tro, il vice-segretario in pectore del PD, ci disse: " La vera sfida del PD è la contaminazione!"

Ecco proprio mentre scrivevamo il manifesto ho avuto chiaro che quel gruppo di persone

che si trovava sulla terrezza del Centrale, con buona pace del vicinato e del custode,

quella sfida l'avevano vinta. Nessuno si è mai chiesto da dove veniva, ma tutti ci chiedeva-

mo con trasporto ed entusiamo dove volevamo andare.

E' stata una boccata d'ossigeno.

Ne siamo usciti con un manifesto politico che ha l'ambizione di dire qualcosa al partito e

che vuole provare a dare una scossa ed un contributo ai GD.

In molte occasioni, molti di noi, nei tre anni passati si sono sentiti soli, isolati, a volte vessati

per il fatto di avere idee non allineate con la vulgata spesso maggiormente diffusa nella

nostra organizzazione, da dopo Amalfi non è più così.

Dall'arsenale abbiamo varato una nava grande, speriamo fortunata, in grado di accoglie-

re molti altri oltre quelli che l'hanno costruita con buona volontà. E' per questo, e anche per

fortificare un gruppo di persone che oggi possono senza ipocrisie o retaggi o rivendicazioni

dirsi amici, che la sfida di queste settimane e dei prossimi mesi sarà condividere, modifica-

re, ridiscutere sul territorio e sui media il manifesto di Amalfi.

Non si può essere per il dialogo e l'inclusività a tempi alterni, non si possono assumere a prin-

cipio e non a metodo. Perché se vogliamo costruire un'organizzazione giovanile che serva

una generazione e non qualcuno, occorre procedere così. All'interno, tra i nostri amici e i

nostri compagni, e all'esterno stringendo nell'interessa della nostra generazione un patto

284

con i pezzi di società organizzati in associazioni.

C'è una nuova umanità, un popolo arancione che si riconosce in un progetto nuovo di

centrosinistra, in un cartello elementare di valori: la legge è uguale per tutti, l'ambiente va

tutelato, e i beni comuni non si toccano. E' a questo popolo, forse più ampio della somma

dei singoli partiti del centrosinistra che dobbiamo parlare.

Non so se ce la faremo, ma so che se conserveremo un pò dell'entusiamo di quei giorni si-

curamente ce la potremo fare.

Torno da Amalfi, quindi, con ben più di un manifesto aperto a tutti, ma con la certezza che

il tempo speso finora non è stato vano, che dietro quel manifesto c'è un gruppo di indub-

biequalità umane e politiche.

Torno da Amalfi con moltissime ore di sonno da recuperare ma carico di Speranza, di pro-

getti e di entusiamo. C'è un futuro da riconquistare e riscrivere e quel futuro è nostro.

285

Manifesto di Amalfi

Le recenti consultazioni amministrative e referendarie ci hanno consegnato un’Italia che in

tempi estremamente difficili ha riscoperto la forza di alcuni principi essenziali per la vita de-

mocratica: una giustizia uguale per tutti, un mondo migliore da consegnare alle prossime

generazioni, la condivisione di quei beni che appartengono a tutti i cittadini. Nel momento

in cui la politica dei partiti e del parlamento sembrava lamentare l’irreversibile disinteresse

da parte dei cittadini alla “cosa pubblica” un tessuto sociale che sembrava sopito e per-

duto ha invece dimostrato una straordinaria capacità di organizzarsi con impegno, imma-

ginazione e solidarietà. A fronte di questo successo però non è ancora chiaro come queste

forze sociali straripanti possano declinare tante energie nella reale costruzione di un’Italia

nuova nei luoghi del dibattito istituzionale.

La rinascita di un vigoroso impegno in componenti di tipo civico o associativo e la contem-

poranea sfiducia nella partecipazione nei luoghi più caratterizzati politicamente denota

come i cittadini percepiscano la politica ripiegata sull’interesse dei pochi e non della socie-

tà.

Noi giovani democratici viviamo empaticamente desideri e diffidenze, riscosse civiche e

disgusto per pratiche moralmente inaccettabili, e ci sentiamo chiamati a voler canalizzare

questo vortice spontaneo e libero di sentimenti contrastanti nel progetto di una società mi-

gliore: questo progetto si chiama politica e vogliamo un Partito Democratico chiamato

con spirito di servizio ad esserne il principale interprete.

286

Candidare i Giovani Democratici ad essere una forza politica e generazionale significa

porre l’etica come orientamento di quel senso di servizio e di affidabilità che contraddistin-

gue la ricerca del bene pubblico;

Candidare i Giovani Democratici ad essere una forza politica e generazionale significa an-

che vivere profondamente e non con distacco i sentimenti che si sviluppano lontano dai

convenzionali luoghi di discussione di un’organizzazione giovanile; sono sentimenti veri e

autentici, sono i sentimenti che circondano le nostre famiglie e i nostri coetanei, sono i sen-

timenti di una società molto più vasta e rappresentativa rispetto a quel percorso dirigenzia-

le e minoritario che rischia di viaggiarle parallelamente.

Il nostro ruolo deve essere quello di creare lo spazio in cui i sentimenti della nostra genera-

zione possano trovare la possibilità di incontrarsi, di portare in dote le esperienze di mondi

quali il sapere, l’associazionismo e il volontariato.

Vogliamo cogliere le sollecitazioni, le critiche, gli stimoli dei mondi che ci circondano per-

ché crediamo che la strada principe della politica sia il dialogo.

Oggi più che mai la nostra missione è cogliere la sfida che da Amalfi è partita:

Stringere un patto con i giovani impegnati in quelle realtà organizzate della società, non

appiattendoci ma aprendoci al confronto e alla contaminazione, affinché le migliori ener-

gie di questa generazione possano liberarsi e guardare con speranza al Futuro.

Da Amalfi i Giovani Democratici decidono che Paese vogliono essere.

Noi vogliamo Partecipazione

Vogliamo un’organizzazione giovanile aperta, plurale e inclusiva, capace di canalizzare

287

nell’azione politica idee, istanze ed esperienze provenienti da mondi diversi.

Un’organizzazione giovanile composta da ragazzi e ragazze che ispirano la propria con-

dotta politica ai principi cardine della Costituzione Repubblicana e la loro militanza politica

ai valori della Resistenza e dell’Antifascismo.

Vogliamo un’organizzazione giovanile APERTA, in grado di esprimere una politica che coin-

volga i giovani su ciò che a loro è più caro e vicino, creando quella rete di idee e di istanze

capaci di rispondere all’antipolitica diffusa. Vogliamo un’organizzazione giovanile che sap-

pia valorizzare i talenti, lontana da vecchi schemi ideologici, e che consideri le primarie lo

strumento imprescindibile per garantire trasparenza, partecipazione e democrazia. Voglia-

mo una giovanile più aperta alla società, che discuta e si confronti, anche aspramente,

ma che sia capace di decidere e definire con nettezza la propria agenda.

Vogliamo un’organizzazione giovanile PLURALE che, attraverso uno spazio concreto di dia-

logo costruttivo e propositivo, sappia valorizzare, e non mortificare, le differenze: solo dal

confronto e dalla sintesi di posizioni diverse possono nascere proposte politiche innovative

e attuabili. Per fronteggiare le sfide del futuro, vogliamo mettere in campo una nuova ge-

nerazione che, ispirandosi ai valori fondamentali dell’etica pubblica, interpreti l’esperienza

politica come un servizio e non come strumento di tutela dei propri interessi.

Vogliamo un’organizzazione giovanile INCLUSIVA, nel quale il rinnovamento non sia mera-

mente anagrafico: rinnovare non può voler dire esclusivamente "rottamare”, ma implica la

necessità di costruire un partito capace di far coesistere proficuamente elementi di novità

con le esperienze consolidate e significative che hanno dato vita ad esso. Vogliamo essere

288

una generazione che non delega responsabilità, ma che vuole giocare la propria partita

da protagonista. Le idee, la spontaneità, la creatività e la forza dei giovani possono e de-

vono essere il valore aggiunto del Partito Democratico, il partito del futuro.

Noi Vogliamo Futuro

Non vogliamo semplicemente etichettare la “questione lavoro” come una discussione sui

rapporti produttivi o contrattuali. C’è un bisogno reale di liberare le energie e i sogni di una

fascia d’età, quella più giovane, che chiede l’accesso all’età adulta inteso come assunzio-

ne di responsabilità nei confronti di un impiego, di un affetto familiare e della società.

Investire nell’occupazione giovanile non può essere (in concomitanza con una pur fisiologi-

ca mancanza di rappresentanza) l’effetto ultimo di una stabilizzazione economica perpe-

tuata con miopia dai conservatorismi e per ciò dalla dubbia riuscita, bensì diventa la con-

dizione fondante per un rilancio produttivo che concorra al rafforzamento del welfare!

Chi più di tutti ha risentito del crollo occupazionale nell’ultimo biennio sono proprio i più gio-

vani. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel primo trimestre del 2011 sale a

29,6%, dal 28,8% dello stesso periodo del 2010, con un picco del 46,1% per le donne del

Mezzogiorno.

La pesantezza della situazione si aggrava spostandoci da un territorio all’altro, da una Re-

gione all’altra. Vi è una disparità che dipinge Paesi diversi all’interno dello stesso Stato e la

cui emergenza non sembra rientrare tra le priorità di un Governo che ha pensato semplice-

mente a dividere gli italiani senza tenere presente la profonda necessità di rimanere unita

che ha l’Italia.

289

I Giovani Democratici devono rivendicare con orgoglio il principio federalista che vuole i-

spirare il riformismo italiano, ma credono che una forza come la nostra sia chiamata ad u-

nire i giovani del nostro Paese.

Non c’è vera crescita del Paese se le condizioni di legalità sono diverse nei territori. Non

possiamo rappresentare la ricerca del merito se perpetuiamo nella selezione della classe

politica difetti e pratiche sbagliate.

La distanza dei giovani dalla politica si accentua man mano che gli stessi entrano in quella

fase di passaggio che abbiamo denominato di accesso all’età adulta.

Agli occhi delle generazioni più giovani stona spesso l’inadeguatezza di alcune visioni, poli-

tiche sociali e sindacali nel tentativo ostinato di fronteggiare le nuove sfide meravigliosa-

mente complesse con modelli dicotomici (datore di lavoro-lavoratore dipendente) tanto

chiarificatori ad una prima lettura quanto fragilmente ancorati ad un paradigma non più in

grado di cogliere una realtà che cambia alla velocità delle rivoluzioni informatiche.

Una politica riformista si chiede davvero chi siano i meno tutelati.

Una politica riformista non ha paura di scoprire la dinamicità e le opportunità della flessibili-

tà. La flessibilità è una condizione che non dobbiamo rifiutare a priori secondo uno schema

non più attuale. La flessibilità è una condizione che dobbiamo trasformare in opportunità e

che dobbiamo saper difendere dalla sua degenerazione in precarietà. Questo approccio

necessita un’impostazione assolutamente riformabile e sulla quale saremo chiamati a legi-

ferare dal momento in cui due sono le qualità intrinseche che caratterizzano la flessibilità

rispetto alla precarietà: il tempo e la scelta.

290

Noi vogliamo una nuova etica

In questo particolare momento storico in cui la politica ha perso la credibilità, sempre più

drammaticamente si afferma negli italiani e nelle giovani generazioni l’impressione che

“tutti siano uguali”, “ che non ci siano differenze” e “che la politica sia un gioco sporco, di

logiche personalistiche e cricche”.

Tale tema non può passare inosservato, in quanto, ne va di mezzo la credibilità e

l’onorabilità di un servizio al cittadino qual è la politica. Ogni politico dovrebbe avere co-

me unico obiettivo

Il Bene comune;

che è imprescindibile dalla presenza di valori quali uguaglianza dignità della persona soli-

darietà senso del dovere formazione e rispetto delle regole.

La salvaguardia della moralità passa attraverso “regole di gioco” chiare e sane, che devo-

no essere rispettate e prese come stella polare dell’azione politica di tutti noi.

“Non chiedere al tuo Paese cosa può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo Paese”.

Questa frase di Kennedy dovrebbe diventare il “modus operandi” per una classe dirigente

sana che inglobi comportamenti in grado di aggregare motivazioni ed interessi generando

ricadute positive verso le persone.

Noi vogliamo: Innalzare la qualità della classe dirigente del nostro Paese e promuovere il

rinnovamento qualitativo, generazionale e di genere.

Sono questi i giovani democratici che vogliamo.

Noi vogliamo: Un fare politica fondato sul rispetto delle regole e delle persone, fiero di cer-

291

care il proprio consenso nelle giovani generazioni con strumenti partecipativi sani e non

con modi, a volte, al limite della legalità.

Noi vogliamo: Giovani Democratici in grado di porre con forza nel Paese il segno di una

politica veramente alternativa e capace di cogliere tutte quelle attese che provengono

da chi oggi è deluso e senza speranza.

Noi NON vogliamo che la questione morale si esaurisca in una discussione concentrata

prevalentemente su organi di stampa, ad un rincorrersi di singole dichiarazioni e non a di-

chiarazioni ufficiali, chiediamo

al nostro partito e specialmente ai giovani democratici di promuovere ad ogni livello la cul-

tura che il potere sia lo strumento, imperfetto ma necessario, attraverso il quale realizzare

un progresso nella società; non deve rappresentare il fine ultimo della politica.

Conclusione

NOI VOGLIAMO e riteniamo sia nostro compito e dovere creare un’organizzazione giovani-

le che sappia stare nella società, che sappia parlare con la nostra generazione, spronan-

dola non solo ad aver fiducia nella politica, ma anche all’attivismo politico. E questo può

essere fatto declinandola in termini di apertura, pluralità, trasparenza e senza dubbio mo-

dernità.

Essa deve rappresentare una dimensione ancor prima che politica, umana. Con ciò ci rife-

riamo alla necessità di rendere l’organizzazione un luogo aperto a tutti, o meglio a chiun-

que, abbia voglia ed interesse. Ritenendo a tal fine irrinunciabile lo strumento che per anto-

nomasia a reso possibile questo, strumento che ci caratterizza e del quale non vogliamo

292

liberarci: le primarie. Ma non solo, abbiamo bisogno di dirigenti che evitino la deriva elitaria

ponendosi al servizio dell’organizzazione e vivendo il loro ruolo in termini di responsabilità e

non di privilegio. Lo deve fare trattando innanzitutto quei temi che più sono cari e vicini ai

giovani. Tali temi debbono tuttavia essere affrontati a partire dalla vicenda concreta, loca-

le per poi essere condotta ad una portata generale, e non viceversa. Una politica che par-

ta dal basso, coinvolgendo i giovani su ciò che a loro è più caro, e anche più vicino. Solo

così infatti riusciremo a creare quella rete di idee e di menti capace di rispondere

all’antipolitica diffusa nei giovani.

Siamo l’organizzazione giovanile del primo partito del Paese, un partito che ha sempre vo-

luto, fin dalla sua nascita, esse plurale. Riteniamo che analogamente l’organizzazione gio-

vanile debba avere questa ambizione. Pluralità nell’organizzazione giovanile deve essere

sinonimo di valorizzazione delle differenze, e non deve essere vissuta come una semplice

differenziazione tra le provenienze. Per essere la più grande organizzazione giovanile

d’Italia si deve necessariamente passare attraverso questo concetto, specialmente in una

realtà, come è quella del nostro Paese, dove le dinamiche e le storie dei territori in termini

di sviluppo, economia, substrato culturale e sociale sono così differenti, sempre però

all’insegna dell’appartenza ad un’unica e unitaria nazione. Una pluralità che ci permetterà

di distinguerci, di essere rappresentativi di più gruppi sociali possibili, in cui la persona e non

il personalismo sono centro nevralgico del sistema socio-culturale. E’ un errore ritenere che

un’organizzazione giovanile dove tutti la pensano allo stesso modo possa esprimere una

politica per così dire più coerente perché mai inficiata da discussioni e confronti anche

293

scomodi. Riteniamo, al contrario, che il vero valore aggiunto sia rappresentato proprio dal-

la diversità di opinioni e punti di vista, in grado di dare impulso ad un confronto dialettico

utile, mai fine a sé stesso, che conduca ad una sintesi al rialzo tra le migliori e più convin-

centi posizioni. Sarà infatti questo modo di procedere, questa nostra caratterizzazione a

renderci peraltro autonomi dal Partito e dalle sue gerarchie, attraverso un sistema dove

l’autonomia non deriva da una semplice presa di posizione diversa dalla maggioranza del

Partito, ma dall’autorevolezza e dalla completezza argomentativa delle nostre scelte

(sicuramente influenzate e rese più approfondite dalla pluralità), in grado di competere

positivamente con il Partito senza mai creare, come ovvio, spaccature tra le due entità in

questione che debbono collaborare nel reciproco rispetto.

La chiarezza delle procedure, dei metodi di selezione della classe dirigente, delle anagrafi

degli iscritti è necessaria per un’organizzazione che possa dirsi trasparente e dunque de-

mocratica. Trasparenza nelle scelte, che devono essere prese in modo democratico e at-

traverso una consultazione più capillare possibile dei territori, creando luoghi di discussione

idonei, dove ognuno sia posto nelle condizioni di esprimere la propria opinione, abolendo

l’assemblearismo plebiscitario dove il voto veniva gestito come se la platea fosse compo-

sta da numeri e non da menti pensanti, dove spesso si è votato senza sapere veramente

per cosa. Trasparenza è altresì chiarezza, completezza e rispetto delle regole con cui ogni

singolo organismo viene gestito, stabilendo il principio della convocazione regolare e non

di comodo.

Per modernità non intendiamo solo la capacità tecnologica, essa può infatti essere decli-

294

nata anche in termini di nuove modalità di iniziativa politica. I relatori e la platea non fun-

zionano più. Ci vuole un nuovo metodo, un nuovo format, fatto non solo di contributi di

dotti conoscitori del tema ma anche di contributi provenienti direttamente dai ragazzi co-

me possono essere i video, le foto, l’arte in genere. Ad esempio parlando di lavoro perché

non utilizzare delle interviste fatte dai ragazzi ai giovani lavoratori all’ingresso del call

center?! Semplici metodi ma di sicura efficacia.

Vogliamo e costruiamo quindi un’organizzazione giovanile che sappia essere impegno,

passione e partecipazione di massa, che non dimentichi il calore e l’anima dei sogni e del-

le speranze di chi lo intraprende, con la consapevolezza che esso serve a costruire una so-

cietà diversa e migliore di quella in cui viviamo, perché più giusta e inclusiva, aperta e de-

mocratica.

295

Intervento alla direzione dei GD di Padova— Dimissioni Corbo

Carissime Amiche e Compagne Democratiche

Carissimi Amici e Compagni Democratici

ho ricevuto con grande entusiasmo ed orgoglio l'invito di Matteo Corbo a portare un saluto

alla vostra direzione congressuale.

Mi hanno insegnato che quando si deve portare un saluto in momenti di questa importan-

za occorre farlo in punta di piedi, mi rendo conto del trasporto, delle emozioni con cui si

arrivi al termine di un ciclo e conosco l'entusiasmo e la voglia di aprirne un nuovo.

Sembra ieri che con molti di voi, Matteo Corbo, Vincenzo Cusumano, Massimo Bettin, Pao-

lo Tognon, Alessia Pittelli e Antonio Bressa, aprivamo, in condizioni molto diverse da oggi, la

fase costituente dei Giovani Democratici Veneti. Era l'inverno del 2007 e con un certo anti-

cipo rispetto al resto del Paese nascevano i Giovani Democratici. Un progetto ambizioso, la

voglia di riscrivere riti e linguaggi della politica che ci aveva preceduto, la tensione ideale

per la costruzione della più grande organizzazione giovanile che questa regione abbia mai

avuto e la sfida di superare al più presto la fase della mescolanza delle anime delle vec-

chie organizzazioni per arrivare in tempi rapidissimi a creare i GD di seconda generazione.

Insomma il tentativo di creare un'organizzazione in cui ci si chiedesse non “da dove vieni?”

ma “dove andremo?”.

Ad oggi possiamo dire di aver realizzato quel progetto!

Sono stati quattro anni di grandi battaglie per tutti, di crescita umana e politica, di vittorie e

296

di qualche sconfitta, e lo dico con affetto perché al netto delle conflittualità che a volte ci

sono state, devo riconoscere che il merito del fatto che se il Veneto oggi è una regione e-

semplare in Italia per la vivacità, la freschezza, la puntualità dell'iniziativa politica e dell'or-

ganizzazione è merito proprio di un lavoro fatto assieme, a volte correggendosi a volte aiu-

tandosi a volte litigando.

Credo che a Matteo vada un grande, sincero e meritato ringraziamento. Un ringraziamen-

to che nel mio caso è in primis personale e poi politico. Personale per tutta la strada fatta

assieme, per i progetti che insieme abbiamo realizzato, per le battaglie combattute assie-

me, per le volte che abbiamo litigato o siamo entrati in conflitto, per esserci stato sempre,

nonostante tutto, nonostante i condizionamenti, nonostante le convenienze, nei momenti

importanti. Politico perché il lavoro fatto da Matteo è stato di grande livello e soprattutto di

stimolo per tutta la regione, perché se devo pensare ad uno degli attori che ha contribuito

maggiormente a costruire una giovanile fuori dai vecchi schemi di appartenenza penso a

Matteo Corbo.

Che dirti Matteo grazie di tutto quello che hai fatto finora, le nostre battaglie le ritroveremo

sul partito e sono certo saranno sempre sullo stesso fronte.

Oggi è chiaro, in tutto il Veneto, una seconda generazione di Democratici reclama il pro-

prio spazio nella storia dei GD, un'esigenza giusta, legittima, anzi doverosa. In questi 4 anni

la società è cambiata, ed i giovani sono cambiati ancor più rapidamente oggi si pone una

sfida, una sfida che per essere vinta abbisogna di una novità d'approccio, di energie nuo-

ve e di una nuova e più giovane capacità di lettura della contemporaneità. Oggi e ancor

297

più domani la sfida di questa organizzazione sarà guidare e trasformare una sempre più

profonda voglia di radicalità dei giovani in un approccio realmente riformista, condurre le

giovani generazioni dalla sfiducia e la diffidenza verso il politico all'amore per la Politica.

Una sfida che può riempire una vita, un intero ciclo di un'organizzazione, un pulsione forte e

nobile per trasformare l'imperfezione dell'approccio di una giovanile di partito in una vera

solidità di risultati di un gruppo.

E' per questo che anche nel recente rimpasto regionale abbiamo scelto di creare un uffi-

cio politico con i “senatori” di questa organizzazione per garantire una stabilità fino a con-

gresso ma al contempo di affidare l'iniziativa politica, tramite la segreteria e i forum, alle mi-

gliori nuove energie dei ventenni dei GD del Veneto.

Sono molte le sfide che assieme dovremmo affrontare e sono certo che con l'apporto di

tutti, l'esperienza di chi questa organizzazione l'ha fondata e l'ha fatta crescere e la fre-

schezza di nuovi Giovani Democratici, riusciremo a vincerle. Credo che l'elezione di Paolo

possa essere l'inizio di una nuova fase, l'apertura ad un mondo nuovo ad una contamina-

zione ulteriore, il primo sentore della nuova stagione che si apre e che avrà l'altissimo com-

pito di guidare i GD di Padova verso il primo congresso dei GD e di portare con la freschez-

za d'approccio, e la novità e profondità di idee e di analisi che lo contraddistinguono, le

prime gemme della nuova primavera dei Giovani Democratici del Veneto.

Sono certo che potrà contare sull'aiuto, sulla collaborazione e la disponibilità di tutti, com-

presa la mia.

Di Paolo ho sempre invidiato la capacità di leggere i cambiamenti, la società, e di rilancia-

298

re con idee innovative e soprattutto mai scontate, abbiamo tutti bisogno di talenti come il

suo. Sono certo che farà bene.

Concludo semplicemente, rendendomi conto di essermi dilungato un po' troppo, per au-

gurarvi buon lavoro e per augurare a Paolo Tognon un ottimo avvio di segreteria. Matteo

chiude la sua lettera scrivendo che a chi viene dopo di lui toccherà l'onere e l'onore di su-

perarlo. Non sarà facile ma sono convinto che Paolo ne abbia le possibilità e gli strumenti.

299

Lettera agli Iscritti dei Giovani Democratici Veneti—Ottobre

Carissimi,

vi scrivo per aggiornarvi di quanto emerso nell'ultima segreteria regionale dei Giovani De-

mocratici Veneti.

La recente spinta verso l'antipolitica delle giovani generazioni, verso il “sono tutti uguali”,

evidenzia la necessità di una nuova politica, più trasparente, più umana e più competen-

te. Noi vogliamo incarnare questo tipo di politica e contribuire alla nascita di nuovi gruppi

dirigenti in grado di riportare fiducia e speranza nel rapporto tra i giovani e la politica.

Per questo l'attività che programmeremo insieme ai provinciali in questi mesi sarà all'inse-

gna di tre parole d'ordine: idee, formazione, amministrazione.

Già da metà novembre partirà un piccolo corso di formazione interna per giovani ammini-

stratori (o aspiranti tali) in continuità con i contenuti e il lavoro svolto nella tre giorni di Rovi-

go lo scorso maggio. Ripeteremo per garantire una migliore fruibilità e coprire le maggiori

provincie della regioni per due volte lo stesso modulo di corso, i cui temi saran-

no:Amministrare oggi, come far funzionare la macchina amministrativa nonostante i tagli

del governo, Politiche per le giovani generazioni, Come si vincono le elezioni, breve guida

per la costruzione comunicativa e organizzativa di una campagna elettorale. Al termine

dei seminari itineranti consegneremo a tutti i partecipanti una Guida pratica per il giovane

amministratore (o aspirante tale).

Sempre negli stessi mesi avvieremo un lavoro con il gruppo regionale del PD, presto do-

300

vremmo fare una riunione congiunta segreteria gruppo, per realizzare qualche proposta di

legge e per sincronizzare la nostra agenda politica col gruppo sulle politiche giovanili regio-

nali. Per questo cercheremo il più possibile di attivare i forum regionali, i provinciali e le as-

sociazioni con le quali dialoghiamo.

Questo processo di analisi – coinvolgimento – proposta vedrà il suo sbocco naturale verso

dicembre quando, e mi riservo di darvi informazioni più dettagliate nelle prossime settima-

ne, realizzeremo la winter school dei GD del Veneto, in questa sede cercheremo di appro-

fondire le nostre proposte, farne una sintesi confrontarci ed al contempo avviare il percorso

regionale che ci porterà alle amministrative.

Proprio per questo motivo vi preavviso in vista del prossimo incontro: occorre che in tutte le

province ci si attivi per fare una mappatura dei comuni che andranno al voto e degli ipo-

tetici candidati giovani nelle liste. A partire dalle federazioni, potremmo aprire un percorso

che porti all'individuazione di alcuni punti programmatici peculiari della provincia, per poi

farne all'inizio del nuovo anno una sintesi a livello regionale.

Le prossime elezioni, infatti, vedranno andare alle urne gli abitanti di 80 comuni e di due

province in questo caso riuscire a creare un percorso che possa da un lato incentivare i

giovani a candidarsi, dall'altro mettere a disposizione un po' di presenza sui media ed un

programma condiviso il più possibile dalle realtà locali (tramite un processo che parta dal

basso), costituisce un'occasione irripetibile per tutta l'organizzazione giovanile.

Una volta chiuse le liste, cercheremo di fare un buon evento di lancio, ipoteticamente a

Verona (visto che è il comune più importante che va al voto) con presentazione di tutti i

301

candidati della regione e concerto.

Non mancheranno, tuttavia, nel frattempo altre iniziative, proposte dai forum regionali che

in queste ore stanno elaborando dei propri progetti di lavoro. I Forum oggi attivi sono Esteri,

Università, Il corsaro democratico (giornale dei GD Veneto), Economia e Lavoro,precarietà,

scuola, ambiente, Cultura, Immigrazione e riforme. Per chi volesse partecipare contatti

con il coordinatore dei forum Francesco Buzzatti ([email protected]).

Vi segnalo inoltre che la legge sull'osservatorio regionale antimafia proposta dai GD di Ve-

rona alla tre giorni sulle mafie al nord di Maggio sta continuando il suo iter in regione e pre-

sto sarà presentata. La legalità e la lotta alle mafie è un forte elemento identitario della no-

stra organizzazione per questo valuteremo la possibilità di realizzare un ulteriore incontro re-

gionale sul tema in vista della presentazione di tale proposta di legge regionale.

Il 6 novembre a Verona all'interno del Cantiere delle Idee, il percorso individuato dal PD di

Verona per la creazione del programma per le amministrative, si svolgerà dalle 15e30 l'as-

semblea sulle politiche giovanili seguita dai GD di Verona.

In questi giorni, inoltre, nelle varie province si stanno componendo i forum della cultura in

vista degli stati generali organizzati dal PD nazionale. Il tema della cultura è un altro dei no-

stri temi più cari e a cui i giovani per certo sono più sensibili, per questo vi invito caldamente

a prendere contatti con il segretario del PD della vostra federazione provinciale per fare in

modo che i GD partecipino numerosi e carichi di idee.

302

Otto Novembre 2011

E chi lo avrebbe detto che questo giorno sarebbe stato un giorno di svolta? L'O T T O N O V

E M B R E...... eppure forse tra 10 anni lo ricorderemo come un giorno storico. Oggi è finito il

Ciclo del Berlusconismo, come vi fu quello del Craxismo, ma è anche il giorno della crisi

profonda della nostra economia. Spread (alzi la mano chi sapeva cosa fosse lo spread solo

6 mesi fa) a 495.

Nel medesimo giorno segnali di un futuro che inizia oggi un orizzonte che per chi come me

ha visto, senza capire cosa succedeva, cadere il muro di Berlino, Mani Puliti, le stragi della

mafia, la discesa in campo di Berlusconi, e poi l'entusiasmo del primo Ulivo, ha un profumo

ed un fascino nuovo! Ma anche i segnali di un paese profondamente in difficoltà, da rico-

struire, da restituire alle future generazioni dalle quali lo abbiamo preso in prestito.

Un bambino nato oggi è un bambino che nasce in un paese con una democrazia di bassa

qualità con poco futuro in tasca e con una sola certezza che dovrà pagare un debito altis-

simo di cui non ha colpa e che non saprà come pagare.

Le sfide che ci porteranno gli anni del dopo berlusconismo saranno quelle su cui i demo-

cratici saranno chiamati a costruire la propria credibilità e questa volta non dobbiamo

mancare l'appuntamento con la storia.

Colmare il divario di diritti tra le generazioni, migliorare la qualità democratica del paese,

liberare le migliori energie del paese, un nuovo welfare giusto e solidale, un nuovo modello

di sviluppo e la valorizzazione del merito.

E' da qui che io vorrei vedere il mio Partito provare a ricostruire l'Italia.

303

Lettera agli iscritti Giovani Democratici Veneti— Dicembre

Democratiche e Democratici,

la fine di questo turbolento 2011 e l'inizio del nuovo anno, con il suo bagaglio di attese,

paure e speranze, è come sempre tempo di analisi, verifiche e progetti per il futuro.

Nel mese appena trascorso la nostra agenda politica è stata parzialmente modificata dal-

la caduta del governo Berlusconi (un atto necessario di grande dignita’ e buon senso per

la politica italiana!) e dalla nascita, con i suoi primi provvedimenti economici, del governo

Monti. Se ci guardiamo indietro sembra passata moltissimo tempo, e questo è il segno di

quanto in questi pochi giorni i fatti e la cronaca ci abbiano coinvolti determinando rapidis-

simi cambiamenti.

E' una stagione che sta cambiando e che anche per noi nel 2012 darà i suoi frutti. I Giovani

Democratici celebreranno, infatti, il loro primo congresso, per certo un'opportunità, se vissu-

ta positivamente, di acquisire per la nostra generazione un ruolo guida e di incrementare

quel radicamento che già nell'anno appena trascorso abbiamo portato avanti, insieme,

con successo

Certo, in queste ore viviamo un momento cruciale, la fase di avvicinamento al congresso.

La voglia, il desiderio, la necessità, forse, di questa organizzazione di uscire dal prossimo

congresso con nuovi gruppi dirigenti su tutti i livelli e con un cambio di passo netto sulla po-

litica tradizionale è tanta. Tutti i militanti, simpatizzanti e dirigenti che ancora serbano una

sana connessione con la propria organizzazione hanno chiaro come l’ esigenza di rinnova-

304

mento sia profondamente intrinseca all'intero corpo di iscritti e militanti.

E' forse questo il nodo fondamentale del prossimo congresso ed è forse anche il nodo fon-

damentale di quanto in queste ore ci consegnano le molte telefonate, la stampa e le di-

scussioni all'interno della nostra organizzazione. Ricordiamoci che prima delle persone e dei

candidati vengono i valori e gli obiettivi che da sempre ci tengono uniti e che ci hanno

permesso in questi mesi ed anni di attivita’ di raggiungere – come Veneto – dei risultati che

le altre regioni italiane ci invidiano.

Grazie al sacrificio e all’impegno di ciascuno do voi: una prova di serieta’ e maturita’ senza

precedenti. Una squadra che attorno ad obiettivi precisi si e’ mossa in armonia e determi-

nazione.

E' giusto investire ampiamente in un generale ricambio dei gruppi dirigenti, in esso infatti sta

racchiuso sia il senso della politica di ogni organizzazione giovanile sana, sia la lucida e at-

tenta valutazione di quanto accaduto negli ultimi sei mesi nel nostro Paese. La vittoria alle

amministrative, la stagione referendaria, l'aggravarsi della crisi, l'esigenza di cambiare l'Ita-

lia, la necessità per le giovani generazioni, sempre più intensa, pressante e accesa, di crea-

re un nuovo mondo. In questo caso la conservazione dei gruppi dirigenti che vogliono con-

servare se stessi, sarebbe un errore, grave. Con quale dignità chiederemo un ricambio ge-

nerazionale al Pd, e con quale forza o autorevolezza potremmo parlare ad una generazio-

ne scontenta e ai margini?

Chi oggi chiede il cambiamento ha quindi ragione, ma tenga presente che il cambiamen-

to è condizione necessaria ma non sufficiente per traghettare i GD fuori dagli anni 0. Oc-

305

corre uno nuovo slancio politico, nuove ricette, nuovi percorsi attorno ai quali aggregare,

costruire consenso e acquisire autorevolezza. Non potremo parlare a chi oggi vede restrin-

gersi drammaticamente l'orizzonte del proprio futuro con le parole e le proposte degli anni

novanta o peggio ancora degli anni settanta. Occorre uno slancio programmatico nuovo,

un investimento reale di energie e di studio per la produzione di una proposta politica nuo-

va ed originale. Un anno fa per primi e con slancio, i GD del Veneto lanciarono la campa-

gna sul contratto unico, sostenendola sia nei livelli territoriali, sia nei luoghi di discussione po-

litica dell'organizzazione. Sempre noi un anno fa abbiamo presentato al PD veneto un ordi-

ne del giorno per chiedere le primarie per i parlamentari. La storia di quest'anno ci ha dato

ragione. Il PD ha sancito che in caso di elezioni con porcellum sceglieremo i nostri parla-

mentari e solo qualche ora fa il ministro Fornero ha aperto al contratto unico.

Per questo al prossimo congresso dovremo saper unire rinnovamento dei gruppi dirigenti e

accrescimento del livello di produzione politica. Idee nuove per la società che cambia e

gruppi dirigenti nuovi figli di un'organizzazione giovanile che cresce. Non basterà o l'una o

l'altra ma occorrerà creare una profonda sinergia tra i due ambiti.

Nelle settimane appena trascorse abbiamo assistito ad un inasprimento dei toni, spesso in-

fondato e superfluo. Si può, infatti, avere molto da eccepire sul regolamento approvato

all'unanimità dalla direzione nazionale, tanto che il coordinatore della segreteria regionale

Nicolò Rocco – a nome del Veneto e di concerto con tutta la nostra delegazione - , è stato

il promotore di uno degli interventi più duri contro il regolamento chiedendo le primarie e

una maggiore democraticità. Le medesime cose che io stesso negli esecutivi precedenti

306

avevo chiesto, anche con passaggi di forte contrapposizione e rottura politica, e se oggi

può esistere almeno potenzialmente una candidatura alternativa, se è possibile presentare

dei ricorsi in commissione di garanzia e non all'esecutivo, se le soglie per le candidature so-

no state abbassate, se le federazioni commissariate potranno partecipare al congresso,

cosa non prevista dall'impianto inizialmente proposto, è il frutto del lavoro condotto anche

dal Veneto.

Si sa quando i toni si inaspriscono, a volte si dice troppo, spesso non volutamente, a volte

esagerando. Lo stesso Salvatore Bruno che mi attaccò a mezzo stampa di fare delle con-

vocazione selettive, invitando solo i buoni e allineati, in 72 ore ha rivisto la posizione prima

accusandomi di negligenza e poi ringraziandomi per aver chiarito che la sua convocazio-

ne era stata regolarmente spedita, come dichiarato dal dipendente del PD che segue la

segreteria dei GD nazionali per iscritto.

Detto questo, ritengo come ho avuto occasione di ripetere a più riprese che le primarie sa-

rebbero state lo strumento migliore, ma in quella posizione il Veneto e il sottoscritto pagano

un forte isolamento. Peraltro i GD hanno scelto di mettere a statuto nazionale che le prima-

rie non le volevano nel corso di una direzione nazionale, ad oggi ancora senza un verbale

né una reale verifica poteri, a cui i “pro primarie” non parteciparono per scelta politica.

Non è stato possibile e ci troviamo di fronte ad un regolamento complesso e a tratti di diffi-

cile interpretazione, che prevede un sistema a tesi come via preferenziale, ma che può di-

ventare a mozioni. Certo in direzione c'è stato un tentativo di presentare degli emenda-

menti ,che spostavano alcune date, che regolamentavano meglio le commissioni di ga-

307

ranzia territoriali, che cercavano di risolvere i problemi dei commissariamenti, ma nulla volto

a smontare l'impianto così come è oggi. Era possibile imporre le primarie? Era possibile par-

tire da subito con un congresso a mozioni? Purtroppo no, perché chi nella fase di stesura

del regolamento sosteneva queste proposte erano solo 4 su 12. Certo si poteva andare sui

giornali, fare un 48, ma poi la responsabilità vuole che ognuno risponda delle proprie scelte

di fronte all'organizzazione.

Assistiamo in queste ora alla querelle Benifei – Raciti, con reciproche accuse di irregolarità

e con reciproche provocazioni. Non mi meraviglia tutto questo, con un po' di esperienza si

impara che tutti i congressi iniziano con qualche scossone, ma negli ultimi giorni non posso

nascondere la mia preoccupazione per il quadro che va delineandosi. Una preoccupazio-

ne che condividiamo certamente.

Un eccessivo inasprimento dei toni e delle scelte politiche, l'arroccamento sulle posizioni,

invocare o evocare il partito, la trasformazione di una questione politica in questione buro-

cratica, non può che far male. Fa male al segretario uscente, fa male allo sfidante, fa male

all'organizzazione. Ha senso scontrarsi, anche duramente, quando esistono due visioni di

mondo, partito e società differenti, ma quando si discute di sfumature, di accorgimenti, per

quanto nobili o utili, allora lo scontro è tra persone, è tra logiche più o meno di potere.

Al permanere di una situazione simile esiste il rischio profondo di minare, compromettendo

profondamente, la solidità politica di alcuni dirigenti certamente autorevoli e al contempo

di portare al laceramento della nostra organizzazione, perdendo molto del lavoro fatto fin

qui. Spero, e in questo senso, cercherò di promuoverlo, si possa presto ritornare alla ragio-

308

nevolezza e al buon senso. Quando i toni si inaspriscono e i percorsi politici diventano tor-

tuosi non sono i riformisti a vincere ma sono le frange estreme a scegliere il terreno di uno

scontro che rischia di essere in se distruttivo. Continuo a pensare che questo congresso

possa essere una grande occasione per tutti, ma occorrerà impegnarsi oggi per tutelare il

rispetto delle regole e il pieno diritto di cittadinanza di ogni iscritto ai Giovani Democratici.

In Veneto stanno arrivando anche qui gli strali di questa disfida che scuote profondamente

la nostra organizzazione. Ed io non ci sto a questo gioco dove tutti noi, rischiamo di uscire

indeboliti, come regione attiva e dinamica. Anche qui molti hanno manifestato simpatia

per il ricambio, anche qui molti credono che entrambe le posizioni in campo non siano po-

liticamente così dissimili. Credo sia chiaro a tutti che entrambe le proposte politiche in

campo non siano esaustive né rappresentino appieno né il percorso, né il modello della no-

stra organizzazione regionale.

Il Veneto è oggi un modello politico originale, unico in Italia, in cui si è dato corso ad un re-

ale tentativo di mescolanza e di costruzione di gruppi dirigenti sulla base di una proposta

politica, sanamente riformista e approntata alla condivisione e all'innovazione.

Come ricordavo all'inizio abbiamo saputo negli anni esprimere posizioni avanzate e oggi i

fatti ci danno ragione! Il contratto unico, le primarie, il lavoro fatto sulla scuola ed il rappor-

to positivo con le associazioni studentesche, le campagne mai più omofobia e united co-

lours of democracy (temi oggi ripresi dal governo Monti), la campagna sulla legalità e sull'I-

ran, i numerosi percorsi formativi attivati, il grande investimento fatto in formazione politica,

e molto altro ancora ci rendono unici a livello nazionale. E' questo modello che è di per sua

309

stessa natura un modello aperto, aggiornabile in ogni stagione, credo possa essere domani

ancora più che mai attuale, e per certi versi caratterizzante ed esportabile. Tutta questa

innovazione non va dissipata, ci deve essere cara, ed anzi va trasmessa nel congresso e va

trasmessa il più possibile assieme e unitariamente. Insieme, lo ripeto. Orgogliosi della rotta

fino a qui percorsa e di quella che stiamo tracciando per il futuro.

Ci sono state ore e giorni caldi, ma devo ammetterlo, complimentandomi e ringraziando i

nostri maggiori dirigenti Veneti, sarebbe stato facile farsi prendere dalla voglia di radicalità,

dallo smarcamento dalla ricerca del “particulare”, così per merito di tutti noi non è stato, e

questa sarà la nostra forza, i nostri anticorpi veneti alla politica di Roma.

Il Veneto sarà forte se non disperderà il proprio patrimonio politico, il Veneto sarà forte se

unito, se troveremo prima di tutti in noi il coraggio e la forza di affermare che il nostro per-

corso e il modello che abbiamo creato è buono e forte.

E' in questa direzione che ho intenzione di portare, come ultima atto formale della mia se-

greteria, la nostra organizzazione a congresso. All'insegna del consolidamento e dell'am-

pliamento della nostra capacità e forza politica. Dividerci ora sarebbe tornare al passato e

rivivere ricordi di stagioni non troppo lontane.

In tre anni, grazie all'impegno profuso da tutti siamo passati dall'ultima delle regioni d'Italia,

la meno interessante, la meno stimata, la meno determinante, ad una delle più importanti

e nevralgiche realtà Italiane. E non per merito mio, ma di tutta la squadra e di tutte le pro-

vince. Lo stesso dato finale del tesseramento ci rassicura. Duemiladuecentoventi militanti e

iscritti, sono loro la nostra forza, e il segno più chiaro che il nostro progetto ha chiaramente

310

funzionato. Avanzati politicamente, determinanti strategicamente, incisivi numericamente:

sono questi i GD del Veneto all'alba del 2012.

Non ci fermeremo.

Già dai prossimi giorni saranno riuniti i forum e l'esecutivo per preparare assieme il congres-

so veneto, e per preparalo nei luoghi formali partendo dalla politica. Ai Forum il compito di

tracciare nuovi spunti programmatici per i GD Veneti del 2012, all'esecutivo istruire i percorsi

verso il congresso nazionale, nel quale siano mozioni o tesi, noi dovremo portare la nostra

originalità.

Ed è da qui che costruiremo il percorso che ci porterà alla nascita della seconda segreteria

regionale dei Giovani Democratici, orgogliosi del nostro percorso e proiettati assieme verso

il futuro.

Sono certo, che sapremo rivelarci all'altezza di queste grandi sfide, per noi il 2012 sarà un

anno faticoso ma certamente di grandi soddisfazioni!

311

Apriamo una via Politica verso il Congresso Nazionale

Il 2012 e gli anni della crisi, la nascita del governo Monti ed i cambiamenti da questo impo-

sti nel sistema politico italiano, l'avvicinarsi di una stagione di riforme ed al contempo l'insor-

gere delle prime tensioni sociali: sono questi i temi del dibattito politico che come giovani

democratici ci piacerebbe animare.

La vicenda del nostro congresso ci ha tuttavia e con rammarico costretti a seguire un di-

battito che finora è stato tutto interno, legato soltanto alle forme del congresso stesso nel

quale è scomparsa la dialettica politica.

A tal proposito, ed in chiave prospettica, ci sentiamo di condividere con tutti una riflessione

sull'importanza dello strumento delle primarie, modalità di selezione della classe dirigente

che certamente avremmo preferito e che oggi, probabilmente, ci avrebbe sottratto dagli

attuali stillicidi pubblici e privati, aprendo invece alla partecipazione democratica di un'in-

tera generazione che a noi guarda con interesse, magari senza militare assiduamente tra

le nostre fila, e che incarna le esigenze, i sogni ed i bisogni che abbiamo il compito di rap-

presentare come organizzazione politica.

Sappiamo bene che gli organismi dirigenti dei giovani democratici, a torto o a ragione, ma

democraticamente, nel 2009 hanno rimosso dal loro statuto le primarie: riteniamo che per il

futuro, però, sia necessario un ripensamento su questo tema cruciale, anche alla luce delle

vicende delle ultime settimane.

Oggi ci troviamo nella fase in cui il regolamento congressuale proposto dall'esecutivo na-

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zionale si fonda su un impianto "a tesi" che, come ci hanno spiegato i promotori, garantisse

la possibilità di svolgere un congresso inclusivo, sulle idee prima che sulle persone; con que-

ste motivazioni il regolamento è stato presentato e poi votato all'unanimità in direzione na-

zionale GD.

Tutti assieme abbiamo imboccato la via tracciata da quel regolamento, e tutti insieme,

oggi, dobbiamo provvedere a cambiarlo tenendo conto delle imprescindibili osservazioni

mosse dalla commissione nazionale di garanzia del PD. Abbiamo tutti il dovere di farlo e di

farlo presto, per il bene della nostra organizzazione, per tutti quei giovani democratici che

in queste ore attendono di poter celebrare il loro congresso di circolo per poter discutere di

contenuti, proposte e idee per crescere sul territorio, per aprirsi al confronto, per sperimen-

tare nuove forme di coinvolgimento e di apertura tramite il web.

La commissione nazionale di garanzia del PD ha indicato la commissione nazionale di ga-

ranzia GD come organismo incaricato al miglioramento di alcuni articoli del regolamento;

noi auspichiamo che ciò accada in tempi rapidi e con parere unanime.

Se così non fosse resta da percorrere la via politica, quella che porta alla direzione nazio-

nale e ad un nuovo regolamento. In relazione a ciò spetta al segretario nazionale uscente

la responsabilità di favorire da subito i confronti ed i percorsi politici, ai quali non ci sottrarre-

mo, per apportare al regolamento le necessarie modifiche ed avviare al più presto i con-

gressi di circolo; al soggetto ricorrente invece il compito di agevolare le condizioni affinché

tale confronto possa avvenire senza alcun arroccamento di principio legato alle conve-

nienze del momento.

313

Non nascondiamo la nostra preoccupazione per quanto sta accadendo in questi giorni e

in queste ore. L'inasprirsi dei toni, lo stato di agitazione, di attesa, di delusione e al contem-

po di speranza che si respirano nei territori, se non troveranno al più presto risposte e uno

sbocco saldamente democratico, rischiano di minare profondamente il lavoro fatto in

questi anni.

Crediamo dunque sia necessario aprire un confronto costruttivo sulle possibili soluzioni che

aiutino a chiudere questa triste fase garantendo la contendibilità della leadership e un pro-

ficuo e rapido inizio del confronto sui contenuti, per dare a chiunque lo riterrà, la possibilità

di confrontarsi in una “gara” aperta nella quale ci si misura sulla proposta politica.Il con-

fronto, infatti, ad oggi rischia di ridursi ad una mera contrapposizione sulle persone; in que-

sto caso peraltro si rischierebbe di impoverire il dibattito, riducendolo nel perimetro della

sinistra più tradizionale, facendo un torto ad una realtà giovanile molto più vasta e plurale,

vivace e dinamica, all'ambizione costitutiva dei Giovani Democratici.

I Giovani Democratici, a nostro avviso, sono nati per essere molto di più che la somma arit-

metica dei vecchi movimenti giovanili fondatori, di cui non possono e non devono essere

la fotocopia. Perché la nostra forza è l’incontro tra culture diverse che si arricchiscono e fe-

condano reciprocamente, come quella liberale, quella cattolico-democratica, quella am-

bientalista, quella socialista. Ma soprattutto perché quelle culture non bastano ad esprime-

re le potenzialità e la voglia di futuro di migliaia di ragazzi e ragazze che non hanno mai mi-

litato in sinistra giovanile e nei giovani della Margherita la cosìdetta generazione dei

“nativi” del Pd: Una generazione composita, attraversata da grandi fermenti del nostro

314

tempo, che si impegna nelle scuole e nelle università, nel mondo del volontariato e

dell’associazionismo cattolico e laico, che vive il dramma della precarietà e della disoccu-

pazione, che emigra all’estero per cercare di far fruttare il proprio talento.

Rivolgiamo quindi un appello alla responsabilità verso l'organizzazione giovanile che tutti

abbiamo, con passione e fatica, costruito in questi anni, affinché nel rispetto di quanto deli-

berato dai Garanti del PD, si proceda ad aprire un confronto politico, senza preconcetti né

arroccamenti, per determinare assieme, come assieme abbiamo votato quel regolamen-

to, un migliore e più condiviso quadro regolamentare, entro il quale svolgere un sano con-

fronto congressuale all'insegna della democrazia e del pluralismo.

315

Valter Vanni un esempio per i giovani

“Oggi per tutti i democratici e per noi giovani democratici veneti è un giorno triste. Se ne

va Valter Vanni, un uomo retto, schietto, buono ed un politico intelligente, preparato e at-

tento. Un esempio per tutti i giovani, per la sua passione, la sua capacità di leggere la

complessa società veneta, il suo impegno per la costruzione di un Veneto migliore e più

grande, la sua dedizione e la consapevolezza che la politica è prima di tutto studio. ” Que-

ste le parole di Filippo Silvestri, segretario dei Giovani Democratici del Veneto che ricorda

il dirigente ex PCI poi PD scomparso all’eta’ di 62 anni.

“Di lui - continua Silvestri - ho alcuni ricordi estremamente personali, alcuni altri delle vere e

proprie lezioni di politica. Lo conobbi nel 2009, dopo una mia un'intervista da "rottamatore"

ante litteram, e mi fece capire che rinnovamento e preparazione devono necessariamen-

te andare di pari passo."

“L'amore per il partito e per l'impegno politico, la lucidità, la capacita di aderire pienamen-

te ed idealmente ad una causa, l'importanza dello studio e della preparazione per chi vuo-

le essere un buon dirigente politico, il coraggio e la fierezza di difendere un'idea giusta an-

che a rischio di rendersi impopolari – commenta Silvestri – è questa l'eredità che Valter

Vanni lascia a noi Giovani Democratici: quella di un esempio per tutti quei giovani che og-

gi si affacciano alla politica.”

316

Lacio Drom Giovani Democratici Veneti

Mi sembra ieri quel 31 Luglio del 2007. Avevo 25 anni e stavo scendendo lungo il sentiero

che collega Presenaio a Santo Stefano di Cadore con la mente rivolta all’appena supera-

to esame di meccanica dei fluidi ed al prossimo appello di dinamica degli inquinanti. Quel-

la mattina ricevetti due chiamate, quelle di Nicola Garbellini, allora Segretario regionale

dei GdM, e di Paolo Giacon, che mi chiedevano di poter lavorare alla nascita dei GD in

Veneto. La sera di quello stesso giorno ero a Rovigo ad ascoltare Dario Franceschini, già

vicesegretario in pectore di Walter Veltroni, che lanciò in quell’intervento pubblico la sfida

della “Mescolanza”o del meticciamento delle culture, una sfida ambiziosa e forse provo-

catoria in un periodo in cui forse tutti pensavano al Partito Nuovo con il piglio della conser-

vazione dell’identità. E’ proprio quella mescolanza e quell’apertura l’architrave di quel pro-

getto che diede vita ai Giovani Democratici in Veneto dagli inizi con il coordinamento

provvisorio all’ultimo congresso che ha visto la nascita di gruppi dirigenti composti princi-

palmente da Nativi PD, come il nuovo giovane Segretario Nicolò a cui va il mio Migliore au-

gurio. Se penso agli inizi, a quel 2007/2008, ricordo tutto l’entusiasmo della scoperta e della

conoscenza dei compagni di Sinistra Giovanile, la difficoltà ma anche la soddisfazione di

aprire un confronto necessario e positivo sui valori e sulle regole condivise della nostra or-

ganizzazione che emetteva i primi vagiti già prima delle primarie dei GD del 2008. Tra tutte

le istantanee che mi tornano alla mente c’è sicuramente il grande lavoro fatto principal-

317

mente con Enrico Peroni, Marco Taietta e Michele Fiorillo in commissione valori. Ogni picco-

la sbavatura in quella sede avrebbe rischiato, più che in altre, di incrinare i rapporti, di infi-

ciare il lavoro di mesi, perché è dai valori condivisi che si costruisce una casa comune. Il 19

Gennaio del 2009 sono stato eletto segretario, in un congresso molto difficile e caratterizza-

to da una grande tensione. Non fu casuale che un piccolo drappello di delegati non par-

tecipò neppure alla votazione. Nonostante ciò, nonostante fossero uscite una maggioran-

za e una minoranza congressuale grazie all’impegno di tutti non più di due giorni fa siamo

riusciti a celebrare un congresso unitario. Per questo credo di dover ringraziare in primis i

miei avversari di allora che, pur all’interno di una dialettica serrata e a volte conflittuale,

hanno sempre condotto le loro battaglie con rispetto, onestà e lealtà. Spero di essere riu-

scito sia nei momenti di confronto, sia in quelli di dialogo di essere riuscito a meritarmi e a

ricambiare tale atteggiamento. Nei tre anni della mia segretaria, siamo cresciuti, ci siamo

rafforzati abbiamo prodotto moltissima politica. Vi sono, tuttavia, alcune iniziative di cui so-

no particolarmente fiero: la mobilitazione per l’Iran che ha portato a Padova ad un nostro

convegno Abolhassan Banisadr, il primo presidente della repubblica Iraniana dopo lo Scià,

la campagna sul contratto unico che ci ha permesso di precedere con un anno di antici-

po l’attuale approdo politico del partito in materia di lavoro, la campagna Mai più Omofo-

bia ed infine il campeggio di Bardolino “Che ne sarà di Noi?” che, oggi da semplice mili-

tante GD, giudico ancora una volta un’esperienza da ripetere. Posso dirlo con serenità e

certo di non poter essere smentito: oggi i GD in Veneto sono la più grande organizzazione

giovanile mai esistita, e non solo per il radicamento ma per la capacità politica, la prepa-

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razione e la coesione dei nostri gruppi dirigenti. Sono convinto che con Nicolò potremo

crescere ancora! E vi rinnovo l’invito fatto da Matteo Corbo: Superateci! La “vecchia guar-

dia” lascia un’organizzazione veneta forte e unita e che più che mai in questo congresso,

un congresso duro, molto polarizzato, in alcuni casi afflitto da un manicheismo che con la

politica c’entra poco, abbiamo saputo trovare nel nostro modello, positivo, fondato sulla

proposta politica e sull’innovazioni le ragioni di un’unità che non si dovrà perdere neppure

al congresso nazionale. Lascio serenamente, con soddisfazione e senza nostalgie avverten-

do di aver fatto tutto ciò che potevo e dovevo fare, con impegno, dedizione, cuore, re-

sponsabilità e soprattutto attenzione al futuro. Due anni fa lancai nel corso di una direzione

regionale il progetto di un’ampia valorizzazione dei nativi e under21 negli organi regionali,

guardando la segreteria posso dire che insieme ce l’abbiamo fatta! Lascio a voi, Nicolò,

Alberto, Alessia, Federico, certo delle vostre capacità, della vostra forza, del vostro impe-

gno, del lavoro fatto insieme in questi anni. Lascio a voi una casa che insieme a molti della

generazione degli ex abbiamo costruito cercando di realizzarla grande, aperta, ospitale un

po’ come “Casa Veneto” (la ricordate?) e sono certo che non ci deluderete. I Giovani De-

mocratici sono in buone mani! Vorrei prendere poi alcune righe per ringraziare di questi an-

ni magnifici ed esaltanti, in cui tutti siamo cresciuti umanamente e politicamente, le perso-

ne con cui questa avventura è iniziata e di cui siamo stati fino a poco tempo fa attori. Vin-

cenzo Cusumano, Matteo Corbo, Alessandro Coccolo, Massimo Bettin, Enzo Muoio, Mirco

Costa e Giacomo Possamai (i nomi sono in ordine cronologico di conoscenza) grazie di

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questi anni, speriamo di viverne di altrettanto belli ed esaltanti assieme e nell’immediato

futuro. Lacio Drom, Giovani Democratici del Veneto.

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