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Esplosione in impianto chimico alle porte di Milano: sei feriti gravi, chiusa autostrada Esplosione nell’area della Eureco Holding a Paderno Dugnano, nella zona a nord di Milano, al confine con la provincia di Monza. L’azienda si occupa di servizi ambientali e smaltimento di rifiuti industriali e speciali. Nell’incendio sono rimasti coinvolti sette operai. Si tratta di cinque italiani e due stranieri, tutti dipendenti di una cooperativa esterna. Sei sono ricoverati in diverse strutture – Niguarda, San Carlo, San Paolo, Fatebenefratelli e San Raffaele – mentre il settimo sarebbe già stato dimesso. I due feriti più gravi sono stati trasferiti in elicottero al centro grandi ustionati di Torino. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio dopo aver circoscritto le fiamme a un’area di 1.000 metri quadrati su una superficie di 10.000. Effettuata anche un’operazione di schermatura che ha consentito di isolare la zona dell’impianto dove vengono lavorati olii e solventi chimici. L’impianto non si trova in una zona abitata, ma vicino a tre centri commerciali che non sarebbero a rischio. I vigili del fuoco hanno trovato a ridosso dell’autostrada alcune bombole di acetilene utilizzate dagli operai e per metterle in sicurezza è stata chiusa l’autostrada Milano-Meda. Angela Bonsanti, una donna che abita nei pressi della fabbrica, ha raccontato: “Ho sentito da casa mia un’esplosione fortissima che ha fatto tremare i muri, seguita da diverse altre esplosioni meno intense”.”Sono scesa in cantina armata di bastone perché pensavo che qualcuno fosse entrato nella mia casa – ha continuato – e quando ho visto fumo nero e le sirene delle ambulanze mi sono precipitata fuori”. I residenti raccontano che a luglio si era già verificata un’esplosione nello stabilimento che però non aveva provocato né vittime né grossi danni. Le cause dello scoppio sono ancora da accertare, spiegano i vigili del fuoco. Non è escluso l’errore umano anche se è ancora presto per aver conferme sull’accaduto. A destare preoccupazione sono anche alcune bombole di acetilene che si sono surriscaldate e potrebbero esplodere, anche a distanza di ore, secondo quanto spiegano dal 115. Per questo sono costantemente monitorate e sono state avviate le operazioni di raffreddamento, che proseguiranno nelle prossime ore. Secondo il sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone ”Non c’è un pericolo immediato per i cittadini. La mia preoccupazione principale è quella per la salute dei feriti, mentre dal punto di vista ambientale l’Arpa i vigili del fuoco non rilevano il pericolo immediato e stanno conducendo tutti gli accertamenti necessari”. Secondo le ricostruzioni dei vigili del fuoco l’esplosione sarebbe scaturita da una bombola di gas che ha poi coinvolto dei bidoni di vernice provocando un vasto incendio. Nei capannoni dell’azienda, costruiti all’inizio degli anni ’90, venivano stoccati rifiuti industriali. ”Non esistono problemi di tossicità anche perché l’incendio è stato domato subito – ha spiegato il vigile del fuoco

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Esplosione in impianto chimico alle porte di Milano: sei feriti gravi, chiusa autostrada

Esplosione nell’area della Eureco Holding a Paderno Dugnano, nella zona a nord di Milano, al confine con la provincia di Monza. L’azienda si occupa di servizi ambientali e smaltimento di rifiuti industriali e speciali.Nell’incendio sono rimasti coinvolti sette operai. Si tratta di cinque italiani e due stranieri, tutti dipendenti di una cooperativa esterna. Sei sono ricoverati in diverse strutture – Niguarda, San Carlo, San Paolo, Fatebenefratelli e San Raffaele – mentre il settimo sarebbe già stato dimesso. I due feriti più gravi sono stati trasferiti in elicottero al centro grandi ustionati di Torino.I vigili del fuoco hanno domato l’incendio dopo aver circoscritto le fiamme a un’area di 1.000 metri quadrati su una superficie di 10.000. Effettuata anche un’operazione di schermatura che ha consentito di isolare la zona dell’impianto dove vengono lavorati olii e solventi chimici. L’impianto non si trova in una zona abitata, ma vicino a tre centri commerciali che non sarebbero a rischio. I vigili del fuoco hanno trovato a ridosso dell’autostrada alcune bombole di acetilene utilizzate dagli operai e per metterle in sicurezza è stata chiusa l’autostrada Milano-Meda.Angela Bonsanti, una donna che abita nei pressi della fabbrica, ha raccontato: “Ho sentito da casa mia un’esplosione fortissima che ha fatto tremare i muri, seguita da diverse altre esplosioni meno intense”.”Sono scesa in cantina armata di bastone perché pensavo che qualcuno fosse entrato nella mia casa – ha continuato – e quando ho visto fumo nero e le sirene delle ambulanze mi sono precipitata fuori”. I residenti raccontano che a luglio si era già verificata un’esplosione nello stabilimento che però non aveva provocato né vittime né grossi danni.Le cause dello scoppio sono ancora da accertare, spiegano i vigili del fuoco. Non è escluso l’errore umano anche se è ancora presto per aver conferme sull’accaduto. A destare preoccupazione sono anche alcune bombole di acetilene che si sono surriscaldate e potrebbero esplodere, anche a distanza di ore, secondo quanto spiegano dal 115. Per questo sono costantemente monitorate e sono state avviate le operazioni di raffreddamento, che proseguiranno nelle prossime ore.Secondo il sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone ”Non c’è un pericolo immediato per i cittadini. La mia preoccupazione principale è quella per la salute dei feriti, mentre dal punto di vista ambientale l’Arpa i vigili del fuoco non rilevano il pericolo immediato e stanno conducendo tutti gli accertamenti necessari”.  Secondo le ricostruzioni dei vigili del fuoco l’esplosione sarebbe scaturita da una bombola di gas che ha poi coinvolto dei bidoni di vernice provocando un vasto incendio. Nei capannoni dell’azienda, costruiti all’inizio degli anni ’90, venivano stoccati rifiuti industriali. ”Non esistono problemi di tossicità anche perché l’incendio è stato domato subito – ha spiegato il vigile del fuoco Maurizio Pendini – E’ stata bruciata della plastica e della vernice ma non c’è pericolo. Abbiamo fatto rilievi fotografici – ha continuato – e stiamo facendo gli accertamenti dei frammenti rimasti”.

Il Fatto Quotidiano – 4 novembre 2010

Le 71 aziende polveriera intorno a Milano i centri abitati invasi dalle nubi tossicheNella maggior parte si tratta di industrie chimiche, siti di stoccaggio di rifiuti e depositi di carburanti . La zona più densa è quella di Rho: sei casi. Nella lista del ministero dell'Ambiente non c'è l'Eureco

di DAVIDE CARLUCCI e TERESA MONESTIROLI. In tutta la Lombardia l'agenzia governativa Ispra conta 259 siti pericolosi, il ministero dell'Ambiente solo 133 E la Eureco non c'è. La zona a maggiore densità è Rho con sei "siti Rir" (rischio di incidente rilevante), poi Settala a quota 5 e San Giuliano e Lainate con quattro. Edoardo Bai di Legambiente: "Far rispettare la direttiva Seveso è difficile, la task force della Regione è stata ridotta all'osso". Giuseppe Nano del Politecnico: "L'Arpa svolge verifiche continue ed è l'università a formare i futuri ispettori".Secondo il rapporto dell'Arpa del 2009, nell'hinterland si concentrano ben 71 aziende catalogate tra quelle ad alto o medio "rischio di incidente rilevante", in base alla direttiva europea che impone, dalla fine degli anni Novanta, l'identificazione di tutte le industrie che maneggiano materiali tossici o pericolosi per l'ambiente. Oltre settanta siti industriali a Milano e dintorni, dunque, sui 259 catalogati in Lombardiadall'Ispra, dove un qualunque incidente sul lavoro può trasformarsi in una

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tragedia collettiva. Il ministero dell'Ambiente, invece, ne conta 133. E tra queste, incredibilmente, non figura la Eureco di Paderno.Quelle indicate nella mappa dell'Ispra, invece, sono soprattutto industrie chimiche. Ma compaiono anche siti di stoccaggio di rifiuti, aziende che trattano metalli, depositi di gas o benzina e qualche industria farmaceutica. Insomma società dove ogni giorno gli operai sono a contatto con materiali altamente pericolosi, obbligate dalla normativa europea introdotta dopo la nube tossica di Seveso (non a caso il decreto legislativo 334 del 1999 è stato soprannominato "direttiva Seveso") a stilare dettagliati rapporti sul rischio interno ed esterno in caso di incidenti. Complicate relazioni in cui viene indicato il processo aziendale e la tipologia delle sostanze trattate, ma anche la morfologia del territorio in cui risiedono i capannoni e tutti i possibili rischi di incidenti, con conseguenti danni sia sui lavoratori che sull'ambiente esterno e sulla popolazione.Oltre a un piano di emergenza da mettere in atto nel momento del bisogno. Relazioni che vengono prima controllate da una commissione tecnica regionale, poi verificate con ispezioni sul luogo. "Controlli che funzionano male - spiega Edoardo Bai del comitato scientifico di Legambiente - perché l'unità operativa della Regione è stata ridotta all'osso". L'associazione ambientalista ha denunciato in procura anche il caso di Pioltello-Rodano dove il Pirellone aveva in programma di realizzare, come compenso per la bonifica della Sisas affidata all'imprenditore Giuseppe Grossi, un centro commerciale nell'area industriale. Dove hanno sede l'Antibioticos e l'Air Liquide, due delle aziende considerate a rischio d'incidente rilevante. La prima delle due, nel 2007, fu teatro di un'esplosione che uccise un operaio e ne ferì un altro. "Ma il pericolo per la popolazione, se fosse passata quella scellerata localizzazione, sarebbe arrivato per le fughe di ammoniaca dallo stabilimento", precisa Bai.Di parere diverso, invece, il professore di Affidabilità e sicurezza nelle industrie del Politecnico Giuseppe Nano che commenta: "La normativa è molto precisa e i controlli vengono fatti costantemente dall'Arpa Lombardia. Certo, la materia è complessa, anche per questo l'università fa corsi di formazione per studenti e personale che poi farà le ispezioni nelle industrie". La Lombardia, come il resto d'Italia, ogni anno aggiorna la sua mappa. E leggendo le tabelle pubblicate dall'Arpa si scopre che la provincia di Milano è quella con la maggior densità di industrie a rischio: 71. Seguita dalla provincia di Bergamo (50), Brescia (44) e Varese (27).In particolare, nel Milanese, la zona più densa è Rho con sei siti Rir (Rischio di incidente rilevante) di cui cinque della categoria "alto" rischio, e uno "medio". Seguono Settala con cinque aziende Rir, San Giuliano e Lainate con quattro, Rodano, Bollate e Tribiano con tre. Milano città ne conta solo due, di cui una sola ad "alto" rischio, come Arluno, Cologno Monzese, Cusago, Segrate e Paderno Dugnano dove l'elenco ministeriale cataloga un'azienda chimica, la Clariant Prodotti spa, e una che tratta rifiuti, la Eco-Bat spa, azienda leader nel riciclo del piombo. Entrambe sono considerate ad alto rischio. L'azienda in cui ieri è avvenuto l'incidente, però, non è neppure menzionata.A Palazzolo Milanese, frazione di Paderno, molti ricordano ancora l'incidente che nel 1987 portò alla fuoriuscita di ottanta chili di polvere blu dallo stabilimento chimico della Sandoz. Dieci anni dopo a San Giuliano milanese, a colorare l'aria d'arancione fu la nube tossica dell'azienda galvanotecnica "Lombarda sud", mentre a Vimercate la fuga di gas da uno stabilimento di un essiccatore per triturare medicinali della Acs Dobfar, nel 2008, provocò molto allarme e cattivi odori ma nessuna intossicazione. Quando non minacciano la popolazione, le industrie a rischio rilevante mettono a repentaglio l'incolumità di chi ci lavora, come successe nel 1997 alla Basf di Cinisello, dove un'esplosione nel reparto in cui si lavoravano inchiostri infiammabili portò al ferimento di tredici operai, otto dei quali in modo serio. Ben più grave il bilancio alla Uquifa, azienda farmarceutica di Agrate Brianza, dove nel 2001, per una reazione chimica anomala che determinò un'esplosione, morirono tre dipendenti per le ustioni riportate.

La Repubblica – Milano - 05 novembre 2010

Autorizzazioni scavalcate. Così si abbassano i controlliLo scoppio all'Eureco porta alla ribalta il tema della gestione dei danni e delle ricadute a livello ambientale: una storia di veleni che la accomuna alla marea nera del Lambro e ad altri gravi incidenti nel Nord Milano

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Paderno Dugnano, 5 novembre 2010 - Niente Direttiva Seveso per la Eureco Holding di Paderno Dugnano. Da mesi l’azienda che tratta rifiuti pericolosi, olii e solventi chimici (200 le sostanze in elenco) non era più considerata uno stabilimento a rischio. Anzi, a rischio elevato come dice la legge. Nonostante un’avvisaglia di «disastro possibile». In luglio, hanno riferito i residenti della zona dopo l’esplosione che potrebbe costare la vita a sei operai, che lottano contro le gravi e e gravissime ustioni riportate su tutto il corpo, c’era stato un altro scoppio. Un campanello d’allarme, forse ignorato. Nessuno però era rimasto ferito. E così l’attività di stoccaggio che fa dell’Eureko un polo chimico a tutti gli effetti è ripresa indisturbata fino a ieri. Senza lacci e lacciuoli.«La Seveso prende in considerazione quantità e qualità delle sostanze trattate - spiega Edoardo Bai, responsabile scientifico di Legambiente - se le quantità calano si scende nella scala dei controlli fino ad azzerarli di fatto». Sulle cause del disastro è stata aperta un’indagine. I passaggi autorizzativi (la Seveso Ter impone come limite per uscirne lo stoccaggio di 2.500 metri cubi di sostanze pericolose) saranno soppesati al millimetro. «Troppo tardi - rincara Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia, - quando si ferisce l’ambiente si finisce con il travolgere vite umane. è la dolorosa realtà a cui assistiamo in questi giorni».Soggetta un tempo alla Seveso per l’art. 6, sostanze pericolose ma in quantità più limitate di quelle che fanno scattare i controlli ministeriali e l’articolo 8, ora la Eureco sarebbe soggetta al cosiddetto articolo 5. «Significa di fatto che di controlli non ce ne erano - aggiunge Bai - in questo caso è l’Asl che entra in campo, ma scendendo la scala del pericolo, la legge prevede una generica valutazione di rischio. Il dramma è che l’Unità operativa di controllo sugli incidenti rilevanti è stata dissolta. Con quasi 290 siti nell’hinterland soggetti alla Seveso, gli ispettori sono al massimo due.C’è poi il profilo della gestione dell’incidente. E anche qui non mancano pieghe e procedure. Se le nubi che si sprigionano dall’esplosione escono dal perimetro aziendale, è la prefettura che deve far scattare il piano di emergenza. Se rimane confinato al sito, e non c’è rischio, come Eureco sulla carta, il sindaco. «Quasi sempre siamo nella seconda ipotesi», sottolinea Bai. Da ricostruire anche l’iter autorizzativo ottenuto dalla ditta per il trattamento di rifiuti speciali. Nel caso di Paderno Dugnano, l’azienda è titolare di un’Aia, un’autorizzazione integrata ambientale, ed è la Regione a concederla.Dalla Direttiva Seveso si esce con un’autocertificazione. Resta da capire cosa è successo ieri alle 15 oltre i cancelli di via Mazzini. Un errore umano o un impianto difettoso e il lavoro rischia di uccidere ancora una volta nell’hinterland. Un’avvisaglia c’era stata. A luglio uno scoppio senza conseguenze aveva preoccupato i residenti della zona. E in questa piccola Thyssen si torna a parlare di morti bianche e di pericoli per l’ambiente. Come è successo nel giugno 2009 a Brugherio quando esplose un pilone della Terna a due passi dalle case. Per fortuna accadde di domenica, dopo il cambio turno e la centrale che serve mezza Italia era sguarnita. Altrimenti sarebbe stata una carneficina.Danni milionari all’ambiente invece li ha causati il sabotaggio della Lombarda Petroli di Villasanta nel febbraio scorso. Dalle cisterne dell’ex raffineria brianzola è fuoriuscita una marea nera che minaccia ancora adesso l’ecosistema fluviale e il delicato equilibrio ambientale delle coste del Lambro e del Po. Anche la Lombarda era uscita dalla Seveso. Ma l’indagine ha accertato non avrebbe dovuto farlo. di Barbara Calderola

Il Giorno La Repubblica – Milano - 05 novembre 2010

La figuraccia di Bonanni: “Paderno? Che è sucesso ieri ? Ero in riunione”

“Non so nulla, non ho letto i giornali, ero chiuso in riunione”, la frase pronunciata da Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, lascia sbigottiti i cronisti lombardi. Sono le 15,30 del pomeriggio del 5 novembre è passato più di un giorno dalla sciagura di Paderno Dugnano, alle porte di Milano. Il giorno prima, nell’azienda Eureco, specializzata nel trattamento e nello stoccaggio di rifiuti speciali, scoppia una bombola di acetilene che sorprende gli operai al lavoro nel capannone. Sette operai vengono investiti in pieno dalle fiamme. Dopo un’agonia durata 9 giorni, la scorsa notte all’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena a Genova, Sergio Scapolan, 63 anni, muore. Rimangono ustionati gravemente altri sei suoi colleghi. Tre di loro sono ancora in gravissime condizioni. Leonard Shepu, 37 anni, lotta per la vita. E’ in coma farmacologico e in ventilazione assistita. La procura di Monza indaga intanto per il reato di omicidio colposo. Iscritti

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nel registro degli indagati per motivi tecnici (cioè per consentire lo svolgimento delle indagini) il titolare dell’azienda, che potrà essere presente con i propri consulenti negli accertamenti per capire le cause, e il responsabile della cooperativa per la quale lavoravano i sei operai feriti nell’ esplosione.La notizia viene riportata la sera stessa da tutti i principali telegiornali e il giorno dopo è in prima pagina sui quotidiani nazionali. Ma Bonanni, incredibilmente dice di non saperne niente. Un commento dal leader di uno dei maggiori sindacati italiani sarebbe doveroso. Ironia (macabra) della sorte, il segretario della Cisl è ospite a Milano ad un convegno sui lavoratori dal titolo “Persona, lavoro e politica“. Presente anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. La tavola rotonda, moderata dal giornalista Oscar Giannino, è organizzata dalla Gi-Group Accademy nella loro sede di rappresentanza: Palazzo del Lavoro di via IV Novembre, 5.A margine del convegno, uno sparuto gruppo di giornalisti locali, si avvicina a Bonanni, sono lì appositamente per quello: strappare, oramai a freddo per usare un eufemismo, due parole sulla tragedia da rilanciare nei tg o sulle agenzie, ma il segretario casca letteralmente dalle nuvole: “Quale incidente?”, i giornalisti esterrefatti precisano, ripetono, scandiscono un’altra volta: “Segretario, come, quello avvenuto a Paderno Dugnano ieri, dove sono rimasti feriti gravemente sette operai”, e ancora Bonanni: “No, vengo da una riunione, non ho letto i giornali, non ho letto niente, mi dovete Non serviva leggere i giornali, la notizia già a pochissime ore dall’esplosione delle 15 del 4 novembre è su tutte le agenzie di stampa, su tutti i giornali online, radio e televisioni la rilanciano ciclicamente nei notiziari. Nette le prese di posizione dei sindacati, della politica, dei comitati civici, delle associazioni, tranne uno “chiuso in riunione”, dal giorno prima forse, isolato da tutto e da tutti: Raffaele Bonanni.

Il Fatto Quotidiano – 13 novembre 2010

Incendio a Paderno, muore un altro operaio. E' deceduto stanotte Haroun Zaqiri. Si trovava al Maria Maddalena di Torino in condizioni gravissime. Era gravissimo, presentava ustioni sul 70% del corpo

Haroun Zaqiri, uno degli operai rimasto gravemente ferito nell’esplosione del 4 novembre all’Eureco di Paderno Dugnano (Mi), è morto al Maria Maddalena di Torino durante la notte. L’uomo aveva riportato ustioni sul 70% del corpo e le sue condizioni erano apparse subito disperate. Ad aggravare le sue condizioni è stata una broncopolmonite, subentrata nei giorni scorsi. L’operaio albanese, 44 anni, è la seconda vittima dell’ incidente. Sergio Scapolan, 63 anni, era deceduto nei giorni scorsi all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, a Genova.Nell’esplosione dell’impianto chimico sono rimasti feriti nel complesso sette operai. Un ottavo era stato dimesso quasi subito per aver riportato solo alcune ustioni alle mani.Ad assumere Haroun Zaqiri  era stata la Tnl, cooperativa cui era appaltato lo stoccaggio dei rifiuti della Eureco. Il titolare della cooperativa, suo zio Adrian Zeqiri, e Giovanni Merlino, proprietario dell’impianto di smaltimento rifiuti in cui era avvenuta l’esplosione, sono stati iscritti nel registro degli indagati. Per entrambi l’ accusa è di omicidio colposo. I magistrati stanno indagando sulla regolarità dei subappalti per accertare le responsabilità di questo incidente sul lavoro che ha provocato anche il ferimento di altre 5 persone. Due di queste sono in grave pericolo di vita: Leonard Shehu, 37 anni, albanese e Salvatore Catalano, 55 anni.Resta ancora da capire cosa abbia innescato  la violenta deflagrazione. Dagli ultimi rilievi sembra che il gruppo di operai stesse lavorando attorno a recipienti di solventi e idrocarburi. Un movimento brusco, forse la scintilla di una fiamma ossidrica usata per aprire una batteria d’ auto. Di certo c’è che non si trovano le autorizzazioni a lavorare con le bombole di acetilene, uno degli elementi che ha generato la reazione a catena che ha coinvolto anche una bombola di gpl e dieci bidoni di vernice scatenando l’ inferno.

Il Fatto Quotidiano – 20 novembre 2010

Rogo di Paderno, morto il terzo operaio

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E’ morto oggi all’Ospedale Niguarda di Milano Salvatore Catalano, uno dei sei operai rimasti gravemente ustionati nell’esplosione alla Eureco, l’azienda di trattamento rifiuti pericolosi di Paderno Dugnano (Milano). Catalano aveva 55 anni ed è la terza vittima dell’incidente sul lavoro avvenuto il 4 novembre scorso. Due degli ustionati gravi erano morti a novembre, pochi giorni dopo il rogo Sergio Scapolan, 63 anni, e Arun Zeqiri, 44 anni, albanese.Catalano aveva fissato la data delle nozze (che si sarebbero dovute svolgere pochi giorni dopo il giorno dell’incidente) con Antonella, custode della stessa azienda. Dopo l’incidente la moglie aveva tentato di far celebrare lo stesso le nozze in ospedale anche per garantire un futuro alla loro bambina, Irma.“Nonostante l’intenso periodo di cure – hanno spiegato i responsabile della struttura – i numerosi interventi effettuati (una media di due alla settimana) e il massimo impegno delle equipe della Rianimazione e del Centro Grandi Ustionati, l’operaio è deceduto”.Un altro lavoratore coinvolto nell’incidente, Leonard Shepu di 37 anni, è ancora ricoverato al Niguarda in condizioni “sempre molto gravi ma stabili. Persiste la prognosi riservata”

Il Fatto Quotidiano – 18 gennaio 2011

Incendio a Paderno, muore il quarto operaioE' deceduto nella notte Leonard Shepu, albanese di 38 anni. Prima di lui Harun Zeqiri, Sergio Scapolan e Salvatore Catalano. Ancora incerte le cause della deflagrazione

Sale a quattro il numero delle vittime causate dall’esplosione alla ‘Eureco’ di Paderno Dugnano , in provincia di Milano avvenuta il 4 novembre scorso. E’ morto infatti Leonard Shepu, operaio albanese di 38 anni: “Nonostante l’intenso periodo di cure, i numerosi interventi effettuati (una media di due alla settimana) e il massimo impegno delle equipes della rianimazione e del Centro grandi ustionati – scrive in una nota l’Ospedale Niguarda di Milano – questa notte, alle 00.40, è deceduto Leonard Shepu”.Il 20 novembre erano deceduti Harun Zeqiri di 44 anni e Sergio Scapolan di 63. Il 18 gennaio scorso era stata invece la volta di Salvatore Catalano di 55 anni.E’ il 4 novembre quando una bombola di acetilene esplode investendo dieci bidoni di vernice nell’area della Eureco Holding a Paderno Dugnano, nella zona a nord di Milano, al confine con la provincia di Monza. L’azienda si occupava di servizi ambientali e smaltimento di rifiuti industriali e speciali. Nell’incendio erano rimasti coinvolti sette operai, cinque italiani e due stranieri, tutti dipendenti di una cooperativa esterna. Intanto va avanti l’inchiesta. Il sostituto procuratore monzese Manuela Massenz, che coordina le indagini, sta studiando la perizia definitiva sull’incidente presentata da Massimo Bardazza, l’ingegnere chiamato dalla magistratura brianzola a fare luce sul caso (in passato si è occupato della strage di Linate e del disastro ferroviario di Viareggio). Due gli iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo plurimo: Adrian Zeqiri, zio di uno degli operai morti, e Giovanni Merlino, proprietario dell’impianto di smaltimento rifiuti.Ancora sconosciute le cause dell’innesco alla violenta deflagrazione. Dalle ultime rilevazioni sembra che il gruppo di operai stesse lavorando attorno a recipienti di solventi e idrocarburi. Un movimento brusco, forse la scintilla di una fiamma ossidrica usata per aprire una batteria d’auto. Di certo c’è che non si trovano le autorizzazioni a lavorare con le bombole di acetilene, uno degli elementi finiti nella violenta reazione a catena, che ha coinvolto anche una bombola di gpl e dieci bidoni di vernice.

Il Fatto Quotidiano – 04 febbraio 2011

Eureco, i parenti dei 4 morti : "Siamo le vittime dimenticate"Uno scoppio, poi il rogo: il 4 novembre 2010 la tragedia di Paderno Dugnano che svelòcondizioni di lavoro impossibili. Le famiglie sono sul lastrico: "Vogliamo aiuti e giustizia"

di GABRIELE CEREDA. Sole, senza aiuto. Dimenticate come la tragedia che le ha travolte. Sono le famiglie degli operai morti nell’inferno dell’Eureco, l’azienda di stoccaggio di rifiuti pericolosi cancellata da un incendio devastante il 4 novembre dello scorso anno a Paderno Dugnano. Un rogo costato quattro vite e che ha lasciato segni indelebili, non solo sul corpo, ad altri quattro

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lavoratori. Dietro ai cancelli di via Mazzini 101, nel piazzale dello stabilimento affacciato sulla Milano-Meda, le lancette sono come inchiodate alle 14.57 di quel giorno. Per chi ha vissuto la tragedia, per le loro mogli e i loro figli, il tempo è fermo da un anno. «Tutti ci hanno promesso aiuto, nessuno ci ha teso la mano», racconta dalla cucina della casa materna, in Albania, Majilinda Zequiri, moglie di Harun, 38 anni, uno degli operai albanesi straziati dalle fiamme. Chi ha perso il marito ha visto scomparire anche la principale fonte di reddito, chi è sopravvissuto ha perso il lavoro. Per tutti, arrivare alla fine del mese e mettere insieme i soldi per portarein tavola il pane è diventata, raccontano, «un’impresa». Per sostenerli è nato un comitato «ma con quello che raccogliamo riusciamo a malapena a sostenere le spese legali e a garantire l’indispensabile» dice Lorena Tacco, portavoce del gruppo. Anche il sindaco di Paderno, Marco Alparone, dopo le promesse iniziali è sparito. Colpa della crisi, si è giustificato il primo cittadino che deve fronteggiare altre situazioni di emergenza come quella della Lares Cozzi, con i suoi 120 dipendenti lasciati sull’orlo del baratro da un imprenditore finito in carcere per aver sottratto fondi dalle casse della società. Così, per non scontentare nessuno, ha tenuto i cordoni della borsa ben stretti.

In cambio però le “calderare”, cioè le benemerenze cittadine, quest’anno sono finite nelle mani delle vedove, «ma di aiuti concreti nemmeno l’ombra» spiega Fernanda Crisafi, la compagna di Sergio Scapolan, uno dei quattro uccisi dalle ustioni. Era lui, 63 anni, il tecnico della squadra al lavoro in quel momento: doveva guidare gli uomini nelle operazioni di stoccaggio dei rifiuti. È stato lui il primo ad andarsene, in un letto di Sampierdarena a Genova. Stessa sorte per tre suoi colleghi. Lo scoppio continuò ad uccidere anche 90 giorni dopo che erano state spente le fiamme. C’è chi, è il caso di Leonard Shehu, 38 anni, ha fatto in tempo a subire il travaglio di 22 operazioni. La moglie, Margarita, è l’unica ad aver trovato sostegno nelle istituzioni: residente a Milano, della sua situazione si sta interessando l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino.

Antonella Riunno, che con Salvatore Catalano era anche custode dell’azienda, è rimasta in mezzo alla strada e non è riuscita nemmeno a sposare l’uomo che amava da 13 anni e dal quale aveva avuto una figlia. Maljinda Zequiri sta racimolando i soldi per tornare in Italia e presentare gli ultimi documenti per riscuotere la pensione del marito: 400 euro al mese. Fernanda Crisafi, moglie di Scapolan, vive con l’angoscia di non poter dare un futuro alla figlia: «Mio marito era in pensione, lavorava solo per farla studiare. Ora è tutto diverso...» fa in tempo a dire prima di piangere ancora una volta un affetto strappatole via senza che ancora si sia fatta giustizia.

Giustizia. È quello che chiedono le famiglie a poche settimane dall’apertura del processo che vede alla sbarra un unico imputato: Giovanni Merlino, proprietario dell’Eureco, accusato di omicidio colposo plurimo. Le indagini condotte dal sostituto procuratore di Monza, Manuela Massenz, hanno stabilito che lo stoccaggio delle materie pericolose, affidato alla Tnl, cooperativa gestita dallo zio di Zequiri, e con a libro paga solo operai albanesi, non era messa nelle condizioni di poter lavorare in sicurezza. A squarciare il velo sui metodi di lavoro sono state le parole di Erion Nezha, che nel tentativo di salvare i compagni di lavoro è rimasto ustionato a braccia e mani: «Facevamo solo quello che ci era chiesto con la paura di perdere lo stipendio. Non sapevamo di lavorare con sostanze pericolose e infiammabili, lo abbiamo scoperto solo dopo».

Proprio una di quelle sostanze, i “setacci”, molecole combustibili inodori stoccate scorrettamente, hanno avviato la sequenza di fuoco. A stabilirlo è la perizia dell’ingegner Massimo Bardazza, I setacci, che servono a togliere l’odore di gpl dalle bombolette spray, non possono essere raccolti in un unico contenitore, ma quel pomeriggio 3000 litri del composto killer si trovavano all’interno di un unico cassone. Lì accanto era in azione un muletto che, dice la perizia, non si è riusciti a spegnere proprio a causa delle esalazioni di quel gas penetrate nel motore. Da qui il surriscaldamento della marmitta e lo scoppio della scintilla fatale. Ora c’è anche la Finanza a indagare: su un giro di fatture false che potrebbe aggravare la posizione dell’unico indagato.

La Repubblica 30 ottobre 2011

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Rogo di Paderno, in carcere il titolare dell’Eureco. Il patron dell'azienda di smaltimento dei rifiuti alle porte di Milano è stato arrestato con le accuse di omicidio colposo, traffico illecito di rifiuti e violazioni in materia di sicurezza sui posti di lavoro. Le indagini sono partite dopo l'incendio dell'anno scorso in cui morirono quattro operai

Dopo l’esplosione erano rimasti a terra sette operai, ustionati. Quattro di loro sono morti nelle settimane successive. Vittime di un imprenditore spregiudicato, che alla Eureco di Paderno Dugnano (Milano) non faceva osservare alcuna norma di sicurezza, pur di aumentare i propri guadagni. E trattava illegalmente quei rifiuti pericolosi che il 4 novembre 2010 si sono trasformati in una bomba. Combustibile per un incendio micidiale. Quando questa mattina i carabinieri sono arrivati a casa sua per arrestarlo, Giovanni Merlino, 60 anni e origini foggiane, non se l’aspettava.A più di un anno dalla tragedia pensava ormai di averla fatta franca. E di non passare nemmeno un giorno in prigione. Come del resto era successo dopo la morte di un lavoratore avvenuta nel 2005 in un’altra sua azienda, la Cr di Sannazzarro de’ Burgundi (Pavia). Anche in quel caso erano state fatali le ustioni causate da un incendio sprigionato durante il trattamento di rifiuti speciali. Merlino aveva patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa. “Un imprenditore privo di scrupoli”, scrive ora il gip di Milano Giuseppe Vanore nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari, su richiesta del pm di Monza Manuela Massenz e del pm della Dda di Milano Pietro Basitone. Merlino era “dedito esclusivamente, e a ogni costo, a moltiplicare i propri profitti, abusando della sua posizione di imprenditore e di datore di lavoro”. Per lui gli inquirenti ipotizzano non solo l’omicidio colposo plurimo e le lesioni colpose, ma anche il traffico illecito di rifiuti, e la violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro.L’imprenditore aveva messo a rischio la vita dei suoi operai già altre volte. Un incendio alla Eureco c’era stato nel 2009. Un altro nel 2010. Tenuti nascosti. Poi due nell’agosto 2010, quando erano dovuti intervenire i vigili del fuoco. E dopo tre mesi, ancora le fiamme. Le ultime. Perché questa volta con le fiamme è arrivata la morte. Di due dipendenti italiani, Sergio Scapolan, 63 anni, e Salvatore Catalano, che a 55 anni si sarebbe dovuto sposare due settimane dopo. Vittime come Harun Zequiri e Leonard Shehu, due albanesi di 44 e 38 anni che lavoravano per la Tnl, un’azienda che aveva in appalto alcune attività alla Eureco. Colleghi dei tre feriti gravi che ce l’hanno fatta, anche loro albanesi.Il 4 novembre i sette operai stanno lavorando intorno ai rifiuti pericolosi. Li trattano, come non potrebbero fare. La Eureco ha le autorizzazioni per ricevere i fusti, stoccarli e poi cederli ad altre imprese per lo smaltimento. Ma Merlino, per guadagnare di più, vuole che i bidoni sigillati vengano aperti e i materiali speciali mescolati a materiali comuni. Dalla Eureco poi escono rifiuti etichettati come normali e, attraverso i camion della Getrame, altra azienda di Merlino, vanno a finire in discariche dove vengono smaltiti a costi inferiori.Nel cortile dove avvengono le operazioni ad alto rischio c’è un cassone dove nei giorni precedenti sono stati riversati i ‘setacci molecolari’, sostanze usate per filtrare il gpl, che in contatto con l’umidità rilasciano gas infiammabili. E quel pomeriggio l’aria è piena di gas. Basta il tubo di scarico di un muletto diesel difettoso per far partire la scintilla. Il cassone prende fuoco. Esplode. Le fiamme si propagano verso i bidoni dove alcuni operai stanno miscelando vernici, anche queste infiammabili. Secondo Pietro Vincenti, comandante dei carabinieri del Noe di Milano, determinare con precisione le cause dell’innesco è stato decisivo per le indagini, a cui hanno contribuito anche i militari della compagnia di Desio.Merlino, dice il gip, era consapevole “dei gravissimi rischi” determinati dalla “modalità di organizzazione del lavoro all’interno dello stabilimento” e ne aveva una “diretta percezione” proprio per i precedenti incidenti che avevano caratterizzato la sua attività di imprenditore. Le indagini ora dovranno verificare se alla Eureco ci fossero altre tipologie di sostanze che subivano trattamenti pericolosi, senza il rispetto delle norme di sicurezza. E se nella filiera dello smaltimento dei rifiuti ci siano altre aziende coinvolte nel traffico messo in atto da Merlino.L’imprenditore dovrà poi difendersi da un’altra accusa: secondo gli inquirenti, infatti, la Tnl fatturava operazioni inesistenti, grazie alle quali la Eureco nel 2010 aveva dichiarato passivi fittizi di 143mila euro, che avevavno consentito a Merlino di mettere a bilancio meno utili e pagare così meno tasse. Per questa frode fiscale tre mesi fa sono stati arrestati Adrian Zequiri, nipote di una delle vittime e titolare della Tnl, e Gianfranco Machinè, amministratore di fatto della società.

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Tutto questo a Merlino non è bastato. Fino a ieri ha continuato le sue attività nel settore dei rifiuti con la Cr. Ed è rimasto amministratore “occulto” della Eureco. Nonostante formalmente il suo nome non apparisse più nella gestione dell’azienda, che dallo scorso aprile era amministrata dalla figlia Elena, dalle intercettazioni telefoniche è infatti emerso, scrive il gip, che “Merlino ha continuato, a tutti gli effetti, a svolgere un ruolo direttivo e decisionale sull’attività della Eureco”. Da qui la decisione di arrestarlo. Perché altre vite non fossero messe a rischio.

Il Fatto Quotidiano – 29 novembre 2011

Tragedia Eureco, al via il processo. I parenti delle vittime: “Non lasciateci soli”In seguito all'incendio della fabbrica di Paderno Dugnano, dove venivano trattati senza permesso materiali pericolosi, sono morti quattro operai. Imputato per omicidio colposo plurimo il titolare Giovanni Merlino. Il 9 luglio, giorno dell'udienza preliminare, il comitato dei familiari organizza un presidio fuori dal tribunale di Milano e lancia una raccolta fondi

A un anno e mezzo di distanza, il 9 luglio inizierà l’udienza preliminare per la tragedia dell’Eureco di Paderno Dugnano. Imputato per omicidio colposo plurimo il titolare Giovanni Merlino. Era il pomeriggio del 4 novembre 2010, quando una miscela di gas, sprigionatasi dai rifiuti pericolosi che la società aveva il permesso di stoccare ma non di trattare, esplose a causa di una scintilla provocata da un muletto in avaria. A seguito dell’incendio morirono nei giorni seguenti, dopo sofferenze lunghissime, quattro operai: Sergio Scapolan, Salvatore Catalano, Harun Zequiri e Leonard Sheu. Per il giorno del procedimento, alle 9 del mattino, il “Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori Eureco” ha indetto un presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, perché non si spengano i riflettori sul processo e sui sopravvissuti, che sono stati lasciati senza lavoro e senza aiuti economici.“Siamo una tragedia ‘poco mediatica’”, ironizza Mario Petazzini, del comitato nato per portare sostegno alle famiglie e ai superstiti. “O meglio – precisa – lo siamo stati al momento dell’incidente, perché dei corpi bruciati fanno audience, ma poi, passati i primi giorni, siamo stati completamente dimenticati”. Due sono le richieste che il Comitato rivolge a tutta la cittadinanza: partecipare al presidio, seguire il processo, stare fisicamente vicino ai parenti delle vittime, come è avvenuto, per esempio, nel caso dell’Eternit di Casale; e contribuire economicamente (per informazioni: [email protected]; IBAN: IT44 E076 0101 6000 00079385746).Il primo obiettivo economico è facile da raggiungere: occorre raccogliere 150 euro per pagare il volo dall’Albania a Kesem Xhani, uno degli operai che lavoravano all’Eureco. Ha resistito un anno, Kesem. Poi, senza aiuti, è dovuto tornare a casa perché qui, senza più un lavoro, non aveva un posto dove andare a dormire. Per costituirsi parte civile insieme a tutti gli altri, però, è necessario che firmi in tempo le carte dell’avvocato.Il secondo obiettivo è un po’ più difficile ed è aiutare i parenti delle vittime e i sopravvissuti: otto famiglie in tutto perché otto erano i lavoratori che, per lo più assunti dalla cooperativa Tnl, prestavano servizio nello stabilimento di Paderno. Oggi sono tutti senza lavoro, nonostante l’Eureco continui la sua attività in altri impianti.Antonella Riunno, compagna di Salvatore Catalano, non fa mistero di ricorrere alla Caritas per dare da mangiare ai suoi figli. Della Eureco lei era la custode. Restò due ore e mezza a guardare l’enorme colonna di fumo nero che si alzava dal retro dell’impianto prima di sapere che il suo compagno aveva riportato ustioni gravissime, che lo portarono alla morte due mesi dopo. Lui era il responsabile per gli incendi e quello del 4 novembre era solo l’ultimo di una lunga serie di roghi.Lulzim Shuli ha ricevuto lo sfratto esecutivo e nessuna indennità di disoccupazione. Durante l’incidente ha cercato di soccorrere i suoi compagni, ma “le fiamme – racconta – spente su una parte del corpo, ripartivano da un’altra”. Per lo shock è stato ricoverato una settimana nel reparto di psichiatria. Per lungo tempo – ha confidato alla telecamera di Giuliano Bugani, autore del documentario Uomini da bruciare insieme a Salvo Lucchese - non è riuscito a mangiare, perché il cibo lo rimandava a quelle immagini.L’unico che sembra essere riuscito a far ripartire la sua vita è Erjon Nezha, che ha trovato un nuovo lavoro e, grazie al sindaco di Limbiate, ha avuto un appartamento in concessione con tre mesi di affitto pagato. Non è arrivato invece alcun aiuto dal comune di Paderno Dugnano,

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accusano le vittime. “Abbiamo provato più volte a chiederlo – spiega Petazzini – ma ci hanno sempre risposto che in tempo di crisi economica sono in tanti ad avere bisogno e che le richieste dei lavoratori Eureco sarebbero state trattate come tutte le altre”.Lunedì 9 luglio Merlino dovrà comparire davanti al Gup. L’accusa è omicidio colposo plurimo, aggravato dal numero delle vittime e dalla violazione delle normative sulla sicurezza, lesioni colpose gravissime, incendio colposo, frode fiscale, nonché stoccaggio, traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. “Io quel pomeriggio ero sul ragno – racconta Erjon in Uomini da bruciare - e stavo travasando vernici e liquidi che venivano mischiati con stracci, o toner, o altre sostanze, per far asciugare queste vernici”. Lo scopo della procedura era quello di permettere il conferimento dei rifiuti pericolosi, così camuffati, in una discarica normale. Erjon e i suoi colleghi non avevano gli strumenti per capire la pericolosità e la gravità delle azioni che gli venivano chieste.Il Gip Giuseppe Vanore, nell’ordinanza dello scorso novembre in cui accoglie la richiesta di arresto dei Pm Manuela Massenz e Pietro Basilone, scrive che Merlino è un “imprenditore privo di scrupoli (…) dedito esclusivamente, e a ogni costo, a moltiplicare i propri profitti, abusando della sua posizione di imprenditore e datore di lavoro”. Di più: Merlino – prosegue il Gip – era consapevole dei “gravissimi rischi”, dovuti “all’organizzazione del lavoro all’interno dello stabilimento”, per esperienze precedenti. Il riferimento è alla morte di un altro operaio, avvenuta nel 2005 a San Nazzaro dei Burgundi, in provincia di Pavia, in un’altra azienda di Merlino, la Cr.

Il Fatto Quotidiano – 2 luglio 2012

PROCESSO EURECO - GIUSTIZIA NON MONETIZZAZIONE!

Oggi il giudice dell’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Milano ha letto l’ordinanza sulle esclusioni delle parti civili, ha stabilito, cioè quali sono le parti civili accettate e per quali reati.Ne è emerso un dato sconcertante: sono stati ammessi solo i Famigliari delle quattro vittime operaie, ed i tre lavoratori gravemente infortunati che hanno subito gravi lesioni. Sono ancora stati ammessi il Comune di Paderno Dugnano, ma solo per l’incendio, la CGIL, ma solo per il danno all’immagine. Viceversa, in modo ingiustificato sono state respinte in toto le costituzioni di parte civile di Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute (MD) e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto e del Comitato per la Difesa delle Vittime dell’EURECO.Medicina Democratica e A.I.E.A. sono state ammesse parte civile in numerosi altri processi, alcuni dei quali anche con condanne passate in giudicato, altre con condanne in primo e secondo grado.Fra gli altri qui ci si limita a ricordare i noti processi nei quali le costituzioni di parte civile sono state pienamente accolte, e precisamente: PETROLCHIMICO di Porto Marghera; THYSSENKRUPP di Torino; ETERNIT di (Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli) Torino; Clinica Santa Rita di Milano; Fonderia Anselmi di Campo San Piero (PD) per due morti sul lavoro bruciati come i sette operai della ThyssenKrupp e i quattro operai dell’Eureco; FINCANTIERI di Venezia; FINCANTIERI di Palermo; la MONTEDISON di Mantova; Montefibre di Verbania; FIBRONIT di Broni; MARLANE di Praia a Mare (CZ); TRICOM di Tezze sul Brenta (VI); VELODROMO di ROMA; la TEKSID di Torino; Solvay di Alessandria.Perché nel procedimento per le morti operaie e i gravi infortuni avvenuti il 04 novembre 2010 all’EURECO di Paderno Dugnano le costituzioni di parte civile di Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto sono state respinte?Non ci sono le stesse leggi e la giurisprudenza non vale per tutti?Il COMITATO A SOSTEGNO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO, si è certamente costituito dopo i fatti (04/11/10), ovvero dopo i morti e i gravi infortuni avvenuti a causa dell’incendio avvenuto per la mancanza delle più elementari misure di sicurezza sul lavoro e, segnatamente, di prevenzione incendi, in una società dove già erano avvenuti altri incendi e un altro operaio era stato ucciso sul lavoro.Uno stabilimento dove operavano cooperative sotto lo stesso padrone, tal Giovanni Merlino, che è stato indiziato e condannato per traffico illecito di rifiuti (e sono stati proprio i rifiuti nella fabbrica di Paderno Dugnano che hanno preso fuoco e causato la strage di operai sul lavoro del 04 novembre 2010).

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I Famigliari delle vittime e gli operai infortunati, senza la costituzione del COMITATO PER LA DIFESA DELLE VITTIME DELL’EURECO SAREBBERO RIMASTI COMPLETAMENTE ABBANDONATI A SE STESSI.IL GUP ha rinviato la discussione alla prossima udienza del 28 settembre 2012 invitando le vittime parti civili e la società EURECO a trovare un accordo monetario, quasi che si possa ridurre la giustizia a merce di scambio relegando i morti ed i feriti nel dimenticatoio, così ingiustizia è fatta!

Medicina Democratica Nord MilanoA.I.E.A. - Associazione Italiana Esposti AmiantoPaderno Dugnano, 16 luglio 2012

“VOGLIAMO GIUSTIZIA NON MONETIZZAZIONE”

Oggi, davanti al GUP del Tribunale di Milano si è svolta la seconda udienza del processo per omicidio colposo plurimo, incendio ed altre 23 imputazioni (reati e contravvenzioni) nei confronti di Giovanni Merlino ed Elena Merlino, titolari e rappresentanti legali dell'azienda Eureco, per la morte di quattro lavoratori (Sergio Scapolan, Salvatore Catalano, Harun Zequiri, Leonard Shehu) avvenuta per imprudenza, negligenza, imperizia e per inosservanza delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro e per trattamento e smaltimento irregolare di rifiuti pericolosi e per lesioni gravi nei confronti dei quattro superstiti.L'udienza era imperniata nella presentazione e costituzione delle “Parti Civili”.La difesa degli imputati ha sollevato obiezioni ed eccezioni alle costituzioni di parte civile delle Associazioni e dei Comitati: Medicina Democratica, A.I.E.A. (Associazione Italiana Esposti Amianto), Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, ALLCA CUB Chimici, ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro), INAIL, CGIL, Comune di Paderno Dugnano.Il Pubblico Ministero, Dott.ssa Manuela Massenz, confutando le tesi dei difensori dei Merlino, invece ha dato parere favorevole alla costituzione di “parte civile” di tutti gli Enti e Associazioni menzionate a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni, molto argomentate e ben documentate dei loro Avvocati.Dopo una breve sospensione, alla ripresa il GUP ha emesso l'ordinanza, allo stato non impugnabile, che accoglie in buona parte la tesi della difesa degli imputati, escludendo le Associazioni più operative e attive sul tema della sicurezza del lavoro e per la tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici (M.D., A.I.E.A., Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, Anmil, Allca Cub Chimici), accogliendo parzialmente il Comune di Paderno Dugnano per il solo incendio colposo, la CGIL per danno di immagine, e l’INAIL.Accolte, per i “SOLI” primi due capi di imputazione (omicidio e incendio), le costituzioni di “parte civile” per i familiari delle vittime e per i lavoratori feriti, trascurando quelle imputazioni relative al mancato rispetto delle norme sul trattamento/smaltimento di materiali pericolosi, sulla mancata informazione ai lavoratori dei rischi cui erano, loro malgrado, esposti, e non considerando in tal modo la recidività del Merlino, stante il fatto che, prima del tragico incendio del 04.11.2010, ad un altro operaio veniva tolta la vita presso un impianto industriale dello stesso Merlino.Come Comitato, pur rispettando il provvedimento emesso dal Giudice, esprimiamo tutta la nostra amarezza e disappunto per una pronuncia che non ha considerato la documentazione versata in atti e le “numerose” decisioni assunte nel tempo dall’Autorità Giudiziaria di ammissione della costituzione di parte civile delle predette associazioni in procedimenti penali assolutamente (e tragicamente) analoghi a quello in esame (cfr. per tutte ordinanze e sentenza Thyssen Krupp).Di fronte a questo desolante scenario, vogliamo riaffermare con forza che la VITA e la SALUTE dei lavoratori non possono e non devono essere monetizzate a vantaggio di quegli imprenditori, come il Merlino, privi di qualsivoglia scrupolo e, magari, muniti di buona Assicurazione!A questo punto è obbligatorio chiedersi se un'eventuale richiesta di rito abbreviato e/o di patteggiamento accolta, potrà rendere giustizia ai morti, ai loro familiari ed ai superstiti?E ancora: Quanti imprenditori, da premesse come queste, si sentiranno liberi di violare le norme poste a presidio della sicurezza sul lavoro?Per il Comitato questa è una cattiva lezione ed una grande delusione!

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Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 27 luglio 2012.

Domani,  9 ottobre ore 09:00  verrà effettuato lo sfratto esecutivo nei confronti di Lulzim Shuli ex lavoratore dell'Eureco di Paderno Dugnano.

"Oltre al danno anche la beffa" Lulzim ha vissuto la terribile tragedia in cui ha visto morire quattro suoi compagni di lavoro, ha contribuito a salvare gli altri tre che sono rimasti feriti e a sua volta ha subito uno shock che ancora oggi stenta a superare,In un paese "civile" un lavoratore come Lulzim sarebbe supportato dalle Istituzioni , per  ogni sua difficoltà visto che oltre alla salute ha perso anche il posto di lavoro e quindi la possibilità di mantenere se stesso e la sua famiglia , invece , oltre a non avere più nessun entrata, ora sarà "buttato" in mezzo ad una strada insieme alla moglie e ad una bimba di 5 anni.Il Comitato a sostegno dei famigliari delle vittime e dei lavoratori Eureco, a.i.e.a. e Medicina Democratica  organizzano  quindi un presidio  davanti alla casa di Lulzim (Via Padova 1 - Paderno Dugnano) domani mattina alle ore 08.00.Chiediamo fortemente che le Istituzioni intervengano aiutando subito e concretamente questo lavoratore e la sua famiglia, chiediamo inoltre che ci siano interventi in aiuto anche agli altri lavoratori e familiari delle vittime che ancora vivono situazioni disagevoli. Siete tutti invitati a partecipare al presidioChi volesse altre informazioni può trovarle sul sito realizzato dal comitato al seguente indirizzo:http://cveureco.altervista.org/blog/ 

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 8 ottobre 2012.

EURECO, VENERDI LA PROSSIMA UDIENZA

"Non dimenticare" promettono tutti quando si parla di Eureco, l'azienda dove due anni fa sono morti bruciati vivi quattro lavoratori, due italiani e due albanesi. Tutti precari, tutti vittime indifese di un sistema, quello dello "smaltimento" di rifiuti industriali, tossici e nocivi, che "legalmente" produce soldi da una parte e morti dall'altra. Ma poi dimenticano, mentre i sopravvissuti vivono stentatamente, senza lavoro né reddito, senza sostegno da parte delle istituzioni e con qualche aiuto di quella parte più solidale della città. Venerdì, 23 novembre, a Milano si terrà una nuova udienza, la quarta, davanti al gup Antonella Bertoja, del processo a carico di Giovanni Merlino, il titolare della Eureco accusato di omicidio colposo plurimo, traffico illecito di rifiuti pericolosi e violazione delle norme di sicurezza.I tre lavoratori albanesi scampati per miracolo, con ferite più o meno gravi, al rogo di Palazzolo, Kasem Xhani, Ferit Meshi e Shuli Lulzim, sono parti lese nel processo assieme ai famigliari dei lavoratori uccisi sul lavoro. Sperano nel giudizio del Tribunale per ottenere almeno la giustizia terrena, cioè il risarcimento del danno che è stato fatto alla loro salute e alle loro vite uscite distrutte comunque dall'incendio. In un articolo pubblicato su il Giorno del 4 novembre 2012, si legge a proposito della loro situazione: "Kasem, il più giovane, sta cercando di ricostruirsi una vita, si è sposato da sette mesi. Ma deve fare i conti con le continue operazioni, la schiena non gli lascia pace. E a complicare tutto il lavoro che non c’è, la disoccupazione agli sgoccioli. Il collega Ferit ha finito anche quella, quattro persone sulle spalle, tre mesi d’affitto in arretrato. Shuli ha già l’avviso di sfratto in mano, è in prova in un’azienda che si occupa sempre di smaltimento rifiuti. L'unico lavoro che è riuscito a trovare e che in questo momento non può rifiutare".Leggendo questo si capisce che il confronto tra le vittime e il padrone della Eureco, responsabile di quanto è accaduto, è e resta ineguale e inaccettabile. Loro sono in condizioni di assoluto disagio, senza lavoro, senza reddito, senza casa, minacciati di sfratto e non possono scegliere, al punto che devono accettare di tornare a lavorare in mezzo ai rifiuti, cioè a rischiare ancora vita e salute almeno per mangiare. Sperano nella giustizia terrena del Tribunale. Ma nell'attesa di una conclusione, si spera positiva, del giudizio che vita fanno? 

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Aspettando che le istituzioni latitanti e distanti, sorde e grigie, si decidano a fare la loro parte pensiamo che basterebbe una "poll tax civica" di un euro a testa per dare loro l'aiuto sufficiente ad arrivare alla sentenza in condizioni più civili e dignitose oltre che meno inique e ingiuste. E' così impossibile farlo?

LA GIUSTIZIA NON E', E NON DEVE ESSERE MONETIZZABILE

Oggi 23 Novembre 2012 si è tenuta la quarta udienza del processo Eureco e ad oltre due anni dalla tragedia si è ancora in una fase interlocutoria.L'insistenza del GUP di ricercare la mediazione economica fra le parti responsabili della tragedia e le parti civili lese ha portato ad un nuovo rinvio dell'udienza al 16 gennaio 2013, nonostante il parere contrario di due avvocati di parte civile che chiedevano il rinvio a giudizio degli imputati.Come comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco riteniamo questa modalità preoccupante e fuorviante.Il tentativo di andare incontro all'enorme disagio economico e morale di gran parte delle famiglie delle vittime e dei lavoratori sopravvissuti non può essere sostitutivo della legittima richiesta di Giustizia in un caso in cui ci siano degli imputati recidivi per tragedie analoghe (nel 2005 un morto nell'insediamento di San Nazzaro dei Burgundi) e che potrebbero, se non scoraggiati, riproporre altri disastri simili.Come risulta evidente dalle ricostruzioni, dai numerosi incidenti verificatisi nelle aziende dei Merlino fino al tragico scoppio del 4 Novembre 2010, si evince come non siano state rispettate le più elementari norme di sicurezza per i lavoratori e operato in sfregio al territorio di Paderno Dugnano, smaltendo rifiuti altamente tossici e pericolosi contravvenendo alle regole di salvaguardia dell'ambiente.Il Gup chiede che prima della prossima udienza di gennaio ci siano dei concreti passi da parte degli imputati per definire un congruo risarcimento. Manifestiamo una forte preoccupazione e forti dubbi, visto il palleggiamento fra imputati ed assicurazione sulla definizione di una proposta e sulla divisione in categorie fra vittime dipendenti e vittime appartenenti alla cooperativa (che lavorava esclusivamente per Eureco e “ideata” dai Merlino)Infatti la compagnia assicuratrice sta giocando su cavilli per allungare i tempi e indebolire la tenacia di chi si trova in grave sofferenza per mancanza di lavoro e sussistenza. Quello che è scandalosamente emerso è che rispetto ai massimali di polizza la compagnia assicuratrice metterà a disposizione meno del 30% di questi valori. Abbiamo invece apprezzato l'intervento di un avvocato che si è stupito che il Gup si basi solo sulla disponibilità della Assicurazione e non abbia fatto pressione sui Merlino in una contribuzione diretta coi loro beni, ma anzi temiamo che sia già stato messo in atto un dirottamento di questi verso altri lidi. In conclusione riteniamo che nel processo Eureco ci siano tante disparità e diversità rispetto ad analoghi processi di tragedie nei luoghi di lavoro. Bisogna continuare a informare e vigilare perché venga rispettata la dignità umana e promossa una coscienza sull'importanza della sicurezza sul lavoro e la salvaguardia ambientale.

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 23 novembre 2012.

RISARCIMENTI INSIGNIFICANTI CON PENE CHE SARANNO SICURAMENTE RIDOTTE

Tribunale di Milano, 16 gennaio 2013, quinta udienza del processo Eureco.Già nelle precedenti udienze fu evidente la propensione del GUP all'accordo risarcitorio nei confronti delle Parti Civili tramite l'assicurazione del Merlino e dell’Eureco, senza mai forzare gli imputati ad esporsi direttamente.Il risultato è stato un parziale anticipo provvigionale per i soli dipendenti dell'azienda, trascurando totalmente i lavoratori della cooperativa TNT, che operava esclusivamente per Eureco.Altra decisione, da noi fortemente contestata, fu la mancata accettazione di costituzione di Parte Civile di Associazioni come A.I.E.A e Medicina Democratica, ammesse invece in altri

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importanti processi di omicidi sul lavoro. L'eliminazione totale delle Parti Civili avrebbe comportato sconti di pena e chiusura anticipata del processo.Oggi, dopo aver respinto il patteggiamento proposto dagli avvocati del Merlino con l'aggiunta di un misero esborso economico, insufficiente per le spese processuali e da dividere equamente fra le 14 Parti Civili, grazie alla ferma opposizione del Pubblico Ministero, il GUP ha però deciso il rito abbreviato che favorisce gli imputati riducendo loro automaticamente di un terzo la pena che verrà sentenziata nella prossima udienza del 25 marzo oppure l'8 aprile.Ad oltre due anni di distanza dalla tragedia di Paderno Dugnano si verifica il quadro che unimprenditore senza scrupoli, recidivo per essere stato condannato ad 1 anno e 4 mesi per la morte di un operaio in una sua fabbrica nel 2005 in provincia di Pavia, potrebbe non fare un solo giorno di carcere.Grave è la nostra preoccupazione per una possibile sentenza che non dia giustizia ai morti ed ai loro familiari, ai feriti ed alle vittime della logica del profitto, dello sfruttamento delle persone e della pervicace volontà di non rispettare le norme sulla sicurezza del lavoro e della difesa dell'ambiente. Se siamo sconcertati, amareggiati, di certo non siamo rassegnati e denunceremo ogni mancato rispetto della Giustizia.

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 16 gennaio 2013.

LAVORATORI EURECO: SE QUESTI SONO UOMINI

Quanto vale la vita di un uomo? Per il padrone della Eureco, ritenuto responsabile della morte orrenda di quattro esseri umani, evidentemente molto poco.Oggi in aula, al Tribunale di Milano, i suoi avvocati hanno tentato la via del patteggiamento offrendo poche migliaia di euro per risarcire le 14 parti civili in cambio di una pena minima (4 anni), ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato, cosa che terrebbe in ogni caso Giovanni Merlino fuori dal carcere. Il Pubblico Ministero e il Giudice hanno detto di no, ma il Gup ha disposto comunque il rito abbreviato che lascia all'imputato la speranza di ottenere lo sconto sulla pena.Questo in sintesi il risultato dell'udienza di stamattina riportato dai membri del Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori che hanno assistito all'udienza e che ribadiscono le loro critiche al modo in cui viene condotto il processo. Il quotidiano online, Nordmilano24.it, ha pubblicato la denuncia del presidente del comitato, Mauro Petazzini. Egli definisce ingiusta la decisione del Gup di accettare il rito abbreviato richiesto da Merlino perché questo ridurrà la pena a un imputato di omicidio colposo plurimo, ritenuto colpevole della morte di quattro persone per la grave negligenza riscontrata nella sicurezza dei luoghi di lavoro. Un imputato recidivo perché già giudicato colpevole e condannato in passato per la morte di un altro lavoratore in una sua azienda in provincia di Pavia.Il Comitato che annuncia un comunicato sull'accaduto lamenta anche il fatto che mentre le vittime italiane della strage dipendenti diretti della Eureco sono già state in parte risarcite dall'assicurazione i dipendenti albanesi della cooperativa morti o feriti, se rifiutano i quattro soldi offerti oggi da Merlino, dovranno aspettare molti anni la liquidazione del danno subito.Il Tribunale ha rimandato le arringhe delle parti civili e del PM a una nuova udienza fissata per il 25 marzo.

6 ANNI E MEZZO SARANNO SUFFICIENTI PER UN PENTIMENTO?

Tribunale di Milano, 25 marzo 2013, sesta udienza del processo Eureco, imperniata sulla requisitoria del Pubblico Ministero e degli avvocati di Parte Civile.Il “Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco” ha molto apprezzato la precisione con cui il Pubblico Ministero, D.ssa Manuela Massenz ha elencato i fatti accaduti e la descrizione della personalità dell'imputato Giovanni Merlino.Ha sottolineato innanzitutto la recidività del Merlino (nel 2005 aveva patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione per i reati di omicidio colposo, incendio colposo e violazioni delle norme riguardanti la sicurezza sui luoghi di lavoro). Ha elencato le numerose inosservanze relativamente al mancato rispetto delle minime norme di sicurezza, la falsificazione dei documenti

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tecnici e del loro mancato aggiornamento ed inoltre ha descritto precisamente la modalità allucinante e medioevale in cui i lavoratori operavano in fabbrica, ed ha evidenziato la protervia con cui gestiva i rapporti con i dipendenti e le forme contrattuali precarie per speculazioni economiche.Il capitolo della personalità dell'imputato è stata quanto mai puntuale, un individuo/imprenditoreparticolarmente pericoloso per la società perché, nel tempo, ha usato qualsiasi modalità e metodo irregolare per massimizzare i propri profitti a scapito di tutto e di tutti. Ha rivelato che da una intercettazione telefonica l'imputato intendeva incolpare e perseguire i sui dipendenti addossando loro le responsabilità dell'accaduto.Riteniamo molto indulgente la richiesta di pena di 6 anni, 5 mesi e 20 giorni per un soggetto che non si è minimamente ravveduto e pentito e che continua a preoccuparci per danni che ancora potrebbe provocare con le relazioni in essere. Non ci sembra comunque un buon esempio per tutti coloro che continuano ad operare nel mondo del lavoro senza rispettare le regole.Nuovo appuntamento l'8 aprile per la replica della difesa e le controdeduzione del PM, prima della sentenza definitiva.

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 26 marzo 2013.

PROCESSO EURECO: PER LA DIFESA UN VERGOGNOSO SCARICO DI RESPONSABILITÀ SULLE VITTIME DEL ROGO

Tribunale di Milano 8 aprile 2013, settima udienza del processo Eureco con l'inaccettabile replica degli avvocati dell'imputato e dell'azienda, i quali, pur non essendo tecnici hanno voluto proporre una ricostruzione tecnica della tragedia diversa dalla ricostruzione puntuale espressa dal PM nella precedente udienza.Sia nei fatti che nei modi la linea difensiva dell'imputato si dimostra scorretta e pervicacemente dilatoria, infatti dopo aver chiesto il rito abbreviato non condizionato, ottenendo agevolazioni di pena, chiede una nuova perizia tecnica dai tempi lunghissimi. Inoltre è emerso evidente il tentativo di voler scaricare le colpe sui lavoratori bruciati vivi per irresponsabilità di un imprenditore già recidivo: condannato per i reati di omicidio colposo, incendio colposo e violazioni delle norme riguardanti la sicurezza sui luoghi di lavoro, inquinamento e smaltimento irregolare di rifiuti pericolosi. Un comportamento del genere è abominevole, ancor più dopo aver saputo delle intercettazioni telefoniche del Merlino effettuate dai magistrati in cui l'imputato incita i propri difensori alla ricerca di motivazioni contro i propri dipendenti.L'affermazione di un avvocato della difesa che “il primo ad essere addolorato per l'accaduto èGiovanni Merlino” urta il dolore e la sofferenza dei parenti delle vittime e dei lavoratori superstiti. Confidiamo in una puntuale e meticolosa replica del Pubblico Ministero, D.ssa Manuela Massenz in occasione della prossima udienza del 23 aprile alla quale seguiranno sicuramente quelle degli avvocati delle Parti Civili per smontare e sbugiardare la ricostruzione dei difensori.Il “Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco” si augura che il Giudice respinga la richiesta dell'imputato e che venga considerato come aggravante il tentativo dilazionatorio messo in atto da una personalità particolarmente pericolosa in cui prevalgono gli interessi personali ed il profitto a scapito dei dipendenti, della società e dell'ambiente.

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 8 aprile 2013.

ANCORA UNO SCONTO DI PENA, PERCHÉ?

Tribunale di Milano 23 aprile 2013, in primo grado, 5 anni di carcere per Giovanni Merlino, proprietario dell'Eureco.Non ci sono motivazioni o giustificazioni per comprendere la riduzione di pena di già miti richieste del Pubblico Ministero.

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Grande è la preoccupazione dei familiari delle vittime e dei superstiti per il forte rischio che, nonostante le 4 morti, il condannato non faccia che pochi giorni di carcere, questo è giusto?Non ci sono motivi eticamente ammissibili per un ulteriore sconto di pena rispetto alla richiesta di 6 anni e mezzo del PM ed è per questo che non ci riteniamo soddisfatti!Ricostruendo la storia del processo, molte scelte della Giudice non ci sonopiaciute:- ha subito escluso da Parti Civili associazioni come Medicina Democratica, A.I.E.A., Anmil sempre ammesse nei numerosi processi di uccisione di lavoratori. Stessa sorte per il nostro Comitato.Esclusione motivata dalle scarse disponibilità del Merlino, senza effettuare alcun sequestro preventivo.- ha chiaramente tentato di monetizzare il delitto, ma ancora dopo il secondo anniversario della tragedia nessun risarcimento era avvenuto.- ha accolto il rito abbreviato, che concede automaticamente la riduzione di un terzo della pena per un imputato già recidivo per lo stesso reato di omicidio di un dipendente ed inquinamento ambientale.- non si è intimato all'Assicurazione di elargire i risarcimenti dovuti, in particolar modo per i lavoratori della cooperativa (TNT) che lavorava esclusivamente per l'Eureco.Sono tutti indici di come non si sia voluta fare una Giustizia rispettosa dei 4 morti e di 2 feriti gravi.Le sofferenze fisiche, psicologiche subite e quelle attuali a cui si sommano quelle economiche, gli sfratti, la mancanza di lavoro sono incommensurabilmente più grandi rispetto ad una pena ridotta ad una persona che, come evidenziato dal PM, ha pervicacemente voluto mettere a rischio la vita dei propri operai e inquinare l'ambiente, miscelando delle sostanze pericolose che non andavano toccate, per poi smaltirle in ignote discariche come rifiuti normali.Questa riduzione di pena ci avvilisce !

Comunicato stampa del Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, 23 aprile 2013.

Rogo alla Eureco di Paderno Dugnano, il titolare condannato a cinque anniIl 4 novembre 2010 vi fu un'esplosione e morirono 4 operai. «Violazioni della normativa sulla sicurezza». 

Il gup di Milano, Antonella Bertoja, ha condannato in abbreviato a cinque anni di reclusione Giovanni Merlino, il titolare della Eureco, dove il 4 novembre 2010 vi fu un'esplosione in seguito alla quale morirono 4 operai. I pubblico ministero Manuela Massenz aveva chiesto la condanna a 6 anni 5 mesi e 20 giorni. «Faremo appello, andava approfondito il tema relativo alla causa dell'incendio». È quanto ha detto l'avvocato  Giuseppe Fiorella, legale di Giovanni Merlino, condannato oggi per 5 anni di reclusione dal gup di Milano Antonella Bertoja.SANZIONI *- Il gup di Milano Bertoja ha inoltre disposto  l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per Giovanni Merlino e  condannato la Eureco, società di smaltimento rifiuti, alla sanzione pecuniaria di 300 quote da 600 euro ciascuna. Stabilite inoltre  provvisionali per le parti civili comprese tra i 30 mila e i 200 mila  euro. In particolare 500 mila euro per Inail, 20 mila euro per Cgil e  48 mila euro circa per il Comune di Paderno Dugnano.VIOLAZIONI *- «È una sentenza soddisfacente, è stata riconosciuta la  responsabilità per delle gravissime e spregiudicate violazioni della  normativa sulla sicurezza dei lavoratori», ha commentato l'avvocato  Tomaso Pisapia, legale di due delle parti civili costituite perSalvatore Catalano (deceduto) e uno dei lavoratori rimasto ferito. Giovanni Merlino (finito in carcere un anno dopo il rogo, poi ai  domiciliari e ora libero) era accusato di omicidio colposo plurimo  aggravato (dal numero delle vittime e dalla violazione delle normative  sulla sicurezza), lesioni colpose e incendio colposo. Nelle settimane  successive allo scoppio erano morti Harun Zeqiri, 44 anni, e Sergio  Scapolan, di 63; il 18 gennaio 2011 era deceduto Salvatore Catalano,  di 55, e poi il 4 febbraio Leonard Shepu, 38 anni.

Milano Online, 23 aprile 2013

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COMITATO A SOSTEGNO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO http://cveureco.altervista.org [email protected] – Tel. 335.6863489per solidarietà: IBAN IT71P0760101600000009791656 - causale "PRO LAVORATORI EURECO"