faenza capitale della ceramica e del neoclassicismo

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Faenza capitale della ceramica e del neoclassicismo

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Faenza è conosciuta come capitale della ceramica e quando si dice “le faenze” si intende la produzione ma-iolica che qui è attiva da più di sette secoli, punto di riferimento per la produzione europea. Come comune visse nella infl uenza di Ravenna fi no al periodo altome-dievale allorché, per la sua posizione geografi ca, poté entrare in relazione con le altre città romagnole, verso l’Adriatico e, attraverso Firenze, verso la Toscana.

Il percorso che qui proponiamo si sviluppa nel centro storico di Faenza e vi introduce ad alcuni “scenari” del-la storia e dell’ attualità di questa città dove i cittadini del duemila convivono con le vestigia del passato, come accade in numerosi centri italiani conosciuti dal grande pubblico come “città d’arte”. Nel presente di Faenza c’è il Museo Internazionale delle Ceramiche, che fu fondato nel 1908 e che conserva preziose testimonianze dei ma-nufatti di ceramica risalenti alle origini della città e di altre aree del mondo.

Ci si sposta agilmente anche senza auto: dal-le Piazze del centro (Piazza del Popolo e Piazza del-la Libertà) si prosegue lungo Corso Mazzini fi no ad incrociare Corso Baccarini e qui si volta a destra.

La prima tappa è perciò in via Baccarini, dove il Museo è ospitato nell’ antico Monastero delle Camaldolesi di San Maglorio, fondato nel settembre del 1908 per iniziati-va di Gaetano Ballardini, alla conclusione della grande Esposizione Internazionale dedicata ad Evangelista Tor-ricelli che ospitò i prodotti di molte manifatture italiane

ed europee. Ballardini aveva ottenuto dai collezionisti faentini per l’ esposizione molte importanti opere che furono così il primo nucleo del Museo che progressi-vamente si arricchì di altri esemplari. Ballardini, fu poi direttore del Museo fi no al 1953. Nel maggio 1944 un bombardamento ne causò la quasi completa distruzione con gravissime perdite nelle collezioni e nel materiale archivistico. Ballardini riorganizzò le raccolte e diede nuovo impulso alla vita del museo. Le fi nalità originarie espresse nello statuto “ acquisire, conservare e soprat-tutto promuovere produzione ceramica” sono rimaste attuali fi no ad oggi. Dal 1 luglio 2002 la gestione del Museo è affi data alla Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.

Guida alla visita: le sale del Museo sono state organiz-zate secondo un criterio cronologico che guida il visi-tatore dapprima nella sezione, al piano terra, dedicata alle ceramiche precolombiane e a quelle dell’antichità classica (greca, etrusca, romana e islamica), quindi, al piano superiore, alla sezione delle maioliche faentine, dal trecento al seicento e dal seicento all’ottocento, con opere provenienti anche da numerose regioni italiane. Nella Sala Europa è esposta una selezione di ceramiche provenienti dai principali centri europei dal XIV fi no al XIX secolo. L’esposizione permanente si organizza in 13 raccolte: la sezione islamica, Collezione Mereghi, Ceramiche fa-entine del Medioevo, Offi cine italiane del Rinascimento, Ceramica a Faenza nel Settecento, Ceramiche del vicino Oriente antico, Ceramiche precolombiane, Ceramiche

La capitale della ceramica e del Neoclassico in Romagna.Passeggiata in centro storico

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Museo delle Ceramiche esterno

Museo delle Ceramiche interno

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classiche; Estremo Oriente: Cina, Giappone, Sud-est asiatico; Bioceramici; Ceramica italiana del Novecento, Ceramica europea del Novecento, Ceramiche Popolari, Devozionali e Percorso del Sacro .Un ultimo spazio è, infi ne, dedicato alla produzione con-temporanea che è posta al centro dell’attenzione con l’iniziativa del “Premio Faenza”, legato al Concorso In-ternazionale inaugurato nel 1938 e giunto poi a cadenza biennale. Il Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Con-temporanea con il Premio Faenza istituito nel 1932 con dimensione regionale, dal 1938 assunse carattere nazionale; al Concorso hanno partecipato artisti italia-ni fra cui ricordiamo Angelo Biancini, Guido Gambone, Carlo Zauli e stranieri come Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami, tutti artisti che hanno contribuito a costruire la storia della ceramica del XX secolo, ma anche quella della scultura e della pittura, nel senso della sperimen-tazione e della contaminazione fra vari materiali non esclusivamente ceramici, approccio che viene conside-rato fonte di sempre nuovi sviluppi.

Vi segnaliamo la Sala Europa che ospita una rapida se-lezione di ceramiche europee, dal XIV fi no al XIX seco-lo. La selezione contemporanea è forte di capolavori di artisti quali Pablo Picasso, Marc Chagall, Henry Matisse e altri. Tra le opere di certo vi soffermerete di fronte ad un grande vaso dipinto da Picasso che realizza una perfetta sintesi tra la forma sinuosa del corpo femminile e la di-mensione dell’oggetto.

La visita del Museo può essere uno spunto per recarsi in qualche bottega del centro, alcune sono anche molto vicine al museo stesso, per conoscere la produzione dei maestri ceramisti di Faenza. Essi hanno conservato la tradizionale decorazione che avete visto nelle collezioni faentine esposte al MIC, ma hanno quasi tutti percorso anche la strada dell’innova-zione per avvicinarsi anche al gusto contemporaneo.

La seconda tappa vi conduce nel centro di Faenza, nelle due piazze, affi ancate in modo originale rispetto alla ti-pologia di piazza unica in molte città italiane.

La Piazza del Popolo è caratterizzata da due portica-ti di forme rinascimentali, sormontati da grandi logge architravate il cui aspetto attuale è l’esito di numerosi interventi dal 1470 al 1932.Sul lato Ovest, sorge il palazzo del Municipio, costruito nel secolo XIII come residenza del Capitano del popolo, nel quale la sala del Consiglio è duecentesca e la facciata su corso Mazzini è del periodo tra 1770-1780; sull’’altro lato si oppone il palazzo del Podestà caratterizzato da merli che conserva un antico nucleo del 1177 (capitelli fi gurati, sopra l’arcone dei Beccai). La Sala dell’Arengo è sede di esposizioni.Malgrado la complessità e le lunghe vicende per giungere a questa defi nitiva sistemazione, la piazza risalta per unità sti-listica, alla quale concorre anche l’armonico rapporto fra volumi architettoniche e spazi liberi.Centro della vita civile e commerciale della città, essa è sede di vivaci mercati settimanali o straordinari.

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Museo Sala Europa

Piazza del Popolo

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Da Piazza del Popolo si accede, attraverso il Voltone del-la Molinella, sotto il Municipio, alla Piazza Nenni dove si affaccia il Teatro Masini.Il Teatro Masini e’uno degli esempi più signifi cativi del neoclassicismo in Romagna, situato in piazza Nenni alla quale si accede attraverso il voltone della Molinella, sotto il Municipio. La costruzione iniziata nel 1780 fu completata nel 1787 ad opera dell’architetto Giuseppe Pistocchi (1744-1814).L’iniziativa di dotare la città di questo edifi cio fu dell’Ac-cademia dei Remoti, un cenacolo di intellettuali ed arti-sti faentini che si era costituito nel 1673. Il primo teatro, infatti, precedente al Masini, realizzato nel 1720 sfrut-tando il preesistente Salone del Podestà, una costruzio-ne in legno disegnata dall’ arch. Carlo Cesare Scaletta, si deteriorò rapidamente. L’inaugurazione avvenne nel 1788, il 12 maggio, con la rappresentazione dell’ opera “Caio Ostilio” di Giuseppe Giordani. Il Teatro Masini è un perfetto esempio di teatro all’italiana ed insieme uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura neo-classica in Italia: potete notare l’inquadramento a ordine gigante del colonnato, elemento portante e unifi cante di tutta la sala, i quattro ordini di palchi con il tema delle statue sovrastanti il colonnato; il motivo dei bassorilievi che ornano il secondo ordine di palchi. In tempi recenti (1984-1990) il Teatro è stato adeguato dalle normative in materia di sicurezza. E’ stata restaurata la macchina del palcoscenico, una straordinaria struttura in legno perfettamente conservata e funzionante.

Tornando in Piazza del Popolo si procede senza soluzio-

ne di continuità in Piazza della Libertà.

Piazza della Libertà è’ caratterizzata sul lato a est dal-la grande scalinata e dalla facciata del Duomo, sul lato a ovest dal portico dei Signori o degli Orefi ci che risale al primo Seicento e poi fu parzialmente riadattato in stile Liberty (1907). Sotto il portico si trova la farmacia del Duomo che ha mantenuto gli arredi di stile neoclassico.

Su Piazza della Libertà si affaccia il Duomo.

Il Duomo o chiesa cattedrale fu costruita durante la si-gnoria dei Manfredi con inizio nel 1474 su un rialzo del terreno detto “poggio di San Pietro”dove anticamente, tra VIII e IX secolo era stato eretta l’antica chiesa dedi-cata a San Pietro. Il progetto fu del fi orentino Giuliano da Maiano, allievo del Brunelleschi, e testimonia il pro-fondo legame della città con la cultura e l’arte medicee. L’aspetto maestoso della basilica, che richiama quella brunelleschiana di S.Lorenzo in Firenze alla quale si as-simila anche per l’aspetto “ruvido” con i mattoni spor-genti a vista (su entrambe le facciate non fu inserito il rivestimento marmoreo), fu in gran parte realizzata nei primi decenni del ‘500, ma venne consacrata al culto di San Pietro Apostolo solo alla fi ne del secolo, nel 1581. E’ anticipata da un’ampia gradinata. La pianta dell’edi-fi cio è a croce latina a tre navate. Si alternano pilastri e colonne con pulvino sul capitello. All’interno si segna-lano importanti monumenti scultorei e opere d’arte. Ne ricordiamo alcuni: le arche di S.Savino, S.Emiliano e S.Terenzio, rispettivamente di Benedetto da Maiano e

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Teatro Masini

Piazza della Libertà con Duomo

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di anonimi maestri rinascimentali toscani; il crocefi sso ligneo scolpito a fi ne ‘400 da un ignoto scultore nordico, forse tedesco; la Pala Bonaccorsi, tavola cinquecentesca dipinta da Innocenzo Francucci da Imola e ancora dotata della originale cornice dorata e intagliata. Nella Catte-drale è sepolto San Pier Damiani, nell’omonima cappella sul fi anco sinistro.La devozione popolare si concentra sulla Cappella della Beata Vergine delle Grazie, patrona della città, dove un bellissimo affresco raffi gura la Ma-donna mentre spezza alcune frecce, a simboleggiare i pericoli dai quali offre protezione. La volta a vela del presbiterio è impreziosita dal tondo ceramicato attribuito ai Della Robbia (1476). Interes-santi il coro ligneo dietro all’altare maggiore e il maesto-so organo,composto di tremila canne.

Uscendo dal Duomo si ha una visione globale delle due piazze, due spazi di forma quadrangolare su cui si af-facciano gli edifi ci principali e i monumenti della città. Quasi un salotto urbano.

In Piazza della Libertà vi segnaliamo sia la Fontana mo-numentale sia la Torre dell’Orologio.

La Fontana occupa la zona meridionale di piazza della Libertà e si distingue per le forme barocche. Fu realiz-zata tra il 1619 e il 1621 negli ultimi anni del pontifi cato di Paolo V Borghese. In onore del Pontefi ce furono scelti gli elementi decora-tivi di questo monumento ovvero l’aquila e il drago già presenti nell’ emblema papale. I leoni rampanti sono,

invece, una citazione dello stemma faentino.La Torre dell’Orologio situata all’intersezione tra i due principali assi cittadini è una fedele ricostruzione del più antico edifi cio eretto nel 1604 e andato distrutto nel 1944.Il tour in Faenza prosegue, uscendo dalla zona centra-lissima delle piazze, con la visita di Palazzo Milzetti, che condensa i canoni dello stile Neoclassico che grazie agli interventi di famosi artisti dell’epoca diede a Faenza grande risalto urbanistico e architettonico.

Palazzo Milzetti e’ un famoso esempio del Neoclassi-cismo in Romagna e annoverato come Museo Nazionale del Neoclassicismo in Romagna. L’artefi ce della risiste-mazione architettonica di questo edifi cio fu Giuseppe Pistocchi (1744-1814) il quale, nell’ultimo decennio del Settecento, progettò la facciata ornata dal bugna-to a punta di diamante e le principali strutture murarie sulla base anche della situazione preesistente, come dimostra, ad occhio esperto, una certa asimmetria del prospetto e certe irregolarità sul versante del giardino. Il committente fu il conte Nicola Milzetti. In seguito, per vicende sia del Pistocchi, sia della famiglia Milzetti, il la-voro fu completato dall’architetto Antolini che progettò il completamento dello scalone e del salone ottagonale al piano nobile con l’elemento architettonico detto ser-liana aperta sul giardino (1800-1801). Il progetto e la realizzazione della decorazione pittorica fu affi data a Felice Giani (1757-1823) famoso pittore e decoratore d’interni. Gli stucchi vennero poi realizzati da Antonio Trentanove e successivamente da Francesco e Giovan

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Museo delle Ceramiche esterno

Museo Zauli

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Battista Ballanti Graziani. I dipinti sono stati realizzati a tempera su muro; una tecnica veloce meno costosa dell’affresco con un effetto di colore più brillante e ter-so. La decorazione di ogni sala è dedicata ad un tema le-gato alla mitologia classica, scelte dettate in gran parte dal gusto dell’epoca: la sala delle feste ai poemi omerici, la sala di compagnia alla storia di Roma, il gabinetto d’amore al paganesimo greco-romano, la sala da bagno ai ritrovamenti archeologici di Ercolano e Pompei.E’ interessante la sequenza delle stanze d’abitazione e dei servizi, che sono una novità di quell’epoca e del funzionalismo settecentesco, esempio della moderna attenzione della progettazione verso le esigenze quoti-diane della vita. Conclusa la visita di Palazzo Milzetti vi indirizzia-mo ad un museo privato, ma strettamente legato alla storia di Faenza capitale della Ceramica.

Raggiungete il Museo Carlo Zauli, in via Del-la Croce 6, nei pressi di piazza San Francesco. Il museo offre un percorso antologico dell’opera di Zauli, il ceramista e scultore nato e morto a Faenza (1926-2002). Zauli, ottenne negli anni Cinquanta del ‘900 i principali riconoscimenti dedicati all’arte ceramica, e sviluppò, nei primi anni sessanta, un’interpretazione scultorea del proprio mestiere di ceramista. Il suo lin-guaggio artistico incontrò il favore del pubblico e della critica ed egli riscosse un crescente successo internazio-nale, anche grazie ad alcuni grandi altorilievi realizzati per la reggia di Baghdad e il Poligrafi co di Stato del Ku-wait. Il successo fu poi confermato con le opere tra gli

anni Settanta e Ottanta, in tutta l’Europa, il Giappone, l’America del Nord, dove realizzò esposizioni e collocò opere permanenti. Le sue opere sono presenti oggi in quaranta musei. La visita al Museo Zauli è molto inte-ressante anche perché prevede il passaggio dagli storici ambienti dello studio-bottega, della cantina delle ar-gille, della stanza degli smalti, fi no alla sala dei forni e alla sala dei grandi rilievi, ovvero delle sculture.Prima di lasciare Faenza potete considerare anche le ultime due tappe di questo percorso: Casa Museo Ben-dandi e la Chiesa della Commenda.

Si raggiunge La Casa Museo Bendandi in via Baldassarre Manara 17, non molto distante dal Museo Zauli, siamo ancora nella zona della piazza San Francesco. E’ stata organizzata come museo la casa di Raffaele Bendandi (1893-1979) che nacque a Faenza da una modesta famiglia di lavoratori e come autodidatta fece particolari scoperte in diversi settori e in particolare sui terremoti, di cui ha provato l’origine cosmica attraverso ricerche astronomiche, geofi siche, magnetiche, cosmi-che, atmosferiche, sulla radioattività atmosferica. Egli riteneva che tutte queste manifestazioni terrestri e solari fossero causate da uno squilibrio gravitazionale, e propendeva per un’infl uenza solare decisiva sulla salute degli organismi umani ed una spiccata infl uenza sulle cellule cerebrali. Nella Casa Museo sono raccolti mono-grafi e, articoli, volumi ed altri materiali. Qui Bendandi aveva realizzato anche un laboratorio arti-gianale con apparecchiature per la segnalazione di mo-vimenti tellurici, ancora oggi funzionante. Nella saletta

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Casa Bendandi

Palazzo Milzetti

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in cui viveva sono raccolti oggetti personali, fotografi e e mobili, così come lui li ha lasciati. Si è costituita un’ as-sociazione culturale formata da fi sici e addetti ai lavori, che ne ha raccolto l’eredità e si impegna a studiare il materiale che Raffaele Bendandi ha lasciato. Ora vi potete dirigere verso Corso Aurelio Saffi , la-sciando le piazze alle vostre spalle, e oltrepassato il fi ume Lamone sul ponte di Corso Europa proseguite sul medesimo Corso fi no a piazza Fra Sabba.

La Chiesa conosciuta come Commenda si trova nel Bor-go Durbecco in piazza Fra Sabba da Castiglione. Il primo documento che ne parla è del 1137, perciò la fondazione sarebbe nella prima metà del XII secolo. Le parti più antiche che oggi si vedono risalgono però al Duecento (abside e parte del campanile) e al Trecento (portico per il ricovero dei pellegrini sul fi anco sinistro). Ebbe la fun-zione di ospitare pellegrini della Terra Santa; il nome le deriva dai “commendatari”cui era affi data già nel XIII dopo essere entrata in possesso dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (poi di Malta). I Com-mendatari erano abati cui l’edifi cio era affi dato anche da un punto di vista economico. Fra i Commendatari il milanese Fra Sabba da Castiglione (1480 - 1554), dotto umanista ne promosse restauri e chiamò a lavorare vari artisti. Ne è esempio il grande affresco del catino absi-dale, che Fra Sabba nel 1533 commissionò a Girolamo da Treviso, di passaggio a Faenza: in una prospettiva architettonica di gusto rinascimentale, con paesaggi di sfondo, vi compaiono la Vergine con Bambino e San

Giovannino, S.Maria Maddalena, con ai piedi l’unguen-to del Sepolcro, e Santa Caterina d’Alessandria con la ruota dentata simbolo del suo martirio, sulla sinistra, lo stesso Fra Sabba in “divisa” da frate guerriero con casacca rinascimentale, elmo e spada si inginocchia. E fra Sabba, ormai vecchio, compare anche sulla parete di sinistra in un affresco monocromo, di toni delicati, del forlivese Francesco Menzocchi dove egli viene presen-tato da San Giuseppe (patrono della buona morte) alla Vergine, mentre a sinistra sono raffi gurati il Battista e la Maddalena. Sotto, in pietra nera, c’è la sua lastra tombale, con l’ epigrafe latina da lui composta e, ai lati, le fi gure allegoriche della Pietà e del Silenzio. L’opera è databile poco prima del 1554, anno di morte di Fra Sabba.Sulle pareti ci sono anche interessanti frammenti di af-freschi di una scuola locale trecentesca.In piazza fra Sabba ha sede anche il famoso Rione Bian-co, uno dei cinque Rioni che organizzano il popolare Pa-lio del Niballo. Il Palio e’ un’altra attrazione di questa città, un motivo in più per visitarla nel mese di giugno, una delle più antiche e conosciute giostre medioevali che si disputa ogni anno la 4a domenica di giugno allo stadio comunale “Bruno Neri”.

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Chiesa Commenda esterno

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Chiesa Commenda interno