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Febbraio 2008 – anno XXI – n. 6
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Notiziario CFD Febbraio 2008
Sommario
Traccia del mese — Calendario 1
Da padre Serafino: Un balzo nel Mistero 2
Dal Padre fondatore: Presentazione del Signore 3‐4
Dall’Assistente Generale: Il “monachesimo interiorizzato” ... 5‐6
In Breve — Avvisi — Quaresima 2008 6‐8
Novità in biblioteca — Letture suggerite — Pellegrinaggio CFD in Puglia (2008) 9‐11
Inserto biblico: Il Libro dei Salmi 12‐13
Formazione permanente: L’uomo peccatore implora il perdono 14‐16
Formazione e attualità: Dignità della persona umana 17‐19
Adunanze 2007 ‐ 2008: La presentazione di Gesù al tempio 20‐22
Esercizi spirituali — Altri Incontri — Convegno nazionale sul Padre (Bari, 17‐2‐2008) 23‐24
Album di foto 25; 30
Incontri di Casa San Sergio: Nikolaj Berdjaev 26‐27
Cronaca del lungo viaggio di p. Serafino (2a parte) 28‐30
Vita delle Famiglie 31‐35
Corrispondenza 36
Necrologi 37‐38
Anniversario dei defunti: febbraio 2008 39
I nostri Santi patroni dei gruppi: febbraio 2008 40
NUMERI UTILI Segreteria della Comunità: c/o Casa delle Beatitudini, via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano Firenze. Telefono e fax: 055.6557409, risposta telefonica diretta lunedì e mercoledì, segreteria e fax tutti i giorni 24 ore su 24; e‐mail: [email protected]
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TRACCIA DEL MESE
Appello ai giovani
Appello ai giovani, alle anime forti e generose per l'eroismo dell'amore. Se saranno chiamati per l'amore, risponderanno, correranno, e saranno l'esercito nuovo di Dio – santi a migliaia ….
DIVO BARSOTTI, La fuga immobile, p. 155
1 Ven 2 Sab 3 Dom
Presentazione del Signore (2 febbraio). Costantino Ciampi a Roccella Ionica, p. Benedetto in Lombardia, p. Bernardo a Ragusa, p. Doroteo in Emilia Orientale (Bologna).
4 Lun Incontro sul tema: “Testimoniare l'amicizia ebraico‐cristiana: Divo Barsotti”, Livorno, Centro culturale diocesano, ore 17.45.
6 Mer Mercoledì delle Ceneri. Inizio della Quaresima. Digiuno e astinenza. Si cambia Breviario.
8 Ven 9 Sab 10 Dom
Antonietta Petrosino in Sicilia Orientale, p. Martino in Puglia Centrale. Domenica, a Pieve del Pino (Bologna): Messa per Elena Cavazzoni.
13 Mer Tempora di Quaresima.
15 Ven
2° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL PADRE FONDATORE. A Casa San Sergio, ore 9.00, Santa Messa di commemorazione presieduta da S.E. Mons. Mansueto Bianchi, Vescovo di Pistoia. Tempora di Quaresima.
16 Sab Tempora di Quaresima.
17 Dom CONVEGNO NAZIONALE (BARI, ORE 9,30): “La paternità spirituale in Divo Barsotti”.
22 Ven 23 Sab 24 Dom
P. Serafino in Sardegna, p. Silvano a Napoli, p. Silverio in Sicilia Centrale, p. Stefano in Toscana Orientale.
Calendario — Febbraio
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FEBBRAIO 2008
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Il Padre spesso e volentieri parlava di miste‐ro. Il suo testo più noto si intitola “Il mistero cristiano nell'anno liturgico”; ora ne è stato ristampato un altro, a mio parere bellissimo, dal titolo “Il mistero della Chiesa nella litur‐gia”, e se leggete nei libroni verdi o nei suoi scritti, questo termine salta fuori in continua‐zione. Ma il significato di questa parola è di‐verso da quello che comunemente si intende: per noi mistero è qualcosa che non capiamo e non conosciamo, mentre per il Padre il Miste‐ro è semplicemente la realtà di Dio vista dai nostri occhi. Non è dunque qualcosa che non conosciamo, ma qualcosa che ci trascende, che ci supera, ma che è sempre con noi. Non vediamo, ma c'è, e per questo è mistero. E siccome la realtà di Dio è dappertutto, tranne che nel peccato dell'uomo, ne viene che praticamente tutto diventa mezzo stare con Lui e parlare con Lui: occorre solo entrare nel Mistero. Il Cardinale Tomas Špidlik, decano del Sacro Collegio dei Cardinali, in un incontro tenuto qui a Casa San Sergio ci diceva che non può fare adorazione e contemplazione davanti al Santissimo Sacramento chi non è in grado di contemplare un cavolfiore. Guardo il cavolfio‐re con occhi nuovi, vedo il Mistero di Dio, vi entro …. Il vecchio saggio Cardinale è della stessa raz‐za del Padre, il quale usava tutto per accedere a Dio, dal momento che la creazione l'ha fatta proprio Dio per l'uomo, almeno così è scritto nella Genesi. Pensare di vivere di Dio solo in chiesa senza meravigliarsi di quello che Egli ci offre ogni giorno, vuole dire non vivere di Dio nemmeno in chiesa, dove sono in agguato tutte le distra‐zioni messe in atto dal nostro diavolo custode, il quale appunto ci aspetta soprattutto lì. Per esempio: vivere insieme (vita in comu‐ne): il Padre ci diceva che è la più grande gra‐zia che Dio poteva farci, perché ci dà occasio‐ne di entrare nel Mistero di Dio attraverso l'a‐more ricevuto dai fratelli (del quale magari manco ci accorgiamo). Che cosa può essere
allora il sorriso di un bambino rivolto a noi? È una iniezione di Mistero formidabile: un bam‐bino ci sorride e noi subito siamo proiettati nell'alto dei Cieli. Non siamo più in terra, per‐ché il Mistero ci supera, ci trascende, e ci tra‐sporta in alto. E che dire del cavolfiore? È una cosa eccezionale, e difatti in genere il fratello che è di turno in cucina da noi è quasi sempre in estasi, come san Filippo Neri che si teneva con forza attaccato all'altare per evitare di sopraelevarsi, e poter così arrivare al termine della S. Messa. E i problemi, le sofferenze, le prove? Occa‐sioni anche quelle per balzare immediatamen‐te nel Mistero di Dio; infatti il cristianesimo ci insegna a guardare la sofferenza con occhi nuovi. Dopo la Resurrezione di Gesù, ogni do‐lore può essere vissuto e trasformato in atto di amore. Chi dice che ciò è difficile non dice niente di nuovo, ma lo invito a leggere i diari di quel grandissimo personaggio che fu Grego‐rio Sannino. Il Padre incitava continuamente noi di Casa San Sergio ad entrare nel Mistero di Dio. Ogni cosa, ogni atto semplice, ogni azione, ogni av‐venimento, doveva diventare l'ingresso alla porta di Dio. Su quella soglia occorreva fare una cosa sola: un balzo, buttarsi, entrare nel Mistero, contemplare la Presenza. Il Padre ci “scandalizzava” quando ci diceva di non anda‐re troppo in cappella, ma in compenso si com‐muoveva guardando un sasso e chiamava Ge‐sù in continuazione. Vivere con un uomo così era un balzo conti‐nuo. Un allenamento, una vita di palestra, la nostra. Annotò un giorno nel suo Diario: “La tua vita deve essere travolta dall'Onnipotenza dell'A‐more, lacerata, spezzata. L'otre vecchio è la nostra povera natura umana che scoppia alla violenza del vino nuovo, generoso della grazia di Dio” (La fuga immobile, p. 143). Il Padre esplose veramente. E noi?
da padre Serafino
Un balzo nel Mistero
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da un’Omelia pronunciata nella Santa Messa celebrata in occasione dell’Adunanza del 2 Febbraio 1958.
Oggi è la Domenica di settuagesima ed è anche la festa della Purificazione della Vergine. Che cosa ci dice questa coincidenza? C’è un rapporto fra l’inizio della preparazione alla Pasqua e la fine del Tempo natalizio che si celebra con la festa della Purificazione? Per rispondere a questa domanda bisogna pensare a quello che è la festa della Purificazione. Questa denominazione è impropria perché questa non è una festa della Madonna ma del Si‐gnore. Nella liturgia orientale è detta “festa dell’incontro”: infatti si tratta dell’incontro del Cri‐sto col suo popolo nel Tempio di Dio; nelle persone di Anna e di Simone è tutto il popolo d’Israele che accoglie il figlio di Dio. Finora Gesù si era incontrato coi pastori, coi Magi, con la Madonna e S. Giuseppe, ma non con tutto il popolo. Il 2 Febbraio invece si celebra l’incontro d’Israele con Dio nel luogo più sacro, nel luogo che, secondo i profeti (Aggeo, Malachia), era stato preparato proprio per questo incontro. È una festa del Signore e, come il Natale e l’Epifania, ha un suo contenuto specifico nell’essere una manifestazione. I testi liturgici del Natale insistono sull’ “apparuit”, sulla manifestazione di Gesù ai pastori, alla Vergine e a S. Giuseppe, ai Magi, ecc. La festa della Purificazione è l’ultima manifestazione solenne di Cristo nel ciclo natalizio. Le feste natalizie non considerano la manifestazione di Cristo in modo secondario rispetto alla Re‐denzione, anzi celebrano proprio la rivelazione di Dio nella carne; non celebrano tanto il suo dono d’amore, la salvezza dell’uomo da Lui operata, la sua Morte, la sua Resurrezione (che è la garanzia dell’accettazione da parte del Padre del suo Sacrificio e l’inizio di una nuova creazione) quanto la sua manifestazione. Certo, non si può separare la rivelazione di Dio agli uomini dalla comunicazione di vita che Egli ci fa, ma si possono distinguere; e si può dire che il ciclo natalizio è il ciclo della manifestazione, quello pasquale il ciclo della partecipazione di vita agli uomini. Se la prima festa della manifestazione di Dio è il Natale e quella più carica di significato teolo‐gico è l’Epifania, la più solenne è proprio la Purificazione, perché celebra una manifestazione avvenuta nel Tempio, nel luogo più sacro della Giudea; il carattere pubblico è qui più accentua‐to. Ma non è soltanto una manifestazione: è anche la presentazione di Gesù. In questo la liturgia romana ha visto più profondamente di quella orientale, perché insiste appunto su questa pre‐sentazione. L’ultima festa del ciclo natalizio coincide con la prima del ciclo pasquale: non si possono sepa‐rare i due cicli, c’è fra essi una continuità determinata da questa festa, poco conosciuta dal po‐polo cristiano. Il sacrificio di Cristo s’inizia con questa presentazione, che è la consacrazione del primogenito a Dio. Gesù viene offerto come vittima, ed è la Vergine stessa che lo offre. Gesù appartiene già a Dio nel modo più intimo e necessario, perché è il Verbo, ma ora viene presentato e offerto dall’umanità nella persona della Vergine. Nella liturgia della festa del Natale si legge: “Ci è stato dato un figlio”: la nascita di Gesù è un dono di Dio all’umanità, e viene ricevuto dalla Vergine in quanto essa è tutta l’umanità. Ora in‐vece è la Vergine che deve riportare questo dono al Padre celeste. Non si possiede Cristo che per donarlo, non lo si possiede che nell’atto in cui ci se ne spoglia per offrirlo al Padre. Non si potrebbe riceverlo che nell’atto di offrirlo. L’umanità l’ha ricevuto
dal Padre fondatore
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
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come figlio dell’uomo e la Vergine ora lo porta nel tempio per offrirlo al Padre. In questa offerta s’inizia il sacrificio Redentore, il Mistero della morte di Cristo in quanto immolazione, oblazione sanguinosa al Padre per la remissione dei peccati. Ecco il rapporto tra Settuagesima e Purificazione. Se la Settuagesima inizia il ciclo pasquale, lo inizia anche la Purificazione; e la Purificazione fa sì che noi iniziamo il ciclo pasquale non tanto con la meditazione del nostro peccato quanto con una solennità del Signore. Nella liturgia non deve mai essere l’uomo al centro, deve essere sempre Gesù. L’attore principale in tutto l’anno liturgico è sempre Cristo: per questo il ciclo pasquale s’inizia con la solennità della sua presenta‐zione. Ma in questa festa non è presente soltanto Cristo: Egli è presente attraverso l’uomo, che viene associato a questo mistero. È bella questa cooperazione nostra all’atto di Cristo, ed è sottoline‐ata specialmente nell’Epistola della Messa di Settuagesima: siamo tutti nel Cristo, ma questo non basta ad assicurarci la salvezza. Come l’antico Israele fu tutto nel deserto, tutto nutrito dal‐la manna, tutto guidato da Dio, ma non tutto fu salvo, così può essere anche per noi. Tutta la Chiesa è nel Cristo, ma in questa unità non è garantita la nostra salvezza. Quel che Gesù ha fat‐to gratuitamente deve essere accompagnato da una nostra partecipazione personale che ci im‐pegni in questo tempo di mortificazione, deve essere accompagnato dall’ansia dell’anima che tenda verso la vittoria della corsa, da una partecipazione all’opera salvifica che c’impegni tutti. Dio non fa senza di noi; dobbiamo impegnare tutto il nostro essere fino all’esaurimento delle forze, impegnarci a seguire docilmente la grazia perché in noi si faccia presente, col Mistero di Cristo, la Redenzione. Allora la nostra Pasqua non sarà più un’assistenza a un mistero estraneo a noi ma una parteci‐pazione alla vita gloriosa di Cristo, un risorgere con Lui perché saremo morti con Lui. Ecco quel che suggerisce questo incontro provvidenziale di due solennità dell’anno liturgico: la Purificazione e la Settuagesima.
IL PADRE
SECONDO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL PADRE
Venerdì 15 febbraio ricorre il secondo anniversario della morte del Padre. Non sono previsti incontri comunitari, tranne che a Casa San Sergio, dove verrà a celebrare la Santa Messa il Vescovo di Pistoia, Mons. Mansueto Bianchi (ore 9.00). Tutti i consacrati sono invitati a partecipare alla Santa Messa feriale, ove preferisca‐no, insieme ai fratelli di Comunità o da soli, e di offrire la santa Comunione per chie‐dere la grazia del riconoscimento della santità del Padre e per ottenere tutte le grazie per la vita della nostra Comunità.
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Carissimi, siamo tutti consapevoli che la nostra Comunità si colloca nel solco della grande tradizione del monachesimo e che la nostra spiritualità, anche più esplicitamente di altre a noi contemporanee, si pone l’ideale di interiorizzare la vocazione mona‐stica, considerandola universale, offerta cioè a tutti gli uomini: nessuna condizione di vita, nessuno stato, nessuna età esclude di per sé da questa vocazione. Vorrei ricordarvi, ripercorrendo il nostro Statuto, in che senso la Comunità fondata da don Barsotti segue una spiritualità di ca‐rattere monastico. Si tratta, intanto, di una spiritualità tesa a realizzare la vocazione cri‐stiana universale alla santità, alla perfezione della carità, senza fini specifici secondari, così come è proprio della vocazione mona‐stica. La realizzazione di questa vocazione è favorita dall’interiorizzazione dello spirito monastico: siamo tutti chiamati (tutti, mo‐naci e laici) a divenire realmente figli di Dio (“Ut sitis filii Patris vestri”), in un processo di sempre maggiore identificazione col suo Fi‐glio Gesù; e siamo tutti chiamati non a rea‐lizzare missioni particolari, ma a tendere alla perfezione della vita cristiana – secondo il comandamento essenziale di Gesù stesso “Siate perfetti come è perfetto il Padre vo‐stro” – in uno spirito di contemplazione che non ci sottragga al mondo, ma che ci porti, anzi, a dare al mondo, con la nostra vita or‐dinaria, la rivelazione della Presenza divina, rivelazione di un mistero di bontà, di amore, di bellezza. Con tale spiritualità la Comunità si propone di “rinnovare, oggi, il miracolo della Chiesa nascente”; il miracolo cioè della Chiesa che, sotto l’effusione dello Spirito, si lascia docil‐mente guidare alla “ricerca di Dio solo”, alla sequela di Gesù, alla fedeltà al Vangelo, alla
testimonianza anche eroica della fede, in definitiva alla rivelazione di Dio agli uomini (che è l’atto di carità per eccellenza), pro‐prio come gli antichi Padri del deserto. Dice infatti padre Barsotti che il dono più grande che si possa fare alle anime è dare loro il senso della trascendenza divina, davanti alla quale tutti gli altri valori non sono nulla. Quindi aderire alla Comunità vuol dire sce‐gliere una vita contemplativa, continuando ad operare nel mondo. Per vita contemplati‐va deve intendersi una disposizione stabile dell’animo ad essere “uno con Dio”, colti‐vando il raccoglimento interiore, cercando di sentire la presenza attiva di Dio nel nostro cuore – che è la Sua dimora, il Suo trono – e cercando di vivere alla Sua presenza. Questa spiritualità può e deve essere vissuta in tutti gli stati di vita ed essere realizzata in tre di‐mensioni: quella estetica (la sensibilità alla bellezza ci aiuta a cantare la lode divina in‐sieme al creato), quella morale e l’unità col Cristo nel mistero liturgico. Il consacrato nella CFD dev’essere consa‐pevole della sua partecipazione alla missio‐ne profetica, regale e sacerdotale di Cristo e vivere la sua testimonianza in un atto conti‐nuo di offerta al Signore e di servizio ai fra‐telli. L’impegno, dicevamo, è quello di tendere alla perfezione della vita cristiana attraverso il distacco interiore, che libera dalla schiavi‐tù delle cose e rende possibile all’uomo di ordinarsi a Dio. Il mezzo più efficace per la perfezione della carità è la preghiera. La vita di orazione è la sua realizzazione più alta. Ogni nostro atto, compiuto in unione con Cristo, diventerà così atto religioso. Perché sia possibile una vita di preghiera è necessario che ognuno coltivi il raccoglimento e la mortificazione.
dall’Assistente Generale
Il “monachesimo interiorizzato” come fondamento dell’unità nella CFD
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Don Barsotti ci esorta a difendere quel tan‐to di silenzio e di solitudine che a ciascuno è possibile. Al di sopra dell’impegno per il pro‐prio lavoro ci deve essere, perciò, per ognu‐no di noi l’impegno di vivere l’unione con Dio nella preghiera. Col tempo, il lavoro stesso potrà divenire preghiera e quindi sarà vissuto come impegno religioso. Un aspetto originale della nostra Comunità è quello di unire nella consacrazione fratelli e sorelle che vivono nel mondo in quattro rami diversi (Statuto, art. 1). Come unica è la vocazione, una è la nostra Comunità nei quattro rami. Anche se diverse sono le con‐dizioni e gli stati di vita in cui si trovano i membri dei singoli rami, per tutti eguale dev’essere la meta: la perfezione della cari‐tà.
I rami perciò non determinano una mag‐giore o minore appartenenza alla nostra Fa‐miglia Religiosa: essi sono solo il riconosci‐mento di un fatto oggettivo. Anzi il Padre dice che: “la Comunità vivrà pienamente la sua vocazione quando tutti e quattro i rami si completeranno gli uni con gli altri per effetto dell’osmosi continua nella vita cri‐stiana”. Commemorando questo mese il secondo anniversario della morte di don Divo, colti‐viamo e conserviamo, carissimi fratelli e so‐relle, quest’unità tra i quattro Rami come un dono prezioso del nostro Padre fondatore! Con affetto,
Costantino
IN BREVE
Bimbi nati – Nella Famiglia della Sicilia Centrale sono arrivati tre bambini: Agnese, di Ignazio e Maria Castellano; Barbara, di Lillo e Vanessa Incardona; Luca, di Giovanni e Patrizia Gagliano. A Sommatino la terza generazione si fa sotto!
Il 16 novembre è nata la piccola Sara Bettini, secondogenita di Stefano ed Elisa (Cittadella).
Mario e Rosanna Scarpelli di Molin del Piano (sotto il Santuario della Madonna del Sasso) sono lieti di annunciare la nascita di due meravigliosi e attesi nipoti: Mattia, nato il 1° agosto, e Noe‐mi, nata il 4 novembre.
Il ritorno di don Francesco Jang Qualche tempo fa salutammo il nostro sacerdote consacrato don Francesco Jang, cinese resi‐
dente in Italia vicino a Firenze da tanti anni, che aveva deciso di tornare definitivamente in Cina. Ebbene, dopo poco tempo, don Francesco ci ha ripensato, e ha deciso invece di venire a finire la sua vita nella sua patria adottiva, qui in Italia. Ora vive presso la nipote a Castelfiorentino, e se la salute lo sostiene, lo rivedremo presto tra noi. Se invece qualcuno di noi passa da Castelfiorenti‐no (provincia di Firenze) lo vada a salutare, gli farà senz'altro piacere.
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AVVISI
Lettura biblica del mese Nel mese di febbraio si legge il Libro dei Salmi. Nel mese di marzo si leggono le Lettere di San Paolo ai Filippesi, Colossesi, ed Efesini. Nel mese di aprile si legge il Libro dei Proverbi.
Mercoledì delle ceneri Il giorno mercoledì 6 febbraio è Mercoledì delle ceneri, inizio della Quaresima. Si cambia Bre‐viario. Giorno di digiuno e di astinenza.
Tempora di Quaresima Nei giorni di mercoledì 13 febbraio, venerdì 15 (anniversario della morte del Padre), sabato 16 ricorrono le Tempora di Quaresima. La preghiera è per i peccatori, la raccolta della colletta in Comunità è per i poveri. Le famiglie possono provvedere ai bisogni locali, soprattutto se vi so‐no necessità nella nostra stessa Comunità. Messa per Elena Cavazzoni Appuntamento annuale a Pieve del Pino (Bologna). Domenica 10 febbraio: Santa Messa per Elena Cavazzoni. Presiede p. Serafino. Incontro sul Padre a Livorno L'Associazione S.A.E. di Livorno organizza un incontro sul rapporto tra Chiesa e Israele nel pen‐siero di don Divo Barsotti, e precisamente: “Testimoniare l'amicizia ebraico‐cristiana: Divo Barsotti”. Il tema si inserisce in un contesto di incontri patrocinati dalla Diocesi che hanno co‐me tema generale “Una vita più degna dell'uomo”. Terrà la relazione l'Avvocato Giulio Conticelli, quello che ci aiutò a ottenere i permessi per la sepoltura del Padre a Casa San Sergio, e grande ammiratore del Padre. L'incontro si terrà lune‐dì 4 febbraio 2008, presso il Centro culturale diocesano, via delle Galere 35, secondo piano, ore 17.45. Nonostante la giornata feriale, chiediamo che si faccia di tutto per essere presenti a questo importante incontro sul Padre, del quale presenteremo anche tutte le ultime pubblicazioni.
ANGOLO DELLA CARITA' Sicilia Orientale, Tempora per le missioni: € 66 Sicilia Orientale, Tempora per i poveri: € 43 Delegazione Veneto nord, Tempora per poveri: € 260 Offerta per la Vita comune: € 150
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QUARESIMA 2008
Il 6 febbraio inizia la Quaresima. Quaranta giorni di preparazione alla Pasqua, tempo tradizional‐mente dedicato alla penitenza e al digiuno. Per noi che viviamo nel mondo non è facile poter vivere bene la Quaresima, perché comunque
dobbiamo lavorare, comunque dobbiamo relazionarci con i figli e i nipoti, comunque dobbiamo se‐guire l'andamento dei mercati e vivere le cose ordinarie. Alla fin fine, viviamo durante il giorno in modo uguale alle giornate di fuori Quaresima. L'unica cosa che forse aiuta è la liturgia delle Ore, i cui testi richiamano incessantemente i concetti di penitenza, di sobrietà, di astinenza. Ma a volte queste sole sollecitazioni non bastano per vivere una Quaresima che sia veramente tale. Leggiamo di santi che per 40 giorni si ritiravano completamente nei boschi, leggiamo di altri che
facevano penitenze straordinarie, sappiamo che san Francesco amava così tanto questo tipo di qua‐resime che ne faceva addirittura due ogni anno. E ci diciamo, a mo' di giustificazione, che noi non possiamo vivere una Quaresima così. Ed ecco che allora di solito, dopo una buona “partenza” il mer‐coledì delle ceneri, piena di buoni propositi, dopo pochi giorni ricadiamo più o meno nell'abituale tran tran della vita ordinaria, con le incombenze del lavoro, dei figli, dei doveri della famiglia... e ci viene anche un senso di frustrazione verso la fine del tempo sacro per “non avere fatto bene la Quaresima”. Che fare dunque per combinare le due cose, penitenza e ordinarietà? Innanzitutto occorre rifarsi al Padre, che non vedeva nella Quaresima un tempo per fare mortifica‐
zioni personali, ma per farsi responsabili di tutto il peccato del mondo. Questo deve avvenire anche fuori dalla Quaresima, ma in questo santo periodo c'è l'invito a entrare decisamente in questa di‐mensione interiore e spirituale, a crederci ed esserne convinti, e ad allenarci a vivere tutto come atto di offerta, soprattutto le contrarietà. Dio ci chiede di salvare il mondo (lo diciamo nella preghie‐ra degli incontri, c'è scritto nello Statuto), e questa opera possiamo farla solo se partecipiamo atti‐vamente, ossia se offriamo ogni contrarietà e ogni pena a Dio senza lamentarci, ponendo come in‐tenzione di fondo quella di unirci alla passione del Signore. Tutti i santi sono passati per questa via: soffrire le cose della vita senza lamentarsi, senza dare col‐
pe a questo o a quello, ma approfittando di quella situazione concreta per offrire attivamente, co‐scientemente quella prova a Dio per la salvezza del mondo. Nella apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate (nel bergamasco nel 1944) c'è una singolare pa‐rola della Vergine alla piccola veggente in cui le insegna a soffrire senza lamentarsi, e attribuisce a questa mancanza di lamentela una grande importanza. Non lamentarsi significa accettare, anche se non si capisce, il fatto che quella prova in fondo è mandata da Dio perchè io partecipi, io offra, e dunque se non mi lamento accetto il piano di Dio, che pure mi fa soffrire. Fu così per il Salvatore Gesù, fu così per i santi. Padre Pio diceva che la parte migliore della vita è proprio questa sofferenza offerta, e noi abbiamo un esempio in casa nostra in Gregorio Sannino, che celebrò il dolore come conoscenza di Dio e come missione divina (si leggano i suoi scritti). Per vivere questo non occorre inventare qualcosa di nuovo, non occorrono sforzi, e tutti possono
farlo. Facciamo dunque così: dal 6 febbraio al 16 marzo accetteremo tutte le prove della vita, inte‐riori ed esteriori, senza assolutamente lamentarci con chiunque, nemmeno con noi stessi interior‐mente, non diamo la colpa a nessun fratello, a nessuna sorella, alle circostanze avverse e men che meno a Nostro Signore, ma subito, appena accade, trasformiamo la contrarietà in atto di offerta e gratitudine. Per far questo occorre pregare molto, perché non è un atto spontaneo. Se facciamo questo per tutti i 40 giorni, poi ci verrà più facile farlo anche dopo. Diventeremo così
davvero anime che offrono, per diventare poi, alla fine, anime offerte. Per chi voglia poi avere anche una regola pratica da esercitare per i 40 giorni, suggeriamo la so‐
brietà. Televisione, video, spettacoli, partite, letture sciocche, discorsi vuoti e inutili, possono essere i nostri terreni di sobrietà sui quali lavorare proficuamente.
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Novità in Biblioteca
“ASCOLTA O FIGLIO” IN FRANCESE
I monaci trappisti dell’abbazia di Bellefontaine, in Francia, hanno tradot‐to in francese il libro del Padre “Ascolta o figlio”, il famoso commento al Prologo della Regola di san Benedetto. L'idea della traduzione è nata in Benin, dove vi è una trappa non lontano
dalla nostra casa “Sainte Therese”, e dove il Padre stesso andò in visita nell'anno 2000, durante il suo viaggio in Benin. I monaci di quella trappa infatti provengono, come fondazione, da Bellefontaine, e proprio da lì è venuto il pensiero di tradurre il testo del Padre. L'abate francese è stato in contatto con il nostro padre Bernardo – cui vanno tutti i nostri ringra‐ziamenti per questa opera di connessione – e ha seguito questa opera. Non è il primo testo del Padre in francese; anzi, dopo l'italiano il francese è la lingua che ha maggiori testi del nostro Padre Fondatore. Fa piacere che siano stati loro stessi, dalla Francia, a fare tutto, segno che viene sentito da loro il bisogno di leggere e di far conoscere il Padre. Chi ne desiderasse una copia, può richiederla alla Segreteria di Casa San Sergio.
Prezzo di prenotazione: 5,00 euro.
UNA TESI SUL PADRE Un giovane milanese si è recentemente laureato a Milano in Lettere e Filo‐sofia con una tesi sul Padre dal titolo: “Divo Barsotti, tra azione e contem‐plazione”. Si tratta della dodicesima tesi di studio che viene fatta sul Padre presso le Università. Il giovane si chiama Gabriele Cereda, ed è stato avviato a que‐sto studio dalla propria professoressa Paola Vismara. Entrambi non appar‐tengono alla nostra Comunità, ma sono innanzitutto ammiratori della figu‐ra e degli scritti del Padre. Per la ricerca e stesura del suo lavoro, il giovane si è recato non solo a Casa San Sergio, ma anche a Palaia, a San Miniato (ha trovato là addiruttura le copie delle pagelle del seminario del Padre!) e nell'archivio del Comune di Palaia.
La tesi contiene in appendice anche lo Statuto della CFD e il Testamento spirituale del Padre. Dopo una introduzione, la tesi si compone di questi capitoli:
• La Toscana e Firenze nel XX secolo: aspetti di vita sociale e religiosa • Da Palaia a Casa San Sergio • Le opere e il pensiero di don Divo Barsotti • La Comunità dei figli di Dio Interessante è l'annotazione che il giovane pone al termine della sua introduzione: “Le maggiori difficoltà [per la stesura della tesi] si incontrano nell'applicare un metodo che sia il più rigorosamen‐te critico‐storico possibile, evitando infiltrazioni agiografiche, sempre in agguato, soprattutto alla luce dell'eccezionale carisma di un personaggio come don Barsotti”. In altri termini: è difficile parla‐re di don Divo Barsotti dovendo prescindere dalla sua santità. È una dichiarazione davvero bella per affermare la santità di don Divo, cui il giovane crede, con le suddette parole.
ENTRER DANS LA VIE
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IL PADRE, L'ASSENTE INACCETTABILE Claudio Risè è uno studioso cattolico che ha prodotto questo saggio, presto divenuto un testo assai venduto. La figura del padre, in una famiglia, è molto importante, e molti guai nascono quando il padre non vive più il suo ruolo. Pur‐troppo oggi le parole legate alla paternità, come ad esempio patriarcale, patria, paternale, sono divenute segno di qualcosa di negativo, da rifiutare. Oggi diver‐si padri, per svariati motivi, sono venuti meno al loro importante ruolo. Questo testo è piuttosto “forte”, con dati e statistiche sconcertanti, è come un grido di allarme, inquietante ma necessario per poter vivere lo sviluppo della famiglia come l'ha voluta e pensata Dio. Lo consigliamo a tutte le nostre fami‐glie, soprattutto ai giovani padri di famiglia – ma anche le mogli avranno molto
da riflettere leggendo queste pagine. Oggi l'emergenza famiglia è ai primi posti tra le priorità, e riflettere insieme su argomenti così im‐
portanti ci farà senz'altro del bene. CLAUDIO RISÈ, “Il padre, l'assente inaccettabile”, Edizioni San Paolo. Prezzo di copertina € 9.50.
SERGEJ FUDEL': MESSAGGI DAL KM 101 Questo libro ha una risonanza eccezionale con il pensiero del Padre. L'ha
scritto uno scrittore russo, Sergej Fudel', ancora semi‐sconosciuto, ma probabilmente presto il suo nome sarà noto a più persone. Si tratta di un laico russo (1900‐1977) che ha passato anni nei Gulag e al confino in Sibe‐ria. Tra i suoi scritti emerge in continuazione il concetto di “monachesimo interiore” da vivere nelle strade del mondo. Si tratta di un russo, imbevu‐to e impregnato della spiritualità dei grandi staretz (in particolare del mo‐nastero di Optina, tanto stimato anche dal Padre). Mentre Fudel' in Russia scriveva di questa nuova forma di monachesimo, proprio negli stessi anni e mesi, il Padre scriveva le stesse cose per noi della Comunità qui in occi‐dente. Sembra proprio che ci sia lo stesso soffio dello Spirito Santo. “Il monachesimo interiorizzato nelle vie del mondo – scrive per esempio Fudel' ‐ significa affermare
la via stretta evangelica praticabile per tutti e non solo per lo sparuto numero di persone che vivono entro le cinta monastiche: è il tentativo di realizzare la pienezza del cristianesimo nel fitto del mon‐do, e di tornare in questo mondo al cristianesimo delle origini. Il monachesimo nel mondo non l'ha inventato nessuno, è un'esigenza scaturita dalla storia della Chiesa” (pag. 209). Le pagine di Fudel' sull'ecumenismo (l'unione tra la Chiesa cattolica e il mondo dell'Ortodossia) e
quelle su Dostoevskij sono commoventi, grandiose; per questo ne raccomandiamo la lettura. BALASOV N., SARASKINA L, “Sergej Fudel': messaggi dal km 101”, edizioni La Casa di Matriona, prezzo
di copertina € 13.
LETTURE CONSIGLIATE
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PELLEGRINAGGIO CFD IN PUGLIA (25 aprile—1° maggio 2008)
Padre Pio apre la strada al nostro pellegrinaggio CFD nel prossimo aprile. Il santo stimmatizzato ci aspetta a San Giovanni Rotondo, e se la nostra Comunità si avvicina a lui, occorre capire che cosa questo voglia dire per noi. Chi sia padre Pio, lo sanno tutti, che cosa abbia fatto, lo sanno più o me‐no tutti, mentre occorre capire bene che cosa possa significare una santità come la sua per la nostra esperienza di Comunità. Sono usciti ultimamente due libri su padre Pio che bene illustrano il suo carisma, e che possono
esserci senz'altro utili. Uno è “Il Padre. La missione di salvare le anime”, scritto da p. Marcellino Ia‐senza Niro (Edizioni Padre Pio da Pietralcina, San Giovanni Rotondo). Si tratta dei vari temi della spi‐ritualità di Padre Pio, elencato non sotto forma di studio, ma di testimonianza diretta con le sue stesse parole. E' una compilazione eccezionale, e tutti quelli che finora hanno letto questo testo affermano che davvero così si può conoscere Padre Pio. Ne consigliamo davvero la lettura. Altro testo è quello di Antonio Socci: “Il segreto di padre Pio”. Qui si spiega quale sia la missione del santo del Gargano, una missione universale, richiesta dallo stesso Signore. Ci si può ricollegare benissimo con il testo del Padre Fondatore “La mistica della riparazione”. Padre Pio infatti ci può insegnare che cosa significa pagare e riparare per gli altri, ci può insegnare la sollecitudine nei confronti dei fratelli che vivono nell'ignoranza e nel peccato, tutti temi classici anche della vita monastica. Questi due libri davvero possono aiutare i pellegrini (ma anche tutti quelli che non vanno in pelle‐
grinaggio) a entrare nello spirito del santo e del pellegrinaggio stesso. Altra tappa garganica è quella del santuario di San Michele Arcangelo, luogo assai famoso visitato
anche da san Francesco di Assisi. Siamo sempre nel tema della lotta spirituale contro le potenze del male, argomento collegato con padre Pio e la vita dei Padri del deserto. Il secondo grande capitolo è quello delle cattedrali delle Puglie. Non si tratta di ammirarne l'archi‐
tettura, ma di lodare Dio attraverso l'opera di uomini che hanno saputo costruire dei templi vera‐mente sublimi. In Puglia c'è l'imbarazzo della scelta: Trani, Ruvo, Bari, Altamura, saranno occasioni per immergerci nel clima spirituale di questa terra attraverso le sue meravigliose basiliche. Incontreremo la Madonna in due momenti privilegiati: la Vergine de La Salette, attraverso la veg‐
gente Melania Calvat, sepolta in questo angolo di terra (Altamura), dopo una vita avventurosa, e a Foggia, ultima tappa, nel santuario dell'Incoronata, gloria della città foggiana. La Madonna è sempre un punto di riferimento importante per ogni pellegrinaggio: è Lei che ci ha portato il Salvatore, è Lei che ce lo fa incontrare nel nostro pellegrinaggio terreno. Non mancherà l'incontro con i martiri: a Otranto i cristiani hanno dato prova di fede e di coraggio
quando ci fu l'invasione dei musulmani. Piuttosto che rinnegare le propria fede, ottocento cittadini di Otranto preferirono la morte violenta. Quando il Padre parlava di questi ottocento martiri si com‐muoveva sempre: era stato sulla loro tomba e aveva pregato intensamente per la cristianità, che mantenesse salda la fede in tempi burrascosi quali sono i nostri. Infine, non secondario, l'incontro con i fratelli e sorelle della nostra Comunità locale, che si farà
presente in diversi luoghi per pregare insieme ai pellegrini, e manifestare così non solo l'accoglien‐za, ma anche il senso di unità che ci accomuna e che ci trova ad essere una sola famiglia. Un pellegrinaggio, quest'anno, nella nostra bella Italia, erede di valori di vita cristiana che vanno
conosciuti e tramandati. Speriamo davvero che vi iscriviate in tanti a questo bel pellegrinaggio, e che possa davvero portare
quei frutti che sono pensati ogni volta che scegliamo una meta. Preghiamo intanto che tutto possa svolgersi per il meglio, e che i santi della terra pugliese ci accolgano con la loro intercessione e la loro preghiera.
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Inserto biblico
Inserto biblico
Il Libro dei Salmi
Parlare del Libro dei Salmi può sembrare facile in particolare per persone che usano questo li‐bro ogni giorno con la Liturgia delle Ore. Do‐vrebbe esserci quindi la dimestichezza propria di chi ogni giorno pronuncia e vive una parola e ne fa il contenuto centrale della propria preghiera. In realtà non è così scontato perché solo a vole‐re un poco approfondire il tema ci si rende con‐to di trovarsi di fronte a un testo ricchissimo per diversi aspetti. È un libro molto conosciuto, forse il più usato
dell’Antico Testamento, sia nelle citazioni neote‐stamentarie, che nell’uso liturgico, sin dagli inizi della Chiesa, nelle formule come nei canti. Mol‐to spesso ci si affida a un salmo per una preghie‐ra spontanea al di fuori della liturgia. Il primo dato che salta ai nostri occhi è quello
della bellezza; la forma poetica dei Salmi ci coin‐volge ed anche non comprendendo il pieno si‐gnificato delle parole mentre le pronunciamo, siamo come affascinati ma anche rispettosi di quanto sentiamo fluire liberamente a volte an‐che senza leggere, così a memoria. Questa bel‐lezza non è puramente estetica, sentiamo di a‐derirvi con un’intenzione che coinvolge più pro‐fondamente la nostra persona. Sentiamo che vi è dentro tutta la storia, non solo la storia di Isra‐ele, ma anche la storia della Chiesa, la preghiera del “nuovo Israele”, la storia dell’uomo e la no‐stra storia particolare. Un giorno nella nostra vita abbiamo cominciato a recitare i salmi, poi ci sono stati tanti altri giorni in cui li abbiamo ripe‐tuti anche meccanicamente, poi ancora li abbia‐mo riscoperti e abbiamo trovato noi stessi nella condizione più vera e originaria, quella della no‐stra relazione con Dio. Ripetere i salmi fa sì che diventano progressivamente parte della nostra stessa vita, anzi ne costituiscono il fondamento originario. L’uomo esiste in quanto relazione, la sua natura più vera è coniugale, è il rapporto con l’ Altro che lo definisce in modo completo.
Senza questa relazione l’uomo è come se non fosse. All’interno della relazione l’uomo parla con Dio e la sua parola è la risposta a ciò che Dio ha fatto per lui. Questa risposta è la preghiera, di lode, di supplica, di attesa, di memoria, que‐sto sono i Salmi. Ci è stato insegnato che la pre‐ghiera è l’attività più importante e più piena di senso per l’uomo, possiamo anche pregare in modo spontaneo con parole proprie, anche si‐lenziosamente, ma con i Salmi pronunciamo una parola che è la stessa parola di Dio. Egli libera‐mente, nella sua infinita bontà l’ha ispirata ad autori umani, dando così un insieme di significa‐ti che all’interno della preghiera realizzano, an‐che attualizzano il rapporto di Dio con l’uomo. Tutto questo avviene perché il contenuto dei salmi è la parola del Cristo, vero Dio e vero uo‐mo, ed esprimono quello che Dio vuol dire di sé e quello che l’uomo è. Ancora una volta è il grande mistero dell’Incarnazione del Verbo che si ripropone come il vero centro della vita dell’uomo, questo mistero trova nel salterio una delle sue espressioni più alte. È un fatto che l’incarnazione della parola avviene nella lingua ebraica, nella mentalità e semantica semitica e questo comporta la necessità di assumere una certa familiarità con espressioni non usuali nel nostro linguaggio. Questo avviene quando noi semplicemente leggiamo il salterio, la ripetizio‐ne, l’approfondimento e soprattutto l’atteg‐giamento di preghiera ci fanno progressivamen‐te comprendere il significato di quello che leg‐giamo e sentiamo di essere sospinti nel cuore della relazione, del rapporto con Dio. Ecco per‐ché pregare con i Salmi è di fondamentale im‐portanza per la vita cristiana. Sono la preghiera di Gesù, sono la parola del Cristo. Nel Nuovo Testamento la preghiera del “Padre nostro” non è che la sintesi della lode e della supplica conte‐nute nel salterio (come hanno fatto rilevare i biblisti Beaucamp e de Relles), ma ancora una
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volta in questa preghiera dobbiamo rilevare la purezza e l’essenzialità di un colloquio che met‐te da parte ogni psicologismo nel descrivere la condizione dell’uomo creatura, che loda e che chiede a Dio la sua presenza, la sua volontà. Detto questo ‐ che in modo più ampio e più
bello si può trovare nel libro di Divo Barsotti, Introduzione ai Salmi, ed Queriniana ‐, passiamo a dare alcune notizie sul libro dei Salmi, testo sapienziale della Sacra Scrittura. Il libro dei Salmi è la raccolta di 150 preghiere
che servivano per la liturgia del tempio. Veniva‐no cantati e accompagnati da uno strumento a corda. Non sono stati composti da un solo auto‐re, né in un solo breve periodo. Il libro è cresciu‐to man mano che è cresciuta la Bibbia. Tutta la storia di Israele è presente, in partico‐
lare i momenti determinanti come l’esodo, l’alleanza, la legge. Sono l’esperienza religiosa del popolo eletto e questi eventi vengono ripe‐tuti e celebrati nella composizione poetica come una risposta di Israele a Dio che ha parlato e agito. Molti salmi sono composti ai fini liturgici, altri sono composizioni legate ad una circostan‐za particolare, ma che poi sono entrati nell’uso liturgico in quanto recitati pubblicamente. Di solito è indicato l’autore del salmo e la circo‐stanza storica i cui è stato composto, in molti casi è indicato lo strumento e l’aria su cui il sal‐mo doveva essere cantato. Nella traduzione lati‐na usata dalla Chiesa cattolica dal Salmo 10 al 147, la numerazione è inferiore di una unità ri‐spetto al testo ebraico. I Salmi si dividono in cinque libri (quanti sono i
libri della Legge), una divisione riconoscibile dal‐la invocazione “Benedetto il Signore … così sia”: sal 1‐41; sal 42‐72; sal 73‐89; sal 90‐106: sal 107‐150. Un altro modo per suddividere il libro è quello
di suddividere i Salmi secondo “categorie”, estrapolando dai vari libri: ‐ inni di lode: 8, 9, 19, …, 136, 145‐150; ‐ preghiere di ringraziamento: 23, 30, … 100,
118 ecc.; ‐ salmi di supplica: 3, 6, 7, …, 102, 109, ecc.; ‐ i canti delle ascensioni (cantati quando si
“saliva” a Gerusalemme e al Tempio): 120‐134; ‐ salmi regali: 20, 21, 101; ‐ l’universale sovranità di Dio, che ha posto la
sua dimora in Sion: 47, 68, 93, …;
‐ salmi sapienziali: 15, 19 … 119. Questa seconda suddivisione sembra più stru‐
mentale e può favorire l’uso del libro del salterio come un manuale o una rubrica. I vari generi letterari sono presenti in tutti e cinque i libri ed all’interno dello stesso salmo è possibile trovare la sovrapposizione delle tematiche, di lode, sa‐pienziale, regale, et cetera. Divo Barsotti, nel suo commento, adotta un
sistema di lettura dei cinque libri volendo risco‐prire, come in filigrana, il percorso della vita spi‐rituale. Il primo libro: la notte, la coscienza del peccato
e la solitudine dell’uomo. Il secondo libro: il mattino, la crisi e l’ingresso
in una vita nuova in cui tutto è sconosciuto. Il terzo libro: il meriggio, il tempo della maturi‐
tà, una più profonda esperienza in cui i tempi precedenti non si annullano, ma si dilatano. Il quarto libro: il Regno di Dio, la sua Presenza
e la sua regalità. Il quinto libro: la lode dell’uomo, il pieno com‐
pimento del Regno è laudem gloriae.
a cura di Domenico Ientile
[Nota della Redazione: La numerazione dei salmi
varia a seconda se consideriamo il testo ebraico ma‐soretico o i manoscritti greci della versione detta Septuaginta. Le antiche traduzioni latine, come la Vulgata, solitamente seguono la numerazione greca. Le traduzioni moderne le indicano entrambe (una delle due fra parentesi). Molti manoscritti della ver‐sione Septuaginta includono un salmo in più, il salmo 151. Una versione di questo testo è stata ritrovata fra i manoscritti del Mar Morto].
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Il Padre ha sempre sottolineato come la grandezza di Davide non sta nelle sue virtù, come spesso tendono a farci credere i libri sacri, ma nella coscienza chiara che ha della sua condizione di piccolezza e di peccato di fronte al suo Dio, che è il Santo, giusto e mise‐ricordioso. Il celebre Salmo 51 (50), cha abbia‐mo scelto come traccia per questo anno, è la testimonianza più bella di questa verità. Davi‐de, diceva il Padre, viene immediatamente perdonato, perché non nasconde il suo pecca‐to davanti a Dio, a differenza del suo prede‐cessore, il re Saul, che invece tenta sempre di giustificare il proprio comportamento. Questi non vive al cospetto di Dio, ma si misura con la sua ragione e si confronta con un uomo, con il profeta Samuele. Davide invece solo da‐vanti a Dio vive ed opera, pecca e si pente. Le tappe, i punti forti, che il Padre ci fa per‐correre nel capitolo di Dio è misericordia che siamo invitati a leggere insieme questo mese, sono: la coscienza di essere creature total‐mente dipendenti da Dio, dalla sua libera vo‐lontà; la coscienza di avere peccato, di aver tradito quella divina volontà e il suo progetto
di amore su di noi; il riconoscimento di essere peccatori al cospetto di Dio, nella speranza del suo perdono; il caricarsi di tutti i peccati del mondo, in forza di questa speranza nell'amore infinito di Dio e nel Sangue prezioso di Cristo. Abbiamo già notato che per il Padre, il "realizzare" qualcosa significa prendere co‐scienza di una realtà concreta, ma non avverti‐ta pienamente dal nostro spirito. La realtà c'è e non è creata dalla mia coscienza. Questa ne prende solo atto, ma se non lo fa, quella real‐tà non esiste per lei, nonostante che esista di per sé. La realtà c'è, ma io non ne godo, non ne faccio parte. La realtà di cui dobbiamo prendere atto è il tema, si può dire, che attraversa l'intero capi‐tolo: da una parte, la creazione, l'umanità, me stesso, sospesi sull'abisso del nulla da cui Dio ha voluto trarci; da questa stessa parte, il se‐condo abisso scavato dal nostro peccato, e quindi la creazione "non soltanto non ha una ragione sufficiente per sussistere, ma vi sono tutte le ragioni perché venga condannata, di‐strutta";
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi
Sal 51 (50), 5.
L'UOMO PECCATORE IMPLORA IL PERDONO
INCONTRO DI FORMAZIONE PERMANENTE Rendimi la gioia di essere salvato
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dalla parte opposta di questi due abissi sta l'amore infinito di Dio: amore che liberamente crea per effondersi sulle creature; amore che non abbandona né distrugge le sue creature pure ribelli, ma le rinnova con il suo perdono: "Va' in pace; la tua fede ti ha salvata" (Lc 7, 50) è il ritornello su cui si basa la meditazione del Padre. Se la donna peccatrice del Vangelo di Luca, che rappresenta tutta l'umanità, viene conge‐data da Gesù con quelle parole, significa che quella donna era perduta e doveva essere sal‐vata. Su questo tema il Padre fa diverse cita‐zioni: san Paolo (p. 49 ‐ La citazione quasi let‐terale è di Ef 2, 12, ma il Padre ha in mente il senso di Rm 3, 23: "Tutti hanno peccato e so‐no privi della gloria di Dio" e di altri passi simili della Lettera ai Romani), il profeta Geremia (p. 50 – Si tratta del cap. 4, e non del 5, al verset‐to 23: "Guardai la terra ed ecco solitudine e vuoto, i cieli e non v'era luce"), una leggenda buddhista (p. 51), Teilhard de Chardin e l'idea di tutta l'umanità in corsa verso il suicidio (p. 50). Siamo di fronte a un fatto: Dio è il Creatore e noi siamo opera sua, per cui senza di Lui non esistiamo; anziché conformarci alla sua volon‐tà, per vivere in Lui, ci siamo ribellati, ma Dio non ci distrugge, al contrario, liberamente ci ama e ci dona tutto Se stesso in Cristo. La no‐stra chiamata alla vita contemplativa consiste nel prendere coscienza di questa verità, di far‐ne il perno della nostra esistenza, il senso e la meta di tutto il nostro cammino. "Mistero della redenzione. Quante volte ce‐lebrando la Messa mi chiedo: dove sono i pec‐cati? Dove sono gli assassini? Dove sono i ses‐santa milioni di morti sotto Stalin? Dove so‐no...? Non esiste più nulla; esiste solo la pace di Dio, esiste solo il perdono di Dio, il sangue di Cristo. Basta il sangue di Cristo a purificare il mondo da tutti i peccati, quel sangue che io innalzo al Padre dopo la consacrazione del vino [...]. Non importa più nulla: basta quell'atto" . La redenzione operata da Cristo compie il progetto del Padre sulle sue creature: render‐le partecipi della sua vita. Tale opera non ap‐partiene alla nostra natura, ossia noi non po‐
tremmo realizzarla anche se fossimo senza peccato, ma solo Dio può compierla. Solo Dio può dare Se stesso, nessuno può conquistarlo. Dunque anche in Cristo è necessario per l'uo‐mo sottomettersi a Dio. I nostri progenitori potevano mantenersi puri unicamente se rimanevano sottomessi a Dio. Noi possiamo ritornare puri e, per di più, en‐trare nella vita di Dio, se torniamo a sottomet‐terci a Lui. La condizione di figli di Dio la acqui‐stiamo solo nella misura in cui ci facciamo ser‐vi di Dio, ovvero riconosciamo la nostra nulli‐tà, il nostro peccato, ma anche la sua divinità, il suo perdono, il suo amore. La fede che salva la donna peccatrice è la fede che ci fa gettare nelle mani di Dio, una fede unita alla speranza. Ma, avverte il Padre, "la speranza cristiana è la virtù soltanto dei disperati" (pp. 49‐50), di coloro che non confi‐dano più in niente, se non in Dio. La salvezza è Gesù. Questo è il fatto, ma per‐ché tale fatto operi la mia salvezza, io non solo devo riconoscerlo, ma devo anche accettarlo, ma devo anche prostrarmi come la peccatrice ai piedi di Gesù, il mio Salvatore. Solo così ci si può salvare. Solo così. A noi, che siamo consacrati, tocca gettarci a terra davanti al Signore non solo per noi stes‐si. L'umanità non sarà mai capace di farlo, ma come la peccatrice la rappresenta tutta nella sua persona, così ciascuno di noi che si prostri innanzi al Signore Gesù porta con sé il mondo intero. "Ognuno di noi è un mondo; è il mon‐do nella misura della sua carità", spiega il Pa‐dre a p. 52. Dobbiamo chiedere perdono nella verità del nostro peccato, ma facendoci soli‐dali con tutti i peccatori a partire da quelli che il Signore lega alla nostra vita, vicini o lontani. "Pensare che gli altri si convertano è una pre‐tesa, non dico assurda, ma che probabilmente rimane una pretesa, dato che la conversione dipende dalla libertà dei singoli di consentire all'azione della grazia divina. Ma se siamo cri‐stiani, e vogliamo essere cristiani, diamo que‐sto consenso al Signore: diamolo in nome di tutta questa umanità smarrita, sgomenta, che ha perso ogni speranza, che ha perso Dio. Dia‐molo, perché attraverso di noi il mondo di cui
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facciamo parte, e che dobbiamo riassumere in noi, possa essere salvo". Siamo chiamati a partecipare alla redenzione del mondo non nella misura in cui ci separia‐mo da esso, ma riconoscendoci peccatori e bisognosi di salvezza anche per chi non lo sa o non ne è capace. L'opera è immane, ma è di Dio e in Lui tutto possiamo. Bibliografia Si possono usare testi già citati all'inizio di
quest'anno nel caso che non lo si fosse fatto al‐lora. Bella è la pagina del Vademecum sulla pe‐nitenza all'inizio del cap. VI (p. 146 della II edi‐zione; p. 151 della III). Inoltre le circolari: Consapevoli delle nostre
responsabilità (USFPV I, p. 28) e anche Dove sono le anime che riparano per i peccatori? (USFPV II, p. 51).
a cura del Comitato della Formazione
NOLEGGIO DELLA MOSTRA SUL PADRE Come già detto, è possibile noleggiare la Mostra che è stata fatta sul Padre a Rimini al Meeting di CL. Si tratta di una serie di pannelli fotografici, con scritte, frasi, immagini del Padre. Una volta richiesto il noleggio, quelli del servizio vengono nel posto indicato, con i pannelli, e li montano nei locali desiderati – che può essere un salone di una parrocchia, una sala di altra struttura, venendo poi a prenderli al termine del periodo con‐cordato, di una o due settimane. Durante la settimana di esposizione si possono organizzare in‐contri di vario genere sul Padre, oppure semplicemente illu‐strare la mostra ai visitatori, come hanno fatto i nostri volontari
della Comunità a Rimini. Questa occasione è ottima per far conoscere il Padre, il suo pensiero, la spiritualità, la nostra Co‐
munità. Dispiacerebbe che un materiale così prezioso rimanesse fermo e inespresso solo per la nostra pigrizia. Sarebbe davvero opportuno che ogni Famiglia della Comunità organizzasse, a tempo e luogo de‐
bito, un momento divulgativo e di proposta agli altri con questo materiale prezioso che è a nostra disposizione. Per informazioni su costi e modalità, rivolgersi al seguente indirizzo:
Carmelo Simone, via Flaminia 18, 47900 Rimini tel 0541.728565 fax: 0541.765206 e‐mail: [email protected] internet: www.meetingmostre.com
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“Nessuno può mettere in dubbio che la co‐scienza della esimia dignità della persona umana cresca continuamente ai nostri giorni non solo tra i cristiani, ma anche fra tutti i membri del consorzio umano”1. Ma se questo è vero, come mai, allora, una organizzazione ‘umanitaria’ co‐me Amnesty International, che si propone di salvaguardare i diritti dell’uomo, ha definito l’aborto come un diritto fondamentale della per‐sona umana?! Oppure, come mai qualcuno sta cercando, col pretesto di punire ogni discrimina‐zione, di impedire alla Chiesa di condannare a‐zioni che vanno contro la dignità dell’uomo, co‐me ad esempio le pratiche omosessuali2? Sia la Chiesa che i ‘maestri’ del pensiero dominante di oggi si appellano alla dignità dell’uomo, ma per giungere a conclusioni talvolta opposte …. Sarà dunque bene chiarire qual è il significato di que‐sta parola: qual è il suo vero contenuto e a quale realtà fa riferimento. Da dove proviene infatti la dignità dell’uomo?
Da Colui che l’ha creato: “questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfe‐zione”3. L’uomo è anzitutto creatura, “tratta dal nulla dalla potenza, dalla sapienza e dalla bontà di Dio”4. Ora, se Dio è veramente il Creatore, Egli “agisce in tutto l’agire delle Sue creature” e in realtà “lungi dallo sminuire la dignità della crea‐tura, questa verità la accresce”5. Dal fatto di es‐sere creature deriva poi una “fondamentale u‐guaglianza di tutti gli uomini … voluta dalla stes‐sa natura e dalla medesima origine”6. Già questa dignità è grande, in quanto voluta dal Creatore stesso e nessuno dunque deve osare disprezzar‐la. La creatura, però, da parte sua deve ricono‐scere che niente può se è separata dalla propria origine: “la creatura senza il Creatore svanisce”7. Ma allora sorge un problema, perché “il peccato ci ha messo nella condizione di non poter realiz‐zare sino in fondo questo nostro nulla, perché ci ha chiuso ... nella presunzione di essere qual‐cosa ... indipendentemente da Colui che ci crea”8…. È il vizio di fondo della mentalità mo‐derna, per cui l’uomo non vuol rinunciare ad una “falsa concezione dell’autonomia umana”, e giunge “fino al rifiuto di ogni dipendenza da Di‐
o”9…. Paradossalmente, con questo, si vorrebbe affermare la dignità della persona umana! In realtà “credere è un atto autenticamente uma‐no”: “non è contrario alla libertà né all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e ade‐rire alle verità da Lui rivelate”10. Il peccato di Lucifero è stato proprio quello di “voler stabilire una propria grandezza contro Dio”11. E ciò, se‐condo la Scrittura, lo portò a perdere quella di‐gnità che egli presumeva orgogliosamente di esaltare12. “La Chiesa, in forza del Vangelo affidatole, pro‐
clama i diritti umani e riconosce e apprezza mol‐to il dinamismo con cui ai nostri giorni tali diritti vengono promossi ovunque. Ma questo movi‐mento deve essere impregnato dallo spirito del Vangelo e deve essere protetto contro ogni spe‐cie di falsa autonomia. Siamo tentati infatti di pensare che allora soltanto i nostri diritti perso‐nali sono pienamente salvi, quando veniamo sciolti da ogni norma di legge divina. Ma per questa strada la dignità della persona umana, anziché salvarsi, piuttosto va perduta”13. “Per salvarti bisogna che ti liberi da questa falsa pre‐sunzione di avere un tuo valore, di essere qual‐che cosa nei Suoi confronti – tu devi accettare di essere nulla perché Egli ti salvi come creatura. Ed Egli ti salva come Suo figlio ... se tu nell’umiltà rinunci ad essere qualche cosa indi‐pendentemente da Lui”14. A questo punto, però, entriamo su un altro li‐
vello di conoscenza della dignità dell’uomo: in‐fatti, Dio non solo lo ha creato, dotandolo di li‐bertà e intelligenza, ma ha inscritto in lui la Pro‐pria immagine: ecco allora che “la dignità dell’uomo è la dignità dell’immagine di Dio”15; “tutti gli uomini [e questo vale sempre e in ogni momento della vita: dall’istante del concepi‐mento a quello della morte] … sono fatti a im‐magine e somiglianza di Dio”16, “da Cristo reden‐ti, godono della stessa vocazione e del medesi‐mo destino divino”17. Tra “tutte le creature visi‐bili, soltanto l’uomo è chiamato a condividere … la vita di Dio”18. Non si parla infatti del semplice rapporto tra
persone umane, sia pur profondo e degno (ad
Dignità della persona umana
Formazione e attualità
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esempio in famiglia) …. Qui si parla propriamen‐te dell’ingresso della persona umana, per pura Grazia di Dio, all’interno della vita trinitaria: cioè ad ogni uomo viene aperta la possibilità di vivere un rapporto con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo, attraverso Gesù Cristo. In che modo? La Scrittura attesta che siamo
predestinati “ad essere Suoi figli adottivi”19: ciò si compie già su questa terra, per chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito20. In germe, dunque, questa nuova dignità di figli adottivi è tutta pre‐sente nel Battesimo, ci vorrà poi tutta una vita per raggiungere quella pienezza alla quale siamo chiamati. Ma la riuscita di una simile impresa è legata al nostro volere eroico: la libertà ci è stata donata per scegliere liberamente solo le azioni buone, per meritare il conseguimento della vita beata: l’uomo è stato creato capace di tutto questo. “La grandezza dell'uomo è nel dono che Dio gli ha fatto della libertà, ma nessun uso di questo dono può essere più grande ed efficace che l'obbedienza alla volontà divina. In questa obbedienza l'uomo vive la conformità della sua volontà alla volontà di Dio: in qualche modo vive la Sua stessa vita”21. La dignità dei figli di Dio sta nella loro libertà22:
Dio vorrebbe la salvezza e la gioia eterna di ogni uomo, ma lascia l’uomo libero di scegliere il suo eterno futuro, di gloria o di condanna …. Ora, se Dio rispetta la libertà di coscienza dell’uomo, la Chiesa si preoccupa “che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua co‐scienza, né impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associa‐ta”23; d’altra parte ogni uomo non ha solo il dirit‐to, ma anche il dovere di cercare la verità, di aderirvi e di ordinare tutta la propria vita secon‐do le esigenze della verità24: “il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire all’errore, né un implicito diritto all’errore”25; tutto ciò è già chiaramente espresso nell’Antico Testamento: “Egli da principio creò l’uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere. Se vuoi osserverai i comandamenti; l’essere fedele di‐penderà dal tuo buon volere …. Davanti agli uo‐mini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà …. Egli non ha coman‐dato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare”26. Ad ogni mo‐do, la Chiesa ammette che lo Stato in certe occa‐
sioni utilizzi anche un potere coercitivo, entro i giusti limiti: purché non venga offesa la dignità umana; la Chiesa stessa mantiene un potere coercitivo, che comprende anche sanzioni e pene27. Come mai? Perché facendo propri i desi‐deri del Signore, la Chiesa ha a cuore la salvezza eterna di ogni singola anima …. A causa della debolezza dell’uomo decaduto, talvolta con cer‐te anime il castigo è l’estrema risorsa da usare nella speranza che si ravvedano. Oggi una mentalità diffusa, persino tra non po‐
chi ‘cattolici’, tende a considerare la Chiesa co‐me una sorta di dinosauro … un’antiquata istitu‐zione del passato che, mentre non riesce a com‐prendere le esigenze e le aspirazioni dell’uomo moderno, ancora ‘pretende’ di dettare legge soprattutto in campo morale. Sembra che ormai tutti siano ben consapevoli della dignità dell’uomo e di quali siano i diritti che ne deriva‐no. In realtà non è così, visto che accanto al di‐ritto al lavoro, alla rimunerazione, all’associazione, allo sciopero, ecc. (riconosciuti anche dalla Chiesa28), la società odierna preten‐de un diritto all’aborto o all’eutanasia, o alla propaganda di stili di vita indegni dell’uomo …. Invece, solo il Magistero della Chiesa, assistito dallo Spirito Santo come Gesù ha promesso, ci garantisce di conoscere senza errore la verità tutta intera su Dio e anche sull’uomo. Per que‐sto “la Chiesa può sottrarre la dignità della per‐sona umana al fluttuare di tutte le opinioni …. Non vi è nessuna legge umana che possa porre così bene al sicuro la personale dignità e la liber‐tà dell’uomo quanto il Vangelo di Cristo affidato alla Chiesa”29. Facciamo un esempio: se è (apparentemente) chiaro che ogni uomo, per la sua dignità, ha diritto al possesso di beni suffi‐cienti per sé e per la propria famiglia, la Chiesa afferma anche il diritto “ad una istruzione, ad un ambiente di vita e a mezzi di comunicazione mo‐ralmente sani”30. E se è indegno dell’uomo esse‐re, ad esempio, sfruttato sul lavoro, è vero an‐che che la prostituzione e la pornografia, oggi dilaganti tra l’indifferenza dei più, ledono grave‐mente la dignità umana e le autorità civili hanno il dovere di combatterle31. Ma ricordiamo: tutto ciò che la Chiesa fa e in‐
segna è principalmente per favorire la salvezza eterna del maggior numero possibile di anime. Ogni persona, deve sapere quanto grande è la sua dignità e quale tremenda responsabilità ne
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e questo piano è il rapporto che egli ha con Lui”33. “L’atto umano, anche l’atto di un bambi‐no – purché sia umano, cioè sia consapevole e libero – vale più di tutta la storia umana. Infatti la storia umana passa … invece l’atto dell’uomo rimane; in quanto implica un rapporto con Dio, è un atto che ha un peso eterno”34. In ogni deci‐sione libera e cosciente che prendiamo, noi im‐pegniamo la nostra eternità! Il pericolo e l’errore di molti cristiani d’oggi è la
presunzione di essere sufficientemente ‘forti’ e ‘maturi’, per cui non si radicano profondamente nell’insegnamento della Chiesa e preferiscono dare ascolto a vari giornali, telegiornali e fonti di informazione, spesso dichiaratamente anti‐cristiani, o comunque non ancorati alla tradizio‐ne cattolica …. Il risultato è che queste persone subiscono senza accorgersene un influsso che le porta, a poco a poco, anche molto lontano, fino a ritrovarsi addirittura in dissenso con il Papa e con la Chiesa …. Ma allora spesso è troppo tardi per avere l’umiltà di dire “ho sbagliato” e si per‐dono alla deriva, nelle correnti del ‘libero pensiero’.
Per il Comitato della Formazione p. Doroteo
Note 1 Pontificia Commissione “Iustitia et Pax”, La Chiesa
e i diritti dell’uomo, Documento di lavoro n. 1, 10 dicembre 1974, Enchiridion Vaticanum (EV) 5/849. 2 Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), n° 2357. 3 CCC, n° 2126, cf. Concilio Ecumenico Vaticano II,
Gaudium et Spes (GS) 21. 4 CCC, n° 308. 5 CCC, n° 308: “Egli è la Causa Prima che opera per
mezzo delle cause seconde”. 6 La Chiesa e i diritti dell’uomo, 43. 7 GS 36. 8 Divo Barsotti, Fede, Speranza, Carità nella vita cri‐
stiana, p.14. 9 CCC, n° 2126, cf. GS 22.
10 CCC, n° 154. 11 Divo Barsotti, Fede, Speranza, Carità nella vita
cristiana, p.9. 12 Cf. Lettera di Giuda, 6. 13 GS 41. 14 Divo Barsotti, Fede, Speranza, Carità nella vita
cristiana, p.12. 15 Pio XII, Radiomessaggio di Natale 1944, AAS 37
(1945), 15. 16 CCC, n° 225, cf. Gen 1,26. 17 GS 29. 18 CCC, n° 356. “Quale fu la ragione che Tu ponessi
l’uomo in tanta dignità? Certo l’amore inestimabile con il quale hai guardato in Te medesimo la Tua crea‐tura e Ti sei innamorato di lei; per amore infatti Tu l’hai creata, per amore Tu le hai dato di essere capa‐ce di gustare il Tuo Bene eterno”. Santa Caterina da Siena, Dialoghi, 4, 13, cf. Liturgia delle Ore, IV, Ufficio delle Letture della diciannovesima domenica. 19 Ef 1,2. 20 Cf. Gv 3,5. 210 Regola del IV Ramo, Art. 61. 22 Cf. CCC, n° 2736. 23 Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 2. 24 Tuttavia, tale diritto perdura e deve essere garan‐
tito anche a coloro che non soddisfano a quest’obbligo. Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 2. 25 CCC, n° 2108. 26 Sir 15, 15‐20. 27 Vedi il Codice di Diritto Canonico. 28 La Chiesa e i diritti dell’uomo, 38. 29 GS 41; “affidato alla Chiesa” significa principal‐
mente che solo la Chiesa ha la garanzia di interpretar‐lo con verità. 30 La Chiesa e i diritti dell’uomo, 38. 31 Cf. CCC n° 2354‐2355. 32 Divo Barsotti, Il Mistero Cristiano nell’Anno Litur‐
gico, Ed. San Paolo, p. 77. 33 Il Mistero Cristiano nell’Anno Liturgico, p. 78. 34 Divo Barsotti, Ascesi di Comunione, Ed. San Paolo,
p. 18.
UN SOGNO Dio si serve dei piccoli per inviarci dei messaggi. Un sogno di Enrico (8 anni): “Ho sognato Dio che mi diceva: Vedi quella montagna? Sali, io sono con te”. Un po' turbato, Enrico si rivolge ai genitori per capire il significato del sogno. Papà e mamma rassicu‐rano il loro bambino dicendogli che nella vita (la montagna) si incontrano delle difficoltà, ma non sarà mai solo. Enrico è soddisfatto della spiegazione dei genitori... e spera di sognare ancora.
Gruppo Santo Curato d'Ars (Bologna)
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ADUNANZE 2007—2008
LA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
Sappiamo tutti che il Padre aveva chiesto al Signore di morire il 2 febbraio e che il suo de‐siderio è stato accontentato in quanto egli è morto il 15, quando la Chiesa Orientale cele‐bra la festa della Presentazione al Tempio. Tutti abbiamo compreso che il Signore ha vo‐luto in questa coincidenza sottolineare lo spi‐rito ecumenico che egli aveva sempre vissuto e fatto suo nel suo grande amore alla spiritua‐lità orientale. Mi accingevo quindi a raccogliere, come le altre volte, le meditazioni di don Divo su que‐sta festa, per presentarla con le sue stesse parole, quando con grande stupore ho trovato il seguente brano del 20 luglio 1958 in cui il Padre ricorda la sua ordinazione sacerdotale: «Il Vangelo della mia ordinazione (Gv 15, 15) parla della carità e della elezione gratuita di Dio, il quale ci dice amici, è il mio Vangelo, e la parola dell’epistola (Rm 8, 15) “in cui gridiamo Abba, Padre”, è quella che Egli allora mi ha rivolto. La risposta è quella che si dà nell’Introito: «Suscepimus, Deus, misericordiam tuam in medio templi tui ‐ Abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia in mezzo al tuo tempio» [Sal 47,10]. Per questo, per qualche anno ho chie‐sto di morire il due di febbraio, perché que‐sto è l’introito della Messa della purificazio‐ne. Non so se morirò il due di febbraio, ma so che sono già morto il giorno della mia ordina‐zione: sentivo che in quel giorno il Signore mi prendeva tutto per Sé (anche se dopo mi sono ripreso io), che quel giorno era la mia morte e la mia morte era questo dono; come il Figlio Unigenito veniva presentato nel tempio e of‐ferto nelle braccia della Vergine Madre, così io venivo preso dalla Chiesa, Vergine Madre, e offerto a Dio. Il sacerdote infatti è sempre vit‐
tima; non siamo sacerdoti che del nostro stes‐so sacrificio». Il Padre era stato ordinato sacerdote il 18 luglio 1937, VIII Domenica dopo Pentecoste, e in quel giorno appunto la liturgia coincideva – solo per il versetto dell’Introito – all’Introito della Festa della Purificazione. Già questa at‐tenzione a quello che a noi può sembrare un semplice caso o una sfumatura la dice lunga sul modo in cui il Padre già allora (a 23 anni) viveva la liturgia, facendo dipendere la sua preghiera e i suoi sentimenti stessi dalle paro‐le che la Chiesa proponeva alla meditazione. Ogni espressione della liturgia ha subito un’eco profonda sulla sua preghiera e sulla sua vita interiore, ogni richiamo della Parola di Dio ha un’efficacia indelebile sulla sua espe‐rienza religiosa. Ma che cosa significa la Presentazione al Tempio? Essa prende spunto dal testo di San Luca il quale, dopo aver parlato della Circonci‐sione, avvenuta otto giorni dopo la nascita di Gesù insieme all’imposizione del nome, ag‐giunge: «Quando venne il tempo della loro purifica‐zione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signo‐re, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e
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per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore» (Lc 2, 22‐24). Il Levitico (12, 2‐8) prescriveva che la madre fosse purificata dopo circa quaranta giorni dal parto. L’evangelista, parlando volutamente di “loro” purificazione, forse allude a Maria e Giuseppe insieme, oppure a tutto Israele. Il momento è solenne: è la prima volta che Gesù va a Gerusalemme. Il vocabolario che l’Evangelista usa – è stato notato – è quello della tradizione del culto sacerdotale. Il Signo‐re prende possesso del suo Tempio, inaugu‐rando il nuovo culto. S. Luca certo si rifà al passo di Malachia: «Ecco, io manderò un mio messaggero a pre‐parare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fon‐dere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'oblazione secondo giusti‐zia» (Mal 3, 1‐3). La festa ha dunque parecchi aspetti: la purifi‐cazione di Maria, il riconoscimento del Messia da parte di Simeone e Anna, la presa di pos‐sesso del tempio da parte di Gesù. E ancora l’offerta che Maria fa del suo Figlio, il compi‐mento delle promesse, il «Nunc dimittis» di Simeone che allude alla morte del giusto. La storia di questa festa è importante. Essa è di origine orientale; il nome greco “Ipapante”, cioè “incontro” si spiega in quanto il primo aspetto celebrato è l’incontro con Simeone e dà centralità al Messia. Il ruolo di Maria però è ugualmente importante. Il Levitico (12, 2‐8) prescriveva che la madre fosse purificata dopo circa quaranta giorni dal parto e quindi la fe‐sta fu fissata in Oriente quaranta giorni dopo l’Epifania, che il 6 gennaio celebrava la nascita del Salvatore. La pellegrina Egeria (IV secolo) riferisce che la festa si svolgeva a Gerusalem‐me con una solennità simile alla Pasqua e pre‐vedeva una processione al luogo della Resur‐
rezione. Un secolo più tardi fu aggiunto l’uso di portare in processione dei ceri accesi. La festa si diffuse poi anche in Occidente. A Ro‐ma la festa fu accolta alla fine del VII secolo, ma fu spostata al 2 febbraio, quaranta giorni dopo il 25 dicembre. Qui piuttosto che sulla manifestazione del Figlio l’accento fu spostato sulla purificazione della Madre: la processione – che aveva un carattere penitenziale ‐ si con‐cludeva infatti in S. Maria Maggiore. Ma la liturgia specifica del giorno traduceva di fatto gli inni e le antifone del rito greco. Oggi la liturgia tende a restituire alla festa il significato pieno di manifestazione della gloria di Cristo e di speranza nel cammino verso l’incontro col Signore. Torniamo al Padre. Per lui l’offerta sacerdo‐tale che Gesù fa di Se stesso prendendo pos‐sesso del tempio non è separabile dal ruolo di Maria. È lei che offre il Figlio e in Lui offre cia‐scuno di noi. Don Divo, in una pagina della Fuga immobile (p. 83, 8 gennaio 1945), lo spiega dal punto di vista teologico: «Soltanto in Maria SS.ma la preghiera di domanda divie‐ne puramente un’offerta (...) mai il dono dell’uomo si identifica veramente con Cristo. Il Padre chiede all’uomo Cristo; e l’uomo chiede, prega che Cristo nasca, viva e ami il Padre per lui, nella sua vita: Cristo rimane “legge” per l’uomo terreno. Per Maria no: Maria SS.ma dona veramente Cristo al Padre: la sua pre‐ghiera non è domanda ma offerta. Di fatto frutto dell’attività interiore di Maria, frutto della sua vita nella sua attività esteriore, è la concezione e la generazione di Cristo (...). Quando Maria ti presenta e ti offre come figlio al Padre attira su di te tutte le benedizioni di Cristo – tutti i doni del cielo. Se Maria “prega” per te, e cioè ti accetta come figlio e ti presen‐ta come figlio al Padre, Dio non può negarti più nulla, Dio “deve” in qualche modo effon‐dere in te tutte le ricchezze di Cristo ...». Notiamo infine che il Cantico di Simeone che ripetiamo ogni sera a Compieta, esprimendo il desiderio della casa di Dio, completa il signifi‐cato di offerta e di attesa che abbiamo cercato di mettere in luce. Tutto si armonizza insieme, come il Padre spiegò bene nel 1963, celebran‐do questa festa.
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«La festa della Presentazione è dunque in qualche modo profetica nei confronti della vita celeste. Non per nulla l’Oremus ci parla del Cielo: il tempio di Gerusalemme è figura del Cielo; la Vergine rappresenta tutta l’umanità; Gesù è il dono che l’umanità offre a Dio, quel dono e quell’offerta nella quale si consuma la vita dell’universo, la storia di Isra‐ele ma anche la storia del mondo – nell’offerta del Cristo trova il suo compimento tutta la storia del mondo».
Bibliografia:
⇒ D. Barsotti, Festa della Purificazione di Maria Santissima ‐ 2 febbraio 1963 (Cenacoli Oran‐ti);
⇒ L’anno liturgico, Storia, teologia e celebrazio‐ne (Collana Anàmnesis 6), Marietti 1994, p. 203‐205.
⇒ Luca, Nuovissima Versione della Bibbia, Ed. Paoline 1992, p. 97 ss.
a cura di Margherita Ientile
Firenze, 15 dicembre 2007, Chiesa dei Sette Santi Fondatori a Firenze .
Battesimo di Silvia Maria Calcagno: benvenuta nella Famiglia dei figli di Dio!
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ESERCIZI SPIRITUALI 2008
TORREGLIA (Padova): 1°‐6 aprile 2008. Organizza: Mirella Pegoraro, via San Giacomo 40, 35043 Monseli‐ce, PD; tel. 0429.73260, cell. 349.6147211. Predicatore: p. Paolo. Costo giornaliero: € 38. Durata: giorni 6. I partecipanti portino i quattro volumi delle Circolari e lo Statuto. ROMA, (Casa dei Passionisti, vicino al Colosseo): 28 maggio‐1° giugno 2008. Organizza: Anna Fulvi, via Pavia 38, 00161 Roma; tel. 06.4957422 ore pasti. Predicatore: p. Agostino. Costo giornaliero: € 42. Durata: giorni 5. COSENZA (Laurignano): 4‐8 giugno 2008. Organizza: Mariella Leone, via Cosmai 76/a, 87100 Cosenza; tel. 0984.394193, cell. 328.3040629. Predicatore: p. Serafino. Costo giornaliero: € 40 (possibilità della doppia: € 33). Durata: giorni 5. Le prenotazioni dovranno essere accompagnate da un acconto di Euro 50,00 su c/c postale n. 8496181 intestato a Oreste Costabile; per eventuali bonifici bancari i riferimenti sono: ABI: 07601; CAB: 16200; CIN:C . Detti anticipi potranno essere rimborsati, in caso di rinuncia pervenuta entro il 21/05/08; oltre tale data si potrà procedere a rimborsi solo dopo la verifica definitiva della copertura dei costi. PALERMO (Poggio San Francesco): 9‐13 luglio 2008. Organizza: Giovanni Alioto, via Corradini, 3, 90142 Palermo; tel: 091.542331, cell.333.4339571; E‐mail: [email protected]. Predicatore: p. Doroteo. Costo gior‐naliero: € 38. Durata: giorni 5. SAINT PIERRE (Aosta): 29 luglio‐3 agosto 2008. Organizza: Stefania Padovani, via Trieste 10, 10040 Pio‐besi Torinese (TO), tel. 011.9657516 ore pasti; tel. 328.4180443. Predicatore: p. Benedetto. Costo gior‐naliero: € 40. Durata: giorni 6. LECCETO (Firenze): 10‐14 settembre 2008. Organizza: Segreteria della Comunità, via dell'Olmeto 7/F, 50135 Settignano Firenze. Tel. e fax: 055.6557409; E‐mail: [email protected]. Predicatore: p. Stefano. Costo giornaliero: € 40. Durata: giorni 5.
ALTRI INCONTRI • Convegno nazionale sul Padre: “La paternità spirituale in Divo Barsotti”, 17 febbraio 2008, Bari. Orga‐
nizza: Vito Di Ciaula, via Gronchi 89, 70027 Palo del Colle (BA); tel. 080.2467221, cell. 380.3161034. E‐mail: [email protected]. Gli Assistenti di Famiglia si adoperino per un’ampia partecipazione dei propri consacrati. Cfr., nella pagina seguente, l’Appello ai consacrati di p. Serafino.
• Triduo Pasquale: 20‐23 marzo 2008 (da giovedì santo a domenica di Pasqua); Camaldoli. Organizza: Segreteria della Comunità, via dell'Olmeto 7/F, 50135 Settignano Firenze; tel. e fax: 055.6557409;E‐mail: [email protected].
• Seminario di studi su Pavel Florenskij: 4‐6 aprile 2008. Madonna del Sasso. Organizza. P. Stefano Al‐bertazzi, Santuario della Madonna del Sasso, 50060 Santa Brigida (FI); tel. 055.8300013. E‐mail: [email protected].
• Pellegrinaggio CFD: Padre Pio e le Cattedrali pugliesi: 25 aprile‐1° maggio 2008. Organizza: Gregorio Catozzella, via X Marzo, 59/a, 70026 Modugno BA, tel. 080.5327281 ore pasti; cell. 349.1289399. Per il pagamento della caparra di € 200, accreditare a Catozzella Gregorio, Banca Intesa – San Paolo, Viale della Repubblica 8/B, 70026 Modugno (BA); c/c num. 834333601/12, ABI 03069 CAB 41540.
• Mini‐incontro famiglie a Fognano (Ravenna): 25‐27 aprile 2008. Organizzano: Dario e Alfonsina Alber‐tazzi, via San Vitale est 4270, 40059 Crocetta di Medicina (BO), tel. 051.851004.‐
• Incontro famiglie di primavera: Piazza Armerina (Sicilia): 25‐27 Aprile 2008. Organizzano: Franco Carlino,tel.0922.872961, cell. 339.2036985; Fifina e Mimmo Incardona, corso Roma 54, 93019 Sommatino (CL), tel. 0922.871095 , cell. 328.9460736. E‐mail: [email protected].
• Incontro famiglie estivo alpino: Oulx (Piemonte): 3‐10 agosto 2008. Organizzano: Dario e Alfonsina Albertazzi, via San Vitale est 4270, 40059 Crocetta di Medicina (BO), tel. 051.851004.
• Incontro famiglie estivo nel Sud‐Italia: Gambarie (Calabria): 24‐31 agosto 2008. Organizza: Mimmo e Fifina Incardona, corso Roma 54, 93019 Sommatino (CL); tel. 0922.871095; cell. 328.9460736. E‐mail: [email protected]
• Incontro II‐III ramo: 5‐8 dicembre 2008 in tre sedi separate: nord, centro e sud. In seguito verranno date comunicazioni a riguardo.
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LA PATERNITÀ SPIRITUALE IN DON DIVO BARSOTTI Convegno di Bari, 17 febbraio 2008
La Comunità ha deciso di onorare la figura del Padre Fondatore organizzando, in occasio‐
ne della ricorrenza della sua morte, un momento di riflessione sul suo pensiero. Amare il Padre significa conoscerlo, e conoscerlo sempre meglio. La Comunità deve essere sensibilizzata al massimo per questo tipo di incontri, perché i
primi che devono conoscere il Padre sono proprio i suoi figli in Comunità. Conoscere lui è conoscere anche la nostra vocazione, la nostra spiritualità, la nostra stessa vita. È vero che non si crea la vita della Chiesa con conferenze e congressi, e in effetti vorrem‐
mo dare a questo incontro un taglio di studio ma anche di famiglia: sono i figli che prendo‐no coscienza del dono ricevuto e ringraziano Dio, insieme, analizzando un aspetto della vita della Chiesa e di don Divo che può essere utile per la nostra crescita. Ci sono molti pedagoghi, ma pochi padri, scriveva san Paolo (cf. 1 Cor 4,15). La paternità è
un riflesso della vita di Dio, perché Dio è Padre che dà la vita, dà la salvezza in Cristo e l'A‐more nello Spirito Santo. Tutti noi dobbiamo la vita ai nostri padri, e non solo quella biolo‐gica. La figura del padre spirituale è sempre stata di importanza assoluta non solo nel mo‐nachesimo, ma nella vita della Chiesa stessa. Parleremo dunque del Padre e di come egli abbia vissuto in prima persona la paternità. A Bari ci saranno p. Serafino, i nostri Assistenti Generali Antonietta Petrosino e Costanti‐
no Ciampi, e chiediamo che sia presente al massimo la nostra Comunità. È vero che girare comporta dei costi, delle fatiche, delle energie, ma dobbiamo e possiamo fare delle scelte. Si può rinunciare a qualcosa per poter venire a Bari. È un incontro nazionale, un incontro di preghiera, di riflessione, di lode, di scambio e comunione. Un incontro di famiglia. Crediamo che questo appuntamento annuale possa diventare per tutta la Comunità non
un momento, ma il momento di incontro annuale attorno alla figura del Padre Fondatore, ovunque esso si svolga, in Italia. È dunque una convocazione generale, che deve vederci tutti attenti e possibilmente presenti. E se ci sono problemi di costi, abbiamo pensato di mettere a disposizione degli aiuti presso gli Assistenti di Famiglia. Chi lo desidera, faccia pertanto presente al proprio Assistente di Famiglia le necessità personali. Per ulteriori informazioni, programmi dettagliati, eccetera, ci possiamo rivolgere ai numeri
di telefono segnalati nell'apposito avviso. Cercheremo di fare il possibile per facilitare un corretto e proficuo svolgimento della giornata. Intanto preghiamo i nostri santi patroni, la santa Vergine, che ci aiutino affinché tale gior‐
nata sia santa e bella, e chiediamo l'aiuto nella preghiera al nostro stesso Padre Fondatore, che ha vissuto affinché la paternità di Dio diventasse per tutti, e noi specialmente, fonte di vita e scuola di amore.
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Benedetta Tognetti sorride sgranando i suoi grandi occhi vivi e pieni di stupore.
La Comunità tutta si stringe intorno alla picco‐la Benedetta e alla sua famiglia, ringraziando il Signore per le meraviglie del Suo amore e il Padre don Divo per la sua intercessione.
Il piccolo Casey, nipote di Beverly Thomas, Assistente della Famiglia australiana, è stato battezzato da p. Serafino a Melbourne il 18 novembre 2007, nella Chiesa di San France‐sco di Sales.
Auguri alla nonna Bev e alla mamma Tanya.
BIMBI NEL MONDOBIMBI NEL MONDO
DA ARGENTA (FERRARA, ITALIA) ….
… A MELBOURNE (VICTORIA, AUSTRALIA)
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“Nikolaj Berdjaev: il filosofo dell’ottavo giorno della creazione” Conferenza di Adriano Dell’Asta per il ciclo
“La profondità del Cristianesimo. Alla scuola dei grandi pensatori russi”
La lunga scia della riflessione sul pensiero russo continua, incurante dell’ondata di freddo che attraversa l’Italia, anzi per i più coraggiosi si po‐trebbe quasi osare dire che il vento ghiaccio in piazza a Settignano aveva una parte suggestiva nel contrasto con il calore della chiesetta della Misericordia dove ci si ritrovava in famiglia, co‐me lo stesso conferenziere ha ammesso nel suo esordio. Ha senz’altro contribuito al “clima” l’amicizia instauratasi questa estate fra i nostri pellegrini e Mara Dell’Asta, brillante interprete per il nostro gruppo a Mosca e dintorni, oggi presente in duplice veste di esperta della cultura russa nonché gentile consorte di colui che ci par‐la del grande filosofo originario di Kiev.
Nikolaj Berdjaev traccia con la propria vita un itinerario interessante, vivendo in anticipo e ri‐solvendo in modo del tutto personale i passaggi chiave della riflessione e degli eventi che inte‐resseranno tutto il suo popolo.
Nasce nel 1874 da una famiglia dell’alta nobil‐tà, ricchi possidenti di terre vaste come una del‐le nostre regioni, ma a venti anni rinnega la fede aderendo al cosiddetto “marxismo legale” con S. Bulgakov ed altri. Conosce quindi gli inizi del mo‐vimento rivoluzionario ed è arrestato almeno due volte dalla polizia zarista. Nel 1902, cioè dopo otto anni di militanza, per‐
cepisce con chiarezza che nell’ideologia marxista non trovano spazio i due concetti per lui irrinun‐ciabili di libertà e di persona. Sotto l’influsso di Dostoevskij e Solov’ëv si riavvicina al cristianesi‐mo, divenendo presto un convinto protagonista della rinascita religiosa di inizio secolo. Il suo impegno soprattutto nel campo della riflessione filosofica e dell’editoria gli costano ancora due arresti questa volta da parte del regime sovieti‐co, l’ultimo interrogatorio si risolve in una confe‐renza su Cristo e sulla libertà, ed il terribile fun‐zionario comunista lo fa liberare e accompagna‐re a casa in moto. La Chiesa è per lui il luogo della presenza di
Cristo, dove poterlo incontrare, oggi. “Ni ‐ lo apostrofava familiarmente la moglie ‐
tu non sei mai solo, perché Cristo è sempre con te.” Nel 1922 è espulso dall’URSS per decisione per‐
sonale di Lenin, emigra con la moglie prima a Berlino poi in Francia, dove potrà continuare a Parigi, fra tante difficoltà, la sua ricerca che si rivelerà feconda di importanti scambi culturali e aperture ecumeniche: per mantenere viva la cultura cristiana russa ottengono l’apporto fra‐terno di un gruppo di protestanti americani (YMCA Edizioni), lui stesso curerà la rivista filo‐sofico‐religiosa ortodossa «Put’» (La via) e grazie al suo slancio incoraggerà Maritain e Mounier nella pubblicazione della rivista cattolica “Esprit”; la sua grande convinzione infatti era che un incontro fra cristiani di tradizioni diverse dovesse scaturire da un approfondimento e una ricerca della verità insita in ciascuna di esse, per vedere poi l’altro come Dio lo vede. Un vero passo avanti nella riconciliazione passa per una rinascita spirituale ed un’esperienza mistica di incontro con Cristo; solo una vivacità nella tradi‐
Il prof. Adriano Dell’Asta durante la conferenza del 15 dicembre 2007
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zione ed una chiarezza su ciò che è l’elemento divino nella rivelazione consente all’uomo di realizzare nel presente una risposta creativa, così come richiede la sua identità profonda di essere creato a immagine di Dio Creatore. È emblematico il fatto che proprio la moglie di questo grande pensatore sia approdata al catto‐licesimo e che il suo direttore spirituale fosse molto stimato da Berdjaev stesso. Gli interventi alla fine della conferenza ci han‐
no stimolato e orientato ad approfondire
l’ascolto di questo protagonista del XX secolo, anche profittando dell’attento e amorevole la‐voro di traduzione e pubblicazione fatto dai no‐stri illustri ospiti, oltre ad alcuni articoli di N. Berdjaev comparsi sulla rivista “La Nuova Euro‐pa” (“Ecumenismo e confessionalismo”, n° 1 del gen‐feb ‘99 e “La crisi dell’arte” n° 5 del settem‐bre ‘99) vi segnaliamo “Pensieri controcorrente”, una raccolta di saggi di N. Berdjaev curata da Adriano Dell’Asta.
sr Veronica
La segreteria CFD ha recentemente ristampato tutti i libretti degli incontri organizzati da Casa San Sergio in questi ultimi quattro anni. Riportiamo qui di seguito i titoli dei fascicoli in ordine cronologico, compresi quelli del ciclo di quest’anno dedicato ai pensatori russi (prezzo di ogni fascicolo: 1,5 euro). Anno 2004‐2005 Natalino Valentini, Introduzione all’ortodossia Basilio Petrà, La santità cristiana orientale: identità realizzata Marcello Brunini, La preghiera del cuore Giancarlo Bruni, La paternità spirituale nell’oriente cristiano Germano Marani, L’immagine della Chiesa attraverso le icone Anno 2005‐2006 Antonio Socci, Il bene e il male nel mondo dei massmedia Carlo Climati, Il satanismo nel mondo giovanile Marko Ivan Rupnik, Il discernimento Mark Sheridan, Il combattimento contro i vizi in Giovanni Cassiano Jeremy Driscoll, La lotta contro il diavolo nei padri del deserto Anno 2006‐2007 André Louf, Isacco il siro, apostolo della misericordia Adalberto Mainardi, La paternità spirituale nel monachesimo russo Jeremy Driscoll, Gli otto pensieri malvagi negli scritti di Evagrio Tomas Špidlik, L’idea russa nei romanzi di Fedor Dostoevskij Germano Marani, Il santo medico di Mosca F. J. Haass Anno 2007‐2008 Michelina Tenace, V. Solov’ev: testimone dell’unità nel pensiero e nella vita Adriano Dell’Asta, N. Berdjaev: il filosofo dell’ottavo giorno della creazione
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IL LUNGO VIAGGIO DI P. SERAFINO
IN USA‐NUOVA ZELANDA‐AUSTRALIA
Quanto successo negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda l'ho già raccontato nello scorso Notizia‐rio: abbiamo ora negli USA un nuovo gruppo a Memphis, sotto la direzione di Brenda Durden, e un nuovo gruppo in Nuova Zelanda, sotto la di‐rezione di Stuart Doyle. Manca all'appello il rac‐conto della visita in Australia, dove la Comunità è già presente da qualche anno. Non si trattava di iniziare niente, ma di consolidare quello già esistente. Il nucleo principale della CFD australiana si tro‐
va a Melbourne, dove c'è la nuova Assistente di Famiglia Beverly Thomas, piena di zelo ed entu‐siasmo. Con lei ho girato in lungo e in largo per quasi un mese, andando a trovare tutti i gruppi e parlando con il mio meraviglioso inglese con tutti i consacrati. Il programma prevedeva infatti la mia presenza nei vari gruppi, dove incontravo prima tutti insieme, poi in un luogo a parte o‐gnuno singolarmente. Così ho avuto modo di entrare meglio nella vita di ciascuno, e ne rin‐grazio il Signore. In Australia la Comunità è ben capita e apprez‐
zata da tutti. Un problema che non c'è in Austra‐lia è l'assenteismo: se uno si consacra, intende fare sul serio, e viene regolarmente poi agli in‐contri. Semmai si tratta di approfondire sempre più il significato della consacrazione, anche per‐chè il materiale che hanno in lingua inglese è davvero poco, e con quel poco che hanno cerca‐no di lavorare al meglio. Occorrono più testi, più traduzioni, più materiale del Padre... Il Padre è molto amato, anche se quasi nessu‐no l'ha mai conosciuto di persona. Tutti hanno una immagine del Padre nel breviario o tra i pro‐pri libri, e lo invocano già come santo. Ester Mel‐der, una consacrata della prima ora, gira con un quadro del Padre ovunque va, e all'inizio di ogni incontro o di ogni Messa lo va a porre in bella evidenza nella stanza o nella chiesa: la sua pre‐senza aleggia così in quell'immagine sorridente. Là non hanno dubbi che il Padre li assiste e li accompagna. Io stazionavo presso una casa religiosa tenuta
dai Padri di San Vincenzo Pallotti, e di lì ogni giorno partivo per le varie visite. Sono stato a Melbourne diversi giorni, poi a Sydney, dove ho incontrato il Cardinale George Pell, poi a Wagga Wagga, a Shepparton, ad Albury, cittadine dove
vi sono i nostri gruppi. Quando parlavo del Padre, della nostra vita di
comunità, di quello che il Signore vuole da noi consacrati, mi ascoltavano con la bocca aperta, desiderosi di apprendere tutto il possibile, per vivere la propria consacrazione, da loro così sen‐tita. Prendevano appunti, facevano domande, esponevano le loro cose. Ho celebrato la Messa a volte solo per loro, a volte in parrocchie dove presentavo la Comunità, sempre con qualche consacrato al seguito. Diversi di loro hanno pre‐so le ferie dal lavoro apposta per poter stare con me e con gli altri consacrati il più possibile, altri mi portavano i loro parenti e i loro amici, altri mi invitavano nelle loro case dove benedicevo a tutto spiano ogni cosa, altri venivano per collo‐qui e confessioni sfruttando ogni momento. In questa visita c'è stata l'apertura alla vita dei
voti. Ne ho parlato a più riprese, illustrando la vita della Comunità nei suoi quattro rami. In quattro hanno emesso i voti di III ramo: tre a Shepparton e una nel Western Australia. L'ultima settimana l'ho fatta nella parte occi‐
dentale dell'Australia, nella fascia a sud di Perth. Lì ci sono una decina di consacrati (tutte donne e un solo uomo) che vivono anche ad una certa distanza gli uni dagli altri: davvero devo fare una lode per il loro spirito di sacrificio per quello che riguarda le distanze; si pensi che il giorno dell'in‐contro alcuni di loro fanno 50‐60 chilometri in macchina per andare, e altrettanti per tornare. Un giorno sono stato invitato in una cittadina a
presenziare una mezza giornata di preghiera con un gruppo che già da anni si trova in casa di una di loro per pregare; Judy Hynes voleva che io presentassi loro, al termine, la nostra esperien‐za. Al termine, non senza una certa sorpresa, tutte loro sono entrate in aspirantato: hanno pensato di iniziare con quel loro gruppo, tutte insieme, un cammino di discernimento in ordine alla consacrazione. Così, mi capitava di cogliere al volo le occasioni
che mi si presentavano, e naturalmente giravo con la mia scorta di manuali, pronti all'occasio‐ne. A Shepparton è entrata in aspirantato una so‐
rella delle Isole Fiji. Confesso che quando ho sentito dire che questa veniva dalle Fiji, ho im‐maginato visite future (naturalmente per moti‐vi ... di Comunità) in quelle lontane isole piene di sole, e ho anche strappato la promessa che, a Dio piacendo, nella prossima visita, una scappa‐ta da quelle parti la si sarebbe fatta. Poi magari
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Ad Harvey (Western Austrlia) si è consacrata Joan Oberthur, una donna di circa 65 d'anni, che ha la bellezza di 13 figli. Le ho chiesto se li aves‐se fatti tutti lei o qualcuno lo avesse comprato al supermercato... e mi ha assicurato di averli fatti proprio tutti lei, uno dopo l'altro, senza parti gemellari. Al che ho voluto conoscere an‐che il marito, che si è presentato sorridente il giorno dopo con un cappellone da cow‐boy; con lui c'erano anche diversi di questi 13 figli ... È particolare in questa terra la prolificità di queste coppie: ci sono giovani coppie con almeno sei‐sette figli, e la cosa è del tutto normale. La Chiesa in Australia risente un poco del clima
di secolarizzazione della società, che è una tipica società occidentale. Per questo ho capito, dai colloqui con i Vescovi, che una Comunità come la nostra può fare davvero del bene, perché vuole dare ai cristiani quella dimensione di so‐brietà e autenticità, così necessaria per la vita della Chiesa. L'attenzione alla Messa, ai sacra‐menti, alla spiritualità, ai valori dell'anima, deve crescere in questa Chiesa australiana, e una Co‐munità come la nostra può davvero essere im‐portante. Per questo motivo tutta la mia atten‐zione e il mio sforzo è stato incentrato proprio sulla comprensione e sul valore della nostra consacrazione a Dio nella Comunità che ha co‐me punti forti la preghiera, la semplicità, l'umil‐tà, il silenzio, lo spazio dato a Dio, a quel “Dio solo” che veramente ci deve caratterizzare. Il bilancio finale del mio viaggio, in termini di
atti ufficiali, è stato di quasi cinquantamila chilo‐metri percorsi, tre continenti attraversati, sette Vescovi visitati, dodici voli aerei, tre nuovi grup‐pi iniziati, 12 consacrazioni, 4 professioni di voti e 75 nuovi ingressi in aspirantato. Ne diamo lo‐de a Dio di vero cuore! Il mio viaggio si è concluso poi con un fuori‐
programma a Singapore, cittadona che si trova in Indonesia. Avrei dovuto fermarmi lì solo po‐che ore per il cambio di aereo, e invece mi sono trovato la sorpresa che, per una incomprensio‐ne in fase di acquisto del biglietto, ho dovuto stare a Singapore per un giorno intero. Non sa‐pendo che cosa fare, ho lasciato i bagagli all'ae‐roporto, e me ne sono andato a zonzo per la città. Ad un certo punto mi ha fermato un cine‐se, chiedendomi se io fossi un sacerdote cattoli‐co. Alla mia risposta affermativa, mi ha detto che anche lui era cattolico, e ha voluto in tutte
le maniere accompagnarmi in giro e farmi vede‐re soprattutto la cattedrale. Mi sono ricordato che anche il Padre la prima cosa che voleva ve‐dere, quando andava all'estero, era la cattedrale della città. Mi sono fermato nel luogo dove il Vescovo di Singapore parla del Signore Gesù in quella città composta più che altro da induisti, buddisti e musulmani. E così sono rimasto diver‐se ore, solo, in quella cattedrale semi‐deserta, a raccomandare alla grazia di Dio il grande conti‐nente asiatico, dove mi trovavo in quel momen‐to, ricordandomi della passione del Padre per questa gente. Il mio viaggio, iniziato quaranta giorni prima davanti alla tomba del Padre, è fini‐to lì, in beata solitudine, con il Padre e Nostro Signore, assolutamente sconosciuto a tutti nel cuore di Singapore, ma al centro del mondo, perché nascosto con Cristo in Dio.
p. Serafino
CONOSCIAMO LA COMUNITÀ AUSTRALIANACONOSCIAMO LA COMUNITÀ AUSTRALIANA
La nostra Comunità in Australia è così com‐
posta: ◊ Melbourne: 41 consacrati ◊ Shepparton (stato del Victoria, a circa 200 chilometri da Melbourne): 8 consacrati
◊ Albury (stato del Victoria, a circa 280 chi‐lometri da Melbourne): 2 consacrati
◊ Wagga Wagga (Stato del New South Wa‐les, a circa 300 chilometri da Melbourne): 9 consacrati
◊ Maitland (a circa 200 chilometri da Sydney): 4 consacrati
◊ Western Australia: 11 consacrati ◊ Nuova Zelanda: 1 consacrato
In tutto ci sono pertanto in Australia 74 consacrati, e ora quasi altrettanti aspiranti.
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P. Serafino a Sydney con il Cardinale GEORGE PELL e l’Assistente di Fami‐glia Beverly Thomas.
Le nuove consacrate del Western Australia, insieme a p. Serafino e Beverly.
Consacrazione di CAROLINA FERNANDEZ (la prima a sini‐stra), sorridente con le sorelle e la mamma AGNES (col velo), anche lei consacrata.
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Vita delle Famiglie
DA BIELLA I VOTI DI MASSIMO (ERIC)
È il primo fratello della vita comune che pren‐de i voti dopo la morte del Padre. Eric Chang, di origine cinese, cittadino america‐
no, ora fratello del IV ramo con il nome di Mas‐simo. Eravamo davvero in tanti l'8 dicembre a Biella, nella chiesa dei Salesiani di Vigliano Biel‐lese, e non solo dal Piemonte, ma da Milano, dal Veneto, da Modena, Firenze (compreso l'Assi‐stente Generale Costantino Ciampi), Bologna, Livorno, addirittura dalla Sicilia, e naturalmente tutta la vita comune al completo. Eravamo lì per Eric, per gioire per questa bella vocazione. Eric nasce da una famiglia non cristiana. Riceve
il battesimo da ragazzo, e da quel momento si incammina per una via di perfezione che gli fa incontrare la Comunità a Modena. Laureato in fisica, Eric entra nel mondo del lavoro nel cam‐po della ricerca di particelle sub‐nucleari (questo è quanto ci è stato dato di capire), e pubblica i suoi articoli sulle riviste scientifiche specializzate. Dall'America viene mandato in Italia, a Modena, dove si impegna con pieno successo in questo lavoro così prestigioso. Quando una carriera luminosa gli si apre davan‐ti, ecco che Eric incontra la Comunità, e comin‐cia a frequentare anche la vita comune alla Ma‐donna del Sasso. Qui matura la sua vocazione: decide di lasciare il lavoro e iniziare il cammino di preparazione ai voti, a Biella, sotto la direzio‐ne di p. Bernardo. La famiglia, in America, riceve la notizia di questa novità, e viene in Italia per vedere che cosa sta succedendo a questo figlio, fisico, ora così propenso ad altre mete e altre vie. Ricevute rassicurazioni che tutto sta andan‐do bene, e con la gioia di Eric, il cammino prose‐gue, e si arriva al momento dei voti. 8 dicembre 2007. Vediamo Eric imperturbabi‐
le, alla mattina, eppure ci dicono che è emozio‐nato. Se lo è, non ce ne accorgiamo. La Messa è solenne, con tanti sacerdoti attorno all'altare. È la Messa dell'Immacolata Concezione, ed Eric viene affidato alla Madonna. C'è una certa curiosità attorno al nome che gli
verrà dato …. Chissà ... sarà la volta buona per Barsanufio, monaco recluso? Sarà la volta di
Afraate, di Sisoes, di Ammone? Niente di tutto questo: gli viene dato il nome di Massimo, in onore, ci viene spiegato, di Massimo il Confesso‐re, monaco del VII secolo, che meritò questo soprannome per aver difeso la dottrina della duplice volontà del Cristo, cosa che gli costò una persecuzione violenta. Eric‐Massimo è il tipo, infatti, dello studioso
coscienzioso e serio. Ora studia le cose di Dio, non dimenticando la dimensione di lavoro ma‐nuale (a Biella infatti andava spesso a lavorare nell'orto, ci dicono ...). Ringraziamo Maria Santissima per il nuovo do‐
no in Comunità, ringraziamo Massimo per la sua docilità all'azione dello Spirito. Viene facile au‐gurargli, a questo punto ... di andare ... al massi‐mo!
Case San Gregorio e Mater Misericordiae
BENVENUTO, MASSIMO! È l’alba dell’otto dicembre, festa dell’Imma‐
colata. La nebbia fascia buona parte del nord Italia. Da Torino a Vigliano Biellese, dove siamo diretti, i banchi di nebbia si succedono senza interruzione – e non è un modo di dire … Chi, come noi, in queste prime ore del giorno si trova a solcare le autostrade della Pianura Padana, non può non nutrire un po’ di apprensione: la nebbia, proprio oggi, non ci voleva. Ma come ci insegnano tutti gli uomini e le donne di fede, don Divo incluso, certe difficoltà hanno un che di incoraggiante. Confermano, infatti, che si sta facendo la cosa giusta; o, per dirla in altri termi‐ni, che si stanno pestando i calli a “qualcuno” cui non fa piacere, appunto, vederci fare la cosa giusta, e che dunque si sforza di ostacolarci, mettendoci, per esempio, in ansia. Pertanto, benché si guidi con difficoltà, “si rinfranchi il tuo cuore/ e spera nel Signore”. E, in effetti, giunti a Vigliano – si badi: esattamente a Vigliano e non prima – le nebbie si dissolvono in maniera re‐pentina, e ci troviamo immersi in un paesaggio terso, luminoso. Ci accoglie, inondata dal sole, la corona imbiancata delle Alpi. Neanche troppo in lontananza scorgiamo Biella, la città in cui visse e morì quel Gregorio Sannino che si offrì come “concime” per far fiorire la Comunità dei figli di Dio. E oggi, nonostante il calendario dica il con‐trario, è giorno di fiori e di frutti. Dunque, nebbia o non nebbia, a Vigliano splen‐
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de il sole. L’appuntamento è al Convitto Salesia‐no per le 9,00. Giriamo un po’ senza trovarlo, finché, nei pressi di una bella chiesa dedicata a San Giuseppe Operaio, intravediamo un monaco barbuto intento ad arrampicarsi con totale sprezzo del pericolo su una cancellata gelida per appendervi qualche cartoncino segnaletico in tipico stile CFD: ok, quello è p. Bernardo, e noi siamo decisamente arrivati. Poco alla volta, a piccoli gruppi, la Comunità riempie il salone del Convitto, dove p. Serafino guida la preghiera. Intanto la gente continua ad affluire. Intorno alle 10,00 la grande sala straripa già, alcuni fati‐cano persino a entrarvi. Nella marea che ci cir‐conda spiccano le figure scure delle sorelle e dei fratelli del IV ramo, giunti qui quasi al completo; spicca anche, per la statura, l’Assistente Genera‐le Costantino; e poi ci sono consacrati e aspiran‐ti arrivati da varie parti d’Italia: da Firenze, da Lucca, da Livorno, da Milano, da Padova, da Bo‐logna, persino dalla Sicilia, oltre che, ovviamen‐te, dal Piemonte. L’elenco è, credo, incompleto, ma non si può non citare il gruppo di Modena, il quale ha, in un certo senso, generato alla Comu‐nità la vocazione di Eric. Già, Eric! È lui il protagonista di questa giorna‐
ta, è per lui che la CFD di mezza Italia si è mobili‐tata. È significativo il fatto che, tra le Lodi e l’Acathistos, p. Serafino ci racconti del suo re‐cente viaggio che l’ha condotto, tra l’altro, an‐che negli USA, patria di Eric. Colpisce, anzi, rile‐vare che, praticamente negli stessi giorni in cui ha luogo la vestizione del primo monaco statuni‐tense, al di là dell’Oceano quasi venti aspiranti inizino a raccogliersi intorno a Brenda, prima consacrata americana. La Messa dei primi voti di Eric viene celebrata
accanto al Convitto, nella chiesa di San Giusep‐pe. Durante la sua omelia, p. Serafino trae spun‐to dall’odierna festa della Madonna per rimarca‐re come l’umiltà, la generosità, il coraggio – in una parola: la fede – di Maria, le abbiano con‐sentito di svuotarsi di tutta se stessa per acco‐gliere, spiritualmente oltre che fisicamente, Dio, permettendo così al Signore di operare i prodigi inauditi per i quali ancora l’umanità la chiama beata. Sull’esempio di Maria tutti noi siamo invi‐tati a divenire vasi spirituali, pronti a offrire a Dio il nulla che siamo per lasciarci colmare del tutto che Egli è. Non solo Eric, ma tutti noi – gio‐vani e anziani, sposi e religiosi, sani e malati – siamo chiamati a darci a Dio, e non domani ben‐
sì ora, adesso, mentre partecipiamo a questa Messa o mentre tu, che a Vigliano non c’eri, leg‐gi il Notiziario. Gesù ci chiede di amarlo, ci sup‐plica di amarlo, come supplicò Margherita Maria Alacoque: “Almeno tu, amami!”. E la Madonna, dopo averci dato il proprio esempio, ci donerà anche di amare Gesù con il suo stesso Cuore Immacolato. Ma bisogna decidersi, essere gene‐rosi come lo fu Lei, non tergiversare, non essere timorosi, come se il Signore fosse uno che viene a sottrarci qualcosa. Non è più tempo di medio‐crità, insomma, di cristianesimi finti, superficiali, di facciata, di cristianesimi una tantum, quando conviene, quando ci si sente. Il clima che si re‐spira oggi, permeato di relativismo, esige una testimonianza autentica, da cristiani nel vero senso della parola, nell’unico senso della Parola. (Chissà, forse a qualcuno sono tornate in mente le parole del filosofo Pascal, contemporaneo di santa Margherita Maria Alacoque, il quale, già nel ‘600, notava: “Quando tutto si muove egual‐mente, nulla si muove in apparenza, come su una nave. Quando tutti vanno verso la sfrena‐tezza nessuno sembra che ci vada. Chi si ferma fa rilevare il movimento degli altri, come un punto fisso”). Dunque c’è bisogno di punti fermi nella fede. E allora è davvero di buon auspicio che il nome imposto a Eric sia quello di san Mas‐simo confessore (580‐662), teologo, mistico e martire orientale, che preferì farsi tagliare lin‐gua e mano destra piuttosto di non testimoniare la propria fede. E, dopo il momento solenne, ecco quello convi‐
viale, chiassoso quanto può esserlo un pranzo con circa 220 commensali! Segue poi un ballet‐to, a metà strada tra il sirtaki e il circolo circasso, eseguito in onore di Eric – pardon, fratel Massi‐mo –, il quale riesce comunque a dissimulare tutto il proprio sconcerto dietro a un impertur‐babile sorriso di cristiana rassegnazione. Duran‐te il balletto musicale i nostri carissimi Angelo e Luciana Dondana, colonne storiche della Comu‐nità di Biella e non solo, presi dall'emozione del‐la canzone, crollano al suolo dal loro palco. La canzone si interrompe: niente di male, ha solo ceduto il tavolo sul quale erano seduti. Certo, lo schianto si è sentito bene, un volo d'angelo dei due che, ammaccati, riprendono comunque po‐sizione. La giornata si conclude con la preghiera dei
Vespri e i ringraziamenti del neomonaco a tutta la Comunità per averlo sostenuto con la pre‐
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ghiera durante il cammino di discernimento. Quindi fr. Massimo accoglie in aspirantato Anto‐nella, una signora piemontese, e, dulcis in fundo, propone di salutare con una Salve Regina la Ma‐donna (dopo tutto è la sua festa), cui, già in mat‐tinata, al termine della Messa, si sono affidati tutti i malati e i sofferenti. È ormai quasi l’imbrunire quando ripartiamo. A
Vigliano lasciamo un monaco in più, e questa è
già una bella notizia. Se poi pensiamo che que‐sto monaco è laureato in fisica e che, chissà, magari con qualche anno di studio in più avreb‐be potuto rientrare nel novero di quanti giocano a fabbricare ordigni atomici… non è più soltanto una bella notizia. È una bomba.
Gian Luca Regge
Biella, 8 dicembre 2007,
Festa dell’Immacolata:
Fr Massimo (Eric), raggiante il giorno della vestizione.
La Comunità esprime il suo vivo ringraziamento per la grande opera offerta con tanto amore dalle nostre sorelle biellesi Francesca Zaghi e Filippina Vella che hanno preparato – insieme ad altre persone della CFD di Biella - il pranzo per la vestizione di Massimo in giorni e giorni di lavoro. Un ulteriore ringraziamento va ad Emilio Casoli, fratello del nostro consa-
crato Riccardo, per il prezioso aiuto offerto nella registrazione del canto pre-parato per la festa di Eric, ispirato a un ballo popolare piemontese.
ANCORA DALLA FAMIGLIA PIEMONTESE Segnaliamo un paio di novità circa la Famiglia
piemontese. In data 11 novembre 2007 a Casa San Gregorio
sono entrate in aspirantato due giovani mamme:
Lucia Fogliato di Bra (Cuneo) e Roberta Verna di Torino. Il 21 ottobre 2007 un'altra giovane mamma,
Lucia Raffanini di Verbania, ha invece rinnovato i primi voti a Casa Mater Misericordiae.
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IL RIENTRO DELLE SORELLE DEL IV RAMO DAL BENIN Le sorelle del IV ramo che sono state diversi
anni a Parakou, sr. Angela, sr. Veronica e sr. Ma‐rie Thérèse (Mariette Agbatchi), sono rientrare in Italia nel mese di dicembre, e al momento si trovano alla Casa della Trasfigurazione. Rimar‐ranno in Italia un certo tempo, forse anche ab‐bastanza lungo. Si tratta per loro, infatti, di tra‐scorre un certo periodo di nuovo insieme, con le altre sorelle che sono rimaste sempre in Italia, dopo che hanno vissuto, in questi ultimi tempi, piuttosto lontane e frammentate tra loro. Al momento in cui il Notiziario va in stampa, le
sorelle sono a Settignano alla Casa della Trasfi‐gurazione, ma è probabile che nel giro di poco tempo esse trovino una sistemazione per loro più adatta e congrua. Nel caso, daremo comuni‐cazione della nuova sistemazione. E la Casa Santa Thérèse a Parakou in Benin?
Rimane una nostra Casa, a disposizione della Comunità locale. La curerà il nostro fratello con‐sacrato sacerdote don Romain Atekou, che ha vissuto un paio di anni a Casa San Sergio e che sta ultimando un periodo di studi e di servizio pastorale presso la Diocesi di Fiesole. Nei prossi‐mi mesi don Romain tornerà definitivamente in Benin, e andrà a stazionarsi proprio nella nostra Casa, dove sono già attualmente altri due sacer‐doti con incarichi diocesani. Tutto questo è stato ampiamente concordato con l'Arcivescovo di Parakou, Mons. Fedele Agbatchi, che è contento di questa soluzione. Le sorelle Angela e Veronica hanno maturato
una lunga esperienza in terra africana, esperien‐za che le ha arricchite sotto tanti punti di vista e che ora condivideranno con le altre sorelle e con la Comunità intera. Intanto vogliamo dare il no‐stro benvenuto alla sorella del IV ramo africana, sr. Marie Therèse, che in questi primi tempi sta impegnandosi a imparare e perfezionare il pro‐prio italiano. Desideriamo fare di tutto perché possa trovarsi bene tra di noi, e per questo oltre la nostra preghiera, le assicuriamo tutto il no‐stro affetto.
DALLA PUGLIA CENTRALE VI MANDO A DUE A DUE ... Padre Benedetto erano dieci anni che mancava
dalla Puglia Centrale ed eccolo arrivare con Da‐
miano ed insieme fanno nevicare non solo sulla Puglia, ma lungo tutto il percorso, per arrivare a Bari. In stazione, ad accoglierli, c’era la famiglia Pe‐
sce, con Marilina in testa, che li conducono a S. Spirito direttamente in parrocchia, per la cele‐brazione della Santa Messa, in un clima nevoso che sembrava quasi di essere al nord in Trenti‐no. Poi tutti a casa di Tina per la celebrazione dei Vespri e stare insieme intorno a tante cose buone preparate da Tina (la regina della focac‐cia con cipolla) e Carmela. Il sabato mattina tra un’abbondante nevicata,
incontri personali a casa Mastromatteo, con Damiano prelevato da Pino Loconte in visita a Bari alla Basilica di San Nicola e pranzo a casa della famiglia Pesce. Nel pomeriggio incontro di gruppo a Modugno
dove Damiano ha parlato dell’importanza dei voti in Comunità, come mezzo efficace per vive‐re bene la nostra donazione al Signore con la Consacrazione nella C.F.D. La domenica giornata di ritiro e di festa per
l’emissione dei Voti Perpetui della nostra cara sorella Tina, voti fatti alla presenza delle suore Vincenziane e di molti anziani che hanno parte‐cipato alla Santa Messa insieme a noi. E si termina con una sorpresa per tutti, quando
al termine padre Benedetto, chiama all’altare il nostro delegato Vito Di Ciaula con la moglie Mi‐lena per l’inizio di preparazione per i voti: nessu‐no ne era al corrente e certamente saranno per tutti noi della delegazione un forte esempio ed una grande testimonianza (che il Signore stia sempre vicino a loro in questo cammino) e noi li accompagneremo con la nostra preghiera. Al termine, grande festa, per la sposa Tina e
taglio finale delle torte: una per Tina, ed una per i compleanni di Marilina e Delia (gli anni non si dicono). Nel tardo pomeriggio si continua con
l’adunanza sul tema del mese: la Verginità. Al termine della giornata si arriva stanchi, ma
spiritualmente pieni di quella carica che ci fa comprendere quanto è bella questa nostra fami‐glia nella quale Dio ci ha riuniti eternamente con il Suo Sangue, legame che va ben al di là di quel‐lo di sangue, perché questo terminerà e quello della C.F.D. rimarrà. E ricordiamo le parole di don Divo Barsotti nel suo testamento “Rivedrò i
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miei fratelli di sangue, il babbo, la mamma, ma certo l’unità più vera, più grande nell’amore, nella mia unione con Cristo, sarà con tutti i miei figli”. Un grazie di cuore a p. Benedetto e a Damiano
per queste ore intense che ci hanno donato: che il Signore vi benedica e vi ricolmi di tanta gioia nello Spirito.
Delegazione Puglia Centrale
I GRANDI PENSATORI DEL CRISTIANESIMO RUSSO Sabato 9 febbraio si terrà a Settignano, nei locali della Misericordia, il ter‐zo incontro del ciclo organizzato da Casa San Sergio dedicato ai grandi pen‐satori del cristianesimo russo. L'incontro sarà guidato dalla prof. Maria Campatelli, membro del Centro Aletti e avrà come tema la vita e il pensie‐ro di Sergej Bulgakov, il più noto teologo ortodosso del XX secolo.
Una presentazione più ampia di questo incontro si può ritrovare nel Noti‐ziario di ottobre 2007, a pag. 29 (come forse vi ricordate c'è stato un cam‐biamento nel programma stabilito all'inizio dell'anno comunitario). Vi aspettiamo numerosi. L'incontro avrà inizio come sempre alle ore 15.30.
p. Stefano
Consacrazione di ANNAMARIA PANETTA, di Oste (Prato), du‐rante l’adunanza di Firenze del 16 dicembre 2007.
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CONFERENZA SU DON DIVO BARSOTTI IN COLOMBIA I fratelli della Comunità colombiana ci informa‐
no che, in occasione del secondo anniversario della morte del Padre Fondatore, organizzano a Bogotà una conferenza sulla vita di don Divo Barsotti. Interessa loro illustrare e fare conosce‐re la vita di don Divo, i luoghi da lui frequentati, la sua esperienza, i suoi passi, la sua storia. A questo fine hanno tradotto completamente
in spagnolo il testo “Una Comunità e il suo fon‐datore”, il libro che fu presentato in occasione dei 90 anni del Padre, e hanno ricercato altro materiale. Pensate che si sono persino messi in contatto con i parenti del Padre a Palaia per po‐ter avere materiale sui primi anni della vita del Padre, da ragazzo in paese e poi al Seminario. Tra i relatori di questo primo convegno ci sarà anche un Vescovo che leggerà dei testi tratti dal Diario “La fuga immobile” (naturalmente, in lin‐gua spagnola). Davvero non abbiamo parole per esprimere i
nostri ringraziamenti a questi impareggiabili fra‐telli colombiani. Qui dall'Italia pregheremo per‐ché tale incontro raggiunga il suo fine e il suo scopo, quello cioè di fare conoscere la figura del Padre, per poter poi entrare nel mondo delle
letture dei suoi testi, e in questo modo aprire anche la via della conoscenza della nostra Co‐munità.
DA RAGUSA, L'INDAGINE SULLE OSTIE MOLTIPLICATE Poco prima di Natale, abbiamo ricevuto questa
lettera da parte di Mariolina Morello, la Delega‐ta di Ragusa: “Ieri ci hanno comunicato che tra lunedì e mercoledì prossimi saremo ascoltati tutti per la testimonianza riguardante il miracolo eucaristico”. Noi della Comunità saremo in cin‐que. E così concludiamo il tutto, per quanto ci riguarda”. Dunque le cose procedono molto seriamente.
La commissione istituita per la valutazione del fatto straordinario successo durante la Messa di P. Doroteo celebrata a Ragusa il 17 gennaio 2007 è giunta alle interrogazioni dirette dei te‐stimoni. Attendiamo l'esito e il responso della Chiesa,
non senza una certa emozione. Siamo felici na‐turalmente per la Beata Candida dell'Eucaristia, ma lo siamo anche di più per il fatto successo durante la S. Messa celebrata da uno dei nostri sacerdoti alla presenza della CFD. E se la Chiesa valuterà che non ci sono elemen‐
ti sufficienti per dichiarare il miracolo vero e proprio, saremo contenti lo stesso perché in quel caso celebreremo il nostro atto di piena adesione e sottomissione ai voleri della nostra Santa Madre Chiesa.
INTENZIONI DI PREGHIERA PER I NOSTRI PICCOLI
Sono sempre tante le intenzioni di preghiere per i nostri malati, non le segnaliamo tutte nel Notiziario, sapendo che nelle singole Famiglie si prega per loro. Segnaliamo però due situazioni per le quali chiediamo la preghiera di tutti: Alessandro Riso, 13 anni, figlio della nostra Maria Savarino, di Augusta (Siracusa), affetto da una malat‐tia grave e penosa. Preghiamo anche per il piccolo Mattia Meli, figlio della nostra coppia di consacrati di Caltanissetta Giuseppe e Maria Catena. Mattia ha qualche mese di vita, ed è nato con diversi problemi, ancora tutti da valutare. Alessandro e Mattia. I nostri piccoli sono la parte preziosa della nostra vita. Offriamo per loro e per le loro famiglie tutta la nostra preghiera, la nostra ardente supplica al Signore.
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Pubblichiamo questa lettera, del 1964, di Atti‐lio Pomella, recentemente scomparso (12 di‐cembre 2007) trovata nella sua cartella nell'ar‐chivio. Attilio, allora quarantenne, era appena entrato nella Comunità, e questa lettera ci ripor‐ta al clima di gioia di avere incontrato il Padre, la Comunità, e una famiglia.
Treviso, 20 dicembre 1964
Caro Padre, pensavo di approfittare delle vacanze per veni‐
re a Firenze, ma imprevisti impegni familiari mi costringono a modificare il mio progetto. Con rassegnazione attenderò la sua venuta a Vene‐zia, che tutti ci auguriamo sia abbastanza prossi‐ma.
Caro Padre, quanta generosità il Signore ci ha manifestato col concederci il prezioso privilegio di incontrarci con lei! Ci si sente completamente rinnovati e trasformati, anche se più aggravati dal peso enorme delle responsabilità. Non è più possibile tornare indietro, ci si sente sempre più attratti e la sua parola è uno stimolo continuo alla meravigliosa ascesi e ci riempie il cuore di felicità e più profonda si fa la consapevolezza di quanto bello e meraviglioso sia il dono di essere cristiani. La sua incisiva parola è diventata ali‐mento indispensabile e ci aiuta a rendere micro‐scopiche le proporzioni di ogni ostacolo che po‐trebbe angustiare la nostra esistenza. Grazie, Padre, di averci insegnato a guardare il Signore con nuovo spirito, ad amarlo con nuove disposi‐zioni, ad interpretare le nostre esistenze sotto una nuova e meravigliosa luce! È bello sentirsi
parte integrante di una così bella Comunità. Mi sento sorretto dall'aiuto di tutti e il mio cammi‐no si è fatto più franco, in me stanno scompa‐rendo tutte le titubanze. Non mi sento più solo, sento che il mio cuore si dilata di giorno in gior‐no e si riempie di indicibile letizia. Anche se a causa della mia nullità, specialmente se parago‐nata alla ricchezza spirituale di tutti i fratelli, io mi sento tanto indegno, tuttavia accetto con umiltà e con il cuore gonfio di consolazione tan‐ta generosità e nel limite della mia pochezza,
anche se sproporzionato nel confronto, cerco di contribuire, a mia volta, con la mia miserrima preghiera. Grazie, Padre, di avermi così senza riserve steso la mano, a me, un minuscolo inset‐to, pieno di limiti e di ombre. A volte stento a credere che tutto ciò sia una realtà. Vorrei scri‐verle molte cose, ma il pudore mi inibisce, vorrei e desidererei conversare a lungo con lei, ma alla sua presenza mi sento sgomento e impaurito, e il più delle volte sono preso dalla tentazione di nascondermi. Io posso paragonarmi a un vaso vuoto di contenuto, desideroso di essere riempi‐to. Ecco perchè quando la sento parlare pendo dalle sue labbra e non mi lascio sfuggire nulla: troppo prezioso è il dono, troppo raro il nuovo significato di esse. Ma credo di doverla ringra‐ziare soprattutto per avermi accettato così
La lettera di un neoconsacrato al Padre (nell’anno 1964)
Attilio Pomella: di Treviso
nato: 25 settembre 1925 consacrato: 9 agosto 1964 morto: 12 dicembre 2007
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In morte di Riccarda Ci scrive Carmelita, da Merano, sorella di Riccarda Dal Bosco. Riccarda ha molto sofferto nell'ultimo tempo, ma non si è mai lamentata, ha ri‐cevuto il sacramento degli infermi da don Mario Gretter e poi è come caduta in letargo. L'unica colpa di cui si rammaricava è stata di non riuscire a dire bene l'Uf‐ficio. La sua vita era incentrata sui voti e il grande affetto per tutti noi e la Comu‐nità. La visita di p. Serafino pochi mesi fa è stata per lei molto preziosa. P. Agosti‐no poi ha permesso a p. Stefano, dopo il ritiro, di fermarsi per la Messa funebre, che è stata una vera festa ed una meraviglia per i numerosi partecipanti. È stata l'ultima grazia del Signore. Con affetto a tutti,
Carmelita Bernardi
come sono: ancora un fanciullo sperduto e bal‐buziente. Anche se la mia posizione nella Comunità è to‐
talmente passiva, anche se non ci saranno pro‐spettive migliori, data la mia imperfetta struttu‐ra, anche se la mia presenza è solamente un pe‐so morto, anche se il mio contributo è nullo, poi‐ché di tutto abbisogno e nulla posseggo, tuttavia spero sempre che lei, Padre, mi consideri un suo figlio e non mi respinga, anche se nella bella fa‐miglia io sono il figlio meno dotato. Mi accontento di un piccolo cantuccio e sono
sicuro che anche a me giungerà una piccola por‐zione del bel tepore del grande calore che si spri‐giona dal centro.
Ogni settimana ci troviamo a Vittorio Veneto in casa di Ezia Schenardi per incamerare ossigeno sufficiente per tirare avanti tutta la settimana. Essenziale è che ci giunga la sua voce, con un
mezzo o con l'altro. Mi scusi, Padre, per averle rubato del tempo prezioso per ascoltarmi, ma grazie, Padre, grazie, per tanta gioia. Come è bel‐lo! Troppo bello tutto questo! Grazie, grazie, gra‐zie. La mia umile preghiera per lei, per la Comunità
tutta non mancherà la Notte santa ai piedi del Bambino Gesù.
Attilio Pomella
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Anniversario defunti: febbraio 2008
A LODI VESPRI dopo l'ultima invocazione si aggiunga: Signore, ti raccomandiamo il nostro fratello (la nostra sorella) ... che in questo giorno hai chia‐
mato a te da questa vita …. Donagli (Donale) la tua pace e fallo (falla) partecipe della gloria della Tua resurrezione.
1 Emilia Girando + 1999 Centallo (CN) 2 Giulia Speciale + 1996 Palermo Lina Valenti + 1998 Merano (BZ) Margherita Poggi + 2003 Firenze Giannina Zanfi + 2006 Modena Licia Confortini + 2007 Firenze 3 Rosa Bellei + 1982 Modena Ilda Kostner + 1994 Predazzo (TN) 7 Sebastiano Allegretti + 2006 Siracusa 8 Elena Cavazzoni +2000 Bologna 9 Linda Pucci + 1980 Modena Rosetta Croci + 2006 Palermo 10 Angela Cattelan + 1995 Venezia 11 Enzo Menna + 2004 Napoli 12 Albino Puviani + 1997 Mirandola (MO) 13 Gabriella Zavataro + 1995 Firenze 14 Luigi Strippoli + 1999 Santo Spirito (BA) 15 Angelica Geppariello + 1997 Napoli PADRE FONDATORE +2006
17 Giovanni Paganelli + 1983 Palaia (PI) Francesco Castaldo + 1988 Marigliano (NA) 18 Iole Astolfi + 1997 Bologna Virginia Partel + 1993 Carano (TN) Lamberto Coppini + 2000 Bologna 19 Valentina Ceccuzzi + 1990 Firenze 21 Maria Della Ragione + 1990 Napoli Prima Leoni + 1998 Firenze 22 Irma Dido + 2001 Verbania Concetta Aloja + 2002 Napoli 23 Lia Pifferi + 2003 Camerino (PG) 24 Mariella Zanaboni + 2005 Palermo Maria Rizzo + 2005 Oria (BR) 26 Sergio Benetello + 2001 Grosseto Lia Paoli + 2005 Firenze 28 Maria Clotilde Righi + 1969 Modena Ines Gregori + 1990 Merano (BZ) Luciana Raise + 2006 Monselice (PD)
P. Serafino con Rachele Bocchiola (Pallanza, – Novara), già Assistente generale della CFD nel sessennio 1979‐1985.
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I nostri Santi patroni dei gruppi
Febbraio 2008
2 B. Vergine d'Oropa: (Gruppo di Biella) 4 Nostra Signora dello Sri‐Lanka: (Gruppo di Moratuwa) 8 B. Bakhita: (Gruppo di Milano) 11 Nostra Signora di Lourdes: (Gruppo di Battaramulla) 17 Sette Santi Fondatori: (Gruppo di Firenze) Serva di Dio Edvige Carboni: (Gruppo di Sassari) 19 S. Corrado Eremita: (Gruppo di Siracusa) 20 S. Barsanufio: (Gruppo di Ora – BR) 25 S. Gerlando: (Gruppo di Agrigento) 27 S. Gabriele dell'Addolorata: (Gruppo di Grosseto)
Santuario di Oropa (Biella)
Nostra Signora di Lourdes La Vergine con i Sette Santi fondatori