febbraio/marzo2010
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L'eco di cassandraTRANSCRIPT
Iniziativa patrocinata dall’Ateneo FEDERICO II
Anno II - Numero VII Febbraio-Marzo 2010 Testata registrata al Tribunale di Napoli n. 99 del 22-12-08
L’eco di Cassandra n°VII anno II
Direttore Responsabile: Lorenzo Crea
Fondatori: Leonarda Di Meo
Giancarlo Marino
Mara Russo
Impaginazione e Gestione sito
web: Alessandra Marziale
Redattori: Ilena Ambrosio; Simona Bonetti;
Lavinia M. Caradonna; Antonio
Cristiano; Fabrizio De Rosa, Mirella De
Sisto; Giovy De Vita; Eduardo Di
Pietro, Serena Di Vito; Matteo
Dell'Aria; Giovanni Di Benedetto;
Jundra Elce; Giulia Esposito; Sabrina
Gamella, Antonella Giacomaniello;
Simona Grieco; Sara Imbriani;
Annamaria Iodice; Fiorina Izzo;
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Lobefalo; Enrica Mossetti; Angela
Marino; Alessandra Marziale; Andrea
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SITO CASSANDRA http://ecodicassandra.altervista.org/
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Indice News Echi dall’Ateneo pag. 3
Echi dal mondo pag. 4-6
Dossier: Aphartaid pag. 7
Lettere in…chiostro: Recensioni Libri pag. 9-14
Dietro lo schermo: Intervista a Gabriele Muccino
pag. 15
Arte in scena: Teatro pag. 17
Il giardino di Epicuro: Riflessioni : pag. 19
L’eco di Cassandra n° VII anno II
News News News
Si avvisano gli utenti che il servizio fotocopie è stato affidato dal 13 gennaio ad una ditta esterna
che lo gestisce in totale autonomia garantendo così una maggiore efficienza.
Questo è l’incipit dell’avviso che si trova in
varie copie nei corridoi e sulle fotocopiatrici
della Brau per avvertire l’utenza
dell’avvenuto cambio di fotocopiatrici. Non
ci aspettavamo a dir la verità tanto fine
sarcasmo, un così straordinario sfottò degno
del miglior principe de Curtis da un semplice
avviso al pubblico di una biblioteca. Una
perla di comicità che si potrebbe ignorare se
l’attenzione non vi venisse richiamata di
prepotenza dall’ “efficienza” di tale servizio.
Le vecchie fotocopiatrici
funzionavano a scheda e con 3
euro, si stampavano 100 fotocopie
per un costo di 0,3 centesimi a
fotocopia. Le nuove fotocopiatrici
funzionano soltanto con le monete
e richiedono ben 10 centesimi a
fotocopia. Il costo del servizio è
dunque di punto in bianco più che
triplicato. Il peggio però, dal punto
di vista economico, è che le nuove
fotocopiatrici non danno il resto e, dunque, o
si calcola al centesimo (e si ha la disponibilità
di ogni tipo di centesimo) il numero delle
pagine da riprodurre o si contribuirà con una
involontaria donazione ai bilanci in attivo
della “ditta esterna”. Ma, dulcis in fundo, la
nuova svolta in nome dell’efficienza non si
ferma qui. Alessia Pezzillo, collaboratrice part
time della biblioteca e studentessa di Filologia
Moderna, mi conferma quella che, a prima
vista, avevo preso per una delle solite e
strampalate leggende universitarie.
Quando finisce la carta nelle nuove
fotocopiatrici gli addetti della biblioteca non
possono sostituirla, ma devono chiamare il
tecnico della ditta, l’unico che abbia le chiavi
dei vani dove si trova la carta e l’unico che
possa sostituirla. Risultato pratico?
L’utente a cui finisce la carta mentre sta
eseguendo delle fotocopie deve rassegnarsi a
perdere i soldi già inseriti e spostarsi su un’
altra macchina poiché l’arrivo del tecnico
della ditta tutto sarà tranne che immediato. Le
opinioni degli altri studenti interpellati su
questo cambio concordano sul trovare poco
meno di un furto l’alto costo del servizio e
assolutamente inefficienti i nuovi macchinari
che spesso si inceppano
cancellando credito. Per Christian
Vassallo dottorando al CNR
«L’unica cosa che ci distingueva
positivamente rispetto alle
università tedesche era la
disponibilità della carta per fare le
fotocopie. Ci siamo adeguati
all’unica pecca del sistema
tedesco». Per Giovanni di
Benedetto «Una pessima novità come questa
va ad intaccare profondamente il gradimento
che molti studenti accordavano alla nuova
sistemazione della Brau» e sottolinea come, a
suo parere, molti studenti si organizzeranno,
dove i libri siano prestabili, per eseguire le
fotocopie al di fuori della struttura della
biblioteca, riducendo al minimo l’uso delle
fotocopiatrici. Intanto, in tutto questo, il nome
di questa famigerata ditta esterna non si è
potuto sapere; non appare, infatti, né
nell’avviso sopra citato né sulle macchine
fotocopiatrici. Avremmo voluto chiedere
questo ed altro alla dott.ssa Gigliola Golia,
direttrice della Biblioteca, ma purtroppo
risulta attualmente in ferie. Così dovremmo
rimandare l’intervista al prossimo numero.
Francesco Lobefalo
L’eco di Cassandra n° VII anno II
In un’epoca di passioni sopite, di antipolitica
e di un imperante “sono tutti uguali”, portare
un nome come Alternative per il socialismo è
sicuramente una scelta impegnativa. Non
priva di riferimenti teorici di rilievo,
Alternative per il socialismo è
un’associazione nata dal basso, giovanile, che
conta 421 tesserati. Un soggetto politico che
fin dalla sua nascita ha scelto la strada della
Rete e dell’unità piuttosto che la scorciatoia
dell’autoreferenzialità.
Dal 3 dicembre 2008, giorno della
presentazione pubblica di Alternative,
abbiamo inaugurato un cantiere politico
aperto a tutti quei soggetti che fossero disposti
a confrontarsi con noi. Un confronto lungo e
partecipato, senza tatticismi organizzativistici
che ha prodotto, dopo un anno, la nascita di
una Rete politica. La Rete di Alternative,
formata da soggetti che si riconoscono e
aderiscono alla nostra Carta dei Valori, è
composta da:
- Associazione non vedenti Louis
Braille, attiva già da cinque anni, con
la quale stiamo costruendo un gruppo
di volontariato per non vedenti attivo
su tutto il territorio campano;
- Associazione CittadiniGiornalisti con
la quale abbiamo fondato la testata
Avanguardie, giornale cartaceo e
online (www.avanguardie.info) Un
esperimento di giornalismo
partecipativo per monitorare i territori
e raccontare le lotte dei soggetti
politici della società civile;
- Movimento per il lavoro Udo con il
quale portiamo avanti le vertenze di
inserimento occupazionale dei precari
del Progetto Bros;
- Associazione InsiemePer con la quale
abbiamo organizzato eventi di
quartiere per gli anziani, un
doposcuola sociale e ora un carnevale
per i bambini della IV Municipalità.
Le Municipalità, altro tema importante sul
quale stiamo lavorando da tempo. Le
Municipalità, a causa di un decentramento
amministrativo parziale, hanno pochissimi
poteri e quindi una scarsa capacità di risolvere
i problemi dei residenti. Portare a
compimento la riforma del decentramento
significa riconoscere più poteri alle
Municipalità e una Municipalità con più
L’eco di Cassandra n° VII anno II
poteri significherebbe, ad esempio, gestire sul
territorio la Polizia Locale garantendo una
maggiore sicurezza ai cittadini.
Alternative per il socialismo è una realtà
politica che porta in sé valori profondi, ma
che non rinuncia alla ricerca dell’innovazione.
Ovvero, ripensare radicalmente quella sinistra
che per troppo tempo è rimasta chiusa nelle
cattedrali accademiche, intrappolata in
complicate astrazioni, lontana dalla sua gente.
Ripartire dall’unità dei soggetti politici e dal
radicamento popolare, così come noi stiamo
facendo, è l’unico modo per dare prospettiva e
futuro ad una sinistra di cui in questo paese
c’è estremo bisogno.
Francesco Donzelli
Presidente Alternative per il socialismo
Gigantesche Arche di Noè che provano a salpare,
centinaia di vulcani in eruzione, intere città sommerse.
No, non è la recensione dell’ultimo film di Roland
Emmerich, 2012, avrei sbagliato rubrica, ma ciò che
potrebbe accadere in un futuro non troppo remoto. A
Copenhagen il 30 novembre è iniziata la quindicesima
Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Ho sentito
nell’autobus diversi pareri a riguardo, tra i quali: «Ma
perché ce n’era bisogno? Con tutti i problemi che
teniamo, dobbiamo pensare pure al clima?»
Effettivamente non ci abbiamo mai pensato. Gli
scienziati britannici del Met Office prevedono che,
seguendo l’attuale inerzia decisionale in materia
climatica, entro il 2012 si verificherà un innalzamento
delle temperature medie globali di 5,5-7,1 gradi
centigradi. La stessa signora dell’autobus mi potrebbe
obiettare: «E a noi che ce ne importa, stiamo un poco
più caldi, meglio no?» Sì, certo. Ma se con un
innalzamento di soli 4 gradi un quinto delle specie
animali fossero a rischio di estinzione e due miliardi di
persone morissero per scarsità d’acqua, si potrebbe
fare lo stesso discorso? Gli scienziati britannici
sostengono che bisogna agire presto e velocemente,
tentando di mantenere l’aumento delle temperature
entro il limite massimo di 2 gradi. Questo sarebbe
possibile riducendo del 50% le emissioni di CO2 entro
il 2050. Per far ciò bisognerebbe consumare meno,
eliminando condizionatori, riducendo il riscaldamento
e l’illuminazione. Cosa che, inutile dirlo, nessuno è
disposto a fare. Allo scopo di tentare di mantenere le
temperature entro un limite sopportabile si sono
riuniti 21 paesi nella capitale danese. La mobilitazione
ha toccato fortunatamente anche noi. A Napoli 100
piazze sono state impegnate nella raccolta firme per la
petizione “Fermiamo la febbre del pianeta”, riducendo
le emissioni di CO2 e proponendo forme di energia
rinnovabili, non inquinanti. Numerosi nostri colleghi
sono partiti per Copenhagen e si sono tenuti in
contatto con noi attraverso telefonate trasmesse in
diretta a Radiodimassa e incontri nell’aula “Matteo
Ripa” dell’Orientale. Purtroppo l’accordo tanto atteso
tra i grandi paesi industrializzati e quelli in via di
sviluppo si è concluso con un buco nell’acqua. Una
dichiarazione politica che ha come obiettivo la
riduzione di gas serra entro limiti da definire in
gennaio. I singoli paesi dovranno presentare un
resoconto annuale delle loro azioni contro
l’inquinamento, ma senza impegno. Un accordo che
sancisce il funerale del pianeta, senza prospettive per
la soluzione dei problemi climatici, con l’ipotetico
traguardo di limitare il surriscaldamento globale a 2
gradi entro il prossimo secolo e il fondo di 30 miliardi
di dollari come risorse immediate. Il testo uscito dal
vertice ONU non è stato tecnicamente adottato, né
approvato. Non è quindi vincolante né politicamente,
né legalmente. Che dire? Eppure il vento soffia
ancora… Ma per quanto?
Allegra Taglialatela
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Venerdì 22 gennaio c'è stata
l'inaugurazione dei lavori della
fondazione Sudd. La fondazione,
nata la scorsa estate, fa
riferimento al presidente uscente della
Campania Antonio Bassolino. Per l'occasione,
presso la sede della fondazione, si è svolto un
dibattito sul tema delle pari opportunità e del
ruolo delle donne: in particolare, si è fatto
riferimento alla nuova legge elettorale
regionale, approvata l'anno scorso dal Consiglio
regionale della Campania, e dichiarata
conforme da una sentenza della Corte
costituzionale il 15 gennaio 2010, dopo il
ricorso del Governo centrale. La nuova legge
consente all'elettore di votare un partito e di
esprimere fino a due preferenze per i candidati:
ma nel caso che scelga di esprimerne due, “una
deve riguardare un candidato di genere
maschile e l’altra un candidato di genere
femminile della stessa lista, pena
l'annullamento della seconda preferenza” (e
dunque rimarrebbe valida solo la prima). Inoltre
la legge abolisce il cosiddetto “listino”, cioè
una lista bloccata di candidati collegati al
candidato presidente che risultavano eletti
automaticamente come “premio di
maggioranza” per garantire la coalizione
vincente in seno al Consiglio. Il dibattito ha
visto protagonisti degli ospiti illustri: oltre al
presidente Bassolino, nell'insolita veste di
moderatore del dibattito, i ministri Gianfranco
Rotondi e Mara Carfagna, e la presidente del
Partito democratico, Rosy Bindi. Il tenore degli
interventi si è tenuto dapprima sul discorso
generale della necessità di un maggiore peso
delle donne nella società, e in particolare nella
classe dirigente italiana, un punto su cui si sono
detti tutti concordi. Poi però il tema si è
spostato sui giudizi ai vari modelli elettorali, in
relazione al metodo di selezione
della classe politica: in particolare,
la Carfagna e Rotondi hanno
difeso il sistema delle liste
bloccate, perché esso consente, se
ben utilizzato (ma la recente
esperienza storica induce a dubitare che ciò sia
possibile), di far eleggere nelle assemblee
rappresentative – Consigli comunali,
provinciali e regionali, Parlamento nazionale –
persone valide che altrimenti non avrebbero i
mezzi o la notorietà sufficienti per essere scelti
direttamente dai cittadini, nonché
rappresentanti di territori poco popolosi e
quindi sistematicamente sotto-rappresentati;
posizione contestata da Bassolino, ma
soprattutto da Rosy Bindi, la
quale ha definito il primato
della scelta diretta dei
rappresentanti da parte degli
elettori come presupposto
fondamentale di qualsiasi sistema elettorale
realmente democratico, e ha dichiarato la sua
personale preferenza per il sistema elettorale
uninominale di collegio: Rotondi ha però
obiettato che in questo caso i candidati dei
collegi sarebbero comunque scelti dai partiti,
ma la Bindi ha replicato che tale sistema, al
contrario, faciliterebbe l'utilizzo delle
“primarie” come metodo democratico di
selezione dei candidati da parte dei cittadini. A
questa presa di posizione la piccola ma gremita
sala della fondazione ha risposto con un sincero
applauso. In conclusione, si può dire che la
“prima” della fondazione Sudd lascia ben
sperare per le sue iniziative future.
Salvatore Borghese
L’eco di Cassandra n° VII anno II
L’articolo 7 dello Statuto di Roma della Corte
Penale Internazionale adottato il 17 Luglio
1998 definisce come persecuzione “la
intenzionale e grave privazione dei diritti
fondamentali in violazione del diritto
internazionale, per ragioni connesse
all’identità del gruppo o della collettività”.
Un excursus nella storia mondiale conferma
quanto le persecuzioni siano state
protagoniste dell’agire dell’uomo minando
fortemente il suo fondamento razionale.
Le prime persecuzioni sono testimoniate già
nel Nuovo Testamento; in particolare, negli
Atti degli Apostoli si fa riferimento alle
posizioni contrarie delle autorità ebraiche di
Gerusalemme nei confronti della predicazione
cristiana.
“[1]In quel tempo il re Erode cominciò a
perseguitare alcuni membri della Chiesa [2]e
fece uccidere di spada Giacomo, fratello di
Giovanni. [3]Vedendo che questo era gradito
ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro.
Erano quelli i giorni degli Azzimi. [4]Fattolo
catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo
in custodia a quattro picchetti di quattro
soldati ciascuno, col proposito di farlo
comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
[5]Pietro dunque era tenuto in prigione,
mentre una preghiera saliva incessantemente a
Dio dalla Chiesa per lui.” Atti degli Apostoli
12:1-5.
Nel 1184 nel Concilio di Verona presieduto
dal papa Lucio III e dall’imperatore Federico
Barbarossa con la costituzione Ad abolendam
diversarum haeresum pravitatem si dava
forma al futuro tribunale dell’Inquisizione.
Nonostante l’Inquisizione si proponesse di
perseguire soprattutto gli eretici (coloro che
dogmatizzano contro la fede cristiana e,
generalmente, contro la religione), nella sua
fase matura, coinvolse anche il potere civile.
Nel 1252, con la bolla Ad extirpanda,
Innocenzo IV autorizzò l'uso della tortura e
Giovanni XXII estese i poteri
L’eco di Cassandra n° VII anno II
dell'Inquisizione nella lotta contro la
cosiddetta stregoneria.
Avvicinandoci al nostro passato più
immediato probabilmente gli episodi di
intolleranza più cruda che sono sfociati in veri
e propri atti persecutori possono ritenersi i
fenomeni:
- dell’apartheid;
- della segregazione nei campi di
concentramento;
- delle Foibe.
Il sistema dell’apartheid ha assunto, nel corso
degli anni, due significati distinti per i bianchi
e per i neri sudafricani. Per la popolazione
afrikaner (sudafricani di ascendenza olandese
chiamati comunemente boeri), esso consisteva
essenzialmente in una politica di “sviluppo”
separato, ma soprattutto ineguale. Per i blacks
(gruppi e sottogruppi discriminati
razzialmente, che comprendono africani,
meticci, asiatici e altre minoranze) si trattava
invece di uno stato di oppressione, di
mancanza di libertà, di negazione della
propria identità individuale e collettiva. Essi
infatti erano costretti a vivere in quella che è
stata definita una “società imprigionata”.
Questa politica di “sviluppo separato”, come è
stata ed è eufemisticamente definita dai
bianchi al potere in Sudafrica, appare tanto
più illogica e anacronistica in quanto la
popolazione di colore supera di gran lunga la
minoranza bianca, nella proporzione di 4 a 1.
I blacks, inclusi i meticci e gli asiatici,
costituiscono il 90% della popolazione totale.
Dal punto di vista letterale, il termine
apartheid significa “separatezza”, “divisione”,
ma nel contesto sudafricano esso assunse un
significato molto più ampio. Nella sua
accezione politica, così come essa è stata
sancita a partire dal 1948, il sistema
dell’apartheid prese il senso di applicazione
dei principi di dominazione, controllo e
sfruttamento di una maggioranza (i neri) da
parte di una minoranza (i bianchi).
Dal punto di vista teorico l’apartheid può
essere considerato una forma di segregazione
dovuta alla presunta superiorità della razza
bianca, fra le razze che appartenevano
all’Unione Sudafrica, prima che essa si
trasformasse, nel 1961, in Repubblica del
Sudafrica. Il principio della segregazione per
assicurarsi il dominio e lo sfruttamento delle
razze di colore venne esplicitato ancora
meglio dall’allora Primo Ministro della
Rhodesia, Sir Godfrey Higgins, in questi
termini: “L’indigeno dovrebbe essere protetto,
nella sua zona,dalla concorrenza bianca. Nel
territorio europeo l’uomo di colore sarà il
benvenuto quando, attirato dalle possibilità di
guadagno, offrirà i suoi servizi come
lavoratore, ma dovrà essere chiaro che egli
potrà solo assistere, e non competere con
l’uomo bianco”.
La netta chiusura dei bianchi nei confronti
delle rivendicazioni dei neri si attenua solo
alla fine degli anni Ottanta, quando alla
presidenza della repubblica Frederick De
Klerk succede al più intransigente Pieter
Botha. De Klerk nel 1990 avvia con il leader
dell’African National Congress Nelson
Mandela (scarcerato dopo 28 anni di prigione)
trattative che porteranno il Paese il 27 Aprile
1994 alla prima elezione a suffragio
universale.
Molti si sarebbero aspettati un violentissimo
bagno di sangue che avrebbe erroneamente
ripagato la ghettizzazione dei neri.
Fortunatamente non fu così. Se il giorno delle
elezioni fu visto dalla maggioranza come
l’alba di una nuova era democratica, lo si
deve all’azione dell’African National
Congress e soprattutto al suo leader Nelson
Mandela.
Sul prossimo numero cercheremo di delineare
le questioni che riguardano la natura dei
campi di concentramento.
Jundra Elce
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Inchiostro Libri
Che cosa accadrebbe, se un giorno
scoprissimo che il
petrolio è finito? Tra
le tante ipotesi
allarmanti su una
possibile catastrofe
Dario Fo ci presenta
in chiave tragicomica
la possibilità di una
nuova rinascita. Il
Premio Nobel per la
letteratura, trascinato
da quella che lui
definisce “catarsi
immaginifica”,
proietta in questo
libro la sua
riflessione sulla catastrofe ecologica a cui
potremmo andare incontro. Questa volta però
la catastrofe è vista in maniera positiva, la
fine del petrolio potrebbe rivelarsi come una
salvezza per il mondo. Dopo l’iniziale
smarrimento di un giorno iniziato senza gli
usuali rumori delle auto che camminano in
città, senza le lampadine accese, senza il
telefono, il computer, la televisione, si
ricomincerebbe a vivere in maniera diversa,
come si viveva prima che il progresso
cambiasse l’esistenza. Con il crollo delle
banche e delle assicurazioni il denaro non
varrebbe più nulla, tutti diventerebbero
uguali, con una sola preoccupazione, quella di
sopravvivere. Le guerre
per il petrolio non ci
sarebbero più. Finalmente
si affermerebbe l’energia
prodotta dal sole, dal
vento e dai combustibili
vegetali, unico modo per
evitare al mondo di
soccombere. Secondo Fo
quello sarebbe il momento di riscatto per i
paesi del Sud del mondo, nei quali i privilegi
creati dallo sviluppo non sono mai arrivati e
non potrebbero dunque soffrire la mancanza
di qualcosa che non hanno mai posseduto. In
questo modo, l’apocalisse sarebbe rimandata,
se solo smettessimo di trincerarci dietro la
nostra indifferenza, acquisendo quella
consapevolezza che ci permetterebbe di
formulare un’alternativa che ci salvi dalla
catastrofe. Gli argomenti trattati da Fo sono
problematiche attualmente molto sentite, la
crisi energetica, l’inquinamento ambientale, la
necessità di utilizzare fonti di energia
alternativa, ma non abbastanza sentiti da
diventare preoccupazione principale dei
politici, non arrivando ad un accordo comune
che dia una soluzione a tutto ciò. Quella di Fo
è dunque anche una lettura critica, nel suo
bersaglio ci sono uomini potenti, politici,
giornalisti e anche uomini di Chiesa. L’autore
ci invita a riflettere, ma lo fa con umorismo,
ironizzando su questioni drammatiche come il
Dario Fo: regista,
drammaturgo, attore e
scenografo italiano.
Vincitore del Premio Nobel
per la letteratura nel 1997. È
famoso per i suoi testi
teatrali di satira politica e
sociale e per l'impegno
politico nell'area di sinistra. I suoi lavori teatrali fanno uso
degli stilemi comici
dell'antica commedia
dell'arte italiana e sono
rappresentati con successo in
tutto il mondo.
L’eco di Cassandra n° VII anno II
problema dell’ansia nei confronti degli
extracomunitari, che nel nuovo mondo
abbandonerebbero l’Italia per quei paesi oggi
sottosviluppati, ma che nel mondo rovesciato
sarebbero i più avanzati per gestire una tale
situazione di paralisi. Fo guarda al futuro con
preoccupazione, ma anche con quella
speranza di poter scuotere le coscienze in
vista di un cambiamento graduale della
mentalità dell’uomo di oggi, che sogna di
cambiare il mondo, ma non fa nulla per
cambiarlo.
Alessandra Marziale
Recensione Libro.it, CSA Editrice e l'Associazione Culturale Flegreando organizzano la
prima edizione del Concorso Letterario“Autore di te stesso” - Premio Nazionale Campi
Flegrei dedicato agli scrittori italiani.
Lo staff di Recensione Libro.it offre ai partecipanti la possibilità di far conoscere le proprie
opere al pubblico del web, mettendo a disposizione degli autori esordienti l'esperienza
maturata nel corso degli anni nei campi della letteratura e della comunicazione.
Il concorso è diviso in tre sezioni: Opere inedite, Opere edite e Poesie edite e inedite, e offre ai vincitori
delle varie categorie grande visibilità attraverso il web e non solo.
Il primo classificato della categoria Opere inedite sarà premiato con la pubblicazione dell’opera da parte
della CSA Editrice che distribuirà i libri in tutta Italia.
Per i primi tre classificati di ogni sezione saranno realizzate campagne pubblicitarie, verranno inserite sul
sito www.recensionelibro.it le recensioni e gli estratti delle opere, e sarà inviato tramite e-mail,
l’attestato di partecipazione al Concorso Letterario “Autore di te stesso”.
Recensione Libro.it, inoltre, diffonderà i comunicati stampa con i nomi dei vincitori del concorso e
divulgherà la notizia agli iscritti della newsletter del portale. Partecipare ad “Autore di te stesso” è molto
facile. Basta scaricare il regolamento del concorso e, dopo aver compilato il bando, inviare le opere entro
il 30 aprile 2010.
“Autore di te stesso”: il concorso per gli scrittori del futuro!
Approfondimenti: www.recensionelibro.it
Bando d'iscrizione: http://www.recensionelibro.it/concorso-letterario-autore-di-te-stesso-premio-
nazionale-campi-flegrei.html
Alessandra Galdiero
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Inchiostro Libri
Inedito di Charlotte Bronte
Incontrare persone la
cui vita sia
contraddistinta da
una forte passione è
un’esperienza molto
piacevole e per
svariati motivi. La loro conversazione riesce a
vivificare agli occhi degli altri l’oggetto che
essi prediligono e, inoltre, mostrano quale
influsso positivo possa
avere su di una vita
umana una passione
capace di trascenderla. È
il caso di Maddalena De
Leo, professoressa di
lingua inglese negli
istituti secondari ma
soprattutto grande
appassionata delle sorelle
Bronte, che ha
presentato, nella sede del
British Council il 1
febbraio 2010, la prima
edizione in italiano di
Harry Hastings, opera
giovanile di Charlotte
Bronte. Sono stato
curioso di sapere come
fosse nata la grande
passione con cui parlava
delle opere Bronteane.
Sono venuto così a
conoscere la bella storia
di una ragazzina dodicenne che nei primi anni
’70 trovò nella libreria di casa una copia di
Cime tempestose di Emily Bronte. Un
incontro che fu determinante per la sua vita. Il
romanzo la prese in maniera indicibile e
subito volle leggere l’altra famosa opera del
canone bronteano, il Jane Eyre scritto dalla
sorella di Emily, Charlotte. Ormai conquistata
da queste opere, volle leggere anche il resto
della produzione della famiglia Bronte ma
c’era un problema: Jane Eyre e Cime
tempestose erano allora le uniche opere
tradotte in italiano, gli
altri scritti delle Bronte
erano disponibili
solamente nelle
biblioteche e in lingua
originale. Un ostacolo
apparentemente
insormontabile,
soprattutto per una
persona così giovane.
Ma ciò invece fu
soltanto una spinta ad
imparare presto e bene
la lingua inglese, chiave
necessaria non solo per
la lettura delle opere
non ancora tradotte ma
anche per penetrare
davvero nel mondo
delle sorelle Bronte. Né
la storia finì lì, come
sarebbe potuto
succedere se essa fosse
stata soltanto un
capriccio adolescenziale, poiché ritroviamo
anni dopo la stessa bambina, ormai diventata
una giovane donna, laureata in Lingue e
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Letterature straniere con una tesi sulle
influenze shakespiriane nell’opera di Emily
Bronte.
Il resto lo raccontano i tanti articoli che si
possono trovare in rete a firma di Maddalena
De Leo, testimoni di una passione mai venuta
meno. Ma soprattutto lo testimonia il fervore
con cui l’autrice ha presentato al pubblico la
sua traduzione in italiano di Harry Hastings e
il visibile piacere con cui accoglieva ogni
domanda che le permettesse di spiegare
meglio il mondo e la scrittura di Charlotte
Bronte. Harry Hastings appartiene al periodo
giovanile della produzione della scrittrice e fa
parte del cosiddetto ciclo di Angria,
immaginario regno situato nell’Africa
occidentale, le cui vicende Charlotte e il
fratello Branwell, descrivono in diversi
racconti uniti dall’ambientazione e dai
personaggi ricorrenti. Tale romanzo è l’unico
del ciclo, a detta della professoressa De Leo,
che possa esser letto autonomamente dagli
altri. Harry Hastings è un soldato che, pur
avendo iniziato la sua carriera sotto i migliori
auspici, è portato di fronte alla corte marziale
per tradimento ed omicidio. Sua sorella
Elisabeth, donna volitiva e originale che è in
realtà la vera protagonista del romanzo, gli
sarà accanto nelle avversità, e questa
vicinanza al fratello, che lei sa essere vizioso
e corrotto, sarà l’unica breccia nella saldezza
morale del personaggio. Seppur il romanzo
sia un po’ macchinoso nell’avvio e qui e là
contenente rimandi a personaggi ed eventi di
altri romanzi del ciclo, la storia avvince il
lettore trasportandolo in un mondo di potenti
sentimenti. E, leggendo, si intuisce come la
scrittrice fosse ancora acerba per certi versi
ma già ben avviata sulla strada della
grandezza poiché capace di delineare un
personaggio come quello di Elisabeth che
rimane profondamente impresso nella
memoria del lettore. Elisabeth Hastings che è
al tempo stesso prefigurazione di Jane Eyre
ma anche autoritratto della scrittrice e della
sua vita, a cominciare dal tormentato rapporto
con lo scapestrato fratello Branwell.
L’ambientazione in un immaginario regno in
Africa orientale non deve poi trarre in
inganno il lettore poiché questa collocazione è
soltanto convenzionale, lo sfondo della
vicenda ha tutti i connotati dell’Inghilterra
ottocentesca: si pensi a nomi di personaggi
quali Hastings o William Percy, nomi di
luoghi quali Southwood e Pendleton, ed,
infine, a caratteristiche descrizioni di
brughiere, campi e dimore gentilizie.
Un’ultima cosa va rilevata ed è il meritorio
impegno della Albus edizioni ad offrire al
pubblico l’opportunità di conoscere
quest’opera, e c’è, anzi, da stupirsi che solo
oggi e per i tipi di una piccola casa editrice sia
stata tradotta in italiano un’opera di Charlotte
Bronte mentre ogni giorno le case editrici
inondano il mercato con mere operazioni di
marketing e letteratura spazzatura.
Francesco Lobefalo
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Inchiostro Libri
Nel 1657 è
pubblicato
postumo il
romanzo L'
Altro Mondo o
Gli stati e gli
imperi della
luna (L'autre monde ou Les états et empires
de la lune) di Savinien Cyrano de Bergerac
(1619-1655), scrittore e drammaturgo
francese. Mutilata dalla censura, l'opera di
Cyrano fu riscoperta e pubblicata
integralmente nel XX secolo. Il romanzo,
nutrito delle cognizioni scientifiche del tempo
(Galileo, l'astronomia di Copernico) e delle
tradizioni magiche rinascimentali, s'imbatte in
anticipazioni che soltanto oggi valutiamo tali:
i movimenti dell'astronauta che, distaccatosi
dal suolo terrestre, giunge per la prima volta
sulla superficie lunare (il 20 luglio 1969, Neil
Armstrong); l'uso di razzi a più stadi; i libri
sonori (caricato un meccanismo in cui si posa
un ago sul capitolo desiderato, da una sorta di
bocca fuoriesce la voce narrante). Caratteri
che fanno dell'autore il precursore della
letteratura fantascientifica. I tentativi di
allunaggio sono molteplici, così come i
metodi utilizzati (Cyrano mette una cintura
d'ampolle piene di rugiada che, evaporando,
viene attratta dal sole; si spalma d'un
unguento a base di
midollo di bue per
lenire le lividure e si
sente, così, sollevare
verso il satellite, solito
a succhiare il midollo
degli animali). La
Luna ospita L'Eden ed
il protagonista casca
sull'Albero della Vita.
Quando il profeta Elia
lo caccia da questo
luogo a causa della sua
impertinenza scurrile, inizia la visita
dell'Altro Mondo, avendo a guida il Demone
di Socrate (vedasi Plutarco). Un Regno in cui
può trattenersi poco in quanto i lunari lo
scambiano per uno struzzo, chiudendolo in
un'uccelleria. Nutrito della filosofia italiana
del '500 (Cardano, Bruno, Campanella), del
sensismo di Gassendi, poco rispettoso delle
istituzioni religiose e da queste poco
apprezzato per il suo linguaggio laicistico,
Cyrano è un intellettuale libertino e,
pienamente, uno scrittore barocco reso noto,
ai più, dalla figura dello spadaccino guascone
dell'opera teatrale in versi di Edmond
Rostand. Il Premio Rosny, riconoscimento
alla fantascienza, ha istituito nel
2004 il Premio Cyrano alla carriera.
Annamaria Ottaiano
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Inchiostro Libri
Nella sua ultima
fatica letteraria,
Pupi Avati
racconta la faccia
peggiore
dell’Italia, quella
della corruzione e
dell’opportunismo,
dell’ambiguità e della tragicità, della
buffoneria e della goffaggine. Il figlio più
piccolo ruota intorno alla figura di un
faccendiere, personaggio chiave della
moderna commedia dell’arte, rivisitato in una
nuova luce. Avati si trova, infatti, combattuto
tra il lucido distacco dell’intelligenza e
l’affettuosa partecipazione di chi è nato e
vissuto in questo Paese. È una commedia
tragicomica ma di grande attualità. La storia è
ambientata nella Bologna dei giorni nostri;
Luciano Baietti è un imprenditore ricco e
megalomane che ha alle spalle una carriera
fatta al servizio dei raggiri finanziari,
circondato da consiglieri, complici e parassiti.
Si tratta di uno di quei personaggi che
divertono e, al tempo stesso, ci fanno capire
meglio chi siamo davvero. Un protagonista
cinico e senza scrupoli ma sostanzialmente
simpatico, scaltro, attivo e gran seduttore, è
un uomo di successo che vive sempre
sull’orlo del fallimento: con le donne, negli
affari, nei rapporti con i media e con la
politica. Grazie anche ai suggerimenti del suo
diabolico consigliere e al clan dei suoi
complici, riesce sempre a tirarsi fuori da guai,
coinvolgendo nei suoi traffici addirittura il
figlio più piccolo, un ragazzo di vent’anni che
ha abbandonato a una madre ingenua e
protettiva. Dal libro è stato tratto poi il film
omonimo presentato, in anteprima nazionale,
a Roma e a Bologna ed uscito nelle sale il 19
febbraio. Il film chiude la “trilogia dei padri”,
iniziata con La cena per farli conoscere e Il
papà di Giovanna.
Antonella Anna Giacomaniello
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Che pensa di Napoli ?
Napoli è una città molto bella e
calorosa. Per tale ragione ho
pensato di esordire la mia
promozione proprio in questa città.
E questa sarà l'unica città che
ospita tutti gli attori del film
(Accorsi, Puccini, Favino,
Santamaria, Pasotti nda), in quanto
per esigenze familiari e lavorative
negli altri incontri non ci saremo tutti.
Da dove è nata l'idea di Baciami ancora?
Inizialmente volevo raccontare una storia pertinente alla
realtà in America, ma l'Italia mi mancava e per tale ragione
ho trasferito l’idea qui. Quando uno torna dopo 5 anni di
assenza nel proprio Paese, la prima cosa che fa è cercare i
vecchi amici. Da questa rimpatriata è nato il progetto di
vedere anche sullo schermo come si sono evolute o
involute le storie dei miei protagonisti.
Che cosa ha cambiato in dieci anni l’Italia?
Rispetto a 10 anni fa abbiamo avuto il crollo delle Torri
Gemelle e il dilagare del terrorismo internazionale. Se
durante L'ultimo bacio si respirava un'aria di progressismo
clintoniano e i miei protagonisti erano più superficiali,
sfrontati, arroganti, adesso, in pieno pessimismo bushano,
sono più seri, più riflessivi, capiscono l'importanza
dell'amicizia, dell'amore. Se il primo film era incentrato
sulla tematica della fuga e quindi si dissemina, il secondo
si narra della stabilità e quindi si semina per raccogliere. Se
nel primo notiamo un finale sospeso e malinconico, nel
secondo si ha un finale chiaro e sereno.
Quanto sono importanti le donne in questo film?
Molto di più che nel primo. In quanto prendono le redini
delle situazioni e non si fanno più coinvolgere in maniera
passiva.
Gabriele Muccino (Roma
1967) è uno dei nuovi
maestri del cinema italiano
del XXI secolo. Ottiene un
vasto trionfo raccontando
delle storie d'amore che
s'intrecciano in L'ultimo
bacio (2001) dove,
vediamo, accanto ad artisti
emergenti (Stefano
Accorsi, Giovanna
Mezzogiorno, Martina
Stella, Pierfrancesco
Favino) vecchie glorie del
cinema ossia Luigi Diberti,
Stefania Sandrelli e Sergio
Castellitto. Prosegue
dipingendo con rara
bravura lo squallore della
vita quotidiana in Ricordati
di me (2003) con Fabrizio
Bentivoglio, Laura
Morante e un eccezionale
Gabriele Lavia. Il successo
è cosi forte che viene
chiamato a Hollywood a
girare due film per il
cinema con Will Smith e
per la tv Everyman (2005)
con Al Pacino e Rosario
Dawson, tratto dal romanzo
L'animale morente (2003)
di Philip Roth. Il ritorno in
Italia lo vede trionfatore
con Baciami ancora (2010)
sequel de L'ultimo bacio.
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Chi sono i suoi maestri?
Fondamentalmente tre:
Vittorio De Sica,
Federico Fellini e
Ettore Scola. Sul
cinema popolare e
d'amore sono
incentrati sia L'ultimo
bacio che Baciami
ancora. Fellini, Scola,
De Sica riuscivano a
fare dei film
commerciali pieni di
poesia, La dolce vita guadagnò 40 milioni di
lire nel'60, Ieri, oggi e domani ne fece 65 nel
'63 e C'eravamo tanto amati quasi 80 nel '74.
In loro si trova quella straordinaria miscela di
equilibrio tra dramma e commedia.
Che pensa del fenomeno Avatar?
Sicuramente è un film molto importante nel
campo della tecnologia cinematografica e fa
guadagnare molto a questa industria. Non ho
niente contro quella pellicola.
Come mai non compare Giovanna
Mezzogiorno nel film?
Credo che ne abbiano parlato tutti i giornali.
Lei fu contattata ma non ha voluto partecipare
a questa nuova avventura. Martina Stella non
è stata contemplata nel progetto, lei finiva nel
correre dietro una macchina che l'abbandona.
Ci sono stati scherzi durante la
lavorazione?
Moltissimi sopratutto da parte del trio Favino-
Santamaria-Pasotti. Ridevano nelle scene
difficili e viceversa, fingevano di non
ascoltare il ciak, facevano il verso del
cinghiale.
Andrea Panico
L’eco di Cassandra n° VII anno II
Il teatro Nuovo di Napoli ha ospitato la
compagnia degli Ipocriti che ha portato in
scena lo spettacolo Morso di Luna nuova,
tratto dal nuovo libro di Erri de Luca.
La storia è ambientata a Napoli, precisamente,
nell’estate del ‘43, quando le bombe dei
tedeschi bersagliavano la città, costringendo i
cittadini a trovare rifugio nei sotterranei di
Napoli.
La scena si apre con una parte essenzialmente
mimica, scandita dalla canzone Luna Nuova
di Salvatore Di Giacomo che conferisce
grande intensità all’ouverture. La poeticità del
momento è rotta dalla sirena dell’allarme
antiaereo, che segnala gli imminenti
bombardamenti.
La scena è suddivisa in tre stanze; mentre il
passare dei mesi è segnato dai vari quadri,
mossi in scena dagli stessi attori, è lì, in quei
pochi metri sottoterra, che si svolge la
quotidianità dei personaggi, che, loro
malgrado, si trovano a dover condividere il
rifugio e, con esso, le proprie paure ed i propri
sogni, intrecciando, così, le rispettive
esistenze.I protagonisti della storia sono otto:
don Gaetano, il portiere dello stabile; Rosaria,
sua moglie; Elvira, sua figlia; Emanuele, il
pescivendolo; un vecchio generale fascista a
riposo; Biagio, giovane ingenuo e balbuziente
che possiede un canarino eccezionale;
Armando, giovane di bella presenza e
Oliviero, il falegname. Il portiere mette a
repentaglio la sua vita uscendo durante i
bombardamenti, per questo
motivo viene, erroneamente, creduto un
contrabbandiere; solo alla fine si scoprirà che
stava organizzando la rivolta contro l’esercito
dei tedeschi, trasformatisi da alleati in
oppressori. Per sfuggire all’orrore della
guerra, Elvira si nasconde tra le acque del
mare di Mergellina, tentando di salvare la
propria gioventù; il vecchio generale mette a
L’eco di Cassandra n° VII anno II
il vecchio generale
mette a disposizione
del suo popolo le sue
conoscenze militari,
mentre i giovani del
gruppo si trasformano
in partigiani. In
sottofondo le voci
diventano americane,
segno dell’arrivo
imminente degli
Alleati, è allora che i personaggi si uniscono
per cacciare i tedeschi e liberare la propria
città, attraverso la presa di coscienza ed al
riscatto sociale, che ha fatto delle Quattro
giornate di Napoli uno dei momenti più
importanti della nostra resistenza.
Evelina Leone
Sarà in scena al Teatro Nuovo dal 5 al 14 marzo la commedia Tradimenti,
scritta nel 1979 dal premio nobel inglese per la letteratura 2005 Harold Pinter.
Il cast comprende Nicoletta Braschi, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, per la
regia Andrea Renzi. La scenografia è di Lino Fiorito.
È la storia di un triangolo amoroso costruito al contrario, ambientato in un
arco di tempo dal '68 al '77. Il sipario si apre con la scena dell'appuntamento
tra due ex amanti che, anni dopo la fine della loro relazione, si incontrano in un bar. In nove,
rapide scene si ripercorre a ritroso la storia clandestina tra Emma, sposata con Robert, e
Jerry, migliore amico dell'uomo, fino al primo bacio galeotto da cui nasce tutto. Ad ogni
scena si scopre un tradimento diverso: non solo quello dei due nei confronti del marito di lei,
ma tutta un serie di piccole perfide bugie che svela la falsità e ipocrisia umana. L’arte di
Pinter è racchiusa proprio nella capacità di fotografare l’individuo nella sua ambiguità, di
coniare personaggi poco sinceri sia nei rapporti personali che professionali, di ritrarre i
soggetti nelle situazioni più contorte della vita. Dovrebbe quindi essere uno spettacolo
devastante in quanto basato sull’assurdo, invece non è così. Andrea Rienzi ha scelto, infatti,
di sottolinearne il gioco temporale, la memoria che cancella l’intreccio, abolendo ogni tipo di
suspense. Quindi se il plot è l’amore, il vero tema diventa la memoria.
Antonella Anna Giacomaniello
L’eco di Cassandra n° VII anno II
La catastrofe è già in atto?
Ultimamente impazzano nei siti internet, al cinema e in tv messaggi allarmistici sulla probabile fine del
mondo. Ad alimentare tali supposizioni sono anche gli ultimi eventi catastrofici che hanno colpito il nostro
pianeta, ultimo fra tutti il terribile terremoto che ha distrutto Haiti. Osservando le reazioni delle persone che
mi circondano noto l’esistenza di due tipi di atteggiamento, entrambi a mio parere eccessivi: il pessimismo
apocalittico e l’indifferenza assoluta che sfocia nella strafottenza. Per quanto concerne i funesti, vorrei
ricordare loro che il ripetere ininterrottamente che il mondo sta per finire e che moriremo tutti non porta
alcun vantaggio né al pianeta, né al proprio sistema nervoso. Innanzitutto dovremmo imparare a diffidare
delle notizie che quotidianamente ci vengono rifilate dai mezzi di comunicazione di massa e soprattutto da
internet, che opera un vero e proprio terrorismo psicologico ed acuisce la psicosi. La rete è diventata
l’oracolo moderno, una sorta di profeta elettronico al quale chiedere risposte su tutto ciò che ci angoscia, ciò
naturalmente comporta la diffusione di facili allarmismi, che riducono la nostra società in uno stato nevrotico
e alienante. È risaputo che tali mezzi di comunicazione sono soliti, riguardo qualsiasi argomento, occultare
una parte di verità e far emergere solo quella che fa comodo loro, rendendoci vittime di un’opera di
mistificazione continua. Dunque proporrei, per chi realmente è convinto che la terra sia giunta al capolinea,
un comportamento più razionale, partendo da una modificazione del rapporto uomo-natura. L’uomo
considera la terra come un oggetto, che può essere modificato e sfruttato a proprio vantaggio. Nell’antichità
la natura veniva considerata come una sorta di divinità da venerare, oggi invece è valutata come uno
strumento per produrre ricchezza. Bisognerebbe avere un maggior rispetto per il nostro pianeta, la terra é un
organismo vivente e in quanto tale reagisce alle azioni dell’uomo come potrebbe reagire un essere umano,
per cui occorre cercare sempre un punto di accordo tra le esigenze umane e quelle del proprio habitat.
L’uomo, pertanto, si deve educare a non alterare il proprio ecosistema, ad esempio evitando il consumo
eccessivo di energia, causa prima del cosiddetto effetto serra, utilizzando fonti di energia alternative, non
privando la terra del suo patrimonio arboreo, ponendo fine alla distruzione delle foreste tropicali e alla
cementificazione delle nostre città. In realtà, se proprio dobbiamo considerare l’ipotesi di una probabile fine,
bisognerebbe prospettare non tanto la fine del mondo fisico, ma la fine della cultura, a causa della
progressiva incapacità dell’uomo di sollevarsi al di sopra della propria animalità e pensare a sé stesso come
un individuo in grado di agire non solo in nome del proprio tornaconto personale, ma del benessere
dell’intera collettività. Il problema ambientale è ancora molto sottovalutato, purtroppo si tende sempre a
cercare di riparare i danni, ma a prevenirli. Per quanto riguarda l’ultima catastrofe che ha colpito il nostro
pianeta, il terremoto che ha devastato Haiti, vorrei segnalarvi un’iniziativa della casa editrice Filema che
propone l’acquisto del libro Nozze ad Haiti di Anna Seghers, il cui ricavato sarà devoluto per il 50% ad
Emergency. L'elenco di tutti coloro che parteciperanno a questa iniziativa sarà pubblicato alla fine del mese
di marzo sul sito insieme con il bollettino di conto corrente postale intestato ad Emergency. Per informazioni
consultare il sito www.filema.it .
Alessandra Marziale