fidaart n.11 bruno degasperi

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PERIODICO della FIDA-Trento N.11 - Novembre ANNO 2013 FIDAart

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Rivista di arte e cultura

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Page 1: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

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Page 2: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

In copertina: Bruno Degasperi, Tronchi, 2010, acrilico su tavola, 100x100 cm

Page 3: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

FIDAartsommario11Novembre 2013, Anno 2 - N.11

Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservatiL’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare

Editoriale

L’ex biblioteca di Botta

Intervista ad un artista Bruno Degasperi

Rassegna mostre in regione

Memorandum FIDA-Trento

pag. 4

pag. 5

pag. 6-19

pag. 33

la CIVICA Politiche culturali

pag. 23Storia e arte

pag. 21

pag. 22

pag. 20

Barnett Newman

Nero perenne

Mercato dell’arte? Barnett Newman

Ju Chan Soo

La Cerchia

Mauro Berlanda

CIVICA Trento

Casa de Gentili - FIDA-Trento

pag. 28

pag. 29

pag. 27

pag. 26

SEQUENZE

Ardue vie

L’AVANGUARDIA INTERMEDIA

Asta benefica - Sanzeno

Paolo Vivian

Barbara Cappello e Renato Sclaunich

pag. 30

pag. 31

A GONFIE VELE

Sette opere per due artisti

Page 4: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

EDITORIALE

L’EX BIBLIOTECA DI BOTTA

Avete notato che, oramai, i grandi edifici non vengono più indicati con la loro destinazione ma con il loro acronimo e il nome dell’architetto che li ha progettati? Il MART di Botta, il MUSE di Piano, il MAXXI di Zaha Hadid, l’AGO di Gehe-ry, il MOCA di Isozaki, lo SFMOMA di Botta. Al punto tale che quasi nessuno sa cosa significhi MART, MUSE, MOMA o MAXXI, però molti si ri-cordano delle archistar che li hanno creati.E’ di pochi giorni fa la decisione della PAT di non realizzare più la biblioteca universitaria “di Bot-ta” a seguito di una serie di valutazione imposte dai bilanci sempre più smilzi e, magari, anche da altre considerazioni meno nobili tipo il flop del nuovissimo quartiere delle Albere che ne-cessita di un aiutino esterno che gli insuffli un po’ di vita e stimoli il mercato immobiliare asfit-tico. Iniziato 10 anni fa il progetto dell’architet-to svizzero Mario Botta, si presenta con delle caratteristiche dimensionali, architettoniche ed economiche eccezionali. Incuneata nell’an-golo nord-ovest di piazzale Sanseverino, questa enorme torre triangolare di 27 metri di altezza e 36 mila metri cubi, nelle intenzioni del proget-tista doveva richiamare, con un po’ di fantasia, un “libro aperto”. Certamente un lussuoso palazzo pubblico nello “stile di Botta” che avrebbe qualificato un luogo

degradato e risolto l’importante snodo dell’in-gresso alla città. Molti i dubbi, però, sull’utilità di un simile fabbricato che -in netto contrasto con la normativa del Piano urbanistico- pre-vedeva un’altezza di 11 metri e un volume di 10mila metri cubi oltre i limiti ammessi. Anche il costo stimato di 50 milioni di euro sembra de-cisamente esagerato rispetto alle normali fun-zioni che svolge la biblioteca di un’università. Nel dibattito che è seguito in questi anni, si sono confrontati i pro e i contro di chi privile-giava l’estetica, chi l’economia, chi la cultura e chi le grandi opere utili a lanciare l’immagine presente e futura del Trentino nel mondo.L’impressione, però, è che questi edifici di rap-presentanza siano un fiore all’occhiello delle archistar ma non “rappresentino” più di tanto la comunità e che puntare solo su questo tipo di opere, attiri (almeno inizialmente) un certo numero di visitatori ma non produca alcun al-tro beneficio diretto o indiretto alla città. Anzi, le cifre spropositate spese per strutture am-ministrative “monumentali” oltre a comporta-re impegnativi investimenti iniziali si risolve in pesanti costi di gestione perenni. In tempi di continui tagli al welfare, viene da chiedersi se fosse veramente indispensabile quello che è stato aulicamente definito il “tempio della cul-tura” oppure non servisse, invece, una bella bi-blioteca moderna, luminosa ed efficiente dove studiare (magari sugli Ebooks), fare ricerca e socializzare. Alla fine, la real politik e il buon senso hanno prevalso consigliando di rinunciare al ‘Tempio di Botta’ e anche al ‘Palacongressi di Renzo Pia-no’ in costruzione nel quartiere delle Albere e optare, invece, per il suo riadattamento in cor-so d’opera a nuova biblioteca. Che sarà chiama-ta, probabilmente, la “BIBU di Piano”.

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POLITICHE CULTURALI

la CIVICA

Se da una parte si assiste al progressivo ridi-mensionamento di alcuni grandi progetti dei lontani ‘tempi pre-crisi’ (vedi editoriale a lato sulla Biblioteca di Botta), dall’altra si deve pren-dere atto con soddisfazione della promessa mantenuta da parte del Mart relativamente alla nuova Galleria Civica di Trento. La “CIVICA”, come sinteticamente si definisce oggi, è stata ristrutturata e ha riaperto nei tem-pi previsti - cosa assolutamente unica in Italia - inaugurando il 19 ottobre la mostra “L’AVAN-GUARDIA INTERMEDIA - Ca’ Pesaro, Moggioli e la contemporaneità a Venezia 1913-2013”.La nuova sistemazione della galleria è mini-malista e, compatibilmente con la difficile e complicata distribuzione degli spazi interni, più razionale e gestibile. La decisione di portare l’ingresso principale su via Belenzani è sicura-mente ottimale perché, nonostante non esi-sta continuità tra l’ingresso stesso e la galleria retrostante, adesso l’istituzione riacquista la necessaria importanza e visibilità. Piuttosto,

l’accesso risulta ancora un po’ anonimo scom-parendo in mezzo alle vetrine dei negozi: for-se ci vorrebbe più coraggio e ricordarsi che il messaggio artistico dovrebbe cominciare già sulla strada, sia per denotare la speciale desti-nazione del luogo, sia per incuriosire ed attirare turisti e trentini, soprattutto giovani. Se una gal-leria civica d’arte non attira, incuriosisce e sti-mola la potenziale utenza, allora perde buona parte della sua ragion d’essere.La mostra in corso, programmata fino a genna-io 2014, ha svoltato rispetto alla passata Civica troppo sbilanciata sulla sperimentazione, op-tando per un mix tra modernità e contempo-raneità nella giusta convinzione di dover venire incontro (almeno in questa prima fase) ai gusti di un maggior numero di utenti e non solo alle ‘elite’ più esigenti. La scelta di mettere a con-fronto più artisti di epoche diverse presentan-do anche le opere di un pittore trentino molto conosciuto come Umberto Moggioli, dovrebbe favorire il riavvicinamento all’arte anche del grande pubblico così da riannodare un rappor-to continuativo della città con la sua CIVICA.

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Intervista a BRUNO DEGASPERI

Sasso, 2004, monotipo acrilico, 50x70 cm

Sono molti i diplomati dell’Istituto d’arte di Trento che ricordano con piacere gli insegnamenti del loro professore di Disegno dal vero; e anzi, in alcuni, diventati artisti a loro volta, si può ancora rico-noscere il particolare stile grafico appreso da Bruno Degasperi.Degasperi, infatti, è prima di tutto disegnatore e, ancor oggi, questo è il linguaggio che predilige e meglio gli permette di esprimere la propria personalità. Non perché nelle sue opere il colore sia secondario o subordinato al segno, ma solo perché l’artista, sia per questa sua attitudine naturale, sia per il successivo lavoro di insegnante e la ricerca scaturita dalla lezione di Paul Klee, ha affinato e portato ad una immediata riconoscibilità la sua tecnica personale di rappresentazione grafica.Uomo del fare e trentino verace, Bruno non ama parlare troppo di sè stesso e preferisce far parlare le proprie opere che, cariche di spunti e di stimoli, necessitano di un approccio visivo e anche tattile approfondito per comprenderne la complessità pittorica e materica; in particolare, in quei personali effetti che simulano illusoriamente una tridimensionalità inesistente. In tutti i lavori, inoltre, sono sempre riscontrabili l’adesione alla realtà e l’interesse per tutte le sue manifestazioni sia organiche che inorganiche. La padronanza del mezzo tecnico, sia del disegno come della pittura, dell’affresco o dell’incisione, gli consentono di operare nell’immediatezza del gesto libero, veloce, ridondante perché privo di ripensamenti, sul colore steso sulla tavola. Centralità del segno, rapidità del tratto e ricchezza esuberante sono la cifra distintiva che connota i dipinti di Degasperi perché caratteristica della sua lunga attività artistica è la capacità di sperimentare indifferentemente, e con eguali risulta-ti, sia il linguaggio figurativo della classicità sia quello astratto della modernità.

Paolo Tomio

A sinistra: La scatola di cartone, 2009,acrilico su tavola, 70x50 cm

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Chiusure mentali, 1974, acrilico su tela, 80x80 cm

Quando e perché hai cominciato a interes-sarti alla pittura?

Giovanissimo, frequentavo le scuole elementari,avevo una profonda attrazione nei confronti del disegno e della pittura. Era sufficiente una matita per divertirmi a rappresentare tutto quello che mi circondava, più tardi cominciai ad osservare con interesse determinate opere artistiche di vari periodi e stili, attratto principalmente dall`arte figurativa,

dalla realtà. Pensavo erroneamente e privo di esperienza che la bravura di un artista fosse strettamente legata alla riproduzione fedele della realtà, nel corso della mia vita ho maturato concetti ben diversi.

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno condizionato agli inizi

La Bauhaus e in particolare Paul Klee mi hanno decisamente supportato, attraverso teorie e opere, permettendomi di elaborare un

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modello personale che ho applicato nelle opere e nell`insegnamento. Klee ha dato insegnamenti ricercati e approfonditi per leggere gli elementi fondamentali della figurazione, punto, linea, superfici, strutture, colore… così anche nel campo delle figure geometriche piane, suggerendo chiavi di lettura che possono variare dal figurativo all’astratto, un bagaglio teorico che mi ha permesso sia come artista che come insegnante di avere validi strumenti teorici . Ovviamente ho apprezzato Klee artista amando il suo segno e la sua grande capacita di usare il colore. Instancabile ricercatore,

mi ha fatto capire molte cose....in modo differente dai numerosi artisti altrettanto da me guardati, lui è stato un “educatore”.

Hai conosciuto e frequentato artisti locali o nazionali?

Ho conosciuto molti artisti locali a partire dai tempi della scuola, all`Istituto d`Arte di Trento: Carlo Bonacina, Bruno Colorio ,Cesarina Seppi, Martino Demez ,Marco Bertoldi ,Remo Wolf e molti altri

Figure, 2006, acriliico su tavola, 46,5x59 cm

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meno noti. Gli anni di insegnamento mi hanno permesso di incrociare numerosi artisti( tra cui anche colleghi ): Giancarlo Vitturini, Mauro Decarli,Silvio Cattani, Luigi Senesi,Ivo Fruet, Aldo Schmidt, Remo Wolf, Carlo Girardi, Mariano Fracalossi....e molti altri,ho contribuito alla formazione di giovani ed affermati artisti quali Paolo Tait, Gianni Rocca, Rolando Trenti, Rolando Tessadri. Attraverso gemmellaggi organizzati dal gruppo artistico “la Cerchia” ho avuto modo di conoscere pittori stranieri: Messicani, Cileni, Tedeschi. Nell’ambito locale Martino Demez m’insegnò molto, sia come insegnante che come artista,

frequentai per anni il suo studio aiutandolo. Nell’ambito nazionale, ho avuto la fortuna di frequentare un corso di aggiornamento attraverso la scuola, con Bruno Munari,a Firenze.

Tu nasci pittore figurativo e hai realizzato, in un passato anche recente, numerose grandi opere pubbliche di tipo tradizionale.

Mi ritengo molto fortunato per essermi potuto cimentare nella realizzazione di opere pubbliche di grandi dimensioni in ambito religioso,con tecnica in affresco,mia specializzazione al Magistero d`Arte di Venezia.Tali opere richiedono una lettura comprensibile a tutti, ho utilizzato il linguaggio

Viaggio all’interno di un sogno 3, 2003, acrilico su tavola, 100x100 cm

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figurativo rielaborandolo in maniera personale sotto l`aspetto formale e compositivo.

Quando hai cominciato a sviluppare il tuo interesse per un linguaggio più astratto?

Mi sono sempre sentito libero, non ripetitivo, sperimentale, arrivare all`astrazione e`stato per me un processo naturale e inevitabile, ho analizzato tematiche, usato e scoperto tecniche personali, e ciò e` alla base del mio percorso e della mia continua evoluzione artistica.

Si può dire che in te convivano, senza contraddizioni, entrambi i linguaggi: quello

Viaggio nella mia infanzia, 2008, acrilico su tavola, 50x70 cm

figurativo classico e quello moderno?

Sì. Normalmente quando analizzo un soggetto, disegnandolo, attraverso vari passaggi lo semplifico nella forma e nella struttura, diventa mio, lo metabolizzo, lo astraggo con la predominanza dell`uso del segno.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

Mi definirei “SEGNICO”. Il segno e` la mia “forza” traduco con esso tutte le cose che mi circondano.

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Vegetazione 2, 2010, acrilico su tavola, 120x120 cm

Oggi che cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?

Mi interessa scoprire modi diversi di fare arte, rimango attratto quando incontro un linguaggio, uno stile molto personale, legato a una traduzione interiorizzata del soggetto, indipendentemente dal mezzo artistico usato.Mi riesce difficile attribuire un valore artistico a forme d’arte che non hanno un legame diretto con la manualità dell’artista, probabilmente per mia formazione, mi lascio del tempo per comprenderle e scoprirne il valore.

Tu hai elaborato, tra le altre, una tecnica pittorica personale che definisci “monotipo” e che richiede materiali particolari e grande manualità. Vuoi spiegare come funziona?

Quando uso il termine monotipo, intendo -pezzo unico- ,una tecnica artistica non inventata da me, nel mio caso attraverso molteplici sperimentazioni ho individuato un processo particolare di stampa. Ritengo che ognuno possa essere “geloso” delle proprie scoperte e non svelarne quindi i meccanismi più intimi.

Come spieghi questo tuo interesse, per la materia, in particolare, le pietre che ritornano

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spesso nei tuoi dipinti?

Ho vissuto in una cava di pietra trentina “la predara” a Trento, in città.Dalle finestre della mia camera quello che vedevo e osservavo giornalmente era parete rocciosa, mutava a seconda delle stagioni, l’ho guardata, l’ho toccata, l’ho scalata, l’ho giocata,

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Superfici 2, 2003, acrilico su tavola, 100x100 cm

l’ho rotta, l’ho accarezzata, l’ho annusata, e` entrata dentro di me e si e fatta segno, graffio, ferita, volume, suono. Senza che io me ne accorgessi naturalmente .....

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In quasi tutte le tue opere il segno grafico è la struttura compositiva di base su cui, poi, intervieni con il colore. Cosa rappresentano per te il segno, la forma e il colore?

Come più volte espresso il segno e` la mia predominante, attraverso esso

Sasso, 2012, acrilico su tavola, 100x100 cm

analizzo la forma: volumetricamente , geometricamente e strutturalmente, in tal modo riesco a memorizzarla, ricavandone modifiche e traduzioni personali. Ho una visione “chiaro-scurale” del colore, come lo sono i miei grafismi, lo utilizzo per dare ulteriore valore, forza volumetrica ed equilibrio compositivo al mio segno.

Page 15: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

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Viaggio all’interno di un sogno 2, 2008, acrilico su tavola, 100x100 cmCome ex insegnante di disegno dal vero

dell’Istituto d’arte ritieni che il disegno sia importante anche per gli artisti astratti?

Ho dedicato gran parte della mia vita ad educare ad un osservazione attenta della realtà interpretata attraverso il disegno. Quindi considero fondamentale per un artista il disegno. Dal momento che si sa disegnare, si e liberi di scegliere il figurativo o l’astratto.

Hai altri dei temi su cui hai lavorato più a lungo e che ritornano spesso nei tuoi dipinti?

La mia infanzia: bella, ricca di intensi momenti, di socialità, di giochi, di

cose semplici e genuine, di natura, animali e vegetazione.....Il sasso, che spesso e`il mio foglio, il supporto dei miei ricordi....le superfici….

Pur essendo essenzialmente bidimensionali, nei tuoi dipinti lavori il colore in modo da ottenere un effetto illusionistico di materia scavata in profondità

Forse questa particolarità di dare ai miei lavori un aspetto tridimensionale, deriva da un`attrazione verso i bassorilievi, in particolare quelli assiro-

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A destra: Il muro, 1999, acrilico su tavola, 70x50 cm

babilonesi ed egizi. L`elemento della luce radente, evidenzia l`anatomia delle forme e gli aspetti compositivi.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera?

Esprimo un messaggio personale, qualcosa che io voglio condividere, che nasce da una mia profonda esigenza espressiva. Emozioni, concetti, frammenti di vita, ricordi che nascono da impulsi interni non da temi dati o richieste esterne.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

La bellezza e` qualcosa di armonico che mi attrae istintivamente, non

Frammenti di paesaggio 2, 2011, acrilico su tavola, 70x100 cm

necessariamente umana, può essere anche un oggetto o un paesaggio o una forma naturale, la intravedo in questi “soggetti” ma non scelgo di cercarla ostinatamente.

E, per finire, cosa è per te l’arte? E chi è l’artista?

Arte per me e` riuscire a tradurre con i mezzi che ho a disposizione quello che io sento nei confronti di ciò che mi sta attorno, non solo le cose materiali ma tutto ciò che la vita porta alla mia attenzione.Non è artista colui che non ha idee originali.Essere artisti veri è prima di tutto un bisogno proprio, una necessità, il riscontro esterno è per me secondario.

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BRUNO DEGASPERI

Bruno Degasperi nasce nel 1944 in un

piccolo paese alla periferia di Trento a

Torchio di Civezzano, dove i

genitori erano sfollati in seguito ai bom-

bardamenti della città di residenza della

famiglia. Trascorre l’infanzia principal-

mente a Trento, ma i luoghi della vacanze

estive nel vecchio casone della nonna pa-

terna a Cirè di Pergine diventano sernpre

più irnportanti fino a quando, neo sposo,

Degasperi vi si trasferisce definitivamen-

te in seguito alla costruzione di un’ampia

casa in mezzo ai campi.

Fin da piccolo Degasperi mostra una for-

te attitudine al disegno, incoraggiato dai

genitori che gli regalano matite e colori

ad olio, iscrivendolo undicenne all’Istitu-

to Statale d’Arte applicata di Trento, sotto

la guida prestigiosa di insegnanti come

Bruno Colorio, Carlo Bonacina, Marco

Bertoldi, Gino Novello, Cesarina Seppi e

Martino Dernetz.

Conseguito il diploma di “maestro d’ar-

te” con la specializzazione in decorazione

pittorica, Degasperi si diploma all’Istituto

Ai Carmini di Venezia e successivamente

ottiene, prima a Genova e poi a Padova,

le abilitazioni per l’insegnamento rispetti-

vamente in disegno e storia dell’arte e in

discipline pittoriche.

Dopo una significativa esperienza come

disegnatore tecnico in uno studio di pro-

gettazione trentino, che aveva sede nella

casa del grande artista impressionista dei

primi del Novecento Umberto Moggioli,

Degasperi si avvia all’insegnamento in

scuole diverse e infine ottiene la cattedra

di “Disegno dal vero ed Educazione visi-

va” all’Istituto d’Arte A. Vittoria dove egli

stesso si era inizialmente formato.

Insegnare e dipingere diventano un

tutt’uno per Bruno Degasperi e, a partire

dalla fine degli anni sessanta, la copiosa

produzione, soprattutto a colori acrilici, gli

vale prestigiosi riconoscimenti (Rassegna

nazionale di pittura Giovanni Segantini di

Arco, Biennale Nazionale di pittura Valle

dei Laghi) e scaturisce in una prima mo-

stra personale alla galleria d’arte Fogoli-

no, cui seguono altre importanti esposi-

zioni a Pergine (1986) e a Castel Stenico

(1989).

Nel 1986 co-fonda il Gruppo di artisti

trentini La Cerchia, a cui partecipa anco-

ra oggi, nello spirito del cenacolo artistico

che si fonda sul rapporto e sul confronto

con altri artisti, quali Mariano Fraccalossi,

Marco Berlanda, Carla Caldonazzi, Do-

menico Ferrari, Carlo Girardi, Anna Maria

RossiZen, Cesarina Seppi, Tullio Gasperi,

Giorgio Tomasi, Ilario Tomasi, Giuseppe

Varne, Pietro Verdini, Carlo Bonacina, Li-

vio Conta e Cirillo Grott. Con La Cerchia

Degasperi espone non solo in Trentina,

ma anche in Germania, Austria, Belgio,

Spagna, Messico, Cile, Argentina, Brasi-

le, Paraguay, Stati Uniti e Canada.

Altra importante esperienza è la parte-

cipazione all’attività dell’UCAI (Associa-

zione Cattolica Artisti Italiani) che è molto

legata alla realizzazione di alcune note-

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Page 19: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

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voli opere a tema religioso come i gran-

di affreschi della Chiesa di San Martino

a Trento (1996 e 2008), le pitture della

Chiesa dei Santi Angeli di Monte Terlago

(1997), e l’ampia tela ad olio per la Chie-

sa di Vigolo Baselga (2000). Altre impor-

tanti opere di dimensioni ragguardevoli

sono alla scuola materna di Lavis,presso

la sede dell’impresa di costruzioni Garba-

ri e l’istituto Pavoniano Artigianelli aTrento.

La presenza delle opere di Degasperi è

diventata mano a mano imprescindibi-

le laddove si parla di arte trentina, co-

sicché negli ultimi decenni le sue opere

sono state parte integrante delle maggio-

ri mostre collettive, fra le quali Correnti &

Arcipelaghi. Attualità dell’arte in Trentina

(Castel Ivano, 1995) e Situazioni. Trentina

Arte 2003 (Mart, 2003).

Dopo trentaquattro anni di insegnamen-

to, Bruno Degasperi si dedica interamen-

te alla pittura collaborando con la Scuola

Grafica dell’Istituto Pavoniano Artigianelli

di Trento e con il Gruppo Arti Visuali di

Trento. Nel 2009 il Comune di Pergine

dedica all’artista l’esposizione “Bruno De-

gasperi - I segni della materia”; corredata

da un importante catalogo delle opere e

dei testi critici, curata da Alessandro Fon-

tanari, che dà una chiara idea dell’impo-

nenza della produzione dell’artista.

PERSONALI

1974 - Galleria d’Arte “M. Fogolino”,

Trento; 1986 - “La Vecchia Pergine”,

Pergine Valsugana; 1986 - Galleria d’Ar-

te “Novecento”, Pergine Valsugana; 1989

- “Premio Castel Stenico”; 1992 - Centro

Culturale UCAI, S. Giorgetto (Vr); 1996 -

“Tre artisti trentini”, Galleria “Il Sigillo”, Pa-

dova; 2000 - “Uomo e natura”, Sala “Tre

Castelli”, Roncegno; 2003 - “Mostra di

pittura di Bruno Degasperi”, Scuole Ele-

mentari, Cembra; 2009 - “Bruno Dega-

speri - I segni della materia”, Sala Mayer,

Pergine Valsugana

FIDAart copertina del N.11 2013

Periodico di arte e cultura della FIDAart

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Tutti i numeri 2012-2013

della rivista FIDAart

sono scaricabili da:

www.fida-trento.com

Tutti i numeri 2012-2013

della rivista FIDAart

sono sfogliabili su:

http://issuu.com/tomio2013

FIDAart

Page 20: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

MERCATO DELL’ARTE ?

BARNETT NEWMAN (1905-1970), Onement VI, 1953, olio su tela, 259x305 cm. Stima 30.000.000 - 40.000.000 $, venduto a 43.845.000 Sotheby’s New York.Nel corso dell’asta “Contemporary art evening auction” svoltasi a New York a maggio, il top price della vendita è stata la grande tela dell’ar-tista americano Barnett Newman, dal titolo “Onement VI” che è stata aggiudicata per 43,84

milioni di dollari (32,52 milioni di euro) stabi-lendo il record assoluto per il lavoro dell’artista. Il quadro realizzato nel 1953, un quadrato blu di circa tre metri per tre, tagliato a metà da una riga bianca verticale, è considerato una delle più importanti della corrente all’interno dell’Espressionismo astratto del “color field paintings”.“Onement VI” è stata al centro di un’accesa gara al rialzo tra sei compratori e alla fine ad avere a meglio è stato un acquirente italiano che, si dice, sia Miuccia Prada. Il collezionista privato ha pagato la tela di Newman oltre 21 milioni di dollari in più rispetto al precedente record di vendita dell’artista stabilito solo un anno fa da “Onement V”, battuto per 22,4 milioni di dollari nel 2012. “Onement VI” del 1953, è l’ultimo di una serie di sei pezzi, chiamata “Onement” e realizzata da Newman a partire dal 1948. Tutta la serie è caratterizzata dalla caratteristica sottile striscia verticale detta ‘zip’ (cerniera) che corre lungo la metà della tela e che, tra l’altro, contraddistingue la quasi totalità della sua pro-duzione, la cui funzione è quella di dare la scala del lavoro e di fungere da contrasto con il cam-po del colore. Dopo aver iniziato con dipinti di dimensioni pic-cole o normali, Newman, sulla falsariga di altri Espressionisti astratti, movimento di cui era membro (nonostante lo stile rigidamente geo-metrico e anti espressionista), è andato orien-tandosi verso opere sempre più grandi fino a realizzare nel 1953 “Vir eroicus sublimis” (vedi a destra), una tela di 5 metri e mezzo, con l’in-tento di produrre il massimo impatto e il coin-volgimento totale dello spettatore.

BARNETT NEWMAN

A destra: Vir eroicus sublimis,1950, olio su tela, 242x541 cm

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Page 21: FIDAart N.11 Bruno Degasperi

BARNETT NEWMAN

La storia del pittore americano Barnett New-man, figlio di immigrati ebrei polacchi, nato nel 1905 a New York e morto nel 1970, è anomala nel panorama dei pittori statunitensi del dopo-guerra. Dopo gli studi d’arte e una laurea in filo-sofia, Newman si dedica ad attività varie come pubblicista sindacale, scrittore di recensioni, curatore di mostre, critico, tentando contem-poraneamente la via dell’arte con risultati me-diocri. Diventa amico di Adolf Gottlieb, conosce Mark Rothko, ed entra in contatto con la galle-ria Betty Parson con cui collabora organizzan-do mostre di Rothko, Gottlieb, Jackson Pollock, Clyfford Still, Teodoros Stamos e altri. Dopo le prime modeste esperienze artistiche Barnett comincia a fare arte dal 1944 e nel 46 parte-cipa alla sua prima esposizione alla Parson, a cui farà seguito, nel 47, quella degli otto arti-sti della scuderia. Nel 1948 dipinge “Onement I” che egli ritiene un importante passo avanti; scrive anche un saggio “Il sublime è ora” in cui teorizza la nascita di una pittura americana libe-rata dal peso della cultura europea. Nel 1950 la sua prima personale alla galleria Parson ottiene giudizi critici totalmente negativi.Lo stesso anno è nel gruppo di diciotto artisti

newyorkesi detti “Gli irascibili”, che contestano la mostra al MOMA alla quale non erano stati invitati e che diverranno i futuri Espressionisti astratti. Nel 51, ha luogo la seconda personale alla Parson dove espone “Vir Heroicus Sublimis” ma i critici condannano la mostra, i dipinti non vendono e Newman si ritira dall’attività della galleria. Fino al 55 non espone più e, dato che non vende quasi nulla, è mantenuto solo grazie al lavoro d’insegnante della moglie. Newman non esegue alcun dipinto durante il 56 e il 57. Nel 56 un collezionista, su suggerimento di Pol-lock, acquista due dipinti, “Adamo” e “La Regi-na della Notte” per $ 3.500. Nel 58 quattro sue opere sono esposte al MOMA e Newman viene invitato in alcune mostre itineranti; nel 59, il museo di Basilea e poi il MOMA, acquistano un suo quadro dando inizio alla sua futura carriera.Con la nascita della corrente minimalista, la sua pittura riceve un forte impulso fino a diventare un modello per i giovani artisti americani.Oggi, i quadri che nessuno voleva, caratterizzati da un’assoluto azzeramento del linguaggio gra-zie alle campiture piatte monocromatiche at-traversate da sottili linee verticali, sono diven-tati le nuove icone dell’arte contemporanea.

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NERO PERENNE

La Cina è ormai un gigante economico, geopoli-tico e militare che, senza clamore, si sta prepa-rando a togliere il primato in tutti questi settori agli Stati Uniti. Solo a livello culturale e artistico, l’evoluzione di questo paese non è proceduta con altrettanta forza e impeto a causa delle contraddizioni che un’eccessiva libertà intellet-tuale potrebbero sviluppare in un sistema an-cora troppo legato al passato che impone il con-trollo del pensiero da parte del partito unico. Ciononostante, in questi ultimi anni si è amplia-to il numero degli artisti che, abbandonando le indicazioni stilistiche e contenutistiche del “rea-lismo socialista”, hanno adottato un linguaggio in linea con le correnti avanzate dell’Occidente. Al punto tale che molti pittori cinesi sono en-trati a pieno diritto nel grande giro delle case d’aste raggiungendo prezzi di tutto rispetto. E’ abbastanza prevedibile che, in tempi brevi, la Cina inonderà gallerie e musei con migliaia di suoi artisti cercando di diventare leader anche nell’arte contemporanea sia per dimostrare la propria superiorità anche in questo settore sia, più prosaicamente, per inserirsi in un mercato mondiale estremamente ricco e, potenzialmen-te, in costante crescita.

Tra gli astri nascenti che stanno riscuotendo l’interesse di molti operatori e critici attenti ai segnali provenienti da Oriente, si è distinto il giovane artista di Shangai, Ju Chan Soo, il qua-le, a soli 28 anni si è già fatto notare per delle innovazioni artistiche che hanno contribuito a renderlo immediatamente riconoscibile nelle esposizioni internazionali. Dopo degli inizi sostanzialmente tradizionali in cui i suoi dipinti si rifacevano scolasticamente ai grandi nomi della pittura moderna, in parti-colare i monocromi di Kline, l’artista ha messo a punto un proprio tipo di nero definito ‘Nero perenne’. La caratteristica di questo nero ri-siede nel particolare materiale utilizzato per il fondo di cui non si conosce la composizione: si tratta di un agglomerato a base marmorea e quarzifera, amalgamato con una resina sinteti-ca inventata e brevettata da Soo, la JUCS, grazie alla quale è possibile ottenere una texture della superficie dal colore madreperlaceo assoluta-mente omogeneo con effetti sempre cangianti a seconda del tipo di illuminazione e della posi-zione dell’osservatore.Fino al 2010 le dimensioni dei quadri eseguiti dal pittore cinese erano limitate perché forte-

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STORIA E ARTE

mente condizionate dalle difficoltà connesse con i tempi e i modi di indurimento della resi-na che tendeva a produrre un reticolo di sottili screpolature sulla superficie dei dipinti (craque-lure) disturbando l’effetto “color field” del mo-nocromo.Il grosso salto qualitativo si è visto alla mostra “BlackkcalB” inaugurata lo scorso anno presso la Hong Kong Central Gallery dove sono state esposti quadri di lunghezze mai viste finora. L’opera più importante intitolata “Blackkkk” (vedi foto n.1), è un quadro monolitico che rag-giunge i 18 metri di lunghezza per un’altezza di 3 metri. Il “dipinto”, irrealizzabile con le altre tecniche (a parte quelle di stampa oppure i tele-ri incollati su parete) ha entusiasmato anche la critica occidentale più diffidente che ha parlato del “nuovo Klein del terzo secolo”. Sottoposto al fuoco di fila delle domande di giornalisti, l’ar-tista cinese ha spiegato di aver messo a punto una tecnica di preparazione del suo agglomera-to rivoluzionaria che aveva risolto i precedenti problemi ottenendo, per di più, la possibilità di lavorare su superfici “teoricamente illimitate”. Il segreto è stato parzialmente svelato quando

si è saputo che “Blackkkk” era stata trasportata in galleria in un imballaggio cilindrico del dia-metro di pochi metri e poco più alto di tre metri e si è così compreso che l’artista era riuscito ad arrotolare l’intera opera (semirigida!) nel senso della lunghezza.Ju Chan Soo ha spiegato come la sua nuova tec-nica consenta di stendere a caldo mediante un dispenser lineare l’impasto del suo agglomera-to a base di IUCS in uno strato di spessore co-stante e calibato su un supporto elastico armato con fibre di vetro prodotto in rulli dall’industria aerospaziale. La pasta di circa 10 mm appena stesa sul piano viene calandrata a pressione mediante rulli in acciaio inox per ottenere uno strato uniforme e ben aggrappato al tessuto portante di sottofondo e, soprattutto, per far-gli assumere la struttura elastica che permetta di arrotolarlo o piegarlo (vedi foto n.2). Dichia-ratosi molto soddisfatto del risultato artistico raggiunto, Ju Chan ha annunciato di avere in programma la realizzazione di opere di dimen-sioni sempre maggiori e che è sua intenzione arrivare a coprire con un unico telo la facciata di un edificio lungo un centinaio di metri.

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Novembre 2013, Anno 2 - N.11

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Mostre in regione

La Cerchia

Mauro Berlanda

Paolo Vivian

Barbara Cappello e Renato Sclaunich

CIVICA Trento

Casa de Gentili - FIDA-Trento

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SEQUENZE

Ardue vie

A GONFIE VELE

Sette opere per due artisti

L’AVANGUARDIA INTERMEDIA

Asta benefica - Sanzeno

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Vezzanoteatro valle dei laghi

inaugurazione

venerdì 8 novembre

ore 20.00

alla presenza della critica d’arte Nicoletta Tamanini

Mauro Berlanda

COMUNE DIVEZZANO

Con il patrocinio della

Presidenza del Consiglio regionale

Con il patrocinio della

Presidenza del Consiglio regionale

Giunta e Consiglio della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige

Provincia autonoma di trentoassessorato alla cultura

Ardue vie

La mostra sarà visitabile fino a venerdì 30 novembre 2013 negli orari di apertura del Teatro Valle dei Laghi

eseontagna

La seduzione della montagna nella pittura di

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Vezzanoteatro valle dei laghi

inaugurazione

venerdì 8 novembre

ore 20.00

alla presenza della critica d’arte Nicoletta Tamanini

Mauro Berlanda

COMUNE DIVEZZANO

Con il patrocinio della

Presidenza del Consiglio regionale

Con il patrocinio della

Presidenza del Consiglio regionale

Giunta e Consiglio della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige

Provincia autonoma di trentoassessorato alla cultura

Ardue vie

La mostra sarà visitabile fino a venerdì 30 novembre 2013 negli orari di apertura del Teatro Valle dei Laghi

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La seduzione della montagna nella pittura di

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PAOLO TOMIO: “Omaggio a Piero Manzoni”, 2013, fine art su plexiglass, 75x75 cm

Nel 2013 ricorre il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Pietro Manzoni (1933-1963). Sua la “Merda d’artista” (Artist’s shit, Merde d’Artiste, Künstlerscheiße) del 1961, scatoletta di latta, carta stampata e (presunte) feci, cm 4,8×6 cm. 90 barattoli del peso di circa 30 grammi ciascuno furono messi in vendita ad un prezzo pari all’equivalente in oro del loro peso.

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QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2013

E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2013

MEMORANDUM

IMPORTANTE

Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. per l’iscrizione, la quota annuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2013)

Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre si consiglia di stamparlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDASegretario-tesoriere: Alessando Goio [email protected]

INDIRIZZO MAIL

Indirizzo Mail ufficiale di FIDA-Trento è: [email protected]

INDIRIZZO FIDA-Trento

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