filiera grano duro news - n. 6 - apr 08

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Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected] Direttore responsabile: Dott. Marco Bon Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione Emilia- Romagna ai sensi della L. R. 28/1998. PERIODICO DI INFORMAZIONE TECNICO - ECONOMICA N. 6 - APRILE 2008 Filiera Grano duro news Grano duro news Filiera PERIODICO DI INFORMAZIONE TECNICO-ECONOMICA A SOSTEGNO DEL PROGETTO PILOTA “GRANO DURO DI ALTA QUALITÀ” IN EMILIA ROMAGNA SOCIETà PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA La riscoperta dell’agricoltura pag. 1 Sicurezza alimentare pag. 2 e controllo Fusarium La Fusariosi della spiga: pag. 3 un problema sempre attuale per il grano duro Andamento meteo: pag. 5 febbraio - marzo 2008 Concimazione azotata pag. 6 tardiva: influenza sul contenuto proteico Grano duro: a che prezzo? pag. 7 Simposio internazionale sulla pag. 8 filiera del Grano duro - Pasta Sommario Le impennate dei prezzi all’origine dei cereali, al di là delle ripercussioni all’interno della filie- ra, hanno interessato l’opinione pubblica non solo per i conseguenti aumenti sui prezzi dei prodotti finali, ma hanno risvegliato l’attenzio- ne sui prodotti agricoli di base e sull’agricoltu- ra più in generale. Le difficoltà a soddisfare la crescente domanda, la riduzione delle scorte, l’interesse per i cereali da parte di investitori tradizionalmente distanti dal settore (con le perplessità per le possibili implicazioni specu- lative estranee alle normali vicende del merca- to agricolo), l’eliminazione del set-aside e dei dazi all’importazione da parte di moltissimi paesi, sono tutti segnali di cresciuta attenzio- ne. Le previsioni sull’incremento demografico mondiale sono preoccupanti, in particolare perché, migliorando le condizioni socio-eco- nomiche di vaste aree del pianeta, la domanda di alimenti, e di cereali in particolare, cresce e numerosi studi economici evidenziano come le disponibilità alimentari non crescono con la stessa intensità. Emblematico il tema condut- tore dell’Expo internazionale recentemente aggiudicata a Milano: “Alimentare il mondo”. Altri elementi non vanno trascurati, ad esem- pio la sottrazione quotidiana di superficie a destinazione agricola (che è un bene a dispo- nibilità limitata) in particolare per destinazio- ni industriali, artigianali e commerciali. Anche la destinazione agroenergetica dei cereali, che negli ultimi anni ha conosciuto in alcuni paesi (Usa innanzitutto) uno sviluppo importantis- simo, ha ridotto sensibilmente la disponibilità per il tradizionale mercato alimentare e zoo- tecnico. Le modifiche climatiche già registrate, e ancor più quelle attese nel prossimo futuro, tendo- no ad acuire la variabilità della produttività agricola, già di per se fortemente influenzata dall’andamento climatico di ciascuna campa- gna produttiva. Come tutte le risorse naturali, prime fra tutte l’acqua e l’aria, anche la terra merita un’atten- zione particolare e l’agricoltura, come stru- mento per il suo utilizzo. Occorre sicuramente un grande recupero di attenzione per l’agricol- tura, non solo come strumento di salvaguar- dia ambientale, ma soprattutto nel suo ruolo fondamentale di strumento di sviluppo econo- La riscoperta dell’agricoltura Daniele Govi, Roberta Chiarini – Regione Emilia Romagna mico e sociale, attraverso maggior consapevo- lezza da parte degli stessi agricoltori e della filiera agroalimentare nel suo insieme. Non è quindi solo per un ragionamento economico soggettivo, ma anche per una responsabilità sociale che ciascun imprenditore deve sentire, che è importante dare attenzione, ai percorsi di organizzazione e programmazione delle produzioni su ampia scala, unici strumenti reali per tentare di prevenire difficoltà di ap- provvigionamento e disponibilità alimentare, nonché crisi di mercato e squilibri protratti tra domanda e offerta di cereali, possibili fonti di speculazioni estranee al mondo agricolo. In questa chiave devono essere favoriti anche dagli Enti pubblici, gli accordi tra produttori e trasformatori, in una logica contrattuale an- che su elementi di determinazione del prezzo, ma soprattutto una crescita interprofessiona- le Il progetto Grano duro alta qualità rispon- de a pieno titolo ad una parte delle questioni poste. Esso può rappresentare un esempio da seguire nello sviluppo di progetti di filiera e di accordi interprofessionali che aiutino ad effet- tuare una corretta programmazione delle pro- duzioni, orientate alle esigenze del mercato più premiante, e volte ad una elevata qualità. L’avere puntato nel progetto al settore grano duro è stata sicuramente una scelta indovinata per l’Emilia-Romagna, che sta raggiungendo i vertici di produzione in ambito nazionale. Nel 2008 si prevede divenga la seconda regione italiana per produzione di grano duro, collo- candosi davanti alle regioni tradizionalmente produttrici quali Sicilia, Marche, Toscana e Ba- silicata. La superficie investita, pari a circa 130 mila ettari, abbinata alle alte rese produttive, caratterizzate da una maggiore stabilità rispet- to a quelle degli altri areali produttivi nazionali, fanno ipotizzare al momento una produzione prossima alle 800 mila tonnellate. Di queste, ol- tre 100 mila riguarderanno il progetto in “Grano duro alta qualità”. L’impegno e l’auspicio è che il progetto contribuisca sempre di più a dare basi stabili e durature ad una produzione re- gionale importante in termini quantitativi e di eccellente qualità, in grado di rispondere pie- namente alle richieste dell’industria pastaria, e di garantire quindi una equa, stabile e soddisfa- cente remunerazione lungo tutta la filiera. Serra PSB

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La riscoperta dell’agricoltura pag. 1 Sicurezza alimentare pag. 2 e controllo Fusarium La Fusariosi della spiga: pag. 3 un problema sempre attuale per il grano duro Andamento meteo: pag. 5 febbraio - marzo 2008 concimazione azotata pag. 6 tardiva: influenza sul contenuto proteico Grano duro: a che prezzo? pag. 7 Simposio internazionale sulla pag. 8 filiera del Grano duro - Pasta Daniele Govi, Roberta Chiarini – regione emilia romagna Serra PSB SOciETà ProdUttori Sementi S.p.a. BOLOGNA

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Page 1: Filiera Grano Duro News - n. 6 - apr 08

Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected]

Direttore responsabile: Dott. Marco Bon

Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO)

Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006

Periodico realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna ai sensi della L. R. 28/1998.

Periodico di informazione tecnico - economican. 6 - aPriLe 2008

Filiera Grano duronews

Grano duronewsFiliera

Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno delProgetto Pilota “grano duro di alta qualità” in emilia romagna

SOciETàProdUttori Sementi S.p.a. BOLOGNA

La riscoperta dell’agricoltura pag. 1

Sicurezza alimentare pag. 2 e controllo Fusarium

La Fusariosi della spiga: pag. 3 un problema sempre attuale per il grano duro

Andamento meteo: pag. 5 febbraio - marzo 2008

concimazione azotata pag. 6 tardiva: influenza sul contenuto proteico

Grano duro: a che prezzo? pag. 7

Simposio internazionale sulla pag. 8 filiera del Grano duro - Pasta

Sommario

Le impennate dei prezzi all’origine dei cereali, al di là delle ripercussioni all’interno della filie-ra, hanno interessato l’opinione pubblica non solo per i conseguenti aumenti sui prezzi dei prodotti finali, ma hanno risvegliato l’attenzio-ne sui prodotti agricoli di base e sull’agricoltu-ra più in generale. Le difficoltà a soddisfare la crescente domanda, la riduzione delle scorte, l’interesse per i cereali da parte di investitori tradizionalmente distanti dal settore (con le perplessità per le possibili implicazioni specu-lative estranee alle normali vicende del merca-to agricolo), l’eliminazione del set-aside e dei dazi all’importazione da parte di moltissimi paesi, sono tutti segnali di cresciuta attenzio-ne. Le previsioni sull’incremento demografico mondiale sono preoccupanti, in particolare perché, migliorando le condizioni socio-eco-nomiche di vaste aree del pianeta, la domanda di alimenti, e di cereali in particolare, cresce e numerosi studi economici evidenziano come le disponibilità alimentari non crescono con la stessa intensità. Emblematico il tema condut-tore dell’Expo internazionale recentemente aggiudicata a Milano: “Alimentare il mondo”.Altri elementi non vanno trascurati, ad esem-pio la sottrazione quotidiana di superficie a destinazione agricola (che è un bene a dispo-nibilità limitata) in particolare per destinazio-ni industriali, artigianali e commerciali. Anche la destinazione agroenergetica dei cereali, che negli ultimi anni ha conosciuto in alcuni paesi (Usa innanzitutto) uno sviluppo importantis-simo, ha ridotto sensibilmente la disponibilità per il tradizionale mercato alimentare e zoo-tecnico.Le modifiche climatiche già registrate, e ancor più quelle attese nel prossimo futuro, tendo-no ad acuire la variabilità della produttività agricola, già di per se fortemente influenzata dall’andamento climatico di ciascuna campa-gna produttiva.Come tutte le risorse naturali, prime fra tutte l’acqua e l’aria, anche la terra merita un’atten-zione particolare e l’agricoltura, come stru-mento per il suo utilizzo. Occorre sicuramente un grande recupero di attenzione per l’agricol-tura, non solo come strumento di salvaguar-dia ambientale, ma soprattutto nel suo ruolo fondamentale di strumento di sviluppo econo-

La riscoperta dell’agricolturaDaniele Govi, Roberta Chiarini – regione emilia romagna

mico e sociale, attraverso maggior consapevo-lezza da parte degli stessi agricoltori e della filiera agroalimentare nel suo insieme. Non è quindi solo per un ragionamento economico soggettivo, ma anche per una responsabilità sociale che ciascun imprenditore deve sentire, che è importante dare attenzione, ai percorsi di organizzazione e programmazione delle produzioni su ampia scala, unici strumenti reali per tentare di prevenire difficoltà di ap-provvigionamento e disponibilità alimentare, nonché crisi di mercato e squilibri protratti tra domanda e offerta di cereali, possibili fonti di speculazioni estranee al mondo agricolo. In questa chiave devono essere favoriti anche dagli Enti pubblici, gli accordi tra produttori e trasformatori, in una logica contrattuale an-che su elementi di determinazione del prezzo, ma soprattutto una crescita interprofessiona-le Il progetto Grano duro alta qualità rispon-de a pieno titolo ad una parte delle questioni poste. Esso può rappresentare un esempio da seguire nello sviluppo di progetti di filiera e di accordi interprofessionali che aiutino ad effet-tuare una corretta programmazione delle pro-duzioni, orientate alle esigenze del mercato più premiante, e volte ad una elevata qualità. L’avere puntato nel progetto al settore grano duro è stata sicuramente una scelta indovinata per l’Emilia-Romagna, che sta raggiungendo i vertici di produzione in ambito nazionale. Nel 2008 si prevede divenga la seconda regione italiana per produzione di grano duro, collo-candosi davanti alle regioni tradizionalmente produttrici quali Sicilia, Marche, Toscana e Ba-silicata. La superficie investita, pari a circa 130 mila ettari, abbinata alle alte rese produttive, caratterizzate da una maggiore stabilità rispet-to a quelle degli altri areali produttivi nazionali, fanno ipotizzare al momento una produzione prossima alle 800 mila tonnellate. Di queste, ol-tre 100 mila riguarderanno il progetto in “Grano duro alta qualità”. L’impegno e l’auspicio è che il progetto contribuisca sempre di più a dare basi stabili e durature ad una produzione re-gionale importante in termini quantitativi e di eccellente qualità, in grado di rispondere pie-namente alle richieste dell’industria pastaria, e di garantire quindi una equa, stabile e soddisfa-cente remunerazione lungo tutta la filiera.

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Filiera Grano duronews N. 6 - Aprile 2008

SicUrezza aLimentare

Sicurezza alimentare della filiera grano duroin emilia-romagna e controllo Fusarium Marco Silvestri, Maroun Atallah - ricerca agronomica e molitoria - Barilla G. e r. fratelli

campi dimostrativiAnche per l’anno 2007/2008 sono sta-ti allestiti 7 campi dimostrativi con le varietà di grano duro previste dal “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro di alta qualità in Emilia-Romagna”: Norman-no, Levante, Saragolla e Svevo.I campi di confronto varietale sono distribuiti nelle principali aree pro-duttive della Regione Emilia-Roma-gna, in particolare nella Provincia di Piacenza (Gariga di Podenzano e Pontenure), Parma (Langhirano), Modena (Castelfranco Emilia), Bolo-gna (Argelato e Ozzano dell’Emilia) e Ravenna (Alfonsine).In alcune località sono state organiz-zate anche prove di verifica di diverse linee di concimazione, difesa e diser-bo al fine di verificare e perfezionare le indicazioni tecniche ed agronomi-che da inserire nel disciplinare.Chiunque fosse interessato a visitare i campi dimostrativi, può contattare:Dott. Franco LippariniSocietà Produttori Sementi Bolognacell. 340.1818094 - tel. [email protected]

Negli ultimi decenni, con l’aumento della ricchezza e il superamento della condizio-ne di “soddisfazione dei bisogni primari”, si è sviluppata una sempre maggiore sen-sibilità verso la qualità della vita. In ambi-to agroalimentare, questo si esprime con una sempre maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica alla salubrità dei prodotti, come fattore intrinseco e impre-scindibile di un prodotto alimentare.La Sicurezza Alimentare è quindi uno dei temi dominanti di inizio secolo in ambi-to agroalimentare, sancito anche dallo sviluppo, da parte dell’Unione Europea, di un quadro normativo estremamente avanzato ed articolato.Se la normativa europea è divenuta la più avanzata a livello mondiale, sono soprat-tutto le industrie di marca che hanno il dovere e la responsabilità di capire inti-mamente le eventuali criticità lungo tutti i passaggi del ciclo produttivo. Per que-sto motivo Barilla, che da sempre dedica una grande attenzione a questi temi, ha sviluppato e continua a implementare una presenza attiva e diretta su tutta la filiera del grano duro e della pasta, anche attraverso i contratti di coltivazione e la realizzazione di “progetti di filiera”. La conoscenza delle diverse fasi e delle re-lative problematiche consente di andare oltre le richieste della normativa, svilup-pando progetti di ricerca, come il proget-to “Sicurezza alimentare della filiera del frumento duro” con il CNR_ISPA di Bari, di cui nel giugno 2007 sono stati pubbli-cati i risultati, e strumenti specifici, come il “Disciplinare Barilla di coltivazione e conservazione del grano duro”. Dalla sintesi ed integrazione tra il disciplinare

Barilla e quello di coltivazione in-tegrata del gra-no duro della Regione Emilia nasce il “Disci-plinare di Col-tivazione e Conservazio-ne del pro-getto Grano Duro di Alta Qualità del-la Regione E m i l i a -

Romagna”. Particolare attenzione viene dedicata alla conservazione del cereale nell’ottica di ridurre quanto più possibi-le il rischio di residui nella granella e alle problematiche di campo più specifiche della nostra regione. A differenza delle re-gioni meridionali, come la Puglia, l’Emilia Romagna è più soggetta allo sviluppo di attacchi fungini, tra cui la fusariosi della spiga. Particolare attenzione deve esse-re dedicata a questa patologia che oltre a provocare perdite di produzione, può avere un impatto negativo sulla salubrità della granella. I funghi del genere Fusa-rium (in particolare il F. graminarum e il F. culmorum) che ne sono la causa, infatti, sono responsabili anche della sintesi di Deossinivalenolo (DON): una micotossina recentemente normata dalla Commissione Europea nel regolamento CE 1881/2006. Lo sviluppo di questi fun-ghi è piuttosto complesso e favorito sia dalla presenza di inoculo (ascospore, conidi) persistente sui residui culturali, sia da condizioni ambientali favorevoli come la presenza di piogge, di elevate temperature e umidità e di vento, nel pe-riodo tra spigatura e maturazione latteo-cerosa. Essendo le condizioni climatiche della nostra regione generalmente favo-revoli allo sviluppo di questa patologia, il suo controllo deve essere realizzato attraverso l’applicazione di un insieme coordinato di pratiche agronomiche: una rotazione (evitare la successione a mais) e la lavorazione del terreno con l’inter-ramento dei residui colturali che riduce notevolmente la vitalità di questi funghi, sono tecniche efficaci per ridurre l’inocu-lo potenziale. Il trattamento fungicida in fioritura rappresenta poi uno strumento essenziale per cercare di prevenire lo svi-luppo ultimo della malattia, soprattutto nelle condizioni climatiche tipiche della nostra regione. La difficoltà di controlla-re la presenza di DON, e la conseguente necessità di mettere in atto tutte le mi-sure possibili per prevenire la presenza della patologia, è dimostrata dai risultati ottenuti sulla produzione del primo anno del progetto (vedi Filiera Grano duro news, n. 4 settembre 2007). Dall’analisi dei campioni rappresentativi dell’intera produzione, infatti, a fronte di modesti attacchi di fusariosi della spiga in cam-

po, in numerosi casi è stata riscontrata la presenza di DON, pur se con valori conte-nuti e sempre entro i limiti di legge.Quindi, per poter garantire questo aspetto della sicurezza alimentare è necessario de-dicare una particolare attenzione alla fusa-riosi. Trattandosi di una patologia comples-sa e influenzata da diversi fattori talvolta difficilmente controllabili, solo operando su più fronti e adottando tutte le pratiche agronomiche necessarie ed efficaci, è pos-sibile prevenire e contenere il rischio po-tenziale e garantire la sicurezza alimentare a partire dalla produzione in campo.

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Filiera Grano duronews

difeSa fitoSanitaria

La fusariosi della spiga: un problema sempre attuale per il grano duro

Vittorio Rossi - istituto di entomologia e Patologa vegetale dell’Università cattolica del Sacro cuore (Piacenza)

Negli ultimi dieci anni molto è stato detto e scritto sulla problematica della Fusariosi della spiga nei cereali autun-no-vernini, ed in particolare nel grano duro che, come noto, è la specie più sensibile. Di fronte a quella che è stata considerata una vera e propria “emer-genza” per le nostre produzioni cere-alicole, molti sforzi sono stati profusi a livello di ricerca e sperimentazione, nonché di divulgazione dei risultati, allo scopo di migliorare le conoscenze sui diversi aspetti di questa malattia e di rendere più efficaci le misure di con-trollo e gestione lungo l’intera filiera. E’ ormai noto che la malattia è molto complessa, in quanto causata da varie specie fungine (appartenenti al genere Fusarium ed affini) che, a fronte della capacità di indurre sintomi del tutto si-mili, hanno caratteristiche morfologiche, esigenze ecologiche, capacità patoge-netiche e micotossigene molto differen-ti. La prevalenza delle diverse specie, l’entità delle infezioni, dei sintomi, delle perdite di produzione e degli scadimenti qualitativi della granella, nonché il livello di contaminazione da micotossine (ed in particolare deossinivalenolo, don, e zea-ralenone, zea) variano quindi negli anni, da zona a zona e anche da un campo all’altro in rapporto alle scelte colturali. In questi ultimi anni, peraltro, la Fusa-riosi non si è presentata in forma gra-ve e diffusa negli areali di coltivazione

dell’Emilia-Romagna. Le condizioni meteorologiche non molto favorevoli ai Fusaria, unite ad una maggiore sen-sibilizzazione ed attenzione dei coltiva-tori nel mettere in pratica le misure di controllo, hanno contribuito a questo risultato. Questa situazione non deve però indurre ad “abbassare la guardia”. E’ verosimile che si presentino nuova-mente annate favorevoli alla malattia, come quelle del 2000 e del 2002. Inol-tre, è bene ricordare che l’assenza di sintomi evidenti e diffusi di malattia sulle spighe in campo, oppure sulle ca-riossidi dopo la trebbiatura, non esclu-de la presenza di contaminazione da micotossine della granella.

Cosa è importante fareLa Fusariosi è una malattia influen-zata da molteplici fattori ambientali e colturali, che interagiscono fra loro in modo complesso. E’ pertanto necessa-rio focalizzare l’attenzione sui fattori di maggior rilievo pratico. Un’ampia ricerca condotta in Emilia-Romagna (coordinata dal CRPV e finanziata dalla Regione) ha permesso di determinare il peso relativo dei fattori di rischio per il contenuto di Don nella granella dei vari cerali autunno-vernini. Clima ed areale di coltivazione pesano per quasi il 50%. Le scelte di specie e varietà per circa il 33%, quelle relative a precessione col-turale e tipo di lavorazione del suolo

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Fig.2

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Fig. 1 - Fattori che influenzano in modo significativo il conte-nuto di Don nelle cariossidi di grano in Emilia-Romagna e loro peso relativo. In giallo i fattori che non possono essere control-lati, in verde quelli che dipendono dalle scelte colturali.

Fig. 2 - Incidenza della Fusariosi e contenuto di Don in tre varie-tà di grano duro inoculate con F. culmorum in diverse fasi fenolo-giche, nel 2004. Il periodo critico è quello dell’antesi ed è pertanto in questa fase che la pianta deve essere protetta con fungicidi.

La Fusariosi causa il disseccamento delle spighette. Spesso i sintomi non sono mol-to evidenti e possono essere confusi con il disseccamento fisiologico.

in preparazione della semina per le re-stanti parti (Fig. 1). Esistono quindi fattori che non dipen-dono dalle scelte operate dal coltiva-tore e non possono essere controllati. Fra questi le condizioni ambientali che si verificano fra la spigatura e la matu-razione farinosa, e più in particolare nel periodo di presenza delle antere che è quello di massima sensibilità del-la pianta all’infezione (Fig. 2). In questo periodo di tempo, l’elemento chiave è la presenza di piogge ripetute capaci di

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Filiera Grano duronews N. 6 - Aprile 2008

veicolare le spore fungine dalle fonti di inoculo presenti a livello del suolo (su residui colturali infetti e organi basa-li colpiti da mal del piede) alle spighe (Fig. 3). La temperatura dell’aria ed il perdurare dell’umettamento della spiga hanno una importanza secondaria: con clima fresco e umido sarà favorito F. graminearum, con clima più caldo ed asciutto F. culmorum. Come detto, circa il 50% del rischio totale non può essere controllato; è quindi indispensabile agire sui fattori che possono essere tenuti sotto con-trollo. Il “Disciplinare per la coltivazio-ne e la conservazione del grano duro di alta qualità” prevede scelte varietali mirate. Normanno, Levante, Saragolla e Svevo sono varietà dotate di ottimi livelli di resistenza nei confronti delle più note malattie fungine e migliori di varietà molto suscettibili quali Simeto

per quanto concerne le Fusariosi. Esse possono essere considerate di media suscettibilità, in linea con quelle nor-malmente coltivate in Pianura Padana. Avvicendamenti colturali e lavorazioni del suolo pre-semina influenzano di-rettamente la disponibilità di inoculo fungino per lo sviluppo della malattia. La prima e principale fonte di inoculo è costituita dai residui colturali infetti della stagione precedente. E’ pertanto evidente che la monosuccessione con cereali è pratica da evitare. Ciò riguar-da tanto i cereali autunno-vernini (gra-no e orzo) quanto quelli estivi (mais e sorgo) in quanto alcuni agenti della Fusariosi possono colonizzare tanto gli uni quanto gli altri. Per lo stesso motivo sono da evitare quelle lavorazioni pre-semina che lasciano i residui colturali in superficie e da preferire quelle che portano gli stessi in profondità. Un semplice metodo per calcolare il rischio legato alle scelte colturali è illu-strato in Tab.1. Usando la tabella è pos-sibile attribuire ad ogni coltura un pun-teggio che varia da 0 (nessun rischio) a 100 (massimo rischio, escluso ovvia-mente quello climatico), sommando i punteggi parziali dovuti alla precessio-ne colturale, al tipo di lavorazione del suolo adottata, alla specie e varietà col-tivata. Ad esempio, un appezzamento seminato con una varietà di frumento tenero (0 punti) mediamente suscettibi-le alla Fusariosi (12 punti), sottoposto ad aratura dopo una coltura di pomo-doro (9 punti), ha un rischio comples-sivo di 21. Uno seminato a grano duro (22 punti), varietà suscettibile (24 pun-ti), seminato su sodo dopo mais (42) ha un punteggio totale di 88. Va comunque sottolineato come l’ado-

zione di tutte le buone pratiche di col-tivazione, incluse un’epoca di semina non troppo anticipata, una corretta densità di semina, una concimazione bilanciata e dilazionata per quanto concerne l’azoto, contribuiscono a ri-durre il rischio. E’ infatti importante ottenere una coltura dallo sviluppo equilibrato, con buona penetrazione della luce e circolazione dell’aria, in modo da evitare il ristagno dell’umidi-tà a livello della vegetazione ed in par-ticolare delle spighe.

I trattamenti fungicidiIl “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro di alta qualità” vincola i coltivatori alla esecu-zione di un trattamento fungicida pre-ventivo ad inizio antesi, con prodotti a base di Procloraz, Tebuconazolo o Tetraconazolo. Premesso che lo stesso Disciplinare impone la concia del seme con una miscela di guazatina e tritico-nazolo (prodotto che garantisce una prolungata protezione nei confronti del mal del piede e delle più comuni malat-tie fogliari), il vincolo relativo ai tratta-menti contro la Fusariosi trova motiva-zioni tecniche nella necessità di ottene-re un prodotto con caratteri qualitativi elevati e costanti, nella suscettibilità del grano duro alla malattia, nella diffi-coltà di calibrare caso per caso la reale necessità ed i tempi di intervento.In linea generale, negli altri cereali au-tunno-vernini (frumento tenero e orzo) bisogna però ricordare che il ricorso a trattamenti fungicidi contro la Fusario-si della spiga non sempre ha una giusti-ficazione tecnica ed economica. Facen-do riferimento allo schema di Tab. 1, quando le condizioni ambientali sono

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Fig. 4 - Contenuto di Don nelle cariossidi raccolte da par-celle sottoposte a differenti itinerari colturali (media di 3 lo-calità dell’Emilia-Romagna). I valori % esprimono la riduzio-ne rispetto al valore più alto. E’ possibile ottenere il miglior risultato solo integrando i diversi metodi di controllo.

Tab. 1 - Schema semplificato per il calcolo del rischio da Fusarium-tossine nel grano (dalle Linee guida controllo micotossine cereali au-tunno-vernini, RER, CRPV, UCSC).

Per grano Per varietà tenero + 0 poco suscettibile + 0duro +22 mediamente suscettibile +12

suscettibile + 24molto suscettibile + 36

Sulle spighe disseccate si possono forma-re, con clima umido, cuscinetti di spore di colore rosa salmone.

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poco favorevoli alla malattia, i tratta-menti fungicidi sono giustificati solo con punteggi di rischio molto alti (su-periori a 75). Se le condizioni ambienta-li sono mediamente o molto favorevoli alla malattia, il trattamento fungicida deve essere eseguito nelle condizioni colturali con punteggi superiori a 40 e 10 rispettivamente.E’ però necessario sottolineare il fatto che i trattamenti fungicidi non sono risolutivi. L’ampia casistica ormai disponibile ha dimostrato che questi

Le cariossidi infette possono essere stri-minzite e, talvolta, con colorazioni rosate o rossastre. L’assenza di questi sintomi non esclude però che le cariossidi siano contaminate da micotossine.

interventi consentono di ridurre me-diamente fra il 50 ed il 60% l’inciden-za della malattia e la contaminazione da micotossine rispetto ai campi non trattati. I trattamenti eseguiti nei 3-4 giorni precedenti l’infezione posso-no raggiungere efficacie superiori (70-80%), mentre quelli post-infezio-nali hanno efficacia decisamente infe-riore (25-30%). Il successo del controllo della Fusa-riosi della spiga nel grano duro deriva pertanto dalla integrazione dei diversi metodi di controllo disponibili. I dati riportati in Fig. 4 esemplificano questo concetto. Nella media di 3 prove con-dotte in Emilia-Romagna, la situazione colturale più favorevole alla malattia (varietà A, con precessione cereale, semina su sodo, senza protezione fun-gicida) ha fatto registrare un conte-nuto medio di Don pari a 430 ppb; il ricorso all’aratura ha ridotto del 68% il Don e dell’72% quando la coltura è stata anche preceduta da un rinnovo. L’uso di una varietà meno sensibile, varietà B, ha comportato una riduzio-ne dell’87% del Don, riduzione salita al 91% quando è stato effettuato anche un trattamento con fungicida attivo contro Fusarium in corrispondenza dell’antesi.

Fig 3

E i

Fig.3

Evasione

MicotossineTossinogenesi

Spighe Invasione fusariateInvasione

Cariossidi i f

Infezione delle spighe …infette

DispersioneDispersione delle spore

Organi basali infetti

Produzione di sporeResidui vegetalivegetali infetti

Fig.4

Fig. 3 - Rappresentazione schematica del ciclo della Fusariosi. L’inoculo è rappresen-tato dalle spore che si formano ripetutamente sui residui infetti delle colture prece-denti e sugli organi basali delle piante colpite da Mal del piede. In presenza di piogge ripetute le spore sono veicolate fino alle spighe dagli schizzi d’acqua attraverso balzi successivi sulla vegetazione. Soprattutto in presenza delle antere le spore germinano ed invadono progressivamente i tessuti della spiga e le cariossidi causando i sintomi tipici della malattia ed accumulando micotossine. In condizioni di clima umido sulle parti disseccate possono comparire cuscinetti di spore di color rosa salmone.

aGrometeoroLoGia

andamento meteoPeriodo febbraio - marzo 2008William Pratizzoli – arPa emilia-romagna

Temperature superiori alla norma ma con gelate intense nel periodo 21-26 marzo, pre-cipitazioni generalmente inferiori ai valori attesi, superiori alla norma in Romagna.

Le temperatureNei due mesi considerati i valori medi delle temperature sono stati compresi, in pianu-ra, tra 6 e 7 °C, circa 1 grado oltre le medie del periodo, l’area pedecollinare e quella di collina sono risultate in generale più calde con temperature medie tra 7 e 8 °C (da 1 a 2 °C più calde della norma). Da segnalare le intense gelate tardive dell’ultima decade di marzo, precisamente dal 21 al 26; su vaste aree di pianura le temperature sono scese di 2, 3 °C al di sotto dello zero con punte sino a -5 °C nella pianura occidentale.

0 50 100 125 150 175 200

Acqua disponibile (U-PA) Conduzione Colturale:prato di graminacee31/03/2008 (mm)

0 2 5 5 0 7 5 1 0 0 1 2 5 1 5 0

Precipitazione cumulata 1° febbraio - 31 marzo 2008 (mm)

- 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Temperatura media (valore medio) dal 1° febbraio al 31 marzo 2008 (°C)

Il contenuto idrico del suoloI valori di acqua disponibile alla fine di marzo risultano in generale molto bassi, i minimi assoluti sono localizzati nella bassa pianura del settore centro-occi-dentale (dal piacentino al modenese) ed in alcune aree del bolognese e del ferra-rese; in queste zone il percentile dell’ac-qua disponibile indica già situazioni di siccità grave o gravissima.

Le precipitazioniNel periodo le piogge sono risultate più elevate nell’area della Romagna, più scarse nella pianura settentrionale particolarmente nelle zone a ridosso del corso più occidenta-le del Po. In pianura le piogge risultano quasi ovunque inferiori alla norma con scostamen-ti più elevati (-20, -40 mm) dal piacentino al modenese. Precipitazioni superiori rispetto al clima sono presenti solo in Romagna.

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Filiera Grano duronews N. 6 - Aprile 2008

Il grano duro esprime il massimo del po-tenziale quanti-qualitativo solo in condi-zioni ottimali di nutrizione azotata. Stati di carenza si ripercuotono sulla produ-zione ed ancor più sulla qualità, poiché la pianta provvede prima a soddisfare un fabbisogno minimo e solo dopo ad arricchire la granella. Viceversa, ecces-si azotati inducono all’allettamento e ad una maggior sensibilità alle malattie, in particolare se legati a eccessiva fittezza e turgore vegetativo.

Produzione e proteineL’equilibrio tra produzione e qualità (pro-teine), nel grano duro non sembra com-portare il sacrificio dell’una o dell’altra componente. L’ambiente, inteso come lo-calità, terreno, clima e relative interazio-ni, gioca sempre un ruolo di primo piano, ma questo non deve fare dimenticare una serie di fattori controllabili, in grado di mitigare eventuali squilibri. La genetica è il principale di tali fattori e il più costante negli effetti tra annate e località. In passato il miglioramento ge-netico del grano duro si è indirizzato più verso la quantità che la qualità: in Italia l’incremento produttivo medio dovuto al ricambio varietale nel corso del XX seco-lo è stato di quasi 20 kg di granella per et-taro per anno; solamente negli ultimi anni si è assistito ad un miglioramento anche della qualità (De Vita et al., 2007), i cui frutti si iniziano solo ora a cogliere. A prescindere dagli aspetti genetici, dal punto di vista della potenzialità ambientale non sembra che vi siano vincoli al raggiun-gimento di un buon livello proteico anche in condizioni di elevata produttività: nel Nord della Spagna, la correlazione inversa che lega i due fattori è risultata tale per cui un incremento di 1 t/ha di granella tra 6 e 7 t/ha ha comportato un calo di solo 0,15% di proteine (Rharrabti et al., 2001).

concimazione azotata tardiva per il grano duro di alta qualità: influenza sul contenuto proteicoLorenzo Barbanti - dista università di BolognaPierluigi Meriggi - agronomica r&s terremerse

conSiGLi coLtUraLi

La concimazione tardivaCon il grano in levata, molti input sono già stati spesi per il conseguimento del-la produzione. Resta da programmare la concimazione azotata tardiva, in botti-cella - spigatura. Questo intervento, che costituisce di norma l’ultimo apporto di concimazione azotata, influenza mo-destamente l’architettura della pianta e la produzione, mentre è utile ai fini del contenuto proteico. L’importanza di una concimazione azotata “frazionata” è suf-fragata da prove recenti (Meriggi e Bucci, 2007; Fig. 1), in cui dosi crescenti da 0 a 250 kg/ha di N ripartite in tre epoche (25% accestimento, 50% levata e 25% botticella) si sono tradotte in aumenti della produ-zione solo fino a un certo punto, mentre l’aumento delle proteine è stato lineare lungo tutto l’arco delle dosi; in base alla pendenza delle rette di Fig. 1, una dose aggiuntiva di 50 kg/ha di azoto (distribu-ita nel complesso delle tre epoche) si è tradotta in +1,02% di proteine nelle con-dizioni del 2006 e in +0,42% in quelle del 2007. La maggior saturazione nutritiva della coltura nelle particolari condizioni ambientali del 2007 si evince anche dalla bassa risposta produttiva all’azoto. Sperimentazioni più specificamente ide-ate per far emergere il contributo della concimazione tardiva mostrano, del re-sto, come tale contributo sia spesso tan-gibile e di entità analoga ai valori della so-praccitata esperienza (Abad et al., 2004; Garrido-Lestache et al., 2005). Aumenti di proteine superiori a +2% sono stati otte-nuti quando la concimazione in spigatura (67 kg/ha di N) è stata abbinata all’irriga-zione nella successiva fase di riempimen-to della granella (Ottman et al., 2000).In base a queste considerazioni, esistono le condizioni affinché i produttori valuti-no attentamente lo stato nutritivo del gra-no duro, attraverso un giudizio visivo o

con l’ausilio di strumenti ottici (SPAD, N-tester, ecc.), e considerino la possibilità di distribuire un’ulteriore dose di azoto, che sia stata inizialmente prevista o meno, in tutti i casi in cui la pianta non sia già a livello nutritivo ottimale; il contributo al raggiungimento di un adeguato livello proteico e dei relativi benefici economici sarà analogo e complementare a quello derivante da altri interventi (es. difesa fi-tosanitaria). Dal punto di vista operativo, si potrà distribuire azoto ureico o nitro-ammoniacale in botticella a dosi congrue rispetto agli effetti desiderati (30 - 50 kg/ha di N); l’impiego in epoca più tardiva (fioritura) di concimi fluidi in abbinamen-to ai trattamenti di difesa è un’opzione utile nei casi di colture in evidente stato di carenza ma che richiede ancora diver-se verifiche sperimentali prima di poter essere diffusa su larga scala.

Fig. 1 - Andamento della produzione e del contenuto di proteine in funzione della dose di azoto, nella media di quat-tro varietà di frumento duro.Sperimentazione Agronomica R&S Terremerse.

Bibliografia:Abad A. et al., 2004. Field Crops Research 87, 257-269. De Vita P. et al., 2007. European Journal of Agronomy 26, 39-53. Garrido-Lesta-che E. et al., 2005. European Journal of Agro-nomy 23, 265-278. Meriggi P., Bucci V., 2007. Agronomica 6, 4-6. Ottman M.J. et al., 2000. Agronomy Journal 92, 1035-1041. Rharrabti Y. et al., 2001. Plant Breeding 120, 381-388.Diversa biomassa e contenuto in clorofilla in parcelle con differente disponibilità di azoto.

N DPI: 185

N DPI: 131

20062007

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Filiera Grano duronews

Grano duro: a che prezzo?Filippo Bertuzzi e Roberto Ranieri - Barilla g. e r. fratelli

i mercati

2004 2005 2006 2007Totale Cereali 1.649 1.602 1.570 1.657 Mais 713 695 698 765 Tutti i grani 628 620 592 603 Grano Duro 41 37 35 34 % su tutti i cereali 2 2 2 2 % su tutti i grani 6 6 6 6

L’andamento dei prezzi mondiali dei cereali ha segnato un’impennata im-prevista con il raccolto 2007. In par-ticolare ciò che ha colto di sorpresa il mercato è stata l’intensità e la ra-pidità dell’incremento dei prezzi che, ad esempio nel caso del grano tenero e duro, sono rispettivamente più che raddoppiati e triplicati rispetto ad un anno fa.Esperti ed analisti hanno individuato molteplici cause a spiegazione di que-sta situazione di cui alcune comuni a tutti i cereali ed altre più specifiche dei singoli mercati. Valgono ad esempio in modo sostanzialmente indifferenziato le ragioni legate alla riduzione delle scorte per il secondo - terzo anno consecutivo, sia per problemi di produzione che per incrementi sul versante della domanda. Con questo breve intervento vorremmo analizzare le ragioni che hanno portato il prezzo del grano duro ad aumentare con una differenza così ampia rispetto al grano tenero (vedi Fig. 1). Le pecu-liarità della coltivazione del grano duro, in relazione a questa tematica possono così riassumersi:• il grano duro è un cereale minore rap-

presentando solo il 6% della produzio-ne del grano totale; è di fatto un pro-dotto di nicchia (vedi Tab. 1);

• la produzione e i consumi sono estre-mamente localizzati. La produzione avviene soprattutto nelle aree sicci-tose del bacino del Mediterraneo e in quelle semi-aride delle grandi pianu-re del Nord america (Nord Dakota ne-gli USA e Saskatchewan in Canada). Queste ultime sono le maggiori aree esportatrici (vedi Fig. 2) mentre i

consumi sono soprattutto concentrati nel bacino del Mediterraneo: Pasta in Europa (Italia soprattutto), Cous cous nel Nord Africa, Bulgur in Turchia. Il bacino del Mediterraneo è deficitario;

• il grano duro è un cereale destinato quasi totalmente all’alimentazione umana. Nel caso del grano tenero, ad esempio, sono invece più diffusi l’uti-lizzo per alimentazione animale ed altre produzioni industriali. In caso di deficit produttivo alcuni di questi utilizzi possono essere soddisfatti da altri cereali (orzo, mais) per far fron-te alla richiesta per cibo.

• la domanda mondiale di grano duro è rigida: il grano duro non ha sostituti la produzione della maggior parte dei prodotti finiti la cui domanda rima-ne pressoché costante che lo rende estremamente sensibile ad ogni flut-tuazione produttiva, sia in termini di quantità che di qualità;

• la forte concentrazione dell’offerta: gli scambi totali a livello globale rap-presentano il 20% di tutta la produzio-ne di cui il 70% è esportato dal Cana-da attraverso un Board che detiene il monopolio e da pochi operatori dagli Stati Uniti.

Cosa fare per invertire questa tenden-za che, se sarà confermata nel medio periodo, penalizzerà in particolare le tasche dei cittadini? L’associazione dei semolieri europei proporrà alla Com-missione Europea le seguenti misure:• politica specifica per il grano duro

in quanto specie strategica per l’ali-mentazione umana e costituzione ci un Comitato Operativo Europeo del Grano Duro;

• mantenimento dell’accoppiamento dell’aiuto alla produzione in paesi come la Francia e la Spagna;

• congelamento del set-aside almeno fino alla ricostituzione degli stock strategici;

• abolizione degli aiuti comunitari de-stinati al settore delle bioenergie.

Intervenire rapidamente e in modo specifico sul grano duro nella politica agricola comunitaria è pertanto neces-sario. Questo può essere considerato un passo importante, ma non unico per riuscire a calmierare il prezzo della ma-teria prima grano duro e per rendere competitiva la nostra “industry” a livel-lo internazionale. Non dimentichiamo infatti che il 50% della pasta prodotta in Italia viene esportata all’estero.

Fig. 2 - Principali aree di import ed export del grano duro nel mon-do. Le frecce indicano le dimensioni e il verso delle esportazioni.

Fig. 1 - Andamento dei prezzi (euro/tonnellate) in Italia negli ultimi 2 anni.

Tab. 1 - Produzioni mondiali di cereali espresse in milioni di tonnellate secondo l’In-ternational Grain Council.

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Filiera Grano duronews N. 6 - Aprile 2008

From Seed to Pasta:The Durum Wheat Chain

BolognAItAly

June 30 - July 32008

international Durum Wheat Symposium

Sarà Bologna, nel giugno-luglio prossimi, ad essere al centro della scena mondiale della filiera Grano duro-Pasta.La Società Produttori Sementi in collabora-zione con CIMMYT (International Maize and Wheat Improvement Center in Messico), uno dei più importanti centri di ricerca inter-nazionale nel breeding del frumento duro, e con il centro internazionale per la ricerca agri-cola nelle zone aride ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas in Siria), sta organizzando, infatti, per il prossimo 30 giugno - 3 luglio 2008, il Sim-posio internazionale “From Seed to Pasta: the Durum Wheat Chain. Multidisciplinary approaches for a more sustainable and high-quality durum production”.Il Simposio, che si terrà a Bologna, riunirà tutti i maggiori esperti mondiali della filiera della pasta e permetterà di fare il punto sul-lo stato dell’arte delle ricerche sulla filiera

Simposio internazionalesulla filiera del Grano duro - Pasta

eVenti

PROGRAMMA DEL sIMPOsIO

30 JunE 08

Opening session - E. Borasio, G. T. scarascia Mu-gnozzaWelcome from Minister of Agriculture, Regione Emilia Romagna Representative and OrganizersM. Montanari - The history of pasta.C. Cannella - Nutritional characteristics of pasta.R. Rizzo - What future for pasta?E. Porceddu, L. Rossi and A. Blanco – Evolution of durum wheat breeding in Italy.T. Hall – Title to be announcedD. Habash - EU projects to unravel drought resistance in durum wheat.C. Feuillet and K. Eversole – A glimpse into the im-possible. Perspectives in wheat genomics research.

session 1: Genomics - M. Morgante, J. DvorakB. s. Gill - Integrated physical and genetic map of chromosome 3A short arm of wheat and its applica-tions in marker-assisted breeding and gene discovery.J. Dvorak - The wheat genetic diversity map.J. Dolezel - Development of chromosome genomics in wheat.M. Parry - TILLING in durum wheat.

session 2: QTLs and Marker-Assisted selection - R. Tuberosa, P. LangridgeP. Langridge – Genomics assisted breeding of wheat.R. Tuberosa - Searching for broad-spectrum QTLs for tolerance to abiotic and biotic stress in durum wheat.H. salvo-Garrido - Marker-assisted selection and graphical genotyping. A strategy to introgress imida-zolinone resistance genes into elite cultivars.P. Galeffi, A. Latini, M. sperandei, C. Cantale, M. Iannetta and K. Ammar - TdRF1, a DREB homologue in durum wheat, as a possible marker for response to water stress.

01 JuLY 08

session 3: Genetic Resources and use of Wild Relati-ves - F. salamini, T. FahimaF. salamini - Genetics and Geography of wild cereal domes-tication in the Near East.T. Fahima - From genetic diversity to map-based cloning in wild emmer wheat.T. Payne - Global aspects of conservation and utilization of durum/tetraploid wheat genetic resources.

session 4: Breeding and Agronomy - E. DeAmbrogio, C. RoyoK. Ammar and R. J. Peña - Advances in durum breeding at CIMMYT.E. DeAmbrogio - “Produttori Sementi” breeding for the durum-pasta production chain.J. M. Clarke - Durum breeding in North America.I. Ortiz-Monasterio - Changes in nitrogen use efficiency in CIMMYT’s durum wheat.

session 5: Abiotic stresses and yield physiology - E. Porceddu, M. ReynoldsM. Reynolds - Drivers of yield under drought and successful breeding applications.C. Royo - Biomass partitioning and grain filling of du-rum wheat adapted to Mediterranean environments.M. nachit - Durum breeding for drought tolerance using tools of stress physiology and molecular markers.R. A. Hare, R. A. James, s. Huang, C. s. Byrt, E. Lagu-dah, M. P. Lindsay, W. spielmeyer, A. J. Rathjen and R. Munns - Breeding for salt tolerance in durum wheat.L. Cattivelli - Genetics of durum wheat adaptation to stressful environments.

session 6: Biotic stresses - E. Lagudah, R. singhE. Lagudah - Reciprocal gains from disease resistance gene transfers between common and durum wheat.R. singh - Characterization and mapping of major genes for Leaf Rust resistance and breeding for minor gene based resistance to Leaf Rust, in durum wheat. H. Buerstmayr - Resistance to Fusarium head blight in common and durum wheat. G. H. J. Kema - Specificity of septoria tritici blotch towards durum wheat. A. Yahyaoui, K. Ammar and M. nachit - Breeding for global resistance to Stem Rust in durum wheat: Update on the Global Rust Initiative work in Ethiopia.

02 JuLY 08

session 7: nutritional quality - D. Lafiandra, W. PfeifferD. Lafiandra, F. sestili, E. Botticella, G. Ferrazzano, M. silvestri, R. Ranieri and E. DeAmbrogio - Approa-ches for the modification of starch composition in durum wheat.I. Cakmak - Role of wild wheats in improving micro-nutrient concentrations of cultivated durum wheat.W. Pfeiffer - Biofortification from a nutritional/health perspective.

session 8: End-use Quality - M. G. D’Egidio, A.ViscontiB. A. Marchylo and L. M. schlichting - Durum wheat quality evaluation to meet customer requirements.C. J. Pozniak - Genetics of Endosperm colour in du-rum wheat.M. G. D’Egidio - Traditional aspects and new trends in durum wheat end products.A. Visconti - Fusarium mycotoxins in the durum whe-at-pasta production chain.M. Carcea - Minerals and trace elements in Italian wheat and products.

E. Guimaraes - An international partnership platform to promote plant breeding, including durum wheat.

session 9: Pasta production - J. Abecassis, F. Pantò J. Abecassis, C. Barron, M. Chaurand, V. Lullien-Pel-lerin, X. Rouau and MF. samson - Opportunities and limits to better exploit the durum wheat grain potential.F. Pantò - Innovation and pasta-making technology.C. M. Pollini - Process innovations for high-quality durum wheat products.

session 10: socio-economy of durum wheat produc-tion and processing - R. Ranieri, P. L. PianuR. Ranieri - The pasta Barilla integrated production chain.V. Lombardi - Breakdown and recomposition of the value chain.J. E. Dexter - The continuing evolution of the Canadian durum wheat quality model and the Canadian quality as-surance system in response to market requirements.A. Laamari - Durum wheat status in low rainfall areas of Morocco. Socio-economic considerations.P. L. Pianu - Development perspectives of durum wheat in the European Union

Presentation of the Produttori sementi Poster Awards. Concluding remarks.

02 July 08 - 21.00 Gala Dinner

03 July 08 - Excursion to visit:“Barilla” pasta factory in Parma “Società Produttori Sementi” research station and seed processing plant in Argelato (Bologna).

04 July 08 - Leisure excursion to Venice

del grano duro e della pasta sia in chiave scientifica che tecnologica.Nel corso dei 3 giorni di studio, suddivisi in 10 sessioni tematiche, verranno presentati i più recenti risultati raggiunti nella genomi-ca del grano duro e verranno approfondite tematiche quali la selezione assistita trami-te marcatori molecolari, il miglioramento genetico, l’agronomia, gli stress biotici e abiotici, gli aspetti qualitatitivi, nutriziona-li e della produzione della pasta, oltre agli aspetti socioeconomici della filiera di pro-duzione grano duro-pasta.Sostenitori dell’evento internazionale sono la Regione Emilia-Romagna, con l’Asses-sorato all’Agricoltura, la Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna e la Società Barilla G. e R. Fratelli Spa, a cui si è recen-temente aggiunta anche la FAO, organiz-zazione delle Nazioni Unite per l’alimen-tazione e l’agricoltura; un riconoscimento

quest’ultimo che sottolinea l’importanza che sta assumendo questo evento a livel-lo internazionale, che si va ad aggiungere ai patrocini precedentemente ottenuti dal Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) e dall’Acca-demia Nazionale di Agricoltura.

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