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Anno 6 - Numero 56 - Settembre 2013 FONDI & SICAV CONOSCERE PER INVESTIRE AL MEGLIO Europa Avanti piano piano Consensus Usa Un po’ fermi dopo la corsa Fondi azionari È l’Africa la nuova terra promessa Europa Avanti piano piano Consensus Usa Un po’ fermi dopo la corsa Fondi azionari È l’Africa la nuova terra promessa

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Anno 6 - Numero 56 - Settembre 2013

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FONDI&SICAVCONOSCERE PER INVESTIRE AL MEGLIO

Europa

Avantipiano pianoConsensus Usa

Un po’ fermidopo la corsaFondi azionari

È l’Africa la nuova terra promessa

Europa

Avantipiano pianoConsensus Usa

Un po’ fermidopo la corsaFondi azionari

È l’Africa la nuova terra promessa

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Passata anche questa estate, si cominciano a tirare lesomme dell’andamento degli investimenti in vista del-la fine dell’anno, momento storico per considerazioni

su quanto successo e per l’impostazione del prossimo futuro.Qualche sorpresa si è avuta anche in questi ultimi mesi.

Forse è improprio parlare di sorpresa: che le valute deipaesi emergenti potessero correggere non era un eventoimpensabile e improponibile.

Probabilmente ci si era un po’ troppo cullati sugli otti-mi risultati che i fondi che investivano in queste aree geo-grafiche stavano dando ai clienti e, errore che facciamo unpo’ troppo spesso, eravamo portati a darli per scontati sot-tovalutando i rischi correlati ai ritorni. Soprattutto ancorauna volta si è capito che gli emergenti non sono tutti ugua-li, che deve essere fondamentale saper scegliere su qualisingoli paesi puntare e con quale gestore farlo.

Un aiuto per tutti coloro che operano nel campo degli

investimenti arriva sicuramente dall’informazione il cuiruolo è diventato sempre più importante. Informazione cheperò richiede sempre più tempo in giornate in cui il temposembra non essere mai abbastanza. Informazione che deveessere selezionata in un mondo che è giunto a offrirnetroppa (pregi e difetti di internet e del mondo globale).

Anche in questo caso diventa fondamentale saperscegliere i giusti “fornitori di informazioni”, concentrarsisu dati e analisi che siano di aiuto nelle scelte e che nonci dicano solo a posteriori cosa sia successo sui mercati.

Informazioni che provengano da fonti affidabili e checi indichino scenari e possibili strategie, opportunità maanche rischi per poter poi scegliere dove investire con co-gnizione di causa e non sulla scia di mode del momento.

Noi crediamo che il nostro lavoro, forte soprattuttodella sua indipendenza, possa aiutare a trovare qualchespunto. Ci auguriamo che lo pensiate anche voi

Un fantasma si aggira nel mondo ed è costituito daun pugno di punti base. Il tapering e il rialzo deitassi dei Treasury Usa, già abbondantemente arri-

vato, visto che in pochi mesi i titoli americani sono passa-ti da un rendimento dell’1,6% al 3%, può ancora provoca-re una serie di sconvolgimenti non da poco. Un’ulteriorecrescita di 100 punti base, infatti, con la risalita dei Trea-sury al 4% porterebbe diverse conseguenze molto più pe-santi di quelle che vengono normalmente previste. Il pri-mo ovvio problema lo avrebbe l’Europa, specie quella pe-riferica. È chiaro che la maggior parte degli investitori, conun Treasury considerato uno dei più classici porti sicuri chedà un rendimento reale consistente, non avrebbe grossidubbi su cosa scegliere tra i Btp (o i Bonos) e i titoli Usa, ameno che italiani e spagnoli non aumentino in manieranotevole i loro tassi. In questo caso, però, la sostenibilitàdegli interessi da pagare sarebbe messa pesantemente indiscussione e gli stati più in difficoltà tornerebbero imme-diatamente sull’orlo del default.

Certo, è probabile che in una situazione di questo ge-nere la Bce interverrebbe con un altro programma Ltro diemergenza, cioè verrebbero concessi alle banche prestitia costo quasi zero con l’implicito patto di sostenere leaste dei titoli di stato. In questo modo i tassi europei po-trebbero rimanere su livelli accettabili. Però lo stimolo al

credito alle imprese, considerato uno degli elementi fon-damentali per fare ripartire l’Europa, salterebbe e tutte lerisorse messe in campo dalla Bce sarebbero dedicate alsalvataggio dei conti degli stati. Quindi addio ripresa.

Non molto diversamente avverrebbe al di là dell’ocea-no. Già oggi i paesi dell’America latina stanno vedendoun’uscita di capitali imponente diretta verso i più sicuri epiù remunerativi, in termini reali, lidi di Washington. Pro-prio in un momento in cui paesi come Brasile, Argentina& co. hanno la massima necessità di fare ripartire l’eco-nomia, si troverebbero con le armi spuntate.

Ma non è finita qui: oggi tutti danno per scontato chela stessa America per tornare a correre ha bisogno di sti-moli esterni: la ripresa dell’Europa e la ripartenza degliemergenti potrebbero essere la spinta finale all’economiaUsa, che è stata la prima a uscire dalla recessione. Maproprio quel pugno di punti base in più rischia di rimette-re in discussione il meccanismo.

Un ultimo elemento, passato quasi inosservato. Sia laCina, sia la Russia, grandi detentori di titoli di stato Usa,hanno mandato un severo monito agli Stati Uniti perchénon attuino il tapering. Il motivo è chiarissimo: un rialzodei tassi farebbe precipitare il valore dei titoli già in por-tafoglio e per la Cina e la Russia si tratterebbe di metterein conto una perdita di un bel pacco di miliardi di dollari. ALESSANDRO SECCIANI

Per un pugno di punti base

GIUSEPPE RICCARDI

Nulla di nuovo

FONDI&SICAV/Settembre 2013 3

Editoriale

Page 4: F&S n. 56

Sommario Settembre 2013

4 FONDI&SICAV/Settembre 2013

6Emerging market corporate bond peer

Una categoria in grande crescita

12L’Europa riparte piano piano

Un senso di sollievo e tantepreoccupazioniDopo diversi tromestri negativi, i dati sul Vecchiocontinente sono stati per la prima volta positivi.Oltretutto alcuni stati, come Francia e Portogallo,hanno fortemente sorpreso gli analisti, mentre laGermania ha ripreso il ruolo di locomotiva. Manon si può ancora dire che la ripresa abbia attra-versato l’Atlantico ed è arrivata da noi: i problemistrutturali e politici restano forti, soprattutto peri paesi più in difficoltà

PROMOTORI&CONSULENTI

Lucio De Rocco, amministratore delegato di Banca Ipibi Financial AdvisoryLucio De Rocco, amministratore delegato di Banca Ipibi Financial Advisory

«Per noi la consulenza ègià il 40% del business»

RaccoltaAvanti a tutta forza

Fee onlyUn congresso sul futuro

Un’inchiesta UbsAncora tanto pessimismotra i risparmiatori

«Per noi la consulenza ègià il 40% del business»

PROMOTORI&CONSULENTIFONDI&SICAV Settembre 2013 34

40

46

48

PROMOTORI&CONSULENTILucio De Rocco, amministratore delegato di Banca Ipibi Financial Advisory

«Quando la consulenza è diversa»

Raccolta

Sei mesi da record

Un'indagine commissionata da Ubs

Un’insoddisfazione generalizzata

Professionisti a parcella

Un congresso per fee only

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Fondi&Sicav n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 5

La cassa di categoria, che era appena intervenuta sulla sostenibilità trentennale dei pro-pri conti, è stata costretta dalla legge Fornero ad avere una visibilità cinquantennale e amettere nuovamente mano alla struttura finanziaria. Ciò ha comportato un peggiora-mento evidente della pensione per le nuove generazioni unita al non decollo della com-ponente previdenziale complementare

68Osservatorio previdenza - I Medici Veterinari

Una riforma pesante, anzi due

Le rubriche3 Editoriale 72 My life, My style8 Notizie in breve

Con i mercati occidentali immersi in un processo di consolidamento e conmolti listini emergenti alle prese con problemi di smaltimento della soprav-valutazione accumulata negli ultimi anni, sono molti a domandarsi dove sipossano individuare opportunità ancora poco sfruttate. E il continente nero,secondo le previsioni degli esperti, può rappresentare sul medio termineun’opportunità di grande interesse

54Azionari - L’Africa

Non più dimenticata dagliinvestitori

50Etf - Puntare sul dollaro

In divisa americanaSono diversi mesi che gli operatori vedono come molto pro-babile una ripresa del biglietto verde rispetto all’euro e adaltre valute. Per il momento il fenomeno non ha avuto unreale riscontro, ma per chi pensa che questo trend prima opoi si affermerà sono disponibili sulla piattaforma di BorsaItaliana alcuni prodotti ad hoc

60Consensus - Gli Usa

Né recessione, né boomÈ sostanzialmente ferma l’economia a stelle e strisce, in attesa di sape-re se la Fed darà il via al tapering, la diminuzione graduale dei propriacquisti di titoli di stato e cartolarizzazioni di mutui. E’comunque pro-babile che la Bernanke si muoverà con estrema cautela, soprattuttoper non danneggiare i finanziamenti alla casa e di conseguenza tuttol’immobiliare, che per ora è uno dei pochi pilastri della ripresa. Dall’oc-cupazione la spinta è minima

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Emerging market corporate bond peer

6 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Una categoria in grande crescitaPolitica di investimento

Rendimento mensile

Statistiche

Capture ratios (dal lancio)

Questa asset class, che non era coperta da fondi fino a pochi anni fa,

può oggi contare su numerose strategie con track record quasi

triennale. L’indice di categoria utilizzato in Allfunds Bank è il Jpm

Embi broad diversified index, un indice di corporate bond e quasi-sovereign

bond, con emissioni di 40 paesi diversi e una capitalizzazione complessiva di

266 triliardi. Le strategie solitamente investono in corporate, fanno un uso

attivo di derivati, soprattutto Cds, ma cercano di evitare rischi valutari ten-

dendo invece a investire nell’intero spettro qualitativo. Trattandosi di prodot-

ti fortemente in crescita, il settore è caratterizzato da una forte ricerca di mo-

ney manager con conseguenti elevati turn over dei team gestionali; ritenia-

mo che sia molto rilevante in questo peer group avvalersi di un gestore cono-

sciuto e di fiducia. Le analisi quantitative sulla categoria sono abbastanza li-

mitate, a causa del track record dei fondi, quindi nel valutare un comparto ci

focalizziamo sul gestore e sulla sua storia. La notevole crescita di questa asset

class evidenzia le importanti opportunità nel settore e indica un forte interes-

se degli investitori. Nel seguente report analizziamo l’offerta dei fondi dispo-

nibili in Allfunds Bank. Nel caso spe-

cifico, vengono valutati solo quei

comparti disponibili in piattaforma

che hanno fornito la scomposizione

del loro portafoglio a fine mese. I fondi formano così parte di un peer group

che avrà come rendimento la media equiponderata dei rendimenti dei singo-

li fondi che lo compongono. Tutti i valori riportati sono quindi dati aggrega-

ti. Il campione analizza sei strategie con pesi uguali e con quasi tre anni di

track record, che rappresentano circa 55 milioni di euro, approssimativamen-

te la metà degli investimenti intermediati da Allfunds Bank nella categoria.

PPeerriiooddoo ddii ccaallccoolloo:: ddaall 77 mmaarrzzoo 22001111 aall 3311 aaggoossttoo 22001133..

TTuuttttii ii ccaallccoollii ssoonnoo iinn eeuurroo..

Anno Portafoglio/Indice* Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic2013 Portafoglio -1,58% 2,99% 2,11% -0,54% -1,35% -5% -0,1% -1,64% - - - -

Indice -4,01% 3,06% 1,76% 0,73% -3,32% -5,57% -0,53% -2,39% - - - -

2012 Portafoglio 1,67% 1,09% 0,71% 1,55% 3,79% 0,68% 4,91% -0,75% -0,61% 1,43% 0,73% -0,29%

Indice -0,07% 0,91% 0,75% 2,85% 3,59% 2,03% 6,59% -1,46% -1,03% 0,33% 1,61% -0,66%

2011 Portafoglio - - - -2,04% 3,14% -0,79% 2,95% -3,14% -0,43% 2,83% 1,45% 4,03%

Indice - - - -3,06% 4,82% 0,64% 3,33% -0,79% 2,52% 0,79% 3,73% 4,92%

2010 Portafoglio - - - - - - - - - - - -

Indice - - - - - - - - - - - -

ROR Volatilità Indice Sharpe ActivePremium Correlazione R2 Beta Alfa T.E. Info

RatioJensenAlfa

TreynorRatio

Portafoglio 6,94% 8,17% 0,8-1,55% 0,9 0,81 0,77 0,44% 4,27% 0,1 0,37% 8,51

Indice 8,48 9,68% 0,83

Informazioni generali

Up capture ratio -1,23%

Down capture ratio -42,38%

Up months in up markets 47,68%

Down months in down markets 46,54%

Up market out performance 30,79%

Down market out performance 69,23%

Total out performance 85,56%

Draw down analysis (dal lancio)

Risultati (dal marzo 2011 all’agosto 2013)

05/2011 09/2011 05/201201/2012 05/2013

5

2,5

0

-2,5

-5

1.250

1.000

750

500

250

001/201309/2013

VAMI Portafoglio Indice

Drawdown Lunghezza Recovery Peak Valley-13,1% 3 0 15/05/2013 28/08/2013

-6,16% 1 1 12/09/2011 05/10/2011

-5,37% 1 1 09/01/2013 01/02/2013

-4,62% 1 0 02/08/2011 29/08/2011

-5,1% 1 1 09/09/2011 10/10/2011

-4,79% 1 1 04/01/2013 07/02/2013

Indice JPM EMBI GlobalLancio 02/08/2010Divisa Euro

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FONDI&SICAV/Settembre 2013 7

La presente scheda (“il documento”) è una presentazione preparata da Allfunds Bank S.A. (“la Banca”). Le informazioni riprodotte nel presente documento non sono e non devono essere intese come ricerca in materia di investimen-ti, né una raccomandazione o un suggerimento, implicito o esplicito, rispetto ad una strategia di investimento avente ad oggetto gli strumenti finanziari trattati o emittenti strumenti finanziari, né una sollecitazione o offerta, con-sulenza in materia di investimenti, legale fiscale o di altra natura. Il documento contiene informazioni sintetiche sulle caratteristiche e sui rischi principali di uno strumento finanziario, ha un mero contenuto informativo e riportasolo le informazioni ritenute più rilevanti per la comprensione degli strumenti finanziari e dei loro rischi. Per una descrizione approfondita dello strumento finanziario e dei suoi rischi si rimanda al KIID ed al Prospetto Informativo.Il presente documento contiene informazioni che possono differire rispetto a quelle indicate nella documentazione ufficiale in tal caso valgono queste ultime. Tutte le informazioni contenute in questo documento sono fornite inbuona fede sulla base dei dati disponibili al momento in cui è stata redatta.Questo documento si basa su informazioni e fonti considerate attendibili, ma di cui la Banca non è in grado di assicurare l’esattezza, a tal fine, quindi. la Banca non è responsabile per eventuali errori, omissioni o inesattezze. È sta-ta adottata la massima diligenza possibile al fine di selezionare le fonti di provenienza dei contenuti. La Banca non offre alcuna garanzia, espressa o implicita, né esprime alcuna dichiarazione in merito all’esattezza, adeguatezza opossibilità di accedere a detti contenuti, alla disponibilità degli stessi o al loro utilizzo. La Banca non sarà pertanto responsabile, di nessuno dei suddetti contenuti. Le informazioni sono fornite unicamente a scopo informativo.Il trattamento fiscale applicato dipenderà dalle circostanze individuali di ciascun investitore e può essere soggetto a cambiamenti in futuro. Si prega di consultare i propri consulenti fiscali, contabili e legali. Gli strumenti finanziaripresentati sono soggetti ai rischi di mercato e non c’è alcuna certezza o garanzia che gli obiettivi degli stessi siano raggiunti. Il valore degli investimenti è soggetto a variazioni anche in virtù delle oscillazioni dei tassi di cambio. Al-cuni dei principali rischi dell’investimento sono: rischi associati al territorio, rischi di non liquidità, rischi di portafoglio concentrato, rischi di rendimento del portafoglio, rischi di gestione, rischi sui derivati, rischi di prestito, rischifiscali e rischi azionari. Questi ed altri rischi sono descritti nel prospetto informativo. I potenziali investitori devono leggere attentamente il prospetto informativo per avere informazioni sui rischi, al fine di stabilire se l’investimen-to è adatto a loro. I seguenti rischi possono aumentare la volatilità del prezzo del fondo, amplificando gli effetti del mercato. Si prega di tenere conto, al momento di investire, che: (i) Gli investimenti in titoli azionari sono soggettiai rischi di mercato, alle condizioni economiche e politiche dei paesi in cui si effettuano gli investimenti e, potenzialmente, al rischio legato ai tassi di cambio valuta. (ii) Gli investimenti in titoli obbligazionari sono principalmentesoggetti ai rischi sul tasso d’interesse, sul credito e sulla insolvenza e, potenzialmente, al rischio legato ai tassi di cambio valuta. (iii) Gli investimenti in absolute return e strategie alternative sono principalmente soggetti al tassod’interesse, alla liquidità di mercato, al rischio di credito e insolvenza e,potenzialmente, al rischio legato ai tassi di cambio valuta. L’uso di prodotti finanziari come parte del processo di investimento può inoltre generare rischi rela-tivi a restrizioni di liquidità e leva finanziaria. (iv) Gli investimenti nei mercati emergenti e/o in piccole società possono comportare un più elevato grado di rischio essendo potenzialmente più volatili rispetto a quelli effettuati neimercati sviluppati o nelle grandi società.Le performance registrate in passato non sono necessariamente indicative di analoghe performance future. I rendimenti sono al lordo degli oneri fiscali. Il valore dell’investimento è soggetto a fluttuazioni.Il presente materiale informativo non è stato soggetto all’approvazione di alcuna autorità degli Stati Membri europei.

Le 10 principali posizioni (dati al 30 giugno 2013) Asset allocation (dati al 30 giugno 2013)

Distribuzione settori (dati al 30 giugno 2013) Qualità del credito (dati al 30 giugno 2013)

Distribuzione geografica (dati al 30 giugno 2013) Distribuzione per divisa (dati al 30 giugno 2013)

1. US DOLLARS 2,96%

2. CASH 2,14%

3. GS EM MARKETS CL I (EUR-H) 1,43%

4. NA 1,3%

5. GS EM MARKETS COR (EUR-H) 1,13%

6. GS EM C BOND CLASS E EUR 0,98%

7. (GS) GOLDMAN SACHS US $ LI 0,91%

8. JPM LIQ-USD LIQUIDITY-X 0,84%

9. GS EM C BOND OTHER C EUR 0,81%

10. HUTCH WHAMPOA INT 10 LTD 6.00 0,48%

89,03%

6,25%4,72%0%

0

25

50

75

100

Forwards Altri Liquidità Obbligazionari

0

5

10

15

20

25

30

3531,63%

12,6%9,62%

6,38%6,16%5,01%2,34% 2,62%

3,59%7,14%

A- A+ BB-BBB+ BBB- BBB

Altri

BB+ B BB

3,20%4,70%

8,96%7,89%

17,83%

2,02%

5,92%

2,93%

30,77%

8,03%

0

5

10

15

20

25

30

35 Finanziario Consumo ciclico DiversificatoIndustrialeMateriali di base

Consumo non ciclico Governativo LiquiditàEnergia Comunicazioni Utility

7,71%

0

20

40

60

8078,53%

0,75%0,82%1,37%1,58%1,6%6,41% 6,07%

1,72% 1,14%

Dollaro Usa Non disponibile Renminbi cinese (Yuan)EuroRublo russo Peso messicano Real brasiliano

Rupia indianaNuevo Sol peruvianoDirham degli EMU

0

10

20

30

40

50

6053,28%

6,81%6,63%5,85%4,83%4,33%4,12% 4,13% 4,17% 5,85%

Unione europea Turchia LussemburgoIndia

Altri

Federazione russa

Messico

Cina Isole Cayman Brasile

A CURA DI ALLFUNDS BANK INVESTMENT SERVICES

Page 8: F&S n. 56

News

Nonostante i venti contrari che stanno caratteriz-

zando le economie emergenti, la crescita del Pil

di questi paesi offre ancora ottime opportunità

d’investimento: per riuscire a coglierle pienamente è

necessario, tuttavia, capire quale sarà il futuro delle regio-

ni a forte sviluppo. Attualmente, è possibile riconoscere

tre principali forze in atto: un cambiamento qualitativo

della domanda, in risposta al miglioramento delle condi-

zioni economiche medie, un incremento del reddito pro

capite e una forte spinta derivante dai mutamenti demo-

grafici. Basandosi su questi tre elementi, gli analisti di

Goldman Sachs hanno cercato di tracciare una mappa

che possa fornire le linee guida per l’avvenire. Ecco un

estratto di quanto è emerso.

Oggi è in corso uno spostamento verso i beni di con-

sumo durevoli ed è previsto che si verifichino due picchi di

domanda nei prossimi anni: un primo massimo si dovreb-

be registrare dopo il 2020 in Cina, Brasile e negli emergen-

ti più ricchi, seguito da un secondo apice dopo il 2040,

quando anche l’India e i paesi più in difficoltà raggiunge-

ranno un maggiore benessere economico.

8 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Consumi

In Giappone l’indice dei prezzi al consumo

ha messo a segno a luglio una crescita del-

lo 0,2% rispetto al mese di giugno. Il rial-

zo dell’indicatore, che non tiene conto del-

l’andamento dei prezzi degli alimenti freschi

a causa della loro eccessiva volatilità, rispon-

de anche all’incremento del prezzo dei com-

bustibili e al maggiore costo delle importazio-

ni nipponiche, alimentato dalla sensibile sva-

lutazione dello yen. Il dato, almeno fino a

questo momento, riflette le misure aggressi-

ve messe in campo dal governo guidato dal

leader conservatore Shinzo Abe per cercare di

mettere fine alla spirale deflazionista che ha

interessato la terza economia planetaria nel

corso di oltre un decennio.

Parallelamente, gli ultimi dati macro co-

municati dal governo di Tokyo hanno confer-

mato il buon andamento del tasso di disoccu-

pazione e della produzione industriale. I sen-

za lavoro sono scesi a luglio di un decimo ri-

spetto al valore archiviato a giugno, portan-

dosi al 3,8%, e il numero di disoccupati si è ri-

dotto di 30 mila unità a quota 2,55 milioni. Si

tratta del secondo mese consecutivo di calo

del tasso dei senza lavoro.

Infine, la produzione industriale nipponica

è cresciuta a luglio del 3,2%, rispetto al mese

precedente. Si tratta del primo sensibile miglio-

ramento degli ultimi due mesi. Inoltre, questo

dato ha mostrato un incremento dell’1,6% ri-

spetto a luglio 2012. I settori che hanno mag-

giormente contribuito all’incremento sono sta-

ti: automotive e componenti elettronici.

L’Abenomics procede

Gli emerging, se negli anni ‘80 erano responsabili del

10% della crescita del comparto dei consumi durevoli, at-

tualmente sono passati a quota 40%. Bisogna però fare

una distinzione tra beni di lusso e di fascia bassa. Per que-

sti ultimi si è già verificato un aggiustamento nella dire-

zione degli emerging, ma, spostando il focus sui prodotti

di alta gamma, le stime indicano che il settore luxury ha

ancora ampie possibilità di miglioramento nei prossimi an-

ni: se attualmente gli emergenti contribuiscono al 55%

della crescita di questo comparto, tra dieci anni rappresen-

teranno, infatti, il 90%. Nel dettaglio, i segmenti che evi-

denzieranno la crescita più forte durante il decennio in

corso saranno l’auto e gli elettrodomestici, mentre gli an-

ni tra il 2021 e il 2030 rappresenteranno il periodo clou per

i beni di lusso. Si prevede, infatti, che a partire dal 2020 il

luxury registri una rapida accelerazione, con ritmi ben più

veloci rispetto alla crescita del Pil globale.

La situazione è invece diversa per quanto riguarda il

settore dei servizi. Le proiezioni suggeriscono che questo

comparto si svilupperà in maniera moderata ma stabile, in

linea con il tasso di incremento del Pil mondiale.

Ancora tanta forza dagli emergenti

Giappone

ERRATA CORRIGENello scorso numero di Fondi&Sicav ab-biamo erroneamente pubblicato a corre-do dell’articolo “Un mercato tuttora inte-ressante” (pag. 56, luglio 2013) la foto diChris Samuel, ceo di Ignis Asset Manage-ment, e non, come indicato nella didasca-lia, di Dan Beharall, responsabile obbliga-zionario mercati emergenti, intervistatoall’interno dell’articolo. Ci scusiamo conl’interessato e con i lettori.

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News

10 FONDI&SICAV/Settembre 2013

America latina

Ritorna Soldi

L e aspettative sulla fine del denaro a

basso costo nel mondo e la decelerazio-

ne della crescita delle economie emer-

genti hanno innescato, negli ultimi tre mesi,

una serie di svalutazioni delle divise latinoa-

mericane. La fotografia scattata a fine agosto

mostra chiaramente gli effetti del nuovo

trend. Nella regione, il real brasiliano è la se-

conda valuta tra quelle che hanno ceduto più

terreno nel corso del 2013, dopo il bolivar ve-

nezuelano. Nei primi otto mesi di quest’anno,

il dollaro Usa ha guadagnato il 18,9% rispet-

to al real. Se si osserva l’andamento dell’ulti-

mo biennio, la rivalutazione del biglietto ver-

de è stata del 43%. L’economia brasiliana pre-

senta prospettive di crescita non esaltanti,

tuttavia resta da verificare se queste ultime

siano le responsabili della perdita di forza del-

la divisa nazionale o se, al contrario, siano

stati gli intensi deflussi di capitali ad alimen-

tare la svalutazione e a supportare la revisio-

ne al ribasso delle aspettative.

Quasi tutte le monete e le borse latinoa-

mericane hanno sofferto negli ultimi mesi a

causa dei segnali lanciati dalla Federal Reser-

ve sull’imminenza di un graduale ritiro degli

stimoli monetari dinanzi ai segnali di ripresa

dell’economia nordamericana. La Fed ha inol-

tre comunicato di essere pronta, in qualsiasi

momento, ad alzare i tassi e a porre così fine

alla lunga fase di debolezza del dollaro. In

presenza di queste prospettive, il rendimento

del Treasury decennale è lievitato dall’1,4% al

2,8% negli ultimi 12 mesi. E, come sempre ac-

cade quando la superpotenza offre rendi-

menti in crescita, i flussi di capitali tendono a

invertire la rotta che li ha portati verso gli

emerging market.

La svalutazione del real ha risvegliato i ti-

mori per un’accelerazione dell’inflazione, che

ha superato il 6%. Alcuni soci del Mercosur

stanno soffrendo a causa della decelerazione

brasiliana e vedono le proprie divise perdere

costantemente terreno. In Argentina, il dolla-

ro si è apprezzato nei primi otto mesi del 2013

del 14,3%; in Uruguay la svalutazione della

moneta locale ha toccato il 16,3%. Perdite

consistenti hanno interessato il guaranì del

Paraguay e il bolivar venezuelano (il presiden-

te Maduro ha annunciato una svalutazione

della moneta del 30% che ha portato l’infla-

zione al 42,6%). A Caracas c’è la situazione

più grave, con il biglietto verde che quota al

mercato parallelo il 300% in più rispetto alla

quotazione ufficiale.

Il tapering fa cadere le monete

possibilità per i telespettatori di intervenire, via e-mail o

interagendo con il nostro account di Twitter @solditv, e di

rivolgere agli ospiti le proprie domande, alle quali verrà da-

ta risposta nel corso della puntata o nei giorni successivi».

E’ stato questo uno degli elementi vincenti della trasmis-

sione nel corso degli anni: è stato infatti creato uno zocco-

lo duro di risparmiatori interessati a discutere con gli

esperti sui principali problemi economici e finanziari. Tra gli

ospiti presenti in studio si alterneranno alcuni tra i più au-

torevoli esponenti del mondo dell’economia e della finan-

za italiana, che dibatteranno in ogni puntata i temi del mo-

mento insieme ad alcuni tra i più importanti giornalisti del-

le maggiori testate nazionali.

La trasmissione, i cui testi saranno ancora a cura di

Francesca Colombo, si avvarrà anche per l’edizione

2013/2014 del supporto del sito internet www.solditv.it,

attraverso il quale i telespettatori potranno conoscere in

anticipo gli ospiti presenti in studio e gli argomenti che sa-

ranno trattati nel corso delle puntate. Come sempre ci sarà

la possibilità di porre i propri quesiti tramite l’invio di email

e di rivedere, a partire dal lunedì successivo la messa in on-

da, le puntate del programma.

Importanti novità per Soldi, il programma televisivo

giunto quest’anno alla sua 12° edizione che, alla luce

del successo registrato durante il primo anno di messa

in onda sull’emittente nazionale 7Gold, dove nella scorsa

edizione ha registrato oltre 3,8 milioni contatti netti (fon-

te Auditel), è stata promossa in prima serata il venerdì se-

ra. Soldi è ripresa il 13 settembre ed è condotta anche in

questa stagione da Cosimo Pastore affiancato da Erica Del

Bianco, confermandosi ancora una volta come l’unica tra-

smissione televisiva in onda a livello nazionale dedicata al

risparmio e agli investimenti. Il programma terminerà l’11

luglio 2014 per un totale di 40 puntate e andrà in onda dal-

le 21,10 sino alle 22,40.

«Siamo convinti che con il passaggio al venerdì in pri-

ma serata il nostro bacino di utenti si allargherà ulterior-

mente», dichiara Cosimo Pastore, storico conduttore di Sol-

di. «Il format della trasmissione resterà sostanzialmente in-

variato, ovvero un mix fra il talk-show e il rotocalco, con la

Promosso in prima serata

Page 11: F&S n. 56
Page 12: F&S n. 56

L’Europa ripartepiano piano

La situazione macro

12 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Se a partire da questo autunno si potesse contare su

una chiara indicazione pro-Europa da parte dell’elettora-

to teutonico, è chiaro che cambiare l’approccio in termi-

ni più orientati alla crescita e meno all’austerità diver-

rebbe realistico, anche se è difficile pensare a rivoluzio-

ni. Quando si tratta di problemi continentali, le cose non

sembrano mai procedere in maniera lineare: infatti la

recente serie di dati positiva ha da una parte fatto tira-

re un sospiro di sollievo, dall’altra rischia di rendere di

nuovo meno malleabile la Bce. Prova di questo trend è,

secondo molti osservatori, il linguaggio alquanto ambi-

guo proveniente dalla Banca centrale di Francoforte,

tanto che l’euro ha preso a rafforzarsi contro il dollaro,

nonostante un’economia americana che cresce ancora in

maniera sufficiente da giustificare l’avvio del tapering a

settembre (Siria permettendo) e tassi reali più elevati dal-

l’altra parte dell’Atlantico. �

Il 22 settembre si terranno finalmente le elezioni in

Germania: si tratta di un avvenimento che normal-

mente non avrebbe un’enorme importanza, ma in

questa fase è diventato cruciale. Infatti, in epoche più

serene nell’Europa dell’euro la politica si era ridotta a

poco più di un processo di revisione di amministratori, tutti

più o meno grigi, mediocri e privi del potere di cambiare ef-

fettivamente la situazione. Oggi, con la gravissima crisi che

imperversa da anni non è più così e le elezioni tedesche rap-

presentano forse l’avvenimento fondamentale per il futuro

dell’Unione Europea. Infatti esse si svolgono dopo anni di

frattura e in alcuni casi di aperta ostilità tra i paesi del nord

e del sud del continente. Dalla maggioranza che uscirà in

Germania dipende l’azione di molti centri di potere europei,

Bce in primis. Infatti al momento appare difficile non cer-

care una posizione di compromesso con l’economia più

grande e forse l’unica davvero solvibile dell’Eurozona.

Dopo diversi trimestri negativi, i dati sul Vecchio continente sono stati per la prima

volta positivi. Oltretutto alcuni stati, come Francia e Portogallo, hanno fortemente

sorpreso gli analisti, mentre la Germania ha ripreso il ruolo di locomotiva. Ma non si

può ancora dire che la ripresa abbia attraversato l’Atlantico e sia arrivata da noi: i

problemi strutturali e politici restano forti, soprattutto per i paesi più in difficoltà

Un senso disollievo e tantepreoccupazioni

di Boris Secciani

e David Tonello

Page 13: F&S n. 56

mano all’Eurozona. Però non sarebbe sufficiente a dare

il via a una ripresa significativa, in quanto anche le

riforme strutturali sono importanti. Infatti se alcuni

paesi hanno cominciato a migliorare in modo chiaro il

loro livello di competitività, altri si sono mostrati riot-

tosi, pertanto godrebbero di minori vantaggi derivanti

da un euro più debole. Va comunque ricordato che i re-

centi segnali di convergenza all’interno dell’Europa, con

una crescita del Pmi manifatturiero in Spagna e in Ita-

lia, sono positivi. Questo elemento infatti aiuterà la Bce

a mettere a punto una politica di potenziale sostegno,

per risolvere il problema della contrazione del credito

all’interno dell’Eurozona».

Prudenza, unita a intenzioni più pro-attive, vede

anche Patrice Gautry, chief economist di Union Ban-

caire Privée: «C’è ancora molto spazio di manovra per

la Banca Centrale Europea per sostenere ulteriormente

l’attuale ripresa; possibili tagli dei tassi d’interessi e spe-

FONDI&SICAV/Settembre 2013 13

P roprio dalla Bce vale la pena partire: c’è da aspet-

tarsi qualcosa di sostanzialmente nuovo da Mario

Draghi quest’autunno? L’ultima conferenza stam-

pa di settembre è stata, come spesso accaduto in passato,

un capolavoro di ambiguità. Il linguaggio è stato estrema-

mente accomodante, ma è stato schivato il punto salien-

te dell’eventualità di un nuovo Ltro, questa volta con una

grande varietà di collaterali. Draghi si è limitato a sottoli-

neare che si continua a monitorare il livello di liquidità in

eccesso del sistema bancario europeo e a lavorare per ri-

durre la frammentazione creatasi negli ultimi anni sul

mercato del denaro dell’area euro.

Per capire questo approccio, innanzitutto, va detto che

quanto meno oggi sembra essersi fermata la “deriva del

continente”, con un sud Europa che presenta qualche se-

gnale di miglioramento. Jean Medecin, membro del comi-

tato di investimento di Carmignac Gestion, afferma: «L’in-

debolimento della moneta unica ovviamente darebbe una

«Draghi si è limitato a sottolineare che si continua a monitorare il livello di liquidità in

eccesso del sistema bancario europeo»Bce

L’ambiguità di Draghi

Page 14: F&S n. 56

cifiche misure per sostenere la ripresa del credito sembra-

no ancora giustificati per consolidare l’andamento miglio-

re degli indicatori economici. Ci aspettiamo un ulteriore

taglio di 25 punti base dei tassi d’interesse, anche se Dra-

ghi appare riluttante ad agire rapidamente».

Comunque, se si analizza l’economia, si nota che al

momento la ripresa è poca cosa, più che altro un rimbalzo

dal serio calo di inizio anno, ed è molto irregolare. Infatti

di solito ai primi segni di recupero, per operatori, analisti e

commentatori suona la campana dell’ottimismo. Ma se

questa volta dovessimo sintetizzare il sentiment, potrem-

mo dire che tutti sono modestamente positivi su alcune

economie europee, mentre appare relativamente invidia-

bile lo stato di salute della Germania. Di conseguenza il

“cauto ottimismo”, un must del gergo finanziario, ha la-

sciato il posto al termine “realismo”, parola ben più rara,

dura, ma in definitiva consolante. Niente bottiglie di

champagne stappate, solo un vago senso di sollievo e an-

cora molte preoccupazioni.

Partiamo dai dati: «L’Eurostat stima che l’Eurozona in

totale è cresciuta dello 0,3% nel secondo trimestre rispet-

to al primo, il che segna la fine della più lunga recessio-

ne registrata dalla formazione dell’unione monetaria a

oggi», commenta Azad Zangana, economista Europa di

Schroders. «La ripresa rimane irregolare con le principali

economie orientate all’esportazione che continuano a fare

da guida, mentre quelle minori periferiche si dibattono

nell’attuazione di varie misure di austerità. Germania e

Finlandia hanno registrato entrambe una crescita legger-

mente più forte del previsto, +0,7%, mentre la Francia ha

superato le aspettative, realizzando un incremento dello

0,5 %. Italia e Spagna, che avevano già evidenziato i loro

numeri (-0,2% e -0,1% rispettivamente), restano in reces-

sione. Il Portogallo ha fornito la più grande sorpresa, regi-

strando +1,1 % nel secondo trimestre e superando net-

tamente le attese».

Se Lisbona può congratularsi con se stessa per il risul-

tato, rimane il fatto che in generale la situazione non è

delle migliori, come puntualizza Neil Dwane, cio equity

Europe di Allianz Global Investors: «Se guardiamo la cre-

scita economica della prima metà del 2013, riscontriamo

un minore aumento rispetto alle attese; di conseguenza, i

progressi arriveranno probabilmente in maniera più con-

tenuta e più lenta». Non distante anche l’analisi di Anton

Brender, chief economist, e Florence Pisani, economista di

Dexia Asset Management: «La ripresa europea è reale e

definirla solamente un rimbalzo tecnico sarebbe un erro-

re. Il rallentamento iniziato nel 2012 è stato il risultato di

una combinazione mortale di due forze: una forte decele-

razione della crescita del commercio mondiale e un ina-

sprimento del passo nel consolidamento fiscale dell’area

euro, in particolar modo in Spagna e in Italia. L’affievolir-

si di questi due effetti permette adesso il recupero. Però, a

meno di non vedere un significativo aumento degli scam-

bi globali, non ci sono nel sistema forze tali che potrebbe-

ro dare una spinta al miglioramento in modo durevole».

Azad Zangana prosegue: «I dettagli dei driver sotto-

stanti sono esigui per queste stime iniziali, ma i numeri

dell’istituto di statistica francese Insee hanno riportato

una maggiore crescita dei consumi delle famiglie e una va-

riazione delle scorte come i fattori chiave per la ripresa del

Pil reale francese. L’ufficio di statistica tedesco Destatis se-

gnala un miglioramento della domanda interna, con però

un maggiore contributo delle esportazioni nette».

Come risulta palese, i dati positivi sono in particolare

quelli francesi e soprattutto tedeschi. Il che avvalora quan-

to Azad Zangana prospetta per il futuro: «Ci aspettiamo

che il miglioramento dell’attività economica continui in

tutta la zona euro, in linea con le Pmi, ma, come i dati più

recenti confermano, siamo convinti anche che la maggior

parte dell’incremento dei Pil sia concentrata nei paesi che

non sono stati coinvolti nella crisi del debito sovrano, i

quali possono trarre beneficio da una maggiore proporzio-

ne della loro la crescita proveniente dalle esportazioni net-

te». In altri termini: la Germania. �

L’Europa ripartepiano piano

La situazione macro

14 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Page 15: F&S n. 56

Se gli operatori tirano un sospiro di sollievo per il

fatto che almeno le economie più forti sembrano

avere riavviato un processo di crescita, per quanto

essa appaia modesta (rispetto al secondo trimestre del

2012 il Pil tedesco è salito dello 0,5%), alle elezioni del

Parlamento più potente d’Europa si sta arrivando con un

invariato divario tra la Germania e la cosiddetta periferia.

Quanto meno oggi non c’è un euro seriamente in di-

scussione e indubbiamente non è poco, visti anche gli

sforzi fatti. Anthony Doyle, responsabile degli investi-

menti di M&&G Investments, sintetizza così la situazione:

«Gli indicatori, come i Pmi e la produzione industriale, se-

gnalano una crescita positiva nel secondo trimestre. La fi-

ducia dei consumatori è in crescita, mentre in alcuni pae-

si si registra anche un primo lento miglioramento dei da-

ti sulla disoccupazione. Naturalmente l’Europa non è an-

cora in salvo e continua a fronteggiare consistenti osta-

coli alla crescita. Ciò nonostante, le tendenze osservate

costituiscono forse una prima indicazione che le signifi-

cative riforme strutturali attuate nella periferia iniziano

a dare i loro frutti. L’Eurozona, inoltre, mostra segnali di

un riequilibrio. Negli anni del boom i costi unitari del la-

voro sono aumentati troppo rapidamente nell’Europa pe-

riferica e in misura insufficiente in Germania. Ciò si è tra-

dotto in un ampio divario di competitività nell’Eurozona,

che comincia a ridursi (anche se paesi come l’Italia e la

Francia hanno ancora molta strada da fare). Per quanto

concerne il saldo delle partite correnti, l’Italia e l’Irlanda

fanno registrare un avanzo, la Grecia ha ridotto il suo

ampio disavanzo e la Spagna e il Portogallo evidenziano

deficit modesti».

Rimangono sul tavolo alcune preoccupazioni non

esattamente leggere e risposte politiche spesso incon-

cludenti e schizofreniche. Interessante l’esempio men-

zionato da Neil Dwane, di Allianz Global Investors: «La

tanto discussa imposta sulle transazioni finanziarie (Ftt),

tuttora auspicata da molti governanti europei, dovreb-

be trovare attuazione in una qualche forma nel corso

del 2014. Ovviamente, tra le conseguenze della sua

introduzione vedremo l’aumento del costo del capitale

FONDI&SICAV/Settembre 2013 15

Periferia e core

La distanza resta

Page 16: F&S n. 56

medie storiche e delle stime di mercato di quelle statuni-

tensi o asiatiche. Infine vi è la convinzione che i listini stia-

no sottovalutando la spinta ai profitti derivante dai tagli

dei costi in atto nelle maggiori banche e si stiano quindi

perdendo alcune interessanti opportunità di investimento.

Sul primo punto, per certi versi il più rassicurante,

Carmel Wellso, co-portfolio manager ed equity research

analyst financials di Janus Capital, commenta: «Molti, tra

gli indicatori dello stato di salute di una banca, hanno

raggiunto il loro punto più basso o stanno iniziando a

puntare di nuovo verso l’alto. Nella metà dei mercati,

abbiamo probabilmente assistito a una stabilizzazione dei

crediti in sofferenza. Per quanto sia a livelli superiori

rispetto all’inizio della recessione, pur sempre di stabiliz-

zazione si tratta. Per me, questo fatto segna l’inizio della

ripresa nelle piazze finanziarie. Inoltre in Spagna le ban-

che hanno alzato gli accantonamenti da circa il 20% al

60% del portafoglio di asset problematici. È questa la

quota di utili messa da parte per coprire le perdite in caso

di default sui prestiti. Così i guadagni degli istituti sono

molto più protetti da eventuali future inadempienze. Un

altro fattore importante per il settore è che, oltre alle

grandi banche d’investimento, anche la maggior parte

delle aziende di credito nazionali e di quelle ancora più

piccole è sulla strada giusta per soddisfare i requisiti patri-

moniali fissati da Basilea III, che entreranno in vigore nei

prossimi due anni».

Che qualcosa sia cambiato nello stato di salute di que-

sto fondamentale comparto lo pensa anche Philippe Uzan,

chief investment officer di Edmond de Rothschild Asset

Management: «Non c’è dubbio che l’ambiente sia miglio-

rato per il sistema finanziario europeo. Il livello di solvibi-

lità è cresciuto per la maggior parte delle istituzioni nel

V isto che sull’Europa sembrano soffiare venti favo-

revoli, può valere la pena puntare a lungo termi-

ne su una ripresa delle banche europee. La que-

stione è tutt’altro che oziosa, visto che proprio il sistema fi-

nanziario è ormai da anni l’anello debolissimo dell’Eurozo-

na. In particolare il vantaggio fondamentale dell’economia

Usa, oltre all’abbondanza di risorse energetiche, è stato la

capacità di riattivare la crescita creditizia. Quest’ultima

manca completamente nel Vecchio continente anche nei

paesi core, dove nel complesso il deleveraging post-crisi fi-

nanziaria è stato enorme. Si potrà dire di essere usciti dav-

vero dalla crisi quando le istituzioni finanziarie saranno

tornate in uno stato di salute accettabile. Ma quel tempo è

già arrivato?

In effetti alcuni parametri fondamentali per valutare

la salute delle banche europee sono generalmente in mi-

glioramento. I crediti in sofferenza si sono stabilizzati e la

maggior parte degli istituti si sta muovendo con tempi e

modalità atti a soddisfare nuovi requisiti patrimoniali

Inoltre le valutazioni della maggior parte delle azien-

de di credito dell’area euro sono ben al di sotto delle loro

L’Europa ripartepiano piano

La situazione macro

16 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Un nodo cruciale per la ripresa

Banche che forse stanno guarendo

per le aziende europee e per l’economia in senso lato

rispetto ai nostri competitor internazionali. Potenzial-

mente, la stessa imposta agirà da deterrente per quegli

investitori e capitali che invece potrebbero facilitare la

soluzione di alcune sfide strutturali, trasformandosi così

in un’opportunità persa». Altri problemi sono puntualiz-

zati da Doyle: «Scarse prospettive di crescita, elevata

disoccupazione, enormi volumi di debito, debolezza delle

finanze pubbliche».

Nei prossimi mesi vedremo se i miglioramenti estivi

daranno nuova spinta a un’azione riformatrice, in grado di

aggiungere maggiore solidità alla ripresa europea, o se la

relativa pace attuale verrà utilizzata per tornare, a livello

politico, a un’inconcludente frattura nord-sud. �

Page 17: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 17

corso degli ultimi trimestri e non vi sono più difficoltà

nell’accedere alla liquidità. Inoltre i risultati del secondo

quarto dell’anno hanno mostrato che il settore creditizio

è riuscito ad adottare un più rigido controllo dei costi. Dal

punto di vista economico, inoltre, le banche d’affari rie-

scono oggi a ottenere profitti più elevati, man mano che

i mercati finanziari crescono. Infine pensiamo che il gra-

duale innalzamento dei tassi di interesse, in corso da

maggio, sia un elemento positivo per le assicurazioni. In

particolar modo per quei contratti vita penalizzati dai ri-

schi derivanti da rendimenti così bassi».

Le valutazioni delle banche forse sono il punto più

controverso, specialmente in un ambito dove la visibilità

degli utili non è che sia oggi elevatissima. Anche in que-

sto caso, però, gli ottimisti si trovano. Walter Metzler, se-

nior economist, e Andy Nigg, head of equity & commo-

dity strategy di Vontobel Asset Management, afferma-

no: «Abbiamo aumentato il peso delle azioni europee nei

nostri portafogli già a inizio anno e nell’indice Euro Stoxx

50 i titoli finanziari ricoprono un ruolo importante. Cer-

chiamo, anche nella periferia del continente, istituzioni

che ci appaiono con quotazioni depresse in termini di pri-

ce/book value e che presentino bilanci di buona qualità.

Azioni di questo genere posseggono un buon potenziale

di rialzo». Altri mostrano scetticismo; tra costoro Philip-

pe Uzan: «Nonostante i progressi, in questo segmento di

mercato rimaniamo estremamente selettivi e siamo co-

munque in generale underweight sui bancari. I margini

del business retail rimangono sotto pressione, in un con-

testo di bassa domanda di credito. Inoltre un bel po’ di

istituzioni in Spagna e Germania ha ancora bisogno di ri-

capitalizzare».

Cautela arriva anche da Philippe Mimran, chief in-

vestment officer di La Française Asset Management: «Se

la ripresa europea dovesse venire confermata, allora le

istituzioni finanziarie dovrebbero vedere una diminuzio-

ne dei crediti in sofferenza. Di conseguenza i corsi azio-

nari potrebbero salire. Ciò nonostante, conviene restare

prudenti, in particolare per quanto riguarda l’Europa del

sud, dove vale la pena puntare solo sui campioni nazio-

nali. Le banche di minori dimensioni restano pericolose».

Insomma, se di dovessero tirare le conclusioni, po-

tremmo dire che il disastro non è più all’orizzonte. Certo

è che, nonostante i proclami politici, il sistema finanzia-

rio europeo sembra fermamente ancorato alla fase di au-

sterità degli anni passati. �

Taglio dei costi bancari

A spetti interessanti si trovano nella sottovalutazione

dell’aumento degli utili derivante dall’abbassamento dei

costi. Spiega Carmel Wellso, di Janus Capital: «Uno dei motivi

principali è che gli investitori hanno già sentito questa storia

dei tagli sulle spese e sono ora disillusi sul fatto che il

management riesca a procedere con simili piani. Devo

ammettere che ho fatto questo errore anche io su un paio di

titoli. Ci sono però altre banche che hanno operato in merito

con successo per diversi trimestri di fila, ma sulle quali gli

analisti stanno ancora prezzando solo il 60 % di ciò che si

prevede. Semplicemente, al mercato occorrerà un po’ di

tempo per credere ai management su questi temi, dato che

hanno avuto così tante brutte esperienze in passato».

Wellso non è l’unica comunque a credere alla bontà

dell’austerity bancaria. BBrriittttaa WWeeiiddeennbbaacchh, gestore azionario

di DDeeuuttsscchhee AAsssseett&&WWeeaalltthh MMaannaaggeemmeenntt, aggiunge: «Con

molta selettività stiamo scegliendo alcuni nomi nei servizi

finanziari dei paesi periferici da aggiungere in portafoglio,

azioni che non solo appaiono convenienti, ma che offrono

anche buone prospettive di utili. Nel comparto bancario

questa tendenza è guidata da un aumento del net interest

income e da una diminuzione dei costi».

Non sempre programmiattendibili

Page 18: F&S n. 56

La locomotiva d’Europa, il paese che alcuni os-

servatori ritengono l’unico a non essere a ri-

schio fallimento nel continente, si trova oggi in

un momento topico. Dal punto di vista politi-

co, salvo (possibili) sorprese dell'ultima ora, il

quadro appare superficialmente quello di sempre. Le ele-

zioni politiche in Germania del prossimo 22 settembre, in-

fatti, vedono i due grandi protagonisti tradizionali:

Cdu/Csu e Spd. Il duopolio di cristiano democratici e so-

cial-democratici è parte strutturale della storia della Re-

pubblica federale tedesca. La novità è data dall’identità dei

due opponenti.

Perché questa volta a fronteggiarsi sono solo formal-

mente due coalizioni (suscettibili di diventare post elezio-

ni una sola große koalition, come già accaduto in passa-

to), con l’inossidabile Angela Merkel alla guida di quella

Cdu/Csu-Fdp (liberal-democratici) e Peer Steinbrück lea-

der dell’altra, Spd-Verdi. In realtà, in questa occasione, lo

scontro è tra la classe politica tedesca nel suo complesso

(o quasi) e un imbarazzante controparte, tipo convitato di

pietra: l’Unione monetaria.

Come spiega Christel Aranda-Hassel, director of eu-

ropean economics di Credit Suisse, «l’elezione è ampia-

mente vista come un indicatore del futuro dell’Europa, ma

l’argomento Unione è stato appena toccato durante la

campagna elettorale finora. Ciò perché in Parlamento tut-

ti i maggiori partiti hanno sostenuto la posizione della

Merkel di “non alternativa” alle operazioni di salvataggio

del suo governo e queste politiche hanno dato frutti».

Per comprendere l’apatia politica tedesca in un’Unio-

ne invece in fremito, non si può ignorare l’andamento

dell’economia. Ora, senza dilungarsi troppo sui dettagli,

basti dire che la modesta crescita tedesca è comunque la

più alta dell’Ue (+0,7% nel secondo trimestre), che il tasso

di disoccupazione, in diminuzione dal 2009 e cresciuto

lievemente in agosto, è del 6,8%, cioè tra i più bassi degli

ultimi dieci anni e circa la metà di quello dell’Unione euro-

pea nel suo complesso (oltre il 12%). L’export è in ottima

salute, l’inflazione non preoccupa e tanti altri elementi

del tessuto economico vanno bene. Certo, la situazione è

tutt’altro che allegra: grandi aziende pianificano licenzia-

menti di massa e il malcontento serpeggia nel mondo

delle piccole e medie imprese per via di problemi crediti-

zi. Ma, in definitiva, si può dire che in un’Europa mare-

motata, la Germania dà un’impressione di relativa stabi-

lità. Per il futuro permane uno spiccato ottimismo da

parte degli investitori, soprattutto per le esportazioni delle

industrie e per quanto riguarda l’andamento dei consu-

L’Europa ripartepiano piano

La Germania

18 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Pochi si attendono grandi sorprese dalla consultazione del 22 settembre. Angela

Merkel dovrebbe rivincere senza problemi e la possibilità che sia costretta a una

grande coalizione con i socialdemocratici viene vista come un fattore positivo. Nel

frattempo l’economia ha ripreso a marciare, sia pure a un passo lento, e il paese

resta largamente il pilastro dell’Unione

Aspettando le elezioni

Page 19: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 19

mi, da anni previsti in una forte crescita che poi stenta a

materializzarsi.

Indicativo il parere di Patrice Gautry, di Union Bancai-

re Privée: «L’export e la domanda interna sono i settori che

stanno guidando l’attuale rimbalzo dell’economia tedesca.

È inoltre attesa il prossimo anno una maggiore spesa per

capitali, visto che la crescita dovrebbe continuare a portar-

si verso l’1,5%. Il settore industriale, le società di export e

il comparto dei consumi sembrano i migliori per beneficia-

re dell’attuale ripresa».

Lievemente diverso, ma non antitetico, anche il com-

mento di Sergio Bertoncini, strategist di Amundi Sgr: «Gli

indicatori di fiducia delle imprese tedesche mostrano un

sensibile miglioramento della fiducia, confermando solide

basi alla ripresa dell’attività industriale del paese. Gli inve-

stimenti, in particolare, trovano in Germania uno dei po-

chi terreni favorevoli a un loro recupero, mentre la disoc-

cupazione rimane molto bassa. Al contempo il possibile

rallentamento delle economie emergenti potrebbe ridurre

lo slancio dell’export, mentre la domanda domestica tede-

sca si rafforza». Britta Weidenbach, di Deutsche

Asset&Wealth Management vede uno scenario economico

ampiamente equilibrato: «La ripresa è diffusa su tutte le

componenti dell’economia. Stiamo notando incrementi nei

dati sull’export, così come nella fiducia dei consumatori.

Anche l’edilizia sembra in via di miglioramento».

In una situazione economica che certo non fa gridare

al miracolo, ma comunque fuori dalla zona pericolo, non

sorprende che la Merkel rimanga il politico più popolare e

l’incertezza del risultato sia più sulla forma che il suo go-

«L’export è in ottima salute,l’inflazione non preoccupa e tanti altri elementi del tessuto

economico vanno bene»

Page 20: F&S n. 56

si”. Nonostante l’Afd non condivida nessuna delle classiche

istanze dei partiti euroscettici più noti degli altri paesi

(dall’isolazionismo all’islamofobia per finire nel sempiter-

no complotto demo-pluto-giudaico-massonico) e in defi-

nitiva sostenga posizioni assai equilibrate e moderate, ri-

mane un paria della scena politica tedesca, con i maggio-

ri politici locali che esplicitamente rifiutano il dialogo per

«non accreditarlo».

È difficile inoltre pensare a una Germania in grado di

virare in direzione fortemente antieuropea, ricorda infatti

Anthony Doyle, di M&G Investments: «A differenza dei

paesi dell’Europa meridionale e dell’Irlanda, la Germania

ha beneficiato di un boom economico: la disoccupazione

è bassa, l’export vigoroso, l’inflazione contenuta, il setto-

re dei consumi dinamico e in qualche regione del paese si

scorgono i primi segnali di un aumento dei prezzi delle

abitazioni. La Germania rappresenta dunque la Cina d’Eu-

ropa, almeno dal punto di vista dell’avanzo delle partite

correnti: un tasso di cambio enormemente sottovalutato

genera il maggiore surplus commerciale mondiale, pari a

circa 193 miliardi di euro all’anno (quello cinese si attesta

a circa 150 miliardi di dollari). Questo avanzo scaturisce

principalmente dai rapporti commerciali con altri stati

membri dell’Eurozona, come Italia, Grecia, Spagna, Porto-

gallo e Irlanda. La Germania ha beneficiato della moneta

unica più di ogni altro stato membro. Un eventuale default

avrebbe effetti devastanti sul sistema bancario e sulle

esportazioni nazionali».

Stando ai sondaggi, il nuovo partito ondeggia tra l’1%

e il 4%, ovvero sotto la soglia del 5% necessaria a entra-

re al Bundestag. Ma sono però gli stessi direttori degli

istituti di ricerca demoscopica ad avvisare: potrebbe sor-

prendere. In un paese politicamente corretto come la Ger-

mania, dichiararsi a favore di una revisione dell’Unione

monetaria non è elegante. Ma, stando ad alcune proie-

zioni, le posizioni dell’Afd sarebbero condivise da una per-

centuale formidabile di tedeschi. Difficile oggi valutare la

quantità e la qualità dell’impatto dell’eventuale irruzio-

ne sulla scena di un partito euroscettico nella potente e

moderata Germania. In verità ciò potrebbe portare a sce-

nari diametralmente opposti: una grande coalizione mag-

giormente orientata alla crescita, allo scopo di vanifica-

re il malcontento, oppure una riproposizione della passa-

ta maggioranza che, incalzata dalla nuova opposizione

anti-euro, si vedrebbe costretta a tenere in considerazio-

ne alcune istanze provenienti da quella parte. �

verno assumerà. «A seconda dei risultati più o meno delu-

denti del suo compagno di coalizione, vi sarebbero spinte

verso nuove alleanze o una nuova große koalition: in nes-

suno dei due casi ci dovrebbero essere grandi cambiamen-

ti un un senso o nell’altro, nonostante le speranze del re-

sto dell’Europa», sottolinea ancora Christel Aranda-Hassel

di Credit Suisse. «La grande coalizione sarebbe il risultato

preferito non solo dagli elettori, ma anche da Bruxelles e

Washington. Ma suggeriamo di non nutrire troppe speran-

ze di grandi cambiamenti nella politica europea se il cen-

tro-sinistra tornasse al governo in coabitazione».

Le differenze fra i due contendenti appaiono davvero

poche e la parola d’ordine rimane “Avanti Europa”, senza

però annunciare grandi deviazioni dalla linea relativamen-

te rigorista degli ultimi anni. Sono più diversificate alcune

istanze di politica economica interna, ad esempio a livello

fiscale, ma anche in questo caso c’è poco di nuovo sotto il

sole e nulla di entusiasmante. In un mondo politico e in

una discussione tra le parti in cui le uniche note di colore

sembrano venire dal ministro delle finanze Wolfgang

Schaeuble che, senza discostarsi dalle posizioni del suo

partito Cdu/Csu, quanto meno dice ciò che pensa in ma-

niera vibrante e decisa, c’è un solo vero outsider. Questo è

Alternative für Deutschland, un partito nato a inizio anno

a opera dell’economista Bernd Lucke, di altri analisti, ac-

cademici vari e commentatori conservatori. È il partito eu-

roscettico della Germania. In breve il suo programma si

può così sintetizzare: libera uscita dall’Unione monetaria

per chi non ce la fa, euro ridotto a Germania e a quei po-

chi paesini nordici definiti core o per meglio dire “virtuo-

L’Europa ripartepiano piano

La Germania

20 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Page 21: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 21

Di tutti i paesi dell’Eurozona oggi forse l’Ita-

lia è quello più indecifrabile. Infatti il di-

spiegarsi della crisi ha avuto una traiettoria

profondamente diversa rispetto ad altre

nazioni. Il paese vanta una situazione delle

finanze statali pessima e il debito pubblico continua a toc-

care nuovi record, nonostante i tagli strutturali. Al tempo

stesso, però, si tratta di un’eredità di un’era ormai lontana

di bagordi insensati. Infatti a partire dagli anni novanta il

paese ha fatto anche molto per controllare i propri deficit.

Inoltre non vi è stata alcuna bolla degli asset e del credito

come in altre realtà mediterranee quali la Spagna o del

nord Europa come l’Olanda. La crisi italiana sembra soprat-

tutto un trascinarsi di mostruose inefficienze del passato,

unito alla difficoltà di riuscire a evolvere il proprio appa-

rato produttivo verso una maggiore competitività. Il tutto

reso più complicato da un sistema politico la cui credibi-

lità appare non certo elevatissima.

Non sorprende che in uno scenario come questo i

segnali di rimbalzo presenti in altre parti del Vecchio con-

tinente da noi facciano fatica a manifestarsi. Infatti nel

secondo trimestre del 2013 l’Italia ha visto un’ulteriore

L’Europa ripartepiano piano

L’Italia

Il futuro del paese dipende soprattutto dalla ripresa del credito. La maggior parte

dei posti di lavoro, infatti, viene creata dalle piccole e medie imprese, che sono

dipendenti in maniera fortissima dai finanziamenti. Oggi gli istituti italiani hanno

quasi smesso di aiutare le Pmi e soltanto una forte spinta da parte della Bce

potrebbe rovesciare la situazione. Ma anche in questo caso il via a una politica più

espansiva può venire solo da Berlino dopo le elezioni

In mano allebanche

Page 22: F&S n. 56

Massimo Siano, head of italian markets di Etf Securities:

«Solo con le liberalizzazioni di tutti i settori economici, ini-

ziando da quelli strategici, e delle professioni si può pen-

sare a una ripresa. Non vedo grandi riforme su questo pun-

to, quindi non resta che sperare nel turismo straniero».

Quanto meno va evidenziata una sostanziale tenuta

del nostro debito sui mercati in questo 2013 anche nei

momenti di panico da tapering acuto. Non manca chi ve-

de la fase attuale come il nadir dell’Italia e ritiene anzi che

la prospettiva di miglioramenti strutturali futuri renda i

nostri titoli di stato interessanti. È questo il pensiero di

Maxence Mormède, cio advanced fixed income di Allianz

Global Investors: «Diversi fattori ci convincono della so-

stenibilità dei conti pubblici italiani e quindi del fatto che

l’Italia sarà in grado di servire il proprio debito nel lungo

periodo. Se la conclusione di questa analisi fosse stata dif-

ferente, non avremmo investito nei titoli di stato di que-

sto paese. Infatti, se ci concentriamo sui fattori che so-

stengono la strategia di investimento verso l’Italia, innan-

zitutto non possiamo considerare il forte debito pubblico

come elemento unico, poiché è compensato da un basso

livello di debito personale e da risorse finanziarie superio-

ri alla media. Ciò consente di finanziare in modo sosteni-

bile il disavanzo con l’estero attraverso fonti interne. In ta-

le contesto, la tendenza recente che evidenzia partite cor-

renti positive è veramente incoraggiante e significa che in

futuro l’Italia dipenderà meno dai capitali esteri. L’econo-

mia è ben diversificata e, con l’adozione di riforme strut-

turali adeguate, riteniamo possibile un miglioramento del

potenziale di crescita. Alla luce di questi fattori, i premi per

il rischio sui titoli di stato italiani, ultimamente oltre i 200

punti base, sono più che accettabili. Anche in caso di un

forte rialzo dei tassi di interesse, uno scenario che ci sem-

bra improbabile nell’Eurozona, secondo la nostra analisi i

bond governativi emessi da Roma riporteranno comunque

un risultato positivo. In termini di valutazioni, inoltre, in

questo momento i governativi italiani ci sembrano sotto-

valutati, pertanto continuiamo a investire molto in questo

segmento. L’Italia rappresenta una delle poche fonti di

rendimento reale sul mercato obbligazionario europeo con

un rischio di insolvenza molto basso e questo tipo di inve-

stimento gode di un vento particolarmente favorevole».

Il problema è che il generale rialzo dei rendimenti

obbligazionari potrebbe rivelarsi pesante per un paese al

limite. Ricorda infatti Philippe Mimran, di La Française

Asset Management: «Tutto dipende da che cosa si inten-

contrazione congiunturale, l’ottava di fila. Volendo vede-

re il bicchiere mezzo pieno, si può ricordare che il calo

dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi del 2013 è stato il

minore dell’ultimo anno, tanto che l’uscita dalla reces-

sione potrebbe essere finalmente non troppo lontana.

Ricorda infatti il team di analisti di Barclays Capital:

«Continuiamo a prevedere un ritorno alla crescita nel

quarto trimestre di quest’anno, con un rimbalzo dello

0,2% in termini congiunturali. Per l’anno la nostra pre-

visione è ancora un calo complessivo del Pil pari all’1,7%,

anche se adesso riteniamo possibili alcune sorprese posi-

tive. Allo stesso tempo rimangono in ballo diversi rischi:

dalla pesante mancanza di liquidità a livello aziendale

all’instabilità politica. Quest’ultima potrebbe rallentare

l’azione governativa e ritardare decisioni di investimen-

to e forse anche di consumo». Barclays Capital non è l’u-

nica fonte che vede meno nero che in passato. Ad esem-

pio Sergio Bertoncini, di Amundi Sgr, sostiene: «L’Italia

ha visto un miglioramento delle indicazioni provenienti

dai Pmi sia industriale sia dei servizi. Dal nostro paese

sono giunti anche segnali sorprendentemente favorevoli

dalla fiducia dei consumatori, salita ulteriormente a luglio

a 97,3 da 95,8 di giugno, dopo essere rimasta per un anno

a livelli depressi tra 85 e 86».

Problemi sul fronte della stabilità di governo vede Pa-

trice Gautry, di Union Bancaire Privée: «I rischi politici do-

minano ancora il quadro italiano e sono attese ulteriori

riforme (mercato del lavoro, dei servizi) prima di potere

raccogliere i frutti positivi e riavviare un processo stabile

di ripresa. Il mercato azionario è ancora generalmente at-

traente in termini di valutazioni e gli spread potrebbero ri-

dursi ulteriormente, se accompagnati da progressi nelle

riforme e dalla ripresa economica».

Certamente una visione molto diversa rispetto al soli-

to quadro disperante cui ci ha abituato la Penisola. In que-

st’ottica resta quasi un unicum il tagliente giudizio di

L’Europa ripartepiano piano

L’Italia

22 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Page 23: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 23

de per normalizzazione dei tassi d’interesse. Al livello

attuale non vi è alcun problema per i paesi core dell’Eu-

ropa. Al contrario essi sono già molto elevati per le nazio-

ni del sud del continente. Anche a 50 punti base più in

alto di ora i tassi dei Bund non rappresentano un pro-

blema, mentre per Btp e Bonos il discorso cambia. Infat-

ti essi sono già troppo elevati: se vi fosse un’ulteriore

discesa dei corsi dei titoli di stato tedeschi e questa

dovesse procurare lo stesso effetto sui tassi italiani o

spagnoli, la crescita ne risentirebbe».

Il problema è che l’Italia è un paese che dovrebbe

praticare un’austerità feroce per ripagare gli eccessi del

passato e al tempo stesso investire in innovazione e tra-

sformazione del sistema. Il tutto dovrebbe avvenire per

mezzo quasi esclusivamente di un sistema bancario na-

zionale cui è stato chiesto, in cambio di liquidità Bce, di

sostenere il rifinanziamento dello stato italiano, evitan-

do così un disastro epocale. La totale rottura dei mecca-

nismi di circolazione del credito viene sottolineata in ma-

niera eloquente da Ana Gil, del team fixed income di

M&&G Investments: «Le piccole e medie imprese sono es-

senziali per l’economia europea. Eppure ultimamente si

trovano ad affrontare gravi problemi di finanziamento, in

particolare nei paesi periferici. Non solo il loro accesso al

credito si è praticamente azzerato negli ultimi cinque an-

ni, ma le più fortunate che riescono a ottenere un presti-

to sono costrette a pagarlo molto più caro. Le società del-

l’Europa meridionale scontano un premio di interesse del

2-3%, rispetto a strutture analoghe dell’area continenta-

le. Nei paesi come la Spagna e l’Italia, il fenomeno risul-

ta particolarmente accentuato. Per comprendere l’entità

del problema, bisogna considerare l’importanza delle

aziende di dimensioni medie e piccole in queste econo-

mie. Le Pmi italiane e spagnole creano circa il 75-80% dei

posti di lavoro, contro il 50% negli Stati Uniti e il 59% nel

Regno Unito. Inoltre, le Pmi e le micro-imprese in questi

paesi rappresentano il 99% del totale e generano circa il

60% del Pil. Tuttavia lo scarso accesso ai mercati dei ca-

pitali le rende dipendenti dalle banche».

Finché non si riuscirà a spezzare questo circolo vizio-

so è pressoché certo che l’Italia non ripartirà: infatti se

il nanismo delle nostre imprese è da considerare uno dei

difetti strutturali che impediscono la spinta innovativa,

difficilmente si potrà cambiare con un credit crunch.

Anche in questo caso, più che dalla politica del nostro

paese, un aiuto potrebbe arrivare da quella tedesca, se

dopo le elezioni si concretizzasse un approccio diverso

da parte della Bce. �

«L’Italia rappresenta una delle poche fonti di rendimento reale sul mercato obbligazionario

europeo,con un rischio di insolvenza molto basso»

Page 24: F&S n. 56

enormemente positivi sul mercato francese, in particolare

sul sistema bancario locale, uno dei più esposti verso il de-

bito periferico. La Francia oggi è forse la nazione d’Europa

con la maggiore dicotomia tra un quadro domestico che è

scadente e a rischio di diventare orrendo e un mercato fi-

nanziario in cui sono presenti titoli interessanti. Infatti nel

paese vi sono multinazionali ai massimi livelli mondiali di

competitività nei loro settori, le cui vendite domestiche non

incidono più di tanto su fatturato e utili. La presenza di que-

sto tesoro e un peso politico ancora rilevante consentono a

Parigi di muoversi con una maggiore autonomia sul piano

europeo. Come detto, ciò non toglie che la situazione resti

problematica. Un esempio interessante del brutto e del buo-

no che si trova in questo paese arriva da Massimo Siano, di

Etf Securities: «Per quanto riguarda la Francia sono piutto-

sto pessimista, tranne che per le aziende che fanno più busi-

ness all’estero, come per esempio il settore del lusso che si sta

espandendo anche con acquisizioni strategiche».

Come nel caso dell’Italia, nonostante una posizione in-

ternazionale di maggiore prestigio rispetto a quella no-

strana, gli apparati pubblici di Parigi ormai vengono con-

siderati più un problema che una fonte di soluzioni, a cau-

sa della loro riottosità ai cambiamenti e all’incapacità di

tagliare le spese. Indicativo il giudizio secco di Patrice Gau-

try, di Union Bancaire Privée: «Dobbiamo vedere in Fran-

A cambiare in maniera abbastanza radicale

l’umore degli investitori circa le prospetti-

ve europee sono stati di recente i dati pro-

venienti da Berlino e da Parigi. Se avere al-

lontanato il rischio recessione nel motore

industriale d’Europa è risultato fondamentale, non meno

importanti sono stati i numeri trimestrali usciti oltralpe.

Infatti la Francia a un certo punto di quest’anno ha ri-

schiato di venire raggruppata, se non come rischio credi-

tizio, quanto meno come prospettive economiche nella

periferia europea. Nel secondo trimestre del 2013, invece,

l’economia transalpina è rimbalzata a ogni livello: dai con-

sumi alla produzione industriale e alle esportazioni. Anche

se certamente la strada da fare è ancora lunga e i proble-

mi rimangono tanti: infatti i dati del Pmi di luglio (49,1) e

di quello preliminare di agosto (47,9) sembrano indicare

una ripresa della contrazione, a differenza che in Germa-

nia. Allo stato attuale diversi economisti ritengono che nel

terzo trimestre si registrerà una discesa sui tre mesi dello

0,3%. Come si può vedere, dunque, la Francia appare an-

cora lontana dal tenere il passo delle economie più solide

d’Europa, che a loro volta hanno problemi a innescare una

ripresa stabile.

Le incognite restano tutte, quanto meno però il rece-

dere del rischio disastro nell’Eurozona ha avuto effetti

L’Europa ripartepiano piano

La Francia

24 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Più lontanadalla periferia

Miglioramento a sorpresa oltralpe, in un momento in cui diversi osservatori

ritenevano che il paese fosse spinto inesorabilmente a fare compagnia ai Piigs. In

realtà i problemi da risolvere sono ancora molti e prima di parlare di uscita

definitiva dalla recessione occorrono ulteriori conferme. Ciò non toglie che il

mercato transalpino sia comunque ricco di opportunità

Page 25: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 25

cia più riforme strutturali prima di reperire nuove oppor-

tunità; la lista delle riforme identificata dalla Commissio-

ne europea è lontana dall’essere completata e ciò ag-

giunge ulteriore rischio politico nei prossimi mesi».

In verità, però, questa economia ha un ruolo molto

importante per gli investitori focalizzati sull’Europa. Al di

là delle dimensioni, si tratta di un’area a metà strada fra

il sud e il nord. In qualche maniera la Francia costituisce

una via di mezzo tra le derive italiane e la locomotiva te-

desca: in pratica dove va questo paese tende ad andare

l’intera Eurozona. E lungo la dorsale di Parigi potrebbe

passare una ripresa ulteriore di fiducia da parte degli in-

vestitori.

Emblematica appare l’analisi di Philippe Uzan, di Ed-

mond de Rothschild Asset Management: «Ci rendiamo

conto che la Francia gode di una cattiva reputazione

presso molti investitori, in quanto viene ritenuta incapa-

ce di portare a termine riforme ed è dipendente dalla spe-

sa pubblica. Però, nonostante i rischi associati a un ele-

vato livello di tassazione e alla perdita di competitività,

le aziende quotate sul mercato locale sono ben gestite e

mostrano bilanci solidi e reali vantaggi competitivi. Seb-

bene l’azionario a Parigi abbia finora quest’anno ottenu-

to performance migliori della media dell’Eurozona, pen-

siamo che il listino continui a offrire opportunità grazie

ad alcuni fattori: il primo è il minore premio al rischio in-

corporato nelle azioni locali. La Francia, infatti, può esse-

re vista come un barometro del rischio complessivo del-

l’Eurozona e qualsiasi ulteriore miglioramento nell’area

dovrebbe portare beneficio ai titoli quotati su questa

piazza. Inoltre la fine della recessione europea dovrebbe

anch’essa dare una mano: i rendimenti in futuro dovreb-

bero essere sostenuti da una ripresa degli utili nei prossi-

mi mesi. Entrambi i fattori potrebbero mantenere su va-

lori elevati il listino di Parigi e generare sovraperforman-

ce nei prossimi 12 mesi».

Come abbiamo visto, dunque, una Francia spartiac-

que, sospesa tra l’eccellenza di alcune grandi realtà

aziendali e l’ignavia dell’azione politica. Vi è solo da spe-

rare che da questo fondamentale mercato giungano

indicazioni di fiducia, capaci magari di smuovere anche

l’azione delle autorità. �

«Nel paese

ci sono

multinazionali

ai massimi livelli

mondiali di

competitività nei

loro settori,le cui

vendite

domestiche non

incidono più di

tanto su

fatturato e

utili»

Page 26: F&S n. 56

26 FONDI&SICAV/Settembre 2013

grado di commissariare in maniera realmente efficiente un

apparato creditizio a rischio disintegrazione, al contrario

del nostro paese dove un sistema finanziario tutto somma-

to poco avventurista si è trovato a rischio di implosione

per via della paralisi pubblica.

In qualche maniera ciò sembra spiegare il maggiore

grado di ottimismo che si percepisce quando si parla dei

nostri cugini: basti pensare a quanto riportato dal team di

analisti di ricerca economica di Credit Suisse: «Le prospet-

tive dell’economia spagnola appaiono oggi meno cupe. La

ripresa della domanda domestica è vitale: inoltre, per

quanto riguarda il mercato del lavoro, vediamo che ci so-

no segnali di stabilizzazione e ci aspettiamo che si mate-

rializzi presto un modesto miglioramento occupazionale.

Pensiamo, infatti, che una crescita anche appena superio-

re allo 0,5% potrebbe essere sufficiente a creare nuovi po-

sti di lavoro nei prossimi anni».

Si tratta indubbiamente di una buona notizia, in

quanto è difficile pensare che la Spagna possa fare di più

Se si guardano i dati macroeconomici spagno-

li, il quadro appare appena un po’ meno peg-

giore rispetto a quello italiano: infatti nel se-

condo trimestre del 2013 l’economia è calata

dello 0,1%, a fronte di una discesa dell’1,7%

nello stesso periodo del 2012. Si tratta di un andamento

che sembra più o meno confermare la recente uniformità

dei due paesi.

In effetti, scavando, qualche similitudine la si trova:

anche la Spagna vanta una forte presenza di piccole e me-

die imprese e un tessuto produttivo dal valore aggiunto

basso o contenuto. Ciò che ovviamente differenzia i due

paesi è il gigantismo del sistema bancario e l’enorme debi-

to estero che esso ha generato, sia a livello istituzionale sia

privato (è accompagnato però da un apparato pubblico al-

meno per il momento meno alla canna del gas) a causa del-

la gigantesca bolla immobiliare scoppiata da alcuni anni.

Da questo punto di vista la Spagna oggi ha forse un

vantaggio rispetto all’Italia: avere autorità politiche in

L’Europa ripartepiano piano

La Spagna

Se a Madrid si può notare un minimo di ripresa, occorre però anche prendere atto

che la maggior parte dei problemi aspetta ancora una soluzione. Il sistema bancario

è sotto stress e non è in grado di finanziare le molte piccole imprese, la bolla

immobiliare fa sentire tuttora i suoi effetti, la disoccupazione è enorme e il debito

estero imponente

Tanti pericoliancora

incombenti

Page 27: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 27

rispetto a quanto previsto dal Credit Suisse, visto che di-

versi impedimenti rimangono. Innanzitutto c’è la questio-

ne dello scoppio della bolla immobiliare, che rischia di

compromettere a lungo la componente investimenti. Ri-

corda infatti Philippe Uzan, di Edmond de Rothschild As-

set Management: «Molte riforme strutturali sono state

realizzate e già si possono vedere alcuni effetti positivi sul-

l’economia. Dobbiamo però ricordare che, fintanto che il

real estate spagnolo resterà in via di disfacimento, scom-

mettere su una ripresa rimarrà un azzardo speculativo.

Sfortunatamente su questo fronte non siamo ancora fuo-

ri dalla zona pericolo».

A questi problemi va aggiunto anche il fatto che pure

la Spagna vanta la presenza di moltissime piccole e micro-

imprese, oggi in difficoltà competitiva e strangolate dalla

mancanza di credito. In questo ambito siamo ancora in

altissimo mare, con una spirale perniciosa tra banche,

stato e imprese che ancora continua ad autoalimentarsi.

Ana Gil, del team fixed income di M&G Investments, ricor-

da: «I tassi d’interesse della Bce non sono mai stati così

bassi come oggi, eppure la Spagna è uno dei paesi euro-

pei con i costi di finanziamento più pesanti per le azien-

de. Questo problema è stato descritto spesso come il “cir-

colo diabolico” tra il settore pubblico e quello delle impre-

se. Il governo spagnolo è pericolosamente indebitato e sta

accumulando un deficit elevato. Questa situazione ovvia-

mente implica conseguenze rilevanti per le banche: gli

investitori sanno che se il tasso di insolvenza sui prestiti

comincia ad aumentare, gli istituti di credito hanno scar-

se possibilità di essere salvati dallo stato. Inevitabile, quin-

di, un premio di rischio, che viene trasferito al settore

societario sotto forma di costi di finanziamento più alti.

L’economia iberica sta attraversando una recessione dolo-

rosa, riflessa chiaramente dallo stato in cui si trovano le

imprese. La salute delle piccole e medie imprese sta peg-

giorando rapidamente: con i rubinetti del credito sempre

più a secco: le aziende hanno smesso di assumere e sono

state costrette a ristrutturare le attività per restare com-

petitive rispetto alle concorrenti dell’Europa continenta-

le. Con l’aumentare dei tassi di insolvenza, i premi di

rischio delle banche continuano a salire e la situazione

economica si deteriora ancora di più. La ridotta attività

delle società erode le entrate fiscali dello stato, peggio-

rando il deficit pubblico, e così si torna al punto di par-

tenza. Il circolo diabolico ricomincia».

Meno pessimistico il parere di Sergio Bertoncini, di

Amundi Sgr, che vede un miglioramento sui mercati delle

aziende di questo paese: «In Spagna è l’export a dare se-

gnali positivi, grazie al recupero di competitività ottenuto

in questi ultimi anni. Il quadro macro prospettico confer-

ma quindi un rientro della recessione che dovrebbe favo-

rire i settori più penalizzati dalla debole performance eco-

nomica del recente passato».

Anche per la Spagna in definitiva appare difficile oggi

parlare di nulla più che una fragile stabilizzazione. Con

tutte le conseguenze del caso quando si tratta di prende-

re decisioni di investimento sia per quanto riguarda il red-

dito fisso, sia per l’azionario. �

«La ridotta

attività delle

imprese erode le

entrate fiscali

dello stato,

peggiorando il

deficit

pubblico»

Page 28: F&S n. 56

ai massimi del 2008, con una popolazione decisamente au-

mentata da allora. Resta il fatto, però, che la crescita ap-

pare oggi ben distribuita, tra produzione industriale e ser-

vizi, esportazioni e consumi, con un mercato immobiliare

molto forte, grazie anche alla rinnovata spinta creditizia.

Al solito la Gran Bretagna sembra seguire una traiettoria

per certi versi più simile a quella degli Usa che all’Europa

continentale. Per capire l’evoluzione nelle politiche di que-

sta nazione, basti dare un’occhiata ai forti cambiamenti

nelle politiche della Banca centrale con l’arrivo del nuovo

governatore Mark Carney.

L’Inflation report pubblicato dalla Bank Of England in

agosto contiene, oltre alle tradizionali valutazioni su cre-

scita e inflazione, una novità: la Forward guidance. Con

questo termine si intende l’uso da parte di alcune banche

centrali (ad esempio la Fed) di diffondere le loro previsio-

ni in modo tale da influenzare le aspettative del mercato

sui livelli futuri dei tassi di interesse. Novità ma non sor-

Nel giro di un anno molte cose sono cam-

biate nel Regno Unito. Infatti fino alla

metà del 2012 il paese sembrava lonta-

nissimo da una ripresa vera: nel gruppo

del G-8 languiva agli ultimi posti, davan-

ti solo a Italia e Giappone. Le stesse Olimpiadi, per quan-

to organizzate impeccabilmente e ricche di soddisfazioni

sportive per il padroni di casa, non si erano certo rivela-

te un ruggente successo di pubblico. Da allora, però, le

prospettive sono migliorate parecchio: infatti nel primo

e nel secondo trimestre del 2013 l’economia è cresciuta

su base congiunturale rispettivamente dello 0,3% e dello

0,7%. Si tratta di un livello non certo da boom, ma che

pone la Gran Bretagna in una posizione simile a quella

della Germania.

Certo di recente è stata anche rivista ulteriormente al

ribasso la caduta del Pil nel periodo 2008-2009 (-7,2%) e

l’output complessivo è ancora il 3,3%, al di sotto rispetto

28 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Il paese anglosassone, che fino a un anno fa aveva fortissimi problemi, sembra

avere ripreso un notevole vigore, con dati di crescita uguali a quelli della

Germania. Un aiuto arriva anche dalle scelte di politica monetaria del nuovo

governatore della Bank of England, che ha totalmente cambiato lo stile e le

strategie di questa storica istituzione

L’Europa ripartepiano piano

Il Regno Unito

Unmiglioramento

inatteso

Page 29: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 29

presa, dato che il nuovo responsabile aveva già introdot-

to questa policy nel suo precedente ruolo di presidente

della Bank Of Canada.

Sul caso specifico spiega Azad Zangana, di Schroders:

«Carney ha annunciato che i tassi di interesse non saran-

no aumentati e che lo stock di Gilt in portafoglio (noto

anche come quantitative easing) non sarebbe stato ridot-

to prima di una discesa del tasso di disoccupazione al 7%

dall’attuale del 7,8%. Il governatore ha sottolineato che

questa soglia non è un obiettivo, ma un punto di riferi-

mento. Una volta che venisse raggiunto, il comitato di

politica monetaria (Mpc) potrebbe riconsiderare l’ade-

guatezza degli attuali tassi di interesse».

Entrando poi maggiormente nel dettaglio, Zangana

prosegue: «Allo scopo di onorare la reputazione di lotta

all’inflazione della Bank of England, sono state aggiunte

tre condizioni capestro in grado potenzialmente di fare

dimenticare il criterio della soglia di disoccupazione: la

prima è che le stime sull’inflazione su un orizzonte tem-

porale di 18-24 mesi risultino, con ampia probabilità, più

alte del 2,5%. La seconda è che le aspettative di inflazio-

ne nel medio termine schizzino verso l’alto. La terza è che

il Financial policy committee (Fpc) considera la politica

monetaria non compatibile con uno sistema finanziario

stabile, una volta che il comitato stesso abbia esaurito gli

strumenti a sua disposizione. Se una qualsiasi delle tre

condizioni capestro si verificasse prima del raggiungi-

mento della soglia del 7% di disoccupazione, la Forward

guidance verrebbe accantonata e verrebbe preso in con-

siderazione, anche se non necessariamente sviluppato, un

giro di vite nella politica monetaria. Allo scopo di forni-

re ulteriori dettagli, la Bank Of England ha introdotto una

previsione sulla disoccupazione per fare capire quanto

l’Mpc sia lontano dal rialzare i tassi di interesse. Al mo-

mento il comitato ritiene che le possibilità di arrivare a

una soglia di disoccupazione del 7% entro la metà del

2016 siano inferiori al 50%. Implicitamente, ciò significa

che la Banca centrale non si aspetta di riconsiderare il li-

vello dei tassi d’interesse prima di quel momento, se non

se non addirittura all’inizio del 2017».

A margine dell’approfondimento dell’economista di

Schroders, una considerazione si impone. Carney rappre-

senta una novità non solo per quanto concerne la

forward guidance, ma anche per il suo stile, per certi ver-

si sorprendente, di comunicazione. Per essere un ex ban-

chiere di Goldman Sachs, fermo nella difesa del sistema

bancario e finanziario, nelle sue considerazioni si nota

una forte sensibilità per il cittadino, il pensionato, la pic-

cola impresa e le loro preoccupazioni ed esigenze. Si trat-

ta di un linguaggio sempre più simile a quello della Fede-

ral Reserve. Quest’ultima, ad esempio, di recente ha pub-

blicato un paper sulla situazione degli Usa intitolato

Hunger games economy (dalla nota saga di fantascienza

che descrive un mondo del futuro con una popolazione

poverissima e una minoranza ricca e tirannica), in cui vie-

ne espressa forte preoccupazione per la pessima qualità

dell’occupazione creata negli ultimi anni.

Giuste o sbagliate che siano le politiche di queste due

banche centrali, esse sembrano comunque incentrate

tuttora sulla crescita come priorità e in questo ambito la

Bank of England ha virato, con la nuova gestione, anco-

ra più in una direzione accomodante rispetto alla Fed,

con il suo tapering imminente. In questo senso oggi il Re-

gno Unito si trova in una posizione invidiabile, non do-

vendo dipendere dalle ambiguità, in termini di politica

monetaria, della Bce e dalla stasi politica che sembra do-

minare l’Europa, Germania inclusa. �

«La crescita appare oggi ben distribuita tra

produzione industriale, servizi,export e consumi»

Page 30: F&S n. 56

verrà. La vaghezza della situazione è ben espressa da Ser-

gio Bertoncini, di Amundi Sgr: «L’ipotesi di un nuovo hair-

cut è circolata in Germania in una fase di campagna elet-

torale in cui i temi europei svolgono, come sappiamo, un

ruolo importante nel guidare i consensi dell’elettorato te-

desco o almeno di una parte di esso. Non abbiamo al mo-

mento elementi oggettivi per ipotizzare un nuovo haircut

del debito greco».

Anche in questo caso non poco dipenderà dal nuovo

corso tedesco post-22 settembre. Ricorda infatti Patrice

Gautry, di Union Bancaire Privée: «Un altro haircut non è

previsto prima delle elezioni tedesche. Per parlare di nuove

misure di supporto, saranno richieste dalla Troika riforme

strutturali e un taglio più significativo nella spesa pubbli-

ca». In quest’ambito scarso ottimismo mostrano Walter

Metzler e Andreas Nigg, di Vontobel Asset Management:

«Per ragioni politiche la Germania non vuole un ulteriore

haircut. Pertanto riteniamo che la probabilità di un simile

evento sia bassa. Di conseguenza, non pensiamo che il si-

stema finanziario europeo e la periferia verranno messi in

difficoltà, fatto che avverrebbe nel caso di un taglio del de-

bito greco».

Resta comunque un elemento: nonostante qualche se-

gnale di stabilizzazione economica, è davvero difficile ri-

tenere che la Grecia sia comunque in una traiettoria so-

In una campagna elettorale tedesca tutto somma-

to più noiosa del previsto, a creare un minimo di

movimento è stata l’ipotesi che è circolata di un

nuovo round di aiuti alla Grecia. Da una parte il

ministro delle finanze di Berlino Schaeuble ha ipo-

tizzato che il paese ellenico abbia bisogno di ulteriore

denaro, sulla cui quantificazione sono poi volate cifre

che spesso appaiono al limite dello strampalato, dall’al-

tra si è tornati a parlare di un nuovo haircut del debito

in essere. Infatti, nonostante la Grecia abbia fatto sfor-

zi enormi e ormai sia vicina a pareggiare il saldo delle

partite correnti (a livello fiscale è quasi all’avanzo pri-

mario), l’ammontare del debito rimane elevatissimo. Il

problema è che ormai i maggiori creditori dello stato

ellenico sono soprattutto soggetti pubblici, cioè i gover-

ni dei vari paesi dell’Unione, il Fondo Monetario, il Fondo

salva-stati, la Bce e la Banca centrale greca.

È stato proprio il Fmi a dare il via quest’estate a un nuo-

vo capitolo della saga, ammettendo chiaro e tondo che

l’approccio utilizzato nel caso della Grecia è stato disastro-

so e che una nuova ristrutturazione sarà necessaria. Il pro-

blema è che tradizionalmente questo ente tende sì a im-

porre tagli agli altri creditori, ma a salvaguardare i propri

crediti. In pratica non è chiaro chi si dovrà accollare gli

oneri di un ulteriore salvataggio, né in quali termini ciò av-

L’Europa ripartepiano piano

La Grecia

30 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Il paese ellenico ha fatto enormi progressi nel rimettere a posto i propri conti e oggi

è quasi arrivato all’avanzo primario. Il carico dei deficit pregressi, però, resta

insostenibile ed è probabile che prima o poi si arrivi a un ulteriore taglio del debito.

Ciò che è meno chiaro è quali conseguenze comporterebbe questa operazione per il

resto dell’Eurozona

Va meglio, manon basta

Page 31: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 31

stenibile. Almeno questa sembra l’opinione di diversi osser-

vatori, tra i quali Nicolas Forest, government bonds asset

manager di Dexia Asset Management: «La Grecia, dopo

avere ricevuto 73 miliardi di euro, dei 110 pianificati nel

primo pacchetto di aiuti, sta attualmente incassando i fon-

di del secondo piano, che dovrebbe arrivare a 173 miliar-

di, di cui 144,7 da parte dell’Efsf e 28 provenienti dal Fon-

do Monetario. Nonostante gli enormi sforzi e i progressi

compiuti dal paese, vi sono ancora chiari rischi di incorre-

re in difficoltà di finanziamento. Infatti a causa dei ritardi

a livello fiscale, di una crescita inferiore alle attese e di mi-

nori entrate da privatizzazioni rispetto al previsto, la pos-

sibilità di finanziarsi tramite emissioni obbligazionarie non

è certo garantita. Probabilmente saranno necessari ulterio-

ri aiuti da parte delle autorità europee. Su un’orizzonte di

medio periodo, una cancellazione ufficiale del debito po-

trebbe aiutare a ristabilire la sostenibilità fiscale, riducen-

do più velocemente il rapporto debito/Pil sotto il 120%».

Ancora più netto Massimo Siano, di Etf Securities: «La

Grecia è fallita e deve azzerare il debito, inutile farsi trop-

pe illusioni o peggio perdere tempo con manovre più

orientate a rassicurare l’opinione pubblica europea che al-

tro. Fino ad adesso anche il Fondo Monetario Internazio-

nale ha ammesso che le politiche economiche obbligate

dall’Ue sono state disastrose».

Se diamo per buone queste previsioni, non è comun-

que detto che, rispettando tempi e modi della politica eu-

ropea (lenti e contraddittori), si arrivi a un trauma per

un’Eurozona più solida che in passato. Philippe Uzan, di

Edmond de Rothschild Asset Management, avverte: «Sì, ve-

dremo un ulteriore haircut del debito greco, ma non pen-

siamo che sarà un evento che muoverà i mercati. Infatti è

notorio che il piano di ristrutturazione del paese era basa-

to su aspettative irrealistiche, pertanto la Grecia rimane un

problema ben specifico. Attualmente si è vicini a raggiun-

gere un avanzo primario e un nuovo piano di ristruttura-

zione verrebbe visto come l’ultimo».

Resta da vedere chi si troverà però a pagare i conti. �

«Su un

orizzonte di

medio periodo,

una

cancellazione del

debito potrebbe

aiutare a

ristabilire la

sostenibilità

fiscale»

Page 32: F&S n. 56
Page 33: F&S n. 56

PROMOTORI&CONSULENTI

Lucio De Rocco, amministratore delegato di Banca Ipibi Financial AdvisoryLucio De Rocco, amministratore delegato di Banca Ipibi Financial Advisory

«Per noi la consulenza ègià il 40% del business»

RaccoltaAvanti a tutta forza

Fee onlyUn congresso sul futuro

Un’inchiesta UbsAncora tanto pessimismotra i risparmiatori

«Per noi la consulenza ègià il 40% del business»

PROMOTORI&CONSULENTIFONDI&SICAV Settembre 2013

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Promotori&ConsulentiLucio De Rocco, amministratore delegato

di Banca Ipibi Financial Advisory

34 Settembre 2013

a cura di Massimiliano D’Amico

Banca Ipibi Financial Advisory

è da tempo impegnata a mi-gliorare la qualità complessiva

dell’azienda e nei prossimi mesi pro-verà a fare passare con maggiore in-tensità il messaggio che la strutturanon è paragonabile alle altre. L’ammi-nistratore delegato, Lucio De Rocco,traccia il bilancio di metà anno e spie-ga i capisaldi del progetto di sviluppofondato sulla consulenza evoluta, su-gli uffici dei promotori associati e sul-la presenza di tutti i professionisti nelcapitale azionario.

Come si è comportata Banca Ipibi neiprimi sei mesi del 2013?«I nostri asset sono in crescita: com-patibilmente con una struttura checonta un centinaio di professionisti eche fa della selettività uno dei suoipunti di forza, possiamo dire di averlavorato bene all’evoluzione delnostro core business che è la consu-lenza».

Si parla molto di consulenza a parcel-la, ma in realtà il mercato italiano

non è pronto per questo tipo di servi-zio. È d’accordo?«Analizzando l’attività dei nostri pro-fessionisti, lo scenario sembra favore-vole allo sviluppo del servizio di con-sulenza finanziaria indipendente. At-tualmente gli asset under advisory diBanca Ipibi rappresentano il 40% cir-ca del patrimonio totale in gestione(2,5 miliardi di euro) e il trend è in co-stante crescita. La consulenza evolutasi è ritagliata un ruolo di primaria im-portanza nell’indirizzare le scelte deinostri clienti, specie quelli di elevatostanding, in genere più informati».

La fase 2 del vostro piano industrialeprevedeva la nascita di una vera epropria banca fee only e auspicavadelle partnership con le sim pure. Ache punto è questo progetto?«Sono in corso diverse trattative conalcune importanti sim di consulenzache potrebbero concretizzarsi a bre-ve. La partnership con Banca Ipibi co-stituisce un’opportunità ideale perquei soggetti che hanno provato a of-frire un servizio innovativo, ma si so-no resi conto che gestire un businessfondato sulla consulenza non è facile,

La struttura del gruppo Veneto

Banca arriva al giro di boa del 2013

forte della crescita degli asset in

gestione e dei numeri raggiunti

dal servizio di advisory a parcella,

che si ritaglia ormai il 40% circa

dell’Aum. Anche i 35 uffici dei

promotori rappresentano un

importante canale di sviluppo.

«Questo sistema è stato capace di

generare un reddito che si somma

ai risultati ottenuti dal singolo

professionista e che concorre a

migliorare il conto economico»

«Quando la consulenza è

diversa»

Page 35: F&S n. 56

Settembre 2013 35

poiché esige investimenti che solo ungruppo ben strutturato può garanti-re. Oltre ai costi sostenuti per farefunzionare la “macchina consulen-za”, vanno considerate le spese per lefunzioni di compliance e di internalaudit e per rispettare le normative intema di conflitto d’interessi».

Com’è articolata la partnership con isoggetti che offrono la consulenza aparcella?«La nostra non è una semplice sim,ma una banca indipendente che se-gue un modello distintivo ed è pron-ta ad accogliere clientela e professio-nisti che, non volendo incorrere nelconflitto d’interessi, possono trovarein Ipibi il partner ideale. Per questomotivo proponiamo soluzioni ad hoc,che vanno dalla possibilità per i sin-goli advisor di operare con il nostromodello di servizio, passano dal con-ferimento in Banca Ipibi dei profes-sionisti e del loro portafoglio clienti earrivano sino alla compartecipazioneazionaria con alcune sim di consu-lenza. Il nostro capitale è infatti di-sponibile ad aprirsi a eventuali part-nership in grado di apportare valoreaggiunto alla banca».

In tema di consulenza. Qual è la suaopinione sulla Rdr? «Benché le linee guida che si stannoprofilando a livello europeo nonsembrino andare in questa direzionee i regulator siano pronti a optare peruna soluzione meno ortodossa,lasciando a ogni singolo paese lalibertà di adottare il modello piùconsono, se la Rdr giungesse in Italiaci troverebbe pronti e sposerebbeappieno quello che già oggi è ilnostro modello di business. Ritengo

che alcune regole contenute nellaRdr, come la formazione dei consu-lenti e i test periodici per saggiarnele conoscenze, rappresentino unanovità positiva per i clienti. Sul mer-cato rimarranno unicamente i pro-fessionisti migliori e i più qualificati.In Italia, purtroppo, il quadro norma-tivo sugli advisor indipendenti faticaa uscire dal limbo. Se intervenisse unobbligo del legislatore di tale porta-ta anche nel nostro paese, probabil-mente il mondo dell’intermediazio-ne nostrano si troverebbe a fare iconti con una ristrutturazione

profonda del business e il tema delconflitto d’interessi verrebbe ancorapiù a galla».

Alcune strutture che offrono la consu-lenza a parcella hanno annunciato diavere eliminato il doppio livello com-missionale restituendo al cliente le feedegli strumenti utilizzati. Come si stamuovendo Banca Ipibi?«Ogni contratto di consulenza ha unprofilo diverso ed è modulato aseconda della complessità del servi-zio offerto, dell’assistenza garantitadal promotore e del tipo di strumen-

«Se la Rdr giungesse in Italia,ci troverebbe pronti e sposerebbe

appieno quello che già oggi è il nostro modello di business»

Page 36: F&S n. 56

Promotori&ConsulentiLucio De Rocco, amministratore delegato

di Banca Ipibi Financial Advisory

36 Settembre 2013

ti utilizzati. Sulla base di tutti que-sti fattori, Banca Ipibi calibra un pri-cing e la retrocessione fa parte delcontenuto economico che il clienterilascia alla struttura come ricono-scimento del lavoro svolto. Il grandesalto di qualità è rappresentato dalfatto che al cliente viene garantita lamassima trasparenza, necessariaper prendere decisioni informate econsapevoli. In pratica l’investitoreconosce esattamente i costi sostenu-ti per la consulenza su ogni asset inportafoglio e sull’ammontare totaledel patrimonio».

Quali sono i numeri del progetto degliuffici associati dei pf?«Abbiamo 35 uffici di promotori fi-nanziari associati dislocati in tutta lapenisola, con una particolare concen-trazione nel centro-nord e i risultati,per le nostre dimensioni, sono piùche soddisfacenti. Siamo riusciti a fa-re passare un messaggio culturalefondamentale che in breve tempo haabbracciato tutta la nostra rete. Gliuffici associati sono strutture che go-dono di piena autonomia nell’impo-stare le politiche di sviluppo com-merciale e supportano la clientela in

tutte le esigenze che riguardano lagestione del patrimonio e i problemidi natura fiscale, legale, immobiliare,grazie alla collaborazione con studiprofessionali specializzati. Questo si-stema basato sul decentramento hagenerato un reddito che si somma airisultati ottenuti dal singolo profes-sionista e che concorre a migliorare ilconto economico di Banca Ipibi. Senel 2012 l’aumento dei ricavi pro-ca-pite medi per ogni ufficio si attestavaattorno al 15%, nei primi sei mesi diquest’anno la crescita è statadell’11%. Il modello dell’ufficio dei

Quanti professionisti avete reclutatonei primi sei mesi dell’anno?

«Nel primo semestre del 2013 è proseguito ilpiano di rafforzamento territoriale con l’in-serimento di 12 consulenti finanziari. Neldettaglio otto professionisti hanno sotto-scritto il mandato di agenzia, mentre gli al-tri quattro hanno iniziato a operare nellanuova struttura dedicata al family officecon un contratto di lavoro dipendente. In li-nea generale Banca Ipibi non ama ragiona-re in termini di target di reclutamento, un’e-spressione che si addice meglio al mondo mi-litare, a una realtà di subordinati, ma simuove per selezionare quei colleghi real-mente capaci di affrontare i cambiamentiche l’evoluzione della professione richiede,advisor pronti a intraprendere un progettodi lungo periodo, fondato sulla consulenza.In sintesi non proviamo ossessivamente a fa-re lievitare i numeri della struttura, ma sia-mo alla costante ricerca di professionalitàcon cui condividere progetti comuni».

Spesso nella fase di reclutamento i benefit

economici garantiti ai professionisti nonrappresentano la variabile più importantepoiché i pf guardano altri fattori, comel’offerta multibrand o gli strumenti elet-tronici. È realmente così?«Direi di no. Al di là degli sterili slogan chealimentano questo settore, la componenteeconomica continua a rappresentare permolti la variabile per eccellenza. In ogni ca-so, benché la remunerazione sia un forte ele-mento motivazionale, qualcosa inizia amuoversi. Una fase di grandi trasformazio-ni come quella che stiamo attraversando staspingendo diversi professionisti a porsi alcu-ne domande. Molti sperano ancora che l’at-tuale crisi, come le precedenti, alla fine pas-serà e si tornerà a operare come qualche an-no fa, concentrandosi sul collocamento deglistrumenti finanziari. Altri invece, i più lun-gimiranti, si sono resi conto che le esigenzedei risparmiatori sono cambiate profonda-mente e, forse, definitivamente. Se per anniil focus dei clienti e dei professionisti è statosulla crescita del patrimonio, alimentata dabuone capacità di generare e accumulare

risparmio, la crisi che stiamo attraversandoha imposto una decisa inversione di rotta eora l’obiettivo si è spostato verso la difesa eil consolidamento del capitale accumulato.Un cambiamento epocale come questo im-porrà ai professionisti non solo un ripensa-mento della loro attività, ma un deciso cam-bio di mentalità. Il semplice collocamentodei prodotti non sembra offrire molte pro-spettive e dovrà lasciare spazio alla pianifi-cazione finanziaria e alla consulenza evolu-ta».

Quali dovrebbero essere le caratteristichedel “nuovo” promotore?«Una consulenza professionale non può pre-scindere dalla conoscenza e dall’analisi del-la situazione personale e finanziaria, degliobiettivi e delle aspettative di ogni investito-re. I promotori che seguono questa linea e la-vorano correttamente sulla profilatura del-la clientela, non considerandola un mero at-to burocratico, si trovano ogni giorno da-vanti a un bivio: fare gli interessi dell’inve-stitore, proponendogli soluzioni d’investi-

Antonio Marangi, direttore mercato di Banca Ipibi Financial Advisory

Lavorare con noi, non per noi!

Page 37: F&S n. 56

Settembre 2013 37

promotori finanziari associati è an-che l’espressione più coerente dellarinuncia della banca al proprio brandper lasciarlo nelle mani del singolopromotore che ha così la possibilitàdi organizzare sul territorio una seriedi eventi mirati (circa 80 nel solo pri-mo semestre). Se molti dei nostricompetitor stanno cercando di sper-sonalizzare il rapporto promotore-cliente, con l’obiettivo di appropriar-si della relazione, in Banca Ipibi qual-siasi attività deve essere mediata dalprofessionista, il vero depositario delrapporto con i risparmiatori».

Come affronterete le corazzate dellaconsulenza finanziaria? «Nella gran parte dei casi, i big playernon hanno alcuna storia innovativada raccontare, se non l’arrivo di unnuovo prodotto da collocare o il re-clutamento di qualche grosso por-tafoglista da comunicare. Da tempoBanca Ipibi è impegnata per miglio-rare la qualità complessiva dellastruttura e nei prossimi mesi cerche-remo di fare passare il messaggio chela nostra banca non è paragonabilealle altre. Banca Ipibi ha un’identitàspecifica, fondata sul multibrand,

sull’assenza di qualsiasi catena ma-nageriale, di vincoli di budget e diprodotto, che riconosce gli sforzi deipropri professionisti in termini dicrescita e di profittabilità e li premiacon un sistema incentivante costan-te. Tutti i promotori di Ipibi sono socidella banca e sono rappresentati nelCda attraverso un forte patto di sin-dacato. Senza contare che abbiamoalle spalle un grande e solido gruppocome Veneto Banca, con cui sono sta-te avviate sinergie nell’attività credi-tizia e bancaria. Come noi, in pratica,non c’è nessuno!» �

mento adatte al suo profilo, ma poco pre-mianti dal punto di vista remunerativo, opensare al proprio tornaconto economico eal bilancio della mandante? I colleghi chehanno compreso quale sarà l’evoluzione del-la professione iniziano a guardarsi intornoalla ricerca di una realtà diversa, che con-senta di non diventare un dipendente paga-to a variabile. I consulenti non vengono a la-vorare per Banca Ipibi ma con Banca Ipibi».

Negli ultimi mesi le reti sembrano avere unfocus sui professionisti del canale banca-rio. Qual è il suo parere?«Ho la netta sensazione che l’industria stiaripercorrendo con una certa leggerezza ilmedesimo percorso intrapreso prima dellacrisi, una strada lastricata di minimi garan-titi e promesse mirabolanti che dipingono lalibera professione come “l’Eldorado per ilbancario”. Oggi più che mai nulla è sempli-ce e se non si adotta una strategia precisa,partendo da un’attenta selezione fatta dinumerosi colloqui preliminari, nei quali sivalutano la preparazione, le motivazioni e

soprattutto i singoli progetti dei consulenti,si va incontro a sicuri insuccessi. In Banca Ipi-bi, al contrario, tutto parte dal rispetto del-la professionalità e per questo il passaggiodalla banca alla promozione è graduale eprevede un accompagnamento economiconei primi passi della nuova carriera impren-ditoriale. Noi cerchiamo “consulenti per lavita” che devono fare una scelta di campoprecisa perché non scherziamo sul futurodelle persone, preoccupandoci solo dellemasse, in gran parte ipotetiche, che il banca-rio pensa o spera di apportare alla nostrastruttura».

Prima ha fatto riferimento alla strutturadi family office. Qual è il primo bilancio equal è l’entry level?«Dopo l’inaugurazione del family office diMilano e Roma, il piano di sviluppo prevedel’apertura della sede di Torino. Tre mesi, tut-tavia, rappresentano un arco temporaletroppo breve per tirare le somme. I colleghiinseriti ultimamente hanno impostato la lo-ro attività sulla consulenza finanziaria e

questo approccio è stato apprezzato dallaclientela che sta iniziando a trasferire inBanca Ipibi volumi importanti. È fondamen-tale ricordare che i nostri professionisti of-frono la loro consulenza anche sulle massedel cliente depositate presso terzi, delegan-do a Banca Ipibi il servizio di analisi degli as-set in gestione, la costruzione del portafoglioe la sua valutazione nel tempo. Non rientranel nostro Dna aziendale, invece, fissare tar-get ai professionisti, sia in termini di raccol-ta sia di tipologia di prodotti offerti o diclientela da seguire. Ogni collega, promoto-re o banker che sia, ha libertà di muoversi inpiena autonomia nel definire le proprie scel-te operative»

Page 38: F&S n. 56

Promotori&ConsulentiRaccolta

38 Settembre 2013

di Massimiliano D’Amico

L a lunga fase d’incertezza poli-tica che sta vivendo l’Italiaavrebbe potuto, in teoria, spin-

gere molti investitori a fuggire agambe levate dai mercati, favoriti daitambureggianti messaggi dei massmedia che, dopo qualche mese di si-lenzio, sono tornati a battere su ter-mini quali spread, panic-selling, re-cessione, tratteggiando, in sintesi,l’ennesimo quadro desolante del Bel-paese. Per fortuna i dati che emergo-no dall’industria della consulenza fi-nanziaria lasciano un po’di spazio al-l’ottimismo.

Rispetto allo stesso periodo delloscorso anno, le società aderenti adAssoreti hanno registrato infatti nelprimo semestre del 2013 un incre-mento della raccolta netta del 35%,portando i nuovi afflussi a quota 9miliardi di euro (erano 5,84 miliardinel 2012), con il gestito a guidare ledanze grazie a 12,43 miliardi di euro,uno stock d’investimenti che ha am-piamente compensato i deflussi da-gli strumenti amministrati (-3,43 mi-liardi). Grazie a questi dati, a fine giu-gno la valorizzazione complessiva deiprodotti finanziari e dei servizi d’in-vestimento distribuiti dalle imprese

associate ad Assoreti ha raggiuntoquota 264,4 miliardi di euro, in legge-ra flessione (-0,3%) rispetto al prece-dente trimestre, principalmente pereffetto dell’andamento dei mercatiche ha compromesso in parte la spin-ta al rialzo derivante dalla raccoltatrimestrale sui prodotti del risparmiogestito (+6,9 miliardi) e per la contra-zione delle posizioni in regime am-ministrato, a causa dei disinvesti-menti riscontrati nei secondi tre me-si del 2012 (-2,1 miliardi).

A conferma di una situazione pernulla desolante, tuttavia, nel primosemestre la valorizzazione comples-siva delle posizioni nei fondi, nelle si-cav, nelle gestioni patrimoniali, neiprodotti assicurativi e previdenzialidei clienti delle banche e reti si è atte-stata a 196,4 miliardi di euro, in rial-zo dello 0,8% rispetto a fine marzo, econ un’incidenza sul portafoglio to-tale che ha raggiunto il 74,3% del pa-trimonio medio, mentre al contemposono diminuite le masse dei prodottiin regime amministrato (-3,2%), chesono risultate pari nel complesso a68 miliardi di euro.

Va da sé che nel primo semestredi quest’anno molte strutture hannorealizzato non solo numeri record,ma il periodo, per alcune, si è rivela-

Malgrado la situazione

economico-finanziaria del

Belpaese resti complicata e non si

scorgano all’orizzonte spiragli di

luce, l’industria della consulenza

finanziaria continua a viaggiare a

gonfie vele, specie se si

paragonano i numeri del primo

semestre con quelli dello stesso

periodo del 2012. Molte strutture

hanno addirittura archiviato la

parte iniziale dell’anno

realizzando i migliori risultati di

sempre. A vivacizzare il mercato è

stato ancora una volta il

recruitment dei più affermati

professionisti

Sei mesi da record

Page 39: F&S n. 56

Settembre 2013 39

to addirittura il migliore di sempre.È questo il caso della rete di consu-lenti finanziari del Leone di Trieste.Marco Bernardi, direttore commer-ciale rete di Banca Generali Finan-

cial Planner, sottolinea infatti chequello appena archiviato è stato «ilmigliore semestre della nostra storia.In soli sei mesi abbiamo raccolto il90% di quanto realizzato nell’intero2012. Giugno ha poi registrato unasensibile accelerazione rispetto nonsolo ai mesi precedenti, ma anche inrapporto ai nostri rivali. Guardandonel dettaglio al risultato, su 1,4miliardi raccolti complessivamente,circa 850 milioni sono arrivati dallarete Banca Generali Financial Plan-ner che coordino».

Sulla stessa falsariga l’opinionedel direttore commerciale della reteFinecoBank, Mauro Albanese. «Il bi-

lancio è stato molto positivo e siamopiù che soddisfatti», rimarca il mana-ger, che invita a fare attenzione nonsolo alla quantità dei nuovi afflussi.«La raccolta netta dei primi sei mesi»,prosegue Albanese, «ha superato 1,5miliardi di euro e soprattutto è statadi grande qualità: sul gestito abbia-mo realizzato, infatti, un afflusso net-to di 1,5 miliardi di euro, di cui oltre 1,1nei servizi di advisory, punto di forzadella nostra rete».

Numeri record giungono anchedalle altre due big della consulenzafinanziaria. Nel primo semestre diquest’anno Banca Fideuram ha in-fatti registrato una raccolta netta di1,6 miliardi, in aumento di ben 946milioni rispetto al corrispondente pe-riodo dello scorso esercizio (+ 135%). Inuovi investimenti si sono concen-trati principalmente negli strumenti

di risparmio gestito, in crescita di 3,4miliardi di euro rispetto ai primi seimesi del 2012, soprattutto per effettodella nuova raccolta in fondi comunie nei prodotti assicurativi.

«Sono diminuite

le masse dei prodotti

in regime

amministrato (-3,2%),

che sono risultate pari

nel complesso a 68

miliardi di euro»

MAURO ALBANESE, DIRETTORE COMMERCIALE

RETE FINECOBANK

Page 40: F&S n. 56

Promotori&ConsulentiRaccolta

40 Settembre 2013

Banca Mediolanum ha invecechiuso il semestre con una raccoltanetta di 1,23 miliardi complessivi. Inuovi investimenti nei fondi e nellegestioni hanno raggiunto 2,58 miliar-di, superando in un solo semestre ilrecord storico annuale fatto segnarelo scorso anno.

Bene anche Finanza & Futuro

Banca. «In questi primi sei mesi del-l’anno avevamo fissato il focus del-l’attività sulla raccolta netta gestita e

mi fa piacere sottolineare», ribatte ildirettore commerciale Massimo Pel-

tretti, «che, grazie all’operato dei no-stri professionisti, siamo riusciti araggiungere questo obiettivo, lavo-rando sia sulla clientela esistente siasulla nuova. In linea con le nostre at-tese, gli afflussi netti sul compartogestito si sono attestati nell’ordinedei 550 milioni di euro».

Semestre con il segno più ancheper Südtirol Bank e Copernico Sim.

«La raccolta netta nel primo seme-stre 2013 ha raggiunto», conferma ilpresidente dell’istituto altoatesino,Peter Mayr, «le cifre attese dal bud-get. Considerando poi il permaneredel diffuso clima d’incertezza che stacaratterizzando i mercati, direi che ilrisultato di 104 milioni di raccoltanetta, equivalente a quasi il 20% diaumento delle masse rispetto al 31dicembre 2012, è da considerare deltutto soddisfacente».

Se per le società “normali” le risorse uma-ne costituiscono un patrimonio impor-

tante, nel mondo delle reti questa non è unadelle tante filosofie, ma è la filosofia per ec-cellenza. Vantare team costituiti da profes-sionisti con doti quali serietà, empatia con laclientela, predisposizione a lavorare perobiettivi, spirito imprenditoriale e, ovvia-mente, preparazione tecnica, rappresentainfatti il fattore che può determinare il suc-cesso, o al contrario, il fallimento della strut-tura. Per questo motivo, specie negli ultimianni, le principali reti hanno investito in-genti risorse per selezionare i candidati do-tati di queste skill.E, com’è prevedibile, la competizione per ac-caparrarsi i professionisti più talentuosi e inpossesso di un portafoglio consolidato consi-stente è sempre più accesa. Ma non manca-no interessanti aperture per avviare i giova-ni alla carriera di promotore finanziario.«Stiamo investendo molto nel reclutamentoe i risultati sono soddisfacenti», confermaAlbanese. FinecoBank ovviamente vuoleproseguire in questa direzione. «L’aspettoche più ci dà soddisfazione», spiega il mana-ger, «è che i consulenti che entrano nellastruttura sono attratti dall’indipendenza

del nostro approccio, privo di budget di pro-dotto e trasparente nel rapporto con il clien-te, oltre che da un supporto costante al per-corso di crescita in termini di formazione econtinua innovazione».L’obiettivo di FinecoBank è accelerare su que-sto fronte con un focus particolare sullaqualità degli advisor. «Contiamo di inserireper la fine dell’anno circa 150 professionisti e80 giovani», spiega Albanese, «e, in genera-le, puntiamo su candidati di alto profilo,specializzati nella consulenza alla clientelaprivate, segmento strategico per noi. Certo,il canale bancario è un ottimo bacino cui at-tingere».Anche Banca Generali guarda con molta at-tenzione questo settore. «Praticamente tut-ti i nostri inserimenti», specifica Bernardi,«provengono da quell’area, dove crediamoci siano ancora tante potenzialità in profes-sionisti capaci e volenterosi nel cogliere lesfide e le opportunità di questo mestiere». Inlinea generale, l’amministratore delegato,Piermario Motta, ha recentemente annun-ciato di volere inserire entro la fine del 2013circa 60-70 consulenti finanziari.«Contiamo di replicare», risponde invecePeltretti, «gli ottimi risultati raggiunti nel

primo semestre e di dare il benvenuto aun’ottantina di nuovi colleghi. Guardiamocon grande interesse al canale bancario e inparticolare ai professionisti che provengonodal private banking. Circa il 50% dei nuoviinserimenti riguarderà queste due figure.Tutti i nuovi ingressi si sono rivelati positivie non si sono mai create situazioni proble-matiche, di professionisti, ad esempio, cheavevano sopravvalutato le loro potenzialitào casi di clienti che non hanno seguito il loroconsulente di fiducia».Ormai la formazione, i processi commercia-li e il modello operativo adottati dai bankere dai professionisti del canale bancario, se-condo Peltretti, sono molto simili a quelliutilizzati dai promotori finanziari. «Un as-set imprescindibile, per chi proviene da unistituto di credito, è costituito dalla nostraappartenenza al gruppo Deutsche Bank. Seda un lato i nuovi colleghi vedono nel pas-saggio al settore della promozione un ele-mento di grande discontinuità verso un mo-dello di business più aperto, dall’altro posso-no trovare una situazione di continuità del-la loro professione, in termini di proposizio-ne alla clientela».Parallelamente all’inserimento dei profes-

Reclutamento

Ecco i piani delle reti

Page 41: F&S n. 56

Settembre 2013 41

È ancora più positivo il giudizio diPietro Scala, responsabile sviluppo,sui risultati raggiunti dal team di Co-

pernico Sim. «Il primo semestre del2013 si è rivelato ottimo, poiché ab-biamo consolidato il trend positivodei mesi precedenti e, in termini d’in-serimento, abbiamo dato il benvenu-to a otto nuovi giovani promotori e asei professionisti con un bagaglio diesperienza più corposo, mentre sonoin fase di definizione alcune trattati-

ve per l’ingresso di altri consulenti fi-nanziari dal profilo interessante. Laraccolta è inoltre cresciuta in lineacon le nostre stime, creando i presup-posti per una seconda metà dell’an-no brillante».

Nel primo semestre del 2013,comeavviene ormai da qualche anno, lestrutture che hanno conseguito i mi-gliori risultati sono anche quelle chesi sono mosse con più decisione sulfronte del reclutamento dei profes-

sionisti senior, Finanza & Futuro continua alavorare con grande impegno sui neofiti, co-me previsto dal piano industriale. «Il passoè certamente meno spedito rispetto alle pri-me fasi del progetto nato tre anni fa, ma lacrescita resta costante», evidenzia Peltretti.Anche Copernico Sim punta sui giovani e au-spica di replicare i risultati raggiunti nel pri-mo semestre dell’anno. «La nostra strutturaè cresciuta in questi anni gradualmente macostantemente fino a superare quota 100professionisti», chiarisce Scala. «Contiamodi mantenere questo trend grazie accoglien-do promotori pronti a sposare la filosofiache da sempre caratterizza l’attività di Co-pernico». La società guidata dal presidenteSaverio Scelzo punta in ogni caso a raffor-zarsi anche nelle zone che a oggi sono menopresidiate. Attualmente circa il 20% del to-tale dei promotori italiani attivi opera nelleregioni del sud (isole comprese), a fronte del57% del nord e del 22% del centro.«Recentemente», spiega Scala, «abbiamoaperto un ufficio a Roma dal quale stiamoottenendo un ottimo riscontro sia in termi-ni di visibilità sia di contatti. Siamo presentia Bari e Policoro con agenzie, così come inCalabria e nella zona di Napoli, dove sono

attivi numerosi consulenti che ci stannodando molte soddisfazioni. È senz’altro no-stra intenzione proseguire con l’accoglienzaa professionisti e con lo sviluppo della pro-mozione finanziaria in queste aree, ma nonci poniamo obiettivi numerici troppo strin-genti».Resta sempre aperto, invece, il dibattito suiprofessionisti del canale bancario. «Noi stia-mo crescendo secondo la nostra politica, sen-za inseguire spasmodicamente l’aumentodelle masse gestite o delle unità professiona-li», prosegue Scala. «Il nostro obiettivo è di-stinguerci per la qualità del servizio offerto,grazie a un’accurata selezione preliminaresulla professionalità e l’individualità dei no-stri consulenti, non focalizzandoci esclusiva-mente sulle dimensioni del portafoglio che ilbancario potrebbe portare in dote. Preferia-mo, in sintesi, puntare sulla qualità piutto-sto che sulla quantità. Basti pensare che igiovani che abbiamo accompagnato all’esa-me per l’iscrizione all’Albo dei promotorihanno evidenziato tassi di superamento deltest del 100%. Non il 99%. Il 100%».È simile la filosofia adottata da SüdtirolBank. «I nostri programmi di potenziamen-to», spiega Mayr, «sono incentrati sulla qua-

lità del servizio di consulenza. Ci sono validiconsulenti nel nostro canale di promozionecome in quello bancario e di conseguenza ilnostro interesse rimane focalizzato sui livel-li professionali espressi da chiunque aspiri aentrare nel nostro team».Non mancano, dunque, contatti anche conprofessionisti provenienti dagli istituti dicredito. Il presidente di Südtirol Bank, sotto-linea, in ogni caso, che a questi candidati lasua società mostra con trasparenza le diver-sità, anche motivazionali, tra la libera pro-fessione e il posto fisso. «Ognuno deve deci-dere in libertà, conoscendo le regole», con-clude Peter Mayr.

MASSIMO PELTRETTI, DIRETTORE COMMERCIALE

DI FINANZA & FUTURO BANCA

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Promotori&ConsulentiRaccolta

42 Settembre 2013

sionisti senior. «Dal primo gennaio al31 luglio scorso», sottolinea Peltretti,«abbiamo inserito 104 consulenti fi-nanziari, a fronte di 22 uscite volonta-

rie e per pensionamento. Il bilancio èdunque assolutamente positivo, poi-ché possiamo contare su oltre 80nuovi professionisti dal grande valo-re, che hanno iniziato con noi un per-corso fondato sul multibrand, la con-sulenza e la pianificazione finanzia-ria. Preferiamo non comunicare i no-minativi,ma posso solo dire con gran-de soddisfazione che dall’inizio del-l’anno a oggi tra i numerosi inseri-menti spicca l’arrivo di otto professio-nisti dal profilo senior, che vantanoun potenziale di raccolta complessivosuperiore a 700 milioni di euro e chesaranno operativi in Lombardia, Ve-neto,Toscana, Campania e Sicilia».

La rete dei financial planner diBanca Generali, comprendendo

anche i private banker, ha dato il ben-venuto, invece, a 43 professionisti intotale. «Ci tengo a sottolineare», pre-cisa Bernardi, «che si tratta sempredi profili di grandissima esperienzacon portafogli medi in linea con lanostra realtà che si posiziona sempreai vertici dei dati Assoreti con oltre 18milioni pro capite. Posso segnalarealcuni innesti da primarie struttureprivate su Padova, così come al sud aNapoli e Bari».

Ma non solo. La riorganizzazionemanageriale avviata lo scorso annoha interessato anche il centro-Italia,dove l’area manager Antonio Malpe-

li ha allargato il proprio team inse-rendo alcuni professionisti dal por-tafoglio considerevole. Nel dettaglio

Si sente dire spesso che l’innovazione, spe-cie quella tecnologica, è la leva sulla qua-

le puntare per resistere e conquistare nuovequote di mercato in una fase non certo faci-lissima. Lungo questo solco le principali retisono pronte a investire ingenti risorse percontinuare a migliorare i servizi alla cliente-la e facilitare l’operatività quotidiana deisingoli professionisti. Ma non solo. Settem-bre, come consuetudine, è il periodo idealenel quale si delineano le strategie per af-frontare il resto dell’anno e le reti hanno in-fatti in agenda altre importanti novità sulfronte dei nuovi prodotti, degli accordi di di-stribuzione e della consulenza a parcella.«Siamo convinti», spiega Peltretti, «che laconsulenza evoluta e a parcella rappresen-teranno uno dei pilastri portanti per la cre-scita futura della nostra società e per il per-fezionamento del suo modello di servizio.Alla ripresa dei lavori a settembre, puntere-

mo molto su quest’aspetto negli incontri cheabbiamo in agenda con 500 professionistidella rete (30% sul totale) che offrirannoquesto tipo di advisory. Sarà importanteprevedere anche momenti formativi con inostri clienti, cui questo servizio si rivolge. Èfondamentale, infatti, fare comprendere lalogica e il valore aggiunto dell’advisory aparcella rispetto alla più tradizionale con-sulenza».E aggiunge Peltretti: «A giugno abbiamorivisto la piattaforma tecnologica su cui sifondano le analisi del servizio di consulen-za avanzata per renderla ancora più velocee semplice da utilizzare. Inoltre abbiamoinvestito risorse per facilitare l’operativitàdei nostri professionisti che, grazie a untablet e a una penna elettronica, sono giàin grado di gestire tutte le incombenzeburocratiche completamente in remoto,paper-less, con una semplice connessione

internet, lasciando maggiore spazio all’at-tività di relazione con la clientela».Ma ribatte Albanese: «Abbiamo in cantieretanti progetti. A settembre presenteremo unnuovo prodotto, molto innovativo, assoluta-mente unico nel panorama finanziario. Sichiama CoreUnit ed è uno strumento assicu-rativo che arricchisce la gamma dei servizi diadvisory e unisce alla selezione dei miglioriprodotti della piattaforma multibrand Fi-neco tutti i vantaggi fiscali e successori chesolo un veicolo assicurativo può offrire. Inbase alle esigenze, al profilo d’investimentoe alla propensione al rischio del cliente, èpossibile combinare portafogli pre-imposta-ti e altamente diversificati per asset class op-pure singoli fondi per costruire soluzioni as-solutamente personalizzate».Quanto agli accordi di distribuzione, la piat-taforma multibrand di FinecoBank, in co-stante evoluzione, verrà nuovamente arric-

I buoni propositi di settembre

Tante novità in agenda

PETER MAYR, PRESIDENTE DI SÜDTIROL BANK

Page 43: F&S n. 56

Settembre 2013 43

si tratta di Donatella Cajano, prove-niente da una società di consulenza,eJacopo Conti, che ha lasciato Unicre-dit Private. Entrambi vengono accre-ditati di un portafoglio di oltre 30 mi-lioni di euro e s’inseriscono nel per-corso di esperienza e qualità che vie-ne tracciato nella selezione dei reclu-tamenti della banca del Leone. «Ciaspettiamo un contributo significati-vo alla nostra raccolta, che sta proce-dendo comunque a gonfie vele sulterritorio, dall’arrivo dei nuovi colle-ghi», spiega Malpeli. «Per fine annocontiamo di superare abbondante-mente i 100 milioni di raccolta e diconcretizzare nuovi ingressi alla lucedelle trattative positive che abbiamosul tavolo». A oggi l’area del centro

Italia è composta da Lazio, Umbria ela parte di Toscana che esclude il fron-te litoraneo. Le masse riconducibili ai130 financial planner sul territorio su-

perano 1,5 miliardi di euro grazie auna spinta significativa della raccoltain questo primo semestre dell’annosoprattutto in Umbria e Toscana.

chita con l’ingresso di altre importanti so-cietà d’investimento. «A oggi ne abbiamocirca 60, ma contiamo di ampliare ulterior-mente la gamma di fondi», spiega Albanese.Anche Banca Generali nella consueta con-vention di settembre presenterà alcune im-portanti iniziative sul fronte dei servizi tec-nologici alla rete e in termini d’offerta.«Avremo», spiega Bernardi, «nuove soluzio-ni d’investimento e nuovi partner nelle ge-stioni da presentare per i prodotti con dele-ga Bg Selection e Bg Sicav, oltre a novità nel-l’assicurativo con formule a capitale protet-to. Queste iniziative, affiancate alla recenteevoluzione della rete banca Generali nelladenominazione Financial Planner, distin-gueranno ulteriormente l’eccellenza dei no-stri professionisti».Anche Copernico investirà ancora più risor-se per offrire ai suoi consulenti gli strumen-ti più opportuni per facilitare l’operatività e

garantire loro un percorso formativo validoe in costante aggiornamento, così da potereservire al meglio la clientela. «Inoltre sonodestinate a rafforzarsi», aggiunge Scala, «lepartnership e le collaborazioni con figureprofessionali terze, specie con gli studi deicommercialisti, con i quali è possibile mette-re in campo interessanti sinergie, semprenell’ottica di offrire al cliente un modello diservizio il più completo possibile, sviluppan-done al contempo la qualità».Approccio diverso ma obiettivi simili perSüdtirol Bank. «Noi», sottolinea Mayr, «sia-mo abituati a vivere in un ambiente incon-taminato e mantenerlo così è l’aspirazionedi noi altoatesini e, credo, anche di coloroche collaborano con il nostro istituto da al-tre città italiane».Per contribuire a raggiungere quest’obietti-vo ecologico Südtirol ha realizzato una piat-taforma informatica ad alta tecnologia che

consentirà di eliminare la maggior parte deiprocessi cartacei. «Diminuire drasticamenteil ricorso a questi materiali», spiega il presi-dente della banca, «significa contribuire al-la salvezza dei boschi e ridurre l’inquina-mento dovuto all’inevitabile trasporto deidocumenti cartacei. Ci è parso un investi-mento proiettato verso il futuro e che, tral’altro, contribuirà a generare in favore deipromotori importanti risparmi su tempi ecosti operativi».

MARCO BERNARDI, DIRETTORE COMMERCIALE RETE

BANCA GENERALI FINANCIAL PLANNER

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Promotori&ConsulentiRaccolta

44 Settembre 2013

Buoni risultati anche da parte diMayr: «Fino a oggi sono entrati a fareparte della struttura 35 nuovi promo-tori, mentre 23 l’hanno lasciata. Per 22di questi si è trattato di una scelta di vi-ta, in quanto hanno deciso di cambia-re settore professionale, abbandonan-do l’attività di promozione finanziaria.Solo in un caso le dimissioni sono statela conseguenza di una scelta del con-

Numeri importanti sul fronte delreclutamento giungono anche daFinecoBank e da Banca Mediolanum.«Abbiamo inserito», chiarisce Alba-nese, «70 senior e 42 giovani. Un otti-mo traguardo che ci fa ben sperareper i prossimi sei mesi. Tra Lombar-dia e Toscana abbiamo dato il benve-nuto ad alcuni professionisti conportafogli compresi tra i 35 e i 40milioni di euro, mentre le uscite sonostate marginali e riguardavano pre-valentemente promotori che hannodeciso di lasciare l’attività».

Nel primo semestre la banca fon-data da Ennio Doris si è, invece, raffor-zata con l’arrivo di 161 family banker(70 dal canale bancario) provenienti,ingran parte, dai principali competitor.Nel solo mese di giugno la strutturaguidata dal direttore commerciale Ste-

fano Volpato ha inserito ben 36 nuoviprofessionisti di cui 19 top player.

sulente di proseguire la carriera pressoun altro intermediario». I segnali e iprincipali trend dell’industria, secon-do il presidente di Südtirol Bank, sonoquindi chiari.«Da una parte si assiste auna selezione abbastanza severa fracoloro che intendono operare nel no-stro settore e dall’altra vi è da constata-re, con soddisfazione, che i consulentidi spessore continuano a premiare lanostra politica di qualità con la confer-ma della loro presenza».

In linea con questa strategia, nelprimo semestre la società bolzaninaha accolto con piacere la volontà diWilliam Gargiulo di Brescia e di Co-

stantino Saporito di Milano di en-trare a far parte del proprio team diconsulenti finanziari. «Sono due pro-fessionisti di elevato livello che han-no contribuito al risultato di raccoltadella struttura per circa 40 milionicomplessivi», sottolinea Mayr. �

PIETRO SCALA, RESPONSABILE SVILUPPO

DI COPERNICO SIM

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Page 46: F&S n. 56

Promotori&ConsulentiUn'indagine commissionata da Ubs

46 Settembre 2013

a cura di Elisa Donati

L oris Centola, co-responsabiledella ricerca di Ubs Wealth Ma-

nagement, illustra i risultati diun’indagine commissionata dallabanca all’istituto di ricerca Eurisko,condotta su un campione di impren-ditori,professionisti e dirigenti di cin-que città italiane (Torino, Padova,Tre-viso, Modena e Roma). L’obiettivo? Va-lutare il sentiment degli investitorisu alcuni temi attuali, dal contestoeconomico al rapporto con il propriointermediario finanziario.

Secondo quanto emerge dall’indagi-ne, qual è l’opinione degli italiani sul-l’andamento dell’economia e sulla ge-stione del proprio patrimonio?«Negativa su entrambi i fronti. Il 41%ritiene che la congiuntura economicainternazionale sia destinata a peg-giorare nel 2013, mentre due su tre siattendono un inasprimento della cri-si a livello nazionale. Per quanto con-cerne la gestione del patrimonio nel2012, l’insoddisfazione è quasi gene-rale. Il 33% degli investitori giudicanegativo il rendimento del proprioportafoglio, contro un 51% che man-tiene un parere neutro e un 16% che sidichiara soddisfatto. Gli italiani, tut-tavia, tradizionalmente privilegianoBot, Btp e Cct, motivo per cui dovreb-

bero avere beneficiato delle perfor-mance di questi strumenti durante loscorso anno. Evidentemente, perma-ne un’enorme discrepanza tra larealtà e quanto percepito dagli inve-stitori».

Dal sondaggio emerge una certa diffi-denza nei confronti dei mercati inter-nazionali. Come si può interpretarequesto dato? «È necessario premettere che nel Bel-paese regna una certa confusione emolti faticano a distinguere l’anda-mento dei mercati da quello dell’eco-nomia reale. L’Italia è percorsa da unavena di pessimismo e in alcune zoneoltre il 70% degli intervistati non si at-tende una ripresa, benché la Bce pre-veda un graduale miglioramento.Tuttavia, il Pil negli ultimi sette trime-stri è rimasto in territorio negativo equesto fatto non poteva che condizio-nare l’opinione degli italiani».

Quali sono i prodotti preferiti dai ri-sparmiatori? Si può dire conclusa l’e-ra dei Bot people?«Gli italiani tendono ancora a punta-re sui bond,un trend riscontrabile an-che negli investitori retail oltre confi-ne. Inoltre, se nel nord esiste unamaggiore cultura del fai-da-te, lostesso non si può dire del centro-sud,dove generalmente ci si affida ai con-

Secondo uno studio realizzato per

la banca svizzera tra professionisti,

imprenditori e manager di cinque

città italiane, il sentiment sulla

realtà economica è decisamente

depresso. E molti si dichiarano

poco contenti dei consulenti

finanziari e di come hanno saputo

affrontare questo difficile

momento dei mercati. Anche

quando i risultati sono stati

positivi

Un’insoddisfazionegeneralizzata

Page 47: F&S n. 56

Settembre 2013 47

sigli dei professionisti del canale ban-cario. Una situazione agli antipodi ri-spetto a quella di Svizzera, Inghilterrae Lussemburgo, per non parlare diHong Kong, Singapore e Stati Uniti,dove la cultura finanziaria è superio-re e i risparmiatori investono con piùconsapevolezza».

Passando al rapporto tra investitore econsulente finanziario, che cosaemerge?«Indispensabile per il 77% del cam-pione (torinesi e modenesi i più devo-ti con l'81%) il consulente di portafo-glio non soddisfa però pienamente leaspettative di quasi sei investitori su10 in termini di diversificazione(59%). Il 57% invece è scontento sulfronte della protezione del capitale. Iprimi tra gli insoddisfatti sono gli im-prenditori romani,di cui il 53% dubitadelle capacità del proprio consulentedi offrire un supporto per diversifica-re, seguiti dai padovani: il 48% non ri-conosce l’impegno del proprio inter-mediario nell’accrescere il capitale af-fidatogli».

Qual è la ragione che vi ha spinti acommissionare quest’indagine e qua-li conclusioni ne avete tratto?«Sono due le ragioni principali che cihanno spinto a svolgere questo son-daggio: la prima, più contingente, èstata la necessità di offrire un osser-vatorio privilegiato ai nostri clienti. Irisultati dell'indagine, infatti, sonostati presentati nell’ambito di Ubsincontra: direzioni e coordinate versonuove opportunità, il roadshow orga-nizzato da Ubs Wealth Managementnelle cinque città italiane oggettodella ricerca. La seconda, più sostan-

ziale, è stata scattare una fotografiaaggiornata degli investitori high networth italiani per cogliere le peculia-rità nazionali e le esigenze locali. Insintesi, l’aspetto che emerge con piùforza dalle rilevazioni di Eurisko èuna differenza sostanziale tra l’anda-mento reale e la percezione dei mer-cati da parte degli investitori. Questalettura falsata rende essenziale ilricorso a una consulenza finanziariaspecializzata in grado di leggere cor-rettamente i listini di borsa e orien-tare di conseguenza le scelte d’inve-stimento». �

«Il 48% nonriconosce l’impegno

del propriointermediario

nell’accrescere ilcapitale

affidatogli»

LORIS CENTOLA,

CO-RESPONSABILE

DELLA RICERCA

DI UBS WEALTH

MANAGEMENT

Page 48: F&S n. 56

Promotori&ConsulentiProfessionisti a parcella

48 Settembre 2013

di Massimiliano D’Amico

Qual è indicativamente il pro-gramma della due giorni?

«Ci saranno diverse conferenze sul te-ma degli investimenti e sullo scenariomacroeconomico mondiale. Oltre aqueste, Nafop ha organizzato un di-battito tra le istituzioni (abbiamo in-vitato Ministero dell’economia e dellefinanze, Consob, Assoreti, Anasf, Abi,Assogestioni,AlboPf,Ascosim ed Efpa)per fare il punto sullo stato dell’artedell’advisory senza conflitti d’interes-se. Un importante ospite che alimen-terà le discussioni della seconda gior-nata sarà Carlo Pelanda, docente ag-giunto di scienze politiche e relazioniinternazionali presso l’University ofGeorgia di Athens, e professorestraordinario di Economia all’Univer-sità Guglielmo Marconi di Roma.Avremo anche l’onore di ospitare perla prima volta Sheryl Garrett, fonda-trice di The Garrett Planning

Network, una delle società storichenel mondo della consulenza fee onlystatunitense che starà con noi per idue giorni e farà un paio d’interventisul tema Il modello fee only negli Usa.Passato e presente e su una case hi-story per costruire il rapporto con ilcliente e per affrontare i mercati».

In occasione dell’ultimo convegno an-nuale di Assoreti è stata presentata laproposta di unificare gli organismi digestione dell’Albo dei promotori e deiconsulenti finanziari. Per i professio-nisti fee only non rischia di rivelarsiun accordo al ribasso?«La situazione è questa. Quando do-po anni giunge finalmente un’aper-tura sul tema dell’Albo dei consulen-ti, non si può che coglierla al volo. Far-si sfuggire quest’occasione potrebberivelarsi molto pericoloso, poiché l’av-vio dell’Albo rischia di spostarsi inde-finitamente nel tempo. Ricordo ai cri-tici che già qualche mese fa era emer-sa la possibilità che la Consob si po-tesse fare carico della fase di start-updell’Albo consulenti, ma il progetto,che aveva avuto il nostro apprezza-mento, si era chiuso con un nulla difatto. La stessa sorte è toccata in se-guito all’ipotesi avanzata dal Mef,che aveva proposto di inserire i con-sulenti indipendenti all’interno del-l’Organismo per i mediatori creditizi(Oam). Credo che l’epoca delle illusio-ni debba lasciare spazio al pragmati-smo e, piuttosto che avventurarsi inbattaglie di principio che avrebberoun esito incerto, sia più utile diventa-re operativi e sviluppare l’attività alpiù presto».

Il 19 e 20 settembre si terrà sul Lago

di Garda il 3° Congresso nazionale

di questo tipo di advisor. Luca

Mainò, socio co-fondatore di

Consultique, che organizza

l’evento, e membro del consiglio

direttivo di Nafop, spiega quali

saranno i temi principali dell'assise

e chiarisce la posizione

dell’associazione sulla proposta di

unificare gli organismi di gestione

dell’Albo dei promotori e dei

consulenti finanziari

Un congressoper i fee only

Page 49: F&S n. 56

Settembre 2013 49

Nel dettaglio come si tradurrà la coa-bitazione con i promotori finanziari?«L’ipotesi sul tavolo prevede la tra-sformazione dell’Apf e l’istituzione diun Albo unico per i consulenti finan-ziari, sotto il cui cappello sarannopresenti due sezioni separate, quelladei consulenti indipendenti e quelladei consulenti con mandato, in prati-ca i promotori finanziari».

Nafop ha avanzato richieste specifi-che?«Il progetto che ci è stato presentatoin linea di massima è stato accolto fa-vorevolmente e non vediamo grandicriticità nella sua attuazione. Ai duecomitati, che avranno compiti di ge-stione e vigilanza, dovrebbe esseredemandata infatti ampia autono-mia. Auspichiamo solo che la nominadel presidente dell’Organismo, cosìcome la maggioranza dei componen-ti del comitato direttivo, avvenga nel-la massima trasparenza attraversouna designazione pubblica».

Attualmente quattro membri del di-rettivo dell’Albo promotori sono desi-gnati dall’Apf, due da Assoreti e duedall’Abi. Aspirate a una rappresen-tanza dei consulenti indipendenti? «Per noi è fondamentale la rappresen-tanza della nostra categoria all’inter-no del comitato direttivo del nascenteOrganismo, al fine di garantire, quan-to meno sulle questioni sensibili especifiche che riguardano il nostromondo,che ha caratteristiche certo di-verse rispetto alla promozione finan-ziaria, una maggiore indipendenza digiudizio. Sappiamo bene che i promo-tori sono considerevolmente più nu-merosi dei consulenti, ma questo fat-tore non può costringerci ad avere un

ruolo marginale in seno al nuovo Or-ganismo. Anzi, riteniamo che almenoper le decisioni che riguardano argo-menti comuni debba valere il criteriodella parità di rappresentanza».

Tempistiche?«Prevedibilmente ci attendiamo cheil progetto possa partire entro la finedel 2013, parallelamente al recepi-mento della Mifid review nel nostropaese».

I promotori con due anni di mandatonegli ultimi tre anni sono stati esone-rati dal sostenere l’esame per l’iscri-zione all’Albo dei consulenti. Su que-sto fronte sono previste modifiche re-golamentari? «Se il decreto che disciplina le carat-teristiche patrimoniali e d’indipen-denza delle società di consulenza fi-nanziaria indipendente (Srl e Spa) èalquanto recente (giugno 2012), le re-gole per i singoli advisor risalgonoaddirittura al 2008. E’ trascorso tal-mente tanto tempo che ci sono molticasi particolari di soggetti che fino adue/tre anni fa avevano i titoli peroperare ma li hanno persi, non pernegligenza bensì per la mancanza di

un impianto normativo definitivo. Larevisione di queste norme dovrà es-sere a nostro parere una delle primeattività del nuovo Organismo».

Ci sarà un esame unico per i promoto-ri e per i consulenti a parcella?«Francamente il tema non è stato og-getto di discussione. Personalmenteritengo che si potrebbe andare versoquesto scenario, poiché le materie e itemi d’esame sono più o meno glistessi. E’possibile che il test dei consu-lenti indipendenti differisca di poco etocchi temi specifici come tutta la nor-mativa Mifid sulla consulenza (anchequella che sarà contenuta nella Mifid2), il regolamento Consob 17130 e le ca-ratteristiche e la metodologia del ser-vizio di consulenza a parcella».

Sui numeri c’è molta incertezza.Quan-ti sono i consulenti fee only in Italia?«Attualmente Nafop conta circa 300iscritti,professionisti e società che han-no sottoscritto un codice etico di cui co-nosciamo perfettamente l’operato. Gliadvisor a parcella in Italia potrebberotuttavia essere qualche migliaio, masolo con l’istituzione dell’Albo si potràavere un quadro più preciso». �

«Per noi èfondamentale la

rappresentanza dellanostra categoria

all’interno delcomitato direttivo del

nascenteOrganismo»

Page 50: F&S n. 56

nata a deprezzarsi rispetto al biglietto verde. Inoltre l’e-

conomia americana sembra consolidare sempre più il pro-

prio ciclo, come testimoniano le evidenze degli ultimi

indicatori. Soprattutto la variabile consumi è più forte

negli Stati Uniti che nella zona euro e anche gli indica-

tori di fiducia delle imprese sono migliori in America,

nonostante i recenti recuperi dell’area della moneta

unica. Infine, per il momento i dati degli ordini industria-

li mostrano che la ripresa europea sarà lenta.

Secondariamente, le condizioni finanziarie non otti-

mali in Europa, insieme al problema della frammentazione

del settore bancario, hanno influito sulle ultime decisioni

della Bce, che ha adottato una politica di “forward guidan-

ce” che potrebbe essere completata con Ltro addizionali

per iniettare liquidità nel sistema. In tal senso, la Fed do-

vrebbe avere già svolto tutto il lavoro (il dilemma ora è

quando inizierà a invertire la sua strategia). Anche il qua-

dro politico sostiene questo scenario: l’instabilità in Italia,

l’incertezza in Portogallo e la vigilanza ferrea della Troika

sulla Grecia potrebbero incrementare la pressione ribassi-

sta sull’euro, senza dimenticare le elezioni tedesche che si

svolgeranno a settembre e che probabilmente porteranno,

indipendentemente dal risultato, a un ammorbidimento

delle tesi contrarie agli stimoli monetari.

Alla luce di tutto ciò, non sono pochi oggi gli econo-

misti che teorizzano un probabile apprezzamento della di-

visa statunitense nei confronti della valuta unica europea.

Allora, volendo seguire questa interpretazione, quanti e

Sono diversi mesi che gli operatori vedono come molto probabile una ripresa delbiglietto verde rispetto all’euro e ad altre valute. Per il momento il fenomeno non

ha avuto un reale riscontro, ma per chi pensa che questo trend prima o poi siaffermerà sono disponibili sulla piattaforma di Borsa Italiana alcuni prodotti ad hoc

In divisaamericana

Etf

Puntare sul dollaro

di Dario Palladini

[email protected] valute, si sa, sono tra le variabili più difficil-

mente prevedibili nel loro andamento. Oltre

alle dinamiche involontarie, determinate dai

mercati e, più a monte, dalla salute delle va-

rie economie nazionali, giocano un ruolo de-

terminante le politiche monetarie adottate dalle banche

centrali. Negli ultimi mesi è apparsa ancora più evidente la

volontà delle più importanti nazioni industrializzate di

perseguire politiche accomodanti per favorire le esporta-

zioni attraverso una svalutazione competitiva e stimolare

la ripresa. Forse con l’unica eccezione della vecchia Euro-

pa, dove prima di Draghi dominava il rigore teutonico, ti-

pico di un paese che ha un timore atavico dell’inflazione,

dato che la ricollega ai tempi di Weimar. Tuttavia il nostro

connazionale ha deciso di dare una sforbiciata ai tassi,

portandoli al minimo storico attuale (0,50%). Alcuni ana-

listi sostengono che il livello degli interessi in Europa po-

trebbe addirittura scendere ulteriormente, mentre, al con-

trario, la Fed sembra sul punto di interrompere il quanti-

tative easing e iniziare il processo di tapering: i mercati va-

lutari, di conseguenza, si stanno posizionando sulla base di

questa convinzione.

Allo stato odierno delle cose ci sono diversi motivi per

adottare o mantenere un posizionamento favorevole sul

dollaro Usa contro l’euro, anche se questo trend è atteso

ormai da almeno un anno e ancora non si è verificato.

Infatti, se la Bce vuole contrastare gli effetti di una Fed

meno generosa, la divisa del Vecchio continente è desti-

50 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Page 51: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 51

«Se la Bce

vuole

contrastare gli

effetti di una Fed

meno generosa,

la divisa del

Vecchio

continente è

destinata a

deprezzarsi

rispetto al

biglietto

verde»quali strumenti sono disponibili al momento sul segmen-

to EtfPlus di Borsa Italiana? Non ce ne sono molti, a dire il

vero, ma i pochi che abbiamo trovato sembrano fare per-

fettamente al caso nostro. Due sono Etf monetari, uno è

un Etn che opera direttamente sul cambio euro/dollaro

(corto sul primo, lungo sul secondo, ovviamente, trattan-

dosi di puntare su un apprezzamento del biglietto verde).

ESPOSTO A UN DEPOSITO DI CONTANTI

L’iShares Fed Funds Effective Rate Ucits Etf (Swap) è un

clone armonizzato Ucits che rispecchia l’andamento del-

l’indice Credit Suisse Fed Funds Effective Rate Total Re-

turn calcolato da Credit Suisse International, il quale offre

un’esposizione a un deposito in contanti denominato in

dollari Usa rinnovato giornalmente sul quale maturano in-

teressi al tasso effettivo dei fondi federali. Questo valore

altro non è che il tasso medio ponderato addebitato per

prestiti interbancari di fondi federali statunitensi e rappre-

senta un indice di riferimento a breve termine fondamen-

tale per il mercato monetario d’oltre oceano. Viene stabili-

to durante gli incontri del Federal open market committee:

in relazione all’ordine del giorno e alle condizioni economi-

che Usa, i membri del Fomc decidono se aumentare, dimi-

nuire o lasciare invariato il tasso. È possibile stimare il livel-

lo del tasso Federal funds che verrà stabilito dal Fomc nel

corso di successive riunioni osservando l’andamento dei fu-

ture scambiati al Chicago board of trade.

Come si evince anche dal sottostante, il prodotto di

iShares apparteneva precedentemente alla scuderia Credit

Suisse e, insieme agli altri, è stato oggetto di acquisizione

da parte del colosso americano.

L’Etf, che ha un costo annuo dello 0,14% ed è deno-

Page 52: F&S n. 56

Il sottostante è l’Msfx Triple Long Us Dollar/Euro In-

dex (Tr), che rispecchia l’andamento di una posizione in

contratti forward rinnovati su base giornaliera moltiplica-

to per tre volte. L’Etc ottiene l’esposizione all’indice trami-

te la sottoscrizione di un contratto swap con una contro-

parte, che è Morgan Stanley: dunque, come è ovvio che

sia, anche in questo caso la metodologia di replica è sin-

tetica. Emesso da Etfs Foreign Exchange Limited e

conforme ai dettami Ucits, il clone è stato messo sul mer-

cato il 10 febbraio 2011 e ha un costo annuo dello 0,98%.

La valuta di base, come anche quella di scambio su Borsa

Italiana, è l’euro. Il gestore del collaterale è The Bank of

New York Mellon.

Come gli strumenti visti in precedenza, anche questo

replicante è quotato sulle principali borse europee. Essen-

do però un prodotto a leva, presenta, a differenza degli al-

tri due, l’ormai noto problema del compounding effect,

che ne inficia le performance per periodi di detenzione su-

periori al giorno.

Quanto ai risultati, bisogna dire che non sono stati

certo entusiasmanti negli ultimi tempi, come appare dalla

tabella. Anche per questo motivo, forse, è giunto il mo-

mento di puntare sul dollaro. �

minato in dollari, fa uso di swap per scambiare la perfor-

mance di un paniere di titoli detenuti dal fondo stesso con

l’andamento dell’indice Credit Suisse Fed Funds Effective

Rate Total Return. Essendo il sottostante di tipo total re-

turn, anche il tracker è ad accumulazione dei proventi.

L’Etf è chiaramente un fondo di liquidità e, al di là di

quello che può essere il rendimento dei Fed Fund, l’obiet-

tivo di chi vi investe è trarre profitto da un apprezzamen-

to del dollaro Usa rispetto all’euro.

METODOLOGIA DI REPLICA INDIRETTA

Lo stesso discorso vale a proposito del db x-trackers II Fed

Funds Effective Rate Ucits Etf, replicante proposto da

Deutsche Bank a partire dal 10 ottobre 2007 che, come il

precedente, si caratterizza per la conformità ai requisiti

Ucits IV e per la denominazione, scontata, nella valuta Usa.

Contraddistinto anch’esso dall’accumulazione dei proven-

ti, presenta un costo appena maggiore, pari allo 0,15% an-

nuo. Il prodotto, anche in questo caso in maniera analoga

a quanto avviene per il competitor di iShares, adotta una

metodologia di replica indiretta basata su un contratto

swap. Gli attivi amministrati al 30 agosto di quest’anno

ammontavano a quasi 366 milioni di dollari.

ESPOSIZIONE CON LEVA TRE

L’Etfs 3x Long Usd Short Eur è invece un Exchange traded

currency classificato tra gli Etn da Borsa Italiana e conce-

pito per offrire al pubblico degli investitori un’esposizione

long con leva tre al dollaro statunitense con riferimento al

cambio con l’euro. In pratica, se il dollaro si dovesse ap-

prezzare nei confronti dell’euro, l’Etc triplicherebbe que-

sto guadagno. Lo stesso avverrebbe in termini di perdita in

caso di deprezzamento del rapporto di cambio Usd/Eur.

L’indice triplica allo stesso modo il differenziale di tasso

d’interesse espressione della differenza tra i tassi di cam-

bio di dollaro ed euro. Infine, un’ultima componente di

rendimento è data dalla gestione del collaterale (tasso Eo-

nia-0,5%; il rendimento non può essere negativo).

Etf

Puntare sul dollaro

52 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Etc/Etn Isin Perf. % Ytd Perf. % 1Y Perf. % 3Y Ter %

iShares Fed Funds Effective Rate Ucits Etf Swap IE00B3XDJG53 -0,31% -4,63% nd 0,14

db x-trackers II Fed Funds Effective Rate Ucits Etf LU0321465469 0,18% -3,97% -2.31% 0,15

Etfs 3x Long Usd Short Eur JE00B3QQ4551 -1,40% -13,95% nd 0,98 (1,83%)

I principali strumenti per puntare sul dollaro Fonte: www.fondionline.it

Page 53: F&S n. 56
Page 54: F&S n. 56

54 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Fondi azionari

L’Africa

del continente nero non solo mantengono inalterate le

aspettative di miglioramento viste negli ultimi anni, ma, in

alcuni casi, riescono a migliorarle. La regione è la seconda

al mondo, subito dopo l’Asia, per tasso di crescita con il

5,2% nel 2012 e una stima prevista per il 2013 del 5,8%

(fonte: African Development Bank)

Le buone prospettive sul versante dello sviluppo aval-

lano il secondo key factor: la sensazione che possa veri-

ficarsi un aumento dei flussi d’investimento esteri, in par-

ticolare quelli provenienti da altri paesi emergenti (Cina

su tutti). L’interesse degli asiatici continua a essere un

catalizzatore di primaria importanza per garantire al con-

tinente l’arrivo di nuovi flussi di denaro capaci di soste-

nere il mercato delle fusioni e delle acquisizioni. Stando

ai dati elaborati da Thomson Reuters, nel 2012 il valore

delle operazioni di merger & acquisition realizzate in Afri-

Il Fondo Monetario Internazionale prevede che nei

prossimi cinque anni 10 delle 20 economie che

saranno capaci di mettere a segno i più elevati tassi

di crescita si trovino nel continente africano: la

maggior parte localizzate nell’Africa subsahariana

e due nella parte settentrionale e nel vicino Medio orien-

te, profondamente collegato al nord Africa sia da motivi

culturali, sia da legami economici e finanziari. Nigeria,

Ghana, Kuwait ed Emirati Arabi sono alcuni dei paesi favo-

riti. Nella prima metà dell’anno, gli indici azionari delle

borse di questi mercati hanno accumulato rivalutazioni

comprese tra il 30% e il 40%.

Le ragioni del rinnovato interesse per il continente

africano si basano su tre pilastri chiave. Il primo è la cre-

scita. In un contesto di recessione generalizzata in Europa,

lieve sviluppo negli Usa e soft landing in Cina, le economie

Con i mercati occidentali immersi in un processo di consolidamento e con

diversi listini emergenti alle prese con problemi di smaltimento della

sopravvalutazione accumulata negli ultimi anni, sono molti a domandarsi dove

si possano individuare opzioni ancora poco sfruttate. E il continente nero,

secondo le previsioni degli esperti, può rappresentare sul medio termine

un’opportunità di grande interesse

Non piùdimenticata

dagli investitori

a cura di Rocki Gialanella

Page 55: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 55

alcuni paesi subsahariani di riuscire a finanziarsi a condizioni

più economiche rispetto a quelle sostenute da diverse nazioni

europee pesantemente colpite dalla crisi.

La maggior parte degli stati subsahariani ha mante-

nuto per lungo tempo una dipendenza dagli aiuti inter-

nazionali o dai crediti concessi dagli organismi mondiali

per finanziarsi, ma ora il vento sembra avere cambiato

direzione. Un esempio recente è la Nigeria, che è riusci-

ta a collocare all’inizio di luglio due emissioni di bond

denominati in dollari per un ammontare complessivo di

un miliardo. La domanda è stata superiore di ben quat-

tro volte l’offerta e il titolo a 10 anni è stato sottoscrit-

to a un rendimento annuo del 6,63%. Nello stesso perio-

do, il Portogallo era costretto a offrire agli investitori un

tasso annuo di interesse del 6,72% per collocare i propri

titoli decennali. Lo scorso aprile, il rudann ha collocato

bond a 10 anni con un rendimento annuo del 6,8% e il

Ghana ha compiuto la stessa operazione ad agosto con

un rendimento annuo del 7,8%. Secondo le valutazioni

degli analisti di Standard and Poor’s, il livello di affidabi-

lità creditizia di questi due paesi si posizionava cinque

notch sotto l’investment grade.

Per il futuro, gli esperti di attendono lo sbarco sui mer-

cati internazionali del credito di Tanzania, Kenya e Ugan-

da. Escluso il Sudafrica, attivo sul mercato dei bond già da

qualche anno, si calcola che i paesi dell’area dovrebbero

emettere titoli per 7 miliardi di dollari nel 2013, più di

quanto emesso complessivamente nell’ultimo lustro.

ca subsahariana è cresciuto del 18% fino a 25 miliardi di

dollari Usa.

In Qatar si stima che la spesa pubblica per supportare

gli investimenti e i consumi privati, il terzo key factor, pos-

sa toccare 70 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. A

differenza di quanto accaduto in passato, quando la con-

siderazione verso l’Africa era solo in funzione dell’acquisto

di materie prime, oggi questo settore non è più l’unico a

offrire un potenziale di sviluppo. Mark Mobius, gestore di

Franklin Templeton, ha recentemente pubblicato un com-

mento in cui sottolinea le enormi potenzialità insite nei

settori e nelle industrie il cui business è legato all’incre-

mento del potere d’acquisto dei consumatori e all’espan-

sione della classe media: servizi bancari, telecomunicazio-

ni, food and beverage.

Spostando l’attenzione sul versante dei rischi connes-

si all’investimento in quest’area, il focus si concentra sui

pericoli di natura politica e sociale, oggi più che mai sot-

to la lente dei media.

L’AFRICA ACCEDE AI FINANZIAMENTI INTERNAZIONALI

La globalizzazione finanziaria si sta propagando a un ritmo

mai sperimentato in precedenza. La caccia disperata ai rendi-

menti in un mondo obbligazionario risk free dalle cedole pros-

sime allo zero, sta facilitando l’accesso ai mercati del credito di

paesi che finora non avevano potuto percorrere questa strada.

La situazione globale è talmente poco chiara e squilibrata da

avere permesso, almeno fino a poche settimane addietro, ad

«Si calcola

che i paesi

dell’area

dovrebbero

emettere titoli

per 7 miliardi di

dollari nel 2013,

più di quanto

emesso

nell’ultimo

lustro»

Page 56: F&S n. 56

56 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Fondi azionari

L’Africa

Tommaso Bonanata, portfolio manager emerging market equities di Swiss & Global Asset Management

Nigeria e Kenya per puntaresull’Africa più ricca

tentrionale del continente, dove la borsa egiziana domina

con scambi per circa 25-50 milioni di dollari al giorno, se-

guita poi da alcuni stati subsahariani, come Nigeria e

Kenya, che hanno attratto nuovi capitali negli ultimi anni.

Le piazze africane tendono a essere in parte decorrelate da

quelle internazionali. La liquidità resta un fattore impor-

tante e la partecipazione estera può fare la differenza in

alcune economie. Il sentiment globale rimane un forte dri-

ver per l’Africa, dove il settore delle commodity conta per

un’ampia parte dell’universo investibile».

Quali sono state le vostre operazioni meglio riuscite nelcorso del 2013?«Nell’ultimo anno, i nostri investimenti migliori sono stati

nella regione subsahariana: Nigeria e Kenya erano entram-

bi sul podio e non solo nella regione africana, ma nell’in-

tero universo dei mercati di frontiera. Per il periodo a un

anno, alla fine di luglio 2013 i due listini hanno guadagna-

to rispettivamente il 70% e il 25% in dollari. Il settore ban-

cario in Nigeria ha attratto nuovi capitali esteri a causa del

suo potenziale di sviluppo in un paese dove il comparto è

ancora poco sviluppato e grazie alle basse valutazioni dei

multipli. Anche i consumi sono stati un investimento

estremamente popolare, guidato dall’ampia e ancora in

crescita popolazione della Nigeria, pari oggi a oltre 170

Q ual è la vostra view sui mercati azionari africa-ni? E in quale modo questi tendono a essere col-

legati ai trend seguiti dai mercati internazionali?«I mercati africani devono ancora completare il proprio

sviluppo e dei 54 stati del continente solo pochi hanno una

borsa con un livello minimo di liquidità per essere consi-

derati investibili dal punto di vista degli operatori interna-

zionali. Il Sudafrica è di gran lunga il listino azionario più

sviluppato del continente: scambia in media 1,5 miliardi di

dollari al giorno e rappresenta la maggior parte della liqui-

dità dei mercati africani. Dopo il Sudafrica c’è la parte set-

L’interesse degli investitori internazionali viene sup-

portato, oltre che dalle buone prospettive della crescita

economica, dalla presenza di ratio debito/Pil molto bassi

(in media vicini al 40%) che lasciano ben sperare in meri-

to alle capacità di rimborso dei titoli. Stando ai dati messi

a punto dalla Banca Mondiale, nel corso dei prossimi 10

anni la regione avrà bisogno di raccogliere 93 miliardi di

dollari da destinare alla realizzazione di infrastrutture.

I RISCHI

Gli investitori che decidano di destinare quote del proprio

patrimonio a questi titoli obbligazionari dovranno tenere

conto di alcuni elementi di rischio. Il primo è l’atteggiamen-

to della Federal Reserve. Se la Banca centrale Usa dovesse

realmente ridurre i suoi acquisti di Treasury, il rendimento di

questi bond subirebbe un’impennata, riportando i capitali

verso titoli considerati meno rischiosi.

L’altra minaccia arriva dal cambio del modello di crescita

cinese, che potrebbe tradursi in minori flussi d’investimen-

to verso l’Africa e una riduzione della domanda di metalli

e altre materie prime. Un fattore addizionale di rischio è

rappresentato dal peggioramento dei deficit delle partite

correnti di questi paesi, in parte già verificatosi negli ulti-

mi anni. �

Page 57: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 57

numero di giovani in età lavorativa e meglio istruiti entra-

no nel mercato del lavoro. Un elemento è chiaro: per ap-

profittare di questi fattori positivi, gli investitori devono

avere un orizzonte di lungo termine e accettare periodi di

volatilità. Al netto di ciò, sono convinto che l’Africa sia

un’opportunità altamente interessante per diversificare un

portafoglio globale».

Può essere considerata affidabile, secondo i criteri occi-dentali, la corporate governance in Africa?«La corporate governance in Africa è in realtà migliore di

quanto non si pensi. Non si può certamente generalizza-

re, visto che il continente non è un’entità unica, ma stan-

no nascendo diverse iniziative da vari paesi e associazio-

ni, come la African good governance network (Aggn), che

semplifica i processi per fare business e riduce il livello di

corruzione in alcune aree per attrarre investimenti di capi-

tali internazionali. La governance in Africa sta miglioran-

do anche per l’aumento dei livelli di ricchezza. Questi ulti-

mi non sono probabilmente mai stati così alti come oggi

e, di conseguenza, cresce il fenomeno della democratiz-

zazione e la corruzione diminuisce. Ad esempio, l’Ibrahim

index of african governance (Iiag), una classifica degli

stati africani in base alla qualità della governance, ha

mostrato un miglioramento regolare per diversi paesi nel-

l’ultimo decennio, in categorie come: sicurezza e stato di

diritto, partecipazione e diritti umani, opportunità eco-

nomiche sostenibili e sviluppo umano. Una crescita mag-

giore porterà a una governance migliore, attraendo, di

conseguenza, più investimenti e rafforzando ulteriormen-

te la crescita».

milioni di persone. Il mercato resta molto attraente e ve-

drà sicuramente più società quotarsi in borsa nel breve fu-

turo, aumentando così la liquidità generale. Anche la piaz-

za keniota ha sorpreso al rialzo. Dopo un periodo di infla-

zione molto alta tra il 2011 e il 2012 e in seguito ai timo-

ri per le violenze che si sono propagate dopo le elezioni

presidenziali del 2013, il paese è riuscito ad affrontare en-

trambe le questioni con successo. Crediamo che il Kenya

continuerà a crescere verso la parte alta delle stime di que-

st’anno».

Dal punto di vista degli investitori europei, quali sono ikey strength africani da non perdere di vista?«L’Africa può essere divisa in tre parti: il Sudafrica, il paese

più sviluppato e l’unico vero mercato emergente del conti-

nente; il nord Africa, la seconda regione più avanzata con

un elevato reddito disponibile e un’alta aspettativa di vita;

l’Africa subsahariana, una delle zone a crescita più veloce

nel mondo. Ciascuna di queste tre aree ha i propri pro e

contro che creano interessanti opportunità e possibilità di

diversificazione tra settori. Un elemento fondamentale,

che gli investitori dovrebbero considerare fortemente, è

che l’Africa sta diventando più ricca. Il Pil totale del conti-

nente ha raggiunto 1.700 miliardi di dollari nel 2010, circa

il livello di quello del Brasile o della Russia, e dovrebbe rag-

giungere 2.600 miliardi entro il 2020. Questa crescita apre

a nuove opportunità d’investimento. La spesa per consumi

totale ha raggiunto 860 milioni di dollari nel 2008 e do-

vrebbe attestarsi a 1.400 entro il 2020, creando interessan-

ti occasioni nel settore. I trend demografici potrebbero

rafforzare questi sviluppi promettenti, visto che un ampio

TOMMASO BONANATA,

PORTFOLIO MANAGER EMERGING

MARKET EQUITIES DI SWISS &

GLOBAL ASSET MANAGEMENT

Page 58: F&S n. 56

58 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Fondi azionari

L’Africa

sviluppo ancora inespresso e in molti paesi ancora a livel-

lo embrionale. Lo dimostra il fatto che alcuni stati non

sono aree investibili proprio perchè non esistono ancora

veri e propri mercati finanziari. L’Africa quindi differisce

dalla maggior parte dei paesi emergenti per il grado di

sviluppo che, a eccezione di alcuni paesi, come il Suda-

Q ual è la vostra view sui mercati azionari africa-ni? E in quale modo tendono a essere collegati

ai trend seguiti dai mercati internazionali?«L’Africa è un’area molto ampia e solo in parte investibi-

le; è considerata la sola zona del mondo di frontiera a

livello globale, ovvero una regione con un potenziale di

dity. Infine, siamo neutrali sul nord Africa. La crisi poli-

tica in Egitto sta oscurando la fiducia degli investitori

internazionali, mentre quelli locali sono relativamente

calmi, visti i risultati trimestrali positivi di molte com-

pagnie egiziane. Le valutazioni, comunque, sembrano

interessanti: il mercato sta scambiando poco sotto il

valore mediano su cinque anni del P/E di 9,4x e la cre-

scita degli utili, in media del 5,5% nel 2013, dovrebbe

rafforzarsi oltre il 20% nel 2014». �

Qual è la vostra asset allocation?«Preferiamo la regione subsahariana, con paesi come la

Nigeria e il Kenya, dove lo sviluppo dovrebbe rimanere

forte e l’inflazione sotto controllo. Questi stati hanno

beneficiato della decorrelazione con il resto del conti-

nente e della crescita, che dovrebbe continuare nel

medio periodo. Abbiamo sottopesato il settore dei mate-

riali, visto che alcune persistenti incertezze sullo svilup-

po hanno posto sotto pressione i prezzi delle commo-

Fondo Società Valuta % YTD % a1 anno

% a3 anni

% a5 anni

% Commissioneannua di gestione

Invest Middle East & North Africa Ing (L) Sicav Eur 26,78 20,57 25,01 n.d 2,45 (Ter)

Middle East & Africa equity T Rowe Price Funds Sicav Usd 9,73 10,41 13,73 -10,62 2

Templeton Africa Franklin Templeton Investment Funds Eur -0,08 9,39 n.d n.d 2,1

Emerging Europe, Middle East & Africa equity Morgan Stanley Investment Funds Sicav Eur 0,8 5,54 -0,44 -5,06 1,1

Multimanager Equity Africa & Middle East CompAM Funds Sicav Eur 0,06 3,73 -5,75 -22,26 0,725

Emerging Europe, Middle East & Africa equity Fidelity Funds Sicav Eur -1,46 2,95 14,17 48,3 1,5

JPM Africa Equity JP Morgan Funds Sicav Eur -3,37 2,33 11,71 42,93 1,5

Africa & Middle East Equity BG Selection Sicav Eur 2,19 1,23 -8,69 -12,19 2,5

Lyxor Ucits Etf South Africa FTSE JSE Top 40 D Lyxor International AM Eur -7,07 -0,009 12,17 46,81 0,65

African Equity BP Nordea 1 Sicav Eur -2,9 -0,52 -3,25 n.d 1,95

Powershare Middle East North Africa Nasdaq OMX Powershares Global Funds Ireland Plc Eur 6,71 -1,12 -4,95 n.d 0,95

Deka- Middle east & Africa Deka International Sa Eur -5,08 -2,5 -13,26 -12,99 n.d

Emerging Middle East & Africa Index Equity State Street Global Advisor France SA Usd -10,35 -4,79 n.d n.d 1,2

MSCI EFM Africa Top 50 Capped TRN Index Etf db-X trackers sicav Usd -10,43 -4,79 n.d n.d 0,65

CS Etf (IE) on MSCI South Africa CS Etf (IE) Plc Usd -13,72 -8,3 n.d n.d 0,65

I primi 15 fondi ed Etf azionari Africa ordinati secondo le performance decrescenti a un anno

Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Asset Management

Puntiamo su finanza, beni diconsumo e telecom

Page 59: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 59

frica, è ancora estremamente limitato. Ciò offre ampie

opportunità, ma delinea anche maggiori rischi legati

all’instabilità della situazione politica, alla bassa qualità

della corporate governance delle aziende, all’elevato livel-

lo di corruzione e a tutte quelle situazioni tipiche dei paesi

di recente e giovane sviluppo economico e sociale. L’Afri-

ca subsahariana ha 44 paesi (su un totale di 54 dell’inte-

ra Africa) di cui solo 8-10 sono investibili: Sudafrica, Nige-

ria, Ghana, Kenia, Tanzania, Zambia, Mozambico, Nami-

bia, Botswana e Uganda. L’economia è attesa in migliora-

mento per una serie di fattori riconducibili a: 1) crescita

dei consumi trainati da trend demografici; 2) incremento

delle risorse naturali, soprattutto petrolio e gas naturale;

3) sviluppo del turismo».

Quali sono stati i vostri best trade nel corso dell’ultimoanno?«Nell’ultimo periodo anche l’Africa ha sofferto di alcuni

venti contrari, come la maggior parte dei principali paesi

emergenti. Nel secondo trimestre l’indice Msci emerging

frontier markets Africa ha subito un calo in dollari statu-

nitensi, penalizzato soprattutto dal pesante ribasso del

mercato sudafricano. La selezione dei titoli e il consisten-

te sovrappeso strutturale in Nigeria hanno fornito i con-

tributi più brillanti. Altri apporti positivi sono giunti dalla

sovraesposizione di lungo periodo al Kenya, dalla posizio-

ne fuori indice nello Zimbabwe e dalla scelta degli investi-

menti in Sudafrica».

Dal punto di vista degli investitori europei, quali sono ikey strength continentali da non perdere di vista?«Dopo la Cina e l’India, l’Africa subsahariana è l’area a mag-

giore tasso di crescita atteso nei prossimi anni. Queste di-

namiche economiche sono trainate dai trend demografici.

Questa zona è infatti anche la regione a maggiore tasso di

sviluppo demografico dei prossimi decenni, di gran lunga

superiore ai Bric. Si attende anche un miglioramento del

reddito pro capite e l’incremento di una vasta classe media.

Nel 2020, oltre il 50% delle famiglie guadagnerà più di 5

mila dollari all’anno rispetto a solo il 40% di adesso».

A quale punto è la corporate governance?«In molti casi la bassa visibilità e la scarsa qualità della cor-

porate governance sono uno dei problemi dell’Africa. Fan-

no eccezione alcuni paesi come il Sudafrica, di gran lunga

il più sviluppato in termini finanziari, e il Botswana che

hanno un livello qualitativo migliore».

Qual è la vostra asset allocation?«I paesi più rappresentati in portafoglio sono Sudafrica, Ni-

geria e Kenya. I settori maggiormente presenti sono: finan-

za, beni di consumo primari e discrezionali e telecom». �

MARIA PAOLA TOSCHI, GLOBAL

MARKET STRATEGIST DI JP

MORGAN ASSET MANAGEMENT

Page 60: F&S n. 56

60 FONDI&SICAV/Settembre 2013

rialzo del decennale, per quanto non abbia ancora provo-

cato una crescita significativa dei tassi applicati ai mutui,

ha comunque portato a un deciso calo dell’attività di rifi-

nanziamento. In parole semplici sono in molti a ritenere

che la Banca centrale non abbia alcuna intenzione di anda-

re a danneggiare seriamente uno dei pilastri della ripresa

americana, cioè il mercato immobiliare. La tenue crescita

del Pil statunitense (+1,4% nei primi sei mesi dell’anno) si

regge notoriamente su un aumento dell’erogazione credi-

Il 18 settembre, durante la prossima riunione della Fe-

deral Reserve, si saprà se veramente il famigerato ta-

pering avrà inizio. In quella data si chiuderà anche la

stagione estiva, che è stata dominata dal rialzo dei

rendimenti del complesso obbligazionario. Le aspet-

tative sono per un inizio di ritorno alla normalità, ma con

ampie cautele. In pratica la Fed dovrebbe cominciare a di-

minuire in maniera molto graduale i propri acquisti di tito-

li di stato e di cartolarizzazioni di mutui. Infatti il recente

Consensus

Gli Usa

È sostanzialmente ferma l’economia a stelle e strisce, in attesa di sapere se la Fed

darà il via al tapering, la diminuzione graduale dei propri acquisti di titoli di stato e

di cartolarizzazioni di mutui. E’ comunque probabile che Bernanke si muoverà con

estrema cautela, soprattutto per non danneggiare i finanziamenti alla casa e di

conseguenza tutto l’immobiliare, che per ora è uno dei pochi pilastri della ripresa.

Dall’occupazione la spinta è minima

Il panel dei gestori e degli analistiEEvvaann BBaauummaann, co-portfolio manager del fondo LLmm CClleeaarrBBrriiddggee AAggggrreessssiivvee ggrroowwtthh del GGrruuppppoo LLeegggg MMaassoonn; AAddrriiaann BBrraassss, gestore del FFff AAmmeerriiccaa ffuunndd di FFiiddeelliittyy

FFuunnddss; JJoohhnn CCaarreeyy, executive vice president e portfolio manager di PPiioonneeeerr IInnvveessttmmeennttss; TTeerrrryy EEwwiinngg, fund manager dell''IIggnniiss aammeerriiccaann ggrroowwtthh di IIggnniiss AAsssseett MMaa--

nnaaggeemmeenntt; AAnnddyy NNiigggg, head of equity & commodity strategy di VVoonnttoobbeell AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; JJeeaann MMeeddeecciinn,, membro del comitato investimenti di CCaarrmmiiggnnaacc GGee--

ssttiioonn; HHeerrbbeerrtt PPeerruuss, responsabile azionario globale di RRaaiiffffeeiisseenn CCaappiittaall MMaannaaggeemmeenntt; DDoonnaatteellllaa PPrriinncciippee, institutional business di SScchhrrooddeerrss IIttaalliiaa; PPiieerrrree PPuuyybbaass--

sseett, portavoce della gestione di FFiinnaanncciièèrree ddee ll’’EEcchhiiqquuiieerr; MMaatttthheeww RRuubbiinn, director of investment strategy di NNeeuubbeerrggeerr BBeerrmmaann; MMaassssiimmoo SSiiaannoo, head of italian

markets di EEttff SSeeccuurriittiieess; AAlleedd SSmmiitthh, gestore del MM&GG AAmmeerriiccaann ffuunndd di MM&GG IInnvveessttmmeennttss; LLaauurraa TTaarrddiinnoo, strategist di BBnnpp PPaarriibbaass IInnvveessttmmeenntt PPaarrttnneerrss; MMaarriiaa

PPaaoollaa TToosscchhii, market strategist di JJpp MMoorrggaann AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt; AAlleexxaannddrraa WWaallkkeerr--OOtttt, gestore del JJbb UUss VVaalluuee SSttoocckk FFuunndd di SSwwiissss & GGlloobbaall AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt;

CCoorrmmaacc WWeellddoonn, responsabile azioni Usa di TThhrreeaaddnneeeeddllee IInnvveessttmmeennttss; RRaallff WWiieeddeennmmaannnn, head of economic research di VVoonnttoobbeell AAsssseett MMaannaaggeemmeenntt.

di Boris Secciani

e David Tonello

Né recessione,né boom

Page 61: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 61

«Anche gli

ultimi dati

sull'occupazione

confermano uno

scenario di

stagnazione

tenuto a galla

dal credito»tizia, in cui la casa è tornata a essere un pilastro. Da un an-

no a questa parte, dunque, continua a non esserci nulla di

particolarmente nuovo.

Anche gli ultimi dati sull’occupazione confermano uno

scenario di stagnazione tenuto a galla dal credito. Infatti ad

agosto la disoccupazione è scesa al 7,3%, con l’ennesimo ca-

lo della partecipazione alla forza lavoro della popolazione

(non carcerati e non parte dell’esercito) tra i 16 e i 64 anni.

Si è scesi infatti al 63,2%, il minimo degli ultimi 35 anni, se-

gnando così un nuovo record post-recessione. Il numero di

posti di lavoro creati è stato pari a 169 mila, un livello mi-

gliore dei 104 mila di luglio, cifra rivista al ribasso. Si tratta

però in gran parte di impieghi concentrati in settori a basso

valore aggiunto, come la ristorazione e il turismo.

Inoltre è ormai un fatto acquisito (un po’ meno le

cause dietro il fenomeno) l’esplosione dell’occupazione

part time e temporanea nel paese. Insomma gli Usa con-

tinuano nella loro marcia, con luci e ombre: la prospetti-

va di una nuova recessione appare lontana, così come

quella di un vero boom. �

A quale livello di valutazione si trova oggi l’indice S&P 500? Sopravvalutato, fair o sottovalutato?

La paura che si sia corso troppo

Fair value

Sopravvalutato

75%

25%

O vviamente oggi è difficile sostenere che l’a-

zionario è a buon mercato: la maggior parte

dei gestori e degli analisti sembra più impe-

gnata a capire se l’equity non abbia corso troppo. Di

conseguenza la parola d’ordine è «selettività nella ricer-

ca di valore». Indicativo appare il commento di Evan

Bauman, co-portfolio manager del fondo Lm Clear-

Bridge Aggressive Growth del gruppo Legg Mason: «La

continua forte performance assoluta e relativa dei por-

tafogli cui abbiamo assistito nel primo semestre di que-

st’anno ha confermato la nostra opinione che uno stock

picker’s market selettivo potrebbe avere sostituito il

mercato altamente correlato che ha connotato gran

parte dello scorso anno. Questo cambiamento ha por-

tato a significative sovraperformance da parte di quel-

le società che possono crescere e prosperare in un con-

testo macroeconomico difficile. Anche se siamo consa-

pevoli che la valutazione generale del mercato non è

più generalmente attraente come lo era all’inizio del-

l’attuale fase rialzista nel 2009, siamo concentrati sulle

valutazioni delle nostre partecipazioni, piuttosto che su

quelle dell’S&P 500».

Page 62: F&S n. 56

62 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Consensus

Gli Usa

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Adrian Brass,

gestore del Ff America Fund di Fidelity Funds: «Guar-

dando al rapporto prezzo/flusso di cassa disponibile e a

quello prezzo/utili attuale corretto per il ciclo e su base

storica, emerge che le attuali valutazioni di mercato so-

no eque. Nonostante la congiuntura debole, l’equity Usa

ha fatto registrare performance solide sin dall’inizio del-

l’anno e continuo a rilevare opportunità di investimento

in titoli con prezzi ragionevoli e potenziale per salire an-

che in uno scenario a crescita lenta. Adotto comunque un

approccio prudente nella costruzione del portafoglio».

Non manca anche chi mette in relazione il livello at-

tuale del mercato con le prospettive di ripresa future. Ad

esempio Donatella Principe, institutional business di Sch-

roders Italia, afferma: «Se, usando metriche storiche a 12

mesi, il mercato Usa potrebbe apparire sopravvalutato, si

vede che le sue quotazioni si trovano solo leggermente al

di sopra del livello medio di lungo periodo, quando si con-

siderano invece gli utili attesi: è questa la nostra metrica

preferita nell’attuale fase di ripresa degli earning azienda-

li. Inoltre, guardando lo spaccato del mercato, la soprav-

valutazione riguarda soprattutto i titoli difensivi, che a

lungo hanno sovraperformato i settori più ciclici; un trend

che di recente sembra essersi invertito».

Sulle prospettive di ripresa statunitensi conta anche

Maria Paola Toschi, market strategist di Jp Morgan Asset

Management: «L’indice S&P 500 ha raggiunto un picco a

fine luglio, correggendo il trend durante il mese di agosto.

Ciò tuttavia non significa che siamo a un nuovo massimo

in termini di valutazione. Se infatti guardiamo il grafico

dei punti di flesso dell’indice, vediamo che ai picchi pre-

cedenti allineati al valore attuale del benchmark, corri-

spondevano valutazioni ben superiori a quelle di oggi. Ora

l’S&P 500 presenta un livello ancora inferiore alla media

storica. Inoltre le attese di rafforzamento della crescita

economica, di normalizzazione della politica monetaria di

allentamento quantitativo e la fase di revisione al rialzo

delle stime degli utili societari in corso, ci fanno vedere

ancora opportunità».

Non dissimile anche la logica di Aled Smith, gestore

dell’M&&G American fund di M&&G Investments: «I dati

economici sono incoraggianti: si sono creati nuovi posti di

lavoro e sono positivi anche i numeri del comparto immo-

biliare che registra un trend favorevole nella vendita di ca-

se. In definitiva, l’economia Usa è ben assestata sulla via

della guarigione e l’azionario è stato riapprezzato. È uno

schema questo che vediamo sempre nei processi di ripresa.

Le società statunitensi sono ben gestite e molto più reddi-

tizie rispetto alle aziende di altre parti del mondo. Tutte

queste buone notizie ci fanno credere che il listino di Wall

Street sia oggi valutato correttamente».

Infine sopravvalutazione vede Massimo Siano, head

of italian markets di Etf Securities: «Il mercato è soprav-

valutato in base ai numeri e al passato nel senso che

statisticamente i mesi di crescita iniziano a essere dav-

vero tanti, ma tutto dipenderà dalla Fed: se la Banca

centrale non rialzerà i tassi, allora i prezzi potranno sur-

riscaldarsi ancora. Viceversa con una revisione verso l’al-

to il rischio è una contrazione delle valutazioni. Oggi i

mercati obbligazionari scommettono sul rialzo dei tassi,

su questo non c’è alcun dubbio: chissà se gli analisti azio-

nari la penseranno diversamente». �

Page 63: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 63

0

10

20

30

40

50

60

Servizifinanziari

It Materiali di basee commodity

Altro

50%50% 40% 40%

I l 2013 ha visto finora un andamento stagnante di fat-

turati ed Eps: per registrare un’inversione molto di-

penderà dalla ripresa del ciclo globale. Indicativa al ri-

guardo l’analisi di Matthew Rubin, director of investment

strategy di Neuberger Berman: «Riteniamo che ci siano

buone possibilità che gli utili riprendano a espandersi di

nuovo man mano che ci si avvicina al nuovo anno. Infat-

ti, anche se il miglioramento americano si è allargato nel-

la prima parte del 2013, i profitti sono stati limitati dalla

debolezza in Europa e sui mercati emergenti. Fortunata-

mente i dati stanno mostrando che la recessione nel Vec-

chio continente sta finendo, con un ritorno della crescita,

seppure lenta, nella seconda metà dell’anno. Un’espansio-

ne sincrona in Usa, Europa e, si spera, anche in Asia, do-

vrebbe essere un toccasana per l’aumento dei fatturati e

per profitti più elevati, dal momento che ci aspettiamo che

le spese non salgano, grazie a una bassa inflazione da ma-

terie prime e salari».

Speranze vengono riposte su un’intensificazione della

crescita globale anche da Laura Tardino, strategist di Bnp

Paribas Investment Partners: «La recente stabilizzazione

dello sviluppo di alcune economie emergenti e l’uscita dal-

la recessione nel secondo trimestre dell’Europa potrebbero

sostenere la ripresa degli utili americani e in particolare di

quelle società più esposte a questi mercati. D’altra parte il

livello particolarmente depresso degli impieghi di capitale

negli ultimi mesi a opera delle aziende Usa e il migliora-

mento delle recenti rilevazioni spingono a credere che po-

tremmo assistere a una marginale ripresa della spesa do-

mestica per investimenti. Il settore tecnologico e quello in-

dustriale potrebbero essere quindi i principali beneficiari.

Ragioni diverse potrebbero continuare a sostenere i farma-

ceutici, i finanziari e i consumi».

Nonostante la possibile ripresa degli investimenti in

Usa, però, c’è chi vede gli Stati Uniti cedere il passo rispet-

to all’Europa. Pierre Puybasset, portavoce della gestione

di Financière de l’Echiquier, sostiene: «Riteniamo che la

crescita statunitense continuerà a sorprendere positiva-

mente. L’economia dovrebbe trarre vantaggio da un’ulte-

riore riduzione della disoccupazione e dalla fine del perio-

do di contrazione della spesa pubblica. Questi due fattori

dovrebbero contribuire a fare salire gli utili in maniera si-

gnificativa in alcune specifiche aree. Detto ciò, prevedia-

mo uno scenario più favorevole per la crescita dei profitti

aziendali nel 2014 in Europa piuttosto che in America».

Nello specifico dei comparti a maggiore possibilità di

ripresa, il trend sembra credere a un recupero dei ciclici

quali risorse, industriali e It, oltre a una continuazione del

boom dei servizi finanziari. Herbert Perus, responsabile

azionario globale di Raiffeisen Capital Management,

spiega: «Vediamo ampio potenziale tra i finanziari e tra gli

industriali». Sulla stessa lunghezza d’onda anche John Ca-

rey, executive vice president e portfolio manager di Pio-

neer Investments: «Il comparto dei servizi finanziari do-

vrebbe essere tra quelli a maggiore crescita dei profitti nei

prossimi due anni. Così pure l’It e i materiali di base. An-

che segmenti che finora hanno già fatto bene, come i be-

Pensate che vi sarà una ripresa della crescita degli utili? Nel dettaglio in quali comparti?

Nonostante tutto, ottimismo

Page 64: F&S n. 56

64 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Consensus

Gli Usa

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20

30

40

50

60

Servizifinanziari

IndustrialiIt Consumi Altro

50%50% 50% 50% 50%

Dove vedete le migliori occasioni in termini di segmenti di mercato e di tipologia di azioni?

I ciclici e le solite banche

Ovviamente in questo ambito i punti di vista varia-

no parecchio. Ciò nonostante, qualche trend sta

emergendo con chiarezza. In particolare molti

sembrano puntare su una discreta rotazione settoriale, con

i ciclici che potrebbero offrire grosse soddisfazioni, dopo

una prima metà dell’anno dominata, con le dovute ecce-

zioni, da comparti difensivi ad alto dividendo. Indicativa la

sintesi di Alexandra Walker-Ott di Swiss & Global Asset

Management: «In previsione di una ripresa della crescita

economica globale, vediamo più opportunità nei settori

con esposizione ciclica, come It, industriali, finanziari (ex-

Reit) e beni di consumo discrezionali (in modo selettivo),

mentre eviteremmo settori sensibili ai tassi di interesse co-

me Reit, utility e telecomunicazioni; infine siamo cauti su

comparti difensivi come i beni di prima necessità, poiché

sono piuttosto costosi».

Una visione aggressiva dell’economia Usa arriva da

Terry Ewing, fund manager dell’Ignis American Growth di

Ignis Asset Management: «Ci aspettiamo che specifici

comparti ciclici guidino il mercato, dal momento che anti-

cipiamo una curva dei rendimenti più ripida e una crescita

dei consumi, così come degli investimenti nel 2014».

Un mix ciclico arriva anche da Ralf Wiedenmann,

head of economic research e Andy Nigg, head of equity

& commodity strategy, di Vontobel Asset Management,

con particolare attenzione anche in questo caso ai finan-

ziari, autori di performance strepitose in termini di cre-

scita dell’Eps, e all’energia, che potrebbe essere all’inizio

di una ripresa di lungo periodo: «Attualmente seguiamo

sull’economia americana temi specifici, quali i bancari e

le risorse “smart”. Le prospettive di rendimento offerte

dagli istituti di credito continuano a essere elevate. Infat-

ti nei finanziamenti il trend continua a migliorare e nei

nostri investimenti cerchiamo titoli di gruppi in grado di

abbassare le loro spese operative. Le aziende attive nel-

l’area dell’energia “smart” dovrebbero trarre beneficio da

alcuni fenomeni positivi di lungo periodo, quali il forte

aumento nella produzione statunitense di gas e greggio,

resa possibile dal fracking».

In questo quadro di sviluppo dell’economia Usa non

manca comunque chi è cauto sui finanziari, per ovvie que-

stioni di tapering, e preferisce il settore del lusso e quello

tecnologico che non dovrebbero risentire di eventuali va-

riazioni nella politica monetaria. Interessante l’analisi dei

diversi segmenti del mercato in termini di capitalizzazio-

ne, di John Carey, del fondo Pioneer Fund di Pioneer Inve-

stments: «Naturalmente vediamo un aumento delle atti-

vità nel campo del M&A (quest’anno finora, tranne che in

Usa, vi è stata una diminuzione dei volumi complessiva in

questo ambito, n.d.r.): ciò potrebbe aiutare i corsi di small

e mid cap, in quanto tipicamente queste tendono a essere

ca il 4%, il che implica che l’incremento degli utili dovreb-

be accelerare più dell’8% nel secondo semestre 2013. Que-

sto potrebbe essere un quadro ottimistico, visto che la cre-

scita degli earning deve essere trainata principalmente dal

miglioramento top-line, poiché i margini sono già a un li-

vello elevato. Così, nel breve termine, le aspettative sui

guadagni sono un po’ elevate, ma in previsione di una ri-

presa economica globale, che sosterrà un incremento co-

stante degli utili, io sono positiva a medio termine». �

ni di consumo e la cura della salute, dovrebbero continua-

re a produrre buoni risultati».

Infine non manca qualche nota di cautela. Ricorda ad

esempio Alexandra Walker-Ott, gestore del Jb Us Value

Stock Fund di Swiss && Global Asset Management: «At-

tualmente ci attendiamo una crescita degli Eps del 6% per

l’anno in corso e dell’11% per il 2014. A mio avviso le

aspettative sui profitti sono piuttosto elevate, dato che

l’aumento degli Eps nel primo semestre 2013 è stato di cir-

Page 65: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 65

target di acquisizioni. Per gli investitori contrarian diver-

se opportunità si possono trovare tra utility, energia e

materiali di base, poiché tutti e tre questi comparti han-

no fatto meno bene del mercato nel corso della maggior

parte dell’anno. Sembra che attualmente comincino a es-

serci lì potenzialità di acquisto».

Praticamente speculare l’analisi di Cormac Weldon,

responsabile azioni Usa di Threadneedle Investments:

«Pensiamo che le migliori opportunità si trovino fra le

large cap con elevato dividend yield, bilanci solidi e forte

capacità di generazione di flussi di cassa, oltre che dota-

te di consolidate strategie di allocazione del capitale.

Siamo convinti che queste azioni continueranno a esse-

re apprezzate dagli investitori, anche perché spesso

offrono un dividend yield più elevato del rendimento

delle proprie obbligazioni. Ci aspettiamo che i player

forti continuino a diventare sempre più forti, con le atti-

vità di M&A che rimarranno un pilastro importante in

diversi mercati, man mano che diverse società metteran-

no al lavoro la propria liquidità in eccesso». �

Pensate che il sistema finanziario americano, oggi sano, sia in grado di reggere il tapering senza danni?

Un difficile passaggio inevitabile

Nessun rischioimmediato rilevante

Rischio aumentovolatilità significativo

75%

25%

In generale anni di recupero del settore finanziario e

le speranze di un vero sviluppo per la seconda metà

del 2013 inducono a un certo ottimismo. Sulla ripre-

sa economica sembra puntare Jean Medecin, membro del

comitato investimenti di Carmignac Gestion: «Se il pas-

so del tapering rimane ancora vago, elemento che sta

portando una certa volatilità nel reddito fisso, è chiaro

che si sta andando verso una normalizzazione della poli-

tica monetaria statunitense. Ci aspettiamo dunque che i

tassi Usa a lungo termine continuino la loro arrampicata,

anche se non dovrebbero posizionarsi molto oltre il 3%.

Un simile livello dovrebbe essere compatibile con la ripre-

sa americana».

Indicativa anche l’analisi di Adrian Brass, di Fidelity

Investments: «Dopo i cambiamenti seguiti alla crisi del

credito, negli Stati Uniti il settore finanziario è molto più

solido che nella gran parte delle altre regioni, tanto da

evidenziare un portafoglio prestiti in miglioramento e

coefficienti patrimoniali più forti. La graduale riduzione

del quantitative easing, pur sollevando i timori degli inve-

stitori, è stata decisa dalla Fed alla luce del rafforzamen-

to dell’economia. Dato che diversi elementi indicano una

normalizzazione, è ovvio che anche la politica monetaria

debba puntare nella stessa direzione. Inoltre la Federal Re-

serve ha chiaramente sottolineato che le misure di politi-

ca monetaria saranno vincolate all’andamento dei dati

macroeconomici. Il Qe era mirato a sostenere la ripresa e

qualsiasi riduzione degli incentivi sarà ponderata per ga-

rantire che il recupero non venga messo a rischio e il set-

tore finanziario non subisca pressioni eccessive. Infine, se

analizziamo le fasi passate di aumento dei rendimenti ob-

bligazionari (una conseguenza piuttosto comune di un

inasprimento della politica monetaria), l’incremento è

stato in genere correlato a un miglioramento delle perfor-

mance delle azioni statunitensi in generale. Ciò accade

perché, di norma, la crescita dei rendimenti dei bond im-

plica condizioni di esercizio più favorevoli per le aziende,

comprese quelle che operano nel settore finanziario».

Addirittura c’è chi vede nel tapering, se portato avan-

ti correttamente, nuove opportunità per il sistema finan-

ziario. Donatella Principe, di Schroders Italia, chiarisce: «Se,

come ci attendiamo, la Fed sarà in grado di dosare il tape-

ring senza produrre scossoni sui mercati e sull’economia, il

settore finanziario Usa apparirà sufficientemente ben

equipaggiato per reggere la sfida del drenaggio di liqui-

dità. Grazie ai messaggi ben “telegrafati” della Fed, la ten-

sione del mercato connessa al tapering dovrebbe atte-

nuarsi, producendo ricadute positive in alcuni segmenti fi-

nanziari. Ad esempio il margine netto d’interesse delle

banche è destinato a migliorare, mentre nel settore più le-

gato al retail non vanno trascurate quelle realtà i cui clien-

ti hanno beneficiato della reflazione indotta dalla Fed:

proprietari di immobili e di beni d’investimento».

Non mancano opinioni opposte: ad esempio c’è chi

preferisce per il momento stare lontano dal complesso

dei servizi finanziari. Evan Bauman, del gruppo Legg Ma-

son, è tra costoro: «Abbiamo una significativa esposizio-

ne ai settori healthcare, energia, It e cable/media. Abbia-

mo solo una minima esposizione ai finanziari, dato che

riusciamo a trovare migliori opportunità altrove».

Page 66: F&S n. 56

Su questo punto un certo ottimismo sembra preva-

lere, nel senso che il sentiment comune ritiene po-

co probabile l’eventualità di correzioni particolar-

mente pesanti. Infatti elementi di sostegno sembrano

presenti, come ricorda Laura Tardino, di Bnp Investment

Partners: «Se ci sarà una correzione, dovrebbe essere simi-

le a quella già vista ad agosto. Sostanzialmente “indolo-

re”. Gli ostacoli che abbiamo davanti nei prossimi mesi

hanno già scosso i mercati in prima battuta e a una rilet-

tura più attenta molti di essi potrebbero avere risvolti po-

sitivi per le piazze azionarie, soprattutto quelle più inte-

ressanti per le valutazioni (Europa ed emergenti)».

Nello specifico l’economia Usa sembra poggiare su

alcuni buoni pilastri, anche se notoriamente in alcuni

settori del listino, specificatamente alcuni difensivi, il ri-

schio scoppio di una mini-bolla c’è. Cormac Weldon, di

Threadneedle Investments, aggiunge: «La visione secon-

do cui il mercato immobiliare statunitense sta sostan-

zialmente migliorando è ormai ampiamente accettata.

Riteniamo che ciò abbia importanti ramificazioni a livel-

lo occupazionale e di consumi: ad esempio nel primo tri-

mestre di quest’anno, secondo CoreLogic, 850 mila abi-

tazioni in Usa sono tornate a valere più del mutuo che

grava su esse. Tutto ciò, inoltre, in un periodo in cui il

paese sta godendo di una rinascita industriale e di una

maggiore indipendenza energetica».

Ovviamente non bisogna dare per scontato nulla,

specialmente quando si invoca una ripresa che per anni

si è fatta aspettare: infatti qualche nota di cautela arri-

va da Ralf Wiedenmann e Andy Nigg, di Vontobel Asset

Management: «A scatenare una correzione potrebbero

essere dati molto deludenti circa la crescita economica,

che porterebbero a significative rivisitazioni al ribasso

delle stime di profitto. Ciò però non rientra nel nostro

scenario principale. Inoltre a causare problemi potreb-

be esserci anche l’idea che la Fed stia scalando il quan-

titative easing troppo velocemente: si potrebbe diffon-

dere la paura che l’economia non sia in grado di soste-

nere se stessa».

Non manca comunque chi prevede una possibile cor-

rezione rilevante e ne quantifica gli effetti, come

Matthew Rubin di Neuberger Berman: «Riteniamo che ri-

bassi nell’ordine del 7-10% siano piuttosto comuni a

questo punto del ciclo economico, pertanto gli investi-

tori farebbero bene ad aspettarsene una. Questi periodi-

ci storni devono essere considerati in realtà un sintomo

di salute del mercato azionario, in quanto utili per ricor-

darsi di non sottovalutare troppo i rischi. Nel breve ter-

mine, dal momento che l’economia continua a guarire e

il tasso sui Fed Fund prosegue a essere intorno allo zero,

riteniamo che l’avvio di un forte trend ribassista riman-

ga improbabile». �

66 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Consensus

Gli Usa

Rischiocorrezione piùsignificativa

Correzioneintornoal 10%

Correzione molto modesta

50%

25%25%

Fino a quale punto potrebbe arrivare una correzione del mercato azionario?

Pochi cambiamenti previsti

Interessanti anche le scelte di Herbert Perus di Raif-

feisen Capital Management: «È molto importante analiz-

zare da vicino alcune specifiche imprese: di conseguen-

za lo stock picking è una soluzione migliore rispetto alla

strategia di investire in un indice di mercato o di setto-

re. Ci piacciono Bank America e Aig, non siamo però mol-

to positivi su investment bank e su alcune compagnie di

assicurazione».

Inoltre non manca chi comunque prevede difficoltà

per i listinii in generale, e non solo in Usa. Maria Paola

Toschi, di Jp Morgan Asset Management, spiega: «Penso

che il tapering della Fed sarà graduale e che la Banca

centrale abbia scelto di anticipare molto il processo di

comunicazione al mercato, proprio per dare tempo agli

investitori di digerire lo scenario di rientro delle misure

monetarie non convenzionali. Ciò detto, il processo non

si sta rivelando indolore: gli operatori si sono dimostrati

molto preoccupati della fine del Qe e la reazione al rial-

zo dei tassi è stata ampia e anche emotiva. I mercati po-

tranno quindi restare volatili. Gli effetti indesiderati del

calo del Qe si sono riflessi in maniera trasversale su mol-

te asset class, rivelando ancora la forte correlazione del-

le piazze finanziarie globali».

Massimo Siano di Etf Securities vede difficoltà so-

prattutto fuori dagli Usa: «Il sistema finanziario Usa for-

se reggerà, quello dei paesi emergenti forse no. Il drenag-

gio di liquidità verso gli Stati Uniti potrebbe fare scop-

piare qualche bolla inflativa in Asia». �

Page 67: F&S n. 56
Page 68: F&S n. 56

68 FONDI&SICAV/Settembre 2013

a cura di Epheso Ia

L a cassa di previdenza dei medici veterinari

(www.enpav.it) intervenne già in maniera

significativa nel 2010 per ottenere stabi-

lità dei conti a lungo termine e il risultato atteso,

la sostenibilità per i successivi 30 anni, fu così ga-

rantito. Non a caso l’ente si segnalò come uno dei

più fervidi oppositori e contestatori, insieme alla

cassa dei dottori commercialisti, del progetto, poi

andato a buon fine, dell’allora ministro Fornero di

estendere il periodo di garanzia di sostenibilità fi-

nanziaria delle casse privatizzate sino a 50 anni.

Ciò imponeva, conseguentemente, un riordino e

una ridiscussione di tematiche appena affrontate,

che necessitavano di ulteriori approfondimenti, e

che risultava complicato riaprire dopo così poco

tempo, a scapito di nuove e dolorose manovre. Ep-

pure la cassa fu costretta, dagli eventi e più pro-

priamente dalla promulgazione della legge a in-

tervenire ulteriormente per assicurare la sosteni-

bilità per un più lungo periodo. Una cassa, quella

dei medici veterinari, che conta (anno 2012)

27.161 lavoratori attivi, di cui 15.465 uomini e

11.696 donne. I pensionati attivi, in lieve crescita

rispetto all’anno precedente, sono 6.173 con un

rapporto lavoratori attivi/pensionati di 4,40. Una

cassa in ottima salute? In generale certamente, al-

cune linee tendenziali però preoccupano l’ente di

previdenza.

Ad esempio si pone l’attenzione il fatto che,

statistiche dell’ente alla mano, dal 2008 al 2013

il reddito medio di categoria sia calato di 20 punti

percentuali, dato tutt’altro che confortante e che

ha ovvi impatti anche sui tassi di sostituzione

attesi. Se a questo si aggiunge la progressiva fem-

minilizzazione della categoria (le donne hanno

ormai raggiunto e superato la soglia del 40%

degli iscritti) pone un ulteriore problema alla

sostenibilità della cassa, dovendo fare fronte

come ben sappiamo a una speranza media di vita

attesa ben più elevata rispetto a quella dei sog-

getti maschi.

Occorre ricordare per dovere di cronaca che

L’Ente nazionale di previdenza e assistenza dei ve-

terinari è stato istituito con legge n. 91 del 15 feb-

La cassa di categoria, che era appena intervenuta sullasostenibilità trentennale dei propri conti, è stata costrettadalla legge Fornero ad avere una visibilità cinquantennale e amettere nuovamente mano alla struttura finanziaria. Ciò hacomportato un peggioramento evidente della pensione per lenuove generazioni unito al non decollo della componenteprevidenziale complementare

I Medici Veterinari

Una riformapesante, anzi due

Osservatorio previdenza

Page 69: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 69

braio 1958, e trasformato, a decorrere dal 1° gen-

naio 1995, in ente associativo senza scopo di lucro

e non commerciale e con la personalità giuridica

di diritto privato. Espleta, con autonomia gestio-

nale, organizzativa e contabile, le funzioni di pre-

videnza e, compatibilmente con le disponibilità di

bilancio, svolge attività di assistenza, in favore del-

la categoria dei veterinari.

Ma ora vediamo in dettaglio gli interventi at-

tuati dalla riforma 2013, considerando attenta-

mente in prima istanza quali sono i capisaldi dello

sviluppo della riforma:

• Volontà di mantenimento del sistema retribu-

tivo.

• Continuità con la riforma varata nel 2010.

• Distribuzione intergenerazionale dei sacrifici.

• Equivalenza attuariale tra versato e percepito

(equità prestazionale).

Il secondo punto in particolare merita un ulterio-

re approfondimento. Occorre delineare un breve

quadro di sintesi di ciò che avvenne nel 2010, per

comprendere le evoluzioni degli interventi targati

2013. Più precisamente:

• Venne introdotto il meccanismo di vecchiaia

flessibile, ovvero combinazioni di età e contri-

buti differenti per potere ottenere la pensio-

ne, e in particolare:

VVeecccchhiiaaiiaa aannttiicciippaattaa

• 60 anni di età e 35 anni di contribuzione,

senza riduzioni.

VVeecccchhiiaaiiaa

• 68 anni di età e 35 anni di contribuzione,

con riduzioni.

• 68 anni di età e 40 anni di contribuzione,

senza riduzioni.

• Vennero ridotti gli scaglioni di reddito utili per

il calcolo della pensione.

• Venne innalzato a 60.600 euro il computo del

reddito pensionabile.

• Fu approvato l’aumento graduale dal 10% al

18%, con periodo transitorio, dell’aliquota del

contributo soggettivo.

Ispirandosi quindi a quanto effettuato nel 2010,

ecco di seguito un quadro di sintesi dei provvedi-

menti varati nel 2013 per la sostenibilità a più lun-

go periodo (50 anni) richiesta dalla riforma Mon-

ti-Fornero:

• Sulla pensione di vecchiaia anticipata dal 2014

è stato varato l’innalzamento a 62 anni del re-

quisito anagrafico minimo per potervi accede-

re, mantenendo anche i 35 anni di contribu-

zione minima necessaria (o, in alternativa 60

anni di età ma 40 anni di contribuzione accre-

ditata).

• Viene anticipata all’anno 2013, con durata si-

no al 2015, l’applicazione dei coefficienti di

neutralizzazione definitivi previsti a regime

nel 2017.

• Viene allargata la media dei redditi per il cal-

colo della pensione dal 2016 con il graduale

incremento del numero di anni considerati per

la stessa dei redditi su cui viene calcolata la

pensione, fino ad arrivare a 35 anni nell’anno

2025.

• È stata rivista la rivalutazione delle pensioni a

partire dall’anno 2013 con la riduzione al 75%

del coefficiente di rivalutazione delle pensioni.

Rimane ferma al 100% la rivalutazione delle

1 L'IMPORTO DELLA PENSIONE RETRIBUTIVA SUBISCE UNA PENALIZ-

ZAZIONE, SI APPLICA UN COSIDDETTO COEFFICIENTE DI NEUTRA-

LIZZAZIONE CALCOLATO IN PROPORZIONE AL NUMERO DI ANNI DI

ANTICIPO RISPETTO ALL'ETÀ DI PENSIONE DI VECCHIAIA E RISPET-

TO ALL'ANZIANITÀ MASSIMA DI 40 ANNI. A REGIME IL COEFFI-

CIENTE MASSIMO DI NEUTRALIZZAZIONE COMPORTA CIRCA UN

24% DI RIDUZIONE DELLA PENSIONE CALCOLATA, NEL CASO DI

UN ANTICIPO MASSIMO DELLA DECORRENZA PARI A 8 ANNI PER

L'ETÀ E 5 ANNI PER L'ANZIANITÀ CONTRIBUTIVA. PER I COEFFI-

CIENTI È PREVISTO UN PERIODO TRANSITORIO DI INTRODUZIONE

GRADUALE, ESTESO FINO AL 2015.

Page 70: F&S n. 56

Osservatorio previdenza

70 FONDI&SICAV/Settembre 2013

pensioni rapportate alla misura minima previ-

sta dal regolamento (anno 2012, 5.679,00 euro)

• È previsto l’aumento del contributo soggettivo

con graduale crescita di mezzo punto percen-

tuale annuo fino ad arrivare al 22% nell’anno

2033.

• A partire dall’anno 2013 il reddito professiona-

le pensionabile è elevato a 90.000 euro.

• Viene elevato il contributo integrativo dall’an-

no 2027 con un innalzamento al 3% e, dall’an-

no 2030, il passaggio al 4%.

Occorre rilevare che anche i medici veterinari, pur

preservando il sistema di calcolo retributivo, han-

no avviato, dal 2002, una componente comple-

mentare e facoltativa della pensione (il cosiddetto

contributo modulare) che genera una copertura

pensionistica determinata con il calcolo puramen-

te contributivo. Trattasi di fatto di una pensione

complementare a tutti gli effetti, che non inficia,

come quelle di altre casse previdenziali dei liberi

professionisti, i massimali contributivi previsti per

la pensione di secondo e terzo pilastro. Ma vedia-

mo ora i dettagli gli elementi del calcolo pensioni-

stico dei medici veterinari.

LA CONTRIBUZIONE

Il contributo obbligatorio annuo è in percentuale

sul reddito professionale dichiarato ai fini dell’Irpef,

nonché sugli eventuali compensi da collaborazione

professionale. Si svolge secondo la tabella1.

Per il contributo soggettivo è previsto annual-

mente un incremento dello 0,5% fino a raggiunge-

re a regime il limite del 22% nel 2033. Per coloro

che si iscrivono per la prima volta all’Albo, dopo il

15 dicembre 2009, con un’età anagrafica inferiore

a 32 anni di età, si applica:

• I anno di iscrizione: gratuito;

• II anno di iscrizione: 33% del contributo sog-

gettivo minimo;

• III e IV anno di iscrizione: 50% del contributo

soggettivo minimo.

I veterinari che hanno rinunciato all’iscrizione

all’Enpav perché svolgono esclusivamente atti-

vità di lavoro dipendente o autonomo e sono

iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria,

sono tenuti al versamento di un contributo mini-

mo di solidarietà di importo non inferiore a 200

euro annui.

Veniamo ora a descrivere i requisiti di accesso

alla pensione (quando?) e con quale tipologia di

calcolo si può ipotizzare l’assegno pensionistico

(quanto?).

PPeennssiioonnee ddii vveecccchhiiaaiiaa

Pensione di vecchiaia - requisiti di accesso

• 68 anni di età.

• 35 anni di contribuzione e iscrizione.

PPeennssiioonnee ddii vveecccchhiiaaiiaa aannttiicciippaattaa

• Età minima 60 anni.

• 40 anni di contribuzione.

Oppure

• Età minima 62 anni (60 solo per l’anno 2013).

• 35 anni di effettiva iscrizione e contribuzione.

In base agli anni di anticipazione rispetto all’età di

vecchiaia (68 anni), viene applicato per il calcolo

della pensione un coefficiente di riduzione percen-

tuale, come riportato nella situazione a regime

nella tabella 2.

Tabella 1

Tabella 2 - Contribuzione effettiva

Anzianità 35 36 37 38 39 40

Età

60 73,2% 78,1% 83,1% 88,5% 94,1% 100,0%

61 72,7% 77,6% 82,8% 88,2% 94,0% 100,0%

62 72,1% 77,1% 82,4% 88,0% 93,8% 100,0%

63 71,5% 76,6% 82,0% 87,7% 93,7% 100,0%

64 76,1% 76,1% 81,6% 87,4% 93,5% 100,0%

65 81,1% 81,1% 81,1% 87,1% 93,4% 100,0%

66 86,7% 86,7% 86,7% 86,7% 93,2% 100,0%

67 93,0% 93,0% 93,0% 93,0% 93,0% 100,0%

68 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fino a 90.000

Aggiuntivooltre 90.000

Contributiminimi

Contributo Soggettivo 12% 3% 1.824,00 €

Contributo Modulare 2% - 14% 2% - 14% Contributo facoltativo

Contributo Integrativo 2% 2% 456,00 €

Contributo di maternità 55,00 €

Page 71: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 71

MISURA PER IL CALCOLO DELLA PENSIONE

P = Rp1 * Ac01 * q1 + Rp2 * (Ac09 - Ac01) * q2

+ Rp2 * (Ac - Ac09) * q3 + Mc * Ke

Rp1-retribuzione pensionabile calcolata come me-

dia dei 10 redditi professionali più elevati, dichia-

rati dall’iscritto nei 15 anni solari anteriori alla ma-

turazione del diritto (previa rivalutazione Istat).

Rp2-retribuzione pensionabile calcolata come me-

dia dei 25 redditi professionali più elevati, dichia-

rati dall’iscritto nei 30 anni solari anteriori alla ma-

turazione del diritto (previa rivalutazione Istat).

Ac01-anni di contribuzione maturati al 31/12/2001.

Ac09-anni di contribuzione maturati al 31/12/2009.

Ac-anni di contribuzione complessivi alla scaden-

za (max 40).

q1, q2, q3-rendimento per ogni anno di contribu-

zione accreditata (tabella 3).

Mc-montante contributivo maturato a partire dal

01/05/2002 con la capitalizzazione degli eventua-

li contributi modulari e quelli eccedenti il tetto,

rivalutati annualmente a un tasso pari alla media

quinquennale dei rendimenti degli investimenti

dell’ente, con un valore minimo garantito

dell’1,5% in caso di media effettiva inferiore e con

un valore massimo pari alla media quinquennale

del Pil in caso di media effettiva superiore a que-

st’ultimo valore.

ke-coefficiente relativo all’età del pensionamento

(tabella 4).

CONCLUSIONI

La tabella 5 e il grafico danno un quadro di sinte-

si che raffigura la situazione pensionistica attesa

per le diverse fasce di età.

Una situazione, quella dei medici veterinari,

tutto sommato allineata, in termini di tassi di

sostituzione attesi, a quella di molte altre catego-

rie dei liberi professionisti. Un peggioramento evi-

dente della pensione per le nuove generazioni

unita al non decollo della componente previden-

ziale complementare evidenzia l’urgenza e l’im-

portanza di informare e promulgare la tutela pen-

sionistica privata a favore di questa categoria di

lavoratori italiani. �

Tabella 3

q1

da a

2,00% 0 37.550

0,00% 37.550 oltre

q2

da a

1,80% 0 20.550

1,29% 20.550 35.800

1,03% 35.800 37.300

0,00% 37.300 oltre

q3

da a

1,50% 0 20.850

1,45% 20.850 41.700

1,20% 41.700 62.450

0,00% 62.450 oltre

Età Valori 1995 - 2009

Valori dal 2010

57 4,72% 4,42%

58 4,86% 4.54%

59 5,01% 4,66%

60 5,16% 4,80%

61 5,33% 4,94%

62 5,51% 5,09%

63 5,71% 5,26%

64 5,91% 5,43%

65 6,14% 5,62%

Tabella 4 - Coefficienti di trasformazione - Ke

Grafico 1. Tassi di sostituzione attesi per le diverse età

19851955 1965 19750

10

20

30

40

50

Anno di nascita

Anno di inizio lavoro

Redditonetto Anno di pensionamento Età alla

pensioneAnzianità

contributiva Ts

1955 1983 40.000,00 € 2022 67 anni 35 41,7%

1965 1993 35.000,00 € 2032 67 anni 35 36,3%

1975 2003 25.000,00 € 2042 67 anni 35 34,0%

1985 2013 20.000,00 € 2048 63 anni 35 33,0%

Tabella 5 - Veterinario libero professionista - anno di inizio attività a 27 anni

Page 72: F&S n. 56

umide del mondo: le statistiche dicono che a Tofino e

Ucluelet la media annua delle precipitazioni è di 3.300 mm;

tradotto vuol dire che qui piove sempre, spesso con freddo

e vento: mettetelo in conto. Siamo al Pacific Rim National

Park, uno stupefacente insieme di montagne, foresta plu-

viale primaria, chilometri di spiagge selvagge e paesaggi

marini. Long Beach e Chesterman Beach sono disseminate

di tronchi d’albero sradicati. L’oceano, a dispetto del suo

nome, sembra sempre arrabbiato. Sono spiagge fatte per i

surfisti più intrepidi o per i contemplatori della forza della

natura, non certo per gli amanti dei bagni in mare o del-

l’abbronzatura. Diversi circuiti ben attrezzati con passerel-

le di legno, umidi e belli, portano nel cuore della rainfore-

st, fino al famoso West Coast Trail, lungo 75 chilometri.

Tofino è il principale villaggio della zona: nonostante si

L unga 500 chilometri e larga 100, Vancouver Island

è una delle mete più spettacolari del Canada occi-

dentale. L’aristocratica città di Victoria è il capo-

luogo dell’intera British Columbia. Più a sud, piste ciclabili

e sentieri escursionistici in un’ambientazione bucolica. Ma

noi siamo in cerca di qualcosa di diverso e decidiamo di sal-

tare i negozi e i ricercati ristoranti della città o gli ameni

porticcioli del sud. Scegliamo il traghetto della Bc Ferries

che da Vancouver porta direttamente a Nanaimo, già sulla

strada verso il nord, e via sulla highway 19.

La prima sosta è a Parksville, attrezzati motel, fish and

chips e lunghe spiagge per famiglie, dove ogni estate viene

organizzato il campionato mondiale di castelli e sculture di

sabbia. Da qui parte la highway 4, che attraversa l’isola per

raggiungere la costa ovest. La strada passa attraverso di-

versi parchi provinciali con magnifici sentieri in mezzo alla

natura, per raggiungere cascate e gole nascoste. Da non

perdere la facile passeggiata di Cathedral Grove, in mezzo

ai secolari abeti di Douglas coperti di muschio, nascondigli

di elfi. Il maggiore di questi alberi è alto 72 metri, ha una

circonferenza di 9 metri e pare abbia oltre 800 anni.

La strada si inerpica poi sui pendii dei Vancouver Island

Ranges, la catena che attraversa tutta l’isola, con cime ol-

tre i 2 mila metri, e poi giù verso l’oceano Pacifico. La costa

occidentale di Vancouver Island è una delle regioni più

Testo e fotografie di

Gaetano Pappuini

Con i grizzly a Vancouver Island

My life, My Style

Viaggi

72 FONDI&SICAV/Settembre 2013

Page 73: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 73

sforzi di darsi delle arie di posto alternativo

e un po’ chic, Tofino resta un paesino di pe-

scatori, quasi noioso, oggi fin troppo turisti-

cizzato. Da Tofino e Ucluelet partono tutte

le escursioni. In kayak, verso le selvagge

Broken Group Islands. O in barca, per i bear

watching, per avvistare la fauna dei fiordi

interni, orsi neri in cerca di molluschi sulla

spiaggia, leoni marini, cervi. O su Zodiac su-

per accessoriati per inseguire le balene.

Quando l’umidità comincia a farsi sen-

tire nel midollo osseo, è ora di lasciare la co-

sta occidentale, attraversare di nuovo l’iso-

la e tornare sulla costa est. Campbell River

non è certo una città pittoresca. Molti ven-

gono qui per la pesca al salmone, ma questa

zona è famosa anche per l'avvistamento

delle balene dell’Inside Passage, balene gri-

gie, megattere e soprattutto orche, che du-

rante l’estate transitano sulla direttiva Ala-

ska-Baja California. Certo ci vuole fortuna

per avvistare le alte e regali pinne dorsali

delle killer whales, che cacciano in gruppo

salmoni e foche. Diverse agenzie possono

aiutare nell’impresa.

Arriviamo a Stuart Island, dove sembra

di essere davvero in un altro mondo o forse

in un’altra epoca: una tazzona di cioccolata

calda su una baia deserta, il mare verde, le

aquile che volano nel cielo.

Campbell River segna il limite della ci-

viltà a Vancouver Island. Più a nord ci sono

solo terre selvagge, quasi disabitate. Ma c’è

anche la vera ultima meta del nostro viag-

gio, alla ricerca di wilderness e avventura.

Sono altre tre ore di auto, in mezzo a fore-

ste. Gli orsi neri si affacciano spesso sulla

strada, in cerca di bacche. E poi si arriva a

Telegraph Cove. Che è un posto davvero

speciale. Il piccolo villaggio è tutto intorno

al porticciolo, con palafitte di legno, caset-

te colorate di verde azzurro o rosso, molte

vere e proprie reliquie storiche degli anni dei

primi pionieri. C’è un pittoresco piccolo mu-

seo, il Whale interpretive centre, c’è un

chiosco e un unico ristorante, il Killer Wha-

le Cafè, e due posti per dormire, il Telegraph

Cove Resort, composto dalle casette stori-

che, o il più moderno Dockside 29. Tutto è di

legno. Di una bellezza che ti lascia un sorri-

so. E, in genere, piove. Noi siamo qui per i

grizzly del Knight Inlet. Con Howard e la Ti-

de Rip Grizzly Bears Expedition partiamo

prima dell’alba, su un mare piatto coperto

da banchi di nebbia che creano una sceno-

grafia fiabesca, entriamo e usciamo da fior-

di e canali, vediamo foche e cervi, giochia-

mo con i delfini che inseguono la scia della

barca, fotografiamo le favolose aquile dalla

testa bianca, con l’apertura alare che supe-

ra i due metri, snobbiamo gli orsi neri. E poi

ci siamo. Arriviamo al Knight Inlet. Ed ecco-

li i magnifici grizzly. L’ursus arctos horribilis,

che è una specie a rischio di estinzione che

qui però trova il suo vero paradiso. Alto, in

piedi sulle zampe posteriori, fino a tre me-

tri, il muso piatto, le orecchie piccole, la ti-

pica protuberanza tra le spalle. Ed ecco una

grossa mamma con due cuccioli, in cerca di

spuntini sulla spiaggia; premurosa, non per-

de di vista i piccoli e cerca di insegnare loro

come sollevare tronchi e sassi alla ricerca di

leccornie; a distanza, sotto la pioggia, tre

adolescenti spelacchiati e chiari girano un

po’ al largo. Dopo un po’ un altro avvista-

mento, un grosso maschio scuro fa la corte

a una giovane grizzly bionda. Infine ancora

due giovani orsi un po’ spericolati, giocano

in bilico su un tronco, scompaiono nella fo-

resta, compaiono di nuovo sulla spiaggia, e

se ne vanno infine un po’ strafottenti. È un

privilegio essere qui e assistere a queste sce-

ne stupende.

Più a nord, ancora natura selvaggia tra

Port Hardy, Port McNeill, e Alert Bay. Per i

più pazzi, immersioni tra anguille lupo e

polpi giganti. Per chi vuole, la spettacolare

traversata in traghetto attraverso l’Inside

Passage, 650 chilometri, per raggiungere la

cittadina di Prince Rupert e da lì l’Alaska. A

noi bastano il porticciolo di Telegraph Cove

e i nostri grizzly del fiordo del cavaliere.

Possiamo tornare indietro. �

Page 74: F&S n. 56

74 FONDI&SICAV/Settembre 2013

empirica a una vera e propria scienza». Apparentemente

nulla di nuovo. Ma, se approfondiamo con più attenzione

il trattato del duo Bocchia-Cassi, scopriamo altresì che

questa disciplina non fa altro che tentare di sintetizzare,

organizzare e rendere appunto evidenti scientificamente

secoli di pratica empirica tra fuochi prima e fornelli dopo.

Per evitare errori, per non demandare al caso la riuscita di

una cottura, di una preparazione, di un’elaborazione della

materia edibile.

Nulla di esoterico, o di fantascientifico e, soprattutto,

di malsano. È semplicemente il progresso, il tentativo di

una comprensione profonda degli accadimenti, per cata-

logarli, definirli, circoscriverli e renderli replicabili.

Questo per chiedervi (e per chiederci), quale sia in so-

stanza il risultato finale cui giunge un cuoco che, dopo

L a storia di Ettore Bocchia è stata a lungo, e forse lo

è ancor oggi, legata al manifesto della cucina mo-

lecolare italiana che nel 2003 scrisse insieme a Da-

vide Cassi, docente del dipartimento di fisica dell’Univer-

sità di Parma e massimo esponente di questa disciplina in

Italia e tra i maggiori al mondo. Un tema, e il suo termine

correlato, che oggi è visto con grande diffidenza e sospet-

to. Perché, come tutte le notizie del nostro tempo, veloci e

mai approfondite, vivono degli slogan e dei messaggi co-

niati dai media, che oggigiorno hanno la grande responsa-

bilità di tutte le false e tendenziose pseudo-news del glo-

bo. È l’era dell’accesso, come amava definirla Rifkin, in cui

nulla si approfondisce e tutto rimane latentemente in bili-

co tra verità e scoop, tra fandonie, mistificazioni e frain-

tendimenti.

Per Wikipedia la gastronomia molecolare «è una disci-

plina che studia le trasformazioni che avvengono negli ali-

menti durante la loro preparazione e ha quindi fra i suoi

obiettivi quello di trasformare la cucina da una visione

a cura di Alberto Cauzzi

www.passionegourmet.com

Delizie molecolaria Villa Serbelloni

My life, My Style

Ristoranti

Page 75: F&S n. 56

FONDI&SICAV/Settembre 2013 75

avere nel tempo conosciuto e approfondito maniacalmen-

te le basi dell’alta cucina classica, applica gli studi effet-

tuati al suo lavoro quotidiano.

Il risultato è straordinario e l’emblema di questo per-

corso è il “rombo assoluto” cotto nello zucchero. Punto

primo: selezione di una materia prima straordinaria. Pun-

to secondo: studio scientifico approfondito per compren-

dere temperature e tecniche per la migliore cottura. Pun-

to terzo: studio degli abbinamenti migliori per contorna-

re la preparazione. Risultato? S-T-R-A-T-O-S-F-E-R-I-C-O.

Una cottura mai vista, che ha preservando freschezza, tex-

tura e sinuosità delle carni. Ma lo zucchero in cottura? Una

preparazione dolce? Niente affatto, amici miei: ecco uno

dei primi miti sfatati, come tanti altri del resto.

Come è arrivato sino a qui Ettore Bocchia? Per com-

prenderlo fino in fondo manca forse una serie di passaggi

intermedi molto importanti. Quelli che, dal 2003 a oggi

l’hanno portato in giro per l’Italia, e non solo, alla ricerca

delle migliori materie prime del pianeta. Quelli che, dopo

la maturità, l’hanno convinto a disperdere le tecniche, a

non evidenziarle nel piatto, ma a renderle perfettamente

e millimetricamente funzionali alla riuscita di una prepa-

razione eccelsa. È la maturità la chiave di Ettore Bocchia,

meno infervorato ed estremo di un tempo, convinto che il

primo pensiero di un cuoco sia la felicità del commensale.

Ecco quindi che tutto ciò si evidenzia nella rivisitazione

delle ricette dell’alta cucina internazionale (a titolo di

esempio l’aragosta alla Thermidor) con sapienza, rispetto e

una grande dose di tecnica.

Siete convinti? Avete sempre la possibilità di andare a

scoprirlo da soli a Villa Serbelloni a Bellagio, in uno dei mi-

gliori ristoranti di alta cucina internazionale d’Italia, con

una vista mozzafiato su uno dei laghi più incantevoli al

mondo, incastonato in una villa da sogno. Occhio che tut-

to ciò ha un prezzo e non aspettatevi che sia a buon mer-

cato, ma ne vale la pena. E poi cos’è il buon prezzo oggi se

non un’impagabile esperienza? Garantito. �

LA SCHEDA

RRiissttoorraannttee MMiissttrraall ddeell GGrraanndd HHootteell VViillllaa SSeerrbbeelllloonnii

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Tel: +39 031 956435

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II pprreeggii:: la cantina, con referenze e profondità da mille e una notte e ricarichi

apprezzabili; una grande cucina d’albergo internazionale impreziosita da tec-

nica e da raffinatezza: il servizio, attento, preciso e molto preparato capitana-

to da un grande maitre, Carlo Pierato; una vista mozzafiato su uno dei laghi

più belli al mondo

IIll ddiiffeettttoo:: la strada tortuosa per arrivare a Bellagio

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Page 76: F&S n. 56

76 FONDI&SICAV/Settembre 2013

produttivo per aumentare la qualità delle uve. Uso dell’ac-

ciaio in cantina per cercare il fresco nelle fermentazioni e

quindi tenere a bada le gradazioni alcooliche. Il legno vie-

ne utilizzato per gli affinamenti accelerati (barriques) o

lenti (tini in rovere di maggiore capienza). Le produzioni so-

no piccole, ben curate e tutte frutto di un carattere forte e

distinto.

VINO

Uve nerello mascalese, au-

toctone, che fanno fermen-

tazione in acciaio e malo lat-

tica e affinamento in barri-

ques. Una botta di colore,

scurissimo e aggressivo, di

un rubino profondo che ten-

de al granato.

Anche nel bicchiere si muove imperioso, materiale. Al naso

potente e fragrante con tanta frutta rossa in confettura,

amarene, more, mirtilli, toni di tabacco, pepe nero e chiodi

di garofano, una forte mineralità e vinosità, con tannini an-

cora da domare pienamente.

Davvero intenso e piuttosto persistente, non invasivo con

un tenore alcoolico equilibrato. �

THALIA ETNA ROSSO DOC 13°CACIORGNA,CASTIGLIONE DI SICILIA CT UVE:NERELLO MASCALESE

Sicilia, sole e mare. Vulcano Etna con terreni lavici. Terre

dai caratteri forti e decisi, uve parimenti intense. Il conte-

sto delle pendici etnee è quello di un territorio esposto al

micidiale sole di Sicilia che cuoce le bucce, esposto ai ven-

ti marini che qui soffiano intensi, con un terreno forte-

mente minerale, vulcanico, con riporti misti di argilla, cal-

carei e di materiale eruttivo, quindi forte e carico di mine-

rali. E non ultimo un territorio a forte escursione altime-

trica: i vigneti del di-

stretto sono posizionati

dal livello del mare a ol-

tre 800 metri di altitu-

dine, che quindi dona

quel contesto climatico

di caldo-freddo ideale

per la formazione di

qualità nelle uve. An-

che la ridotta piovosità

aiuta la produzione di uve molto interessanti. Abbiamo

scelto in questo ambito il Thalia Etna rosso.

Come per tutti i nuovi produttori giovani, la tentazione di

innovare è grande, ma sempre con rispetto per le antiche

tecniche vitivinicole

che garantiscono pro-

dotti originali e legati al

territorio.

Il mercato impone vini

corretti e puliti, orga-

noletticamente equili-

brati. E qui ci siamo.

Forte lavoro in vigna,

con riduzione del carico

Un vino che èun vulcano

My life, My Style

Vino

Luca Giovanelli

Il Cavatappi, Club in Milano

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Fondi&&Sicav - Settembre 2013numero 56 – Anno 6

DirettoreGiuseppe Riccardi

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Anno 6 - Numero 56 - Settembre 2013

FONDI&SICAVCONOSCERE PER INVESTIRE AL MEGLIO

Europa

Avantipiano pianoConsensus Usa

Un po’ fermidopo la corsaFondi azionari

È l’Africa la nuova terra promessa

Europa

Avantipiano pianoConsensus Usa

Un po’ fermidopo la corsaFondi azionari

È l’Africa la nuova terra promessa

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