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Galli-Stroppa a pag. 34 Nuova serie - Anno 25 - Numero 166 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Mercoledì 13 Luglio 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 !(+*,."1&*)& #" "'.,& %$-/*)"'& *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-384 -2 3/5/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- (/-8 (3 ?>DCABG : !9"9 / '9#7- >EGBD@E?>>G : >D9GED@DA@F : 1%"4*$54#)-'/91( ,-1 56 ,,,-*($,")#&'+#%)"+(-&+ / 5!-'1!- 2- 7/'514%/ !43&2/(- 4&&6'/ .01-3-.1 -224 #&)'&$&%$( #438(*010) $0+/0(6(;0430 !3/60+0+1(..04 "01(3+04 %9645-4 #42930+(;0430 '(./- !*($,")# 56-7-38(= &25468(;0430 ,( (1860 .-7/43(10 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-3/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 -2 3/5/ ,-1 56 )))954#)-'/1%(/$'-(491( Il malato è l’intero sistema banca- rio internazionale. Da una recente analisi fatta dal Wall Street Journal risulta che le 20 maggiori banche mondiali, tra cui JP Mor- gan Chase, Goldman Sachs, Deutsche Bank e UniCredit, dall’inizio del 2016 hanno perso 500 miliardi di dollari (497 mld di euro) di valore delle azioni quotate in borsa, il 25% circa della loro capitalizzazione di mercato. Al momento della pubblicazione del- lo studio le azioni Barclay’s, Credit Suisse e Deutsche Bank avevano perso la metà del loro valore, quel- le Bank of Scotland erano cadute del 56% e quelle dell’UniCredit erano calate di quasi due terzi. La crisi delle banche è globale. Le prime 20 al mondo hanno perso 497 mld quest’anno Compensabili debiti e crediti I crediti vantati verso le pubbliche amministrazioni possono essere azzerati con i debiti fiscali risultanti dalle cartelle esattoriali notificate prima del 2016 Via libera alla compensazione tra crediti commerciali vantati verso la p.a. e cartelle esattoriali notificate entro il 31 dicembre 2015. Le regole restano quelle già vigenti per lo scorso anno: professionisti e impre- se dovranno prima ottenere la cer- tificazione del credito, accreditan- dosi presso l’apposita piattaforma informatica gestita dalla Ragione- ria generale dello stato. Lo prevede un dm pubblicato ieri sulla Gazzet- ta Ufficiale. Lettieri e Raimondi a pag. 4 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Compensazioni - Il decreto ministeriale per imprese e profes- sionisti Avvocati - La rispo- sta delle Entrate sul recupero dell’Iva Professioni- sti - Lo sche- ma di decreto legislativo sul- la revisione legale dei conti P s m le c SENTENZA Scuola, arriva dalla Consulta lo stop alle supplenze à gogo a pag. 31 MESSAGGIO INPS Sanzioni a due vie sugli sgravi indebiti dei nuovi assunti Cirioli a pag. 39 GUIDATO DA LIOFREDI Rai Yoyo tocca il clamoroso 8,4% di share a pag. 19 LE NOVITÀ DI CAIRO A La7 arriva Minoli, nessun rilancio per Crozza Plazzotta a pag. 19 À AL VIA DOMANI Motore Italia, a Milano il summit delle pmi Sottilaro a pag. 17 RALLEGRANO LA CRISI Boom dei titoli alcolici alla borsa di Parigi Corsentino a pag. 25 RESTA INVENDUTO All’asta un diamante come una palla da tennis Scarane a pag. 14 Una banca dati per le terre agricole presso l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) a cui sarà possibile accedere in modo gratuito tramite internet. Obiettivo: costituire un inventario dei terreni agricoli disponibili a cau- sa dell’abbandono dell’attività agri- cola e di prepensionamenti Ridotti i tempi per aprire un’azienda agri- cola: da 180 a 60 giorni. Lo prevede il collegato agricoltura approvato il 6 luglio scorso in via definitiva dal senato. L’inventario delle terre inutilizzate costituito presso l’Ismea. Sarà accessibile da tutti gratuitamente via internet Banca dati di terreni agricoli incolti L’EX MOGLIE DEL CAV HA PERSO 1,3 MLN, COME NEL 2014 Veronica Lario continua a perdere con il mattone Il mattone non regala grandi soddisfazioni a Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, che però riesce ancora a farsi finanziare dalle banche. La sua Il Poggio srl, che ha un patrimonio di immobili in cari- co per oltre 46 mln di euro, ha chiuso il bilancio 2015 in per- dita per oltre 1,3 mln di euro, medesimo passivo del 2014. Stabile il fatturato da affitti a circa 2,9 mln. La perdita si deve, spiega l’amministratore unico Monica Maria Limonta, al fatto che «non abbiamo tro- vato nuovi inquilini che potes- sero in qualche modo limitare il danno dovuto alla perdita dell’unico inquilino che occu- pava l’intero Palazzo Borromi- ni in Segrate». Il cittadino francese Julian Mon- net dopo essere stato arrestato nel 2008 ed essere stato messo in car- cere per sei mesi fra cui una per- manenza nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino per tenta- to omicidio della figlia, avendole sbattuto la testa contro l’Altare del- la Patria, mentre era in vacanza a Roma, è stato assolto con formula piena perché si trattò di un inci- dente. Un perizia della procura di Roma decretava il 2 dicembre 2008 l’incapacità totale di inten- dere e di volere nonché la perico- losità sociale del Monnet. Quattro giorni dopo però la diagnosi dello psichiatra di Montelupo lo descris- se come «lucido, vigile, tranquillo, disponibile al colloquio». Delle due l’una. O la psichiatria è un rito wo- doo e quindi i giudici la smettano di chiedere delle perizie. Oppure è una disciplina attendibile (non dico esatta) e allora uno dei due periti va messo, lui, in carcere. Non so chi. Ma va accertato, pen- sando che chiunque, incolpevole, potrebbe essere infilato in questo taboga infernale. DIRITTO & ROVESCIO VERSO UN CONGRESSO I radicali lacerati nel dividere l’eredità politica di Pannella Valentini a pag. 7 Pacione Di Bello a pag. 27 d lo g ps se d l’u d d è d p N sa p t SUL MERCATO IL 10,9% Con Alrosa parte la prima privatizzazione firmata da Vladimir Putin Ratti a pag. 16 Veronica Lario Via li credit p.a. e entro restan scorso se dov tificaz dosi p inform ria ge un dm ta Uff Vi VE I r l e RISCOSSIONE Rateazioni, 198 mila i riammessi Il 50% non rispetta le scadenze Stroppa a pag. 31 &25468(;0430 ,( (1860 .-7/43(10 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-3/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 -2 3/5/ ,-1 56 )))954#)-'/1%(/$'-(491( QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80) Giacobino a pag. 13 Anche i tedeschi non si iscrivono più ai partiti Dal crollo del Muro le tessere sono dimezzate Roberto Giardina a pag. 16 Con guida «La riforma del no proit» a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più; con guida «Il mio mutuo» a € 5,00 in più €2,00* 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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Galli-Stroppa a pag. 34

Nuova serie - Anno 25 - Numero 166 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Mercoledì 13 Luglio 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50

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Il malato è l’intero sistema banca-rio internazionale. Da una recente analisi fatta dal Wall Street Journal risulta che le 20 maggiori banche mondiali, tra cui JP Mor-gan Chase, Goldman Sachs, Deutsche Bank e UniCredit, dall’inizio del 2016 hanno perso 500 miliardi di dollari (497 mld di euro) di valore delle azioni quotate in borsa, il 25% circa della loro capitalizzazione di mercato. Al momento della pubblicazione del-lo studio le azioni Barclay’s, Credit Suisse e Deutsche Bank avevano perso la metà del loro valore, quel-le Bank of Scotland erano cadute del 56% e quelle dell’UniCredit erano calate di quasi due terzi.

La crisi delle banche è globale. Le prime 20 al mondo hanno perso 497 mld quest’anno

Compensabili debiti e creditiI crediti vantati verso le pubbliche amministrazioni possono essere azzerati

con i debiti fiscali risultanti dalle cartelle esattoriali notificate prima del 2016Via libera alla compensazione tra crediti commerciali vantati verso la p.a. e cartelle esattoriali notificate entro il 31 dicembre 2015. Le regole restano quelle già vigenti per lo scorso anno: professionisti e impre-se dovranno prima ottenere la cer-tificazione del credito, accreditan-dosi presso l’apposita piattaforma informatica gestita dalla Ragione-ria generale dello stato. Lo prevede un dm pubblicato ieri sulla Gazzet-ta Ufficiale.

Lettieri e Raimondi a pag. 4

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Compensazioni - Il decreto ministeriale per imprese e profes-sionisti

Avvocati - La rispo-sta delle Entrate sul recupero dell’Iva

Professioni-sti - Lo sche-ma di decreto

legislativo sul-la revisione legale dei conti

Psm

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c

SENTENZA

Scuola, arriva dalla Consulta

lo stop alle supplenze à gogo

a pag. 31

MESSAGGIO INPS

Sanzioni a due vie sugli sgravi indebiti

dei nuovi assuntiCirioli a pag. 39

GUIDATO DA LIOFREDI

Rai Yoyo tocca

il clamoroso 8,4% di share

a pag. 19

LE NOVITÀ DI CAIRO

A La7 arriva Minoli, nessun

rilancio per Crozza

Plazzotta a pag. 19

À

AL VIA DOMANI

Motore Italia, a Milano il summit delle pmiSottilaro a pag. 17

RALLEGRANO LA CRISI

Boom dei titoli alcolici

alla borsa di Parigi

Corsentino a pag. 25

RESTA INVENDUTO

All’asta un diamante

come una palla da tennis

Scarane a pag. 14

Una banca dati per le terre agricole presso l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) a cui sarà possibile accedere in modo gratuito tramite internet. Obiettivo: costituire un inventario dei terreni agricoli disponibili a cau-sa dell’abbandono dell’attività agri-cola e di prepensionamenti Ridotti i tempi per aprire un’azienda agri-cola: da 180 a 60 giorni. Lo prevede il collegato agricoltura approvato il 6 luglio scorso in via definitiva dal senato.

L’inventario delle terre inutilizzate costituito presso l’Ismea. Sarà accessibile da tutti gratuitamente via internet

Banca dati di terreni agricoli incoltiL’EX MOGLIE DEL CAV HA PERSO 1,3 MLN, COME NEL 2014

Veronica Lario continua a perdere con il mattone

Il mattone non regala grandi soddisfazioni a Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, che però riesce ancora a farsi finanziare dalle banche. La sua Il Poggio srl, che ha un patrimonio di immobili in cari-co per oltre 46 mln di euro, ha chiuso il bilancio 2015 in per-dita per oltre 1,3 mln di euro, medesimo passivo del 2014. Stabile il fatturato da affitti a circa 2,9 mln. La perdita si deve, spiega l’amministratore unico Monica Maria Limonta, al fatto che «non abbiamo tro-vato nuovi inquilini che potes-sero in qualche modo limitare il danno dovuto alla perdita dell’unico inquilino che occu-pava l’intero Palazzo Borromi-ni in Segrate».

Il cittadino francese Julian Mon-net dopo essere stato arrestato nel 2008 ed essere stato messo in car-cere per sei mesi fra cui una per-manenza nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino per tenta-to omicidio della fi glia, avendole sbattuto la testa contro l’Altare del-la Patria, mentre era in vacanza a Roma, è stato assolto con formula piena perché si trattò di un inci-dente. Un perizia della procura di Roma decretava il 2 dicembre 2008 l’incapacità totale di inten-dere e di volere nonché la perico-losità sociale del Monnet. Quattro giorni dopo però la diagnosi dello psichiatra di Montelupo lo descris-se come «lucido, vigile, tranquillo, disponibile al colloquio». Delle due l’una. O la psichiatria è un rito wo-doo e quindi i giudici la smettano di chiedere delle perizie. Oppure è una disciplina attendibile (non dico esatta) e allora uno dei due periti va messo, lui, in carcere. Non so chi. Ma va accertato, pen-sando che chiunque, incolpevole, potrebbe essere infi lato in questo taboga infernale.

DIRITTO & ROVESCIO

VERSO UN CONGRESSO

I radicali lacerati nel dividere

l’eredità politica di Pannella

Valentini a pag. 7

Pacione Di Bello a pag. 27

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SUL MERCATO IL 10,9%

Con Alrosa parte la prima privatizzazione

firmata da Vladimir Putin

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RISCOSSIONE

Rateazioni, 198 mila i riammessi

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Giacobino a pag. 13

Anche i tedeschi non si iscrivono più ai partitiDal crollo del Muro le tessere sono dimezzate

Roberto Giardina a pag. 16

Con guida «La riforma del no proi t» a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più; con guida «Il mio mutuo» a € 5,00 in più

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2 Mercoledì 13 Luglio 2016 I C O M M E N T I

La l e g g e sull ’omici-dio strada-le, in vigore dal 25 marzo,

emanata sull’onda dell’indignazione provocata da incidenti gravi cau-sati da guidatori ubriachi che poi non facevano nemmeno un giorno di prigione, ha inasprito in modo drammatico le pene, ma ha creato problemi che ora toccherà alla Corte costituzionale correggere. Qualche esempio.

Ogni giorno si verifi cano deci-ne di tamponamenti, e si sono già verifi cati numerosi casi nei quali il tamponato ha denunciato un colpo di frusta guaribile in più di 40 giorni (ma-gari per incrementa-re il risarcimento del danno che dovrà esse-re pagato dall’assicu-razione): ora il malca-pitato responsabile dovrà affrontare un processo penale con il rischio del-la condanna da 3 a 12 mesi. Ma quel che è peggio, si applicherà in modo automatico la sospensione della patente per 5 anni. Altro casi real-mente accaduti: un guidatore, per-fettamente sobrio ma che, per una svista, nell’uscire da un parcheggio, ha schiacciato il piede di una signo-ra; un impiegato pubblico in servizio che, in retromarcia, a passo d’uomo, ha urtato un anziano facendo lo ca-dere e provocandogli la rottura del

bacino. In entrambi i casi la prognosi è stata superiore a 40

giorni, quindi processo penale e so-spensione della patente per 5 anni. Il discorso non cambierebbe nem-meno se il danno fosse causato dal guidatore di un’ambulanza o di un mezzo dei vigili del fuoco: processo penale e 5 anni di sospensione della patente.

Secondo la giunta delle came-re penali la legge sull’omicidio stra-dale è un «arretramento verso forme di imbarbarimento del diritto pena-le, frutto di cecità politico-criminale e di un assoluto disprezzo per i ca-

noni più elementari della “grammatica” del diritto penale». Anche perché, secon-do l’Ucpi, non è vero che i responsabili di gravi incidenti fi nora

sono rimasti impuniti.Matteo Renzi si è attribui-

to pubblicamente la paternità di questa legge: diffi cile che ora abbia l’umiltà necessaria per riconoscer-ne le storture e avviare una riforma della riforma. L’unica speranza è la Corte costituzionale, che non man-cherà, nei prossimi mesi, di essere chiamata in causa. Nel frattempo, ogni giorno, decine di persone pa-gheranno un prezzo spropositato per colpa di una semplice distra-zione.

DI MARINO LONGONI

L’ANALISI

Legge omicidio stradale,la strage la fa la legge

DI SERGIO SOAVE

La vittoria dell’ala an-tieuropea all’interno del partito conserva-tore britannico, che

segue quella ottenuta l’an-no scorso (e oggi contestata) dell’ala anticapitalistica nel partito laburista, dà un’im-magine della Gran Bretagna in cui il tradizionale prag-matismo flemmatico è stato travolto dagli opposti estre-mismi. Qualcosa di simile si vede in America, dove l’op-zione socialista ha conteso a lungo il primato nel partito democratico alla dinastia Clinton, mentre nel partito repubblicano nessuno è riu-scito a fermare l’ascesa del leader antipolitico Donald Trump. Alla base di questi fenomeni, che non si fermano certo alla comunque podero-sa area anglosassone, c’è una reazione popolare alla gestio-ne della globalizzazione, una reazione di paura che spinge verso l’isolazionismo in po-litica e il protezionismo in economia.

È in questo contesto che si colloca anche la vicenda politica italiana, in cui si raf-

forzano le posizioni dei soci di Farage (i 5 Stelle) e della Le Pen (la Lega di Matteo Salvini). L’area intermedia, quella dell’europeismo cri-tico, è divisa tra il Partito democratico e quel che resta delle varie fi liazioni dell’an-

tico berlusconismo, e non sembra in grado di reagire al duplice assedio, anche perché non ottiene dall’eurocrazia quei margini di flessibilità e di buon senso che sareb-bero indispensabili. Eppure è quest’area quella che può produrre una prospettiva non avventuristica, che è proba-bilmente quella desiderata dall’elettorato, anche quello che si fa sedurre momenta-neamente dagli appelli degli sfasciacarrozze. Però, mentre fi no a pochi mesi fa sembra-va che Matteo Renzi potes-se egemonizzare quest’area, dopo il voto amministrativo

questo processo si è inverti-to.

Il rischio di quella che viene chiamata la «tempesta perfetta» si sta concretizzan-do: un blocco istituzionale de-terminato dalla bocciatura della riforma costituzionale, una crisi fi nanziaria legata alle diffi coltà di alcuni isti-tuti bancari, una diabolica perseveranza dell’eurocra-zia nella fallimentare poli-tica di austerità. Queste tre possibilità simultanee met-terebbero il sistema politico italiano e la stessa econo-

mia del nostro paese in una condizione drammatica, che produrrebbe esiti politici ed elettorali tali da accentuare l’ingovernabilità. La coscien-za di questo pericolo dovrebbe fornire il collante per un’inte-sa dell’area eurocritica, men-tre la sua rimozione attraver-so messaggi che vorrebbero essere rassicuranti segnala una specie di resa all’inelut-tabile, che ineluttabile non è. A patto, naturalmente, che si agisca tempestivamente e con energia e coraggio sia sullo scacchiere europeo che su quello nazionale.

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

Si sta sommando l’antieuropeismo della Lega con quello dell’M5S

Se il Pd e il centro non trovano ragioni

per convergere

The law on vehicular homi-cide, in force since March 25 and enacted in the wake of the indignation for the

serious accidents caused by drunk drivers who didn’t spend a single day in prison, has tightened pe-nalties dramatically, but created problems that the Constitutional Court has to correct now. Some examples.

Every day there are dozens of pile-ups, and there have alre-ady been several cases in which the person involved suffered whiplash curable in more than 40 days (perhaps to increase the da-mages to be paid by insurance): now the unfortunate respon-sible person will face a criminal trial with the risk of being sentenced to 3 to 12 months’ imprisonment. Ho-wever, what is worse is that the license suspension for 5 years will apply automatically. Other cases really happened: a driver perfect-ly sober who crushed the foot of a lady by mistake, coming from a parking lot; a civil servant who, while slowly reversing, bumped into an elderly man breaking his basin. In both cases, the progno-sis was over 40 days, so there was a criminal prosecution and

suspension of the driving license for 5 years. It would be the same even if the damage was caused by the driver of an ambulance or of a vehicle of the fi refi ghters: crimi-nal trial and license suspension for fi ve years.

According to the council of criminal chambers, the law on vehicular homicide is a «step back to forms of decay of the criminal law, resulting from the political and criminal blindness and an utter disregard of the most basic rules of the criminal law’s ‘gram-mar’». Also because, according to

the UCPI, it is not true that those re-sponsible for serious incidents have so far gone unpunished.

Matteo Renzi has publicly attributed to him-self the authorship of this law: it is unlikely that he now has the humility needed to recognize his misconstructions and launch a re-form of the reform. The only hope is the Constitutional Court, which will surely be involved in the co-ming months. Meanwhile, every day, dozens of people will pay a di-sproportionate price for the fault of a simple distraction.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR ENGLISH

Law on vehicular homicide the slaughter is made by the law

Motivazione giustama applicazioneeccessiva e a stra-

scico

Fair reason butexcessive and thorou-

gh application

DI MARCO BERTONCINI

Le carte migliori che Matteo Renzi può giocare per il referendum sono due. Non sono inebrianti, né per lui, né per la riforma che va sotto il nome suo e di Ma-ria Elena Boschi. Possono forse essere indispensabili, se non per la vittoria (nes-suno oggi realisticamente scommette sull’esito del voto autunnale), per la pos-sibilità di spuntarla.

La prima consiste nel richiamare la realizzazione di una grande riforma co-stituzionale, spacciandola come attesissima dagli elet-tori e dalla stessa Europa. Insomma: o ve la prendete ora o non ne vedrete un’al-tra per qualche decennio, a scorno vostro e a danno d’immagine negli altri Pae-si. Abbiamo fatto quello che nessuno aveva mai osato. Già oggi, in effetti, soprat-tutto la Boschi insiste sul concetto, pur ammettendo limiti e insuffi cienze della riforma, ma facendo capire, a questo riguardo, che dopo il Sì ci sarà modo e occasio-

ne per rimediare, mentre non ci sarebbe occasione di ripartire se vincesse il No.

A indicare l’altra car-ta è stato Marcello Pera, da ultimo apparso come sostenitore del Sì, avendo fi rmato un manifesto con Pier Ferdinando Casi-ni. Il personaggio non è nuovo a mutamenti politi-ci: per dire, in un quarto di secolo lo si è visto laicista impenitente e collaborato-re amicale di papa Bene-detto XVI. «Se promuovo il Sì sono con Renzi, se promuovo il No sono con D’Alema». Come dire: se vince il no, cade Renzi e trionfa l’antico Pci. Meglio tenersi Renzi.

Tale posizione, condi-visa da esponenti centristi e azzurri, sembra far presa soprattutto fra gli elettori che sono sì ostili al Pd, ma preferiscono Renzi alla vecchia guardia di chi è da lui stato sconfi tto. Il Sì è per costoro una decisione sofferta, in mancanza di meglio: faute de mieux, per dirla coi francesi.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Referendum: una chiaveal Sì l’ha proposta Pera

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3Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 13 LugliP R I M O P I A N ODue treni si scontrano tra Corato e Andria: 23 morti. Mattarella e Renzi, fare subito luce

Schianto in Puglia, Italia in luttoBanche, dall’Ue fi ducia al governo. Equitalia, si chiude

DI GIAMPIERO DI SANTO ED EMILIO GIOVENTÙ

Uno schianto terribi-le, almeno ventitré morti e cinquanta feriti dei quali sette

gravissimi, manda in secon-do piano la questione delle banche italiane, dei vertici Ecofin in corso e la chiusura di Equitalia annuncia-ta dal premier Mat-teo Renzi. Rientrato di corsa a Roma da Milano dopo che alle 11,30 di ieri circa, tra Andria e Corato (Puglia)due treni si sono scontrati fron-talmente su un trat-to di binario unico. È stata, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella , una «tragedia inammis-sibile», sulla quale il capo dello stato ha chiesto di fare im-mediatamente luce. Come ha promesso il ministro delle Infrastruttu-re e dei Trasporti, Graziano Delrio, che arrivato subito sul luogo del disastro ferro-viario insieme con il capo del-la Protezione civile Fabrizio Curcio ha annunciato l’isti-tuzione di una commissione di inchiesta e che oggi sarà in parlamento per riferire sulla tragedia. Sono stati i principali partiti di maggio-ranza e d’opposizione, del re-sto, a chiedere all’esecutivo di spiegare le ragioni di una catastrofe che ha innescato una gara di solidarietà tra i pugliesi, giovani e meno giovani, accorsi per donare sangue dopo gli appelli del-le autorità sanitarie. Renzi, appresa la notizia, ha mani-festato via Facebook «dolore per queste vite spezzate e per le loro famiglie. Ma an-che tanta tanta rabbia. L’Ita-lia ha diritto di conoscere la verità: vogliamo che sia fatta chiarezza, su tutto. In sera-ta (ieri, alle 20, ndr) sarò in Puglia con gli enti locali, la Regione, la Protezione civi-le e i ministeri interessati». Promessa mantenuta, perché il premier è stato sul luogo dell’incidente e successiva-mente ha partecipato a un vertice in Prefettura a Bari per coordinare i soccorsi. Certo è che la notizia del gra-vissimo incidente ferroviario ha fatto il giro del mondo e suscitato cordoglio e commo-zione. E tutte le forze politi-che, da Fi, a Fratelli d’Italia, al Movimento 5 Stelle, alla Lega Nord, al Pd ad Area popolare hanno partecipato al dolore delle famiglie. «In questa fase bisogna aiutare chi deve essere soccorso ed è necessario dare risposte alla

famiglie», ha detto il ministro delle Riforme e dei Rappor-ti con il parlamento Maria Elena Boschi. Ci sarà tem-po, naturalmente, anche per le polemiche e per la ricerca delle responsabilità. Affidata in particolare alla Procura di

Trani, che ha aperto un’in-chiesta per omicidio colposo plurimo e disastro aggravato, come si è appreso dal procu-ratore aggiunto Francesco Giannella e dal pm di turno Simona Merra.

Sulle banche l’Ue dà i ducia all’Italia

Mentre c’è tempo più se-reno sulle banche italiane, dopo che ieri anche il pre-sidente dell’Eurogruppo, l’olandese rigorista Jeroem DiJsselbloem ha manife-stato tranquillità e fi ducia sulla questione dei non per-forming loans e dei crediti deteriorati: «Ho fi ducia nel governo italiano, sono certo che troveremo una soluzio-ne ben prima del referendum costituzionale di ottobre», ha detto il numero uno dell’Eu-rogruppo. «I paesi stanno lavorando a stretto contatto con la Commissione euro-pea e con i supervisori per risolvere tutte le questioni». Parole rassicuranti, e anco-ra più incisive sono state le affermazioni della cancellie-ra tedesca Angela Merkel: «l’emergenza delle sofferen-ze sarà risolta bene e non condurrà a una nuova crisi in Europa», ha detto Mer-kel. «Sono in corso intense discussioni» tra il governo italiano e la Commissione europea». In precedenza, era stato il ministro dell’Econo-mia, Pier Carlo Padoan, a sottolineare che la riunio-ne dell’Ecofi n di ieri non si è occupata degli istituti di credito italiani perché la discussione si è concentra-ta sugli effetti della Brexit sull’economia europea. Il

numero uno del dicastero di via XX Settembre ha comun-que precisato che «il sistema bancario è solido nonostante qualche criticità e il gover-no lavora con la Commissio-ne Ue a una soluzione, che dovrebbe arrivare presto, nel

rispetto delle regole». Padoan ha aggiunto che «il sistema italiano del credito è solido e sono del tutto infondati i timori e le dichiarazioni di coloro che affermano che il rischio generato dal sistema bancario italiano è elevato. La percezione dei media sul sistema bancario italiano è distorta e girano cifre del tutto infondate sui crediti deteriorati e le sofferenze bancarie. Sono fi ducioso che raggiungeremo molto presto un accordo all’interno delle regole Ue. Ci sono varie ipo-tesi allo studio. Pensiamo a uno strumento precauziona-le, che si usa solo se serve, con l’obiettivo di sostenere le operazioni di mercato e comunque con un senso di totale protezione dei rispar-miatori». Parole precedute da quelle di Renzi, che in matti-nata a Milano ha incontrato il sindaco Beppe Sala e la nuova giunta meneghina: «L’accordo con l’Ue è a por-tata di mano. I correntisti di Mps dormano tranquilli. Qualche banchiere un po’ meno», ha dichiarato il pre-mier.

La polemica con D’Alema e le misure per Milano

Il presidente del consiglio, in un’intervista rilasciata a Rtl 105 ha ribadito che Equi-talia sarà chiusa entro il 2016: «Arriverà il decreto che cambierà il modo di pagare il fi sco ed entro l’anno bye bye Equitalia», ha spiegato. Per poi parlare del piano sulla banda ultralarga, partito nelle prime sei regioni, e lan-ciare una durissima polemi-ca nei confronti di Massimo

D’Alema: «Talvolta mi accu-sano di non essere di sinistra. C’è stato qualche governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un rega-lo ai capitani coraggiosi con operazioni molto discutibili 20 anni fa. Ogni riferimen-

to al governo di Massimo D’Ale-ma è puramente casuale... Poi c’è chi, invece, fa la banda larga, una grandissima opera pubblica». Dichia-razioni che hanno indotto D’Alema a replicare con violenza: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di no-tizie sulla banca Etruria e dell’insi-der trading, questo è un argomento che forse conosce bene», Telecom era una società priva-ta, non c’entrava nulla Palazzo Chi-gi. Noi, e quando dico noi parlo del

governo, decidemmo solo di non intervenire in un’opera-zione di mercato». Fatto sta che la polemica si è subito estesa, perché il Movimento 5 Stelle ha chiesto a Renzi di appoggiare l’istituzione di una commissione di in-chiesta sul caso Telecom Italia, mentre Roberto Calderoli, Lega Nord, ha invocato l’intervento della magistratura: «Non posso che essere stupito, e curio-so, per il feroce scambio di accuse rivolte da Renzi a D’Alema sulla privatizza-zione di Telecom ai capita-ni coraggiosi, parlando di operazione molto discuti-bile, e dalla dura replica di D’Alema per cui Renzi po-trebbe parlarci delle fughe di notizie sulla banca Etruria e dell’insider trading. Uno scambio di battute al vetriolo che potrebbe essere oggetto di interesse da parte della magistratura e che mi porta a chiedermi a chi sia in mano il paese oggi e a chi sia stato in mano ieri».

Ma al di là delle polemiche, Renzi ieri è stato da Sala per parlare di Milano, del-le opportunità aperte dalla Brexit e per annunciare la conclusione di un patto tra governo e giunta in settem-bre ottobre: «Milano è la ca-pitale economica del paese e di tante cose, dei valori e del volontariato, delle opportu-nità non solo legate al post-Brexit», ha detto Renzi. «È un punto di riferimento e ha il diritto e il dovere di avere il governo al suo fi anco». Il premier ha anche invitato gli avversari politici a lasciar la-vorare la sindaca di Roma, Virginia Raggi, pronta dal

canto suo ad annunciare che presto ci sarà un incontro.

Grillo si affaccia al balcone del Campidoglio

Incontro che c’è stato a sorpresa ieri a Roma, dove il leader a latere del M5S, Beppe Grillo, si è presen-tato per celebrare il nuovo primo cittadino e raccoman-dare ai deputati e senatori a 5 Stelle il massimo impe-gno per il no al referendum costituzionale: «Raggi fan-tastica, è tutto bellissimo», ha detto Grillo dopo essersi affacciato al balconcino dell’ufficio della sindaca sui Fori imperiali.Raggi ha commentato così su Facebo-ok: «Eccoci qui, nella casa di tutti iromani: il Campi-doglio. Beppe mi ha fatto l’in bocca al lupo e abbiamo chiacchierato a lungo dei progetti che il M5S sta por-tando avanti a Roma, delle idee e dei provvedimenti che insieme alla giunta, ai con-siglieri e ai cittadini romani attueremo in città».

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Vignetta di Claudio Cadei

di Pierre de Nolac

Roma invasa dai topi.

Benvenuti nel Sorcistan.

* * *

A Roma gli animali scorrazzano allo stato brado.

Ci penserà il Movimento 5 Stalle

* * *

Raggi: “Incontrerò il premier Renzi”.

In diretta streaming?

* * *

Renzi: “Dicono che io non sia di sinistra”.

La voce deve essere arrivata fi no a palazzo Chigi.

* * *

Schaeuble: “Banche Italia, resta il nodo aiuti”.

Al collo dei clienti degli istituti?

* * *

Censis, il matrimonio si sta spegnendo.

Tutta colpa del canone Rai nella bolletta della luce.

PILLOLE

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4 Mercoledì 13 Luglio 2016 P R I M O P I A N OE non solo di quelle italiane. Siamo davanti a un vera crisi internazionale di sistema

Oggi sono malate tutte le bancheLe prime 20 banche: persi 550 mld di dollari quest’anno

DI MARIO LETTIERI* E PAOLO RAIMONDI**

Il malato è ancora una vol-ta l’intero sistema ban-cario internazionale. Da una recente analisi fatta

dal Wall Street Journal sulle 20 maggiori banche mondiali, tra cui la JP Morgan Chase, la Goldman Sachs, la Deutsche Bank e la nostra Unicredit, risul-ta che dall’inizio dell’anno esse hanno perso al-meno 500 miliardi di dollari del valo-re delle loro azioni quotate in borsa. Circa un quarto della loro capita-lizzazione di mer-cato. Al momento della pubblicazio-ne dello studio le azioni dell’inglese Barclay’s, del Cre-dit Suisse e della Deutsche Bank avevano perso circa la metà del loro valore, quelle della Bank of Scotland erano cadute del 56% e quelle della UniCredit di quasi due terzi!

Secondo la banca delle banche centrali, la Banca dei Regolamenti Internazio-nali, l’intero sistema bancario internazionale sta registrando un netto ridimensionamento dei crediti interbancari ed in particolare di quelli verso le

imprese non fi nanziarie, con la sola eccezione della Cina e di alcuni Paesi asiatici.

Il problema principale per le banche è adesso l’effetto del tasso di interesse zero che, in verità, avrebbe dovuto aiutarle fornendo liquidità senza costi. Oggi si racconta un’altra sto-ria. Nel mondo, infatti, obbli-gazioni e altri tioli di debito

per quasi 12 trilioni di dollari sono entrati nel cono d’ombra dell’interesse negativo. L’inte-ro sistema è compresso nella morsa fatta da un debito cre-scente, da una produttività in diminuzione e dall’ineffi cacia delle politiche monetarie co-siddette accomodanti. Una simile combinazione crea ov-viamente instabilità e perdita

di fi ducia.Perciò si è tornati a ven-

tilare la possibilità o la ne-cessità, di creare delle fusioni tra mega banche per dare l’illusione di maggiore forza e solidità, ignorando il fatto che due debolezze non fanno una forza. Al contrario, i giornali tedeschi citano nuovi studi, come quello del centro di con-

sulenza ban-caria Zeb , limitati alle maggiori 50 banche euro-pee, dove in-vece si parla di rischio di contagio tra le banche in crisi che han-no un livello di profitto inferiore al costo del ca-pitale. Non deve quindi sorprendere se anche il Fondo Mo-netario In-ternaziona-

le indica la Deutsche Bank, seguita a ruota dall’inglese Hong Kong Shanghai Bank e dal Credit Suisse, come «la più importante too big to fail che contribuisce ad aumentare i rischi sistemici».

D’altra parte un con-fronto tra la situazione della Deutsche Bank di oggi e quella della Lehman Brothers prima

del fallimento è devastante. La banca americana aveva attivi per 639 miliardi di dollari e debiti per 619 miliardi con un pacchetto di derivati otc pari a circa 35 trilioni di dollari. Ogni sua azione valeva 25 dollari nel 2007 e 10 centesimi nel 2009! La DB ha attivi per 1630 miliardi di euro e debiti per 1560 miliardi a cui occor-re aggiungere 428 miliardi di prestiti. A fi ne 2015 aveva in pancia derivati otc per 42 tri-lioni di euro. Un anno prima erano 52 trilioni. L’azione DB valeva 135 dollari nel 2007 e oggi ne vale 17.

È in questo contesto che si colloca anche l’emergenza bancaria italiana che necessi-terebbe di 150 miliardi di euro per stabilizzare il sistema. Nei giorni passati si sono sentite dichiarazione uffi ciali che fi no a qualche ora prima sembrava-no venire solo da voci fuori dal coro. Si pensi al governatore Ignazio Visco che non esclude nuovi bail out, «interventi pub-blici» per salvare le banche o al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che denuncia il bail in come anticostituzionale!

È ovvio, quindi, che non c’è ragione di presentare l’altro come se fosse in condizioni peggiori: l’americano per gli europei, la Deutsche Bank per Roma o le banche italiane per i tedeschi.

A otto anni dall’esplo-sione della crisi globale do-vrebbe essere ormai chiaro a

tutti che il sistema fi nanziario vive una situazione ancora peggiore. Peggiore in quanto i comportamenti rischiosi delle banche sono continuati e sono stati tollerati, mentre l’econo-mia globale è stata indebolita da una progressiva recessione e le autorità monetarie hanno esaurito tutte le munizioni standard. Si ripropone quindi, con più urgenza, la necessità di approntare insieme regole effi -caci e stringenti per riportare la fi nanza e il sistema bancario nell’alveo della loro vera mis-sione, cioè quella di fornitori di credito alle politiche di svilup-po e di crescita.

Si tratta perciò di sgan-ciare il sistema bancario e fi -nanziario dalla costante «ten-tazione speculativa» attraverso la reintroduzione della legge Glass-Steagall, la separazione bancaria voluta dal presiden-te Roosevelt proprio per af-frontare gli eccessi speculati-vi delle grande crisi del ’29, di proibire alle grandi banche di giocare alla roulette dei deri-vati otc e di vietare in borsa le vendite allo scoporto.

Basta con i bail out e i bail in.Questa è la vera sfi da di fronte ai governi e a quei le-ader politici che sentono la re-sponsabilità di essere statisti e non soltanto politicanti di successo.

*già sottosegretario all’Economia **economista

© Riproduzione riservata

DI PIETRO BONAZZA

Si può fare indigestione per-ché:

- lo stomaco è maldispo-sto; - il cibo è avariato; - la

dieta imposta dal medico è violata; se poi le cause sono compresenti, addio fegato e sarebbe buon rime-dio vomitare prima che subentrino fenomeni di avvelenamento.

È, questa, una metafora ap-plicabile ai fatti economici di questi giorni, in cui si manifestano fenomeni di pericoloso squilibrio, che tolgono (e questo peggiora la situazione) la visione delle cause primarie, lasciandoci a disquisire su manifestazioni singolari o set-toriali, alimentando , soprattutto in Italia, scuole di pensiero tra pro e contro, così lasciando in ombra le cause determinanti fuori e den-tro l’Europa e per noi, pro e contro l’Europa. Esaminiamo alcuni fatti specifici:

a) al referendum inglese vin-ce la Brexit, per cui no-remain (stomaco maldisposto). Diciamo-lo con Shakespeare, inglese con

probabile origine italiana: «Mol-to rumore per nulla», perché per uscire da una porta bisogna prima averne varcato la soglia, ciò che l’Inghilterra non ha mai fatto, al-meno quella dell’euro. Si dice che gli inglesi erano stufi delle anghe-rie europee. La verità è che non sopportano la primazia della Ger-mania e della sua scodinzolante Francia. Quale sia la causa della scelta elettorale, i demoscopisti e i giornaloni, che sanno tutto, ci hanno riempito di chiacchiere su-perficiali.

Il fatto è che la Manica, anche se qualche esibizionista la attraver-sa a nuoto, è da sempre più larga dell’Atlantico, come scoprì Giulio Cesare. Il problema non è se l’In-ghilterra c’è o no nella Ue, ma che cosa può decidere uno qualsiasi dei 27 paesi rimasti. Non vedo gli sfracelli tanto temuti per l’usci-ta degli inglesi, che continuano a credere che l’Albione attuale si identifichi ancora con il vittorioso vascello di Nelson;

b)Il sistema bancario tede-sco, Deutsche Bank, Commer-zbank e banche dei länder sono

a corto di ossigeno. Sulla prima banca i giudizi negativi del Fmi e della Fed si sprecano e non per ritorsione o cattiveria, ma con dati oggettivi. Dopo le disavventure della Volkswagen, i tedeschi non potrebbero più dettare legge, ma, si sa: Stalingrado è nel loro Dna (cibo avariato);

c) In questo clima, l’Italia cerca di barcamenarsi tra un processo e l’altro per delitti di san-gue e di danaro pubblico bancario e di pubbliche amministrazioni corrotte, ma anche imbottigliata dalle angherie tedesche e di Bru-xelles. La realtà è che, quali che siano le cause, il pil non cresce e il debito pubblico invece continua a crescere. Intanto, il nostro paese si fa vento con la più bella costitu-zione del mondo e guai a chi osa toccarla (dieta violata);

d) in questo clima una del-le menti che ci capiscono, come Mario Draghi, addossa ai politi-ci le loro evidenti responsabilità, rimandando ai mittenti le prete-se che la Bce faccia politiche che la legge istitutiva dell’Ue non le consente. Purtroppo ci sono altre

cause. Ne riparleremo.Accontentiamoci di consta-

tare che l’Europa ha avuto tre padri nobili: Konrad Adenuaer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, però con figli stupidi, che hanno realizzato un gigante coi piedi di argilla, perché privo dell’unico collante duraturo: il cristianesimo. Con la pizza napo-letana, la birra bavarese e il vino di Bordeaux, si fa solo secolariz-zazione, non una entità politica europea.

Questo si leggeva in ItaliaOggi già vent’anni fa.

Da allora il processo di secola-rizzazione è proseguito peggioran-do ed estendendosi dalla religione, già collante dell’Europa, alla poli-tica, frantumando i partiti ridotti a bande con dominanza di interes-si personali e mafiosi, almeno in Italia.

Ormai l’Europa dei 27 prosegue solo per timore dei costi dell’usci-ta forzosa dalla fittizia unità. Ma, non tutti hanno paura, per calcolo o incoscienza, e questa è la causa dell’incertezza.

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MA IL REGNO UNITO NON È MAI USCITO DAVVERO DALL’EUROPA, PERCHÉ NON C’È MAI ENTRATO COMPLETAMENTE

Dietro la Brexit c’è anche il fatto che gli inglesi non sopportano la supremazia della Germania e della sua scodinzolante Francia

Vignetta di Claudio Cadei

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5Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 13 LugliP R I M O P I A N OCosì ci vuole ridurre la Commissione europea, non contrastata dai nostri rappresentanti

Uno staterello tedesco di serie BNon servono soluzioni cervellotiche per uscire dalla crisi

DI GIULIO SAPELLI

La proposta più rivelatri-ce dello scontro in atto sul tema bancario in Italia e in Europa sta nella solu-

zione possibile elaborata, anzi, in verità resa nota, dall’olan-dese povero di spirito dottor (Phd certamente…) Gert Jan Koopman, oggi vice direttore degli aiuti di stato della Com-missione europea, e che consiste in una cosiddetta «ricapitalizza-zione preliminare», così traduco, del Monte Paschi allorquando saranno terminati gli esami ora in corso da parte dell’Agen-zia bancaria europea e di cui il dottor (Phd) sa di già evidente-mente gli esiti. Benevolmente il Phd dichiara che i depositanti saranno risparmiati, coloro che hanno investito in obbligazioni del Monte saranno ricompen-sati (come e per quanto non si dice), mentre gli unici che do-vranno subire perdite saranno gli investitori istituzionali, fondi e quant’altro.

Ben s’ intende che così facendo si pongono le basi per il ritiro di tutti gli investimen-ti stranieri in Italia, il blocco per sempre di quelli possibili e la distruzione à la Doninelli («Le cose semplici» non è solo un romanzo bellissimo, ma anche una profezia terribile e certa) dell’Italia che sarebbe ridotta a una marca tedesca simile agli staterelli che la Prussia ridusse alla fame allorquan-do emanò nel 1834 le barriere protezionistiche dello Zollverein tanto amato e preconizzato da Friedrich List.

Queste proposte sono pos-sibili per la gran confusione che si è creata sul tema e soprattut-to per la non pronta tensione sul tema medesimo dei nostri rap-presentanti nella Commissione, i quali dimostrano un’ineffi cien-za che forse non è casuale, ma frutto di un’adesione ideologica profonda all’ordo-liberalismus, come ormai la storia con Napo-litano, Monti e soci ci ha di-mostrato indelebilmente essersi

posta in atto. Il problema invece è assai semplice.

Ci sono due modelli storica-mente comprovati per argina-re le crisi bancarie prima che siano adottate le sole misure veramente essenziali, ossia la divisione tra banche d’affari e banche commerciali ritornan-do al Glass Act, come gli Usa, seppur in forma nicodemistica e complicatissima, hanno corag-giosamente fatto.

La prima è la misura della bad bank, ossia quella serie di mosse per cui le banche in pas-sivo vengono scomposte giuridi-camente in due parti: la storica e originaria che rimane intatta ma eviscerata dei suoi fattori di rischio (crediti deteriorati, insolvenze, gambling da deri-vati e quant’altro di malefi co prodotto dai manager stockop-tionisti) e messi in una special purpose entity (un semplice veicolo fi nanziario), posseduta dallo Stato che si assume in tal modo il rischio di saper o poter rivendere tali strumenti diabo-

lici. Lo fecero gli Usa alla fi ne degli anni Ottanta del Novecen-to per salvare centina di Casse di risparmio nordamericane che si erano legate con innesti in-cestuosi alle assicurazioni e ri-schiavano di portare alla distru-zione gran parte del patrimonio industriale e dei servizi Usa di non grandi dimensioni. Ebbene, come dimostra l’esempio Usa, questa misura funziona quando le banche sono molte e il rischio è sì ingente, ma il fatto che le sofferenze et similia non siano solo di una specialità diabolica aiuta il loro collocamento pro-prio per l’ampia gamma con cui si presentano. Venti anni dopo il governo Usa fi nì di liberarsi della sporcizie e si scoprì che - perbacco - ci guadagnò pure.

La ricapitalizzazione, la seconda soluzione, è diversa e confi na con la nazionalizzazio-ne. Lo Stato immette capitale nelle banche prossime al falli-mento e così facendo le risolleva e se ne fa carico con una dop-pia mossa del cavallo: questa,

che è quella del possesso, che di fatto muta e si trasforma in nazionalizzazione perché è poi conveniente esercitare un con-vertendo e trasformare la rica-pitalizzazione in azioni; e l’altra che è quella decisiva, ovvero l’azzeramento del management e la nomina del nuovo apice di-rettivo che potrebbe assumere anche la fi gura dell’offi cer sen-za consigli di amministrazione, così disintermediando affaristi e comprimari. Questa è la so-luzione più semplice. Ha certo bisogno di una liberatoria (uso il termine in guisa di linguag-gio carcerario e non giuridico) da parte della Commissione e quindi signifi cherebbe imitare ciò che hanno fatto preceden-temente Germania, Francia, Regno Unito e Olanda, ma che pare non possa essere concesso dai nuovi prussiani a noi ita-liani. Dimenticavo che siamo forse di già uno staterello tede-sco con i nostri quisling attivi e operanti.

IlSussidiario.net

DI CORRADO OCONE

Non mi fido dei catastrofisti che si sono messi all’opera, con un insopportabile conformismo di vedute, il giorno dopo il

voto sul Brexit. Quel che sarà del Regno Unito e dell’Unione Europea nel prossi-mo futuro non è dato sapere, dipenden-do da tante variabili e non ultimo dalle cosiddette «conseguenze inintenzionali» delle azioni umane. Né, d’altro canto, si può accettare il dispositivo democratico solo quando corrisponde ai nostri desi-deri. D’altronde, chi se non è il popolo sovrano, come retoricamente si dice, deve decidere a quale comunità politica egli debba appartenere?

Il forte scossone dato al tavolo da gioco dagli elettori d’oltremanica sollecita però ancora di più la rifl essione collettiva su quel che è, o è diventato, il «progetto europeo». E, quindi, su quali strade sarebbe più opportuno intra-prendere. Un contributo signifi cativo a questa fondamentale rifl essione giunge proprio in questi giorni dalla pubblica-zione, per la prima volta in italiano, del saggio di Friedrich von Hayek intitolato: Le condizioni economiche del federalismo fra Stati (Rubbettino, pagi-ne 165, euro 12). Scritto nel 1939 e poi ripubblicato dall’economista austriaco in un’importante raccolta del 1946, il testo ci aiuta, prima di tutto, a riordi-nare le idee, grazie anche agli ottimi saggi che lo corredano: l’introduzione di Federico Ottavio Reho (a cui si deve anche la traduzione) su «Federalismo hayekiano e integrazione europea» e la postfazione di Flavio Felice.

Dal libro si apprendono molte cose, alcune delle quali possono ri-sultare anche sorprendenti agli occhi di chi si è fermato al dibattito giorna-

listico di questi giorni o a certi luoghi comuni. Tanto per cominciare, l’idea dell’integrazione europea, ovvero di un’Europa come stato federale, sul modello degli Stati Uniti d’America, non è nata alla fi ne della seconda ma della prima guerra mondiale. I tanto osannati «Padri fondatori», da questo punto di vista, sono un po’ meno Padri, o quanto meno raccoglievano i risulta-ti di discussioni che avevano raggiunto una loro forza e compiutezza già negli anni Trenta, quando era evidente che il liberalismo ottocentesco aveva ceduto il passo alle forze opposte e speculari del nazionalismo e del socialismo (che i totalitarismi avevano in qualche modo unito). Forze che si muovevano inesora-bilmente verso la guerra, fra le nazioni e all’interno di esse, e non a quella pace che un patto federale fra Stati avrebbe potuto garantire.

Il fi ne del federalismo è, infatti, proprio la pace. Che, d’altronde, è la condizione in cui è possibile preservare le libertà dell’individuo che sta a cuore ai liberali. Non è un caso che, con il saggio ora pubblicato, Hayek si inserisse nel dibattito, facendo sostanzialmente sue le posizioni del suo amico e collega della London School of Economics, nonché anche lui Premio Nobel per l’economia, Lionel Robbins. Lo Stato federale eu-ropeo, e in tendenza addirittura mon-diale, sarebbe stata la forma di governo che sola avrebbe potuto garantire, con la pace, il pluralismo dei centri di poteri e della società e la libertà dei singoli. Bi-sognava, in sostanza, superare da una parte il caos anarchico e tendenzial-mente belligerante degli Stati sovrani indipendenti; dall’altra l’inquietante ipotesi di un grande Leviatano, cioè di uno Stato europeo o mondiale unico. Lo Stato federale si sarebbe fondato sulla

libertà di circolazione di beni, uomini e capitali, che è quella che analizza qui Hayek; sull’unifi cazione monetaria e di bilancio, su cui Hayek del nazionalismo monetario non avrebbe potuto non con-cordare; su un’unica politica estera e di difesa sul modello statunitense. E su nulla più, o quasi. Quando l’Ue cominciò a muovere i primi passi proprio come «comunità economica europea», proprio cioè con lo scopo di creare un’area di libera circolazione contro ogni protezio-nismo o monopolio statale, Hayek non ebbe a obiettare. Anzi, sull’argomento quasi mai più ritornò.

Il fatto è che ci si muoveva, in un certo senso, lungo la linea tracciata nel saggio del 1939. Si può perciò dire che la Cee, come allora si chiamava, aveva, e ha poi sempre conservato, anche un’anima hayekiana e liberale. Anche se di un di-rigismo liberale e liberista che, presente in un certo Hayek (Oakeshott parlava del «piano per abolire ogni piano»), è andato sempre più estendendosi nella realtà operativa europea entrando in rotta di collisione, a mio avviso, con l’ele-mento spontaneistico di cui pure Hayek è stato sempre strenuo difensore. Il fat-to è che però, come scrive con precisione l’autore dell’introduzione, l’integrazione europea è venuta costruendosi su un doppio binario: all’anima hayekiana e liberale si è affi ancata da subito anche un’anima interventistica e dirigistica (e non nel senso del dirigismo liberi-sta) che ha fatto capo ideologicamente a Monnet e politicamente a Schu-mann). Di tutt’altra pasta è infatti questo federalismo (come d’altronde anche quello, oggi tanto decantato, fra il democratico-radicale e il socialista, di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli). il primo tipo di «integrazione europea» difende «una federazione minimalista,

democratica e decentralizzata, mentre la seconda reca la marca inconfondibi-le dell’elitismo tecnocratico e dirigista tipico del suo ispiratore».

La mia impressione è col tempo questa seconda anima abbia non solo preso il sopravvento, ma anche offu-scata la prima. E che soprattutto la legislazione abbia preso il sopravven-to in vista di un’«armonizzazione» che non può realizzarsi certo dall’alto ma dovrebbe essere il frutto di una sponta-nea evoluzione dei popoli che la libera circolazione delle merci e delle persone, e anche una corretta educazione (che in ottica liberale non può che essere auto-formazione), alla fi ne fi nisce per agevo-lare. Il compito è sempre più diffi cile, per il concorso di vari altri elementi che remano contro un’Europa federata in ottica liberale: penso al diffondersi del «politicamente corretto» che mina alle radice certi valori occidentali e «cristia-ni» (come li chiama opportunamente Flavio Felice) a cui non si può rinun-ciare in ottica liberale; oppure alla forza che ancora hanno, pure in un periodo di crisi, le politiche welfaristiche, le quali, non va dimenticato, hanno il «pregio» di prestarsi a meraviglia ad assecondare il compito paretianamente primo di ogni burocrazia, e quindi anche di quella eu-ropea (ormai amplissima), cioè l’auto-conservazione e la centralizzazione del-le decisioni. Il compito è diffi cile, ma il progetto europeo nemmeno gode buona salute. È giusto criticarlo, anche aspra-mente, e anche demolirlo in certi aspetti. Ma avendo sempre ben presente quale deve essere l’obiettivo fi nale auspicabile per un liberale, non è certo il ritorno al sovranismo nazionalistico, il merito di Hayek e del suo piccolo, grande scritto del 1939 è di ricordarcelo anche e so-prattutto oggi. Formiche.net

TUTTI DICONO CHE LA SUA IDEA È NATA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE: ESSA INVECE ERA VIVA GIÀ DOPO LA PRIMA

Sommersi da banalità sull’Unione europeaVon Hayek, già nel 1939, spiegò come avrebbe dovuto essere federata

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6 Mercoledì 13 Luglio 2016 P R I M O P I A N OPer evitare gli abusi e garantirne una gestione trasparente ed autenticamente democratica

Uno statuto per tutti i partitiIn caso contrario si formano dei clan inespugnabiliDI DOMENICO CACOPARDO

La politica non è me-stiere per signorine di buona famiglia né per gentiluomini at-

tenti alla parola data. Da che mondo è mondo,

la politica è stata sempre un affare per mentitori, ar-rivisti, spergiuri, insomma come la guerra: mancano solo le migliaia di morti, an-che se le vittime si possono contare an-che in que-sto campo. Sono deci-ne, natural-mente, ma il concetto è il medesi-mo.

La secon-da Repub-blica, nata sul la d is -s o l u z i o n e della prima causata da consunzio-ne, pr ima che dall’au-torità giu-d i z i a r i a impegnata in Mani pu-lite, ha aggravato i vizi del sistema italiano.

L’introduzione dell’uni-nominale ha riprodotto i guai del trasformismo che s’erano verificati nel Re-gno d’Italia, aggravandoli per la coesistenza di un si-stema proporzionale molto parziale, introdotto per permettere alle segrete-rie dei partiti di garantire l’elezione del ceto politico dirigente.

In qualche modo, negli ultimi anni, sembrava fos-se emersa una certa stabi-lizzazione: accanto a uno schieramento governato da un padrone, Silvio Berlu-sconi, s’era sviluppato un partito fondato essenzial-mente sul sistema delle primarie, che dovrebbe ga-rantire margini di autorin-novamento tali da soddi-sfare l’esigenza, sentita da un gran numero di italiani, di cambiamento dei quadri dirigenti delle regioni, dei comuni, dello Stato.

In realtà, l’unico reale cambio di marcia, il Pd l’ha compiuto con l’elezio-ne di Renzi alla segrete-ria, operazione realizzata, appunto, con il confronto diretto con il segretario uscente Pier Luigi Ber-sani.

La verità è che l’autorin-novamento della classe di-rigente non ha funzionato, nel senso che l’elettorato ha maturato la convin-zione che il ceto politico sia rimasto sempre so-stanzialmente lo stesso.

Quest’idea, fondamental-mente, s’è tramutata nella proposta di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleg-gio. Il primo, a dire il vero, ha utilizzato sin dall’inizio degli anni ’80 gli errori e le porcherie politiche come un mantra. Cosa facile, del resto: se elenchiamo le cose che non vanno anche a casa nostra, avremo un elenco ben più lungo di quello delle cose che vanno.

Solo che noi sappiamo che ciò che non va, non va per tante ragioni, non tutte

rapidamente rimuovibili.

Il passag-g i o f o n d a -mentale, per Grillo è avve-nuto con l’in-contro con Ca-saleggio, uno che in tema di comunicazio-ne ne capiva ben di più del comico geno-vese.

Il progetto s’è sviluppato e ha prodotto un movimento il cui scopo esplicito è la totale rimozio-

ne della classe dirigente in carica e la sua sostituzione con i responsabili dell’ope-razione medesima. Per que-sta elementare ragione, il Movimento 5Stelle non ha fatto, né intende fare, alcun accordo con i partiti politici su piazza ponendosi in tota-le alternativa all’esistente.

Per ottenere questo risul-tato, il governo del partito (giacché di un partito si tratta, come dimostrano le vergognose trattative sul-la giunta romana) è nelle mani di due persone (Gril-lo e Davide Casaleggio) e di un direttorio espresso da

loro stesse.Con parole d’ordine

separative e autoreferen-ziali, è stato creato un forte (ma effimero) elettorato che crede, obbedisce e combatte, in nome di slogan affasci-nanti come «onestà», già ampiamente disatteso in diverse circostanze.

Se, per il momento, non emergono malversazioni (solo disattenzioni in ma-teria di incompatibilità) di sicuro gli atti parlamentari testimoniano un costante e violento disprezzo delle re-gole giuridiche e di fair play che dovrebbero improntare l’azione di parlamentari e amministratori.

Penso, nel mucchio, al caso del la r icercatr ice Ilaria Capua, aggredita dai senatori a 5Stelle con espressioni sessiste e vol-gari che non mettevano in conto la possibile infonda-tezza delle accuse.

Come poi s’è dimostra-to. In qualche modo, il personale raccogliticcio imbarcato da Grillo e Ca-saleggio, composto, in gran parte, da gente senza un lavoro definito (e quindi violentemente contro i pro-fessionisti e tutti coloro, compresi gli scienziati, che contribuiscono al progresso dell’umanità), dalla cultu-ra approssimativa (che li fa combattere contro le vaccinazioni o, per esem-pio, aderire alla truffe di Stamina) e dalla mancanza di deontologia nei rapporti umani e politici, presenta una dose significativa di inaffidabilità e di incapaci-tà. Per questo, Grillo e Ca-saleggio lo hanno blindato imponendo una comunica-zione guidata proprio dal figlio del guru milanese, sino alla previsione –ille-gale- di un risarcimento da erogare al Movimento (a Roma 150 mila euro) nel caso di atti o dichia-razioni non condivise dal Soviet grillino installatosi in Campidoglio per con-trollare la Raggi, i suoi as-sessori e i suoi consiglieri comunali. Accettare una si-mile preventiva umiliazio-ne illustra bene la qualità politica di questa gente.

Per queste semplici e intuitive ragioni, Grillo, Casaleggio e i grillini rap-presentano un pericolo per la democrazia. Per sminar-lo, c’è un solo accorgimen-to da prendere: introdurre finalmente la legge che dispone che i partiti poli-tici abbiamo uno statuto democratico verificabile.Nell’interesse dell’Italia, dei nostri figli e dei nostri nipoti.

www.cacopardo.it© Riproduzione riservata

DI PUCCIO D’ANIELLO

Piero Fassino ha fretta di lasciare la guida dell’Anci, dopo aver perso le elezioni comu-nali torinesi. L’assemblea annuale dell’Anci è programmata a Bari per il 26-27-28 ot-tobre. Per Fassino, presidente dell’Associa-zione nazionale dei comuni italiani, “sicco-me le ultime notizie relative allo svolgimento del referendum sulla riforma costituzionale lasciano pensare che questo potesse essere fissato il 6 novembre, credo sia opportuno anticipare l’assemblea per non farla cadere in un periodo troppo segnato dalla competizione elettorale referendaria». E ieri nel-la seduta del consiglio nazionale, a Roma, nella sala della Protomo-teca in Campidoglio, Fassino ha avanzato la proposta “di svolgere l’assemblea nazionale il 12-13-14 ottobre, sempre a Bari, per ridurre la sovrap-posizione che si potrebbe determinare con i tempi della campagna elettorale referenda-ria».

***

È stato siglato nella sede dell’ambasciata italiana a Mosca un accordo di collabora-zione tra le Gallerie degli Uffizi e il Museo Puskin. L’intesa prevede la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto fra i due musei per rafforzare il dialogo e la cono-scenza tra le due istituzioni e le rispetti-ve culture, attraverso la condivisione di esperienze e strategie future. L’accordo è stato sottoscritto dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, e dalla direttrice del Puskin, Marina Loshak, alla presenza dell’amba-

sciatore d’Italia a Mosca, Cesare Maria Ragaglini

***

Iperattivismo del senatore Pd Raffaele Ranucci. Non solo contro la giunta gril-lina del comune di Roma, ma anche sul tema della modernizzazione dell’Italia: ieri

Ranucci, in qualità di componente della commissione lavori pubblici e comunicazioni, ha partecipato alla tavola rotonda dedicata al ruolo che l’industria può giocare per raggiun-gere gli obiettivi dell’Agenda Digita-le Italiana. Il convegno organizzato da Cwfa - Coalizione del Wireless Fisso presieduta da Luca Spada, con il titolo “Connettere l’Italia: il contributo dell’industria del fixed wireless access, le priorità per il Paese”, è servito a rappresentare un business da 3 miliardi di fatturato

(l’intera filiera della connettività wireless fis-sa: TowerCo, operatori di Tlc, ovvero Wisp e satellitari, più Vendor e System Integrator) e un milione di famiglie servite in tutte le regioni italiane..

***

Mattinata in tribunale, ieri a Roma, per la giornalista sportiva Ilaria D’Amico, parte civile nell’ambito del processo a carico del suo ex commercialista, accusato di truffa per aver sottratto oltre di 1,2 milioni di euro destinati al pagamento delle tasse. Vestita con un abito rosa e munita di occhiali da sole poggiati sulla testa, D’Amico, assistita dal suo avvocato, ha risposto per quasi un’ora alle domande delle parti, davanti al giudice della nona sezione pe-nale del tribunale di piazzale Clodio.

INDISCREZIONARIO

Piero Fassino

Beppe Grillo

Vignetta di Claudio Cadei

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7Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 13 LugliP R I M O P I A N OI radicali non fanno congressi dal 2011, Fi non ne ha mai fatti. L’ultimo del Pd è del 2013

Che cosa succederà dopo Pannella?L’assise, priva di un vero leader, sarà molto combattuta

DI CARLO VALENTINI

Oltre Marco Pan-nella. Non che la sua eredità politica sia misconosciuta

ma certamente il parti-to radicale, che lui aveva plasmato a sua immagine, cambia pelle. In che modo lo si vedrà.

Un assaggio s’era avuto con l’elezione (a maggio-ranza) di Riccardo Magi alla segreteria dei Radicali italiani e la conseguente di-scesa in campo nelle elezio-ni di giugno (Magi a Roma con Roberto Giachetti, Marco Cappato a Milano con Beppe Sala).

Adesso si terrà il con-gresso del Partito radicale transnazionale, a Roma, nel carcere di Rebibbia, dall’1 al 3 settembre.

O almeno così pare. Infat-ti non solo si preannuncia un congresso assai animato ma anche la sua convocazione è piuttosto tormen-tata.

Un ’assoc iaz i one appena nata, Penna-bianca (era uno dei soprannomi di Pan-nella) ha raccolto le firme per l’autocon-vocazione del con-gresso, a termini di statuto. Il drappello è guidato dal tesoriere del Partito radica-le, Maurizio Turco, ex-deputato, anche europeo, e presidente della Lista Mar-co Pannella, dal segretario dell’associazione Penna-bianca, Gennaro Romano e dal suo tesoriere, Andrea Aversa. Tutti pannelliani duri-e-puri, appartenenti all’area non movimentista del partito. Come Rita Ber-nardini e Sergio D’Elia, militanti storici.

Hanno bruciato sul tra-guardo Riccardo Magi, che da tempo chiedeva un congresso. Infatti i radi-cali, pur profeti di diritto e democrazia, non tengo-no un congresso dal 2011 (Forza Italia e 5stelle non li organizzano per niente, l’ultimo del Pd è del 2013). L’autoconvocazione è quin-di un attacco alla corrente di Magi e il congresso sarà quindi decisivo per il futuro dei radicali.

Già all’ultima assemblea sono volate parole grosse. Turco ha cercato di oppor-si alla presentazione delle liste elettorali: «In questo modo si fa violenza alla storia e all’identità radi-cale, gli statuti vietano la presentazione di liste di partito.

Finché ha potuto Marco ci ha riunito ogni giorno a

mezzogiorno per discutere di politica. C’è chi non ha mai partecipato a quegli incontri. E si vede benissi-mo».

Ancora: «Marco ha lascia-

to un’eredità politica trop-po importante. Inoltre ci ha chiesto di non mollare - dice Turco. - Ecco perché abbiamo costituito Penna-bianca e a settembre ci sarà il congresso del Partito ra-dicale. Il tema è Da Vento-tene a Rebibbia. Motto non casuale e che rafforza la nostra linea politica: giusti-zia giusta, Stato di diritto, diritto umano e universale alla conoscenza, Stati uniti d’Europa».

Si preannuncia non fa-cile il dopo-Pannella. Non c’è più il suo carisma a fare sintesi. Tra l’altro non aiu-ta la farraginosa struttura della galassia radicale.

Al vertice c’è il Partito radicale nonviolento tran-snazionale e transpartito, da cui partono i tanti rami, dall’associazione Luca Co-scioni alla Lega interna-zionale antiproibizionista, da «Nessuno Tocchi Caino» a «Non c’è pace senza giu-stizia» e ora anche «Penna-bianca».

Ogni ramo, pur confedera-to, è autonomo e fa vita (e iscrizioni) autonome. Radi-cali italiani è una di queste associazioni. Ecco perché nelle liste di Milano e Roma non è comparsa la scritta Partito radicale, che per

statuto non può partecipa-re alle elezioni, ma generi-camente quella di Radicali, che in quanto associazione hanno potuto decidere di andare alle urne, dando un

contr ibuto non secondario alla vittoria di Beppe Sala e invece non incidendo sull’esi-to romano.

A elezioni av-venute, le varie anime del partito debbono decidere che fare, essendo orfane del lider maximo. Magi ac-cetterà la convoca-zione del congres-so e andrà alla

conta oppure cercherà di organizzarlo lui? Il termo-metro radicale indica una maggioranza di delegati a suo favore e in più l’appog-gio dell’altro capo storico, Emma Bonino. Ma si sa, i congressi sono imprevedibili.

Dice Riccardo Magi: «In queste ore, assieme ad a l tr i soggett i , stiamo proceden-do alla convoca-zione del senato (il consiglio gene-rale, composto da una cinquantina di membri, Ndr) vista la prolun-gata inadempienza degli obblighi statutari da parte, tra altri organi, del segre-tario (è l’avvocato Demba Traorè, del Mali, che in re-altà non si è mai insediato, ndr).

Il senato dovrà dunque, dopo aver eletto il nuovo presidente, ripristinare la legalità statutaria, tra que-sti la convocazione del con-gresso, appuntamento che dovrà prevedere una fase adeguata di preparazione politica».

Una situazione ingar-bugliata , che potrebbe

sfociare in due congressi e quindi in un’insanabile spaccatura tra i radicali, per altro abituati ai litigi, come schiettamente ammette un radicale di lungo corso come Gianfranco Spadaccia, ex segretario ed ex senatore: «Quello che dagli ormai lon-tani anni 80 ha cercato di essere il Partito della rifor-ma del sistema politico non si è praticamente accorto che negli ultimi due anni si è aperta una stagione di riforma costituzionale e istituzionale.

Non siamo stati quelli del referendum Segni (in realtà Segni-Pannella) e dell’uni-nominale? Non abbiamo tenuto a battesimo il Mat-tarellum?

Non proponemmo a metà degli anni 90 la triade pre-sidenzialismo-uninomina-le-federalismo, tentando di convincere Silvio Berlu-sconi e Umberto Bossi?

E nel 2011-2012 non ab-biamo cominciato noi l’at-tacco al Porcellum ripropo-nendo con Pannella, Pietro Ichino, Mario Baldassarri la Lega per l’uninominale?

Il silenzio su tutto questo è ora assordante. Ben ven-gano i Radicali per il sì e quelli per il no, benvengano i Radicali del «sì però» (il mio ad esempio è ancora un sì esitante e incerto a fronte di un però grande come una casa perché queste riforme sono brutte assai e, se ap-provate, dovranno essere rapidamente modificate e corrette). Ben vengano il di-

battito, il confronto, perfino la divisione: sempre meglio dell’assenza, del silenzio, dell’indifferenza».

Concorda Magi: «L’Ita-lia sta sperimentando un fenomeno nuovo, il ren-zismo, che ha rivoluzionato il quadro della sinistra e fortemente modificato non i vizi strutturali e la cultu-ra ma certamente l’assetto e gli equilibri della politica e quindi della partitocrazia.

È singolare che su Renzi e le novità che ha introdotto nella politica italiana come sulla sua controversa politi-ca riformista, siano comple-tamente mancati riflessione e dibattito da offrire a noi stessi e al paese.

Il Partito radicale, che è stato a lungo in solita-rio il Partito della riforma del sistema politico e delle istituzioni e ha sempre fatto di questo il terreno privile-

giato della ricerca di una alternativa de-mocratica al conser-vatorismo della par-titocrazia, proprio questa volta è stato silenzioso e assente mentre aveva tutti i titoli per chiamare a raccolta le energie radicali e aggregare energie intellettua-li nelle università e nella stessa informa-zione».

Due approcci alla poli-tica, quello di Riccardo Magi (e dei suoi suppor-ter) e quello di Turco (e dei suoi seguaci) assai lontani tra loro. Il redde rationem si avvicina senza più padri nobili. Solo testimonianza o anche rischiare di sporcarsi le mani? Meglio al di sopra delle parti o contribuire a fare vincere Sala? Meglio l’elitarismo o il proseliti-smo? L’appuntamento per il dopo-Pannella sarà (forse) a settembre.

Twitter: @cavalent© Riproduzione riservata

Riccardo Magi

, ex- to un’eredità politica trop- conta opp

Si sta andando verso una situa-zione ingarbugliata, che potreb-

be sfociare in due congressi e quindi in un’insanabile spaccatura tra i radicali, per altro abituati ai litigi,

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come Gianfranco Spadaccia, ex segretario ed ex senatore

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Il redde rationem si avvicina senza più padri nobili. Solo testi-

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al di sopra delle parti o contribui-re a fare vincere Sala?

Meglio l’elitarismo o il proseliti-smo? L’appuntamento per il dopo-Pannella sarà (forse) a settembre

Marco Pannella

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8 Mercoledì 13 Luglio 2016 P R I M O P I A N OUn tempo non si dava pace e andava alla ricerca di parlamentari fuggiti per rafforzare Fi

Il Cav snobba i figliol prodighiOra accoglie svogliatamente persino Schifani a Arcore

DI CESARE MAFFI

La presenza di Renato Schifani ad Arcore ha sollevato interro-gativi sugli sposta-

menti verso Silvio Berlu-sconi da parte di centristi oggi schierati a sostegno di Matteo Renzi.

Quale che sia il prossimo o remoto destino dell’ex presidente del Senato e at-tuale capogruppo di Area popolare a palazzo Mada-ma, pare accertato che in queste settimane il Cav non intenda favorire approdi di dissidenti governativi alle proprie sponde.

Siamo, dunque, ben distanti dai comporta-menti tenuti da Berlusconi quand’era alla ricerca di parlamentari disponibi-li a togliere il sostegno al secondo governo Prodi di centro-sinistra oppure si affannava per recuperare i deputati e senatori che avevano levato l’appoggio al suo ultimo gabinetto, il Berlusconi IV, ma che po-tevano ritornare alla casa madre.

L’atteggiamento del Ca-valiere, in questa legislatura, è apparso normalmente ispi-rato al principio di lasciar andare i «traditori», di non correre loro dietro, di non cercare adepti fuori del pro-prio orto.

Questo, indipendentemen-te dalle relazioni personali,

in qualche caso (leggasi De-nis Verdini) molto forti. Se poi qualcuno tornava, bene: ma senza uccidere vitelli, né grassi né macilenti.

Va detto che Berlusco-ni ha sempre avuto diffi-coltà nel togliere posti, leva-re incarichi, allontanare da poltrone da lui stesso fatte

occupare. Quando proprio è costret-

to a ridimensionare qualcu-no, cerca di compensarlo con un altro incarico, anche se spesso pomposo di nome e inconsistente di potere. La recente e ben pubblicizzata estromissione di Maria Ro-

saria Rossi, invece, costi-tuisce un’eccezione, essen-dosi risolta in una brusca cacciata.

L’obiettivo che il Cav sembra si sia posto, pri-ma ancora di affrontare l’operazione chirurgica, è di rifare dalle fondamenta Forza Italia.

Il suo desiderio, in altre occasioni espresso ma mai attuato, sarebbe quindi di togliersi dai piedi molti, ma proprio molti, fra coloro che ricoprono cariche nell’attua-le partito.

Ecco, però, che scatta l’opposta volontà: tranquil-

lizzare tutti. Tante volte, in passato,

ha prontamente azzerato le voci di epurazioni con-fermando la fiducia a co-ordinatori, parlamentari, dirigenti di partito.

Anche ora non mancherà di far capire ai parlamen-tari rimasti nei suoi gruppi che troveranno tutti sicura riconferma: intanto, non procederà nemmeno a po-tare rami secchi del movi-mento.

Chi, come non po-chi esponenti del Ncd e dell’Udc, ha messo in can-tiere una possibile ricolloca-zione del centro-destra, non viene festeggiato e nemme-

no sollecitato. Anzi: c’è come il desiderio

di rinviare il discorso. Se, infatti, l’intendimento è di rifare da zero Forza Italia (sarebbe la terza volta), il Cav ha bisogno di mani li-bere, di non promettere, di cercare nuovi nomi.

Vorrebbe evitare d’invi-schiarsi, ancora una volta, con i professionisti della politica. Saranno verosi-milmente l’incontro con la realtà e lo scontro con le dif-ficoltà oggettive e concrete a bloccare il sogno (oggi non si potrebbe definirlo diver-samente) di una formazione politica tutta nuova.

© Riproduzione riservata

DI MAICOL MERCURIALI

A veder sfilare 47 carri fune-bri uno dietro l’altro, so-prattutto di questi tempi dove violenze e attentati

dilagano in tutto il mondo, verreb-be da pensare all’ennesima strage. Per fortuna, però, quello che è suc-cesso a Pianella, comune abruzze-se di ottomila anime in provincia di Pescara, era solo una protesta contro il sindaco di Forza Italia che ha privatizzato la gestione dei tre cimiteri comunali.

Un project financing per re-cuperare le strutture in cambio della gestione del servizio fune-bre, affidato a una società moli-sana, che ha scatenato le proteste nel piccolo centro abruzzese. Il motivo? Secondo gli operatori del settore, consiglieri d’opposizione e pure la Cgil ci sarebbe un aumento vertiginoso dei costi per i cittadi-ni: insomma, il fenomeno del caro estinto all’ennesima potenza.

Ma per il sindaco Sandro Mari-nelli, tra l’altro promotore assie-

me ai consiglieri regionali azzurri Lorenzo Sospiri e Mauro Feb-bo del progetto di legge «Impresa Abruzzo: competitività, sviluppo, territorio», non c’era alternativa.

«Il Comune non aveva i mez-zi per continuare a gestire i cimiteri, da almeno un decennio nel degrado e fuori legge», ha così spiegato al quotidiano Il Centro il motivo della privatizzazione. «La carenza di personale e di risorse non consentiva un’adeguata ge-stione, tanto che si sono purtrop-po registrati più volte episodi di vandalismo e di inciviltà. Non c’è nessun pagamento ulteriore richiesto ai cittadini, ma solo un diverso soggetto che esegue la pre-stazione».

Eppure è proprio su questo tema che è esplosa la protesta. Come racconta il quotidiano abruz-zese ora per far entrare la salma nel campo santo occorre pagare 100 euro più Iva, per la tumula-zione si deve sborsare da 100 a 250 euro a seconda della fila; mentre per riporre la bara dentro il loculo

c’è una tariffa da 300 euro a cui ne vanno aggiunti 200 in più se il feretro è da sollevare oltre la terza fila. Per montare gli arredi c’è un gettone da 300 euro da corrispon-dere... Ma per i residenti a Pia-nella è garantito uno sconto del 4 per cento.

« N o n s o n o nemmeno pre-viste riduzioni di tariffe per i meno abbien-ti – fa notare il s indacato de i pensionati della Cgil - Ci appel-liamo al sindaco affinché assuma l’impegno a rive-dere le tariffe».

La sfilata dei carri funebri, a cui ha preso parte anche la banda cittadina, è stata promossa dalla Federcofit (Federazione Comparto Funerario

Italiano).«Ci ritroviamo, in questo mo-

mento, di fronte ad una situazio-ne paradossale che vede il Comune di Pianella privatizzare il proprio

cimitero con l’inaspettato risultato di p e g g i o r a r e le condizioni in termini di trasparenza, economicità e funziona-lità», è l’opi-nione della Fe d e r c o f i t . «Si è creato u n r e g i m e di monopolio delle vendi-te di articoli c i m i t e r i a l i demandando l ’ e s c l u s i v a alla società

appaltante, e da qui l’ira funesta degli operatori funebri».

© Riproduzione riservata

CARO ESTINTO, PER L’AZZURRO SANDRO MARINELLI NON C’ERA ALTERNATIVA: «IL COMUNE NON HA LE RISORSE»

Carri funebri in corteo contro il sindacoSingolare protesta in Abruzzo dopo la privatizzazione dei cimiteri

Renato Schifani

La Raggi al bambino che ha fi lmato i topi: «Mi rac-comando la differenziata». I sorci vanno smaltiti nell’umido.

* * *

Una donna a capo del governo inglese dopo la Thatcher. E neanche uno straccio di sciopero da reprimere.

* * *

Nel nuovo organigramma della sala stampa vaticana uno dell’Opus Dei e una neocatecumenale. Manca solo l’In-quisizione.

* * *

Michigan, sparatoria con tre morti in un tribunale. Va bene che in America la giustizia è veloce, ma così si esagera.

GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND

Sandro Marinelli

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10 Mercoledì 13 Luglio 2016 P R I M O P I A N ONelle missioni all’estero con un partito destrutturato che tira da una parte e dall’altra

Di Maio, dilettante allo sbaraglioFallimento con le cancellerie, successo col pubblico

DI MARCO BERTONCINI

La manovra avviata qualche mese addie-tro da Luigi Di Maio (ovviamente col be-

nestare o, per meglio dire, l’impulso, della premiata ditta Grillo & Casaleggio) per l’accreditamento conti-nentale ha avuto una tappa con le giornate israeliane.

Finora l’esito complessivo pare semplice: totale dilet-tantismo.

È ovvio che personaggi che fi no a tre anni fa po-tevano ignorare l’esistenza della camera o dei ministeri siano spaesati, privi di espe-rienza, sprovveduti. Inoltre, mentre chi d’improvviso de-cidesse di darsi alla politica nel Pd o in Fratelli d’Italia o nella Lega o in Sel si trove-rebbe in una formazione con una pluriennale esperienza, un programma consolidato, un comune sentire interno al partito, chi entra nell’univer-so pentastellato va nel regno dell’uno vale uno.

Ciascuno la pensa a suo modo. Si è visto nel viaggio in Israele e nella mancata visita a Gaza, con Di Maio intento a pontifica-re in termini di planetaria

superiorità per risolvere la crisi israelo-palestinese e il collega Manlio Di Stefano improvvisato portavoce di Hamas. Dichiarazioni, ini-ziative, proposte non han-

no nulla da invidiare ad al-trettanti gesti e sparate del ben noto senatore Antonio Razzi.

Chiamato a rispondere a incuriositi ambasciatori dell’Ue, nello scorso marzo il solito Di Maio aveva smor-zato precedenti posizioni

pentastellate di rottura, per trovare riconoscimento come un politico realistico, ma aveva immediatamente rivelato i propri limiti rife-rendo all’esterno quel che

avrebbe dovuto tacere, dopo aver parlato nell’incontro riservato.

Una topica giovanile? An-che, ma la conferma delle insufficienze di chi è innal-zato a un ruolo per il quale è digiuno di preparazione. Pure i giri per l’Europa sono

parsi più escursioni turisti-che che produttivi incontri.

L’unico effetto è stato d’immagine: far appari-re i cinque stelle come un gruppo di politici pronti a governare. L’immagine, in-vero, è indirizzata ben più agli elettori nostrani che non alle cancellerie e alla stampa estera.

L’operazione, insomma, ammicca a chi potrebbe votare M5s: guardate che, come siamo capaci di am-ministrare grandi comuni come Torino e Roma, così

potremo guidare i ministe-ri e anche i rapporti con l’estero. È però vero che non poche esperienze di politici e amministratori di casa no-stra, appartenenti ai partiti tradizionali, sono state così negative da far ritenere che i pentastellati non potreb-bero far peggio.

Al massimo, combinereb-bero gli stessi guai. È una riflessione che probabil-mente compiono in numero sempre più esteso i cittadini dall’antipolitica.

© Riproduzione riservata

DI FILIPPO MERLI

È la storia del doppio incari-co. «Un dibattito lunare», secondo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,

che ha risposto così a chi, all’inter-no del Pd, come Massimo D’Alema, l’ha invitato a lasciare la segreteria del partito per dedicarsi esclusiva-mente all’attività di governo. Una simile richiesta è stata avanzata al numero due del Nazareno, il vicese-gretario Debora Serracchiani. La minoranza dem del Friuli Venezia Giulia, di cui Serracchiani è gover-natore, l’ha messa di fronte a una scelta: Roma o Trieste. Il partito o la regione.

Il Pd del Friuli, dopo la scon-fitta alle recenti amministrative, che hanno visto i democratici per-dere due centri cruciali come Trie-ste e Pordenone, è stato scosso dalle dimissioni del segretario del partito triestino, Nerio Nesladek. Il quale, preso atto della batosta elettorale, ha deciso di farsi da parte.

«Le dimissioni sono state ac-cettate dall’assemblea provinciale del Pd», ha spiegato Nesladek in una nota pubblicata dal Piccolo, «che ha anche approvato un documento all’interno del quale, partendo da un’analisi e da una presa di consa-pevolezza del risultato delle recenti elezioni amministrative, si chiede un

cambio di passo al partito provincia-le diretto a un maggiore dialogo coi cittadini». Ora toccherà all’assem-blea del Pd trovare un sostituto che traghetterà il par-tito triestino sino al referendum costituzionale, in programma a ot-tobre.

A livello regio-nale, lo scorso lunedì, a Udine, s’è riunito il di-rettivo del Par-tito democratico friulano, in cui Serracchiani e il segretario regio-nale, Antonella Grim, sono state incalzate dalla minoranza dem sulle possibil i conseguenze della débâcle elettorale. Che, per chi sta alla sinistra del Pd, come il senatore Lodovico So-nego, è stata «una battuta d’arresto del renzismo».

La renziana Serracchiani ha replicato che «per superare la sconfi tta delle amministrative, che è una responsabilità collettiva, ser-ve un bagno d’umiltà. Per quanto

mi riguarda, cambierò l’approccio», ha detto il governatore del Friuli prima di annunciare una presenza più costante sul territorio. Sempre

secondo la minoranza dem, il rilancio del partito passa dall’immediata ri-candidatura di Serracchiani alle re-gionali del 2018. Lei, però, ha preso tempo: «Decideremo insiEme».

Come ha riportato il Gazzetti-no, l’incontro di lunedì s’è svolto in un’atmosfera tutt’altro che serena.

In particolare, il senatore France-sco Russo, sconfi tto alle primarie di Trieste dall’ex sindaco Roberto Co-solini, ha detto a Serracchiani che,

in sostanza, avrebbe dovuto scegliere tra Roma e Trieste, e che avrebbe dovuto farlo il pri-ma possibile. Anche in questo caso, però, il governatore non ha dato una risposta precisa.

Secondo alcune indiscre-zioni, dopo l’esito delle ammi-nistrative, che hanno visto il Pd soccombere al M5s in realtà importanti come Roma e Tori-no, pareva che Renzi potesse sacrifi care Serracchiani e altri attuali membri del Nazareno per costituire una nuova segre-teria politica. Per il momento, però, il governatore del Friuli ha incassato la fi ducia del suo leader.

Anche Serracchiani, come Renzi, non ha cambia-to i vertici del partito triestino dopo le elezioni, e non lo farà almeno sino al referendum

d’ottobre. Anche Serracchiani, come Renzi, è stata messa di fronte a una scelta: lasciare gli incarichi di par-tito per dedicarsi al governo. Anche Serracchiani, come Renzi, ha schi-vato il dibattito lunare. E, per ora, mantiene il doppio incarico.

© Riproduzioone riservata

LA MINORANZA DEM L’HA INVITATA A SCEGLIERE TRA IL GOVERNO DEL FRIULI E L’INCARICO NEL PD

Serracchiani deve scegliere: Trieste o Roma?Ma Renzi ha subito replicato dicendo che è un «dibattito lunare»

Debora Serracchiani

Luigi Di Maio

Vignetta di Claudio Cadei

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12 Mercoledì 13 Luglio 2016 P R I M O P I A N OIl sindaco uscente appoggia Renzi al referendum e tenta la strada del terzo mandato

Il centrodestra rivuole VeronaAsse tra Lega, Fi e Fdi per prendersi la rivincita su Tosi

DI RAFFAELE PORRISINI

A Verona le grandi manovre in vista del voto amministrativo del 2017 sono già ini-

ziate. È vero che le elezioni sono molto lontane (distano poco meno di un anno), ed è pure vero che in mezzo c’è il referendum costituziona-le, ma l’asse tra Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Ita-lia è pronto a gettare le basi di una coalizione composta anche da forze civiche con un solo obiettivo: riprendersi una città tradizionalmente di centrodestra trasformata in una roccaforte del pote-re tosiano, soprattutto dopo che un anno e mezzo fa il sindaco Flavio Tosi ha rot-to con il Carroccio arrivando ad ammiccare con il governo Renzi e ad allearsi con le forze centriste.

Qualche mese fa Silvio Berlusconi aveva antici-pato tutti, dando in pasto ai media il nome del deputato forzista Alberto Giorgetti come potenziale candida-

to sindaco. L’uscita dell’ex premier era stata però ac-colta con una certa freddez-za dalla Lega Nord, che vuole vendicarsi contro quello che ri-tiene il tradimento di Tosi piazzando un suo uomo alla guida del Comune, così da disinnescare definitivamente la diaspora del sindaco scaligero. Consape-vole dell’importanza di questa partita, Matteo Salvini nel weekend scorso si è fatto vedere alla fe-sta provinciale del-la Lega al Castello di Montorio dove, accompagnato dal fedelissimo Loren-zo Fontana (euro-deputato veronese e vicesegretario fe-derale leghista) ha incontrato i militanti e ha suonato la carica in vista del 2017.

In u’intervista al Cor-riere di Verona il Capita-

no padano ha bocciato il mo-dello Parisi sperimentato a Milano («ci abbiamo provato

come Lega e ci siamo sacrifi -cati, ma tenere dentro nella coalizione tutto e il contra-rio di tutto non paga») chie-dendo quindi di tenere alla

larga Alfano&co dalla coali-zione, quindi ha annunciato di voler spingere ancora di

più su temi come immi-grazione e sicurezza e di voler puntare sul model-lo di buongoverno veneto firmato Luca Zaia.

Nel frattempo all’in-terno del centrodestra veronese è partito il to-tonomi. Se il berlusco-niano Giorgetti, tirato in ballo direttamente dal suo leader, tira il freno e spiega che prima occor-re pensare al referen-dum costituzionale, nel Carroccio si pensa a un esponente di primo pia-no come il senatore ed ex assessore Paolo Tosato, seguito dall’assessore regionale alla Sanità, l’ex tosiano Luca Co-letto, e dal presidente del consiglio comunale Luca Zanotto. A scalpi-

tare c’è anche l’associazione Battiti, fondata da 5 ex as-sessori della prima giunta Tosi (perlopiù ex Fi ed ex An), ai quali non dispiace-

rebbe puntare sull’ex as-sessore allo sport Federico Sboarina. Nei giorni scorsi l’Arena, quotidiano verone-se, aveva fatto il nome an-che dell’imprenditore nel settore della comunicazio-ne Marco Benatti, il qua-le però ha subito negato un suo coinvolgimento.

Nel frattempo, si muo-ve anche il fronte tosiano. Fabio Venturi, braccio de-stro del sindaco e potente presidente della munici-palizzata Agsm, fa sapere dalle colonne de l’Arena che Tosi potrebbe tentare di ot-tenere il terzo mandato.

E chissà che - pensano i detrattori del primo cittadi-no scaligero - l’appoggio del sindaco di Verona al refe-rendum costituzionale non serva anche a ingraziarsi Matteo Renzi per ottenere questa deroga.

Di sicuro, la consultazio-ne di autunno segnerà uno spartiacque: chi vota sì, non potrà stare nel centrode-stra.

© Riproduzione riservata

Alberto Giorgetti

DI GIANFRANCO MORRA

L’enorme fortezza si innalza a 400 metri sul mare e do-mina la valle della «cerulea Dora», come Gozzano chia-

mava la Baltea. Era stata costruita per difendere l’accesso alla pianura piemontese per chi vi scendeva dal Gran S. Bernardo (Napo-leone vi fu bloccato per 13 giorni). Riedificata dai Savoia all’inizio dell’Otto-cento, divenne più tardi carcere, ebbe ospiti illustri, come Cavour. Oggi non appartiene più a Marte, ma alle Muse. Con i suoi molti edifici costruiti l’uno sull’al-tro, in parte già restaurati e modernizzati, è divenuta una suggestiva sede per le attività culturali. Ha fat-to conoscere a migliaia di turisti il suggestivo borgo di Bard, che conta 121 abi-tanti.

Quest’anno per celebra-re la sua decima stagione ospita una mostra che chiamare stra-ordinaria non è suffi ciente. È originale e unica, dedicata ad uno dei più grandi pittori del Novecento: «Marc Chagall. La vie» (sino al 13 novembre, ore 10-18, dal 25.7 al 4.9 anche il lunedì). Nume-rose le opere, 265 tra dipinti, acquerelli, litografi e, ceramiche, tappezzerie. Ma una di esse vale tutta la mostra. Non solo perché non era mai stata esposta in Italia, ma perché, nella sua sugge-stiva perfezione, è una sintesi di tutta

la pittura di Chagall, della sua vita, come appunto si intitola (La vie).

Un olio su tela gigantesco, di tut-ti i suoi il più grande: tre metri per quattro. Lo dipinse nel 1964 e venne acquistato da uno dei più grandi gal-leristi del Novecento, Aimé Maeght, che a S. Paul de Vence ha creato una Fondazione e un Museo di pittori del Novecento (soprattutto Miró), dove

appunto si trova il quadro di Chagall. Egli stesso, in un libro del 1931, tradot-to in francese dalla moglie e ampliato nel 1957, aveva raccontato La mia vita (edito in italiano da SE, 1998).

Ma ben più convincente ed evocativa è la pittura, nella quale troviamo mescolate, senza alcuna di-visione, dato che la vita, fatta di molti tempi distinti, è tuttavia una, le sue principali esperienze: il nonno rabbi-no e la religione chassidica, gli anni

giovanili di Vitebsk, il fi danzamento con Bella e la nascita di Ida, i due esilî, quello dalla Russia sul cavallo e quello in America sul piroscafo, Parigi, tutta blu come il suo colore preferito, dove divenne un maestro, e molti temi costanti e ripetuti nei suoi quadri: cir-co, musicisti, acrobati, ballerini. Anche l’artista, con in mano la tavolozza, bal-la insieme con Vava, la sua seconda

moglie (Valentina Brodskij). E non po-tevano mancarvi i fi ori e gli animali, da sem-pre vissuti da Chagall come amici dell’uomo dentro la «terrenità edenica» della Bibbia. A Bard viene esposta l’intera serie delle in-cisioni dedicate alla Bibbia, 105 tavole da lui disegnate tra il 1931 e il 1956.

Questi momenti della vita di Cha-gall, sintetizzati nel grande olio, trovano una conferma ed una esplicazione in molte

delle opere esposte: come «Nel mio villaggio», «Place de la Concorde», «Fi-danzati su fondo blu», «Innamorati al chiaro di luna». Una effi cacissima rie-vocazione del messaggio di Marc, certo unico in quel secolo, di cui è stato tra-gico testimone e lirico narratore visivo. Nel tradurre in forme e colori (e quali!) la sua vita egli dimentica le terribili tragedie del Novecento per puntare sul messaggio della sua pittura: ciò che alla fi ne trionfa, nonostante il male, i

dolori, le violenze, le stragi, i pogrom, il lager è sempre il bene, quella vita che l’arte e l’amore hanno la forza di riconciliare e di donare agli uomini.

Una pittura priva di aggressi-vità e sensualismo, aperta al sim-bolico e al fantastico nel tentativo di innalzare l’uomo oltre i limiti della sua pesante e amara umanità. Chagall è il pittore della sublimazione della quotidianità, tutto viene trasferito in un «oltre» e in un «sempre»: il pittore, che riceve dall’alto l’ispirazione, le cose sottratte alla contingenza, il fruitore dell’opera d’arte, trasportato insieme con essa in un «altro» mondo. Perché «Il tempo è un fi ume senza rive», come intitolò un famosissimo quadro del 1939 (ora al Moma di New York): im-merse nel blu emergono le «cifre» della vita, la pendola, gli amanti, la barca, un grosso pesce volante, dal quale esce un braccio che suona il violino.

Il linguaggio di Chagall, mai predicato o gridato, ma sempre dol-cemente alluso, sa unire forza e de-licatezza. Egli fece i disegni per una raccolta di Luis Aragon, uno dei poeti del surrealismo, corrente dalla quale tuttavia il pittore si sentiva lontano. Il titolo di questa raccolta del 1976, «Co-lui che sa dire le cose senza dire nulla» (Celui qui dit le choses sans rien dire), coglie pienamente la tecnica pittorica di Chagall: semplicità e stupore, non parlare, ma lasciar parlare. Scriveva Aragon su Chagall: «Amo le sue pittu-re, così luminose, i rosa leggeri, i verdi acuti, i blu trasparenti. Personaggi ed eventi sfuggono alla legge della pesan-tezza».

© Riproduzione riservata

CON I SUOI ROSA LEGGERI, I VERDI ACUTI, I BLU TRASPARENTI SFUGGE ALLA LEGGE DELLA GRAVITÀ

Esposto per la prima volta in Italia, nel suggestivo forte di Bard, in Val d’Aosta, il più grande quadro a olio del pittore Marc Chagall

Marc Chagall, «La vie»

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13Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 13 LugliP R I M O P I A N OUn mutu proprio di Papa Francesco ha tolto altre competenze i nanziarie al prelato australiano

Ridotto il potere al card. PellIl patrimonio immobiliare è ora di competenza dell’Apsa

DI ANTONINO D’ANNA

Ancora meno potere per George Pell, il cardi-nale australiano pre-fetto della Segreteria

per l’Economia che il 4 luglio scorso si è visto togliere altre competenze in base ad un motu proprio promulgato da Papa Francesco. Si chiama I beni temporali, e separa: «in maniera netta e inequivocabi-le la gestione diretta del patri-monio dal controllo e vigilanza sull’attività di gestione», resti-tuendo quindi la gestione del patrimonio immobiliare della Santa Sede all’Apsa, Ammi-nistrazione Patrimonio Sede Apostolica, struttura presie-duta dal cardinale Domeni-co Calcagno attualmente indagato per malversazione a Savona. L’Apsa è la vera ban-ca centrale del Vaticano, e ha il compito di far fruttare le co-spicue proprietà immobiliari della Santa Sede; si è quindi riappropriata di quello che po-tremmo defi nire suo core busi-ness, lasciando al dicastero di Pell il controllo e la vigilanza su quello che essa fa.

E che non compete a Pell, il quale si vede quindi togliere un altro potere dopo lo scivolone (nella scorsa prima-vera) del contratto di auditing interno al Vaticano con Price-WaterhouseCoopers sospeso dalla Segreteria di Stato e da essa rinegoziato.

A dirla tutta, l’Apsa si era vista togliere (con un certo disappunto, si dice Oltreteve-re, della Segreteria di Stato) le competenze di cui stiamo

parlando nel febbraio 2015, quando il nuovo Statuto del-la Segreteria per l’economia era stato approvato da Jor-ge Mario Bergoglio ad expe-rimentum, e cioè in prova. Evidentemente la prova non è andata bene, se un anno e mezzo dopo le cose sono tor-nate al loro posto: anzi, Oltre-tevere c’è chi racconta che in fondo Calcagno sarebbe stato ottimista sul fatto che questo momento sarebbe venuto.

Più discreto di Pell, fi -nito al centro di inchieste giornalistiche nel suo Paese nonché interrogato dalla Ro-yal Commission australiana che indaga sugli abusi ses-suali dei preti pedofili (ma non è indagato), Calcagno è un bertoniano arrivato nel 2011 alla gestione dell’Apsa sotto il predecessore dell’at-tuale Segretario di Stato Pietro Parolin, Tarcisio Bertone.

Classe 1943, appassiona-to di armi e ottimo cuoco, il cardinale ha saputo at-traversare due pontificati restando saldamente al ti-mone della banca centrale (quella vera, non l’Istituto per le opere di religione meglio noto come Ior) tra due Papati completamente differenti tra loro. Per il mo-mento ha anch’egli con qual-che problema con la Procura della Repubblica di Savona, come abbiamo detto; ma può smorzare eventuali amarez-ze alla tenuta San Giuseppe (22 ettari sulla Laurentina) descritta nel libro Avarizia di Emiliano Fittipaldi, che

monsignor Calcagno ha eletto a suo buen retiro.

Interessante la chiusa del motu proprio: «Per l’at-tuazione di quanto sopra sta-

bilito, confi do nella reciproca collaborazione dei Superiori dei due Dicasteri interessa-ti. Eventuali questioni che dovessero sorgere saranno

sottoposte alle decisioni di un mio Delegato, affiancato da collaboratori». Uno: «State buoni, se potete», Santità?

© Riproduzione riservata

DI GAETANO COSTA

È il mago dei bandi. «Non esageriamo. Semplice-mente, analizziamo tutte le comunicazioni che arri-

vano dal governo e dalla regione e cerchiamo di cogliere le oppor-tunità migliori», dice a ItaliaOggi il sindaco Primo Magli. Colui che, grazie ai bandi regionali, nazionali ed europei, ha ottenuto circa 4 mi-lioni di euro di finanziamenti per il suo comune.

Magli è il primo cittadino di Bagnatica, un paese di 4mila abi-tanti in provincia di Bergamo che detiene una sorta di record: dopo il capoluogo, è il comune che riceve più fondi dal governo. Un primato non solo locale, ma anche naziona-le. L’amministrazione di Bagnati-ca, infatti, è stata selezionata per realizzare una delle 52 scuole in-novative previste dalla legge sulla Buona scuola varata dall’esecutivo

di Matteo Renzi, unico caso nella provincia di Bergamo e quarto in tutta la Lombardia.

Magli, di mestiere, fa il com-mercialista. Nel 2009 è stato eletto sindaco di Bagnatica con una lista civica e ora è nel pieno del secondo mandato. Per ottene-re i fi nanziamenti, tutto è iniziato dalla scuola del paese. «Alla fi ne del 2010, per metterla in sicurez-za, abbiamo concorso a vari bandi presentando i nostri progetti, sino ad arrivare a un primo contributo di 752mila euro per le Scuole sicure del governo», spiega Magli.

«Poi, per la tipologia del pro-getto e dei costi, abbiamo preso altri 358mila euro». Qui arriviamo alla selezione di Bagnatica per Scuo-le innovative, che dovrebbe portare nelle casse municipali 2 milioni e 751mila euro «che ci portano a circa 4 milioni di euro incassati nel mon-do della scuola. Quando i progetti sono validi e sono condivisi», pro-

segue il sindaco Magli, «hanno una visione prospettica e non sono esclu-sivamente legati al momento».

Gran parte delle amministra-zioni locali, in Italia, dice di esse-re in gravi diffi coltà, di non avere soldi e di essere tartassata dai tagli del governo. Il comune di Bagnati-ca, invece, ha chiuso il bilancio del 2015 con un avanzo di un milione e 600mila euro. Signifi ca che, nono-stante le scarse risorse provenienti dallo Stato, con una gestione ocu-lata è ancora possibile abbassare le tasse e abolire la Tasi, come ha fatto la giunta Magli. «Sì, è possi-bile. La nostra fi losofi a è semplice: se si paga tutti, si paga meno. Per questo, abbiamo impostato un’atti-vità d’accertamento prima sull’Ici e poi sull’Imu, oltre che sull’eva-sione della tassa sui rifi uti. Grazie a quest’operazione sono arrivate risorse importanti».

Nel 2012, il comune di Ba-gnatica era finito sulle prime

pagine dei giornali per un taglio, imposto dal ministero, di 500mila euro derivanti dalla compensazio-ne del gettito Imu. «Eravamo stati anche su Report», ricorda Magli. «All’epoca avevamo fatto una se-rie di ricorsi col ministero e, alla fi ne, ci era stato riconosciuto che i nostri incassi erano legati agli ac-certamenti. Questo ci ha consenti-to di avere entrate dallo Stato che premiano una politica mirata alla razionalizzazione della fi nanza e all’accertamento».

«Sono stato eletto con una civica, non ho appoggi politici», sottolinea Magli. «Ciò signifi ca che, per fortuna, c’è ancora una valuta-zione meritocratica, almeno sulla parte progettuale. Poi, ovviamente, da qui a realizzare concretamente qualcosa c’è ancora molto lavoro da fare». Intanto, il mago dei bandi e i cittadini di Bagnatica si godono il loro record.

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IL SINDACO DEL COMUNE DI BAGNATICA HA INTERCETTATO 4 MLN DI EURO DI FINANZIAMENTI DAL GOVERNO

Nel bergamasco c’è un mago che acchiappa i fondi pubblici

Eletto con una lista civica, fa il commercialista e tiene gli occhi aperti

DI ANDREA GIACOBINO

Il mattone non regala grandi soddisfa-zioni a Miriam Bartolini meglio nota come Veronica Lario, ex moglie di Sil-vio Berlusconi, che però riesce ancora

a farsi fi nanziare dalle banche. La sua Il Pog-gio srl, infatti, che ha un patrimonio di immobili in carico per oltre 46 mi-lioni di euro, ha chiuso il bilancio 2015 in perdita per oltre 1,3 milioni di euro, medesimo passi-vo dell’esercizio prece-dente. Qualche giorno fa l’assemblea guidata dall’amministratore unico Monica Maria Limonta ha deciso di rinviare a nuovo il di-savanzo: peraltro nel corso d’esercizio è sta-ta iscritta in bilancio un’apposita riserva in conto copertura perdite di 3,2 milioni mediante corrispondente rinuncia parziale del socio al proprio fi nanziamento infruttifero.

Stabile il fatturato da affi tti a circa 2,9 milioni. La perdita si deve, spiega la Limonta, al fatto che «non abbiamo trova-

to nuovi inquilini che potessero in qualche modo limitare il danno dovuto alla perdita dell’unico inquilino che occupava l’intero Pa-lazzo Borromini in Segrate».

Oltre a Palazzo Borromini in carico a 7,6 milioni, l’asset immobiliare più impor-tante è il Palazzo Canova, sito a Milano 2

all’interno del comples-so immobiliare denomi-nato denominato Cen-tro direzionale Milano 2, e in carico a 33,9 mi-lioni e fu comprato dalla Lario nel 2009 grazie a un mutuo di 34 milioni concesso dalla Banca Popolare di Sondrio. Il Poggio ha anche un al-tro mutuo di 4 milioni erogato dalla Bcc di Ca-rate Brianza e destina-to a far fronte alle spese di ristrutturazione di Palazzo Canova. Nel patrimonio immobilia-re della ex fi rst lady ci sono anche tre apparta-menti (uno a Olbia, uno

a Bologna e uno a Londra), tre immobili a uso uffi cio siti fra Milano e Segrate e 55 posti auto sottostanti al comune di Segrate, oltre all’americana Orchidea Realty Corp.

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CARTA CANTA

Veronica Lario continua a perderecon gli investimenti nel mattone

Veronica Lario

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Page 14: €¦ · Galli-Stroppa a pag. 34 Nuova serie - Anno 25 - Numero 166 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Mercoled 13 Luglio 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia €

14 Mercoledì 13 Luglio 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Il piano di rinnovamento del comune e di JCDecaux è contestato: già raccolte 40 mila i rme

Parigi rottama i chioschi libertyEntro il 2018 sostituiti da edicole tecnologiche multiservizi

da ParigiGIUSEPPE CORSENTINO

Si potrebbe parafrasa-re la famosa battuta di Roberto Benigni-Johnny Stecchino

(«A Palermo, per favore, non toccate le banane!») e france-sizzarla così: «A Parigi, per favore non toccate le edicole dei giornali!».

Sì, proprio quelle edicole eleganti, in stile art-decò, con fregi e disegni fl oreali, dise-gnate alla fi ne dell’Ottocento dall’architetto Gabriel Da-vioud che fu anche assisten-te del barone Haussmann, il grande urbanista della Parigi fin-de-siécle, e che trovi in ogni angolo di strada con le loro vetrinette pubblicitarie e tutto un contorno di banchetti ed espositori improvvisati per mettere in mostra riviste, libri, inserti speciali, guide di Parigi e, fi no a ieri, gli album con le figurine Panini della Coppa Uefa.

Non toccatele le belle edicole liberty di Parigi perché «le kiosque est un ele-ment incontournable, un lieu de vie cher au citoyens», un luo-go caro alla vita dei cittadini, come diceva Jean-Claude Decaux, il geniale inventore dell’affichage, la pubblicità esterna, appena scomparso (si veda ItaliaOggi del 28 maggio) che ha creato un impero da 3,2 miliardi di euro (con uffi ci e fi -liali in 55 paesi del mondo).

Jean-Claude Decaux amava quelle edicole al punto che nel 2010 aveva deciso di comprar-

sele tutte, 400 solo a Parigi, 780 in tutta la Francia, pagan-dole una sessantina di milioni di euro al vecchio proprietario, la Presstalis, il colosso del-la distribuzione dei giornali (primo in Francia e primo in Europa per la stampa france-se) che forse non trovava più conveniente un business da 26 milioni di euro, soggetto tra l’altro a tutte le complicazioni burocratiche delle concessioni comunali.

Per paradosso, è proprio una società del gruppo JC-Decaux che gestisce le edicole, la Média Kiosk, che ha deciso di smantellare le vecchie edi-cole parigine e di sostituirle, man mano, con strutture com-pletamente nuove, più grandi, più luminose, con l’aria con-dizionata, le prese elettriche per far ricaricare i telefonini ai clienti e video interattivi per consultare la planime-tria del quartiere e trovare i

negozi più vicini, gli uffi ci comunali, gli ambulatori sa-nitari, le strutture sportive e un’app (si chiama Zeens ed è stata sviluppata da Presstalis, il distri-butore di giornali) che permette di sfogliare tut-te, proprio tutte, le riviste in circolazione in quel momento e di trovare l’edicola più vicina dove acquistarle nel caso in cui quella in cui vi trovate ne fosse sprovvista.

Diciamo pure che le edi-cole haussmaniane lasce-ranno il posto, da qui al 2018, alle edicole 2.0 proget-tate da una designer di gran nome come Matali Crasset, una che si è formata nello stu-dio dell’architetto italiano De-nis Santachiara e in quello dell’archistar Philip Starck e ha disegnato mobili e arredi anche per Ikea e oggetti da cu-

cina per Alessi.

Quando i dirigenti di Média Kiosk le hanno mo-strato i disegni e i rendering delle nuove edicole, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, è ri-masta talmente entusiasta che ha dato immediatamente il via libera al rinnovo della conces-sione, in scadenza nel 2016, per altri 15 anni. In cambio proprio di questo renouvelle-ment radicale.

Ma facendo imbestialire quei parigini per i quali l’edicola è un lieu de vie ed è inaccettabile che un posto così romantico diventi, come hanno

scritto in una petizione, che ha raccolto, pensate, 40 mila fi r-me, des bennes à encombrantes, cassoni per il materiale di scar-to dei cantieri, o des containers appoggiati sui marciapiedi.

La rivolta dei difenso-ri dei kiosque, come accade sempre qui in Francia, non si placherà tanto facilmente. A meno che il comune e l’ar-chitetto Crasset non facciano qualche concessione stilistica. La Hidalgo, per dire, è dovuta andare in tv (a iTélé e a Eu-rope1) per spiegare che molte delle belle edicole liberty che arricchiscono il panorama ur-bano della città sono, in realtà, copie in plastica e alluminio, fatte negli anni 80, e quindi il loro smantellamento non sarà una perdita per la storia dell’arte. L’architetto Crasset, dal canto suo, ha promesso des modification à la marge del progetto, qualche modifi ca marginale al progetto.

Naturalmente l’oppo-sizione repubblicana in comune soffia sul fuoco. Il consigliere Jean-Baptiste de Froment, laurea all’Ecole Normale, professore di filo-sofia all’università di Paris-Nanterre ha assicurato i 40 mila fi rmatari che si metterà alla testa del movimento per la difesa delle edicole. Perché, a Parigi, come per le bana-ne nella Palermo di Johnny Stecchino, puoi toccare tutto, sventrare interi quartieri, ma non ti azzardare a toccare les kiosque, lieu de vie.

@pippocorsentino

DI SIMONETTA SCARANE

È grande quanto una palla da tennis ed è il più gran-de diamante grezzo mai estratto in questo secolo: si

chiama Lesedi la Rona e per dimen-sione è secondo soltanto al Cullinan che di carati ne contava 3.106,75, ma che, però, è stato scoperto oltre cento anni fa e i cui numerosi tagli brillanti sono stati incastonati nella corona della casa reale inglese.

A differenza del Cullinan, il Le-sedi la Rona, di proprietà di Lucara Diamond, non ha trovato compra-tori. È rimasto invenduto all’asta organizzata a fine giugno da So-theby’s, a Londra, dove avrebbe dovuto raggiungere la quotazione minima di 70 milioni di dollari (63 milioni di euro), secondo il respon-sabile della vendita all’incanto, par-tendo da un’offerta base d’asta di 50 milioni di dollari (45 milioni di euro). Ma l’asta, stentata, ha rac-colto un’unica offerta, di 61 milioni di dollari (55 milioni di euro) e si è fermata lì, senza raggiungere il

prezzo minimo atteso di 70 milioni di dollari (63 milio-ni di euro).

Per 63 milioni di dollari (56,9 milioni di euro) Luca-ra aveva venduto a maggio un diamante grezzo di 813 carati, il sesto più grande del mondo.

Il maxi diamante grezzo Lesedi la Rona è di pro-prietà della piccola società canadese Lucara Diamond, con sede a Toronto, che a di-spetto delle sue dimensioni è invece la numero uno del mercato per le gemme di grandi dimensioni. Lesedi la Rona è stato estratto dalla miniera africana Karowe, che Lucara possiede in Bot-swana e che è una delle più grandi produttrici di gemme di dimensioni super (112 diamanti di oltre 100 ca-rati negli ultimi 3 anni) e Lesedi La Rona è il più grande scoperto nella miniera Karowe.

L’amministratore delegato di Lu-

cara, William Lamb, ex De Beers, ha dichiarato al Wall Street Journal di ritenere che la sua azienda pesi meno dello 0,5%, circa, in fatto di produ-zione globale annua di diamanti, ma ben il 60%, invece, se si prende in considerazione quella di diamanti di

grandi dimensioni, oltre 100 carati.

In fatto di vendite dei diamanti grossi grezzi, Lamb ha spie-gato che Lucara ha deciso di percorrere una strada alternati-va che non sia quella tradizionale di offrirli ai compratori delle tre piazze più importan-ti per questo mercato: Anversa, Israele e New York.

Mettendo all’asta il diamante Lesedi, Lamb puntava ad allargare la platea degli acqui-renti attirando una nuova generazione di

clienti facoltosi provenienti da Rus-sia, Medio Oriente e Cina disposti a pagare di più per il prestigio di possedere un diamante raro, che potrebbe essere un’alternativa agli investimenti in oro.

© Riproduzione riservata

INVENDUTO ALL’ASTA DI SOTHEBY’S A LONDRA DOVE SONO STATI OFFERTI 55 MLN DI EURO (61 MLN DI DOLLARI

Diamante di 1.109 carati grosso come una palla da tennis

Il diamante grezzo Lesedi la Rona, di 1.109 carati, è il più grande mai scoperto in questo secolo ed è stato estratto dalla miniera africana di Lucara in Botswana

gliare tut-riviste in

cina per Alessi.

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A sinistra,un chiosco liberty a Parigi. A destra,le nuove edicole 2.0 progettate da Matali Crasset

Matali Crasset

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15Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 13 LugliP R I M O P I A N O

Roma invasa dai topi, Virginia Raggi: «Ripuliremo tutto. Come abbiamo fatto coi nostri iscritti».

Filippo Merli

Il rapporto fisco-cittadino. Ricorda il rapporto Casaleggio-grillino.

Claudio Cadei

Renzi è bravo. Ma perché conta balle?

Dall’intervista di Matteo Renzi a Corriere.it: «Non decido io la data» del referendum. Costituzione. Legge sul referendum: «Il referendum è indetto su deliberazione del Consiglio dei mini-stri». Renzi: «Non ho scelto io di fare il referendum, è previsto dalla Costituzione». Solo se c’è la richiesta di un quinto dei membri di una Camera: Renzi non solo ha promosso le firme dei parlamentari di maggioranza, ma ha voluto anche la raccolta di firme fra i cittadini. Renzi: «Quando siamo arrivati non c’era una legge elettorale, era stata cancellata dalla Corte costituzio-nale». Così cancellata che è tuttora in vigore per il Senato.

Cesare Maffi

La democrazia è ridotta a una i nzione

Ho letto e condiviso toto corde il fondo di ieri su ItaliaOggi di Pierluigi Magnaschi sulla legge elettorale: con ogni mez-zo, la casta padrona cerca di mantenere il dominio. Ormai la democrazia ha perso i valori morali con cui era nata e l’utilità politica si è ridotta a strumento di potere della più misera classe politica che mai l’Italia abbia avuto.

Claudio Occhipinti

Le solite parole, trite e ritrite

Sarò il sindaco di tutti, abbatteremo i costi della politica, il governo non deve dimenticare i cittadini, i giovani sono il fu-turo, abbasseremo le tasse, aumenteremo le pensioni, il voto è un diritto e un dovere, i populismi sono il male, siamo fuori dalla crisi. Ma «non ci fermeremo finché non avremo trovato i responsabili», frase pronunciata per l’ennesima volta da Renzi dopo il disastro ferroviario in Puglia, sta diventando di gran lunga il luogo comune più odioso della politica.

Eugenio Marino

Le vittime di Dacca non interessano alla Boldrini

Mi chiedo come mai nessun rappresentante del governo Ita-liano sia stato vicino alle 9 vittime della strage di Dacca, men-tre ben 2 donne delle istituzioni, la presidentessa Boldrini e il ministro Boschi, erano a Fermo ai funerali di Emmanuel. La risposta, purtroppo, temo di saperla: l’omicidio di Fermo è diventato un caso mediatico, è stato dipinto come il segno di un’Italia razzista incapace di accogliere i migranti e diventa, per chi intende la politica come passerella continua, il miglior modo per fare propaganda. Mala tempora currunt.

Leonardo Cifa

Regolatori, regolati e sponsor

Due sottosegretari del ministero dell’economia: Pier Paolo Baretta e Paola De Micheli; il figlio del Presidente emeri-to della Repubblica, Giulio Napolitano, ordinario di diritto amministrativo a Roma 3; il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Giuseppe Peleggi; il capo del Ter-zo Reparto Operazioni presso il Comando generale della Guardia di Finanza, generale Stefano Screpanti; e ancora Vieri Ceriani, consigliere del Mef. Un panel da re, quello che l’altro giorno si è confrontato a Roma, in dibattito, su un tema importantissimo: «Il ruolo dello Stato come rego-latore - Qualità della democrazia: efficienza, trasparenza e legalità». Il tutto, sotto l’egida dell’Ares, Associazione per il riformismo e la solidarietà, presieduta dallo stesso Baret-ta. Complimenti. Solo un dettaglio forse stonava: in calce all’invito, appariva un’inequivocabile: «Con il contributo di British American Tobacco». Che è, proprio come richiamava il titolo, un soggetto sottoposto al «ruolo dello Stato come regolatore». Sarebbe stato forse carino aggiungere: come regolatore anche dei regolati che sponsorizzano convegni pieni di regolatori...Omnia munda mundis, per carità. Però, insomma, l’eleganza è un’altra cosa.

Vittorio Valcareggi

Libero spalanca tutte le porte

«Colpo di vento, si apre il pareo: Aurora Ramazzotti comple-tamente nuda. Si vede la…». «Gambe, pancia piatta e seno da ragazzina. La De Filippi stesa sulla sabbia in spiaggia è da sbavare». «Melissa Satta, alle nozze esce il seno. Spunta la foto hard e inedita». «Dacrifilia, nuova moda sessuale estrema. Come si gode (attivi e pure passivi)». Uomini, da-temi retta: se avete paura di farvi scoprire su You Porn, la homepage del sito di Libero fa al caso vostro.

Lorenzo Nicucci

INTERVENTI

DI PAOLO SIEPI

Il mio inglese è peggio di quello di Renzi. Ciro Falanga, senatore eletto nel Pdl ora in Ala. (Monica Guerzoni). Corsera.

E chi glielo spiega ai trendy e alle loro tren-dine? Alberto Arbasino, La vita bassa. Adelphi.

Il Piemonte gesuitico unifi cò l’Italia e die-de forma orrida ma effi cacissima, persino al partito comunista. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.

Quando si rompe la molla, fi nisce a mollo anche chi non molla mai. Uva spina di Dino Basili.

Non ho parlato con mia suocera per 18 mesi. Non volevo interromperla. Ken Dodd. Gino&Michele, Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Baldini&Castoldi, 1995.

Prima regola della riparazione. Se non è rotto non lo puoi aggiustare. Arthur Bloch, Il secondo libro di Murphy. Longanesi, 1980.

Se a vent’anni avessi letto The Subterra-neans di Kerouac la mia vita sarebbe stata diversa. Calo Coccioli, Tutta la verità. Rusconi, 1995.

Il livello culturale dell’attua-le classe dirigente russa è molto basso. Forse i politici di oggi san-no portare le giacche di sartoria, forse hanno letto qualche libro, ma la sensazione è di disastrosa pochezza intellettuale. D’altra parte Lenin, il fondatore dello Stato Sovietico che peraltro non aveva fi nito la facoltà di giurisprudenza, quando arrivò al potere disse che lo Stato del proletariato vincitore doveva essere gestito da una lavapiatti. Era una metafora. Purtroppo è stata presa alla lettera. Ma non direi che si tratti di una tendenza solo russa. Mi sembra un trend universale. Ad ogni modo per me c’è una differenza evidente tra Franklin Delano Roosevelt e Donald Trump. Ludmila Ulit-skaya, scrittrice russa (Chiara Mariani). Sette.

Nei Paesi arabi anche i religiosi meno fer-venti si sono lasciati sedurre dalle invettive moralizzatrici dei radicali contro la corruzione dei vecchi poteri oligarchici. Pur non appro-vandole, si diceva: qualche ragione ce l’hanno. Sono caduti nel meccanismo di vittimizzazio-ne delle componenti religiose «discriminate» e «represse». E il discorso era: dopotutto incar-nano un’etica antica di valori puri, sobri, anti-consumistici. In ogni caso, meglio non infi erire. Se dovessero vincere, potrebbero vendicarsi. Corretto con un po’ di terzomondismo, sensi di colpa postcoloniali e un residuo di inconscio cattolico, è un po’ lo stesso meccanismo che ha portato certi intellettuali occidentali all’indul-genza verso il radicalismo. Boualem Sansal, intellettuale algerino Ilvenerdì.

Conosco gli argomenti tra-dizionali contro l’ordinazione sacerdotale femminile: «Gesù Cristo era un uomo, e non ha scelto donne tra gli apostoli; il

sacerdozio non è una funzione, ma un carat-tere spirituale indelebile; l’ordine divino non permette alle donne di esercitare il ministero sacerdotale». Con rispetto, mi sembra che que-sta difesa non regga alla prova della storia, del pensiero e del cuore. Dopo il diaconato, arrive-rà il sacerdozio. Il passaggio appare inevita-bile. L’equivalenza tra uomo e donna è ormai lampante, dopo secoli di ipocrisie biologiche, culturali, sociali. Sarà probabilmente la crisi drammatica delle vocazioni a dare il colpo de-cisivo. Le mura dei difensori dell’indifendibile

stanno cedendo: già si sentono gli scricchiolii. Beppe Severgnini. Sette.

Credo di avere fatto alcune cose buone e anche ottime, che però non hanno avuto un successo clamoroso e non possono averlo per-ché l’umanità è un mare dove i movimenti av-vengono in superfi cie. Più si scende in profon-dità, più tutto sembra (ma non è) immobile. Sebastiano Vassalli, Improvvisi. Corriere della Sera editore, 2016.

Ci si domanda se le grandi persone hanno il diritto di al-levare i loro fi gli nel rispetto e nell’amore dei valori cavallere-schi che sanno che non hanno

più corso oggigiorno; se esse hanno il diritto di insegnare che Gesù ha cacciato i mercanti dal tempio, mentre nella società contempora-nea sono i mercati del tempio che trionfano e Gesù che è cacciato, deriso, perseguitato. Gabriel Matzneff, Le sabre de Didi. La tabella ronde.

Personaggio chiave nella città medievale italiana fu il mercante. Mercante, nel Medioe-vo, non signifi cava soltanto commerciante: si-gnifi cava anche imprenditore manifatturiero, eventualmente banchiere e, soprattutto, nei primi tre secoli del nuovo millennio, avven-turiero, principalmente nelle città marinare dove (come succederà poi nel caso dell’In-ghilterra del secolo sedicesimo) commercio marittimo e pirateria si confusero spesso e volentieri. Carlo Maria Cipolla, Storia fa-cile dell’economia italiana dal Medioevo ad oggi. Mondadori, 1995.

Nel bar vicino a via Toledo ci stanno sette persone. Stanno in piedi, davanti al bancone. La clientela è sempre quella: l’avvocato Avolio, un paio di colleghi suoi, qualche impiegato degli uffi ci, un turista di passaggio. Un saluto, una battuta, ‘e solite scemità. E poi, dietro al bancone, ci sta Genny, che pare ‘na pallina ‘e fl ipper tanto che si muove svelto. Andrej Longo, L’altra madre. Adelphi

Dietro un muro che era più nero della notte si sentiva uno schiamazzare d’oche e la voce mormorante e carezzevole di una donna che le adescava per dar loro il becchime. Heinrich Böll, E non disse nemmeno una parola. Monadadori.

La non-evidenza del sesso femminile ha sempre incurio-sito, sconcertato, spazientito, talvolta spaventato i maschi, se posta a confronto con l’evidenza insolente, bruta e risibile del proprio sesso, che penzola come un insaccato dal soffi tto di una norcineria. Edoardo Albinati, La scuo-la cattolica. Rizzoli.

Un corale di giovani tedeschi nei pressi del campo di Auschwitz interpretò per noi dei can-ti religiosi del sedicesimo e del diciassettesimo secolo. Le loro voci limpide si alzarono nella navata gotica. Per più di un’ora, il pubblico fu percorso da un’ondata di pietà e di tenerezza. Mai un concerto era stato, per me, così scon-volgente. La musica ci parlava di sofferenze, di sacrifi ci, di redenzione, di innumerevoli e di terribili misteri, e di questa piccola speranza di cui parlava Pèguy, «questa piccola fi glia del niente che attraversa i mondi» che ci ha aiuta-to a resistere e che ci ha fatto tornare in questi orribili posti. I nipoti dei nostri carnefi ci ci offrivano questo canto di una purezza senza eguali. Non c’è un popolo maledetto. Tanta grandezza dopo tante umiliazioni. Attraverso i secoli, la violenza e le passioni si succedono. Solo la bellezza resta e resiste a tutto. Hèlie de Saint Marc, Mèmoires. 1995.

Talvolta, ricambiare il bene ricevuto ti fa passare la voglia di averlo ricevuto. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

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16 Mercoledì 13 Luglio 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA In 25 anni (dal crollo del Muro) tutti i partiti hanno perso la metà dei loro iscritti

Anche in Germania meno tessereI partiti tedeschi sembrano dei dopolavoro per anziani

da BerlinoROBERTO GIARDINA

È una notizia double face, a seconda se la si interpreta dall’Italia o dalla Germania. Sem-

pre meno i tedeschi perdono tempo per prendere la tessera di un partito. Tutti vedono di-minuire il numero dei fedeli, da destra a sinistra. E chi per-de più di tutti, è l’Spd, i socia-listi. È ancora un partito po-polare? si chiede con una certa soddisfazione il conservatore Die Welt. Di rado, alle elezio-ni, i socialdemocratici hanno superato i cristianodemocra-tici. Anzi, quando nel 1969, dopo 36 anni, cioè dall’avven-to al potere di Hitler, Willy Brandt, un socialdemocrati-co, divenne cancelliere, l’Spd era stato battuto alle urne dalla Cdu/Csu. Willy ci riuscì grazie al cambio della guardia dell’Fdp, i liberali. Però, per tessere, quasi sempre è stato il primo partito.

Nel 2015, l’Spd ha accu-sato un calo del 3,7% rispetto

all’anno precedente, scen-dendo a 442.814 tessera-ti. Così in discesa, la Cdu passa in testa, sia pure di un’incollatura: cala del 2,9, e si ferma a 444.440 fedelis-simi. La Csu, i cristianoso-ciali della Baviera, partito fratello ma pur sempre un altro partito, resiste meglio: -l’1,5% e 144.360 tesserati. Forte calo anche per l’Fdp: -3,2 e appena 53.197 tesse-rati. «Die Bilanz aller Parte-ien ist desaströs», commen-ta Die Welt, il bilancio di tutti i partiti è disastroso, ma forse non era necessario tradurre.

Per il secondo anno con-secutivo perdono anche i Verdi, dell’1,5% scendendo a 59.418 tessere, e all’estrema sinistra Die Linke, con il 2,6% e 58.989 tesserati. È un trend inarrestabile che si registra dal 1990, cioè dalla riunifi ca-zione delle Germanie: in 25 anni, i partiti tutti insieme hanno perduto la metà della base, esattamente da 2 milio-ni e 400 mila, a un milione e

200 mila. I partiti si stanno trasformando lentamente in circoli per pochi ostinati fede-lissimi, commenta il politologo Oskar Niedermayer. Anzi, in dopolavoro per anziani. La causa, secondo lui, è il pro-gressivo aumento dell’età dei tesserati: sono in stragrande maggioranza tra i 50 e i 60 anni. Cioè appartengono alla generazione che ha votato per la prima volta quando il Muro divideva non solo Berlino, ma il mondo, e i cattivi stavano

sempre dall’altra parte.

Si militava per un’ideo-logia o un’ideale. I fi gli, o i fratelli minori, sono delusi. Si è cambiato in peggio, e non si crede più che con l’impegno si possa cambiare il mondo. Neppure l’amministrazione del proprio comune. Vinca l’uno o l’altro, la politica non cambia. Lo studio non prende in esame l’AfD, l’Al-ternative für Deutschland, il movimento populista che è in forte ascesa: i dirigen-ti sostengono che anche gli iscritti aumentano, ma si ri-

fi utano di fornire i dati. In Ita-lia, sospetto, la notizia sarebbe accolta con giubilo. Gli italiani sono stanchi dell’eccessivo po-tere dei partiti che occupano la società, spartendosi i posti dal-la Tv all’azienda del latte. In Germania, i partiti al contrario che in Italia, non sono stati di-menticati dalla Costituzione. Il loro ordinamento interno deve, o dovrebbe, essere democratico. Non c’è bisogno di scimmiotta-re gli americani e indire le pri-marie a cui votano tutti, anche

i non iscritti, perfi no chi non ha cittadinanza italiana.

Una tessera di partito non è garanzia di successo eco-nomico. Serve, caso mai, a fare carriera politica, come è logico. E in politica a Berlino non ci si arricchisce. Logicamente, me-glio non esagerare: l’Spd bloc-cò per un decennio Gerhard Schröder, preferendo perdere contro Helmut Kohl, un’ele-zione dopo l’altra. E una tesse-ra non è proprio una militanza simbolica. Ma in un canale Tv o in un’azienda municipale, per scegliere il dirigente si tie-ne conto anche di chi ha vinto alle urne, ma non si esagera. Si sceglie il numero due, inve-ce del migliore, ma non proprio un incapace totale solo perché ha una tessera. Ad esempio, a Berlino, i mezzi pubblici fun-zionano e stanno per tornare in pareggio, grazie alla capa, la signora Sigrid Nikutta, non iscritta a nessun partito, anzi neppure berlinese. Una tecni-ca super partes, e traducendo male: al di là dei partiti.

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DI ANGELICA RATTI

Il Cremlino ha dato il via alla prima privatizzazio-ne da quando Vladimir Putin è tornato al potere

nel 2012. E ha collocato sul mercato il 10,9% del capitale di Alrosa, leader mondiale dei diamanti grezzi, al prezzo di 65 rubli per azione, pari a 0,91 euro, incassando una cifra compresa fra 735 e 742 milioni di euro. All’incirca 100 milioni di euro meno delle attese.

Quella di Alrosa è la pri-ma operazione del piano di privatizzazioni messo a punto dal governo della Federazione russa per contribuire a rimet-tere in sesto i conti pubblici in crisi per la caduta dei prezzi del petrolio e le conseguen-ze delle sanzioni occidentali. Il piano, che prevede la pri-vatizzazione anche di Rgd (ferrovie), Aerofl ot, i cantieri navali Sovkcomfl ot, la banca Vtb, dovrà portare nelle casse dello stato tra 7 e 11 miliardi di euro, complessivamente. Lontano dai 14 miliardi di euro previsti inizialmen-te. Tuttavia, «lo stato dovrà mantenere il controllo delle imprese strategiche che non dovranno essere svendute», sono le condizioni imposte da

Putin, che però non ha ancora fi ssato le date per le prossime operazioni, secondo quanto riportato da Le Figaro.

Per Alrosa la domanda degli investitori ha supera-to l’offerta. Grazie al rialzo del mercato dei diamanti il valore di Alrosa, già quotata in borsa, è cresciuto a quasi 7,3 miliardi di euro, il 24% in più dal de-butto nel 2016.

L’impresa, che nel 2015 ha prodotto 38,3 milioni di carati, detiene all’incirca il 30% del mercato mondiale dei dia-manti, davanti a De Beers. La proprietà di Alrosa, prima del collocamento del 10,9% del capitale, era per il 43,9% in mano alla Federazione russa e per il 25% alla Repubblica di Sakha (Yakuzia) mentre le amministrazioni dei distretti municipali della Yakuzia pos-sedevano l’8%, secondo quan-to riportato dall’agenzia Tass. Per la prima volta il fondo rus-so per gli investimenti diretti ha partecipato all’operazione insieme ai fondi amici asiatici, arabi e occidentali, tra i quali Lazard e Oppenheimer, secon-do il quotidiano Kommersant, e quelli di oligarghi vicini al potere come il miliardario Oleg Deripaska (Rusal).

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Sul mercato il 10,9% di Alrosa

Privatizza anche Putin DI MAICOL MERCURIALI

La pace, o forse una tregua strategica, firmata tra il presidente della Co-lombia, Manuel Santos e il leader delle Farc (Forze armate rivoluzio-

nare della Colombia), Rodrigo Londono, a fine giugno, dopo quattro anni di serrate trattative e mezzo secolo di sangue, po-trebbe far cambiare per sempre il volto del paese sudamericano. E le piantagioni di coca potrebbero sparire dalla Colombia. Infatti, è stato avviato, per ora su base volontaria, un piano di sostituzione delle piantagioni di coca illegali con altre col-ture agricole. Il primo passo è stato fatto domenica scorsa a Briceño, in una zona remota della Colombia, nel distretto di Medellin come riporta l’agenzia France Presse, proprio con l’aiuto delle Farc. A convincere circa 500 agricoltori a sradi-care dai propri campi la pianta sacra degli indios, componente base della cocaina, è stato Pastor Alape, uno dei leader della guerriglia. «Questo programma è l’oppor-tunità di contribuire alla pace», ha detto il ribelle, tra i negoziatori della pace.

Briceño è un paesino accessibile solo at-traverso sentieri tortuosi, un esempio dei numerosi centri abitati rurali della Colom-bia. Qui la coca cresce praticamente ovun-que e gli agricoltori, per accettare il progetto del governo e delle Farc, hanno posto le loro condizioni: in primis strade (per poter tra-sportare agevolmente e a costi accessibili le merci verso i mercati) e scuole per i loro fi gli. Ma c’è anche chi ha proposto di mantene-re alcune piantagioni di coca per scopi legali.

La coltivazione di

questa pianta in Colombia continua ad aumentare. Lo scorso anno, come ha spie-gato il ministro della difesa, Luis Carlos Villegas, la superfi cie dedicata allo stupe-facente è cresciuta del 39%, passando dai 69 mila ai 96 mila ettari, per una produzione di cocaina che, nel 2015, secondo l’ultimo

rapporto dell’Onu dovrebbe aver raggiunto le 646 tonnellate.

Il processo di conversione si prospet-ta quindi lungo e diffi cile. Anche per-ché negli anni sono state le Farc stesse, che avevano sotto il loro controllo le campagne colombiane, a spingere sulla coltivazione di coca per potersi fi nanziare e per dare un reddito agli agricoltori. Il governo, da parte sua, si è impegnato a investire per rendere possibile questa riconversione produttiva

dei terreni agricoli e per dare un’opportunità ai cocaleros.

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AL VIA IL PROGETTO GOVERNATIVO DI RICONVERSIONE AGRICOLA

Colombia, 500 contadini eliminano la coca in cambio di strade e scuole

Un coltivatore di coca in Colombia. Ai proprietari di piantagioni illegali

il governo offre la possibilità di ricovertiread altra coltura i terreni agricoli

Sigrid Nikutta guida l’azienda di trasporto di Berlino senza

tessere di partito

Le pagine di Esterisono a cura di Sabina Rodi

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22 Mercoledì 13 Luglio 2016

Milano maglia rosa (+2,83%). Investitori ottimisti sulle trattative Ue per le banche

Le borse riprendono fiduciaTornano gli acquisti sul petrolio. Oro in caduta libera

DI GIACOMO BERBENNI

Altra giornata positiva per le borse, in partico-lare per Milano che ha messo a segno un gua-

dagno del 2,83% a 16.721 punti. Bene anche Madrid (+2,42%), Parigi (+1,57%) e Francoforte (+1,33%). In controtendenza Londra, che ha chiuso poco sotto la parità (-0,03%). A New York il Dow Jones e il Nasdaq avanzavano rispettivamente dello 0,73% (massimo storico a 18.354) e dello 0,85%. Lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso a 132. Durante la notte Tokyo aveva archiviato la seduta in pro-gresso del 2,5%, nella scia del rafforzamento delle misure di politica economica e monetaria volute dal premier Abe.

A Piazza Affari il mercato continua a scommettere sui provvedimenti che il governo prenderà per risolvere i proble-mi del settore bancario, in par-ticolare quelli del Montepaschi. Le dichiarazioni concilianti del-la cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo la quale i pro-blemi degli istituti di credito italiani verranno risolti, han-no alimentato le speranze degli investitori, con un’accelerazio-ne del Ftse Mib nel pomerig-gio. In gran spolvero, dunque, i titoli del settore: Unicredit ha guadagnato il 13,45% (si veda articolo nella pagina successi-va), Ubi B. il 10,86%, B.Carige l ’8,89%, B.P.E.Romagna l’8,15%, B.P.Milano il 7,63%, Mediobanca il 7,34%, Intesa Sanpaolo il 6,56%, B.Popolare il 6,16%, B.Mps il 3,71%.

In luce Fca (+4,08%) grazie

ai conti trimestrali di Daimler che hanno battuto le attese degli analisti. Denaro anche su Azimut H. (+5,24% a 14,67 euro): Credit Suisse ha abbas-sato il target price da 21,4 a 20,2 euro, un livello che resta comunque superiore agli at-tuali prezzi. In luce Leonardo (+2,2%). In lieve rialzo Luxot-tica (+0,21%), con Jp Morgan e Jefferies che non escludono una revisione della guidance sulla crescita organica 2016 da parte della società.

Nel resto del listino in pro-gresso Anima H. (+7,35% a 4,53 euro): Kepler Cheuvreux ha confermato la propria vi-sione positiva sul titolo (buy, target price a 7 euro). Bene an-che Salini Impregilo (+1,87%

a 2,832 euro), con gli analisti che hanno apprezzato l’ultimo bond emesso. Ben comprata Autogrill (+1,81%).

Nei cambi, l’euro ha chiuso stabile a 1,1082 dollari una seduta poco ricca di spunti. Lo

yen è arretrato ulteriormente a 104,43 sul biglietto verde e a 115,07 sulla moneta uni-ca. Prosegue la rimonta della sterlina, che è salita a 1,3177 dollari.

Per le materie prime, tor-nano gli acquisti sul petrolio: a Londra il Brent avanzava di quasi 2 dollari a 48,21 e a New York il Wti era scambiato a 46,58 dollari (+1,80 dollari). In caduta invece l’oro, che cede-va 25 dollari a 1.334 dollari.

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ai conti trimestrali di Daimler

Il Fondo monetario internazionale è pronto a tagliare le stime di crescita del pil italiano nella scia della Brexit. Le sfi de strutturali del paese restano signifi cative e la ripresa sarà lunga e soggetta a forti rischi. Le banche, nonostante i segnali di stabilizzazione sul fronte delle sofferenze, rappresentano una minaccia per il recupero e, quindi, i bilanci degli istituti vanno ripuliti nel più breve tempo possibile.

Le previsioni dell’istituzione di Washington parlano di una crescita dell’economia dell’1,1% quest’anno e dell’1,3% nel 2017. L’infl azione dovrebbe attestarsi a zero quest’anno e allo 0,7% il prossimo, mentre la disoccupa-zione dovrebbe restare sopra l’11% nel 2016 (all’11,4%) per poi calare al 10,9% nel 2017. Ma, per via della Brexit, i numeri del pil potrebbero essere rivisti al ribasso, con un incremento inferiore al punto percentuale quest’anno e di circa l’1% nel 2017. Il taglio potrebbe essere confermato la prossima settimana.

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Il Fmi è pronto a tagliare le stime del pil italiano

yen è arretrato ulteriormente

London Stock Exchange lancia Elite Club Deal, una piat-taforma online per il private placement dedicata alle aziende della community Elite e agli investitori professionali. L’obiet-tivo è mettere in collegamento imprese in forte crescita con investitori professionali, aiutandole a reperire nuovi capitali. È in corso la fase pilota con cinque aziende europee. Il fun-zionamento a pieno regime, soggetto all’approvazione delle autorità regolamentari, è previsto per la fi ne dell’anno.

«Il successo di Elite ha portato alla creazione di una società dedicata, che ha l’obiettivo di rafforzarne la vocazione e am-pliarne il raggio d’azione», ha aggiunto Raffaele Jerusalmi, a.d. di Borsa italiana e responsabile Capital Markets di Lse. «In quest’ottica Elite Club Deal completa l’offerta di servizi a supporto delle imprese attraverso una piattaforma di pri-vate placement unica sul mercato, e rappresenta la naturale evoluzione del programma Elite, che negli ultimi quattro

anni è diventato un punto di riferimento per le imprese italiane ed europee».

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Elite, piattaforma online per trovare nuovi capitali

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TA S S I E VA L U T ECambi

Divisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,034 27,037 -0,0030 24,3725

Corona Danese 7,4378 7,4372 0,0006 6,7056

Corona Norvegese 9,3499 9,4061 -0,0562 8,4294

Corona Svedese 9,447 9,476 -0,0290 8,5169

Dollaro Australiano 1,4532 1,4617 -0,0085 1,3101

Dollaro Canadese 1,4452 1,4437 0,0015 1,3029

Dollaro N Zelanda 1,5184 1,525 -0,0066 1,3689

Dollaro USA 1,1092 1,1049 0,0043 -

Fiorino Ungherese 313,94 313,07 0,8700 283,0328

Franco Svizzero 1,0904 1,0867 0,0037 0,9831

Rand Sudafricano 15,8657 15,9573 -0,0916 14,3037

Sterlina GB 0,84275 0,85097 -0,0082 0,7598

Yen Giapponese 115,29 113,23 2,0600 103,9398

Zloty Polacco 4,4171 4,421 -0,0039 3,9822

Tasso uffi ciale di riferimento 0,00 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 0,72 0,75 -0,03

Tasso Infl azione ITA -0,40 -0,30 -0,10

Tasso Infl azione EU -0,20 -0,30 0,10

Indice HICP EU-12 100,70 100,60 0,10

HICP area EURO ex tobacco 100,47 100,11 0,36

Tasso annuo crescita PIL ITA 0,95 1,07 -0,12

Tasso di disoccupazione ITA 12,11 11,92 0,19

Tassi DepositiDEPOSITIScadenza Bid Ask

Tassi FraFraScadenza Bid Ask

1 sett -0,45 -0,35

1 mese -0,43 -0,33

2 mesi -0,39 -0,29

3 mesi -0,36 -0,26

4 mesi -0,32 -0,22

5 mesi -0,30 -0,20

6 mesi -0,30 -0,15

7 mesi -0,27 -0,12

8 mesi -0,25 -0,10

9 mesi -0,22 -0,07

10 mesi -0,20 -0,05

11 mesi -0,15 -0,15

12 mesi -0,12 0,03

1X4 -0,318 -0,268

3X6 -0,354 -0,304

6X9 -0,384 -0,334

9X12 -0,397 -0,347

1X7 -0,215 -0,165

3X9 -0,241 -0,191

6X12 -0,261 -0,211

12X18 -0,269 -0,219

12x24 -0,114 -0,064

Preziosi ($ per oncia)Oro 1333,63 1334Argento 20,08 20,13Palladio 625,1 631,1Platino 1091,94 1092,93Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1676 1675,5Rame 4870 4869Piombo 1868,5 1868Nickel 10490 10485

Stagno 17995 17990Zinco 2194 2193,5Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c) 268,55 309,36Sterlina (n.c) 272,69 310,89Sterlina (post 74) 272,69 310,89Marengo Italiano 222,59 240,61Marengo Svizzero 222,08 238,03Marengo Francese 221,63 237,95Marengo Belga 221,63 237,95

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP -0,063

3Yr BTP 0,007

5Yr BTP 0,301

10Yr BTP 1,225

30Yr BTP 2,229

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera Scad. Denaro Lettera

1 anno -0,239 -0,1992 anni -0,255 -0,2153 anni -0,248 -0,2084 anni -0,217 -0,1775 anni -0,159 -0,1196 anni -0,079 -0,0397 anni 0,017 0,0578 anni 0,121 0,161

9 anni 0,222 0,26210 anni 0,315 0,35512 anni 0,473 0,51315 anni 0,638 0,67820 anni 0,761 0,80125 anni 0,792 0,83230 anni 0,794 0,834

Fra: forward rate agreement

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23Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì MERCATI E FINANZASarà ceduto il 10% della controllata polacca. Il titolo vola a +13%

Unicredit, tocca a PekaoLa quota Fineco ha fruttato 328 mln di euro

DI MASSIMO GALLI

Il giorno dopo l’annuncio della cessione del 10% di FinecoBank, già andata in porto, Unicredit ha va-

rato un’altra operazione sul-la controllata polacca Bank Pekao. È stata avviata un’of-ferta di azioni ordinarie fino a circa il 10% del capitale. Anche in questo caso è stata scelta la strada dell’accele-rated bookbuilding rivolta agli investitori istituzionali. L’obiettivo, annunciato dal nuovo amministratore de-legato Jean Pierre Mustier che è subentrato proprio ieri a Federico Ghizzoni, è quello di rafforzare ulteriormen-te la struttura di capitale, mantenendo comunque una partecipazione di controllo nell’istituto. In questo caso, però, a differenza di Fineco, l’istituto di piazza Gae Au-lenti scenderà sotto il 50% per posizionarsi intorno al 40%.

Unicredit ha quindi riba-dito che «agirà in maniera decisa e rapida per cogliere

ogni opportunità incremen-tale per la creazione di valo-re, in linea con il rinnovato impulso a una gestione atti-va del portafoglio in cui tut-ti gli attivi saranno soggetti alla stessa disciplinata ge-stione del capitale». Mustier aveva annunciato due giorni fa una revisione strategi-ca, che prevede appun-to, in primo luogo, una migliore gestione del capitale. Nel contempo è stata confermata la dimensione paneuropea della banca, offrendo alla clientela una rete nell ’Europa occidentale, centrale e dell’Est.

P e r q u a n t o riguarda Fineco, s o n o s t a t i c edut i a inve-stitori istitu-zionali

circa 60,7 milioni di azioni ordinarie, pari al 10% del ca-pitale, al prezzo di 5,40 euro ad azione. Il controvalore complessivo è ammontato a circa 328 milioni. Il prezzo incorpora uno sconto del 6%

circa rispetto all’ultimo prezzo di chiusura

di FinecoBank prima dell ’an-nuncio dell’ope-raz ione, che ha consentito un aumento di

otto punti base del Cet 1. Uni-

credit continua a mantenere una

partecipa-zione di maggio-r a n z a pari al 55,4%.

« I l colloca-m e n t o d i Fi -neco è andato b e n e , s i a m o

assolutamente soddisfatti», ha affermato Gianni Franco Papa, vicedirettore genera-le e responsabile del corpo-rate e investment banking del gruppo Unicredit. Alla domanda se sono previste altre cessioni, Papa si è li-mitato a ricordare le linee guida delineate dal nuovo capoazienda, aggiungendo che «faremo una valutazio-ne di tutto».

Piazza Affari ha reagito positivamente alle novità: il titolo ha messo a segno un balzo del 13,45% a 2,10 euro. Gli esperti di Kepler Cheuvreux mettono in luce l’inizio dell’era del nuovo a.d.: «Il cda ha dato il via a un’ampia revisione della strategia del gruppo e degli asset, senza eccezioni e con apertura alle cessioni, con lo scopo di rafforzare il capita-le e incrementare il valore. La cessione del 10% di Fine-coBank è stata una sorpre-sa e un segno tangibile della velocità a cui la revisione verrà portata avanti».

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Spagna e Portogallo non hanno intrapreso azioni ef-fi caci per correggere i defi -cit eccessivi: lo ha stabilito l’Ecofi n, confermando che i due paesi non faranno scendere il disavanzo sotto il 3% del pil entro il termine stabilito. In entrambi i casi il consiglio ha rilevato che lo sforzo di bilancio è sta-to nettamente inferiore a quanto raccomandato.

Le decisioni del consiglio daranno il via alle sanzioni per defi cit eccessivo, in base all’articolo 126 del Tratta-to sull’Unione europea. La Commissione ha ora 20 giorni di tempo per racco-mandare ulteriori decisioni relative alle sanzioni, che dovrebbero essere pari allo 0,2% del pil, anche se Porto-gallo e Spagna hanno dieci giorni per presentare una richiesta ragionata sulla riduzione delle sanzioni.

L’atteggiamento di Bru-xelles appare comunque morbido. «Spagna e Por-togallo non hanno agito in maniera effi cace per ridur-re il disavanzo eccessivo, ma hanno comunque fatto enormi passi in avanti e hanno messo le loro econo-mie sulla strada giusta per la crescita, con la disoccu-pazione che è in calo», ha affermato il vicepresiden-te della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Ecco perché «bisogna tenere conto dei grandi sforzi fatti fi n qui. C’è anche una pos-sibilità di ridurre a zero le sanzioni, ma prima dobbia-mo vedere quali saranno le proposte dei due stati, come vorranno rimediare».

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ECOFIN

Portogallo e Spagna in ritardo

È rallentata in maggio la crescita delle sofferenze bancarie (+3,2% rispetto al +3,5% di aprile), che però hanno raggiunto il livello massimo da gennaio. Secondo Bankitalia le soffe-renze hanno sfi orato i 200 miliardi di euro a 199,994 mld: dopo i 202,065 mld di gennaio, erano scese a 196,101 mld il mese successivo per poi tornare a salire. Fra le altre voci, il tasso di crescita annuo dei depositi del settore privato è stato del 3,2% rispetto al 5,4% di aprile. La raccolta obbli-gazionaria, compresi i bond detenuti dal sistema bancario, è diminuita del 14,8% (-15% in aprile). I tassi d’interesse sui mutui casa sono stati del 2,61% rispetto al 2,66% del mese precedente.

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Le sofferenze bancarie crescono meno (+3,2%)

La Sace ha concluso un accordo di debt swap con il governo cubano, che convertirà 88,6 milioni di euro in un fondo destinato a progetti strategici che coinvolgano imprese italiane. Con questa intesa, raggiunta grazie alla collaborazione di Sace e Simest, il gruppo Cassa depositi e prestiti rinnova il sostegno al rilancio dell’export e degli investimenti italiani a Cuba.

Il governo dell’Avana si è impegnato a convertire 88,6 mln di debiti commerciali dovuti a Sace in un fondo in valuta locale, destinato a fi nanziare progetti strategici per lo sviluppo del paese nei quali siano coinvolte imprese italiane o joint venture italo-cubane.

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Intesa Sace-Cuba, debito da 88 mln sarà convertito

Jean Pierre Mustier

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24 Mercoledì 13 Luglio 2016 MERCATI E FINANZANel secondo trimestre l’ebit adjusted è salito a 3,97 miliardi di euro

Cresce l’utile di DaimlerRiviste all’insù le stime 2016. Titolo a +4,4%

Daimler, sulla base dei dati preliminari, ha registrato nel secondo trimestre un utile ope-

rativo rettificato di 3,97 miliar-di di euro, in crescita rispetto ai 3,764 mld dello stesso perio-do dell’anno scorso. Il gruppo tedesco, con un annuncio non previsto, ha confermato le linee guida riguardanti un «leggero aumento» dell’utile operativo adjusted per l’intero 2016.

Le indicazioni sull’andamen-to della redditività, secondo Arndt Ellinghorst, analista di Evercore Isi, sono state proba-bilmente determinate da risul-tati ampiamente superiori alle attese del mercato. «L’annun-cio-hoc», ha scritto Ellinghorst in una nota, «è stato causato dall’interpretazione di Daim-ler del regolamento tedesco: per esempio, se i numeri sono superiori alle attese, presumi-bilmente innescano una signi-ficativa reazione del titolo, e allora la società è obbligata a pre-annunciarli».

Daimler ha infatti sottoli-neato di avere raggiunto nel trimestre un ebit adjusted «si-

gnifi cativamente superiore alle attese del mercato», fornendo anche uno spaccato per ogni singola divisione. Quella core Mercedes-Benz Cars ha visto l’utile operativo rettifi cato ca-lare leggermente da 2,234 a 2,209 miliardi di euro, con un ebit infl uenzato da oneri lega-ti al problema degli airbag di Takata per 440 milioni, alla rivalutazione delle scorte per 284 milioni, a una disputa bre-

vettuale per 64 milioni e alla ristrutturazione della rete dei concessionari per 11 milioni. Daimler Trucks ha visto l’ebit adjusted calare da 717 a 661 milioni, mentre Mercedes-Benz Vans ha riscontrato un aumen-to da 238 a 462 milioni, Daim-ler Buses da 57 a 89 milioni e Daimler Financial Services da 445 a 479 milioni di euro.

Il gruppo di Stoccarda, con-fermando le guidance per l’in-

tero anno, ha ribadito le stime per le singole divisioni. L’ebit adjusted per Mercedes-Benz Cars, Daimler Buses e Daim-ler Financial Services è atteso in leggero aumento, mentre è previsto in significativa cre-scita per Daimler Trucks e Mercedes-Benz Vans.

Alla borsa di Francoforte Daimler ha guadagnato il 4,40% a 57,65 euro.

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General motors è alle prese con una disputa con un fornitore che rischia di bloccare le attività di 19 stabilimenti in Nord America e di generare de-cine di milioni di dollari di perdite. Clark-Cutler-McDermott (Ccm), azien-da fondata 115 anni fa e attiva nella produzione di componentistica per inter-ni auto, ha depositato la scorsa settimana l’istanza di accesso al Chapter 11 della legge fallimentare americana, attribuendo l’iniziativa a un contratto non redditizio con Gm, che dal 2013 sta drenando ri-sorse per 30 mila dollari (27 mila euro) al giorno.

La casa di Detroit ha a sua volta accusato l’azien-da di utilizzare il processo di bancarotta e la sua po-sizione di importante for-nitore per salvaguardare i propri interessi, più che

per onorare i contratti in essere. «Gm sarà costret-ta a chiudere tutti i suoi stabilimenti in Nord Ame-rica e a soffrire immensi e immediati danni economi-ci di decine di milioni di dollari», hanno affermato i legali della casa automobi-listica guidata dall’ammi-nistratore delegato Mary Barra. «General motors soffrirà anche pregiudizi incommensurabili e irre-parabili per la sua buona volontà e la reputazione, oltre che una signifi cati-va rottura della catena di approvvigionamento del Nord America».

La Corte fallimentare statunitense di Worcester, in Massachusetts, valu-terà oggi la richiesta del costruttore di ottenere da Clark-Cutler-McDermott le forniture e le relative scorte di cui necessita. Fino alla pronuncia del-la corte, ha aggiunto un portavoce, la disputa non avrà alcun impatto sui li-velli di produzione. A Wall Street non vi sono state ripercussioni: il titolo Ge-neral Motors viaggiava in progresso del 2% a 30,73 dollari.

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FORNITORE

Gm ai ferri corti

con Ccm

gnificativamente superiore alle vettuale per 64 milioni e alla tero anno ha ribadito le stime

Groupe Psa, nuova denominazione del gruppo francese Psa Peugeot-Citroën, ha registrato nel primo semestre un calo delle vendite globali dello 0,2% su base annua a 1,544 milioni di veicoli. Il costrut-tore francese è stato penalizzato dal crollo della domanda in Asia, che ha annullato le solide performance europee. Nel vecchio continente le vendite sono salite del 7,4% a 1.056 milioni, grazie al buon andamen-to di Peugeot (+7,9% a 601 mila unità) e Citroën (+7,2% a 414 mila).

La Cina e il Sudest asiatico hanno in-vece ceduto il 19,4% a 296.507 veicoli, in attesa di una nuova offensiva di prodotto

che prevede il lancio di 5 Suv nei prossimi due anni. Male anche la regione India e Pacifi co con una contrazione del 19,5%, e il Medio Oriente-Africa in calo del 13,3%.

Si è mossa in controtendenza rispetto alla domanda generale l’America Latina, che ha archiviato il periodo gennaio-giu-gno con una crescita del 16,4% a 88.791 unità, nonostante la crisi in Brasile. An-che in Eurasia il gruppo transalpino ha contrastato l’andamento negativo del mercato, soprattutto in Russia, con un calo delle vendite limitato allo 0,1% a 5.153 unità.

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Psa bene in Europa, ma crolla l’Asia

Enel, attraverso la con-trollata Enel Green Power North America, ha avviato la costruzione dell’impianto eolico Chisholm View II in Oklahoma. Il progetto rappresenta un’espansio-ne dell’esistente parco di Chisholm View e, una vol-ta completato, porterà la capacità installata del sito dagli attuali 235 a 300 Mw. L’investimento ammonta a circa 90 milioni di dollari (81,2 mln euro).

Parmalat. Il cda ha confer-mato l’adesione al codice di autodisciplina delle società quotate, come aggiornato a luglio 2015 dal comitato per la corporate governance pro-mosso da Borsa italiana.

Trenord. «Non esiste a oggi nessuna trattativa per la cessione di quote di Trenord: non ci sono le condizioni. Ci dovrà invece essere necessa-riamente, a breve, l’apertura di un confronto con Ferrovie dello stato sul tema delle risorse da investire per il materiale rotabile e il servi-zio ferroviario lombardo»: lo ha ribadito il presidente di Fnm, Andrea Gibelli.

Qatar Airways ha in pro-gramma di acquisire fi no al 10% del capitale di Latam Airlines, nel quadro delle strategie di investimento in altre compagnie aeree. L’a.d. Akbar Al Baker ha precisato che il vettore investirà 618

milioni di dollari nel vettore sudamericano con sede in Cile.

Levi Strauss ha più che raddoppiato l’utile netto su base annua nel secondo trimestre a 31 milioni di dollari, mentre i ricavi so-no risultati stabili a 1,01 miliardi.

Johnson Controls ha raggiunto un accordo con la Sec per pagare 14 milioni di dollari e chiudere il caso di tangenti pagate in Cina. L’authority Usa dei mercati fi nanziari aveva accusato la fi liale cinese della multi-nazionale di aver utilizzato falsi fornitori per effettuare pagamenti per 4,9 milioni di dollari a dipendenti di un cantiere statale.

Seagate Technology ha in programma di tagliare 6.500 posti di lavoro, pari al 14% dell’intero organi-co, oltre ai 1.600 tagli già annunciati due settimane fa. Nel frattempo la società californiana ha alzato le stime sui ricavi da 2,3 a 2,65 miliardi di dollari.

Delhaize e Ahold preve-dono di perfezionare l’ope-razione di fusione da 31 miliardi di dollari entro la fi ne di luglio. Le due catene della grande distribuzione sono in attesa del via libera della Federal Trade Com-mission Usa.

BREVI MILITARE

Leonardo vince gara britannica

Leonardo-Finmeccanica, in collaborazione con Airbus Ds Electronics and Border Secu-rity (Ebs) nel raggruppamento Team Skytale, è stata selezio-nata dal ministero della difesa britannico per l’ammoderna-mento dei sistemi di identifi ca-zione Iff (Identifi cation Friend or Foe) di oltre 400 piattaforme terrestri, aeree e navali. Dal 2020 il Regno Unito passerà allo standard militare Modo 5, la versione più recente del sistema che la Nato sta intro-ducendo.

Il team guidato da Leonardo è in gara per ammodernare tut-te le piattaforme aeree, terre-stri e navali. Modo 5 utilizza le più recenti tecniche criptogra-fi che per superare le limitazio-ni di sicurezza degli standard precedenti, che erano vulne-rabili alle tecniche di inganno da parte degli avversari. Una volta aggiudicato il contratto, il Team Skytale aggiornerà le piattaforme che saranno di-smesse dopo il 2020. Esse in-cludono 11 tipologie di velivoli, gestite da Leonardo, 18 tipi di navi e due di piattaforme terre-stri, gestite da Airbus Ds Ebs. Verrà anche garantito un sup-porto nazionale attraverso un centro logistico per l’Iff Modo 5 con sede nel Regno Unito.

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INCIDENTE

La Sec avvia un’indagine su Tesla

La Sec, authority Usa dei mercati finanziari, ha avviato un’indagine su Te-sla per verifi care eventuali violazioni delle normative, a causa delle mancate in-formazioni in merito all’in-cidente fatale subìto da un automobilista di una Model S condotta in modalità auto-matica. Lo ha rivelato una fonte a conoscenza dei fatti, sottolineando che l’indagine aumenta l’attenzione sulle modalità di gestione delle informazioni da parte del costruttore.

L’incidente del 7 maggio era stato determinato dalla collisione con un autoarti-colato, che ha provocato la morte del guidatore Joshua Brown. Tesla aveva allertato la National Highway Traffi c Safety Administration e av-viato una propria indagine per determinare l’utilizzo o meno della funzione dell’au-topilota. Tuttavia la casa di Palo Alto non aveva rivelato l’incidente al mercato. Perciò la Sec ha deciso di verifi care se Tesla doveva o meno for-nire notizie sull’accaduto, in quanto evento signifi cativo o comunque importante per un investitore.

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Mary Barra

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25Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì MERCATI E FINANZAA Parigi buone performance di Pernod Ricard e Remy Cointreau

Alcolici super in borsaPer gli analisti il settore è un bene rifugio

da Parigi GIUSEPPE CORSENTINO

Un cocktail a base di rum Havana Club, oppure un calice di champa-gne Mumm o Perrier-

Jouët, o ancora un whisky Chi-vas Regal o un cognac di altissima qualità e lunga tradizione come Remy Martin o Louis XIII. Non sono i consigli di un som-melier per un dopocena elegante con gli amici, ma quelli dei migliori trader della borsa di Pa-rigi, che, in questa fase di turbolenza post-Brexit e di estrema volatilità dei mercati, si sono rifugiati (nel senso finanziario del termine, apposta si chia-mano beni rifugio) nel vino e nell’alcol.

La ragione c’è ed è tutt’altro che evanescente. Come hanno scritto gli analisti di Bourso-rama, il sito più attento e in-formato, «les valeurs du vins et spiriteux rassurent les inve-stisseur»: i titoli delle principali case vinicole francesi e dei co-lossi dei superalcolici, quotati al Cac 40, sono una garanzia per gli investitori.

Basta guardare le perfor-mance borsistiche di due pla-yer assoluti del mercato mon-diale, il gruppo Pernod Ricard (numero due, dopo la multina-zionale britannica Diageo quo-tata a Londra, con 8,5 miliardi di euro di fatturato e 2,2 mld di utili netti, e un portfolio di brand prestigiosi come Chivas e Ballantines, per citare i più conosciuti) e il gruppo Remy Cointreau (numero tre nei su-peralcolici, con un miliardo di euro di fatturato, 156 milioni di utili netti e marchi premium come il cognac Remy Martin e il liquore Cointreau, sempre limitandosi alle citazioni più popolari).

Dall’inizio dell’anno, mentre la borsa di Parigi crollava due volte, il titolo di Pernod Ricard metteva a segno una crescita media del 5% (era a 94 euro il 13 giugno 2015, è a quota 99 euro in questi giorni). Ancora di più ha fatto la piccola Remy Cointreau, che capitalizza co-munque 3,3 miliardi: nel pri-mo semestre ha messo a segno un incremento che gli analisti defi niscono perfi no «insolente», per dire eccessiva, quasi incom-prensibile, del 24%.

Come si spiegano questi ri-sultati? Con due argomenti fondamentali: il mercato dei superalcolici, checché se ne pensi, cresce in tutto il mondo (in primis negli Stati Uniti, che da soli hanno fatto +9%) con tassi a due cifre e la Cina, dopo il periodo dell’austerity nei con-sumi imposta dal partito come segnale (mediatico) di lotta alla corruzione, ha ricomincia-to a bere: vini francesi e cileni (pochi gli italiani) assieme a

cognac, whisky e superalcolici.A giovarsi di questo nuovo

trend, diciamo così, spiritoso c’è al primo posto proprio Per-nod-Ricard con i suoi 26 mi-liardi di capitalizzazione, ma soprattutto con una capacità di generare un margine ope-

rativo (il 29%) degno dell’alta moda e del settore luxury (al-meno fi no a poco tempo fa). Il gruppo guidato da Alexandre Ricard, nipote del fondatore, con i suoi 19 marchi premium (a quelli citati prima, bisogna aggiungere altre icone come

Absolute Vodka, Beefeater, Glenlivet senza dimentica-re il mitico Pastis, il liquore all’anice da cui era nato tut-to, nel lontano 1932, in una distilleria di Marsiglia) e una strategia che si è dimostrata inattaccabile anche nei cicli

negativi di borsa, ha dato al mercato segnali di resilienza, tanto da far dire agli analisti del Credit Suisse che il prezzo dell’azione è tuttora a sconto di almeno il 15% e che, quindi, chi se la sente può anco-ra comprare.

Il «detressement spectaculaire», come si legge sempre nel paper del Credit Suisse, è quello di Remy Cointreau,

quotata in borsa ma salda-mente controllata dalla fa-miglia Hériard Dubreuil, originaria della regione Cha-rente, Francia atlantica, e gui-data - fatto non raro nel set-tore vinicolo - da una donna, Valérie Chapouloud-Flo-

quet, che arriva da una lun-ga esperienza commerciale e di marketing prima a L’Oréal e poi a Louis Vuitton, quasi a riprova delle logiche omoge-nee che stanno alla base dei due mercati, quello del lusso e quello del wine&spirits. Dopo una fase borsistica abbastan-za confusa, dovuta al crollo delle vendite in Cina (i cinesi adorano il cognac francese e Remy Cointreau, con Louis XIII e Remy Martin, è uno dei produttori di eccellenza), il gruppo quest’anno si è rimesso sulla strada della crescita, con un balzo del 9% delle vendite e del 14,4% dell’utile operati-vo, mentre il margine lordo ha toccato il 17%, con gran soddi-sfazione del direttore fi nanzia-rio Luca Marotta, un italiano che arriva, anche lui come il suo a.d., da L’Oréal. E la tendenza, spiegano a JPMorgan, appare consolidata. Insomma, il vino e i superalcolici fanno bene. Ma solo in borsa e a patto di non farsi prendere dai fumi dell’al-col: anzi, dei guadagni troppo veloci.

@pippocorsentino

TRIMESTRALE

Profitti Alcoa oltre le stime a 122 mln €

Alcoa dà il via alla sta-gione delle trimestrali delle grandi aziende ame-ricane, con profi tti in calo ma superiori alle attese degli analisti. L’utile netto è sceso del 3,6% su base annua a 135 milioni di dollari (121,8 mln euro), con un utile per azione in fl essione da 10 a 9 cente-simi. Al netto degli oneri legati allo spin-off e di al-tre componenti atipiche, il calo è stato da 19 a 15 cent, al di sopra dei 9 centesimi previsti dal consenso. I ri-cavi sono inoltre diminuiti del 10% a 5,3 mld di dollari (4,8 mld euro), ma sono ri-sultati superiori ai 5,2 mld delle attese.

La multinazionale ha ribadito che il progetto di scorporo delle attività ad alto valore aggiunto è sul-la buona strada per essere completato nel rispetto dei tempi stabiliti. È prevista la separazione del business tradizionale della lavora-zione dell’alluminio dalle attività a maggior valore aggiunto, che consistono nella produzione di mate-riali avanzati per i settori aerospaziale e automotive.

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I fatti separatidalle opinioni

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Accertamento Diffusione Stampacertifi cato n. 8163 del 06/04/2016

Avviso di aggiudicazione

Il Comune di Ferrara - Piazza del Municipio 2 - tel. 0532/419284 - fax 0532/419397 - e- mail: [email protected] - ha aggiudicato in data 17/06/2016 i lavori di riparazione e miglioramento strutturale post sisma della Certosa e Cimitero di Ferrara (n. ordine R.E.R. 2757) all’ati con capogruppo “C.E.S.A. di Falcini Enzo S.r.l.” con sede a Città di Castello (PG) e mandanti impresa “Rescazzi geom. Cesare” di Ferrara, “Geo Costruzioni S.r.l.” di Formignana (FE), “Edil Ar.Va S.r.l.” di Ferrara e impresa “Baruffaldi Roberta” di Casumaro di Cento. Importo di aggiudicazione: € 1.235.996,23+ IVA. Numero imprese partecipanti: 30. Ferrara, 7/07/16. Il Responsabile del procedimento – Arch. Natascia Frasson

SUA.SV - P R O V I N C I A D I S A V O N AESTRATTO AVVISO DI GARA

Il Dirigente del Settore Affari Generali e del Personale e della SUA.SV, della Provincia di Savona, rende noto che è in pubblicazione presso l’Albo on line e sul sito Internet della Provincia di Savona: www.provincia.savona.it il bando di gara relativo all’appalto per l'affidamento del servizio di refezione per le scuole dell'infanzia, primarie, secondarie di primo grado e per il campo solare del Comune di Ceriale.Importo a base d’appalto: Euro 538.245,00Scadenza presentazione delle offerte: 8 agosto 2016, ore 12,00Data di pubblicazione dell'avviso sulla GUUE: 28/06/2016Data di pubblicazione dell'avviso sulla GURI.: 29/06/2016

Il Dirigente del Settore dott.ssa Marina Ferrara

PROVINCIA DI ASTIESITO DI PROCEDURA APERTA

SERVIZIO DI NOLEGGIO A CANONE FISSO DI DISPOSITIVI ELETTRONICI PER IL RILEVAMENTO DELLE VIOLAZIONI AI LIMITI MASSIMI DI VELOCITÀ, SIA ISTANTANEA CHE MEDIA E DEL PASSAGGIO AL ROSSO SEMAFORICO (ART 142 – 146 C.D.S.) – CIG: 6575941E2B – CPV: 34971000 .Imprese partecipanti: n 2. Impresa aggiudicataria: SERVICE NET SAS DI GASPARRO CORRADO & C. con sede in Viale Italia n. 353, 19124 La Spezia - P.I. 02511820215. Importo di aggiudicazione (IVA esclusa): € 244.000,00 di cui Euro 5.000,00 per oneri di sicurezza. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Ribasso offerto: 50,00 % per la locazione dei dispositivi e 12,50% per le licenze software. Aggiudicazione Definitiva: Determinazione Dirigenziale n. 1544 del 16/06/2016. Data invio a GUCE del presente avviso: 16/06/2016.

IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO PERSONALE ED ORGANIZZAZIONE

D.ssa Fiorina MONTANERA

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI‘PARTHENOPE’

Estratto dell’avviso di garaQuesta Università indice procedura aperta, da aggiudi-carsi con il criterio dell’offerta economicamente più van-taggiosa, per l’affidamento del servizio di portierato ecustodia della sede dell’Università degli Studi Napoli“Parthenope”alla via G.Parisi 13 palazzo Pacanowsky,Napoli. Importo presunto massimo per i ventotto mesidi durata dell’appalto: € 1.837.500,00 oltre Iva, oltreoneri della sicurezza non soggetti a ribasso pari ad €720,00 più IVA. Importo orario a base euro 17,50 oltreIva (tariffa oraria svolta da 01 una unità di personale per01 un’ora di vigilanza). Criterio di aggiudicazione offertaeconomicamente più vantaggiosa. Durata mesi ven-totto. L’offerta corredata dalla documentazione richiestadovrà pervenire pena esclusione al seguente indirizzo:Università degli studi di Napoli “Parthenope” - UfficioProtocollo via A. F. Acton, 38 - 80133 Napoli, entro leore 12,00 del giorno 21 settembre 2016. Il Bando digara, il Disciplinare, il Capitolato speciale d’oneri, gli al-legati, il modulo per la formulazione dell’offerta econo-mica e tecnica nonché il fac-simile dell’istanza dipartecipazione alla gara sono disponibili sul sito internetdell’Università all’indirizzo: www.uniparthenope.it, link– Bandi e Gare. Per ulteriori informazioni telefonare all’Ufficio Economato 081/5475334-49. CIG 6739067603.Data di spedizione del bando alla UE: 30/06/2016

IL DIRETTORE GENERALE Dott. Mauro Rocco

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26 Mercoledì 13 Luglio 2016 MERCATI E FINANZA

Valori al 12/07/2016

Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1447,47

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Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 24,65 11/07/2016 GBP 20,9600 11/07/2016 USD 27,2300 11/07/2016

Healthcare Opportunities EUR 22,40 11/07/2016 GBP 19,0500 11/07/2016 USD 24,7500 11/07/2016

Polar Japan Fund USD 18,97 12/07/2016 GBP 14,4500 12/07/2016 JPY 1954,3800 12/07/2016

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

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Valorizzazione al:

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,276

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,187

Alico Monet. Protetto 11/07/16 1,107

Alico Prot.Trim. Eur 11/07/16 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 11/07/16 1,089

Alico Gest.Bilanc.Glob 11/07/16 1,339

Alico Gest.Azion.Glob 11/07/16 1,332

Alico Gest.Bilanc.Eur 11/07/16 1,328

Alico Gest.Azion. Eur 11/07/16 1,264

Alico Aper.Indiciz.Eur 11/07/16 0,934

Alico Aper.Indiciz.Usa 11/07/16 1,765

Alico Aper.Indiciz.Glo 11/07/16 1,369

Alico Aper.Indiciz.Ita 11/07/16 0,672

Alico Liquidita’ 11/07/16 1,050

Alico R. Prudente 11/07/16 1,179

Alico R. Crescita 11/07/16 1,058

Alico R. Multi Comm. 11/07/16 0,400

Alico Multi Comm. 11/07/16 0,422

Alico Sec. Acc. 2017 11/07/16 1,098

Alico Long Investment 11/07/16 0,781

Alico Agriculture 11/07/16 0,405

Alico Metals 11/07/16 0,439

07/07/16

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Quality 06/07/2016 7,498

Progress 06/07/2016 6,5830

Maximum 06/07/2016 5,1050

Global Equity 06/07/2016 5,5380

Global 100 06/07/2016 5,2180

Flex Equity 100 06/07/2016 10,498

Opportunità Reddito 06/07/2016 4,903

Opportunità Reddito Plus 06/07/2016 4,519

Opportunità Crescita 06/07/2016 4,912

Opportunità Crescita Plus 06/07/2016 4,529

Consultinvest Crescita 06/07/2016 4,945

Privilege 06/07/2016 5,016

Eurovita Dynamic Allocation 06/07/2016 5,133

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Low Volatility Plus 06/07/2016 4,966

Platinum 1 06/07/2016 5,114

Syncro Bilanciato 06/07/2016 4,992

Syncro Flessibile 06/07/2016 5,001

CNP Alpenbank Aggressive 100,56 30/06/2016

CNP Alpenbank Balanced 95,15 30/06/2016

CNP Alpenbank Balanced 2 100,60 30/06/2016

CNP Alpenbank Dynamic 121,73 30/06/2016

CNP Alpenbank Substance 107,69 30/06/2016

CNP CIIS Aggressivo 90,80 30/06/2016

CNP CIIS Dinamico 92,93 30/06/2016

CNP CIIS Equilibrato 93,72 30/06/2016

CNP CIIS Moderato 96,50 30/06/2016

CNP CIIS Prudente 98,78 30/06/2016

CNP CIIS Total Return 97,93 30/06/2016

CNP CIIS Essential 74,77 30/06/2016

CNP CIIS Advanced 79,96 30/06/2016

CNP Crescita 94,67 30/06/2016

CNP Dynamic Structured Opp 100,00 20/01/2016

CNP Equilibrato 93,98 30/06/2016

CNP Fondo Interno Certius IV 78,67 30/06/2016

CNP Fondo Interno Certius V 48,00 30/06/2016

CNP Linea Aggressiva -

CNP Linea Conservativa 95,05 30/06/2016

CNP Dinamico 92,74 30/06/2016

CNP Moderato 96,26 30/06/2016

CNP Protezione 98,72 30/06/2016

CNP Prudente 97,90 30/06/2016

CNP Reddito 99,44 30/06/2016

CNP Sviluppo 95,86 30/06/2016

CNP WB Alternative 99,77 30/04/2016

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,083

NATIONALE SUISSE VITA Gruppo HELVETIA

FONDI PENSIONE APERTI Valori in Euro

Valori al 30/06/2016

PREVISUISSE-Crescita-MAIN 15,54PREVISUISSE-Dinamica-MAIN 14,23PREVISUISSE-Garanzia-MAIN 16,43

UNIT LINKED

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ATTIVO SPECIFICO

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Helvetia Vita S.p.A. Compagnia Italo Svizzera di Assicurazioni sulla Vita S.p.A.Sede Legale e Operativa Via G. B. Cassinis, 21 – 20139 Milano - Tel. 02 53.51.1 -Fax 02 53.72.89 E-mail PEC: [email protected] - www.helvetia.it - CapitaleSociale € 47.594.000 i.v. Num. Iscriz. del Reg. delle Imprese di Milano, C.F. e P.I.03215010962 - R.E.A. n. 1882793 - Iscriz. Albo Imprese di Ass. n. 1.00142 - IscrizioneAlbo Gruppi Assicurativi. n. d'ordine 031 - Società soggetta alla Direzione ed alCoordinamento della Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA, RappresentanzaGenerale e Direzione per l'Italia - Società con unico Socio - Imp. Autor. all'eser. delle ass.sulla Vita con Provv. ISVAP n. 1979 del 4 dicembre 2001 (G.U. del 12/12/2001 n. 288)

INDEX LINKED

CANALE AGENTI E BROKER

BANCASSICURAZIONE

UNIDESIO 760071 12,181 01/07/2016

UNIDESIO 760072 12,370 01/07/2016

UNIDESIO 760073 12,387 01/07/2016

UNIDESIO 760075 13,120 01/07/2016

UNIDESIO 760078 11,5830 01/07/2016

UNIDESIO 760080 11,8030 01/07/2016

UNIDESIO 760082 11,4390 01/07/2016

UNIDESIO 760085 10,831 01/07/2016

UNIDESIO 760088 12,2350 01/07/2016

UNIDESIO 760091 12,4260 01/07/2016

UNIDESIO 760095 10,587 01/07/2016

UNIDESIO 760096 11,1070 22/04/2016

UNIDESIO 760098 12,465 01/07/2016

UNIDESIO 760099 11,780 01/07/2016

UNIDESIO 760102 11,347 01/07/2016

UNIDESIO 760104 11,0600 01/07/2016

UNIDESIO 760105 10,6580 01/07/2016

UNIDESIO 760106 11,9020 01/07/2016

UNIDESIO 760109 11,5870 01/07/2016

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,786 01/07/2016

AZZOAGLIO DINAMICO 5,720 01/07/2016

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,921 01/07/2016

UNIDESIO PRUDENTE 11,776 01/07/2016

UNIDESIO MODERATO 12,102 01/07/2016

UNIDESIO ATTIVO 12,516 01/07/2016

UNIDESIO VIVACE 12,467 01/07/2016

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,634 01/07/2016

AZIONARIO EURO 8,681 01/07/2016

AZIONARIO GLOBALE 12,172 01/07/2016

BILANCIATO 12,034 01/07/2016

CONSERVATIVE 10,401 01/07/2016

BOND MIX 10,800 01/07/2016

BALANCED 11,909 01/07/2016

GLOBAL EQUITY 14,374 01/07/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,303 01/07/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,184 01/07/2016

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,438 01/07/2016

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 15,301 01/07/2016

OBBIETTIVO 03/2021 9,706 01/07/2016

OBBIETTIVO 05/2021 10,310 01/07/2016

HIGH DIVIDEND 9,009 01/07/2016

MEGATREND 8,235 01/07/2016

PREVIMISURATO 13,818 30/06/2016

PREVIBRIOSO 13,771 30/06/2016

PREVIDINAMICO 14,247 30/06/2016

LINEA 1 12,196 30/06/2016

LINEA 1 - FASCIA A 12,661 30/06/2016

LINEA 1 - FASCIA B 12,404 30/06/2016

LINEA 2 13,464 30/06/2016

LINEA 2 - FASCIA A 13,778 30/06/2016

LINEA 2 - FASCIA B 13,923 30/06/2016

LINEA 3 13,360 30/06/2016

LINEA 3 - FASCIA A 13,593 30/06/2016

LINEA 3 - FASCIA B 14,695 30/06/2016

UNIDESIO 760125 12,135 01/07/2016

UNIDESIO 760129 12,237 01/07/2016

UNIDESIO 760130 10,8670 01/07/2016

UNIDESIO 760139 11,988 01/07/2016

UNIDESIO 760140 12,0590 01/07/2016

UNIDESIO 760147 12,0440 01/07/2016

UNIDESIO 760149 11,9520 01/07/2016

UNIDESIO 760150 12,018 01/07/2016

UNIDESIO 760156 10,209 01/07/2016

UNIDESIO 760157 12,5650 01/07/2016

UNIDESIO 760159 11,9330 01/07/2016

UNIDESIO 760160 11,597 04/03/2016

UNIDESIO 760163 10,0140 01/07/2016

UNIDESIO 760169 13,179 01/07/2016

UNIDESIO 760170 12,219 01/07/2016

UNIDESIO 760174 12,2990 01/07/2016

UNIDESIO 760179 11,725 01/07/2016

UNIDESIO 760180 11,8800 01/07/2016

UNIDESIO 760183 11,532 01/07/2016

UNIDESIO 760185 11,5010 01/07/2016

UNIDESIO 760186 11,4540 01/07/2016

UNIDESIO 760187 11,9640 01/07/2016

UNIDESIO 760189 12,0340 01/07/2016

UNIDESIO 760191 10,478 01/07/2016

UNIDESIO 760192 11,9020 01/07/2016

UNIDESIO 760193 12,1880 01/07/2016

UNIDESIO 760201 11,567 01/07/2016

UNIDESIO 760202 12,250 01/07/2016

UNIDESIO 760203 13,2370 01/07/2016

UNIDESIO 760205 10,7040 01/07/2016

UNIDESIO 760206 10,9330 01/07/2016

UNIDESIO 760210 12,401 01/07/2016

UNIDESIO 760216 11,115 01/07/2016

UNIDESIO 760229 11,294 01/07/2016

UNIDESIO 760234 10,142 01/07/2016

UNIDESIO 760235 10,127 01/07/2016

UNIDESIO 760243 9,874 01/07/2016

DUAL INDEX - 2012 101,665 06/07/2016

DUAL INDEX - 2013 101,102 06/07/2016

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 102,959 06/07/2016

INDEX EuroCrescita 2014 99,617 06/07/2016

INDEX TOP DIVIDEND 2013 104,932 06/07/2016

EUROSTOXX 50 - 2012 105,480 06/07/2016

HELVETIA EUROCRESCITA 95,321 06/07/2016

LINEA GARANTITA 12,469 30/06/2016

LINEA BILANCIATO 13,706 30/06/2016

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,491 30/06/2016

LINEA AZIONARIO 9,937 30/06/2016

HELVETIA WORLD EQUITY 158,180 05/07/2016

HELVETIA EUROPE BALANCED 218,710 05/07/2016

HELVETIA WORLD BOND 250,210 05/07/2016

HELVETIA GLOBAL BALANCED 174,350 05/07/2016

HELVETIA GLOBAL EQUITY 128,720 05/07/2016

FONDO CONSERVATIVO 9,999 01/07/2016

FONDO SVILUPPO 9,934 01/07/2016

FONDO OPPORTUNITA 9,960 01/07/2016

PICK 25 10,000 01/07/2016

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,420 05/07/2016

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 12,980 05/07/2016

HELVETIA QUATTRO.10 100,488 06/07/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 106,829 06/07/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 97,770 06/07/2016

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27Mercoledì 13 Luglio 2016

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

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RRRRRRRRRRRRRRlAgricoltura

OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

Oggi

Le novità contenute nel disegno di legge n. 1328-B approvato il 6 luglio al senato

Database per le terre agricoleSarà possibile accedervi gratuitamente dal sito Ismea

DI GIORGIA PACIONE DI BELLO

Ridotti i tempi per aprire un’azienda agricola: da 180 a 60 giorni. Questa una

delle novità presenti nel di-segno di legge n. 1328-B ap-provato il 6 luglio 2016 in via definitiva dal senato con 140 voti favorevoli e 99 astenuti (si veda ItaliaOggi del 7 lu-glio scorso). Nel ddl si legge che verrà istituita, come anti-cipato da ItaliaOggi il 19 feb-braio 2016, una banca dati per le terre agricole presso l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo ali-mentare) a cui sarà possibi-le accedere in modo gratuito tramite il sito internet. L’ obiettivo è quello di costitu-ire, quindi, un inventario dei terreni agricoli, che sono di-sponibili a causa dell’abban-dono dell’attività agricola e di prepensionamenti. Sono state, anche, modificate le competenze di Ismea (arti-colo 20 del ddl n. 1328-B) che viene legittimato a interve-nire finanziariamente a fa-vore di imprese che operano nel campo della logistica, dei prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura. Inizial-mente, questo ruolo spettava all’Ista (Istituto per lo svi-

luppo agroalimentare) che però, essendo stato incorpo-rato nell’Ismea, in basa alla legge di stabilità 2016, è stato legittimato a porre in essere anche interventi di natura finanziaria. In aggiunta a ciò, Ismea potrà proporre uno o più progetti di ricom-posizione fondiaria dei ter-reni stessi, con l’obiettivo di individuare comprensori territoriali dove promuovere aziende dimostrative.

Il ddl n. 1328-B ha toccato anche altri ambiti quali: la riforma degli enti agricoli, del settore ippico nazionale, un riordino dell’assistenza

tecnica degli allevatori e in-terventi sulle singole fi liere produttive.

Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda il set-tore agricolo, entro 12 mesi, dall’entrata in vigore della legge, il governo dovrà rior-dinare e ridurre gli enti, le società e le agenzie vigilate dal ministero delle politi-che agricole, alimentari e forestali. Nel dettaglio si do-vranno defi nire le strutture e le loro procedure di funzio-namento, si dovrà fare sem-pre meno ricorso a soggetti esterni alla pubblica ammini-strazione e si dovranno usare

i risparmi ottenuti (una quota non superiore al 50%) per la realizzazione di politiche a favore dell’internazionaliz-zazione del made in Italy. Ci sarà, inoltre, un riordino del sistema dei controlli con con-seguente razionalizzazione o soppressione della società Agecontrol Spa, anche me-diante il trasferimento delle quote societarie al ministero delle politiche agricole e ad agenzie che comunque sono da esso controllate. Infine, viene introdotto l’obbligo di pubblicare annualmente i dati economici, fi nanziari e patrimoniali delle attività svolte da ciascun ente, so-cietà e agenzia. Per quanto riguarda la riforma del set-tore ippico viene previsto, anche per esso, un riordino delle competenze ministeria-li (incluse quelle riguardanti i diritti televisivi relativi alle corse estere, la disciplina del-le scommesse, la permanenza degli attuali livelli di gettito da destinare al fi nanziamen-to delle fi liera attraverso la riduzione delle aliquote da destinare all’Erario). È stata programmata l’istituzione di un organismo a cui ver-rà affi data l’organizzazione degli eventi ippici, la rendi-contazione e la ripartizione delle risorse provenienti dal-

le scommesse e dai fi nanzia-menti statali assegnati.

Ulteriori provvedimenti, infi ne, sono stati previsti sia per gli allevatori e la ripro-duzione animale, sia per le singole fi liere produttive.

In merito al settore ani-male, la riorganizzazione ha come obiettivo quello di sal-vaguardare la biodiversità, il benessere animale e la va-lorizzazione delle produzioni di qualità (operativamente, viene prevista quindi, la cre-azione di registri anagrafi ci e genealogici). Infine, per quanto riguarda i provvedi-menti legati alle singole fi lie-re produttive, nel disegno di legge 1328-B viene previsto, di rendere tracciabile il riso e il suo relativo processo pro-duttivo (art. 32), di esentare i piccoli produttori di butto dall’obbligo di tenere dei re-gistri di carico e scarico (art. 33), di defi nire cosa si inten-da per birra artigianale e di favorire la fi liera del luppolo (articoli 36 e 37).

© Riproduzione riservata

Produzione e tradizione delle Langhe, soldi a stelle e stri-sce. Kile Krause, statunitense, è entrato nel capitale di Vietti, di Castiglione Falletto, azienda che produce uno dei cru più quotati del Barolo. Vietti ha ceduto l’intera proprietà, cantina e 28 ettari di vigneti, alla famiglia italoamericana titolare di una holding in cui interessi vanno dalla catena di negozi al dettaglio Kum & Go, alla società Solar Transport, fi no al vino nella zona del Reoro, ancora in Piemonte, con la cantina Enri-co Serafi no di Canale, 12 ettari di vigneti di pregio, comprata un anno fa dalla Campari per 20 milioni di euro. La famiglia Krause, Kile e la moglie Sharon hanno anche alcune aziende agricole biologiche negli Stati Uniti. Non sono trapelate notizie sulla cifra pagata per Vietti, ma l’affare potrebbe aggirarsi sui 50 milioni di euro. Luca Currado, enologo, manterrà il ruolo di amministratore delegato, mentre il cognato Mario Cordere resterà direttore marketing e vendite. Quella appena portata a termine è una delle cessioni più importanti che vedono la vendita di una cantina del Barolo passare nelle mani di uno straniero, che tuttavia dice di voler continuare a produrre nel solco della tradizione. Di Vietti, infatti, non dovrebbe cambiare niente di quello che è produzione e cultura del vino, ma anche di qualità e di valorizzazione del patrimonio vitivinicolo della Langa.

Andrea Settefonti

Barolo, Kile Krause (Usa) entra nel capitale di Vietti

Il mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Se-stu (Cagliari) è entrato recentemente a far parte della Rete d’imprese, nata poco più di un anno fa, e che comprende anche i mercati ortofrutticoli all’ingrosso di Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bologna e Verona. L’accordo, che ha avuto il benestare della Regione Sardegna, consentirà ai prodotti dell’ortofrutta dell’isola di raggiungere i mercati italiani con maggiore facilità e di farsi apprezza-re per le loro peculiarità: genuinità e freschezza. Un ruolo di rilievo lo avrà il carciofo spinoso sardo, un prodotto d’eccellenza per cui a breve l’assesso-rato all’agricoltura della Regione Sar-degna, inoltrerà la richiesta di avere il marchio di qualità. Insomma lavorare in sinergia col resto d’Italia per raggiungere più facilmente le tavole degli italiani. «Questo consentirà ai prodotti made in Sardegna di arrivare facilmente sulle tavole dei consuma-tori della penisola», ha affermato l’assessore regionale all’agricoltura, Elisabetta Falchi.

«Così si abbatteranno anche i costi di logisti-ca, che per i produttori ortofrutticoli dell’iso-la rimane una voce di costo molto rilevante. Se è vero che la grande distribuzione detta legge», ha concluso la Falchi, «è vero anche che il mercato all’ingrosso rimane il princi-

pale canale distributivo dell’ortofrutta e che l’atteggiamento dei consumatori è cambiato: non cercano infatti solo il prezzo, ma badano in modo particolare alla qualità, una delle caratteristiche delle produzioni sarde».

Paolo Caboni© Riproduzione riservata

ORTOFRUTTA/INSIEME CON ROMA, MILANO, TORINO, NAPOLI

Il mercato di Sestu nella Rete

Il mercato agroalimentare della Sardegna

Il disegno di leggesul sito www.italiaoggi.it/docu-menti

L’aula del senato

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28 Mercoledì 13 Luglio 2016 AT T U A L I TÀAumentano le quantità prodotte (Puglia +30%). Insufi ciente la qualità proteica

Grano duro, Italia autonomaMa calano i pagamenti agli agricoltori. Problema silos

DI ANDREA SETTEFONTI

L’Italia raggiunge quasi l’autoconsumo nella produzione di grano duro, ma crol-

lano i prezzi in campagna. Il 2016 sembra essere caratte-rizzato da un aumen-to di quantità prodot-te, specialmente in Puglia che ha fatto registrare un +30%, ma questo ha porta-to a un calo di quanto pagato agli agricolto-ri. «Le questioni sono due, la qualità in ter-mini di proteine che non è suffi ciente, e la mancanza di silos di stoccaggio. E questo è un vero problema», commenta Ivano Va-condio, presidente di Italmopa, l’associa-zione di categoria aderente a Confi ndustria che rappresenta l’Industria molitoria italiana. «La questione è seria per tut-ta la fi liera, anche perché gra-no duro è sinonimo di pasta made in Italy un prodotto che esportiamo per il 50% della produzione. Per la prima volta abbiamo superato i 5 milioni di tonnellate di grano prodotto contro i 4 milioni degli scorsi anni e vicino ai 6 che consu-miamo. Ma non sappiamo dove mettere la quantità di grano prodotta in più. In Italia lo stoccaggio di cereali è un li-mite incredibile dal momento

che non sono stati fatti inve-stimenti in strutture. Quindi, come quest’anno, quando c’è un aumento di quantità offer-ta non ci sono i magazzini, il prodotto deve andare per forza sul mercato e per questo si è avuto un calo dei prezzi, anche

del 30%, tuttavia compensato in parte da un aumento delle quantità vendute. Purtroppo i cereali non sono auto che puoi conservare anche in un piazzale sotto il sole se non le vendi». All’eccesso di produzio-ne, che ha portato a quotazioni del grano sotto ai 20 euro al quintale, si somma la scarsa qualità in termini proteici del grano duro prodotto. «In Puglia il grano è carente di proteine e noi mugnai abbia-mo capitolati molto rigidi con i produttori di pasta, se non rispettiamo le regole, le se-mole vengono respinte. Ecco

perché abbiamo necessità di acquistare dall’estero grano duro più potente per tagliare il grano italiano». Stessa si-tuazione per il grano tenero. «Si sono prodotte quantità importanti, con aumento del 30% per arrivare a 4 milioni

di tonnellate. E anche in questo caso pesa la mancanza di strutture di stoccaggio. Dobbia-mo investire in silos, aumentare la capacità fi no al 30%. Ed è questo quello che dirà al tavolo del ministero». Il Mipa-af ha infatti, convocato, per il 20 luglio un ta-volo di tutta la fi liera proprio per affrontare la questione cereali.

«I problema del te-nero è tutto legato allo stoccaggio. È di buona qualità, ma non c’è dove

metterlo e quindi ecco il calo del 25% del prezzo. Anche con il mais avremo lo stesso pro-blema. C’è un’offerta enorme e se non sappiamo dove mettere i cereali li dobbiamo mettere sul mercato. Noi mugnai non facciamo speculazione, ma vogliamo lavorare per una fi liera che produce ricchezza per tutti».

© Riproduzione riservata

Superare per la prima volta il traguardo dei 700 milioni di euro è un risultato di rilievo, ma per Apo Conerpo - il più grande gruppo europeo dell’ortofrutta fresca - il lavoro non è certo fi nito qui. Anche quest’anno, con le sue fi liali commerciali Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco dovrà farsi spazio in un mercato internazionale burrascoso: l’embargo russo e le sue conseguenze, le tur-bolenze nel Nord Africa e infi ne la Brexit non agevolano chi vuole esportare l’ortofrutta Made in Italy nel mondo. Il 2015, tuttavia, oltre al fatturato in crescita del 4,3% a quota 703 milioni di euro, consegna al gruppo di Villano-va di Castenaso (Bologna) indicazioni positive. C’è un ritorno dei soci alla coltivazione di frutta, con le superfi ci dedicate a frutteto aumentate per la prima volta da dieci anni a questa parte e tornate sopra i 17 mila ettari, con un concomitante riposizionamento delle colture: al posto di pesche e nettarine, come spiega il presidente Davide Vernocchi, crescono ciliegie, albicocche, susine e kiwi. «Bi-sogna essere suffi cientemente grandi per garantire quan-tità sul mercato e per poter fare investimenti importanti», illustra il numero uno di Apo Conerpo evidenziando l’im-portanza delle tecnologie e della promozione. «Esportare kiwi in maniera continuativa in Cina non è materia per tutti. Idem per gli Usa. O si ha una dimensione adeguata oppure in campo globale si rischia di essere dei signor nessuno». E con questa rifl essione Vernocchi apre il tema delle aggregazioni di prodotto. Nel 2015 è nata Opera, affi -data all’ex direttore generale di Melinda Luca Granata, la cooperativa che commercializza tutte le pere del gruppo, circa 2 milioni di quintali. L’obiettivo, ora, è quello di coin-volgere altre realtà e battere la strada dell’aggregazione anche per altri prodotti, come kiwi, patate e cipolle. I soci Apo Conerpo hanno conferito 1.070.000 tonnellate di or-tofrutta fresca e l’export ha registrato una contrazione del 2,19 per cento rispetto il 2014 attestandosi a 132 mila tonnellate, ma un incremento del valore del 7,29 per cento a 124 milioni di euro.

Maicol Mercuriali

Apo Conerpo vede rosa Fatturato oltre 700 mln

Piergiorgio Borgogelli è il nuovo direttore generale di Ice, l’agenzia per la promozione all’estero e l’in-ternazionalizzazione delle imprese italiane. Già operations division deputy director e supply chain and technologies director di Expo Mi-

lano 2015, Borgogelli, nominato dal Con-siglio dei ministri su p r o p o s t a del mini-stri dello S v i l u p p o economico, Carlo Ca-

lenda, succede a Roberto Luongo, in carica dal 2012, con una carrie-ra tutta all’interno dell’istituto.

Giro di poltrone ai vertici di Noberasco, lo specialista ligure nella frutta secca e in guscio con un fatturato di 110 mln euro. Gian Benedetto Noberasco, per 20 anni presidente e amministratore dele-gato dell’azienda, cede il timone alla terza e quarta generazione della famiglia. Gabriele Nobera-sco, già vicepresidente, assume la presidenza, mentre Mattia Nobe-rasco, già direttore generale, sarà amministratore delegato. Il presi-

dente uscente conserva comunque l’incarico di consigliere e il ruolo strategico di main buyer presso i mercati di produzione. Nel cda entra come consigliere Manuel Villa, fi glio di Marina Ines Nobe-rasco, con deleghe per la gestione immobiliare. [email protected]

Nuove responsabilità per Fran-cesco Del Prete nel consorzio distri-butivo Sigma (3,7 mld euro previsti per fine 2016, per 1.700 punti

v e n d i t a ) . D a v i c e -p r e s i d e n -te è stato n o m i n a t o p r e s i d e n -te al posto di Raniera Sopranzet-ti , che lo scorso anno aveva sosti-

tuito il dimissionario Eros Magna-nini. Campano, 47 anni, Del Prete, è amministratore delegato del Cedi Sigma Campania e sarà affi ancato dal neoeletto vicepresidente Oreste Santini, presidente di Consorzio Europa.

Michele Adt, 44 anni, già marke-ting services consulting manager

presso l’agenzia di relazioni pub-bliche e istituzionali Sec, è il nuovo direttore di Confi da, l’associazione delle aziende della distribuzione automatica.

J. Erik Fyrwald, da quattro anni presidente e ceo della società ame-ricana di distribuzione di prodotti chimici Univar, ha assunto l’inca-rico di ceo di Syngenta, il gruppo svizzero specializzato nelle solu-zioni per l’agricoltura in procinto d’essere acquisito dal colosso ci-

nese Chem-China. Fyr-wald, che fra il 1976 e il 2003 ha operato nella piat-t a f o r m a agricoltura della mul-tinazionale americana

DuPont, prende il posto di John Ramsay, il cfo che ha ricoperto l’incarico di ceo ad interim di Syngenta da novembre 2015, dopo le dimissioni di Mike Mack, che era stato criticato dagli azionisti del gruppo agrochimico per non averli consultati a suffi cienza ai tempi dell’offerta d’acquisto da parte di Monsanto.

Ángel Villafranca Lara, pre-sidente delle cooperative agro-alimentari della Castiglia-La Mancha, è stato confermato alla presidenza dell’associazione nazionale spagnola delle coo-perative agroalimentari. Sarà affiancato dai due vice presiden-ti: Juan Rafael Leal, presidente delle cooperative andaluse, e da Cirilo Arnandis, presidente delle cooperative della Comunità va-lenciana.

Barry Lewis è il nuovo ceo della United Kingdom Vineyard Associa-tion, l’organizzazione che raggrup-pa i viticoltori e i produttori di vino

dell’Inghil-terra e del Galles e ne promuove gli interes-si presso le i s t i t u z i o -ni del Re-gno Unito. L e w i s è contitolare insieme al

fratello Duncan dell ’azienda vitivinicola Amber Valley Wines nonché titolare di un’agenzia di brokeraggio di vini. [email protected].

Luisa Contri

GIRI DI POLTRONE

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

Ivano Vacondio

Francesco Del Prete J. Erik Fyrwald

Piergiorgio Borgogelli

Barry Lewis

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29Mercoledì 13 Luglio 2016MercoM E R C AT O A G R I C O L OSettimana decisiva per l’accordo caldeggiato da Mukki. E Confagricoltura è cauta

Verso un polo toscano del latteLa Centrale di Firenze corteggia la coop grossetana

DI ANDREA SETTEFONTI

Potrebbe vedere la luce il polo toscano del latte. Mukki, ovvero Centrale del latte di

Firenze, Pistoia e Livorno fresca di fusione con Cen-trale del Latte Torino, ha lanciato la proposta per arrivare a un accordo con la cooperativa gros-setana. «Vediamo se esi-ste la possibilità, creare delle condizioni per una filiera toscana», spiega Lorenzo Marchionni, presidente di Mukki. «Lancio un appello, una manifestazione di di-sponibilità senza tutta-via voler tirare nessuno per la giacchetta. Non ci sono ancora modali-tà particolari, ma è una pagina bianca da scri-vere». Certo, continua Marchionni, «arrivare a un polo toscano mi sem-brerebbe una operazione di buon senso nella logi-ca di valorizzazione della materia prima. Una ope-razione per coordinarsi a li-vello regionale, anche nella determinazione del prezzo da riconoscere agli alleva-tori per non avere dispari-tà di trattamento. Il mondo ci porta in questa direzio-ne, non ha più senso avere parrocchie che lavorano da sole». Mukki oggi conta 170 lavoratori, un fatturato di 87

milioni di euro, e un indotto da quasi 1.500 agricoltori toscani. La proposta deve essere adesso valutata dal versante maremmano. A Ita-liaOggi, Fabrizio Tistarelli, presidente del Consorzio produttori Latte Maremma, dichiara di doverne parlare

prima con il cda: «Ci vedre-mo questa settimana, siamo una cooperativa e ogni atto va condiviso. Ogni tanto ar-rivano proposte del genere, vedremo». Giacomo Matteuc-ci, segretario di Cooperlatte, cooperativa legata a Mukki parla di necessità di dover valutare. «Di un polo regio-nale, se ne parla da anni,

ormai. Se il mondo toscano trova le sinergie, bene ben venga. Ma, come l’accordo con Torino, tutto va valutato in base al piano industriale. Se, come sembra e come ha promesso il Comune di Fi-renze, c’è la possibilità di mantenere l’attuale asset, se

si verifi ca quanto dichia-rato, non è negativo visto che si parla di sviluppo, di investimenti, di bene-fi ci anche per l’occupa-zione». Ipotesi tutta da valutare anche per Paolo Rossi di Confagricoltura Grosseto. «È un ragio-namento molto delicato e sicuramente la Mukki ha fatto proposta dirom-pente, ma non sarà un percorso facile visto che sono due realtà diverse. Mukki viaggia su gran-di numeri, da industria mentre Latte maremma è azienda che fa trasfor-mazione di un prodotto locale, è un po’ la diffe-renza che c’è tra negozio di prossimità e ipermer-cato, sono nicchie diver-

se. Se si vuole arrivare ad un polo per la Toscana, va bene, ma ci si poteva pensare pri-ma, prima dell’accordo con Torino. Come Confagricoltu-ra ci auspichiamo che ci sia un tavolo dove parlarne in maniera laica, dove si lavora per valorizzare la fi liera to-scana e il brand toscano».

© Riproduzione riservata

È partnership fra Coldiretti e Chef Express, la società che gestisce le attività di ristorazione del gruppo Cremonini con un fatturato di 551,3 mln euro. In forza dell’accordo, settimana scorsa, presso l’area di servizio Arno Ovest lungo l’autostrada A1, Chef Express ha inaugurato il primo Chef Store, un market con layout multipercorso nel quale un ruolo centrale è svolto dai prodotti agroalimentari locali a marchio Firmato dagli agricoltori italiani, esposti nell’isola Buoni&Vicini: eccellenze gastronomiche del territorio.

Il gruppo Colussi ha siglato una partnership col gruppo risiero francese Marbour (oltre 250 mln euro di fatturato) per la costituzione della newco paritetica Gariboldi, cui il gruppo Colussi ha conferito il ramo d’azienda relativo alla riseria e alla lavorazione di riso per conto terzi e col proprio marchio Flora, riservandosi però la promozione e distribuzione dei prodotti a marchio Flora. Grazie all’operazione, Colussi ha accesso a una nuova fonte d’approvvigionamento di materia prima e ha la possibilità d’internazionalizzarsi. Per parte sua il gruppo Marbour mette piede nell’importante (per il riso) mercato italiano.

Mipaaf, Icqrf, Aicig, Federdoc e e-Bay hanno rinnovato per un altro biennio l’accordo per di promozione, valoriz-zazione, informazione e tutela delle produzioni Dop e Igp sull’e-market eBay, attraverso un programma di verifi ca dei diritti di proprietà (Verifi ed Rights Owner - VeRO), tutelando i consumatori che utilizzano la piattaforma. Nel primo anno d’operatività dell’accordo, siglato nel marzo 2015, sono stati oltre 368 i casi di violazione con blocco della circolazione dei falsi prodotti made in Italy.

L’azienda lombarda Farmo (10 mln euro) ha inaugurato un nuovo stabilimento specializzato nella produzione di pasta senza glutine a Casorezzo nel milanese. Grazie a un investimento di 8 mln di euro, l’azienda può così raddoppiare la sua capacità produttiva in questo segmento di mercato.

Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende se-mentiere italiane, ha sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Icqrf, l’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, fi na-lizzato a un più effi cace contrasto delle attività illegali nel settore sementiero.

Crea e Accademia dei Georgofi li hanno sottoscritto una protocollo per collaborare nella ricerca in agricoltura, sicu-rezza alimentare e valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità.

Riorganizzazione produttiva nel gruppo Maschio Ga-spardo. L’azienda ha deciso di trasferire la produzione dei macchinari agricoli per il diserbo e la protezione delle piante da Reggio Emilia a Morsano al Tagliamento-Pn.

Accordo di collaborazione fra il Consiglio nazionale delle ricerche e Costa Crociere. Le navi della compagnia di navi-gazione genovese, raccoglieranno dati quali temperatura, salinità e ossigeno disciolto nelle acque marine lungo le loro rotte. Dati che saranno elaborati dal Cnr e utilizzati per lo studio dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo.

Il vento in poppa del Parmigiano-reggiano negli Stati Uniti (+34% nel 2015 e +5,5% nel primo trimestre 2013) ha convinto il Consorzio di tutela d’investire 1 mln euro quest’anno per promuovere il re dei formaggi italiani negli Usa e in Cana-da con attività d’informazione, promozione e presenza nelle catene distributive.

L’imprenditore argentino del settore oil Alejandro Pedro Bugheroni amplia il suo portafoglio di tenute vitivinicole in Argentina, Uruguay, California e Italia Tenute (Dievole nell’area del Chianti Classico e Poggio Landi in quella del brunello di Montalcino). Ha acquisito per 1,33 mln euro la tenuta australiana Greenrock Farm nella Barossa Valley. Intenzione della nuova proprietà è ampliare la superfi cie vi-tata da 12 a 30 ha, incrementando dal 2018 la produzione di vini da vitigni shiraz, grenache, mataro e semillón, e rinnovare le cantine e gli stabili dell’azienda agricola, destinando questi ultimi a struttura ricettiva di lusso.

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

Il latte piemontese fa quadrato. Inalpi e Piemonte Latte si sono alleate per acquisire il marchio Abit e il ramo d’azienda latte fresco e prodotti lattiero caseari da Coo-perlat. L’operazione punta sulla rivitalizzazione e il rilan-cio dello storico marchio e prosegue la mission aziendale di Inalpi e di Piemonte Latte che hanno da sempre l’obiet-tivo di salvaguardare e valorizzare il latte piemontese. «Piemonte Latte produce oltre il 10% del latte piemon-tese, ad essa aderiscono 230 produttori di latte presenti su tutto il territorio regionale», spiega il presidente del-la cooperativa Piemonte Latte, Roberto Morel-lo. «Siamo orgo-gliosi di operare per questo ambi-zioso progetto e per lo sviluppo del settore lat-tiero caseario cooperativo piemontese. La cooperazione mostra signi-fi cativamente di saper coniugare economia e solidarietà a benefi cio dello sviluppo della nostra regione». Nella fase conclusiva dell’acquisizione sarà costituita una new company tra Inalpi e Piemonte Latte e l’operazione si inserisce nell’attuazione del piano strategico delineato dal management di Cooperlat che prevede il focus ope-rativo sulle attività principali, nelle aree territoriali di riferimento, e l’intenzione di sviluppare fortemente la propria presenza sui mercati esteri. Cooperlat manterrà comunque una presenza importante sul mercato piemon-tese grazie a un accordo commerciale che garantisce la vendita dei propri prodotti in tentata vendita.

Andrea Settefonti

Inalpi e Piemonte Latte alleate per comprare Abit

Meno produzione vo-lontaria di latte, mag-giori agevolazioni. Lo chiedono gli allevatori francesi che hanno ri-sposto a un questiona-rio proposto dalla Aop francese Grand Ovest sulla volontà di ridurre in maniera volontaria la produzione in cambio di una compensazione finanziaria diretta al produttore. L’85% dei produttori si è detto favorevole. La richiesta alla Ue è di 15 mila euro di risarcimento per ogni azienda che abbasserà la produzione. In base al calcolo un produt-tore di 450 mila litri l’anno che si impegna a tagliare la produzione del 5% (o 22.500 litri) per 12 mesi, potrebbe ricevere un compenso di 35€/1.000 litri sul prodotto (427.500 li-tri). Christian Le Nan, residente dell’Aop nata nel 2015, non sarebbe tuttavia favorevole.

Andrea Settefonti

Un premio a chi taglia

montese La cooperazione mostra signi

Lorenzo Marchionni

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30 Mercoledì 13 Luglio 2016 TECNOLOGIA & INNOVAZIONEBREXIT/ Il sindacato e le imprese ora pongono precise condizioni al nuovo governo

Uk, l’agricoltura detta l’agendaLa fi liera vuole mantenere accordi di libero scambio

DI LUISA CONTRI

La filiera agro-alimen-tare del Regno Unito si mobilita per farsi ascoltare dal nuovo go-

verno che negozierà la Brexit. Nel corso del The Livestock Event di Birmingham (6-7 lu-glio scorsi), Meurig Raymond, presidente della National Far-mers Union (Nfu), il principa-le sindacato degli agricoltori, ha chiamato iscritti e non a partecipare a una discussione sulla sua proposta di politica agricola così che sia ampia-mente condivisa. Anche Ian Wright, direttore generale della Food & Drink Federa-tion (Fdf), che rappresenta il primo comparto manifattu-riero del Regno Unito (126,2 mld euro di fatturato realiz-zato da oltre 6.600 imprese che danno lavoro a circa 400 mila addetti) ha indetto una consultazione con la base sul proprio manifesto durante la convention annuale svoltasi martedì scorso a Londra.

L’Nfu avanza sette richie-ste: 1) avere accesso ai merca-ti degli altri paesi europei alle migliori condizioni possibili; 2) continuare a beneficiare degli accordi di libero scambio stipulati dall’Ue con oltre 50 paesi extraeuropei; 3) avere garanzie sul fatto che prodotti di provenienza estera che non rispettano gli standard qua-litativi dei loro omologhi del

Regno Unito non godano delle medesime condizioni d’acces-so al mercato britannico; 4) poter continuare a impiega-re manodopera stagionale e fi ssa di nazionalità straniera con regolare permesso di la-voro; 5) avere garanzie che il sostegno agli agricoltori del Regno Unito sia paragonabi-le a quello concesso dall’Euro-pa agli agricoltori dell’Ue; 6) poter benefi ciare di politiche di sviluppo rurale che mirino a migliorare la competitività dell’agricoltura britannica; 7) avere una legislazione che ga-rantisca la sicurezza dei pro-dotti agroalimentari secondo scienza e non secondo criteri politici e che non ecceda nel ricorso al principio precau-zionale.

Sei sono invece i punti del manifesto della Fdf per far

fronte alla maggiore sfi da che deve affrontare il comparto: 1) accesso al mercato unico e all’unione doganale; 2) ac-cesso agli accordi di libero scambio stipulati dall’Ue con 53 paesi terzi senza necessi-tà di rinegoziarli; 3) politiche migratorie che garantisca-no alle imprese della fi liera agro-alimentare la possibili-tà d’avvalersi di manodopera comunitaria specializzata; 4) incentivi alle aziende che in-vestiranno per migliorare la loro produttività; 5) stabilità della normativa sulla sicu-rezza alimentare, sulla qua-lità dei prodotti e sulla loro etichettatura; 6) una pronta azione del governo a sostegno della fi ducia dei consumatori e delle imprese per garantire stabilità.

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ITALIA 1/Una ricerca realizzata dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Università di Firenze ha dimostrato, in test di laboratorio, l’effi cacia antinfi ammatoria e protettiva del sistema immunitario esercitata da microRna vegetali, una classe di composti naturali presenti nella frutta e verdura. Nonostante i microRna vegetali siano assorbiti tramite la dieta, la loro biodisponibilità, in vivo, risulta insuffi ciente a conferire l’auspicata protezione del sistema immuni-tario. Per questo i ricercatori stanno mettendo a punto tecnologie per l’estrazione, purifi cazione e formulazione dei microRna vegetali che li renderanno realmente effi caci per l’uomo.

ITALIA 2/Il Crea ha avviato un progetto di ricerca triennale per favorire il rilancio economico dei territori che ospitano la viticoltura estrema, creando soste-nibilità sociale, culturale e ambientale. Proprio nei territori di montagna e nelle isole minori dove tuttora si porta avanti una viticoltura marginale ed estrema si riscontra la maggiore diversità varietale, che rende i vitigni autoctoni insostituibili e non omologabili. Tale unicità si basa sull’irripetibilità dei terroir, derivante dalla posizione geografi ca, dalla natura geologica, dal suolo, dal clima, dalle modalità di coltura in vigna e di vinifi cazione /affi namento in cantina, che oltre a contraddistinguere e a dare fascino alle viticolture estreme, ne rappresenta l’eccellenza.

EUROPA 1/Dopo quattro anni di ricerca, il consorzio internazionale del progetto europeo Phbottle, è riuscito a realizzare il primo prototipo di bottiglia in poliidrossilu-tirrato (Phb), una bioplastica già nota, ma che per la pri-ma volta è stata ricavata da residui organici, in primis dagli zuccheri presenti nelle acque refl ue dell’industria dei succi di frutta. Questo materiale, oltretutto, presen-ta proprietà antiossidanti. È quindi particolarmente adatto per essere l’utilizzato per confezionare succhi di frutta, in quanto ne allunga la shelf life. Per migliorare la resistenza e altre caratteristiche meccaniche del Phb, i ricercatori hanno impiegato paglia di riso.

EUROPA 2/La Commissione europea ha incaricato l’Efsa di condurre un’indagine per verifi care se i casi di Bse (encefalopatia spongiforme bovina) verifi catisi in Europa negli ultimi anni siano da attribuirsi a violazioni del divieto d’utilizzare proteine animali per la produzione dei mangimi oppure abbiano cause differenti.

REPUBBLICA CECA /L’apicoltore ceco Romano Linhard, assieme a ricercatori dell’università di Pala-cki, ha messo a punto un sistema in grado sanifi care al 100% gli alveari e i relativi sciami d’api (sia adulti che larve) dalla varroa destructor. Il tutto senza la ne-cessità d’utilizzare agrofarmaci cui questi acari stanno diventando resistenti e i cui residui rischiano di conta-minare il miele. Il sistema, sviluppato e testato nell’arco di dieci anni, consiste nell’impiego di speciali alveari termo-solari. Ossia degli alveari dotati d’un coperchio che incorpora un pannello solare. È suffi ciente far in modo che il coperchio accumuli calore per due volte a distanza di poco tempo e che lo rilasci per circa 2,5 ore facendo sì che nell’alveare si mantenga una tem-peratura di 40-47°C per uccidere tutti gli esemplari di varroa destructor che infestano le larve delle api e anche i soggetti adulti (ripetendo due volte il riscaldamento dell’ambiente interno degli alveari, si sarà sicuri di uccidere le larve di varroa che infestano le api adulte eventualmente in volo durante il primo trattamento). La temperatura relativamente elevata non disturba minimamente le api, mentre uccide gli acari che sono molto sensibili al calore. E non è tutto. Gli alveari termo-solari promuovono la crescita primaverile dello sciame ospitato e incrementano l’attività delle api e la loro produzione di miele. Linhard sta raccogliendo fondi per la costruzione dei sui alveari termo-solari attraverso la piattaforma di crowdfunding indiegogo (https://www.indiegogo.com/projects/thermosolar-hive-healthy-bees-healthy-honey--5#/).

Luisa Contri

RICERCANDO

È stata promulgata lunedì dal presidente della Romania Klaus Iohannis la legge che obbliga le grandi catene di supermercati (da 2 milioni di euro di fatturato) che fan-no affari nella vecchia Dacia ad acquista-re almeno il 51% dei cibi allo scaffale da «fi liere corte». Il provvedimento riguarda carne, uova, verdure, frutta, miele, prodot-ti lattiero-caseari e pane e la percentua-le del 51% va intesa per ogni categoria. La grande distribu-zione ha sei mesi di tempo per adattarsi al nuovo regime, con sanzioni comprese tra 20 e 30 mila euro. Mentre mancano an-cora i decreti attua-tivi, a non mancare sono le perplessità. L’intento è quello di tutelare i piccoli pro-duttori di un paese a fortissima vocazione rurale ma dal tessuto aziendale polverizzato. Uno dei motivi per cui dallo status di granaio d’Europa dete-nuto per secoli, dalla fi ne del comunismo in poi la Romania è diventata importatrice netta di cereali. Non è detto che la legge possa cambiare questa realtà. La defi ni-zione di «fi liera corta» e «prodotti locali» proposta nel provvedimento è molto vaga e non è detto che per una determinata

categoria di alimenti le fi liere di una spe-cifi ca regione arrivino a produrre quanto richiesto. Senza riferimento a produzioni «nazionali» nelle aree di confi ne, la legge spingerebbe inoltre ad approvvigionarsi di prodotti stranieri. E poi c’è il principio della libera circola-zione delle merci. Per ora la Commissione

europea ha scelto di non intervenire in Romania, dove l’ex commissario Ue all’agricoltura Da-cian Ciolos è primo ministro. Ma nei mesi scorsi Bruxelles ha aperto una pro-cedura di infrazione contro la Slovacchia (paese attualmen-te nel semestre di presidenza Ue) per una legge che obbli-ga i supermercati di grandi dimensioni a rendere pubblico all’ingresso di ogni

negozio in modo visibile la percentuale di fatturato legata alla vendita di prodotti alimentari nazionali in rapporto al fattu-rato di tutte le vendite. Dopo l’intervento di Bruxelles, Bratislava si è impegnata a eliminare queste disposizioni entro il 1° gennaio del 2017.

da Bruxelles Angelo Di Mambro© Riproduzione riservata

Romania, stretta protezionista nella gdo

Klaus Iohannis

Meurig Raymond

Ian Wright

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31Mercoledì 13 Luglio 2016

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RISCOSSIONE/ Dati Equitalia sull’ultimo biennio. Nel dl 113 fa capolino la riapertura

Rate, 198 mila i riammessiMa uno su due non è riuscito a rispettare le scadenze

DI VALERIO STROPPA

Sono 198 mila i contri-buenti che hanno be-neficiato negli ultimi due anni delle diver-

se tornate di riammissione alla rateazione dei debiti con Equitalia, dopo la decadenza dal piano iniziale. Gli importi nuovamente dilazionati sfi ora-no i 6 miliardi di euro.

In quasi un caso su due, tut-tavia, chi ha avuto una seconda chance non è riuscito a tenere fede al piano dei pagamenti: le rateazioni revocate sono 88 mila, per un controvalore di 3,7 miliardi di euro, mentre i piani ancora attivi risultano circa 110 mila, per 2,2 miliar-di di euro. Questo il bilancio tracciato dalla società di ri-scossione a seguito delle tre diverse riaperture dei termini per la riammissione al benefi -cio delle rate, previste dal de-creto legge n. 66/2014, poi dal decreto legge n. 192/2014 e da ultimi dal decreto legislativo n. 159/2015.

E proprio una nuova campa-gna di rientro nel pagamento

rateale è ciò che chiede il par-lamento, con l’emendamento al decreto enti locali (decreto legge n. 113/2016), ritenuto ammissibile dalla commissio-ne bilancio della camera. La proposta di modifi ca, presenta-ta dai deputati Antonio Castri-cone (Pd) e Rocco Palese (Con-servatori e riformisti), è volta a ripristinare la possibilità di dilazionare il debito iscritto a ruolo per i soggetti già decadu-

ti. A prescindere dal momento in cui è avvenuta la concessio-ne del piano originario, senza quindi più fi ssare una soglia temporale come avveniva nelle precedenti occasioni.

Inoltre, l’emendamento rico-nosce il benefi cio di rateizzare nuovamente l’importo anche se, all’atto della presentazione della richiesta, le rate scadute alla stessa data non siano sta-te integralmente saldate. La

nuova richiesta di rateazione andrebbe presentata, a pena di decadenza, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

La proposta reca pure ulte-riori modifi che alla disciplina della riscossione sancita dal decreto del presidente della repubblica n. 602/1973. Tra queste, l’innalzamento della soglia economica entro la quale la rateazione può essere otte-

nuta dal contribuente presen-tando una semplice domanda (anche online), senza aggiun-gere alcuna documentazione e dichiarando la temporanea si-tuazione di obiettiva diffi coltà economica. Il tetto, oggi fi ssato a 50 mila euro, passerebbe a 60 mila. Senza dimenticare la possibilità, per i piani ordinari o in proroga già in essere, di rinegoziare la durata della ra-teizzazione, in presenza di un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche del con-tribuente.Ma di riscossione è tornato a parlare ieri anche il presidente del consiglio, Mat-teo Renzi, che in un’intervista radiofonica ha rinnovato ieri mattina la promessa di abolire Equitalia prima della fi ne del 2016. «Entro l’anno arriverà il decreto che cambierà il modo di pagare i tributi ed entro l’anno non ci sarà più Equitalia. Bye-bye Equitalia», ha chiosato il premier, che ha però aggiunto come «questo non vuol dire che non si pagheranno più le tasse, ma che lo si farà in modo più semplice».

© Riproduzione riservata

Sanzioni fino a 2.500 euro nel caso di mancato assolvimento degli obblighi formativi, nonché di mancate comu-nicazioni al registro dei revisori. Sono alcune delle previsioni dello schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva 2014/56/Ue sulla revisione legale dei conti oggi all’esame del preconsiglio dei ministri (il consiglio dei ministri si terrà domani) dopo l’approvazione preliminare avvenuta il 15 aprile scorso (si veda ItaliaOggi del 16 aprile 2016). Nello schema di dlgs (che potrebbe comunque subire modifiche nella fase di stesura de-finitiva del testo) viene rinnovato e razionalizzato il sistema sanzio-natorio per gli iscritti al registro. Il novellato art. 24, infatti, prevede una gradualizzazione delle sanzioni irro-gabili. Esse vengono suddivise in due gruppi a seconda che le irregolarità attengano allo svolgimento dell’atti-vità di revisione legale, oppure all’as-solvimento dell’obbligo formativo e all’inosservanza degli adempimenti di comunicazione al registro. Nel primo caso, previo un avvertimento iniziale da parte del Mineconomia e la possibilità di porre in essere corrispondenti correzioni da parte del revisore, i provvedimenti vanno

dalla censura alla sanzione ammi-nistrativa fino a 150 mila euro, per arrivare alla revoca di uno o più inca-richi, fino alla cancellazione dal Re-gistro. Il secondo gruppo di sanzioni, invece, del tutto innovativo, colpisce il mancato assolvimento degli obblighi formativi nonché l’inosservanza degli obblighi di comunicazione delle infor-mazioni anagrafiche di cui all’art. 7. Viene altresì prevista la possibilità di

una sospensione cautelare del revi-sore dal registro per un periodo non superiore a cinque anni, nei casi di applicazione da parte dell’autorità giudiziaria di misure cautelari per-sonali o di conva-lida dell’arresto o del fermo, non-ché di condanne, anche non defini-tive che compor-

tino l’applicazione di una misura di sicurezza detentiva o della libertà vigilata. In merito ai 20 crediti for-mativi richiesti annualmente al revisore, si stabilisce che l’attività di formazione continua può essere svolta alternativamente attraverso la partecipazione a programmi di formazione a distanza erogati dal Mef, anche attraverso organismi convenzionati; oppure presso società o enti pubblici e privati, provvisti di struttura territoriale adeguata alla natura dell’attività di formazione e alle modalità di svolgimento dei programmi formativi, accreditati dal Mef attraverso la sottoscrizione di apposita convenzione. Tra gli altri provvedimenti iscritti all’ordine del giorno della riunione preconsiliare di stasera, figura anche, in esame definitivo, il dlgs di attuazione della direttiva 2014/67/Ue sul distacco dei lavoratori nell’ambito di una presta-zione di servizi e recante modifica del regolamento (Ue) n. 1024/2012

relativo alla coopera-zione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mer-cato interno (cosiddetto Regolamento Imi).

IN PRECONSIGLIO DEI MINISTRI APPRODA PER L’ULTIMO SÌ IL DECRETO CHE ATTUA LA DIRETTIVA 2014/56/UE

Revisori, supersanzioni a chi fa il pigro sui crediti formativi

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Riaperture termini rateazioni Equitalia: i numeriRateazioni

concesseRateazioni attive

Rateazioni

revocate

Istanze Importo Istanze Importo Istanze Importo

Riapertura termini luglio 2014

28.497 1.081,7 6.458 140,7 22.039 941,0

Riapertura termini marzo 2015

123.278 2.960,1 66.701 1.038,0 56.577 1.922,1

Riapertura termini ottobre 2015

46.124 1.900,8 36.587 1.046,4 9.537 854,4

TOTALE 197.899 5.942,6 109.746 2.225,1 88.153 3.717,5

Fonte: Equitalia. Importi in milioni di euro

La bozza di decre-to sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Illegittimità costituzionale della normativa (art. 4, commi 1 e 11 della legge 124/99) che disciplina le sup-plenze del personale docente e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola. Lo ha stabili-to la Consulta: la norma è illegittima nella parte in cui «autorizza, in viola-zione della normativa comunitaria, il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo deter-minato per la copertura di posti va-canti e disponibili di docenti nonche’ il personale Ata, senza che ragioni obiettive lo giustifi chino». Tuttavia, si legge in una nota di palazzo della

Consulta, la pronuncia di illegitti-mità costituzionale è stata limitata poiché l’illecito comunitario è stato cancellato, come deciso dalla Corte di Giustizia Ue che ha interpretato la normativa comunitaria in materia di contratti a tempo determinato. Per quanto riguarda il personale docen-te, infatti, la normativa sulla buona scuola prevede la misura riparatoria del piano straordinario di assunzio-ni, mentre per quanto riguarda il personale amministrativo, tecnico e ausiliario prevede, in mancanza di analoga procedura di assunzione, il risarcimento del danno.

Supplenze à go-go, stop Consulta

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32 Mercoledì 13 Luglio 2016 GIUSTIZIA E SOCIETÀSOCIETARIO/ Corte di cassazione sulle responsabilità dei manager

Delibere, firma pesanteFalso materiale se la seduta non si è svolta

DI DEBORA ALBERICI*

Commette il reato di falso materiale l’am-ministratore che fi rma una delibera dell’as-

semblea nonostante la seduta non sia mai stata tenuta. Ma non solo. Rischia una condanna per appropriazione indebita e non per il meno grave reato di infedeltà patrimoniale quando dirotta delle risorse fi nanziarie per aiutare una società del grup-po. Sono i principi sanciti dalla Corte di cassazione che, con la sent. n. 29172 del 12/7/2016, ha respinto il ricorso di un mana-ger di Trieste. In sostanza era stata assunta una delibera chiesta dalla banca per la con-cessione di un fi nanziamento. Documento prodotto e regolar-mente fi rmato ma senza lo svol-gersi di una effettiva seduta. Sul punto la terza sezione penale ha motivato la condanna defi nitiva spiegando che la falsità contem-plata dall’art. 485 c.p., infatti, è soltanto la falsità materiale, la quale, consistendo nella forma-zione di una scrittura contraf-fatta incide sull’autenticità del

documento, dovendosi intendere per scrittura privata, agli effetti della legge penale, non solo quel-la scrittura che contenga una di-chiarazione di natura negoziale, ma ogni altra che sia formata dal privato. Diversamente, la falsità ideologica in scrittura privata, priva di rilievo penale, ricorre solo nel caso in cui il do-cumento è genuino e proviene realmente da chi appare esser-ne l’autore, ma il suo contenuto non corrisponde al vero. Ma non

è tutto. Sul fronte della distra-zione del denaro in favore della società collegata la Cassazione ha messo nero su bianco che le norme incriminatrici dell’infe-deltà patrimoniale (art. 2634 c.c.) e dell’appropriazione inde-bita (art. 646 c.p.) sono in rap-porto di specialità reciproca. L’infedeltà patrimoniale tipizza la necessaria relazione tra un preesistente confl itto di interes-si, con i caratteri dell’attualità e dell’obiettiva valutabilità.

Al contrario, l’appropriazione indebita presenta caratteri di specialità per la natura del bene, che solo ne può essere oggetto, e per l’irrilevanza del perseguimento di un semplice vantaggio in luogo del profi tto.

*cassazione.net

Sale a quota 54.072 il numero dei detenuti pre-senti oggi nelle carceri italiane, mentre ben 43 mila persone scontano una pena sul territorio in misura alternativa alla detenzione (affidamen-to in prova, detenzione domiciliare, messa alla prova e lavori di pubblica utilità) e 10.773 sono le nuove istanze pendenti per messa alla prova. Ne da notizia il sindacato au-tonomo polizia peniten-ziaria Sappe, a margine dei lavori del convegno su espiazione della pena e diritti fondamentali del-la persona a Carini (Pa). Per il Sappe «poco è cam-biata» la situazione peni-tenziaria del Paese: «Se è vero che il 95% dei dete-nuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al gior-no, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla».

IN SALITA

In cella 54.072

detenuti

CASE IN LOCAZIONE, RISPETTIVE RESPONSABILITÀ DI PROPRIETARIO E INQUILINO

Esemplare (per chiarezza ed esaustività) decisione della Cassazione sulle rispettive responsabilità di proprietario e inquilino in caso di locazione. «In tema di danni», ha detto il Supremo Collegio nella sentenza 21788/15, inedita, «da cose in custodia, poiché la respon-sabilità ex art. 2051 cc implica la disponibilità giuridica e materiale del bene che dà luogo all’evento lesivo, al proprietario dell’immobi-le locato sono riconducibili in via esclusiva i danni arrecati a terzi dalle strutture mura-

rie e dagli impianti in esse conglobati, di cui conserva la custodia anche dopo la locazione, mentre grava sul solo conduttore la respon-sabilità per i danni provocati a terzi dagli accessori e dalle altre parti dell’immobile, che sono acquisiti alla sua disponibilità». Affer-mando tale principio, la S.C. ha riconosciuto la responsabilità del conduttore per i danni causati da infi ltrazioni d’acqua a seguito del-la rottura di un tubo fl essibile esterno all’im-pianto idrico, sostituibile senza necessità di interventi demolitori sui muri.

a cura dell’Uffi ciolegale di Confedilizia

GIURISPRUDENZA CASA

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33Mercoledì 13 Luglio 2016MercoledGIUSTIZIA E SOCIETÀLo studio del Consiglio nazionale del notariato sulle possibilità legate alla legge 112/2016

Trust interni e non, vincoli soft Ammessi per i disabili non gravi ma senza benefi ci fi scali

DI ANTONIO CICCIA MESSINA

Trust (interni ed esterni) e fondi speciali anche per soggetti disabili non gravi, ma sen-

za benefici fiscali. La legge 112/2016 (nota come legge sul Dopo di noi) prevede forme di garanzia per i soggetti deboli, che possono essere estesi an-che a prescindere dalle age-volazioni tributarie. Lo pre-cisa uno studio del Consiglio nazionale del notariato, che ha illustrato le ricadute ope-rative della legge per i profili civilistici. Sempre il Consiglio del notariato, con un altro stu-dio, ha fornito indicazioni sul dettaglio dei benefici fiscali (per i quali è previsto un de-creto attuativo, di cui non si sente il bisogno, visto il det-taglio della norma primaria). Ma passiamo ad esaminare le indicazioni contenute nei documenti dei notai.

Benefi ciari. I destinatari principali della legge sono i disabili gravi. «Peraltro», si legge nello studio in esame, «ciò non esclude che gli atti e gli istituti previsti dalla leg-ge 112/2016 possano essere stipulati in favore di persone la cui disabilità non sia gra-ve». Con una conseguenza: in questo caso non si potrà be-neficiare delle agevolazioni fi scali.

Sostegno familiare. L’as-senza di sostegno familiare non è un requisito richiesto per la conclusione dei contrat-ti e atti (stipula di polizze di assicurazione e la costituzio-ne di trust, di vincoli di de-stinazione di cui all’articolo 2645-ter del codice civile e di fondi speciali, composti di beni sottoposti a vincolo di destinazione e disciplinati con contratto di affi damento fi duciario anche a favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale). Questo per-ché la disciplina delle misure di assistenza, cura e protezio-ne è prevista anche in vista del venir meno del sostegno familiare.

Atto pubblico. Per ottene-re le esenzioni e agevolazioni è necessario che l’istituzione del trust o il contratto di affi -damento fi duciario che disci-plina i fondi speciali e anche la costituzione del vincolo di destinazione di cui all’articolo 2645-ter del codice civile av-vengano per atto pubblico.

Trust. Un problema, se-gnalato dai notai, rispetto al trust riguarderà l’individua-zione dell’istituto di riferi-mento, visto che l’Italia non ha una normativa specifi ca. Lo studio identifica i trust nei rapporti giuridici istituiti da una persona, il costituen-te, con atto tra vivi o mortis causa, qualora dei beni siano stati posti sotto il controllo di

un trustee nell’interesse di un benefi ciario o per un fi ne specifico. Dovrebbe essere inclusi sia i trust esteri sia i trust interni.

Atto di destinazione. In relazione all’atto di destina-zione, lo studio, premettendo che la legge nulla dice in me-rito alla struttura dell’atto, è del parere che dovrebbe poter assumere struttura unilatera-le o bilaterale, cioè prevedere il trasferimento dei beni a un gestore.

Atti. Atti e contratti devono contenere apposite clausole previste dalla legge quale con-dizione per ottenere i benefi -ci fi scali (articolo 6). Il docu-mento del Consiglio nazionale del notariato aggiunge che il contenuto di atti e contratti dovrà essere arricchito in re-lazione alle concrete esigenze del soggetto da assistere e del programma che, attraverso la destinazione, i disponenti in-tendono realizzare.

Destinazione dei beni. Alla morte del beneficiario disabile i beni destinati (o che ciò che ne rimane) potranno essere ritrasferiti ai sogget-ti che hanno stipulato l’atto o essere attribuiti ad altri soggetti Per la prima ipotesi, nota lo studio in commento, la norma non sembra tenere conto del fatto che i beni e diritti da utilizzare in favore del disabile potrebbero esse-re stati destinati, inoltre, da parte di soggetti diversi da co-loro che hanno stipulato l’atto originario.

Secondo i notai il tratta-mento tributario di favore, che sottopone il ritorno dei beni nel patrimonio dei sog-getti che hanno stipulato l’atto, sarà applicabile anche nel caso in cui i beni ritornino agli eventuali terzi che han-no apportato i beni in favore del disabile mentre se i beni apportati da costoro dovran-

no essere attribuiti a terzi si applicherà l’imposta di dona-zione.

Benefici fiscali. I notai rilevano che l’impatto della esenzione dall’imposta sulle donazioni potrebbe non esse-re rilevante, se si considera che, nel tributo in esame, già è prevista una franchigia di 1.500 euro per i trasferimenti a favore soggetti portatori di handicap. Lo studio, infine, considera poca cosa la possi-bilità per i comuni di stabilire aliquote ridotte, franchigie o esenzioni ai fini dell’imposta municipale: gli enti hanno notevole discrezionalità in merito.

Decreto attuativo peri-coloso. Lo studio dichiara un certo stupore per la norma transitoria che rinvia a un de-creto ministeriale attuativo: la disciplina fiscale risulta autosufficiente e di imme-diata applicazione, senza la necessità di provvedimenti attuativi. Anzi stabilire ulte-riori condizioni o limitazioni ai diversi benefi ci, potrebbero anche risultare illegittimi.

Il bilancio consuntivo del Cnf 2015 ha chiuso con un risultato positivo di 3.958.202 euro. L’annuncio è arri-vato, ieri, direttamente dal Consiglio tramite una nota pubblicata sul nuovo portale. «Un risultato», si legge nella nota, «conseguenza di una gestione al risparmio svolta nel corso dell’anno 2015 fi nalizzata a creare un avanzo patrimoniale utilizzabile nel 2016 nell’ottica di un ricercato equilibrio di breve-medio termine per gli investimenti programmati già nel 2015 e, di fatto, da re-alizzarsi nel corso dell’anno 2016. La somma utilizzabile in avanzo sarà impiegata nel corso del 2016 solo per la metà dell’importo; la restante parte resterà», ha sottoli-neato il Cnf, «come riserve patrimoniali che a fi ne 2015 risultano essere superiori ai 22 mln di euro» (si veda ItaliaOggi del 7,8 e 9 luglio 2016). Per quanto attiene il preventivo 2016, invece, questo risulta essere «stato costruito con la consapevolezza di una liquidità creata ad hoc per i nuovi investimenti di natura straordinaria. Tali investimenti, che si sono concretizzati nella promozione e supporto all’iniziativa editoriale de Il Dubbio, sono sta-ti programmati in funzione del riassorbimento parziale del surplus del 2015 e in parte saranno contenuti nel risparmio della voce comunicazione. Il preventivo 2016 prevede anche un innovativo regime indennitario per i Consiglieri il cui impatto economico risulta coperto dalle entrate ordinarie. Quanto alle sanzioni comminate dalla Agcm», ha concluso il Cnf, «queste sono state inserite nel bilancio consuntivo 2015 e non impatteranno sulla gestione del 2016».

Cnf, 2015 in attivo

Dubbi di costituzionalità sulle linee guida vincolanti Anac quando incidono su di-ritti e doveri degli operatori; gli effetti negativi sul mercato degli appalti dipen-dono dalla mancanza di disciplina tran-sitoria del nuovo codice e dall’assenza di fondi per fare i progetti esecutivi. È quanto emerso, ieri, nel corso del Con-vegno organizzato dal Consorzio Inte-gra (consorzio di cooperative aderente a Ancpl- Legacoop) e dalla Luiss dal titolo «Il nuovo codice dei contratti: effetti sul mercato», che ha visto coordinatore dei lavori Marcello Clarich (professore di diritto amministrativo alla Luiss) e gli interventi introduttivi del direttore del dipartimento di giurisprudenza Antonio Nuzzo, di Vincenzo Onorato, presidente del Consorzio Integra e di Mauro Lu-setti, presidente Legacoop. Per quel che riguarda gli effetti negativi derivanti dall’applicazione del nuovo codice dei contratti pubblici, è stato il presidente di Anac, Raffaele Cantone, a sottolinea-re che «è indubbio che la prima applica-zione pratica ha evidenziato criticità e inevitabili cautele delle amministrazio-ni, spesso restie al cambiamento, ma va dato atto che il codice, pur con qualche limite, introduce una nuova visione e si caratterizza come elemento di efficienza del sistema». Per Cantone la principale novità è quella di «mettere al centro un progetto vero e non scadente; questa no-vità del progetto esecutivo comporta dei tempi di adeguamento dei progetti e forse occorreva pensare a dei fondi per la pro-gettazione per evitare ritardi». È stato poi il consigliere di stato Carlo Deodato a intervenire ponendo qualche dubbio di costituzionalità sulla natura delle linee

guida vincolanti emanate dall’Autorità nazionale anticorruzione: «Pur avendo firmato il parere del Consiglio di Stato sul decreto delegato che ha trattato della natura delle linee guida Anac, personal-mente ritengo che gli atti di normazione secondaria che insistono sui diritti e sui doveri degli operatori non possano essere affidati ad atti di regolazione delle Au-torità indipendenti ma devono essere di competenza del governo». Per quel che riguarda gli effetti negativi sul mercato (calo dei bandi) Deodato li imputa alla mancanza di una disciplina transitoria del nuovo codice. Sulle linee guida emesse da Anac Deodato ha espresso apprezza-mento per l’invio al Consiglio di stato per un parere, ancorché non vincolante, «da advisor delle pubbliche amministrazioni» e ha annunciato che già è stato avviato il lavoro: «di quelle trasmesse soltanto le linee guida sul Responsabile del proce-dimento sono vincolanti, mentre quelle sui servizi di ingegneria e architettura e quella sull’offerta economicamente più vantaggiosa (Oepv) non sono vincolan-ti». Sulle linee guida sull’Oepv, di cui è relatore, Deodato ha segnalato che molte indicazioni sono «generiche o poco effica-ci» e che «le pubbliche amministrazioni andrebbero maggiormente orientate». Il Consigliere Anac Michele Corradino ha poi affermato che il calo dei bandi di gara di questi due mesi era già stato avvertito negli ultimi mesi del 2015 e che nel set-tore dei servizi e delle forniture è meno forte che nei lavori; ha inoltre annunciato che sta per essere costituita la Cabina di regia sull’attuazione del Codice presso la presidenza del consiglio.

Andrea Mascolini

IL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA LUISS E DAL CONSORZIO INTEGRA

Sulle linee guida Anac dubbi di costituzionalità

Salvatore Lombardo, presidente del Cnn

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34 Mercoledì 13 Luglio 2016 I M P O S T E E TA S S EIn G.U. il dm che consente di pagare le cartelle con i crediti vantati

Compensazioni subito Anche nel 2016 chance per imprese e studi

DI GIOVANNI GALLI E VALERIO STROPPA

Via libera alla compen-sazione tra crediti commerciali vantati verso la p.a. e cartelle

esattoriali notifi cate entro il 31 dicembre 2015. Le regole restano quelle già vigenti per lo scorso anno: professionisti e imprese dovranno prima ottenere la certifi cazione del credito, accreditandosi presso l’apposita piattaforma infor-matica gestita dalla Ragione-ria generale dello stato. Una volta acquisita l’attestazione, il contribuente potrà rivol-gersi a Equitalia e chiedere l’utilizzo del credito per com-pensare in tutto o in parte i debiti iscritti a ruolo (purché questi siano inferiori o pari al credito vantato). È stato pubblicato sulla Gazzetta Uf-fi ciale n. 161 di ieri il decreto del Mineconomia di concerto con lo Sviluppo economico del 27 giugno 2016, che dà attua-zione alla legge n. 208/2015 (la legge di Stabilità 2016) la quale ha esteso al 2016

la facoltà di compensazione delle cartelle esattoriali con i crediti commerciali e profes-sionali non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti della p.a. per forniture, appalti e consulen-ze professionali. Il provvedi-mento è una sorta di fotocopia del decreto emanato lo scorso anno (si veda ItaliaOggi dell’1 agosto 2015) e l’anno prima (dm 24 settembre 2014). Ri-entrano nella portata appli-cativa del meccanismo, che è

immediatamente operativo, non solo i debiti erariali, ma anche tributi regionali e lo-cali, contributi assistenziali e previdenziali, premi per l’assicurazione obbligatoria contro infortuni e malattie professionali. In applicazione dell’articolo 28-quater del dpr n. 602/1973, il contribuente dovrà presentare a Equitalia la certificazione e l’istanza di compensazione. L’agente della riscossione, una volta verifi cata la conformità del-

la certificazione, procederà quindi alla compensazione vera e propria con conse-guente rilascio dell’attesta-zione di pagamento. Qualora il pagamento riguardi solo una parte dei debiti iscritti a ruolo, il contribuente dovrà indicare quale partita debi-toria intende estinguere. Si ricorda peraltro che i credi-ti commerciali maturati nei confronti delle p.a., purché certificati, possono essere utilizzati in compensazione anche per versare le somme dovute a seguito di accerta-mento con adesione, adesio-ne all’invito al contraddit-torio o al pvc, acquiescenza, definizione agevolata delle sanzioni, conciliazione giu-diziale e mediazione. In tale ipotesi, disciplinata dall’arti-colo 28-quinquies del dpr n. 602/1973, è necessario avva-lersi del modello «F24 Crediti pp.aa.» e utilizzare il codice tributo «PPAA», avendo cura di indicare nella delega di pagamento pure il numero di certifi cazione del credito.

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DI GIORGIA PACIONE DI BELLO

L’Onu vorrebbe introdur-re una tassa sulla carne. Le Nazioni Unite avrebbe-ro, infatti, commissionato uno studio, all’Internatio-nal resource panel (orga-nizzazione che si occupa di ricerca sui temi dello sviluppo sostenibile), dal quale emergerebbe che nei prossimi dieci anni il con-sumo della carne, bovina e di quella di pollo, a livello globale aumenterebbe del 20%. Secondo gli esperti dell’Onu, questo incre-mento sarebbe disastroso perché signifi cherebbe che aumenterebbero gli alle-vamenti intensivi, che a loro volta provocherebbe-ro danni all’ ambiente. La soluzione che gli esperti hanno, quindi, trovato sa-rebbe quella di far lievita-re il prezzo della carne, in modo che la popolazione sia costretta a comprarne sempre di meno.

STUDIO

Onu vuole la tassa

sulla carne

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Estratto pubblicato ai sensi dell’articolo 122 del d.lgs. 24 febbraio 1998n. 58 (TUF) e dell’articolo 129 del Regolamento Consob 14 maggio 1999n. 11971 (Regolamento Consob)

ACCORDO RELATIVO A DEDALUS HOLDING S.P.A.Ai sensi dell’articolo 122 del TUF e dell’articolo 129 del Regolamento Consob,si rende noto che, in data 8 luglio 2016 (la Data di Sottoscrizione), HealtLuxS.A., Health Holding Company S.r.l. e Giorgio Moretti, hanno stipulato un con-tratto di compravendita di azioni che prevede, inter alia, l’impegno delle par-ti, subordinatamente al completamento dell’acquisizione da parte di HealthLuxS.A. di una partecipazione pari al 60% del capitale sociale di Dedalus HoldingS.p.A., prevista entro la fine del corrente mese di luglio 2016, di sottoscrive-re un patto parasociale (il Patto Parasociale) avente ad oggetto DedalusHolding S.p.A. e Dedalus S.p.A., ques’ultima controllante NoemaLife S.p.A.,societaÌ con azioni quotate sul Mercato Telematico Azionario organizzato egestito da Borsa Italiana S.p.A. Il Patto Parasociale contiene pattuizioniparasociali rilevanti ex art. 122, primo e quinto comma, del TUF relativamen-te a Dedalus Holding e Dedalus.

1. SOCIETÀ I CUI STRUMENTI FINANZIARI SONO OGGETTO DEL PATTOPARASOCIALE

Le pattuizioni parasociali contenute nel Patto Parasociale hanno ad oggettole partecipazioni in: (i) Dedalus Holding S.p.A, società per azioni di dirittoitaliano con sede legale in Firenze, Via di Collodi 6/C, iscritta al Registro delleImprese di Firenze al n. 06405660488, REA FI-625937, avente alla Data diSottoscrizione un capitale sociale pari a Euro 857.143,00, rappresentato dan. 857.143 azioni con valore nominale pari a Euro 1,00 ciascuna, che eserci-ta, indirettamente tramite Dedalus S.p.A. e Ghenos S.r.l., il controllo suNoemaLife S.p.A., ai sensi dell’art. 93 del TUF e dell’articolo 2359, del codicecivile; e (ii) Dedalus S.p.A., societaÌ per azioni di diritto italiano con sedelegale in Firenze, Via di Collodi 6/C, iscritta al Registro delle Imprese di Firen-ze al n. 05994810488, FI- 591564 avente alla Data di Sottoscrizione un ca-pitale sociale pari a Euro 11.634.062,00, rappresentato da n. 11.634.062azioni con valore nominale pari a Euro 1,00 ciascuna.

2. SOGGETTI ADERENTI AL PATTO PARASOCIALELe pattuizioni parasociali contenute nel Patto Parasociale vincoleranno, a par-tire dalla data del closing dell’operazione: (i) HealthLux S.A., società di dirittolussemburghese, con sede in 24 avenue Emile Reuther, L-2420, Lussembur-go, Gran Ducato di Lussemburgo, iscritta al registro imprese di Lussembrugoal numero B 207.167; ( i i ) Health Holding Company S.r.l., societaÌ aresponsabilitaÌ limitata di diritto italiano, avente sede legale in Firenze, Via diCollodi 6/C, iscritta presso il Registro delle Imprese di Firenze, numero diiscrizione e codice fiscale 08667511003; (iii) Giorgio Moretti, nato il 21 di-cembre 1961 in Citta della Pieve (PG), residente in Firenze, Via di Castello 2,codice fiscale MRTGRG61T21C744D, il quale detiene il 100% del capitalesociale di HHC.Alla data in cui sarà sottoscritto il Patto Parasociale, HealthLux S.A. sarà titolaredi n. 514.286 azioni rappresentative del 60% del capitale sociale di DedalusHolding S.p.A. e Health Holding Company S.r.l. sarà titolare di n. 342.587 azionirappresentanti il 40% del capitale sociale di Dedalus Holding S.p.A.Si precisa che Dedalus Holding S.p.A. controlla NoemaLife S.p.A. ai sensidell’art. 2359, comma 1, n.1, c.c., detenendo indirettamente n. 6.963.314azioni ordinarie, rappresentative dell’83,3% circa del capitale sociale diNoemaLife. Le informazioni essenziali relative alle previsioni parasociali con-tenute nel Patto Parasociale saranno pubblicate ai sensi dell’articolo 130 delRegolamento Emittenti sul sito internet www.noemalife.com, sezione InvestorRelations.

la facoltà di compensazione immediatamente operativo

laquveguziil una rintoricti coceutandomne

La norma«Le disposizioni previste dal decreto del ministro dell’Economia e delle i nanze di concerto con il ministro dello Sviluppo economico del 24 settembre 2014, pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale n. 236 del 10 ottobre 2014, recante «Compensazione, nell’anno 2014, delle cartelle esattoriali in favore di imprese e professionisti titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, nei confronti della pubblica amministrazione», si applicano, con le medesime modalità, anche per l’anno 2016, con riferimento alle cartelle esattoriali notii cate entro il 31 dicembre 2015».

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35Mercoledì 13 Luglio 2016Mercoledì 1I M P O S T E E TA S S ELe Entrate rispondono agli avvocati sulle fatture elettroniche scartate dal sistema

Legali, recupero Iva in 2 anniPossibile il rimborso anomalo se il termine è decorso

DI VALERIO STROPPA E GABRIELE VENTURA

Un anno di tempo per il recupero dell’Iva pagata su una fattura elettronica verso la p.a.

poi scartata dal sistema. Qua-lora il termine per l’emissione della nota di credito fosse decor-so, resta la strada del «rimborso anomalo», da presentare entro due anni al competente uffi cio dell’amministrazione fi nanzia-ria. Queste le indicazioni che la Dre Piemonte ha fornito ri-spondendo a un quesito posto dall’Ordine degli avvocati di Torino. Quest’ultimo eviden-ziava che l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elet-tronica verso la p.a. ha generato nel 2015 diversi problemi per la professione forense. In partico-lare, nonostante il superamento delle diverse fasi di accettazione dei documenti elettronici trami-te il sistema Sdi, alcuni avvocati si sono visti respingere a distan-za di mesi la richiesta di liqui-dazione delle spese di giustizia, con l’invito dell’uffi cio contabile del Tribunale a emettere nota di credito a storno totale della fattura (errata) inviata nel 2015 e di presentare un nuovo documento (corretto) nell’anno 2016. Il tutto dopo che molti le-gali, non essendosi avvalsi del sistema dell’esigibilità differi-ta dell’Iva, avevano computa-to l’imposta nella liquidazione periodica (mensile o trime-strale) per il 2015, versandola all’erario. L’Agenzia, dopo aver rilevato che il quesito posto non presenta i requisiti formali né dell’interpello né della consu-lenza giuridica, fornisce alcune indicazioni «al fi ne di assicura-re la dovuta collaborazione al Consiglio interpellante». Le Entrate ricordano che le note di credito previste dall’articolo 26 del dpr n. 633/1972 posso-no essere emesse senza limiti temporali quando l’operazione viene meno in tutto o in parte per nullità, annullamento, re-voca, risoluzione, rescissione o sconti/abbuoni previsti contrat-tualmente. In presenza di er-rori materiali o di calcolo nella fattura, che abbiano comporta-to addebito di un’Iva superiore a quella realmente dovuta, il termine perentorio per la nota di credito è di un anno dall’ef-fettuazione dell’operazione. In ogni caso, qualora la deadline fosse trascorsa, i soggetti pas-sivi d’imposta hanno sempre la possibilità «di fare ricorso alla procedura di cui all’articolo 21, comma 2 del dlgs n. 546/1992, tramite un’istanza di rimbor-so rivolta al competente uf-ficio dell’Agenzia» (rimborso anomalo).

Il processo tributario telematico (Ptt) abbraccia altre sei regioni. Dal 15 ottobre 2016 notifi che e ricorsi fi scali viagge-ranno online nelle Commissioni tributarie provinciali e nelle Commissioni tributarie regionali di Abruzzo e Molise. Un mese dopo, dal 15 novembre 2016, tocche-rà alle commissioni tributarie di Piemonte e Liguria, mentre dal 15 dicembre 2016 entreranno anche Emilia-Romagna e Veneto. È stato pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale n. 161 di ieri il decreto ministeriale 30 giugno 2016 del direttore generale del dipartimento delle Fi-nanze, che amplia la portata del Ptt ad altre sei regioni entro la fi ne di quest’anno (si veda ItaliaOggi del 13 maggio 2016). Si ricorda che il rito telematico è partito in via sperimentale il 1° dicembre 2015 nelle commissioni tributarie dell’Umbria e della Toscana. Attraverso il Sigit (sistema informativo della giusti-zia tributaria) contribuenti, professionisti e uffi ci possono gestire interamente online il contenzioso, utilizzando la posta elettronica certifi cata per la no-tifi ca dei ricorsi e degli appelli e potendo effettua-re il successivo deposito presso la segreteria della

commissione competente utilizzando l’apposito ap-plicativo Ptt.

Valerio Stroppa© Riproduzione riservata

Rito tributario telematico al via in altre sei regioni Firmato il protocollo d’intesa con gli elementi essenziali per

la defi nitiva sottoscrizione del rinnovo del Collettivo naziona-le di lavoro dei circa 40 mila dipendenti delle aziende private addetti ai servizi di igiene ambientale, scaduto lo scorso 31 dicembre 2013. Il testo è stato sottoscritto da Assoambiente (aderente Fise/Confi ndustria) e dalle organizzazioni sinda-cali Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel. Nell’intesa le parti hanno concordato in merito all’aumento dell’orario di lavoro settimanale da 36 a 38 ore e contestualmente riducendo i costi per il lavoro straordinario svolto entro certi limiti.

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato con 48 voti favorevoli e otto contrari la legge sulla «Disciplina per la trasparenza dell’attività di rappresentanza di interessi nei processi decisionali pubblici presso il Consiglio regionale». Il provvedimento crea l’elenco dei lobbisti. In pratica riconosce la fi gura dei portatori di interesse ma vieta loro di proporre regali o benefi ci che non siano meramente simbolici, condan-na le pressioni indebite, impone il dovere della trasparenza nei rapporti con i rappresentanti dell’amministrazione regionale.

Si è tenuta ieri a Madrid la cerimonia di consegna del titolo della Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Sag-gio che il governo spagnolo ha riconosciuto al ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini per la grande effi cienza e collaborazione nel recupero delle opere dell’artista Victorio Macho rubate a Roma nello scorso aprile.

BREVI

Illegittimo il raddoppio dei termini di accertamento nei confronti del socio ac-comandante di una società di persona qualora l’Agenzia delle entrate non depositi in giudizio la denuncia di re-ato da cui i giudici possano evincere il ruolo assunto da tale soggetto nella vi-cenda avente rilevanza penale. Questo quanto affermato dalla Commissione tributaria provinciale di Milano nella sentenza n. 5637/XLVI/2016.Nonostante le disposizioni in tema di raddoppio dei termini di accertamento siano state espunte dal nostro ordinamento ad opera della legge di Stabilità per il 2016 (legge 208/2015) le vicende con-nesse a tali disposizioni sono ancora d’attualità. Infatti per espressa previsione normativa le nuove norme sui termini di accertamento, che non preve-dono più la fattispecie di rad-doppio, si applicano agli avvisi di accertamento relativi all’an-no d’imposta 2016 e seguenti mentre per il pregresso devono essere applicate le norme nella vecchia formulazione. In particolare l’art. 43 del de-creto del presidente della repubblica 600/1973 e art. 52 del decreto del pre-sidente della repubblica 633/1972, i quali al terzo comma prevedevano il raddoppio dei termini di accertamen-to «in caso di violazione che comporta obbligo di denuncia ai sensi dell’art. 331 cpp per uno dei reati previsti dal decreto legislati-vo74/2000», nel corso del 2015 erano stati modificati con l’in-troduzione, ad opera dell’art. 2 del decreto

legislativo 128/2015, di un ultimo periodo in cui era specificato che «il raddoppio non opera qualora la de-nuncia da parte dell’Amministrazio-ne finanziaria, in cui è ricompresa la Guardia di finanza, sia presentata o trasmessa oltre la scadenza ordinaria dei termini...». Il legislatore, tuttavia, pur prevedendo tale limitazione, fa-ceva comunque salvi gli effetti degli avvisi di accertamento e dei provvedi-menti sanzionatori già notificati alla data di entrata in vigore del decreto

legislativo 128/2015 (2/9/2015).Nel caso all’attenzione dei giudici, l’Agenzia delle entrate, aveva notifi-cato al contribuente, quale socio acco-mandante di una società di persone, un avviso di accertamento per il 2008 con il quale rettificava i redditi di questo a seguito dell’accertamento in

capo alla società di un reddito induttivo con-seguente all’emissione di fatture per operazio-ni inesistenti. L’atto in questione era stato

notificato al socio accomandante il 4 novembre 2014, ben oltre lo spirare degli ordinari termini per l’emissione dell’atto impositivo (i.e. 31/12/2013) ciò per l’asserito operare del raddop-pio dei termini di accertamento stante l’invio della notitia criminis in relazio-ne al reato di cui all’art. 8 del decreto legislativo 74/2000 (Emissione di fat-ture o altri documenti per operazioni inesistenti). La Commissione tributa-ria provinciale di Milano, tuttavia, ha annullato l’avviso di accertamento, in

quanto notificato al ricorrente oltre gli ordinari termini stan-te la mancanza dei presupposti per l’operare del raddoppio dei termini disciplinato dagli art. 43 del decreto del presidente della repubblica 600/1973 e 52 del decreto del presidente della repubblica 533/1972. La Commissione afferma che non avendo l’Ufficio depositato la notitia criminis non è possibile effettuare la valutazione circa il corretto operare del raddop-pio dei termini di accertamen-to. Infatti, poiché «nel caso in esame vi è l’emissione di una

fattura per operazioni inesistenti… la responsabilità di tale fatto è da attri-buire solamente al socio accomanda-tario e non all’accomandante, in quan-to quest’ultimo non ha alcuna forza nella compagine sociale». Solamente con l’allegazione della denuncia di re-ato pertanto i giudici avrebbero potuto valutare l’effettiva sussistenza della responsabilità penale del ricorrente e per l’effetto l’eventuale legittimità del raddoppio.

Claudia Marinozzi© Riproduzione riservata

SENTENZA DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE DI MILANO

Socio accomandante, raddoppio termini ko

Un ufi cio dell’Agenzia delle entrate

Il testo del decretosul sito www.italia-oggi.it/documenti

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/documenti

La risposta sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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36 Mercoledì 13 Luglio 2016 I M P O S T E E TA S S EIl Consiglio europeo ha dato il via libera al pacchetto i scale in linea con le disposizioni Ocse

Ok alla anti-tax avoidanceIntrodotte misure contro le pratiche tributarie scorrette

DI GLORIA GRIGOLON

Pagamento dell’impo-sta in loco per le sta-bili organizzazioni con aliquota nominale

inferiore alla metà rispetto a quella vigente nello stato d’ori-gine, limite alle deduzioni degli interessi passivi fino al 30% e pagamento di una «exit tax» sul trasferimento di profitti e residenza in un paese estero a fiscalità ridotta. Ribadito inoltre l’impegno alla traspa-renza sulle informazioni ine-renti gli accordi fiscali privati stato-impresa (tax rulings) e sui benefici fiscali godibili tra-mite marchi e brevetti (patent box); infine, controlli serrati su società di comodo, control-late e trust. È giunto ieri dal Consiglio europeo il via libera definitivo alla anti-tax avoi-dance directive (atad) che, in linea con le disposizioni Ocse contenute nel pacchetto anti-Beps (Base erosion and profit shifting), introduce misure a contrasto di pratiche fiscali scorrette. Gli stati membri sono ora chiamati a recepire la direttiva entro il dicembre 2018. Le disposizioni in esame (dopo il parere non vincolan-te votato dal Parlamento Ue e l’accordo tra Commissione e Consiglio) dettano regole in cinque ambiti specifici: dedu-cibilità degli interessi ridotta, imposizione in uscita, norma generale antiabuso, limiti alle società controllate estere e regole sui disallineamenti tra strumenti ibridi. Deducibilità interessi e norme anti abuso. Il testo si propone di scoraggiare la pratica secondo la quale gran-di gruppi societari tendono a spostare i propri debiti verso giurisdizioni con regole a de-ducibilità generosa. Vengono quindi posti limiti all’ammon-tare degli interessi passivi che il contribuente ha diritto a detrarre entro l’anno fi scale, ponendo la soglia al 30% (l’Oc-se indicava un range compre-so tra il 10 e il 30%, mentre il parlamento Ue propendeva al 20%). Riguardo alla richiesta di una norma antiabuso, inve-ce, essa subentra al fi ne di col-mare l’assenza di una norma anti-elusione specifi ca, confe-rendo alle autorità il potere di negare ai contribuenti, qualora necessario, il benefi cio di mec-canismi fi scali abusivi lesivi della concorrenza. Norme sulle controllate estere (Cfc) e strumenti ibridi. Contribuenti con so-cietà controllate in giurisdi-zioni a bassa fi scalità possono attuare strategie fi scali volte a trasferire verso di esse gran parte degli utili prodotti dalla società madre (soggetta ad ele-vata fi scalità); i redditi oggetto del trasferimento sono di solito redditi passivi mobili. La misu-ra riconduce quindi alla società

madre i redditi della controlla-ta estera residente in un paese a fi scalità agevolata. Infi ne, le differenze nella qualifi cazione giuridica di strumenti fi nan-ziari e pagamenti: l’esistenza di un disallineamento tra am-ministrazioni porta sovente a sfruttare doppie deduzioni o

deduzioni sul reddito dichiara-to solo in uno dei due paesi. La direttiva precisa quindi che la qualifi cazione giuridica attri-buita a uno strumento ibrido dallo stato in cui ha origine il pagamento, sia debba essere la stessa seguita dall’altro stato.

© Riproduzione riservata

Giuseppe Peleggi, direttore dell’Agenzia delle doga-ne e dei monopoli, assume ad interim da la conduzione della Direzione centrale personale e organizzazione. È quanto si legge in una nota dell’amministrazione che segue di poche ore la decisione del Comitato di gestione dell’Agenzia. In precedenza, ricorda Agipronews, l’in-carico era affi dato ad Alessandro Aronica, attuale vice direttore dell’Adm.

«Da parte degli immobiliaristi italiani è stato di-mostrato un senso di appartenenza al paese al fi ne di trovare soluzioni utili per l’abbattimento del debito pubblico e la valorizzazione ed effi cientamento del patrimonio immobiliare, sono ora importanti inter-venti organici di politica industriale nei settori della fi nanza e dei servizi immobiliari e delle costruzioni comparabili con le buone pratiche mondiali». Lo ha detto il direttore generale di Assoimmmobiliare, Paolo Crisafi , a margine di un incontro al Parlamento europeo a Bruxelles. In particolare per Crisafi per rilanciare gli investimenti bisogna intervenire nel settore delle sgr immobiliari, che sono ormai un segmento fondamentale dell’economia.

Presentati a Roma i dati del progetto Vacanze Sicure, che dal 2003 fornisce una panoramica sullo stato delle gomme in circolazione nelle nostre strade. A illustra-re il quadro il direttore del Servizio Polizia stradale Giuseppe Bisogno e il direttore di Assogomma Fabio Bertolotti. Dai dati emerge che gli italiani circolano con gomme sempre più lisce: dall’ultimo controllo a quello odierno, sono più che raddoppiate le gomme lisce in circolazione, e la situazione è ancora più grave se ci si riferisce ai mezzi per il trasporto leggero, che a loro volta hanno una percentuale media di gomme lisce molto più elevata, rispetto al vettura. Infatti, se nei controlli degli anni precedenti la percentuale di gomme lisce si aggirava intorno al 2,5-3%, oggi questa percentuale è salita a quasi il 7% per le autovetture e all’8,5% per il trasporto leggero.

A un anno e mezzo dall’entrata in vigore del nuovo sistema di accise sui tabacchi, il Centro Studi Casmef dell’Università Luiss Guido Carli di Roma torna ad analizzare i risultati del primo semestre del 2016, un anno cruciale per la valutazione della riforma, e parla di chiaro successo: i dati testimoniano che lo Stato registra nella prima parte dell’anno un aumento delle entrate fi scali (sotto forma di accise) del 3%, pari a 115 milioni di euro, a fronte di un aumento dei volumi venduti pari al 2% (da 29,4 milioni a 30 milioni di tonnellate), che evidenzia una domanda in ripresa. L’aggiornamento dell’analisi è stato reso noto in occa-sione dell’evento «Il ruolo dello Stato come regolatore», promosso da Ares, think tank presieduto da Pier Paolo Baretta, con il contributo di British American Tobacco Italia.

«I dati di Eurostat sono di un’evidenza lampante. Il mercato immobiliare è fl orido in tutta Europa tranne che in due Paesi, l’Italia e Cipro, dove», dice l’istituto europeo di statistica, «si osservano ‘‘cadute’’. In Italia sarà così fi nché il settore non verrà liberato dalla za-vorra fi scale introdotta dal governo Monti attraverso la triplicazione dell’imposizione patrimoniale. L’elimina-zione della tassazione sulla prima casa è stato il primo passo, ma è urgente intervenire sugli altri immobili, a cominciare da quelli locati, siano case, negozi o uffi ci». Lo ha dichiarato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

Raccontare la funzione del notaio attraverso un eser-cizio di storytelling. Ecco la nuova sfi da di Federnotai, il sindacato dei notai italiani, con la collaborazione dell’Associazione sindacale dei notai della Lombardia, che ha lanciato il nuovo progetto Io notaio. L’iniziativa consiste in una serie di video online che puntano a spiegare a cittadini, imprese e istituzioni, in maniera semplice e con un linguaggio immediato, l’attività del notaio e le sue funzioni, ma soprattutto i servizi e il supporto che ognuno può ricevere.

BREVI

L’Unione europea e il Principato di Monaco ieri hanno fi rmato un accordo per arginare l’evasione fi scale. Il testo fi rmato a Bruxelles, che obbliga gli stati membri dell’Ue e il Principato di Monaco a scambiarsi informazioni in materiale fi scali, è stato aggiornato rispetto a quello che era stato fi rmato nel 2004 che si basava sulla direttiva 2003/48/Ce, abrogata nel 2015, al fi ne di evitare una so-vrapposizione con la direttiva 2014/107/Ue che compren-deva disposizioni volte ad evitare l’evasione fi scale. L’ac-cordo di ieri fa sì che lo scambio di informazioni fi scali non riguarderà solo il reddito (principalmente interessi e dividendi) ma anche i proventi che deriveranno dalla ven-dita di attività fi nanziarie. Le amministrazioni degli stati membri dell’Ue e del Principato di Monaco saranno, quin-di, in grado di: individuare correttamente i contribuenti interessati, far rispettare le loro leggi fi scali in situazioni transfrontaliere, valutare le probabilità dell’esistenza di una frode fi scale ed evitare indagini non necessarie.

Giorgia Pacione Di Bello

Ue, Monaco accordo fi scale

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37Mercoledì 13 Luglio 2016MPUBBLICA AMMINISTRAZIONELa riforma degli equilibri contabili di regioni ed enti locali sarà votata oggi dal senato

Pareggio di bilancio alleggeritoNiente vincoli di cassa. Due miliardi per gli investimenti

DI MATTEO BARBERO

Un unico obiettivo co-stituito dall’equilibrio fra entrate e spese fi -nali in termini di sola

competenza, senza vincoli sul-la cassa. Inclusione del fondo pluriennale vincolato nel saldo, a regime dal 2020, ma con copertura ga-rantita anche per il prossimo trien-nio. Sul piatto ci sono 600 milioni l’anno per un to-tale di circa 2 mi-liardi. Possibilità di compensazioni sul debito anche a livello nazionale, oltre che regiona-le.

Sono queste le principali novità del disegno di legge per l’alleggerimen-to del pareggio di bilancio che il se-nato voterà oggi. L’aula di Palazzo Madama è chiamata a raggiungere la maggioranza assoluta (161 voti a favore) visto che il prov-vedimento punta a modifi care una legge (la n.243/2012) ap-

provata con procedura raffor-zata. Il testo dovrà poi passare alla camera per il via libera defi nitivo.

Come si ricorderà, la legge 243 fu approvata ai tempi del governo Monti per «fare i com-piti a casa» che l’Unione euro-pea aveva imposto nel nome del rigore fi nanziario. Fra le ri-

chieste di Bru-xelles, vi era anche quella di rafforzare i principi di sostenibilità dei bilanci pubblici, in-troducendoli nella Costi-tuzione. A tal fi ne, ven-ne varata la legge costi-t u z i o n a l e n.1/2012, di cui la legge 243 detta le disposi-

zioni attuative. Ben presto, però, il complesso di vincoli imposti da questa disciplina si è rivelata una gabbia in grado di soffocare i timidi segnali di ripresa che si sono registrati in questi mesi. Basti pensare

che agli enti territoriali viene imposto il rispetto di ben otto saldi di bilancio fra preventivo e rendiconto, vincolando sia la competenza (e quindi le nuo-ve spese) che la cassa (ossia i pagamenti per gli impegni già assunti). Inoltre, viene fortemente disincentivato il ricorso all’indebitamento per finanziare gli investimenti, obbligando ad attivarlo solo nell’ambito di intese a livello

regionale. In teoria, la legge 243 avrebbe dovuto entrare in vigore da quest’anno, ma con una lettura un po’ forzata la si è rinviata al 1° gennaio 2017. Da tale data, però, senza modi-fi che, essa spiegherà appieno i suoi effetti recessivi. In questo si inserisce il ddl che va oggi all’approvazione del senato. Il testo punta ad alleggerire tale complesso di «lacci e lacciuo-li» prima ancora che diven-tino pienamente vincolanti, dando copertura piena all’ul-tima legge di stabilità, che ha cancellato il Patto di stabilità interno sostituendolo con un meccanismo di pareggio di bilancio ispirato alla fi losofi a della legge 243 ma decisamen-te più light (in quanto imper-niato solo sulla competenza e non sulla cassa). Acquisito questo passaggio, l’attenzione dei senatori si è concentrata sulla questione del fondo plu-riennale vincolato, ossia della copertura degli investimenti già fi nanziati che richiedono più anni per essere portati a compimento. Attualmente, il Fpv vale ai fi ni del pareggio solo per il 2016, complicando la vita a tutte le amministra-zioni che hanno programmato

interventi più a lungo termine. Il ddl licenziato dal governo lo inglobava nel saldo anche per gli anni 2017 e seguenti (tra l’altro senza distinguere a seconda che derivi o meno da debito, come invece dispone la l 208/2015). Ma nei soli limi-ti da defi nire con legge dello stato, compatibilmente con gli obiettivi di fi nanza pubblica. Un emendamento presentato dalla relatrice, Magda Zano-ni (Pd), ha invece previsto che il fpv sarà rilevante, anche se fi no al 2019 entro limiti che saranno definiti (almeno su base triennale) in base all’an-damento dei conti pubblici. Tuttavia, come anticipato da ItaliaOggi del 30/6/2016, un accordo fra governo ed enti territoriali garantisce anche per i prossimi tre anni una copertura annuale al Fpv al-meno pari a quella del 2016: si tratta di 660 milioni, per un totale di circa 2 miliardi di risorse mobilitate. Importan-te anche l’ulteriore correttivo che affi anca al meccanismo di solidarietà su base regiona-le per consentire il ricorso al debito per gli investimenti un analogo meccanismo di livello nazionale.

DI LUIGI OLIVERI

Ancora «furbetti del cartellino» scoper-ti dai carabinieri. È accaduto nel co-mune di Boscotrecase (Na), dove allo scopo di celarsi alle telecamere, un

dipendente per timbrare al posto dei colleghi in libera uscita aveva pensato bene di coprirsi il volto con una scatola di cartone.

L’inaccettabile malcostume e la vera e pro-pria frode allo Stato e ai cittadini consistente nel falsifi care la presenza in servizio continua e si manifesta come sempre in modo organiz-zato: a Boscotrecase erano in 23 a collaborare per coprire le proprie assenze.

Ma da oggi dalle parole si passerà ai fatti: per i dipendenti pubblici assenteisti scattano le severe sanzioni disposte dal dlgs 116/2016. Nel caso i dipendenti siano colti in fl agran-te o ripresi da mezzi audiovisivi nel frodare l’amministrazione datore di lavoro, entro 48 ore saranno sospesi dal servizio e sottoposti immediatamente al procedimento disciplinare che potrà portarli entro 30 giorni al licenzia-mento, mentre nel frattempo partiranno an-che le informative alla procura penale e della magistratura contabile.

Occorrerà verifi care se l’effetto deterrenza, fi n qui evidentemente mancato, sarà colto con la piena operatività del giro di vite imposto dal governo. Ma, accanto alla deterrenza sarà fondamentale testare altri due aspetti. Il pri-mo, la capacità dei vertici amministrativi di applicare senza esitazioni la nuova disposizio-ne. Il secondo, non meno delicato, la verifi ca della riforma al probabile urto dei ricorsi al

giudice del lavoro.I dirigenti non avranno scuse. Di fronte a

dipendenti assenteisti colti in fl agranza do-vranno necessariamente sospenderli dal ser-vizio entro 48 ore e informare l’uffi cio per i procedimenti disciplinari o rispondere a loro volta disciplinarmente, eventualmente anche col licenziamento, della mancanza.

Il test più delicato riguarderà le tutele pro-cedurali. La sospensione dal servizio dovrà essere pronunciata entro 48 ore dalla cono-scenza del fatto, senza aver sentito preventi-vamente l’incolpato a propria difesa. L’udien-za giungerà non prima di 15 giorni dalla contestazione dell’addebito. Dunque, la metà del tempo disponibile per la conclusione del procedimento col licenziamento si consumerà solo per garantire il contraddittorio. I fatti diranno se i tempi saranno suffi cienti non solo a garantire una reale «giusto procedimento» ma, soprattutto, a concludere nei termini il procedimento con i licenziamenti. I fatti di Boscotrecase da ultimo confermano che l’as-senteismo coinvolge sempre molti dipendenti (il caso eclatante di San Remo ne aveva visti implicati quasi 200): gestire in 30 giorni deci-ne di procedimenti contemporaneamente non sarà facile.

Tuttavia, il segnale nei confronti dei dipen-denti infedeli sarà chiaro e, al di là del neces-sario collaudo in corso d’opera della riforma, già la semplice sospensione cautelare col trat-tamento economico ridotto al minimo vitale, se applicato senza sconti, potrà rivelarsi uno strumento effi cace di dissuasione, oltre che di sanzione.

In vigore il dlgs che prevede la sospensione entro 48 ore

Al via il giro di vite sui furbetti del cartellino

DI FRANCESCO CERISANO

Al via il disboscamento della selva di parteci-pate pubbliche. Lo sfol-timento delle oltre 7

mila società sta per mettersi in moto con l’approvazione in via definitiva da parte del consiglio dei ministri del decreto legi-slativo, attuativo della riforma p.a. (legge n.124/2015). Il Testo unico sulle partecipate sarà esaminato oggi in preconsiglio dei ministri e dovrebbe andare sul tavolo del cdm di domani per l’ok definitivo, nonostante sul testo manchi ancora il pa-rere della commissione bilancio del senato. Tuttavia, secondo il relatore, Vittorio Fravezzi, il parere potrebbe arrivare nella giornata di oggi e se così fosse palazzo Chigi potrebbe porta-re il testo in cdm giovedì. Una delle novità principali del de-creto è costituita dal fatto che le p.a. potranno costituire società (sotto forma di spa, srl o società consortili) solo se strettamente necessarie alle proprie fi nalità istituzionali e mantenere le partecipazioni in essere solo a determinate condizioni. Ogni anno, a partire dal 2017, gli enti pubblici dovranno predi-

sporre un piano di razionaliz-zazione delle partecipate che scatterà obbligatoriamente se il fatturato medio del triennio non raggiunge una determina-ta soglia (attualmente fi ssata a 1 mln ma destinata a ridursi dopo le richieste in tal senso espresse dalla commissione bilancio della camera, si veda ItaliaOggi del 29/6/2016) o si sono registrate perdite in quat-tro degli ultimi cinque esercizi (risultati negativi inferiori al 5% del fatturato, tuttavia, non dovrebbero essere presi in con-siderazione). Dalla stretta po-tranno però essere escluse (in tutto o in parte) le società che Palazzo Chigi con dpcm decide-rà di esonerare dalla disciplina. A motivare il trattamento di fa-vore saranno, di volta in volta, gli interessi pubblici connessi alla società da salvare, l’attività svolta, la misura e la quantità della partecipazione pubblica. Sul controllo delle partecipate statali non dovrà esserci alcun confl itto di interesse. Il moni-toraggio dovrà essere affi dato a una struttura ad hoc «onde evitare potenziali confl itti tra l’esercizio dei poteri dell’azioni-sta e l’attività di controllo».

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Il dlgs oggi sul tavolo del preconsiglio

Partecipate, T.u. al traguardo

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Da ItaliaOggi

del 30/6/2016

Magda Zanoni

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38 Mercoledì 13 Luglio 2016 DIRITTO E IMPRESAI dati diffusi dal ministero. Lombardia, Veneto e Lazio in testa per numero e valore

Falsificazione dell’euro in caloNel 2015 sotto sequestro 216.089 banconote (-67%)

DI GIOVANNI GALLI

È in netta diminuzio-ne il fenomeno della falsifi cazione di ban-conote e monete, al-

meno da quanto risulta dalle segnalazioni di sospetti falsi che giungono all’Uffi cio cen-trale antifrode dei mezzi di pagamento (Ucamp) del di-partimento del Tesoro del mi-nistero dell’Economia e delle fi nanze. I dati sono contenuti nel Rapporto sulla falsifi ca-zione dell’euro dell’anno 2015 che è stato pubblicato sul sito del Dipartimento e che è frutto dell’elaborazio-ne di oltre 286.000 segnala-zioni di banconote e monete sospette di falsità comuni-cate all’Ucamp. Il Rapporto evidenzia nel 2015 il ritiro dalla circolazione e/o il se-questro di 216.089 banconote e di 69.922 monete metalli-che, con un calo, rispetto al 2014, rispettivamente del 67% (659.684) e dell’81% (369.166). Per quel che con-cerne le banconote (si veda la tabella in pagina) il quan-

titativo maggiore di sospet-te falsità ritirate nel 2015 riguarda il taglio da 20 euro (81.153 banconote), seguite da quelle da 50 euro (52.573) e da 10 euro (51.076) per un valore totale di sospetto falso di 7.295.855 euro. Per quanto attiene le monete metalliche, dei 69.922 pezzi ritirati dalla circolazione e/o sequestrati, quasi la metà (31.374 pezzi)

riguardano monete da 2 euro, a seguire quella da 1 euro (21.775 pezzi) e il taglio da 50 centesimi (16.401 pezzi) per un totale in valore di 69.803 euro. Sia in numero sia in valore, i sospetti falsi ritirati vedono Lombardia, Veneto e Lazio ai primi posti. A livello macro-regionale, il fenomeno risulta maggiormente diffuso nel Nord-Ovest. Il Rapporto,

spiega una nota del Mineco-nomia, mostra il fenomeno dei sospetti falsi in forte con-tenimento, sia per il numero di casi, sia in termini di con-trovalore. La consistente ri-duzione delle segnalazioni di sospetti falsi (-70%) rispetto agli anni precedenti, è dovu-ta nello specifi co a sequestri record effettuati dalle Forze di Polizia negli anni 2013 e

2014, prima della messa in circolazione delle banconote e delle monete.

Differente si presenta, invece, l’andamento dei se-questri e dei ritiri durante la circolazione: in questo caso i sospetti di falso nel 2015 di-minuiscono nel numero, an-che se in misura più contenu-ta (-6%), mentre registrano un lieve aumento (+2%) nel valore. La maggior parte dei ritiri, fanno sapere dal dica-stero di via XX Settembre, è riconducibile a individua-zioni effettuate dalle ban-che, per quel che concerne le banconote, e dalle agenzie di custodia e trasporto denaro per le monete.

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Per l’anno 2016 la dotazione comples-siva assegnata al programma naziona-le di sostegno al settore vitivinicolo è pari a euro 336.997.000. Le misure sono state così ripartite. Per la pro-mozione delle campagne vitivinicole all’estero sono state stanziate risor-se pari a euro 95.014.086,21, per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti la dote a disposizione am-monta a euro 160.936.150,72, per la vendemmia verde il fondo ammonta a euro 1.652.889,09, per le assicura-zioni sul raccolto l’ammontare com-plessivo è pari a euro 20.000.000, per investimenti nel settore vitivinicolo le risorse destinate sono pari a euro 42.893.874, 39 e infi ne per la distilla-zione dei prodotti le risorse ammonta-no a euro 16.500.000. È con il decreto del ministero delle politiche agricole del 30 giugno 2016 n. 4031 (in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Uffi -ciale) che viene ripartita la dote fi nan-ziaria per l’anno 2016 del programma nazionale di sostegno al settore vitivi-nicolo. Ricordiamo che il regolamento Ue n. 1308/203 ha regolamentato gli incentivi per le aziende vitivinicole e quelle dell’agroalimentare. Stabilen-do che l’aumento dei nuovi impianti viticoli dovrebbe essere strutturato attraverso un meccanismo di salva-guardia a livello di Unione, basato sull’obbligo degli Stati membri di mettere a disposizione annualmente un numero di autorizzazioni per nuovi impianti equivalente all’1% delle su-perfi ci vitate, prevedendo al contem-po una certa fl essibilità in risposta a circostanze specifi che di ciascuno Stato membro.

Cinzia De Stefanis© Riproduzione riservata

Vitivinicolo, fondi alla promozione

In arrivo 107 milioni di euro per lo svi-luppo del sistema imprenditoriale della fi liera culturale nelle regioni Basilica-ta, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Il nuovo sistema di incentivi è gestito da Invitalia che, con una procedura «a sportello» (e senza click day), valuta i business plan, eroga i fi nanziamenti e monitora la realizzazione dei progetti d’impresa. I fondi stanziati dal mini-stero dei beni culturali provengono dal programma operativo nazionale «cultura e sviluppo» - Fesr 2014-2020 e sono finalizzati alla creazione di un nuovo sistema di incentivi destinato a sostenere la creazione e lo sviluppo di micro, piccole e medie imprese nel settore dell’industria culturale-turisti-ca e in grado di migliorare la fruizio-ne dell’offerta culturale esistente. Le modalità e i tempi di presentazione delle domande da parte delle imprese, e tutti i dettagli sul funzionamento degli incentivi, saranno fi ssati da una direttiva di prossima pubblicazione. Tre le linee d’intervento, la creazio-ne di nuove imprese dell’industria culturale e creativa che promuovano l’innovazione, lo sviluppo tecnologi-co e la creatività a cui sono destinati 41,7 milioni, lo sviluppo delle impre-se dell’industria culturale, turistica e manifatturiera a cui sono destinati 37,8 milioni e il sostegno alle imprese del terzo settore attive nell’industria culturale turistica e manifatturiera a cui sono destinati 27,4 milioni. È prevista una dotazione finanziaria aggiuntiva di 7 milioni di euro da ri-distribuire proporzionalmente sui tre fi loni nel caso in cui i fondi non fossero suffi cienti.

Cinzia De Stefanis© Riproduzione riservata

Al Sud 107 mln € alle fi liere culturali

I prezzi di acquisto dell’elettricità in Borsa «si confer-mano sui livelli minimi del decennio grazie alla diffu-sione delle rinnovabili e alla debolezza della domanda, con il prezzo medio di acquisto dell’energia nella borsa elettrica (Pun), che ha segnato un leggero rialzo (+0,23 €/MWh; +0,4%) rispetto al minimo storico del 2014, portandosi a 52,31 euro/MWh e arrestando il deciso trend ribassista registrato nel biennio precedente». Lo si legge nella relazione annuale del Gme (Gestore mercati energetici), in cui si sottolinea che «gli scambi sul Mercato del Giorno Prima (Mgp) si sono portati a 287,1 TeraWatt/ora (+1,8% rispetto all’anno prece-dente), interrompendo la serie negativa avviata nel 2009. Anche la liquidità è tornata a salire raggiun-gendo quasi i valori più alti dal 2005 (68%)». Nel 2015 le vendite da impianti a fonte rinnovabile, in costante crescita dal 2010, scendono a 89,4 TWh. La flessione riguarda tutte le fonti eccetto la geotermica (+5,1%). Segnano una decisa ripresa le vendite da impianti a fonte tradizionale trainate in particolare dagli impian-ti a gas che mettono a segno un incremento annuo del 20,4%. Pertanto la quota delle fonti rinnovabili scende al 37,8% a vantaggio di quella degli impianti termo-elettrici tradizionali, con la quota del gas che sale al 38,4% (+6,3 punti percentuali). «Il 2015 è stato un anno estremamente significativo sotto il profilo dell’in-tegrazione dei mercati elettrici nazionali nel mercato europeo», si legge nella relazione, in cui si sottolineano i passi avanti fatti su questo fronte: a febbraio il Gme ha avviato l’operatività del market coupling day ahead sulle frontiere con Francia, Austria e Slovenia, mentre «per rendere più efficiente il meccanismo di allocazione intraday della capacità di interconnessione disponibile con l’estero, il Gme, è stato impegnato nel 2015 nella realizzazione del primo progetto di accoppiamento dei mercati infragiornalieri tra Italia e Slovenia, avviato a giugno 2016». Nel percorso di integrazione dei mercati elettrici dell’Ue, il Gme prende parte anche al progetto per il disegno e l’implementazione del processo europeo di coupling infragiornaliero - il cui avvio è atteso per la seconda metà del 2017 - mediante il quale si potrà allocare, in modo implicito, la capacità interfrontaliera disponibile.

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LA RELAZIONE ANNUALE DEL GME

Elettricità, prezzi giù

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Falsi euro ai raggi X

Il rapporto del Mef sulla falsii -cazione dell’euro nel 2015 sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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39Mercoledì 13 Luglio 2016MercLAVORO E PREVIDENZALe indicazioni Inps per i controlli sull’esonero contributivo. Nel mirino 65 mila aziende

Neoassunti, sanzioni a due vieSgravi indebiti come evasione se si riassume un dipendente

DI DANIELE CIRIOLI

Sanzioni a due vie (eva-sione/omissione) sugli sgravi indebiti dei nuo-vi assunti. Se l’azienda

ne ha fruito per lavoratori oc-cupati in precedenza è soggetta al regime di evasione: sanzione del 30 fi no al 60% dell’importo di contributi non versati per via dello sgravio. Se invece ne ha fruito per lavoratori occu-pati in precedenza presso altri datori di lavoro (cosa che po-teva non sapere) è soggetta al regime di omissione: sanzione del 5,5% fi no al 40% dei contri-buti non versati. Lo precisa, tra l’altro, l’Inps nel messaggio n. 2815/2015 dando il via libera ai controlli sull’esonero contribu-tivo triennale per le assunzioni del 2015 (i principi valgono an-che per lo sgravio di quest’an-no). Nella rete Inps sono fi nite circa 65 mila aziende: 53 mila sanzionabili per omissione, 12 mila per evasione. Per queste ultime c’è un’alternativa: auto-denunciarsi per pagare le san-zioni in regime di omissione.

Assunzioni agevolate. Le

istruzioni riguardano, nello specifi co, l’incentivo c.d. dell’eso-nero contributivo per le nuove assunzioni effettuate nell’anno 2015 (legge n. 190/2014) e det-tano il regime sanzionatorio per i casi d’indebita percezione. Poiché l’incentivo è stato ripro-dotto per quest’anno, sebbene in versione ridotta (sgravio del 40% per 24 mesi, anziché del 100% per 36 mesi), il regime sanzionatorio è applicabile an-che ai nuovi casi di violazione. Per poter fruire dell’incentivo sono previste alcune condizioni che riguardano il lavoratore:

• nei sei mesi precedenti all’assunzione agevolata deve

risultare privo di rapporto di lavoro a tempo indeterminato;

• limitatamente alle assun-zioni del 2015, nel periodo da ottobre a dicembre 2014 non deve aver avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il datore che lo assume o con aziende collegate, control-late o comunque in qualsiasi modo, anche per interposta persona, riferibili al nuovo da-tore di lavoro;

• non deve aver avuto pre-cedente rapporto di lavoro agevolato, con fruizione dello sgravio, con il datore di lavoro che lo assume o con datore di lavoro a questi collegato.

Regime sanzionatorio. In relazione ai predetti casi di vio-lazione, l’Inps individua il regi-me sanzionatorio applicabile:

a) regime dell’evasione, se l’azienda risulta irregolare in quanto ha fruito dell’incentivo per uno o più lavoratori che nel periodo da ottobre a dicembre 2014 (solo per assunzioni del 2015) ovvero nei sei mesi prece-denti l’assunzione (per assun-zioni agevolate del 2015 o del 2016) avevano rapporti di lavo-ro a tempo indeterminato con la stessa azienda o con società da quest’ultima controllate e/o collegate;

b) regime dell’omissione, se

l’azienda risulta irregolare in quanto ha fruito dell’incentivo per uno o più lavoratori che nel corso dei sei mesi precedenti l’assunzione risultavano essere occupati a tempo indetermina-to presso un qualsiasi datore di lavoro.

La diffi da. Nei casi di vio-lazioni l’Inps notifi cherà una diffi da di pagamento attraver-so sistema Postel che procederà prima tramite Pec aziendale e poi con raccomandata a/r. La diffi da conterrà, in allegato, il modello F24 precompilato con l’importo da versare e il periodo di riferimento.

Il rapporto di lavoro con-tinua. Infi ne, l’Inps precisa che l’eventuale disconoscimento dell’esonero contributivo (o del nuovo sgravio), effettuato a se-guito di controlli, non produce alcun effetto sul prosieguo del rapporto di lavoro, che conti-nua normalmente. Invece de-termina, oltre a un debito con-tributivo, l’ovvia conseguenza che il datore di lavoro è tenuto a versare la contribuzione in misura intera, cioè senza ridu-zione (sgravi).

Progetti personalizzati per la conservazione del po-sto di lavoro da parte dei lavoratori infortunati o af-fetti da malattia professionale. A predisporli (e soprat-tutto fi nanziarli) sarà l’Inail, grazie al «Regolamento per il reinserimento e l’integrazione delle persone con disabilità da lavoro», che dando attuazione alla legge di Stabilità 2015 consentirà all’Istituto di destinare parte delle proprie risorse per garantire la continuità lavorativa dei lavoratori infortunati. I soggetti desti-natari sono i lavoratori, sia subordinati sia autonomi, con disabilità da lavoro tutelati dall’Inail. In fase di prima attuazione, gli interventi saranno fi nalizzati a dare sostegno alla continuità lavorativa degli assicura-ti prioritariamente con la stessa mansione ovvero con una mansione diversa rispetto a quella cui erano adibi-ti precedentemente al verifi carsi dell’evento lesivo.

Sono tre le tipologie di intervento previste: per il supe-ramento e l’abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi di lavoro; per l’adeguamento e l’adattamento delle postazioni di lavoro; per la formazione (interventi personalizzati di addestramento all’utilizzo delle posta-zioni di lavoro e delle attrezzature per esempio). Nei limiti delle risorse fi nanziarie annualmente stanziate dall’Istituto (21 milioni di euro per il 2016), l’Inail ha fi ssato per ciascun progetto e per le diverse tipologie di intervento dei limiti massimi complessivi di spesa rimbor-sabile al datore di lavoro: 95 mila euro per il superamento e l’abbattimento delle barriere architettoniche, 40 mila euro per l’adeguamento e l’adattamento delle postazioni di lavoro e 15 mila euro per la formazione.

Gli interventi sono individuati nell’ambito di un pro-getto di reinserimento lavorativo personalizzato elabo-rato dall’Inail attraverso le proprie equipe multisciplina-ri di I livello – che operano nelle sedi locali dell’Istituto – con il coinvolgimento e il consenso del lavoratore e la partecipazione attiva del datore di lavoro.

«Con questo Regolamento», ha dichiarato il presi-dente dell’Inail Massimo De Felice, «si aggiunge un importante tassello al modello di tutela globale del lavoratore garantita dall’Inail: si rafforza l’azione dell’Istituto per il recupero della piena integrità psi-cofi sica degli infortunati e dei soggetti colpiti da ma-lattia professionale, per il loro reinserimento nella vita sociale e lavorativa».

Inail, postazioni adeguateal lavoratore infortunato Proroga Cigs vincolata ai fondi pubbli-

ci. Prima della sottoscrizione dell’accordo, tra impresa e ministero del lavoro (atto propedeutico alla concessione della pro-roga), infatti, va verifi cata la disponibilità di risorse fi nanziarie suffi cienti a coprire il procrastinarsi dell’intervento di cassa integrazione. Lo precisa, tra l’altro, il mi-nistero del lavoro nella circolare n. 22 di ieri, dettando le istruzioni al dm n. 95075 del 25 marzo 2016 che ha individuato i cri-teri per la proroga della Cigs nel triennio 2016/2018.

Riforma Jobs act. La possibilità di proro-gare un intervento di Cigs è stata prevista dall’art. 21, comma 4, del dlgs n. 148/2015 (riforma ammortizzatori), con disponibi-lità di spesa annua pari a 50 mln di euro negli anni 2016, 2017 e 2018. La proroga, in deroga alle norme ordinarie, è possi-bile qualora, dall’esito del programma di crisi aziendale (quello necessario alla pri-ma concessione di Cigs), l’impresa cessi l’attività produttiva e proponga concrete prospettive di rapida cessione della stes-sa azienda e conseguente riassorbimen-to occupazionale. Il dm n. 95075/2016 ha stabilito i criteri in presenza dei quali la proroga può essere concessa per la durata massima di:

a) dodici mesi per le cessazioni di atti-vità intervenute nell’anno 2016;

b) nove mesi per le cessazioni di attività intervenute nell’anno 2017;

c) sei mesi per le cessazioni di attività intervenute nell’anno 2018.

I limiti temporali, precisa il ministero, si riferiscono all’anno in cui si determina la cessazione di attività.

I criteri. La proroga può essere autoriz-zata quando ricorrano congiuntamente queste condizioni:

a) la Cigs sia stata autorizzata sulla base di un programma di crisi aziendale al cui esito, per l’aggravarsi delle iniziali diffi col-tà e per l’impossibilità di portare a termine

il piano di risanamento originariamente predisposto, l’impresa decida di cessare l’attività produttiva e, contestualmente, evidenzi concrete e rapide prospettive di cessione dell’azienda. Il ministero precisa che l’azienda è tenuta a presentare idonea documentazione attestante la rapida ces-sione dell’azienda con fi nalità di continua-zione dell’attività o di ripresa;

b) sia stipulato uno specifi co accordo presso il ministero del lavoro con la pre-senza di quello dello sviluppo economico. Il ministero precisa che l’accordo va stipu-lato prima del termine del programma di crisi aziendale già in corso e che il ministe-ro dello sviluppo economico «può» parteci-pare (non è obbligatorio dunque) qualora è stato coinvolto nelle fasi di avvio del pia-no aziendale di cessione dell’attività;

c) sia presentato un piano di sospensio-ne dei lavoratori ricollegabili nell’entità e nei tempi alla cessione aziendale e ai nuovi interventi programmati;

d) sia presentato un piano per il ri-assorbimento occupazionale dal cessio-nario, garantito con l’espletamento tra le parti della procedura sindacale per il trasferimento di azienda (ex art. 47 della legge n. 428/1990).

Senza fondi niente proroga. Prima di sottoscrivere l’accordo, precisa ancora il ministero, deve essere stato accertato che le risorse fi nanziarie annualmente desti-nate (50 mln) siano suffi cienti a coprire l’intervento e tale onere fi nanziario dovrà far parte integrante del verbale.

La domanda. Avvenuta la stipula dell’ac-cordo, l’impresa è tenuta a presentare «in tempi congrui», istanza al ministero del lavoro – Direzione generale ammortizza-tori sociali e I.O., div. IV, per il tramite del sistema informativo «cigs online». Tale richieste non seguono il procedimento ordinario di concessione della Cigs (art. 25 del dlgs n. 148/2015).

Carla De Lellis

Proroga Cigs vincolata ai fondi pubblici

istruzioni riguardano nello risultare privo di rapporto di Regime sanzionatorio In

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Il regime sanzionatorio

Evasione

• Sanzione del 30% i no a un massimo del 60% dei contributi non versati• Se il datore di lavoro si autodenuncia prima delle contestazioni dell’Inps e, comunque, entro 12 mesi dalla scadenza del pagamento dei contributi, la sanzione è quella prevista nel caso di omissione

Omissione• Sanzione del 5,5% i no a un massimo del 40% dei contributi non versati

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