gazzetta amnesty lazio 03 2013
DESCRIPTION
Il terzo numero della Gazzetta Amnesty del 2013TRANSCRIPT
La Gazzetta di Amnesty Lazio
llaa GGAAZZZZEETTTTAAdi AMNESTY LAZIO
AAllll''iinntteerrnnoo
1155 MMaarrzzoo 22001133
NNuummeerroo 33
EEddiittoorriiaallee 22UUnnaa BBllooggggeerr aa CCuubbaa 33““OOnnee bbiilllliioonn rriissiinngg””,, ppeerr ddiirreeNNOO aallllaa vviioolleennzzaa ccoonnttrroo lleeddoonnnnee 55CC..ii..ee..:: ccoommee iinnfflliiggggeerree eessaassppeerraazziioonnee.. 66AAmmnneessttyy IInntteerrnnaattiioonnaall aaPPoonntteeccoorrvvoo ((FFRR)) 77IIll ''ppuunnttoo ddii vviissttaa'' ddii MMaaxx 88AAmmnneessttyy NNeell MMoonnddoo 1100IInntteerrvviissttee 1111RReecceennssiioonnii 1155LL''AAnnggoolloo ddeellllaa PPoossttaa 1188LL''aannggoolloo ddeellllaa PPooeessiiaa 1199LL''aannggoolloo ddeellllaa MMuussiiccaa 2200LL''eevveennttoo ddeell MMeessee 2211BBuuoonnee NNoottiizziiee 2222II ggrruuppppii ddeell LLaazziioo 2244
Pagina 2 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Simone Marcacci
Editoriale
Marzo è il mese nel quale
ogni anno ci ricordiamo di
più degli abusi e delle vio
lenze subite dalle donne di
tutto il mondo ma è molto
importante non ridurre que
sto momento di informazione
e denuncia ad un solo mese;
è fondamentale ricordare, de
nunciare ed informare tutti i
giorni perché la violenza è
quotidiana ed è purtroppo
radicata in ogni realtà, paese
e classe sociale. Per capirlo
basterebbe aprire il rapporto
annuale di Amnesty
International ad una pagina
qualsiasi e quasi certamente
ci troveremmo a leggere di
quanto possa essere pericolo
so essere donna in molti pae
si, Italia compresa.
Nel nostro paese infatti, come
ricorda Amnesty Italia, negli
ultimi 10 anni il numero di
omicidi da uomo su uomo è
diminuito, mentre è au
mentato il numero di donne
uccise per mano di un uomo:
oltre 100 ogni anno. In circa
la metà dei casi il colpevole è
un partner o ex partner e so
lo in circostanze rare si
tratta di una persona scono
sciuta alla donna. Per di
più, in oltre il 90 per cento
dei casi, la violenza domesti
ca non viene denunciata alla
polizia, così come lo stupro, e
resta dunque la maggior
parte delle volte completa
mente invisibile.
Questa premessa per sottoli
neare che seppure il tema del
mese della Gazzetta è quello
della donna, noi continuere
mo a trattare questo argo
mento come abbiamo già
fatto in passato, mese per
mese, perché si tratta di una
delle più gravi mancanze di
quella cosa che chiamiamo
civiltà; il vero progresso deve
passare per una reale ugua
glianza tra uomo e donna e
questo può essere possibile
solo lottando ogni giorno
anche nel nostro piccolo.
Questo marzo è anche il mese
delle elezioni circoscrizionali
e quando leggerete queste ri
ghe sarà già avvenuto il pas
saggio di cariche ed
incarichi. Vorrei salutare con
grande affetto tutte le perso
ne con le quali ho lavorato in
questi due anni perché
malgrado non si sia riusciti
a realizzare quei sogni che
avevamo condiviso e malgra
do i risultati mediocri
abbiano deluso le aspettative
di molti, restano l’amicizia e
l’esperienza a far si che ne
sia comunque valsa la pena.
Salvo sorprese, dovrei conti
nuare questo cammino circo
scrizionale per altri due anni
in compagnia di vecchi e
nuovi amici con un po’ di
consapevolezza in più e tanta
voglia di riscatto perché cre
diamo in quello che facciamo
e vogliamo che ci credano
sempre più persone.
Al mese prossimo.
Pagina 3Numero 1
Per chi è nato in un Paese li
bero, il passaporto è sola
mente un documento da
riporre in un cassetto e uti
lizzare quando s’inizia un
nuovo viaggio. A Cuba posse
dere un passaporto è il rea
lizzarsi di un sogno e il
risultato di tante lotte
combattute in prima linea.
Yoani Sànchez , blogger cu
bana, scriveva il 14 febbraio
2013: “Noi siamo qui per ve
rificarne i limiti. Vedo
intorno a me adulti che
tengono per mano bambini,
tanti giovani in età da mili
tare, un brulicare di persone.
Se l’ufficio del Municipio
Plaza è così affollato, in tutto
il paese saranno migliaia le
persone in attesa del passa
porto. Mi sorprende la
grande quantità di bambini,
che prima di oggi non pote
vano uscire dal paese, se non
in maniera definitiva. Fi
nalmente arriva il mio
turno. Mi riceve un’impie
gata cortese e mi aiuta a
compilare la pratica per otte
nere un nuovo passaporto.
Devo attendere 15 giorni per
averlo, ma ricevo subito la
notizia tanto attesa: quando
avrò il nuovo passaporto, po
trò viaggiare. Ancora non
riesco a crederci! Ho vinto
una battaglia contro i demo
ni dell’assurdo sistema mi
gratorio. Per ben venti volte
mi hanno negato il permesso
di uscita, ma adesso la possi
bilità di viaggiare pare
molto vicina. Nella prima
settimana di febbraio avrò il
mio passaporto e potrò uscire
da Cuba… incrocio le dita! “.
Yoani è laureata in filologia
ispanica presso l'Università
dell'Avana, è diventata popo
lare grazie al suo blog “Gene
ración Y”, tradotto e
pubblicato in molte lingue
del mondo (in Italia nella
versione online della Stampa
e dal settimanale Internazio
nale). “Generazione Y” è una
finestra sulla vita quotidia
na cubana altrimenti diffici
le da osservare per uno
straniero.
Per Yoani rendere pubblica
la politica restrittiva del re
gime cubano attraverso il suo
blog, è lo strumento princi
pale per richiedere un
cambiamento economico e
politico nel Paese. In demo
crazia criticare il proprio go
verno è un diritto, in uno
Stato autoritario porta a mi
nacce ed arresti.
Yoani Sànchez nel febbraio
del 2013 è partita dall’Avana
per un viaggio di tre mesi
che la porterà in giro per il
mondo. Nel suo primo post
dopo l’arrivo in Brasile scri
ve:
“Scrivere un blog durante un
viaggio è difficile come tenta
re di studiare per un esame
di matematica dentro una
discoteca. Attenta alla nuova
realtà che si presenta da
vanti ai miei occhi da
quando sono uscita da Cuba,
mi sono trovata a dover sce
gliere tra vivere o raccontare
ciò che accade, comportarmi
da protagonista di un
viaggio o da giornalista
incaricata di seguirlo. Non è
facile comportarsi secondo
entrambe le ottiche, data la
velocità e l’intensità di ogni
evento. Per questo motivo
cercherò di mettere per
scritto soltanto alcune
impressioni. Frammenti di
quel che mi accade, momenti
a volte caotici delle mie espe
rienze.
La prima sorpresa in pro
gramma si è presentata
all’aeroporto José Martí
dell’Avana, quando dopo
aver superato l’ufficio emi
grazione sono stata avvici
nata da alcuni passeggeri
che mi hanno dimostrato so
lidarietà. Le manifestazioni
di simpatia sono cresciute
mano a mano che il viaggio
procedeva (….).
Dopo lo scalo a Panama, è
cominciato il volo più lungo
in direzione Brasile, mentre
ero pervasa da una sensazio
ne mentale e fisica di de
compressione. Mi sentivo
come se fossi stata immersa
nell’acqua per troppo tempo
senza poter respirare e riu
scissi a prendere soltanto
adesso una boccata d’aria.
L’aeroporto di Recife si è tra
sformato nel luogo degli
abbracci. Ho incontrato
molte persone che per tanti
anni hanno sostenuto il mio
progetto di viaggiare fuori
dai confini nazionali. Mi so
no molto meravigliata nel ve
Una Blogger a CubaStefano Gizzarone
Caryl Chessman
Pagina 4 La Gazzetta di Amnesty Lazio
dere diversi impiegati
dell’aeroporto brasiliano
intenti a parlare di politica,
a voce alta e in modo sincero.
I miei amici brasiliani
parlano del loro Paese, delle
sue luci, delle sue ombre.
Vorrei che fosse possibile
anche a Cuba. Ci sono stati
fiori, regali, persino un
gruppo di persone venute
apposta per insultarmi, cosa
che mi ha fatto molto piacere
lo confesso perché mi ha
permesso di esprimere un
vecchio sogno: «Un giorno
vorrei che nel mio Paese le
persone potessero esprimersi
così, in pubblico, contro
qualcuno, senza temere
rappresaglie “
Nelle pagine della Gazzetta
Amnesty Lazio continueremo
a raccontare le battaglie di
Yoani Sànchez e delle altre
attiviste per i diritti umani
nel mondo, perché crediamo
che non esiste un modo mi
gliore per celebrare l’otto
marzo.
Pagina 5 La Gazzetta di Amnesty Lazio
“Spero che abbiate guardato
bene il mondo fino a ieri,
perché da oggi ne inizia uno
nuovo fatto di miliardi di
donne, uomini, ragazzi e ra
gazze che non stanno a
guardare e che invece di sta
re a casa a lamentarsi
scendono in piazza e ballano
per dire no alla violenza
sulle donne e sulle ragazze!”
Questo è lo slogan del flash
mob planetario “One billion
rising” (un milardo insorge),
organizzato dal movimento
VDay di Eve Ensler, contro
la violenza sulle donne, la
prima iniziativa mondiale
per affermare il diritto alla
vita e alla dignità delle
donne che si è svolto in tutte
le piazze del mondo il 14
febbraio scorso. Impressio
nanti i numeri: 202 Paesi,
oltre a 5.000 associazioni,
innumerevoli O.N.G., tra cui
Amnesty International, isti
tuzioni, 13mila organizzazio
ni femminili coinvolte e
milioni di donne e uomini
che hanno aderito, dal
Bangladesh a Roma, dal Da
lai Lama alla pacifista
Vandana Shiva, da Yoko
Ono a Robert Redford, da
Charlize Theron a Anna
Hathaway, Jessica Alba, Mi
chelle Hunziker.
La violenza sulle donne è
uno scandalo per i diritti
umani. In molte società que
sto problema si scontra con
la mancanza di interesse, il
silenzio e l'apatia dei go
verni. La campagna di
Amnesty International Mai
più violenza sulle donne,
lanciata nel maggio 2004,
affronta le diverse violazioni
dei diritti delle donne: dalla
violenza domestica alla
tratta, dagli stupri durante i
conflitti alle mutilazioni ge
nitali. Sia in tempo di pace
che in tempo di guerra, le
donne subiscono atrocità
semplicemente per il fatto di
essere donne. Amnesty
International chiede ai go
verni, alle organizzazioni e
ai privati cittadini di impe
gnarsi pubblicamente per
rendere i diritti umani una
realtà per tutte le donne.
A milioni vengono
picchiate, aggredite, stu
prate, mutilate, assassinate,
in qualche modo private del
diritto all'esistenza stessa.
Questo succede anche in pae
si come l'Italia dove, nel
2012, ne sono state uccise
127 per mano maschile. Le
donne lottano in ogni modo
possibile per porre fine a
questa violenza ma, ancora
oggi, le Nazioni Unite
affermano che 1 donna su 3
nel Mondo sarà picchiata o
violentata nell’arco della sua
vita. Vuol dire, più di un mi
liardo di donne, che vivono
oggi, sul pianeta. E'
INACCETTABILE!
Così il giorno di San Valenti
no tutti sono stati invitati ad
un atto simbolico di libertà,
a unirsi a questa ‘sollevazio
ne’: lasciare qualsiasi cosa
stessero facendo, gli uffici, le
case, le abitudini quotidiane
e danzare per le strade,
accompagnati dalle note di
“Break the Chain”:
«SPEZZA LA CATENA
Sollevo le braccia al cielo
Prego in ginocchio
Non ho più paura
Io attraverserò quella soglia
Cammina, danza, sollevati
Cammina, danza, sollevati
Posso vedere un mondo dove
tutte viviamo
sicure e libere da ogni
oppressione
Non più stupro, o incesto, o
abuso
Le donne non sono proprietà
E' ora di spezzare la catena,
oh sì
Spezzare la catena
Danza, sollevati.»
Un ritmo che sale, sempre
più trascinante, fino a dive
nire un ballo liberatorio e
gioioso. Una presa di co
scienza della donna, della
sua forza di riscatto e di au
todeterminazione. Una
donna che non è più solo
‘vittima’ da salvare ma pro
tagonista del proprio rina
scere.
Un miliardo è il numero di
donne violate nel mondo: è
un'atrocità. Ma un miliardo
di donne che danzano per
strada nel mondo è una rivo
luzione!
“One billion rising”, per dire NO alla violenzacontro le donneViviana Isernia
Pagina 6 La Gazzetta di Amnesty Lazio
I c.i.e., ufficialmente centri
identificazione espulsione,
sono delle strutture di
permanenza “temporanea”
(si può rimanere rinchiusi
fino a 18 mesi) per tutti gli
immigrati che non risiedono
legalmente sul territorio ita
liano. I problemi legati a
questo mondo fatto di immi
grati sono tra i più vari: na
scono dalla sorgente, ovvero
come e perché si entra in
questo limbo, passano per la
gestione, che controlla la vita
quotidiana degli sfortunati
che vi sono trascinati e si
concludono una volta tirate
le somme con la fatidica do
manda: I c.i.e servono?
Per tornare al primo proble
ma: le modalità di entrata in
un cie sono troppe e so
prattutto sono ingiuste. per
entrare basta non avere il
permesso di soggiorno, che si
ottiene solo con un lavoro re
golarizzato = si entra in
carcere perché non si ha più
il lavoro. quando si sa benis
simo che il lavoro
“sommerso” in Italia è più
che diffuso. Ci finisce anche
chi potrebbe usufruire di un
permesso per protezione so
ciale (ad es le prostitute,
entrate nel nostro paese
quindi come merce).Infine
diventa un vero e proprio
circolo vizioso per chi è appe
na uscito dal carcere ,perché
senza permesso. E ovvia
mente, anche chi sbarca nel
nostro paese perché senza
passaporto; è ancora vivo il
ricordo di tutti i nordafrica
ni in fuga dalla primavera
araba che arrivavano (e
continuano ad arrivare)
sulle nostre coste pieni di
speranza e senza più un
soldo in tasca, dato che il co
sto del viaggio rappresenta
per loro una cifra diffi
cilmente accumulabile.
Passiamo al secondo proble
ma: le condizioni di vita che
si infliggono a queste persone
anche per 540 giorni. La
mancanza del rispetto di
norme di base quali quelle
igienicosanitario è risaputa,
senza dimenticare le varie
accuse mosse contro chi
amministra le strutture; se
condo alcuni avvocati di di
fesa ci sarebbe un giro di
farmaci e sedativi non molto
legale. In più la mano pe
sante dei poliziotti ha già
avuto modo di essere de
nunciata varie volte.
Insomma. Si sta peggio che
nelle carceri. Può sembrare
solo una frase ad effetto ma
non lo è, dato che nei c.i.e
non sempre vengono ricono
sciuti quei diritti che sono
invece garantiti ai carcerati
(ad es le visite dei familia
ri). Per concludere: ri
spondiamo alla terzo punto.
I c.i.e servono? Stando ai
dati, no. Solo l’1% degli
immigrati irregolari alla fi
ne è rimpatriata attraverso i
c.i.e
Alla luce di questi fatti, non
possiamo non riflettere per
un momento sull’esistenza di
questi centri. Vero è che non
possiamo farne a meno; è
l’unione europea che ce li ha
imposti e quindi non è una
legge italiana a poterli elimi
nare. Ma sicuramente si po
trebbe trovare il modo per far
sì che essi vengano utilizzati
solo in casi estremi (come ri
chiesto dall’ue ) e quindi va
lutare bene caso per caso.
Infatti l’unione europea,
nella direttiva che li rende
obbligatori, dice espressa
mente che vanno rinchiuse
nei c.i.e solo persone che po
trebbero fuggire. La direttiva
infatti “consiglia” un’uscita
volontaria al migrante tro
vato senza permesso di
soggiorno, che deve essere
eseguita nell’arco di una
settimana. Sicuramente,
minore è il numero di perso
ne, maggiore sarà la celerità
nell’occuparsi dei singoli
rimpatri. Si accorcerebbero
quindi i tempi di durata
della detenzione.
E una volta dentro, si do
vrebbe assicurare a questi
migranti condizioni di vita
dignitose, allestendo magari
biblioteche, spazi comuni. E
si dovrebbe anche garantire
la professionalità dei di
pendenti che si occupano di
rimpatrio ,in modo che casi
come quelli in cui le persone
che necessitano di maggiore
tutela (come ad es i rifugiati
politici) siano riconosciuti e
trattati differentemente dai
migranti scappati per neces
sità economiche.
Il tutto ovviamente accompa
gnato da una bella spolve
rata alla ormai vecchia
C.i.e.: come infliggere esasperazioneElena Rea
Pagina 7 La Gazzetta di Amnesty Lazio
politica di immigrazione,
perché, come già detto, se
l’Italia non può fare molto
per i c.i.e in sé per sé, molto
può fare invece sull’entrata.
Secondo un importante
centro di immigrazione
(ASGI) si potrebbe infatti
concedere un visto per la ri
cerca di lavoro, semplificare
le procedure per il riconosci
mento dei titoli di studio,
rafforzare il diritto al ri
congiungimento familiare.
Ovviamente tutte queste
persone non dovrebbero
entrare nei c.i.e.
Lo scorso sabato 2 marzo, da
un'idea del Gruppo 277 di
Amnesty Formia e in collabo
razione con il Centro Ri
creativo Culturale di
Pontecorvo, si è svolto nella
cittadina ciociara il conve
gno “DIRITTI...AL
CENTRO”.
E' stata l'occasione per
raccontare ai presenti il ruo
lo di una delle più note orga
nizzazioni non governative
internazionali, impegnata
dal 1961 nella difesa dei di
ritti umani, sanciti nella Di
chiarazione Universale dei
Diritti dell'Uomo.
Presenti all'iniziativa, oltre
agli attivisti e attiviste del
gruppo277, Pasquale De
Francesco, referente Forma
zione della Circoscrizione
Lazio, e Luisa Pepe, referente
Campagne sempre della
Circoscrizione Lazio.
Pasquale De Francesco ha
illustrato come la formazione
dei propri attivisti e delle
proprie attiviste è un punto
fondamentale delle attività
di Amnesty International dal
momento che permette a chi
conosce poco le sue attività di
entrare in contatto a piccoli
passi con il mondo amne
styano e, a chi è già sosteni
tore, di continuare a
formarsi e ad approfondire le
tematiche legate alla situa
zione dei diritti umani in
Italia e nel mondo e a tutti
gli aspetti organizzativi e
promozionali dell’associazio
ne.
Luisa Pepe ha descritto le
modalità con le quali opera
Amnesty International,
ovvero le campagne interna
zionali e nazionali (divise su
paese o su tema) che
coinvolgono a tutti i livelli
l'Associazione e prevedono
l'utilizzo delle più diverse
tecniche per la sensibilizza
zione dell'opinione pubblica
e la pressione verso i governi
violatori: invio di appelli e di
azioni urgenti, contatti con le
ambasciate, organizzazione
di eventi pubblici, attività di
lobby presso i governi e le
organizzazioni internaziona
li.
Le campagne analizzate sono
state: “Io pretendo dignità”,
con la quale si intende porre
i diritti umani al centro
della lotta contro la povertà;
“Europa senza discrimina
zione”, che comprende i Di
ritti dei Rom e delle persone
LGBTI; “Donne in Medio
Oriente e Nord Africa”;
“Contro la Pena di Morte” e
le Campagne per il Diritto
all'Ambiente che Amnesty
International rivolge, ad
esempio, agli azionisti
dell'Eni, per sensibilizzarli
sulle violazioni dei diritti
umani di cui le compagnie
petrolifere presenti in Nige
ria, in particolare nel delta
del Niger, si rendono re
sponsabili.
Infine, Viviana Isernia, Re
sponsabile Gruppo277, ha
elencato i vari modi per atti
varsi per Amnesty
International, dal webatti
vismo alle mobilitazioni di
piazza, dalla partecipazione
ai campi estivi per i giovani
alla partecipazione attiva in
un gruppo locale. Viviana
Isernia ha anche proposto di
creare un gruppo di attivisti
e attiviste nella città di
Pontecorvo, idea che ha avu
to consensi, soprattutto dai
giovani.
Amnesty International a Pontecorvo (FR)Viviana Isernia
Pagina 8 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Il "punto di vista" di Max
Quanti italiani sanno cos’è il
MUOS? Se è per questo ci si
potrebbe domandare pure
quanti nostri connazionali
sanno che, sotto il profilo
NATO e non, l’Italia è “abi
tata” da ben 112 insedia
menti militari USA (erano
113 fino alla chiusura della
base dei sommergibili atomi
ci alla Maddalena), dove è
possibile trovare di tutto, fi
no alle bombe atomiche. Ma
una cosa alla volta.
Il M.U.O.S., Mobile User Ob
jective System, è un colossale
sistema di radiocomunica
zioni militari che avvolgerà
l’intero pianeta lavorando in
banda UHF (300 MHz –
3GHz) e sarà basato su una
diffusa rete di stazioni a
terra assistite e poste in
intercomunicazione attra
verso una costellazione di
cinque satelliti geostazionari
(4 + 1 di riserva).
Ma quel che c’interessa in
questa sede è che una delle
stazioni a terra sarà collo
cata in Italia, più precisa
mente in Sicilia, presso
Niscemi, nel triangolo male
detto che include Comiso e
Sigonella, con le sue bombe
nucleari “dormienti”, dove gli
USA sono abituati a
incontrare da decenni la mi
glior condiscendenza da
parte delle locali autorità,
oltre che di quelle centrali.
E infatti, nel più assordante
silenzio da parte dei media
nazionali, si può scoprire che
negli ultimi due anni si sono
disputati una quantità di
“atti” di quella che è difficile
considerare una commedia,
per le sue implicazioni
drammatiche, sempre spe
rando che non finisca in
qualche modo in tragedia.
Passo, passo, troviamo
infatti che si è provveduto a
concedere l’uso di una pre
giata sughereta, per giunta
vincolata, come sede per
l’installazione degli impo
nenti paraboloidi che costi
tuiranno le antenne di
altrettanti impianti ricetra
smittenti, che si è costituito
un movimento denominato
“Mamme noMUOS”, che su
denuncia di quest’ultimo la
Procura di Caltagirone ha
disposto il sequestro del
cantiere perché la licenza
concessa avrebbe violato le
prescrizioni del decreto che
istituì l’area protetta, che il
Tribunale della Libertà di
Catania non ha trovato di
meglio che rintuzzare i colle
ghi di Caltagirone, che il
Procuratore della Repubbli
ca di Caltanissetta è in
fervente attesa che i colleghi
di Catania pubblichino le
motivazioni della loro deci
sione per preparare la
contromossa.
Intanto si sono avuti in più
occasione disordini con
intervento della forza pubbli
ca, di cui pochissimo o nulla
si è saputo, mentre il presi
dente regionale Rosario Cro
cetta è intervenuto per
affermare la propria contra
rietà al progetto.
A quanto mi era noto, i lavo
ri erano in stallo, mi era
anzi giunta notizia che la
mediazione di Crocetta stesse
pian piano portando allo
spostamento dell’intero
impianto.
Invece, e inopinatamente,
qualche giorno fa si è tentato
di riprendere i lavori, proba
bilmente consapevoli gli
USA del momento politico
che il nostro Paese attraversa
per via delle complicazioni
postelettorali, e della possi
bilità di contare su un perio
do di scarsa attenzione.
Peccato per loro, perché le
“Mamme noMUOS” vigila
vano la zona giorno e notte,
preoccupate a buon titolo dei
torrenti di radioonde che
presto avrebbero infestato la
zona dove vivono i loro figli.
È pertanto intervenuta la
Polizia e ci sono scappati dei
contusi. Le forze dell’ordine
sostengono in un comunicato
che l’unica ricoverata in
ospedale sarebbe scivolata
sul fango e la loro parola
merita il peso dovuto per
“default” a coloro che ci
rappresentano.
Sul WEB sono però disponi
bili testimonianze pacate se
condo le quali le cose non
sarebbero affatto andate in
tal modo.
Riemergono quindi, prepo
tentemente, i due temi domi
nanti, purtroppo ricorrenti
in ogni parte del mondo: da
un lato il diritto delle popo
lazioni di determinare senza
intermediazioni di sorta le
condizioni abitative del loro
Massimo Grandicelli
Pagina 9Numero 1
territorio, soprattutto nei
confronti di disposizioni che
chiamano in causa la salute
e l’integrità del territorio
stesso; dall’altro, pare che le
Forze di Polizia continuino a
incontrare difficoltà di natu
ra concettuale a non usare la
violenza, che è fattispecie ben
diversa dalla forza, per ri
solvere i conflitti che sono
chiamate a fronteggiare.
Singolarmente, un tale ulte
riore e spiacevole accaduto si
è consumato a danno di un
gruppo di dimostranti preva
lentemente donne, proprio in
un periodo in cui la campa
gna, non solo amnestiana,
contro la violenza sulla
donna ha conseguito una ri
sonanza notevolmente supe
riore a quanto siamo
abituati a constatare, non so
lo per la prossimità dell’8
marzo ma soprattutto per la
recrudescenza mondiale del
vergognoso fenomeno, magi
stralmente documentato, tra
l’altro, in un articolo
dell’ultimo Internazionale
(n. 990 8/14 marzo).
Ricordiamo tutti che qualche
anno fa nei piani di Amnesty
I. comparve un “item”
alquanto singolare:
“accountability delle forze
dell’ordine”.
Io mi dichiarai scettico sulla
perseguibilità di una simile
impresa in un paese come
l’Italia dove da un pezzo pre
valevano moduli comporta
mentali autocratici.
Qualcun’altro dovette
pensarla allo stesso modo,
perché dell’iniziativa non si
sentì più parlare
“Mutatis mutandis”, penso
oggi invece che ce ne sia
sempre più bisogno, a pre
scindere dalle difficoltà di
attuazione; le mie riserve so
no rimaste le stesse, ma mi
domando in contemporanea
chi, se non Amnesty
International potrà fare ope
ra di “moral suasion”, ma
soprattutto di EDU, perché
un giorno si arrivi fi
nalmente a operare
distinzione tra “violenza” e
“forza”, nell’intesa che se la
seconda è giustificabile solo
in ben determinati casi, la
prima non lo è mai.
Pagina 10 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Questo mese vi propongo un
flash mob sulla violenza do
mestica che è stato fatto da
più gruppi Amnesty in Italia
e che ho io stesso coordinato
qualche anno fa all’interno
di un liceo classico.
Per realizzarlo avrete biso
gno di una brava truccatrice,
di cartoncini su cui scrivere e
di spago o simili per
appendere al collo questi
cartoncini.
Se decidete di effettuarlo in
una scuola (potrebbe essere
interessante da proporre do
po un incontro EDU), il mo
mento ideale per metterlo in
atto è certamente la ricrea
zione in un punto di pas
saggio (magari vicino le
macchine della merenda e
del caffè). Una mezz’ora pri
ma del suono della campa
nella alcune ragazze
verranno truccate come se
avessero dei lividi in volto e
appenderanno al proprio
collo dei cartelli con varie
frasi tipiche della violenza
domestica (Ad es. “E’ stata
colpa mia”, “Sono scivolata
per le scale” ecc). Nel mio ca
so abbiamo aggiunto una ra
gazza che a voce alta
enunciava tutte le categorie
di violenza contro le donne
(ma si possono scegliere
anche una poesia o un pas
saggio di prosa sul tema).
Ovviamente ci sarà anche un
nostro tavolo informativo e di
raccolta firme per spiegare
alle persone che si avvicine
ranno incuriosite quello che
facciamo e come attivarsi per
Amnesty International. Vi
garantisco che al suono della
ricreazione i ragazzi e le ra
gazze resteranno davvero
molto colpiti/e.
Altri gruppi hanno proposto
questo stesso flash mob in
piazza con l’aggiunta di ra
gazzi: questi potrebbero
alternare scritte come “Qui
comando io”, “Sei di mia
proprietà” ecc con frasi anti
violenza.
Come sempre poi, ognuno
può personalizzare e
arricchire come meglio crede
questo flashmob di forte
impatto emotivo.
Amnesty Nel MondoSimone Marcacci
Pagina 11 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Alessandro Pomponi –
Coordinamento Giovani
Ci sono alcune fortunate
persone che riescono a fare di
una passione il proprio la
voro, e a vivere con quello.
Alessandro collezionava
dischi di vinile fin da ra
gazzino e ancora
oggi che è uno
“splendido qua
rantenne”
compra e vende
dischi rari,
partecipa a fiere
in tutto il mondo
e ha clienti in
ogni continente.
La sua seconda
passione invece,
quella per i di
ritti umani, la
coltiva da circa
un ventennio con
entusiasmo di
attivista.
Sono venuto in contatto con
Amnesty negli anni ’90,
quando mi occupavo di obie
zione di coscienza, l’argo
mento della mia tesi di
laurea. Così sono entrato nel
Gruppo 015 e ci sono rimasto
per molti anni, fino a
quando mi sono trasferito a
Rignano e l’ho dovuto lascia
re per motivi logistici.
Hai continuato a fare atti
vismo in altre strutture?
Sì, ho avuto incarichi circo
scrizionali, ho partecipato a
tutte le Assemblee Generali
da quella di Palermo nel
1999 in poi e da qualche
anno sono approdato al
coordinamento.
Mi piace molto partecipare
ai campi giovani che si orga
nizzano ogni estate a Passi
gnano sul Trasimeno. Sono
un bell’incrocio tra la va
canza e lo stage di formazio
ne che coinvolge i ragazzi per
una settimana in una
struttura ecologica e a misu
ra d’ambiente.
Tra tutte le iniziative di
Amnesty a cui hai parteci
pato in vent’anni, ce n’è una
che ricordi con più piacere?
La partecipazione di una
nostra rappresentanza a so
stegno del Riga Pride nel
2005: è stato
bello sentire
quanto valore
avesse per loro
il nostro aiuto.
Anche la
marcia per la
chiusura di
Guantanamo è
stata molto
coinvolgente.
C’è un consi
glio che puoi
dare a tutti gli
attivisti perché
possano
conservare
sempre la passione e l’entu
siasmo?
Mantenersi sempre a
contatto con gli altri e non
isolarsi, così si ha la possibi
lità di conoscere persone
interessanti e stimolanti.
Patrizia sacco
Interviste
Pagina 12 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Fabio Ciconte – Staff, Di
rettore Ufficio Attivismo
Trentacinque anni, sorriso
accattivante, fisico da sporti
vo; che cosa si prova ad esse
re, nell’ambito dello staff, il
più amato dalle attivi
ste?
No, non scherziamo…
questo ruolo lasciamolo
senz’altro a Fernando!
Va bene, allora dicia
mo che ve lo dividete. Mi
puoi raccontare come sei
arrivato ad Amnesty?
Molto semplicemente
rispondendo ad un
bando, provenivo da
Greenpeace, dove ero
entrato a poco più di
vent’anni. Dal 2006 so
no nell’Ufficio Attivismo
di Amnesty.
Fra tutte le iniziative
che hai organizzato in
questi sei anni quali so
no quelle che ti hanno
dato più soddisfazione?
Quella per la chiusura
di Guantanamo del
2008, quando sfilammo
nel centro di Roma a decine,
tutti vestiti con la tuta
arancio dei prigionieri.
Quella è stata una vera
svolta, ha segnato il modo
di apparire pubblicamente
di tutta l’associazione. Poi ci
sono stati i Campi Amnesty
a Lampedusa nel 2011 e
2012. Per una settimana
circa 70 partecipanti hanno
potuto vivere, conoscere e
raccontare l’isola, subito do
po l’inizio dell’emergenza
immigrati, senza cadere ne
gli stereotipi offerti dai me
dia. Il primo anno erano
tutti italiani, mentre l’anno
scorso ci sono stati attivisti
provenienti da sezioni di
tutta Europa e perfino
dall’Australia. Per il 2013 è
previsto un nuovo campo na
zionale a Lampedusa ed uno
internazionale in Grecia.
Hai un figlio di pochi anni,
come gli hai spie
gato che lavoro
fai e cosa fa l’as
sociazione per cui
lavori?
Sua madre gli
ha detto che noi
“salviamo le
persone”, mentre
io, una volta che
ha visto una se
dia elettrica, ho
cercato di fargli
capire cos’era e
perché bisognava
fare in modo che
nessuno la usasse
più.
Per finire c’è un
consiglio che
vorresti dare agli
attivisti per mi
gliorare i
rapporti con lo
staff della sezio
ne?
Si, credo che avremmo tutti
bisogno di un po’ più di
“leggerezza”.
Patrizia sacco
Pagina 13Numero 1
Chiara Cosentino
Responsabile Gruppo
Giovani
DONNE E VIOLENZA:
L’ESPERIENZA DI CHIA
RA IN MESSICO
Chiara Cosentino, attivista
Amnesty International e re
sponsabile del Gruppo Gio
vani di Roma, nell’ambito
delle ricerche per la sua tesi
di laurea magistrale in
Antropologia, ha trascorso
circa quattro mesi nella
cittadina di Cuetzalan, nello
stato di Puebla, studiando la
situazione delle
donne vittime
di abusi in
questa regione.
D. Chiara, co
me mai hai
scelto il tema
della violenza
sulle donne in
Messico come
soggetto di tesi
di laurea?
E’ un argo
mento che mi
interessava
molto, anche perché il mio
relatore, il prof Alessandro
Lupo, presidente della Mis
sione etnologica italiana in
Messico, mi aveva dato dei
buoni spunti di ricerca e co
nosceva delle associazioni
messicane che si occupano
del tema da me studiato.
Inoltre sono stata molto
colpita dalla figura di Lydia
Cacio, giornalista messicana
che si batte per i diritti delle
donne, e cercando notizie su
di lei ho scoperto che è la co
fondatrice dell’RNR (Rete
Nazionale dei Rifugi) alla
quale attività ho partecipato
durante il periodo in Messi
co.
D. Tu cosa hai fatto in Mes
sico?
Ho partecipato sia all’attivi
tà dell’associazione CAMI
(Casa de la Mujer Indigena)
sia a quella del rifugio anti
violenza dell’RNR. Le due
associazioni sono entrambe
gestite da donne indigene e
collaborano tra di loro, e i lo
ro progetti sono finanziati da
un comitato per lo sviluppo
indigeno che promuove atti
vità per le donne indigene, al
fine di contrastare la vio
lenza su di loro.
D. Cosa è di preciso CAMI?
CAMI è un’associazione nata
dieci anni fa, finanziata da
fondi pubblici (dal Ministero
dello sviluppo indigeno), ed
ha 19 centri sparsi per tutto
il territorio messicano. Il
centro è una sorta di
consultorio e dà sostegno alle
donne vittime di abusi soste
nendole da un punto di vista
legale, da un punto di vista
medico e da un punto di vi
sta emozionale psicologico
grazie a delle sedute indivi
duali e di gruppo. Le sedute
di gruppo sono dei seminari
in cui le donne possono
confrontarsi e riflettere sulla
propria esperienza.
D. Invece in cosa consiste
l’attività dei Rifugi antivio
lenza?
I rifugi antiviolenza, anche
loro sovvenzionati da fondi
pubblici, sono quaranta
quattro in tutto il Messico e
costituiscono la Rete Nazio
nale dei Rifugi (RNR). Di
questi rifugi solo tre sono de
dicati alle donne
indigene che
hanno subito vio
lenza, acco
gliendo e dando
assistenza imme
diata a donne tra
i 15 e i 33 anni.
Come CAMI le
sfere di compe
tenza dei rifugi
sono tre (assi
stenza legale, me
dica e
psicologica) con
in più un’area dedicata ai fi
gli delle donne residenti, che
vivono con le madri nei rifu
gi. I bambini in alcuni casi
hanno subito anche loro vio
lenza e infatti c’è una psico
loga infantile che li segue
durante la loro permanenza
nel rifugio attraverso semi
nari e attività.
D. Cosa hai fatto tu per que
ste associazioni?
La mia attività nel rifugio
antiviolenza principalmente
consisteva in attività pome
ridiane ricreative per i
Pagina 14Numero 1
bambini e le donne residenti,
mentre per la CAMI ho fatto
una sorta di servizio sociale.
Da una parte ho fatto forma
zione alle donne per promuo
vere la non violenza,
l’educazione sessuale e i di
ritti delle donne indigene,
d’altra parte ho partecipato
a seminari con le autorità in
quanto gli stessi giudici
spesso considerano normale
la violenza sulle donne e non
danno pene adeguate a chi
la esercita. Poi ovviamente
ho fatto le ricerche per la
mia tesi.
D. Di cosa tratta in partico
lare il tuo studio?
Mi sono concentrata princi
palmente sui diritti ripro
duttivi delle donne e sulla
violenza correlata a questi. Il
titolo della tesi è infatti “No
soy un animal: un’etnografia
sull’autodeterminazione ri
produttiva tra le donne indi
gene in situazione di
violenza nella sierra nord di
Puebla Messico” e attraverso
questo studio mostro la diffi
coltà delle donne indigene di
riappropriarsi della propria
fecondità scegliendo libera
mente se utilizzare o meno
anticoncezionali. In questo
ambito la capacità di decide
re in maniera indipendente è
piuttosto difficile perché la
donna si trova tra due fuo
chi: da una parte l’uomo, che
vieta l’uso di anticonceziona
li facendo ricorso alla vio
lenza e d’altra parte le
istituzioni che incoraggiano
fortemente l’uso di questi per
sottostare ai dettami di mi
nisteri, basati su mete demo
grafiche.
D. Perché gli uomini non vo
gliono che le donne assuma
no anticoncezionali?
La violenza in alcuni casi è
data dalla volontà di domi
nio dell’uomo sul corpo della
donna, l’uomo vuole mante
nerne il controllo e la libera
decisione da parte di una
donna di assumere anti
concezionali è un simbolo di
emancipazione dalla figura
maschile e di conseguente
perdita del dominio da parte
dell’uomo. Inoltre c’è una
sorta di pregiudizio nei
confronti degli anticoncezio
nali in quanto si pensa che le
donne che li usano sono pro
stitute.
D. Ma le donne vogliono as
sumere anticoncezionali?
Sì, loro vorrebbero prendere
dei contraccettivi, che sono
visti quasi come una libera
zione, visto il gran numero
di figli che ogni donna ha e
che tra l’altro comporta disa
gi economici, ma non sono li
bere di decidere e non
possono nemmeno prendere
parte a questa decisione, vi
sto che in molti casi il rifiuto
categorico del marito spesso
sfocia in violenza. La vio
lenza è diffusissima, però lo
ro non sono prive di armi: c’è
chi assume anticoncezionali
di nascosto perché è difficile
affrontare il marito, o altre
che li prendono “dando la
colpa” alle istituzioni, che
glieli hanno imposti.
D. Gli uomini che hanno
esercitato violenza seguono
un percorso rieducativo?
C’è un’associazione, l’AMAC,
che affronta il tema della
violenza dal punto di vista
maschile. E’ un’associazione
collegata alle altre ed è retta
da meticci e da indigeni.
Propone per lo più incontri
settimanali per uomini che
vogliono cambiare la loro
mascolinità in forma meno
violenta e la frequenza è
obbligatoria per coloro che
hanno abusato delle donne.
Anche se gli uomini vedono
la violenza come una norma
e ne sono quasi abituati, bi
sogna aiutarli a decostruire
la mascolinità violenta per
raggiungere un nuovo tipo di
uomo che non è meno virile,
e che può essere felice anche
senza usare violenza.
D. Il lavoro di queste asso
ciazioni sta dando i suoi
frutti? La situazione sta
cambiando davvero?
Un cambiamento ci potrebbe
essere. Grazie all’attività di
associazioni come CAMI le
donne sono sempre più co
scienti dei loro diritti e vede
re una donna ospitata e
sostenuta in un rifugio per
donne o che denuncia il
proprio marito è un esempio
importante in villaggi molto
piccoli, dove si crea anche
una rete di solidarietà
femminile, che incoraggia le
altre a far valere i propri di
ritti.
Speriamo quindi che l’attivi
tà di CAMI e della RNR
continui a dare i suoi frutti,
e in bocca al lupo alla nostra
Chiara per la discussione
della sua tesi e per il suo fu
turo!
Valentina Murgolo
Pagina 15 La Gazzetta di Amnesty Lazio
RecensioniLE DONNE DEL SESTO
PIANO Film
Nelle insulae romane –ante
cedenti dei moderni condo
mini a più piani la
dislocazione delle famiglie
avveniva secondo un criterio
censuario decrescente dal
basso in alto: sotto erano si
stemati i nuclei più ricchi,
che godevano dei servizi idri
ci (laddove esistevano) e di
luce, erano vicino alle vie di
fuga in caso di incendio
(allora un pericolo costante,
essendo le case popolari in
legno), non erano schiavi di
strette e buie scale. Via via
verso l’alto si allocavano i
meno abbienti, fino ad arri
vare ai piani apicali, vere
catapecchie dove gli agi non
esistevano, i topi passeggia
vano indisturbati ed il ri
schio di lasciarci la pelle per
le fiamme od il fumo era
massimo.
Intorno al 1960 in un condo
minio francese convivono pa
droni e servi, anzi “serve”.
L’ultraborghese
cinquantenne Joubert e
l’algida consorte spilungona
abitano al piano terra: casa
ordinata e fredda, scandita
da abitudini consolidate ed
inderogabili (l’uovo alla co
que a colazione non deve mai
superare i 3 minuti e mezzo
di cottura), amicizie altolo
cate, serate affogate nel
bridge, feste tra champagne,
cerone e discorsi fatui, un la
voro proficuo ma sterile, due
figli irreggimentati e di
somma antipatia; insomm
a piattume, noia, monotonia,
senza guizzi, slanci affettivi,
istintività, creatività.
All’ultimo piano dell’insula
vive una comunità di “serve”
spagnole tra wc intasati,
spazi ristretti, senza acqua
corrente e docce, comfort ze
ro, disordine dilagante; ma
l’aria è allegra, quando non
festosa, si vive di pane e soli
darietà, vitalità, dinamismo
e brio sono le regole alla base
di una convivenza faticosa
ma serena.
Le due comunità non intera
giscono se non indiretta
mente tramite l’ingrugnita
portinaia francese, in realtà
molto più sensibile alle pre
tese di controllo dei Joubert
che alle istanze delle ispani
che.
Ma il distacco di uno degli
anelli fa impazzire la catena:
il licenziamento della anzia
na serva di casa Joubert
porta alla sua sostituzione
con una giovane ed attraente
donna fornita ed ospitata
dal gruppo del 6° piano. A
contato con la nuova arri
vata Joubert entra in crisi
esistenziale, si ribella al vuo
to tran tran della sua vita,
entra in sintonia con il
gruppo delle spagnole, offre
loro aiuti di vario genere, ne
succhia l’energia rivita
lizzante, rifiuta giorno dopo
giorno i valori cui per de
cenni si era conformato, il
rapporto verticale con la
nuova “governante” si
orizzontalizza, scopre senti
menti che da anni erano as
senti dalla sua dimensione
interna, prende decisioni
drastiche, seguendo le spinte
innovative che grazie alla
scoperta di quel mondo di
verso ma irresistibile, lo
porteranno lontano….
Idea non nuova, quella di
mettere a contrasto due
mondi distanti per cultura,
emotività, modi di espri
mersi, e di prospettare la
possibilità di una intercomu
nicazione, ma resa con la so
lita verve e lo spirito lieve dei
cineasti francesi, che in que
sto (cioè nel rappresentare i
drammi della realtà con i to
ni e nell’ottica della comme
dia) sono maestri. In fondo
anche i borghesi, i ricchi, i
padroni hanno un’anima,
sembra dirci il regista Le
Guay.
Claudio Pipitone
Pagina 16 La Gazzetta di Amnesty Lazio
BUSCANDO A MANUEL
La storia di Manuel Co
nçalves Granada
24 marzo Onlus
10 € Libro
Può capitare che una
sera tu vada a dormire
sapendo di chiamarti
Claudio e che la matti
na dopo qualcuno ti
comunichi che in
realtà ti chiami Ma
nuel. Può capitare, so
prattutto se sei nato in
Argentina tra gli anni
’70 e ’80. Così vieni
anche a sapere che i
tuoi genitori sono “de
saparecidos” e che sei
scampato miracolosamente
ad un massacro quando eri
ancora in fasce. In grande
sintesi questo è il punto
centrale di una storia vera,
talmente piena di accadi
menti clamorosi da far dire
al suo stesso protagonista
“Se non fosse la mia storia e
la sentissi raccontare non la
crederei possibile…”
Una vicenda così non poteva
che trasformarsi in un
soggetto cinematografico che
ricostruisce i fatti a partire
dal 24 marzo 1976, il giorno
del golpe in Argentina, lo
stesso giorno in cui il padre
del protagonista viene seque
strato dalla polizia segreta.
Passo a passo se
guiamo Manuel
dalla sua nascita al
riconoscimento della
sua vera identità ed
entriamo in contatto
col mondo delle
Abuelas di Plaza de
Mayo.
Una storia piena di
dolore ma anche di
speranza e di sorpre
se che sarebbe bello
trovare presto sullo
schermo, per non dimentica
re!
Patrizia Sacco
Pagina 17 La Gazzetta di Amnesty Lazio
COMPLICITÀ FRIDA
KAHLO E DIEGO RIVE
RA Mostra fotografica
Frida Kahlo è stata una
grande pittrice, figlia e atti
vista della rivoluzione messi
cana di inizio '900,
passionale e contraria ad
ogni convenzione sociale, te
nace e indipendente nono
stante i gravi problemi di
salute che hanno da sempre
segnato la sua vita fin dalla
nascita.
Le sue stupende opere sono
quasi tutte degli autoritratti
"Dipingo per me stessa
perché trascorro molto
tempo da sola e perché
sono il soggetto che cono
sco meglio." che rivela
no, attraverso gli abiti, le
acconciature e il trucco
dell'artista, l'amore per
il proprio paese e per la
propria identità.
Diego Rivera, anch'egli
grande e noto pittore
messicano, è stato il
grande amore di Frida,
con cui ha condiviso tutto: la
vita, l'arte, l'impegno politi
co.
Il loro è stato un amore che
ha resistito non solo alla
differenza di età (21 anni),
ma anche a ripetuti tradi
menti, e che ha portato i due
artisti a sposarsi per ben due
volte.
Quest'anno, in occasione del
primo centenario della na
scita di Frida Kahlo e del
cinquantesimo anniversario
della morte di Diego Rivera,
quest'amore sofferto, doloro
so, travagliato, ma anche, e
soprattutto, complice,
immenso e totale, viene cele
brato in una mostra fotogra
fica, completamente
gratuita, a Piazza Navo
na, presso l'istituto
Cervantes fino al 24
marzo. Le fotografie, non
molte, 30 35, mostrano,
non solo immagini raffi
guranti il loro amore, co
me ad esempio la
fotografia scattata il
giorno del matrimonio,
ma anche la partecipa
zione alla vita politica
del paese di Frida e Die
go.
Mariacarla Indice
“SULLA PELLE DELLE
DONNE” di Stefania
Catallo Libro
“Sulla pelle delle donne”
raccoglie e mostra testimo
nianze reali di donne che
raccontano delle violenze
subite, parlando in prima
persona, come a voler ri
volgersi direttamente al
lettore. Raccontano le loro
storie donne di tutte le età ed
estrazioni sociali. Infatti
purtroppo non esistono confi
ni di alcun genere alla vio
lenza sulle donne. Troviamo
nel libro la donna della Cio
ciaria, vittima degli stupri
di guerra dei “goumiers”; la
prostituta albanese mandata
sul marciapiede malgrado la
gravidanza, la omosessuale
sudafricana sottoposta allo
stupro correttivo; la donna
dell'alta borghesia spettatri
ce di un incesto; l'uomo che
dopo avere agito con violenza
sulla sua famiglia ne capisce
l'orrore e se ne allontana.
Storie che, comunicando di
rettamente con noi che
leggiamo, riescono a farci
percepire pienamente l’orrore
per una società che non rie
sce ad arginare la violenza,
ma che, anzi, la nasconde.
Arianna Eberspacher
Pagina 18 La Gazzetta di Amnesty Lazio
L'angolo dei GruppiGRUPPO GIOVANI 085 AL
RISING LOVE
Il Gruppo Giovani 085,
l'unico gruppo giovani pre
sente nel territorio laziale,
venerdì 25 gennaio ha pre
senziato come rappre
sentante di Amnesty
International presso il Ri
sing Love (via delle Conce
14), in occasione della se
rataconcerto "IL MIO
SANGUE E' ROSSO COME
IL TUO RISING LOVE
CONTRO OGNI DISCRIMI
NAZIONE". Oltre al
banchetto, al quale erano
presenti le petizioni e del
merchandising, interessante
è stato l'intervento dal palco
di Fernando Chironda,
amnistiano esperto di ogni
forma di discriminazione,
che ha supportato il Gruppo
con un intervento sulla
discriminazione in Italia, fa
cendo riferimento all'attuale
Campagna "Ricordati che
devi rispondere", citando in
particolare i punti ri
guardanti la lotta all'omofo
bia, al femminicidio e ai
diritti dei Rom.
GGrruuppppoo 008855
Gent. le redazione,
sono Carlo, non sono un atti
vista, ma avendo sempre
avuto un interesse spiccato
per le relazioni internaziona
li e per la politica estera, mi
ero interessato ad Amesty
International per cercare di
capire cosa Amnesty facesse
in pratica e come contribuire
attivamente.
Informandomi sul sito
e chiedendo anche ad alcuni
amici, attivisti in Amnesty
da tempo, avevo avuto come
risposta che l'attività princi
pale dell'attivista è quella di
firmare petizioni, presenzia
re ai tavolini, raccogliere
firme, informare gli interes
sati e in caso partecipare a
manifestazioni, cose però che
mi sono sembrate un po'
aleatorie. Insomma non sono
convinto che delle parole,
seppur dense di contenuto
e dette per una buona causa,
possano servire veramente a
cambiare una situazione.
Voi cosa ne pensate?
Un saluto,
Carlo
Caro Carlo,
innanzittutto grazie per
averci scritto, la tua lettera è
un ottimo spunto per
affrontare una questione che,
a dire la verità, non è la pri
ma volta che emerge. Per
capire cosa Amnesty fa "in
pratica" è necessario sapere
quale è la sua missione, che
è quella di "svolgere attività
di ricerca e azione fina
lizzate a prevenire ed elimi
nare gravi abusi" di diritti
umani. Quello che tu defini
sci aleatorio in apparenza
potrebbe sembrarlo, conside
rando che la nostra azione
non è immediata e
concentrata in un luogo fisi
co. E' vero, non andiamo in
Africa a vaccinare bambini o
non puliamo spiagge inqui
nate, ma questo non signifi
ca che quello che facciamo
non abbia un valore
pragmatico. Ogni attivista
amnistiano, con la sua voce,
la sua firma e il suo impe
gno, è parte di uno dei più
importanti movimenti d'opi
nione al mondo, e se pensi
che si tratti soltanto di idee o
di belle parole, forse dovresti
pensare a quanto importanti
sono le idee, primo passo
verso i fatti concreti, e
quanto siano determinanti,
se ben organizzate e orche
strate, nel cambiare la realtà
attuale. L'azione di Amnesty,
magari non è visibile
nell'immediato, ma molto
spesso contribuisce a portare
un'idea diversa laddove
l'unica è quella che viola i
diritti umani.
A volte, una lettera può fare
la differenza!
http://www.youtube.com/
watch?v=PIZnuxYJG1g
Un saluto
La redazione
L'Angolo della Posta
Pagina 19 La Gazzetta di Amnesty Lazio
AA ttuuttttee llee ddoonnnnee
FFrraaggiillee,, ooppuulleennttaa ddoonnnnaa,, mmaattrriiccee ddeell ppaarraaddii
ssoo
sseeii uunn ggrraanneelllloo ddii ccoollppaa
aanncchhee aaggllii oocccchhii ddii DDiioo
mmaallggrraaddoo llee ttuuee ssaannttee gguueerrrree
ppeerr ll’’eemmaanncciippaazziioonnee..
SSppaaccccaarroonnoo llaa ttuuaa bbeelllleezzzzaa
ee rriimmaannee uunnoo sscchheelleettrroo dd’’aammoorree
cchhee ppeerròò ggrriiddaa aannccoorraa vveennddeettttaa
ee ssoollttaannttoo ttuu rriieessccii
aannccoorraa aa ppiiaannggeerree,,
ppooii ttii vvoollggii ee vveeddii aannccoorraa ii ttuuooii ffiiggllii,,
ppooii ttii vvoollttii ee nnoonn ssaaii aannccoorraa ddiirree
ee ttaaccii mmeerraavviigglliiaattaa
ee aalllloorraa ddiivveennttii ggrraannddee ccoommee llaa tteerrrraa
ee iinnnnaallzzii iill ttuuoo ccaannttoo dd’’aammoorree..
AAllddaa MMeerriinnii
L'angolo della Poesia
PPooeessiiaa ddaall SSoottttoossuuoolloo
((pprreessttaarrssii aall mmoonnddoo iinn vveerrssii))
AANNGGYYEE GGAAOONNAA:: PPOOEETTAA,, DDOONNNNAA,, CCOOLLPPEEVVOOLLEE DDII PPOOEESSIIAA
AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee..
MMaa llee mmiiee ppaarroollee ffeennddeevvaannoo iill vveennttrree mmoollllee ddeell ppootteerree,,
aalllloorraa mmii ccuucciirroonnoo llee llaabbbbrraa,, mmii vveessttiirroonnoo ddeellllee lloorroo ccoollppee iinnffaammii,, ddeeii lloorroo aabbiittii lleerrccii..
AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, lleeggggèèrree
mmaa llee mmiiee ppaarroollee ffaacceevvaannoo ttrrooppppoo rruummoorree,, ccoommee ssooggnnii ccoolloorraattii,, ee ccoopprriivvaannoo ii lloorroo ssppaarrii
qquuiinnddii llee iimmpprriiggiioonnaarroonnoo ddeennttrroo mmuurraa mmuuttee ppeerrcchhéé aallttrrii nnoonn ssooggnnaasssseerroo ccoonn mmee..
AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, ccrruuddee
ppuunnttaattee ssuullllaa lloorroo vveerrggooggnnaa
ee llee mmiiee ppaarroollee ssqquuaarrcciiaavvaannoo iill vveelloo oosscceennoo,,
ee ffuu aalllloorraa cchhee mmii ttaagglliiaarroonnoo llaa mmaannoo cchhee iimmppuuggnnaavvaa llaa llaammaa..
AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, aappppeennaa nnaattee
cchhee ssii aallzzaavvaannoo iinn vvoolloo nneellllaa lloorroo ffeettiiddaa aarriiaa
ee aalllloorraa mmii ttoollsseerroo ll’’aarriiaa,,
mmii rriinncchhiiuusseerroo aaffffiinncchhèè rreessppiirraassssii llaa lloorroo..
AAvveevvoo ssoolloo ii mmiieeii vveerrssii,, lliibbeerrii,,
ee llaa mmiiaa vveerriittàà ssii aaggggrraappppaavvaa ccoommee eeddeerraa aaii lloorroo ppiieeddii ppiiaannttaattii nneell ffaannggoo
ee ddiivveennnnii dduunnqquuee llaa ppiiùù ffoorrttee ddeellllee mmiinnaaccccee
ee mmiisseerroo aa ttaacceerree mmee,, llaa lliibbeerrttàà ee llaa ppooeessiiaa..
AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee iinnnnoocceennttii,, ddii ppooeettaa,, ddii ddoonnnnaa
mmaa ppooiicchhéé llaa ppooeessiiaa uurrllaa nneell ssiilleennzziioo aassssoorrddaannttee
ee ccoommee uunnaa ddoonnnnaa ppuuòò ppaarrttoorriirree ffiiggllii ee ppuuòò sseeppppeelllliirree ii mmoorrttii ,,
ddeellllee mmiiee ppaarroollee eebbbbeerroo iinnffiinnee ccoossìì ffoollllee ppaauurraa
cchhee ffuuii ddeettttaa ““ccoollppeevvoollee”” ee vvoolllleerroo ffaarrmmeellee iinnggooiiaarree ttuuttttee,, rriiccaacccciiaarrmmeellee iinn ggoollaa..
MMaa nnoonn ppoossssoo aannccoorraa ttaacceerree..
HHoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, ffaatteellee vvoossttrree..
PPeerrcchhéé ssii ssaappppiiaa ddii cchhee ssttaavvoo ppaarrllaannddoo..
PPeerrcchhéé hhoo sseemmpprree ddeettttoo ssoolloo cciiòò cchhee ddaa llìì hhoo ppoottuuttoo vveeddeerree..
VVaalleerriiaa RRaaiimmoonnddii
Pagina 20 La Gazzetta di Amnesty Lazio
OST – WEST OF MEMPHIS
(AA.VV. – Sony music)
West of Memphis è un'analisi
di un fallimento giudiziario
in Arkansas. Il docufilm,
presentato al Sundance Film
Festival del 2012 e prodotto
da Peter Jackson, racconta
la storia di una straordina
ria e disperata lotta per
portare alla luce la verità: la
scarcerazione di tre persone
accusate ingiustamente, dopo
diciotto anni di galera. Cono
sciuti come i West Memphis
Three, i tre ragazzi erano
accusati di aver ucciso tre
bambini, nonostante le uni
che 'prove' a disposizione
dell'accusa fossero i gusti
musicali e le stranezze di
quelli che all'epoca erano de
gli adolescenti e che ormai
sono diventati degli uomini.
Il caso era stato sollevato dai
documentaristi autori di
“Paradise Lost” , Joe
Berlinger e Bruce Sinofsky,
che hanno raccontato questa
vicenda e lanciato un forte
movimento di opinione.
A completamento di un pro
getto davvero potente la Sony
pubblica il soundtrack, che
nel cast annovera alcuni tra
i nomi più stimati della sce
na musicale internazionale,
e che si rifà a quelle che era
no le canzoni di riferimento
dei protagonisti della nostra
storia. I nomi chiamati alla
realizzazione della colonna
sonora presero parte a suo
tempo a vari comitati a dife
sa di Damien Echols e degli
altri due ragazzi, attivando
un movimento di rivolta alla
immotivata incriminazione,
una immediata reazione da
parte
dell’opinione pubblica e otte
nendo la riapertura del caso.
Si parte con una intro reci
tata da Henry Rollins, a suo
tempo lisergico cantante dei
Black Flag prima e della
Rollins Band poi; a seguire il
primo colpo basso, una cover
di “Mother” dei Pink Floyd
targata Natalie Maines che –
a dispetto delle sue origini
country – si rivela assai
intensa, ma anche forte
mente rock. Poi ancora la ri
lettura della bowiana “Jean
Genie” ad opera dei Camp
Freddy di Dave Navarro,
una tiratissima “You’re so
vain” riletta da Marilyn
Manson, “Satellite” di Eddie
Vedder (già presente nella
sua raccolta di brani per
ukulele), e ancora Bob Dy
lan, Nick Cave, Patti Smith e
Johnny Deep (nel tempo di
ventato amico intimo di
Echols, tanto da presentarsi
assieme a lui al Sundance in
occasione dell’uscita del do
cumentario e da essersi fatto
lo stesso tatuaggio di
Echols).
Ci sono diversi motivi per
appassionarsi a questa mu
sica, il principio cardine che
deve però renderci curiosi
(rispetto al cd, ma anche alla
storia ad esso legato) è tutto
condensato nel sottotitolo del
disco stesso: “voices for justi
ce”.
Roberto Cubano
L'angolo della Musica
Pagina 21 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Questo mese vi proponiamo
un evento molto prestigioso
in più appuntamenti al qua
le la nostra associazione è
stata invitata.
Per questa prossima data
avremo una semplice
convenzione: chi si presente
rà a nome di Amnesty
International donerà 3 euro
alla circoscrizione Lazio di
Amnesty mentre per i prossi
mi appuntamenti in ca
lendario, che non
mancheremo di segnalarvi,
avremo la possibilità di usu
fruire di una migliore
convenzione e di allestire un
tavolino di raccolta
firme/fondi. Inoltre po
tremmo ottenere un piccolo
intervento dal palco.
Ecco di seguito le informa
zioni sull’evento, tratte dal
comunicato stampa ufficiale.
Giovanni Bellucci incontra
Beethoven:
il virtuoso italiano esegue e
commenta le 32 Sonate del
genio tedesco in 8 talkreci
tals
Secondo concerto: giovedi 21
marzo 2013, ore 20.45 Ostia
Antica – Sala RiarioEpisco
pio – P.zza della Rocca, 13
TalkRecital 2
…con l’amichevole partecipa
zione di Wolfgang Amadeus
Mozart, del quale verrà ese
guita una composizione fuori
programma
Durante ogni concerto il
Maestro Bellucci, oltre a
interpretare il ciclo beethove
niano (quella colossale opera
che fu definita dal grande
pianista tedesco Hans von
Bülow come il “Nuovo Testa
mento” della storia della mu
sica), offrirà al pubblico un
bonus a sorpresa: di volta in
volta altri geniali autori di
musica pianistica del XVIII
e del XIX secolo saranno
accostati a Beethoven, in un
interessante parallelo evo
cato attraverso l’esecuzione
di brevi opere pianistiche
“fuori programma”. Nel se
condo appuntamento è così
prevista l’”amichevole parte
cipazione” di Wolfgang Ama
deus Mozart.
In programma:
BEETHOVEN
Dal ciclo delle 32 Sonate per
pianoforte:
Sonata N° 5 Op. 10 N° 1 in
do minore
Sonata N° 6 Op. 10 N° 2 in
fa maggiore
Sonata N° 20 Op. 49 N° 2 in
sol maggiore
Sonata N° 23 Op. 57 “Appas
sionata” in fa minore
Promotrice dell’iniziativa
L’Associazione Musicale
In…cantando, un’organizza
zione “no profit” che per que
sto progetto ha ottenuto i
prestigiosi patrocini della
Regione Lazio, della Pro
vincia di Roma, del Comune
di Roma e in particolare
del suo Municipio XIII –,
dell’Ambasciata della Re
pubblica Federale di Germa
nia e dell’Ambasciata
d’Austria.
L’evento costituirà l’occasio
ne per porre l’accento sulla
Solidarietà, grazie alla
partecipazione dell’Associa
zione Amici Alzheimer
ONLUS e di Amnesty
International.
Informazioni e prenotazioni:
Associazione In…cantando
Telefono 366 6490148 – 339
2175713
L'evento del Mese
Pagina 22 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Ecco le ultime da tutto il
mondo in tema di diritti
umani:
India Kartam Joga, di
fensore dei diritti umani de
gli adivasi (i popoli nativi)
dello stato di Chhattisgarh, è
stato rilasciato il 7 gennaio
2013 dopo 29 mesi di carcere.
Amnesty International lo
aveva adottato come prigio
niero di coscienza.
Sudan Il 20 gennaio 2013
l'insegnante e attivista Jali
la Khamis Koko è stata rila
sciata, dopo quasi 10 mesi di
carcere. Era stata arrestata
nel marzo 2012 e accusata di
una serie di reati che
avrebbero potuto anche de
terminare la sua condanna a
morte. Grazie anche agli
appelli di Amnesty
International, è stata assolta
da tutte le imputazioni, salvo
quella, del tutto pretestuosa,
di "diffusione di false noti
zie". Poiché la pena massima
per questo "reato" è di sei
mesi di carcere ed essendone
già passati oltre nove
dall'arresto, il giudice ha
disposto la scarcerazione.
Iran Il 22 gennaio 2013 il
regista curdo iraniano
Bahrouz Ghobadi, fratello
del più noto Bahman, è stato
rilasciato dopo aver trascorso
oltre due mesi in un centro
segreto di detenzione. Ghoba
di era stato arrestato il 4 no
vembre 2012. In suo favore,
Amnesty International aveva
mobilitato attori, registi e
filmmaker indipendenti.
Repubblica Dominicana Il
19 gennaio 2013, un pubblico
ministero ha incriminato
cinque agenti di polizia rite
nuti responsabili dell'ucci
sione illegale di due uomini,
avvenuta nella provincia di
Montecristi il 10 ottobre
2009. La decisione del
pubblico ministero è arrivata
dopo che, alla fine del 2012,
Amnesty International aveva
incontrato il Procuratore ge
nerale del paese, solleci
tandolo a porre fine
all'impunità delle forze di
polizia.
Qatar Grazie a un'azione
urgente di Amnesty
International e alle pressioni
del Comitato nazionale per i
diritti umani in Qatar, le au
torità locali hanno desistito
dal rinvio forzato nel suo
paese di Zaar Hamad al
Mutiry, un ex diplomatico
dell'Arabia Saudita perse
guitato da quando nel 2003
denunciò il sospetto che la
sede diplomatica saudita in
Olanda finanziasse gruppi
terroristi. Il 18 gennaio 2013
le autorità del Qatar hanno
lasciato libero alMutiry di
partire per il Marocco.
Arabia Saudita Il 23
gennaio 2013 un tribunale di
Gedda ha rifiutato di
condannare Raif Badawi per
apostasia, reato per il quale è
prevista la pena di morte. In
assenza di prove sul fatto che
la sua attività come co
fondatore del sito Rete dei li
berali sauditi rientrasse
nella fattispecie di reato
dell'apostasia, il tribunale
ha disposto il rinvio del caso
a una corte inferiore.
Bulgaria A seguito di una
campagna di Amnesty
International, il 17 dicembre
2012 due uomini sono stati
rinviati a giudizio per
l'accusa di aver ucciso per
motivi di omofobia uno stu
dente di medicina, Mihail
Stoyanov, il 30 settembre
2008 nella capitale Sofia.
Repubblica popolare cinese
Il 12 gennaio 2013, dopo
oltre nove mesi, l'avvocato
per i diritti umani Gao Zhi
sheng ha potuto incontrare
in carcere per 30 minuti il
fratello e il cognato. La visi
ta si è svolta sotto stretto
controllo della direzione pe
nitenziaria. Il detenuto, nuo
vamente in prigione dal
dicembre 2011 a causa delle
sue attività in favore dei di
ritti umani, è apparso in
buone condizioni fisiche e
psicologiche. Ha chiesto di
non preoccuparsi troppo di
lui e di dare una mano alla
moglie nell'accudire i loro fi
gli.
Guatemala Il 28 gennaio
2013 un tribunale ha stabili
to che il generale Efraín Rios
Montt e il suo ex capo dei
servizi segreti militari, il ge
nerale Mauricio Rodríguez
Sánchez, dovranno essere
Buone NotiziePatrizia Sacco
Pagina 23 La Gazzetta di Amnesty Lazio
processati per il massacro di
almeno 2000 persone negli
anni Ottanta. Rios Montt,
presidente del Guatemala
dal marzo 1982 all’agosto
1983, sarà processato insie
me a Rodríguez Sánchez per
la sua presunta responsabili
tà in una serie di massacri
perpetrati in villaggi popo
lati prevalentemente da nati
vi maya.
Pakistan Il 29 gennaio 2013
Barkat Masih, appartenente
alla comunità cristiana del
paese, è stato rimesso in li
bertà. Dopo un anno e mezzo
di carcere, è stato infatti as
solto dall'accusa di "blasfe
mia", per la quale aveva
anche rischiato la condanna
a morte.
Filippine Ericson Acosta,
poeta e attivista delle Fi
lippine, prigioniero di co
scienza adottato da Amnesty
International, è stato rila
sciato il 31 gennaio 2013 su
ordine del ministro
dell'Interno. Era stato arre
stato dall'esercito il 13
febbraio 2011 nella provincia
di Samar e pretestuosamente
accusato di possesso illegale
di armi.
Uruguay Il 5 febbraio 2013,
l'Uruguay ha ratificato il
Protocollo al Patto sui diritti
economici, sociali e culturali.
Grazie alla questa ratifica,
la decima, il Protocollo
entrerà in vigore il 5 maggio.
Ungheria Il 29 gennaio 2013
la Corte europea dei diritti
umani ha stabilito che
l’Ungheria ha violato la
Convenzione europea sui di
ritti umani segregando
bambini rom in scuole spe
ciali. La sentenza è arrivata
al termine di una battaglia
legale intrapresa nel 2006 da
due giovani rom ungheresi,
István Horváth e András
Kiss, che erano stati obbli
gati a frequentare una scuola
speciale per alunni con
“disabilità mentale”
Sri Lanka Il 22 gennaio
2013 gli studenti Sanmugam
Solaman e V. Bhavanana
dan, al centro di un'azione
urgente di Amnesty
International, sono stati rila
sciati da un "centro di riabi
litazione". Erano stati
arrestati il 1° dicembre 2012
a Jaffna, capoluogo della
provincia settentrionale del
paese, e accusati di aver
organizzato manifestazioni
di protesta nonché di aver
eseguito un attentato contro
la sede di un partito politico
locale.
Stati Uniti d'America Il 21
febbraio 2013 una Corte fede
rale d'appello ha sospeso,
quando mancavano solo 30
minuti, l'esecuzione di
Warren Hill, un condannato
a morte della Georgia.
Sri Lanka Il 13 febbraio
2013, su ordine del presi
dente Mahinda Rajapaksa,
sono stati rimessi in libertà
due studenti universitari
arrestati il 1° dicembre 2012.
P. Tharshananth, segretario
dell'Unione degli studenti
dell'Università di Jaffna e
K.Jenemajeyamenan, presi
dente dell'Unione degli stu
denti della facoltà di Arte
del medesimo ateneo, erano
stati arrestati all'indomani
dello svolgimento di manife
stazioni pacifiche in occasio
ne della Giornata degli eroi,
una commemorazione isti
tuita dalle Tigri per la libe
razione della patria Tamil.
Per quasi un mese, dal 10
dicembre al giorno del rila
scio, sono stati detenuti in
un "campo di riabilitazione".
Stati Uniti d'America Il 4
gennaio 2013, dopo 15 anni,
è stata ufficialmente dichia
rata chiusa la prigione di
"supermassima" sicurezza di
Tamms, nello stato dell'Illi
nois. Dal 2009, Amnesty
International aveva aderito
alla campagna promossa
dall'organizzazione Tamms
Year Ten, denunciando il re
gime inumano di detenzione
che prevedeva 23 ore su 24 di
completo isolamento in cella.
Venticinque detenuti sono
stati trasferiti da Tamms in
altri penitenziari.
Pagina 24Numero 1
Ufficio regionale:
Telefono e fax: 06 64501011
Indirizzo: via Cattaneo 22/b
00185 Roma
Indirizzo web:
www.amnesty.it/lazio
Email: [email protected]
ROMA
Gruppo 001
Zona: Roma Est (Prenestina,
Casilina, Tuscolana, Appia
Nuova)
Telefono: 3294270127
Fax: 06 97252438
Indirizzo: Bottega del Mondo
Kinkelbà
via Macerata, 54 (zona
Pigneto)
00176 Roma (RM)
Indirizzo web:
http://www.amnestyroma1.i
t
Scrivi un'email al Gruppo
001
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 20.30
Gruppo 002
Zona: Prati, Delle Vittorie,
Balduina
Indirizzo: Libreria
Claudiana
piazza Cavour, 32
00193 Roma (RM)
Quando si riunisce: tutti i
lunedì alle 16.30 (in estate
17.00)
Scrivi un'email al Gruppo
002
Gruppo 015
Zona: Trieste, Salario,
Parioli
Telefono: 366 3666108
Indirizzo: presso la
Parrocchia del Sacro Cuore
via Poggio Moiano, 12
(presso Piazza Vescovio)
00199 Roma (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
015
Quando si riunisce: tutti i
mercoledì dalle 19.00 alle
21.00
Gruppo 056
Zona: Aurelio, Bravetta,
Boccea, Montespaccato,
Casalotti, Primavalle, Monte
Mario
Telefono: 338 4795737
Indirizzo: presso la casa di
una socia in zona
Torrevecchia
Scrivi un'email al Gruppo
056
Quando si riunisce: di solito
tutte le settimane, il martedì
h. 21.00
Gruppo 105
Zona: Portuense,
Monteverde, Trastevere,
Testaccio
Telefono: 329 6265981
Indirizzo: Coordinamento
del Volontariato della XVI
Circoscrizione
via del Casaletto, 400
Roma (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
105
Quando si riunisce: cadenza
bisettimanale, martedì h.
21.00
Gruppo 159
Zona: S. Basilio,
Valmelaina, Montesacro,
Africano, Tiburtina
Telefono: 335 7510539
Indirizzo: Associazione La
Maggiolina via
Bencivenga, 1 (altezza
Batteria Nomentana)
Roma
Indirizzo web:
www.amnestygr159.altervist
a.org
Scrivi un'email al Gruppo
159
Quando si riunisce: ogni
martedì/giovedì h. 19.30
Gruppo 221
Zona: centro storico
Telefono: 335 5953640
Indirizzo: Via Carlo
Cattaneo, 22/B
00185 Roma (RM)
Indirizzo web:
http://amnesty
gruppo221.blogspot.it/
Scrivi un'email al Gruppo
221
Quando si riunisce: tutti i
giovedì h. 20.00 (telefonare
per conferma)
Gruppo 251
Zona: Roma sud (Ardeatina,
Colombo, Ostiense)
Telefono: 349 1677272
Indirizzo: presso la Scuola
Elementare 75simo Circolo,
viale dell'Elettronica, 3
(Eur)
Indirizzo facebook: Amnesty
InternationalITA251
Scrivi un'email al Gruppo
251
Quando si riunisce: tutti i
martedì h.20.30
Gruppo Giovani 085
Gruppo universitario Roma
Scrivi un'email al Gruppo
Giovani 085
CASTELLI ROMANI
Gruppo 140
Telefono: 335 5742242
Scrivi un'email al Gruppo
140
Quando si riunisce: incontri
settimanali o quindicinali
I gruppi nel Lazio
Pagina 25 La Gazzetta di Amnesty Lazio
nei giorni di lunedì, martedì
o mercoledì,
alle h. 21.00, in casa di
alcuni attivisti del gruppo, a
rotazione a Marino,
Grottaferrata e Frascati.
CIVITAVECCHIA (RM)
Gruppo 240
Telefono: 328 3378273
Indirizzo: presso la propria
sede
piazza Luigi Piccinato, 10
00053 Civitavecchia (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
240
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 21.00
FORMIA FONDI GAETA
SPERLONGA ITRI
Gruppo 277
Telefono: 3495457563
Indirizzo: sale della Chiesa
di S.Erasmo Formia
Indirizzo web:
www.amnestyformia.net
Scrivi un'email al Gruppo
277
Pagina Facebook: Gruppo
Amnesty 277 Formia (LT)
Quando si riunisce:
pomeriggio 2° sabato del
mese
FIANO ROMANO
MONTEROTONDO
MORLUPO
Gruppo 245
Telefono: 347 8467219
Indirizzo:Circolo Ricreativo
Culturale Ponte Storto
Piazza delle Terrazze, 6/a
località Ponte Storto a
Castelnuovo di Porto (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
245
Quando si riunisce: primo
martedì di ogni mese
h.18.00
LITORALE ROMANO
(OSTIA, POMEZIA,
FIUMICINO)
Gruppo 267
Telefono: 329 7870922
Indirizzo: Centro sociale
Affabulazione
piazza M.V. Agrippa, 7/H
00141 Ostia Lido (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
267
Quando si riunisce:
quindicinale, il mercoledì
h. 21.00
Pagina 26 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Amnesty International
Circoscrizione Lazio
Via Carlo Cattaneo 22b, Roma
Tel. e fax 0664501011
email: [email protected]
web: www.amnestylazio.it
Simone Marcacci
Stefano Gizzarone
Viviana isernia
Elena Rea
Massimo Grandicelli
Patrizia Sacco
Valentina Murgolo
Claudio Pipitone
Mariacarla Indice
Arianna Erberspacer
Roberto Cubano
AAuuttoorrii::
Agostino Marconi Progetto grafico e impaginazione