gazzetta amnesty lazio 03 2013

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La Gazzetta di Amnesty Lazio l l a a G G A A Z Z Z Z E E T T T T A A di AMNESTY LAZIO All'interno 15 Marzo 2013 Numero 3 Editoriale 2 Una Blogger a Cuba 3 “One billion rising”, per dire NO alla violenza contro le donne 5 C.i.e.: come infliggere es a- a- sperazione. 6 Amnesty International a Pontecorvo (FR) 7 Il 'punto di vista' di Max 8 Amnesty Nel Mondo 10 Interviste 11 Recensioni 15 L'Angolo della Posta 18 L'angolo della Poesia 19 L'angolo della Musica 20 L'evento del Mese 21 Buone Notizie 22 I gruppi del Lazio 24

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Il terzo numero della Gazzetta Amnesty del 2013

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Page 1: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

La Gazzetta di Amnesty Lazio

llaa GGAAZZZZEETTTTAAdi AMNESTY LAZIO

AAllll''iinntteerrnnoo

1155 MMaarrzzoo 22001133

NNuummeerroo 33

EEddiittoorriiaallee 22UUnnaa BBllooggggeerr aa CCuubbaa 33““OOnnee bbiilllliioonn rriissiinngg””,, ppeerr ddiirreeNNOO aallllaa vviioolleennzzaa ccoonnttrroo lleeddoonnnnee 55CC..ii..ee..:: ccoommee iinnfflliiggggeerree eessa­a­ssppeerraazziioonnee.. 66AAmmnneessttyy IInntteerrnnaattiioonnaall aaPPoonntteeccoorrvvoo ((FFRR)) 77IIll ''ppuunnttoo ddii vviissttaa'' ddii MMaaxx 88AAmmnneessttyy NNeell MMoonnddoo 1100IInntteerrvviissttee 1111RReecceennssiioonnii 1155LL''AAnnggoolloo ddeellllaa PPoossttaa 1188LL''aannggoolloo ddeellllaa PPooeessiiaa 1199LL''aannggoolloo ddeellllaa MMuussiiccaa 2200LL''eevveennttoo ddeell MMeessee 2211BBuuoonnee NNoottiizziiee 2222II ggrruuppppii ddeell LLaazziioo 2244

Page 2: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 2 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Simone Marcacci

Editoriale

Marzo è il mese nel quale

ogni anno ci ricordiamo di

più degli abusi e delle vio­

lenze subite dalle donne di

tutto il mondo ma è molto

importante non ridurre que­

sto momento di informazione

e denuncia ad un solo mese;

è fondamentale ricordare, de­

nunciare ed informare tutti i

giorni perché la violenza è

quotidiana ed è purtroppo

radicata in ogni realtà, paese

e classe sociale. Per capirlo

basterebbe aprire il rapporto

annuale di Amnesty

International ad una pagina

qualsiasi e quasi certamente

ci troveremmo a leggere di

quanto possa essere pericolo­

so essere donna in molti pae­

si, Italia compresa.

Nel nostro paese infatti, come

ricorda Amnesty Italia, negli

ultimi 10 anni il numero di

omicidi da uomo su uomo è

diminuito, mentre è au­

mentato il numero di donne

uccise per mano di un uomo:

oltre 100 ogni anno. In circa

la metà dei casi il colpevole è

un partner o ex partner e so­

lo in circostanze rare si

tratta di una persona scono­

sciuta alla donna. Per di

più, in oltre il 90 per cento

dei casi, la violenza domesti­

ca non viene denunciata alla

polizia, così come lo stupro, e

resta dunque la maggior

parte delle volte completa­

mente invisibile.

Questa premessa per sottoli­

neare che seppure il tema del

mese della Gazzetta è quello

della donna, noi continuere­

mo a trattare questo argo­

mento come abbiamo già

fatto in passato, mese per

mese, perché si tratta di una

delle più gravi mancanze di

quella cosa che chiamiamo

civiltà; il vero progresso deve

passare per una reale ugua­

glianza tra uomo e donna e

questo può essere possibile

solo lottando ogni giorno

anche nel nostro piccolo.

Questo marzo è anche il mese

delle elezioni circoscrizionali

e quando leggerete queste ri­

ghe sarà già avvenuto il pas­

saggio di cariche ed

incarichi. Vorrei salutare con

grande affetto tutte le perso­

ne con le quali ho lavorato in

questi due anni perché

malgrado non si sia riusciti

a realizzare quei sogni che

avevamo condiviso e malgra­

do i risultati mediocri

abbiano deluso le aspettative

di molti, restano l’amicizia e

l’esperienza a far si che ne

sia comunque valsa la pena.

Salvo sorprese, dovrei conti­

nuare questo cammino circo­

scrizionale per altri due anni

in compagnia di vecchi e

nuovi amici con un po’ di

consapevolezza in più e tanta

voglia di riscatto perché cre­

diamo in quello che facciamo

e vogliamo che ci credano

sempre più persone.

Al mese prossimo.

Page 3: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 3Numero 1

Per chi è nato in un Paese li­

bero, il passaporto è sola­

mente un documento da

riporre in un cassetto e uti­

lizzare quando s’inizia un

nuovo viaggio. A Cuba posse­

dere un passaporto è il rea­

lizzarsi di un sogno e il

risultato di tante lotte

combattute in prima linea.

Yoani Sànchez , blogger cu­

bana, scriveva il 14 febbraio

2013: “Noi siamo qui per ve­

rificarne i limiti. Vedo

intorno a me adulti che

tengono per mano bambini,

tanti giovani in età da mili­

tare, un brulicare di persone.

Se l’ufficio del Municipio

Plaza è così affollato, in tutto

il paese saranno migliaia le

persone in attesa del passa­

porto. Mi sorprende la

grande quantità di bambini,

che prima di oggi non pote­

vano uscire dal paese, se non

in maniera definitiva. Fi­

nalmente arriva il mio

turno. Mi riceve un’impie­

gata cortese e mi aiuta a

compilare la pratica per otte­

nere un nuovo passaporto.

Devo attendere 15 giorni per

averlo, ma ricevo subito la

notizia tanto attesa: quando

avrò il nuovo passaporto, po­

trò viaggiare. Ancora non

riesco a crederci! Ho vinto

una battaglia contro i demo­

ni dell’assurdo sistema mi­

gratorio. Per ben venti volte

mi hanno negato il permesso

di uscita, ma adesso la possi­

bilità di viaggiare pare

molto vicina. Nella prima

settimana di febbraio avrò il

mio passaporto e potrò uscire

da Cuba… incrocio le dita! “.

Yoani è laureata in filologia

ispanica presso l'Università

dell'Avana, è diventata popo­

lare grazie al suo blog “Gene­

ración Y”, tradotto e

pubblicato in molte lingue

del mondo (in Italia nella

versione online della Stampa

e dal settimanale Internazio­

nale). “Generazione Y” è una

finestra sulla vita quotidia­

na cubana altrimenti diffici­

le da osservare per uno

straniero.

Per Yoani rendere pubblica

la politica restrittiva del re­

gime cubano attraverso il suo

blog, è lo strumento princi­

pale per richiedere un

cambiamento economico e

politico nel Paese. In demo­

crazia criticare il proprio go­

verno è un diritto, in uno

Stato autoritario porta a mi­

nacce ed arresti.

Yoani Sànchez nel febbraio

del 2013 è partita dall’Avana

per un viaggio di tre mesi

che la porterà in giro per il

mondo. Nel suo primo post

dopo l’arrivo in Brasile scri­

ve:

“Scrivere un blog durante un

viaggio è difficile come tenta­

re di studiare per un esame

di matematica dentro una

discoteca. Attenta alla nuova

realtà che si presenta da­

vanti ai miei occhi da

quando sono uscita da Cuba,

mi sono trovata a dover sce­

gliere tra vivere o raccontare

ciò che accade, comportarmi

da protagonista di un

viaggio o da giornalista

incaricata di seguirlo. Non è

facile comportarsi secondo

entrambe le ottiche, data la

velocità e l’intensità di ogni

evento. Per questo motivo

cercherò di mettere per

scritto soltanto alcune

impressioni. Frammenti di

quel che mi accade, momenti

a volte caotici delle mie espe­

rienze.

La prima sorpresa in pro­

gramma si è presentata

all’aeroporto José Martí

dell’Avana, quando ­ dopo

aver superato l’ufficio emi­

grazione ­ sono stata avvici­

nata da alcuni passeggeri

che mi hanno dimostrato so­

lidarietà. Le manifestazioni

di simpatia sono cresciute

mano a mano che il viaggio

procedeva (….).

Dopo lo scalo a Panama, è

cominciato il volo più lungo

in direzione Brasile, mentre

ero pervasa da una sensazio­

ne mentale e fisica di de­

compressione. Mi sentivo

come se fossi stata immersa

nell’acqua per troppo tempo

senza poter respirare e riu­

scissi a prendere soltanto

adesso una boccata d’aria.

L’aeroporto di Recife si è tra­

sformato nel luogo degli

abbracci. Ho incontrato

molte persone che per tanti

anni hanno sostenuto il mio

progetto di viaggiare fuori

dai confini nazionali. Mi so­

no molto meravigliata nel ve­

Una Blogger a CubaStefano Gizzarone

Caryl Chessman

Page 4: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 4 La Gazzetta di Amnesty Lazio

dere diversi impiegati

dell’aeroporto brasiliano

intenti a parlare di politica,

a voce alta e in modo sincero.

I miei amici brasiliani

parlano del loro Paese, delle

sue luci, delle sue ombre.

Vorrei che fosse possibile

anche a Cuba. Ci sono stati

fiori, regali, persino un

gruppo di persone venute

apposta per insultarmi, cosa

che mi ha fatto molto piacere

­ lo confesso ­ perché mi ha

permesso di esprimere un

vecchio sogno: «Un giorno

vorrei che nel mio Paese le

persone potessero esprimersi

così, in pubblico, contro

qualcuno, senza temere

rappresaglie “

Nelle pagine della Gazzetta

Amnesty Lazio continueremo

a raccontare le battaglie di

Yoani Sànchez e delle altre

attiviste per i diritti umani

nel mondo, perché crediamo

che non esiste un modo mi­

gliore per celebrare l’otto

marzo.

Page 5: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 5 La Gazzetta di Amnesty Lazio

“Spero che abbiate guardato

bene il mondo fino a ieri,

perché da oggi ne inizia uno

nuovo fatto di miliardi di

donne, uomini, ragazzi e ra­

gazze che non stanno a

guardare e che invece di sta­

re a casa a lamentarsi

scendono in piazza e ballano

per dire no alla violenza

sulle donne e sulle ragazze!”

Questo è lo slogan del flash

mob planetario “One billion

rising” (un milardo insorge),

organizzato dal movimento

V­Day di Eve Ensler, contro

la violenza sulle donne, la

prima iniziativa mondiale

per affermare il diritto alla

vita e alla dignità delle

donne che si è svolto in tutte

le piazze del mondo il 14

febbraio scorso. Impressio­

nanti i numeri: 202 Paesi,

oltre a 5.000 associazioni,

innumerevoli O.N.G., tra cui

Amnesty International, isti­

tuzioni, 13mila organizzazio­

ni femminili coinvolte e

milioni di donne e uomini

che hanno aderito, dal

Bangladesh a Roma, dal Da­

lai Lama alla pacifista

Vandana Shiva, da Yoko

Ono a Robert Redford, da

Charlize Theron a Anna

Hathaway, Jessica Alba, Mi­

chelle Hunziker.

La violenza sulle donne è

uno scandalo per i diritti

umani. In molte società que­

sto problema si scontra con

la mancanza di interesse, il

silenzio e l'apatia dei go­

verni. La campagna di

Amnesty International Mai

più violenza sulle donne,

lanciata nel maggio 2004,

affronta le diverse violazioni

dei diritti delle donne: dalla

violenza domestica alla

tratta, dagli stupri durante i

conflitti alle mutilazioni ge­

nitali. Sia in tempo di pace

che in tempo di guerra, le

donne subiscono atrocità

semplicemente per il fatto di

essere donne. Amnesty

International chiede ai go­

verni, alle organizzazioni e

ai privati cittadini di impe­

gnarsi pubblicamente per

rendere i diritti umani una

realtà per tutte le donne.

A milioni vengono

picchiate, aggredite, stu­

prate, mutilate, assassinate,

in qualche modo private del

diritto all'esistenza stessa.

Questo succede anche in pae­

si come l'Italia dove, nel

2012, ne sono state uccise

127 per mano maschile. Le

donne lottano in ogni modo

possibile per porre fine a

questa violenza ma, ancora

oggi, le Nazioni Unite

affermano che 1 donna su 3

nel Mondo sarà picchiata o

violentata nell’arco della sua

vita. Vuol dire, più di un mi­

liardo di donne, che vivono

oggi, sul pianeta. E'

INACCETTABILE!

Così il giorno di San Valenti­

no tutti sono stati invitati ad

un atto simbolico di libertà,

a unirsi a questa ‘sollevazio­

ne’: lasciare qualsiasi cosa

stessero facendo, gli uffici, le

case, le abitudini quotidiane

e danzare per le strade,

accompagnati dalle note di

“Break the Chain”:

«SPEZZA LA CATENA

Sollevo le braccia al cielo

Prego in ginocchio

Non ho più paura

Io attraverserò quella soglia

Cammina, danza, sollevati

Cammina, danza, sollevati

Posso vedere un mondo dove

tutte viviamo

sicure e libere da ogni

oppressione

Non più stupro, o incesto, o

abuso

Le donne non sono proprietà

E' ora di spezzare la catena,

oh sì

Spezzare la catena

Danza, sollevati.»

Un ritmo che sale, sempre

più trascinante, fino a dive­

nire un ballo liberatorio e

gioioso. Una presa di co­

scienza della donna, della

sua forza di riscatto e di au­

todeterminazione. Una

donna che non è più solo

‘vittima’ da salvare ma pro­

tagonista del proprio rina­

scere.

Un miliardo è il numero di

donne violate nel mondo: è

un'atrocità. Ma un miliardo

di donne che danzano per

strada nel mondo è una rivo­

luzione!

“One billion rising”, per dire NO alla violenzacontro le donneViviana Isernia

Page 6: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 6 La Gazzetta di Amnesty Lazio

I c.i.e., ufficialmente centri

identificazione espulsione,

sono delle strutture di

permanenza “temporanea”

(si può rimanere rinchiusi

fino a 18 mesi) per tutti gli

immigrati che non risiedono

legalmente sul territorio ita­

liano. I problemi legati a

questo mondo fatto di immi­

grati sono tra i più vari: na­

scono dalla sorgente, ovvero

come e perché si entra in

questo limbo, passano per la

gestione, che controlla la vita

quotidiana degli sfortunati

che vi sono trascinati e si

concludono una volta tirate

le somme con la fatidica do­

manda: I c.i.e servono?

Per tornare al primo proble­

ma: le modalità di entrata in

un cie sono troppe e so­

prattutto sono ingiuste. per

entrare basta non avere il

permesso di soggiorno, che si

ottiene solo con un lavoro re­

golarizzato = si entra in

carcere perché non si ha più

il lavoro. quando si sa benis­

simo che il lavoro

“sommerso” in Italia è più

che diffuso. Ci finisce anche

chi potrebbe usufruire di un

permesso per protezione so­

ciale (ad es le prostitute,

entrate nel nostro paese

quindi come merce).Infine

diventa un vero e proprio

circolo vizioso per chi è appe­

na uscito dal carcere ,perché

senza permesso. E ovvia­

mente, anche chi sbarca nel

nostro paese perché senza

passaporto; è ancora vivo il

ricordo di tutti i nordafrica­

ni in fuga dalla primavera

araba che arrivavano (e

continuano ad arrivare)

sulle nostre coste pieni di

speranza e senza più un

soldo in tasca, dato che il co­

sto del viaggio rappresenta

per loro una cifra diffi­

cilmente accumulabile.

Passiamo al secondo proble­

ma: le condizioni di vita che

si infliggono a queste persone

anche per 540 giorni. La

mancanza del rispetto di

norme di base quali quelle

igienico­sanitario è risaputa,

senza dimenticare le varie

accuse mosse contro chi

amministra le strutture; se­

condo alcuni avvocati di di­

fesa ci sarebbe un giro di

farmaci e sedativi non molto

legale. In più la mano pe­

sante dei poliziotti ha già

avuto modo di essere de­

nunciata varie volte.

Insomma. Si sta peggio che

nelle carceri. Può sembrare

solo una frase ad effetto ma

non lo è, dato che nei c.i.e

non sempre vengono ricono­

sciuti quei diritti che sono

invece garantiti ai carcerati

(ad es le visite dei familia­

ri). Per concludere: ri­

spondiamo alla terzo punto.

I c.i.e servono? Stando ai

dati, no. Solo l’1% degli

immigrati irregolari alla fi­

ne è rimpatriata attraverso i

c.i.e

Alla luce di questi fatti, non

possiamo non riflettere per

un momento sull’esistenza di

questi centri. Vero è che non

possiamo farne a meno; è

l’unione europea che ce li ha

imposti e quindi non è una

legge italiana a poterli elimi­

nare. Ma sicuramente si po­

trebbe trovare il modo per far

sì che essi vengano utilizzati

solo in casi estremi (come ri­

chiesto dall’ue ) e quindi va­

lutare bene caso per caso.

Infatti l’unione europea,

nella direttiva che li rende

obbligatori, dice espressa­

mente che vanno rinchiuse

nei c.i.e solo persone che po­

trebbero fuggire. La direttiva

infatti “consiglia” un’uscita

volontaria al migrante tro­

vato senza permesso di

soggiorno, che deve essere

eseguita nell’arco di una

settimana. Sicuramente,

minore è il numero di perso­

ne, maggiore sarà la celerità

nell’occuparsi dei singoli

rimpatri. Si accorcerebbero

quindi i tempi di durata

della detenzione.

E una volta dentro, si do­

vrebbe assicurare a questi

migranti condizioni di vita

dignitose, allestendo magari

biblioteche, spazi comuni. E

si dovrebbe anche garantire

la professionalità dei di­

pendenti che si occupano di

rimpatrio ,in modo che casi

come quelli in cui le persone

che necessitano di maggiore

tutela (come ad es i rifugiati

politici) siano riconosciuti e

trattati differentemente dai

migranti scappati per neces­

sità economiche.

Il tutto ovviamente accompa­

gnato da una bella spolve­

rata alla ormai vecchia

C.i.e.: come infliggere esasperazioneElena Rea

Page 7: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 7 La Gazzetta di Amnesty Lazio

politica di immigrazione,

perché, come già detto, se

l’Italia non può fare molto

per i c.i.e in sé per sé, molto

può fare invece sull’entrata.

Secondo un importante

centro di immigrazione

(ASGI) si potrebbe infatti

concedere un visto per la ri­

cerca di lavoro, semplificare

le procedure per il riconosci­

mento dei titoli di studio,

rafforzare il diritto al ri­

congiungimento familiare.

Ovviamente tutte queste

persone non dovrebbero

entrare nei c.i.e.

Lo scorso sabato 2 marzo, da

un'idea del Gruppo 277 di

Amnesty Formia e in collabo­

razione con il Centro Ri­

creativo Culturale di

Pontecorvo, si è svolto nella

cittadina ciociara il conve­

gno “DIRITTI...AL

CENTRO”.

E' stata l'occasione per

raccontare ai presenti il ruo­

lo di una delle più note orga­

nizzazioni non governative

internazionali, impegnata

dal 1961 nella difesa dei di­

ritti umani, sanciti nella Di­

chiarazione Universale dei

Diritti dell'Uomo.

Presenti all'iniziativa, oltre

agli attivisti e attiviste del

gruppo277, Pasquale De

Francesco, referente Forma­

zione della Circoscrizione

Lazio, e Luisa Pepe, referente

Campagne sempre della

Circoscrizione Lazio.

Pasquale De Francesco ha

illustrato come la formazione

dei propri attivisti e delle

proprie attiviste è un punto

fondamentale delle attività

di Amnesty International dal

momento che permette a chi

conosce poco le sue attività di

entrare in contatto a piccoli

passi con il mondo amne­

styano e, a chi è già sosteni­

tore, di continuare a

formarsi e ad approfondire le

tematiche legate alla situa­

zione dei diritti umani in

Italia e nel mondo e a tutti

gli aspetti organizzativi e

promozionali dell’associazio­

ne.

Luisa Pepe ha descritto le

modalità con le quali opera

Amnesty International,

ovvero le campagne interna­

zionali e nazionali (divise su

paese o su tema) che

coinvolgono a tutti i livelli

l'Associazione e prevedono

l'utilizzo delle più diverse

tecniche per la sensibilizza­

zione dell'opinione pubblica

e la pressione verso i governi

violatori: invio di appelli e di

azioni urgenti, contatti con le

ambasciate, organizzazione

di eventi pubblici, attività di

lobby presso i governi e le

organizzazioni internaziona­

li.

Le campagne analizzate sono

state: “Io pretendo dignità”,

con la quale si intende porre

i diritti umani al centro

della lotta contro la povertà;

“Europa senza discrimina­

zione”, che comprende i Di­

ritti dei Rom e delle persone

LGBTI; “Donne in Medio

Oriente e Nord Africa”;

“Contro la Pena di Morte” e

le Campagne per il Diritto

all'Ambiente che Amnesty

International rivolge, ad

esempio, agli azionisti

dell'Eni, per sensibilizzarli

sulle violazioni dei diritti

umani di cui le compagnie

petrolifere presenti in Nige­

ria, in particolare nel delta

del Niger, si rendono re­

sponsabili.

Infine, Viviana Isernia, Re­

sponsabile Gruppo277, ha

elencato i vari modi per atti­

varsi per Amnesty

International, dal web­atti­

vismo alle mobilitazioni di

piazza, dalla partecipazione

ai campi estivi per i giovani

alla partecipazione attiva in

un gruppo locale. Viviana

Isernia ha anche proposto di

creare un gruppo di attivisti

e attiviste nella città di

Pontecorvo, idea che ha avu­

to consensi, soprattutto dai

giovani.

Amnesty International a Pontecorvo (FR)Viviana Isernia

Page 8: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 8 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Il "punto di vista" di Max

Quanti italiani sanno cos’è il

MUOS? Se è per questo ci si

potrebbe domandare pure

quanti nostri connazionali

sanno che, sotto il profilo

NATO e non, l’Italia è “abi­

tata” da ben 112 insedia­

menti militari USA (erano

113 fino alla chiusura della

base dei sommergibili atomi­

ci alla Maddalena), dove è

possibile trovare di tutto, fi­

no alle bombe atomiche. Ma

una cosa alla volta.

Il M.U.O.S., Mobile User Ob­

jective System, è un colossale

sistema di radiocomunica­

zioni militari che avvolgerà

l’intero pianeta lavorando in

banda UHF (300 MHz –

3GHz) e sarà basato su una

diffusa rete di stazioni a

terra assistite e poste in

intercomunicazione attra­

verso una costellazione di

cinque satelliti geostazionari

(4 + 1 di riserva).

Ma quel che c’interessa in

questa sede è che una delle

stazioni a terra sarà collo­

cata in Italia, più precisa­

mente in Sicilia, presso

Niscemi, nel triangolo male­

detto che include Comiso e

Sigonella, con le sue bombe

nucleari “dormienti”, dove gli

USA sono abituati a

incontrare da decenni la mi­

glior condiscendenza da

parte delle locali autorità,

oltre che di quelle centrali.

E infatti, nel più assordante

silenzio da parte dei media

nazionali, si può scoprire che

negli ultimi due anni si sono

disputati una quantità di

“atti” di quella che è difficile

considerare una commedia,

per le sue implicazioni

drammatiche, sempre spe­

rando che non finisca in

qualche modo in tragedia.

Passo, passo, troviamo

infatti che si è provveduto a

concedere l’uso di una pre­

giata sughereta, per giunta

vincolata, come sede per

l’installazione degli impo­

nenti paraboloidi che costi­

tuiranno le antenne di

altrettanti impianti ricetra­

smittenti, che si è costituito

un movimento denominato

“Mamme no­MUOS”, che su

denuncia di quest’ultimo la

Procura di Caltagirone ha

disposto il sequestro del

cantiere perché la licenza

concessa avrebbe violato le

prescrizioni del decreto che

istituì l’area protetta, che il

Tribunale della Libertà di

Catania non ha trovato di

meglio che rintuzzare i colle­

ghi di Caltagirone, che il

Procuratore della Repubbli­

ca di Caltanissetta è in

fervente attesa che i colleghi

di Catania pubblichino le

motivazioni della loro deci­

sione per preparare la

contromossa.

Intanto si sono avuti in più

occasione disordini con

intervento della forza pubbli­

ca, di cui pochissimo o nulla

si è saputo, mentre il presi­

dente regionale Rosario Cro­

cetta è intervenuto per

affermare la propria contra­

rietà al progetto.

A quanto mi era noto, i lavo­

ri erano in stallo, mi era

anzi giunta notizia che la

mediazione di Crocetta stesse

pian piano portando allo

spostamento dell’intero

impianto.

Invece, e inopinatamente,

qualche giorno fa si è tentato

di riprendere i lavori, proba­

bilmente consapevoli gli

USA del momento politico

che il nostro Paese attraversa

per via delle complicazioni

post­elettorali, e della possi­

bilità di contare su un perio­

do di scarsa attenzione.

Peccato per loro, perché le

“Mamme no­MUOS” vigila­

vano la zona giorno e notte,

preoccupate a buon titolo dei

torrenti di radioonde che

presto avrebbero infestato la

zona dove vivono i loro figli.

È pertanto intervenuta la

Polizia e ci sono scappati dei

contusi. Le forze dell’ordine

sostengono in un comunicato

che l’unica ricoverata in

ospedale sarebbe scivolata

sul fango e la loro parola

merita il peso dovuto per

“default” a coloro che ci

rappresentano.

Sul WEB sono però disponi­

bili testimonianze pacate se­

condo le quali le cose non

sarebbero affatto andate in

tal modo.

Riemergono quindi, prepo­

tentemente, i due temi domi­

nanti, purtroppo ricorrenti

in ogni parte del mondo: da

un lato il diritto delle popo­

lazioni di determinare senza

intermediazioni di sorta le

condizioni abitative del loro

Massimo Grandicelli

Page 9: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 9Numero 1

territorio, soprattutto nei

confronti di disposizioni che

chiamano in causa la salute

e l’integrità del territorio

stesso; dall’altro, pare che le

Forze di Polizia continuino a

incontrare difficoltà di natu­

ra concettuale a non usare la

violenza, che è fattispecie ben

diversa dalla forza, per ri­

solvere i conflitti che sono

chiamate a fronteggiare.

Singolarmente, un tale ulte­

riore e spiacevole accaduto si

è consumato a danno di un

gruppo di dimostranti preva­

lentemente donne, proprio in

un periodo in cui la campa­

gna, non solo amnestiana,

contro la violenza sulla

donna ha conseguito una ri­

sonanza notevolmente supe­

riore a quanto siamo

abituati a constatare, non so­

lo per la prossimità dell’8

marzo ma soprattutto per la

recrudescenza mondiale del

vergognoso fenomeno, magi­

stralmente documentato, tra

l’altro, in un articolo

dell’ultimo Internazionale

(n. 990 ­ 8/14 marzo).

Ricordiamo tutti che qualche

anno fa nei piani di Amnesty

I. comparve un “item”

alquanto singolare:

“accountability delle forze

dell’ordine”.

Io mi dichiarai scettico sulla

perseguibilità di una simile

impresa in un paese come

l’Italia dove da un pezzo pre­

valevano moduli comporta­

mentali autocratici.

Qualcun’altro dovette

pensarla allo stesso modo,

perché dell’iniziativa non si

sentì più parlare

“Mutatis mutandis”, penso

oggi invece che ce ne sia

sempre più bisogno, a pre­

scindere dalle difficoltà di

attuazione; le mie riserve so­

no rimaste le stesse, ma mi

domando in contemporanea

chi, se non Amnesty

International potrà fare ope­

ra di “moral suasion”, ma

soprattutto di EDU, perché

un giorno si arrivi fi­

nalmente a operare

distinzione tra “violenza” e

“forza”, nell’intesa che se la

seconda è giustificabile solo

in ben determinati casi, la

prima non lo è mai.

Page 10: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 10 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Questo mese vi propongo un

flash mob sulla violenza do­

mestica che è stato fatto da

più gruppi Amnesty in Italia

e che ho io stesso coordinato

qualche anno fa all’interno

di un liceo classico.

Per realizzarlo avrete biso­

gno di una brava truccatrice,

di cartoncini su cui scrivere e

di spago o simili per

appendere al collo questi

cartoncini.

Se decidete di effettuarlo in

una scuola (potrebbe essere

interessante da proporre do­

po un incontro EDU), il mo­

mento ideale per metterlo in

atto è certamente la ricrea­

zione in un punto di pas­

saggio (magari vicino le

macchine della merenda e

del caffè). Una mezz’ora pri­

ma del suono della campa­

nella alcune ragazze

verranno truccate come se

avessero dei lividi in volto e

appenderanno al proprio

collo dei cartelli con varie

frasi tipiche della violenza

domestica (Ad es. “E’ stata

colpa mia”, “Sono scivolata

per le scale” ecc). Nel mio ca­

so abbiamo aggiunto una ra­

gazza che a voce alta

enunciava tutte le categorie

di violenza contro le donne

(ma si possono scegliere

anche una poesia o un pas­

saggio di prosa sul tema).

Ovviamente ci sarà anche un

nostro tavolo informativo e di

raccolta firme per spiegare

alle persone che si avvicine­

ranno incuriosite quello che

facciamo e come attivarsi per

Amnesty International. Vi

garantisco che al suono della

ricreazione i ragazzi e le ra­

gazze resteranno davvero

molto colpiti/e.

Altri gruppi hanno proposto

questo stesso flash mob in

piazza con l’aggiunta di ra­

gazzi: questi potrebbero

alternare scritte come “Qui

comando io”, “Sei di mia

proprietà” ecc con frasi anti­

violenza.

Come sempre poi, ognuno

può personalizzare e

arricchire come meglio crede

questo flash­mob di forte

impatto emotivo.

Amnesty Nel MondoSimone Marcacci

Page 11: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 11 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Alessandro Pomponi –

Coordinamento Giovani

Ci sono alcune fortunate

persone che riescono a fare di

una passione il proprio la­

voro, e a vivere con quello.

Alessandro collezionava

dischi di vinile fin da ra­

gazzino e ancora

oggi che è uno

“splendido qua­

rantenne”

compra e vende

dischi rari,

partecipa a fiere

in tutto il mondo

e ha clienti in

ogni continente.

La sua seconda

passione invece,

quella per i di­

ritti umani, la

coltiva da circa

un ventennio con

entusiasmo di

attivista.

­ Sono venuto in contatto con

Amnesty negli anni ’90,

quando mi occupavo di obie­

zione di coscienza, l’argo­

mento della mia tesi di

laurea. Così sono entrato nel

Gruppo 015 e ci sono rimasto

per molti anni, fino a

quando mi sono trasferito a

Rignano e l’ho dovuto lascia­

re per motivi logistici.

­ Hai continuato a fare atti­

vismo in altre strutture?

­ Sì, ho avuto incarichi circo­

scrizionali, ho partecipato a

tutte le Assemblee Generali

da quella di Palermo nel

1999 in poi e da qualche

anno sono approdato al

coordinamento.

Mi piace molto partecipare

ai campi giovani che si orga­

nizzano ogni estate a Passi­

gnano sul Trasimeno. Sono

un bell’incrocio tra la va­

canza e lo stage di formazio­

ne che coinvolge i ragazzi per

una settimana in una

struttura ecologica e a misu­

ra d’ambiente.

­ Tra tutte le iniziative di

Amnesty a cui hai parteci­

pato in vent’anni, ce n’è una

che ricordi con più piacere?

­ La partecipazione di una

nostra rappresentanza a so­

stegno del Riga Pride nel

2005: è stato

bello sentire

quanto valore

avesse per loro

il nostro aiuto.

Anche la

marcia per la

chiusura di

Guantanamo è

stata molto

coinvolgente.

­ C’è un consi­

glio che puoi

dare a tutti gli

attivisti perché

possano

conservare

sempre la passione e l’entu­

siasmo?

­ Mantenersi sempre a

contatto con gli altri e non

isolarsi, così si ha la possibi­

lità di conoscere persone

interessanti e stimolanti.

Patrizia sacco

Interviste

Page 12: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 12 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Fabio Ciconte – Staff, Di­

rettore Ufficio Attivismo

­ Trentacinque anni, sorriso

accattivante, fisico da sporti­

vo; che cosa si prova ad esse­

re, nell’ambito dello staff, il

più amato dalle attivi­

ste?

­ No, non scherziamo…

questo ruolo lasciamolo

senz’altro a Fernando!

­ Va bene, allora dicia­

mo che ve lo dividete. Mi

puoi raccontare come sei

arrivato ad Amnesty?

­ Molto semplicemente

rispondendo ad un

bando, provenivo da

Greenpeace, dove ero

entrato a poco più di

vent’anni. Dal 2006 so­

no nell’Ufficio Attivismo

di Amnesty.

­ Fra tutte le iniziative

che hai organizzato in

questi sei anni quali so­

no quelle che ti hanno

dato più soddisfazione?

­ Quella per la chiusura

di Guantanamo del

2008, quando sfilammo

nel centro di Roma a decine,

tutti vestiti con la tuta

arancio dei prigionieri.

Quella è stata una vera

svolta, ha segnato il modo

di apparire pubblicamente

di tutta l’associazione. Poi ci

sono stati i Campi Amnesty

a Lampedusa nel 2011 e

2012. Per una settimana

circa 70 partecipanti hanno

potuto vivere, conoscere e

raccontare l’isola, subito do­

po l’inizio dell’emergenza

immigrati, senza cadere ne­

gli stereotipi offerti dai me­

dia. Il primo anno erano

tutti italiani, mentre l’anno

scorso ci sono stati attivisti

provenienti da sezioni di

tutta Europa e perfino

dall’Australia. Per il 2013 è

previsto un nuovo campo na­

zionale a Lampedusa ed uno

internazionale in Grecia.

­ Hai un figlio di pochi anni,

come gli hai spie­

gato che lavoro

fai e cosa fa l’as­

sociazione per cui

lavori?

­ Sua madre gli

ha detto che noi

“salviamo le

persone”, mentre

io, una volta che

ha visto una se­

dia elettrica, ho

cercato di fargli

capire cos’era e

perché bisognava

fare in modo che

nessuno la usasse

più.

­ Per finire c’è un

consiglio che

vorresti dare agli

attivisti per mi­

gliorare i

rapporti con lo

staff della sezio­

ne?

­ Si, credo che avremmo tutti

bisogno di un po’ più di

“leggerezza”.

Patrizia sacco

Page 13: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 13Numero 1

Chiara Cosentino ­

Responsabile Gruppo

Giovani

DONNE E VIOLENZA:

L’ESPERIENZA DI CHIA­

RA IN MESSICO

Chiara Cosentino, attivista

Amnesty International e re­

sponsabile del Gruppo Gio­

vani di Roma, nell’ambito

delle ricerche per la sua tesi

di laurea magistrale in

Antropologia, ha trascorso

circa quattro mesi nella

cittadina di Cuetzalan, nello

stato di Puebla, studiando la

situazione delle

donne vittime

di abusi in

questa regione.

D. Chiara, co­

me mai hai

scelto il tema

della violenza

sulle donne in

Messico come

soggetto di tesi

di laurea?

E’ un argo­

mento che mi

interessava

molto, anche perché il mio

relatore, il prof Alessandro

Lupo, presidente della Mis­

sione etnologica italiana in

Messico, mi aveva dato dei

buoni spunti di ricerca e co­

nosceva delle associazioni

messicane che si occupano

del tema da me studiato.

Inoltre sono stata molto

colpita dalla figura di Lydia

Cacio, giornalista messicana

che si batte per i diritti delle

donne, e cercando notizie su

di lei ho scoperto che è la co­

fondatrice dell’RNR (Rete

Nazionale dei Rifugi) alla

quale attività ho partecipato

durante il periodo in Messi­

co.

D. Tu cosa hai fatto in Mes­

sico?

Ho partecipato sia all’attivi­

tà dell’associazione CAMI

(Casa de la Mujer Indigena)

sia a quella del rifugio anti­

violenza dell’RNR. Le due

associazioni sono entrambe

gestite da donne indigene e

collaborano tra di loro, e i lo­

ro progetti sono finanziati da

un comitato per lo sviluppo

indigeno che promuove atti­

vità per le donne indigene, al

fine di contrastare la vio­

lenza su di loro.

D. Cosa è di preciso CAMI?

CAMI è un’associazione nata

dieci anni fa, finanziata da

fondi pubblici (dal Ministero

dello sviluppo indigeno), ed

ha 19 centri sparsi per tutto

il territorio messicano. Il

centro è una sorta di

consultorio e dà sostegno alle

donne vittime di abusi soste­

nendole da un punto di vista

legale, da un punto di vista

medico e da un punto di vi­

sta emozionale ­ psicologico

grazie a delle sedute indivi­

duali e di gruppo. Le sedute

di gruppo sono dei seminari

in cui le donne possono

confrontarsi e riflettere sulla

propria esperienza.

D. Invece in cosa consiste

l’attività dei Rifugi antivio­

lenza?

I rifugi antiviolenza, anche

loro sovvenzionati da fondi

pubblici, sono quaranta­

quattro in tutto il Messico e

costituiscono la Rete Nazio­

nale dei Rifugi (RNR). Di

questi rifugi solo tre sono de­

dicati alle donne

indigene che

hanno subito vio­

lenza, acco­

gliendo e dando

assistenza imme­

diata a donne tra

i 15 e i 33 anni.

Come CAMI le

sfere di compe­

tenza dei rifugi

sono tre (assi­

stenza legale, me­

dica e

psicologica) con

in più un’area dedicata ai fi­

gli delle donne residenti, che

vivono con le madri nei rifu­

gi. I bambini in alcuni casi

hanno subito anche loro vio­

lenza e infatti c’è una psico­

loga infantile che li segue

durante la loro permanenza

nel rifugio attraverso semi­

nari e attività.

D. Cosa hai fatto tu per que­

ste associazioni?

La mia attività nel rifugio

antiviolenza principalmente

consisteva in attività pome­

ridiane ricreative per i

Page 14: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 14Numero 1

bambini e le donne residenti,

mentre per la CAMI ho fatto

una sorta di servizio sociale.

Da una parte ho fatto forma­

zione alle donne per promuo­

vere la non violenza,

l’educazione sessuale e i di­

ritti delle donne indigene,

d’altra parte ho partecipato

a seminari con le autorità in

quanto gli stessi giudici

spesso considerano normale

la violenza sulle donne e non

danno pene adeguate a chi

la esercita. Poi ovviamente

ho fatto le ricerche per la

mia tesi.

D. Di cosa tratta in partico­

lare il tuo studio?

Mi sono concentrata princi­

palmente sui diritti ripro­

duttivi delle donne e sulla

violenza correlata a questi. Il

titolo della tesi è infatti “No

soy un animal: un’etnografia

sull’autodeterminazione ri­

produttiva tra le donne indi­

gene in situazione di

violenza nella sierra nord di

Puebla Messico” e attraverso

questo studio mostro la diffi­

coltà delle donne indigene di

riappropriarsi della propria

fecondità scegliendo libera­

mente se utilizzare o meno

anticoncezionali. In questo

ambito la capacità di decide­

re in maniera indipendente è

piuttosto difficile perché la

donna si trova tra due fuo­

chi: da una parte l’uomo, che

vieta l’uso di anticonceziona­

li facendo ricorso alla vio­

lenza e d’altra parte le

istituzioni che incoraggiano

fortemente l’uso di questi per

sottostare ai dettami di mi­

nisteri, basati su mete demo­

grafiche.

D. Perché gli uomini non vo­

gliono che le donne assuma­

no anticoncezionali?

La violenza in alcuni casi è

data dalla volontà di domi­

nio dell’uomo sul corpo della

donna, l’uomo vuole mante­

nerne il controllo e la libera

decisione da parte di una

donna di assumere anti­

concezionali è un simbolo di

emancipazione dalla figura

maschile e di conseguente

perdita del dominio da parte

dell’uomo. Inoltre c’è una

sorta di pregiudizio nei

confronti degli anticoncezio­

nali in quanto si pensa che le

donne che li usano sono pro­

stitute.

D. Ma le donne vogliono as­

sumere anticoncezionali?

Sì, loro vorrebbero prendere

dei contraccettivi, che sono

visti quasi come una libera­

zione, visto il gran numero

di figli che ogni donna ha e

che tra l’altro comporta disa­

gi economici, ma non sono li­

bere di decidere e non

possono nemmeno prendere

parte a questa decisione, vi­

sto che in molti casi il rifiuto

categorico del marito spesso

sfocia in violenza. La vio­

lenza è diffusissima, però lo­

ro non sono prive di armi: c’è

chi assume anticoncezionali

di nascosto perché è difficile

affrontare il marito, o altre

che li prendono “dando la

colpa” alle istituzioni, che

glieli hanno imposti.

D. Gli uomini che hanno

esercitato violenza seguono

un percorso rieducativo?

C’è un’associazione, l’AMAC,

che affronta il tema della

violenza dal punto di vista

maschile. E’ un’associazione

collegata alle altre ed è retta

da meticci e da indigeni.

Propone per lo più incontri

settimanali per uomini che

vogliono cambiare la loro

mascolinità in forma meno

violenta e la frequenza è

obbligatoria per coloro che

hanno abusato delle donne.

Anche se gli uomini vedono

la violenza come una norma

e ne sono quasi abituati, bi­

sogna aiutarli a decostruire

la mascolinità violenta per

raggiungere un nuovo tipo di

uomo che non è meno virile,

e che può essere felice anche

senza usare violenza.

D. Il lavoro di queste asso­

ciazioni sta dando i suoi

frutti? La situazione sta

cambiando davvero?

Un cambiamento ci potrebbe

essere. Grazie all’attività di

associazioni come CAMI le

donne sono sempre più co­

scienti dei loro diritti e vede­

re una donna ospitata e

sostenuta in un rifugio per

donne o che denuncia il

proprio marito è un esempio

importante in villaggi molto

piccoli, dove si crea anche

una rete di solidarietà

femminile, che incoraggia le

altre a far valere i propri di­

ritti.

Speriamo quindi che l’attivi­

tà di CAMI e della RNR

continui a dare i suoi frutti,

e in bocca al lupo alla nostra

Chiara per la discussione

della sua tesi e per il suo fu­

turo!

Valentina Murgolo

Page 15: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 15 La Gazzetta di Amnesty Lazio

RecensioniLE DONNE DEL SESTO

PIANO ­ Film

Nelle insulae romane –ante­

cedenti dei moderni condo­

mini a più piani­ la

dislocazione delle famiglie

avveniva secondo un criterio

censuario decrescente dal

basso in alto: sotto erano si­

stemati i nuclei più ricchi,

che godevano dei servizi idri­

ci (laddove esistevano) e di

luce, erano vicino alle vie di

fuga in caso di incendio

(allora un pericolo costante,

essendo le case popolari in

legno), non erano schiavi di

strette e buie scale. Via via

verso l’alto si allocavano i

meno abbienti, fino ad arri­

vare ai piani apicali, vere

catapecchie dove gli agi non

esistevano, i topi passeggia­

vano indisturbati ed il ri­

schio di lasciarci la pelle per

le fiamme od il fumo era

massimo.

Intorno al 1960 in un condo­

minio francese convivono pa­

droni e servi, anzi “serve”.

L’ultraborghese

cinquantenne Joubert e

l’algida consorte spilungona

abitano al piano terra: casa

ordinata e fredda, scandita

da abitudini consolidate ed

inderogabili (l’uovo alla co­

que a colazione non deve mai

superare i 3 minuti e mezzo

di cottura), amicizie altolo­

cate, serate affogate nel

bridge, feste tra champagne,

cerone e discorsi fatui, un la­

voro proficuo ma sterile, due

figli irreggimentati e di

somma antipatia; insomm

a piattume, noia, monotonia,

senza guizzi, slanci affettivi,

istintività, creatività.

All’ultimo piano dell’insula

vive una comunità di “serve”

spagnole tra wc intasati,

spazi ristretti, senza acqua

corrente e docce, comfort ze­

ro, disordine dilagante; ma

l’aria è allegra, quando non

festosa, si vive di pane e soli­

darietà, vitalità, dinamismo

e brio sono le regole alla base

di una convivenza faticosa

ma serena.

Le due comunità non intera­

giscono se non indiretta­

mente tramite l’ingrugnita

portinaia francese, in realtà

molto più sensibile alle pre­

tese di controllo dei Joubert

che alle istanze delle ispani­

che.

Ma il distacco di uno degli

anelli fa impazzire la catena:

il licenziamento della anzia­

na serva di casa Joubert

porta alla sua sostituzione

con una giovane ed attraente

donna fornita ed ospitata

dal gruppo del 6° piano. A

contato con la nuova arri­

vata Joubert entra in crisi

esistenziale, si ribella al vuo­

to tran tran della sua vita,

entra in sintonia con il

gruppo delle spagnole, offre

loro aiuti di vario genere, ne

succhia l’energia rivita­

lizzante, rifiuta giorno dopo

giorno i valori cui per de­

cenni si era conformato, il

rapporto verticale con la

nuova “governante” si

orizzontalizza, scopre senti­

menti che da anni erano as­

senti dalla sua dimensione

interna, prende decisioni

drastiche, seguendo le spinte

innovative che grazie alla

scoperta di quel mondo di­

verso ma irresistibile, lo

porteranno lontano….

Idea non nuova, quella di

mettere a contrasto due

mondi distanti per cultura,

emotività, modi di espri­

mersi, e di prospettare la

possibilità di una intercomu­

nicazione, ma resa con la so­

lita verve e lo spirito lieve dei

cineasti francesi, che in que­

sto (cioè nel rappresentare i

drammi della realtà con i to­

ni e nell’ottica della comme­

dia) sono maestri. In fondo

anche i borghesi, i ricchi, i

padroni hanno un’anima,

sembra dirci il regista Le

Guay.

Claudio Pipitone

Page 16: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 16 La Gazzetta di Amnesty Lazio

BUSCANDO A MANUEL

La storia di Manuel Co­

nçalves Granada

24 marzo Onlus

10 € ­ Libro

Può capitare che una

sera tu vada a dormire

sapendo di chiamarti

Claudio e che la matti­

na dopo qualcuno ti

comunichi che in

realtà ti chiami Ma­

nuel. Può capitare, so­

prattutto se sei nato in

Argentina tra gli anni

’70 e ’80. Così vieni

anche a sapere che i

tuoi genitori sono “de­

saparecidos” e che sei

scampato miracolosamente

ad un massacro quando eri

ancora in fasce. In grande

sintesi questo è il punto

centrale di una storia vera,

talmente piena di accadi­

menti clamorosi da far dire

al suo stesso protagonista

“Se non fosse la mia storia e

la sentissi raccontare non la

crederei possibile…”

Una vicenda così non poteva

che trasformarsi in un

soggetto cinematografico che

ricostruisce i fatti a partire

dal 24 marzo 1976, il giorno

del golpe in Argentina, lo

stesso giorno in cui il padre

del protagonista viene seque­

strato dalla polizia segreta.

Passo a passo se­

guiamo Manuel

dalla sua nascita al

riconoscimento della

sua vera identità ed

entriamo in contatto

col mondo delle

Abuelas di Plaza de

Mayo.

Una storia piena di

dolore ma anche di

speranza e di sorpre­

se che sarebbe bello

trovare presto sullo

schermo, per non dimentica­

re!

Patrizia Sacco

Page 17: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 17 La Gazzetta di Amnesty Lazio

COMPLICITÀ ­ FRIDA

KAHLO E DIEGO RIVE­

RA ­ Mostra fotografica

Frida Kahlo è stata una

grande pittrice, figlia e atti­

vista della rivoluzione messi­

cana di inizio '900,

passionale e contraria ad

ogni convenzione sociale, te­

nace e indipendente nono­

stante i gravi problemi di

salute che hanno da sempre

segnato la sua vita fin dalla

nascita.

Le sue stupende opere sono

quasi tutte degli autoritratti

­"Dipingo per me stessa

perché trascorro molto

tempo da sola e perché

sono il soggetto che cono­

sco meglio." ­ che rivela­

no, attraverso gli abiti, le

acconciature e il trucco

dell'artista, l'amore per

il proprio paese e per la

propria identità.

Diego Rivera, anch'egli

grande e noto pittore

messicano, è stato il

grande amore di Frida,

con cui ha condiviso tutto: la

vita, l'arte, l'impegno politi­

co.

Il loro è stato un amore che

ha resistito non solo alla

differenza di età (21 anni),

ma anche a ripetuti tradi­

menti, e che ha portato i due

artisti a sposarsi per ben due

volte.

Quest'anno, in occasione del

primo centenario della na­

scita di Frida Kahlo e del

cinquantesimo anniversario

della morte di Diego Rivera,

quest'amore sofferto, doloro­

so, travagliato, ma anche, e

soprattutto, complice,

immenso e totale, viene cele­

brato in una mostra fotogra­

fica, completamente

gratuita, a Piazza Navo­

na, presso l'istituto

Cervantes fino al 24

marzo. Le fotografie, non

molte, 30 ­ 35, mostrano,

non solo immagini raffi­

guranti il loro amore, co­

me ad esempio la

fotografia scattata il

giorno del matrimonio,

ma anche la partecipa­

zione alla vita politica

del paese di Frida e Die­

go.

Mariacarla Indice

“SULLA PELLE DELLE

DONNE” di Stefania

Catallo ­ Libro

“Sulla pelle delle donne”

raccoglie e mostra testimo­

nianze reali di donne che

raccontano delle violenze

subite, parlando in prima

persona, come a voler ri­

volgersi direttamente al

lettore. Raccontano le loro

storie donne di tutte le età ed

estrazioni sociali. Infatti

purtroppo non esistono confi­

ni di alcun genere alla vio­

lenza sulle donne. Troviamo

nel libro la donna della Cio­

ciaria, vittima degli stupri

di guerra dei “goumiers”; la

prostituta albanese mandata

sul marciapiede malgrado la

gravidanza, la omosessuale

sudafricana sottoposta allo

stupro correttivo; la donna

dell'alta borghesia spettatri­

ce di un incesto; l'uomo che

dopo avere agito con violenza

sulla sua famiglia ne capisce

l'orrore e se ne allontana.

Storie che, comunicando di­

rettamente con noi che

leggiamo, riescono a farci

percepire pienamente l’orrore

per una società che non rie­

sce ad arginare la violenza,

ma che, anzi, la nasconde.

Arianna Eberspacher

Page 18: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 18 La Gazzetta di Amnesty Lazio

L'angolo dei GruppiGRUPPO GIOVANI 085 AL

RISING LOVE

Il Gruppo Giovani 085,

l'unico gruppo giovani pre­

sente nel territorio laziale,

venerdì 25 gennaio ha pre­

senziato come rappre­

sentante di Amnesty

International presso il Ri­

sing Love (via delle Conce

14), in occasione della se­

rata­concerto "IL MIO

SANGUE E' ROSSO COME

IL TUO ­ RISING LOVE

CONTRO OGNI DISCRIMI­

NAZIONE". Oltre al

banchetto, al quale erano

presenti le petizioni e del

merchandising, interessante

è stato l'intervento dal palco

di Fernando Chironda,

amnistiano esperto di ogni

forma di discriminazione,

che ha supportato il Gruppo

con un intervento sulla

discriminazione in Italia, fa­

cendo riferimento all'attuale

Campagna "Ricordati che

devi rispondere", citando in

particolare i punti ri­

guardanti la lotta all'omofo­

bia, al femminicidio e ai

diritti dei Rom.

GGrruuppppoo 008855

Gent. le redazione,

sono Carlo, non sono un atti­

vista, ma avendo sempre

avuto un interesse spiccato

per le relazioni internaziona­

li e per la politica estera, mi

ero interessato ad Amesty

International per cercare di

capire cosa Amnesty facesse

in pratica e come contribuire

attivamente.

Informandomi sul sito

e chiedendo anche ad alcuni

amici, attivisti in Amnesty

da tempo, avevo avuto come

risposta che l'attività princi­

pale dell'attivista è quella di

firmare petizioni, presenzia­

re ai tavolini, raccogliere

firme, informare gli interes­

sati e in caso partecipare a

manifestazioni, cose però che

mi sono sembrate un po'

aleatorie. Insomma non sono

convinto che delle parole,

seppur dense di contenuto

e dette per una buona causa,

possano servire veramente a

cambiare una situazione.

Voi cosa ne pensate?

Un saluto,

Carlo

Caro Carlo,

innanzittutto grazie per

averci scritto, la tua lettera è

un ottimo spunto per

affrontare una questione che,

a dire la verità, non è la pri­

ma volta che emerge. Per

capire cosa Amnesty fa "in

pratica" è necessario sapere

quale è la sua missione, che

è quella di "svolgere attività

di ricerca e azione fina­

lizzate a prevenire ed elimi­

nare gravi abusi" di diritti

umani. Quello che tu defini­

sci aleatorio in apparenza

potrebbe sembrarlo, conside­

rando che la nostra azione

non è immediata e

concentrata in un luogo fisi­

co. E' vero, non andiamo in

Africa a vaccinare bambini o

non puliamo spiagge inqui­

nate, ma questo non signifi­

ca che quello che facciamo

non abbia un valore

pragmatico. Ogni attivista

amnistiano, con la sua voce,

la sua firma e il suo impe­

gno, è parte di uno dei più

importanti movimenti d'opi­

nione al mondo, e se pensi

che si tratti soltanto di idee o

di belle parole, forse dovresti

pensare a quanto importanti

sono le idee, primo passo

verso i fatti concreti, e

quanto siano determinanti,

se ben organizzate e orche­

strate, nel cambiare la realtà

attuale. L'azione di Amnesty,

magari non è visibile

nell'immediato, ma molto

spesso contribuisce a portare

un'idea diversa laddove

l'unica è quella che viola i

diritti umani.

A volte, una lettera può fare

la differenza!

http://www.youtube.com/

watch?v=PIZnuxYJG1g

Un saluto

La redazione

L'Angolo della Posta

Page 19: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 19 La Gazzetta di Amnesty Lazio

AA ttuuttttee llee ddoonnnnee

FFrraaggiillee,, ooppuulleennttaa ddoonnnnaa,, mmaattrriiccee ddeell ppaarraaddi­i­

ssoo

sseeii uunn ggrraanneelllloo ddii ccoollppaa

aanncchhee aaggllii oocccchhii ddii DDiioo

mmaallggrraaddoo llee ttuuee ssaannttee gguueerrrree

ppeerr ll’’eemmaanncciippaazziioonnee..

SSppaaccccaarroonnoo llaa ttuuaa bbeelllleezzzzaa

ee rriimmaannee uunnoo sscchheelleettrroo dd’’aammoorree

cchhee ppeerròò ggrriiddaa aannccoorraa vveennddeettttaa

ee ssoollttaannttoo ttuu rriieessccii

aannccoorraa aa ppiiaannggeerree,,

ppooii ttii vvoollggii ee vveeddii aannccoorraa ii ttuuooii ffiiggllii,,

ppooii ttii vvoollttii ee nnoonn ssaaii aannccoorraa ddiirree

ee ttaaccii mmeerraavviigglliiaattaa

ee aalllloorraa ddiivveennttii ggrraannddee ccoommee llaa tteerrrraa

ee iinnnnaallzzii iill ttuuoo ccaannttoo dd’’aammoorree..

AAllddaa MMeerriinnii

L'angolo della Poesia

PPooeessiiaa ddaall SSoottttoossuuoolloo

((pprreessttaarrssii aall mmoonnddoo iinn vveerrssii))

AANNGGYYEE GGAAOONNAA:: PPOOEETTAA,, DDOONNNNAA,, CCOOLLPPEEVVOOLLEE DDII PPOOEESSIIAA

AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee..

MMaa llee mmiiee ppaarroollee ffeennddeevvaannoo iill vveennttrree mmoollllee ddeell ppootteerree,,

aalllloorraa mmii ccuucciirroonnoo llee llaabbbbrraa,, mmii vveessttiirroonnoo ddeellllee lloorroo ccoollppee iinnffaammii,, ddeeii lloorroo aabbiittii lleerrccii..

AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, lleeggggèèrree

mmaa llee mmiiee ppaarroollee ffaacceevvaannoo ttrrooppppoo rruummoorree,, ccoommee ssooggnnii ccoolloorraattii,, ee ccoopprriivvaannoo ii lloorroo ssppaarrii

qquuiinnddii llee iimmpprriiggiioonnaarroonnoo ddeennttrroo mmuurraa mmuuttee ppeerrcchhéé aallttrrii nnoonn ssooggnnaasssseerroo ccoonn mmee..

AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, ccrruuddee

ppuunnttaattee ssuullllaa lloorroo vveerrggooggnnaa

ee llee mmiiee ppaarroollee ssqquuaarrcciiaavvaannoo iill vveelloo oosscceennoo,,

ee ffuu aalllloorraa cchhee mmii ttaagglliiaarroonnoo llaa mmaannoo cchhee iimmppuuggnnaavvaa llaa llaammaa..

AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, aappppeennaa nnaattee

cchhee ssii aallzzaavvaannoo iinn vvoolloo nneellllaa lloorroo ffeettiiddaa aarriiaa

ee aalllloorraa mmii ttoollsseerroo ll’’aarriiaa,,

mmii rriinncchhiiuusseerroo aaffffiinncchhèè rreessppiirraassssii llaa lloorroo..

AAvveevvoo ssoolloo ii mmiieeii vveerrssii,, lliibbeerrii,,

ee llaa mmiiaa vveerriittàà ssii aaggggrraappppaavvaa ccoommee eeddeerraa aaii lloorroo ppiieeddii ppiiaannttaattii nneell ffaannggoo

ee ddiivveennnnii dduunnqquuee llaa ppiiùù ffoorrttee ddeellllee mmiinnaaccccee

ee mmiisseerroo aa ttaacceerree mmee,, llaa lliibbeerrttàà ee llaa ppooeessiiaa..

AAvveevvoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee iinnnnoocceennttii,, ddii ppooeettaa,, ddii ddoonnnnaa

mmaa ppooiicchhéé llaa ppooeessiiaa uurrllaa nneell ssiilleennzziioo aassssoorrddaannttee

ee ccoommee uunnaa ddoonnnnaa ppuuòò ppaarrttoorriirree ffiiggllii ee ppuuòò sseeppppeelllliirree ii mmoorrttii ,,

ddeellllee mmiiee ppaarroollee eebbbbeerroo iinnffiinnee ccoossìì ffoollllee ppaauurraa

cchhee ffuuii ddeettttaa ““ccoollppeevvoollee”” ee vvoolllleerroo ffaarrmmeellee iinnggooiiaarree ttuuttttee,, rriiccaacccciiaarrmmeellee iinn ggoollaa..

MMaa nnoonn ppoossssoo aannccoorraa ttaacceerree..

HHoo ssoolloo llee mmiiee ppaarroollee,, ffaatteellee vvoossttrree..

PPeerrcchhéé ssii ssaappppiiaa ddii cchhee ssttaavvoo ppaarrllaannddoo..

PPeerrcchhéé hhoo sseemmpprree ddeettttoo ssoolloo cciiòò cchhee ddaa llìì hhoo ppoottuuttoo vveeddeerree..

VVaalleerriiaa RRaaiimmoonnddii

Page 20: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 20 La Gazzetta di Amnesty Lazio

OST – WEST OF MEMPHIS

(AA.VV. – Sony music)

West of Memphis è un'analisi

di un fallimento giudiziario

in Arkansas. Il docu­film,

presentato al Sundance Film

Festival del 2012 e prodotto

da Peter Jackson, racconta

la storia di una straordina­

ria e disperata lotta per

portare alla luce la verità: la

scarcerazione di tre persone

accusate ingiustamente, dopo

diciotto anni di galera. Cono­

sciuti come i West Memphis

Three, i tre ragazzi erano

accusati di aver ucciso tre

bambini, nonostante le uni­

che 'prove' a disposizione

dell'accusa fossero i gusti

musicali e le stranezze di

quelli che all'epoca erano de­

gli adolescenti e che ormai

sono diventati degli uomini.

Il caso era stato sollevato dai

documentaristi autori di

“Paradise Lost” , Joe

Berlinger e Bruce Sinofsky,

che hanno raccontato questa

vicenda e lanciato un forte

movimento di opinione.

A completamento di un pro­

getto davvero potente la Sony

pubblica il soundtrack, che

nel cast annovera alcuni tra

i nomi più stimati della sce­

na musicale internazionale,

e che si rifà a quelle che era­

no le canzoni di riferimento

dei protagonisti della nostra

storia. I nomi chiamati alla

realizzazione della colonna

sonora presero parte a suo

tempo a vari comitati a dife­

sa di Damien Echols e degli

altri due ragazzi, attivando

un movimento di rivolta alla

immotivata incriminazione,

una immediata reazione da

parte

dell’opinione pubblica e otte­

nendo la riapertura del caso.

Si parte con una intro reci­

tata da Henry Rollins, a suo

tempo lisergico cantante dei

Black Flag prima e della

Rollins Band poi; a seguire il

primo colpo basso, una cover

di “Mother” dei Pink Floyd

targata Natalie Maines che –

a dispetto delle sue origini

country – si rivela assai

intensa, ma anche forte­

mente rock. Poi ancora la ri­

lettura della bowiana “Jean

Genie” ad opera dei Camp

Freddy di Dave Navarro,

una tiratissima “You’re so

vain” riletta da Marilyn

Manson, “Satellite” di Eddie

Vedder (già presente nella

sua raccolta di brani per

ukulele), e ancora Bob Dy­

lan, Nick Cave, Patti Smith e

Johnny Deep (nel tempo di­

ventato amico intimo di

Echols, tanto da presentarsi

assieme a lui al Sundance in

occasione dell’uscita del do­

cumentario e da essersi fatto

lo stesso tatuaggio di

Echols).

Ci sono diversi motivi per

appassionarsi a questa mu­

sica, il principio cardine che

deve però renderci curiosi

(rispetto al cd, ma anche alla

storia ad esso legato) è tutto

condensato nel sottotitolo del

disco stesso: “voices for justi­

ce”.

Roberto Cubano

L'angolo della Musica

Page 21: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 21 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Questo mese vi proponiamo

un evento molto prestigioso

in più appuntamenti al qua­

le la nostra associazione è

stata invitata.

Per questa prossima data

avremo una semplice

convenzione: chi si presente­

rà a nome di Amnesty

International donerà 3 euro

alla circoscrizione Lazio di

Amnesty mentre per i prossi­

mi appuntamenti in ca­

lendario, che non

mancheremo di segnalarvi,

avremo la possibilità di usu­

fruire di una migliore

convenzione e di allestire un

tavolino di raccolta

firme/fondi. Inoltre po­

tremmo ottenere un piccolo

intervento dal palco.

Ecco di seguito le informa­

zioni sull’evento, tratte dal

comunicato stampa ufficiale.

Giovanni Bellucci incontra

Beethoven:

il virtuoso italiano esegue e

commenta le 32 Sonate del

genio tedesco in 8 talk­reci­

tals

Secondo concerto: giovedi 21

marzo 2013, ore 20.45 Ostia

Antica – Sala Riario­Episco­

pio – P.zza della Rocca, 13

Talk­Recital 2

…con l’amichevole partecipa­

zione di Wolfgang Amadeus

Mozart, del quale verrà ese­

guita una composizione fuori

programma

Durante ogni concerto il

Maestro Bellucci, oltre a

interpretare il ciclo beethove­

niano (quella colossale opera

che fu definita dal grande

pianista tedesco Hans von

Bülow come il “Nuovo Testa­

mento” della storia della mu­

sica), offrirà al pubblico un

bonus a sorpresa: di volta in

volta altri geniali autori di

musica pianistica del XVIII

e del XIX secolo saranno

accostati a Beethoven, in un

interessante parallelo evo­

cato attraverso l’esecuzione

di brevi opere pianistiche

“fuori programma”. Nel se­

condo appuntamento è così

prevista l’”amichevole parte­

cipazione” di Wolfgang Ama­

deus Mozart.

In programma:

BEETHOVEN

Dal ciclo delle 32 Sonate per

pianoforte:

Sonata N° 5 Op. 10 N° 1 in

do minore

Sonata N° 6 Op. 10 N° 2 in

fa maggiore

Sonata N° 20 Op. 49 N° 2 in

sol maggiore

Sonata N° 23 Op. 57 “Appas­

sionata” in fa minore

Promotrice dell’iniziativa

L’Associazione Musicale

In…cantando, un’organizza­

zione “no profit” che per que­

sto progetto ha ottenuto i

prestigiosi patrocini della

Regione Lazio, della Pro­

vincia di Roma, del Comune

di Roma ­ e in particolare

del suo Municipio XIII –,

dell’Ambasciata della Re­

pubblica Federale di Germa­

nia e dell’Ambasciata

d’Austria.

L’evento costituirà l’occasio­

ne per porre l’accento sulla

Solidarietà, grazie alla

partecipazione dell’Associa­

zione Amici Alzheimer

ONLUS e di Amnesty

International.

Informazioni e prenotazioni:

Associazione In…cantando

Telefono 366 6490148 – 339

2175713

L'evento del Mese

Page 22: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 22 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Ecco le ultime da tutto il

mondo in tema di diritti

umani:

India ­ Kartam Joga, di­

fensore dei diritti umani de­

gli adivasi (i popoli nativi)

dello stato di Chhattisgarh, è

stato rilasciato il 7 gennaio

2013 dopo 29 mesi di carcere.

Amnesty International lo

aveva adottato come prigio­

niero di coscienza.

Sudan ­ Il 20 gennaio 2013

l'insegnante e attivista Jali­

la Khamis Koko è stata rila­

sciata, dopo quasi 10 mesi di

carcere. Era stata arrestata

nel marzo 2012 e accusata di

una serie di reati che

avrebbero potuto anche de­

terminare la sua condanna a

morte. Grazie anche agli

appelli di Amnesty

International, è stata assolta

da tutte le imputazioni, salvo

quella, del tutto pretestuosa,

di "diffusione di false noti­

zie". Poiché la pena massima

per questo "reato" è di sei

mesi di carcere ed essendone

già passati oltre nove

dall'arresto, il giudice ha

disposto la scarcerazione.

Iran ­ Il 22 gennaio 2013 il

regista curdo iraniano

Bahrouz Ghobadi, fratello

del più noto Bahman, è stato

rilasciato dopo aver trascorso

oltre due mesi in un centro

segreto di detenzione. Ghoba­

di era stato arrestato il 4 no­

vembre 2012. In suo favore,

Amnesty International aveva

mobilitato attori, registi e

filmmaker indipendenti.

Repubblica Dominicana ­ Il

19 gennaio 2013, un pubblico

ministero ha incriminato

cinque agenti di polizia rite­

nuti responsabili dell'ucci­

sione illegale di due uomini,

avvenuta nella provincia di

Montecristi il 10 ottobre

2009. La decisione del

pubblico ministero è arrivata

dopo che, alla fine del 2012,

Amnesty International aveva

incontrato il Procuratore ge­

nerale del paese, solleci­

tandolo a porre fine

all'impunità delle forze di

polizia.

Qatar ­ Grazie a un'azione

urgente di Amnesty

International e alle pressioni

del Comitato nazionale per i

diritti umani in Qatar, le au­

torità locali hanno desistito

dal rinvio forzato nel suo

paese di Zaar Hamad al­

Mutiry, un ex diplomatico

dell'Arabia Saudita perse­

guitato da quando nel 2003

denunciò il sospetto che la

sede diplomatica saudita in

Olanda finanziasse gruppi

terroristi. Il 18 gennaio 2013

le autorità del Qatar hanno

lasciato libero al­Mutiry di

partire per il Marocco.

Arabia Saudita ­ Il 23

gennaio 2013 un tribunale di

Gedda ha rifiutato di

condannare Raif Badawi per

apostasia, reato per il quale è

prevista la pena di morte. In

assenza di prove sul fatto che

la sua attività come co­

fondatore del sito Rete dei li­

berali sauditi rientrasse

nella fattispecie di reato

dell'apostasia, il tribunale

ha disposto il rinvio del caso

a una corte inferiore.

Bulgaria ­ A seguito di una

campagna di Amnesty

International, il 17 dicembre

2012 due uomini sono stati

rinviati a giudizio per

l'accusa di aver ucciso per

motivi di omofobia uno stu­

dente di medicina, Mihail

Stoyanov, il 30 settembre

2008 nella capitale Sofia.

Repubblica popolare cinese ­

Il 12 gennaio 2013, dopo

oltre nove mesi, l'avvocato

per i diritti umani Gao Zhi­

sheng ha potuto incontrare

in carcere per 30 minuti il

fratello e il cognato. La visi­

ta si è svolta sotto stretto

controllo della direzione pe­

nitenziaria. Il detenuto, nuo­

vamente in prigione dal

dicembre 2011 a causa delle

sue attività in favore dei di­

ritti umani, è apparso in

buone condizioni fisiche e

psicologiche. Ha chiesto di

non preoccuparsi troppo di

lui e di dare una mano alla

moglie nell'accudire i loro fi­

gli.

Guatemala ­ Il 28 gennaio

2013 un tribunale ha stabili­

to che il generale Efraín Rios

Montt e il suo ex capo dei

servizi segreti militari, il ge­

nerale Mauricio Rodríguez

Sánchez, dovranno essere

Buone NotiziePatrizia Sacco

Page 23: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 23 La Gazzetta di Amnesty Lazio

processati per il massacro di

almeno 2000 persone negli

anni Ottanta. Rios Montt,

presidente del Guatemala

dal marzo 1982 all’agosto

1983, sarà processato insie­

me a Rodríguez Sánchez per

la sua presunta responsabili­

tà in una serie di massacri

perpetrati in villaggi popo­

lati prevalentemente da nati­

vi maya.

Pakistan ­ Il 29 gennaio 2013

Barkat Masih, appartenente

alla comunità cristiana del

paese, è stato rimesso in li­

bertà. Dopo un anno e mezzo

di carcere, è stato infatti as­

solto dall'accusa di "blasfe­

mia", per la quale aveva

anche rischiato la condanna

a morte.

Filippine ­ Ericson Acosta,

poeta e attivista delle Fi­

lippine, prigioniero di co­

scienza adottato da Amnesty

International, è stato rila­

sciato il 31 gennaio 2013 su

ordine del ministro

dell'Interno. Era stato arre­

stato dall'esercito il 13

febbraio 2011 nella provincia

di Samar e pretestuosamente

accusato di possesso illegale

di armi.

Uruguay ­ Il 5 febbraio 2013,

l'Uruguay ha ratificato il

Protocollo al Patto sui diritti

economici, sociali e culturali.

Grazie alla questa ratifica,

la decima, il Protocollo

entrerà in vigore il 5 maggio.

Ungheria ­Il 29 gennaio 2013

la Corte europea dei diritti

umani ha stabilito che

l’Ungheria ha violato la

Convenzione europea sui di­

ritti umani segregando

bambini rom in scuole spe­

ciali. La sentenza è arrivata

al termine di una battaglia

legale intrapresa nel 2006 da

due giovani rom ungheresi,

István Horváth e András

Kiss, che erano stati obbli­

gati a frequentare una scuola

speciale per alunni con

“disabilità mentale”

Sri Lanka ­ Il 22 gennaio

2013 gli studenti Sanmugam

Solaman e V. Bhavanana­

dan, al centro di un'azione

urgente di Amnesty

International, sono stati rila­

sciati da un "centro di riabi­

litazione". Erano stati

arrestati il 1° dicembre 2012

a Jaffna, capoluogo della

provincia settentrionale del

paese, e accusati di aver

organizzato manifestazioni

di protesta nonché di aver

eseguito un attentato contro

la sede di un partito politico

locale.

Stati Uniti d'America ­ Il 21

febbraio 2013 una Corte fede­

rale d'appello ha sospeso,

quando mancavano solo 30

minuti, l'esecuzione di

Warren Hill, un condannato

a morte della Georgia.

Sri Lanka ­ Il 13 febbraio

2013, su ordine del presi­

dente Mahinda Rajapaksa,

sono stati rimessi in libertà

due studenti universitari

arrestati il 1° dicembre 2012.

P. Tharshananth, segretario

dell'Unione degli studenti

dell'Università di Jaffna e

K.Jenemajeyamenan, presi­

dente dell'Unione degli stu­

denti della facoltà di Arte

del medesimo ateneo, erano

stati arrestati all'indomani

dello svolgimento di manife­

stazioni pacifiche in occasio­

ne della Giornata degli eroi,

una commemorazione isti­

tuita dalle Tigri per la libe­

razione della patria Tamil.

Per quasi un mese, dal 10

dicembre al giorno del rila­

scio, sono stati detenuti in

un "campo di riabilitazione".

Stati Uniti d'America ­ Il 4

gennaio 2013, dopo 15 anni,

è stata ufficialmente dichia­

rata chiusa la prigione di

"supermassima" sicurezza di

Tamms, nello stato dell'Illi­

nois. Dal 2009, Amnesty

International aveva aderito

alla campagna promossa

dall'organizzazione Tamms

Year Ten, denunciando il re­

gime inumano di detenzione

che prevedeva 23 ore su 24 di

completo isolamento in cella.

Venticinque detenuti sono

stati trasferiti da Tamms in

altri penitenziari.

Page 24: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 24Numero 1

Ufficio regionale:

Telefono e fax: 06 64501011

Indirizzo: via Cattaneo 22/b

00185 Roma

Indirizzo web:

www.amnesty.it/lazio

Email: [email protected]

ROMA

Gruppo 001

Zona: Roma Est (Prenestina,

Casilina, Tuscolana, Appia

Nuova)

Telefono: 3294270127

Fax: 06 97252438

Indirizzo: Bottega del Mondo

Kinkelbà

via Macerata, 54 (zona

Pigneto)

00176 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://www.amnestyroma1.i

t

Scrivi un'email al Gruppo

001

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 20.30

Gruppo 002

Zona: Prati, Delle Vittorie,

Balduina

Indirizzo: Libreria

Claudiana

piazza Cavour, 32

00193 Roma (RM)

Quando si riunisce: tutti i

lunedì alle 16.30 (in estate

17.00)

Scrivi un'email al Gruppo

002

Gruppo 015

Zona: Trieste, Salario,

Parioli

Telefono: 366 3666108

Indirizzo: presso la

Parrocchia del Sacro Cuore

via Poggio Moiano, 12

(presso Piazza Vescovio)

00199 Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

015

Quando si riunisce: tutti i

mercoledì ­ dalle 19.00 alle

21.00

Gruppo 056

Zona: Aurelio, Bravetta,

Boccea, Montespaccato,

Casalotti, Primavalle, Monte

Mario

Telefono: 338 4795737

Indirizzo: presso la casa di

una socia in zona

Torrevecchia

Scrivi un'email al Gruppo

056

Quando si riunisce: di solito

tutte le settimane, il martedì

­ h. 21.00

Gruppo 105

Zona: Portuense,

Monteverde, Trastevere,

Testaccio

Telefono: 329 6265981

Indirizzo: Coordinamento

del Volontariato della XVI

Circoscrizione

via del Casaletto, 400

Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

105

Quando si riunisce: cadenza

bisettimanale, martedì ­ h.

21.00

Gruppo 159

Zona: S. Basilio,

Valmelaina, Montesacro,

Africano, Tiburtina

Telefono: 335 7510539

Indirizzo: Associazione La

Maggiolina ­ via

Bencivenga, 1 (altezza

Batteria Nomentana)

Roma

Indirizzo web:

www.amnestygr159.altervist

a.org

Scrivi un'email al Gruppo

159

Quando si riunisce: ogni

martedì/giovedì ­ h. 19.30

Gruppo 221

Zona: centro storico

Telefono: 335 5953640

Indirizzo: Via Carlo

Cattaneo, 22/B

00185 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://amnesty­

gruppo221.blogspot.it/

Scrivi un'email al Gruppo

221

Quando si riunisce: tutti i

giovedì ­ h. 20.00 (telefonare

per conferma)

Gruppo 251

Zona: Roma sud (Ardeatina,

Colombo, Ostiense)

Telefono: 349 1677272

Indirizzo: presso la Scuola

Elementare 75simo Circolo,

viale dell'Elettronica, 3

(Eur)

Indirizzo facebook: Amnesty­

International­ITA­251

Scrivi un'email al Gruppo

251

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h.20.30

Gruppo Giovani 085

Gruppo universitario Roma

Scrivi un'email al Gruppo

Giovani 085

CASTELLI ROMANI

Gruppo 140

Telefono: 335 5742242

Scrivi un'email al Gruppo

140

Quando si riunisce: incontri

settimanali o quindicinali

I gruppi nel Lazio

Page 25: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 25 La Gazzetta di Amnesty Lazio

nei giorni di lunedì, martedì

o mercoledì,

alle h. 21.00, in casa di

alcuni attivisti del gruppo, a

rotazione a Marino,

Grottaferrata e Frascati.

CIVITAVECCHIA (RM)

Gruppo 240

Telefono: 328 3378273

Indirizzo: presso la propria

sede

piazza Luigi Piccinato, 10

00053 Civitavecchia (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

240

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 21.00

FORMIA ­ FONDI ­ GAETA

­ SPERLONGA ­ ITRI

Gruppo 277

Telefono: 3495457563

Indirizzo: sale della Chiesa

di S.Erasmo ­ Formia

Indirizzo web:

www.amnestyformia.net

Scrivi un'email al Gruppo

277

Pagina Facebook: Gruppo

Amnesty 277 ­ Formia (LT)

Quando si riunisce:

pomeriggio 2° sabato del

mese

FIANO ROMANO ­

MONTEROTONDO ­

MORLUPO

Gruppo 245

Telefono: 347 8467219

Indirizzo:Circolo Ricreativo

Culturale Ponte Storto

Piazza delle Terrazze, 6/a

località Ponte Storto a

Castelnuovo di Porto (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

245

Quando si riunisce: primo

martedì di ogni mese ­

h.18.00

LITORALE ROMANO

(OSTIA, POMEZIA,

FIUMICINO)

Gruppo 267

Telefono: 329 7870922

Indirizzo: Centro sociale

Affabulazione

piazza M.V. Agrippa, 7/H

00141 Ostia Lido (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

267

Quando si riunisce:

quindicinale, il mercoledì ­

h. 21.00

Page 26: Gazzetta Amnesty Lazio 03 2013

Pagina 26 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Amnesty International

Circoscrizione Lazio

Via Carlo Cattaneo 22b, Roma

Tel. e fax 06­64501011

email: [email protected]

web: www.amnestylazio.it

Simone Marcacci

Stefano Gizzarone

Viviana isernia

Elena Rea

Massimo Grandicelli

Patrizia Sacco

Valentina Murgolo

Claudio Pipitone

Mariacarla Indice

Arianna Erberspacer

Roberto Cubano

AAuuttoorrii::

Agostino Marconi ­ Progetto grafico e impaginazione