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NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE ---- --�
REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VALDARNO (FI) - ANNO VIII N. 3 - MAGGIO-GIUGNO 1985
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%)
Gesù Maestro
Che cos'è Loppiano? Si potrebbe definire in molte maniere. Ma forse una emerge sulle altre; Dio ha dato una funzione particolare a questa città,
quella di essere una scuola ( ... ). Ma se Loppiano è una scuola, se ha la funzione della scuola, essa però è una scuola tutta particolare e molto originale.
Non sono infatti i libri, le aule, gli studi, le prime cose che fanno la scuola. No; Loppiano è una scuola perchè qui vi è un Maestro. Egli è Colui che abita fra gli abitanti di questa città. Noi sappiamo che chi ha ispirato questa citta, e colui che abita tra gli abitanti di essa è Gesù ( ... ). E quindi sa rispondere da vero Maestro a tutte le domande che possono porre gli uomini di tutti i tempi ( . .. ).
Sì, Gesù vuole il vuoto completo della nostra mente per illuminarci, per rivelarci la verità, per farci capire anche quanta verità vi può essere in coloro che ( ... ) sono riusciti a carpire qualche frammento della luce di Dio ( . .. ) .
Oggi il mondo non ha tanto bisogno di persone colte, quanto di sapienti, di gente piena di Spirito Santo, di uomini e di donne veramente evangeliche, di cui Gesù possa ripetere: "Ti ringrazio o Padre che hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli" ( ... ).
Gesù Maestro ci ha insegnato che per capire la veri-
"Oggi il mondo non ha
tanto bisogno di persone
colte, quanto di gente
piena di Spirito Santo, di
uomini e di donne
veramente evangeliche".
tà, per approfondirla, per possederla veramente, occorreva non solo impararla bene, magari a memoria, ma metterla in pratica. Ebbene, questo è un metodo evangelico. Che cosa produce questo metodo? Un'infinità di effetti. Esso illumina interiormente, non solo la testa, ma tutto l'essere, perchè è luce, amore e vita insieme ( . .. ).
Egli oggi, in cui molti uomini sono travagliati dall'angoscia, ci ha dato una pace che Egli dice Sua: "La mia pace", che poi è Lui stesso. E chi la sperimenta non può più dimenticarla e se la perde non c'è pace nel mondo che possa sostituirla ( . .. ).
Tutti gli abitanti sorreggono Loppiano e tutti concorrono a generare Gesù in mezzo e a permettere, quindi, che svolga qui la sua grande funzione, il suo grande ruolo di Maestro. Come? Attuando la Parola di Dio, che li fa casa sulla roccia. Vengano pure allora tutti i terremoti spirituali, Loppiano rimarrà! ( ... )
. È questo dunque il mio augurio a Loppiano, e soprattutto ad essa come scuola: non lasciarsi mai ingannare da nessuno, e da nulla. Seguire sempre un solo maestro: Gesù.
Chiara Lubich
(Stra/ci da un discorso tenuto da Chiara Lubich i/ 17 febbraio 1971 a tutti i cittadini della Mariapo/i)
Un aspetto della Mariapoli
Grandi e piccoli tutti a scuola!
Senza banchi, cattedre, libri e quader
ni: una scuola che si costruisce coi
rapporti. Con un solo maestro: Gesù.
Gesù Maestro. Questa la strada per far di Loppiano una vera fucina di cristiani del XX secolo,
pronti ad affrontare "la scena di questo mondo": lasciare che sia proprio lui, Gesù, l'unico Maestro di quanti trascorrono nella Mariapoli qualche mese, qualche anno della loro vita, per penetrare piÙ a fondo nella spiritualità dell'unità.
È proprio con questo scopo che nei vent'anni e più di vita della nostra cittadella sono sorte attorno ad un manipolo di pionieri, una dopo l'altra, alcune "scuole" per le diverse espressioni del Movimento dei focolari. Scuole che a fatica, almeno agli inizi, potevano definirsi tali, spesso essendo limitate ad una stanza angusta, un armadietto, qualche libro, se c'era.
Ma il fatto è che qui in Mariapoli "far scuola" non vuoi dire - come da sempre Chiara ci dice - soltanto cattedre, libri, lavagne, studio intellettuale; soprattutto vuoi dire vita. Le due o tre eventuali ore di lezione non esauriscono certo l'orario di scuola: a Loppiano c'è scuola ventiquattr'ore su ventiquattro. È scuola di carità, di rapporto, di presenza di Gesù in mezzo a chi lo ama. I mezzi? Lavare piatti, zappare l'orto, aggiustare un contatore elettrico o ideare una statua di ceramica.
Così sono scolari Ettore che puntella e restaura vecchie abitazioni cadenti e Isabel, che ne fa il progetto al suo tavolo da disegno; Harry che scava fossi per piantarvi nuovi alberi e Gloria che inventa sui due piedi una nuova scatola per impacchettare ben bene un vaso di ceramica per fare un regalo; Valentino tutto sudato tra fumi, pentole, odori, sughi, e Anni che fa le spese per dar da mangiare agli ospiti della domenica; Piera che accudisce ai suoi nove figli e Paoletto che scorrazza con la sua biciclettina dietro ad un goffo cagnolino nero; l'ottanterìne Matteo e la piccola Agostina ...
Son tutti scolari perchè Gesù è il Maestro, perchè sotto la sua guida ogni rapporto è una lezione da non dimenticare, ogni attenzione per il fratello 8 la risposta ad una interrogazione, ogni richiesta d'amore è un esame.
Abbiamo già parlato di alcune scuole nei precedenti numeri del nostro no-2
tiziario; oggi presentiamo le ultime nate, poste proprio ai due vertici del territorio di Loppiano, quasi a suggellarne l'unica realtà.
"La visitazione"
Si chiamava "Cioffoli", ma è stata ribattezzata "la visitazione", proprio nel giorno della festa della visita di Maria
Guadalupe del Texas
ad Elisabetta. È la vecchia fattoria sede della scuola delle "volontarie", che, assieme ai "volontari", formano la sezio-. ne del Movimento più direttamente implicata nei diversi campi della vita sociale e politica, impegnati a rinnovarla alla luce che scaturisce dal Vangelo vissuto.
Ormai sono passati alcuni mesi dalIa sua inaugurazione, e, nei tre corsi che finora s'è potuto organizzare, sono passate per "la visitazione" trentaquattro volontarie dell'Europa e delle Americhe. Accanto a piccoli lavori agricoli ed artigianali, accanto alle lezioni di spiritualità, s'è dato maggior respiro alla dimensione indescrivibile dell'amore reciproco.
Susana è argentina; ha vissuto un'esperienza radicale: "Ho riscoperto il valore dell'unità, costruita giorno per giorno, morendo al mio io e cercando di "tagliare", ossia di non occuparmene, con tutto ciò che non è Volontà di
Dio, gioie e dolori lasciati a casa, soprattutto".
Maria Eugenia, invece, viene dal Perù: "Ho visto che a Loppiano tutto ha importanza: il lavoro, lo studio, l'ospitalità, il riposo, la preghiera, la familiarità. Sembrerà strano, ma quassù ho compreso meglio cosa voglia dire la mia funzione di "volontaria" nella mia società".
Dal Texas, invece, è arrivata Guadalupe, che già dal nome tradisce le sue origini messicane. La sua è una storia interessantissima; l'arrivo a Loppiano a lei appare una tappa importante della sua vita; la chiarificazione di numerosi aspetti della sua esperienza: "Ho patito sin da giovane - ci dice - i maltrattamenti e la mancanza di rispetto per le nostre origini, nonostante la costituzione del mio Paese proclami gli stessi diritti per tutti i suoi cittadini. Ho così studiato e lottato contro le ingiustizie patite dalla mia gente, per anni ed anni.
Poi il vuoto, la stanchezza, il non-senso d'una vita basata sulla lotta. Le mie battaglie acuivano le fratture, non ricucivano nulla.
"La luce mi viene dall'incontro col Movimento: in una Mariapoli estiva, ho visto realizzato il modello di società nuova che volevo costruire; e mi meravigliai non poco quando compresi che tutto traeva origine dal Vangelo vissuto. Così ho cambiato i miei atteggiamenti: non più il pugno di ferro, ma la mano aperta in segno di pace.
"Sono venuta a Loppiano per imparare a vivere meglio a mo' del Vangelo. Ma pensavo di frequentare una scuola con aule e banchi. Invece ho scoperto che la scuola vera è quella della vita. Mi han colpito, ad esempio, ben più di tanti discorsi, la puntualità ogni mattina, di due muratori della Mariapoli che stavano lavorando alla nostra casa. Un giorno, ad esempio, non hanno esitato un attimo a lasciare il loro lavoro per aiutarci a far entrare in casa un grosso armadio, facendolo addirittura passare per le finestre del primo piano. E lo hanno fatto con gioia.
"Fra poco tornerò in Texas, ai miei soliti impegni. Ma non sarà la solita cosa ... ".
"Vinea mea"
Così s'è ribattezzata, invece, la scuola dei sacerdoti dei Focolari, che s'è sistemata nel vecchio convento dei Francescani di Incisa, chiamato "il vivaio", da secoli ormai. Provengono dai cinque continenti i suoi membri, in maggioranza cattolici di diversi riti; ma non mancano ministri anglicani e pastori evangelici. Sono d'ogni età, e delle mansioni più diverse: giovani cappellani e parroci con quarant'anni di pratica alle spalle, professori universitari, studenti di teologia, rettori di seminario. La permanenza a Loppiano - per
dare un'idea della consistenza della scuola - varia da sei mesi ad un anno, per ogni sacerdote.
L'unico motivo che li spinge a restare a Loppiano è l'imparare a vivere assieme, per poter apprendere come poi
. ripetere la stessa esperienza - per
Uno scorcio del IIvivaio"
Un gruppo di sacerdoti alla scuola del IIvivaio"
quanto è possibile - nelle loro diocesi. "Vivere assieme" vuoi dire solo amore reciproco, mettere in pratica il comandamento nuovo lasciatoci da Gesù. È concretezza, comunione.
Come per don Sante, italiano. Accompagnando un confratello in ospedale per una visita di controllo, ha provato una gioia particolare: "Fin'ora ho amato, certo, ma forse non comprendendo appieno quell'''amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Ora la gioia mi viene dal capire che posso e voglio amare IIcome" Gesù. Cioè senza
attendermi niente, senza pretendere nulla, senza imporre niente a nessuno, lasciando all'altro la libertà di donarsi a sua volta».
Josef è svizzero, tutto d'un pezzo: "Ho compreso che nessuna cosa, nè il tempo, nè i beni, nè il riposo, nemmeno la morte sono affari privati. Finora ritenevo che almeno il sonno fosse mio: guai a chi me lo disturbava. Ma ho compreso che anche il sonno posso metterlo in comune: è un dono che ricevo dal fratello per essere capace di amare ancora meglio».
AI "vivaio" la giornata trascorre tra lezioni, lavoro manuale, studio, pulizia, preghiera; viene in evidenza che il vivere aSsieme non è facile. Ciascuno deve abbandonare abitudini e modi di fare· troppo "personali", che cozzano contro la sensibilità di altri sacerdoti, di razza, di cultura, d'estrazione sociale diverse. È un altro sacerdote che parla: "M'accorgo di dover mollare col mio modo di pensare, di agire, di vedere, d'essere. Devo posporre anche il mio modo di fare "apostolato". E debbo accettare pure uno stile di vita sobrio, a volte sacrificato: il dormire, ad esempio, in tre o quattro nella stessa stanza è insolito per un sacerdote. Ma, giorno dopo giorno, il rapporto cresce, ed il "vivere l'altro" diventa un'unica realtà, fatta di gioia e di arricchimento reciproco. E poi il clima di famiglia - frutto dell'essere in comunione con l'altro -libera dai propri piccoli schemi, attaccamenti, condizionamenti, e dispone ad accettare il fratello con cuore aperto.
"E così si crea il clima caratteristico dell'unità, in cui ci si dona, in cui si mette in comune tutto quanto è proprio, ricchezze e povertà».
Harm, candidato pastore riformato, olandese: "In questi giorni mi tormentava l'idea di non aver più da pagare il mio soggiorno, perchè mi scadeva la borsa di studio statale. Finchè mi son reso conto che il mio modo di vedere era frutto della corrente mentalità consumistica: la relazione con l'altro esiste se puoi "pagare", mi sòn ridotto cioè a misurare la relazione con tanti sacerdoti sui fiorini che ho potuto mettere in comune. Ora ho compreso che per costruire rapporti veri debbo dare non solo i miei beni, ma tutto me stesso, così come sono: quello che "ho" e quello che "sono"».
L'amore reciproco vissuto, concretizzato così, fa crescere anche il rapporto con Dio. La preghiera diviene più aperta alle necessità ed ai bisogni della Chiesa e dell'umanità.
I sacerdoti torneranno dopo ogni corso nelle loro diocesi: l'amore reciproco, a mo' dei primi cristiani, sarà la loro testimonianza.
a cura della redazione
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È giunta a Loppiano una famiglia brasiliana che trascorrerà alcuni mesi
in Mariapoli. È la famiglia di Joao e Ro
semeri, lui dentista, lei casalinga, con i
quattro bambini, Giuliana, Gabriela, Ra
fael e Caio. È da dire che i figli hanno cominciato a frequentare le scuole ele
mentari e l'asilo di Incisa, grazie all'interessamento prezioso del Direttore di
dattico di Rignano. (foto a destra)
Ha fatto visita alla Mariapoli Mons.
Paul Josef Cordes, vice-presidente del
"Pontificio Consiglio per i laici". S'è
trattenuto fra noi per tre giorni, visitan
do tutta la cittadella nei suoi vari aspet
ti. Tutta la Mariapoli, in un'atmosfera di gioia, serenità e riconoscenza, s'è poi
presentata a Mons. Cordes nel salone
S. Benedetto. (foto a destra)
Prima e dopo il Genfest '85, la gran
de manifestazione dei gen di tutto il
mondo - che s'è tenuta a Roma a fine
marzo nella cornice del Palaeur, alla
presenza di quasi ventimila giovani -
hanno sostato a Loppiaho decine e de
cine di pullman di ragazze e ragazzi
d'ogni parte d'Europa e anche da altri continenti. La gioia è stata la caratteri
stica di quelle giornate, vissute da loro nella sorpresa di conoscere una cittadella dove si vive per l'altro, nell'amore
scambievole.
È pure passata per Loppiano la Scuola dei Gen - quattrocento giovani
- iniziatasi al termine del Genfest '85.
Fabrizio Schneider, curatore assie
me a Luca Liguori della trasmissione
radiofonica "Oggi è domenica ", ha pas
sato la Pasqua qui tra noi a Loppiano, assieme alla sua Signora ed all'ultima figlia. Come sappiamo, la rubrica cura
ta dal giornalista spesso trasmette
esperienze di giovani e adulti che vivono O che sono passati per Loppiano, ol
tre a diffondere nella prima domenica di ogni mese il commento alla "Parola
di vita" di Chiara Lubich. "Oggi è dome
nica" va in onda tutte le domeniche alle
8 e 15 minuti.
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Una gradita sorpresa ha allietato gli abitanti di Loppiano. Durante la sua
permanenza alla scuola sacerdotale -
di cui parliamo in altra parte del notiziario - un sacerdote filippino, Juan de
Dios Pueblos, è stato raggiunto dalla
notizia della sua nomina a vescovo, nelle Filippine. Ha subito preso come motto del suo episcopato, quasi a suggella
re la sua esperienza nella Mariapoli:
"Per fratres ad Patrem", attraverso i fra
telli al Padre. (foto sopra)
I
ar a I
giugno 1985
''Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, cost figli di Dio" (Rm 8,14).
"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di
Dio, costoro sono figli di Dio"
Questa Parola di Vita fa parte di una lunga sezione nella quale san Paolo, parlando dello Spirito Santo come dono del Cristo Risorto, descrive la profonda trasformazione che egli compie nel cristiano.
Il cristiano è tale, e quindi si distingue dagli altri, per la presenza dello Spirito Santo, il quale fa di lui un figlio di Dio e un fratello di Gesù e lo rende capaoe di vivere in modo conforme a quest'altissima vocazione.
"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di
Dio, costoro sono figli di Dio"
Questa Parola di Vita vuole innanzitutto richiamare la nostra attenzione sul posto fondamentale che lo Spirito Santo occupa nella Chiesa ed in ciascuno di noi.
Lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa; è la sorgente della sua vita e della sua straordinaria fecondità spirituale. Se si prescindesse dalla sua presenza, non si potrebbe più parlare di vita cristiana. È lui, infatti, che, unendoci a Gesù, ci unisce anche tra di noi e fa di noi la famiglia dei figli di Dio.
"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di
Dio, costoro sono figli di Dio"
Lo Spirito Santo agisce in noi in vari modi: tra-o sforma la nostra mente e il nostro cuore, ci fa comprendere e gustare le parole di Gesù. È sorgente di luce, di pace, di gioia, di libertà interiore, ecc.
Questa Parola di Vita, però, vuole sottolineare un suo effetto particolare: lo Spirito Santo fa di noi delle persone le quali, in tutto quello che fanno - vita di famiglia, lavoro, attività professionali, sociali ... - non sono più guidate dalle inclinazioni disordinate che conducono al peccato, o dalla mentalità di· questo mondo, ma dall'amore puro che viene da Gesù e dalla luce della sua Parola. Lo Spirito Santo fa di noi cioè dei veri discepoli di Gesù.
"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di
Dio, costoro sono figli di Dio"
È evidente che a questa azione, che lo Spirito Santo vuole svolgere dentro di noi, deve corrisponde-
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re da parte nostra la disposizione a lasciarci guidare da lui. Lo Spirito Santo non potrebbe diventare il movente interiore di tutta la nostra vita, come egli desidera, se noi non gli facessimo spazio. Egli si comunica alle persone di buona volontà, a coloro che corrispondono alla sua grazia. Ora noi dimostriamo questa buona volontà impegnandoci seriamente nella vita cristiana.
Scrivendo questa parola san Paolo però pensa soprattutto a quel dovere dei cristiani che è il rinnegamento di sé stessi, cioè la lotta contro l'egoismo nelle sue forme più svariate: la superbia, l'attaccamento al denaro, la ricerca disordinata del piacere ecc.
Non si tratta di prendere di petto queste tendenze nella pretesa di sradicarle con le nostre forze, ma semplicemente di non dare ascolto ai loro suggerimenti.
E nella misura in cui i cristiani sapranno rinnegare sé stessi, lo Spirito Santo prenderà dimora dentro di loro.
"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di
Dio, costoro sono figli di Dio"
Come vivere, allora, questa Parola? Dobbiamo anzitutto renderci sempre più co
scienti della presenza de ilo Spirito Santo in noi: portiamo nel nostro intimo un tesoro immenso; ma non ce ne rendiamo abbastanza conto. Possediamo una ricchezza straordinaria; ma resta per lo più inutilizzata.
Poi, affinchè la sua voce sia da noi sentita e seguita, dobbiamo dire di no a tutto ciò che è contro la volontà di Dio e dir sì a tutto il suo volere: no a noi stessi nel momento della tentazione, tagliando corto con le sue suggestioni; sì ai compiti che Dio ci ha affidato; sì all'amore verso tutti i prossimi; sì alle prove e alle difficoltà che incontriamo ...
Se così faremo lo Spirito Santo ci guiderà dando alla nostra vita cristiana quel sapore, quel vigore, quel mordente, quella luminosità, che non può non avere se è autentica.
Allora anche chi è vicino a noi s'accorgerà che non siamo solo figli della nostra famiglia umana, ma figli di Dio.
Chiara Lubich
I
arga I maggio 1985
" 01 sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, amiamo i fratelli" (I Gv3,14).
"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi
ta, perchè amiamo i fratelli".
Giovanni scrive alle comunità cristiane da lui fondate in un momento di grave difficoltà. Cominciavano infatti a serpeggiare le eresie e le false dottrine in materia di fede e di morale e c'era poi l'ambiente pagano, duro ed ostile allo spirito del Vangelo, nel quale i cristiani dovevano vivere.
Volendo aiutare i suoi, l'apostolo indica loro il rimedio radicale: amare i fratelli, vivere il comandamento dell'amore ricevuto fin dall'inizio nel quale egli vede riassunti tutti i comandamenti.
Cosi facendo essi conosceranno cos'è "la vita", saranno cioè sempre più introdotti nell'unione con Dio, faranno l'esperienza di Dio-Amore. E facendo questa esperienza saranno confermati nella fede e potranno far fronte a tutti gli attacchi, soprattutto in tempo di crisi.
"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi
ta, perchè amiamo i fratelli".
"Noi sappiamo ... ". L'apostolo fa riferimento ad una conoscenza che viene dall'esperienza. È come se dicesse: noi l'abbiamo provato, l'abbiamo toccato con mano. È l'esperienza che i cristiani da lui evangelizzati hanno fatto all'inizio della loro conversione; e cioè che, quando si mettono in pratica i comandamenti di Dio, in particolare il comandamento dell'amore verso i fratelli, si entra nella vita stessa di Dio.
Ma i cristiani di oggi conoscono questa esperienza? Essi sanno certamente che i comandamenti del Signore hanno una finalità pratica. Continuamente Gesù insiste che non basta ascoltare, ma occorre mettere in pratica la Parola di Dio (Mt 5,19), (Mt 7,21), (Mt 7,26).
Ciò che invece non è scontato per la maggior parte di essi - o perchè non lo sanno, oppure perchè ne hanno una conoscenza puramente teorica, cioè senza averne fatto l'esperienza - è quest'aspetto meraviglioso della vita cristiana messo in luce qui dall'apostolo e cioè che quando noi viviamo il comandamento dell'amore, Dio prende possesso di noi, e ne è un segno inconfondibile quella vita, quella pace, quella gioia che egli ci fa gustare fin da questa terra. Allora tutto si illumina, tutto diventa armonioso. Non c'è più distacco tra la fede e la vita. La fede diventa quella forza che compenetra e lega tra loro tutte le nostre azioni.
"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi
ta, perchè amiamo i fratelli".
Questa Parola di Vita ci dice che l'amore del prossimo è la strada regale che ci porta a Dio. Dato che tutti siamo figli suoi nulla sta più a cuore a lui quanto l'amore ai fratelli. Noi non gli possiamo dare una gioia più grande di quella che gli procuriamo quando amiamo i nostri fratelli.
E l'amore fraterno perchè ci procura l'unione con Dio è una sorgente inesauribile di luce interiore, è fonte di vita, di fecondità spirituale, di rinnovamento continuo. Impedisce il formarsi nel popolo cristiano delle cancrene, delle sclerosi, dei ristagnamenti; in una parola "ci fa passare dalla morte alla vita". Quando invece viene a mancare la carità, tutto avvizzisce e muore. E si comprendono allora certi sintomi cosi diffusi nel mondo in cui viviamo: la mancanza di entusiasmo, di ideali, la mediocrità, la noia, il desiderio di evasione, la perdita dei valori, ecc.
"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi
ta, perchè amiamo i fratelli".
I fratelli, di cui parla qui l'apostolo, sono soprattutto i membri delle comunità di cui facciamo parte. Se è vero che dobbiamo amare tutti gli uomini, è altrettanto vero che questo nostro amore deve cominciare da coloro che abitualmente vivono con noi, per estendersi poi a tutta l'umanità. Dobbiamo quindi pensare prima di tutto ai nostri familiari, ai nostri colleghi di lavoro, ai membri della parrocchia, dell'associazione o comunità religiosa a cui apparteniamo. L'amore ai fratelli non sarebbe autentico e bene ordinato se non partisse da qui. Dovunque veniamo a trovarci, siamo chiamati a costruire la famiglia dei figli di Dio.
"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi
ta, perchè amiamo i fratelli".
Questa Parola di Vita ci apre prospettive immense. Essa ci spinge nella divina avventura dell'amore cristiano dagli sbocchi imprevedibili. Innanzitutto ci ricorda che ad un mondo come il nostro, nel quale viene teorizzata la lotta, la legge del più forte, del più astuto, del più spregiudicato e dove a volte tutto sembra paralizzato dal materialismo e dall'egoismo, la risposta da dare è l'amore del prossimo. È questa la medicina che lo può risanare. Quando viviamo il comandamento dell'amore, infatti, non solo la nostra vita ne viene tonificata, ma tutto attorno a noi ne risente: è come un'ondata di calore divino, che si irradia e si propaga, penetrando nei tessuti umani, sciogliendo i rapporti tra persona e persona, tra gruppo e gruppo e trasformando a poco a poco la società.
Decidiamoci allora. Fratelli da amare in nome di Gesù ne abbiamo tutti, ne abbiamo sempre. Stiamo fedeli a questo amore. Aiutiamo molti altri ad esserlo. Conosceremo nella nostra anima cosa significa unione con Dio. La fede si ravviverà, i dubbi spariranno, non sapremo più cos'è la noia. La vita sarà piena, piena.
Chiara Lubich
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