gigli obiettori 290516
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8/16/2019 Gigli Obiettori 290516
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unque, per la Cgil e per il Co-
mitato dei diritti sociali del Con-
siglio d’Europa, l’Italia sarebbe un Pae-
se da sanzionare, perché l’abbondanza di
obiettori di coscienza mette in pericolo
la "salute riproduttiva" (leggasi il "dirit-
to" all’aborto) delle donne.
Peccato che appena il 30 aprile 2014 iministri del Gruppo sulle questioni so-
ciali e sanitarie, da cui i burocrati del
Comitato dipendono, abbia certificato
che in Italia non vi erano problemi per
gli interventi abortivi.
Non si vede cosa sia cambiato da allora.
In ogni caso, salvo accusare Regioni e
Ministero della Salute di dichiarare il
falso, i dati ufficiali (riportati in questo
numero) stanno lì a dimostrare che i tem-
pi di attesa per l’Ivg, la vicinanza tra la
residenza e la sede di intervento, il cari-
co di lavoro per i medici non obiettori so-
no tali che non dovrebbero destare al-
larme nemmeno nel più incallito degli a-bortisti, che non voglia semplicemente
fare della propaganda ideologica.
Il numero delle strutture ginecologiche
in cui si può interrompere la gravidanza
è addirittura proporzionalmente supe-
riore ai punti nascita. Ci si ostina però a
chiedere che l’interruzione di gravidan-
za possa essere effettuata sotto casa, an-
che se si tratta di un modello organizza-
tivo che non è più previsto neanche per
interventi di appendicectomia o coleci-
stectomia.
Le strutture sanitarie, infatti, cercano di
concentrare gli interventi in alcune se-
di, sia per ridurne i costi, sia per quali-
ficare le prestazioni.La denuncia del pericolo obiettori per
l’applicazione della
legge 194/1978 è dun-
que pretestuosa e stru-
mentale, parte di un ve-
ro e proprio accerchia-
mento mediatico, cul-
turale e parlamentare,
volto a delegittimare
l’obiezione di coscien-
za. Vale allora la pena
rimettere in fila alcune
cose. Primo: l’aborto in
Italia, malgrado ogni
pretesa in tal senso, non
può essere consideratoun diritto individuale.
L’Ivg, infatti, è consen-
tita solo per motivi di salute, nei limiti
previsti dalla legge e in deroga al fon-
damentale diritto alla vita, considerato
affievolito, ma non negato. Secondo: in
Italia è prevista una tutela del concepi-
to, ribadita dalla legge 40 sulla fecon-
dazione artificiale, dalla legge sui con-
sultori familiari e da interventi della Cor-
te Costituzionale. Terzo: l’obiezione di
coscienza è riconosciuta come un dirit-
to costituzionale e non solo per quanto
riguarda l’interruzione volontaria di gra-
vidanza. Si tratta peraltro di un diritto che
la stessa Assemblea Parlamentare del
Consiglio d’Europa ha riaffermato so-
lennemente nella Risoluzione
1763/2010.Ciononostante, si vorrebbe abbattere o-
gni residua resistenza culturale rispetto
al primato della vita umana. La storia
dei tentativi di delegittimazione e delle
aggressioni agli obiettori è lunga (vedi
articolo di Luca Finocchiaro). Per vin-
cere questa resistenza sono state propo-
ste quote massime per gli obiettori, ac-
cesso agli incarichi apicali per i soli non
obiettori e concorsi loro riservati, mobi-
lità obbligatoria quando le quote massi-
me degli obiettori sono superate (la mo-
bilità per i medici disponibili a fare a-
borti, invece, è tabù). Addirittura, se-
condo i pasdaran dell’aborto libero, per
accedere alla specializzazione in gine-
cologia si dovrebbe dichiarare di non es-sere obiettori, prevedendo poi sanzioni
per chi rifiutasse di fare ciò che è previ-
sto dal servizio, ma dimenticando che
un medico sceglie di fare l’ostetrico-gi-
necologo anzitutto per far nascere bam-
bini e per curare donne ammalate. Sul
Journal of Medical Ethics , Francesca
Minerva (la stessa bioeticista che auspi-
cava l’aborto "post-natale") è giunta a
proporre di disincentivare gli obiettori
con stipendi differenziati, più vantag-
giosi per i non obiettori.
Sarebbe invece il caso di incominciare a
chiedersi perché, a quasi quarant’anni
dalla legge che ha autorizzato l’aborto inItalia, la maggioranza dei medici si ri-
fiuta di fare aborti. Forse ci si accorge-
rebbe che essi, malgrado tutto, credono
che la vita umana sia sacra.
Sarebbe anche ora di incominciare a
chiedersi cosa facciamo per la preven-
zione. Si vanta spesso il calo degli aborti
ottenuto grazie alla 194. Vi è però poco
da gioire, se si pensa che vengono co-
munque soppressi 100 mila bambini al-
l’anno in un Paese che è in inverno de-
mografico. Soprattutto, non si conside-
ra che, rispetto al 1978, la popolazione
di donne in età fertile si è dimezzata.
Gli aborti dunque non sono realmente
calati e la prima ragione di ciò è dovutaal fatto che gli aspetti preventivi della
194 sono totalmente disattesi. Del resto,
come è possibile fare seria prevenzione
se solo 2 volte su 10 la donna che si ri-
volge al consultorio incontra un obiettore
di coscienza?
Senza tornare a sanzionare nessuno, se
davvero si vuole prevenire l’aborto, sa-
rebbe il caso che le forze politiche, in-
vece di pensare a come penalizzare gli
obiettori, verificassero invece se non sia
meglio lasciare nei consultori solo i gi-
necologi obiettori, spostando negli o-
spedali il compito di rilasciare il certifi-
cato necessario per abortire.
Una simile scelta renderebbe disponibi-
le personale non obiettore per effettua-
re aborti e permetterebbe alla donna che
accede al consultorio di trovare medici
interessati a trovare soluzioni per salva-
re la vita che porta in grembo.
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Prevenire l̓ aborto
o “colpire” gli obiettori?D
Gian Luigi
Gigli
maggio 2016 25NOI famiglia vita L’analisi
Sarebbe ora di chiederci cosa facciamo per
la prevenzione. Si vanta spesso il calo degli aborti
grazie alla 194. Ma cʼè poco da gioire, se
si pensa che vengono comunque soppressi
100 mila bambini
allʼanno in un Paese che è in inverno demografico