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Prot. 175/A40 Manfredonia, 21/1/2021
Alle Famiglie degli alunni
Al Personale docente
Scuola Infanzia e Primaria
Al Personale ATA
Circolare 64
Giorno della memoria 2021, per non dimenticare
In Italia a partire dal 2000 e in tutto il mondo dal 2005
I cancelli del campo di concentramento di Auschwitz dopo la sua liberazione nel 1945 — Fonte: Getty-Images
Il Giorno della memoria cade ogni anno il 27 gennaio.
L'evento si celebra ogni anno in Italia e nel resto del mondo: ma cosa si intende per “memoria”?
E perché, e soprattutto cosa è importante ricordare?
Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui, alla fine della seconda guerra mondiale - i cancelli
di Auschwitz vengono abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico. Il complesso
di campi di concentramento che conosciamo come Auschwitz non era molto distante da Cracovia,
in Polonia, e si trovava nei pressi di quelli che erano all’epoca i confini tra la Germania e la Polonia.
Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono
a evacuare il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi.
Di questi prigionieri, si stima che tra 9000 e 15000 sarebbero morti durante il tragitto, in gran parte
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uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi mostruosi della marcia. Altri prigionieri,
circa 9000, erano stati lasciati nel complesso di campi di Auschwitz perché malati o esausti: le SS
intendevano liquidarli, ma non ebbero il tempo necessario per farlo prima dell’arrivo dei
sovietici.
Le SS riuscirono, invece, a eliminare qualcos’altro: quante più prove possibile dei crimini che
avevano commesso, facendo esplodere diverse strutture, alcune delle quali contenevano i forni
crematori industriali (dove venivano bruciati i cadaveri delle persone uccise ad Auschwitz) e altre
proprietà delle vittime dello sterminio. Quando la 60esima armata dell’esercito sovietico arrivò al
campo principale di Auschwitz, intorno alle 3 di pomeriggio, e dopo una battaglia in cui persero la
vita più di 200 sovietici, si trovò davanti uno scenario desolante. Circa 9.000 prigionieri, i più
deboli e ammalati, erano stati lasciati indietro: 600 di loro erano già morti. La stampa sovietica non
accolse con troppo clamore la liberazione di Auschwitz e, tuttavia, la giornata del 27 gennaio è
andata ad assumere col tempo un significato simbolico, cioè quello della fine della
persecuzione del popolo ebraico.
Il giorno della memoria in Italia
Dato il significato simbolico della data, il 20 luglio del 2000 in Italia è stata approvata la legge
211, composta da due semplici articoli per istituire ogni 27 gennaio il “Giorno della Memoria”:
una commemorazione pubblica non soltanto della shoah, ma anche delle leggi razziali approvate
sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e
di tutti coloro che si sono opposti alla soluzione finale voluta dai nazisti, spesso rischiando la
vita.
Questa legge prevede l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi commemorativi e di
riflessione, rivolti in particolare, ma non soltanto, alle scuole e ai più giovani, con lo scopo di non
dimenticare mai questo momento drammatico del nostro passato di italiani ed europei, affinché
“simili eventi non possano mai più accadere”. Non si tratta di una celebrazione, ma del dover
ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo in passato. Questo messaggio educativo è
significativo sempre, specialmente durante questo periodo di emergenza Covid.
La risoluzione ONU del 2005
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riunitasi il 1° novembre 2005, ha proclamato
ufficialmente, in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, il 27
gennaio Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime
dell’Olocausto. In questo l’Italia ha anticipato di 5 anni la risoluzione dell’ONU, insieme a
numerosi altri paesi che avevano istituito giornate commemorative nazionali per il 27 gennaio,
come la Germania (1996) o il Regno Unito dal (2001).
Bambini nel campo di concentramento di Auschwitz — Fonte: Getty-Images
Shoah: Termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio
nazista, preferito ad olocausto in quanto vi è estraneo il concetto di sacrificio inevitabile.
Alcuni storici e alcuni sopravvissuti hanno chiamato e chiamano tuttora questo
fenomeno Olocausto, una parola greca, che fa riferimento a sacrifici praticati nell’epoca antica (in
particolare da greci ed ebrei) in cui le vittime - agnelli, tori e capre - venivano bruciate per intero,
esattamente come migliaia di ebrei, dopo essere stati giustiziati vennero bruciati dai nazisti nei forni
crematori.
I sacrifici venivano tuttavia praticati per motivi religiosi, per ingraziarsi una divinità o per
espiare dei peccati, e nella Shoah non c’era nulla di religioso, né tantomeno nulla da espiare. Per
questo motivo si preferisce oggi il termine Shoah, una parola biblica che significa catastrofe.
Cos'è l'antisemitismo
L’antisemitismo, ovvero l’odio e la discriminazione nei confronti delle persone di fede e
di famiglia ebraica, esisteva in Germania e in Europa da molto prima dell’avvento del nazismo.
Secondo il testo dell’Assemblea Generale del 2005, ogni anno, il 27 gennaio, tutti gli stati
membri delle Nazioni Unite hanno il dovere di inculcare nelle generazioni future le “lezioni
dell’Olocausto”. A questo scopo è stata istituita una task force internazionale per l’educazione, la
ricerca e il ricordo. Questa risoluzione rifiuta inoltre in modo chiaro qualsiasi tentativo di negazione
dell’Olocausto come evento storico, sia totale che parziale, chiedendo parallelamente che i luoghi
che un tempo ospitavano campi di concentramento, di lavoro e di sterminio vengano conservati.
In questa giornata, inoltre, l’intolleranza, l’odio e l’aggressività verso persone e comunità motivate
da differenze religiose ed etniche sono condannate senza riserva e per sempre perché siamo
chiamati tutti a testimoniare di essere una Comunità educante, segnata dalla cultura della
reciprocità, dove l’Io confluisce nel NOI.
Pertanto, il DS sollecita le docenti per facilitare l’insegnamento dinamico e aiutare a supportare un
apprendimento mirato in una prospettiva pedagogica volto a educare al rispetto delle differenze
contro ogni forma di violenza e discriminazione. Per far ciò, meglio, per determinare ciò, serve,
conservare la memoria della Shoah.
Un imperativo educativo
Non molto tempo fa le persone comuni in tutta Europa sono diventate complici dell’omicidio dei
loro vicini. A cosa ammonterà l’istruzione dei giovani se non affrontano questa spaventosa verità?
Perché l’Olocausto è stato una catastrofe non solo per i suoi milioni di vittime, ma anche per la
nostra visione di noi stessi, di chi siamo, la nostra fede nella natura umana e la fede nel progresso e
nella “civiltà” occidentale. Se non siamo preparati a considerare cosa è andato storto nella società
moderna che ha permesso la persecuzione statale degli oppositori politici; omicidio di massa dei
disabili; Genocidio europeo dei Rom (Zingari); e alla fine portò a un tentativo di uccidere ogni
uomo, donna e bambino ebreo, allora come possiamo considerarci persone formate davvero ad
essere cittadini e, principalmente, uomini e donne?
“Non puoi interpretare il mondo senza capire l’Olocausto”
Imparare a conoscere tali eventi può essere profondamente inquietante. Bisogna che gli insegnanti
sostengano i giovani mentre affrontano sentimenti potenti e talvolta disorientanti, aiutandoli a
esprimersi e a sviluppare la loro alfabetizzazione emotiva. Bisogna esplorare anche come e perché
l’Olocausto è avvenuto attraverso uno studio storico dettagliato del genocidio più ampiamente
documentato, intensamente studiato e meglio compreso nella storia umana. Questa combinazione
dei regni affettivo e cognitivo è essenziale se vogliamo rafforzare un impegno nella prevenzione del
genocidio e, attraverso un attento confronto con altri esempi di violenza di massa, identificare
meglio i segnali di pericolo di future atrocità e capire che tipo di interventi potrebbero essere
disponibili per prevenirli.
Come sappiamo ciò che sappiamo?
L’Olocausto occupa uno spazio quasi mitico nella nostra memoria collettiva, nei mass media e nel
discorso pubblico, ed è utilizzato al servizio di diverse agende politiche e sociali. Affinché i piccoli
e i giovani possano navigare in questo spazio è essenziale che comprendano questo evento centrale
del nostro tempo e siano in grado di valutare criticamente le diverse affermazioni fatte su di esso.
Memoria e dimenticanza
Nel caso del genocidio, tale conoscenza è particolarmente preziosa e particolarmente fragile.
Esaminando gli innumerevoli esempi di atrocità umane, si potrebbe concludere che – fino
all’Olocausto – la storia del genocidio è stata in gran parte una storia di oblio. L’omicidio di massa
è stato perpetrato in tutto il mondo, in ogni momento, ma pochi di questi crimini sono stati
incorporati nelle nostre narrazioni nazionali e nei ricordi collettivi, nelle storie che ci raccontiamo
su noi stessi. La famosa domanda di Hitler alla vigilia dell’Olocausto: “Chi si ricorda oggi degli
armeni?” risuona ancora. Per secoli, le comunità hanno cancellato dai documenti storici la loro
deliberata distruzione di altri gruppi umani. Questa dimenticanza selettiva del nostro passato è
avvenuta in gran parte perché le vittime non sopravvivono per raccontare le loro storie. Rimangono
solo gli autori per scegliere le storie che raccontano di sé stessi. Secondo alcuni studiosi, i tentativi
di nascondere le tracce materiali dell’atrocità di massa accompagnano sempre tali crimini e
costituiscono la fase finale del genocidio. Certamente, i nazisti e i loro collaboratori hanno fatto di
tutto per distruggere le prove, bruciando i documenti; riesumare fosse comuni e cremare i cadaveri;
far saltare in aria le camere a gas e smantellare i centri di sterminio.
In conclusione, in linea con quanto previsto dalla legge, tutti i docenti, in ragione dell’emergenza
sanitaria che non prevede, quest’anno scolastico, momenti di aggregazione comuni, sono invitati ad
organizzare nelle proprie classi momenti di riflessione per ricordare la Shoah.
<<La memoria rende migliore il futuro di tutti>>.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO Filippo Quitadamo Firma autografa sostituita a mezzo stampa
ai sensi dell’art. 3 comma 2 D.Lgs. 39/93