giuseppe ludovico cimiotti (1810-1892) e le problematiche origini della storiografia fiumana

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Giuseppe Ludovico Cimiotti (1810-1892) e le problematiche origini della storiografia fiumana WILLIAM KLINGER Sommario: 1. Una storia dimenticata: l’opera inedita di Giuseppe Ludovico Ci- miotti. – 2. Per una biografia di G.L. Cimiotti. – 3. Gli studi di storia fiumana. – 4. Il rebus delle «carte Cimiotti». 1. Una storia dimenticata: l’opera inedita di Giuseppe Ludovico Cimiotti Nel marzo 1848 l’imperatore Ferdinando I aveva nominato Josip Jelac ˇic ´ «bano» (viceré) della Croazia. Sostenuto dall’ala radicale emersa in seno alla la Dieta croata di Zagabria, Jelac ˇic ´ “mirava ad unire la Croa- zia, la Slavonia e la Dalmazia con le province serbe del Banato […] per creare, in caso di sconfitta degli insorti ungheresi, un vasto «Stato illiri- co»” 1 , di cui avrebbe dovuto far parte anche Fiume, considerata parte integrante della Croazia. E infatti la Dieta croata di Zagabria il 3 giugno aveva dichiarato “di ritenere i distretti di Fiume, Buccari il marittimo o di Vinodol parti integranti del triregno” di Croazia, Slavonia e Dalma- zia 2 . Vista la situazione, il 3 luglio del 1848 la Congregazione municipale fiumana deliberò di provocare quegli Signori facenti parte della Congregazione, i quali al- tre volte si occupavano coll’indagare la storia di Fiume, e l’antico suo stato, l’origine e la legalità dei suoi diritti, di provocarli alla compila- zione di un frammento istorico dall’epoca dell’incorporazione di Fiume alla Corona d’Ungheria, corredato dai necessari dati, e documenti, e di presentarlo entro un breve tempo a questa Congregazione, onde ognuno dei suoi istruito nei propri diritti li porti al grado di sostener- li, gli estranei poi meglio informati arrivino a formare un giusto giudizio 49 1 Marino Micich, Storia di Fiume, cap. V, http://www.arcipelagoadriatico.it/framestorfiu.htm 2 Rodolfo Horvat, Politic ˇka povjest grada Rijeke - Storia politica della città di Fiume, Rijeka 1907, Tisak Riec ˇke Dionic ˇke Tiskare (edizione bilingue croato-italiano), p. 90.

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Published in 'Fiume. Rivista di studi adriatici', (24) 2012, pp. 49 - 64.

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Giuseppe Ludovico Cimiotti (1810-1892)e le problematicheorigini della storiografia fiumana

WILLIAM KLINGER

Sommario: 1. Una storia dimenticata: l’opera inedita di Giuseppe Ludovico Ci-miotti. – 2. Per una biografia di G.L. Cimiotti. – 3. Gli studi di storia fiumana. –4. Il rebus delle «carte Cimiotti».

1. Una storia dimenticata: l’opera inedita di Giuseppe LudovicoCimiotti

Nel marzo 1848 l’imperatore Ferdinando I aveva nominato JosipJelacic «bano» (viceré) della Croazia. Sostenuto dall’ala radicale emersain seno alla la Dieta croata di Zagabria, Jelacic “mirava ad unire la Croa-zia, la Slavonia e la Dalmazia con le province serbe del Banato […] percreare, in caso di sconfitta degli insorti ungheresi, un vasto «Stato illiri-co»”1, di cui avrebbe dovuto far parte anche Fiume, considerata parteintegrante della Croazia. E infatti la Dieta croata di Zagabria il 3 giugnoaveva dichiarato “di ritenere i distretti di Fiume, Buccari il marittimo odi Vinodol parti integranti del triregno” di Croazia, Slavonia e Dalma-zia2. Vista la situazione, il 3 luglio del 1848 la Congregazione municipalefiumana deliberò di

provocare quegli Signori facenti parte della Congregazione, i quali al-tre volte si occupavano coll’indagare la storia di Fiume, e l’antico suostato, l’origine e la legalità dei suoi diritti, di provocarli alla compila-zione di un frammento istorico dall’epoca dell’incorporazione di Fiumealla Corona d’Ungheria, corredato dai necessari dati, e documenti, edi presentarlo entro un breve tempo a questa Congregazione, ondeognuno dei suoi istruito nei propri diritti li porti al grado di sostener-li, gli estranei poi meglio informati arrivino a formare un giusto giudizio

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1 Marino Micich, Storia di Fiume, cap. V, http://www.arcipelagoadriatico.it/framestorfiu.htm2 Rodolfo Horvat, Politicka povjest grada Rijeke - Storia politica della città di Fiume,Rijeka 1907, Tisak Riecke Dionicke Tiskare (edizione bilingue croato-italiano), p. 90.

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sulla vera situazione e relazione di questo Distretto colla Corona d’Un-gheria3.

Giuseppe Ludovico Cimiotti, in quanto già deputato alla dieta diPresburgo, fu il membro più autorevole di detta Commissione e già qual-che anno prima, nel 1844, aveva rivolto un appello ai fiumani affinchéfornissero tutte le informazioni utili alla storia della città. Giuseppe Po-litei, Girolamo Fabris, Giovanni Kobler e Pietro Rinaldi furono anch’essichiamati a farne parte4. Compito della Commissione era, in sostanza,“raccogliere tutti i documenti utili alla difesa dell’autonomia di Fiume,che rifiutava di essere incorporata direttamente alla Croazia, per soste-nere invece la sua dipendenza diretta, in quanto «corpo separato»,dall’Ungheria”5. Meno di tre mesi dopo, il 30 agosto 1848, la città cade-va in mano alle truppe confinarie e aveva così inizio il cosiddetto «periodocroato» di Fiume, destinato a durare circa vent’anni. Anche se l’occupa-zione croata impedì alla commissione di continuare l’attività, alcunimembri proseguirono i loro studi e le loro ricerche, che tuttora costitui-scono la base della storiografia fiumana.

Giuseppe Politei, nell’introdurre l’Almanacco fiumano per l’anno 1855,poi edito con cadenza annuale fino al 1859-606, annunciò che il suo fi-ne sarebbe stato quello di colmare la “totale mancanza di una storiapatria”. I croati infatti avevano già dato vita nel 1850 ad una Società de-gli studi storici jugoslavi fondata a Zagabria da Ivan Kukuljevic Sakcinski.Nell’anno successivo iniziarono a pubblicare la loro prima rivista stori-ca, Archivio per la storia jugoslava (Arkiv za povjestnicu jugoslavensku).Un passo avanti decisivo si ebbe nel 1866 con la fondazione, voluta for-temente da Strossmayer, a Zagabria dell’Accademia jugoslava di scienzeed arti, il cui primo presidente fu lo storico Franjo Racki, che nel 1867

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3 Il testo protocollo municipale del 3 luglio 1848 è riportato da Egisto Rossi, Per una sto-ria di Fiume, in Bullettino della Deputazione fiumana della Società di Storia Patria, vol. I,1910, pp. 5-6, n. 1.4 Cfr. nelle carte Cimiotti (RO-21) nell’Archivio di Stato di Fiume (Drzavni arhiv Rijeka,d’ora in avanti DAR) l’estratto del verbale della seduta del Municipio del 17 luglio 1848(DAR RO-21, b. 7).5 Giovanni Stelli, La storiografia fiumana e la tradizione dell’autonomia cittadina, in Fiu-me crocevia di popoli e culture - Atti del Convegno internazionale, Roma 27 ottobre 2005,Roma 2006, p. 103.6 L’Almanacco fiumano del 1855 fu pubblicato a Venezia (porta l’indicazione “Venezia1854, Tipografia di Sebastiano Tondelli”) e quello del 1856 a Trieste (Trieste 1856, Tipo-grafia del Lloyd austriaco); a partire dal 1857 l’Almanacco venne edito a Fiume da ErcoleRezza.

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pubblicò il suo fondamentale saggio Rieka prama Hrvatskoj (Fiume neiconfronti della Croazia), tuttora il fondamento della produzione storio-grafica croata sulla questione di Fiume7. I fiumani risposero in tutta frettacon un saggio di Emidio Mohovich, editore del principale quotidianofiumano La Bilancia, che ripercorreva i dibattiti sulla questione di Fiu-me negli anni cruciali che seguirono al compromesso austro-ungaricodel 18678. Per ironia della sorte nessuno degli storici fiumani incaricatidalla commissione riuscì nell’intento di completare una monografia del-la storia fiumana: le Notizie storiche sulla città di Fiume, un tomo di 620pagine uscito nel 1886, furono opera di Vincenzo Tomsich, un maestroelementare9. La fondamentale opera Memorie per la storia della liburni-ca città di Fiume fu pubblicata postuma a cura di Alfredo Fest nel 1896,tre anni dopo la morte dell’autore Giovanni Kobler.

Ben diverso fu il destino della storia di Fiume in più volumi di Ci-miotti. Sostanzialmente terminata nel 1882, la sua Publico-politica TerraeFluminis S. Viti adumbratio historice ac diplomatice illustrata rimase ine-dita. Forse Cimiotti non era molto popolare tra i fiumani, in quanto, finda quando era deputato alla dieta di Presburgo (1844), utilizzava i do-cumenti e le fonti del passato per giustificare l’inclusione della città edegli istituti municipali nel sistema politico e costituzionale ungherese,e non per ribadire l’autonomia di Fiume. Ad ogni modo Egisto Rossi, ilquale ancora nel 1910 esortava a dedicarsi alla stesura di una storia diFiume, auspicava che i “sette od otto pacchi voluminosi di manoscritto”e le numerose e interessantissime lettere del Cimiotti custodite nella Bi-blioteca Civica, fossero “destate dal sonno”10. Venne data alle stampesolo la traduzione parziale dal latino di un notevole lavoro dello studio-so fiumano, la Dissertatio historica de longis antiquorum muris11, e, peril resto, Cimiotti finì nel dimenticatoio.

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7 Franjo Racki, Rieka prama Hrvatskoj, Zagabria 1867, Breyer (il libro è disponibile inrete: “Google ricerca libri”); cfr. G. Stelli, Op. cit., pp. 118 sgg.8 Emidio Mohovich, Fiume negli anni 1867 e 1868, Fiume 1869, Stabilimento Tipo-Lito-grafico.9 Vincenzo Tomsich, Notizie storiche sulla città di Fiume, Fiume 1886, Stabilimento Ti-po-Litografico di E. Mohovich.10 E. Rossi, Op. cit., p. 9. 11 La dissertazione sul limes romano fu pubblicata a cura di Guido Depoli tra il 1910 eil 1913 nei volumi I, II e III del Bullettino della Deputazione Fiumana di Storia Patria. Co-me studi recenti hanno dimostrato, la Tarsatica romana si sviluppò proprio in quantoavamposto militare, dal quale partivano i “Claustra Alpium Iuliarum”. Tale sistema difortificazioni a protezione dei passi alpini orientali dell’Italia romana fu costruito dopoil 284 d.C. sotto l’imperatore romano Diocleziano o Costantino I. Il Cimiotti, quindi, ave-va visto giusto.

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2. Per una biografia di G.L. Cimiotti

Giuseppe Ludovico nacque a Fiume nel 1810 figlio di Filippo Ci-miotti e Teresa Steinberg12. La famiglia materna aveva origini austriacheed amministrava i possedimenti del collegio gesuitico fiumano diKlana nel Castuano. Il padre era giunto dal Veneto in epoca napoleo-nica. Nel 1823, anno di reincorporazione di Fiume al Regno d’Ungheria,il giovane fu nominato patrizio consigliere dal governatore May-lath13. Studiò nel locale ginnasio, erede del Collegio gesuitico. Dopola dissoluzione dell’ordine nel 1773 i Gesuiti di Fiume e Trieste apri-rono scuole nautiche e questo permise loro di mantenere un’influenzaculturale nel litorale. A Cimiotti non erano sfuggite le implicazioniche la dissoluzione dell’ordine dei Gesuiti aveva avuto a Fiume. Nel1773 la direzione scolastica era passata alla sede vescovile di Zaga-bria, il che spalancò le porte all’influenza croata in città e, attraversoi possedimenti nel Castuano, progressivamente anche in Istria. Dopoil 1823 il ginnasio fiumano fu nuovamente sottoposto alla tutela delgoverno ungherese e vi insegnarono diversi docenti di estrazione ge-suitica provenienti dalla scuola nautica. Giovani ungheresi venivanospediti a studiare l’arte della navigazione a Fiume e in cambio giova-ni fiumani potevano completare i loro studi (in genere in diritto) inUngheria: Cimiotti e Peretti furono tra i primi. Cimiotti tra il 1828 eil 1831 studiò filosofia e diritto a Zagabria e a Buda e nel convittonobiliare di Zagabria, dove entrò in contatto con la futura classe di-rigente croata14.

Nel ventennio che va dal 1828 al 1848 Cimiotti fu assai attivo nellavita pubblica, continuando l’opera intrapresa dal negoziante fiumano An-drea Ludovico de Adamich, morto nel 1828 quando Cimiotti aveva iniziato

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12 Tatjana Blazekovic, Podaci za bibliografiju Ljudevita Josipa Cimiottia - Steinberga, inVjesnik Povijesnog arhiva Rijeka, n. XXXIII-XXXIV, 1993, pp. 177-195. La storica zaga-brese iniziò le ricerche negli archivi della Croazia dopo che nel 1985 le era pervenuta daparte di Günther Cimiotti, residente a Paderborn in Germania, una richiesta di notiziesulla famiglia. Fino alla pubblicazione di questo studio nel 1993 sapevamo molto pocosulla vita di Cimiotti. 13 V. Tomsich, Op. cit., p. 324. Inoltre, stando al Kobler, nel 1848 Cimiotti era l’ultimopatrizio ancora residente a Fiume: cfr. Giovanni Kobler, Memorie per la storia della libur-nica città di Fiume, vol. II, Trieste 1978, Unione degli italiani dell’Istria e di Fiume-UniversitàPopolare di Trieste, pp. 179 sg. Giorgio conte Maylath de Székely era in realtà commis-sario organizzatore, incaricato di ripristinare il funzionamento dell’amministrazioneungherese a Fiume: cfr. V. Tomsich, Op. cit., p. 354. 14 T. Blazekovic, Op. cit., p. 178

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gli studi superiori. A conferma del loro profondo legame Cimiotti dettealle stampe un epicedio dedicato al suo “protettore e benefattore”15. Nel1833 Cimiotti sposò Anna Jelcich (deceduta nel 1852) e dall’unione nac-quero otto figli, solo tre dei quali raggiunsero la maggiore età. Nel 1836venne autorizzato ad esercitare la professione di avvocato e nel 1843 di-ventò assessore del Tribunale del cambio mercantile e Consolato del maredi Fiume, unico foro che operava in autonomia dal sistema feudale an-cora vigente in Ungheria. Come Adamich, Cimiotti si adoperò attivamenteper lo sviluppo del porto, delle comunicazioni stradali e ferroviarie e fufavorevole ad una riduzione dell’autonomia della città in favore del suosviluppo economico, atteggiamento che gli procurò ostilità da parte delpatriziato fiumano.

Fu presente come osservatore alla Dieta del regno d’Ungheria a Pre-sburgo nel 1836, quando venne deliberata l’inclusione di Fiume nel sistemaamministrativo ungherese. Nel 1836, infatti, la Dieta di Presburgo dispo-se la subordinazione amministrativa e giudiziaria di Fiume al regnod’Ungheria, ma l’attuazione della legge si presentò alquanto difficile da-ta la diversa natura delle istituzioni politiche e giudiziarie fiumane rispettoalle norme e alle consuetudini vigenti nel regno d’Ungheria. Fiume erauna città del Sacro Romano Impero, che mai aveva conosciuto il feuda-lesimo e la cui popolazione viveva di commerci marittimi. L’Ungheriainvece era una nazione feudale senza nessuno sbocco al mare e prati-cante senza collegamenti con l’Occidente. Il compito si rivelò assaicomplesso e a Cimiotti servivano dati e documenti sulla storia fiumana,sulla sua amministrazione, sulla genesi dei suoi ordinamenti giudiziario,amministrativo, fiscale e tributario, sui privilegi dei patrizi, ecc. Studiòcosì la storia fiumana e l’ordinamento politico dell’Ungheria in modo daconsentire l’inclusione delle istituzioni di Fiume nell’Ungheria costituis-se per entrambe un vantaggio reciproco.

Nell’agosto 1842 Cimiotti è membro della Commissione per la flori-dezza del commercio nazionale, la cui fondazione è favorita dal governatoreKiss16, e nelle sue trattazioni passa in rassegna la storia dello sviluppo

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15 Epicedion CINERIBUS nobilis, ac perillustris domini ANDREAE LUDOVICI ABADAMICH, patricii consiliarii fluminensis, Flumine 1828; cfr. T. Blazekovic, Op. cit.,p. 187 n. 59. 16 Vi parteciparono i patrizi consiglieri Carlo Pauer, Stefano Priwitizer, Tosoni, IginioScarpa, Medanich, Horhy, Luigi Acurti, Carlo Meynier, Giorgio Wranyzcany, L.G. Ci-miotti, Gasparo Matcovich, Giovanni Francovich, I. Smart e i rappresentanti dellaDeputazione mercantile W. Craf. Smith, Luigi Cornet, Lorenzo Ciotta, Nathan Kohen, eCarlo Sporer (DAR RO-21, b. 4).

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emporiale di Fiume. Le conclusioni della Commissione riprendono inte-gralmente quanto già caldeggiato dall’Adamich alla Dieta di Presburgonel 1828: dal riscatto (“reluizione”) della Strada Ludovicea alla necessitàdi collegare Fiume all’Ungheria con una strada ferrata. Un atto della die-ta di Presburgo conferma che fu proprio Cimiotti a contattare l’ing. MarioA. Sanfermo per unire Fiume alla ferrovia Sissek-Carlstadt17. Si trattavadel primo progetto ferroviario della Croazia18. L’ingegnere italiano pro-pose altresì alla Luogotenenza ungherese di prolungare il tratto ferroviarioSisak-Karlovac fino a Vukovar, onde collegarlo con le fertili pianure delBanato19. La necessità di collegare Fiume con una ferrovia era stata san-cita fin dal 1836 da una legge dello Stato votata dalla dieta di Presburgo.Si istituirono tre compagnie per la costruzione della ferrovia: solo la pri-ma, creata sotto gli auspici della Società commerciale ungherese diSzéchenyi, prevedeva il collegamento Pest-Fiume, mentre sia la Societàunita per la strada ferrata Vukovar-Fiume, che nacque a Fiume e che nel1843 venne appoggiata da Kossuth, sia la terza compagnia, appoggiatadai magnati della contea del Sirmio, prevedevano il collegamento di Fiu-

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17 Il padre di Mario Sanfermo era il conte Rocco Sanfermo, che consegnò al Ministrodegli Esteri Talleyrand il 18 termidoro del 1799 a nome del «Governo Provvisorio diVenezia» un memoriale dove notava che, se “Trieste e Fiume, due piccoli punti, cuila natura ha negate le opportunità necessarie al commercio, recano già massimi dan-ni a quello dell’Italia, cosa potrebbe attendersi, padrona che fosse l’Austria di unLittorale [sic] di 175 leghe d’estensione, il commercio di Marsiglia sarebbe egli ugual-mente che in oggi [sic] felice nel Mediterraneo, e nei mari Ottomani?” (in Il riscontrocon supplemento di documenti a quelli pubblicati dal conte Rocco Sanfermo CarioniPezzi nella sua condotta ministeriale: dell’autore della Relazione sommaria della perdi-ta della veneta aristocratica repubblica, Switz 1799, pp. 18-19). In sostanza egli riproponevale richieste espresse al Congresso di Bassano del luglio 1797 di unire alla appena co-stituita Repubblica Cisalpina il territorio della cessata Repubblica di Venezia comprensivoanche dell’Istria austriaca con Pisino fino a Volosca e Fiume (Milan Marjanovic, Lon-donski ugovor iz godine 1915, Zagabria 1960, JAZU, p. 3). I rappresentanti delle principalicittà venete riunitisi a Bassano per coordinare una politica comune deliberarono l’a-desione alla Repubblica Cisalpina (Gian Domenico Belletti, Il Congresso di Bassano ele piu antiche manifestazioni del sentimento unitario in Italia, in Rassegna storica delRisorgimento, n. 4 (1917), pp. 545-692); Rocco Sanfermo vi partecipò come rappre-sentante di Padova e in seguito divenne funzionario napoleonico del Dipartimento delBrenta.18 Richard Georg Plaschka, Anna Maria Drabek, Birgitta Zaar, Eisenbahnbau und Kapi-talinteressen in den Beziehungen der Österreichischen mit den südslawischen Ländern,Vienna 1993, Verlag d. Österr. Akad. d. Wiss., pp. 108 sg.19 Il progetto era allora caldeggiato dalle potenze occidentali per disporre di un asse dipenetrazione verso la Serbia e la Valacchia al fine di contrastare l’espansionismo russorafforzatosi nei Balcani dopo la guerra russo-turca del 1829.

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me con il Banato e la Serbia20. Anche il conte Pejacsevich, uno dei ma-gnati della Croazia, nel suo Promemoria sul commercio e industria scrittonel 1843, premeva con urgenza per l’erezione di Fiume a emporio e cen-tro industriale21.

Nel 1842 Cimiotti riuscì a convincere Ferenc Császár22, assessoredella Corte cambiaria a Pest ed ex giudice del Tribunale del cambiomercantile di Fiume, della necessità di ingrandire e modernizzare ilporto della città. Fatto sta che nel 1843 Josef Bainville, un ingegnerefrancese di origini fiumane, tracciò un piano ambizioso di costruzio-ne della “città nuova”23, che riprendeva un progetto precedente diorigine francese, proposto a suo tempo dall’Adamich al governo diFiume e che Cimiotti conosceva. A proposito della modernizzazionedel porto, Cimiotti istruì anche l’insigne giurista e deputato alla dietaungarica Tivadar Botka, fornendogli le sue disquisizioni storiche e lesue raccolte documentarie24.

La carriera del Cimiotti raggiunge il culmine nel biennio 1843-44quando viene eletto deputato di Fiume alla Dieta di Presburgo del re-gno d’Ungheria assieme a Mihály Horhy25, funzionario presso il governoungarico di Fiume. Quando Cimiotti giunge a Presburgo come deputa-to nel 1843, in Ungheria stanno prendendo piede i progetti di riformadi István Széchenyi. Forse l’iniziativa che ebbe più successo fu la costi-

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20 Sul progetto cfr. Paul Jonas, Lajos Kossuth’s maritime policy, in Apostolos EuangelouVakalopoulos, Konstantinos, D. Svolopoulos, Béla K. Király (a cura di), Southeast Euro-pean Maritime Commerce and Naval Policies from the Mid-Eighteenth Century to 1914,Boulder, New York 1988, pp. 197-211.21 Il testo, scritto in tedesco, citava le Questioni dello stabilimento, tabacco, fabbrica car-ta Meynier di Carlo d’Ottavio Fontana e l’opera di Franz Pessi relativa allo sviluppo dellaDalmazia, Litorale, Fiume, Buccari, Porto Re e Zengg. Ad ogni modo nella risposta delConsesso patriziale di Fiume dell’agosto 1943 alla proposta del Pejacsevich si sottolinea-va come per contrastare la concorrenza dei porti di Venezia, Genova, Amburgo e Triesteservissero capitali (DAR RO-21, b. 4).22 Ferenc Császár (1807-1858), giurista, poeta e monaco benedettino, membro dell’Acca-demia ungarica delle scienze, fu professore del ginnasio di Fiume dal 1832 al 1840 e poigiudice del Tribunale del cambio mercantile e Consolato del Mare di Fiume. 23 Danilo Klen, Gospodarske prilike u Rijeci od 1813 do 1848 od ponovne austrijske okupa-cije do Bunjevceva zauzeca, Zagreb 1986, JAZU, pp. 125 sg.24 Archivio di Stato di Fiume DAR RO-21, b. 4.25 Mihály Horhy (1780-1855) era stato giudice del comitato di Fejér nel biennio 1841-42.Horhy si distinse per l’introduzione di moderne tecniche di coltivazione nel possesso diSárosd, già degli Eszterházy, che nel 1761 aveva ottenuto da Maria Teresa lo status dimercato dove i prodotti erano destinati all’esportazione.

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tuzione di una rete di luoghi di incontro, che permettevano la socializ-zazione di gruppi elitari, indipendentemente dal rango sociale di chi viapparteneva. A Fiume luoghi simili (come i caffè) non mancavano, mail primo «Casino» a godere dei favori delle autorità politiche risale al-l’epoca del governatorato di Ferenc Ürményi26. Con la dipartita di Ürményinel 1837 il nuovo governatore di Fiume Kiss de Nemeskéri27 tolse, aquanto sembra, l’appoggio a questo consesso, tanto che i fiumani cer-carono di convincerlo del contrario, contattando alcuni notabili viennesifavorevoli all’utilità di un casino mercantile, che già esisteva a Vienna28.La legge ungarica XVIII del 1840 permetteva di costituire società ancheai borghesi e nel 1844 un gruppo di negozianti e patrizi fiumani decisedi fondare come società anonima un «Casino marittimo mercantile». Uf-ficialmente costituito a Fiume nel 1846, e noto anche come «Casinonuovo», esso fu il fulcro dell’associazionismo d’élite nella città29. A con-ferma del suo status nella società fiumana Cimiotti ne fu il primopresidente, affiancato da Eugenio Ciotta, padre di Giovanni. Nel 1848il vecchio «Casino» (di cui non conosciamo il nome) e il «Casino marit-timo mercantile» si fusero dando vita al «Casino patriottico», traduzioneitaliana di «Nemzeti Kaszinó», il che mostrava chiaramente la sua affi-liazione alla rete dei «Casino» che István Széchenyi stava diffondendoin Ungheria30.

Cimiotti prese parte attiva nei dibattiti della Dieta di Presburgo ecercò di promuovere gli interessi di Fiume. Nelle diete del 1843-44 ildistretto degli Aidoni (Hajdú) richiese il ripristino dei privilegi31 e Ci-miotti adattò questa proposta alle esigenze di Fiume, sapendo cheSzéchenyi si proponeva di infondere idee nuove in campo economicoe sociale alla nobiltà ungherese. Egli paragonò per importanza l’espan-sione commerciale che i fiumani avrebbero assicurato all’Ungheria alservizio militare che i liberi distretti assicuravano al regno come pre-

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26 Ferenc Ürményi fu governatore di Fiume dal 1823 al 1837.27 Paolo (Pál) Kiss de Nemeskéri fu governatore di Fiume dal 1837 al 1847.28 “Comunicazione spedita da Vienna a Presburgo al Governatore di Fiume Paolo Kiss”,presentata ai lavori dietali nella Camera dei Magnati il 9 agosto 1839 (DAR RO-21, b. 5).29 “Della Società anonima intitolata Casino marittimo mercantile” in DAR RO-21, b. 5.30 István Széchenyi fondò il «Nemzeti Kaszinó» nel 1827 sul modello dei club inglesi, do-ve i signori si ritrovavano per discutere delle cose pubbliche e giocare a carte. Ben prestola rete dei Kaszinó si diffuse in tutto il paese e tali consessi divennero un punto di ritro-vo elitario, ma non più riservato ai soli nobili. 31 Cfr. Proposta di legge per il distretto degli Aidoni (Torvenyjavaslat a Hajdúkerületrol)del 1843-44 nelle carte Cimiotti (in DAR RO-21, b. 8).

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stazione in cambio della loro libertà32 e si rifece altresì ai privilegi con-cessi dalla Corona ungarica alla miniera e fonderia di ferro di Gölnicbánya,una comunità composta da minatori e metallurgici bavaresi immigra-ti nel Medioevo, che godeva di speciali privilegi di autogoverno concessidal sovrano33. Studiò anche le modalità di richiesta di «indigenato» un-gherese per la nobiltà estera (austriaca e inglese) in modo di consentirel’inclusione e il riconoscimento del patriziato fiumano nella nobiltàungherese34.

Merito di Cimiotti fu dunque quello di riuscire a procurare alla suacittà appoggi politici al massimo livello, come solo Adamich prima di luiera riuscito a fare. Ciò nonostante, dopo la sua morte la città si dimen-ticò di lui. Probabilmente il fatto che egli fosse assai vicino ai circoli croaticompromise la sua popolarità a Fiume dopo il 184835. Per addurre unesempio significativo, già nel 1846 Cimiotti aveva invitato Ljudjevit Gaj,il fondatore dell’Illirismo, ad impegnarsi nell’editoria a Fiume36. Non so-lo: nel 1849 Cimiotti ricopriva la carica di presidente della commissionedi controllo per la costruzione del porto di Fiume e l’anno successivol’incarico gli venne riconosciuto da Josip Bunjevac, l’odiato commissa-rio banale di Zagabria37. Tra il 1850 e il 1858 Cimiotti fu anche presidentedella corte Suprema della Croazia, la tavola settemvirale di Zagabria.Conobbe Ivan Kukuljevic, redattore della prima rivista storica degli Sla-vi del Sud, il già menzionato Arkiv za povjestnicu jugoslavensku, al quale

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32 Gli abitanti degli «Oppida privilegiata Hajdonicalia», ovvero delle libere città degli Ai-doni, nonché quelli dei “liberi distretti” degli Jazigi e Cumani («Districtus Jazygum etCumanum»), popoli nomadi che si erano insediati in Ungheria nel XIII secolo, grazie adun privilegio concesso dalla Corona, erano esenti dal pagamento delle tasse nei confron-ti dei feudatari e del clero ed erano tenuti al servizio militare solo entro i confini dei lorodistretti. Anche Fiume costituiva un distretto privilegiato dove non vigeva il feudalesimoe i suoi cittadini erano esenti dagli obblighi di leva.33 Gölnicbánya (in tedesco Göllnitz, in slovacco Gelnica) è una città della Slovacchia, ca-poluogo del distretto omonimo, nella regione di Kosice (Cassovia).34 DAR-RO 21, b. 8. L’«indigenato» ungherese ovvero l’accettazione nel novero della no-biltà ungherese era necessario per ricoprire qualsivoglia carica e questa qualità potevaessere concessa agli stranieri dalla sola Dieta.35 Cimiotti ebbe contatti con tutti i campioni del risorgimento nazionale croato, comeappunto Ivan Kukuljevic e il magnate Pejacsevich, e dedicò alcuni componimenti in lati-no al vescovo di Segna Ozegovic, ad Andrea Maria Sterk (Andreas Maria Störk) nativodi Volosca, futuro vescovo di Veglia e poi nominato vescovo di Trieste-Capodistria; cfr.Irvin Lukezic, Liburnijski torzo, Rijeka 1999, Libellus, p. 56.36 T. Blazekovic, Op. cit., p. 180.37 Id., Op. cit., p. 185

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inviò anche un esemplare dello Statuto fiumano del 153038 e aderì alleprincipali istituzioni e società culturali della Croazia. Divenne inoltreamico del futuro bano Ivan Mazuranich, del quale era stato professoreal ginnasio di Fiume nel 183239.

Nel 1859 Cimiotti si trasferì a Zara dove rimase fino al 1861, an-no in cui sposò Eugenia de Moni de Alsó Venitze, figlia di Carlo e Marianata von Aaron de Bisztra. Dopo il matrimonio si stabilì a Vienna, macompiendo visite regolari a Fiume, anche per i suoi studi storici. Il fi-glio Gustav studiò all’Accademia di marina di Trieste e partecipò allabattaglia di Lissa, raggiungendo alla fine il grado di contrammiraglio.Nel 1867 richiese il pensionamento e si stabilì in pianta stabile a Vien-na40. Nel 1871 ricevette il titolo di «dapifero» (Truchsess) e l’annosuccessivo ottenne il diritto di poter usare e trasmettere ai figli il co-gnome nobiliare materno Steinberg, famiglia di cui era l’ultimodiscendente. Dal 1872 il suo nome ufficiale diventò pertanto Ludovi-co Giuseppe Cimiotti Steinberg. Dei suoi ultimi anni sappiamo poco.Morì nel 1892 a Vienna, dove è sepolto41.

3. Gli studi di storia fiumana

Il Cimiotti iniziò a raccogliere documenti storici in maniera siste-matica a partire dal 1842; fu lui a pubblicare l’annuncio del 1843 e del1844 sull’Eco di Fiume con la richiesta di notizie e materiali per una sto-ria fiumana. Nel 1845 la Cancelleria aulica di Vienna gli concesse ilpermesso di consultare gli archivi di corte e nello stesso anno anche ilcapitanato della città di Fiume gli concesse la visione dell’archivio capi-tanale di Fiume42. Quella che diverrà la sua opera storiografica nasce inrealtà come archivio corrente; ciò ne determina anche la struttura ordi-nata per tematiche, quelle che Cimiotti nella sua carriera di deputato efunzionario del tribunale di cambio di Fiume dovette affrontare. Nel 1843egli è anche direttore delle Regia direzione letteraria43 ed è grazie a que-

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38 Id., Ivan Kukuljevic Sakcinski i Rijeka, in Vjesnik Historijskog arhiva u Rijeci, n. 35-36,1994, pp. 205-220.39 Id., Podaci za bibliografiju … cit., p. 181.40 Cimiotti risiedeva in pieno centro a Seilergasse 4. B. 183; aveva una pensione annuadi 3675 fiorini.41 T. Blazekovic, Podaci za bibliografiju ... cit., p. 183.42 Ibid., p. 192.43 Non sappiamo nulla sulle funzioni e le attività di questo consesso.

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sto incarico che può ottenere il permesso del sovrano per iscriversi a va-rie accademie italiane44.

Dalla documentazione storica in suo possesso e dalle pertrattazionidietali Cimiotti apprende che una comunità può difendere la sua speci-fica organizzazione politica facendo leva sulla sua funzione strategica perl’espansione marittima e commerciale dell’Ungheria. I fiumani, in quan-to cittadini, possono inoltre godere di speciali privilegi, perché in possessodi competenze tecniche e professionali ad alta specializzazione dellequali l’Ungheria ha estremamente bisogno. Tali argomentazioni costitui-scono anche l’essenza delle rivendicazioni autonomistiche del Maylenderche, come Cimiotti, cerca di adattare gli interessi di una comunità com-posta da esperti in marineria, navigazione e commerci alle necessità dellavita politica ungherese.

Cimiotti, scrive Guido Depoli, “intendeva, come si può leggere nellaprefazione, non solo stampare a proprie spese, ma distribuire gratuitamen-te i sei grossi volumi [della sua opera] ai suoi concittadini, perché alla vocedella storia potessero ritemprar l’animo alle nuove lotte”45. Scrivendo nel1891, ormai anziano, al suo fedele amico Nicolò Gelletich46, preme-va affinché il frutto del suo lavoro, che ormai da quaranta e più annilo teneva occupato, venisse acquisito “per intero senza subire dannio sparpagliamenti che ne avrebbero compromesso l’intelligibilità”. Ci-miotti morì l’anno successivo, 1892, e il Municipio incaricò tal Giuseppedi Lorenz47 a tenersi in contatto con la vedova per assicurarsi la re-

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44 T. Blazekovic, Podaci za bibliografiju … cit., pp. 188-189. Cimiotti fu socio dell’Acca-demia Pistoiese di Scienze Lettere ed Arti, dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienzedi Arezzo e dell’Accademia dei Concordi di Rovigo; è interessante notare che furono tut-te fondate da elementi filonapoleonici o mostrarono uno spiccato orientamento filofrancesein epoca napoleonica.45 Guido Depoli, L.G. Cimiotti: il lungo muro presso la città di Fiume e l’arco antichissi-mo in essa esistente in Bullettino della Deputazione fiumana di Storia patria, vol. I, Fiume1910, p. 98.46 DAR RO-21, busta del Magistrato civico di Fiume anno 1892 recante come oggetto“Storia di Fiume. Manoscritti di L. G. Cav.re di Cimiotti-Steinberg”. Nicolò Gelletich, no-taio e consigliere legale dell’arciduca Giuseppe, fu nel 1883, con Giovanni de Ciotta,Eugenio de Terzi e Federico cav. Thierry membro della deputazione regnicolare sulla de-finizione dell’appartenenza politica di Fiume. Sotto lo pseudonimo di “vecchio fiumano”nel 1901 scrisse un opuscolo intitolato L’Autonomia di Fiume - appunti storici e conside-razioni, in cui negava ogni fondamento storico alle tesi degli autonomisti.47 Forse si tratta di Joseph Roman Lorenz, «Ritter von Liburnau», professore all’Accade-mia di marina di Fiume e autore dell’opera Physikalische Verhaltnisse und Vertheilung derOrganismen im Quarnerischen Golfe, Vienna 1863, K.k. Hof- und Staatsdruckerei.

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stituzione dei numerosi volumi a stampa che egli aveva portato a Vien-na dalla biblioteca ginnasiale di Fiume, nonché delle sue opere, che,come aveva scritto a Gelletich nella lettera menzionata, “stanno pres-soché compiute […] la prima – la Publico politica terrae Fluminis SViti adumbratio historice e diplomatice illustrata – conteneva la storiadi Fiume e la seconda – il trattato sull’arco romano e il lungo muro(limes) di Fiume – abbracciava una descrizione di cose antiche chesoltanto in parte riguardavano «la nostra patria»”.

4. Il rebus delle «carte Cimiotti»

Alla notizia che la vedova stava per vendere tutto il prezioso mate-riale agli antiquari, il Municipio spedì in una prima missione di ricognizionea Vienna il prof. Arturo Dalmartello, il quale procedette ad una precisainventariazione del fondo che il Municipio alla fine acquisì per 500 fio-rini e che nella prima metà del 1894 giunse a Fiume. È solo a questopunto che la Commissione comunale incaricata di dare alle stampe leMemorie per la storia della liburnica città di Fiume di Giovanni Kobler ot-tenne il parere favorevole del prof. Alfredo Fest, incaricato dalla Municipalitàdi curare la pubblicazione dei manoscritti kobleriani. Come sappiamodai documenti, i membri della commissione conoscevano molto benel’opera del Cimiotti48. Nella redazione del Fest le Memorie di Kobler fu-rono compilate in fretta per farle uscire nell’anno delle celebrazioni delmillennio ungherese. È significativo che Kobler non sia riuscito a com-pletare la sua opera e che comunque abbia pubblicato ben poco in vita;ed è altrettanto significativo che tutto il progetto di una monografia do-cumentata di storia fiumana abbia subito una drastica accelerazionesolo dopo l’arrivo a Fiume dei materiali di Cimiotti.

Nel 1933 le carte Cimiotti furono versate all’Archivio di Stato di Fiu-me provenienti dalla Biblioteca Civica. Esse erano completamente frammisteagli scritti di Kobler e Aladar Fest “assieme ad altri atti del municipio edel magistrato civico”. Si trattava dei materiali che erano serviti alla re-dazione postuma delle Memorie kobleriane.

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48 Della commissione facevano parte Nicolò Gelletich, Francesco Lettis, Francesco Po-lessi e i professori Alfredo Fest, Pietro Zembra e Arturo Dalmartello. 49 Il fondo è costituito da nove buste contenenti documentazione originale o in copia re-lativa a tutto l’arco della storia fiumana dal Medioevo fino agli anni sessanta dell’Ottocento.Nella busta n. 4 si trovano i rapporti di Roschmann e Pray (1792-1794 e successivi) sul-la diatriba tra l’Ungheria e la Carniola relativa all’appartenenza di Trieste e Fiume alducato di Carniola ovvero al Sacro Romano Impero. Si tratta della prima disputa tra sto-

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Dopo il riordino archivistico del fondo del 2007 si riuscì a dividerei manoscritti Kobler (segnatura RO-16) da quelli del Cimiotti (che orasono classificati con segnatura RO-21)49. Sfogliando la documentazione,ci si accorge subito che gran parte dei documenti usati per l’edizione del1896 dell’opera di Kobler provenivano in realtà dalla collezione Cimiot-ti. È da notare che il manoscritto dell’opera, custodito nell’archivio diFiume50, è opera di un redattore successivo, assai probabilmente Fest, enella struttura ricorda molto la monografia di Cimiotti.

Il fondo Cimiotti giunse insomma a Fiume dopo la morte di Kobler,che non era riuscito a dare una forma compiuta alla sua grande quan-tità di appunti, e fu Fest (e non Kobler) che poté finalmente servirsi dei“tesori di materiali per la storia di Fiume” che Cimiotti aveva provvedu-to ad accumulare “con una diligenza e scrupolosità […] quasi inconcepibile”,per citare ancora le parole di Guido Depoli51. Dobbiamo quindi agli sfor-zi di Cimiotti e di Fest se Fiume dispone di un ragionato compendiostorico, frutto di un progetto a cui si era dato avvio fin dal 1848. Le Me-morie postume di Kobler sono quindi un costrutto atto a dare fondamentostorico all’identità fiumana alla vigilia del 1896, anno delle celebrazionidel millennio ungherese. In questo modo si spiegano anche le voci checircolavano già all’epoca sul fatto che Kobler si fosse servito degli scrit-ti di Cimiotti. Questa ipotesi, però, venne scartata in quanto i due studiosimorirono ad un anno di distanza: per Kobler sarebbe stato quindi im-possibile visionare le carte di Cimiotti52. Tuttavia, esaminando il manoscrittodelle Memorie kobleriane conservato presso l’Archivio di Stato di Fiume,si nota che esso è frutto del lavoro di un giovane autore (quasi certamen-te, come si è detto, Fest), che si è servito sia degli appunti di Kobler sia dei

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rici in merito all’appartenenza di Fiume. Molto interessante il rapporto del primo gover-natore ungherese di Fiume Majláth sul piano di attuazione della politica fiscale ungheresee a beneficio di tutta la monarchia spedito al Regio Consiglio luogotenenziale croato il1° giugno 1778. Cimiotti studia l’emancipazione di Fiume dalla Carniola in seguito alleguerre contro i turchi e gli uscocchi, che avevano di fatto cancellato il confine sull’Eneoa vantaggio degli imperiali prima e poi della Croazia e dell’Ungheria. È conscio dell’im-patto che ebbero i francesi sullo sviluppo economico della città ben prima dell’avanzatanapoleonica: i documenti del Cimiotti mostrano come i collegamenti con la Francia ri-salissero (attraverso la Scozia) ancora al primo Cinquecento. Si tratta, come si vede, ditemi molto interessanti e suggestivi, che non sono stati più affrontati dalla successivastoriografia fiumana. Suscita una certa perplessità il fatto che le carte Cimiotti sianoscritte tutte in latino, il che avrebbe reso la sua opera, se pubblicata, difficilmente intel-legibile ai suoi concittadini.50 DAR RO-21.51 G. Depoli, Op. cit., p. 97.52 T. Blazekovic, Podaci za bibliografiju cit. p. 193.

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manoscritti di Cimiotti. Il fondo Kobler consta di una moltitudine di ap-punti sparsi ai quali l’autore non riuscì a dare organicità, premessa perun’opera di carattere monografico. Le Memorie per la storia della liburnicacittà di Fiume del 1896 possono essere considerate come una reinterpreta-zione in senso autonomista filoungherese dell’originario progetto di Cimiotti.Alla monografia del Kobler seguì nel 1928 quella di stampo irredentista diSilvino Gigante53. La storiografia jugoslava produsse una prima monogra-fia di sintesi appena nel 1988 curata da Danilo Klen54.

Il materiale di Cimiotti fu prezioso per un’intera generazione distorici fiumani, che se ne servirono ampiamente. Sappiamo che nel1933 Tullio Walluschnigg fece domanda al Municipio di Fiume perprendere visione degli atti e delle carte di Cimiotti. Nell’attuale fondo(DAR RO-21) si trovano spesso anche note a mano di Silvino Gigan-te, ma a farne ampio uso, senza mai citare direttamente Cimiotti, fulo storico fiumano Attilio Depoli. In un passo che aveva a suo tempocatturato la mia attenzione, e che oggi mi sembra rivelatore, il Depo-li afferma che un giorno

mi diedi all’esplorazione sistematica dell’Archivio Civico: ebbi così lafortuna di rintracciare numeroso materiale fra le carte di GiovanniMartini e dei due storici contemporanei, Kobler e Cimiotti, e di sco-prire un Copialettere del Console Pontificio nonché un elenco di«Politisch Kompromittierten» del 1862 con aggiunte posteriori. […]Molto povero invece mi risultava il materiale più propriamente poli-tico-amministrativo. Infatti quasi tutti gli atti che si annunziavanointeressanti sulla base delle registrazioni del «Protocollo degli esibiti»mancavano nelle filze ordinate per anno: pensavo già ad una sistema-tica spoliazione dell’archivio, quando un giorno ebbi la curiosità diseguire dei muratori che si avviavano a compiere dei lavori nella sof-fitta del Palazzo Municipale ed ebbi la sorpresa di trovarmi di frontead una catasta di carte più o meno antiche. Iniziatone febbrilmente

53 Silvino Gigante, Storia del Comune di Fiume, Firenze 1928, Bemporad.54 Danilo Klen et al., Povijest Rijeke, Rijeka 1988, ICR. In realtà la prima monografia suFiume è proprio croata ed è quella del Racki del 1867, ma Racki si limitò a presentare idocumenti utili alla diatriba in corso tra croati e ungheresi sulla posizione politica diFiume. Nel 1953 uscì anche un’opera collettiva intitolata Rijeka. Zbornik (miscellanea) acura di Jaksa Ravlic, Zagreb 1953, Matica hrvatska. Da parte italiana uscirono numero-si contributi di valore sulla rivista Fiume curata da Attilio Depoli dopo il 1952, mentreda quella jugoslava apparvero diversi contributi interessanti su periodici come il Jadran-ski Zbornik e il Bollettino dell’Archivio di Stato di Fiume (con frequenti cambiamenti didenominazione: Vjesnik Drzavnog arhiva u Rijeci; Vjesnik Historijskog arhiva u Rijeci;Vjesnik Historijskih arhiva u Rijeci i Pazinu; Vjesnik Povijesnog arhiva Rijeka).

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lo spoglio, constatai che si trattava di numerosi documenti del Cin-quecento (in numero maggiore, per questo periodo, di quelli riordinatida Silvino Gigante nell’Archivio Civico) e del Seicento, di molto ma-teriale del Settecento e della prima metà dell’Ottocento (sfruttato poida Giuseppe Viezzoli55 nei suoi lavori sulla storia di Fiume in quest’e-poca) e soprattutto del materiale degli anni 1848 e seguenti, ordinatoper materia; si spiegava così lo scarso valore degli atti indicati crono-logicamente conservati nell’Archivio, dai quali erano stati tolticoscienziosamente tutti quelli che si prestavano ad esser raggruppatisecondo gli argomenti e quindi i più importanti56.

Cimiotti fu effettivamente accusato di aver trafugato documenti dal-l’Archivio municipale “con la promessa non mantenuta di scrivere la storiadi Fiume”57. In realtà l’ipotesi più plausibile sembra essere la seguente: al-lorché lasciò Fiume nel 1867 per andare a stabilirsi a Vienna, Cimiotti lasciò,per qualche motivo a noi ignoto, le carte della documentazione relativa alsecondo volume della sua opera nella soffitta del Palazzo municipale, do-ve rimasero a lungo «dimenticate» e dove poi, negli anni trenta del Novecento,furono casualmente ritrovate da Attilio Depoli. Il secondo volume delle car-te Cimiotti risultava infatti mancante della documentazione già nello spoglioeffettuato da Dalmartello nel 1892 e di tale documentazione non poté quin-di servirsi Fest nella sua redazione delle Memorie kobleriane. Solo negli annitrenta del secolo trascorso essa fu utilizzata, come ricorda Depoli, da Giu-seppe Viezzoli e da Silvino Gigante.

Ma anche oggi, dopo il riordino archivistico del 2007, il secondo volu-me delle carte Cimiotti risulta mancante della massima parte delladocumentazione che appare nell’indice e nei regesti ossia, come è abba-stanza ovvio pensare, di “quella catasta di carte più o meno antiche” cheDepoli riferiva di aver trovato! Il confronto calligrafico tra i regesti compi-lati da Depoli (contenuti nelle buste 6-9) e i numerosi appunti dello stessoDepoli conservati a Roma nell’Archivio Museo storico di Fiume58 avvalorala supposizione che lo storico fiumano abbia utilizzato le carte Cimiotti pri-ma di abbandonare Fiume, portandole a casa sua e non sia più riuscito a

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55 Si tratta della serie di pregevoli contributi di Giuseppe Viezzoli sul Settecento fiuma-no pubblicati sulla rivista Fiume tra il 1931 e il 1936: La Compagnia di Gesù a Fiume(1627-1773); Contributi alla storia di Fiume nel Settecento e Fiume durante la dominazio-ne francese (1809-1813). 56 Attilio Depoli, Fiume nel 1848 e negli anni seguenti, in Fiume. Rivista di studi fiumani,n. 3-4, luglio-dicembre 1952, pp. 171-172. 57 G. Depoli, Op. cit., p. 99.58 Archivio-Museo storico di Fiume in Roma, Fondo Personalità Fiumane, Depoli Atti-lio, Sf. 8, b. 11.

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restituirle in seguito ai drammatici eventi dell’esodo. Questa parte dell’ope-ra di Cimiotti – e, quel che è peggio, la documentazione originale che essaconteneva – deve quindi considerarsi dispersa, il che conferisce agli appun-ti inediti di Attilio Depoli un valore documentario59.

Cimiotti, come il suo mentore Adamich, fu dimenticato dai fiumani.Stanco e deluso, si rifece una nuova vita a Vienna, dedicandosi con mol-to profitto agli studi della città che non avrebbe più rivisto. Gli fu fatalenel mancato riconoscimento dei posteri forse la sua stessa bravura e abi-lità: sia nel campo degli studi che dei risultati conseguiti nella carrieraegli era più bravo di chi poi avrebbe dovuto riconoscergli il merito. Maforse il motivo della sua mancata fortuna storiografica risiede nella posi-zione politica da lui incarnata lungo tutta la sua carriera: uomo dello Stato,seppe come guadagnarsi i favori del potere politico ungherese nel venten-nio 1828-1848, ma anche di quello croato nel decennio che va dal 1848al 1859, quando si trasferì, come per una scelta politica, nella capitaledella Dalmazia inserita nella sfera costituzionale austriaca. Anche a Zaraseppe accattivarsi i favori delle autorità politiche centrali, consapevole dinon poter chiedere nulla ai suoi concittadini fiumani. Come Adamich, Ci-miotti era la negazione del nazionalista ideale, ma anche dell’autonomistaideale e, come Adamich, egli incarnava un modello diverso che si collo-cava al di là delle categorie nazionaliste o autonomiste e che potremmodefinire postnazionale. Per questo motivo, crediamo, non ricevette quel-l’appoggio e quella fiducia politica che avrebbe meritato almeno il suolavoro, il cui riordino, completato finalmente nel 2007, è sicuramente digrande importanza per tutto il campo degli studi fiumani.

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59 Sulle «carte Depoli» ho raccolto questa interessante testimonianza del prof. Nenad La-bus: “È passato ormai più di un quarto di secolo da quando il compianto dott. DaniloKlen mi riferì che nell’inverno 1945-46, in data incerta, camminando egli a Fiume pervia Roma, aveva notato come dal camino del palazzo ora chiamato «Comando» si diffon-devano ceneri di carte bruciate. Incuriosito salì e trovò alcuni militari che si stavanoscaldando bruciando una cassa di vecchie carte; avrebbe successivamente appurato trat-tarsi dei manoscritti di Attilio Depoli. Riuscì a recuperarne una piccola parte, che diedein custodia al Jadranski Institut (Istituto Adriatico), ove era a quel tempo impiegato (ilsuo lavoro prevedeva, tra l’altro, proprio la conservazione del patrimonio documenta-rio). Di questi documenti non ho saputo più nulla. È possibile che Klen, divenuto poidirettore dell’Archivio di Fiume, li abbia ricollocati nella raccolta di manoscritti Cimiot-ti-Kobler da lui utilizzata per decenni nei suoi studi sulla storia economica di Fiume. Èparimenti possibile che essi si trovino ancora presso il Jadranski Institut”. Ad ogni mo-do Labus osserva che Klen e il dott. Branko Fucic erano stati inviati a Fiume dal Ministerodella cultura della Repubblica di Croazia dotati di ampi poteri discrezionali presso le au-torità civili e militari col compito di raccogliere e conservare materiale d’archivio e talecircostanza conferisce credibilità alla narrazione di Klen.