gli anni ottanta
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Anni Ottanta: degrado dell'impresa pubblica e dei partiti: la politica spettacolo e lo spettacolo della politicaTRANSCRIPT
Gli anni Ottanta1/5 la cronaca
Gli anni Ottanta2/5 i conti in tasca
dietro il 20% di inflazione:
nel 2010, le famiglie italiane hanno speso 803 miliardi di Euro; nel 1970, la spesa era stata di 19 miliardi di euro. Il totale del contante speso dalle famiglie è quindi aumentato di circa 37 volte
la quantità di cose comprate in Italia nel 2010 è stata doppia rispetto a quelle comprate nel 1970
Gli anni Ottanta3/5 le scelte della politica
lo Stato come un’impresa per finanziare i servizi che eroga ed i costi per mantenere in piedi la sua struttura, lo Stato ha quattro soluzioni principali:
chiedere i soldi ai cittadini contribuenti con le tasse
stampare moneta
ridurre spese e servizi
indebitarsi attraverso i titoli sovrani
Gli anni Ottanta4/5 lo spettacolo della politica e la politica spettacolo
Gli anni Ottanta5/5 laicizzazione senza valori e trionfo del privato
La mia opinione è che il 59% dei «no» non sta a dimostrare,miracolisticamente, una vittoria del laicismo, del progressismo,della democrazia: niente affatto. Essa sta a dimostrare invece
che i «ceti medi» sono radicalmente, antropologicamentecambiati: i loro valori positivi non sono più quelli sanfedisti o
clericali ma sono i valori dell'ideologia edonistica deI consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano. Il «no» è
stata una vittoria, indubbiamente. Ma la indicazione che esso dà è quella di una “mutazione” della cultura
italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dalprogressivismo socialista.
(P.P. Pasolini, Corriere della Sera 10-6-74)
Sta di fatto che l'atmosfera della società italiana appariva completamente mutata. Ogni fiducia nella
possibilità di cambiamento spenta o agonizzante, scematissimoo Ianguente l'interesse per le ragioni dell'ideologia, vastissima
l'insoddisfazione per gli uomini e gli istituti della vita politica, primi fra tutti partiti. Insomma, quella che solo poco tempo prima era stata giudicata una delle società più politicizzate dell'Occidente, sembrava
esprimere ora un massiccio rifiuto della politica. Nel linguaggio sbrigativo e immaginoso della pubblicistica si è ormai convenuto di
chiamare questa svolta repentina col nome variamente spregiativo di “riflusso”. (Galli della Loggia, Il trionfo del privato, 1980)
Sull’onda della crisi economica e della diffusa violenza politica, il fascino per le aspirazioni collettive lasciò il posto ad
un’ossessione per i bisogni personali. In un mondo fattosi più minaccioso, badare al proprio interesse aveva la priorità sulla
promozione della causa comune. Gli anni Settanta furono un’epoca di cinismi, illusioni perdute e speranze ridimensionate.La cultura si rivolse non alla collettività ma all’individuo e mise
in discussione non solo le vecchie certezze ma la possibilità stessa delle certezze.
(Tony Judt, Dopoguerra. Com’è cambiata l’Europa dal 1945 ad oggi, 2007)
Elezioni politiche 1983
per la prima volta gli elettori scendono sotto il 90%
una neonata (1980) Liga Veneta elegge 1 senatore e 1 deputato. La Lega Lombarda
nascerà 6 anni dopo ...
ANNI NOVANTATangentopoli: la Grande Malattia
Era iniziata negli anni Settanta la corsa irrefrenabile
verso la crescita a dismisura del ceto politico, con
l’avvio delle Regioni e la dilatazione dei consigli di
amministrazione di enti, banche e con 11 mila cariche
di nomina politica nelle U.L.S.S. immediatamente
stipate di “giovani faccendieri in ascesa, opachi
funzionari di seconda fila, apprendisti pronti ad
esibirsi su altri palcoscenici, ex deputati, ex sindaci,
ex assessori”
Silvio Lanaro, Storia dell'Italia repubblicana. L'economia, la
politica, la cultura, la società dal dopoguerra agli anni '90,
Marsilio 1996
“... partiti sempre più uguali a se stessi si contendono
ormai il consenso degli elettori, per farlo valere nei
loro reciproci rapporti, ai fini della definizione del
rispettivo potere. La competizione elettorale è
svuotata del suo significato politico proprio e si
caratterizza sempre più sul terreno del voto di
scambio, con un ulteriore incentivo alla corruzione
politica e all'uso del potere ai fini della conquista del
consenso”
Pietro Scoppola, La Repubblica dei partiti. Evoluzione e crisi
di un sistema politico (1945-1996), Il Mulino 1997
Quasi paradossalmente, “proprio la sensazione del
crescente distacco fra governati e governanti spinge
la partitocrazia ad occupare ogni spazio possibile”,
nell'illusione di compensare così il potere perduto.
Nell'avanzare del decennio, la percezione
dell'imminente fallimento del bene pubblico - nei suoi
contorni materiali ed etici - anziché frenare sembra
quasi “scatenare gli appetiti, quasi un assalto
all'ultima spiaggia portato avanti con arroganza”
Simona Colarizi e Marco Gervasoni, La cruna dell'ago. Craxi,
il partito socialista e la crisi della Repubblica, Laterza 2005
“ ...Corruzione dilagante tra quasi tutti i periti, tra i burocrati comunali,
tra molti professionisti e imprenditori che lavorano con Palazzo
Marino. Campagne elettorali faraoniche pagate con queste ricchezze
illecite. Una sensazione diffusa di immunità che favorisce il pullulare di
tanti piccoli don Rodrigo ogni giorno più protervi. E infine una rabbia
senza rimedio dei cittadini privi di potere, costretti ogni giorno a
sbattere la faccia contro una realtà che il Presidente dell'Ordine degli
Architetti ha descritto con otto parole: «Oggi bisogna pagare anche per
avere il dovuto». Siamo alla tangente come taglia permanente, come
tassa di cittadinanza. Certo, sono tutte cose che sapevamo. Però nella
vita di una città ci sono dei momenti in cui anche il peso delle cose note
diventa insostenibile”
Giampaolo Pansa, “Milano corrotta: nazione infetta”, la
Repubblica 2 ottobre 1990
“... l’origine della Grande Malattia è sempre una sola: la
degenerazione dell'intervento pubblico in economia, la
progressiva confusione tra partiti, Stato e impresa pubblica, in
spregio di ogni regola. Una nomenklatura vorace, che in qualche
caso potrebbe essere paragonata a un'associazione a delinquere,
si è impadronita nei favolosi anni '80 prima delle istituzioni poi
delle imprese pubbliche, piegandole ai propri fini. La congiuntura
dava loro ragione: il Paese cresceva, i bilanci erano ricchi, grassi,
e quando erano in rosso niente paura, pagava il contribuente.
Tutto sembrava sopportabile dal sistema: l'incompetenza come
l'ingordigia ...”
Ferruccio De Bortoli, La grande malattia, Corriere della Sera
12 marzo 1993
“ ... Ho iniziato giovanissimo, a soli 17 anni, la militanza politica nel
Psi. Ricordo ancora con passione tante battaglie politiche e ideali,
ma ho commesso un errore accettando il sistema, ritenendo che
ricevere contributi e sostegni per il partito si giustificasse in un
contesto dove questo era prassi comune. Un grande velo di ipocrisia
(condiviso da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei
partiti e i loro sistemi di finanziamento. C'era una cultura tutta
italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere
rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno
solidarietà nel che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le
procedure e i comportamenti che violano queste regole ...”
On. Sergio Maroni, lettera del 2 settembre 1992
L’ESPLODERE DELL’OPINIONE PUBBLICA ...
“... Tutte le mattine, un edicolante chiama i clienti strillando:
«Siamo a quota 49», «Oggi 54», «arriveremo a mille». Ieri
passavo per il Veneto in autostrada, mi fermo a un casello e
l'impiegato mi fa: «Preso il Presidente della Regione». E
sorrideva espansivo, giocoso. Il popolo è in festa. Gode di aver
ragione: ha sempre sospettato dello Stato, dei partiti, di tutti i
partiti, di tutti i dirigenti, dai segretari di periferia ai capi
romani, e finalmente ecco le prove ...”
Ferdinando Camon, Tangenti, gioia e furore, La Stampa 8 luglio 1992
“Adesso gli scherzi sono finiti, è arrivato il tempo delle
picconate”, come lui stesso le definì il 23 marzo 1991, quando minaccia lo scioglimento delle camere. “Ho dato al sistema picconate tali che non possa essere restaurato, ma debba essere cambiato”, ripetè l'11
novembre 1991. Restano famose anche quelle su
Occhetto, “lo zombie coi baffi”
ANNI NOVANTATangentopoli: le sorti de!a democrazia (e o#i?)
Proprio come in un movimento a valanga, una delegittimazione
senza precedenti del ceto politico si era assommata a una crisi
gravissima della struttura economica del paese, scuotendo
alla radice società e istituzioni. Al centro di tutto, la parabola del Welfare State italiano: prima dispensatore di provvidenze generalizzate, era divenuto
elemento rivelatore della gravità di una crisi tale da condizionare le
stesse sorti della nostra democrazia
"La caduta del Muro di Berlino aprì una fase nuova, e
drammatica, della storia italiana. Poteva essere forse
l'avvio di una svolta orientata. Invece fu una deriva. Tutti i mali latenti di questo paese
saltarono improvvisamente a galla. Erano latenti tre crisi. Una crisi fiscale, una crisi
morale, una crisi istituzionale. Esplosero, dandosi la mano,
l'una dopo l'altra ...”
“... la «corruzione dall'alto» si incontra con quella - altrettanto e forse più
massiccia - che proviene dal basso, dagli strati profondi della società
italiana. Una alimenta l'altra e se ne alimenta, ed è stato il loro incontro, la
loro indisturbata confluenza che ha determinato la spaventosa proporzione
del male che è sotto i nostri occhi. L'Italia oggi è sola, sia per il discredito
internazionale che sta attirando su di sé sia per una ragione più intima e
segreta. È la solitudine di una società che non riesce a scorgere in se stessa
alcuna fonte vera di orientamento a cui rivolgersi per reintegrare davvero la
propria identità storica e morale. Posta dalla forza delle circostanze davanti
al suo volto peggiore, nessuna autocritica, nessun discorso sincero -
brutalmente sincero, come il caso richiederebbe - squarcia la società
italiana, nessun esame di coscienza. Viceversa sull'orologio italiano l'unica
ora che suona puntuale è quella della demagogia”
Galli della Loggia, Dalle parole ai fatti, Corriere della Sera 1 luglio
1993
“... ci domandiamo straniti quanto tempo sia passato da quando l'Italia
- beffata dai giochi dei partiti, sconciata e umiliata dagli scandali,
devastata dai ladri - sentì di essere arrivata ai limiti della propria
pazienza. Tale pazienza era stata anche corresponsabile viltà. L'aver
assunto una vita idiotamente "felicitosa", i cui modelli ci venivano
proposti da anni, aveva sopito ogni nostra capacità di «rifiutare e
rivoltarsi», il crollo del regime ci aprì un nuovo Mar Rosso. Cosa mancò
perché tutto questo diventasse totale coscienza e dunque pratica di vita?
La parte a vista del Paese, ormai frastornata dai colori e dai suoni dei
modelli di cui parlavo prima, anche questa volta non seppe incarnare lo
spirito della rivolta nella pratica quotidiana”
Giovanni Testori, I topi della disfatta, Corriere della Sera 18
novembre 1992
“... ci troveremmo oggi così amareggiati e indignati per tante situazioni
incresciose che offuscano la nostra vita politica e amministrativa se
fossimo stati un po’ più vigili, se avessimo allargato lo sguardo oltre le
comodità e l’interesse immediato?
Perché un imprenditore deve ribellarsi alla richiesta di pagare una
tangente? Perché un giornalista deve affrancarsi dal conformismo?
Perché un infermiere deve trattare bene i pazienti scomodi e noiosi?
Perché questi e altri atteggiamenti devono essere la regola e non
l’eroismo di un singolo?”
Lettera pastorale del cardinale Martini in Contro le tangenti
‘‘vigilanza’’, Corriere della Sera 8 novembre 1992
Donzelli Editore
Il giocattolo:
il potere riproduce i vizi e le debolezze del
popolo, in un processo di identificazione,
rassicurazione ed autogiustificazione
collettiva, ma, così facendo, perde ogni
autorità; ciò è senza grossi effetti in
condizioni economiche favorevoli,
diventa insopportabile in tempi di crisi ...