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22 L’INFORMATORE EUROPEO Ancora prima dell’uomo na- sce il golem, la forma impa- stata da Dio prima di trasfor- marla in Adamo, e golem in e- braico significa anche auto- ma. Nella storia dell’umanità gli artefatti antropomorfi sono stati la manifestazione più e- vidente del desiderio umano di costruire esseri artificiali a sua immagine e somiglianza; e che potessero aiutarlo ad al- leviare la fatica sia mentale, sia fisica. Le prime macchine che riproducevano il movi- mento e l’aspetto di animali o di uomini sono state chiamate automi, dal greco automatos (e dal latino automâtus), che significa “che agisce di pro- pria volontà”. Foto 1. Già nei miti greci si racconta che il dio Efesto (Vulcano per i Romani), il fabbro degli dei, si fosse costruito due servitrici d’oro per servirgli da bere e mangiare; e anche dei tripodi, che camminavano e ammanni- vano le pietanze ai suoi ospiti. Si narra che l’isola di Creta, fos- se difesa da un gigante di bron- zo capace di scagliare enormi massi contro le navi degli inva- sori. Tra i numerosi tipi di sta- tuette greche di terracotta, si di- stingue il gruppo delle figurine con arti snodabili o mobili, con le gambe, braccia, e talvolta le teste realizzate separatamente e collegate al corpo mediante per- ni metallici. Foto 2. Statuette di questo genere rap- presentano una tipologia co- mune in tutto il mondo greco e romano, esistevano già nel secolo X a.C.; erano molto popolari a Cipro, dal secolo VIII a.C., e sono state prodot- te per tutto il periodo romano. La stragrande maggioranza di esse ha fori di sospensione so- pra le teste, con le braccia e le gambe penzoloni, e si muovo- no quando sono scosse o ap- pese. Il movimento degli arti le rendeva più vitali, con l’ag- giunta di un alone di magia. Figurine di terracotta con arti snodati sono spesso descritte come bambole o giocattoli per bambini, e si pensa che a vol- te potessero essere state vesti- te con abiti. Contro la tesi dei giocattoli prevale la conside- razione che esse sono troppo fragili perché siano costante- mente maneggiate da bambi- ni; inoltre sono ritrovate spes- so in tombe di adulti. È piutto- sto difficile definire un unico scopo per tali figurine, ma Il fatto che siano articolate è certamente connesso alla loro funzione e significato. Foto 3. Anche nelle tombe egizie, dalla XII dinastia, sono state reperite statuette articolate; in questo caso esse erano sicura- mente doppi magici dei servi addetti alla cura del defunto, pronti a prendere vita grazie ad una delle numerose formu- le scritte sui papiri, che ac- compagnavano le sepolture. Numerose sono anche le testi- monianze scritte di idoli mo- bili o parlanti, generalmente collocati presso i templi degli oracoli, che con gesti, suoni o parole elargivano profezie e auspici (a Roma erano dette neuropaston). Si trattava qua- si sempre di artifici abbastan- za semplici, quali funi celate o canali per la conduzione dei suoni, che sacerdoti addetti muovevano o pronunciavano da nascondigli. Il primo auto- ma, di cui abbiamo notizia, costruito dal filosofo Archita di Taranto nel IV secolo a.C., fu una colomba; era di legno e poteva fare dei brevi voli. Un discorso a parte riguarda gli apparati automatici documen- tati, in particolare della scuola di Alessandria. Tra tutti spicca l’opera di Erone, tra il I e il II secolo a.C., di cui ci sono giunte una dozzina di opere, nelle traduzioni latine o arabe. Nella “Pneumatiche”, testo giunto completo, egli descrive una serie di apparecchi co- struiti per meglio far com- prendere, in maniera diverten- te, le leggi della fisica ai suoi allievi. Tra queste ne ricordia- mo quattro: 1) “l’eolipila” in cui si applica il principio della turbina a vapore, che vedrà la sua riscoperta e applicazione industriale dopo quasi duemi- la anni. 2) Il “tempio colle porte automatiche” Foto 4. 3) “il teatro a scene fisse” per il dramma di Nauplius, che narra le vicissitudini del ritor- no degli Achei dopo la distru- zione di Troia e la tempesta seguitane che ne getta le navi sulle coste dell’Eubea. Per o- gnuno dei cinque atti della tra- gedia si realizzava il cambio automatico della scena, con mutamento dei decori e del punto di visuale: A) i Greci ri- parano le navi, con dodici o- perai al lavoro. B) si rimetto- no in mare le navi. C) le navi navigano in un mare oleoso circondate da delfini. D) appa- re Nauoplius, una fiaccola in mano, con al fianco Atena e insieme vendicano la morte di suo figlio Palamede e gli ec- cessi del sacco di Troia, atti- rando sugli scogli i Greci. E) le navi naufragano e Aiace, colpito da un fulmine, spari- sce tra le onde. Tutto il movi- mento dei personaggi, degli a- nimali e degli oggetti era rea- lizzato per mezzo di pesi e contrappesi, che attivavano, con l’utilizzo di funi e carru- cole, piattaforme mobili mon- tate su ruote; i fondali dipinti su tele si srotolavano automa- ticamente in successione e i- noltre, il fragore dei tuoni era imitato da grosse biglie di le- gno lasciate cadere su assi in- clinate. 4) Da ultimo il “teatro mobile” Foto 5. Purtroppo nessuna delle realiz- zazioni di Erone è giunta fino a noi, ma esiste un reperto sor- prendente, che ci testimonia del grado di abilità tecnica rag- giunto dai Greci: il meccani- smo di Anticitera, databile in- torno al 150-100 a.C. La mac- china era delle dimensioni di circa cm. 30 x 15, dello spesso- re di un libro, costruita in bron- zo e originariamente montata in una cornice di legno. È rico- perta da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato (il testo com- pleto dell’iscrizione non è an- cora stato pubblicato). Il mec- canismo altro non era che un complesso congegno meccani- co, che permetteva di riprodur- re il moto attorno al Sole dei cinque pianeti allora noti, i soli visibili a occhio nudo, e le fasi lunari. Tuttavia, si scoprì presto che almeno 30 ruote dentate e- rano inserite nel congegno e che queste permettevano di ri- produrre il rapporto 254:19 ne- cessario per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole e grazie a un differenziale (risco- perto oltre duemila anni dopo) di ottenere una rotazione di ve- locità pari alla somma o alla differenza di due rotazioni da- te. Il suo scopo era di mostrare, oltre ai mesi lunari siderali, an- che le lunazioni, ottenute dalla sottrazione del moto solare al moto lunare siderale. In seguito si è trovato che poteva prevede- re anche le eclissi e i moti dei pianeti. Sembra perfino che l’anno fosse diviso in 12 mesi. Recentemente si è dimostrato che serviva anche a scandire le date delle Olimpiadi e dei gio- chi panellenici a loro associate. Alcuni pensano, che Archimede (Siracusa, circa 287-212 a.C.) possa esserne stato l’ispiratore. Anche Cicerone ci parla di una mac- china per il calcolo lunare in- ventata dallo stesso Archimede. Foto 6. Come ci sembrano lontani que- sti sapienti dalla telestiké (?????????) termine greco anti- co, che indica una tecnica di i- niziazione misterica e teurgica propria della religiosità tardo ellenistica e dell’ultimo Neoplatonismo (II scolo a.C.); consistente nel consacrare ed e- vocare, allo scopo di animarle, delle statue magiche di Divinità, per ottenerne degli o- racoli. Tale tecnica si fondava sulla credenza che a ogni Divinità corrispondesse, nel mondo fisico (animale, vegeta- le e minerale) un suo elemento di risonanza e che agendo su questo si fosse in grado di agi- re sulla stessa volontà della Divinità. Allora come oggi il confine tra scienza e credenze era indistinto e mutevole. Nella prossima scheda: gli au- tomi nell’arte, parte seconda “Medioevo e Rinascimento”. Per quesiti, informazioni, perizie, vendite e acquisti prendere contatto con l’au- tore alla casella di posta e- lettronica: [email protected], e visitare il sito www.antichitasantoro.com. SCHEDE TECNICHE DELL’ANTIQUARIATO a cura di Pierdario Santoro Gli automi nell'arte, parte prima "L'antichità". Foto 1. Efesto, Vulcano. Il dio forgia le armi di Achille. Dipinto olio su tela, X- VIII secolo, particolare. Proprietà del- l’autore. Foto 2. Questa figurina in particolare è molto importante, perché sembra esse- re ad oggi il più antico esempio conser- vato di statuetta greca articolato in os- so. Molto piccola ed estremamente fra- gile, questa figurina certamente non a- vrebbe potuto essere un giocattolo, ma piuttosto un amuleto o un oggetto ma- gico di qualche tipo. Proviene da una tomba tarantina del III secolo a.C. Foto 3. Sempre ritrovata in una tom- ba della Magna Grecia del II secolo a.C. questa statuetta ad arti mobili è realizzata in terracotta e presenta un evidente significato collegato ai riti della fecondità e a quelli dionisiaci. Foto 4. Schema dell’apertura automatica delle porte del tempio: la fiamma (A) riscalda l’aria, che nel vaso chiuso (B) spinge l’acqua attraverso il tubo (C) e riempie il contrappeso (D), che scendendo aziona i rulli E, ottenendo l’apertura delle porte; quando la fiamma è spenta la pressione dell’aria cessa e per il prin- cipio dei vasi comunicanti, in quanto il tubo (C) pesca a un livello più alto, (D) si svuota e il contrappeso (F) fa richiudere le porte. Foto 5. Teatro mobile in cui si muovono la Vittoria alata e il Bacco, questi contem- poraneamente versa latte e vino sulla pantera sottostante; e un corteo di baccanti dan- za in circolo attorno al tempio (non rappresentato). Qui raffiguriamo lo schema di funzionamento del tempio. Due serbatoi celati nel timpano sono riempiti: uno di vi- no, l’altro di latte. I condotti, che portano il latte al tirso e il vino alla coppa, sono col- locati all’interno di una delle colonne. Il contrappeso in basso a destra apre contem- poraneamente i due rubinetti dei condotti provocando lo sgorgare dei liquidi e al con- tempo aziona con una fune passante all’interno di una colonna, sia la base ruotante del Bacco, sia quella della Vittoria sul tetto. Il movimento su e giù del contrappeso è provocato dal repentino svuotamento, con relativo calo di peso, di un recipiente, qui non raffigurato, a questi collegato con una fune e una carrucola, denominato vaso di Tantalo, provvisto di un sifone, che, quando detto recipiente è pieno dell’acqua che lo alimenta, si aziona svuotandolo. Quando si cominciò a tradurre i testi di Erone nel XV secolo, fu realizzato durante le feste per l’entrata a Reggio Emilia di Borso D’Este, nel 1452, un teatro simile montato su un grande carro, che però sostituiva a Bacco San Prospero, patrono della città, e al corteo delle baccanti uno di angeli. Foto 6. Il meccanismo di Anticitera e una delle sue ricostruzioni, Museo Nazionale Archeologico di Atene.

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22 L’INFORMATORE EUROPEO

Ancora prima dell’uomo na-sce il golem, la forma impa-stata da Dio prima di trasfor-marla in Adamo, e golem in e-braico significa anche auto-ma. Nella storia dell’umanitàgli artefatti antropomorfi sonostati la manifestazione più e-vidente del desiderio umanodi costruire esseri artificiali asua immagine e somiglianza;e che potessero aiutarlo ad al-leviare la fatica sia mentale,sia fisica. Le prime macchineche riproducevano il movi-mento e l’aspetto di animali odi uomini sono state chiamateautomi, dal greco automatos(e dal latino automâtus), chesignifica “che agisce di pro-pria volontà”. Foto 1.

Già nei miti greci si raccontache il dio Efesto (Vulcano per iRomani), il fabbro degli dei, sifosse costruito due servitricid’oro per servirgli da bere emangiare; e anche dei tripodi,che camminavano e ammanni-vano le pietanze ai suoi ospiti.Si narra che l’isola di Creta, fos-se difesa da un gigante di bron-zo capace di scagliare enormimassi contro le navi degli inva-sori. Tra i numerosi tipi di sta-tuette greche di terracotta, si di-stingue il gruppo delle figurinecon arti snodabili o mobili, conle gambe, braccia, e talvolta leteste realizzate separatamente ecollegate al corpo mediante per-ni metallici. Foto 2.Statuette di questo genere rap-presentano una tipologia co-mune in tutto il mondo grecoe romano, esistevano già nel

secolo X a.C.; erano moltopopolari a Cipro, dal secoloVIII a.C., e sono state prodot-te per tutto il periodo romano.La stragrande maggioranza diesse ha fori di sospensione so-pra le teste, con le braccia e legambe penzoloni, e si muovo-no quando sono scosse o ap-pese. Il movimento degli artile rendeva più vitali, con l’ag-giunta di un alone di magia.Figurine di terracotta con artisnodati sono spesso descrittecome bambole o giocattoli perbambini, e si pensa che a vol-te potessero essere state vesti-te con abiti. Contro la tesi deigiocattoli prevale la conside-razione che esse sono troppofragili perché siano costante-mente maneggiate da bambi-ni; inoltre sono ritrovate spes-so in tombe di adulti. È piutto-sto difficile definire un unicoscopo per tali figurine, ma Ilfatto che siano articolate ècertamente connesso alla lorofunzione e significato. Foto 3.

Anche nelle tombe egizie,dalla XII dinastia, sono statereperite statuette articolate; inquesto caso esse erano sicura-mente doppi magici dei serviaddetti alla cura del defunto,pronti a prendere vita graziead una delle numerose formu-le scritte sui papiri, che ac-compagnavano le sepolture.Numerose sono anche le testi-monianze scritte di idoli mo-bili o parlanti, generalmentecollocati presso i templi deglioracoli, che con gesti, suoni oparole elargivano profezie eauspici (a Roma erano detteneuropaston). Si trattava qua-si sempre di artifici abbastan-za semplici, quali funi celate ocanali per la conduzione deisuoni, che sacerdoti addettimuovevano o pronunciavano

da nascondigli. Il primo auto-ma, di cui abbiamo notizia,costruito dal filosofo Architadi Taranto nel IV secolo a.C.,fu una colomba; era di legno epoteva fare dei brevi voli. Undiscorso a parte riguarda gliapparati automatici documen-tati, in particolare della scuoladi Alessandria. Tra tutti spiccal’opera di Erone, tra il I e il IIsecolo a.C., di cui ci sonogiunte una dozzina di opere,nelle traduzioni latine o arabe.Nella “Pneumatiche”, testogiunto completo, egli descriveuna serie di apparecchi co-struiti per meglio far com-prendere, in maniera diverten-te, le leggi della fisica ai suoiallievi. Tra queste ne ricordia-mo quattro: 1) “l’eolipila” incui si applica il principio dellaturbina a vapore, che vedrà lasua riscoperta e applicazioneindustriale dopo quasi duemi-la anni. 2) Il “tempio colleporte automatiche” Foto 4. 3) “il teatro a scene fisse” peril dramma di Nauplius, chenarra le vicissitudini del ritor-no degli Achei dopo la distru-zione di Troia e la tempestaseguitane che ne getta le navisulle coste dell’Eubea. Per o-gnuno dei cinque atti della tra-gedia si realizzava il cambioautomatico della scena, conmutamento dei decori e delpunto di visuale: A) i Greci ri-parano le navi, con dodici o-perai al lavoro. B) si rimetto-no in mare le navi. C) le navinavigano in un mare oleosocircondate da delfini. D) appa-re Nauoplius, una fiaccola inmano, con al fianco Atena einsieme vendicano la morte disuo figlio Palamede e gli ec-cessi del sacco di Troia, atti-rando sugli scogli i Greci. E)le navi naufragano e Aiace,colpito da un fulmine, spari-sce tra le onde. Tutto il movi-mento dei personaggi, degli a-nimali e degli oggetti era rea-lizzato per mezzo di pesi econtrappesi, che attivavano,con l’utilizzo di funi e carru-cole, piattaforme mobili mon-

tate su ruote; i fondali dipintisu tele si srotolavano automa-ticamente in successione e i-noltre, il fragore dei tuoni eraimitato da grosse biglie di le-gno lasciate cadere su assi in-clinate. 4) Da ultimo il “teatromobile” Foto 5. Purtroppo nessuna delle realiz-zazioni di Erone è giunta fino anoi, ma esiste un reperto sor-prendente, che ci testimonia del

grado di abilità tecnica rag-giunto dai Greci: il meccani-smo di Anticitera, databile in-torno al 150-100 a.C. La mac-china era delle dimensioni dicirca cm. 30 x 15, dello spesso-re di un libro, costruita in bron-zo e originariamente montatain una cornice di legno. È rico-perta da oltre 2.000 caratteri discrittura, dei quali circa il 95%è stato decifrato (il testo com-pleto dell’iscrizione non è an-cora stato pubblicato). Il mec-canismo altro non era che uncomplesso congegno meccani-co, che permetteva di riprodur-re il moto attorno al Sole deicinque pianeti allora noti, i solivisibili a occhio nudo, e le fasilunari. Tuttavia, si scoprì prestoche almeno 30 ruote dentate e-rano inserite nel congegno eche queste permettevano di ri-produrre il rapporto 254:19 ne-cessario per ricostruire il motodella Luna in rapporto al Sole egrazie a un differenziale (risco-perto oltre duemila anni dopo)di ottenere una rotazione di ve-locità pari alla somma o alladifferenza di due rotazioni da-te. Il suo scopo era di mostrare,oltre ai mesi lunari siderali, an-che le lunazioni, ottenute dalla

sottrazione del moto solare almoto lunare siderale. In seguitosi è trovato che poteva prevede-re anche le eclissi e i moti deipianeti. Sembra perfino chel’anno fosse diviso in 12 mesi.Recentemente si è dimostratoche serviva anche a scandire ledate delle Olimpiadi e dei gio-chi panellenici a loro associate.Alcuni pensano, cheArchimede (Siracusa, circa287-212 a.C.) possa essernestato l’ispiratore. AncheCicerone ci parla di una mac-china per il calcolo lunare in-ventata dallo stessoArchimede. Foto 6.

Come ci sembrano lontani que-sti sapienti dalla telestiké(?????????) termine greco anti-co, che indica una tecnica di i-niziazione misterica e teurgicapropria della religiosità tardoellenistica e dell’ultimoNeoplatonismo (II scolo a.C.);consistente nel consacrare ed e-vocare, allo scopo di animarle,delle statue magiche diDivinità, per ottenerne degli o-racoli. Tale tecnica si fondavasulla credenza che a ogniDivinità corrispondesse, nelmondo fisico (animale, vegeta-le e minerale) un suo elementodi risonanza e che agendo suquesto si fosse in grado di agi-re sulla stessa volontà dellaDivinità. Allora come oggi ilconfine tra scienza e credenzeera indistinto e mutevole.

Nella prossima scheda: gli au-tomi nell’arte, parte seconda“Medioevo e Rinascimento”.

Per quesiti, informazioni,perizie, vendite e acquistiprendere contatto con l’au-tore alla casella di posta e-lettronica: [email protected],e visitare il sito www.antichitasantoro.com.

SCHEDE TECNICHE DELL’ANTIQUARIATOa cura di Pierdario Santoro

Gli automi nell'arte, parte prima "L'antichità".

Foto 1. Efesto, Vulcano. Il dio forgia learmi di Achille. Dipinto olio su tela, X-VIII secolo, particolare. Proprietà del-l’autore.

Foto 2. Questa figurina in particolare èmolto importante, perché sembra esse-re ad oggi il più antico esempio conser-vato di statuetta greca articolato in os-so. Molto piccola ed estremamente fra-gile, questa figurina certamente non a-vrebbe potuto essere un giocattolo, mapiuttosto un amuleto o un oggetto ma-gico di qualche tipo. Proviene da unatomba tarantina del III secolo a.C.

Foto 3. Sempre ritrovata in una tom-ba della Magna Grecia del II secoloa.C. questa statuetta ad arti mobili èrealizzata in terracotta e presenta unevidente significato collegato ai ritidella fecondità e a quelli dionisiaci.

Foto 4. Schema dell’apertura automatica delle porte del tempio: la fiamma (A)riscalda l’aria, che nel vaso chiuso (B) spinge l’acqua attraverso il tubo (C) eriempie il contrappeso (D), che scendendo aziona i rulli E, ottenendo l’aperturadelle porte; quando la fiamma è spenta la pressione dell’aria cessa e per il prin-cipio dei vasi comunicanti, in quanto il tubo (C) pesca a un livello più alto, (D)si svuota e il contrappeso (F) fa richiudere le porte.

Foto 5. Teatro mobile in cui si muovono la Vittoria alata e il Bacco, questi contem-poraneamente versa latte e vino sulla pantera sottostante; e un corteo di baccanti dan-za in circolo attorno al tempio (non rappresentato). Qui raffiguriamo lo schema difunzionamento del tempio. Due serbatoi celati nel timpano sono riempiti: uno di vi-no, l’altro di latte. I condotti, che portano il latte al tirso e il vino alla coppa, sono col-locati all’interno di una delle colonne. Il contrappeso in basso a destra apre contem-poraneamente i due rubinetti dei condotti provocando lo sgorgare dei liquidi e al con-tempo aziona con una fune passante all’interno di una colonna, sia la base ruotantedel Bacco, sia quella della Vittoria sul tetto. Il movimento su e giù del contrappeso èprovocato dal repentino svuotamento, con relativo calo di peso, di un recipiente, quinon raffigurato, a questi collegato con una fune e una carrucola, denominato vaso diTantalo, provvisto di un sifone, che, quando detto recipiente è pieno dell’acqua chelo alimenta, si aziona svuotandolo. Quando si cominciò a tradurre i testi di Erone nelXV secolo, fu realizzato durante le feste per l’entrata a Reggio Emilia di BorsoD’Este, nel 1452, un teatro simile montato su un grande carro, che però sostituiva aBacco San Prospero, patrono della città, e al corteo delle baccanti uno di angeli.

Foto 6. Il meccanismo di Anticitera euna delle sue ricostruzioni, MuseoNazionale Archeologico di Atene.